Non era notte.Non c'era nemmeno tempesta.

di gemellina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Per uccidere la noia! ***
Capitolo 2: *** Un concetto ovvio... non per tutti è OVVIO! ***
Capitolo 3: *** L'importanza delle parole ***



Capitolo 1
*** Per uccidere la noia! ***


notte

 

 

Non era notte, era giorno presumibilmente.

Non c’era nemmeno tempesta, era una soleggiata mattina di Aprile, presumibilmente.

Era tutto calmo e tranquillo, nessuna lite scandita da incantesimi vari, presumibilmente.

 

Ad un tratto accadde di tutto, presumibilmente.

Cosa vuol dire accadde di tutto?

Che non sia abbastanza eccitante come inizio?

Bisogna farlo più eccitante?

 

 

Ad un tratto accadde di tutto… un’altra volta.

 

 

Non era notte. Non c’era nemmeno tempesta.

 

82 centimetri di relazione sugli effetti della roccia lunare sui licantropi e una ricerca minuziosa sui dodici usi del cuore di drago… sono stato chiaro?”

La voce melliflua di Severus Piton produceva, negli animi dei più, un effetto a dir poco agghiacciante.

Senza neppure un saluto di congedo aveva mandato i suoi studenti del Settimo Anno a quel paese.

Era l’unico che ci riusciva pur non proferendo alcuna parola.

Era come una dote innata, non spiegabile come la difficile arte dell'Occlumanzia.

Chissà se Harry Potter l’avrebbe mai imparata…

 

                                                        ***

 

Era una plumbea mattina di metà Ottobre e, alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, qualcuno cercava di fare esercizi di respirazione con l’ausilio di un sacchetto di carta appositamente trasfigurato.

“Qualche problema, Lavanda?”

Dean Thomas non si era mai preoccupato dei problemi delle sue compagne di Casa, ma quella mattina aveva come l’impressione che se si fosse preoccupato per la Brown, qualcosa di bello sarebbe accaduto nella sua vita.

Non era un’impressione, erano le chiacchiere della Cooman.

“Oggi i quattro Caposcuola hanno il consiglio e decideranno del futuro dei vari club!”

Un problema del tutto inutile, a detta del ragazzo.

 

 

                                                        ***

 

Draco Malfoy quella mattina non aveva una gran voglia di vivere, e siccome la riunione dei Capiscuola, era una di quelle azioni incluse nella sua vita ma non nel concetto di essa, era ancora una volta costretto a fare qualcosa di cui non aveva alcuna voglia.

Stringeva nella mano destra il pacchetto delle sigarette ormai finite e si sentiva talmente oppresso che aveva come la sensazione di soffrire di claustrofobia.

Non se n’era mai accorto, eppure forse ci soffriva da parecchi anni.

“Theo mi ha detto di darti questa!”

Pansy Parkinson nutriva rancore verso il corpo docente della scuola.

Da quando era stata dimessa dal suo ruolo di Caposcuola, si sentiva più carica di cattiveria che altro.

Anche lei sembrava soffrisse di claustrofobia… e la rabbia e la noia sembravano aver preso possesso del suo corpo praticamente perfetto.

“Cos’è?”, domandò.

“Non ne ho idea! Ah… Blaise ha detto che arriverà con circa dieci minuti di ritardo alla riunione di oggi.”

Draco annuì alle parole dell'amica e sospirando riprese a camminare, anche se Blaise amava arrivare in ritardo… per lui arrivare puntuale era fondamentale.

 

                                                        ***

 

 

“Ron, ti  ricordo che dopo la riunione dei Capiscuola ci sono gli allenamenti di Quidditch!”

L’agenda di Ronald Weasley era particolarmente fitta da quando Silente lo aveva eletto Caposcuola di Grifondoro insieme alla sua migliore amica, e da quando era stato riconfermato portiere della squadra di Quidditch.

Per fortuna Harry, rivestiva le funzioni di una probabile agenda e di un’improbabile Ricordella.

“Sta tranquillo! Ci vediamo al campo!”, disse all’amico prima di congedarsi, non avrebbe mai rivelato che se non glielo avesse ricordato con molta probabilità avrebbe fatto un salto nelle cucine per una cioccolata calda per alleggerire la sua mattinata.

 

                                                        ***

 

“Ciao Hermione, ma da quanto sei qua?”

“Da troppo tempo… ma dovevo ultimare il tema per Piton e…”

“Ma non l’avevi ultimato cinque giorni fa?”, domandò il ragazzo accomodandosi vicino l’amica per cui nutriva una certa attrazione amorosa ormai da anni, ma che non era mai riuscito a dimostrarle.

“Sì, ma questa notte ho avuto come un’illuminazione e ne ho dedotto che dovevo cambiare la fine…”

Ron annuì, se fossero venute a lui certe premonizioni allora sarebbe stato il genio indiscusso di Hogwarts.

“Granger, è dire che per quanto riguarda i compiti il tuo occhio interiore funziona benissimo… sicura di non voler tornare a frequentare Divinazione?”

La ragazza sbuffò.

“Malfoy, origliare non si addice a un Purosangue”

“Bada a come parli, Mezzosangue!”

“La prego… mi perdoni!”, disse inchinandosi con scherno nei confronti del giovane rampollo dei Malfoy.

Lui d’altro canto la guardò con sufficienza, e spostato malamente Justin Finch-Fletchley, si sedette al posto occupato precedentemente dal Caposcuola di Tassorosso.

Non meritava neppure di essere guardato con sufficienza…

 

 

“Ci siamo tutti?”, la voce squillante di Padma Patil aveva portato un po’ tutti alla realtà.

“A dire il vero manca Zabini!”, precisò Zacarias Smith cercando di non apparire per l’idiota che era, ma sembrava non riuscirvi bene.

“Malfoy, hai idea di dove sia il tuo compare?”, domandò la Corvonero, sperando in una risposta e non in una semplice smorfia di disgusto; ma Padma non ebbe risposta e forse Draco Malfoy stava imparando la sottile arte del professor Piton: mandare a quel paese la gente pur non proferendo parola.

“Padma, direi di proseguire, la presenza di Zabini così come quella di Malfoy non è di vitale importanza”

Hermione Granger non aveva peli sulla lingua, era chiaro.

Era da anni che cercava di farla piangere, ma in sette anni c’era riuscito solo una volta e non era ancora riuscito a superare quel record di cui si vantava tanto.

“Oh bene… io, io direi di procedere per votazione.”

Per Draco Malfoy non aveva importanza, di quei club non gliene fregava nulla, la sua mente era stata catturata da una zazzera rossa piuttosto fluente e scompigliata.

Una sorta d’illuminazione lo aveva come tramortito.

Bastava solo aspettare la fine di quell’inutile riunione, adescare la vittima in un’aula vuota ed esporre il suo piano.

La vittima, da brava ingenua, sarebbe caduta nella sua rete.

Blaise Zabini e Pansy Parkinson avrebbero avuto il resoconto completo.

“Malfoy? Sei a favore o a sfavore?”

“Sfavore”

Il Club ufficiale del Gossip della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts era stato abolito. Ufficialmente. Finalmente.

 

                                                        ***

 

Il momento era a dir poco perfetto.

Un corridoio buio, un’aula vuota con un Malfoy ed un Weasley dentro.

“Cosa vuoi, Malfoy?”

“Aiutarti”

“Aiutare? Me? Vuoi forse che ti ricordi chi sono,Malfoy?”

“So… so perfettamente chi sei. Il traditore del suo sangue, un insulso babbanofilo, l’amico idiota di Harry Potter, non che lui non lo sia.”, ci tenne a precisare.

“Hai finito con i complimenti, Malfoy?”

“Vorrei poter continuare, ma ho altro da fare.”, proseguì calmo.

“E allora dimmi cosa vuoi. Non ho tempo da perdere!”

Draco scese dal banco sul quale era seduto e si avvicinò alla vittima del suo stupido gioco da Serpeverde annoiato nel profondo.

“Da quanto tempo muori appresso alla Granger?”

Semplice e diretto.

Ron deglutì rumorosamente sapendo anche che le sue orecchie si fossero, irrimediabilmente, tinte di rosso vivo.

“Cosa c’entra adesso… lei?”

“Voglio solo aiutarti a conquistarla.”, ammise Draco con semplicità disarmante.

Cosa?Sei uscito fuori di senno, Malfoy?”, chiese per sicurezza.

“Suvvia Weasley, tutta la scuola sa che muori per la Granger, anche se non so davvero cosa tu possa trovarci, e sono davvero stanco di sapere che al mondo c’è ancora qualcuno che non sa adoperare la perfetta arte della seduzione…”

Ron sgranò gli occhi.

Incredulo per via delle parole assurde proferite dal Principe delle Serpi.

Tu, tu vorresti aiutarmi a conquistarla?”

“Precisamente”

“E cosa ci guadagni? Sei una subdola serpe… ci guadagnerai sicuramente qualcosa.”

Draco ghignò.

“Cosa potrei guadagnare da questa storia, Weasley?”

“Non lo so”

“Assolutamente niente. Quando di mezzo c’è un qualsiasi componente del Trio Miracoli, non c’è assolutamente nulla da guadagnare”

“E allora perché lo fai?”, domandò all’estremo della curiosità.

“Per uccidere la noia”,ammise blando tendendogli la mano.

Ron guardò la mano pallida del ragazzo come se fosse un serpente pronto a morderlo, poi, con un po’ di titubanza allungò la sua e la strinse suggellando così quella specie di patto che poi patto non era, perché a quanto pare il giovane Malfoy non voleva nulla in cambio.

“Ti aspetto domani alla fine delle lezioni nella Stanza delle Necessità”

La mano del rosso scivolò sulla maniglia della porta scricchiolante.

“Non mi sembri molto convinto, ho ragione Weasley?”,proseguì.

Ron si voltò verso il suo interlocutore e annuì.

“Vuoi una sorta di garanzia?”,chiese e Ron annuì nuovamente.

“Mi sono scopato l’80% della fauna femminile di questa scuola!”

Come garanzia sembrava bastare.

 

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Capitolo 2
*** Un concetto ovvio... non per tutti è OVVIO! ***


1

Tutta la notte trascorsa a rimuginare su quello che aveva fatto.

Aveva davvero accettato l’aiuto di Draco Malfoy per conquistare la sua migliore amica?

Una parte del suo cervello, presumibilmente quella sana in percentuale minore, suggeriva che ciò che aveva fatto era bestiale.

L’altra parte, presumibilmente quella stupida che comprendeva la percentuale maggiore, suggeriva che era un segreto tra lui e la serpe e che quindi né Hermione, né Harry né tanto meno la sua famiglia lo avrebbero scoperto.

“Mi passeresti il succo di zucca?”

Hermione e Harry non avevano mai parlato con Malfoy, il suo segreto era al sicuro.

“Ronald, ma mi senti?”

“Oh sì, vuoi il…”, si guardò intorno in cerca di quel qualcosa che Hermione gli aveva sicuramente chiesto, “…il pane tostato?”

Hermione negò con un gesto del capo.

“Oh”

“Ehi, va tutto bene?”

“Alla grande…”

“E allora cosa c’è che non…”

“Va tutto bene. Davvero. Sono solo terrorizzato dalle due ore con Piton”

Hermione gli sorrise e gli scompigliò affettuosamente la zazzera rossa.

Le viscere di Ron si stavano contorcendo senza pietà.

 

                                                        ***

 

Nonostante l’aula tetra e lo svolazzare sinistro della veste nera del professore dal naso adunco e dalla voce melliflua, era tutto filato liscio, o almeno avevano ancora una settimana per credere che la loro vita procedeva a gonfie vele.

Il voto che Piton avrebbe dato alle loro relazioni avrebbe portato qualcuno al suicidio, senza dubbio.

 “Ron, sei sicuro di stare bene?”, domandò Harry.

“Oh sì, Harry”

“Se lo dici tu…”

Ron era strano, particolarmente strano, ma Harry associò quella stranezza all’imminente partita che avrebbero giocato la domenica contro i Serpeverde.

Preoccuparsi, era del tutto inutile.

“Ho come la strana sensazione che Lumacorno abbia in mente qualcosa di viscido!”,confessò Hermione ai suoi due amici.

“Complimenti Granger, un’altra premonizione nel giro di ventiquattro ore! Sei davvero sicura di non voler tornare dalla Cooman?”, la voce strascicata del Serpeverde li raggiunse, e ciò che stranì Harry fu vedere Ron sbiancare e non muovere un dito per salvare Hermione dalle parole del furetto rimbalzante.

Non che le parole che le aveva rivolto fossero intrise della solita stupida cattiveria, ma Ron era scattato su come una molla anche per molto meno.

Solo che Harry si riprese subito da quel momento di dubbio, e affibbiò la reazione dell'’amico alla famosa partita che si sarebbe tenuta quattro giorni dopo.

“Malfoy, è la seconda volta in due giorni che mi proponi di tornare dalla Cooman, ti manco davvero così tanto?”,domandò con ironia.

Lo sguardo del ragazzo era sul suo corpo e, dopo forse un momento di riflessione segreta, le sue labbra si storsero nel ghigno che lo contraddistingueva.

Harry Potter aveva la cicatrice a forma di saetta, i Weasley la zazzera rossa e Malfoy capelli biondissimi, occhi color grigio-blu e un particolare ghigno che stava per divenire l’emblema della sua nobile casata. Forse.

“Ma che ha Malfoy?”, domandò Harry perplesso.

Non si era mai detto che smettesse la querelle solo per volgere uno sguardo ai suoi tre Grifondoro preferiti.

 

                                                        ***

 

L’aula del professor Lumacorno profumava di menta.

Nessuno strano genere di profumo maleodorante infestava i sotterranei, e non furono solo i Serpeverde, costretti a profumare il loro habitat per colpa del Lumacone quotidianamente, a gridare al Miracolo!

“Miei cari…sono così felice di vedervi. Stai bene, Harry?”

Il professore non era di parte. Assolutamente.

“Non so voi, ma stamattina il cinguettare degli uccellini mi ha come illuminato…”

Un nuovo presagio di sventura secondo i ragazzi del Settimo Anno presenti in aula.

“…vi dividerete in gruppi di quattro, ovvero, due esponenti di Serpeverde e due di Grifondoro e faremo una sorta di gara. Ovviamente non esisterà la competizione, è solo un modo divertente per lavorare insieme e avere fiducia nel lavoro degli altri…”

Ron e Harry si guardarono sconvolti, un’ultima occhiata al professore e una alla loro amica di sempre prima di cadere in una sorta di eterno sconforto.

Hermione d’altro canto non sembrava entusiasta.

Si guardava intorno come rassegnata, ed in effetti non le restava altro che la rassegnazione.

Lì dentro, oltre a Draco Malfoy, era l’unica che capiva la difficile arte delle Pozioni, e pregando in cuor suo che Lumacorno non desse voti che sicuramente avrebbero peggiorato la sua impeccabile media scolastica, si apprestava a seguire il resto della meravigliosa idea che alcuni uccellini avevano suggerito ad un professore turbato mentalmente.

“Potter, Weasley, Parkinson e Zabini”

Il primo quartetto era stato formato e mancò davvero poco ad una probabile inondazione di vomito.

I quattro erano indignati e sconvolti nel profondo.

Sarebbe stato terribile lavorare insieme.

“Paciok, Brown, Tiger e Buldstrode”

I conati di vomito continuavano ad aumentare e Lumacorno iniziò a credere che avessero fatto tutti colazione con quelle merendine… sì, quelle del marinaio!

La tortura proseguiva senza pietà.

“Patil, McLaggen, Greengrass e Pucey”

Ancora e ancora.

“Granger, Finnigan, Nott e Malfoy”

Non aveva sentito bene, vero?

Nott e Malfoy?

Finnigan?

Poteva dire addio alla sua impeccabile media scolastica.

“Evian, Roven, Goyle e Urquhart”

I gruppi erano stati completati e una gigantesca voglia di picchiarsi aleggiava nell’aula sotto lo sguardo felice e il sorriso a ottantasette denti del professore ignaro dell’odio che lo circondava.

Le sue grosse e callose mani si unirono in un applauso , ma nessuno dei suoi fantastici studenti, vi si unì. Neppure Harry Potter.

Nonostante tutto il suo sorriso non sparì e fogli di pergamena celeste fluttuarono verso i ragazzi.

Il programma era descritto minuziosamente, e Hermione non voleva altro che un muro dove sbattere la testa.

 

                                                                  ***

 

La giornata era stata pesante per tutti.

Anche per i Corvonero e i Tassorosso, i gruppi da quattro che aveva formato Lumacorno per loro facevano schifo almeno quanto quelli fatti per le altre due Case.

Nubi nere aleggiavano per il castello, non lasciando libero nemmeno il gabinetto di Mirtilla Malcontenta, dove la poveretta era costretta a sentirsi i piagnistei di numerose ragazze.

La stessa atmosfera si respirava nei quattro dormitori, ma in quello di Serpeverde una conversazione stava rendendo l’idea dei gruppi un po’ più facile da digerire.

“Aspetti Weasley per la prima lezione?”,domandò Blaise aspirando dalla sigaretta che teneva stancamente tra le dita.

Pansy soffiò sulle unghie appena smaltate e volse il suo sguardo verso Draco.

“Ha ancora cinque minuti per ritenersi puntale…”

“Ma non ti sembra di perdere il tuo tempo aiutando quel pezzente?”, chiese la ragazza.

“Mia cara, io non lo sto aiutando, sto semplicemente aiutando me stesso ad uccidere la noia… e distruggere lentamente la Donnola”.

“Avrai spiegato questo concetto una decina di volte, ma ancora non sono riuscita a capire in che modo…”

Improvvisamente le parole di Pansy furono sovrastate da un tonfo sordo: Ronald Bilius Weasley era caduto inciampando nel mantello dell'’invisibilità prestatogli da Harry.

“Ehm…salve”, salutò e non sfuggì a nessuno delle serpi il colorito uguale ai suoi capelli.

Draco si alzò dalla poltrona e si avviò, in silenzio, alla sua camera.

Le lezioni stavano per iniziare e chissà se l’allievo avrebbe superato l’esame in: La perfetta arte della seduzione.

 

                                                        ***

 

La stanza di Draco Malfoy sembrava quella di una persona normale.

Un letto, un armadio, un tappeto, degli scaffali, una scrivania, delle fotografie che lo ritraevano con gli amici, dei libri…

Era tutto estremamente lussuoso, ma era tutto normale.

“Weasley, sei pronto? Solo qualche lezione e la Granger cadrà ai tuoi piedi”

“Sì…ma… ma…”

Draco roteò gli occhi a quel balbettare insostenibile.

“Prima d’iniziare avrei una domanda”

Ron si morse le labbra per via del nervosismo.

La Granger non è una ragazza così complicata, di certo non è una di quelle che puoi incantare con qualche complimento e qualche stupida moina, però non mi sembra così difficile conquistarla, soprattutto per te che sei il suo migliore amico da sette anni, com’è che riesci solo a farla infuriare?”

Era una bellissima domanda a cui Ron non sapeva rispondere.

“Iniziamo con la lezione?”, disse Ron impuntandosi, sperando che Malfoy non si accorgesse del suo imbarazzo; ma le sue speranze furono vane, il maestro se n’era accorto e stava facendo di tutto per non scoppiare a ridergli in faccia.

“Ok Weasley, partiremo dalla base…”

“Che sarebbe?”

“La donna incarna la perfezione, è un concetto che devi sempre tenere a mente, soprattutto quando hai davanti la ragazza che vuoi portarti a letto…ops che ami”, si corresse notando la smorfia contrariata del rosso, “…è importante perché se vuoi arrivare al tuo obiettivo devi farle sentire importanti.”

“In che modo?”

Draco si portò una mano alla fronte, era peggio di quanto pensasse.

 

 

 

 

 

Salve!

Eccomi di nuovo a tediarvi con un’altra storia.

Ma almeno vi piace?

Fatemi sapere perché se non è il caso è pressoché inutile che la continui. J

 

Comunque sia, ci tenevo a precisare, che l’inizio della mia storia, ovvero quella piccola cosa sull’inizio eccitante, è la mia libera trascrizione di una delle mitiche vignette del fumetto di Charlie Brown.

 

Detto questo ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo:

Kucciolaflea, falaula, redRon, ZAITU  e lenu88.

 

Grazie di vero cuore per avermi detto cosa ne pensavate, spero di ritrovarvi anche in questo, nonostante non possa soffermarmi con i ringraziamenti. J

 

KiSsEs

 

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Capitolo 3
*** L'importanza delle parole ***


in

Draco Malfoy gli aveva detto che avrebbe dovuto farla sentire importante.

Facile a dirsi ma non a farsi.

Come avrebbe potuto far sentire importante Hermione?

Era un rompicapo a cui non riusciva a trovare una soluzione.

No che lui avesse mai trovato una soluzione a qualche rompicapo.

“Harry, come si fa a dire ad una ragazza che è importante?”, domandò quella mattina a colazione tra uno sbadiglio e una parolaccia.

Harry lo guardò torvo, Ron non aveva mai azzardato una frase così arzigogolata a quell’ora del mattino. Era strano.

“Usando l’aggettivo… importante?

“Grazie amico, il tuo aiuto è stato così illuminante!”

“Di niente!”

Lo continuò a guardare perplesso, solo che la marmellata che si stava spalmando sulla mano sembrava essere una questione più pressante.

***

Hermione Granger camminava per i corridoi e il suo passo era così veloce da sembrare il passo di un’intera armata.

Seamus Finnigan non riusciva a stare al suo passo.

“Ehi, che ne dici di rallentare un po’?”

La ragazza non si voltò nemmeno.

“Seamus, siamo in coppia con due serpi spietate e voglio arrivare per prima”

Non era di molte parole. Proprio no.

Quando arrivarono all’aula di Pozioni erano i primi, solo che Seamus era dimagrito di circa due chili, non era riuscito a fare colazione decentemente e adesso era sudato, spettinato e con una gran voglia di vomitare quella forchettata di uova strapazzate e bacon che aveva ingurgitato malamente.

“Stai male, Seamus?”

“No… cosa te lo fa pensare?”

Stava malissimo!

Ronald Bilius Weasley guardava la donna dei suoi sogni da lontano.

Quella mattina non lo aveva degnato di uno sguardo e sembrava che lo odiasse anche se non ne era del tutto sicuro.

Perché avrebbe dovuto odiarlo, dopotutto?

Draco Malfoy e Theodore Nott erano particolarmente divertiti dal gruppo di studio che s’era venuto a creare.

Seamus Finnigan per organizzare feste era il massimo e poi aveva cambiato così tante volte idea su Harry Potter che come grifone faceva davvero pena.

E poi, poi c’era Hermione Granger.

Neanche lei era una minaccia.

Si sarebbero divertiti a prenderla in giro pesantemente, nulla di più.

“Siete tutti pronti?”, domandò Lumacorno guardando le postazioni dei ragazzi, fissandosi di più sul posto occupato da Harry.

“La pozione di oggi è l’Amortentia! Il voto verrà basato soprattutto sulla collaborazione. Non importa che sia perfetta!”

Per Hermione, quelle parole, non esistevano.

Doveva essere perfetta, a tutti i costi.

Lanciò uno sguardo omicida ai tre componenti del suo gruppo.

Ne andava della loro vita.

Seamus deglutì nervosamente e un’ampolla cadde dalle sue mani.

Malfoy e Nott ghignarono e iniziarono a tagliuzzare.

Pozioni era sempre piaciuta in maniera morbosa alle due piccole serpi.

***

Hermione guardò soddisfatta la sua squadra.

Seamus era un po’ impedito, ma Malfoy e Nott erano dei compagni eccellenti.

Niente era andato per il verso sbagliato e la ragazza si stranì.

C’era qualcosa che non andava, le due serpi, soprattutto Draco Malfoy, erano troppo pacifiche.

Cosa stavano architettando?

Sempre se qualcosa stavano architettando.

Un gruppo che non andava per niente bene, era il gruppo di Harry Potter.

E la cosa strana era che il gruppo non andava per colpa della Parkinson o di Zabini, ma per colpa del suo migliore amico dalla zazzera rossa che sembrava particolarmente distratto.

Era da tutta una mattina che guardava il tavolo di Hermione, ma non guardava lei, guardava Malfoy.

Quasi come se ne fosse innamorato o semplicemente invaghito.

Ma ciò che il Bambino Sopravvissuto ignorava, era il male interiore che lo stava distruggendo a poco poco.

Quella sera avrebbe avuto la seconda lezione.

Ed era fin troppo, agitato.

“Ehi, Hermione… com’è stato lavorare con Malfoy e Nott?”, chiese Harry.

La ragazza sistemò meglio i libri che teneva in mano.

“Direi perfetto! Almeno loro sanno la differenza tra le rocce di luna e le rocce di luna piena…”

Sottile ironia per dire che aveva sempre lavorato con due imbecilli.

Ron, intanto cercava di farsi forza.

Doveva farla sentire importante.

“Ehm… Herm… ione…”

“Sì?”

“Io… io dovrei…”

“Dimmi”

Trasse un lungo respiro.

“Ehm… tu sei importante!”

Hermione lo guardò stranita.

“Grazie Ronald!Sicuro di stare bene?”, domandò.

Poi guardò Harry ed entrambi fecero spallucce.

Ron doveva aver mangiato troppo a colazione.

***

Draco Malfoy stava fumando in uno dei corridoi.

E non avrebbe dovuto.

Aspettava il pezzente, non vedeva l’ora di sentire del resoconto.

In che modo aveva fatto sentire la Granger, importante?

Ridacchiò.

“Ridi anche da solo, adesso?”

“Granger”

“Ciao Malfoy, aspetti qualcuno?”

“Non credo siano affari tuoi, sporca Mezzosangue”

“Per una volta hai ragione”

E senza aggiungere altro, proseguì il suo cammino.

Parlare con uno come Draco Malfoy era solo uno spreco di tempo.

Poco dopo spuntò la zazzera rossa di Ron, e Malfoy lo fece accomodare in una delle aule in disuso.

La chiuse a chiave e la insonorizzò.

Ron sudava freddo.

“Weasley, hai fatto qualche progresso?L’hai fatta sentire importante?

Pronunciò con disgusto l’ultima parola.

Era impensabile associare quel aggettivo all’insulsa ragazza che era Hermione Granger.

“Ehm, sì… l’ho fatto!”

Draco si appoggiò ad un banco e si accese una sigaretta aspettando che il ragazzo proseguisse per esplodere in una fragorosa risata che l’avrebbe fatto sentire inopportuno.

“…gliel’ho… gliel’ho…detto!”

Draco strabuzzò gli occhi.

Incredulo.

In che senso gliel’aveva detto?

“Gliel’hai detto?”

“Sì”

“Tu le hai detto… Hermione per me sei importante?”

Ron annuì e il biondo esplose.

Era un caso senza speranza.

“Donnola, le donne bisogna farle sentire importanti con i fatti. Devi far capire che sono le uniche per te e che le altre sono feccia. Se tu vai da una di loro dicendole, di punto in bianco, che per te è importante… quella non potrà far altro che riderti in faccia”

Ron diventò rosso come i suoi capelli.

“E’ più o meno quello che ha fatto!”

Le teorie di Draco Malfoy non si smentivano mai.

***

Quando Ron uscì da quel aula aveva un altro compito da svolgere.

Innanzi tutto provare a farla sentire importante con i fatti e, poi cercare di apparire più misterioso così da interessarla maggiormente.

Quando si buttò sul letto ripensò a ciò che gli aveva detto Malfoy.

“Tu sei troppo stupido per lei! Devi interessarla con degli argomenti che le piacciono o di cui non ha mai sentito parlare!

La Granger è strana e tu… tu non devi far altro che sorprenderla!”

Malfoy aveva maledettamente ragione. Ma come fare?

Cosa poteva trovare lui che potesse interessare Hermione?

Lei sapeva praticamente tutto.

Lui era troppo stupido!

Ragazze non aggiorno da troppo.

Se c’è qualcuno che segue questa storia me lo faccia sapere, altrimenti davvero chiudo i battenti perché c’ho messo troppo per un nuovo capitolo.

Ringrazio: kucciolaflea, falaula, Particolar_gir, sweet_puffola_pigmea, ferao, beby93, HermyKitty, redRon, lenu88 e sorellinadolce per le recensioni allo scorso capitolo.

Mi dispiace davvero tanto, ma se seguire Chi l’avrebbe mai detto?

Dovreste sapere del perché ho tardato così tanto.

Scusatemi ancora.

Kisses

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