Notae Solitudinis

di Vincent Prismriver
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Atto I ***
Capitolo 3: *** Atto II ***
Capitolo 4: *** Atto III ***
Capitolo 5: *** Atto IV ***
Capitolo 6: *** Atto V ***
Capitolo 7: *** Atto VI ***
Capitolo 8: *** Atto VII ***
Capitolo 9: *** Atto VIII ***
Capitolo 10: *** Atto IX ***
Capitolo 11: *** Atto X ***
Capitolo 12: *** Atto XI ***
Capitolo 13: *** Atto XII ***
Capitolo 14: *** Atto XIII ***
Capitolo 15: *** Atto XIV ***
Capitolo 16: *** Atto XV ***
Capitolo 17: *** Atto XVI ***
Capitolo 18: *** Atto XVII ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Come per magia, le finestre della magione si spalancarono e la luce penetrò nelle stanze. Da una qualsiasi delle numerose vetrate della villa, era possibile notare l'imponente cancello d'acciaio, che lentamente si apriva per lasciar entrare una carrozza dai colori spenti. Un uomo accolse il proprietario della carrozza presso il portone di legno lucido della villa.
- Suppongo che lei sia il Conte Prismriver, giusto? - disse l'uomo.
- In persona. - rispose l'altro.
- Firmi questo documento e tale magione apparterrà alla sua famiglia. - disse, porgendo all'uomo un documento cartaceo.
Senza indugi, il conte firmò il documento e si apprestò ad entrare nella villa, dove subito incontrò la capocameriera.
- Piacere, signor… - disse ella, imbarazzata.
- Mi chiami semplicemente Conte, Conte Prismriver. - rispose egli.
- D'accordo... beh, piacere Conte, io sono Mildred, la capocameriera della tenuta. Mi segua, le mostrerò i punti salienti di questo lussuoso luogo.
Durante il giro, la capocameriera raccontò che la villa era appartenuta ad un musicista, che poi scomparve improvvisamente.
- Pare che egli fosse in grado di suonare gli strumenti musicali senza toccarli, buffo, vero? – disse lei.
- Assai. - rispose l'uomo.
Il tour si concluse con la visita alla Sala degli Spartiti, il luogo dove il musicista teneva i suoi concerti, a cui partecipavano le persone più ricche e facoltose dell'intera Gran Bretagna. Tornati nel giardino, il conte e la capocameriera incontrarono la signora Prismriver, che si era attardata per osservare il paesaggio. Un enorme lago si estendeva sulla sinistra della tenuta, scintillante come un diamante, ma d'inverno ricoperto da una spessa coltre di nebbia. Tornati all'interno della villa, la coppia udì un boato proveniente dall'alto. Mildred disse loro che si trattava dello spirito del musicista, confinato nel solaio attraverso un sigillo. Ogni mercoledì batteva un tocco, una sola volta, alle cinque del pomeriggio. La capocameriera consigliò loro di abituarsi il più presto possibile a tale suono e, soprattutto, di non andare a curiosare nel solaio, che era, in ogni caso, comunque vuoto.
- Davvero non si può fare nulla per uno stupido poltergeist? Non so… un'esorcista, magari. - chiese la signora Prismriver, ansiosa.
- Non si faccia sentire dallo spirito! - rispose Mildred, ridendo. - In ogni caso, no. Un giorno anche la sua anima avrà pace, basta avere solo un po’ di pazienza. Ora scusatemi, ma ho molto lavoro arretrato da fare.
Poco dopo, l'uomo incaricato di assegnare la villa al conte se ne andò, mentre Mildred ritornò alle sue mansioni, lasciando la coppia di giovani sposati soli, nel vasto giardino della tenuta.
- Tu.. tu non sei preoccupato, amore mio? - disse la donna.
- No, non sarà di certo uno spirito morto chissà quanto tempo fa a rovinarci la vita. - rispose egli.
- D'accordo, mi fido di te. - disse la donna, rassicurata.
La coppia entrò nella vila. Si sentì un secondo boato.

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Capitolo 2
*** Atto I ***


Ben dieci anni erano passati dall’acquisto della magione, volati via come foglie al vento. La famiglia Prismriver si era ingrandita notevolmente, e la vita scorreva felice.
- Ancora non riesco a crederci. – disse il Conte Prismriver.
- Cosa? – chiese la Signora Prismriver.
- Quattro figlie femmine… ma come diavolo è possibile?
- Cosa ti prende? Non sei forse felice?
- …Fai finta che io non abbia detto nulla. – rispose nuovamente egli, guardando il giardino della tenuta attraverso una vetrata. In tale luogo le tre sorelle più grandi stavano provando i loro strumenti musicali, nuovi di zecca, mentre la più piccina sedeva sulle ginocchia di Mildred, che oramai non era giovane come un tempo.
Il Conte Prismriver si girò. Oltre a lui, in quella stanza non vi era nessuno. La Signora Prismriver, infatti, era morta tempo fa, dopo il parto della quarta figlia. Una lacrima scese dal volto dell’uomo.
- Se era destinata, era destinata... – disse, sedendosi dietro la scrivania di quercia e sospirando tristemente.
E subito dopo, l’immancabile boato delle cinque del Mercoledì, che fece quasi tremare la casa. Nel silenzio, l’uomo riusciva quasi ad udire le note degli strumenti musicali, strimpellati senza troppi indugi. La sorella più grande tentava di suonare il violino, ma tutto ciò che otteneva era solo una valanga di stridii. La secondogenita soffiava nella trombetta, producendo un suono lungo e cupo, mentre la terzogenita premeva alcuni tasti a caso sul fortepiano. Si stavano divertendo un mondo, e ciò rallegrò il conte, almeno per un attimo. La più piccola era divertita e, sorridendo, batteva le mani.
Passarono sette anni, durante i quali i boati continuarono incessantemente, puntuali come un orologio svizzero. Le quattro sorelle si stavano aggirando furtivamente per la magione, quando la terzogenita ordinò loro di ascoltarla.
- Allora – disse. – Il nostro obiettivo sono i biscotti. Mildred non ha il diritto di privarci di quelle squisitezze!
- Giusto! – disse la primogenita.
- Giustissimo! – aggiunse la secondogenita.
- Ecco il mio piano. Merlin. – disse la terzogenita, puntando il dito contro la seconda – Tu dovrai gridare a gran voce che Lunasa sia in gravi condizioni, così Mildred accorrerà in un lampo. Mi raccomando, la tua voce deve essere squillante come una tromba!
- D’accordo! – rispose Merlin.
- Lunasa – disse la terzogenita. – Una volta che Mildred sarà venuta da te, dovrai lamentarti, fingere di avere la febbre e barcollare. Devi essere drammatica come un violoncello!
- Intesi. – rispose Lunasa – E tu, Lyrica? Cosa farai?
- Mentre Mildred sarà distratta, io e Layla ruberemo il vaso di biscotti. Saremo furtivi e veloci come una scala di note! – rispose lei. – Ci incontreremo al rifugio nel giardino della villa.
Era proprio un Mercoledì, quello. Cinque in punto, il boato rimbombò nella villa, e l’Operazione Furto Dolciario ebbe inizio.
- Miiiiiildreeeeeeeeeeeeeed! – gridò Merlin a gran voce. Un grido poderoso, che destò immediatamente la capoicameriera da ciò di cui si stava occupando.
Del gruppo, Merlin era sicuramente la più allegra. Una ragazzina sempre in movimento e chiassosa. Quando qualcosa le interessava, la osservava come una maniaca. Era molto talentuosa con gli strumenti a fiato, in particolare la tromba. Diceva che le note emesse dalla tromba rendessero felici le persone ed emanassero energia. In ogni caso Mildred accorse, chiedendosi per quale motivo Merlin avesse gridato così forte.
- Vedi Mildred… - disse, correndo in tondo, freneticamente – Il problema è Lunasa… non si sente molto bene, forse ha qualcosa che non va!
- Beh, calmati... – La voce fievole di Mildred fu interrotta dal tono squillante di Merlin.
- Cosa facciamo? Cosa facciamo? Aiuto! Ti prego! Aiutala! – gridò Merlin, agitata come non mai.
- Ti prego, calmati! – gridò Mildred – Ora andiamo da lei e vediamo qual è il problema!
L’esca aveva abboccato all’amo. Merlin e Mildred salirono le scale e giunsero nella stanza di Lunasa. Era distesa sul letto, mentre fingeva un paio di colpi di tosse.
- Cosa ti succede Lunasa? Parla, per piacere! – disse Mildred, sudando freddo.
- Io… – rispose lei – Io non sto bene. Mi sento come se il mio spirito tentasse di uscire da me. Come se una tenebra mi avvolgesse... e mi facesse vedere tutto in una maniera distorta… oh.. cosa mi succederà ora? Ricordo ancora, quando avevo sette anni…
Se c’è qualcuno in grado di fingersi veramente malata, quella era Lunasa. Era la più grande del gruppo, ed in un certo senso era l’opposto di Merlin. Una studentessa modello che eccelleva in tutto ciò che faceva. Odiava barare e accettava le sfide con coraggio. La sua personalità cupa la rendeva un po’ pessimistica, ma era una ragazza molto onesta. Talentuosa con gli strumenti a corda, il violino in particolare. Diceva che le note emesse dalle corde del violino rispecchiassero la drammaticità della vita e delle sue sofferenze. In parole povere, l’obiettivo di Merlin e Lunasa era quello di guadagnare tempo. Nel frattempo, al piano terra, Lyrica e Layla sgattaiolarono nelle cucine della villa.
- Trovato! – disse Lyrica, una volta adocchiato il vaso dei biscotti, appoggiato su una mensola. – Layla, passami quella sedia, per favore.
La bambina prese la sedia e la diede alla sorella maggiore, che la posizionò sotto la mensola. In seguito vi salì, e riuscì ad afferrare il vaso. Salto giù velocemente dalla sedia, facendo attenzione a non rompere il contenitore.
- Missione compiuta, Layla! Preso, andiamo in giardino! – disse alla sorella minore.
La terzogenita era Lyrica, ed era la più furba del gruppo. Pensava sempre a come ottenere il massimo secondo il principio del minimo sforzo. Conosceva bene le sue capacità, e non agiva mai prima di aver pensato a tre possibili scappatoie. Era molto talentuosa con qualsiasi strumento, ma adorava il pianoforte in particolare, perché diceva che rilassasse e stimolasse l’intelletto, ma anche perché con esso poteva creare infinite combinazioni di note. Layla, la più piccola, ancora non era in grado di suonare uno strumento, ma adorava assistere alle perfomance delle sorelle maggiori. Le due ragazzine si diressero verso il giardino della tenuta, dove Lyrica aveva costruito un piccolo rifugio segreto. Poco dopo furono raggiunte da Merlin e Lunasa, che avevano seminato Mildred. Finalmente potevano godersi il loro agognato premio, i biscotti più buoni della Gran Bretagna. Layla sorrideva, giurando di diventare, un giorno, abile come loro.

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Capitolo 3
*** Atto II ***


- Sveglia Lunasa, sveglia! – gridò Merlin nell’orecchio sinistro della sorella.
- Ma si può sapere qual è il tuo problema? – rispose Lunasa irritata, sbadigliando.
- Dobbiamo prepararci per l’esibizione nella Sala degli Spartiti, non ricordi? – chiese ella.
- Sì, hai ragione. – rispose l’altra, e si alzò.
- Ecco, mettiti questo. – disse Merlin, passando alla sorella un costume. Era un vestito molto particolare, nero, con dei bottoni rossi. In allegato a questo vi era un berretto ricamato, dello stesso colore.
- Davvero nostro padre vuole che mettiamo questi costumi? – disse la sorella.
- Esattamente! Non è fantastico? – rispose Merlin, passandole anche il cappello. Ella indossava un costume molto simile, ma di un roseo pallido, con decorazioni celesti. Lyrica e Layla si erano svegliate presto, in modo da organizzarsi con calma. Lyrica indossava un vestito rosso con bottoni verdi, mentre Layla un piccolo abito color porpora. Insomma, era un giorno molto importante per la ragazzina: infatti era il giorno del suo debutto come cantante. Anzi, teoricamente era il debutto dell’intero Complesso Prismriver. La Sala degli Spartiti era gremita di uomini e donne dell’alta società britannica.
- Spero proprio che Merlin e Lunasa non stiano ancora dormendo... – disse Lyrica.
- No, eccole che arrivano – rispose Layla.
- Eccoci. – disse Lunasa alle sorelle.
- Scusate il ritardo! – disse Merlin allo stesso modo.
Poco dopo, il padre le chiamò per salire sul palco. Merlin e Lunasa presero la tromba ed il violino, rispettivamente, mentre Lyrica si sedette sul seggiolino antistante il pianoforte. Layla si collocò a ridosso della platea, poiché la sua voce non doveva, in qualche modo, confondersi con la musica. Avrebbe esordito con una canzone originale: le sorelle avevano composto la melodia, mentre lei aveva scritto le parole.
Mentre Lyrica attaccò con il pianoforte, seguita da Merlin, Layla cominciò a cantare...

"...Under the illusion of go back to the past,
you can hear my last requiem.
When my tears will turn into a Prism...
...and then flown into a River."

- Hanno un talento naturale per la musica. – disse una donna.
Il Conte Prismriver si girò: sulla sua destra vi era lei, la Signora Prismriver. Probabilmente era solo un’altra illusione dovuta alla sua scomparsa, ma decise di godere dell’illusione il più a lungo possibile.
- Hai ragione, cara. – disse l’uomo.
- Scusi, ma con chi sta parlando? – disse un uomo, rivolto verso il Conte.
- Sto parlando con mia moglie, perché? – rispose.
Si girò di nuovo: l’illusione era svanita. Seguì lo sgomento del nobile, poiché sapeva benissimo che la signora Prismriver era morta diversi anni prima.
- Mah, forse è impazzito per l’accaduto... – pensò l’altro.
Insomma, l’esordio del Complesso Prismriver fu un vero e proprio successo. Ma la più felice era Layla, che finalmente poté esibirsi assieme alle sue sorelle. Fissò quello scenario nella sua mente: i costumi colorati, l’euforia della situazione, gli applausi degli spettatori… si guardò intorno e vide gli sguardi felici di questi, rendendosi conto del forte potere della musica di rallegrare l’animo. Rimase per molto tempo là, immobile sul palco, con gli occhi chiusi. Non sentiva nulla, nemmeno le sue sorelle che la chiamavano, come se fosse in un'istato di trance. Il suo pensiero in quel momento andava al musicista sigillato nel solaio della magione… se davvero la musica ha un’influenza benefica sullo spirito…
- ...Perché egli è stato confinato? – si chiese.
Nel frattempo Lyrica, Merlin e Lunasa stavano tornando nelle loro stanze, quando Mildred le fermò.
- Signorine! - gridò - Aspettate! C'è qui una lettera per voi!
- Da' qua. - Lunasa prese la lettera e cominciò a leggerla. - "Salve, signorine Prismriver. Io sono il marchese di Canterbury, e nel corso della mattinata ho assistito alla vostra esibizione. Ritengo che il vostro talento sia al di sopra della norma, perciò ho intenzione di affidarvi dei maestri, in modo tale da affinare le vostre capacità. Vedrete, in futuro suonerete nei locali più popolari di Londra! Prima, però, ho bisogno di parlare con vostro padre, perciò domani tornerò nella vostra villa. Lo aspetterò calorosamente. Salute a voi"
- Dei maestri privati! Che bello, è un sogno che si realizza! - disse Merlin, entusiasta.
- Stasera diremo a nostro padre della lettera, intesi? - disse Lyrica, poi tutte e tre ritornarono nelle loro stanze.
La sala era ormai vuota, perciò anche Layla, una volta riaperti gli occhi, decise di tornare nella sua stanza. Percorrendo il lungo corridoio che portava alla zona notte della magione, si fermò a ammirare la Sala dei Reperti. Quello era il luogo dove il Conte Prismriver collocava tutte le cianfrusaglie che comprava nei mercatini delle pulci. Egli adorava collezionare oggetti antichi e particolari, infatti in quella stanza c’era davvero di tutto. Era incuriosita soprattutto dagli oggetti più strani, alcuni arrivavano addirittura dagli antipodi della Bretagna. Mentre stava osservando una maschera tiki, il Conte Prismriver entrò nella stanza, sorpreso dallo stupore della figlia.
- Layla! – disse lui.
- Oh, papà! Cosa c’è? – rispose lei.
- Beh, io volevo dirti che tu e le tue sorelle siete state magnifiche. Sono sicuro che farete carriera nella musica.
- Lo pensi veramente?
- Certo. Avresti dovuto vedere il volto del Marchese del Galles: aveva uno sguardo sognante, la bocca spalancata ed ondeggiava leggermente! … Beh, ad ogni modo, il pranzo è pronto.
- Oh… posso restare un altro po’ qua? Questa maschera mi incuriosisce molto…
- Ma così il cibo si raffredderà! Dai Layla, se vieni subito a tavola ti rivelo un segreto…
- D’accordo...
Il Conte si abbassò per sussurrarle all'orecchio il segreto.
- Domani arriverà un oggetto molto speciale… e diventerà l’emblema della famiglia!

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Capitolo 4
*** Atto III ***


Il giorno dopo, una carrozza, verso mezzogiorno circa, attraversò il cancello. Il Conte Prismriver e Mildred si trovavano davanti al portone della tenuta. Dalla carrozza scese un corriere, il quale consegnò al conte un pacco.
- Siete sicuro di voler possedere questo oggetto, signore? – disse il corriere.
- Ovviamente! Sarà l’emblema di famiglia! – rispose egli.
- Il fatto è che… vi girano delle voci intorno... pare… che il suo possessore muoia poche ore dopo averlo ricevuto… – disse l’altro, che aveva timore persino a raccontare quella leggenda.
- Ma di cosa si tratta? – chiese Mildred.
- Mah… io non credo a queste dicerie... – disse il Conte Prismriver. Poi assieme alla capocameriera rientrò nella villa. Il Conte appoggiò la scatola su un tavolo e la aprì: all’interno, avvolto da un panneggio, vi era un prisma di cristallo, il quale aveva delle incisioni colorate in ogni dove. Il prisma è una forma particolare, poiché se è colpita dalla luce del sole la scinde nei sette colori dell’arcobaleno. Ma quello non era un normale prisma, bensì uno strumento di discordia forgiato da uno youkai, nella leggendaria terra di Gensokyo. Quell’oggetto era come un potentissimo portasfortuna, che faceva accedere le cose più impensabili a coloro che lo possedevano. Il Conte portò subito la scatola nel salotto, dove le quattro sorelle Prismriver stavano giocando.
- Chi vorrebbe vedere cosa c’è in questa scatola? – chiese.
- Io! Io! – gridarono essi (tranne Lunasa).
E così il Conte mostrò loro il famoso prisma: seguì lo stupore delle ragazzine, fissando l’oggetto con estrema attenzione. L’uomo fece poi cenno di seguirlo nella Sala dei Reperti. Una volta lì, appoggiò il prisma sul davanzale della sala: un raggio di sole lo colpì ed all’interno della stanza comparve un mangifico arcobaleno. Come poteva un oggetto così bello portare sfortuna? La famiglia Prismriver lo scoprì poche ore dopo.
- Che ore sono? – chiese il conte.
- Quasi le quattro del pomeriggio. – rispose Mildred.
- Il marchese dovrebbe essere qui a momenti… ancora non riesco a credere che voglia affinare le capacità delle mie figlie... è un gesto davvero gentile da parte sua. – disse egli.
- Se le signorine avranno la vostra approvazione partiranno subito per Canterbury?
- Esattamente. Io aspetterò il marchese nel gazebo, quello al centro del giardino. Tu aiuta Lunasa, Merlin, Lyrica e Layla a preparare le loro valigie.
- D’accordo, ogni vostro desiderio è un ordine, dopotutto.
Mentre il conte Prismriver si sedette sotto il gazebo all’interno dell’incantevole parco, il quale si trovava sulla destra, Mildred salì al piano superiore e annunciò alle ragazzine la buona notizia. Ed ecco che successe l’inaspettato.
La carrozza del Marchese di Canterbury si stava apprestando a raggiungere il luogo dell'incontro, ma c'era qualcosa che non andava, persino l’invitato ne ebbe contezza dall’interno della vettura.
- Mi scusi, signor Marchese… - disse una dama.
- Dica pure. – rispose il marchese.
- Vede, il fatto è che vedo del fumo presso la tenuta della famiglia Prismriver… - disse ella.
Il Marchese si sporse alla finestra e comprese che era tutto vero: un incendio di dimensioni colossali era divampato nel giardino della villa. Ciò che vide Layla Prismriver fu anche peggiore. Si precipitò giù per scale e una volta nel piazzale si soffermò ad osservare le fiammate. Riuscì a scorgere un’ombra nel caos generale, ma non poteva fare nulla.
Lyrica, Merlin e Lunasa avevano con sé dei secchi d’acqua e, fortunatamente, dopo un’ora circa, riuscirono a spegnere buona parte delle fiamme. Layla si gettò in un varco che aveva aperto attraverso una siepe diventata ormai cenere, e subito si ritrovò ai piedi un corpo completamente bruciato, caldo come una fornace e dal volto lacerato, irriconoscibile. Non riuscì a trattenere le lacrime davanti a ciò che era il cadavere di suo padre. Poco dopo giunsero anche le altre tre sorelle e la loro reazione fu pressoché identica. Merlin era disperata, come se avesse perso una parte di sé… persino Lunasa, sempre così seria e impassibile, aveva le lacrime agli occhi. Lyrica non riusciva a vedere lo spettacolo che gli si poneva davanti e si appoggiò alla gonna a ruota di Mildred.
Lei, da parte sua, aveva abbassato la testa e cercava di allontanarsi.
Il giorno successivo, la polizia inglese cercò di capire le cause dell’incendio, ma non ci fu nulla da fare, nessuno riuscì a comprendere le ragioni dell’accaduto. Come il proverbio dice “le cose che cerchi si trovano sempre nell’ultimo luogo in cui le cercheresti”, così accadde quel giorno. La colpa dell’incendio fu proprio dell’emblema di famiglia: il prisma, invece di scindere la luce del sole nei sette colori dell’arcobaleno, la amplificò, deviando il raggio verso l’albero maestro, che dopo poche ore prese fuoco. Scientificamente ciò sarebbe impossibile, ma è nutile tentare di applicare la logica nei confronti di un oggetto di Gensokyo. Per quanto incredibile, esso aveva assunto volontà propria.
Qualche giorno dopo, il Marchese tornò alla villa per discutere con Mildred. Le disse che non poteva più garantire i maestri, in assenza di un tutore come il padre o la madre; inoltre il Conte Prismriver era figlio unico.
- Ragazze. – disse la capocameriera.
- Mildred! Cosa c’è? – chiese Lyrica.
- Finite di fare le valigie. Il Marchese ha trovato quattro famiglie in giro per la Bretagna disposte ad accogliervi. Dovete lasciare questa villa, entro domani pomeriggio. - disse Mildred, poi uscì dalla stanza in cui le quattro sorelle Prismriver, ora orfane, si trovavano.
Scese la sera ed una carrozza si avvicinò alla magione.
- Grazie per il passaggio, signor Marchese. – disse Mildred all’uomo.
- Non c’è di che, madame. Mi creda, sono davvero addolorato per l’accaduto. Mi duole il cuore a pensare a quelle quattro piccine, senza genitori. – rispose egli. - E’ crollato loro il mondo addosso…Prima la morte della madre… ora quella del Conte… non potranno neanche diventare il Complesso Prismriver... era il loro sogno, dopotutto. – sussurrò.
- E lei? Lei cosa farà? – chiese egli.
- Io? Beh, ad essere sincera, non saprei. Una volta che le signorine se ne saranno andate, rimarrò da sola, perciò penso di trasferirmi a Londra per un nuovo impiego. La Villa apparterebbe al primogenito maschio della famiglia, ma poiché sono quattro ragazze, probabilmente spetterà a Lunasa. – disse, indicando la ragazza, che stava scendendo dalla carrozza.
- Che ne dice se invece viene a lavorare da me? – chiese egli, con un sorriso stampato in volto.
Mildred, il Marchese di Canterbury e Lunasa avevano partecipato al funerale del conte. Lyrica, Merlin e Layla invece non se la sentirono, poiché ritenevano la cerimonia troppo straziante.
Nello stesso momento, Layla scese dal proprio letto e chiese alle sorelle di venire nella sua stanza, per parlare riguardo gli ultimi eventi accaduti.
- Sorelle – disse Layla. – Ho una cosa da dire.
- Parla pure. – ripose Lyrica.
- Io da questa villa non mi voglio muovere. – disse ella, con decisione.

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Capitolo 5
*** Atto IV ***


- Che cosa? Come farai qui, da sola? – chiese Merlin, sorpresa per le parole di Layla.
- Mi inventerò qualcosa. – rispose. Era decisa a rimanere nella magione.
Lunasa entrò nella stanza, chiedendosi cosa fosse successo. Lyrica le spiegò cosa aveva in mente Layla, anche se nemmeno ella stessa era convinta delle intenzioni della sorella. L’ultimogenita non voleva, né poteva, lasciare la Villa Prismriver. Secondo il suo parere, quella Villa è stata per la ragazza il suo mondo perfetto, un nido in cui voleva rimanere per tutta la vita. Tra quelle assi di legno era scorsa la sua esistenza, seppur ancora piuttosto breve. Come vi erano trascorsi i momenti più brutti, come la morte del padre, così vi erano trascorsi quelli più belli. Ella si rendeva conto di essere egoista nei confronti delle sorelle, ma sperava che la capissero. Dopo un profondo silenzio, Merlin intervenne:
- Ragazze, aiutiamola. - disse. - E’ nostra sorella, dopotutto. Se ha deciso di fare così, è nostro dovere impegnarci per renderla felice, visto che domani ci separeremo.
- Concordo. – rispose Lunasa.
- Allora è deciso: aiuteremo Layla a restare nella Villa Prismriver! – disse Lyrica.
Mentre le sorelle maggiori ridevano, Layla aveva le lacrime agli occhi per la felicità.
- Questa notte penserò ad un piano per evitare la sua partenza. – disse la terzogenita. – Ci incontreremo domani mattina nella Sala degli Spartiti, intesi?
- Ragazze. - disse Mildred, il mattino seguente. – Finite di preparare i vostri oggetti, stasera alle cinque partirete insieme al Marchese. E, per favore, siate puntuali, devo chiudere il portone della magione.
Il Marchese era nel salotto e stava gustando una tazza di tè. Una volta che Mildred uscì dalla Sala degli Spartiti, Lyrica Prismriver spiegò il piano alle sorelle.
- Allora. – disse, con tono solenne. – In parole povere dovremo fingere che Layla sia scappata di casa per il dolore.
- Eh? Spiegati meglio! – disse Merlin.
- Calma, calma, ora ti spiego. – rispose ella. – Nasconderemo Layla nel baule dei suoi vestiti, e nel frattempo spargeremo la voce che sia scappata. Innanzitutto, prima di pranzare… Lunasa! Merlin! Prendete il baule di Layla e svuotatelo, nascondendo poi i capi da qualche parte. Layla! Mi accompagnerai nella rimessa delle carrozze a procurarci un cacciavite, per fare un buco nel baule, così potrai respirare.
Il Piano “Lascia-Layla-nella-Villa-Prismriver” ebbe dunque inizio. Nella rimessa delle carrozze Lyrica si era appena procurata il cacciavite, quando incontrò il marchese. - Oh, Lyrica! – disse egli. – Che cosa ci fai qui? E’ pericoloso stare qua!
- Beh, ecco io… beh, è ovvio! Layla era curiosa di vedere di che colore erano le poltrone della vostra carrozza! – rispose Lyrica, nascondendo il cacciavite e facendo cenno alla sorella di stare al gioco.
- Sì, sì! Ha proprio ragione! La prego, o signore! Mi mostri la sua carrozza! – disse Layla, ansiosa.
- Ma certo, mi segua. – disse egli, e si allontanò con Layla.
Lyrica rientrò nella villa con il cacciavite in mano, ma incontrò Mildred sulla scalinata che portava al primo piano della villa, mente aveva tra le mani una pila di abiti. - Lyrica! Cosa stai facendo con quel cacciavite in mano? Non è un giocattolo. – chiese ella.
- Beh, ecco io… beh, è ovvio! Il Marchese mi ha chiesto di portare il cacciavite nella Sala dei Reperti, poiché è un pezzo antico e prezioso! Sai, in ricordo di nostro padre… - D’accordo – rispose. – Dì alle tue sorelle di fare meno rumore, tra poco il pranzo sarà pronto.
Lyrica corse velocemente nella camera di Layla, dove Merlin e Lunasa avevano quasi finito il loro incarico.
- Abbiamo sistemato con cura i vestiti sotto il letto. – disse Lunasa.
- E’ stato divertente! – disse Merlin.
Svuotato il baule per bene, Lyrica fece un buco sul lato destro, grande quanto un tappo di bottiglia. Nel frattempo Mildred entrò nella rimessa delle carrozze.
- Signor Marchese, il pranzo è quasi pronto. – disse Mildred.
- Ottimo. – rispose egli. – Ero qui con Layla, voleva vedere l’interno della mia carrozza.
- Certo che… Ha fatto davvero un gesto carino a regalare quel cacciavite così pregiato alla nostra famiglia…
- Eh? Di che cacciavite sta parlando?
- Quello che ha dato a Lyrica, no?
- Ma io non le ho dato nessun cacciavite…
Nel frattempo Layla corse nella sua stanza e vide il baule che le sorelle le avevano preparato. Fu nascosto sotto il letto di Lyrica, poi le quattro sorelle scesero nella sala da pranzo. In seguito pranzarono, in tranquillità, sebbene gli occhi di Mildred e del Marchese di Canterbury fossero puntati in direzione di Lyrica, per tutto il tempo trascorso. Alle tre del pomeriggio scattò la seconda fase del piano: Layla entrò nel baule e Lyrica lo chiuse, così come chiuse la porta della stanza, mentre Merlin e Lunasa scesero le scale a perdifiato.
- Mildred! Mildred! E’ successa una cosa terribile! – gridò Merlin.
- Layla è scappata di casa! – gridò Lunasa.
- Cosa? Ne siete sicure? – disse Mildred.
- Certo che ne siamo sicure! Lunasa l’ha vista dalla finestra della sua stanza, mentre correva via! – disse Merlin.
- Dobbiamo fare qualcosa, potrebbe cacciarsi nei guai! – disse Lunasa.
- Chi ci assicura che questo non sia un altro dei vostri scherzi? – chiese il Marchese.
- Come potremo scherzare quando è in gioco la vita di nostra sorella? – disse Lunasa.
- Ad ogni modo, controlleremo per bene la Villa, prima di parlarne alle autorità locali. – disse Mildred.
- Devo andare in bagno! – disse Merlin, e corse verso la stanza di Layla. Bussò alla porta e Lyrica la fece entrare.
Il piano stava andando storto. Lyrica sapeva benissimo che Mildred avrebbe in primis controllato quella stanza, perciò era necessario farsi venire subito un’idea alla svelta.

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Capitolo 6
*** Atto V ***


- Aspetta, forse ho un’idea! – disse Merlin, poi prese un foglio e scrisse una decina di parole. Si precipitò fuori dalla stanza, dove sulle scale incontrò Mildred, Lunasa ed il Marchese.
- Merlin! Che cosa ti prende? – chiese Lunasa.
- Guardate! – disse Merlin, sventolando il foglio di carta. – E’ una lettera di Layla! Dice che se n’è andata a Londra che non vuole che la cerchiamo! Convinti, ora?
Mildred prese la lettera in mano.
- Merlin. Questa è la tua scrittura. – disse ella. Lunasa si coprì il volto con le mani.
- Avanti, mi spieghi cos’è questa buffonata. – disse il marchese.
- Beh, ecco… – balbettò Merlin. Non aveva idea di cosa dire, ma doveva assolutamente guadagnare tempo. Lyrica, nel frattempo, aveva spostato il baule nello sgabuzzino delle scope.
- Qui sarai al sicuro. – disse Lyrica.
- Lo spero... – sussurrò Layla, dall’interno del baule.
Nello stesso momento, Mildred entrò nella stanza di Layla, e con grande stupore vide che il baule non c’era. Guardando sotto ai letti, vide i suoi abiti, perfettamente in ordine.
- Ti assicuro che noi non c’entriamo nulla. – disse Lunasa.
- E’ vero! E’ colpa di Layla! – disse Merlin.
- Cioè. – disse Mildred – Layla sarebbe scappata con un baule vuoto?
- Certo che sì, diceva di… volerlo usare come casa, finché non sarebbe arrivata… - disse Lunasa.
- Ehm… ha ragione, Lunasa! Ha detto proprio così! – disse Merlin, che stava sudando freddo.
- Beh, pare che qui non ci sia nulla di strano... – disse la capocameriera. Aprì la porta, ma poi, girandosi, notò il cacciavite che Lyrica aveva prima in mano. Nel frattempo Lyrica era uscita nello stanzino delle scope: il suo piano era quello di attirare Mildred e il Marchese presso la terrazza del primo piano, e nello stesso momento che Layla venisse condotta al piano terra.
- Ah, proprio te stavo cercando! – disse Mildred, vedendo Lyrica nel corridoio e mostrandole il cacciavite.
- Ehm... c’è qualche problema? – rispose ella, imbarazzata.
- Cos’è questa storia? Non ci sto capendo più niente! – disse il marchese.
- Oh, niente di che! Solo un equivoco! Seguitemi, vi spiegherò bene qual è il problema! – rispose Lyrica, e fece cenno di seguirla. Layla nel frattempo era uscita dal baule e vedendo Lunasa passare la strattonò all’interno dello sgabuzzino , dove lì le spiegò il piano. Lyrica condusse Mildred, il Marchese e Merlin sul terrazzo del primo piano. - Vedete, il fatto è che… - disse Lyrica, balbettando. – …la colpa è di Merlin, io l’ho solo aiutata.
- Che cos... ehm... sì, è vero, volevo fare una sorpresa per Layla, prima che ci separassimo! – disse ella.
- Con... un cacciavite? – chiese Mildred.
Nel frattempo, Lunasa aveva portato il baule al piano terra, facendo attenzione a non far male alla sorella, grazie all’aiuto di un carrello. Lo posò nel canneto del lago nebbioso, che da sempre si trovava sulla destra della magione. Rassicurò Layla, dicendo che presto sarebbe tornata, poi tornò indietro. Contemporaneamente, sulla terrazza del primo piano la tensione era altissima. Mildred ed il Marchese fissavano Lyrica e Merlin negli occhi, con un’espressione che non prometteva nulla di buono. Erano in un vicolo cieco, presto avrebbero scoperto la verità. Merlin era tesa come la corda di un violino, ma fortunatamente tale ansia fu spezzata dalla voce di Lunasa, che gridava dal piazzale della villa.
- Signor Marchese! – gridò. – E’ arrivata la carrozza che stava aspettando!
Ma Mildred non poteva andarsene così, poiché mancavano numerose tessere per completare il puzzle di quella giornata. Perché Lyrica aveva un cacciavite? E perché tutte quelle bugie?
Quando Lunasa raggiunse le sorelle sul balcone, Mildred ordinò loro di spiegarle cosa fosse successo in quella giornata, forse una delle più strane che ella abbia mai vissuto. - A questo punto è inutile mentire. – disse Merlin – Vedi Mildred, il fatto che è Layla voleva lasciare questa zona per andare chissà dove. Così dopo pranzo decise di scappare... ma prima di farlo, si è consultata con noi… inizialmente pensavamo che scherzasse, ma poi è scomparsa e ci siamo preoccupate. Credevamo che si fosse nascosta nel baule, avendo visto sotto al letto i suoi vestiti in perfetto ordine, così avevamo intenzione di utilizzare il cacciavite per forzare la serratura. 
- E voi non mi avete detto nulla? – chiese Mildred. – Davvero lascereste scappare via vostra sorella? La lascereste sola, in mezzo ai pericoli? Che razza di sorelle siete voi? Quelle parole penetrarono nel cuore delle ragazzine come stalattiti di ghiaccio. Nonostante Merlin avesse raccontato l’ennesima bugia (oramai ci avevano fatto l’abitudine), loro avevano davvero acconsentito a lasciare Layla Prismriver nella villa della famiglia. Mildred sospirò.
- Prendete i vostri bauli e caricateli sulla carrozza. In paese segnalerò la scomparsa di Layla, tanto non credo sia rimasta nella villa, non ne avrebbe avuto il motivo. – disse.
Un motivo c’era eccome, invece. Stavolta furono le tre sorelle a sospirare, che presero i loro bauli e li caricarono. Merlin e Lyrica avrebbero voluto salutare Layla per l’ultima volta, ma poiché Mildred le teneva sotto stretta sorveglianza, Lunasa non poté rivelare loro dove aveva portato il baule, ne avrebbero in ogni caso potuto avvicinarsi al canneto.
La carrozza alla fine partì, alle sei della sera, ma, durante il viaggio, Merlin adocchiò una figura violacea tra gli alberi del viale.
- Mildred! Mildred! E’ Layla! C’è Layla! Là, nel fogliame! – gridò Merlin.
Le tre sorelle scesero immediatamente. Mildred fece per seguirle, ma fu bloccata. Secondo le tre ragazze, se Layla si fosse trovata davvero lì, sarebbe stato compito loro convincerla a rinunciare alla sua decisione.
L’ennesima bugia, ma detta con tono convincente. Lyrica, Merlin e Lunasa si addentrarono nel boschetto, quando ad un certo punto una mano toccò la spalla della terzogenita.
- Layla! – sussurrarono le sorelle.
- Sorelle! – sussurrò Layla, in risposta.
Si abbracciarono affettuosamente.
- Layla… addio... – disse Lunasa.
- Noi dobbiamo andare… se Mildred ci becca, tutto il nostro lavoro andrà in fumo... – disse Lyrica.
- Ci mancherai tanto... – disse Merlin.
- Voi… – rispose Layla, con le lacrime agli occhi. –. A costo di accontentare i miei capricci, siete disposte ad abbandonarmi… davvero, non potevate essere sorelle migliori, per me.
- Ti prego Layla, non dire cosi... – disse Lyrica.
- Già... gli addii sono sempre dolorosi... e tutto in così pochi giorni… - disse Merlin.
- Buona fortuna, sorellina. So che non sarà facile. – disse Lunasa. - Grazie, grazie infinite! Se non dovessimo mai più vederci... sappiate che io vi ho sempre voluto bene, con tutta me stessa... il Complesso Prismriver che abbiamo sempre sognato rimarrà qui, nei nostri cuori... per l’eternità. – rispose Layla, e fu un pianto generale.
Layla diede loro una lettera che aveva scritto tempo prima, in preparazione a quel fatidico momento, da dare a Mildred, mentre Lyrica le diede le chiavi della villa, così sarebbe potuta rientrarvi in un secondo momento, poi si lasciarono.
Le tre sorelle tornarono presso la carrozza.
- Allora? Perché ci avete messo tanto tempo? Era Layla?- chiese Mildred.
- Non era Layla... era solo un brandello del suo abito… - disse Lyrica.
- Appesa all’abito c’era questa lettera... c’è scritto che per noi... – disse Merlin, consegnandola a Mildred.
- Chissà dove si trova, ora... – disse Lunasa. – Forse molto lontano da qui…
Mildred lesse la lettera. Scoppiò in lacrime. La carrozza ripartì, verso chissà quali luoghi.
Dal canto suo, Layla tornò alla villa Prismriver. Una volta entrata, si guardò intorno.
Era sola.
Non era più sicura di aver fatto la scelta giusta.
Le note della solitudine che non avrebbe mai voluto sentire rimbombavano nella villa come spiriti inquieti.
Si sedette a terra, con le gambe vicino al letto e pianse fino alla noia. Aggirandosi per la villa deserta, fece attenzione a non guardare i dipinti che ritraevano le sue sorelle, per non sentire nuovo dolore. Si rifugiò nella Sala dei Reperti, l’unico luogo in cui non ci fosse nulla che le ricordava la sua famiglia.
- Cosa diavolo farò adesso? – pensò.
Guardò i vari oggetti presenti nella stanza, ma la cosa non la dilettava per niente. La sala era enorme, perciò impiegò molto tempo per percorrerla interamente… finché il suo sguardo non cadde sullo pseudo emblema di famiglia… quel prisma di cristallo giunto a casa nello stesso giorno della morte del padre.
- Dannato oggetto! – gridò Layla – Sono sicuro che è colpa tua se mio padre è morto! Non so come, ma so che è così! Stupido emblema, hai distrutto le mie speranze! Hai corrotto irrimediabilmente la mia esistenza!
In seguito prese il prisma tra le mani, e lo lanciò a terra, con tutta la forza che possedeva. Nello stesso momento in cui il prisma toccò terra, tutte le finestre della villa si chiusero. Contemporaneamente.
Le sue sorelle;
Layla non le avrebbe più riviste.

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Capitolo 7
*** Atto VI ***


Dopo un tempo non precisato, aprì nuovamente gli occhi. Attorno a sé c’èra solo il buio, un’oscurità la quale pareva essere infinita. Improvvisamente ricordò di ciò che era accaduto e realizzò di essere nella stanza dei reperti. Tentò di aprire la finestra, ma poiché questa non aveva assolutamente intenzione di collaborare, pensò di scendere al piano terra e di aprire il portone principale. Si mosse a tentoni, sudando freddo, e tenendo le braccia avanti per evitare di colpire eventuali oggetti o mura lungo il cammino. Arrivata alla grande scalinata che portava al piano terra, ci fu una scossa di terremoto. Layla perse l’equilibrio e rotolò giù. Al termine del sisma il portone e le finestre si aprirono con la stessa velocità con cui si chiusero inizialmente. La luce, penetrando negli occhi di Layla, che era ormai abituata al buio, le diede molto fastidio. Non si accorse nemmeno della ferita sulla gamba, che si era procurata cadendo.
La ragazzina uscì dalla villa e si ritrovò nel piazzale, dove si guardò intorno: sulla destra della villa vi era il lago nebbioso con il suo canneto, mentre sulla destra vi era bosco oscuro e rigoglioso. Una cosa era sicura, quella non era la campagna inglese.
- Ma… ma dove sono? – si chiese.
Layla uscì dal cancello della villa e notò che il viale non era più lo stesso. Si infilò tra due cespugli e con gran stupore vide che il baule non era più nel luogo in cui lo aveva lasciato.
- Tutto ciò è molto strano... – pensò Layla. – Devo scoprire dove mi trovo.
Detto questo, Layla tornò nella Villa e prese dalla Sala dei Reperti un antico pugnale appartenuto a chissà quale esploratore, che il Conte aveva comperato per abbellire la parete di sinistra. Prese il suo zaino preferito e vi infilò provviste di tutti i tipi e garze. Uscì dalla villa e percorse il viale, che portava ad un bosco. In lontananza, scorse una figura bianca e gialla.
- Meglio che mi allontani, chissà di cosa si tratta… - pensò Layla, ma non fece in tempo a girarsi che tale figura era già alle sue spalle. Sembrava un’umana in tutto e tutto: aveva gli occhi gialli, capelli corti e biondi ed un berretto bianco con alcuni amuleti incollati sopra. Dietro la schiena aveva ben nove code, mentre le orecchie si trovavano sotto il cappello. Indossava un abito lungo e biancastro, con un disegno blu nella parte frontale.
- Ciao! – disse quella creatura, che assomigliava ad una volpe. – Chi sei? Non ti ho mai visto da queste parti.
- Io... io mi chiamo Layla.. Layla Prismriver… – rispose la ragazzina, balbettando.
- Oh, ma sei un’umana! Ti sei allontanata troppo dal Villaggio?
- Villaggio? …Quale villaggio?
Da quella affermazione il kitsune, la volpe, capì subito che quell’umana che aveva davanti non era nativa di Gensokyo, ma che proveniva dal Mondo Esterno. All’improvviso però, le due ragazze sentirono una strana sensazione e la loro voce si fece molto più alta del normale, ma per chissà quale motivo, proprio non ci fecero caso. Forse era l'ansia, o forse no.
- Ad ogni modo. – gridò la figura. – Io sono Ran Yakumo. Sono una kitsune, cioè una volpe. Come sei finita qui?
- Io…io… - gridò Layla, sudando freddo. – Io mi trovavo nella mia villa, da sola, quando improvvisamente tutte le finestre si sono chiuse, contemporaneamente. Poi c’è stata una scossa di terremoto, e mi sono ritrovata in questo posto… dove mi trovo?
- Oh! – gridò Ran. – Ti trovi a Gensokyo, un mondo separato da quello degli umani. E’ meglio se torni nella tua villa, allora. Questo mondo è abitato da youkai, creature che mangiano le persone proprio come te. Ti accompagnerò io, così non avrai nulla da temere, intesi?
Ran si dimostrò molto disponibile nei confronti di Layla, poiché quella bambina aveva gli stessi tratti della sua padrona, la youkai dei confini Yukari Yakumo. Durante il tragitto, seppur breve, Ran disse alla ragazzina che era venuta per raccogliere funghi per fare una zuppa, e che era molto impressionata da ciò che era accaduto. Ella era stata sempre interessata nei fenomeni, sia naturali che paranormali. Le disse che avrebbe compiuto qualche ricerca a proposito, e che le avrebbe trovato una casa nel Villaggio degli Umani.
- Allora ci vediamo! – disse Ran
- Ran... – disse Layla. – Tu non rivelerai alle youkai che io mi trovo qui …vero?
- Certo che non lo farò... io sono molto gentile verso gli umani.
Layla rientrò nella villa, mentre Ran riprese la sua scampagnata. Tornò a casa verso il tramonto, dove preparò una zuppa con i funghi che aveva raccolto. All’improvviso la sua padrona, Yukari Yakumo, uscì dalla camera da letto.
- Yukari-sama! – gridò Ran. – Come mai è già sveglia? Dovreste dormire almeno fino alle dieci!
- Non mi sento proprio bene... – disse ella. – Non sono riuscita a dormire…
- Non si preoccupi, le ho preparato una zuppa di funghi che la rimetterà subito in sesto!
- Vediamo… - Yukari assaggiò la zuppa. – Buona, davvero buona. Dove hai preso i funghi?
- Beh, ecco io... – balbettò Ran.
La shikigami, cioè la serva, non voleva far sapere a Yukari che era stata nei pressi del lago nebbioso, poiché probabilmente, notando la Villa Prismriver, avrebbe visto Layla. - ... nella Foresta della Magia! Già, già!
Yukari non era convinta. Conosceva bene a fondo la sua shikigami, perciò sapeva benissimo che ella stava mentendo, anche se non capiva bene per quale motivo. Durante la notte, perciò, decise di manipolare il confine tra passato e futuro, per scoprire dove fosse veramente andata Ran.<
Yukari Yakumo era considerata una delle youkai più forti. Capelli biondi, abito bianco e violaceo, con alcune decorazioni arancioni e nere. Fiocchi ovunque, persino sul suo parasole rosa. Il potere di manipolare i confini, ossia… le differenze. Qualsiasi differenza: di tempo, di spazio, di colore, di lingua. Un potere divino, in parole povere.
Uscì dal varco: si trovava di fonte alla sua casa, nel pomeriggio, e mentre il suo alter ego dormiva della grossa, Ran stava uscendo, così la seguì. La shikigami passò dapprima al villaggio degli umani, in seguito si diresse verso il lago nebbioso, dove notò una bambina vestita di viola, che conversava con Ran.
- Accidenti, non riesco a sentire ciò che dicono. – disse Yukari. 
Così manipolò il confine tra alta e bassa voce, in modo da sentire ciò che si dissero.
- Ad ogni modo. – gridò Ran. – Io sono Ran Yakumo. Sono una kitsune, cioè una volpe. Come sei finita qui?>
- Io…io… - gridò Layla, sudando freddo. – Io mi trovavo nella mia villa, da sola, quando all’improvviso tutte le finestre si sono chiuse, contemporaneamente. Poi c’è stata una scossa di terremoto, e mi sono ritrovata in questo posto… dove mi trovo?
- Quindi quella ragazzina proviene dal Mondo Esterno… mi chiedo come abbia fatto la villa ad attraversare il confine tra Gensokyo e la Terra... sono sicura che possiede dei poteri speciali… - pensò Yukari, sfoggiando un sorriso beffardo.
- Oh! – gridò Ran. – Ti trovi a Gensokyo, un mondo separato da quello degli umani. E’ meglio se torni nella tua villa, allora. Questo mondo è abitato da youkai, creature che mangiano le persone come te. Ti accompagnerò io, così non avrai nulla da temere, intesi?
Yukari guardò le due mentre si allontanavano, poi tornò al presente, durante il quale Ran la stava cercando freneticamente.
- Oh, Yukari-sama! Dove era finita? – disse Ran.
- Taglia corto. – rispose Yukari. – So che mi hai mentito. Hai cercato di nascondere il tuo incontro con Layla Prismriver.
- Io... io l’ho fatto per quella povera ragazzina. – disse Ran, che oramai era stata beccata in flagrante. – Non voglio che sia divorata da una youkai. Non voglio! Adesso è ancora sola, ma presto troverà una famiglia nel villaggio degli umani, parola di kitsune!
- Capisco. – disse Yukari. – Ci ho riflettuto abbastanza… mi occuperò io di lei.
- Cosa? Ne è sicura? – disse Ran.
- Quella non è una semplice umana… ha dei poteri soprannaturali ed io la aiuterò a svilupparli, per difendersi contro i nemici. ...Non temere.
- E’ molto nobile da parte sua, Yukari-sama. – rispose Ran, sorridendo.
Dopo l’incontro con la shikigami, Layla Prismriver era tornata alla villa, tesa come il filo di un rasoio. Si chiedeva se si fosse potuta fidare di Ran, se ella non avrebbe rivelato il segreto… ma alla fine si convinse che il suo destino era oramai segnato: presto una youkai l’avrebbe divorata, in un lampo. Era da poco arrivata in quella terra magica, Gensokyo, e già si ritrovava a fantasticare sulla sua prossima morte. Ma ella non voleva morire, o perlomeno, non subito. All’improvviso il classico boato che scuoteva la villa ogni mercoledì si fece sentire. Ma quel giorno era venerdì. Rimbombò ben tre volte, un suono cupo e lungo, da far venire la pelle d’oca.
- Ma certo! Lo spirito del musicista! – disse Layla, e si diresse verso il solaio. – In fondo... cosa ho da perdere?
Il giorno successivo, Ran e Yukari uscirono dalla casa Yakumo.
- Quindi ha intenzione di andare alla Villa Prismriver? – chiese Ran.
- Sì. Il mio istinto mi dice che c’è qualcosa che non va, in questa storia. – rispose Yukari.
- D’accordo, ma io verrò con lei, che le piaccia o no. – disse Ran, con fermezza.
Yukari avrebbe potuto benissimo aprire un varco, ma quel giorno preferì fare una passeggiata, sebbene fosse pigra di natura. Arrivati la villa, Ran bussò alla porta.
- Layla! – disse ella. – Sono io, Ran! Apri, per favore!
La porta si aprì da sola.
>- Entrate pure! – gridò una voce femminile.
- E voi chi sareste? – chiese Ran.
- Ma loro sono… - balbettò Yukari, con gran stupore.

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Capitolo 8
*** Atto VII ***


Una volta arrivata alle scale di legno che conducevano al solaio, Layla ebbe i brividi, brividi di paura. Rimase immobile per un piccolo lasso di tempo, poi si fece coraggio e, accendendo una lanterna, aprì la porta.
La stanza era quasi del tutto vuota. Al centro vi era un triangolo, al cui interno vi erano simboli strani, di tutti i tipi. Ai vertici dei triangoli vi erano tre strumenti musicali: un violino, una tromba ed una tastiera, che pareva più moderna di quanto non lo fosse.
- Layla… - disse una voce, che rimbombava nella stanza.
- Sì... sono io Layla! – rispose la ragazza. – E tu chi sei?
- Io... io sono il musicista... – rispose la voce. – Il musicista a cui hai dedicato numerosi tuoi pensieri… un musicista sigillato qui per un ingiusta causa…
- Io ho bisogno del tuo aiuto! – disse Layla. – Mi trovo in una terra illusoria chiamata Gensokyo. Questo luogo è popolato da youkai, che divorano le persone! Aiutami, io non voglio essere mangiata!
- Gensokyo, eh? – rispose quello. – Conosco bene questo luogo… d’accordo, ti aiuterò. Ma prima tu dovrai liberarmi...
- E come? – chiese Layla.
- Sposta gli strumenti musicali… sono loro che mi tengono prigioniero… - rispose la voce.
Layla fece come aveva detto lo spirito. Dal sigillo emerse una figura biancastra, uno scheletro, per la precisione, adornato da una sfilza di pentagrammi vuoti. Layla fece dei passi indietro, spaventata a morte.
- Piacere. – disse egli. – Io sono Totentanz. Tu mi hai liberato dalla mia prigionia, perciò io ti aiuterò a sopravvivere in questo mondo… anzi, esaudirò anche un tuo desiderio. All’improvviso nella mano destra dello scheletro comparve un foglio ingiallito dal tempo, che fu lanciato in direzione di Layla. Fluttuò delicatamente fino ad appoggiarsi, come una piuma, tra le mani della ragazzina.
- Che... che cos’è? – chiese Layla, srotolandolo.
- E’ un contratto. – rispose lo scheletro. – E’ scritto nella lingua di Gensokyo, perciò io lo tradurrò per te. In parole povere, dato che tu mi hai liberato, io diventerò la guardia del corpo.
- ...La mia guardia del corpo?
- Esattamente. In questo modo, potrò proteggerti dalle youkai che infestano questo mondo. Inoltre, esaudirò un tuo desiderio, ma, essendo il contratto scritto nella lingua di Gensokyo, non ho potere oltre la barriera.
Allora Layla prese la penna e la intinse d’inchiostro.
- Un desiderio… non oltre i confini di Gensokyo… - pensò Layla.
Il desiderio più grande della ragazza era quello di rivedere le sorelle, in carne ed ossa, ma Totentanz non poteva realizzarlo. Pensò a lungo sul desiderio da porre, poi, ad un tratto, gridò: - Trovato!
Tre figure femminili erano apparse davanti agli occhi di Ran e Yukari. Mentre Ran sembrava confusa, Yukari sapeva benissimo chi erano. L’aveva scoperto indagando sul passato di Layla.
- Yukari-sama! Chi sono quelle tre ragazze? – chiese Yukari.
- Quelle... beh, quelle sono le persone che Layla ama di più al mondo… – disse Yukari.
- Cosa? Spiegati meglio! – gridò Ran.
- Questa notte ho manipolato il confine tra passato e futuro, ed ho dato un’occhiata al passato di Layla. Quelle tre ragazze sono dei poltergeist, con l’aspetto delle sue sorelle.
Yukari aveva ragione: davanti a loro vi erano tre fantasmi, ad immagine e somiglianze delle tre sorelle che Layla aveva avuto.
- Io sono Lunasa! – gridò quella sulla destra. – Solo la sorella maggiore, e suono il violino!
- Io sono Merlin! – gridò quella sulla sinistra. – Sono la secondogenita, e suono la tromba!
- Ed io sono Lyrica! – gridò quella al centro. – Sono la più giovane, e suono la tastiera!
- Quelle tre credono davvero di essere le sorelle di Layla. – disse Ran.
- Già. – rispose Yukari. – Ma questa non è di sicuro opera di Layla... c’è qualcun altro dietro a questa storia… e credo chi sapere di chi si tratta.
- Forza sorelle! – gridò Lyrica. – Facciamo vedere a queste tre cosa siamo in grado di fare!
- Spell Card! – gridò Lunasa. – Corde False! Pseudo Stradivarius!
- Spell Card! – gridò Merlin. – Tromba Oscura! Fantasma di Clifford!
- Spell Card! – gridò Lyrica – Chiave Fantasma! Performance Spirituale di Bosendorfer!
Le tre sorelle lanciarono un mare di note musicali, che, ad un certo punto, si trasformavano in proiettili. Persino Yukari, che era considerata la youkai più forte di Gensokyo, ebbe dei problemi a schivare la grande quantità di pallottole.
- Ran. – disse Yukari. – I poltergeist non possono essere così forti, dobbiamo evitarli e andare dal vero colpevole della vicenda.
- D’accordo. – disse Ran. – Hai una vaga idea di chi possa essere?
- Totentanz. – disse Layla, qualche ora prima. – Ho scelto il mio desiderio.
- Dimmi, piccina. – rispose egli, con tono gentile.
- Voglio tre fantasmi che abbiano aspetto e carattere delle mie sorelle, che siano in grado di difendermi se necessario e che sappiano suonare gli strumenti musicali. Possiamo usare gli strumenti musicali che ti facevano da sigillo.
- Aspetta. 
- Cosa? – chiese Layla.
- Ho dimenticato di leggerti l’ultimo paragrafo del contratto… se vuoi che io sia la tua guardia del corpo ed esaudisca il tuo desiderio... dovrai darmi metà del tempo che ti resta da vivere. – disse egli, sventolando il contratto davanti agli occhi di Layla.
- Me-metà del tempo che mi resta da vivere? Spiegati meglio. – disse Layla.
- E’ semplice. – rispose egli. – Se sarai destinata a morire tra cinquant’anni, morirai piuttosto... a venticinque anni.
Layla non sapeva più cosa rispondere.
- Ti assicuro che questo contratto è vantaggioso per entrambi. – continuò. – Preferisci essere divorata entro pochi giorni o sopravvivere, avere una guardia del corpo e i fantasmi con le sembianze delle tue sorelle?
- Io... io... – balbettò Layla.
- Pensaci. Prima lascerai questo mondo, prima potrai riabbracciare le tue vere sorelle, nell’aldilà.
Layla si rassegnò, prese la penna già inchiostrata e firmò il contratto. Subito dopo lo scheletro cominciò a risucchiare via metà dell’energia vitale di Layla: un flusso azzurro, che partiva dal cuore di Layla e terminava nella bocca dello scheletro. Mentre i pentagrammi vuoti si riempivano di note musicali, Layla svenne dalla debolezza.
Quando riaprì gli occhi, davanti a lei vi era un uomo, vestito di ocra e con i capelli lisci. Gli occhi erano anch’essi ocra, tendenti al color Terra di Siena, e fissavano quelli di Layla.
- Do-dove sono? Chi-chi sei? – chiese Layla, ancora assopita.
- Si trova nella tua villa, Layla Prismriver. Io sono Totentanz… il suo nuovo maggiordomo! – disse Totentanz, che non era più uno scheletro. Aveva infatti usato l’energia vitale di Layla per resuscitare. – Voglio presentarle delle persone... anzi, delle poltergeist, spiriti in grado di manipolare gli oggetti.
- Ciao Layla! – dissero le tre entità.
- Lyrica? … Merlin? … Lunasa? …Ma cosa? – balbettò Layla.
- Non ricordi il contratto? Ho esaudito il tuo desiderio... – disse Totentanz. Poi prese gli strumenti musicali e li diede alle tre sorelle. – Finché io sarò in vita, questi strumenti saranno intrisi della mia energia...
Le tre poltergeist presero gli strumenti e strimpellarono qualche nota. Layla ripensò subito al concerto nella Sala degli Spartiti e alla felicità che aveva provato, e che stava riaffiorando.
- Allora, sorellina? Siamo brave, vero? – chiese Lyrica.
- Certo che siete brave! – rispose Layla, battendo le mani.
Ad un certo punto, al piano di sotto qualcuno bussò alla porta.
- Ragazze. – disse Totentanz. – Una youkai ha bussato, ed è venuta qui per divorare la vostra sorellina. Andate a darle il benvenuto, con questi strumenti musicali non potete perdere!

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Capitolo 9
*** Atto VIII ***


Le parole dell'uomo si erano compiute: gli attacchi di Ran e Yukari non erano riusciti neanche a scalfire gli strumenti musicali.
- Bene. Pare che le tre sorelle fantasma abbiano fermato le due intruse. – disse Totentanz, ridendo. – Adesso finalmente riuscirò a realizzare il mio piano! - Piano? Di che piano stai parlando? – chiese Layla.
- Vedi Layla… io ho l’abilità di copiare l’abilità del nemico che sto affrontando. – rispose egli. – Secoli fa, prima che venissi confinato nel solaio della tenuta Prismriver, riuscii a copiare, grazie agli spartiti musicali che percorrono il mio corpo, un’abilità sorprendente, che apparteneva nientedimeno che ad una ragazzina.
- Copiare? Spartiti? Potresti spiegarti meglio...? – chiese Layla, che aveva decisamente le idee confuse.
- Tenterò di essere più chiaro possibile. – disse Totentanz, poi tirò su la manica destra. Layla notò subito che era percorsa da uno spartito musicale. – In parole povere, il mio potere consiste nell’immagazzinare quegli elementi che rendono possibile l’utilizzo di un’abilità, sottoforma di note musicali, per poi usarli a mio piacimento.
- E’ come se imparassi una nuova melodia, giusto? – chiese Layla.
- Esattamente. – dispose egli. – Più un’abilità è strabiliante, più note sono necessarie per trascriverla. L’abilità di quella bambina fu la più incredibile che ebbi mai incontrato, infatti utilizzai quasi tutte le mie energie per trascrivere le note musicali di essa. Ricordo ancora quei momenti, secoli fa.
- Oh, ora ho capito! – rispose Layla, sorridendo. – Ad ogni modo, in cosa consiste il tuo piano?
- Vedo che sei curiosa. – rispose quello. – E’ semplice. Voglio annullare il confine tra la vita e la morte e diventare il signore degli spiriti. A quel punto nessuno sarà in grado di confinarmi nuovamente.
- Non se ti battiamo ora! – gridò Ran, facendo capolino da un varco creato da Yukari.
- La kitsune! – gridò Layla.
- Layla! Stai bene? – gridò Ran.
- Come guardia della ragazzina ti ordino di allontanarti, volpe! – disse Totentanz, piazzandosi a difesa di Layla. – Dov’è l’altra youkai? La stavo aspettando... calorosamente! All’improvviso dal varco si sentì una voce: - Anche io si stavo aspettando, Totentanz.
Era la voce di Yukari Yakumo, che uscì dal varco con fare sinuoso.
- Credo sia ora di regolare i conti. – disse Yukari.
- Secoli fa non riuscii e cancellarti da questa terra, ma oggi sarà la volta buona. – rispose egli.
- Ma cosa…? – chiese Layla.
- Non vedo come tu possa riuscire a sconfiggermi, Yukari. Ho copiato il tuo potere, e con esso tutti i suoi affinamenti, aggiungendo sempre più note al mio pentagramma. – disse Totentanz.
- Io ti propongo una sfida ad armi pari, piuttosto. – rispose Yukari. – La Battaglia delle Spell Cards.
- Hai ragione. – rispose l'uomo. – Spiegami, poiché sembra piuttosto interessante.
Fu proprio Yukari ad ideare le regole della Battaglia delle Spell Cards, ma si era ripromessa di non diffonderle, poiché preferiva i combattimenti per ciò che erano. La sconfitta equivaleva alla morte. Ma in quel frangente non poteva assolutamente rischiare, dato il nemico contro cui si trovava. Un uomo con le sue stesse identiche capacità e possibilità. Yukari avrebbe potuto contare su Ran, ma allo stesso modo Totentanz poteva su contare su Lyrica, Merlin e Lunasa. Aveva inoltre a disposizione il potenziale di Layla Prismriver.
E così Yukari spiegò a Totentanz tutte le regole delle Spell Cards, per filo e per segno. Quello sorrise, poiché non vedeva l’ora di eliminare la donna.
- E se io vinco, cosa ci guadagno? Secondo le regole, io non posso ucciderti con i miei incantesimi.
- Ti darò la possibilità di assorbire tutta la mia energia vitale. – rispose Yukari.
- Ottimo! – rispose quello, battendo le mani. – E se vinci tu? Farai lo stesso?
- In caso contrario sarai sigillato nuovamente. Per l’eternità, questa volta. – rispose ella. 
Iniziava così la prima Battaglia Ufficiale delle Spell Cards.
Nel frattempo Ran prese per un braccio Layla ed entrò nel varco aperto prima.
- Ran? Ran, dove siamo? – chiese Layla alla volpe.
- Tranquilla, siamo al sicuro. – rispose Ran.
- Al sicuro… da cosa? – chiese la ragazzina.
- Credo sia ora di raccontarti un po’ di cose sul conto di Yukari e Totentanz... – disse Ran.
Totentanz era uno degli youkai più forti di Gensokyo, al momento della creazione della Barriera Hakurei. Copiava le abilità dei nemici che incontrava, ottenendone sempre di più forti, e ciò dava fastidio a molti altri youkai. Un giorno egli incontrò Yukari-sama, che a quel tempo non era che una giovinetta. Una ragazzina con un enorme potere tra le mani, che non sapeva oltretutto gestire, e dal quale egli era fortemente attratto. Un’altra youkai, stanca delle prepotenze di Totentanz, avverti la sacerdotessa del Tempio Hakurei, mentre egli pian piano trascriveva le note sui pentagrammi. La ragazza nel frattempo, aveva assistito alla trascrizione delle note senza fiatare, poiché egli le promise che così sarebbe aumentato d’intensità. Ma, ad un certo punto, le disse: “Voglio solo ucciderti, cara. Così il mio nuovo potere non avrà eguali”, e cominciò a risucchiare la sua energia vitale. All’improvviso la sacerdotessa sopraggiunse e fermò Totentanz, sigillandolo addirittura nel mondo esterno, data la sua pericolosità. E, destino beffardo, fu sigillato proprio nella tenuta del casato Prismriver.
- Quindi… quindi Totentanz è uno youkai malvagio… e io non avrei dovuto sciogliere il sigillo? – chiese Layla, balbettando.
- Già. – rispose Ran. – Avrei dovuto accompagnarti subito al Villaggio degli Umani, accidenti. Spero che Yukari riesca a vincere la Battaglia.
- Ma... ma io come posso fidarmi di voi due? Potreste essere voi coloro che lo hanno sigillato perché temevano il suo potere… - disse Layla.
- Piccola… ti prego, devi fidarti di noi. Yukari-sama ha indagato sul tuo passato e sul tuo futuro manipolando i suddetti confini. Ha visto quanto tu patisti, e ha provato pena per te. Proprio come successe a lei, anche tu sei stata vittima delle sue esortazioni. Una persuasione durata tutta la tua vita, sottoforma di boato.
Layla mise la testa fra le gambe.
- Ora arriva la parte peggiore. – disse Ran. – Totentanz ha creato i fantasmi delle tue sorelle solo per guadagnarsi la tua fiducia. Aveva intenzione di risucchiare anche ciò che rimaneva della tua energia vitale, una volta coronato il suo sogno. Se otterrà l’energia vitale di Yukari nessuno sarà più in grado di fermarlo, data l’età avanzata della mia padrona.
- E noi cosa possiamo fare? – chiese Layla.
- Possiamo solo aver fiducia in Yukari-sama. – rispose Ran, facendole cenno di uscire dal varco.
Mentre le due stavano discutendo, era in corso la battaglia tra la suddetta e Totentanz.
E quest’ultimo era in vantaggio.
- Spell Card! – gridò Yukari. – Spiriti Sinistri! Doppia Farfalla Nera della Morte! – E all’improvviso, una pioggia di proiettili si abbatté su Totentanz, che in seguito rispose con la stessa Spell.
Infatti i loro poteri si equivalevano. Nessuno poteva prevalere sull’altro. Yukari rifletté a lungo su come avrebbe potuto vincere il nemico e finalmente giunse ad una soluzione. - Devo ricorrere alla mia Spell Card nascosta. – pensò. Yukari preferiva non utilizzarla. Essa amplificava i suoi poteri ed era una Spell personale, che non poteva essere riprodotta da nessuno, ma non riusciva ancora ad averne il pieno controllo.
Se avesse però fallito, Totentanz avrebbe potuto coglierla di sorpresa e infliggerle il colpo finale.
- Patetica! – gridò Totentanz. – Non vincerai mai solamente schivando i miei attacchi! Beh, credo sia giunta l’ora di utilizzare la mia Spell Card nascosta, che ho padroneggiato durante il mio confinamento.
- Anche lui ha una Spell Card nascosta? – pensò Ran. – Non è possibile, non può averla creata con il suo potere di base. Deve aver ricopiato gli elementi per crearne una da Yukari.
Totentanz chiamò le Sorelle Prismriver, e si piazzò davanti a loro.
- Spell Card Nascosta! – gridò Totentanz. – Pentagramma Illusorio! Funerale dell’Eternità!

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Capitolo 10
*** Atto IX ***


- Aspettate, sorelle! – gridò Layla, mentre preparavano la Spell Segreta. – Cosa state facendo?
- Stiamo facendo ciò che è giusto! – disse Lunasa.
- Non puoi fidarti di Yukari e della sua shikigami, sono youkai malvagie! – disse Merlin.
- Vogliamo solo proteggerti, Layla! – disse Lyrica.
- Voi invece non avete capito nulla! E’ Totentanz lo youkai malvagio! – gridò Layla.
Ran appoggiò la sua mano sulla spalla della fanciulla.
- Non preoccuparti, Yukari se la caverà. – disse. – Presto anche le tue sorelle si renderanno conto di essere state ingannate.
Dopo pochi attimi, la Spell fu pronta. Le tre sorelle Prismriver cominciarono a suonare un brano dal ritmo frenetico ed impossibile da seguire, mentre una pioggia di proiettili avanzava formando una spirale. 
Totentanz, nel frattempo, aprì dei varchi qua e là, lanciandovi poi delle sfere dal colore biancastro. Yukari era rimasta intrappolata, e la situazione stava peggiorando. Ad un certo punto però, le tre musiciste rivolsero i loro sguardi a Layla. La ragazzina in quel momento si era accasciata a terra, con gli occhi gonfi di lacrime. Le tre si resero conto di averla tradita, ascoltando le ragioni di Totentanz piuttosto che le sue. Forse erano davvero dalla parte sbagliata! Era stata proprio Layla a desiderare che apparissero, perché avrebbe dovuto dir loro una bugia? Le tre sorelle si scambiarono uno sguardo d’intesa, e rivolsero la loro performance in direzione di Totentanz, colpendolo in pieno. Egli si rialzò, colmo d’ira.
- Voi! – gridò. – Come avete osato?
- Beh, ecco... vedi… per sbaglio abbiamo... ehm.. perso il controllo degli strumenti. – disse Lyrica.
Sbuffò. – Non importa, non importa. Mi rendo conto che questo è un potere troppo grande per voi, e che è facile che ne perdiate il controllo… ma non me la raccontate giusta…
Yukari rise. – Sembra che abbiano capito chi è il vero malvagio, caro! – disse con tono irriverente.
- Ti stai sbagliando. – rispose quello. – Sono stato io ad averle create, loro non possono disobbedirmi.
Poi egli si girò verso le sorelle. – Fatevi da parte, incapaci. Concluderò la Spell Segreta senza di voi, visto che ho copiato anche il vostro potenziale.
Yukari, riflettendo sul da farsi per tutta la durata dell’incantesimo, finalmente trovò una soluzione. Non poteva vincere, dato che aveva appreso anche i poteri delle Prismriver, ma poteva puntare sulla sua avidità, così pronunziò delle parole di ghiaccio.
- Questa battaglia ormai è persa, non sono più in grado di vincere …ma prima che tu mi infligga il colpo finale, vinca la battaglia e risucchi il mio spirito, voglio mostrarti la mia Spell Segreta. – disse Yukari.
- D’accordo, tanto non avrà alcun effetto su di me. – rispose egli.
- Lo so. Te la mostrerò come ricompensa per avermi sconfitta.
- Che gentile che sei, cara. – disse il suo avversario con evidente tono ironico. – Ma non mi fido di te. Le tre sorelle controlleranno che tu non faccia scherzi, grazie al potere che ho loro consegnato. – Poi si girò verso di loro. – …Se vi ribellerete... sarà la fine di Layla, sappiatelo.
Le tre rimasero di sasso. Avevano infatti intenzione di attaccarlo di nuovo, ma ora non avrebbero più potuto farlo.
Grazie al potere dei confini, avrebbe potuto uccidere Layla in pochi istanti.
Si misero attorno a Yukari.
- Spell Card! – disse Lunasa. – Eclisse Fantastica! Sigillo Bemolle!
E così, le tre sorelle cominciarono a girare attorno a Yukari, creando una pseudo gabbia.
- A me va benissimo così, Totentanz. Ti concedo di ammirare la mia Spell Segreta solo perché mi hai sconfitta, e nessuno ci era riuscito, prima d’ora. – rispose Yukari, e cominciò a preparare la Spell.
- Questa Spell... non potrà copiarla. – penso Yukari. – Ed è grazie a questa che lo batterò.
- Povera illusa. – pensò Totentanz. – Crede che io non possa copiarla, eh? Me la mostra solo come ricompensa? Non mi fido assolutamente di lei.
- Cosa avrà in mente? – pensò Ran.
All’improvviso, Yukari pronunziò le fatidiche parole:
- Spell Card Segreta! Confine Illusorio! Moltiplicatore dell’Ossimoro!
E come d’un tratto, le capacità di Yukari salirono vertiginosamente. Il suo potere aumentò in una maniera sproporzionata.
- Ho vinto io. – penso Yukari. – Ora potrò finalmente sconfiggerlo.
Totentanz cominciò a ridere.
- E sarebbe questa la fantomatica Spell Segreta di cui parlavi? Credo davvero di vincere amplificando i tuoi poteri? – disse. – Hai fatto male i tuoi conti, cara. Io posso copiare la tua Spell Segreta! – gridò ridendo.
- Ma come? – gridò Ran. – La Spell Segreta è personale! Nessuno può copiarla!
- Hai ragione, kitsune, In condizioni normali non potrei copiarla… ma in questo caso posso, grazie alla Spell Card delle sorelle Prismriver! – rispose. - Sì, parlo del Sigillo Bemolle!
- Che cosa? – gridò Ran, stupefatta.
- Il Sigillo Bemolle è una mia Spell, ed essenzialmente mi permette di infrangere le regole, intrappolando il mio avversario. L’ho perfezionata negli anni solo per questo momento, perché avrei avuto a disposizione tre fantasmi ingenui per utilizzarla.
Le tre sorelle, udito il piano dello youkai, fecero per fermarsi, ma Yukari le intimò di proseguire con l’incantesimo, poiché il suo piano stava filando liscio come l’olio. Lo youkai cominciò a copiare il Moltiplicatore dell’Ossimoro: i pentagrammi del suo corpo erano già pieni di note riguardanti la manipolazione dei confini di Yukari e la manipolazione degli strumenti delle tre sorelle, ma dato che quella si trattava solo di una Spell Card, non si preoccupò più di tanto dello spazio. Le note comparvero sui pentagrammi rimasti, mentre pian piano sentiva che il potere stava diventando suo.
- Cosa sta combinando Yukari? – chiese Layla. – E’ come se gli stesse consegnando il mondo intero.
- Fidati di lei, Layla. Sa cosa sta facendo. – rispose Ran.
Il potere di Yukari stava aumentando piuttosto lentamente, giustificando ciò per via del Sigillo Bemolle, ma la youkai stava agendo in quel modo di proposito. Era riuscita a far credere a Totentanz che la Spell agisse lentamente, mentre si stava preparando per un colpo di sorpresa. Improvvisamente, la velocità del moltiplicatore raddoppiò e così fecero anche le note sui pentagrammi.
- Ma cosa? – si chiese Totentanz, stupito. – Stai forse accelerando la tua disfatta?
- No, caro. – rispose quella. – Sto accelerando la tua!
Seguì il grido furioso di Yukari, che quadruplicò la velocità dell’incantesimo. Ad un certo punto, sui pentagrammi di Totentanz cominciarono a comparire dei diesis qua e là. Egli cominciò a preoccuparsi, mentre la pressione delle note cominciava a farsi insostenibile.
Un sol bequadro si posò sulla sua fronte, seguito da un’esplosione.
Uno scoppio invisibile, che rilasciò un’onda d’urto tale da generare un terremoto che fu avvertito in tutto il Gensokyo. Quando Layla riaprì gli occhi, vide Totentanz che bruciava tra fiamme viola.
- Alla fine la tua avidità si è ritorta contro di te. – disse Yukari.
- Mi vendicherò, youkai dei confini, stanne certa. – gridò. – Ora che sono in grado di utilizzare il Moltiplicatore dell’Ossimoro, dovrai guardarti le spalle. Poi si girò verso Layla.
- Tu hai scelto la fazione sbagliata, ragazzina. Riceverai subito la tua punizione. – disse.
Batté le ciglia, e le tre sorelle Prismriver scomparvero, come fuoco che si spegne.
Allo stesso modo fece ciò che rimaneva di Totentanz.
Layla si era già separata dalle sue sorelle una volta, e dovette farlo di nuovo. Scoppiò in lacrime, mentre Ran tentò di consolarla. Purtroppo Yukari non sapeva come avrebbe potuto ricrearle allo stesso modo. Totentanz, infatti, aveva vissuto nella villa Prismriver per decenni, perciò aveva imparato a conoscerle e quindi, a farne copie perfette. Le due youkai capirono che sarebbe stato meglio lasciare sola Layla, per qualche giorno, così decisero di creare una barriera attorno alla villa.
- Yukari-sama. – disse Ran.
- Uh? – chiese Yukari.
- Dobbiamo fare qualcosa per Layla.
- Non preoccuparti, Ran. Ti ho già detto che Layla ha del potenziale. Grazie al suo potere potrà rivedere le sue sorelle.
- E quale sarebbe il suo potere? Non capisco.
- Si tratta della Manipolazione degli Spiriti. – rispose la youkai dei confini.

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Capitolo 11
*** Atto X ***


Yukari preferiva che Layla non cominciasse ad adoperare il suo potere, per via della sua giovane età. Temeva, infatti, che potesse abusarne, essendo ancora giovane. Cinque anni dopo l’incidente di Totentanz, ella capì che oramai giusto il momento. Layla era una adolescente, quando la Youkai dei Confini cominciò ad istruirla su come padronare la sua Manipolazione degli Spiriti.
- Il segreto. – disse. – E’ la concentrazione.
- La concentrazione? – chiese Layla.
- Esatto. Il tuo potere ti permette di padroneggiare le entità spirituali. Concentrandoti, potrai attirare su di te gli spiriti di Lunasa, Merlin e Lyrica. – rispose Yukari. – Quando il tuo potere sarà massimizzato, potrai controllare anche gli spiriti del mondo esterno.
- …Quindi potrò rivedere le mie vere sorelle?
- Già, ma per farlo dovrai allenarti per tutta la vita. Solo così avrai una concentrazione tale da poter dare il massimo.
Layla ebbe le lacrime agli occhi all’idea, e pochi giorni dopo cominciò ad allenarsi con Yukari. La kitsune, Ran, capì subito che il potenziale di Layla stava crescendo, poco alla volta. Si trattava della forza di volontà della ragazza.
Tre mesi dopo, le tre si trovavano nell’atrio della villa. Mentre le finestre erano chiuse, delle candele levitavano a mezz’aria. Si trattava del primo tentativo di Layla nel recupero delle tre poltergeist.
- Coraggio! – disse Ran. – Ce la puoi fare!
- I tuoi sforzi non saranno stati vani, fidati di me. – disse Yukari.
- Grazie della fiducia, spero proprio di farcela. – rispose Layla.
Ella si posò dinnanzi al cerchio magico tracciato sul pavimento dell’atrio. Chiuse gli occhi ed alzò le braccia al cielo. Il suo potere funzionava come una calamita, ma per attirare gli spiriti doveva emettere delle vibrazioni in grado di raggiungere l’intera Gensokyo, e, soprattutto il fiume Sanzu. Eppure Layla sapeva che le sue vibrazioni non erano sufficientemente forti per giungere fino alla Barriera Hakurei, così si concentrò ancora di più. Ad un certo punto Yukari e Ran avvertirono una tremenda onda d’urto, che fece tremare i mobili all’interno della stanza.
- Spaventoso! – pensò Ran. – La concentrazione di questa ragazza è formidabile!
- Manca poco… - pensò Yukari.
Layla stava cominciando a sudare freddo, quando avvertì delle mistiche presenze attorno a lei. Si girò di scatto e, fissando uno spirito, gridò: - Rivelati!
Lo spirito svolazzante cominciò a brillare, rivelando che si trattava di Merlin Prismriver. Successivamente anche Lunasa e Lyrica fecero la loro comparsa. Seguirono le lacrime della sorella, mentre Yukari e Ran si scambiarono uno sguardo d’intesa.
- Complimenti, Layla! Ce l’hai fatta! – gridò Ran, abbracciandola.
- Ottimo lavoro. – disse Yukari. – Il primo passo è stato compiuto. Per ora ti consiglio di stare un po’ con le tue sorelle, tra pochi giorni daremo il via alla seconda fase.
- D’accordo. – rispose Layla.
Mentre Yukari e Ran lasciarono la villa, le quattro sorelle si rinchiusero nella camera di Layla. Ella raccontò alle tre poltergeist tutto ciò che le era accaduto negli ultimi tempi, mentre loro la ascoltavano assai interessate. Successivamente Layla raccolse gli strumenti musicali che erano in soffitta e li consegnò alle tre sorelle. Essi non erano più intrisi della forza di Totentanz, ma generavano comunque melodie.
Le tre sorelle strimpellarono un po’ note: erano assolutamente scoordinate, ma resero comunque Layla felice.
Pochi giorni dopo, Yukari e Ran tornarono alla Villa.
- Oggi vorrei farti conoscere una persona… – disse Yukari.
- Una persona? Di chi si tratta? – chiese Layla.
- E’ una mia vecchia amica, la quale può aiutarti a sviluppare i tuoi poteri. Ovviamente anche le tue sorelle sono invitate. – rispose quella, poi aprì un varco.
Oltre quest’ultimo, attraversato dalle quattro sorelle, si apriva una distesa desolata. Oltre alcune colonne piazzate casualmente, si scorgeva un colossale albero di ciliegio, completamente privo di vita. Centinaia di spiriti svolazzavano qua e la’, mentre sulla destra vi era una casa solitaria: si trattava del Netherworld, il mondo dove gli spiriti morti erano condannati a vagare qua e la’ per l’eternità.
Mentre Layla osservava il paesaggio, notò un uomo intento a sistemare una siepe. Egli, scorgendo Yukari, posò le cesoie e corse da lei.
-Yukari-sama! Ran-sama! – disse lui. – Bentornate! Yuyuko-sama vi sta attendendo.
In seguito notò le quattro sorelle e tentò di scusarsi.
- Oh, chiedo venia. Non avevo notato che aveste degli ospiti. Con chi avrei il piacere di conversare?
- Io sono Layla Prismriver. – disse la ragazza. – E loro sono le mie sorelle poltergeist Lunasa, Merlin, e Lyrica. – disse, indicandole. – E lei invece?
- Sapevo che eravate delle poltergeist, siete della stessa natura degli spiriti che popolano questa landa. – rispose lui. – Comunque io sono Youki Konpaku, giardiniere degli Inferi. Permettetemi di accompagnarmi dalla mia signora, la principessa fantasma di Hakugyukorou.
- Si tratta della tua amica? – chiese Layla a Yukari.
- Sì, è lei. – rispose.
Poco dopo il gruppo raggiunse la dimora della suddetta principessa. Una casa in perfetto stile giapponese, completamente diversa dalla villa europea del casato Prismriver.
Ran aprì lentamente la porta scorrevole, mentre la principessa acconsentì al suo ingresso. Yukari, Ran e Layla si sedettero di fronte a lei, mentre Lunasa, Merlin e Lyrica rimasero con Youki, strimpellando una melodia per gli spiriti altri.
- Yuyuko. – disse Yukari. – Ricordi quando ti ho parlato della ragazza con un incredibile potenziale?
- Sì. – rispose. – Suppongo si tratti della ragazza di fronte ai miei occhi. Ho osservato tutte le peripezie che ti sono accadute attraverso dei varchi creati da Yukari. Hai un legame molto forte con questo luogo, così come le tue sorelle.
- Le mie sorelle? Stai forse parlando di quelle che avevo un tempo?
- Già. Ti risparmierò una domanda: non si trovano qui, non sono ancora morte.
- Se fossero state qui Layla avrebbe potuto identificarle facilmente. – disse Yukari, mentre la ragazzina tirava un sospiro di sollievo. – Costei è riuscita a riportare a sé le tre poltergeist create per lei da Totentanz, ma vorrei che la aiutassi a sviluppare ancora di più la sua Manipolazione degli Spiriti.
- D’accordo, lo farò. – rispose ella, poi si voltò verso Layla. – Promettimi che darai il massimo. Io non concedo mai gentilezze, a meno che la persona la quale le chiede sia Yukari Yakumo.
- Allo stesso modo se Yuyuko ha un problema mi faccio in quattro per aiutarla. – aggiunse Yukari.
– Dato che rimarrai negli Netherworld per un po’, avvertirò le tue sorelle. – disse Ran, ed uscì.
Una volta varcata la porta notò una gran massa di spiriti riuniti attorno le tre sorelle che, con un po’ di pratica, erano riuscite a creare una melodia sensata.
- Certo che sono proprio brave! – disse Youki, mentre teneva il ritmo con le mani.
- Mmh.. dovevo parlare con loro, ma credo che ora siano impegnate… - pensò Ran. - …Pazienza, attenderò che abbiano concluso la performance.
- Come ha detto Yukari. – nel frattempo stava affermando Yuyuko. – Il segreto è la concentrazione. Devi sentirti tutt’uno con gli spiriti per poterli padroneggiare.
- Propongo che Layla venga qui ad allenarsi ogni inverno, finché non avrà sviluppato la sua abilità – disse Yukari.
- Layla. – disse Yuyuko.
- Ehm… si? – rispose quella.
- Come te la cavi con la cucina? – chiese.
- Beh, non sono malaccio. Ran mi ha insegnato alcune delle sue ricette.
- Perfetto, sai come ripagare la mia ospitalità. Youki non è il mago del gourmet.
Nel frattempo all’esterno il concerto si era concluso.
- Se quegli spiriti avessero le mani, senza dubbio applaudirebbero. – disse Youki.
- Suppongo di sì. – rispose Ran, poi si avvicinò a loro e spiegò la situazione. Le tre sorelle erano abbastanza tristi all’idea di rimanere sole per un’intera stagione. Purtroppo non potevano rimanere presso i giardini di Hakugyukorou con la sorella, poiché la avrebbero deconcentrata di sicuro. La kitsune propose loro di continuare a suonare gli strumenti musicali, visto il successo ottenuto.
L’inverno oramai si stava avvicinando: tornata alla villa, Layla mise in una valigia i suoi vestiti e salutò le sorelle, perché non poteva abbracciarle.

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Capitolo 12
*** Atto XI ***


Yukari accompagnò Layla nel Netherworld, in modo da cominciare il suo allenamento speciale. Era appena cominciato l’inverno e le tre sorelle Prismriver si annoiavano di già. Lyrica aveva fissato a lungo il paesaggio circostante, poi si girò di scatto.
- Ragazze. – disse. – Mi è venuta un’idea!
- Uh? Di cosa si tratta, Lyrica? – rispose Lunasa.
- Layla è andata nel Netherworld, ed ha compiuto questo sacrificio con il presupposto di impegnarsi a fondo, utilizzando il proprio talento.
- E quindi? – chiese Merlin.
- Quindi anche noi dovremo impegnarci e sfruttare il nostro talento! – rispose Lyrica. – Siamo poltergeist, no? E qual è il potere dei poltergeist?
- Manipolare gli oggetti… forse ho capito cosa vuoi fare... – rispose Lunasa.
Per qualche tempo le fate del Lago Nebbioso udirono rumori assordanti provenire dalla Villa Prismriver. Ogni tanto, alcune fate, curiose, tentavano di sbirciare all’interno dell’edificio e scoprire cosa diavolo stesse succedendovi, ma la barriera impediva loro di avvicinarsi. Passati venti giorni dalla partenza di Layla, le tre raggiunsero il loro scopo. Decisero quindi di esibirsi presso il Santuario Hakurei.
Giunte la’ la sacerdotessa del luogo le ammonì: - Ehi, cosa credete di fare? – chiese.
- Vorremmo solo suonare un paio di melodie. – disse Merlin.
- Ah, e come mai proprio qui? A me non piace la confusione, a dirla tutta. – rispose ella.
- Il tuo Santuario è visitato da numerosi umani e youkai, così pensavamo fosse un modo per farci conoscere al pubblico. – rispose Lyrica.
- D’accordo, ma non una nota di più. – disse la sacerdotessa, girandosi.
Udendo delle note musicali, si girò di nuovo, e con grande stupore notò che le tre ragazze stavano suonando gli strumenti senza le mani. Essi, infatti, fluttuavano intorno a loro, propagando la melodia.
L’espressione di gioia della sacerdotessa rese felice anche le tre, mentre numerosi youkai accorrevano per ascoltarle.
- E così state utilizzando la vostra abilità di poltergeist per suonare senza le mani? – chiese quella.
- Esattamente! – rispose Merlin. – Ci siamo allenate duramente per raggiungere questo scopo!
- Secondo me dovreste esibirvi in vari luoghi di Gensokyo... o magari ad alcune feste... sono sicura che il vostro trio diverrà famoso... – disse.
Le tre pensarono che fosse un’ottima idea, ma preferirono tornare nella villa e continuare a provare gli spartiti. Con il passare del tempo, le loro figure divennero sempre più conosciute, essendo spesso invitate a raduni di youkai o a feste invernali.
Passarono alcuni mesi, quando Yukari andò da Layla e la riportò alla Villa Prismriver. Uscita dal varco notò che una grande folla di youkai si trovava davanti alla tenuta. All’improvviso una valanga di note cominciò a disperdersi nell’aria, e Layla ne rimase estasiata. Tentò di farsi spazio tra la folla ma vedendo che non ci riusciva, Yukari aprì per lei un varco per il piedistallo su cui si trovavano le tre sorelle.
- Sorelle! – gridò Layla, sbucando dal varco.
- Layla! – risposero le sue sorelle, e si abbracciarono commosse.
Poco dopo però, il pubblico cominciò a lamentarsi: volevano sentire le musiciste suonare, così Layla si allontanò per lasciare alle sorelle lo stage. Da dietro il piedistallo riusciva a scorgere i sorrisi degli youkai e così fece lei. Mentre si avvicinava la fine della performance, Merlin ebbe un pensiero maligno.
Alla fine, mentre Lyrica e Lunasa si inchinarono, mentre Merlin coninuò a suonare la tromba. All’improvviso, gli occhi degli youkai si fecero azzurri e cominciarono a compiere azioni strane: c’era chi ballava, chi picchiava altri youkai, chi gridava… era un caos generale. Layla si sentì fremere, come se una forza misteriosa avesse voluto portarla alla pazzia. Mentre Lyrica tentava di fermarla, nonostante fosse immateriale, Lunasa, intuendo che Merlin aveva intenzione di apparire come la migliore agli occhi del pubblico, cominciò a suonare il violino. Le note malinconiche del violino bilanciavano il suono squillante della tromba, riportando alla normalità gli youkai, così come la sorella.
- Merlin, cosa si è saltato in mente? – chiese Lyrica.
- Io… io… - disse Merlin, balbettando imbarazzata.
- Calma Lyrica, rilassata. – intervenì Lunasa, placandola. – E’ evidente che i nostri strumenti conservano ancora una traccia del potere di Totentanz. Suonando in gruppo non ne abbiamo mai avuto contezza, purtroppo.
- Lunasa ha ragione. – disse Layla. – Quando Merlin suona la tromba, il suono manda su di giri gli animi delle creature che la ascoltano. Quando Lunasa suona il violino, il suono produce l’effetto opposto.
Mentre invece la tastiera di Lyrica non provoca alcunchè. Suonando in gruppo i vostri suoni si bilanciano.
- Esattamente. – rispose Lunasa. – Ora che siamo a conoscenza di ciò, vediamo di non provocare danni, rischieremmo di far crollare la nostra popolarità.
- Per fortuna gli youkai non ricordano nulla… - rispose Merlin. – Perdonatemi ragazze, non mi sarei dovuta comportare da egocentrica.
- Non ti preoccupare, sorella. – disse Lyrica.
- Popolarità? – chiese Layla. – Avete combinato qualcosa mentre io ero nel Netherworld?
E così le tre sorelle raccontarono a Layla dei loro concerti, delle loro prove… le mostrarono inoltre come erano in grado di suonare gli strumenti senza usare le mani. La sorella minore fu molto fiera di loro, esortandole ad impegnarsi e a mettere passione in ciò che fanno.
Secondo le lancette del tempo Layla doveva essere una ventenne, ma non era così. Numerosi fattori avevano inciso nello scorrere della sua vita.
Proveniva dal mondo esterno, dove lo scorrere del tempo è diverso, aveva subito dispiaceri profondi da bambina, che avevano danneggiato la sua psicologia e, soprattutto, l’allenamento speciale negli Inferi. I flussi del tempo che coincidevano le avevano causato un invecchiamento precoce. Inoltre i suoi sforzi nel manipolare le entita spirituali avevano deteriorirato il suo corpo, il contatto con gli spiriti stessi non faceva che peggiorare le cose. Lentamente ed inconsciamente, Layla si stava distruggendo da sola.
E’ inoltre importante ricordare che metà del suo spirito vitale era svanito per l’avidità di Totentanz. Quel che rimeneva della tua vita veniva così ridotto ad una velocità impressionante.
Le stagioni, gli anni passarono in fretta. Ogni inverno la ragazza si recava presso la principessa Saigyouji, mentre le tre sorelle tenevano dei concerti in vari luoghi di Gensokyo. Durante le altre stagioni, le quattro sorelle si divertivano ogni giorno, tutti i giorni: suonavano, giocavano, cucinavano tanti piatti deliziosi e discutevano di argomenti seri. Spesso e volentieri Yukari e Ran andavano a trovarle, e sorseggiando una tazza di Earl Grey, chiacchieravano del più o del meno.
Comunque le tre sorelle fantasma dovettero constatatare con i loro propri occhi che il potere della sorella era aumentato sempre di più, ad ogni anno che passava, ma non le chiesero mai perché ella si stesse sforzando così tanto. Un giorno però, Layla, oramai avanti con l’età, si avvicinò a loro.
- Ragazze. – disse. – Se siete d’accordo, io vorrei suonare e cantare una canzone assieme a voi.
- Ma certo, Layla! – rispose Lyrica. – Hai un testo da cantare?
- Sì. – rispose. – E’ un testo che cantavo con le mie sorelle quando il conte organizzava delle feste all’interno del Salone degli Spartiti.
Le tre sorelle cominciarono a suonare lo spartito che diede loro Layla, mentre ella cominciò a cantare.

"...Under the illusion of go back to the past,
you can hear my last requiem.
When my tears will turn into a Prism...
...and then flown into a River."

Al termine della canzone Layla le ringraziò di cuore. Le tre sorelle non capirono che legame avesse la sorella con il testo, ma a loro bastava averla resa felice. Con le lacrime agli occhi, Layla pronunziò queste parole:
- Ragazze. Voi avete un talento naturale per la musica! Mi avete reso davvero felice, è stato bellissimo trascorrere la mia esistenza assieme a voi! – disse.
- Che... che significa? – chiese Lyrica.
- Vi prego, continuate a suonare! Rendete felice il vostro pubblico, così come avete fatto con me! E’ questo il potere della vostra musica! E’ questo il vostro talento!
- Ma.. ma… - balbettò Merlin, mentre Lunasa rimaneva in silenzio.
- Io.. io sento di non avervi meritato. – disse, cominciando a piangere. – Spero… spero che le note della solitudine non vi intrappolino tra le loro spire! Voi siete spiriti liberi, colorate questo mondo con i vostri sentimenti! Vi prego. Fatelo per me.
E fu così che, nello stupore generale, Layla Prismriver spirò.

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Capitolo 13
*** Atto XII ***


- Ecco. L’ho sepolta. – disse Ran, sospirando.
Lei, Yukari e le tre sorelle Prismriver si trovavano presso Muenzuka, il cimitero dove erano sepolti coloro che erano morti senza i genitori. Il fruscio del vento agitava le foglie dei salici piangenti rosa confetto, mentre il gruppo era in silenzio per onorare la morte di Layla Prismriver.
- Ran... – disse Lyrica. – Yukari-sama potrebbe alterare il confine tra la vita e la morte... e così resuscitare.
- Potrebbe. – rispose Ran. – Ma non vuole.
- Perché…? – chiese Merlin dalla disperazione.
- Perché vuole il tempo scorra come deve. Se il Tempo aveva progetto di ucciderla proprio oggi, Yukari non vuole che le sue decisioni vengano alterate. La sua perdita addolora anche me, ma è una sensazione con cui dobbiamo convivere, e non possiamo farci nulla.
- Io sono d’accordo con la kitsune. – disse Lunasa.
- Ma... perché, Lunasa? Sono sicura che non accadrà nulla di male! – disse Lyrica.
- Il nostro destino è già stato scritto, sorelle. Se il destino di Layla è questo, che lo sia. Il nostro destino invece è suonare, è stata proprio ella a pregarci di impegnarci.
> – Perché devono accadere queste cose? – disse Lyrica piangendo.
- Ti prego Lyrica, calmati. – disse Ran. – Pur non avendo massimizzato il suo potere potrebbe aver incontrato le sue vere sorelle… pensa a questa evenienza. Layla preferirebbe stare con loro piuttosto che vivere qua con voi.
Merlin e Lunasa chinarono il capo.
- So che dura accettarlo, ma cerca di capire. – disse Ran.
Yukari e Ran accompagnarono le tre sorelle alla villa, poi se ne andarono, lasciandole sole. Yukari riteneva che il discorso fatto da Ran a Lyrica fosse giusto, affermando che avrebbe detto loro le stesse identiche cose.
- Stupida volpe! Cosa ne sa lei dei sentimenti di Layla? – gridò Lyrica.
- Non riesci ancora ad accettare che non ci sia più o sbaglio? – chiese Lunasa.
- “Rendete felice il vostro pubblico, così come avete fatto con me!”, “Colorate questo mondo con i vostri sentimenti!”, “Fatelo per me.” Come può averci detto delle cose così egoiste, in punto di morte?
- Ma… - Merlin tentò di intromettersi.
- Come può? In fin dei conti è stata Layla a crearci! Ci ha create per soddisfare un bisogno di affetto! Non siamo altro che un ripiego!
- Ti stai sbagliando, Lyrica. – disse Lunasa.
- Persino te, Lunasa. – rispose Lyrica. – La più matura del gruppo, che ragiona così. Non ti rendi conto che non abbiamo una nostra personalità? Siamo delle fotocopie delle sue sorelle del Mondo Esterno!
- Sei tu quella nel torto. – rispose Lunasa. – Ella non si aspettava che alcuni fantasmi, degli spiriti senza meta, la rendessero così felice. Degli spiriti che non avevano personalità, bianchi e pallidi.
- Anche se ricalca quella di un’altra persona ci ha comunque dato un’identità. – disse Merlin. - Siamo un complesso musicale fantasma in grado di rendere felici gli abitanti di Gensokyo, Lyrica.
- Il suo desiderio non era colmare la sua mancanza d’affetto, ma trasmettere la gioia, e rallegrare le persone afflitte. Ha sofferto molto da piccola, e l’unica cosa che la rendeva felice era la musica. – disse Lunasa.
- Chissà, magari un giorno la rivedremo. – disse Merlin.
- Per adesso però impegniamoci per realizzare il suo sogno. – disse Lunasa.
Lyrica si asciugò le lacrime ed annuì.
Passarono dei secoli. Le sorelle Prismriver spesero questo arco di tempo suonando in vari luoghi di Gensokyo come avevano promesso. Dalle finestre avevano visto le stagioni che si susseguivano incessantemente. Spesso frequentavano Ran e Yukari, ma visitavano anche il Netherworld nella vana speranza che la sua anima fosse lì. Ogni tanto accadevano delle vicende strane: una volta tutti i fiori sbocciarono, riempiendo l’aria di nostalgici profumi, una volta ci fu una guerra con gli abitanti della Luna.
Era inverno, quando le sorelle Prismriver ricevettero una visita. La neve stava cadendo senza sosta e l’ospite, aprendo la porta, ne fece riversare una gran quantità nell’atrio della villa.
- Oh, scusate! – disse imbarazzata, guardando la neve.
- Ah, non ti preoccupare. Piuttosto, chi sei? – chiese Lunasa.
- Mi ricorda vagamente qualcuno… - disse Lyrica.
Si trattava di una ragazzina dai capelli grigi, con un vestito verde e una spada dietro la schiena. Un fantasma le girava attorno, ed era incredibilmente parte di lei.
- Mi manda la principessa Saigyouji... – disse ella, con le gote rosse.
- Sei la sua giardiniera? – chiese Merlin.
- Sì. – rispose la ragazza. – Mi chiamo Youmu Konpaku, e sono diventata da poco la nuova giardiniera dei giardini di Hakugyukorou… appartenenti a Yuyuko-sama, ovviamente.
- Ora ricordo! – disse Lyrica. – Tu mi ricordi tanto quell’anziano signore che abbiamo conosciuto quasi trecento anni fa… tuttavia mi sfugge il suo nome.
- Oh, certo! Si chiamava Youki, Youki Konpaku. – rispose Merlin.
- Voi avete conosciuto mio padre? – chiese Youmu stupita.
- Sì, rammento anche io quell’uomo. Lyrica ha ragione, vi assomigliate molto. – disse Lunasa.
- Se questa ragazzina è la nuova giardiniera vuol dire che Youki è passato a miglior vita… - disse Merlin.
- Uhm… che peccato, era molto simpatico. – disse Merlin.
- Ragazze. – disse Youmu. – Preferei non toccare più questo argomento, ne soffro molto.
- D’accordo. – rispose Lyrica. – Avevi detto che ti mandava Yuyuko… come mai?
- Oh, già! Yuyuko-sama ha intenzione di organizzare una festa nell’Hakugyukurou per ammirare i boccioli di ciliegio che si schiudono. Voleva che suonaste qualche brano per gli invitati.- disse Youmu.
- Ottima idea, ci saremo senz’altro! – rispose Merlin.
- Appena Yuyuko-sama avrà deciso il giorno, verrò ad avvertirvi. – disse Youmu.
- Perfetto! – risposero le tre.
Dopo vari sforzi, Youmu riuscì a chiudere la porta della villa. Le tre sorelle erano piuttosto eccitate all’idea di vedere i boccioli di ciliegio. Sarebbe stata una buona occasione per rilassarsi un po’. In ogni caso Lyrica notò che quell’anno la primavera era già in ritardo, perciò si chiese se la festa di sarebbe davvero tenuta o no.
Due settimane dopo circa, Youmu le avvertì che il giorno successivo si sarebbe tenuto il party. Tuttavia chiese loro di attendere davanti alla porta dell’Hakugyukurou e di bloccare tutte le youkai che non erano state invitate.
- Se qualcuno vi sfugge. – disse Youmu. – Non preoccupatevi, ci penserò io. Fate del vostro meglio, però.
- Non deluderemmo mai quell’aspirapolvere di principessa. – rispose Merlin.
E così, il giorno della festa, si piazzarono davanti alla suddetta porta, chiacchierando del più e del meno. Non avevano mai visto il giardino dei morti in fiore, poiché ai loro occhi era sempre apparso come una landa desolata. Guardavano inoltre il paesaggio circostante: nonostante qualsiasi cosa fosse ricoperta dalla neve, alcuni spiriti della primavera volvano liberi. Tra di questa c’era Lily White, che le salutò cordialmente portando dietro di sé una scia di petali di ciliegio.
Ad un certo punto, notarono tre ragazze che si dirigevano verso di loro. La prima aveva un vestito bianco e rosso, la seconda un vestito nero mentre la terza un abito da cameriera.
- Qui nel cielo fa molto più caldo, si sta davvero bene. – disse Sakuya, la terza.
- Non siamo qui per divertirci, dobbiamo scoprire come mai i petali di ciliegio stanno fluttuando nel cielo. – disse Reimu, la prima.
- Guarda che razza di barriera! – disse Marisa, la seconda. – Una neofita come me non riuscirà mai a trapassarla.
- Si tratta di correnti ascensionali, sacerdotessa. – disse Lunasa, avvicinandosi a lei.
- Correnti ascensionali? – chiese Reimu.
- Sì, quando le stagioni si susseguono, la pressione dell’aria… diminuisce. – rispose quella.
- Qualcosa mi dice che il nostro obiettivo si trova dietro questa porta… - pensò Reimu.
- Io non la attraverserei. – intervenì Merlin. – Almeno, non ora. Oltre queste nuvole si stanno scatenando delle forti tempeste invernali.
- E che razza di posto sarebbe? – chiese Sakuya.
- Ehi, tu! – disse Marisa, puntando il dito contro Lyrica. – Dimmi subito come si apre quella porta!
- Non c’è bisogno di essere scortesi. – rispose ella. – C’è un trucco, tuttavia.
- E se ti batto me lo svelerai? – chiese.
- Ma guarda, sembra che Lyrica si sia fatta finalmente un’amica! – disse Merlin, felice.
- Bando alle ciance, chi siete e costa state facendo qui? – chiese Reimu con tono sgarbato.
- Siamo il complesso musicale Prismriver. – disse Lunasa. – Siamo delle poltergeist, invitate per una festa presso l’Hakugyukurou. Allieteremo l’evento con della buona musica.
- Però voi siete in anticipo. – disse Merlin.
- Non importa, anche noi vorremmo vedere i fiori che sbocciano. – disse Sakuya.
- Ma non siete state invitate. – disse Lyrica. – Abbiamo l’ordine della principessa Saigyouji di non far passare gli intrudsi…se volete vedervela con noi, siamo pronte!
- Invitate da dei fantasmi? Non sarebbe stata una bella cosa. – pensò Reimu.
- Suoneremo una melodia di benvenuto per le nuove amiche di Lyrica! – disse Merlin.
- Se vi betteremo, potreste fare da cameriere? La principessa è a corto di personale. – disse Lyrica, ridendo.
E così la sfida delle Spell Cards ebbe inzio: Reimu contro Lunasa, Marisa contro Lyrica e Sakuya contro Merlin.

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Capitolo 14
*** Atto XIII ***


Un ingente flusso di petali di ciliegio attraversava la porta del Netherworld. Dentro di essi vi era l’energia della primavera, per questo Lily White cercava di acchiapparli, invano.
- Sei la sacerdotessa del Tempio Hakurei, vero? – chiese Lunasa. Lo scontro stava per iniziare.
- Sì. Sbrighiamo in fretta questa faccenda, devo scoprire la colpevole. – rispose Reimu.
- Abbiamo suonato diverse volte al Tempio Hakurei, ma le sacerdotesse sono state molto più cortesi di te.
- Che faccia tosta! Sei stata tu a provocarmi! Ora ti faccio vedere io!
E così cominciò la battaglia: entrambe le ragazze cominciarono a lanciare dei proiettili, che vennero prontamente schivati. Allo stesso modo, mentre Marisa schivava con facilità le frecce di Lyrica, Sakuya prestava attenzione ai raggi di Merlin.
- Spell Card! Chiavi Oscure! Performance Oscura di Fazioli! – gridò Lyrica, e subito dalla tastiera comparvero dei flussi di proiettili. Vorticavano a gran velocità sopra alla poltergeist creando quella che ricordava la forma di un fiore, poi si diressero verso Marisa: i proiettili rossi si muovevano verso destra, quelli blu nella direzione opposta. La maga schivò i proiettili a lungo, senza riportare ferite o simili.
- Spell Card! Tromba Fantasma! Spettro di Hino! – gridò Merlin. Improvvisamente dalla tromba uscirono un paio di laser azzurri che curvavano. La loro traiettoria era impossibile da prevedere, diedero infatti non pochi problemi a Sakuya, che comunque ne uscì illesa.
- Spell Card! Performance a Corda! Guarnieri del Gesù! – gridò Lunasa, rilasciando il suo attacco. Tre laser rossi circondarono Reimu, i quali poco dopo si trasformarono in proiettili ed ognuno seguì un proprio percorso. Alcuni più veloci, altri più lenti, formavano una gabbia attorno alla sacerdotessa. Notando che le tre sfidanti riuscivano a schivare facilmente i loro attacchi, le tre sorelle Prismriver decisero di utilizzare una delle Spell Cards che erano solite utilizzare in tali frangenti.
- Spell Card! Concerto Funerario! Prismriver Concerto! – gridarono le tre, sincronizzate. Mentre Lunasa rimase al centro rilasciando una notevole quantità di proiettili, Merlin e Lunasa si avvicinarono alle sfidanti e con un paio di laser bianchi deviarono verso di loro i colpi.
Le tre ragazze che finora avevano dimostrato eccellenti qualità di grazing, si trovarono in difficoltà. Si trovavano intrappolate in una gabbia di proiettili che si dirigevano verso di loro a gran velocità. Come se non bastasse, gli strumenti musicali avevano continuare a suonare per tutta la durata della battaglia, confondendo ulteriormente le loro menti. Le sorelle Prismriver erano certe di avere la battaglia nelle loro mani, quando all’improvviso partì il contrattacco delle loro sfidanti.
- Spell Card! Segno Spirituale! Sigillo della Fantasia! – gridò la sacerdotessa, rilasciando delle sfere colorate che, vorticando a gran velocità, colpirono Lunasa arrestando il flusso dei proiettili.
- Spell Card! Segno d’Amore! Scintilla Maestra! – gridò la maga. Prese dalla tasca un piccolo oggetto ottagonale di legno, chiamato Hakkero, dal quale rilascio un raggio scintillante e incredibilmente grande. Esso spazzò letteralmente via Lyrica e con lei la sua tastiera, che interruppe il sottofondo musicale.
- Spell Card! Segno Affilato! Bambola Assassina! – gridò la cameriera, bloccando il tempo e posizionando una grande quantità di coltelli da cucina nell’aria. Quando fece ripartire il tempo, i coltelli schizzarono verso Merlin, che, pur essendo un fantasma, ne fu affetta.
Le tre misteriose sfidanti avevano vinto la sfida delle Spell Cards e così le sorelle lasciarono che passassero attraverso la porta. In realtà per attraversarla bastava volare al di sopra di essa, ma le tre vincitrici non credevano fosse così facile. Mentre volarono al di la’ del grande portone, Lily White si avvicinò alle tre poltergeist.
- Non è andata come speravate, vero? – chiese la fatina.
- Ci hanno battuto con una facilità estrema. – disse Lunasa affranta.
- Beh, è risaputo che le ragazze del clan Hakurei possiedano poteri formidabili… - disse Lyrica.
- Avanti, ragazze! Non preoccupatevi, ci penserà la figlia di Youki a sistemare la faccenda! – disse Merlin sfoggiando un sorriso un po’ malinconico.
- Secondo me dovreste seguirle. – disse Lily White.
- Forse ha ragione, dopotutto manca poco alla fioritura del Saigyou Ayakashi. – disse Lyrica.
- Saigyou Ayakashi? – chiese Lily White.
- Si tratta di un albero di ciliegio, ma non possiamo dirti di più, purtroppo. – disse Lunasa.
- Allora, vi sbrigate? – gridò Merlin alle sorelle.
Mentre le tre si allontanavano, Lily White sentiva che c’era un collegamento tra l’albero di ciliegio e i numerosi petali che racchiudevano la primavera. Al di là del portale vi era una lunghissima rampa di scale, tanto da sembrare quasi infinita. Numerosi alberi di ciliegio e lanterne tipicamente giapponesi costeggiavano la via che portava al giardino della famiglia Saigyouji. Alla fine della rampa di scale vi era un grande piazzale: da questo si poteva scorgere in lontananza il Saigyou Ayakashi, il colossale albero di ciliegio. Mancava poco, e finalmente sarebbe sbocciato perfettamente: era proprio questo il piano della donna che un tempo amplificò i poteri di Layla Prismriver.
Sul campo vi erano segni di battaglia: numerose mattonelle erano state frantumate, molte lanterne erano a terra. Alcuni alberi erano stati sdradicati, mentre una figura giaceva tra le macerie del muro di sinistra.
- Ma… è la figlia di Youki! – disse Merlin sorpresa.
La ragazza giaceva a terra svenuta, mentre la sua parte fantasma svolazzava in circolo al di sopra di lei. Aprì lentamente gli occhi, ed ebbe immediatamente contezza di ciò che era successo.
- Non posso biasimarvi, musiciste. – disse Youmu con un filo di voce. – Quelle guerriere non sono alla nostra portata. Sono sicuro, però, che la principessa riuscirà a vincerle una volta per tutte.
Le tre ragazze rimasero in silenzio.
- Avanti, seguitemi. – disse Youmu. – Ci recheremo vicino al Saigyou Ayakashi. Tra poco i suoi fiori di ciliegio sbocceranno, e così l’anima sigillata nell’albero sarà finalmente libera.
- Era quindi questo l’obiettivo di Yuyuko-sama? Liberare un’anima? – chiese Merlin.
- Pare proprio di sì… ma c’è una cosa che capisco. – rispose Lyrica. - Non è rischioso? Insomma, immagino che nemmeno la principessa sappia di che tipo di anima si tratti. E se fosse qualcuno di pericoloso?
- Lyrica ha ragione. – disse Lunasa. – Speriamo che non succeda nulla di male.
Poco dopo giunsero alla collina in cima alla quale si estendevano i rami del colossale albero di ciliegio.
- Preparate i vostri strumenti musicali, ragazze. – disse Youmu. – Manca davvero poco.
All’improvviso, però, la giardiniera notò che in cima all’albero la principessa stava ancora combattendo contro le tre misteriose sfidanti. Non immaginava che la battaglia fosse ancora in corso, né che la sua signora fosse in notevole difficoltà. La vide con le lacrime agli occhi.
- E’ giunta la tua ora, spettro! – disse Reimu. – Restituiscici la primavera di Gensokyo!
- No! La battaglia non è ancora finita, esseri infimi! – gridò ella, estraendo dal kimono una Spell Card. – Spell Card! Segno del Bocciolo di Ciliegio! Il Perfetto Bocciolo di Ciliegio Nero Come l’Inchiostro!
All’improvviso i petali di ciliegio attorno all’albero mutarono in farfalle rosa e porpora, che a loro volta si divisero ulteriormente in numerosi proiettili magenta, che puntavano contro le tre ragazze.
Mentre i proiettili si moltiplicavano, altri petali mutavano in piccoli proiettili, come una pioggia rosea. Si trattava di un vero e proprio travaglio: Yuyuko stava utilizzando tutto il suo potere per mettere fuori gioco i suoi avversari, creando un labirinto mortale.
E fu in quel frangente che le tre utilizzarono nuovamente le loro Spell Card più potenti, vincendo ancora una volta la battaglia. La donna si trasformò in un piccolo gruppo di farfalle, che volarono via. Mentre le tre ragazze erano felici della vittoria e di aver risolto l’incidente, un piccolo nucleo rosa comparve sulla cima dell’albero. La lotta tra le quattro aveva infatti indebolito il sigillo dell’albero, rilasciando, sebbene parzialmente, l’anima che vi era sigillata. Mentre una forza misteriosa sussurrava “Spell Card! Resurrezione delle Farfalle!”, intorno a questo strano nucleo comparvero dei laser rosei, che intrappolarono le sfidanti attorno all’albero, poi rilasciò ad intervalli regolari nugoli di farfalle di vari colori. Dopo un arco di tempo minimo, sebbene infernale, l’anima fu di nuovo sigillata. I fiori di ciliegio del Saigyou Ayakashi divennero neri come l’inchiostro e vennero spazzati via in poco tempo ad opera di un vento apocalittico.
Le tre ragazze avevano definitivamente vinto, mentre Youmu, Lyrica, Merlin e Lunasa guardarono le scena deluse per l’accaduto.
Poco tempo dopo però, Reimu Hakurei, la sacerdotessa, organizzò una festa presso il tempio, per contemplare i fiori di ciliegio che sbocciavano. Tutte le youkai più rappresentative di Gensokyo furono invitate, Youmu e Yuyuko comprese, mentre le sorelle Prismriver suonarono un rilassante medley.

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Capitolo 15
*** Atto XIV ***


L’incidente del boccioli di ciliegio avvenne in primavera, ma in quell’anno ci furono anche altri eventi a cui le tre sorelle musiciste furono invitate. Durante l’estate conobbero una oni ubriacona che organizzava feste a non finire ed adorava la loro musica, ma ciò fu cosa di poco conto, poiché venne sconfitta quasi immediatamente. Durante l’autunno di quell’anno, come ogni anno d’altronde, si sarebbe tenuto lo Tsukimi, il Festival della Luna. Gli umani del villaggio aspettavano con ansia questa celebrazione. Le tre sorelle, giunte con largo anticipo nel luogo, notarono le decorazioni create con gli steli della pampa Giapponese e le donne intente a preparare i dango partendo da semplice farina di riso. Alcuni di questi cibi sarebbero stati mangiati durante la celebrazione, altri sarebbero stati offerti come tributo alle divinità della luna. Erano all’incirca le otto della sera, quando la celebrazione ebbe inizio e le sorelle cominciarono a suonare i loro pezzi migliori, con i quali si erano esercitati per tutto il periodo estivo. Essendo in grado di suonare gli strumenti senza toccarli, scrutarono tutti gli invitati alla festival. C’erano gli umani del villaggio, e con loro la guardiana Keine Kamishirasawa, che sembrava piuttosto agitata. Dall’altra parte c’erano invece le eroine: Reimu, Marisa, Sakuya e Youmu. Vicino a loro c’erano anche delle youkai che avevano incontrato nel corso delle loro avventure: Yukari, Alice, Remilia e Yuyuko. Quest’ultimo gruppo, nel particolare, stava confabulando segretamente: inizialmente le sorelle pensarono che stessero architettando un piano malvagio, ma alla fine che videro che ne parlarono con le loro amiche. Alice, in particolare, indicava la Luna con fare agitato, mentre anche Keine si avvicinò a loro. In seguito la mezza bestia si diresse verso le tre poltergeist, chiedendo loro di interrompere la performance.
- E’ successo qualcosa, Keine? – chiese Lunasa.
- Sì, pare che la luna in cielo sia un falso. Per questo non diventerà mai una luna piena. – disse ella. – E’ senza luna piena non possiamo celebrare lo Tsukimi.
- Ah, è un vero peccato. – rispose Merlin.
- Non preoccupatevi. Le youkai mi hanno riferito che, bloccando il tempo, questa notte scopriranno i colpevoli e li convnceranno a restiturci la vera luna.
- Ah, sembra divertente. – disse Lyrica. – Ad ogni modo, tu che farai Keine?
- Io sono preoccupata riguardo questo misterioso scambio. Non mi fido di Yukari, potrebbe benissimo star tramando qualcosa a danno degli umani. Credo che utilizzerò la mia abilità di cancellare la storia per proteggere il villaggio.
- Non ho ben capito… cosa vorresti fare? – chiese Lyrica, curiosa.
- Farò in modo che il villaggio degli umani non sia mai esistito, così sarà inattaccabile. – rispose quella. – Quando l’incidente sarà risolto e la luna piena comparirà in cielo, avrò il potere di creare la storia e così farlo ricomparire.
- Quindi la tua abilità è la manipolazione della storia. – disse Lyrica. – Puoi giocarci a tuo piacere e modificare… eventi già accaduti in passato.
- In parole semplici, sì. – rispose la donna. – Faccio tutto questo solo per il bene degli umani.
- Ho capito cosa hai in mente, Lyrica. – disse Lunasa. – Ma ti avverto, non funzionerà!
- E’ strano come noi abbiamo suonato per il festival della Luna per secoli, ogni anno… - disse Lyrica. – E non siamo mai venuti a contatto con una personalità altruista come la tua.
- Effettivamente hai ragione. Persino io non so nulla sul vostro conto, siete delle poltergeist e sapete manipolare gli strumenti musicale, ma come avete ottenuto questo potere? – disse quella, mentre la sua interlocutrice sorrideva.
- Vedi il fatto è che… noi stiamo state create da una umana… - cominciò a raccontare Lyrica, mentre Lunasa lo fissò adirata, perché non approvava l’intervento della sorella.
- U-una u-umana? – disse Keine.
- Già. Una ragazza vivace, ma allo stesso tempo molto sola, poiché è giunta a Gensokyo dopo aver perso i genitori ed essersi separata dalle sorelle… ecco, questa persona è svanita tentando di recuperare ciò che aveva perduto. Noi siamo molto legate a lei, perciò se magari potesse manipolare il passato in modo che non morisse… beh…
- Lasci perdere, Keine. – disse Lunasa. – Si tratta solo del capriccio di questo spirito. Non dia peso alle sue parole.
- Ragazze, ragazze state calme. – disse Merlin, mentre la mezza bestia non sapeva cosa pensare.
- Non dirmi che non vorresti riabbracciare Layla, Lunasa! – gridò Lyrica contro la sorella. – E’ questa la verità? E’ questa?
- La verità è che sei solo una testarda, Lyrica! – gridò la poltergeist maggiore. – Sia Yukari che Ran ci hanno ripetuto più volte che non è mai una buona cosa cambiare il passato, specialmente per un desiderio egoista come il tuo. Anche io vorrei incontrare nuovamente Layla, ma non in questo modo, non barando! Io odio barare!
- Non vorrei darti un dispiacere, Lyrica, ma… - disse Keine. – Ciò che dice Yukari è vero, modificare la storia non è mai una buona cosa. Io sì, la manipolo, non volentieri, ma lo faccio per proteggere le persone a me care. Non metto in dubbio il legame affettivo che hai con Layla, ma non possiamo immaginare le conseguenze che questo atto potrebbe comportare…
Ma pochi minuti prima della sfuriata, una gatta, una nekomata, per la precisione, si avvicinò a Merlin.
- Posso stare un po’ con voi? – chiese la gattina. – Vedi, le mie padroncine, Yukari-shama e Ran-shama sono andate a sistemare la Luna, ed io sono rimasta da sola.
- Ah, certo che puoi restare. – rispose Merlin. – Sei la gattina di Yukari, quindi. Come ti chiami?
- Scusa, non mi sono presentata, io sono Chen! – rispose la gattina.
- Piacere diconoscerti, io sono Merlin! – disse la poltergeist.
- Ma non c’è bisogno che ti presenti, ti conosco! Ran-shama mi parla spesso di voi. Tu sei Merlin, la bionda è Lunasa e l’altra è Lyrica. La vostra musica mi piace molto. – disse Chen.
- Che piacere incontrare una fan, allora! – rispose Merlin. – Vedi, il momento è delicato: Lyrica e Lunasa stanno discutendo con Keine, perciò è meglio se noi ci allontaniamo.
- Ah, e di cosa discutono? – chiese Chen.
- Stanno parlando riguardo l’umana che ci ha create, Layla Prismriver. – rispose Merlin, balbettando un poco.
- Ah sì! Layla! Ran-shama mi ha parlato anche di lei. Dice sempre che le manca, poiché ha passato molto tempo in sua compagnia. – disse la gattina. – Mi piacerebbe conoscerla, vado a chiedere loro dove si trova!
- No, aspetta! Dove vai… - Merlin non fece in tempo a concludere la frase, che Chen si era già precipitata dalle altre, proprio nel climax della vicenda.
- …Non metto in dubbio il legame affettivo che hai con Layla, ma non possiamo immaginare le conseguenze che questo atto potrebbe comportare…
- Ehi, salve a voi! – disse Chen, sorridendo. – Vedete, Ran-shama mi ha parlato spesso della vostra quarta sorella Layla, dato che ci siamo incontrate tutte in occasione della Tsukimi, volevo chiedervi che potevo in qualche modo vederla…eheh.
- Te le presenterei volentieri, gattina. – disse Lyrica. – Se solo qui qualcuno avesse del buonsenso.
- Ma sentitela! – disse Lunasa. – Stai solo facendo brutta figura, solo perché non riesci a slacciarti da Layla. E’ morta, e noi non possiamo fare nulla. Non riesci ad accettare la realtà. Ecco tutto.
- Invece sì che possiamo fare qualcosa! Potremmo fare in modo che Layla non si fosse mai allenata nel Netherworld, così sarebbe rimasta con noi!
- Questa è la cosa più stupida che io abbia mai sentito, Lyrica. Sei una ragazza intelligente, molto più furba e scaltra di me e Merlin messe insieme. Ma sei troppo limitata nei tuoi schemi: una volta fissata un’idea, difficilmente la cambi, si tratta di un punto di vista che per te deve essere giusto per forza. L’unico desiderio di Layla era quello di incontrare le sue sorelle della Terra e poteva farlo solo se si fosse allenata nella Manipolazione degli Spiriti. E ora cosa vorresti fare? Infrangere il suo unico disperato sogno, per costrigenerla a restare con noi fantasmi senza spessore? Ma non riesci a capire?
- Cosa ha risolto allenandosi? Non è riuscita a massimizzare il suo potere, perciò non incontrerà mai le sue sorelle. Ha solo sprecato anni della sua vita inutilmente.
Chen aveva solo perggiorato la situazione e le due sorelle tennero il muso per tutta la durata del festival. Poche ore dopo, infatti, la luna vera era di nuovo al suo posto. Le note sgargianti del complesso Prismriver erano divetate grigie e polverose, legate da un filo indistruttibile connesso a vari secoli prima. Keine pensò che la situazione era insostenibile, così qualche giorno dopo cancellò dalla storia la discussione che aveva intrapreso con le tre ragazze, in modo tale che il divario fosse colmato. Ma Lyrica non smise di pensare a Layla: poiché la mezza bestia aveva cancellato la sua discussione con Lunasa, non poté riflettere sulle parole importanti che le aveva detto. Eppure il destino di Layla era già scritto e avrebbe finalmente avuto compimento in quell’anno in cui sbocciarono fiori di tutte le tipologie, anche quelli che non dovevano fiorire.

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Capitolo 16
*** Atto XV ***


Quell’anno tutti i fiori di Gensokyo sbocciarono insieme: l’aria era così satura di pollini e profumi vari che confondevano le idee a chiunque le odorasse. Ma Lyrica era uno spirito, non aveva il senso dell’olfatto per odorarne le fragranze. Aveva visto questo evento per secoli, che si ripeteva precisamente ogni sessanta anni, perciò non la entusiasmava più di tanto. Dal festival della luna in poi, Lyrica e Lunasa intrapresero numerose discussioni riguardanti Layla, le quali spesso sfociavano in attacchi d’ira. Quel giorno Lyrica si era proprio infuriata con la sua sorella, così decise di vagare in giro per il territorio cercando un posto tranquillo per una performance come solista e per raccogliere nuovi suoni illusori da inserire nella sua tastiera.
- Accidenti a lei, testarda! – sussurrò Lyrica, mentre fluttuava vicino ad uno stagno. – Testarda lei, testarda la youkai dei confini, testarda la mezza bestia! – Notando però la bellezza dello stagno al quale si era avvicinato, decise di calmarsi un po’. – Ah, che luogo tranquillo… non mi ero accorta di questo luogo.
- Ehi, ciao! – disse una voce. – Hai intenzione di fare una performance qui?
Si trattava di una tengu, Aya Shaimemaru, reporter di Gensokyo e famosa per i suoi articoli esagerati. In quel tempo stava indagando riguardo i misteriosi fiori, sbocciati improvvisamente.
- Questo luogo è così silenzioso… forse è meglio se non suoni qui, disturberesti gli animali che vivono nelle vicinanze.
- Ah, è solo una Tengu… – disse Lyrica. – Tranquilla, non ho intenzione di suonare o altro.
- Capito! Stai facendo una pausa di nascosto. – disse Aya. – Chissà, magari finirai nel mio giornale!
- Il mio complesso non suona per finire tra le pagine dei giornali dei Tengu!
- Ora che ci penso… ma di solito non siete in tre? Oggi sei sola, a quanto pare.
- Ci sono solo io, è evidente. In questo momento sto raccogliendo dei suoni.
- Ah sì, allora non credo sia stata una buona idea venire qua, in un luogo così placido…
- Forse hai ragione… ma sono comunque fortunata. Potrò ascoltare il suono di una tengu che cade dal cielo… ti sfido ad una battaglia con le Spell Cards! – disse Lyrica con tono deciso.
- Se è una sfida che vuoi, ti accontento subito! – rispose Aya.
Si allontanarono dallo stagno, e la youkai sfidata sfoderò con gran velocità la sua prima Spell Card.
- Spell Card! – gridò Aya. – Segno del Vento! Ventaglio del Dio dei Venti!
Aya fece una capriola, poi, sbandierando la sua foglia d’acero, generò lame affilate di diversa grandezza verso diverse direzioni. E fece ciò numerose altre volte, fino a creare un campo minato molto pericoloso.
Notando che una lama si stava dirigendo verso di lei, Lyrica sparò alcuni proiettili per deviarne la traiettoria, poi utlilizzò il suo incantesimo.
- Spell Card! Segno Rumoroso! Flusso dell'Anima del Suono! – gridò Lyrica. – Lyrica si allontanò dalla tastiera, la quale generò un flusso di sfere biancastre di note musicali, il cui movimento ricordava quello di una lunghezza d’onda. Le onde bloccarono e dissolsero i ventagli affilati della tengu, dirigendosi poi verso l’avversaria.
- Spell Card! – gridò in tutta risposta Aya. – Turbine Maestoso! Ragazza del Dio del Vento!
La tengu si ricoprì in un ciclone che appariva come un ostacolo insormontabile, poi si lanciò contro la sua sfidante. Lyrica cercò di evitarla in tutti i modi, attirandola verso i proiettili del suo incantesimo precedente, disseminati qua e la’ nel campo di battaglia. Quando il tempo dell’incantesimo si concluse ed il ciclone si dissolse, Aya fu subito colpita dalle innumerevoli note musicali della tastiera.
- Oh, sono caduta nel tuo tranello… ho agito un po’ d’impulso… - disse Aya, con i vestiti in disordine.
- Perfetto! Ho registrato il suono! – disse Lyrica. – Ed ho anche vinto la battaglia!
- Cosa farai con i suoni che raccogli?
- Ne registrerò molti, poi li fonderò per crearne uno completamente nuovo! – rispose Lyrica. – I fiori stanno sbocciando proprio in questo momento, ma riesci a sentire un suono sordo fuso insieme, vero?
- Sì, è il suono del Mondo Esterno. – disse Aya, allontanandosi in fretta.
Lyrica preferì continuare la sua ricerca piuttosto che rispondere. Tempo dopo giunse presso un campo di girasoli. Non si era, però, accorta di essere seguita.
- Che luogo fantastico! – disse Lyrica. – In questo campo di girasoli ci sono numerosi spiriti rumorosi… credo che raccogliendo una gran quantità di suoni niente male! – All’improvviso, però, sentì un frusciio. – Oh, c’è qualcun altro qui? – chiese.
- Sì, spirito. – rispose una voce. – Certo che sei più rumorosa degli spiriti del Mondo Esterno raccolti qui.
Si trattava di Yuka Kazami, una youkai molto potente che trascorreva le sue giornate immersa in quel campo di girasoli.
- Beh, è il mio lavoro dopotutto. – rispose Lyrica. – E comunque oggi sono sola, perciò non sono così chiassosa.
- I tuoi suoni sono i suoni di Gensokyo. Un suono già morto, però. Puoi ascoltare quello che gli spiriti stanno dicendo, vero? – disse Yuka.
- In verità non è il mio forte… e non ho ben capito di cosa tu stia parlando.
- Guarda, i girasoli ti stanno prestando attenzione. Le anime che possiedono i fiori pensano che qualcuno che possa comprenderle sia finalmente arrivato.
- Ehi, ehi… aspetta! Perché mi stanno fissando? – disse Lyrica, notando che tutti i girasoli erano girati verso di lei.
- Perché siete lo stesso tipo di spirito. – rispose Yuka. – Tutto questo incidente floreale è stato causato dagli spiriti, non solo quelli che si trovano qui. E probabilmente sono anche più rumorosi di te e degli altri.
- Altri? Ma oggi sono sola.
- Ne sei sicura? Avanti, miei adorati girasoli! Diamo inizio alla nostra performance fantasma! Spell Card! - disse Yuka, prendendo una carta dalla sua tasca. - Illusione Primaverile! Bellezza della Natura!
Sull’ombrello violaceo di Yuka comparvero numerose sfere gialle che fece vorticare in aria, mentre dal basso i girasoli crebbero in altezza, insidiando la sfidante. Una volta intrappolata quest’ultima, Yuka lanciò le sfere gialle per darle il colpi di grazia. Fu in quel momento che Lyrica decise di contrattaccare.
- Spell Card! – gridò Lyrica. – Segno Rumoroso! Flusso dell’Anima del Suono!
La stessa Spell Card che utilizzò contro la tengu: le note musicali si fecero strada tra le radici dei girasoli, mentre le sfere biancastre dissolsero le sfere gialle dell’avversaria. Yuka utilizzò l’ombrello per difendersi dalle note musicali, poi immise nell’aria una sorta di nube gialla, aprendo e chiudendo l’ombrello più volte: si trattava del polline avvelenato dei girasoli. Immersa nella nebbia, Lyrica fu presa dal panico, poiché il successivo attacco della sfidante poteva giungere da qualsiasi direzione.
- Spell Card! – sussurrò Yuka. – Segno Floreale! Nuova Fioritura di Gensokyo! – E tutto d’un tratto, un turbine di fiori e di petali sconvolse l’ambiente circostante, ma la nebbia fece fatica a diradarsi.
Lyrica schivò a fatica i proiettili mascherati da fiori rassegnandosi, poiché cominciava a pensare che avrebbe perso la battaglia.
- Devo fare qualcosa, non posso subire passivamente gli attacchi in questo modo. – pensò Lyrica, schivando una manciata di petali. – Aspetta! Lei ha detto che i girasoli sono posseduti da spiriti rumorosi come me… forse riesco ad accattivarmeli con la musica!
- Cosa ti succede, mia cara? – disse Yuka con fare irriverente. – I miei amati fiori ti stanno dando filo da torcere?
- Molto gentile a preoccuparsi per me, davvero! – rispose Lyrica. – Vediamo cosa ne pensano i tuoi fiori!
Spell Card! Performance Solista di Lyrica!
Così la poltergeist cominciò a suonare la tastiera, la quale generò flussi di note musicali rosse come il rubidio. I girasoli, attratti dal suono della sfidante, si ribellarono al volere della loro compagna, insidiandola nei suoi movimenti. All’improvviso, un girasole le strappò via il parasole e cominciò a diffondere il polline velenoso.
- Naturale che sarebbe finita così. – sussurrò Yuka – L’anima pura dei girasoli è stata corrotta dal rumoroso Mondo Esterno, perciò hanno preferito ascoltare la mia avversaria…
All’improvviso Lyrica la colpì con la tastiera, scaraventandola a terra, ma poi si avvicinò a lei per soccorrerla.
- Una performance qui al campo dei girasoli… - disse Lyrica. – Sembra proprio divertente!
- Hai vinto la battaglia, perciò sarai sempre la benvenuta. – rispose Yuka. – Tuttavia le anime possiedono i fiori solo una volta ogni sessant’anni. Ti conviene fare la tua performance prima possibile.
- Appena avrò trovato dei suoni fantastici, tornerò con le mie sorelle! – disse Lyrica.
La strada che Lyrica stava percorrendo veniva chiamata la Strada della Riconsiderazione: gli umani del Mondo Esterno, spinti dal desiderio di suicidarsi, giungono qui, dove stranamente la Barriera Hakurei è indebolita da una forza oscura. Il percorso è disseminato di fiori chiamati higanbana, le cui tossine agiscono sul sistema nervoso, ed in particolare sugli istinti di sopravvivenza degli umani, così cambiano idea al pensiero del suicidio. Lyrica seguì il percorso fino a giungere al giardino di Muenzuka, una piccola radura di alberi di ciliegio, ma anche un cimitero per le persone morte della solitudine, senza parenti o amici.

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Capitolo 17
*** Atto XVI ***


Che Muenzuka fosse un luogo solitario era risaputo, ma quel giorno Lyrica notò qualcuno. Una figura non troppo alta, che fissava gli alberi di ciliegio in silenzio.
- Ora ci penso, non ho ancora ascoltato il suono dei fiori di ciliegio… - disse Lyrica, guardando gli alberi. – Ero talmente concentrata su quegli strani fiori da dimenticarmi quelli primaverili!
- Higanzakura ed Higanbana. – sussurrò la ragazza. – Nel placido giardino di Muenzuka, fiori che non sbocciano mai, sbocciano simultaneamente. Gli Higanbana ricorrono alle suppliche, gli Higanzakura suonano le melodie della condanna. E’ davvero strano che qui compaiano delle poltergeist.
- Ancora con questo plurale. – rispose Lyrica. – Smettetela, sono sola oggi.
- Oh, e chi sono quelle due presenze proprio ditro di te? – chiese ella.
- Non avresti dovuto dirlo! – disse la prima.
- Dopo esser riuscite a non farci scoprire per tutto questo tempo… - disse la seconda.
- Ah! Come ci siete finite qui? – disse Lyrica, sorpresa. Si trattavano di Merlin di Lunasa.
- Ti abbiamo seguito fin dall’inizio. – disse Lunasa.
- Sembrava che stessi facendo qualcosa di interessante, così in segreto… - disse Merlin.
- Se aveste voluto seguirmi avreste dovuto dirmelo sin dall’inizio! – disse Lyrica.
- Saremmo uscite allo scoperto solo se la situazione fosse diventata pericolosa. – disse Lunasa.
- Già, come adesso, per esempio. – disse Merlin.
- Cosa intendi per “come adesso”? – chiese Lyrica.
- Le anime di questo luogo appartengono al Mondo Esterno. Stanno utilizzando i fiori come cardine, un punto d’appoggio. – disse ella. - Voi tre siete nate come spiriti, ciò che fu il vostro fondamento non esiste più. Siete presenze incerte persino ai vostri occhi. Di questo passo, finirete nel caos o, semplicemente, scomparirete. Preferirei non giudicarvi, ora, ma abbandonarvi così è un po’ crudele.
- Ma tu chi diavolo saresti? – chiese Lyrica.
- Shiki Eiki Yamaxanadu. – rispose quella. – Io sono colei che giudica le colpe dei defunti, sono il giudice del paradiso. Se voi tre desiderate continuare a suonare, non avete scelta: dovete seguire il mio consiglio. Mentre dialogava, il paesaggio cominciò a mutare: dal giardino dei fiori di ciliegio le sorelle si trovavano in un campo di fiori rossi, una distesa di Higanbana.
- Ma di cosa sta parlando? Sorelle, non c’è bisogno di ascoltarla. – disse Lyrica.
- Già, la donna lo chiama consiglio, ma ai miei occhi sembra più una sorta di frode o di religione. – disse Merlin.
- Esattamente. – disse Lunasa. – Credo di riconoscere questo posto…
- Vi ho trasportate nel giardino di Higan. Le anime dei defunti giungono qui attraversando il fiume Sanzu, poi contemplano la morte in attesa del mio giudizio finale. Io vedo il loro passato, e giudico se meritano il Paradiso, oppure se l’Inferno, il Netherworld oppure essere reincarnati. – disse Shikieiki, guardandosi intorno. All’improvviso notò una figura presso la riva del fiume, così si avvicinò. Si trattava di una shinigami, una dea della morte, Komachi Onozuka, che stava beatamente dormendo nella sua nave.
- Komachi! – gridò Shiki, svegliandola. – Perché accidenti devi sempre dormire? E’ colpa tua se ogni 60 anni Gensokyo si riempie di spiriti. Torna subito a lavoro, devi risolvere al più presto questo incidente!
- Uffa! Avevo aveva trasportato un enorme pila di spiriti attraverso il fiume, così ho pensato di fare un pisolino. – disse Komachi, ma la sua giustificazione era tutt’altro che valida.
- Hai pensato male! Raccogli altri spiriti, ho una sentenza in corso! – gridò quella.
- Ricevuto, Shiki-sama. – rispose l’altra in lacrime.
In seguito la Yama tornò dalle tre sorelle, che avevano atteso guardando la scena.
- Stavo dicendo. – disse quella, tossendo. – Spiriti senza un fondamento sono estremamente instabili. A prima vista, sembra che i vostri cardini d’appoggio siano gli strumenti musicali, ma in realtà ciò e falso. Il vostro fondamento era l’umana che vi ha create. E quell’umana non è più in questo mondo. Se non volete scomparire, la prima cosa che dovete fare è realizzare il motivo della vostra esistenza! In caso contrario, preparatevi ad essere giudicate!
Mentre La battaglia delle Spell Card aveva inizio, Komachi stava già pisolando di nuovo. Shikieiki preferì non utilizzare subito un incantesimo, generando piuttosto dei proiettili dalla vaga forma di hot-dog. Merlin, impulsiva com’era, ne utilizzò subito uno.
- Spell Card! – gridò. – Segno Rumoroso! Anima Musicale Felice! – Creò così un lungo flusso di proiettili blu indirizzati verso la sua avversaria, che mancò più volte fino a dissolversi.
- Non è stato di grande aiuto, Merlin. – disse Lunasa. – Tento io. Spell Card! Segno Rumoroso! Eterna Malinconia! – E subito generò un turbine di note musicali che partivano dal basso: inizialmente erano molto lente, ma aumentavano di velocità proseguendo lungo la traiettoria. La Yama evitò anche questi, sfoggiando una grande abilità.
- Gli attacchi delle tue sorelle sembrano un po’ scoordinati, Lyrica. – disse Shikieiki. – Contro la tengu e la youkai dei girasoli hai fatto assai di meglio. In questo caso, potrebbe esserci una possibilità. Questo mondo è fatto di esitazione, ma un sentimento che sarà probabilmente relegato. E’ il turno del mio incantesimo, ora. Spell Card! Prova di Colpevolezza! Peccato Errante!
All’improvviso una spirale di proiettili cominciò a diffondersi verso l’esterno, creando una sorta di nevicata. Tale incantesimo, inoltre, modificava i proiettili dalla forma allungata, raddoppiandone la velocità.
Le tre sorelle furono colpite più volte, non riuscendo più a reagire.
- Preparatevi per il giudizio finale! – disse Shikieiki. – Credo che vi spedirò nel Netherworld, con la vostra musica farete sicuramente compagnia alla famiglia Saigyouji… Spell Card! Sentenza! Giudizio Universale!
Mentre il giudice supremo stava invocando il suo incantesimo finale, un’anima nella pila di quelle trasportate da Komachi si illuminò, improvvisamente. Mentre Komachi seguitò comunque a dormire, si avvicinò al campo di battaglia, diventando scintillante ed abbagliando il gruppo di combattenti.
- Tu, anima infima! – disse Shikieiki. – Come giudice del paradiso, ti ordino di rivelarti!
Lo spiritello, da piccolo qual’era, ben presto assunse fattezze umane… si trattava di Layla Prismriver. La giudice restò a bocca aperta, la shinigami si svegliò di colpo chiedendosi cosa fosse successo e le tre poltergeist piansero di gioia.
- Layla! – gridarono all’unisono. – Sei davvero tu?
- Sì, sono io. – disse Layla. – Non temete!
Shikieiki preferì indagare la situazione prima di eseguire la sentenza.
- Com’è possibile che Layla sia ancora qui? – disse Shikieiki. – E’ morta secoli fa, a quest’ora sarebbe già dovuto essere giudicata. Voi vedere che… Komachi!
- Ehm… sì? Shiki-sama? – rispose Komachi, timorosa di ciò che la sua superiore stava per dire.
- E’ colpa tua! E’ colpa tua se Layla è giunta in Higan solo ora! Dannata la tua pigrizia! – gridò furibonda.
- Ehm.. non vedo il problema.. adesso che è arrivata… beh, vissero tutti felici e contenti, no? – rispose Komachi, tentando di giustificarsi.
- Bah, non riesco a crederci. Un’anima che doveva giungere qui secoli fa… la sentenza si complica, il fondamento delle sorelle Prismriver è proprio davanti ai miei occhi… credo che mi ritirerò per ora.
Le sorelle Prismriver si abbracciarono, colme di gioia. Layla aveva l’aspetto di una donna adulta, non quello di un’anziana, come fu quando morì. Fecero per raccontarsi le proprie disavventure, quando all’improvviso una nebbia nera si levò dagli Higanbana. La shinigami tentò di fenderla con la tua falce, ma fu inutile: la nebbia prese sembianze umane e, cme se non bastasse, si trattava di Totentanz, lo stregone malvagio.
Komachi, spaventata da quella presenza, quella malvagità allo stato puro, tentò di nascondersi dietro alla Yama.
- Ma... ma quello è Totentanz! – disse Layla, stupita.
- Oggi è la giornata dei rimpatri, nevvero? – disse Totentanz. – Oggi, su questa distesa rosso vermiglio, si compirà finalmente la mia vendetta.
- Come speri di vendicarti di Layla? – chiese Merlin. – Le sue abilità sono cresciute esponenzialmente.
- Avrò modo di assaggiare i poteri di Layla. Purtroppo, questa shinigami deficiente mi ha trasportato subito qui in Higan, lasciando invece Layla sulla riva di Gensokyo. – disse Totentanz. – Ma da un certo punto di vista devo ringraziarla: grazie a lei ho ottenuto più potere di quanto mi aspettassi.
- Ehh? Grazie a me? – chiese Komachi.
- Sì. Durante il tragitto oltre il fiume Sanzu, che fu estremamente lungo e noioso, mi sono disfatto della manipolazione dei confini di Yukari Yakumo, e giunto in Higan mi sono nascosto. Andare subito dallo Yama a farmi giudicare avrebbe mandato in fumo i miei progetti, così ho posseduto uno dei fiori di Higanbana per tutti questi secoli. Ho osservato la mestizia di questo luogo, ma allo stesso modo ho carpito il potere dello Yama che ogni volta giungeva qui a punire la shinigami. Ho trascritto quel potere immenso sottoforma di note musicali, e l’ho fatto mio. Non è stato facile, però.
- Non so chi tu sia, spirito da quattro soldi, ma hai davanti a te il giudice supremo! – disse Komachi, indicando Shikieiki. – Quindi preparati ad essere giudicato!
- No, Komachi. – rispose Shikieiki.
- No cosa? – chiese Komachi.
- Purtroppo non posso giudicarlo. – rispose. – Quello non è più uno spirito qualunque, è un mezzo spirito mezzo Yama. E secondo le regole dei celestiali, non posso giudicare un altro Yama come me.
- Beh, la cosa positiva è che non può giudicare te… - rispose la shinigami, delusa.
- Voi, poltergeist. – disse Shikieiki, indicando le tre sorelle. – Ora capite perché sia Yakumo che Kamishirasawa non hanno voluto cambiare il passato di Layla? Bisognava giocare questa partita… la regina degli spiriti contro il giudice malvagio!

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Capitolo 18
*** Atto XVII ***


La tensione era alta, si trattava dello scontro che avrebbe deciso le sorti di Gensokyo. Ma Layla aveva già un preciso schema nella mente: che fosse rimasta in Higan per molto tempo era stato senza dubbio un avvenimento infelice, avendo dato a Totentanz la possibilità di intercettarla, ma per tutti gli anni trascorsi tra gli Higanbana cercò di progettare la strategia perfetta in preparazione allo scontro.
- Effettivamente. – disse Layla. – E’ fin troppo ovvio che i miei poteri di spirito non possano eguagliare le tue potenzialità di Yama. Ma permettimi di parlare un ultima volta con le mie sorelle, prima che scompaia per mano tua.
- Questa solitamente è la parte in cui l’opressore concede un favore all’oppresso. – rispose Totentanz. – E alla fine della fiera il suo gesto si ritorce contro di lui. Dopotutto è merito tuo se ho ottenuto questo potere, e non credo che un breve dialogo possa in qualche modo portarmi alla gogna. Va’ pure, dunque.
Layla Prismriver si avvicinò alle sue sorelle e confidò loro ciò che aveva in mente, materializzando un foglio di carta nella mano destra.
- Questo. – disse, porgendo il foglio. – E’ uno spartito musicale che ho composto qui in Higan, e dunque impresso della mestizia degli Higanbana. Si tratta di un brano che ho chiamato “Le Note della Solitudine”.
- Come credi che possa esserci utile ai fini della battaglia, Layla? – rispose Lunasa.
- Non si tratta di una melodia ordinaria: in realtà contiene un concentrato di malinconia che manderà letteralmente in tilt le cellule del sistema nervoso di Totentanz. – disse quella.
- Davvero la musica può fare questo? – chiese Merlin.
- Questo e molto altro. – rispose Layla. – Ma poiché il tempo rigenera la malinconia, l’effetto della musica non durerà a lungo. La seconda volta che suonerete il brano, questo si attenuerà, e così via, tutte le volte successive. Per questo motivo non abbiamo margine di errore.
- Allora mettiamo all’opera! – disse Lyrica. – Distruggiamo una volte per tutte questo spirito malvagio!
E così le tre sorelle si piazzarono dietro a Layla, e cominciarono a suonare.
- Perché non chiedi loro di suonare un brano drammatico? O vogliono forse partecipare alla battaglia? – chiese Totentanz sghignazzando. – Comunque sia, non avete speranza.
- Non abbassare la guardia, tra poco potresti ricevere una brutta sorpresa. – disse Layla sorridendo.
- Credi forse di inquiet…- Totentanz si bloccò di colpo, avvertendo, una forte emicrania. – Co-cosa sta su-suc-cedendo? Non-non.. – Le “Note della Solitudine” avevano bloccato gli impulsi nervosi, paralizzandolo.
Layla ne approfittò, sfoderando il suo incantesimo.
- Preparati, Yama malvagio! – gridò Layla. – Oggi riceverai una lezione che non dimenticherai mai! Spell Card! Orchestra dei Celestiali!
Mentre Lyrica, Merlin, Lunasa continuavano nell’esecuzione del brano con straordinaria precisione (anche una sola nota fuori posto avrebbe interrotto l’armonia dello spartito), attorno a Layla comparvero numerose fila di Angeli, ognuno dei quali aveva uno strumento musicale in mano. Tutt’ad un tratto, l’intera orchestra cominciò la sua esecuzione, creando un gran numero di proiettili ad ogni nota emessa. In breve tempo un numero indefinibile di sfere luminose circondò l’Higan, abbagliò le anime vaganti cancellando i loro peccati, distrusse tutti i sentimenti negativi. Il grande numero di proiettili fu lanciato verso Totentanz all’apic della performance, quando, sfortunatamente, il suono dell’orchestra coprì le “Note della Solitudine”.
Totentanz rientrò in possesso delle sue facoltà mentali, per osservare la sua prossima e tragica fine.
- Voi… voi… - tentò di sussurrae, abbagliato dalla luce del Paradiso. – Finirete tutti... tutti... tutti all’… - Non fu in grado di terminare la proposizione, che fu colpito così duramente che la sua stessa essenza di spirito fu cancellata totalmente dall’universo.
Tempo dopo, le Sorelle Prismriver si trovavano nel Giardino del Sole di Yuka Kazami. Come promesso da Lyrica alla youkai, il suo complesso tenne un concerto per gli spiriti che avevano posseduto i girasoli, prima che, in breve tempo, essi sarebbero stati condotti in Higan. Essendo in grado di suonare gli strumenti senza l’utilizzo delle mani, le tre sorelle ebbero modo di parlare fra loro.
- Certo che è stata una mossa avventata, Lyrica. – disse Lunasa alla sorella. – Giungere da sola nel Cimitero di Muenzuka e provocare così lo Yama. Se ti avesse giudicato…
- Effettivamente hai ragione. – rispose la ragazza. – Mi scuso per tutti i problemi che vi ho causato, ma allo stesso modo vi ringrazio per il vostro sostegno. Senza il vostro aiuto probabilmente non sarei qui.
- E’ a questo che servono le sorelle, no? – disse Merlin.
- Beh, non è proprio il nostro caso. – disse Lunasa.
- Almeno abbiamo capito che Layla non ci ha create per un suo capriccio, che sollievo. – disse Lyrica. – veva bisogno del nostro aiuto per estirpare una radice maligna.
- E soprattutto per diffondere la felicità in Gensokyo. – disse Merlin. – Sono sciura che gli spiriti nei girasoli sono molti felici che siamo qui a dedicare loro parte del nostro tempo.
- E non solo loro: ci sono visite. – disse Lunasa, indicando la youkai dei girasoli, che non era più sola.
- Dev’esser successo qualcosa di epocale… - disse Aya. – Peccato non avere modo di scoprire cosa, nei minimi dettagli.
- A quanto pare anche i poltergeist svolgono una funzione ben precisa. – disse Yukari.
- Già. – rispose Ran. – Con le loro capacità, testimoniano agli umani che esistono entità in grado di manipolare gli oggetti.
- Ed alcuni sono più speciali di altri. – disse Chen.
- Oh, da quanto tempo siete qui? – disse Yuka, sorpresa dalla folla di youkai e, allo stesso tempo, timorosa che essi possano aver calpestato qualcuno dei suoi fiori.
- Da non molto. – disse Keine. – Appena abbiamo saputo del concerto ci siamo precipitati.
- Ora che ci penso, cosè successo a Layla, piuttosto? – chiese Reimu.
- Potrei raccontarvelo io. - disse Komachi, scendendo dalla sua nave, dal fiume Sanzu. Tutti erano sorpresi del suo arrivo, ed erano curiosi di conoscere tutto l’accaduto.
- Dopo la sconfitta di Totentanz, Layla ebbe una scelta da fare. – disse la shinigami. – Il suo potere era troppo grande, perciò poteva essere reincarnata, in modo da disperderlo con il passare delle generazioni, oppure di vivere nel Netherworld, nella zona relativa alle anime del Mondo Esterno, a cui gli abitanti di Gensokyo, esclusa la Principessa Saigyouji, non hanno accesso, ovviamente privata di tali poteri.
- E, dunque, qual è stata la scelta della ragazza? – chiese Marisa.
- Ha scelto la seconda opzione. Dopo che ebbe salutato le sue amate sorelle, Shikieiki la accompagnò personalmente nei giardini di Hakugyokorou.
- E’ incredibile che uno Yama sia così disponibile nei confronti di una povera anima. – disse Sakuya.
- Si calmi, Shinigami. – disse Ran improvvisamente. – Ciò vuol dire che Layla non ha più modo di rintracciare le sue sorelle del Mondo Esterno?
- Si fidi di me, kitsune. – rispose Komachi. - In questo modo, tutti saranno felici.
Mentre la performance stava volgendo al termine, anche il sole stava concludendo il suo consueto tragitto attraverso la volta celeste. E la cosiddetta “Vicenda Prismriver” ebbe così termine.

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


“Petali di ciliegio, ovunque. Rosei come l’amore, freddi come la morte. Mi impediscono di vedere ciò che mi aspetta, mentre percorro questa infinita scalinata. Era davvero questo il mio ruolo nel mondo? Eliminare un male pericoloso? La missione è stata compiuta, ma l’unica infelice qui sono io. Un aldilà gramo mi attende, nella solitudine degli Inferi. Come vorrei tornare indietro nel tempo.”
Erano questi i pensieri di Layla Prismriver, mentre percorreva, per l’ennesima volta, la scalinata del Netherworld. Giunta al cospetto di Yuyuko Saigyouji, si inchinò.
- Immagino che ora sarò punita. – disse Layla. – Ho creato dei fantasmi, ho infranto le regole, materializzando ciò che è proibito. Ho eseguito il volere di un demone, soggiogato entità spirituali.
- Non ti accadrà nulla di tutto ciò. – rispose Yuyuko. – Tutti saranno felici. Tutti.
Schioccò le dita, e le due donne si ritrovarono in un paesaggio che ricordava la campagna inglese.
- Tempo fa. – disse Yuyuko. – Tre anime giunsero a me, meste, sole seppur in gruppo. Cercavano una persona molto speciale, ma io, purtroppo, non seppi dar loro risposta.
Schioccò nuovamente le dita, e tre spiriti avververò al loro cospetto.
- Ora finalmente ho la risposta. – disse Yuyuko. – Rivelatevi.
Le pupille di Layla si fecero piccole. Se avesse avuto un cuore palpitante, esso si sarebbe inesorabile fermato per il flusso constante di emozioni convulse. Non ci credeva, quasi non voleva crederci.
- So-sorelle. – sussurrò.
- Layla. – disse Lyrica. – Ti abbiamo atteso per secoli.
- Finalmente l’attesa è finita. – disse Merlin.
- Le preoccupazioni non esistono più. – disse Lunasa.
Si abbracciarono.
Nessuno dovrà più provar solitudine.
Tutti saranno felici.
Tutti.

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