I miei migliori difetti

di lady hawke
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pigrizia ***
Capitolo 2: *** Collera ***
Capitolo 3: *** Vanità ***
Capitolo 4: *** Invidia ***
Capitolo 5: *** Insaziabilità ***



Capitolo 1
*** Pigrizia ***


Note: cosciente di non sapere cosa sto per scrivere, me ne sbatto per una volta di quello che dovrei o non dovrei fare, e scrivo quello che la mente detta. In realtà lo faccio sempre, ma stasera a maggior ragione. Seguendo la vecchia iniziativa della One Hundred Prompt Project, ho preso cinque simpatici prompt  (pigrizia, collera, vanità, invidia e insaziabilità) e ho scelto di rifilarli al mio OTP personale, ovvero Sirius Black e un pg originale di nome Cornelia con cui ho giocato troppo spesso, in un What if post prima guerra magica da cui ho salvato i Potter dalla morte e Black dalla gattabuia.
Cinque parole e cinque significati diversi, attribuiti all’uno e all’altro personaggio. Non conto di fare riferimenti troppo specifici, dunque penso siano comprensibili a chiunque. Credo. Spero.
… ma ha senso quel che dico?
Let’s go.


Pigrizia

Sirius ha un concetto tutto suo di dolce far niente. Non è una cosa fine a se stessa, ad esempio, perché stare fermo gli è quasi impossibile, ma è la quiete consapevole di chi prende una pausa dal mondo dopo una lunga corsa. È stendersi su un prato in un martedì mattina di una giornata d’estate dopo essere fuggito da una Londra calda e caotica; è il potersi permettere di respirare, di sentire il vento sulla faccia, fuori da quell’antro buio che è il Ministero della Magia. È aver sequestrato qualcuno all’alba buttandolo fuori dal suo letto, mentre covava una pigrizia ovattata e soffice come una coperta, per avere un po’ di compagnia, perché tutte le avventure, anche le più stupide, in compagnia sono un’altra cosa.
Cornelia è supina accanto a lui, gli occhi chiusi e l’aria di chi è altrove, in tutti i sensi.
- Ti sei addormentata? – una domanda brevissima e sufficiente a rompere il silenzio della giornata, altrimenti interrotto solo dai corvi in volo.
La ragazza apre un solo occhio e volta la testa verso di lui: - No, ma credo ne avrei il diritto. Mi hai svegliato alla cinque.
- La strada da percorrere era lunga.
Ci sono volute ore, anche con la sua moto, perché da Londra all’Irlanda, verso Muckross House, le miglia sono molte. Cornelia tiene il suo occhio castano fisso su di lui ancora un po’, con aria sospettosa, poi lo richiude, e torna a voltarsi verso la luce, come farebbe un girasole. La colpa di tutto questo, alla fine, è proprio sua. Se non fosse stato per Nel difficilmente avrebbe mai rimesso piede nei vecchi possedimenti della sua famiglia ormai felicemente estinta. Troppe sgradevolezze, troppe memorie indegne di essere ricordate. Cornelia l’ha avuta vinta solo per la testardaggine che le è propria, e perché, certe volte,  per andare avanti bisogna anche guardare indietro. Alla fine, il grande parco di Muckross House, con il lago che ci si affaccia davanti, con la grande casa scura alle spalle, è diventato il luogo dove essere pigri.
E’ il luogo della fuga perfetta, quando le abitudini diventano costrizioni troppo pesanti e insopportabili. E’ dove Sirius si sente un cane sciolto senza camminare a quattro zampe. In questo, deve ammetterlo, Cornelia si dimostra alla fine sempre paziente, nell’assecondarlo. Urla sempre un sacco di parolacce, quando la convince a partire nei momenti e negli orari meno opportuni del mondo, ma alla fine si lascia sempre trascinare, sonnecchia sull’erba come fanno i gatti, e si gode le sue giornate di svago non previste. Del resto nessuno sa mai dove si trovino, quando spariscono a quel modo, ed entrambi rivivono il brivido dei ragazzini che disobbediscono ad un coprifuoco e che provano la gioia dell’essere sovversivi, senza l’obbligo di dover poi doverlo essere davvero.
Il vento inizia a soffiare più forte, e porta a loro le note un po’ distorte di un pianoforte che suona.
- Marius è sveglio. – Cornelia parla con ancora gli occhi chiusi. A suonare è Marius, il fantasma di Muckross House, disgraziato membro della dinastia Black, unico occupante fisso dell’edificio, assieme a due Elfe Domestiche complessate.
- Depresso come al solito.
Nel apre gli occhi, e si tira un po’ su, appoggiandosi sui gomiti. – Ha suonato lagne peggiori. Non è musica triste, oggi.
- Non è nemmeno allegra.
Altra folata di vento, il lago davanti a loro si increspa, e anche Sirius si tira un po’ su. La musica che arriva dalle loro spalle non è, in effetti, né triste né lieta, ma piuttosto leggera. Sono suoni metallici che scivolano via sul vento come l’acqua dai ruscelli, riuscendo a sposarsi perfino con i rumori degli stormi di uccelli che volano sopra di loro.
- Perché siamo qui? – benché subisca questi rapimenti con fare piuttosto docile, Nel ha sempre il vizio di sapere il perché. E’ di natura curiosa, del resto, dettaglio che, soprattutto con Sirius, l’ha sempre messa in situazioni spiacevoli, ma negli anni non è mai stata in grado di moderarsi del tutto.
- L’idea di rimanere tutto il giorno al Dipartimento Auror mi deprimeva.
Cornelia annuisce, e si corica di nuovo, presto imitata da Sirius.
- Ha ragione James, dovresti fare il cane molto più spesso. 
- Frequentarti sarebbe stato più complicato.
- Ah, ma io adoro i cani. Sarei stata un’eccellente padrona. – Cornelia ridacchia come farebbe una iena.
- E’ proprio questo il problema, non sono il genere di cane che ama i padroni. – ed era vero. Aveva passato i primi venticinque anni della sua vita a sfuggire ogni forma di controllo e di autorità, perché non aveva mai sopportato il rumore delle catene che i più si trascinano dietro.
- Non lo sei, no… - Cornelia lascia la frase in sospeso, lasciando a Black il dubbio se lo stia prendendo in giro o meno, ma si stiracchia di nuovo e allunga una mano verso di lui. Senza pensarci troppo Sirius prende la mano della ragazza e la posa sul suo petto, continuando a stringerla. È una mano fredda di chi si è tolto la felpa per usarla come cuscino, ma che fatica a sopportare l’aria a tratti pungente. E infatti, poco dopo, quando alcune nuvole più spesse di altre coprono il sole e lasciano raffreddare il vento, la ragazza trema, e il suo braccio allungato mostra i segni della pelle d’oca.
Marius, in lontananza, continua a dar voce ai suoi pensieri e alle sue malinconie con il pianoforte.
- Vuoi andare dentro?
per un attimo Nel non risponde, quasi si fosse addormentata sul serio. In realtà sta attentamente considerando le sue opzioni.
- Se lo facessimo, dovremmo dar retta a Nesbitt e Umney, e interromperemmo il tuo  caro estinto. Se isolamento è ciò che vuoi, che sia completo. Però non ho mai visto l’altro lato del lago, e non mi ci sono mai immersa.
- Dubito che a qualcuno piaccia farlo, è acqua gelida. – Sirius in realtà ci si è lanciato, in quelle acque, da bambino, tuffandosi da un pontile sgangherato, in piena estate, sfidando suo fratello a fare altrettanto, ed è per questo che sa che quelle acque sono come una morsa d’acciaio. Sempre scure e fredde, da ammirare possibilmente a distanza. Ciononostante tira il braccio di Nel in modo che lei sia costretto a guardarlo, le bacia la mano che ha ancora stretta nella sua e poi si rimettono in piedi. Ci vuole più di mezzora per raggiungere il punto in cui, da bambino, più di una volta ha sfidato suo fratello e l’acqua blu. E si ritrovano entrambi con le gambe a penzoloni su un pontile dal legno annerito dagli anni e dalle piogge, solitario e dimenticato.
Cornelia è all’oscuro dei ricordi che quel luogo porta, e Sirius ci tiene che le cose rimangano così. Non ama e non tollera che qualcuno si insinui nei suoi ricordi prima che sia lui a deciderlo, non ama confrontarsi con quello che gli riporta alla mente rabbia o dolore, e quando viene messo all’angolo per farlo, ringhia come il cane che è. Non ama mentirle, ma preferisce lasciare un solco tra sé e lei, una piccola trincea difensiva tra il suo universo e quello di Nel, perché loro due, in fondo, sono impegnati da tempo in una silenziosa guerra di logoramento.
- E’ un bel posto, per oziare.  – commenta Cornelia, vaga. Sa da tempo che Sirius cela sempre qualcosa, dietro a quello che dice o che fa, e da tempo è determinata a scoprire cosa.
La musica di Marius non arriva più alle loro orecchie, ma è come se ci fosse, e ad entrambi porta pensieri di altre passeggiate, altri silenzi e altri giorni.
-  Se ti tirassi un bastone in acqua correresti a riprenderlo? – chiede ad un certo punto lei, incrociando le gambe.
- Non prima di averti buttato nel lago.
- Non è degno di un gentiluomo del tuo lignaggio.
Non lo è, pensa Sirius, ma non si è mai sentito tale. Del resto, nemmeno Cornelia ha mai avuto la stoffa di una lady.
- … ma dimenticavo che sei solo un cane randagio. – aggiunge prontamente Nel.
L’idea di lanciarla in acqua, a quel punto, si fa strada in Sirius per davvero. Ma qualcosa nella sua espressione deve averlo tradito, perché Nel è già in piedi.
- Ti ho rubato le chiavi della moto. – dice. – Buttami in acqua e io le faccio andare a fondo.
Nel tempo che Sirius impiega ad alzarsi, Nel ha già cominciato a correre indietro verso la terraferma sul bordo del lago. Sirius sa che Nel ha poca resistenza, e che si ritroverà presto con il fiatone, ma non per questo intende concederle del vantaggio.
Senza quasi volerlo, si ritrova a correre su quattro zampe, nelle vesti di Felpato, con la bocca aperta e la lingua penzoloni, come solo un cane in un giorno di ozio può stare.

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Capitolo 2
*** Collera ***


Collera

Il male che a vicenda ci facemmo/il tempo lo cancella, lo dimentica il cuore;/ma le ore beate si fermano per sempre/in un interminabile splendore (H. Hesse)
-Prompt: Lume di candela
La collera è il difetto peggiore, per Sirius. È un’onda di piena e che di norma arriva a travolgere tutto quello che incontra, a partire dal buon senso di un mago che, quanto a buon senso, non è messo mai bene nemmeno quando è tranquillo.
Nei pochi mesi della sua… relazione con Cornelia, è riuscito a dare mostra del peggio di sé, un peggio con cui, in effetti, la ragazza aveva avuto a che fare già anni prima. In un certo senso, la rabbia è uno sfogo a lui necessario; funziona, di norma, quando vuole allontanarla da sé, quando lei ficca un po’ troppo il naso nella sua vita, quando si prende spazi che lui non avrebbe alcuna intenzione di concedere. Quando il pensiero di lei lo visita con una frequenza che non gli è congeniale.
E’ un’invasione a volte dolce e a volte portata avanti con piglio militare, ma a prescindere dal metodo, lo fa sentire in gabbia e lo fa reagire e scattare: in quella fase la preoccupazione delle conseguenze nemmeno si affaccia nella sua mente, perché i cani semplicemente non pensano, e se vogliono mordere lo fanno e basta, quando vogliono rimanere liberi.
A volte se ne pente, altre, dal buon bastardo che è, ci gode e non se ne vergogna.
Cornelia, bisogna ammettere, dimostra la resistenza di un muro; strepita a sua volta, ringhia, ma non cede di un millimetro; è la parete di gomma su cui si infrange la sua mareggiata. Lo scoglio che viene immerso dall’onda, ma che poi riemerge, apparentemente non scalfito.
Cornelia, però, di roccia non è, e fatica lei stessa a comprendere quella strana assenza di orgoglio che la spinge a restare o a ritornare, a voler prendere a picconate la granitica volontà di Sirius, che sembra essere lì per farle dispetto. Tante volte passa oltre, aspetta che si ripresentino tempi migliori. Una vocina potrebbe dirle che quella costanza è semplicemente una forma molto acerba e molto masochista di amore, ma amore, con Sirius Black, è una parola che non dovrebbe mai essere pronunciata. Cambiandole identità in resistenza e spirito di sacrificio, trasformando l’orgoglio calpestato in una forma di forza, solo mutandone il nome, ma non la sostanza, Cornelia accetta che il tempo cancelli le ferite, e dimentica. Altre volte è lei a dare una sferzata, perché Sirius non ha l’esclusiva sul pessimo carattere e tante volte, alla fine, si ritrovano insieme a raccogliere i cocci di non si sa bene cosa.
Del resto, ci sono anche i momenti tranquilli, quelli in cui ti chiedi perché mai in alcuni giorni è così difficile e in altri così semplice e automatico. Ci sono quei momenti fortunati in cui Sirius devia i suoi attacchi con grazia e risponde con schermaglie non letali, e in cui il tempo condiviso fa star bene.
Sono le sere in cui si ritrovano insieme, magari stanchi dopo una lunga giornata di lavoro, così sfiniti da non voler parlare, ma consapevoli di non avere ancora abbastanza sonno. Sono quelle sere in cui si ritrovano, a lume di candela, rannicchiati sul divano dell’uno o dell’altra, ad ascoltare il traffico di Londra fuori dalla finestra, sinistramente in pace.
Ed è quando non accade niente che, in realtà, succede tutto. È nel silenzio, e nella reciproca accettazione, che Sirius perdona la curiosità di Cornelia, il suo voler essere parte di una vita confusionaria e fatta per essere vissuta a briglia sciolta. Cornelia, invece, riesce a perdonare a Sirius il suo pessimo carattere, i suoi pessimi modi e la consapevolezza che tutto, tra loro, è precario. E allora rimane lì, a ciondolare con la testa sulla spalla, per risparmiarsi lo sforzo di mettersi in piedi e separarsi da lui, anche solo per il tempo di raggiungere un letto.
- Non ti porterò di là in braccio, se ti addormenti qui, lo sai, vero?
- E’ perché sono troppo grassa, come non manchi mai di ricordarmi?
- E’ perché non ne ho voglia.
Nel sorride nella penombra, si alza appena, e poi soffia sulla candela, mentre il suo profilo sparisce nel buio.
- La cosa interessante è che, se io mantengo la mia posizione, tu non riuscirai ad alzarti, e passerai la notte qui, con me.
Sirius vorrebbe rispondere, e potrebbe perfino farlo in modo antipatico, ma ha ancora negli occhi il volto di Cornelia vicino alla candela, mentre sparisce di colpo, come per magia. È un’immagine che gli piace e che non vuole rovinare con sciocchezze. Perciò tace e si rassegna: non è una giornata adatta alla collera, e ne è felice.


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Capitolo 3
*** Vanità ***


Vanità

Più prompt “impazzire” prestato dalle drabble night!

Vanità è quel difetto che Sirius finge di possedere ma che, in quanto egocentrico senza speranza, possiede a palate. E’ quel bisogno intimo e disperato, come la fame per un cane randagio, di sentirsi sempre apprezzato e ammirato per tutto quello che fa. Quel bisogno di nascondere le copie di Jane Austen che tiene in libreria perché poi qualcuno potrebbe pensare che lui ha un cuore molle e zuccheroso e davvero no, non è il caso. Perché lui è un Auror  temibile e impavido, e gli impavidi non leggono storie d’amore.
E’ un difetto grande, che controlla la vita di Sirius Black più di quanto vorrebbe ammettere, facendolo somigliare spesso ad una donna e ad una diva. E’ per questo che Cornelia, quando si trucca la mattina, deve spingerlo via dallo specchio con tutta la sua forza, perché lui, diversamente da lei, non ha bisogno di agghindarsi, per rendersi presentabile.
- Lavoro inutile, Nel, non sarai mai alla mia altezza.
Cornelia non può che ringhiare guardandolo male e rischiando di ficcarsi il mascara negli occhi perché sa che lui ha ragione, e che non sarà mai nemmeno paragonabile a lui, né per fascino o bellezza, ma nemmeno per vanità.
- E’ divertente che il tuo lato femminile esca in momenti del genere - è costretta a replicare, calma, evitando di arrabbiarsi.
Sirius incassa, risentito, perché farsi paragonare ad una donna non gli è mai piaciuto e mai gli piacerà. Lo irrita di più sapere che la sua… amica ha ragione, e che per quanto si sforzi, chiunque è a conoscenza di questo suo lato. Sa fare molte cose del resto, l’Auror Black, ma difficilmente riesce a dissimulare.
- Non è questione di lati femminili o baggianate simili, è che ho ragione. Sei carina, Nel, ma non sarai mai bella.
E a quel punto viene davvero voglia di prendere il mascara e di piantarlo in un occhio, ma in quello di Sirius, non certamente nel suo.
- E’ anche per questo che tutte hanno sempre fatto la fila, per me.
Rincara la dose, perché le dive, quelle vere, non solo cercano i riflettori, ma amano ottenere la fama calpestando gli altri, perché sono così concentrati a vedere loro stessi che non riescono a vedere altro.
Cornelia non può che sospirare, ricordandosi che in fondo Sirius era così a diciassette anni e che molto scarse sono le probabilità su un suo cambiamento. Ricorda ancora con orrore il quaderno che, con altissima probabilità, James Potter conserva ancora. Un elenco di nomi, conquiste o divertimenti di passaggio di Black con data, classifica e Merlino solo sa che altro. Tutto per appagare il grande eroe di guerra che ha litigato come un bambino con James, per fare a gara a chi trovava più figurine di se stesso sulle Cioccorane.
Cornelia sa che dev’esserci anche lei, su quel quaderno degli orrori, un nome probabilmente piccolo e nascosto da qualche parte. Il genere di casi in cui l’oblio sarebbe decisamente meglio.
- Chissà perché poi tutte sono fuggite. – riesce solo a replicare, irritata e furiosa.
Sirius, che è vanitoso ma un attento osservatore, percepisce la sua furia da come si pettina i capelli mossi, quasi strappandoli, e dall’espressione risoluta degna di un killer di professione. Riesce quasi a sentire l’odore della sua rabbia e quasi gli dispiace. Sa che una donna vilipesa è un pessimo cliente, ma d’altronde è stato solo sincero, e la sincerità si paga con ferite di spirito ed orgoglio.
- Il perché non è ovvio? – chiede, sedendosi sul bordo della vasca da bagno e osservando con gioia tutti gli stadi di irritazione di lei, riflessi nello specchio.
- Perché sei un borioso bambino vanesio?
- No… - Sirius cantilena la o come un bambino particolarmente lamentoso, con il preciso intento di far esplodere di rabbia il suo interlocutore. È il genere di cose che manda in bestia perfino Remus, e il che significa che è una tattica vincente.
E lo è davvero: Cornelia è tesa, vorrebbe ignorarlo ma non le riesce perché è un’ anima curiosa e in attesa di una rivelazione. Sirius si gode quel breve momento di onnipotenza in cui la strega è nelle sue mani; ne gode profondamente e non si sente affatto in colpa. Resta in silenzio fissandola con aria maliziosa di chi nasconde chissà che segreto.
- E allora perché, sentiamo? – sbotta infine lei, gettando la spazzola, esasperata.
- Nessuna è mai riuscita a starmi dietro. Tutto qui. – Sirius sorride, con quella sua faccia insolente e da mascalzone, si alza in piedi e si avvicina giusto per dare un bacio sulla guancia della ragazza.
- E questo che dovrebbe significare?
- Quello che vuoi. Io ora vado al lavoro. – sorride ancora, uscendo dal bagno, lasciando Cornelia interdetta e stupita.
Gonfio d’orgoglio per aver battuto in dialettica la sua compagna, Sirius si reca al Ministero contento e appagato della sua vanità, perché ha costretto la sua compagna a stare al suo gioco, ma nemmeno lui ha considerato il peso di una frase che, se avesse ponderato meglio, avrebbe potuto rivelare meno del dovuto. Seppur per gioco, ha rivelato a Cornelia che lei riesce a stargli dietro, a non farsi schiacciare da quell’ego gigante e a rispondere a tono, e Nel, che è sveglia di mente, l’ha capito.
Per la prima volta, la vanità di Sirius ha rimpolpato quella di Cornelia, un dettaglio che nessuna battuta futura potrà mai cancellare.


 

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Capitolo 4
*** Invidia ***


Invidia

L’invidia è un sentimento insidioso: copre tutto di una melma vischiosa e viscida. Distrugge le relazioni, rovina le amicizie, rende gli uomini cattivi. Sirius ha visto durante la guerra quello che l’invidia può fare, ad esempio con Peter Minus. Quell’insidioso veleno verde si è insinuato al punto da portarli vicini alla distruzione, ed è davvero solo un caso se lui e i Potter sono usciti da quelle sabbie mobili quasi illesi.
Se ne deduce che Sirius ha dovuto imparare una lezione fondamentale: mai essere invidioso.
Il più delle volte non lo è, in effetti. Si è costruito la vita che voleva, ed è una soddisfazione che difficilmente può trovare falle. Quello che non voleva l’ha allontanato da sé, quello che desiderava, invece, se l’è preso. C’è solo da capire se Cornelia rientri nelle cose che davvero ha voluto, o se faccia parte di quelle, più numerose, che gli sono cadute davanti. Ha imparato a riconoscerla negli altri e a ignorarla, perché a darle spago si peggiorano solo le cose.  
Cornelia è tutto un altro discorso, invece . L’invidia la legge nelle altre donne quando è con Sirius, e la prova lei stessa più di quanto osa ammettere. La prova quando vede che per altri è facile quello che per lei è difficile, quando deve conquistarsi a forza piccoli momenti di tranquillità, che gli altri ottengono apparentemente schioccando le dita. Spesso, quando legge articoli di pettegolezzi che insinuano sciocchezze, vorrebbe urlare al mondo quanto poco è invidiabile la condizione di compagna dello Scapolo d’Oro del mondo magico, perché ci sono giorni in cui serve stringere i denti per tenere tutto insieme, o per convincersi a non cedere. Non lo fa mai, in realtà. Non urla mai al vento, perché è molto attenta e protettiva nei confronti della sua vita privata, ma soprattutto perché ha troppo rispetto per se stessa e per Sirius.
Quando il veleno verde si insinua dentro Cornelia, dunque, l’unica vittima della sua furia è proprio Sirius, l’inconsapevole motore di tutto quanto. Si sfoga con rabbia e con acredine, ma soprattutto con una furia che Black riconosce come sua, e che non è sempre facile contenere. La frequentazione assidua li porta a diventare più simili, nonostante siano due personalità assai diverse, e con apprensione l’Auror nota che non sono stati i pregi, le prime cose ad essere scambiate.
- Non lo leggi quello che scrive Rita? Non fa che trattarmi come una pazza furiosa, insinuando che io sarò la rovina della tua famiglia. Tu non ce l’hai una famiglia, cosa Merlino pensa potrei distruggere? – con tatto inesistente, Nel si ritrova a inveire contro il vuoto, annientata da insicurezze che l’invidia di altri alimentano e ingigantiscono.
- Al di là del fatto che tu sei matta, che ti importa? – con altrettanta superficialità e noncuranza per i sentimenti altrui, il mago si ritrova nella curiosa posizione di far ragionare chi non ci riesce. Ed è buffo rivestire il ruolo della persona razionale, per lui.
- Mi importa perché un sacco di gente le crederà.
- Io mica le credo.
Cornelia sgrana gli occhi, momentaneamente disarmata. È quello che una parte nascosta di sé agognava sentire, ma è anche quello a cui la sua parte impaurita e diffidente fatica ad accettare. Non le resta che provare un altro attacco, sperando che vada a fondo.
- Vengo fissata per strada, a Diagon Alley. Io non voglio che la gente mi fissi.
- Un’occhiata delle tue e sono certo che non ci proverebbero due volte.
In realtà è proprio Sirius quello che riceve uno sguardo capace di incenerire, ma Cornelia non è una strega sufficientemente potente da riuscire nell’impresa, e la crisi alla fine scema, così come il veleno, che rimane latente da qualche parte, in attesa di una nuova occasione per mostrarsi.
E poi il tempo passa e cose apparentemente insignificanti accadono. Così Sirius rientra una mattina a casa di Nel dopo un turno come Auror, uggiolando e lagnandosi di avere la peggiore influenza del creato, pigolando sul fatto che è ad un passo da morte certa, e che la sua ragazza dovrà assisterlo nei suoi ultimi momenti. Sospirando e borbottando, a Nel non resta altro da fare che non infilare quel rottame di mago nel suo letto e provargli la febbre mentre gli tiene la bocca tappata con una mano per non farlo lamentare.
- Trentotto e mezzo, almeno non mentivi.
- Ti pare che mentirei sulla mia salute? – replica Sirius, semplicemente oltraggiato.
- Menti su un sacco di cose.
- Mai su quello che riguarda me e che mi interessa, razza di burbera infermiera.
- Non sono la tua infermiera. – insiste, mentre cerca nell’armadietto delle pozioni qualcosa per la febbre.
Le lamentele del mago sono così eccessive che Cornelia considera un sollievo il dover andare al lavoro, ma breve è la sua tregua perché, appena rientrata a casa, Black è di nuovo un piccolo bambino lagnoso e chiacchierone. Ed è solo dopo l’ennesima prova della febbre, finalmente più bassa, che Sirius si zittisce, complice il sonno, e lo stesso fa Nel, accoccolata nel suo angolo.
La sorpresa vera, però, si presenta il mattino successivo. Ad entrambi capita di muoversi nel sonno, e non è inconsueto, per Cornelia, svegliarsi appallottolata vicino a Sirius. Quel mattino, però, si verifica una variante curiosa. La strega apre gli occhi, fissando il soffitto, in posizione supina. Sentendo del peso su di sé abbassa lo sguardo, e trova la testa di Sirius sul suo petto, mentre un suo braccio la circonda. Dorme come un bambino, ignaro del fatto che lei sia diventata il suo cuscino. La novità inconsueta provoca a Nel una strana vertigine, ed è quasi  senza volerlo che si ritrova a passare una mano tra i capelli del mago, nerissimi quanto i suoi. Il peso di quella testa dura è fastidioso, ma Cornelia non ha fretta. Una volta sveglio, Black tornerebbe ad essere il malato rompiboccini, oppure semplicemente l’Auror egocentrico. Così è solo Sirius, in una versione particolarmente tranquilla e, per certi versi, indifesa. La ragazza resiste ancora un po’, ma quando comincia a perdere sensibilità al braccio destro, decide di svegliarlo in maniera tremendamente infantile, ovvero strofinandogli sotto il naso la penna d’oca che tiene quasi sempre sul comodino, assieme ad un pezzo di pergamena.
Sirius si sveglia con uno starnuto e ci mette poco a capire che la posizione in cui si trova. Il mago, sentendosi vulnerabile, alza subito la testa e si tira un po’ su.
- Dormito bene? – tutto, in Cornelia, sorride. Se fosse un cane, Sirius potrebbe vederla scodinzolare. Il mago starnutisce ancora, e approfitta della pausa per pensare ad una risposta di senso compiuto che non lo metta in imbarazzo ulteriore, ma non ne ha il tempo. Nel, mettendosi a sedere, gli mette una mano sulla fronte. – Sembra che tu stia meglio.
- Di certo non per le tue premurose attenzioni. – sbotta Sirius, tirando su con il naso.
- Se mi ammalo anche io perché mi hai dormito addosso come un poppante, sei morto. – la minaccia è sibilata con cattiveria, ma la mano della strega che passa di nuovo tra i capelli di Sirius la contraddice.
Se qualcuno, o meglio qualcuna, potesse vederli ora, sarebbe tremendamente invidiosa dell’insignificante Cornelia Lethifold. Secondo molti, non si merita di avere quell’eroe così vicino, perché è un onore che non ha meritato. Ma è stato Sirius, coscientemente o meno, ad addormentarsi addosso a lei, e nessun pettegolezzo potrà alterare questo fatto.
- Le mie fans esigerebbero la tua testa, dopo. - Sirius la istiga, consapevole che questa volta non darà inizio a nessuno scatto d’ira. Il veleno verde dell’invidia scorre latente tra di loro, ma non li sfiora nemmeno. Non quella mattina. Entrambi hanno ciò che desiderano, e nessuna maldicenza potrà cancellarlo.

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Capitolo 5
*** Insaziabilità ***


Note: E siamo giunti alla fine all'ultimo vizio della raccolta. Io spero che queste flash vi siano piaciute quanto a me è piaciuto scriverle... sono state di una soddisfazione che non potete capire. Alla prossima!

Insaziabilità


Tra i tanti pregi e i tanti difetti che spiccavano, in quel coacervo di contraddizioni che si trovava ad essere Sirius Black, c'erano cose che teneva nascoste, e che cercava di non mostrare mai a nessuno. Tra queste un insaziabile bisogno di sentirsi amato. Venendo da una famiglia spesso fredda, troppo impostata e decisamente pazzoide, fin da ragazzino Sirius aveva cercato approvazione ed affetto fuori dal luogo in cui, sapeva, non ne avrebbe mai ricevuto quanto ne desiderava. Era una necessità che lo portava ad attaccarsi moltissimo alle persone per cui provava affetto. L’amicizia con James, per esempio, aveva un che di morboso. Fratello, anche se non di sangue, per James e la sua famiglia si sarebbe gettato nel fuoco, e lo stesso avrebbe fatto per Remus, un altro che, come lui, aveva un gran bisogno di sentirsi amato.
Naturalmente niente era semplice, quando si trattava di Sirius Black. Dal momento in cui aveva lasciato la famiglia si era trovato di fronte alla necessità di essere finalmente adulto e indipendente. Ma sopra ogni cosa aveva deciso di essere libero da qualunque tipo di costrizione, non rendendosi conto che le era lui stesso, spesso, a incatenarsi da solo. Deciso a non mostrare nessuna delle sue debolezze, Sirius aveva continuato a circondarsi dell’affetto totale dei pochi amici che aveva eletto al rango di famiglia; quanto al resto, non erano che briciole o affezioni passeggere.
Il tradimento di Peter gli era sembrato così imperdonabile proprio per questo: Sirius detestava sbagliarsi sul conto delle persone, e detestava ammettere di essersi messo nelle mani di chi avrebbe potuto distruggerlo, ma erano i rischi in cui inciampava chi era avventato e poco riflessivo come lui. Per questo, con Nel, era andato con i piedi di piombo. Aveva cercato con tutte le sue forze di tirarsi indietro, prima non vedendo ciò che era chiaro a chiunque, poi negando a se stesso la verità. Come cane, Sirius pensava di avere un branco già abbastanza nutrito, e aveva serie difficoltà a far entrare qualcun altro nel suo piccolo universo felice.
Eppure, da qualche parte, dentro di lui, c’era ancora quel bambino iroso e affamato di affetto che era stato. Cornelia ci aveva messo un po’ a capirlo: in pubblico, Black tendeva a comportarsi spesso come qualcuno che sopportava a malapena la sua compagnia, come se fosse costretto ad averla intorno; in privato, quando riuscivano a non litigare, la cercava senza sosta. Era un atteggiamento decisamente disturbante e bipolare, ma Cornelia stessa sapeva di non avere tutte le rotelle a posto, e alla fine ci si era adattata con relativa facilità.
Non riusciva a non sentirsi lusingata quando Sirius cercava la sua mano, convinto che nessuno potesse accorgersene, e si sentiva lusingata quando lui, di rientro dal Ministero in piena notte, stanco e provato, si infilava nel letto facendo in modo che, senza possibilità di errore, Cornelia gli si appallottolasse addosso. 
Cornelia non si ritraeva mai, perchè sentiva a sua volta un grande bisogno di sentirsi amata, ma in modo diverso. Se Sirius aveva bisogno di sentirsi semplicemente amato, per sentire che sì, era sempre stata la sua famiglia in torto, e non lui, Nel sentiva il bisogno di essere amata sì, ma da lui. 
- James ha mai scommesso sul numero di proposte di matrimonio da fare a qualcun'altra?
Sembra una domanda casuale, ma entrambi sanno che non è così. 
- Perché avrebbe dovuto, qualunque altra donna sana di mente non se lo sarebbe fatta chiedere quattro volte, prima di dire sì. 
Anche la risposta sembra casuale, ma è densa di sottintesi, ed entrambi lo sanno. Cornelia sa di essere un elemento assai strano, nella vita metodicamente disordinata di Sirius, ed è una cosa che l'ha sempre incuriosita. Come del resto l'ha incuriosita notare la sua spropositata reazione quando, per una volta, è stata lei a farsi vanto di relazioni passate. 
- Perché ti ha dato così fastidio quello che ti ho detto dai Tonks? 
Sirius alza un sopracciglio, evidentemente sorpreso da quella domanda. - Ti pare piacevole sapere di essere relegato al terzo posto, mentre ti sentivo sospirare come un'adolescente innamorata? Nessuno dovrebbe mai essere informato dei precedenti amori della propria compagna. Mai. 
- Non crederò mai che tu non ne abbia amato nessuna, di tutte quelle fedelmente annotate da James, nel corso degli anni. - Cornelia crede di aver sempre sopportato stoicamente l'onta di essere un numero, un trofeo o una tacca sulla testiera di un letto, e ha sempre trovato i piagnistei di Sirius infantili. 
Il mago si blocca, indeciso su come rispondere. Sta ponderando le parole, ed è una cosa a cui nè lui, nè Nel sono abituati. 
- Le ho amate tutte, Nel.
- E questa è un'idiozia. - c'è qualcosa di estremamente interessante, nello sviare dell'uomo, e la strega trova la cosa irresistibile. Vuole andarci in fondo, in un modo o nell'altro. 
- Già. - ammette Sirius, tranquillo. - Ma in fondo è vero. Alcune più di altre, ma è vero. Basta solo tenerle a distanza prima dell'inevitabile, per evitare guai. 
Sirius Black ci ha provato anche con Cornelia. Ci ha provato con tutte le sue forze a spingerla via, ad allontanarla, a cacciarla lontano da sè. Lo ha fatto sempre, con qualunque donna osasse avvicinarsi troppo, perchè non tutte sono come Lily Evans, capaci di entrare in un branco con grazia, senza fare danni, comprendendo che ci sono degli equilibri e dei segreti. 
Sirius Black avrebbe voluto tanto tenere lontana Cornelia Lethifold, inadatta a lui per un milione di ragioni, ma così sorprendentemente pronta ad esserci. Si è arreso per stanchezza, perchè continuare a cercare affetto altrove alla fine non dà soddisfazioni. 
In fondo, anche Nel ha le sue delicatezze, e per questo non commenta, non affronta, non discute e non parla. Abbraccia Sirius in silenzio per essere abbracciata a sua volta, perchè ha amato altri, nella sua vita, ma nessuno le ha mai dato la sensazione che sia tutto a posto con così poco. Non dice niente perchè Black non lo sopporterebbe, e si lascia baciare, perchè quella è la risposta più semplice che conosce. Perchè  lui è rimasto ancora un bambinetto capriccioso che non ha bisogno di parole, ma di un insaziabile affetto. 

 

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