Happiness and Sadness.

di Youhavesavedme_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***
Capitolo 3: *** Capitolo due. ***
Capitolo 4: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 5: *** Capitolo quattro. ***
Capitolo 6: *** Capitolo cinque. ***
Capitolo 7: *** Capitolo sei. ***
Capitolo 8: *** Capitolo sette. ***
Capitolo 9: *** Capitolo otto. ***
Capitolo 10: *** Capitolo nove. ***
Capitolo 11: *** Capitolo dieci. ***
Capitolo 12: *** Capitolo undici. ***
Capitolo 13: *** Capitolo dodici. ***
Capitolo 14: *** Capitolo tredici. ***
Capitolo 15: *** Capitolo quattordici. ***
Capitolo 16: *** Capitolo quindici. ***
Capitolo 17: *** Capitolo sedici. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***














Prologo

Sono Amy.
Amy Johnson ho ventidue anni, e desidero un figlio, da circa un anno, il tempo in cui mi sono messa con il primo ragazzo. Solo che da quel momento non riesco a fidarmi di altri ragazzi, dopo quello che mi è successo l’anno scorso. Per questo, la mia decisione è stata quella di ricorrere all’inseminazione artificiale.
Circa il mese scorso, mi sono recata in ospedale, e tutte le pratiche e le procedure sono state seguite.
Ed ora, da un mese, sono incinta, di una piccola creatura, però non conosco il ragazzo che mi ha aiutata. Anche se da una parte vorrei sapere chi è il padre della mia piccola creatura.
 
Lei: E’ riuscita ad avere un figlio, che sta crescendo dentro di lei, ma le manca qualcosa, che presto capirà di desiderare, ma se questo qualcosa fosse impossibile da ottenere? Oppure se non fosse così facilmente ottenibile? Sarà in grado di affrontare tutto questo, dopo aver scoperto chi sarà questo LUI?

Lui: Precisamente non si sa chi sia. Amy sa solo che è il ragazzo che l’ha aiutata ad avere un figlio. Ma chi è lui? Cosa fa? Dove si trova ora?

Loro: Come faranno ad incontrarsi? Si incontreranno mai? Lui, potrà renderla felice, e potranno cominciare a conoscersi, oppure ci sarà qualcuno che li ostacolerà?
Questo, non possiamo saperlo, siamo solo all’inizio,  possiamo solo sperare che succeda qualcosa che li renda felice, anche se nessuno ci assicura che lo saranno davvero. Nessuno ci conferma che potranno avere tutto quello che desiderano dalla vita.
 
*Angolo scrittrice*
Questo è il prologo della mia prima fan fiction, l’idea mi è stata suggerita da lei http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=404936 ed ora sono io ad articolarla. Anche il bellissimo banner è stato creato sempre da lei http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=404936. Spero che vi piaccia. Ovviamente, nel prologo non c’è scritto niente di particolare o interessante. Inizialmente, il protagonista, non si vedrà molto, quindi potrebbe sembrarvi incentrata solo su di lei, ma già dal terzo capitolo, comincerete a capire qualcosa in più, e forse si capirà chi è il protagonista. Spero di ricevere qualche recensione.
Al prossimo capitolo.
Carol.

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***





C
apitolo uno.

Stamattina, avrei avuto la prima ecografia, ed avevo chiesto alla mia migliore amica di accompagnarmi, anche perché ero particolarmente emozionata, e non sapevo cosa si provava, perché era semplicemente il primo figlio.
Era venuta lei a prendermi, perché ero particolarmente agitata, ed anche perché avrei saputo se il mio bambino fosse stato una femmina o un maschio.
Zoe: Amy, rilassati, so che sei preoccupata, ed emozionata allo stesso tempo, però, cerca di stare tranquilla.
Amy: La fai facile tu, non sei tu quella ad essere incinta.
Ci mettemmo a ridere, poi salimmo in macchina, e raggiungemmo l’ospedale.
Mi chiamarono dentro, circa dopo un’ora, e quasi non morii dall’ansia.
Dottoressa: Signorina Johnson, prego si accomodi. Il suo compagno?
Amy: E’ via per lavoro, non credo seguirà la gravidanza.
La dottoressa mi guardò in modo strano, ma infondo, non era necessario ci fosse un “LUI” anche perché, c’erano le ragazze madre, io potevo benissimo essere una di quelle, anche se non lo ero.
Entrammo, e mi fece accomodare sul lettino.
Dottoressa: Ora, sentirà un po’ di freddo, ma è normale, poi le passerò questo apparecchio sulla pancia, per sentire il battito, e dopo qualche minuto potremo sapere il sesso del bambino.
Come mi aveva detto, mi mise il gel, e cominciò a muovere uno strano apparecchio sulla pancia, dopo poco, cominciammo a sentire “bum bum, bum bum” e la dottoressa, mi avviso del fatto che si trattasse del cuore del mio piccolo. Sì, piccolo, era un maschio, e mi disse che sembrava stesse crescendo forte e sano, grazie a quel ragazzo che insieme a me, aveva contribuito a far vivere questa piccola creatura.
Uscimmo dall’ambulatorio, ed abbracciai Zoe, che sapeva quanto desiderassi un bambino, e sapeva quanto fossi felice.
Zoe: Amy, avrai presto un bambino, un piccolo e tenero pargoletto tra le braccia, che somiglierà a te, ed a quel ragazzo.
Amy: Lo so, e sono già agitata, non vedo l’ora di vederlo, anche se mancano ancora quattro mesi, e manca un’altra ecografia, per essere sicuri che sia tutto a posto.
Zoe: Sai che devo andare al lavoro, ti accompagno a casa, e ricordati che in ogni momento in cui hai bisogno, puoi chiamarmi.
Amy: Grazie Zoe, non so come farei senza di te, sei importante.
Zoe, come aveva detto, mi accompagnò a casa, e mi ricordò che in ogni momento potevo chiamarla, anche se fossero state le due di notte.
Era veramente essenziale, mi aiutava molto, e già mi aveva aiutato a comprare qualcosa per il mio bambino.
Davvero, speravo che tutto fosse andato bene, anche perché avevo paura che qualcosa potesse complicarsi, e che il mio bambino potesse avere dei problemi. Non avrei mai potuto accettare di perderlo.

 TRE MESI DOPO
Stamattina avremmo avuto un’altra ecografia, quella un mese prima della nascita. Ero particolarmente agitata, perché sapevo che il mio bambino, tra meno di un mese sarebbe nato, ed ogni tanto, sentivo delle contrazioni, che inizialmente erano forti, ma poi si facevano sempre meno forti, e mi sentivo meglio.
Zoe, anche stamattina era venuta a prendermi, anche perché non me la sentivo di guidare, dopo quello che avevo sentito.
Arrivammo in ospedale, e la dottoressa ci fece entrare.
Dottoressa: Come si sente signorina Johnson? Il suo compagno?
Amy: Ogni tanto ho avuto delle contrazioni forti, che poi smettevano. Ed il mio compagno, purtroppo da un mese è ripartito di nuovo per lavoro.
Dottoressa: Per le contrazioni è una cosa normale, solo che se le capita che non smettano corra qui.
Come l’altra volta, mi visitò, e sentimmo che il mio bambino, aveva un battito molto accelerato, ma la dottoressa disse che non era niente di preoccupante, anche perché sarebbe dovuto nascere tra meno di un mese.
Uscite dall’ambulatorio, mi misi a piangere, speravo che il mio bambino non avesse niente, anche se il suo battito accelerato, mi preoccupava un po’, non ero tranquilla.
Zoe mi chiese se volevo che dormisse da me, ma le dissi di non preoccuparsi, e che per ogni problema l’avrei chiamata.
Tornammo a casa, e mi distesi sul letto, dopo poco mi addormentai, anche se ero leggermente in ansia.
Dopo qualche ora mi svegliai, con delle fitte allo stomaco. Non sapevo di cosa si trattasse, ma mi preoccupai, così, decisi di chiamare Zoe, che mi portò in ospedale.
Raggiunto l’ospedale, dissero che stavo entrando in travaglio, anche se mancava meno di un mese alla sua nascita.
Amy: Cosa state facendo?! Mio figlio non può nascere ora, è troppo presto.
Mi portarono in sala operatoria, e mi diedero indicazioni sul da farsi.
Dopo quasi quattro ore di travaglio, sentii mio figlio piangere, ma dopo poco smise, così i medici lo attaccarono a dei tubi, ed io mi misi a piangere.
Amy: Zoe, mio figlio, dove lo stanno portando? Non piange più, che cos’ha?
Zoe: Amy, cerca di riposarti, ci daranno loro notizie.
Amy: Ma io voglio sapere cos’ha mio figlio.
Mi diedero dei sedativi, e mi addormentai.
Non appena mi svegliai, Zoe chiamò la dottoressa, che venne a spiegarmi cosa fosse successo.
Dottoressa: Dunque, suo figlio dovrà rimanere in ospedale qualche giorno, perché è nato prematuro, e non è abbastanza forte per sopravvivere. Faremo di tutto per tenerlo in vita. Che nome vuole dare a suo figlio?
Amy: Luke Johnson.
Dottoressa: D’accordo. Tra due giorni potrà uscire dall’ospedale, però, come le ho detto il suo bambino dovrà rimanere qui.
La dottoressa uscì dalla mia stanza, e Zoe venne ad abbracciarmi.
Zoe: Devi essere forte. Per te, e per il piccolo Luke. Anche un po’ per il tuo LUI che ti ha permesso di avere tuo figlio.
Amy: Ce la farò, sarò forte per noi.
Dopo poco, cercai di riposarmi, ma non ci riuscii.
Il pomeriggio stesso, portarono nella mia stanza il mio piccolo, e vidi che aveva gli occhi azzurri. Probabilmente erano di quel ragazzo.
La notte fu abbastanza tormentata, ma Zoe rimase accanto a me per tutto il tempo.
La mattina seguente, mi dissero che potevo essere dimessa con un po’ di anticipo, anche se in realtà non volevo.
Zoe mi aiutò a preparare la roba, e tornai a casa, anche se Luke era sempre nei miei pensieri.
Tornai il pomeriggio stesso da lui, e mi dissero che stava cominciando a prendere peso, sarebbero bastati altri due giorni, e lui sarebbe stato di un peso giusto per poter tornare a casa, e per poter vivere.
 
*Angolo scrittrice*
In questo capitolo succedono un sacco di cose, le ecografie, il bambino nasce prematuro, il bambino deve essere nutrito, e si scopre che ha gli occhi azzurri. Chissà chi sarà il padre. Dal prossimo capitolo, si farà quasi un salto nel tempo, e capirete un po’ di cose. Spero di ricevere altre recensioni.
Al prossimo capitolo.
Carol.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo due. ***




C
apitolo due.

Questa mattina sarei andata a prendere il mio bambino, anche se avevo un po’ paura di guidare con lui in macchina, così chiesi a Zoe di venire con me, in modo da poterle chiedere di guidare al posto mio se non fossi stata particolarmente tranquilla.
Arrivata in ospedale mi dissero che Luke stava meglio, però, doveva continuare ad essere portato lì, ogni due giorni, per monitorare la situazione, fino a quando non sarebbe stato dichiarato ufficialmente stabile.
Lo presi in braccio, lo coccolai, mi sembrava quasi finto per quanto fosse bello, e dopo aver firmato le carte per la sua dimissione tornammo a casa.
Feci entrare Zoe in casa, e ci sedemmo.
Zoe: Hai tuo figlio a casa, dovresti essere felice, cosa c’è che non va?
Amy: Spero si risolva presto tutto questo, mi preoccupa il fatto che lui possa non stare bene.
Zoe: Vedrai che si sistemerà tutto, tu ora pensa ad essere felice. Io ora devo andare al lavoro, sai che puoi sempre contare sulla tua migliore amica, quindi ogni volta che hai bisogno puoi chiamarmi.
Ci salutammo, e rimasi sola con il mio bambino, anche se avevo ancora un po’ paura, riuscii ad abituarmi alla sua presenza, e gli cambiai il primo pannolino. Era così tenero e fragile, che avevo quasi paura di spezzarlo.

DUE SETTIMANE DOPO
Il mio bambino stava ufficialmente bene, i medici avevano detto che poteva smettere di essere controllato così spesso, solo se ci fosse stato qualche problema sarei tornata da loro, anche se speravo non si fosse verificato più nulla.
Il mio desiderio era quello di far battezzare il bambino, ma sapevo di dover avere accanto il padre, o un ragazzo, ed io non avevo fratelli, quindi forse avrei dovuto aspettare di incontrare un ragazzo, o magari il padre di mio figlio, anche se non sapevo chi fosse.

UN ANNO DOPO
Il mio piccolo Luke aveva finalmente compiuto un anno, cominciava a fare i primi passi, ma non era ancora sicuro da solo.
Luke: ma-ma-ma-mamma.
Mi emozionai, il mio piccolo era riuscito a chiamarmi, e mi stava raggiungendo, per abbracciarmi. Stava crescendo a vista d’occhio, e non mi aspettavo di vivere tutto questo così velocemente.
Quel pomeriggio ci raggiunse Zoe, che nell’ultimo periodo era partita, per il suo lavoro in una radio internazionale.
Zoe: Luke, vieni dalla zia.
Il mio piccolo, quasi non inciampò per arrivare da lei, e la abbracciò, infondo la conosceva da quando era piccolo.
Zoe: Amy, come stai?
Amy: Bene, sono un po’ stanca, il piccolino fa ancora un po’ arrabbiare, ma prima mi ha chiamata mamma. E tu, con il tuo lavoro?
Zoe: Bene, ci stiamo muovendo con la radio, perché la ascoltano anche lontano da qui, quindi sono molto felice. Però, cara mia ti manca qualcosa.
Amy: Non ricominciamo con questa storia.
Zoe: Ammettilo, hai bisogno di un ragazzo, sei sempre sola.
Amy: Io non ho bisogno di nessuno, tantomeno di lui. Infondo non so nemmeno chi sia, quindi non puoi dirmi che ho bisogno di una persona che non conosco. Non mi serve nessuno.
Zoe: Pensa quello che vuoi, però so che ti senti sola, e so che vorresti scoprire chi è il padre del bambino, almeno fai il test di paternità. Non ti dico che dopo dovrai andare a cercarlo, ma mi sembra giusto che tu sappia chi è il padre di tuo figlio, non ti sembra?
Amy: Zoe, per favore, possiamo non parlarne più? Io non so se voglio sapere chi è il padre di mio figlio. Ha contribuito alla sua nascita, sì, però se non volesse vederlo? Se non ammettesse che questo è suo figlio? Io ho paura.
Zoe: Fai quello che vuoi, ma almeno pensaci per il test di paternità.
Le feci cenno di “sì” con la testa per accontentarla, anche se non avevo tutto questo coraggio.
Però, quello che mi aveva detto era vero, solo che non volevo ammetterlo, forse nemmeno a me stessa. Forse scoprire chi fosse il padre del mio bambino era la cosa migliore, così almeno avrei scoperto chi fosse stato quel ragazzo che mi aveva aiutata.
Anche se un’altra domanda che mi ponevo, era “come mai un ragazzo che non mi conosceva avesse accettato di aiutarmi”. Sapevo che stanotte non avrei dormito per questi dubbi, ma sicuramente domani mattina sarei arrivata ad una conclusione, forse quella che mi spaventava di più.
Smisi di pensare a tutto ciò, e mi dedicai al mio bambino, a farlo giocare, ed a non fargli pesare il fatto che non avesse un padre. Anche se, non appena avesse iniziato una scuola più da “grandi” glielo avrebbero fatto pesare di non avere un padre.
Preparai la cena per noi, lui aveva ancora bisogno delle pappe, perché aveva ancora pochi denti, e non era in grado di masticare.
La notte, come avevo previsto non riuscii a dormire, la mente era troppo affollata di pensieri, e faceva fatica a riposarsi. Però, decisi che avrei fatto il test di paternità, in modo da scoprire chi fosse il padre del mio bambino.
La mattina seguente chiamai Zoe.
Amy: Zoe, ascoltami, puoi accompagnarmi in ospedale? Mi hai convinta. E’ solo colpa tua, tutto questo.
Zoe: Spiegami, non sto capendo.
Amy: Ho deciso di fare il test di paternità, voglio sapere chi è il padre del mio bambino.
Zoe: Così mi piaci, e poi cosa farai?
Amy: Non lo so ancora, ci penserò.
Venne a casa mia, prendemmo il mio bambino, e salimmo in macchina, verso l’ospedale.
Arrivate in ospedale, i medici pensarono che mi trovassi lì per Luke, ma spiegai che dovevo parlare con un medico affidabile.
Il medico mi raggiunse subito, e mi fece accomodare nel suo studio.
Dott. Wayne: Mi dica signorina Johnson.
Amy: Vorrei fare il test di paternità. Voglio sapere chi è il padre del mio bambino.
Dott. Wayne: Signorina, noi, non possiamo fare un test di paternità solo perché a lei va così, dobbiamo sapere le sue motivazioni.
Amy: Beh, ho fatto l’inseminazione artificiale, pur di avere un figlio, e non conosco il ragazzo che in un certo senso mi ha aiutata, quindi vorrei sapere chi è.
Dott. Wayne: Signorina, non credo si possa fare, perché ogni paziente vuole mantenere la privacy, quindi non credo sia giusto nei confronti di quel ragazzo.
Amy: Beh, è giusto per mio figlio.
Dott. Wayne: Cercherò di fare il possibile, ma non le assicuro niente. Le farò sapere.
Tornammo a casa, anche se sapevo che non avrebbero fatto nulla per aiutarmi, quindi probabilmente me la sarei dovuta sbrigare da sola.
 
*Angolo scrittrice*
E qui, Amy chiede di fare il test di paternità, chissà se glielo faranno fare, e chissà cosa scoprirà, in ogni caso. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, e spero recensiate.
Al prossimo capitolo.
Carol.

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Capitolo 4
*** Capitolo tre. ***




C
apitolo tre.

Sentii il telefono squillare, a corsi a rispondere.
X: Signorina Johnson?
Amy: Sì, sono io.
X: Sono il dottor Wayne, volevo dirle che il test di paternità può essere fatto, può raggiungermi nel mio studio, oggi pomeriggio con il bambino, e vedremo il da farsi.
Amy: La ringrazio.
Non appena finii di parlare con il medico chiamai Zoe, e le dissi che mi avevano richiamata, così mi disse che anche lei sarebbe voluta essere con me.
Preparai la pappa per il mio bambino, ed io non mangiai per l’ansia. Circa alle tre arrivò Zoe, ed andammo in ospedale.
Il dottor Wayne mi chiamò subito nello studio, prelevò un campione di sangue dal mio piccolo Luke, e disse che presto avremmo saputo la risposta.
Tornammo a casa, e vedevo Luke particolarmente pallido, così gli provai la febbre, e notai che era alta, così lo coprii, e lo misi a riposarsi.
Luke: ma-mamma.
Amy: Tesoro, sono qui, non ti preoccupare, la mamma è vicino a te.
Luke: pa-pa-papà.
Ed ora cosa dicevo a mio figlio?
Amy: Amore, il papà non starà mai con noi, non può, ma ricordati che se lo troveremo dovrai volergli bene, perché ti ha dato la vita, con la tua mamma.
Luke mi guardò in modo strano, ovviamente non poteva capire, glielo avrei spiegato quando sarebbe stato più grande, ora non era il momento.
Il pomeriggio chiesi a Zoe, se per una mezz’ora poteva badare a Luke, mentre andavo in ospedale a prendere i risultati, e lei mi disse che mi avrebbe aiutata volentieri.
Non appena fu arrivata, corsi in ospedale.
Arrivata lì, il dottor Wayne mi diede le analisi, e mi disse che qui avrei scoperto il nome del ragazzo che mi aveva aiutata. Così, firmai, pagai, ed uscii.
Non appena fui a casa, cominciai ad entrare in panico, non avevo il coraggio di aprire la busta, e chiesi a Zoe di farlo per me.
Zoe: Non ci posso credere.
Amy: Cosa non puoi credere?
Zoe: Il padre di tuo figlio è Louis Tomlinson, un famoso discografico. Fidanzato con Eleonor Calder. Ma per quale motivo ha accettato di aiutarti, visto che è fidanzato?
Amy: E’ il fratello del mio ex. Sapeva dei suoi maltrattamenti, ed aveva cercato di fare qualcosa, ma suo fratello era sempre stato più forte. Però, per quale motivo mi ha aiutata?
Zoe: Devi raggiungerlo per scoprirlo.
Amy: Adesso Luke non sta bene, è lui la mia priorità. E poi, cosa vado lì a fare? La sua famiglia cel’ha già, per quale motivo ha pensato di aiutarmi?
Zoe: Devi chiederlo a lui, io devo andarmene, fammi sapere cosa pensi di fare.
Uscì di casa, ed io accantonai per un momento questa storia, ora Luke doveva essere curato, ed io dovevo occuparmi di lui.
Presi uno straccio, lo bagnai e glielo appoggiai sulla fronte. Gli diedi la medicina, e lo lasciai riposare.
Due ore dopo si svegliò, e la febbre si era abbassata, anche se era ancora molto stanco e pallido, però, continuando a dargli la medicina, credevo sarebbe guarito.
Dopo qualche ora provai a misurargli la febbre, ed era di nuovo salita, così decisi di andare in ospedale, non era normale una febbre così alta, per un bambino così piccolo.
In ospedale mi portarono via il mio piccolo bambino, e dissero che poteva essere un’appendicite, e che avevano bisogno del mio consenso per operare, così firmai tutto ciò che dovevo firmare, e lo portarono in sala operatoria d’urgenza.
Non riuscivo a credere che un bambino così piccolo potesse stare così male, ma si vede che già quando era nato, si sospettava sarebbe successo qualcosa del genere.
Nessuno usciva dalla sala operatoria, ed io mi stavo preoccupando, ma non appena vidi il dottor Wayne gli chiesi spiegazioni, e mi disse che era andato tutto bene, sarebbe dovuto rimanere in osservazione due giorni, poi sarebbe potuto tornare a casa.
Chiamai Zoe, per avvisarla di quello che era successo, e corse in ospedale.
Zoe: Amy, mi dispiace, però, ora sta bene, dovrà solo guarire, ed ha slo bisogno della sua mamma.
Amy: Lo so, ma forse vorrebbe anche il suo papà.
Zoe: Non appena starà bene, deciderai come comportarti, ora cerca di stare bene e di farlo stare bene.
Amy: Lo farò, è il mio piccolo angelo.
Rimasi tutta la notte in ospedale, in modo che se si fosse svegliato, non si sarebbe spaventato non vedendomi.
La mattina seguente dava già segni di miglioramento.
Io, non facevo altro che chiedermi come fosse potuto succedere. Poi il mio pensiero passava a Louis. Mi chiedevo per quale motivo avesse deciso di aiutarmi, nonostante avesse la sua ragazza.
Il dottore mi fece risvegliare dai miei pensieri, dicendomi che sarei potuta tornare a casa, ed il giorno dopo sarei potuta andare a prendere il mio piccolino.
Tornai a casa, e decisi di cercare dove si trovasse Louis, magari avrei trovato qualcosa. Trovai un indirizzo, me lo scrissi, e decisi che sarei andata da lui, magari il giorno dopo, anche solo per chiedergli per quale motivo avesse fatto tutto ciò per aiutarmi.
Tornai di nuovo in ospedale per dormire con Luke.
La mattina seguente si svegliò piangendo, ed io corsi nella sua stanza d’ospedale.
Amy: Piccolo, non ti preoccupare, la mamma è qui con te, non ti lascia.
Non appena mi vide si tranquillizzò, ed arrivò Zoe, dopo qualche minuto.
Zoe: Ecco il mio ometto, che sta meglio.
Amy: Sì, oggi potrà tornare a casa, sono felice di questo. Zoe, probabilmente domani partiremo per andare da Louis, devo capire perché ha fatto tutto questo.
Zoe: Amy, hai tutto il mio appoggio, se dovessi avere bisogno di qualcosa sai che ci sono.
Amy: Ti ringrazio Zoe, ma è una cosa che dobbiamo fare io e Luke, dobbiamo andare dal papà, e capire perché mi ha aiutata, nonostante abbia Eleonor.
Zoe: Va bene, poi mi dovrai dire tutto.
Amy: Non ti preoccupare, sarai la prima a sapere tutto. Anche se ho un po’ paura, credo che succederà qualcosa, e non sono pronta a questo qualcosa. Spero solo di non rovinare la sua famiglia.
Zoe: Non rovinerai niente, infondo hai il diritto di sapere.
Speravo di capire, scoprire, sapere per quale motivo avesse deciso di aiutarmi, e speravo di non rovinare la loro famiglia.
 
*Angolo scrittrice*
Ed ecco che si scopre chi è il padre di Luke, ed Amy decide di raggiungere Louis. Ma per quale motivo lui avrà deciso di aiutarla? Cosa succederà quando lei e loro si incontreranno? Chi lo sa. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e spero che recensirete.
Al prossimo capitolo.
Carol.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo quattro. ***




C
apitolo quattro.

Questa mattina avrei portato a casa il mio bambino, che stava già meglio, e saremmo partiti questo pomeriggio stesso, per raggiungere Doncaster. Non sapevo se ero pronta a tutto questo, ma mi dovevo fare forte per il mio Luke.
Lo portai a casa, e lo coccolai un po’, infondo era stato due giorni in ospedale, e non aveva potuto avere tante coccole come solitamente un bambino di un anno dovrebbe avere, poi gli parlai della mia idea di andare a cercare il suo papà, e diciamo che il suo sorriso mi fece capire che lui era molto felice di vedere il suo papà.
Così, ci preparammo per il viaggio, e raggiungemmo l’aeroporto. Poi, raggiunta Doncaster, avrei preso un taxi che mi avrebbe portato davanti a casa sua.
Prendemmo l’aereo, e dopo quattro ore di viaggio arrivammo a Doncaster. Anche se io non ero pronta ad arrivare, e non ero pronta ad affrontare la realtà, ma forse dovevo affrontarla. Arrivati a Doncaster chiamai un taxi, dissi l’indirizzo, e raggiungemmo casa di Louis.
Non appena fummo davanti a casa sua, chiamai Zoe, avevo bisogno, di nuovo di una rassicurazione.
Amy: Zoe, ho paura, e se dovessero cacciarmi? Se semplicemente mi trattassero male? Se lui non si ricordasse di questo?
Zoe: Tu ti fai troppo problemi, è suo figlio. Suoni il campanello e vedi cosa succede, se non ti accetta non accetta nemmeno suo figlio, quindi vorrà dire che tu farai la tua vita e lui farà la sua.
Amy: E se mi portasse via mio figlio?
Zoe: Intanto non credo che lo farebbe, e poi non può farlo, perché è anche tuo figlio, e non solo suo.
Amy: Va bene, spero non succeda nulla di male.
Mi avvicinai alla porta, presi un respiro profondo, e suonai il campanello.
Mi venne ad aprire una ragazza mora, molto bella, probabilmente era Eleonor.
Eleonor: Scusami chi sei?
Amy: Mi chiamo Amy Johnson, dovrei parlare con Louis.
Eleonor: Prego, entra in casa.
Mi fece accomodare nella loro casa, e vidi che mi guardava in modo strano, soprattutto osservava il mio bambino.
I miei pensieri vennero interrotti da Louis, che scendeva le scale.
Il mio bambino gli corse in contro, e dentro me stessa sperai che Eleonor non chiedesse spiegazioni.
Eleonor: Louis, puoi spiegarmi come questo bambino ti conosce?
Amy: Se vuoi te lo spiego io. Circa un anno e mezzo fa, desideravo un bambino, solo che suo fratello mi aveva fatto del male e ci eravamo lasciati, quindi ho deciso di ricorrere all’inseminazione artificiale, e lui mi ha aiutata.
Louis: Ma cosa stai dicendo, io non ho fatto niente di tutto questo.
Amy: Come puoi dire che questo non è tuo figlio, sai che lo è, e ti somiglia.
Louis: Mi dispiace, ma lui non è mio figlio. Se tu ti sei inventata questa farsa solo per riscuotere soldi, mi dispiace, ma hai sbagliato persona.
Quelle parole furono come una coltellata. Diceva che Luke non era suo figlio, anche se era uguale a lui.
Decisi di uscire da quella casa, ma Louis mi accompagnò alla porta, e non appena fummo abbandonati dallo sguardo di Eleonor, prese a parlare con me.
Louis: So che si tratta di mio figlio, e non potrei mai rinnegarlo, ma devo farlo, per Eleonor, prima non stavamo insieme, ma ora c’è lei, e non posso lasciarla per voi.
Amy: Non mi devi dare nessuna spiegazione, lui non è tuo figlio.
Louis: Aspetta Amy, possiamo vederci domani pomeriggio a questo indirizzo?
Amy: Non lo so. Infondo non è tuo figlio, cosa vengo a fare?
Louis: Per favore pensaci. Devo rientrare in casa.
Chiamai un taxi, e mi feci portare in un albergo. Non appena arrivai chiamai Zoe.
Amy: Zoe, davanti alla sua ragazza ha detto che non era suo figlio, poi mi ha accompagnata fuori, e mi ha detto che per quanto lo voglia non può riconoscerlo, perché ora ha la sua famiglia. Però, mi ha chiesto di incontrarci, solo io e lui.
Zoe: Vacci, sentirai quello che ha da dire, infondo cosa ci perdi?
Amy: E se volesse semplicemente prendermi in giro?
Zoe: Tu vacci, sentirai ciò che ti dice, e poi infondo la tua testa per pensare e rispondere cel’hai, quindi puoi benissimo mandarlo a quel paese.
Amy: Va bene, ma so già che me ne pentirò.
La salutai, ed io preparai il mio bambino per il riposino, infondo io non avevo fame, e lui aveva bisogno di dormire, quindi avrebbe mangiato a cena.
Ci stendemmo sul letto, ed anche io per il troppo nervoso e la tensione mi addormentai, con un groppo in gola.
Mi svegliai circa alle sei e mezza, e feci svegliare anche il mio piccolo, anche perché a breve ci sarebbe stata la cena, quindi non volevo fargli saltare un altro pasto.
Dopo aver cenato salimmo di nuovo in camera, e ci addormentammo, anche se ero molto in ansia per l’incontro dell’indomani con Louis. Non sapevo cosa volesse dirmi, e non sapevo cosa volesse farmi credere, ma sapevo volesse convincermi di qualcosa.
La mattina seguente, rimanemmo nella nostra stanza, avrei dato la pappa al mio piccolo lì, e solo per pranzo saremmo scesi, in modo da non farmi pensare così tanto spesso all’incontro con Louis, anche se ormai le ore diventavano sempre meno.
All’ora di pranzo, non toccai cibo, lo stomaco stava protestando, e conoscendomi ogni cosa che io avessi provato a mangiare, sarebbe stata ricondotta fuori. Diedi la pappa al mio bambino, e ci preparammo per raggiungere il luogo dell’incontro.
Arrivata lì, vidi Louis ad aspettarci, avrei finalmente scoperto cosa aveva così tanto bisogno di dirmi, e cosa fosse così tanto segreto da tenere nascosto alla donna che amava. Infondo per stare insieme a lei, doveva pur amarla, anche se c’era qualcosa che nella loro storia non mi convinceva. Per quale motivo lui non aveva raccontato dell’inseminazione artificiale? Per quale motivo aveva negato di avere un figlio? Non capivo più niente, ma forse ora le cose mi sarebbero state più chiare.
 
*Angolo scrittrice*
Ed eccoci all’incontro tra di loro, dove lui nega di avere un figlio, ma vuole incontrarla, per dirle chissà cosa. Non chiedetemi niente, perché sto continuando a scrivere che le idee vengono tutte insieme. Io sono strana faccio periodo in cui ho un’idea dopo l’altra e periodi dove le idee non so dove siano. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.
Al prossimo capitolo.
Carol.
 

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Capitolo 6
*** Capitolo cinque. ***




C
apitolo cinque.

Louis: Sono felice che tu abbia deciso di incontrarci.
Amy: Per favore, arriva al punto.
Louis: Allora, volevo proporti una cosa. Lui è mio figlio, e di questo ne sono consapevole, però non posso riconoscerlo, quindi la mia idea è di mandarvi dei soldi per mantenervi, e di venirlo a trovare una volta al mese.
Amy: Noi non abbiamo bisogno dei tuoi soldi, non siamo la tua famiglia.
Louis: Sì che lo siete, siete una parte di me, solo che non posso stare con voi.
Amy: Spiegami per quale motivo.
Louis: Beh, io ed Eleonor desideriamo un figlio, solo che non riusciamo ad averlo quindi sapere che il suo ragazzo ha un figlio con un’altra non sarebbe una cosa facile da accettare, anche perché per quanto io possa essere innamorato di te, sono legato a lei.
Amy: Che cosa?! Sei innamorato di me?
Louis: Sì, da quando ho scoperto che mio fratello ti maltrattava, è per questo che ho voluto renderti felice con un bambino, perché so la tua fatica a fidarti di nuovo dei ragazzi, dopo essere stata con lui.
Amy: Non avevi bisogno di farmi nessun favore, comunque, la tua tecnica è quella di tenerti buona anche me, così in ogni caso se Eleonor dovesse scoprire tutto, tu potresti venire da me.
Louis: Assolutamente, non è così. Ti ho appena detto di essere innamorato di te, come puoi credere questo?
Amy: Lo credo e basta, comunque, non so se sia giusto che tu venga a trovare Luke.
Louis: E’ mio figlio, devo vederlo, anche a costo di perdere Eleonor.
Amy: Va bene, se vorrai vederlo non ci saranno problemi, ma i tuoi soldi non li voglio, sembra che tu mi stia facendo un favore. Sii felice con Eleonor, ci vediamo il mese prossimo per vedere tuo figlio.
Mi allontanai da lui, ma mi prese per il braccio, e mi abbracciò.
Amy: Per favore Louis, evitiamo queste scene sdolcinate, solo per cercare di farmi cambiare idea su di te. Hai affermato che lui non è tuo figlio, quindi non voglio avere nulla a che fare con te. Tu potrai sempre vederlo, ma io non vorrò parlarti.
Louis: Capisco, e probabilmente è la cosa più giusta. Ciao Amy.
Amy: Ciao Tomlinson.

Mi avviai di nuovo verso il nostro albergo, e mi preparai perché il giorno seguente avrei affrontato il viaggio per tornare a casa.

Lui aveva la sua vita, ed io avevo la mia.
Lui aveva fatto le sue scelte ed io le mie.
Lui aveva deciso di dire che Luke non era suo figlio, ma io ho deciso di farglielo comunque vedere, nonostante da me non si meriti niente..
Io ho deciso di non permettergli di avvicinarsi, e lui non avrà la possibilità di avvicinarsi.

Ora dovevo solo pensare a mio figlio, i problemi sarebbero sorti il giorno del primo incontro.
Non appena fui abbastanza tranquilla chiamai Zoe, per dirle cosa era successo.
Amy: Zoe, sono Amy.
Zoe: Dimmi tutto.
Amy: Allora, mi ha proposto di mandarmi dei soldi e di venire a trovare Luke una volta al mese. Ha detto che non può riconoscerlo perché vorrebbe dei figli con Eleonor ma non riescono ad averne, ed ha detto di essere innamorato di me.
Zoe: E tu, cosa pensi di tutto questo?
Amy: I suoi soldi ho già detto che non li voglio, gli ho detto che può venire a trovare Luke, ma con me non deve parlare, perché ha detto che quello non era suo figlio.
Zoe: Ma sai il motivo per cui l’ha fatto, perché non vuoi dargli nemmeno una possibilità? Non dico per mettervi insieme, ma almeno per essere in buoni rapporti, per il bene di vostro figlio.
Amy: Non lo so Zoe, lui dice di essere innamorato di me, ma io non so fino a che punto credere alle sue parole, infondo ha detto di volere un figlio con Eleonor, quindi non so fino a che punto sia innamorato di me.
Zoe: Credi quello che vuoi, vedremo cosa succederà quando vi incontrerete di nuovo.
Amy: Adesso ti devo salutare, tra un po’ dobbiamo scendere per cenare, e poi dobbiamo riposarci che domani torniamo.
Zoe: Va bene, fate i bravi.

La salutai, e scendemmo a cenare, ma stranamente sentivo gli sguardi delle persone addosso, anche se non ne capivo il motivo.
Non appena finii di dare la pappa al mio bambino salimmo in camera, e ci preparammo per la notte, ma ricevetti una chiamata da Zoe.
Amy: Zoe, cosa è successo?
Zoe: Sei su tutti i giornali.
Amy: Che cosa?!
Zoe: Ti leggo l’articolo.
“L’importante discografico, ha una nuova ragazza che gli gira intorno. Non sappiamo di chi si tratti, ma l’abbiamo vista questo pomeriggio insieme a lui, con un bambino, e si stavano abbracciando (foto in allegato).”
Amy: Non ci posso credere. Non so cosa dirti, e non so cosa pensare, non riesco a credere che dei paparazzi ci abbiano seguiti. Presto scopriranno chi sono. Dovremo stare attenti, anche perché non è mia intenzione far sapere chi sono, ed in più la vita del mio bambino deve rimanere privata.
Zoe: C’è anche una foto dove vi abbracciate. Hai dimenticato di dirmi qualcosa?
Amy: No, mi ha abbracciata, ed io l’ho allontanato, dicendogli che queste sceneggiate per ingraziarsi anche me sono inutili.
Zoe: Non credi di essere stata un po’ troppo dura?
Amy: Non credo proprio, sai cosa ha avuto il coraggio di dirmi, quindi le parole che gli ho detto io non sono niente in confronto a quello che mi ha detto lui.
Zoe: Va bene, ci vediamo quando torni.

Ci salutammo di nuovo, e portai il mio bambino a dormire.
La mattina seguente mi svegliai presto, chiamai un taxi, chiedendo di venirmi a prendere alle nove, e cominciai a svegliare il mio bambino, per fargli fare colazione.
Scendemmo, e ci sedemmo al nostro solito tavolo.
Luke: mamma, e pa-pa-papà?
Amy: Tesoro, papà verrà a trovarti tra un po’ di tempo, lui non vuole stare con noi.
Lo feci finire di mangiare, pagai il conto dell’albergo, ed uscii per prendere il taxi.
Non appena arrivò, salimmo, e ci facemmo portare in aeroporto. Prendemmo l’aereo, e sempre in quattro ore tornammo a casa.
Ero finalmente tornata a casa, ma avevo paura di quello che sarebbe successo se avessero scoperto che ero io la ragazza insieme a Louis.
 
*Angolo scrittrice*
Ed ecco che si incontrano, lui le dice di amarla, però, chissà quanto in verità la ama, visto che afferma di amare anche Eleonor. Chissà cosa succederà al primo incontro. Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, e spero di ricevere qualche recensione.
Al prossimo capitolo.
Carol.

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Capitolo 7
*** Capitolo sei. ***




C
apitolo sei.

Era passato praticamente un mese dal primo incontro, quando ero andata a Doncaster, ed ora doveva venire lui da Luke. Non si erano sentite altre voci sul nostro incontro, anche se per due o tre giorni mi ero vista sui giornali, avevo deciso di fare finta di niente, anche perché la vita del mio bambino doveva rimanere privata.
Invitai Zoe a pranzare da me, sapendo che quel pomeriggio stesso sarebbe arrivato Louis. Mangiai poco e niente, ogni volta che sapevo di dover vedere Louis mi si chiudeva lo stomaco, anche perché nonostante io mi volessi dimostrare forte, non lo ero, per niente.

Alle tre precise del pomeriggio sentii suonare il campanello, ed intuii di chi si trattasse.
Andai ad aprire la porta, e lo feci entrare in casa.
Amy: Vado a prendere Luke.

Andai nella sua stanza, lo presi in braccio, e lo portai da Louis. Non appena lo vide gli corse in braccio, e lo chiamò “papà”, ed a momenti non mi strozzai con la mia stessa saliva.

Uscirono a giocare in giardino, ed io presi a parlare con Zoe.
Amy: Zoe, quello è il padre di mio figlio. *dissi mentre guardavamo fuori dalla finestra, Louis e Luke giocare*
Zoe: Secondo me è un bravo padre.
Amy: Per quanto possa essere bravo, non si merita tutto l’amore che Luke gli da.
Zoe: Non dire così, infondo è stato lui ad averti aiutata ad avere un figlio, quindi anche a lui spetta di stare con il figlio.
Amy: Lo so, ma non glielo impedisco, solo che non voglio che illuda Luke di poter essere un buon padre per lui, uno di quello sempre presenti. Ed in più, non voglio creare un rapporto con lui, mi deve stare lontano.
Zoe: Ammetti che ti dispiace doverlo tenere distante.
Amy: In una piccola parte sì, ma non voglio aver niente a che fare con lui. Louis ha la sua famiglia, io ho Luke, e vanno benissimo così come stanno le cose.

Sentii Luke correre in casa, e venire a prendermi per mano, per giocare tutti insieme.
Ci diede le indicazioni per cominciare a giocare, e cominciammo a divertirci tutti e tre insieme, però, io e Louis ci scontrammo, e lui mi cadde addosso. Cominciammo a ridere, ma quando poi realizzai la situazione gli chiesi di alzarsi.
Zoe stava controllando la situazione da dentro casa, e ogni tanto mi lanciava delle occhiate quasi come per dirmi “cosa mi combini?”.
Continuammo a giocare, fino a quando il mio bambino non fu stanco, solo allora ritornammo in casa.
Louis: Amy, dovrei parlarti.
Zoe: Io vado di là con Luke.
Luke: Ciao, papà.
Louis: Ciao Luke.
Amy: Dimmi.
Louis: Devo ringraziarti per avermi permesso di vedere Luke, sono felice che tu non me lo impedisca. Però, vorrei che tu accettassi i soldi.
Amy: No, mi dispiace, a proposito di questo, tieni i soldi che mi hai mandato. Non voglio niente da te, il mio bambino ha bisogno di un padre, ma questo padre non può esserci, quindi non voglio dei soldi che è come se prendessero il tuo posto, per colmare il vuoto da te lasciato.
Louis: Sai per quale motivo non posso stare con voi. Ma perché riprendi sempre quest’argomento? Provi qualcosa per me?
Amy: Ma per favore, non farmi ridere, provo solo odio e delusione nei tuoi confronti, ma voglio la felicità del mio piccolo Luke, quindi se lui è felice vedendoti, lo sono anche io per lui.
Louis: Nostro figlio. Comunque, ora devo andare, il viaggio è lungo, e devo tornare da Eleonor. Ciao Amy. *mi accarezzò la guancia*
Amy: Credo di aver già messo in chiaro che mi devi stare lontano, e quindi queste sceneggiate sono inutili. Ci vediamo Tomlinson.

Louis andò a salutare Luke, mi rivolse uno sguardo che io non ricambiai, ed uscì di casa.

Non appena fu fuori, il mio Luke, si mise a piangere.
Amy: Luke, non devi piangere, il papà tornerà presto, e giocherà di nuovo con te.
Il mio piccolo dopo diverse rassicurazioni si tranquillizzò, e decidemmo che il mese prossimo il padre sarebbe rimasto da noi a cena, poi saremmo passati al farlo dormire da noi, così almeno avrebbe sentito meno il distacco. Io non ero molto felice di tutto questo, ma per il mio bambino avrei fatto anche questo tipo di “sacrificio”, pur di non vederlo più piangere.

Zoe: Hai visto, avete bisogno di lui. Anche tu ne hai bisogno.
Amy: Ma non dire stronzate. Lui ha semplicemente deciso di farmi contenta come fai con un bambino piccolo quando vuole qualcosa. Io non ho bisogno di lui. Ne ha bisogno Luke, e lo vedrà, ma io non lo voglio nella mia vita. Ascoltami Zoe, perché dobbiamo riprendere sempre lo stesso discorso?
Zoe: Vedi che ti da fastidio parlarne? Se ti da fastidio vuol dire che ti importa. Però, sei sempre la solita testona e non vuoi mai ascoltarmi, quindi fai quello che vuoi. Io me ne devo andare, pensa bene a quello che fai, e quello che deciderai di fare.

Zoe se ne andò, e rimasi con il mio piccolino. Gli preparai come al solito tutto quello di cui aveva bisogno, e lo lavai, poi andammo a dormire. Io avevo smesso di mangiare, non avevo più la forza di farlo, ma dal giorno dopo, piano piano avrei ripreso a mangiare, non potevo lasciare il mio bambino solo.
Andammo a dormire, anche se c’era qualcosa che mi preoccupava. Non capivo cosa fosse, ma sapevo che mi avrebbe dato dei problemi.

La mattina seguente mi svegliai con il suono del mio telefono.
Amy: Pronto?
X: Amy, sono Louis, hai visto le foto sui giornali?
Amy: Quali foto?
Louis: Le mie e le vostre. Ci sono delle foto che ci ritraggono mentre giochiamo con Luke.
Amy: Louis, è già la seconda volta che succede, e non dirmi che non c’entri niente perché non ti credo, se cerchi di creare problemi a me e a Luke, stai sbagliando di grosso, perché io potrei non farti più vedere Luke.
Louis: Io non centro niente, posso giurartelo sulla vita di Luke.
Amy: Non facciamo sceneggiate di questo genere. Non c’è bisogno che giuri, però se dovesse ricapitare, comincerei ad avere dei dubbi.
Louis: Fidati di me, cercherò di non farlo succedere di nuovo. E poi, io non posso farci nulla se i paparazzi mi seguono come cagnolini. Farò il possibile pur di tenere le vostre vite lontane dalla mia.
Amy: Grazie Louis.
Chiudemmo la telefonata. Era la prima volta che forse mi fidavo di Louis. Speravo di non aver preso la decisione sbagliata.
 
*Angolo scrittrice*
Scusatemi per il ritardo, ma capte con la scuola non sono riuscita a fare prima. Comunque ecco che c’è stato il primo incontro. Ne sono successe di cose direi, e ne succederanno altre ancora. Spero che la storia vi stia prendendo, e spero che continuiate a leggere ed a recensire, in modo da dirmi il vostro parere su di essa.
Al prossimo capitolo.
Carol.

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Capitolo 8
*** Capitolo sette. ***




Capitolo sette.

Pov’s Louis.
Stamattina sarei andato dal mio agente, volevo chiedergli spiegazioni per l’articolo pubblicato, e poi oggi pomeriggio stesso sarei partito per andare di nuovo all’incontro di ogni mese con il mio bambino.
Raggiunsi il mio agente, e mi sedetti di fronte a lui.

Louis: Per quale motivo sono uscite quelle foto?
Mr. Brown: Perché non stai attento a quello che fai. Sai di non poterti esporre troppo, quindi devi tenere sotto controllo i paparazzi.
Louis: Ho capito, però anche io ho bisogno della mia vita privata, quindi non è che non posso più fare niente.
Mr. Brown: Non ho detto questo, ma ho detto che devi fare attenzione è necessario per la tua vita. Comunque chi è quella ragazza? E quel bambino?
Louis: Lei è la ex ragazza di mio fratello, l’ho aiutata ad avere un figlio, e sì, lui è mio figlio.
Mr. Brown: Vedi di stare attento, non posso coprire le tue stronzate.
Louis: Non sono stronzate, loro sono la famiglia che vorrei. Quindi devo occuparmi anche di loro.
Mr. Brown: Stai attento, per loro.
Louis: Lo farò. Ora devo andare da loro, grazie George.
Mi recai verso l’aeroporto in macchina, e poi presi il mio solito aereo, per raggiungere la mia famiglia. Oggi era stata la prima volta che avevo ammesso che quella era la mia famiglia, e forse sarebbero state loro le persone che volevo al mio fianco.

Pov’s Amy
Oggi sarebbe tornato Louis. Speravo solo che i paparazzi ci fossero stati lontani, dovevo proteggere il mio Luke da questa vita, e dovevo proteggere me stessa dalla sua vita. Non volevo avere niente a che fare con Louis, quindi dovevo cercare di mantenermi alla larga dalla sua vita, e dal suo mondo. Solo Luke poteva vederlo e volevo che lo vedesse perché aveva bisogno di suo padre, ma io non avevo bisogno di lui, o forse mi volevo convincere di questo.

Come l’altra volta arrivò alle tre, e chiese di parlarmi.

Louis: Amy, ho parlato con il mio agente, e come ho capito, mi ha detto che mi avrebbe protetto dai paparazzi, solo che io devo stare attento a quello che faccio, e non devo farmi vedere in atteggiamenti strani.
Amy: Beh, quello dipende da te, ne io ne Luke possiamo farci niente, quindi vedrai tu di saperti controllare, infondo non sei un bambino. Vado a chiamarti Luke.
Andai a prendere Luke, e come l’altra volta corse in braccio al padre, mi faceva un certo effetto vederli in quel modo, anche se io con lui non volevo avere niente a che fare.

Come l’altra volta andarono in giardino a giocare, ma io rimasi in casa a guardarli, non volevo rovinare il loro momento insieme, anche perché altrimenti Luke avrebbe passato meno tempo con Louis, e non volevo succedesse.

Dopo qualche ora tornarono in casa, e Luke era tutto pieno di terra, e sporco, così decisi di fargli il bagno.
Amy: Luke, forza andiamoci a lavare.
Luke: No, mamma.
Amy: Non ti preoccupare, vedrai che quando torneremo il papà sarà ancora qui.
Louis: Se posso, ti aiuto a fargli il bagnetto, così starò con lui.
Il mio bambino cominciò a battere le manine, così capii che per lui l’idea era ottima, quindi decidemmo di andarlo a lavare insieme.
Salimmo in bagno, preparammo l’acqua, e lo mettemmo dentro. Gli portammo qualche giocattolo, e lui perse un po’ di tempo, anche perché Louis continuava a farlo ridere. Poi, io lo insaponai, e Louis con il getto lo risciacquò, poi lo asciugammo e gli mettemmo il pigiama.
Luke: Papà, tu mangiare noi?
Louis: Tesoro, non so se posso, dobbiamo sentire la mamma.
Amy: Se tu vuoi Luke, certo che il papà può mangiare qui.
Il mio bambino per la felicità venne ad abbracciarmi, e si avvicinò anche a Louis per essere abbracciato da tutti e due. Ci sentivamo quasi una famiglia, e quasi mi emozionai, ma poi accantonai questo pensiero, dovevo andare a preparare la cena.
Dopo di me scesero Louis e Luke, che mi vennero a chiedere se avevo bisogno di aiuto. Così, chiesi a Luke di mettere il suo bicchiere ed il suo piattino in tavola, e fu molto bravo a metterlo, nonostante avesse solamente un anno e mezzo.

Louis si avvicinò a me, poggiò le sue mani sui miei fianchi e mi sussurrò che se avessi avuto bisogno di lui, in ogni momento avrei potuto chiamarlo.
Arrossii.
Ebbene sì, mi fece arrossire, ma subito lo allontanai, e cercai di cambiare discorso.

Dopo quell’”inconveniente”, ci mettemmo a tavola, non appena fu pronto cominciammo a mangiare. Luke era particolarmente felice, quasi come se capisse che i suoi due genitori erano insieme, nonostante sapesse la verità, cioè sapeva che il suo papà non poteva stare con noi.

Dopo cena Louis si alzò da tavola, doveva andare, anche perché il viaggio sarebbe stato lungo. Non appena Luke vide che si stava preparando, corse ad abbracciarlo, e cominciò a protestare, perché non voleva che andasse via.
Amy: Luke, il papà tornerà presto, e vedrai che starete ancora tanto tempo insieme. Non ti abbandonerà mai.
Louis: Ti prometto, che qualche giorno di questi starai un’intera giornata con il papà, vedrai che il tuo papà ci sarà sempre per te.
Amy: Hai sentito? Il papà ti ha promesso che presto starai un’intera giornata con lui. Vedrai che sarà così. A proposito, il mese prossimo è il compleanno di Luke, e vorrei organizzare qualcosa con le persone più importanti per lui, cioè sua zia Zoe, te e me, quindi anche se dovessi venire qui due volte, non importa, è per la felicità di Luke. Credi di poterci essere il 15 settembre?
Louis: Certo che ci sarò per il compleanno del mio campioncino. Dammi il cinque Luke.
Il mio piccolino gli batté il cinque, poi Louis salutò anche me, e se ne andò. Luke aveva apprezzato moltissimo il fatto di essere stato in compagnia anche del suo papà, e non solo della sua mamma, ed io sono stata felice di averlo accontentato.

Louis uscì dalla porta, ed io portai il mio piccolino a dormire. Mentre aspettavo che si addormentasse, cominciai a pensare a quanto fosse cresciuto, a quanto fosse bello avere un figlio, ma anche a quanto fosse doloroso avere una piccola anima che ti ricorda in ogni particolare una persona a cui sei comunque legata, nonostante questa persona ti abbia fatto del male.

A breve il mio piccolino avrebbe compiuto due anni, e mi sembrava giusto che ci fosse anche il suo papà, anche perché era una figura importante nella sua vita, e nonostante non fosse in buoni rapporti con me, non potevo impedirgli di vedere suo figlio, e quindi non potevo impedire a Luke di essere felice, quanto desiderasse.

Non riuscivo a credere che stesse crescendo così a vista d’occhio, a volte mi faceva paura il suo continuo diventare grande, ed a volte mi chiedevo se io fossi stata pronta a vederlo grande, quando non avrebbe più avuto così tanto bisogno di me.
Non riuscivo nemmeno a credere al fatto che le cose tra me e Louis stessero diventando strane, sembrava che qualcosa stesse cambiando tra di noi, anche se non volevo succedesse. La sua presenza avrebbe portato solo sofferenza.
Così credevo.

*Angolo scrittrice*
Ed anche in questo capitolo c’è la dolcezza infinita dell’allegra famigliola, ma non crediate che rimanga tutto rose e fiori, al decimo capitolo si vedranno alcuni cambiamenti, e cominceranno a succedere alcune cose che cambieranno quest’immagine allegra. Spero che vi sia piaciuto, e spero che continuiate a recensire.
Al prossimo capitolo.
Carol.
 

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Capitolo 9
*** Capitolo otto. ***




C
apitolo otto.

Era arrivato anche il secondo compleanno di Luke, e non riuscivo a credere che fosse così grande. Decisi di andarlo a prendere nella sua camera, e di fargli il regalo insieme a Louis.
Salita nella sua camera, lo presi in braccio, e cominciai a cantargli una canzoncina che adorava tanto. Dopo un po’ si svegliò, e mi abbracciò.

Amy: Auguri piccolo mio.
Luke: E, papà?
Amy: Oggi pomeriggio arriverà, il papà e passeremo io, te, lui e la zia Zoe la giornata del tuo compleanno insieme.

Mi abbracciò così tanto forte, quasi volesse farmi capire che era contento di tutto quello, soprattutto di stare con il suo papà.

Gli feci fare colazione, e preparai un pranzo coi fiocchi, con alcune cose che aveva cominciato a mangiare da un periodo a questa parte, anche se non poteva mangiare ancora tutto.

Arrivò Zoe, poi circa alle tre arrivò Louis, con un pacco enorme per il mio bambino. Io il regalo glielo avrei fatto dopo Louis, e speravo che non avesse deciso di commentare.

Il mio piccolino aprì il regalo e trovò un triciclo, così Louis ve lo mise sopra, e lui cominciò a ridere. Era contento di imparare qualcosa di nuovo, e probabilmente era contento di impararlo insieme al padre.
Dopo aver fatto un po’ di pratica, ed essersi divertito, Luke andò fuori a giocare con la zia, ed io e Louis rimanemmo in casa a parlare, stranamente senza attaccarci.

Louis: Sono felice che Luke sia contento di vedermi, anche io ne sono molto felice, e sono contento del rapporto che si sta creando tra di noi.
Amy: Anche io sono felice per voi. Davvero, quando vedo il nostro piccolino felice io lo sono il doppio, e non sai quanto mi renda orgogliosa, fiera e diciamocelo anche contenta che suo padre sia presente nella sua vita.
Louis: Hai detto nostro?
Amy: Sì, ho detto nostro, mi sembra che sia anche figlio tuo, no? Comunque, te lo chiedo per favore, non ferirlo, è molto fragile, e sente spesso la tua mancanza, se non dovesse più vederti sarebbe un duro colpo per lui, quindi davvero, ti chiedo di pensarci su mille volte prima di fare un passo decisivo.
Louis: Non ti preoccupare, il nostro bambino avrà sempre la priorità su tutto e su tutti, quindi se dovessi prendere una decisione importante ne parlerei con voi.
Amy: Ti ringrazio. Veramente, sei un ottimo padre per Luke, e credo che lui ti sarà grato sempre di essergli stato vicino, nonostante tu non possa stare sempre con lui, per i tuoi numerosi problemi. Ora ovviamente non può capire, ma credo che quando sarà grande, capirà per quale motivo suo padre non era sempre con lui, e credo che in ogni caso ti sarà riconoscente per quello che hai fatto per lui.

Si avvicinò e mi abbracciò, e stavolta non lo respinsi, anche perché non ne avrei trovato un motivo valido per farlo.
Mentre eravamo abbracciati entrarono in casa Zoe e Luke.

Zoe: Ehm, non vorrei disturbare, solo che Luke voleva stare con i suoi genitori. Io devo andare, tanti auguri piccolo della zia.
Luke: Tao ia.
Zoe uscì, e Louis riprese a parlare.
Louis: Ah Amy, avevo pensato una cosa. Visto che la settimana prossima dovrei tornare per venire a trovare Luke, invece di fare così, posso portarlo una giornata a Doncaster?
Amy: Non se ne parla, senza la sua mamma, io non sono tranquilla.
Louis: Amy, rilassati, starà con me, non si avvicinerà ad Eleonor, e nel caso in cui lo facesse Eleonor non gli farebbe niente, potrebbe benissimo essere suo figlio, quindi non gli farebbe del male. Stai tranquilla, con me Luke sarà al sicuro.
Amy: Mi prometti che lo controllerai? E non lo perderai di vista nemmeno un attimo? E poi, appunto perché Eleonor potrebbe pensare che sia suo figlio, mi spaventa il fatto che lui venga con te. Se mai volesse portarmelo via? Io non potrei stare senza il mio Luke, e credo che la stessa cosa valga per lui.
Louis: E credi che io le permetterei di portarti via Luke? Non glielo farei mai fare, nemmeno se mi pregasse di aiutarla. Il nostro piccolo deve stare con la sua mamma ed il suo papà, non con altri genitori.
Amy: Grazie Louis. Però, devi assicurarmi che ogni tanto mi chiamerete, anche solo per dirmi noi tutto a posto, solo per farmi tranquillizzare.
Louis: Te lo prometto Amy. Non ci sarà nessuna fonte di pericolo, non gli succederà niente, infondo è insieme al suo papà. E non ci faremo scoprire dai paparazzi.
Amy: Va bene, ma quindi partite stasera?
Louis: Io avevo pensato di rimanere qui a dormire se non ti pesa, e di partire domani mattina con Luke, per poi ritornare domani sera.
Amy: Certo, va bene, preparo la camera per gli ospiti.

Andai di sopra a preparare il letto, poi tornai giù, per preparare la cena al mio piccolo, ed a Louis. Ero veramente preoccupata, però sapendo che in ogni momento Louis sarebbe stato accanto a Luke, mi ero tranquillizzata, anche perché la mia paura più grande era quella di perdere il mio bambino, cosa che non avrei mai permesso.

Ci mettemmo a cena, e non appena finimmo preparai Luke per andare a dormire, che mi fece intendere volesse andare a dormire con il padre. Così, andai nella sua stanza, gli raccontai la solita favola che la sera voleva sentire, poi visto che non ne voleva sapere di addormentarsi, gli cantai la solita canzone che lo rilassava, e si addormentò.

Stavo per uscire dalla camera, quando Louis mi tirò per un braccio.
Louis: Ricordavo della tua dote canora, mi ricordo quando cantavi, quando stavi insieme a mio fratello, ed ogni volta pregavo di essere io al suo posto. Ora sono al suo posto, ma non mi sento così fortunato come si sentiva lui. Ad ogni modo, hai sempre una voce dolcissima. *mi accarezzò una guancia*
Io arrossii, e lo ringraziai, poi per la troppa vergogna uscii dalla stanza.

Mi aveva sentita cantare quando stavo insieme a suo fratello, anche se io mi vergognavo molto a cantare davanti ad altre persone.
Comunque, forse qualcosa stava cambiando tra di noi, anche se non volevo cambiasse, perché il suo “lui non è mio figlio” mi aveva segnata, e non poteva essere cancellato, come cancelli qualcosa che hai scritto su un foglio, con un bianchetto, per poi passarci di nuovo sopra.
 
*Angolo scrittrice*
Spero che anche questo capitolo vi piaccia. Luke, andrà a Doncaster, chissà cosa succederà, e chissà cosa dirà Eleonor. Magari non lo riconoscerà, ma io non ne sarei così tanto sicura. Beh, spero che continuiate a recensire, e spero che continuiate a seguirla, perché ci ho messo molto impegno a scriverla.
Al prossimo capitolo.
Ah, a proposito di capitolo, volevo chiedervi di scrivere qualche particolare, frammento, frase o momento che vi ha colpiti particolarmente, per sapere cosa preferite, grazie.
Carol
 
 

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Capitolo 10
*** Capitolo nove. ***




C
apitolo nove.

Questa mattina il mio piccolino sarebbe andato a Doncaster, con il suo papà. Sì, mi avrebbero chiamato, ma ero ancora un po’ in ansia, e non sarei stata tranquilla, fino a quando non lo avrei visto tornare a casa. Ero iperprotettiva, ma infondo è normale, è il mio unico, piccolo bambino, quindi non potrebbe andare diversamente.

Scesero Louis e Luke insieme, ed il mio piccolo era praticamente avvinghiato come un koala al padre, ed era di una dolcezza infinita.
Fecero colazione, poi dovettero prepararsi per andare a prendere l’aereo. Così, salutai il mio piccolo ometto, gli raccomandai di stare sempre vicino al padre, ed a Louis dissi di non perderlo di vista nemmeno per un secondo, altrimenti non avrebbe più visto la luce, fece un sorrisetto tirato, ma poi annuì con la testa, ed io sorrisi.
Uscirono di casa, non appena il taxi fu arrivato, salutai di nuovo il mio ometto, e se ne andarono.
Era circa un minuto che se n’erano andati, e già mi mancava.

Pov’s Louis.
Eravamo saliti sull’aereo, ed ero pronto a presentargli la mia città. Poi saremmo andati a casa, e avrebbe visto Eleonor, glielo avrei presentato come mio nipote, poi saremmo andati al luna park, per farlo giocare. Speravo solo di non trovare fotografi in giro, anche perché sarebbe stato sconveniente.

Arrivati a Doncaster, prendemmo la mia macchina, che avevo lasciato in aeroporto, e girammo un po’ per Doncaster, tanto per fargli vedere qualche luogo significativo per il suo papà, anche se non mi poteva capire al cento per cento. Poi, dopo questo giro turistico, andammo a casa.

Louis: Permesso? Eleonor, dove sei?
Eleonor: Amore, sono in cucina.
Louis: Oggi abbiamo un ospite, è il figlio di mia sorella Lottie, sai, tel’avevo fatta conoscere, e mi ha fatto una sorpresa, facendomi conoscere il suo bambino. Si chiama Luke, ed ha circa un anno e qualcosa.
Eleonor: Come sei bello Luke. E dove hai lasciato la mamma?
Louis: Lottie, non è potuta venire, quindi mi ha chiesto di tenerlo un po’.
Eleonor: Avete già mangiato?
Louis: Sì, non ti preoccupare, ora porto Luke a fare un riposino, poi oggi pomeriggio vorrei andare al luna park, che ne pensi? Ti va di venire con noi?
Eleonor: Certo, per me va benissimo, sono felice di stare con un bambino, quasi come se fosse nostro figlio, e noi fossimo una bella e felice famigliola.

Quasi non mi strozzai con la mia stessa saliva. Aveva detto, nostro figlio, e bella famiglia. Non sapevo se ero pronto a creare una famiglia con lei, e poi lui era solo mio figlio e di Amy, non suo, non volevo fosse suo.
Mi ripresi dalle cose che avevo appena pensato, non sapevo cosa stessi dicendo, forse avevo bisogno di riposo.

Portai Luke in camera mia, e ci addormentammo subito, anche perché il viaggio che avevamo appena affrontato era stato pesante, e lui non aveva fatto altro che giocare. Mi chiedevo se le pile dei bambini si scaricassero qualche volta.
Non appena fui sveglio, decisi di chiamare Amy, per dirle che era tutto a posto, così presi il mio telefono e feci partire la chiamata, mi rispose circa dopo quattro squilli.

Amy: Pronto?
Louis: Amy, sono Louis, volevo chiamarti per dirti che va tutto bene, Luke dorme, ed oggi andremo al luna park, io lui ed Eleonor.
Amy: Che cosa?!
Louis: Stai tranquilla, ti ho già detto che lo proteggerò in ogni modo, e poi lei non gli farà niente. Rilassati, ci vediamo stasera.

La salutai, e vidi che Luke si stava muovendo, segno che si stesse svegliando. Non appena ebbe aperto i suoi occhi, notai quanto fossero azzurri e simili ai miei, e per un momento vidi in lui me da piccolo. Era completamente uguale a me, tranne per qualche dettaglio che lo rendeva somigliante anche alla madre, ma se non ci fossero stati quei piccoli dettagli, sarebbe stato completamente me.
Non appena fu ben sveglio, lo lavai, e lo feci cambiare per andare al luna park. Dissi ad Eleonor che era ora di andare, e lei mi disse che era pronta.

Uscimmo di casa, e portammo il mio piccolo Luke al luna park. Girammo praticamente tutte le attrazioni, la ruota panoramica, una giostra per bambini, il tiro al bersaglio, e tante altre attrazioni, non volevo fargli mancare niente. Poi, decisi di comprargli lo zucchero filato, anche se sapevo che Amy mi avrebbe rimproverato per tutto questo, ma era un giorno speciale, lo stava passando con il papà, ed il sottoscritto non voleva fargli mancare niente.

Tornammo a casa circa alle sette, ed era troppo tardi per far affrontare un altro viaggio a Luke, così decisi di chiamare Amy, per avvisarla che saremmo tornati l’indomani mattina.
Salii in camera per chiamare Amy, e lasciai Luke in salotto con Eleonor.
Il telefono suonò cinque volte, poi Amy rispose.

Amy: Dimmi Louis.
Louis: Ascoltami, io e Luke torniamo domani mattina, perché si è stancato molto al luna park, e non me la sento di fargli affrontare un viaggio pesante, quindi non appena si sarà svegliato, partiremo.
Amy: Va bene, dagli la buonanotte da parte mia, a domani.

#Intanto Eleonor e Luke.
Eleonor: Allora piccolino, come sta la mamma Lottie?
Luke: Mamma, Amy.
Eleonor: E chi sarebbe questa Amy?
Luke: Mamma.
Dovevo capire chi fosse questa Amy, ed intanto sapevo che Louis mi aveva raccontato una bugia.

#Tornando a me.
Louis: A domani.
Scesi in salotto, recuperai il mio ometto, e lo portai a letto, era anche troppo stanco. Lo feci cambiare, lo lavai, gli lavai i denti, che erano importanti da lavare anche alla sua età, e ci mettemmo sul letto.

Luke: Mamma Amy, sta?
Louis: Sta bene, ti manda la buona notte, e non vede l’ora di vederti, quindi quanto prima cominci a fare le nanne, prima arriverà domani, per tornare a casa da mamma Amy.
Luke: Bene, papà.

Mi diede un bacio, e si mise buono, per potersi addormentare. Dopo poco, sentii un leggero russare, e capii che si trattava di lui. Il mio piccolo pandoro, a cui volevo un bene dell’anima, e che non avrei mai e poi mai abbandonato.
 
*Angolo scrittrice*
Ed ecco la giornata di Luke, con Louis ed Eleonor. Quest’ultima ha scoperto dal bambino che la sua mamma non era Lottie, ma Amy. Chissà come l’ha presa, e chissà cosa farà. Spero che anche questo vi sia piaciuto, e spero che continuiate a seguire la storia, ed a recensirla. Anche qui, ditemi la parte che avete preferito, così comprenderò se le mie parole sono state per voi interessanti, o se io non avessi dovuto utilizzarle.
Al prossimo capitolo.
Carol.

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Capitolo 11
*** Capitolo dieci. ***




C
apitolo dieci.

Stamattina sarei tornato a casa con Luke, in modo da far stare tranquilla Amy. Lo chiamai presto, lo feci mangiare, e andammo a prendere l’aereo, dicendo ad Eleonor che lo avrei riportato dal ragazzo di Lottie che si trovava lontano da noi.

Pov’s Amy
Stamattina il mio piccolo ometto sarebbe tornato a casa, non vedevo l’ora di rivederlo, anche se sapevo che era stato al sicuro con Louis.

Circa alle undici sentii suonare il campanello, e capii si trattasse del mio piccolo Luke con Louis. Corsi ad aprire la porta, ed il mio bambino mi corse in braccio. Infondo non era abituato a starmi lontano, era sempre stato insieme a me.

Chiesi a Louis se aveva bisogno di qualcosa, ma disse che doveva tornare da Eleonor, così ci salutammo, e rimase d’accordo con Luke, riguardo al fatto che si sarebbero visti il mese prossimo, anche se Louis aveva accelerato un po’ i tempi, ed aveva deciso di venire un po’ prima. Ma infondo, a me non cambiava niente, mi faceva piacere che mio figlio fosse felice, e che passasse più tempo possibile con suo padre.

Salutammo Louis, e rimanemmo solo io e il mio piccolo, che cercò di raccontarmi quello che aveva fatto il giorno precedente con il padre, anche se non riuscì a farmi capire tutto. Poi, cambiò espressione, e cercò di farmi capire una cosa che sembrava abbastanza importante, ma non riuscii a capirlo, quindi gli dissi di non preoccuparsi, che non sarebbe successo niente di preoccupante né a me, né a lui.

Quel pomeriggio Zoe, mi aveva invitato a bere un caffè con lei, così io e il mio piccolino ci preparammo, e raggiungemmo la caffetteria dove di solito io e Zoe ci incontravamo per spettegolare, o per raccontarci qualcosa quando non ci vedevamo da tempo, per colpa del suo lavoro.

Entrata nel bar vidi subito dove si trovava seduta, così la raggiunsi. Luke la abbracciò, ed io mi sedetti vicino a lui. Aveva un’espressione strana, così decisi di chiederle cosa avesse.

Amy: Zoe, hai una faccia strana, cosa è successo?
Zoe: Sei sicura di volerlo sapere? Non credo ti faccia piacere.
Amy: Zoe, parla, mi stai spaventando.
Zoe:Guarda tu stessa.
Mi diede un giornale, dove vidi una foto di Louis, Luke ed Eleonor, con scritto a caratteri cubitali “Che questa sia la nuova famiglia, del famoso discografico Louis Tomlinson”?
Amy: Che cosa? Quella non è la sua famiglia. Quello è nostro figlio, non è figlio di Eleonor, e non lo sarà mai. Devo parlare con Louis.

Presi il telefono, e composi il numero, ma partì la segreteria telefonica, così decisi di lasciare un messaggio:”Louis, è successo di nuovo, ed hanno definito te, Luke ed Eleonor la nuova famiglia felice, ma lui è mio figlio, non sarà mai suo figlio, devi farlo capire, non posso accettare che mio figlio venga spacciato per il figlio di un’altra.”

Misi giù, e sbattei il telefono, guadagnandomi le occhiatacce degli altri clienti che si trovavano nella caffetteria. Ero leggermente nervosa ed agitata, era mio figlio, e non accettavo che dicessero che si trattasse del figlio di un’altra. Forse ero gelosa di Louis, del fatto che avessero definito lui ed Eleonor la nuova famigliola felice, poteva anche essere, ma Luke, è il mio Luke.

Tornai a casa, e vidi una strana macchina parcheggiata nel vialetto di casa mia. Così, senza farmi vedere entrai dalla porta sul retro, e cercai di capire di chi si trattasse, e non appena capii che era Eleonor mi spaventai leggermente, quindi dissi a Luke di nascondersi nel solito posto dove si nascondeva quando giocavamo a nascondino. Forse potevo sembrare pazza, ma avevo paura per il mio bambino, non dovevano e non potevano portarmelo via.

Non appena Eleonor si accorse della presenza di qualcuno in casa, venne a suonare il campanello, ed io andai ad aprire.
Eleonor: Ciao cara Amy, come stai?
Amy: Bene, e tu?
Eleonor: Non sono venuta qui per conversare con te come se fossimo amiche da una vita. Sono venuta qui per dirti che devi smettere di fare la stupida con Louis. Lui è mio, e continuerà ad esserlo, altrimenti dovrò portarti via il tuo bellissimo bambino, e non credo sia una bella cosa per te, non credi? *concluse prendendomi il braccio e stringendolo*
Amy: Intanto io non capisco cosa tu stia dicendo. E poi non faccio la stupida con il ragazzo delle altre.
Eleonor: Non trattarmi come una sciocca, so che sei la madre di Luke, e so che Louis è suo padre, quindi non mi prendi in giro così tanto facilmente. Ascolta bene le mie parole, perché non le ripeterò: stai alla larga da lui, altrimenti potrai dire addio a Luke. Ed a Louis farò credere che tu sia morta accidentalmente. Non scherzare con il fuoco, non ti conviene.
Amy: Non ti preoccupare, non gli starò accanto, e non te lo porterò via. Sarà solo tuo. Solo che non puoi impedirgli di vedere il figlio, e non puoi togliere la felicità al mio bambino.
Eleonor: Oh, si che posso cara mia, ed ho anche un modo. Tu stagli lontano e non preoccuparti di lui, a Louis penserò io. E’ il mio ragazzo ed ama me, quindi tu sei l’ultimo dei suoi pensieri.
Amy: Pensa quello che vuoi, ma forse dovresti fare un po’ di domande al tuo ragazzo, non conosci benissimo tutto di lui.
Eleonor: Fai silenzio. Non sai niente della mia storia con Louis, e non potrai mai capirla. Adesso, mi raccomando tieni conto dei miei suggerimenti, vivi la tua vita, e lascia vivere a Louis la sua con me. Spero mi ascolterai.
Amy: Certo, non ti preoccupare, vivi pure tranquilla, non c’è bisogno che tu ti preoccupi. Però, ricordati che non puoi costringere  le persone ad amarti, e non puoi costringere Louis a stare con te minacciandolo. Però questa è la tua vita, e le decisioni prese saranno anche sue. Quindi vivi felice e vivi bene.
Si girò, e se na andò, e non appena fui sicura che fosse fuori, andai a prendere il mio bambino, e lo abbracciai quanto più forte potevo. Non avrei permesso che me lo portassero via.

*Angolo scrittrice*
Ed ecco che Eleonor, la minaccia, chissà cosa lo costringerà a fare, ho paura per Amy ed il piccolo. Spero vi piaccia, e spero continuiate a seguirla e a recensirla. Mi sto emozionando un sacco a scriverla, e spero anche voi vi stiate emozionando a leggere.
Al prossimo capitolo.
Carol.
 

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Capitolo 12
*** Capitolo undici. ***




C
apitolo undici.

Eleonor era venuta a minacciarmi, e volevo parlarne con Louis. Non appena lo avrei visto gliene avrei parlato, anche se forse non era giusto, ma lo avrei fatto.

Louis mi chiamò, e mi disse che avrebbe dovuto parlarmi, e voleva anche Luke con noi, disse che era una cosa importante, ed era necessario che ne parlasse con entrambi.
Mi disse che sarebbe arrivato dopo pranzo, in modo da non portare disturbo, e per evitare che Luke fosse già andato al parco con Zoe.

Ero particolarmente in ansia, e non sapevo cosa mi avrebbe detto, però gli accennai che avevo anche io bisogno di dirgli una cosa importante.

Circa alle tre arrivò, e Luke gli corse in braccio, ma sembrava molto freddo con lui.

Louis: Io ho una cosa importante da dirti.
Amy: Anche io.
Louis: Comincio io, è importante.

Gli feci cenno con la testa per fargli capire che poteva parlare.

Louis: Io ed Eleonor ci sposeremo. Abbiamo deciso di sposarci, e volevo dirlo a voi, prima che lo sappiate da qualcun altro. Siete importanti per me, ma io devo farlo. E tu cosa dovevi dirmi?
Amy: Niente di importante, non è abbastanza importante, era una sciocchezza.
Louis: Però, devo fare una cosa, e mi devi permettere di farlo. Non so cosa significherà, e non so come la prenderai.
Amy: Tu fallo, magari te ne pentiresti se non lo fai.

Si avvicinò a me, mi accarezzò la guancia, e quasi a chiedermi il permesso, mi guardò negli occhi. Poi, si avvicinò a me, e fece unire le nostre labbra. 
Io però, lo allontanai, non me la sentivo di finire in qualcosa che nemmeno io sapevo.

Amy: Louis, non possiamo, sai come la penso, e sai cosa credo succederà. Abbiamo un figlio, sì, ma tu hai un’altra donna, e vi dovete sposare, quindi per favore cerca di dimenticarmi, e pensa alla tua vita. Pensa alla tua futura moglie, e non pensare a noi. Luke potrai vederlo anche quando ti sarai sposato, ma con me non ci potrà essere niente.
Louis: Ma io, ho bisogno di te. Devo sposarla, altrimenti prenderà Luke, ma non posso fare a meno di voi. E non so se potrò venirvi a trovare tanto spesso, perché altrimenti Eleonor chiederà di adottarlo, ed io non voglio togliertelo.

Quindi lui sapeva del fatto che lei ci avesse minacciati, e voleva sacrificarsi per noi, pur di non farmi portare via Luke. Forse non era la persona “cattiva” che avevo cercato di allontanare, anzi forse ci amava più di quanto io immaginassi.

Amy: So tutta la storia, e se tu non vuoi non devi sacrificarti per noi. Io non credo comincerei ad amarti, ma almeno saresti libero di venire a trovare Luke quando vuoi, e potresti cominciare ad acquistare la mia fiducia.
Louis: Devo farlo, non posso permettere che ti porti via Luke, e so che non mi ami, quindi non devi convincermi di niente, so che tra di noi non ci sarà mai niente. Solo, mi dispiace per il nostro Luke. Farò il possibile per continuare a venire a trovarlo, ma non vi assicuro niente, anche perché credo che mi impedirà di muovermi così spesso da solo.
Amy: Beh, ad ogni modo noi ti vorremo sempre bene, e sarai sempre parte della nostra famiglia, non ti escluderemmo mai, perché per noi sei importante. Sì, lo sei anche per me, e non credo che riuscirò a dimenticare così facilmente il padre di mio figlio, nonostante tra me e lui non ci sia stato niente.
Louis: Anche io vi vorrò sempre bene, e credo che sarete nei miei pensieri ogni giorno ed ogni notte, però devo liberarvi la vita, e sposerò Eleonor. Detto questo, ora devo andarmene.

Salutò Luke, che si mise a piangere, e se ne andò, uscendo probabilmente per sempre dalle nostre vite.
Io chiamai Zoe in lacrime.

Zoe: Amy, cosa è successo?
Amy: Per favore Zoe, vieni qua, abbiamo bisogno di te.
Zoe: Corro, mi raccomando, non fare sciocchezze.

Dopo nemmeno mezz’ora, Zoe era qui con noi.

Zoe: Allora, mi spieghi cosa è successo?
Amy: Eleonor mi ha minacciata di stare lontana da Louis, ed ha detto che se non gli fossi stata lontana mi avrebbe portato via Luke, e mi avrebbe uccisa. Oggi Louis è venuto da noi dicendo che si sarebbe sposato con lei, perché sapeva che se non lo avesse fatto, lui mi avrebbe portato via Luke. Quindi ci ha detto “addio”. Ha detto che probabilmente dopo essersi sposato con Eleonor non sarebbe potuto tornare così spesso da noi, anche perché lei non lo avrebbe fatto muovere così facilmente. Fatto sta, che suo figlio probabilmente non lo vedrà più.
Zoe: E a te, tutto questo dispiace. Provi qualcosa per lui?
Amy: No, mi ha ferita, e non voglio permettergli di entrare nella mia vita per poi andarsene, come dovrebbe fare, però, diciamo che aveva cominciato ad essere sempre più presente e mi faceva piacere la sua vicinanza, anche perché Luke ne era felice.
Zoe: Vedrai che troverà comunque del tempo per venire a trovare Luke. Infondo è sempre suo figlio, e non può fare finta di niente. L’hai detto tu, anche per lui Luke è importante, e non rinuncerebbe così facilmente al vederlo.
Amy: Lo spero, anche se non trovo giusto che lui si sacrifichi per noi. Non lo merita, però infondo lasciarla sarebbe come darle una possibilità per rapirlo. Sai, mi ha detto che sa che non lo amo, e nonostante io gli abbia detto che probabilmente avrei acquistato fiducia nei suoi confronti, lui mi ha detto che non dovevo convincerlo di niente, doveva solamente sposarla, per liberare le nostre vite.
Zoe: Come ti ho già detto, probabilmente continuerà a venire a trovare Luke, solo che si accorgerà di avere meno intorno la presenza del padre, quindi quando sarà grande dovrai spiegargli tutto, e dovrai fargli capire che suo padre gli ha sempre voluto bene, solo che non ha potuto fare altro, per salvarlo.
Amy: Lo so, e probabilmente farà male parlarne, ma dovrò farlo, perché non voglio che Louis appaia come un padre che non gli ha voluto bene, perché non è assolutamente così. Ha cercato di essere sempre presente, e per quello che potrà fare, continuerà ad esserlo. Spero solo di non rovinargli la vita, anche se probabilmente lo sto facendo.

Con questo pensiero, chiesi a Zoe di lasciarmi sola. Decisi di chiamare Louis, e poiché c’era la segreteria, lasciai un semplice messaggio “scusa per averti rovinato la vita”.
 
*Angolo scrittrice*
Ed ecco che Louis è costretto a sposare Eleonor, pur di salvare la vita a Luke e ad Amy. Anche se Amy pensa che non sia giusto che lui si sacrifichi. Devo confessarvi che mancano cinque capitoli però, diciamo che ci saranno due epiloghi, e poi questa storia sarà finita. Mi dispiace già. Comunque, spero che vi stia piacendo, e che continuiate a seguirla, fino alla fine, continuando a recensire.
Al prossimo capitolo.
Carol.

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Capitolo 13
*** Capitolo dodici. ***




C
apitolo dodici.

Il telefono stava squillando all’impazzata, ma io essendo ancora addormentata me ne accorsi tardi, ma comunque appena in tempo.

Amy: Pronto?
X: Amy, sono Louis, volevo chiederti se potevo passare una giornata con te e Luke, tutti insieme.
Amy: V-va bene. Credo che anche Luke ne sarà contento.
Louis: Ci vediamo tra un po’, sto per prendere l’aereo, e starò lì da voi a dormire, se posso.
Amy: Certo, non c’è nessun problema, ci vediamo dopo.

Mi alzai, tanto orami ero sveglia, e non sarei più riuscita a dormire, preparai la colazione per il mio bambino, e bevvi un caffè, che per la troppa ansia era venuto amaro. Non appena il mio bambino fu sveglio, gli riscaldai ciò che avevo cucinato, e gli dissi che sarebbe arrivato suo padre, e non appena mi sentì pronunciare queste parole scattò dalla sedia e mi venne ad abbracciare, quasi fosse stato grazie a me.

Circa alle undici sentimmo suonare il campanello, così andammo ad aprire. Mi si parò davanti un Louis in smoking con un mazzo di rose in mano. Me le diede, ed io arrossii, poi mi diede un bacio sulla guancia, ed andò ad abbracciare Luke.

Louis: Famiglia, sono venuto per passare una giornata con voi. Però, dopo questo non voglio rimpianti, voglio che rimaniamo tutti felici, anche perché domenica mi sposerò con Eleonor, ed il mio desiderio è quello di stare un’ultima volta con la mia famiglia, quella vera.
Amy: Siamo felici che tu sia qui con noi. Ma come mai sei vestito così?
Louis: Perché porterò la mia famiglia ad un bellissimo pranzo, e stasera ti aiuterò a cucinare qualcosa di buono. Solo per rendermi conto che saremmo stati una bella famiglia, e per capire a cosa sto andando in contro.
Amy: Io e Luke ci andiamo a cambiare.

Salii nella mia stanza, e trovai un vestito al ginocchio blu, con un corpetto a cuore, aveva la cerniera sul lato, quindi riuscii ad allacciarlo senza problemi. Andai a vedere se Luke aveva bisogno di una mano, ma era riuscito a vestirsi benissimo da solo, non aveva avuto particolari problemi, quindi scendemmo in salotto.

Louis: Oh, siete bellissimi. Ma Luke, permettimi di fare un complimento particolare alla mamma, sei stupenda.

Arrossii di nuovo, e vidi Luke venire ad abbracciarmi, e mi sussurrò all’orecchio “mamma, bella”.
Uscimmo di casa, e Louis ci portò in un ristorante molto appartato, anche perché sapevamo che se lo avessero fotografato insieme a noi, Eleonor avrebbe portato via da me il mio Luke.

Mi fece accomodare spostando la sedia, e mise Luke tra noi due. Durante il pranzo ci guardavamo, ma ogni volta che lo guardavo mi tornava in mente la freddezza con cui aveva detto che Luke non era suo figlio, quindi non riuscivo a vederlo in un modo diverso, anche se forse qualcosa dall’inizio era cambiato.

Non appena finimmo di mangiare uscimmo dal ristorante, e tornammo di nuovo a casa, mentre camminavamo verso casa nostra Louis mi prese la mano, e la intrecciò con la sua, ed una scarica di brividi si impossessarono della mia schiena.

Entrati in casa, io e Luke ci andammo a cambiare, poi andò anche Louis a cambiarsi, e ci mettemmo sul divano, per decidere il da farsi.
Luke si sedette tra me e Louis e ci abbracciò, forse si stava convincendo di qualcosa che non sarebbe potuto succedere, quindi era meglio che gli spiegassimo che Louis non sarebbe rimasto con noi.

Amy: Luke, tesoro, il papà, domani se ne andrà, e non sa quando potrà tornare, perché si sposerà con la sua ragazza.
Luke: Papà, sposa te?
Amy: No tesoro, il papà deve sposare un’altra ragazza, ma non ci abbandonerà mai. Forse verrà a trovarci un po’ meno spesso, ma continuerà a venirci a trovare e continuerà a chiamarti per sapere anche solo come stai.
Louis: Mi dispiace piccolo di papà, ma il tuo papà sta facendo tutto questo per te. Ora non puoi capire, ma quando sarai grande la mamma ti spiegherà.

Il mio piccolo Luke andò in camera a giocare, ed io e Louis rimanemmo sul divano, a guardarci, quasi volessimo memorizzare i tratti l’uno dell’altra per non dimenticarci tra di noi, e la cosa mi spaventava particolarmente. Sapevo di essere già legata a lui, e sapevo che tutto questo mi avrebbe spezzata in mille frammenti.

Non appena il piccolo Luke scese andammo a giocare con lui. Ero felicissima di vedere il suo sorriso ed ero felicissima che si stesse divertendo un’ultima volta con noi due, anche perché non potevo mettere la mano sul fuoco sul fatto che Louis sarebbe tornato presto da lui.

Rientrammo in casa non appena fece buio, e preparammo la cena, con il nostro piccolo aiutante Luke Tomlinson. Sì, gli avevo dato il cognome di Louis, per ricordargli le sue radici.

Ci mettemmo a tavola, e facemmo mangiare cose nuove a Luke, che sembrò apprezzare particolarmente, ma non appena ebbe finito di cenare, vidi che era stanco, e le sue parole me lo confermarono.

Luke: Mamma, papà, etto me?
Amy: Certo piccolino che ti accompagniamo a dormire, e resteremo con te fino a quando non ti sarai addormentato.

Lo feci cambiare, e Louis gli fece lavare i denti, mentre io aggiustai il suo lettino.
Lo facemmo stendere, e gli raccontai la sua favola, ma come l’altra volta non volle saperne di addormentarsi, così io e Louis gli cantammo una ninna nanna, e lui dopo poco si addormentò.

Amy: Louis, io vado a sparecchiare, tu se vuoi vai pure a riposarti, ci vediamo domani mattina.

Stavo per scendere in salotto quando, anche stavolta, Louis mi tirò per un braccio, e mi baciò, ma stavolta non lo allontanai, e non cercai di impedire quello che sospettavo sarebbe successo. Entrambi desideravamo un modo per vederci uniti, quindi abbiamo lasciato che le cose andassero come desideravamo, come il nostro istinto ci imponeva di fare, avevamo bisogno di sentirci insieme, in tutti i sensi.
Non credevo di amarlo, ma forse dall’inizio qualcosa era cambiato, e probabilmente anche per me sarebbe stato difficile accettare il fatto che non fosse più stato presente nelle nostre vite. Probabilmente avrei desiderato di rimanere con lui, ma questo non poteva accadere.
 
*Angolo scrittrice*
Ed ecco che succede, passano la notte insieme. O mio Dio. La storia sta quasi arrivando alla fine. Nel prossimo capitolo succederà una cosa gigantesca, e come la mia testa mi ha detto di fare ci saranno altri due capitoli, poi ci saranno due epiloghi, sì è strano, lo so, ma quando la mia mente mi dice di fare qualcosa, devo farlo e basta. Spero che questa storia vi piaccia, e continuiate a seguirla e recensirla fino alla fine, anche perché manca poco, quattro capitoli, vi sembrano tanti?!.
Al prossimo capitolo.
Carol.
 
 

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Capitolo 14
*** Capitolo tredici. ***




C
apitolo tredici.

Quella mattina mi svegliai nel letto dove avevo passato la notte con Louis, ed accanto a me trovai un semplice foglio di carta. Aveva preferito salutarmi così.

“Cara Amy,
forse avrai capito che sono io che ti scrivo, quindi non c’e bisogno che giochiamo ad indovina chi, immagino che ora starai sorridendo, ma questo è il momento di diventare seri.
Questa notte ti ho amata con tutto me stesso, e mi hai reso il ragazzo più felice di questo mondo, però sai che domani dovrò sposarmi con Eleonor, quindi non ho potuto aspettare il tuo risveglio.


Solo per convincermi di qualcosa che non potrà mai essere, ti prego di promettermi  che sarai mia, promettimi che non sarai di nessun altro, giuramelo, assicurami che nei miei sogni potrò gridare che sei mia, per favore, fallo per me.

E mentre piangevo e gridavo dentro di me ti scrivevo questa lettera e ti guardavo tanto intensamente quasi da voler imprimere la tua immagine nella mia mente, quasi a volerti vedere sempre così, e ad ogni sguardo su di te, diventavi sempre più bella, però, ora dovrò perderti e dovrò allontanarmi da voi.

Tu e Luke sarete sempre con me in una foto. Sì, ho una vostra foto, spero non ti manchi quella foto, altrimenti avrei sentito la vostra mancanza, così mi sentirò un po’ più legato a voi.

Ti amo, sì, ti amo, e non sai quanto male io mi stia facendo, sapendo ciò che devo fare, ma è per il vostro bene.
Amerò sempre te e Luke.

Non ti preoccupare, Luke l’ho salutato come si deve.

Addio, non per sempre, ma per il momento.

Tuo,
Louis”.


Se n’era andato. Se n’era ufficialmente andato, ed ora io ero sola, ero sola con il mio bambino, e non riuscivo nemmeno a spiegare quanto mi mancasse. Per quanto volesse che io gli dicessi che ero sua, non potevo farlo, perché non ero sua, e non lo sarei potuta essere. Per quanto lo volessi gridare, tutto questo mi era impossibile, perché io effettivamente non ero con lui. Nessuno sarebbe stato in grado di capirmi, solo io comprendevo quando male facesse tutto questo, e quanto tutto questo mi stesse spezzando, e mi stesse facendo cadere.

Mi alzai, e cominciai a piangere. Non sapevo cos’altro fare, quindi mi limitai a piangere, a gridare, e a rompere ogni cosa mi fossi trovata intorno. Non serviva a niente, forse era vero, ma era necessario per farmi sentire meglio.
Dopo un po’ scese il mio bambino, e mi abbracciò, quasi sapesse cosa mi stesse succedendo, quasi capisse che stavo male per suo padre.

Praticamente quella giornata non toccai cibo, e preparai solamente per il mio bambino. Mi sentivo male, e sentivo di non stare bene. Forse era solo un’impressione, ma stavo male anche fisicamente. A volte mi sembrava di smettere di respirare per un attimo e riprendere fiato l’attimo dopo, quasi come se in quel lasso di tempo, potessi sentirmi meglio.

Passai tutto il giorno sul divano a piangere, nonostante il mio bambino cercasse di fare di tutto, pur di farmi sorridere, di farmi alzare e di convincermi ad andare a giocare con lui. Ma non avevo la forza per fare tutto questo, mi sembrava di essere inanimata.

La sera, lo misi a dormire insieme a me, in modo da non rivivere con la mente tutto ciò che era successo la notte precedente, avrebbe fatto troppo male.

La mattina seguente era il giorno e cercai di rimanere chiusa in casa, per quanto più potessi, però la televisione non aiutava.

Il famoso discografico Louis Tomlinson, sta per dire ‘lo voglio’ alla sua antica fiamma Eleonor Calder, ma se avesse qualche ripensamento? E se avesse paura di qualcosa? Non lo crediamo possibile, anche perché lui è fermo nelle sue decisioni, e non ci deluderà”

Non deluderà voi, ma ha ferito me. E lo sta facendo solo perché lei lo ha minacciando, toccando il suo punto debole, suo figlio. Chi di fronte ad una minaccia del genere non avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di evitare del male al proprio figlio?

Quel pomeriggio, cercai di non pensare a nulla, anche se ogni cosa mi trovassi intorno mi ricordava di lui e del suo matrimonio.
Però, per un momento riuscii a dimenticarmene, quando la testa cominciò a girarmi tanto da costringere a stendermi, ed a correre subito dopo in bagno a vomitare.

Oh no. Non poteva essere quello che sospettavo.

Chiamai Zoe, e le chiesi di raggiungermi il più velocemente possibile a casa. Non appena fu arrivata, cominciai a parlare a macchinetta.

Amy: Abbiamo passato la scorsa notte insieme, e sospetto di essere incinta, sto male.
Zoe: E, proprio al primo colpo?
Amy: Non lo so, comunque mi serve che tu vada a prendere un test di gravidanza, devo sapere se aspetto un altro figlio da Louis. Ma stavolta c’è di mezzo l’amore.

Zoe corse in farmacia a prendere un test di gravidanza, non appena fu tornata, facemmo questo test ed aspettammo la risposta.
Dopo circa dieci minuti, il test, uno di quelli moderni, cominciò a suonare, per avvisare che la risposta era arrivata.
Zoe: Sei incinta.

Ero incinta. E ne ero felice? Ero contenta di avere in giro un’altra piccola anima che somigliasse a lui? Non lo sapevo nemmeno io, ma avevo bisogno di parlare con lui. Così, in lacrime presi il telefono e composi il suo numero, ma come sospettavo era occupato. Così, in lacrime decisi comunque di parlare con lui.

Amy: Louis, sono incinta di un altro tuo figlio. Ma ora ti starai sposando, e magari non sentirai nemmeno questo messaggio. Mi mancherai, e mancherai anche a Luke ed a questo bambino che arriverà.

Misi giù, e continuai a piangere. Non mi aspettavo di rimanere incinta, e non mi aspettavo di dover soffrire così tanto per colpa di quello stronzo. Mi aveva fatto del male, mi aveva fatta entrare nella sua vita, e nonostante io volessi rimanere forte, alla fine avevo ceduto, alla fine mi ero innamorata di lui. Ed ora per colpa mia mi aveva dovuto lasciare, perché altrimenti mi avrebbero portato via Luke. In più ero incinta, di lui, di nuovo. Ma stavolta, non c’erano di mezzo metodi medici, ma l’amore reale di due ragazzi. Stavo per sentirmi male.
Avrei visto in questa nuova creatura di nuovo il viso di Louis. Speravo solo non gli somigliasse troppo, non avevo bisogno di un’altra piccola personcina che me lo ricordasse, per quanto non lo facesse già la mia mente.

Zoe: Stai tranquilla, ci sarò io ad aiutarti, ci sarà Luke, e lui, comunque ci sarà, anche se non dovesse sentire questo messaggio. Credi in te, credi nel “noi” che avevate creato tu e lui, pensa a lui, e sii forte, per tutti.
Amy: Lo so, devo essere forte, ma è difficile. È faticoso andare avanti facendo finta di niente, e sorvolando sul fatto che lui si stia sposando con un’altra donna.
Zoe: Lo so che è difficile accettarlo, ma lo sta facendo per voi.

È vero, lo stava facendo solamente per NOI.
 
*Angolo scrittrice*
Ed eccoci al capitolo credo più emozionante della storia. Dunque, ne sono successe, lui la saluta con una lettera, e lei è incinta di nuovo. Nel prossimo capitolo ci sarà di nuovo un confronto, e ci saranno alcune spiegazioni, poi ci saranno i due epiloghi, che saranno scritti descrivendo un passaggio temporale. Non posso credere che stia per finire, piango già, ma trattengo le lacrime per i prossimi tre capitoli, poi piangerò. Spero la continuiate a seguire per sapere come finirà.
Al prossimo capitolo.
Carol.
 
 

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Capitolo 15
*** Capitolo quattordici. ***




C
apitolo quattordici.

QUALCHE TEMPO DOPO.

Dopo essermi allontanata da Louis, è nata la nostra bambina. Sì, bambina, è una piccola creatura che somiglia tanto a lui. Ha i suoi occhi, e la forma del suo viso, però lui non l’ha mai vista, probabilmente non sa nemmeno della sua esistenza, perché nonostante ci abbia chiamato, non ha mai preso l’argomento, quindi, vuol dire che fingerò che sia figlia di Zoe.

Questa mattina mi ha chiamato, per dirmi che sarebbe venuto a trovarci. A Luke non dissi niente, e mi comportai come solitamente mi comportavo. Ma non sapevo se ero pronta a rivederlo, dopo tutto quel tempo in cui avevo cercato di dimenticarlo.

Circa alle undici, sentimmo suonare il campanello, era lui. Presi Luke in braccio, ed andammo ad aprire. Non appena quella porta fu aperta, lo vidi, di fronte a me. Non era cambiato di una virgola, e Luke, non appena lo vide gli saltò in braccio.

Lo facemmo entrare in casa, e vide la piccola Nicole, così, mi chiese se potesse prenderla in braccio, ed ovviamente acconsentii. Li guardai per un momento, ed erano uguali, quasi mi venne un colpo, era sua figlia.

Louis: E’ nostra figlia?
Amy: No, è la figlia di Zoe, le faccio da babysitter, mentre Zoe lavora.
Louis: Non mi mentire, è nostra figlia.
Amy: No, io non ho avuto più niente a che fare con te, quindi non potrebbe essere tua figlia, nemmeno se lo volessi.
Louis: Sì, lo sai che è nostra figlia, solo che non vuoi ammetterlo, cerchi di negarlo pur di non ammettere che è uguale a me.
Amy: No, lei non è nostra figlia.
Louis: Amy, non mentirmi, so che è nostra figlia, e so che sei legata a lei come se lo fossi con me. Per favore, non rendere tutto più difficile, già non vivo, pur di far vivere voi, quindi per favore, rendimi felice, sapendo di avere un’altra figlia.
Amy: Sì, Louis, è tua figlia ma so che come con Luke, non potrai venire a trovarla. Noi non ti dimenticheremo, e parlerò di te a nostra figlia Nicole.
Louis si avvicinò a me, e cercò di baciarmi, ma lo allontanai, non volevo che tutto questo diventasse più difficile di quanto già non fosse.
Amy: Louis, ti prego, non rendiamo tutto più difficile. Tu, da un anno a questa parte sei il marito di Eleonor, quindi hai la tua famiglia, tu sei parte della nostra, ma noi sappiamo che tu non puoi stare con noi.
Louis: Lo so Amy, ma vedrai che riusciremo a fare qualcosa, devo stare con voi, anche a costo di venire da voi la notte. Io devo andarmene, non posso stare qui altro tempo, credo che Eleonor si sarà già insospettita. Sappiate che vi amo, e che sarete sempre con me, qui dentro *e si indicò la testa* e qui dentro *e si indicò il cuore*.

Prese di nuovo in braccio Nicole, e le disse qualcosa, poi prese in disparte Luke, e lo fece sorridere. Mi salutò, e se ne andò, uscendo forse definitivamente dalle nostre vite.

Forse lo avremmo rivisto di nuovo, o forse non lo avremmo più rivisto, fatto sta, che solo ora sono riuscita ad ammettere a me stessa che sono innamorata di lui, e probabilmente ho fatto lo sbaglio più grande della mia vita ad allontanarlo, solo che lui ha dovuto allontanarsi per noi, per proteggere il nostro Luke, ed ora, è costretto a vivere con lei, pur di evitare che ci porti via il nostro bambino. Quanto vorrei che scoprissero quello che ci ha fatto, quanto vorrei che sapessero come si è comportata, ma Louis ci andrebbe di mezzo, e la cosa non mi piacerebbe, quindi forse è meglio vivere come stiamo già vivendo, e cercare di dimenticarci l’una dell’altro, anche se per me sarà dura, vedendo i nostri bambini, che sono uguali a lui.

Pov’s Louis.
Sono con Eleonor, vivo con lei e sono costretto a stare con lei. Però, se solo si potesse fare qualcosa pur di far capire che ci ha minacciati, pur di far capire che noi siamo stati costretti a sposarci, solo che non ne ho le prove. Non possiamo fare tutto questo, ed io devo proteggere la mia famiglia, quindi devo stare lontano dai miei figli, e dalla donna che amo.

In’un intervista mi hanno chiesto “sei felice della tua vita?”

Sì, sono felice della mia vita, ma ne sono anche triste. Sono felice per la nascita dei miei bambini, sono felice della mia Amy, sono felice dell’ultima notte che abbiamo passato insieme. Ma sono triste, perché non posso stare con lei, non posso farla diventare mia moglie, e non potrò invecchiare con lei, tutto questo pur di proteggere nostro figlio Luke.  Sono felice perché lei è al sicuro da Eleonor, e sono felice perché crescerà benissimo i nostri bambini, so che in mano sua sono al sicuro, e so che staranno bene, sono triste perché non potrò crescere i miei bambini, e perché non potrò difenderli quando ne avranno bisogno. Ma non rimpiango nessun singolo momento della mia vita, accetto tutto, le cose che mi fanno soffrire e le cose che mi fanno felice.

Pov’s Amy.
Ho letto di un’intervista che hanno fatto a Louis, dove gli chiedevano “sei felice della tua vita?” così, ho pensato di provare a rispondere anche io.

Sono felice della mia vita, sono felice dei miei bambini, di stare bene, di aver conosciuto Louis, e di aver ammesso di essere innamorata di Louis. Ma sono anche scontenta della mia vita, perché Louis è stato sacrificato a sposare un’altra donna, pur di non sacrificare la mia vita e quella di Luke, non potrà vivere con noi, non potrà venirci a trovare più così spesso, e forse si farà sentire sempre meno, fino a quando non si dimenticherà di noi. Per me sarà un po’ più difficile dimenticarmi di lui, perché ho i nostri figli che me lo ricorderanno sempre.
Infondo, non sempre possiamo essere felici, e non sempre può succedere quello che vogliamo, e non si può sempre finire come nelle solite favole dove le cose finiscono bene. Questa non è una delle solite favole, è una favola triste, che costringe i personaggi a stare lontani per il bene di uno di loro. E, chissà che un domani non si incontrino, e non ricordino quanto si amavano, e a quanto avevano dovuto rinunciare per proteggere il loro amore. Probabilmente non si dimenticheranno l’uno dell’altra, ma siamo sicuri che non ritorneranno insieme. Magari qualcosa potrebbe ancora succedere, ma questa è già un’altra storia.

E purtroppo queste sono la nostra felicità e la nostra tristezza.
 
*Angolo scrittrice*
Ed ecco che forse è finita. Ma dico forse, e ripeto che forse ci saranno uno/due capitoli a sorpresa che la mia piccola mente sta escogitando. Credo che quei capitoli siano davvero utili per chiudere questa storia, nonostante il finale sia già abbastanza triste, la mia mente vuole scrivere qualcosa di ancora più triste, voglio farvi piangere. Intanto vi ringrazio di tutto, e vi aspetto agli ultimi capitoli, che comprenderanno diverse piccole cose. All’ultimo/agli ultimi capitoli.
GRAZIE.
Carol.

 

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Capitolo 16
*** Capitolo quindici. ***




C
apitolo quindici: Epilogo uno.

DOPO DIVERSI ANNI.

Luke: Ma il mio papà è in cielo? Perché non vuoi farmelo vedere?
Amy: No amore, il tuo papà è sempre nei nostri cuori, solo che sai che non è più potuto venirci a trovare, sai che deve rimanere con Eleonor, ora lei è incinta, quindi non può spostarsi per venire da noi, però vedrai che prima o poi ci dirà che sta bene, e che gli manchiamo. Non sono io che non voglio fartelo vedere, ma capirai quando crescerai.
Luke: Ma io voglio vederlo, come farò senza il mio papà?
Amy: Non starai sempre senza il tuo papà, ma dovrai abituarti a non averlo sempre con noi, come è già successo, perché non potrà stare con noi. Lo vedrai ogni tanto, e starete insieme, infondo voi siete i suoi figli, e lui vi ama.

Dopo qualche giorno realmente ci venne a trovare, e realmente Luke gli disse che voleva stare con lui, quasi gli sembrava che il padre fosse morto, ma come era ovvio che fosse Louis gli spiegò che stava per avere un nuovo bambino e non poteva stare con noi, perché avrebbe creato dei problemi nella sua e nella nostra famiglia. E forse stavolta lo avrei salutato di nuovo per davvero, forse non lo avrei più visto, o forse sarebbe tornato qualche volta per stare con i suoi bambini.

Io e lui non ci rivolgemmo la parola, non avevo voglia di stare male di nuovo per lui nonostante la ferita fosse ancora aperta, quindi semplicemente mi misi in disparte e lasciai lui e i bambini a giocare, per quel breve tempo in cui rimase da noi. Poi, non appena fu pronto si mise la giacca, e non appena stava per uscire il mio piccolo Luke gli si attaccò alla gamba, e cominciò a piangere.

Amy: Luke, amore, non ti preoccupare, il papà prima o poi tornerà a trovarci.
Louis: Amy, per favore non dirgli delle bugie. Luke, la mamma ed io ti amiamo, come amiamo la tua sorellina, ed io sarò sincero, forse quando nascerà questa mia nuova bambina non mi vedrete più, perché avrò ufficialmente la mia cosiddetta “famigliola felice” anche se di felice non avrà niente. Devo chiedere scusa a tutti, e voi due *disse indicando me e Luke* siete quelli che mi dovete perdonare più cose, anche se ormai forse non conta più niente essere perdonato, visto che me ne andrò. Cercate di perdonarmi, e se vi sarà difficile, lasciate perdere tutto, sappiate che mi sarà impossibile dimenticarvi, perché siete la mia famiglia.

Prima che uscisse di nuovo da quella porta lo abbracciai.
Mi stupii del mio gesto, ma nonostante non volessi ammetterlo, io lo amavo, ed avevo bisogno di un ultimo contatto, prima che se ne andasse per sempre.

Lui, rimase inizialmente rigido, poi ricambiò l’abbraccio, e sentii qualche goccia calda cadermi sulla spalla.
Stava piangendo.
Per me.
Per noi.
Mi allontanò dal suo petto, mi accarezzò una guancia, e mi diede un bacio a stampo, che mi spezzò in frantumi il cuore.
Non poteva farmi questo, non ora.
Quasi volevo gridare.

Amy: Louis, un’ultima cosa, non dimenticarti di noi.
Louis: Non potrei farlo, voi siete impressi nella mia mente.

Mi scese una lacrima, come mi aveva sempre dimostrato, noi eravamo importanti per lui.

Amy: Non te ne andare, ti prego. *sussurrai*, ma lui riuscì a sentirmi.
Louis: E’ difficile allontanarmi da voi, ma devo farlo. Ti amo Amy. Sei sempre stata la donna che desidero, e che desidererò avere accanto, ma questo non si può fare, ormai non ci è più possibile. Vorrei poter avere altri figli da te, e gridare al mondo che sei la mia donna e che loro sono i miei figli, ma non posso, quindi sono costretto ad andarmene.

Detto questo, uscì da quella porta, e le sue parole mi fecero capire che probabilmente non lo avremmo più rivisto. Nonostante io volessi rivederlo, nonostante io avessi bisogno di rivederlo, e nonostante io necessitassi di stare accanto a lui. Ma infondo stava per avere una vera famiglia, ed il continuare a venire da noi sarebbe stato solo un modo per mantenersi legato a noi, e per mantenere in vita una possibile speranza che non sarebbe più potuta esistere, ma non per volere nostro, per volere degli altri.

Quindi il suo continuare a vederci sarebbe stata una scusa per staccarsi da quella famiglia che gli era stata imposta, infondo come aveva detto lui la sua famiglia eravamo noi.
Il mio bambino venne ad abbracciarmi e si mise a piangere, non ce la faceva a capire e ad accettare che non sarebbe stato con suo padre, solo perché la moglie di suo padre ci aveva minacciati di portarlo via.

Forse se Luke sapesse che tutto questo dipendeva da lui credo ci starebbe ancora più male di quanto ci stia io, perché comprenderebbe che suo padre non è potuto stare con lui, per colpa sua, una colpa che effettivamente lui non ha, perché non è dipeso da lui.

Ora, eravamo solo noi tre, e sapevamo di non poter contare su di lui. Ora sapevamo di poter contare solo su noi stessi. Probabilmente i miei bambini quando sarebbero stati grandi avrebbero sempre potuto contare sul padre, e credo che avrebbero sempre potuto chiamarlo, e parlare anche solo un po’, solo che ora non potevamo fare affidamento su di lui, perché ora lui aveva la sua famiglia, e noi non eravamo inclusi, gli avremmo portato solo altri problemi, altra sofferenza, ed altro dispiacere che non sarebbero stati utili per cercare di vivere senza di noi, per cercare di abituarsi a stare con la sua nuova famiglia.

Ora eravamo davvero pronti a salutarci, e chissà che non si fosse deciso a dire la verità ai miei bambini, ed a dire loro che non si sarebbero più visti, ma questo era un suo compito, ed io non volevo togliergli il suo compito di padre, di cui non sarebbe mai stato privato.

Comunque, quello era il momento dei saluti, era il momento degli addii, era il momento dell’allontanamento, della separazione, era il momento di chiudere questa storia, e forse non l’avremmo più riaperta. Chissà che non ci fossimo incontrati di nuovo per fargli rivedere i suoi figli, e chissà che lui non decida di far conoscere ai miei bambini la loro sorellastra.

Però, questo ora non è il momento per pensarci, questa è la nostra storia ed è finita con un addio, e così deve terminare. Magari un’altra storia terminerà in un modo felice, ma la nostra necessita di finire così, perché noi non potremo mai stare insieme, quasi come se non ci fosse permesso, come se il destino non ci volesse far stare insieme, come se non lo meritassimo, e forse non lo meritavamo davvero.

E magari non meritavamo questa nostra fine, ma avevamo bisogno di capirlo, di accettarlo, di soffrire e di convivere con tutto questo.

Ora era seriamente il momento di diventare due anime differenti, era il momento di smettere di essere uno l’ombra dell’altra, era il momento di smettere di considerarci un “noi” per poterci considerare una persona singola, era il momento di sentire che non eravamo più insieme, nonostante con il pensiero ci gridassimo di appartenerci, noi eravamo nostri.

Non sapevo come lui stesse affrontando questo, ma sapevo che no sarebbe stato forte, sapevo che non sarebbe stato in grado di avere la forza necessaria per aprire un nuovo capitolo della sua storia, saremmo stati per sempre noi il suo capitolo preferito, il capitolo che avrebbe voluto rileggere, il capitolo che avrebbe avuto bisogno di rileggere, e di rivivere.

Sapevo che non sarei stata forte, quanto avrei voluto, sapevo che non sarei mai stata in grado di dimenticarlo completamente, magari ci sarei passata sopra, sarei andata avanti, avrei cominciato un nuovo capitolo, avrei iniziato ad essere nel mio nuovo capitolo, ma forse il suo capitolo sarebbe stato quello che mi sarebbe stato per sempre dentro, il suo capitolo sarebbe sempre stato quello più importante, nonostante io non avessi mai voluto ammetterlo.

E faceva male dover affrontare la realtà, doversi convincere del fatto che il mio uomo si fosse sposato con un'altra donna, e stesse per avere un figlio da lei. La cosa più difficile sarebbe stato affrontare questo discorso con i nostri bambini, e chissà come sarebbe venuta fuori la mia personalità, chissà come sarei stata capace di parlare di Louis ai miei bambini. Ne sarei stata capace? Infondo Nicole poteva anche non conoscere della sua presenza, non lo aveva mai visto, ma il mio desiderio era realmente quello di farle capire chi fosse suo padre, quanto la amasse, e quanto lui avesse voluto starle accanto.
 
*Angolo scrittrice*
Allora, lo so, sono stranissima, ogni finale è più triste dell’altro, ma c’è ancora un piccolo particolare, ci sarà una specie di confronto, una specie di incontro, una specie di resa dei conti, dove ci saranno tante spiegazioni, e dove ci sarà anche qui qualcosa che farà decisamente e realmente concludere la storia. Spero che questi tre finali non vi stiano pesando, anche perché forse ognuno di questi è importante per la storia, e lo so che mi vorreste picchiare, però, credo che anche l’ultimo (seriamente) capitolo che andrete a leggere, credo che in un certo senso sia essenziale.
Ci vediamo all’ultimo capitolo, spero non mi abbandonerete.
Carol.

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Capitolo 17
*** Capitolo sedici. ***




C
apitolo sedici: Epilogo due, atto finale.

Ed ora i miei bambini sono cresciuti, Luke ha diciannove anni, e Nicole ne ha diciassette, quindi forse è il momento di parlare loro del padre, questo è il momento in cui loro devono sapere della persona che gli ha dato la vita.

Amy: Luke, Nicole, scendete giù, vi devo parlare.

Dopo circa cinque minuti mi raggiunsero, ed io subito cominciai a piangere.

Nicole: Mamma, cosa è successo, perché piangi?

Amy: Nicole, bambina mia, non ti devi preoccupare, è solo perché ho deciso di parlarvi di vostro padre, dovrete conoscere tutta la verità.

Luke: Io non voglio sapere nulla di quell’uomo che mi ha abbandonato, non è un uomo se ha pensato di abbandonare la donna che amava, ed i suoi due figli.

Nicole: Luke, lascia parlare la mamma, non sappiamo realmente come sia andata, lo sanno solo la mamma ed il papà.

L’aveva realmente chiamato papà. Lo aveva definito così, nonostante non sapesse nemmeno chi fosse, e nonostante lui non l’avesse cresciuta, in realtà non aveva cresciuto nemmeno Louis, ma con lui era stato più presente, era riuscito a stare con lui un po’ di tempo.

Amy: Ragazzi, vi chiedo di non interrompermi, parlare di lui per me sarà molto difficile, ma voglio che sappiate cosa è successo. Dunque, io, a circa ventidue anni, desideravo avere un figlio, però non avevo un fidanzato, così avevo deciso di ricorrere all’inseminazione artificiale, e Louis, vostro padre è stato l’uomo che mi ha aiutata. Inizialmente non volevo sapere chi fosse, poi vostra zia mi ha convinta, e sono andata a cercarlo. Però, le cose non erano così tanto facili, perché vostro padre era fidanzato con una ragazza, e non poteva occuparsi di te *dissi indicando Luke* così, mi chiese di venirti a trovare una volta al mese, per poter stare con te, perché voleva stare con te. Ha passato con te il giorno del tuo secondo compleanno, e ti ha portato una giornata con se a Doncaster, solo che quando siete tornati, Eleonor ha scoperto che tu eri figlio mio e di Louis, così era venuta a minacciarmi di lasciarlo stare. Dopodiché ha costretto vostro padre a sposarlo, altrimenti ti avrebbe portato via da noi. Lui, prima di doversi sposare, ha deciso di passare una giornata con noi, e dopo qualche anno sei nata tu *dissi indicando Nicole*. E’ venuto qualche volta da noi, circa dieci anni fa è tornato qui per l’ultima volta, ti ha tenuta in braccio, ed è stato con te, poi ho deciso di salutarlo con un bacio, e quasi l’ho implorato di non lasciarci, ma purtroppo la sua ragazza stava per avere un figlio, quindi è stato costretto ad allontanarsi, nonostante avesse sempre detto, e avrebbe voluto gridare che siamo noi la sua famiglia, e che ci ama.

Nicole: Quindi, lui sa della nostra esistenza?

Amy: Certo, lui sa che voi siete suoi figli, e credo se lo ricordi ancora. Solo che lui ha la sua famiglia, e noi tre ci facciamo forza tra di noi, non abbiamo bisogno di nessuno.

Luke: Mamma, ma quindi non è l’uomo che ho sempre creduto che fosse?

Amy: No Luke, lui vi ha sempre amati, solo che non ha potuto stare con noi.

Abbracciai i miei bambini, e loro decisero di salire in camera, dissero che avevano bisogno di riflettere, avevano bisogno di familiarizzare con questa situazione, avevano bisogno di comprendere che il loro padre li aveva sempre amati, ma che non era stato con loro, per quanto avesse potuto.

Pov’s Nicole.

Nicole: Luke, dobbiamo fare qualcosa. La mamma ama Louis, nostro padre, ed io desidero vederlo, pensi che potremmo farli incontrare?

Luke: Si potrebbe fare, ma come facciamo a rintracciarlo?

Nicole: Fratellino ingenuo, esiste internet ora.

Facemmo tutte le nostre ricerche, e dopo aver trovato circa trenta Louis Tomlinson, trovammo nostro padre, e gli chiedemmo di raggiungerci l’indomani al nostro indirizzo, inizialmente fu un po’ titubante, ma forse parlando con Luke riuscì ad intuire di chi si trattasse, e forse era felice di poterci raggiungere, e vedere di nuovo.

Pov’s Amy.

Chiamai i miei bambini per cenare. Sì, erano ancora i miei bambini nonostante uno di loro fosse maggiorenne, e nonostante l’altra stesse per diventarlo. Loro erano la mia unica forza, erano la mia famiglia.

Scesero, e mangiammo tutti insieme come al solito, ma li vidi strani, quasi agitati, non erano i miei soliti bambini, ma non mi preoccupai più di tanto, infondo sapevo che se avessero avuto dei problemi me ne avrebbero parlato.

Subito dopo cena andarono a dormire, ed io rimasi un po’ giù per riflettere, e per ripensare a quello che avevo passato con lui, infondo oggi ricordarlo, e tirare fuori di nuovo questo argomento per il mio cuore è stato molto doloroso.

Non appena ebbi il coraggio di salire quando finii di piangere, pur di non farmi vedere così dai miei bambini, andai nella mia stanza, e mi addormentai.

La mattina seguente, sentii i miei bambini già in salotto, guardai l’ora, ed erano le otto. Come mai erano già svegli? Decisi di scendere in salotto, e vidi la mia bambina, venirmi ad abbracciare.

Amy: Nicole, bambina mia, cosa è successo?

Nicole: Niente mamma, io e Luke volevamo farti una sorpresa, e ma non cel’abbiamo fatta, ti sei alzata comunque presto. Però, facci finire di preparare, tu vai pure a vestirti, poi faremo colazione tutti insieme.

Così, salii in camera, mi feci una doccia, mi cambiai e mi pettinai. Non appena fui pronta, scesi in salotto, e con i miei bambini ci recammo in cucina per fare colazione tutti insieme. Non appena finimmo di mangiare, sentii suonare il campanello, e Nicole mi chiese di andare ad aprire, perché probabilmente era una sua amica.

Così, raggiunsi la porta dell’ingresso, e non appena la aprii lo vidi. LUI, era lì davanti alla mia porta, LUI era tornato, ed io non avevo nemmeno il coraggio di guardarlo senza piangere.

Louis: A-amy, sei tu? S-sei bellissima, mi sei mancata.

Amy: Ma tu, cosa ci fai qui? Se sei tornato per restare, forse sei un po’ in ritardo.

Nicole: No mamma, siamo stati noi, volevamo permetterti di rivedere il papà, e noi desideravamo vederlo.

Louis, spalancò le braccia, e loro due corsero ad abbracciarlo, poi lo invitarono ad entrare in casa. Io in tutto questo non avevo respirato un momento, non ne avevo avuto la forza, e poi trovarmelo di nuovo davanti era stata un’emozione troppo forte per me.

Louis: Amy, c-come stai? Sai, mi siete mancati, tanto, e non ho fatto altro che pensare a te. Devi sapere che io ed Eleonor abbiamo divorziato, ma ho deciso di rimanere a Doncaster, per stare con la mia bambina.

Amy: Non mi devi dare nessuna spiegazione, tu sei divento suo marito, e sapevamo che non saresti potuto tornare, quindi non devi dirmi nulla.

Nicole: Mamma, non essere così dura, infondo è stato l’unico uomo della tua vita.

Louis: D-dice d-davvero?

Amy: Sì, dice davvero, però, ora non voglio più avere nulla a che fare con te, hai ritrovato i tuoi figli, e loro potranno venirti a trovare, ma io ormai non ho più niente da dire, non ho più niente da vivere, la mia vita, è passata, è finita quando tu te ne sei andato.

Louis, cominciò a parlare con i miei bambini, chiese loro diverse cose della loro infanzia e della loro adolescenza in questo modo cominciò a conoscere più cose su di loro. Poi decise di parlare loro di sua figlia. Chiese ai ragazzi di lasciarci soli disse che aveva bisogno di parlarmi, così loro salirono nella loro stanza.

Louis: Amy, davvero, io in questo periodo ho avuto bisogno di te, ho sentito la necessità di averti accanto, a sarei voluto tornare, ma per la mia Emily non potevo.

Amy: Io non voglio sapere nulla, non ho bisogno di sapere nulla, non devi darmi spiegazioni, da ormai diversi anni, noi non siamo più niente.

Louis: Ma io ho sofferto e soffro per noi, io ti rivorrei di nuovo al mio fianco, io sono stato male per te, io non voglio di nuovo allontanarmi da me.

Amy: Credi che io non abbia sofferto? Credi che io sia sempre stata felice? Avevo davanti tutti i giorni i nostri figli, che sono te in persona, come credi che mi sia sentita? Come credi che io sia potuta andare avanti da sola? Ora, non serve a nulla tornare insieme, è inutile.

Louis mi si avvicinò, e mi accarezzò la guancia, ma io allontanai la sua mano, e mi spostai.

Amy: Louis, sei venuto qui perché ti hanno chiamato i ragazzi, loro volevano conoscerti, e parlare con te, li hai visti ed ora forse è il momento di tornare a Doncaster.

Louis: Quindi tu rinunceresti con così tanta facilità, ad un possibile modo per ricostruire il nostro rapporto?

Amy: Sì, ora non è più il momento di ricostruire il rapporto, ora noi non siamo più giovani Quando lo eravamo siamo stati messi di fronte ad una scelta, e per il bene di Luke abbiamo deciso di allontanarci, ora non siamo più niente se non due estranei.

Louis: Quindi dici che se io faccio questo, tu non provi niente?

Si avvicinò a me, mi accarezzò la guancia, ed appoggiò le sue labbra sulle mie.

Amy: Io non ho mai detto che ora non provo più niente per te, dico solo che ora non è più il momento di pensare a noi insieme, abbiamo intrapreso le nostre strade, abbiamo vissuto le nostre vite, quindi è meglio finirla qui. Non insistere Louis.
Louis mi rivolse uno sguardo abbattuto e si arrese.

Non eravamo più nulla.

E non saremmo più potuti tornare ad essere niente.

Dopo questa nostra breve discussione, nessuno aveva più niente da dire, così chiamai giù i ragazzi che salutarono il padre, lui mi guardò, sperando che lo fermassi, ma non lo fermai, così uscì definitivamente.

Non appena chiusi la porta, appoggiai la schiena alla porta e cominciai a piangere. Di nuovo la ferita si era riaperta, e sanguinava più del previsto.

Nicole: Mamma, ma tu ami il papà, perché lo hai lasciato andare?

Amy: Perché non è più il momento di ricominciare, non è più il nostro momento.

Nicole: Mamma, ma se lo ami, almeno riprovaci. Magari non succederà nulla, ma almeno potrai dire di averci provato.

Le parole di Nicole, furono talmente tanto convincenti, da portarmi ad aprire di nuovo la porta di casa.
Ma quando la aprii, Louis non c’era più.

Così, presi fiato e gridai “Louis, io ti amo.” Però, ovviamente lui non mi aveva sentita, e non mi avrebbe mai sentita.
La mia Nicole mi abbracciò, e tornammo in casa, con i miei due bambini che mi consolarono, infondo loro sapevano capirmi meglio di quanto potessi capirmi io stessa.

Pov’s Narratore Esterno.

Però, nessuno sa, che Louis sentì Amy, e sarebbe voluto correre da lei e dirle che l’amava, avrebbe voluto baciarla, e sarebbe voluto rimanere per sempre con lei, ma purtroppo non era riuscito a farlo, aveva preferito lasciare perdere e tornarsene a Doncaster, nonostante entrambi sapessero quanto si amassero.

Così, si conclude questa storia, con un po’ di malinconia, per indicare che non tutto quello che desideriamo si avvera, e per farci capire che nonostante si sia innamorati di una persona, magari non si può stare insieme a quella, forse per il destino o forse per qualcos’altro, e questa storia ne è la prova.

E purtroppo questa era seriamente la loro fine, e questi avvenimenti erano ciò che avevano provocato la loro felicità e la loro tristezza.

Un giorno, non so dirti quando, ci 
rincontreremo io e te!”

Lou, se tu dovessi diventare un fantasma, sentiti libero di tormentarmi, almeno ti sentirei vicino.

FINE.
 
*Angolo scrittrice*
Ed è finita. O mio Dio, sto piangendo, non posso credere di averla già finita, e non posso credere che sia finita così. Davvero ringrazio tutti quelli che l’anno seguita, continuando a recensire. Ringrazio anche i lettori silenziosi, che hanno seguito la storia senza poter recensire, ma che hanno deciso di leggerla comunque. Davvero, spero di poter iniziare presto una nuova fan fiction. Ancora mille e mille grazie. Davvero, non posso credere di aver ultimato la mia fan fiction, è come se fosse la mia bambina, e vi devo ringraziare davvero di cuore, per tutto.
Alla prossima.
GRAZIE DI CUORE.
Carol.

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