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Damon Salvatore sgusciava rapidamente a zig zag tra le varie automobili fuori dal sudicio motel in cui aveva alloggiato per la notte, guardandosi attorno con aria circospetta. Nella mano destra teneva impugnata una pistola berretta calibro nove, nella sinistra il cercapersone che non aveva smesso nemmeno un minuto di trillare impazzito. Intercettò nell’oscurità della notte la figura sinuosa e possente di un suv nero, parcheggiato sul ciglio della strada. Sorrise, seppur brevemente, accelerando il passo. Si guardò un ultima volta intorno, prima di rompere con il gomito il finestrino e infilarsi all’interno, atterrando con un piccolo tonfo sul sedile in pelle. Impugnò il volante, ghignando, e posò accanto al posto vuoto quell’aggeggio infernale. Cliccato il tasto verde, la voce inconfondibile e ansiosa di suo fratello Stefan riempì l’abitacolo. «Dove diavolo ti sei cacciato? Dovevi rientrare al quartier generale venti minuti fa!» abbagliò, aumentando a dismisura il sorriso già largo sulle labbra piene del moro. «Tranquillo, santo Stefan, sto rientrando. Indovina dove sono stato..» dall’altro capo il ragazzo tentennò. «Atlanta?» azzardò. Damon sghignazzò, annuendo, sebbene sapesse che l’altro non poteva vederlo. «Sono andato a trovare una vecchia amica» spiegò malizioso. «Damon siamo qui per lavoro,non per divertirci!» lo ammonì mentre lui ingranava la marcia e sgommava ad alta velocità sull’autostrada deserta, canticchiando una canzone orecchiabile in sottofondo. «Prenditi una camomilla e rilassati. Sto arrivando» senza nemmeno aspettare una risposta, mise giù, premendo ancora il piede sull’acceleratore.
«Abbiamo un'altra missione per te, Damon» arrivato al quartier generale, situato in un bunker parecchi metri sotto terra, il moro non aveva avuto nemmeno il tempo di una doccia; il capo l’aveva convocato con urgenza e ora si ritrovava su una di quelle sedie costosissime, davanti a lui un uomo dai capelli radi e lo sguardo affabile che sorseggiava caffè. «E’ di vitale importanza» posò la tazza fumante e congiunse pacato le mani sulla superficie liscia e trasparente della scrivania. Poi si protese in avanti e avvicinò il viso a quello del giovane, assumendo un aria spaventosamente seria. «Si tratta del caso più pericoloso e difficile, il caso 39. I migliori uomini non ce l’hanno fatta» Damon non si scompose minimamente e attese impaziente di sapere altro, curioso e allo stesso tempo eccitato; se aveva scelto proprio lui tra tanti, voleva dire che era bravo, forse di più di quanto avesse mai immaginato. «Devi proteggere a tutti i costi Elena Gilbert, vive a Mystic Falls con sua zia Jenna e suo fratello Jeremy. I suoi genitori sono morti in un incidente, ma sappiamo tutti che non è stato solo un incidente. Volevano uccidere l’intera famiglia Gilbert e hanno fallito. Si tratta dell’organizzazione degli Originari, ragazzo. Non si fermano davanti a nessuno finché non ottengono ciò che vogliono. E vogliono la giovane Gilbert morta» terminò, mentre un silenzio carico di tensione calava nella stanza. Damon si sollevò e lanciò un ultimo sguardo ad Alaric Saltzman, prima di voltarsi e raggiungere la porta. Sapeva quando era il momento di andarsene. «Ragazzo..» spalancò appena l’uscio, attendendo. «Stai attento» l’attimo dopo era già scomparso.
Ehm salve (?), sono qui dopo circa un anno a riproporre un ennesima creazione strampalata, yee. Ok no, seriamente, sono di nuovo qui per vostra sfortuna con una trama fuori dal normale, però con il solito spirito da pazza shipper compulsiva. Giuro di avere buone intenzioni Spero che vi piaccia il prologo, anche se corto. Eh niente.. se vi va lasciatemi una recensioncina (per favore, mi basterebbe pure piccola) bene.. ora mi eclisso ahaha alla prossima,spero! Un bacio.
Caro
diario, oggi è stata una giornata difficile. Mi hanno chiesto come sto e io non
sono brava a mascherare i miei sentimenti, spero che abbino abboccato ai miei
sorrisi falsi e ai miei “sto bene”. Ultimamente anche sorridere è diventato
complicato. Zia Jenna dice che è normale, che passerà. Il punto è che non sa
quando e come e io sto impazzendo. Forse dovrei solo staccare la spina per un
po’ e andarmene da qui. Qualunque posto sarebbe meglio di MysticFalls. Per ora, mi accontento di rimanere nella mia
stanza e scrivere; è l’unico modo che ho per evadere. Non entro più nella
camera dei miei genitori dal giorno dell’incidente. Vorrei avere la forza per
farlo, ho bisogno di sentire di nuovo il profumo della mamma e la morbidezza
delle camice di papà. Caroline dice che lo shopping aiuta a distrarsi, io non
ne sono tanto convinta però. Non sono mai stata una patita della moda. Bonnie invece ha proposto di vederci tutte e tre al Mystic Grill, è un locale carino e molto frequentato.Non sono persuasa neanche da questa proposta,
come potrei stare in mezzo a tante persone felici? Comunque si è fatto tardi e
sono parecchio stanca. Spero in una svolta nella mia vita. Notte,
-Elena.
La ragazza sospirò e ripose il piccolo libricino
sotto il cuscino. Stiracchiò poi le braccia, accompagnando il movimento con uno
sbadiglio. Da quandoc’erano le
selezioni delle cheerleader, non stava mai un attimo ferma e spesso si
ritrovava a terminare i compiti la sera, rimanendo sveglia fino a tardi. Fortunatamente
la sua media era impeccabile e rasentava la perfezione; a breve si sarebbe
diplomata. In quanto a Jeremy, Elena non era così tranquilla. Aveva iniziato a
frequentare gente poco raccomandabile e quasi sempre rincasava con un
insopportabile odore di alcol e canne addosso. Jenna, loro zia, era anche la
loro tutrice legale e la mora immaginava che non era un compito affatto
semplice per lei. Specialmente se non aveva mai avuto dei figli e doveva
occuparsi di due adolescenti infelici e complessati. Per questo cercava di non
darle gatte da pelare e usciva per controllare suo fratello, accertandosi che
non facesse stupidaggini. Purtroppo, Jeremy era una testa calda e in diverse
circostanze aveva fatto da baby sitter, riportandolo
a casa anche in stati pietosi. Ne avevano parlato mille volte, talvolta alzando
la voce e finendo quindi per litigare. E si ritrovavano sempre al punto di
partenza. Elena sapeva che era il suo modo per attenuare il dolore ma non
poteva andare avanti così. Sarebbe finito per distruggersi con le sue stesse
mani e la mora non poteva permettere che ciò accadesse. Forse, l’intento del
fratello, era proprio questo. Sospirò nuovamente, spostando le coperte per
immergersi nel torpore rilassante e ristoratore del letto. In poco, scivolò nel
mondo dei sogni, lontana da preoccupazioni e pensieri contrastanti che facevano
a pugni per venire fuori.
Damon roteò gli occhi lapislazzuli al cielo mentre
suo fratello, esattamente al suo fianco, continuava a straparlare su cose che
non si era nemmeno preso la pena di seguire. Afferrò il bicchierino sul bancone
e lo bevve tutto d’un fiato, indirizzando un occhiolino alla cameriera bionda.
Quella gli sorrise e mimò una cornetta, sibilando un “chiamami”. Abbassando lo
sguardo, si accorse di un bigliettino sotto il drink e lo prese, infilandolo
accuratamente nella tasca posteriore dei jeans. «Mi stai ascoltando?!» domandò Stefan, esasperato, gesticolando animatamente. L’altro rise
e gli posò una mano sulla spalla. «Smettila di agitarti o la vena sul tuo collo
scoppierà» e poi imitò il boato di qualcosa che esplodeva. In risposta, il
biondo grugnì in segno di irritazione e gli scoccò un occhiata torva, scuotendo
rassegnato il capo. «Non so davvero come hai fatto a diventare un agente
segreto..» borbottò. Il moro sollevò le spalle, abbandonando poi lo sgabello.
«Fascino fratellino, qualcosa che tu non possiedi e non possiederai mai» Stefan lasciò una mancia alquanto generosa e si affrettò a
raggiungerlo all’uscita. «Ora possiamo pensare a cose serie? Tipo alla
missione?» Damon increspò le labbra in un sorriso sardonico. «Me ne sto già
occupando» E prima che potesse anche
solo chiedere a cosa stesse alludendo, gli indicò un abitazione dall’altra
parte della strada. Casa Gilbert. Bingo.
Jenna guardò almeno per la decima volta fuori dalla
finestra, giocando nervosamente con una ciocca dei propri capelli ramati. Erano
le dieci di sera e non aveva ancora ricevuto una telefonata. All’esterno il
quartiere era calmo come sempre, nessuna nuova macchina all’orizzonte o una
sagoma nera sul porticato. Sbatté le palpebre, cercando di non cedere al sonno.
Non aveva praticamente più dormito da quando avevasaputo della faccenda degli Originali, del
complotto che avevano organizzato per uccidere l’intera famiglia Gilbert e dell’imminente tentativo di riuscirci fino
in fondo. Improvvisamente qualcosa vibrò nella sua mano destra chiusa a pugno e
si riscosse, sospirando di sollievo. Nonostante avessero accordato che fosse
quello il segnale, controllò comunque dallo spioncino. La sicurezza prima di
tutto. Alla vista di due ragazzi dall’aria terribilmente giovane, aggrottò la
fronte e spalancò piano l’uscio. «Prego..» fece, quasi in imbarazzo, mettendosi
di lato per permettergli di entrare. Il primo a varcare la soglia fu Damon che
cominciò a studiare l’ambiente, attento. Subito dietro, si stagliò la figura
gentile di Stefan, che invece le sorrise piano.
Quando chiuse la porta, si girò a scrutarli, leggermente confusa. Possibile che
solo due ragazzi, sebbene la grossa stazza, sarebbero riusciti a proteggerli? Li
osservò ancora, rendendosi conto di quanto fossero diversi. Il primo aveva uno
sguardo glaciale, freddo; il suo viso era imperscrutabile e sembrava fin troppo
gessato nei suoi vestiti. Il secondo, al contrario, le ispirava tranquillità e
le aveva perfino rivolto un sorriso. «Ehm.. accomodatevi pure» propose, facendo
strada verso il salotto. Tuttavia, solo Stefan si
sedette, Damon rimase in piedi dietro di lui. «Esattamente.. cosa accadrà?» si
decise a chiedere Jenna. Fu Stefan a schiarirsi la
gola e risponderle. «Veda, signorina Gilbert, sarà semplice.. vi terremo a
sicuro, senza segregarvi in casa. Potrete fare tutto quello che fate solitamente,
noi ci limiteremo a svolgere il nostro dovere. Le promettiamo che andrà tutto
secondo i piani» la donna annuì, assimilando man a mano quelle informazioni. «E
i ragazzi.. io ragazzi possono sapere di tutto questo?» Questa volta, Damon le
diede il responso. «Meno sanno, meglio è. E’ una situazione abbastanza
complicata» annuì ancora, trovandosi d’accordo con il ragionamento dell’agente.
«E.. dormirete qui?» Di certo non poteva immaginare le condizioni degradanti in
cui in numerose missioni avevano dovuto sottostare i due fratelli, che per
lavarsi avevano perfino usufruito dell’acqua piovana, che si erano ritrovati a
strusciare su terreni fangosi e arrampicarsi su montagne. «Non si preoccupi di
questo, sapremo cavarcela» Stefan si alzò dal divano
e Damon lo affiancò, mentre Jenna faceva lo stesso e li accompagnava all’ingresso.
«Andrà tutto bene, signorina Gilbert» ribadì ancora il secondo, rassicurandola.
Si limitò a sorridergli riconoscente. «Comunque sono Stefan
e lui è Damon» disse ancora. «Io sono Jenna e possiamo darci del tu» annuirono
in contemporanea e con un sincronismo inquietante, lasciarono l’abitazione.
Jenna sospirò, appoggiandosi alla porta.
E’ andato anche il primo capitolo,wow.
Allora premetto che all’inizio i capitoli non possono essere lunghi, dal
secondo in poi invece saranno più corposi. Parlando del capitolo.. finalmente
entra in scena –anche se per poco- la nostra cara Elena e in seguito anche
Jenna. (che nella serie devo dire che mi manca parecchio). Vi prometto che le
cose si movimenteranno e presto vedremo i due fratelli Salvatore in azione, gogo(?) Okay, mi eclisso nuovamente ahaha.
Il prossimo aggiornamento probabilmente sarà giovedì, se tutto va bene lolAdieu <3
A quanto pare, Elena Gilbert aveva un
ragazzo. Era quello che aveva costatato Damon, quella torrida mattina,
appostato fuori all’edificio imponente del liceo di MysticFalls. Appoggiato alla sua amata Audi nera, osservava
il via vai di studenti che schiamazzando, si affrettavano a raggiungere il
cortile, diretti verso i rispettivi gruppi. Sorrise, impercettibilmente,
considerando quanto alcune cose, anche a distanza di tempo,non cambiavano mai.
Le solite scale gerarchiche, le divise striminzite delle cheerleader e i bulli.
Comunque, il presunto ragazzo della bruna, era il classico biondino dagli occhi
azzurri e molto probabilmente, il capitano della squadra di football. Lo aveva
dedotto da come, quasi tutti, gli passavano accanto e lanciavano un “Ehi Matt”
nella sua direzione. Che cliché, pensò il moro, divertito. Durante la giornata
non perse nemmeno per un attimo tutti gli spostamenti della ragazza e per
essere sicuro di adempiere in tutto e per tutto ai suoi doveri, la sorvegliava
a distanza ravvicinata, attento comunque a non dare nell’occhio. Non poteva
permettere che la sua copertura saltasse per mano di uno stupido ragazzino
brufoloso e ficcanaso o addirittura dell’interessata. All’ennesimo suono
stridente della campanella, il corridoio si riempì nuovamente e Damon sbuffò,
fingendo di controllare la bacheca degli eventi e non Elena intenta ad
aggiustarsi le sbavature del trucco attorno ai grandi occhi nocciola. Una volta
che l’atrio si svuotò, la ragazza con tutta calma chiuse l’anta e lisciò le pieghe
della gonna, dirigendosi verso le scale. A quel punto il moro si voltò e si
accinse a raggiungere la segreteria. Se voleva controllarla a vista, doveva
trovare un modo. Dato che non aveva ne l’aspetto o l’atteggiamento di un
adolescente..
«Sai qualcosa del nuovo professore?» Caroline
Forbes era visibilmente eccitata. Forse più del
solito. BonnieBennet, al
contrario, sembrava apatica e sfogliava quasi meccanicamente il libro di
storia. Elena accavallò le gambe, scuotendo il capo. Se doveva essere sincera,
anche lei non stava più nella pelle per la curiosità. «Sarà vecchio e noioso
come gli altri» si decise finalmente a parlare Bonnie.
Ultimamente la ragazza non aveva avuto nemmeno un attimo di pace e lavorava
come cameriera nel piccolo bar appena a cinque minuti fuori da MysticFalls,al termine del quale
avrebbe avuto i soldi necessari per frequentare il college dei suoi sogni.
Ciononostante, durante il weekend, faceva anche da baby sitter
ai suoi vicini; un extra giusto per uscire con le amiche. Caroline arricciò le
labbra, contrariata. Se doveva stare in quella prigione che era la scuola, un
docente affascinante l’avrebbe motivata e di certo non le sarebbe dispiaciuto.
«Beh, ragazze, lo scopriremo tra poco» disse Elena e infatti, appena due
secondi dopo, Damon varcò con passo sicuro la soglia della classe. Immediatamente
un brusio sorpreso si levò nell’aula e Bonnie
ridacchiò, scuotendo la testa. Non era
per niente vecchio o noioso. «Sexy» mormorò la bionda e la bruna si ritrovò
ad annuire con vigore, squadrando il nuovo arrivato da capo a piedi. Aveva la
netta sensazione che storia dell’arte fosse diventata la sua materia preferita.
Al termine della lezione, Caroline e Bonnie
salutarono svelte la ragazza, mentre quest’ultima le faceva un cenno col capo e
tentava di ficcare velocemente il pesante tomo di storia nella borsa. Se la
portò sulla spalla e fece per andarsene quando la voce profonda e roca del
nuovo professore, la costrinse ad arrestarsi davanti alla cattedra. Sollevò lo
sguardo, incontrando quello glaciale di Damon. «Ti è caduta questa » spiegò,
mostrandolela sua matita mangiucchiata.
La bruna mostrò un piccolo sorriso e la sfilò gentilmente dalle sue mani,
mormorando un “grazie”. Poi si avviò speditamente fuori dall’aula con una
strana sensazione nel petto.
Stefan
socchiuse gli occhi, stanco. Aveva tutti i muscoli intorpiditi come se avesse
dormito per ore e in bocca aveva il sapore metallico del sangue. I seguaci di
Klaus gli avevano teso un imboscata e senza Damon al suo fianco, la situazione
era irrimediabilmente degenerata. Tuttavia ne era uscito solamente con dei
piccoli e insignificanti graffi sul viso e qualche livido qua e là sul corpo. Si
rimise in piedi con difficoltà e cercò di individuare, nel buio, il porticato
di casa Gilbert; doveva assolutamente parlare con Damon, dato che il
cercapersone continuava a squillare a vuoto. Si ritrovò improvvisamente a
correre, dimentico del dolore. Una jeep nera e sicuramente non appartenete alla
loro compagnia, era appostata di fronte all’abitazione. Tentò nuovamente di chiamare
il fratello e quando anche quella volta non rispose, scagliò con forza il cellulare a terra,
sibilando un “maledizione” tra i denti.
Lo so,
sono davvero imperdonabile, però siate buone, per favore! Ho avuto una
settimana davvero dura e impegnativa, ieri ho dovuto sostenere un esame e
scrivere questo capitolo è stato davvero un parto per me. Nonostante ciò, sono
consapevole che fuori non è venuto un granché ed è anche molto corto. Prometto
solennemente di produrre capitoli più corposi e movimentati. Chiedo anche scusa
per il mostruoso ritardo con cui mi ripresento. Il prossimo aggiornamento non
posso prestabilirlo, non vorrei deludervi di nuovo! Un bacio e alla prossima!
PS. Ringrazio chi ha messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate.