Tutta un'altra Vita - Secondo anno

di Piumadoro
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'Estate passata ***
Capitolo 2: *** Solo Fratelli ***
Capitolo 3: *** La bacchetta ***
Capitolo 4: *** Sfida ***
Capitolo 5: *** Foresta + Ragazzina = Guai ***
Capitolo 6: *** Ricordi ***
Capitolo 7: *** Lettere da Sirius - 1 ***
Capitolo 8: *** Fidati ***
Capitolo 9: *** Avvento e Avvenimenti ***
Capitolo 10: *** Per tutte le volte ***
Capitolo 11: *** Come legno scricchiolante ***
Capitolo 12: *** Lettere da Sirius - 2 ***
Capitolo 13: *** Debole ***
Capitolo 14: *** Apri le tue mani ***
Capitolo 15: *** Se le uova di Pasqua potessero...? ***
Capitolo 16: *** Il pontile ***
Capitolo 17: *** Lettere da Sirius - 3 ***
Capitolo 18: *** Piccolo Innocuo Peasino ***
Capitolo 19: *** Estate Babbana ***



Capitolo 1
*** L'Estate passata ***


Dal bagno della camera di James provenivano due tipi di risate entrambe, però, cristalline e rilassate.
Bolle di sapone volteggiavano, Star e James ne creavano sempre di nuove sfidandosi immersi fino al collo nell’acqua della vasca.
Prendevano un po’ di sapone su un dito e se lo passavano sulle labbra bene attenti a non farlo entrare in bocca, poi socchiudevano le labbra creando uno strato di bolla tra l’interno della bocca e l’aria esterna e infine soffiavano piano gonfiando la loro bolla che iniziava a volteggiare insieme alle altre.
Dopo di che ridevano litigando su chi l’avesse fatta meglio, spruzzandosi con l’acqua che finiva a terra allagando il tappeto.
“Dimmi…” Cominciò James. “…le dieci cose che ti sono piaciute di più di quest’estate ormai finita.”
Star sorrise ed alzò un dito per contare. “Uno: la faccia di John quando mi avete portato via. Due: avere dei genitori. Tre: poterti chiamare fratello. Quattro: il resto della famiglia. Cinque: la casa. Sei: la musica. Sette: le lezioni di musica con papà. Otto: le lezioni di lingue da nonna Abigail. Nove: nonna Lea, le sue visite e le sue sgridate in italiano. Dieci:…” Alzò l’ultimo dito e si fermò a pensare. “fare cose da fratelli.” Concluse allegra.
Il ragazzo rise. “Già, ricordi la faccia di mamma quando le abbiamo chiesto cosa fanno i fratelli di solito?”
“Oh, si. E lei che ci spiega che con Ray faceva molte cose, quasi tutto.” Continuò lei.
“Anche il bagno!” Esclamò James alzandosi in piedi e cominciando a risciacquarsi dal sapone.
Star fece lo stesso. “A te cosa è piaciuto?”
“A me? Uno: essere tuo fratello. Due: farti smettere di avere paura. Tre: studiare con te. Quattro: vederti andare in escandescenza alla vista del mare. Cinque: vederti nuotare felice. Sei: raccontare di te a mamma e papà. Sette: guardare le foto di Hogwarts tutti insieme. Otto: la tua abbronzatura. Nove: fare botanica con nonna Lea e te. Dieci: fare cose da fratelli.”
La ragazza rise e poi si scurì in volto. “Secondo te perché gli altri non ci hanno risposto?”
“Forse a Sirius l’hanno proibito.” Ipotizzò lui ragionevole.
Molte volte avevano affrontato quell’argomento ma senza riuscire a venirne a capo, si fermavano sempre a…
“E perché Remus non ha risposto? A lui non glielo proibirebbero.”
Dopo questa constatazione di Star non potevano fare a meno di chiudersi in un silenzio carico di pensieri dal quale erano sempre riusciti a sfuggire grazie alle attrattive dell’estate.
“Senti: domani li vediamo al binario. Ci spieggeranno li.” Decretò James afferrando un accappatoio.
“Speriamo.” La ragazza si avvolse nel suo asciugamano e uscì dalla stanza per andare a mettersi il pigiama nella sua camera.
Tornò poco dopo e suo fratello era già sotto le coperte.
“Buona notte.” Gli augurò scoccandogli un bacio sulla fronte.
“Notte.” Rispose lui.
Star si girò e rientrò nella sua stanza infilandosi a sua volta nel suo letto.
Non aveva più timore. James aveva mantenuto pienamente anche quella promessa.
 
 
 
*****
 
E rieccomi, so di essere stata molto cattiva sul finale dell’altra storia ma ogni cosa a suo tempo. Odiavo quando mia madre me lo diceva quindi perdonatemi. Abbiate pazienza.
Ciao ciao

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Capitolo 2
*** Solo Fratelli ***


“Ehi, ciao ragazzi! Ma siete venuti insieme?” Appena varcarono la barriera del binario quella mattina, Remus corse verso di loro allontanandoli dai signori Potter decisamente sconvolto alla vista dei due ragazzi insieme.
“Come credevi che arrivassimo? Ognuno con la sua scorta privata e accompagnati separatamente per non farci combinare disastri? Va bene che i Potter sono ricchi ma non esageriamo!” Rispose sarcastica Star.
Remus la fissò confuso.
“Come va con il tuo problema peloso?” Gli chiese James mentre caricavano i bagagli e allungando il collo per cercare l’ultimo Malandrino.
“Uno schifo…Star tu come te la sei passata?”
“Sto una meraviglia, Remus, perché dovrei stare male se…Sirius!”
Il ragazzo in questione mollò il suo baule sui piedi di un tipo con cui aveva una vaga somiglianza per raggiungere di corsa i suoi amici.
Abbracciò di slancio James saltandogli addosso. “Potter! Non ti sei fatto vivo tutta l’estate! Dove bolide ti eri rintanato?” Poi si staccò senza attendere risposta e sollevò Star prendendola per la vita e facendola girare con lui. “E a te come è andata l’estate?” Dopo di che abbracciò anche Remus. “Il problema peloso?”
L’ultimo ad essere interpellato fu l’unico a riuscire a rispondere. “Uno schifo, esattamente come due minuti fa.”
“Chi era quello Fel?” Domandò Star distratta osservando il punto da cui Sirius era arrivato.
“Intendi il moccioso a cui ho lasciato il bagaglio? Mio fratello Regulus, il cocco di mamma.”
“Tra lui e Narcissa sarà difficile per te evitare i tuoi parenti.” Commentò la ragazza.
“Ecco perché inizio a riconsiderare la tua posizione: niente parenti è meglio dei miei parenti.”
Star fece per replicare confusa ma Remus circondò le loro spalle con le sue braccia gridando:
“Ormai l’estate è finita e la famiglia che ci siamo scelti è di nuovo riunita.”
“Sembri un prete, Remus.” Lo canzonò Sirius salendo sul treno.
“Meglio prete che Serpeverde.” Ribatté James.
“In effetti.” Mormorò Sirius.
“Ehi! Qui è libero!” James entrò in uno scompartimento sedendosi vicino al finestrino.
“Togliti da lì, quel posto è mio!” Ordinò Star.
“Da quando? E poi c’è un altro posto vicino al finestrino.” Replicò il ragazzo.
“Da sempre, e poi dove metto i piedi?” Insistette lei.
James si spostò sbuffando, dopo di che domandò: “Come vi è andata l’estate?”
“Schifo. I miei parenti sono meravigliosi…meravigliosi rompipluffe fissati con il sangue puro del bolide.” Sbottò Sirius sarcastico.
“Schifo doppio. Dopo l’anno scorso le lune piene sono peggiorate.” Sussurrò malinconico Remus.
“La nostra estate è stata fan…” Cominciò James che però venne interrotto dall’aprirsi della porta dello scompartimento.
“Perdono!” Si scusò una ragazza del quinto, forse sesto anno, notando i quattro ragazzi. Fece per andarsene ma poi il suo sguardo si illuminò. “Voi siete James Potter e Rose White! La coppietta felice dell’anno. Congratulazioni!” E ridacchiando chiuse la porta dietro di se.
Calò il più completo silenzio.
Il primo a riscuotersi fu James che corse fuori dallo scompartimento borbottando qualcosa come: “Ma che bolide dice?”
“Ehi!” Star lo seguì in fretta.
Lo raggiunse e lo bloccò nel corridoio vuoto.
“James? James, guardami…”
“Come ha fatto a saperlo? E’ colpa di mamma lo so!” Cominciò a gridare il ragazzo fuori di se.
“Datti una calmata! Non è successo niente. Forse se lo sono inventato loro. Sai come girano in fretta queste cose. Evidentemente ci hanno visto arrivare insieme e ne hanno approfittato.” Ipotizzò Star.
“Se la pensi così perché sei preoccupata?” La prese in giro lui riacquistando la calma.
“Solo che… dobbiamo ignorarli se succede ancora. Queste scenate non faranno altro che confermare il tutto e far venire seri dubbi agli altri.” Incespicò la ragazza.
“Non hai intenzione di dirlo a Remus e Sirius, vero?”
“No. Ora sono sicura di ciò che provo e so di amare.”
“Cosa? E perché non me l’hai detto prima?”
“Forse perché prima non lo sapevo?” Il tono di Star prese una sfumatura sarcastica.
“Fa niente. Dovevo capire anch’io. E’ stato giusto così. Rimpiangi qualcosa?” James era calmo e cercava di confortare la sorella.
Il treno ebbe uno scossone e la ragazza si ritrovò tra le braccia del fratello.
“Assolutamente no.” Sussurrò Star dolce.
Il ragazzo la strinse per un secondo a sé ma si sciolsero subito dall’abbraccio e tornarono nel loro scompartimento.
“Dove bolide eravate spariti?!” Li accolse Sirius alquanto spiazzato da quella corsa.
“A cercare di capire ciò che aveva detto quella ragazza. Non ha senso, io e James non stiamo insieme.” Gli rispose Star.
“Non state insieme?” Ripeté Sirius per assicurarsi di aver capito bene.
“Esatto.” Confermò James.
“Parlando di cose più serie: quest’anno chi prova ad entrare nella squadra di Quidditch?” Chiese la ragazza risedendosi al suo posto.
L’aria nello scompartimento tornò piena di allegria.
“Io no. Non voglio assolutamente fare quello sport da suicida. Così violento e diseducativo.” Bofonchiò Remus.
“Non è uno sport violento!” Saltò su James. “Be', forse un po’… ma è fantastico!”
“Facile per voi che l’anno scorso eravate i migliori del corso di volo. Siete già praticamente dentro la squadra!” Ribatté Remus.
“I migliori della scuola, già.” Ridacchiò Star. “James, tu farai il cercatore vero?”
“Naturale! Sirius tu che farai?” Curiosò James.
“Vorrei provare o battitore o cacciatore. Tu Star?”
“Lo stesso tuo Sirius.”
“Bene. Remus?” Insistette James.
“Non faccio nulla, non voglio.” Si impuntò Remus.
Ma il ragazzo occhialuto non si arrese: “Dai!”
“No.”
“Manchi solo tu!”
“No.”
James fece per continuare ma Star gli affibbiò uno scappellotto dei suoi. “E lascialo in pace, idiota. Remus ha già abbastanza rischi da correre nella sua vita se non vuole peggiorare la situazione dobbiamo rispettare la sua scelta.”
“Smettila di tenere Remus sotto una teca di vetro; ci siamo anche noi!” Si intromise Sirius.
“Ma Rem è così caro!” Gridò lei slanciandosi per abbracciare l’interessato.
“E noi?” Sbraitò indignato James.
“Voi siete solo degli idioti.” Spiegò lei acerba, poi sorrise e trascinò gli altri due suoi amici nell’abbraccio collettivo. “I miei idioti!”
“Mi mancavano i tuoi abbracci.” Commentò Sirius.
Star si staccò da tutti di scatto. “Io non abbraccio nessuno.”
I tre fecero per replicare ma lasciarono perdere.
“Avete visto Peter?” Domandò Remus pescando un libro di incantesimi dal suo baule.
“Ho notato anch’io la sua mancanza.” Star si guardò intorno sovrappensiero. “Non si è fatto mai sentire quest’estate. Be', nemmeno voi, se è per questo!”
“Scusaci, ma tanto tu non potevi ricevere lettere!” Si giustificò Sirius.
“Di cosa stai parlando?” Chiesero James e Star in coro.
Remus stava per intromettersi e dire qualcosa quando la porta dello scompartimento si aprì nuovamente.
“Qualcosa dal carrello, cari?”
La pance dei Malandrini brontolarono e loro si affrettarono a comprare i più svariati dolciumi.
James ne aveva comprati anche per Star e riversò il suo acquisto sul sedile davanti a lei facendole spostare i piedi.
Sirius era l’unico ancora fuori dallo scompartimento, stava per rientrare quando sentì per caso un gruppetto di ragazze chiacchierare; si fermò ad ascoltare attentamente quando una delle ragazze pronunciò “Star”.
“Si, lei e quel James Potter.” Cinguettò una.
“Quello carino del secondo anno?”
“Si, lui.”
“Sta con quella ragazza… Star?!”
“Sì.”
“Noooo, non ci credo!”
“Ti dico di sì!”
“Lei è molto carina vero? E’ quella bella con i capelli strani e gli occhi che brillano come due zaffiri, giusto?”
“Si, proprio così.”
“Vorrei essere come lei! Ha appena iniziato il secondo anno e già fa strage di cuori. Anche James Potter però…diciamo che sono proprio una bella coppia. Chissà quanto durerà!”
“Io penso che…”
“Ohi Sirius! Ce la fai?” Star interruppe i pensieri del ragazzo posandogli una mano sulla spalla. “Che guardi?”
“Nulla, vengo.” Rispose lui intontito rientrando con lei nello scompartimento.
“Allora ragazzi pronti per lo Smistamento? Non vedo l’ora!” Remus era fin troppo entusiasta di assistere alla cerimonia dei ragazzi del primo anno. Entusiasmo che nessuno condivideva veramente, tranne Star.
“Si certo! Sarà stranissimo!” Esclamò la ragazza.
James alzò gli occhi da uno strano libro. “Dove lo hai trovato questo, Star?”
“Quel romanzo? Era di Susan.”
“Era di mamma?”
“Sì, certo. Ti vedo molto interessato, cerchi qualche metodo di conquista?”
“Potrei trovarne?” Il ragazzo si fece tutto speranzoso.
“Sì, forse, può darsi, magari, se cerchi bene, potresti anche, per caso, trovare qualcosina che potrebbe essere, in casi di estrema fortuna, ogni tanto, se te la giochi bene, forse utile.”
James spalancò la bocca confuso. “Troppe parole; sì, no o forse?”
“Forse verso il sì o verso il no?”
“Sono una persona positiva, James, i miei forse sono sempre verso il sì.” Spiegò lei con fare intrigante.
Il ragazzo sorrise largamente e poi riprese la lettura.
“Ma come fai ad avere i libri della madre di James?” Domandò Remus sospettoso.
“Semplice: me li ha prestati.”
Il ragazzo fece per parlare ma fu di nuovo interrotto dalla porta che si aprì ancora.
“Star!” Una figura dai capelli castani corse verso di lei abbracciandola. “Non me lo avevi detto!”
In piedi sulla porta se ne stavano Lily, Ann e Jane ad osservare la scena.
“Non ti ho detto cosa?” Chiese Star liberandosi da Sophia.
“Che stai con James!” Spiegò Ann con aria ovvia.
“Ma io non sto con James!” Protestò l’interessata.
“Dai, non fare così! A noi puoi dirlo, non ti prenderemo certo in giro. Ne parla tutto il treno. C’è chi giura di avervi visti abbracciati stretti stretti.” Insistette Sophia.
“Per il cielo! Ascoltatemi: io non sto con James e James non sta con me. Non credete alle malelingue vi prego!” Chiarì Star.
Le sue compagne parvero molto deluse, tranne Lily. Se ne andarono scusandosi.
“Ok, questa storia sta iniziando ad essere pesante. Non ne posso più.” Sbuffò Star.
“Non dirlo a me.” Concordò James.
“Ma essendo una falsa notizia da qualcuno deve essere pure partita!” Constatò Remus.
“Bah, non so voi ma io non ho voglia di farmi rovinare il viaggio per questa stupidaggine. Dobbiamo iniziare ad esercitarci per qualcosa di più importante.” Riprese Star risoluta allontanando il precedente discorso.
“Stai parlando di Quidditch?” Domandarono Sirius e James in coro.
“No. Logicamente no. Gli spazi sono troppo ridotti. Io parlavo della trasfigurazione.” Rispose la ragazza.
Remus si afflosciò sul sedile. “Ancora non hai mollato quel vecchio progetto di diventare Animaghi?”
“Lo mollerò solo quando ci riuscirò!” Replicò Star.
“E noi siamo con lei.” S’ intromisero Sirius e James.
I tre sfoderarono le bacchette.
L’esercizio che trovarono sul libro di Trasfigurazione Avanzata consisteva nel trasformare una sedia, o un simile oggetto, in un antilope.
Star prese un respiro profondo e trasformò un sedile in un animaletto marroncino simile ad una capra con un semplice tocco di bacchetta. Poi la ritrasformò prima che potesse combinare disastri.
Sirius e James sgranarono gli occhi. Poi si ripresero e riposero le loro bacchette.
“Gran bella dimostrazione. Più tardi lo faccio anch’io!” Commentò James sarcastico.
“Eh, sì. Ora ho un crampo ma più tardi vedrai.” Continuò a scherzare Sirius.
“Dove sarebbe questo crampo?” A Star montò una gran rabbia per il disinteresse dei suoi amici.
“In un posto privato!” Ribatté Sirius lasciandola a bocca aperta.
Gli occhi della ragazza lampeggiarono. “Puoi sempre stare in piedi se il dolore è così forte.” Gli consigliò gelida. “Altrimenti ti faccio venire io un bel crampo: alle chiappe e a suon di calci in culo se non ti alzi insieme al tuo compare e non trasformate quel sedile in una bolide di antilope!” Sbraitò infine.
I due ragazzi saltarono in piedi come se dal sedile sotto di loro fosse spuntato uno spillo.
Sotto lo sguardo attento di Star provarono e riprovarono l’incantesimo.
Dopo dieci minuti ci fu un enorme esplosione che mise in allerta tutti i Prefetti del treno.
“James! Sirius!” Gridò la ragazza. Remus aprì la finestra per far uscire tutto il fumo provocato dall’incantesimo mal riuscito di James.
“Che succede qui?!” Esclamò un Prefetto entrando nel loro scompartimento e trovandosi davanti i Malandrini che giocavano innocui a carte.
“Salve Walter, qualche problema? Ho sentito un colpo.” Chiese Star dolce.
“Sì, c’è stata un’esplosione ma sembra che non venisse da qui. Comunque vi consiglio di cambiarvi. Siamo quasi arrivati.”
I quattro annuirono e Walter uscì perplesso.
“Per un pelo!” Sospirò James.
“Un pelo?! Un pelo?! Brutto farabutto villano! Io ti ammazzo! Per colpa tua ci stavano per affibbiare una punizione e ne abbiamo già tante in sospeso!” Star gli saltò addosso sbraitando. Per un attimo Sirius e Remus credettero che la ragazza lo stesse picchiando a sangue ma poi si resero conto che in realtà gli stava solo facendo il solletico.
“Finitela voi due. Dobbiamo cambiarci.” Ricordò loro Remus sorridendo per la scena.
Si cambiarono tutti insieme senza alcun imbarazzo, solo un po’ da parte di Remus.
Alla stazione di Hogsmeade li aspettavano le carrozze.
Era una serata fredda e ventosa. Sirius e James stavano facendo una delle loro scommesse insulse gridando per sovrastare il rumore del vento.
“Quanti ne cadono nel lago secondo te?”
“Dieci. Per te James?”
“Venti!”
“JAMES! SIRIUS!” Ruggì Star colpendo entrambi sulla nuca con uno schiaffo.
Un foglio di pergamena volò verso di loro e la ragazza lo afferrò.
“E’ mio!” Urlò un ragazzino strappandole il foglio di mano prima che potesse leggerlo. Star rimase impressionata. Da lontano non assomigliava molto a Sirius ma una volta osservato bene da vicino le sembrò di rivedere il suo amico di una anno più giovane.
“Sei Regulus, giusto? Io sono Star, piacere.” Tese la mano con un gran sorriso e parlò con voce così gentile che il ragazzo la prese. Regulus incrociò lo sguardo del fratello maggiore dietro la ragazza e se ne andò di corsa raggiungendo gli altri studenti del primo anno.
“E’ simpatico.” Commentò Star salendo con i Malandrini in una carrozza.
“E’ mio parente!” Sbottò Sirius.
“Non è male.” Insistette lei.
“Come credi tu.”.
“Se finisce a Grifondoro che farai?”
“Dal momento che è una cosa impossibile forse ammetterò che è mio parente.”
“Idiota, sbruffone, villano del bolide. Non ho altro da dirti.” La nota definitiva nel tono di Star indusse tutti i Malandrini a ridere di cuore e quando arrivarono al castello non avevano ancora smesso.
Entrarono nell’atrio e poi in Sala Grande prendendo posto al tavolo di Grifondoro.
“Scusa Conn, posso chiederti che animali trainano le carrozze?” Domandò Star ad un ragazzo con la spilla da Prefetto nuova di zecca appuntata alla divisa.
“Nessun animale; penso proprio che siano trainate dalla magia.”
“Sicuro?”
“Sì, certo.”
“Ok, grazie.” La ragazza tornò a concentrarsi sui suoi amici.
“Qualche problema?” Le domandò Remus preoccupato.
“No, nessuno.” Rispose lei allegra.
Le grandi porte della Sala si aprirono ed entrò la professoressa McGranitt seguita dagli alunni del primo anno. Tutta la sala tacque all’istante. La professoressa posò un vecchio cappello su uno sgabello.
Star sorrise dello stupore dei ragazzi nuovi quando il cappello prese a cantare.
 
“Sicuramente giovane non sono.
Son più antico del legno dove poso.
Ma andarmene per sempre non potrò
finché il mio compito a termine non porterò.
Nelle quattro case vi devo Smistare,
è ciò che da sempre devo fare.
Se siete coraggiosi,
forti e valorosi,
da Grifondoro dovrete andare,
non c’è altro da fare.
Se di cuor siete buoni
e non dei cialtroni,
da Tassorosso vi manderò
e da li mai vi toglierò.
Ed ecco che se sarete intelligenti,
curiosi e intraprendenti,
vi metterò in Corvonero
con affetto sincero.
Infine se non vi piacciono i guai
e siete scaltri come nessuno mai,
dovrò in Serpeverde collocarvi
ma vedete di non far danni.
Perché sono quattro i fondatori
che videro Hogwarts agli albori.
La crearono insieme
e misero in me del loro cervello un seme,
per poter anche dopo la loro morte decretare
in quale Casa gli alunni dovevano stare.
Eppure un dei quattro dagli altri si è staccato
e non si sa se sia mai tornato.
Quindi attenzione giovani ragazzi;
Il mondo è pieno di pazzi.”
 
Uno scroscio di applausi accolse la fine della canzone e tra Grifondoro e Serpeverde schizzavano sguardi irriverenti.
“Black Regulus.” Chiamò la professoressa McGranitt una volta srotolato un lungo foglio di pergamena.
Il ragazzo si sedette sullo sgabello.
“Incrocia le dita Sirius.” Bisbigliò Star.
Minerva posizionò il cappello sul capo di Regulus ed esso gridò subito “SERPEVERDE!”
“Che fregatura…” Brontolò Star mentre il tavolo verde e argento festeggiava.
“Sembri veramente delusa.” Commentò Sirius disinteressato.
“Oh, sì. E’ pur sempre tuo fratello, speravo che almeno con lui tu potessi costruire un bel rapporto, poi mi stava simpatico, a modo suo.” Replicò la ragazza.
“Convinta.”
“Silenzio voi due!” Li interruppe Remus tutto concentrato sull’infinita lista di nomi che la professoressa McGranitt stava chiamando.
Quando finalmente lo Smistamento finì e il Cappello Parlante venne riposto insieme allo sgabello tutti i ragazzi iniziavano a sentire i morsi della fame.
Il professor Silente si alzò in piedi seguito dal brontolio ininterrotto di Star la quale stava pregando tutto il cielo per mangiare qualcosa al più presto.
“Buona sera e ben venuti, o ben tornati, ad Hogwarts. Devo, come sempre, darvi delle indicazioni per l’anno appena iniziato ma vi prometto che sarò breve. Incomincerò mostrando il mio stupore per il fatto che il signor Franks sia ancora in vita…ehm…in grado di insegnare nonostante la malattia che lo ha colpito alla fine dell’anno scorso. Grazie professore e buona fortuna.” Applausi educati da tutta la Sala. “Vi ricordo sempre che la Foresta Proibita è proibita e che girare per la scuola di notte è proibito, lanciare incantesimi o mettere su una rissa alla babbana nei corridoi è proibito, oltre che sconsigliato, e che organizzare festini è proibito. C’è una lista appesa da Mastro Gazza in tutte le bacheche esistenti in questa scuola per ricordarvi tutto ciò che è proibito. Per mio enorme piacere mangiare non è proibito quindi: Proibitiamo!”
I piatti si riempirono immediatamente di cibo e tutti iniziarono a servirsene felici.
Una ragazzina del primo anno fissava ancora Silente probabilmente sbalordita dal suo comportamento.
“Se ti chiedi che bolide ha detto e se sta bene sappi che è tutto nella norma.” Le spiegò Star notandola.
“Ah, grazie…sì…che … che vuol dire Proibitiamo?” Balbettò la ragazzina.
“Penso che non esista nel vocabolario babbano…e nemmeno in quello magico. Non ne sono sicura però.. farò una ricerca.” La rassicurò Star.
La ragazzina sorrise.
“Ehi Star! Tu ci sarai o no?” Chiese all’improvviso Sirius.
“Scusa, non vi ascoltavo. Stavo parlando con…come ti chiami?”
“Renè.” Rispose lei con voce sottile; la vista di Sirius l’aveva messa a disagio. Era proprio un ragazzo carino.
“Bello. Io sono Sirius.”
Renè non capiva più nulla. Insomma; una ragazzo così le aveva rivolto la parola! La guardava con i suoi occhi grigi…
“Sì… piacere.” Finalmente si decise a stringere la mano che Sirius le porgeva regalandogli un ampio sorriso che sperava sembrasse seducente.
Forse non era così perché dopo un secondo Sirius spostò la sua attenzione nuovamente su Star.
“Ci hanno avvertiti che ci sarà una festa su in Sala Comune e noi pensavamo di andarci. Che ne pensi?”
“Andiamoci!” Esclamò Star subito.
“Una festa? Ma il preside non ha detto che sono proibite?” Domandò Renè con falsa innocenza.
“Sì, per questo sono divertenti.” Le spiegò Sirius con un occhiolino, cosa che la fece arrossire violentemente.
“E io sono invitata?” Chiese ancora Renè sempre più civettuola.
Sirius alzò le spalle. “Certo. Penso che comunque te ne renderesti conto, non è che passi facilmente per la Sala Comune se c’è una festa.”.
I nervi di Star furono messi a dura prova dalla risata tipicamente da oca di Renè.
“Oh, Peter!” Esclamò la ragazza sollevata.
Tutti i Malandrini si voltarono a guardare il loro compagno di dormitorio seduto tra due Prefetti.
Lo salutarono con la mano e lui rispose al saluto.
Poi lo invitarono a sedersi con loro.
Peter prese posto, sotto ordine di Star, tra lei e Renè interrompendo così la lista di domande che la ragazzina stava ponendo a Sirius. Il quale ringraziò Star con lo sguardo.
I Malandrini presero a confabulare tra loro lasciando Renè in disparte.
“Non te la prendere.” Le sussurrò una ragazza. “Fanno così con tutti. Sembra che nessuno esista al di fuori della loro amicizia. E’ un gran peccato perché i ragazzi sono molto carini, tranne il grassone. Solo che lei è al centro della loro attenzione, costantemente. Da quando sono arrivati nessuno la molla un attimo. Oltretutto grazie a lei non c’è più nessun modo per avere un po’ di attenzione dal sesso maschile in generale. Se hai un ragazzo stai sicura che ogni volta che lei passa lui non ti guarda più per dieci minuti. Se cerchi un ragazzo, ti mettono al confronto con lei e non ne esci più. Perché è più simpatica di te, più bella di te, più allegra di te, più coraggiosa di te, più affascinante di te, più intelligente di te e più mitica di te! Uno strazio.”
Renè ascoltò con attenzione e l’odio verso Star crebbe dentro di lei.
“Io sono Jenna.” Continuò la ragazza. “Faccio il quarto anno, loro sono Samantha e Angeline, del mio anno. Se hai bisogno di consigli vieni a cercarci. Siamo le migliori in fatto di moda e ragazzi.”
“Grazie mille, è bello sapere di avere qualcuno su cui contare.”
 
……..
 
Un’ora dopo la Sala Comune di Grifondoro era in pieno delirio. Due ragazzi del settimo anno erano riusciti a portarsi a scuola delle bottiglie di alcol babbano il che aveva contribuito a rendere l’atmosfera decisamente allegra dopo solo un quarto d’ora.
La musica di uno strano complesso magico dal nome impronunciabile era ritmata e perfetta per scatenarsi in balli sfrenati; esattamente come stavano facendo Star, Sirius e James.
Renè era seduta con due delle sue compagne di dormitorio. A quanto pareva erano diventate grandi amiche perché stavano parlando di ragazzi senza la minima vergogna o forse non avevano alcun senso del pudore, fatto sta che Remus, che passava di lì, sentì tutta la loro discussione.
“Io voglio quello con gli occhi grigi. E’ il mio Pucci-pucci.” Sussurrò Renè, scuotendo i capelli castani e lanciando uno sguardo con i suoi occhi cioccolato a Sirius che naturalmente non si accorse di nulla. “A te chi piace, Giusy?”
La ragazza bionda dagli occhi azzurri rispose tranquilla. “Quello con gli occhiali! E’ così carino il mio Ciuffetto.”
Tutte e tre si lasciarono a delle risatine. Remus alzò un sopracciglio sconcertato e cercò di allontanarsi ma le persone davanti a lui non si volevano spostare se non con estrema calma.
“Brave, tanto io voglio il ragazzo timidone che se ne stava tranquillo nell’angolo. Chissà dov’è ora il mio Ciccino.” Cinguettò l’ultima ragazza dai capelli scuri.
Remus represse un brivido e decise che era ora di sparire ma un ragazzo scelse proprio quel momento per farsi strada a spallate così che Remus si ritrovò seduto su una poltrona accanto al gruppetto ridacchiante di ragazze.
“Ehi, Viky, guarda un po’!” Ridacchiò Renè indicandolo alla sua amica mora.
Quella arrossì e poi, con estremo terrore di Remus, si fece avanti. “Io sono Victoria, vorresti ballare con me?”
“Ehm…io…dovrei…” Balbettò il povero ragazzo.
“Remus! Vedo con piacere che ti sei trovato una compagna per ballare.” Esclamò Star sedendosi accanto a lui ed accennando a Victoria.
Pensò lui intensamente. Star capto il suo pensiero e sorrise.
“Purtroppo devi rimandare, io e gli altri abbiamo estremo bisogno di te. Vogliamo provare a bere un po’ di alcolici e ci farebbe comodo qualcuno che ci dica quando fermarci.” Spiegò la ragazza.
Remus annuì e mormorò un “Mi dispiace.” A Viky prima di sparire con Star.
“Sei un fifone!” Lo rimproverò Star una volta lontano dal gruppetto di ragazze.
“Scherzi? Dovevi sentire che soprannomi ci hanno affibbiato. Era tutto un Ciccino mio, Pucci-pucci. Brrr. Terribile.” Si scusò Remus.
La ragazza rise. “Va bene ma ora devi sul serio controllare me e gli altri. Inizieremo con un Flame Of Love Martini, sembra carino.”
“Che c’è dentro?” Si preoccupò Remus.
“Vodka più che altro. Almeno credo. Penso anche dello Sherry.” Rispose lei tranquilla.
Arrivarono al tavolo dove i ragazzi più grandi stavano preparando tre cocktail in coppette da Martini. Usarono molta Vodka e bruciarono delle bucce di arancia.
James, Sirius e Star si sedettero al tavolo, afferrarono un bicchiere ciascuno e si lanciarono uno sguardo di sfida che Remus interpretò come un gran bel guaio.
I tre ragazzi mandarono giù il contenuto del bicchiere.
James si lasciò sfuggire un “Wow!” strabuzzando gli occhi. Sirius sembrò apprezzare molto e Star fissò il bicchiere in modo strano.
“Era tanto forte, George?” Chiese la ragazza al “barista”.
“Ehm, si un bel po’.” Rispose quello.
“Allora dammene un altro. Non ho sentito nulla.” Ribatté Star facendo partire uno scroscio di urla e applausi.
I tre ragazzi mandarono giù il contenuto del bicchiere.
James si lasciò sfuggire un “Wow!” strabuzzando gli occhi. Sirius sembrò apprezzare molto e Star fissò il bicchiere in modo strano.
“Era tanto forte, George?” Chiese la ragazza al “barista”.
“Ehm, si un bel po’.” Rispose quello.
“Allora dammene un altro. Non ho sentito nulla.” Ribatté Star facendo partire uno scroscio di urla e applausi.
George lanciò uno sguardo a Sirius e James che alzarono la mani in segno di resa, decisamente brilli, poi prese un bicchiere molto capiente e lo riempì per metà di Vodka e per metà di Sherry.
Star lo bevve senza esitazioni.
Altri applausi si scatenarono in tutta la Sala e grida di incitamento seguirono Star mentre si scolava il terzo bicchiere di alcolico.
“STAAAAR!” Una ragazza le si avvicinò trafelata interrompendola.
“Che c’è Ann?”
“Abbiamo un problema.” Le spiegò Ann indicando dietro di se dove Lily e Sophia trattenevano tre ragazzine del primo anno che cercavano di bere ancora qualche cocktail. Star le riconobbe; erano Renè e le sue amiche.
“Quanto hanno già bevuto?” Domandò a nessuno in particolare.
“Solo quei tre. Uno a testa.” Le indicò Jane.
Star guardò George.
“Non sono forti. Non c’è quasi nulla di alcol.” Fu la risposta del ragazzo alla domanda silenziosa di lei.
Star cercò di sollevare la più ubriaca delle tre ragazze ma quella la respinse e Renè prese ad urlarle contro.
“Sce puoi buere tu posscio beure anch’io. Non mi scembra giuscto! Tu fai la puttanella e tutti ti corrono dieutro come dei creutini e a noi che rimanue? Eh? Ti piaciue andarue in sciro scentendoti sciuperiorue a tutti, eh? Fan culo troia! Scpero tu muoia all’infenuo!”
Dopo questa sfuriata tutti coloro che stavano osservando la scena riuscirono a vedere solo una sagoma indistinta che si allontanava a gran velocità sparendo nel dormitorio femminile.
Star si fermò solo nel dormitorio delle ragazze. Si era caricata in spalla Renè e l'aveva poggiata sul letto. Stessa cosa fece con la mora.
Aveva trascinato la bionda, che sembrava la più sobria, tenendola per la mano.
“Mollami puttana!” Gridò Victoria strattonando il braccio che Star le teneva saldamente cercando di infilare anche lei a letto.
“Che problemi hai?” Le chiese Star spazientita, le altre due ragazze erano già crollate in un sonno profondo.
“Tu sei il mio problema! Fino ad ora nessun ragazzo mi ha degnato di uno sguardo solo per colpa tua. Nessuno sa nemmeno come mi chiamo. Vorrei gridarlo: GIUSY! Io mi chiamo Giusy!” Urlò in risposa la bionda.
“Senti, io credo che tu sia molto carina ma forse sei un po’ troppo intraprendente. Dovresti lasciar passare un po’ di tempo prima di esigere che qualcuno ti noti. Per ora non hai fatto altro che renderti ridicola. Vai a letto ti prego. Domani vi farò portare su qualcosa per farvi sentire meglio. E’ il primo giorno di lezione, credo che non vogliate assolutamente perdervelo.”
Giusy le lanciò uno sguardo di fuoco ma poi seguì il suo consiglio e si infilò sotto le coperte.
Star stava per andarsene ma poi le venne una curiosità.
“Chi ti piace, Giusy?”
“Il tuo fidanzato.” Rispose lei sbadigliando.
“Mi dispiace ma io non ho un fidanzato.” E con questo uscì dalla stanza.
Tornando alla festa si trovò mille occhi puntati addosso e così salì nel dormitorio maschile del secondo anno. I Malandrini erano lì ad aspettarla.
“Per Merlino! Dimmi che non le hai uccise!” La assalì Remus correndo verso di lei con un bicchierone fumante in mano.
“Come mai siete saliti? E quello cos’è?” Chiese lei ignorando la preoccupazione dell’amico.
“Una pozione per tornare in se dopo aver bevuto alcol. Funziona. Remus la teneva da parta da chissà quanto tempo. Comunque ce ne siamo andati perché iniziavano a formarsi ipotesi cattive su di te. La migliore dice che ti puoi Smaterallizzare nei confini di Hogwarts perché sei un elfo domestico. Avresti dovuto dircelo!” Le spiegò James, tornato sobrio, approfittandone per prenderla in giro.
“Non sono un elfo domestico. Ho fatto la stessa cosa che ho fatto l’anno scorso con quel ragazzo. Sono stata solo veloce.”
“Giusto! Visto, James? La mia ipotesi era corretta: le ha uccise tutte.” Si intromise Sirius scherzando.
“Per il cielo. Non ho ucciso nessuno. Le ho solo riportate in dormitorio. E ora vado a letto anch’io” Chiarì Star con un sospiro. Diede la buona notte a Remus e lanciò uno sguardo cattivo a James e Sirius, poi andò a dormire.

……….
 
Il giorno dopo i ragazzi trovarono Star al tavolo della colazione.
“Giorno ragazzi.” Li salutò allegra quando si sedettero accanto a lei.
“C...iao” Sbadigliò Sirius.
“Buon giorno.” Ricambiò Remus.
“Mmm…” Mugugnò Peter sparendo dalla loro vista.
“Ciao stellina!” Esclamò James baciandola sulla guancia e lasciando interdetti tutti gli altri.
“Che c’è?” Chiese Star notando gli sguardi dei loro amici.
Un fruscio d’ali interruppe ogni tentativo di chiedere chiarimenti da parte di Remus e Sirius.
Un giovane gufo color miele e dagli occhi azzurri si piazzò davanti a Star e James seduti l’uno accanto all’altro.
Il ragazzo prese la lettera e la scorse velocemente strabuzzando gli occhi.
Star gliela strappò di mano e la lesse a sua volta. Poi alzò lentamente lo sguardo su Remus e Sirius.
“Quest’estate, voi due, non avete mai ricevuto nemmeno una sola lettera da parte mia e di James?” Domandò e l’espressione sbalordita dei due ragazzi fu più che sufficiente come risposta. “Il nostro gufo, Lia, non ha portato a termine nessuno consegna. I nostri genitori ce lo hanno appena detto. Abbiamo un nuovo gufo ora ma voi due siete indietro di un paio di notizie.”
“Ecco perché sembrava che fossimo due alieni.” Borbottò James ancora sconvolto. “Loro non lo sanno.”
Star sorrise e dopo una risatina spiegò: “Noi, io e James, siamo diventati fratelli adottivi questa estate.”
“Io e i miei siamo andati a prenderla in orfanotrofio e lei ora si chiama Star Potter.” Proseguì James.
“Vi abbiamo invitato a casa nostra ma naturalmente voi non potevate saperlo. Pensavamo che non foste più nostri amici, ci siamo preoccupati tantissimo.”
Remus sorrise felice, senza parole.
Sirius li abbracciò entrambi di slancio travolgendo un paio di piatti e bicchieri sopra il tavolo. “Siete fratelli! Star hai una famiglia! Stavo per credere sul serio alle voci e iniziare a pensare che foste davvero innamorati.”
“Ma noi siamo innamorati.” Confermò Star.
Remus e Sirius smisero di ridere.
“Si, esatto. Amore fraterno! Non l’avete mai sentito? Io amo Star, come una sorella, ma la amo.”
“E io amo James, come un fratello. Ci abbiamo messo un po’ per arrivarci.”
“Siete ammattiti.” Commentò Sirius sollevato.
“E’ una cosa così bella!” Esclamò Remus trascinando in un abbraccio da contorsionisti tutti i Malandrini.
La colazione riprese allegra e normale.
Era tutto chiarito.
 
 
****
 
Va bene ragazzi. Tutti qui. Semplice amore fraterno. Giuro.
Ora che si è tutto risolto per il meglio tra Star e James cosa accadrà?
(*si sente in vena di commenti alla Manga*)
Lo scopriremo solo vivendo!
Ciao ciao

 

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Capitolo 3
*** La bacchetta ***


I Malandrini se ne stavano seduti sulle poltrone vicino al fuoco. Chiacchieravano allegramente senza preoccuparsi dei compiti che piano piano cominciavano ad accumularsi visto l’inizio delle seconda
settimana di scuola.
Ad un certo punto Star si alzò in piedi. “Vado da Silente.” Annunciò. “Mi ha detto che desidera farmi un paio di domande. Ci vediamo fra mezz’ora.”
I ragazzi la salutarono e lei si avviò verso l’ufficio del preside.
Bussò alla porta ed entrò senza aspettare risposta.
“Cosa c’è?” Domandò secca.
“Buona sera, si accomodi.” La invitò Silente cortese anche se i suoi occhi lampeggiarono.
Star eseguì, incrociò le braccia al petto e fissò l’uomo di fronte a se.
“Dunque?” Chiese di nuovo ma il preside rispose al suo sguardo sorridendo indulgente senza dar segno di voler parlare.
La ragazza sbuffò. “Buona sera, signore. Posso chiederle perché mi ha convocato?”
“Volevo solo chiederti se sei andata da Olivander, di nuovo. Penso che i tuoi genitori abbiano voluto che ti comprassi una bacchetta nuova, giusto?” Rispose finalmente Silente.
“Esatto…ma…non l’ho comprata.” Mormorò lei abbassando la testa.
Gli occhi azzurri del professore brillarono.
“Sono andata da Olivander ma lui ha detto…”
 
“Vado da sola non vi preoccupate.” Insistette Star.
“Va bene. Io vengo con te però.” James le strinse la mano e lei annuì.
Si staccarono dai loro genitori avviandosi verso il negozio di bacchette.
Entrarono e subito un paio di occhi sbiaditi si puntarono su di loro.
“Buon giorno.” Salutarono i due giovani contemporaneamente.
“Hai deciso di accettare la mia offerta?” Cominciò Olivander fissando Star che però non rispose, così lui continuò. “E’ la bacchetta che sceglie il Mago. Sempre. Ma per lei signorina non è così. Nessuna bacchetta la sceglierebbe mai perché lei non ha alcun bisogno di questo strumento. Le è del tutto inutile, un intralcio. Ma se lo desidera le farò una bacchetta su misura, cosa che va totalmente al di fuori di ogni mia credenza o schema. Come le ho già detto.”
Star sospirò. “Metta questa in un pacchettino per favore, e tenga questi.” Gli porse la sua vecchia bacchetta e un paio di galeoni.
Il signore gliela mise in un pacco ma rifiutò i soldi. “Lei è la strega più saggia che io abbia mai conosciuto anche se la giovane età la porta a mentire.”
La ragazza sorrise. “Io mento solo per rendere felici gli altri. Anche se non posso mentire a tutti.” Si voltò a guardare suo fratello rimasto silenziosamente in disparte. Poi ringraziò Olivander e uscì con James.
 
“Il signor Potter lo sa allora.” Commentò Silente.
Star annuì.
“Sai cos’è questa?” Le domandò il preside indicandole una bacchetta davanti a se.
“E’ la bacchetta di Sanbuco! E’ uno dei doni della morte!” Esclamò Star strabiliata dopo un attento esame dell’oggetto.
“Si lo è. Prendila.”
Silente le porse la sua bacchetta e lei la prese, appena la sue dita sfiorarono il pezzo di legno esso emanò calore riempiendo la stanza del profumo dei boschi.
“Mi ha riconosciuto. Mi ha scelto!” Mormorò Star incredula.
Il professore annuì piano. “Questa bacchetta sceglie il possessore più forte, colui o colei che vince uno scontro. Ma nel tuo caso non c’è bisogno di alcun duello, la bacchetta sa già che ne saresti sempre la vincitrice. Quindi riconosce… o meglio, sceglie di rispondere ai tuoi poteri. E’ tua.”
Star sospirò. Una bacchetta che l’avrebbe seguita. Una bacchetta come tutti gli altri. Sarebbe stata normale. Poi ripensò alla storia dei tre fratelli che James le aveva letto quell’estate. E capì.
“Non posso accettare. Mi renderebbe normale agli occhi degli altri ma ancora più diversa dentro. Voglio rimanere senza.”
Silente le sorrise con lentezza. “Sono fiero di te. Puoi andare.”
La ragazza salutò e se ne andò.
“Credi che ora la bacchetta risponderà di nuovo a te?” Domandò un preside dal suo ritratto. Anche tutti gli altri ora erano svegli e fissavano Silente.
“Quella non era la bacchetta di Sanbuco. Era un falso incantato in modo che facesse un po’ di scena. Sapevo già che non l’avrebbe scelta ma volevo esserne sicuro.” Ribatté il preside attuale.
 
……………..
 
“Ohi!” Esclamò Star risiedendosi tra i suoi amici.
“Sei stata un fulmine sorellina.” La salutò James.
“Voleva sapere di Olivander.” Spiegò subito lei schietta. In quell’estate passata con James aveva capito che lei aveva bisogno degli amici. Lei aveva bisogno di confidarsi con loro, di raccontare loro tutta la sua storia. Aveva capito che quei tre ragazzi erano per lei il miglior Pensatoio, soprattutto perché un bacile di pietra non ti sussurra frasi di conforto nei momenti di bisogno. Ma loro sì.
“Loro non lo sanno.” Le fece notare suo fratello.
Star sospirò e raccontò a Sirius e Remus la storia che aveva precedentemente raccontato a Silente e disse loro anche della bacchetta di Sanbuco.
“Silente sa da dove vieni.” Incominciò Sirius. “Sa chi erano i tuoi genitori.”
“No, non lo sa. Sa solo che uno dei due appartiene ad una linea di sangue molto potente. Sta studiando quale ma non riesce a trovare nessun indizio.” Illustrò la ragazza.
“Sarà meglio dargli una mano, allora.” Propose Remus.
“Che intendi?” Gli chiese James sbalordito.
“Voglio dire che secondo me Silente non riesce a trovare i genitori di Star perché non la conosce.” Precisò Remus.
“E perché mai conoscermi potrebbe essere d’aiuto in una ricerca del genere?” Gli fece notare l’interessata.
“Perché tu assomiglierai in qualche modo ai tuoi parenti in fatto di idee.” Insistette lui.
“Io non assomiglio ai miei genitori. Loro abbandonano. Io non lo farei mai.”
“Tu stai parlando di scelte, io di idee. Ricordi? Sai se c’è un paese o una città che odi più di ogni altro?”
James e Sirius spostarono lo sguardo da Star a Remus finché la loro amica non si decise a rispondere.
“Londra. Non capisco come può questo aiutarti a…”
“Sai perché odi Londra?” Continuò Remus convinto.
“No, penso perché piove tanto o perché li c’è il mio orfanotrofio ma…”
“Non hai un motivo reale. E’ una cosa che ti è rimasta dentro dai tuoi genitori. Una persona sente qual è la sua terra madre e si ritrova nella mentalità della sua gente. Anche se non hai mai conosciuto o vissuto con i tuoi parenti loro ti hanno trasmesso qualcosa. Qualcosa di più profondo del patrimonio genetico. Tu sei l’unica che può ritrovare i tuoi genitori.” La interruppe di nuovo il ragazzo.
“Remus, sei spaventoso.” Commentò James.
“Vuoi dire che anche se non voglio essere come i miei genitori lo sono lo stesso?” Chiese Star curiosa.
“NO!” Gridò Sirius alzandosi di scatto, alcuni ragazzi si voltarono verso di loro. “Non è vero! Noi siamo liberi di scegliere chi vogliamo essere e niente e nessuno può influenzarci. Possiamo essere diversi dai nostri parenti nei modi di fare, nel modo di parlare, di reagire e di vivere. Se lo vogliamo.”
“Sirius, siediti.” Lo invitò Star calma. James posò una mano sul braccio del amico che tornò a terra.
“Hai detto che tuo zio Alphard è l’unico con cui sei d’accordo. Questo era quello che intendeva dire Remus. Scommetto che gli assomigli. Un sacco.” Chiarì la ragazza.
“Si, ma non abbiamo una linea diretta di sangue.” Fece presente Sirius.
“Non c’entra nulla.” Spiegò Remus.
“Prendi carta e penna. Scopriamo di dove è originaria la mia famiglia. Così restringeremo il campo.” Ordinò Star a James.
Il clima tornò sereno.
“Preferisci quando soffia il vento o quando piove?” Incominciò Remus.
“Il vento. Soprattutto il vento da Est.” Rispose la ragazza diligente.
“Mare o montagna?” Provò Sirius.
“Entrambi. Ma vorrei vivere in una bella pianura. Amo le mezze stagioni e i frutti appesi agli alberi, i giardini pieni di fiori, le foglie che cadono, la neve che ricopre tutto.”
“Campagna o città la saltiamo.” Decretò James.
“Perché?” S’infervorò lei.
“So che la risposta è campagna.” Spiegò lui sorridente.
“E’ vero!” Esclamò Star.
E così le domande si susseguirono mentre il fuoco pian piano si spegneva.
Alla fine dell’interrogatorio Remus rilesse il foglio con le preferenze della ragazza e per un po’ non disse nulla, immerso in un pensieroso silenzio.
“Posso dire che non ti capisco, vero?” Si arrese infine.
“Si, ma ora andiamo a letto. Grazie ragazzi. Ci vediamo domani.” Li incitò Star alzandosi e salendo le scale del dormitorio delle ragazze.
 
……………
 
Il mattino dopo nessuno dei Malandrini provò nemmeno a parlare della famiglia di Star. Anche se tutti ci pensavano.
“Siamo già il venti di settembre e non abbiamo ancora infranto una sola regola delle scuola.” Fece loro notare Sirius per rompere il silenzio della colazione.
Remus lo squadrò con uno sguardo scettico.
“Suvvia, uscire di notte non è più considerata una cosa fuori dalle regole.” Specificò Sirius facendo, misteriosamente, sbuffare James e Star nel loro porridge.
“Sì che lo è. E solo in questa settimana siete usciti sette volte!” Ribatté Remus.
“Si chiama settimana quel lasso di tempo formato da sette giorni e sette notti, Rem.” Finse di spiegare James.
Una ragazza seduta pochi posti più in la di loro lanciò un urlo.
Star si sporse e vide Renè in preda al terrore mentre le sue mani e il suo naso diventavano rossi.
“Sputate il rospo, chi è stato di voi due?” Chiese lei a James e Sirius tornando a sedersi.
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo innocente.
“Non te lo diciamo.” Risposero in coro.
“Vorrà dire che smetterò di parlare con entrambi.” Replicò Star.
“E’ stato James!” “E’ stato Sirius!”
Gridarono contemporaneamente indicandosi a vicenda.
La ragazza si lasciò sfuggire un sorriso.
“Perché?” Domandò leggermente esasperata sapendo che avevano lavorato insieme, come sempre.
“Ci stava antipatica.” Cominciò James.
“E abbiamo pensato che sarebbe stata d’esempio per le sue amiche.” Continuò Sirius.
“Sono giorni che ci guardano come se fossimo dolcetti invitanti.” Finì James.
“Tu che ne pensi, Remus?” Star cercò un aiuto nell’unico suo amico sano.
“Non hanno tutti i torti, mi fanno paura.” Commentò quello in un sussurro.
La ragazza spalancò la bocca. “Oh, mio cielo! Ragazzi! Sono solo delle ragazzini non potete comportarvi così solo perc…ma quanto è azzurro il cielo oggi!”
“E’ tornata!” Annunciò James sorridendo.
“Che vorresti insinuare?” Chiese lei.
“Solo che sei un po’ fuori di testa.” Le rispose Sirius muovendo l’indice vicino alla tempia in piccoli cerchi.
“Ah, grazie! Parla uno di quelli che fa diventare una ragazza rossa solo perché le piace uno di voi, o meglio te.” Ribatté la ragazza. “E con rossa intendo quello.” Specificò indicando Renè che veniva portata via dalle sue amiche completamente bordò, compresi i capelli.
“Come fai a sapere che lei vuole me?” Le domandò Sirius sospettoso.
“Cielo mio! Ti fissa!” Esclamò lei esasperata sul serio.
“Visto?” Gridò lui di rimando.
“Andiamo a lezione per l’amor del cielo!” Star mise fine alla discussione avviandosi verso l’aula di Trasfigurazione.
La professoressa McGranitt però li stava raggiungendo proprio in quel momento.
“Non siamo stati noi!” Sbraitarono Sirius e James prima ancora che la professoressa potesse aprire bocca.
Minerva sollevo un sopracciglio. “Voi quattro siete in punizione dallo scorso anno. Venerdì nel mio ufficio.”
“Venerdì ci sono le selezioni per la squadra di Quidditch!” Le ricordò James.
“Lo so bene. Se non mi sbaglio sono alle sette. Comunque alle cinque voi sarete nel mio ufficio. Giusto?” Sospirò teatralmente la professoressa McGranitt prima di andarsene.
“Scacco matto.” Borbottò Star. “Sa proprio giocare bene.”
……………
 
Quel pomeriggio i quattro ragazzi approfittarono del cielo limpido e della frizzante aria autunnale per fare una passeggiata. Le foglie cominciavano a cadere e calpestate dai loro piedi creavano un dolce e croccante rumore.
“Questo è il periodo della vendemmia in molti paesi. Si coltivano le viti, file e file, sembrano non finire mai, e poi si raccoglie l’uva.” Raccontò Star.
“Come lo sai?” Le chiese James prendendola per mano.
“Me lo ha raccontato la nonnina.” Spiegò lei sorridendo e stringendo le dita di suo fratello.
“Ehi, ricordatevi che dobbiamo risolvere un piccolo dolce problema…” Si intromise Sirius.
“Vero!” Rammentò James. “Che facciamo se domani non riusciamo ad andare alle selezioni?”
“Avvertiteli che non potrete esserci.” Suggerì Remus.
Tre identici sguardi scettici si posarono su di lui. “Gli studenti in questa scuola si allenano anni e anni per entrare nella squadra. Non è che loro possono tenere i posti in caldo per noi che siamo praticamente matricole!” Illustrò James aspro.
“Hai ragione. Allora chissà perché eravate solo voi quelli che potevano assistere a tutti gli allenamenti?” Finse di chiedere Remus.
“Questo non ci assicura niente. Magari ci sono tre ragazzi più bravi di noi che loro scopriranno domani.” Continuò Sirius.
“Allora che ci siate o no non farà differenza.” Considerò Remus.
“Grazie dell’appoggio.” Borbottò James.
“Avanti. In ogni caso non possiamo più scappare. Se non è per quest’anno sarà per il prossimo.” Li rincuorò Star.
 
………….
 
Alle cinque del giorno seguente i Malandrini si presentarono nell’ufficio della McGranitt che cominciò subito a dare indicazioni sulle punizioni.
“Bene. Signor Potter i trofei la attendono per essere lucidati. Signor Black il signor Gazza ha bisogno di archiviare un paio di pratiche, serve il suo aiuto. Signor Lupin le aule del quinto piano hanno bisogno di una pulita. Infine, signorina White…”
“Potter.” La corresse Star.
“…come ideatrice di tutto quello che è successo l’anno scorso spero che i bagni del secondo piano le piacciano. Buon lavoro.” Continuò la professoressa ignorandola.
I quattro ragazzi uscirono dalla stanza a si augurarono una morte serena a vicenda prima di dirigersi verso ciò che per loro in quel momento era piacevole quanto il patibolo.
 
……….
 
Sala Trofei 18:30
James stava lucidando l’ennesima targa per “I servigi resi alla Scuola” proprio non poteva sopportare tutta questa gente. Prendere dei trofei per cose così stupide. Chissà che servizi avranno offerto poi, di sicuro niente di più di qualche bel voto agli esami.
Un’ora dopo passò alle coppe e i movimenti gli venivano così automatici che non stava nemmeno guardando ciò che faceva. Pensava che gli mancava giocare a Quidditch con Star e Sirius. Gli mancava Quel senso di libertà che provava in sella ad un manico di scopa.
Proprio in quel momento si rese conto di avere tra le mani la Coppa di Quidditch e per poco non la fece cadere, sorpreso com’era.
Si lasciò trasportare dall’immaginazione in un sogno ad occhi aperti: ed eccolo lì, James Potter, Capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro reduce da una sanguinosa partita dalla quale lui e i suoi compagni ne erano usciti vincenti. Silente gli passava la Coppa e la folla esplodeva in un boato mentre lui la alzava sopra la sua testa e una ragazza si avvicinava a lui per baciarlo e…
“Signor Potter…” Le sue fantasticherie vennero interrotte dalla voce autoritaria della professoressa McGranitt.
 
……
 
Ufficio di Gazza 18:40
Sirius stava leggendo la centesima scartoffia su una punizione assegnata secoli fa pronto a rimetterla in ordine alfabetico e cronologico . Doveva per forza fare il bravo, almeno per questa volta, altrimenti questa storia non sarebbe mai finita.
Il vecchio Gazza si stava lasciando ai sentimentalismi; raccontava di quando ai tempi di una volta poteva appendere le persone per gli alluci. Il suo eterno borbottare lo infastidiva molto, quasi più del ronzare di una mosca.
Quanto gli sarebbe piaciuto essere da un'altra parte. Qualsiasi posto era meglio di quello. Il pensiero che poteva essere in un campo da Quidditch con i suoi amici invece che chiuso lì lo distruggeva. Proprio oggi quella McGranitt doveva…
“Basta così signor Gazza, il signor Black è desiderato altrove.”
 
………
 
Aula vuota al Quinto piano 18:50
Remus spazzava con attenzione. Non gli dava peso quella punizione. Infondo se l’era meritata, ma ne era anche valsa la pena. L’unico suo pensiero era per i suoi amici che dovevano rinunciare alle selezioni. Se li avesse fermati in tempo l’anno prima ora nessuno si troverebbe in questo pasticcio.
Quel che è fatto è fatto, comunque. Se l’erano spassata, ora bisognava rimettersi in carreggiata. Era per il loro bene.
Oltretutto il ventiquattro ci sarebbe stata la luna piena. Sperava che la professoressa mettesse in punizione i suoi amici quella sera così Star non avrebbe avuto l’idea di seguirlo come l’anno prima.
“Signor Lupin…” La professoressa entrò nella stanza.
 
…….
 
Bagno delle ragazze Secondo piano 19:00
Star aveva conosciuto il fantasma più depresso della storia di Hogwarts: Mirtilla Malcontenta.
Non c’era essere, vivente o meno, più lagnoso di lei, continuava a lamentarsi di qualsiasi cosa e scoppiava in lacrime per un nonnulla.
Pulire i bagni era una passeggiata per Star, ne aveva visti di bagni ben più luridi e rivoltanti, aveva ficcato le braccia fino al gomito in ogni liquame esistente e non ne andava un gran che fiera, ma era così.
La compagnia di Mirtilla, però, rendeva una cosa così semplice un vero supplizio, il fantasma continuava a fare i versacci alla ragazza e cercava di spaventarla con storie di bellezze sfiorite.
“Senti, se ci tieni a morire di nuovo questo è il modo giusto.” Sbottò Star ad un tratto.
“Sei bella ma insensibile. Crudele!” Piagnucolò Mirtilla.
“Chiamami come vuoi basta che sparisci.” Sibilò la ragazza.
Il fantasma se ne andò singhiozzando dentro a una tazza allagando così tutto il pavimento.
“Dieci volte lo pulisco. Tutto pur di non sentire la tua voce mai più.” Mormorò Star rimasta sola e cercando di riparare al danno.
Qualcuno bussò alla porta, era successo spesso in quel lasso di tempo. Tutti, soprattutto Renè e le sue amiche, ci tenevano a vederla mentre era alle prese con i gabinetti e Mirtilla Malcontenta.
La ragazza aprì e senza nemmeno guardare chi aveva davanti esordì: “Salve, sono Star Potter benvenuti nel cesso che sto pulendo con le mie mani per voi!”
“Lavati le mani prima di scendere allora.” Le rispose la voce di James.
Lui, Sirius, Remus e la professoressa McGranitt se ne stavano li in piedi ad osservarla.
“Spero non sia troppo tardi per partecipare alle selezioni.” Annunciò la professoressa. Star ebbe una gran voglia di abbracciarla.
Grazie al cielo prima che potesse provarci i suoi amici abbracciarono lei, trascinandola verso il campo da Quidditch.
 
……
 
Jordan Avis odiava molte cose nella vita: il suo cognome prima di tutto, ma odiava anche stare a capo di qualcosa. Farsi rispettare non era il suo forte e entrava nel panico quando qualcosa andava storto.
In quel momento era nel panico.
I giocatori più promettenti di tutta la scuola non si erano presentati alle selezioni. Aveva già esaminato un terzo dei presenti e nessuno era adeguato.
Senza Damon, Lucas e Tom sarebbe stato un bel problema vincere ancora, Malcom voleva fare il Portiere al posto di Tom e gli rimanevano quindi due Battitori e un Cercatore da trovare e quelli che sapeva sarebbero stati adatti non c’erano. Oltretutto la squadra chiedeva di loro.
“Va bene, puoi andare. Ci hai provato.” Disse ad un tipo del terzo anno che era appena caduto dal suo manico di scopa a soli due metri dal suolo.
“Bisogno di un trio di giocatori seri?” Sussurrò una voce all’orecchio di Jordan.
“Non sarebbe male.” Rispose lui senza pensarci.
“Girati. Siamo qui.” Lo informò la voce.
Jordan si destò e voltandosi vide la più bella visione per un neo-capitano: i giocatori che cercava!
La squadra accolse Star, Sirius e James con virili pacche sulle spalle.
“Che volete fare?” Domandò Malcom.
“Io e Star i Battitori.” Disse Sirius.
“Io il Cercatore.” Lo avvertì James.
“Bene, fatemi due giri in volo e se voi due riuscite a tenere i bolidi distanti da James mentre cerca il Boccino siete dentro. James, prendi il Boccino.” Ordinò Jordan.
I tre ragazzi saltarono sulle loro scope nuove comprate durante l’estate.
Il Boccino e i Bolidi vennero liberati.
“Arrivano Sirius!” Gridò Star allontanando il primo Bolide da James, Sirius fece lo stesso con il secondo.
James zizzagò come una freccia seguito dai suoi amici che armati di mazza lo proteggevano e in meno di un minuto acchiappò la minuscola pallina d’orata.
Jordan era inginocchiato a terra e ringraziava qualunque santo gli capitasse a tiro.
“Penso voglia dire che siete dentro!” Urlò Malcom ai tre Malandrini che sollevarono lo sguardo per sorridere al quarto di loro seduto sugli spalti accanto a Peter.
 
………………….
 
Domenica sera i Malandrini, reduci dalla festa in onore della nuova squadra che aveva avuto luogo sabato, sedevano tranquilli ad un tavolo, finalmente costretti da Remus a fare i compiti.
“C’è luna piena sta notte?” Domandò Star all’improvviso.
“Ehm, sì. E tu rimarrai qui, al sicuro.” Ribatté Remus evasivo.
“Credici! Piumadoro che se ne sta buona, impossibile!” Lo prese in giro Sirius.
“Eh, no. La mia sorellina non è quel tipo di ragazza. Questa notte saremo tutti con te. Di nuovo. Te lo abbiamo promesso.” Commentò James.
“Mi sarei sentito più sicuro se tu avessi accettato la Bacchetta di Sambuco.” Confidò Remus a Star.
“Sono abbastanza diversa senza. Non trovi? Penso che un oggetto così fortemente legato alla Morte non mi faccia bene.” Spiegò lei.
Remus sospirò. “Grazie ragazzi. Grazie Star, veramente. Lo apprezzo molto più di quello che potrei dirti.”
 
 
……………
 
Remus aspettava seduto su un angolo. Quando sentì i passi e le voci dei suoi amici sorrise tra se e si sentì un po’ stupido.
Star entrò nella stanza.
“Come fai a sopportare tutto il dolore delle ferite che ti creo?” Le chiese a bruciapelo.
Lei sorrise, come sempre. “Non devo sopportare nessunissimo dolore, non mi fai male, non potresti farmi male. Lo so. E quindi non soffro.”
“Ma…” Riprovò lui.
“Sei mio amico, Lunastorta, e io sono una tua amica. Tra amici ci sono poche parole e pochi gesti che possono causare forti dolori e ti assicuro che le nostre battaglie di queste notti non sono tra essi.”
Il ragazzo la guardò rincuorato e poi iniziò la trasformazione.
 
…………..
Quando sorse l’alba Lunastorta ricominciò a tornare umano. Star riprese fiato e uscì dalla stanza.
“Puoi dire quello che vuoi ma mi sa che se metto un dito qui ti fa proprio tanto male.” La prese in giro James posando l’indice su una ferita sul fianco della ragazza che non fece una piega.
“Bestiale!” Esclamò Sirius. “Dai, davvero non ti fa male?”
“No… Siete solo voi ad avere una soglia del dolore bassa. Per quanto mi riguarda ho passato di peggio.” Rispose lei entrando nella stanza che avevano colorato di scintille l’anno prima.
“E’ come l’avevamo lasciata!” Notò James.
“Già.” Remus arrivò dietro di loro. “Madama Chips sarà qui tra mezz’ora e voi dovete andarvene prima che questo succeda.” Li avvertì.
“Si, ma abbiamo ancora mezz’ora.” Calcò Star.
“Che volete fare?” Domandò Remus sospettoso.
“Che ne dite di brindare all’amicizia?” Esclamò James tirando fuori dalla borsa quattro bicchieri e una bottiglia di succo di zucca.
“Evviva!” Gridò Star felice.
“Ci voleva proprio!” Commentò Sirius passando un bicchiere a Remus che lo ringraziò con lo sguardo.
“Come avete fatto?” Chiese il ragazzo-lupo dopo il primo sorso.
“L’abbiamo preso dalle cucine prima di venire da qui.” Spiegò James.
“IO e STAR lo abbiamo preso, tu te ne stavi a rimpinzarti di dolcetti.” Specificò Sirius.
“Che ci vuoi fare? Gli elfi mi amano.” Ribatté James.
“Gli elfi amano qualsiasi cosa che possa dar loro ordini.” Replicò Star facendo scoppiare tutti in una grossa risata.
E mentre bevevano la fresca bibita in quell’umida stanza colorata della polverosa Stamberga Star capì che il suono delle risate rimbombanti nello spazio vuoto attorno a loro l’avrebbe accompagnata per sempre.
Si alzò in piedi guardando i suoi tre amici seduti a terra con la schiena appoggiata al muro.
“Fatemi imprimere tutto questo nella memoria perché quando avrò dei figli vorrei raccontare a loro nei minimi dettagli degli amici che ho al mio fianco e delle avventure che abbiamo vissuto. E voglio dire loro che a noi bastava del succo di zucca in una stanza polverosa per essere felici sul serio, ma soprattutto voglio ricordarmi nei giorni bui che verranno che ci siete voi, ci sono le vostre risate, ci sono le vostre parole e ci sono i vostri abbracci. Che non sono e non sarò mai più sola. Nemmeno quando saremo distanti. Vi voglio bene, ragazzi. Sono sicura che sapete cosa voglio dire perché lo provate anche voi. Quindi brindiamo all’amicizia sul serio, perché è il sentimento più duraturo al mondo e anche quello più profondo. La mia vita per voi, amici miei.”
I ragazzi la guardarono senza riuscire a parlare si alzarono a loro volta e la abbracciarono stretta, in silenzio, perché spesso non c’è bisogno delle parole tra amici.
 
 
*****
 
Il capitolo è in ritardo perché il mio stupido computer è rotto.
Comunque questo capitolo lo dedico….
 
Agli Amici!
 
Ciao ciao

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Capitolo 4
*** Sfida ***


“Signor Potter! Signor Black! Signorina White!” La professoressa McGranitt spalancò la porta della classe caduta nel caos riportando un po’ d’ordine.
“Potter!” Gridò Star dal fondo della classe impegnata a discutere con James e Sirius su chi avesse avuto l’idea migliore per lo scherzo appena riuscito.
“Nel mio ufficio.” Completò la professoressa senza nemmeno badare alla ragazza.
Nessuno si mosse, a parte il professor Lumacorno il quale veniva trascinato in giro per la stanza dal gessetto che teneva in mano e che non poteva lasciare. La professoressa spezzò l’incantesimo con un colpo di bacchetta.
“Grazie!” Sbuffò sollevato il professore.
Minerva gli fece un cenno. “E’ successo in quasi tutte le aule. Diciamo che di noi non si è salvato nessuno.”
Improvvisamente i tre Malandrini smisero di bisticciare tra di loro.
“Vuol dire che ci è cascata anche lei professoressa?” Esclamò Sirius.
“No, ce lo siamo persi!” Si disperò James.
Remus si massaggiò le tempie nel tentativo di calmarsi.
Stessa cosa fece la professoressa McGranitt. “Vogliate seguirmi.” Ripeté stancamente ma senza perdere il suo tono autoritario.
I due ragazzi e la ragazza eseguirono.
Era il diciotto ottobre e loro erano già finiti in punizione due volte e avevano perso centocinquanta punti… a testa. I professori erano stati particolarmente presi di mira con: inchiostro invisibile che faceva cancellare i loro impegni dalle loro agende, cancellini che li rincorrevano per riempirli di gesso e polvere pruriginosa.
Di quest’ultima c’era stata una vera e propria epidemia, ovunque nei corridoi si potevano vedere studenti e insegnanti in preda a una crisi di prurito.
Questi erano solo gli scherzi scoperti. In realtà alla lista bisogna aggiungere le scappatelle notturne e il misterioso scambio del sale con lo zucchero che aveva mandato in crisi tutti gli elfi giù nelle cucine.
“Penso che questa volta sia meglio consultare direttamente il preside.” Li avvertì la professoressa svoltando in un corridoio che conduceva alla statua davanti all’ufficio di Silente.
Quando entrarono gli occhi azzurri del preside li trapassarono soffermandosi su Star, mentre la bocca dell’uomo si apriva in un sorriso.
“Non faccia così Albus! Questi ragazzi hanno un problema!” Iniziò la professoressa McGranitt,
“Minerva, se la signorina vuole essere chiamata Potter la chiami Potter e basta.” Disse Silente serio anche se i tre ragazzi ebbero la netta sensazione che egli avesse appena fatto l’occhiolino nella loro direzione.
“Non è questo il problema!” Sbottò la donna. “Ho già perso il conto della volte in cui sono finiti in punizione o hanno perso punti da quando l’anno è cominciato. Se vanno avanti così distruggeranno la scuola.”
“Va bene, ho capito. Vada pure, provvederò io.” Le assicurò il preside.
La professoressa uscì.
“Sale al posto dello zucchero e zucchero al posto del sale! Geniale, ci sono voluti tre giorni per capirlo.” Esordì Silente.
I tre risero.
“Comunque credo che dovrò spedire una lettera ai vostri genitori.” Continuò.
“Ok.” Accettarono i ragazzi.
“Signorina Star, vorrei parlarle. I suoi amici possono restare se vuole ma preferirei di no.” Gli occhi del preside si spensero del loro bagliore, era qualcosa di veramente importante.
“Voglio che restino.” Decise la ragazza.
“Non sarebbe male se lei esercitasse i suoi poteri con tutti gli incantesimi contenuti in questo libro. Se avrà bisogno di chiarimenti per alcuni venga pure a trovarmi. Tutto qui.”
Non era tutto li.
La ragazza afferrò il libro poggiato sopra la scrivania. “Farò del mio meglio.”
I Malandrini se ne andarono.
“C’è qualcosa che non va. Qualcosa che non ha voluto dirmi davanti a voi. Perché?” Borbottò Star scendendo le scale.
“Non lo so ma è meglio se raggiungiamo Remus prima che impazzisca.” Consigliò Sirius.
Un gruppetto di ragazze passò loro accanto chiacchierando allegramente senza curarsi di abbassare il tono così tutti poterono sentire ciò che dicevano.
“Non sono carini?” Chiese una di loro.
“Sempre insieme. L’altro giorno si tenevano per mano.” Fece un’altra.
“Dolcissimi!” Cantilenarono tutte.
Star e James rabbrividirono.
“Sembriamo sul serio due fidanzatini?” Domandò James a Sirius.
“Un pochetto.” Rispose questi evasivo.
Remus corse loro incontro in quel momento. “Dunque?”
“Scriveranno ai nostri genitori, sai che roba.” James schernì la faccenda allontanandola con un gesto della mano.
“E’ la prima volta che scrivono ai nostri genitori di me.” Notò la ragazza.
“Saranno fieri di noi.” La rassicurò suo fratello.
“Non vedo cosa ci sia da essere fieri.” Li rimproverò Remus.
In quel momento i quattro varcarono il buco del ritratto.
Tre ragazze che ben conoscievano piombarono loro addosso.
“Ciao, James.” Cominciò Giusy in tono svenevole. “Abbiamo saputo che tu e Sirius siete entrati nella squadra di Grifondoro.”
“E’ successo quasi un mese fa. E siete già venute a congratularvi per questo.” Ricordò James.
“Già, ma noi volevamo sapere se potevamo assistere al vostro primo allenamento.” Provò Renè.
“Non penso, eh, no, credo proprio di no.” Rispose Sirius senza nemmeno pensarci.
“Ma abbiamo chiesto a Jordan e ci ha detto che potevamo.” Insistette Victoria. “Posso sedermi accanto a te e farti compagnia.” Aggiunse poi rivolta a Remus.
“Bello, allora ci vediamo lì.” Finse il ragazzo.
“Si, ci vediamo!” Concordarono in coro e se ne andarono ridacchiando.
“Se loro questo venerdì vengono al vostro allenamento io sparisco.” Annunciò Remus.
“E noi veniamo con te.” Ribatté Sirius.
“Grandi Grifondoro rimpiccioliscono.” Commentò Star sarcastica andando a sedersi vicino al fuoco.
I suoi amici la raggiunsero.
“Beh, anche tu avresti paura di quelle lì.” Replicò James.
“Forse. Ma finché non sono un problema mio…” Iniziò la ragazza.
“Ed è qui che ti sbagli. E’ anche un problema tuo. Se non veniamo ad allenarci la squadra perderà.” Chiarì Sirius.
“O vi rimpiazzeranno.” Presuppose lei aprendo il libro appena ricevuto.
“Non è che li c’è qualcosa per togliersele di dosso?” Chiese Remus.
Tre sguardi stupefatti si fissarono su di lui.
“Nel senso che…ok, fate qualsiasi cosa basta che non rompano più.” Decretò il ragazzo prendendo la sua borsa e salendo in dormitorio.
“Ai suoi ordini.” Mormorò Star con un sorriso furbo.
 
………
 
“Venerdì venti ottobre. Diamo il via all’operazione ‘Incubo Comune’. Tutti pronti?” Star stava rispiegando a James e Sirius il piano per lo scherzo a Renè, Giusy e Victoria.
“Pronti!” Risposero i due ragazzi.
Il problema era che lo stava spiegando in sella ad una scopa e durante l’allenamento di Quidditch.
Jordan li richiamò. “Ehi voi tre! Muovetevi!”
“Subito capitano!” Gridarono in risposta.
Sugli spalti le tre galline schiamazzavano facendo il tifo, cosa che irritava chiunque. Il povero Remus poi era intrattenuto da Victoria con una “appassionante” storia su come la cugina della stessa avesse rovesciato la portata principale del pranzo di Natale addosso allo zio.
L’allenamento non fu molto duro in sè. Anche perché il capitano decise di interromperlo prima del previsto dal momento che le urla della tifoseria gli davano il voltastomaco.
Una volta negli spogliatoi James chiese se era possibile non far più entrare quelle ragazze. Tutti furono d’accordo tranne Star la quale non era presente.
“Dov’è?” Domandò James preoccupato.
“Penso sia nello spogliatoio femminile.” Ipotizzò Greg che aveva deciso di giocare come cacciatore dopo una lunga carriera da portiere per lasciare il posto a Malcom che diceva di non essere in grado di fare il cacciatore.
“ABBIAMO UNO SPOGLIATOIO FEMMINILE?!” Si sorpresero Sirius e James.
“Sì, e la nostra unica ragazza lo utilizza da un mese.” Ricordò loro Robin.
“Oh. Strano. Ve bene, ci vediamo lunedì ragazzi, ciao.” Salutò Sirius uscendo insieme a James.
“Ragazzi siete stati fantastici! Uh, una meraviglia!” Incominciarono subito Renè, Victoria e Giusy trascinando Remus fino a metterlo in riga con gli altri due suoi amici.
Poi si misero perfettamente davanti a loro.
“Noi volevamo dirvi una cosa…” Si preparò Giusy tutta emozionata.
“Volete uscire con noi?” Chiesero le tre ragazze in coro.
“No.” Disse secco Sirius.
“Perché no?” Chiese spaventata Renè.
“Non usciamo con le ragazze che vanno in giro senza vestiti.” Spiegò James.
Le tre oche si guardarono vedendosi in biancheria e imbarazzate a più non posso corsero via tra le risate di Sirius e James alle quali si unirono quelle di Star comparsa appena le altre furono sparite.
“Ma non erano senza vestiti!” Remus non ci capiva niente.
“Certo che no, ma loro si vedevano così. Grazie alla nostra ultima invenzione.” Illustrò Star.
“Il miglior incantesimo di sempre!” Approvò Remus.
“Beh, certo. Lo ho inventato io!” Si vantò James.
“Ehi!” Protestò Sirius circondandogli il collo con un braccio e facendogli chinare la testa grattandoci sopra con le nocche.
“Lasciami!” Si lamentò James.
Star e Remus si misero a ridere ma si interruppero subito quando una ragazza dalla chioma rossa si avvicinò a loro.
“Il professor Silente ti vuole nel suo studio. Sola.” Riferì a Star che annuì con aria grave.
“Che succede?” Chiese Sirius mollando James.
“Ve lo racconto dopo. Promesso.” Sussurrò la ragazza allontanandosi con Lily.
 
 
……………
 
“Allora Star?” Le domandò il preside senza preamboli non appena lei ebbe varcato la porta del suo ufficio.
“L’incantesimo dell’anima si può fare sia sugli animali che sulle persone. Mi ricorda un incanto oscuro chiamato Horcrux.” Disse la ragazza sedendosi.
“Sapevo che avresti cercato nella sezione proibita. Pensavo di aver tolto tutti i libri che parlavano di…”
“Mi è bastato leggerne il nome. Questa estate ho scoperto che sono una specie di enciclopedia vivente. So anche le cose che non so.” Raccontò Star.
“Bene, me lo aspettavo. E’ una cosa comune, per le forti linee di sangue, la trasmissione non solo dei caratteri genetici ma anche della sapienza acquisita.” Spiegò Silente.
“Capisco. Quindi tutto quello che i miei antenati sapevano o hanno scoperto lo so anch’io?”
“Esatto. Ma parlando di quell’incantesimo…”
“Praticamente racchiuderei un pezzo della mia anima in una persona o in un animale e posso farlo quante volte voglio, ma solo se discendo da una generazione di maghi e streghe veramente molto potente posso essere in grado di compiere un incantesimo del genere e perfezionandolo potrei riuscire anche a far si che le persone mi lascino pezzi della loro anima che posso custodire in oggetti. Sembrano proprio gli Horcrux.”
“Si.” Le concesse il preside, i suoi occhi azzurri la perforarono. “Ma con grandi differenze. Per prima cosa non devi uccidere nessuno per dividere la tua anima, devi solo amarlo profondamente. Seconda cosa: non ti riporterà in vita. Ti terrà solo viva nelle persone a cui cederai un po’ di te, nei loro gesti si riconosceranno i tuoi. Si estende anche agli animali ma credo che sia molto più difficile con essi. E terza cosa: non farà male. Voglio che tu lo provi perché solo così potrò restringere il mio campo di ricerca.”
La ragazza annuì decisa. “Mi piace. Ma ci voglio pensare bene. Mi fa venire i brividi e penso che se lo affrontassi con obbligo non ci riuscirei. Mi conceda del tempo.”
“Non c’è problema. Per ora può andare.”
 
…………………
 
“Allora?” Attaccò James non appena lei si sedette tra lui e Sirius in un divanetto in Sala Comune.
“Tu e Silente avete qualcosa in comune.” Borbottò la ragazza. “Comunque voleva parlarmi di uno degli incantesimi del libro.”
“Che tipo di incantesimo?” Incalzò Sirius.
Star non rispose e guardò suo fratello con uno sguardo che solo lui poteva capire. “Non ora.”
James spostò la sua attenzione su Remus. “Lunedì qualcuno avrà un Piccolo Problema Peloso, giusto?”
“Si, ma…” Rispose l’interessato spiazzato da quel cambio di argomento repentino.
“Bene così potrai goderti Halloween anche quest’anno.” Continuò James come se niente fosse.
“A proposito di Halloween: come ci vestiamo quest’anno?” Chiese Sirius senza smettere di guardare Star la quale dal canto suo fissava ostinatamente il pavimento.
“Non saprei…” Rispose James.
“Ci penso io ai vestiti. Comunque Remus, non possiamo fermarci con te martedì mattina altrimenti i professori ci scopriranno.” Intervenne la ragazza sorridente.
“Va bene. In che senso pensi tu ai vestiti?” S’inserì Remus.
“Nel senso che ci penso io.” Ripeté lei.
“Io non mi fido. Saresti capace di farci andare in giro vestiti da coleotteri.” Ribatté Sirius.
“E’ un’idea anche se io pensavo a qualcosa di più scenografico.” Illustrò Star.
“Tipo?” Domandò James tutto interessato.
“Segreto.” Sussurrò la ragazza.
“Voglio sapere!” Protestò Sirius.
“Già, mi hai fatto incuriosire!” Tentò Remus.
“SE-GRE-TO!” Sillabò Star alzandosi.
“Te ne vai?” James mise su il broncio.
“Si, così la smettete di tormentarmi e poi finché non me ne vado Sirius non può farti la sua geniale domanda.” Illustrò lei.
“Come…?” Incominciò Sirius ma la ragazza lo interruppe.
“Leggo nel pensiero.” Gli ricordò prima di salire le scale verso il dormitorio femminile.
“Giusto.” Sbuffò il ragazzo.
James guardò il suo amico. “Che dovevi chiedermi?”
“Perché non ci ha detto di che incantesimo si tratta.” Rispose Sirius.
“Non era il momento. Quest’estate ho scoperto che Star non sa mentire agli amici. Può far credere a chiunque di avere il naso blu ma non riesce a dirmi una bugia per più di tanto tempo. Non vuole assolutamente mentirmi quando si tratta delle cose importanti ma sa che se mi dicesse subito alcune cose io cercherei di farle cambiare idea così non me le dice e basta. Quando verrà il momento ce lo dirà.” Spiegò James.
“E’ la sincerità in persona. Eppure deve nascondere così tante cose per proteggerci.” Constatò Remus.
 
……………….
 
Un’altra luna piena.
Il tramonto era vicino e i suoi amici non erano ancora arrivati.
Non sapeva se sentirsi abbandonato o felice perché così non avrebbero corso rischi. Soprattutto Star. Poi si rese conto che i suoi amici non avrebbero mai rinunciato ad un avventura del genere e non lo avrebbero abbandonato. Non così. Iniziò a preoccuparsi. E se fossero stati beccati?
Cercò di scacciare l’immagine dei suoi tre amici torturati da Gazza.
Sentì un rumore provenire dal piano di sotto e poi le solite voci. Avevano il fiatone e non stavano ridendo.
“Scusaci.” Esordì Star entrando nella stanza. “Siamo rimasti dieci minuti nascosti dietro un armatura perché Lumacorno ci si era piazzato davanti per riposarsi e non potevamo andarcene senza toccarlo.”
Il ragazzo sorrise ma troppo presto quel arco di felicità sul suo viso si trasformò in una smorfia di puro dolore.
Un’altra luna piena.
Il lupo ululò e fissò la ragazza di fronte a sè. Dapprima le si avvicinò piano e diffidente poi sfoderò i denti e fece per attaccarla ma un rumore lo distrasse.
Lunastorta girò il muso verso la porta dietro la quale erano nascosti Sirius e James. Si acquattò pronto a colpire ma Star gli batté una mano sulla schiena. Il lupo riacquistò interesse verso di lei un po’ troppo in fretta e la morse subito alla giugulare spingendola a terra. La ragazza lo colpì con un calcio sullo sterno facendolo rotolare via.
Il sangue le scendeva a fiotti e Lunastorta era pronto per un nuovo attacco, si accasciò a terra non riuscendo a respirare e il lupo credendo di aver vinto tornò a concentrarsi sul buon odore che sentiva dietro la porta. Con una zampata il lupo mannaro distrusse l’uscio.
James e Sirius erano immobilizzati dalla paura e dalla sorpresa.
Il lupo balzò su di loro, la bocca aperta pronta a mordere, quando le sue possenti mascelle cozzarono contro qualcosa di resistente l’animale impiegò qualche secondo a capire di non riuscire più a muoverle.
Star con gli abiti pieni di sangue e il fiato corto gliele teneva aperte con le mani rendendogli impossibile qualsiasi mossa.
“Dammi tempo quando mi succede. Non avventarti subito su di loro. Devi cercare di controllarti un po’.” Biascicò lei rispingendo Lunastorta nella stanza. “Riparatela.” Ordinò poi ai suoi amici indicando la porta mentre si abbassava per schivare un altro agguato.
James tirò fuori la bacchetta ed enunciò: “Reparo.”
Sirius si appoggiò sul legno appena tornato intero.
“Me la sono vista un po’ maluccio.” Commentò.
James si sedette a terra. “A chi lo dici.”
“Hai notato che Star oltre a guarire velocemente e ad essere molto veloce è anche estremante forte?” Chiese Sirius.
“Già, non so se riuscirei a bloccare quei denti aguzzi a mani nude. Potremmo farle abbattere i muri a testate. Faremmo su un bel gruzzoletto.”
I due ragazzi si guardarono con aria scettica prima di iniziare a ridere. Un forte colpo alla porta li fece smettere immediatamente.
“Potreste smettere di attirare l’attenzione?” Gridò Star dall’interno.
James e Sirius cercarono di trattenere una nuova ondata di risate mentre la loro amica spingeva via per l’ennesima volta il lupo pensando che solo quei due pazzi degli amici che si era trovata potevano ridere appena dopo essere quasi stati aggraditi da un lupo mannaro che altro non è che il loro terzo amico.
 
……………
 
“Sei sicura di voler venire a lezione oggi?” Si preoccupò James guardando sua sorella mettere la marmellata sul toast con mano tremante.
“Si, certo. Sono solo un po’ affaticata. Tanto alla prima ora abbiamo Storia della Magia. Posso dormire tranquilla.” Rispose lei dopo uno sbadiglio.
“Sei stata incredibile sta notte.” Si congratulò Sirius.
“Non vorrei dire cose non adatte alla mia età ma sembrava proprio che ti stessi complimentando per una prestazione sessuale.” Fece notare James.
I suoi due amici lo guardarono con gli occhi sbarrati.
“Pervertito.” Commentò Star alzandosi dalla panca. “Ho perso l’appetito.”
“Fai sul serio?” Le chiese Sirius scettico.
“Effettivamente tu che rinunci al cibo, soprattutto ai dolci, fa strano.” Calcò James.
“Mi state dando della grassona?” Si sbalordì la ragazza.
“No, solo che secondo me non riesci a stare cinque giorni senza mangiare dolci perché sei troppo golosa.” Replicò Sirius.
“Sfida accettata.” Ribatté Star schioccando la lingua con fare da superiore.
“Non ce la farai.” Prevedete James.
“Taci.” Lo sgridò lei raccogliendo la borsa pronta per andare a lezione.
 
………….
 
Remus riuscì ad alzarsi dal letto solo quel pomeriggio e fu subito messo al corrente della nuova sfida tra Star e Sirius.
Per i primi due giorni Star riuscì a sopravvivere senza toccare un solo dolcetto. Anche se la sera del terzo giorno sembrava veramente sul punto di cedere.
“Ora credo che sceglierò una fetta di questa torta al cioccolato, ricoperta di cioccolato con tanto cioccolato e…ho già detto che è fatta di cioccolato?” Sirius cercò di tentarla sbandierandole sotto il naso un invitante fetta di dolce. Star chiuse gli occhi sospirando.
“Finiscila, così la uccidi.” Lo rimproverò Remus.
“Sono proprio curioso di vedere se ce la fa.” Commentò James osservando sua sorella che continuava a ripetersi sottovoce “Io ho molto autocontrollo. Sono la regina dell’autocontrollo. Ho decisamente tanto autocontrollo. A-U-TO-CON-TROL-LO.”.
La ragazza spalancò gli occhi puntandoli su quelli di Sirius che cominciò a mordere la sua fetta di torta con deliberata lentezza.
Poi il ragazzo passò a leccare pian pianino un dolcetto alla panna.
“Va bene. Sirius finiscila, Star ha i brividi!” Si allarmò Remus.
“Buon segno per me.” Replicò lui.
“Tu non puoi nemmeno capire quanto ti odio ora!” Borbottò la ragazza mordendo un mela. “Non è male!” Si stupì prendendone subito un altro morso. “Mi sa che vincerò perché tu avrai i tuoi dolci ma io ho la mela!” Esclamò infine tenendo il frutto come un trofeo.
“E’ impazzita!” Annunciò James.
I piatti si svuotarono e i ragazzi cominciarono a sciamare nei loro dormitori.
“Allora ci mostri i vestiti per Halloween ora?” Domandò James a sua sorella.
“Vediamo…uhm…no.” Scherzò Star.
“Dai non essere cattiva.” Insistette Sirius.
“Tu non sei proprio la persona adatta a parlare di cattiveria.” Gli ricordò lei.
“Dillo a me allora!” Esclamò Remus.
“Ah, la curiosità sta rodendo anche te!” Ribatté la ragazza felice. “Comunque mi dispiace ma non ve lo dirò. Notte.” Li salutò prima di andare a dormire.
 
……………
 
James si svegliò di soprassalto.
“Tutto bene?” Gli chiese Sirius.
“Si, certo.” Rispose il ragazzo rimettendosi a dormire ma subito si rialzò di scatto. “Che ci fai sveglio Felpato?”
“Non riesco a dormire se tua sorella non mi dice quale assurdo incantesimo l’ha impensierita così tanto.” Spiegò Sirius.
“Anche io pensavo a quello. Vado a farmi un giro.” Sbuffò James scendendo dal letto e afferrando il suo fidato Mantello dell’Invisibilità.
“Ok, ci si vede dopo, se sarò ancora sveglio.”
James si coprì con il morbido tessuto argentato e sparì.
Dopo essere uscito dalla torre di Grifondoro si fermò. Dove sarebbe andato?
Aveva già esplorato tutte le segrete e i passaggi segreti del primo, secondo, terzo e quarto piano e non aveva voglia di fare le scale per salire al quinto o più in su. Scese, passò davanti a molti ritratti dormienti. Hogwarts di notte era, se possibile, ancora più magica con quasi tutte le torce spente e nessuno studente nei corridoi o nelle aule. Nessun professore e nessuna lezione. Nessun orario.
Si fermò sentendo dei passi arrivare. Gazza gli passò accanto tutto preoccupato farfugliando qualcosa riguardante le cucine. Forse qualche studente si era fatto beccare dalla gatta del custode, la curiosità ebbe la meglio e decise di andare a vedere.
Gazza aprì la porte delle cucine e ci infilò dentro la testa; gli elfi erano in fermento segno che qualcuno era passato di lì poco prima e forse quel qualcuno era ancora dentro.
“Buona sera!” Trillò una voce allegra.
James sgranò gli occhi e spalancò la bocca precipitandosi dentro le cucine insieme all’uomo, che veniva trascinato da una mano femminile.
Lo spettacolo che gli si presentò davanti fu assai bizzarro: Star cercava di convincere Gazza a sedersi ad un tavolo offrendogli da bere e riempendolo di moine con così tanta convinzione che il custode accettò.
Appena le labbra dell’uomo si posarono su un bicchiere di vino egli cadde in un sonno profondo e la ragazza lo trascinò in un angolo.
“Così te ne starai buono per tutta la notte.” Sussurrò ritornando al tavolo e sedendovisi.
Gli elfi le portarono una tazza di cioccolata calda con la panna e un bel vassoio di dolci.
“HAHA!” Esclamò James togliendosi il mantello.
Lei si voltò verso di lui sorpresa con la bocca piena.
“Hai perso.” Le fece notare il ragazzo.
Star deglutì tranquilla. “Non è vero. Ho perso solo quando avrai le prove per dirlo a Sirius.”
Allora suo fratello veloce come un fulmine sfoderò la sua macchina fotografica e le scattò una foto.
“Ok, forse ora ho perso.” Ammise la ragazza.
“Ora vediamo: voglio vederti perdere o voglio vedere perdere Sirius? Veder perdere te, veder perdere Sirius.” James cominciò a soppesare il prezzo della sua scoperta. “Credo che sceglierò…”
“Caro fratellino sei consapevole che se io perdo ti torturerò anche dopo la tua morte, vero?” Lo interruppe Star.
Il ragazzo sbiancò. “… la seconda. Veder perdere Sirius.” Completò alla svelta.
Sua sorella rise facendogli segno di sedersi accanto a lei.
“Allora dimmi. Quanto hai resistito realmente?” Le chiese James.
“Oggi siamo il ventotto vero? Domani sarà l’ultimo giorno della sfida. Io sono venuta qui di nascosto il terzo giorno, per la prima volta. E solo per una cioccolata calda. Non ce la facevo proprio senza cioccolata.” Raccontò la ragazza.
Toccò al ragazzo ridere. “Quasi tre giorni, non male. Il bello è che oggi sembrava veramente che tu fossi in astinenza.”
“Lo so, sono una brava attrice.” Si vantò Star scherzando e afferrando l’ennesimo pasticcino.
“Sei proprio sicura che non dirò nulla a Sirius?” La provocò lui servendosi a sua volta di un biscottino.
“No, ma puoi tranquillamente confessare. Era solo una sfida da nulla. Non c’è niente in palio per cui valga veramente vincere, per questo mi sono arresa così facilmente.” Spiegò lei.
“Giusto, tu devi sempre avere qualcosa per cui vale correre.” Ricordò James.
“Correre per niente non ha senso. Perché dovrei fare tutta quella fatica se non ho nulla in cambio?” Replicò saggiamente la ragazza.
“Giusto. Comunque domani abbiamo compito di Trasfigurazione, meglio se torniamo a letto.”
Star annuì alzandosi in piedi. “Aiutami a riportare Gazza nel suo ufficio così crederà che sia stato tutto un sogno.”
I due ragazzi afferrarono il pover uomo uno per i piedi e l’altra per le braccia trascinandolo fino alla sua stanza e lo fecero sedere sulla scrivania uscendo poi piano.
“Perché eri sveglio?” Domandò la ragazza a suo fratello mentre tornavano al loro dormitorio sotto il Mantello dell’ Invisibilità.
“Pensavo a te.” Rispose James senza nemmeno tentare di mentire, non aveva senso con lei.
“Non farlo per ora. Devo compiere una scelta difficile, ci sto solo pensando. Quando avrò deciso te lo dirò prima di fare qualsiasi cosa. Va bene?” Sospirò Star.
“Si.”
La signora Grassa li fece entrare senza la minima domanda.
“Notte.” Gli augurò la ragazza ma prima che quella si fosse sfilata il mantello lui le posò le labbra sulla guancia.
“Buona notte stellina.”
Star sorrise e se andò.
James salì le scale ed entrò nel suo dormitorio, Sirius era ancora sveglio e guardava il cielo scuro e plumbeo fuori dalla finestra.
“Dormi tranquillo. Non è niente di grave.” Lo informò riponendo il mantello che rende invisibili nel baule.
“Come lo sai?”
“Era giù in Sala Comune a leggere.” Rispose evasivo James.
Sirius si stese. “Ok.”
 
……………………
 
“Oggi è l’ultimo giorno della nostra sfida.” Annunciò Sirius a Star sedendosi di fronte a lei per fare colazione. “E dato che fino ad ora sei riuscita a resistere voglio mettere qualcosa in palio e allungarla fino alle cinque di pomeriggio del trentuno ottobre.” La ragazza lanciò uno sguardo di sfuggita a James.
Allora non aveva detto nulla…
“Dipende… cosa vuoi se perdo?” Domandò lei al suo avversario.
“Che tu ti vesta di rosa per tutto l’anno.” Rispose Sirius con un ghigno.
C’era una cosa che Star odiava tanto, ma proprio tanto e che non riguardasse il carattere delle persone o il cibo: il rosa. James lo sapeva e a quanto pareva anche Sirius ne era venuto a conoscenza.
“E se vinco io?” Chiese Star.
“Tutto quello che vuoi.”
“Tutto?” Si accertò Star.
“Tutto.” Confermò Sirius.
“Accetto.” Disse lei infine.
 
 *******
 
Bene….allora in questo “coso mio” non so cosa scrivere perché non so nemmeno che titolo dare al capitolo e, voglio dire, è la prima cosa che scelgo di solito….Halloween si avvicina e io amo Halloween…..si avvicina anche nella realtà quindi sono più ispirata…… se riesco a fare in modo che Triskell dorma da me la notte di Halloween lo invierò quella notte il prossimo capitolo…………sarà fortissimo….si vede che per me Halloween è anche meglio del Natale?!
HALLOWEEN!
Ciao ciao.

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Capitolo 5
*** Foresta + Ragazzina = Guai ***


Durante il pranzo del giorno di Halloween Sirius era ancora inconsapevole del fatto che Star aveva barato e credeva di essere sul punto di perdere.
“Sicura che non vuoi un po’ di panna sul tè?” Chiese all’amica.
“No grazie.” Rispose lei mordendo una mela e bevendo un sorso dalla tazza tra le sue mani.
“Sicura che non vuoi del cioccolato invece che quel frutto?” Riprovò Sirius sempre più disperato.
La ragazza fece segno di no con la testa.
“Perché i dolci non ti interessano più?!” Domandò il ragazzo esasperato.
“Basta. Hai perso, amico mio, ora smettila è da mezz’ora che cerchi di farle venire un po’ di voglia di dolci. Non funziona più.” Chiarì James.
“Ma fino a ieri funzionava e sembra sul punto di mollare!” Esclamò Sirius.
“Sono cose che succedono. Nella vita si vince e si perde.” Lo prese in giro Remus.
“Non è ancora finita. Ho tempo fino alle cinque. Posso vincere!” Si autoconvinse Sirius uscendo di corsa dalla Sala Comune.
Star e James scoppiarono in una grossa risata.
“Perderà.” Decretò Star.
“Voi due avete barato, vero?” Chiese loro Remus.
“Sì. Star mangia dolci tutta la notte.” Spiegò James.
“Allora che cosa farai a Sirius quando perderà?” Si incuriosì Remus.
“Non sei arrabbiato perché stiamo imbrogliando?” Ribatté la ragazza.
“Certo che no. Voglio quanto voi che Sirius perda così avrò modo di vederlo implorare per sfuggire alla tua punizione divina. Perché so che sarà una cosa degna dell’inferno.” Illustrò Remus.
 
……………….
 
Le lezioni del pomeriggio erano state sospese per lasciare agli studenti il tempo di prepararsi per la festa di Halloween.
Star, James e Remus girovagavano tranquilli in attesa di veder fallire il piano geniale di Sirius per vincere la sfida.
“Quanto ci mette?” Si lamentò Star. “E’ tardissimo!”
“Secondo me non sa cosa fare e per paura di perdere si è trasferito in Australia sotto falso nome.” Ipotizzò James.
“Secondo me ha un buon piano ma non ha pensato agli incidenti di percorso, quali i professori.” Provò Remus.
“Credo anch’io. E’ un po’ troppo impulsivo.” Commentò Star.
Camminarono ancora per qualche decina di minuti parlando del più e del meno finché non decisero di tornare in Sala Comune.
Appena entrarono capirono che Sirius doveva essere nei dintorni perché ovunque c’erano dolci. Tutti li stavano mangiando ed erano in ogni tavolino. Soprattutto gli Gne-gna ma anche altri pasticcini al cioccolato e tanto tanto cioccolato.
Sirius comparve all’improvviso e si avvicinò a Star circondandole la vita con un braccio per poterla tenere stretta a se.
“Ti piace? Avevo un po’ di voglia di cioccolato.” Le sussurrò sporcandole di panna il naso.
La ragazza sgranò gli occhi incapace anche solo di parlare guardando tutti i dolci intorno a sè, le salirono i brividi e faceva fatica a deglutire, incominciò a mordersi il labbro.
“Non fare così.” La rimproverò Sirius togliendole con le dita il labbro inferiore dai denti così facendo le lasciò un impronta di cioccolato.
Star mugugnò spazientita e alzò gli occhi al cielo. Solo che in quel momento il cielo era il soffitto della Sala Comune e mentre riportava gli occhi a terra vide James sventolare il suo orologio alle spalle di Sirius.
La ragazza sorrise. “Cinque in punto. Ho vinto.” Mormorò fiera di se leccandosi il labbro e correndo a prendere un po’ di dolci.
“Se fossi in te scapperei in Australia sotto falso nome.” Consigliò James al suo amico sconfitto posandogli una mano sulla spalla.
“Dopo tutto quello che le ho fatto passare quella mi trova anche se vado sotto terra. E non intendo a viverci.” Ribatté Sirius sconsolato. “Sai cosa mi costringerà a fare?”
“No, ma ho sentito qualche sua idea e, caro fratello mio, io prenderei in seria considerazione il suicidio.” Lo avvertì James prima di lasciarlo solo.
Remus arrivò subito dopo. “Star dice di salire in dormitorio.” Annunciò.
“Allora, che devo fare?” Domandò subito Sirius entrando nella stanza e lanciando alla sua amica un occhiata di sfida.
“Per stasera divertirti soltanto. La tua punizione inizierà dopodomani. Non ringraziarmi.” Spiegò Star.
“Dunque ci stai finalmente per dire da cosa ci vestiremo sta sera!” Esplose Remus.
“Si, penso.” Fece lei rimanendo sul vago.
“E dai!” La esortò James.
“Stanotte saremo fantasmi. In tutti i sensi.” Rispose la ragazza.
………………….
 
La Sala Grande era straripante di ragazzi e ragazze vestiti da lupi, pipistrelli, mummie, cadaveri e altre cose allegre.
I veri fantasmi di Hogwarts inscenavano le loro morti sul palco dove solitamente si erigeva il tavolo dei professori, ma non quella sera.
Quella sera tutti stavano prendendo del cibo da un suntuoso buffet, ballando a ritmo di musica al centro della sala o chiacchierando senza problemi.
I malandrini entrarono in quel momento vestiti in abiti normali e in più stavano discutendo tra di loro.
“Insomma non è colpa mia se i miei vestiti non vi sono piaciuti. Potevate dirlo subito!” Sbuffò Star.
“Tu non volevi dirci nulla!” Le gridò contro James.
“Volevo farvi una sorpresa. Scusa se volevo solo cercare di rendermi utile e farvi felici!” Urlò di rimando Star. Remus cercò di calmarla prendendola per mano.
“Sei un essere inutile. Non sai fare niente!” Si sgolò James cercando di colpirla ma Sirius lo bloccò giusto in tempo.
“Io ti odio.” Decretò la ragazza avventandosi su suo fratello e gettandolo a terra.
“Ferma!” Il professor Lumacorno cercò di intervenire ma con uno scatto fulmineo Star tirò fuori dalla tasca un coltello e pugnalò James al cuore.
Schizzi di sangue partirono ovunque.
La sala crollò in un silenzio sconvolto.
“L’hai ucciso! Sei un assassina!” Gridò Remus con quanto fiato aveva in corpo poi afferrò un candelabro e colpì la sua amica sulla testa.
Star crollò a terra e altro sangue si sparse in giro.
Tutti i presenti sbiancarono sempre più sconvolti. Silente si fece largo tra la folla.
“Remus…Rem…” Sirius si avvicinò all’amico che guardava esanime i corpi senza vita stesi a terra.
“Non l’ho uccisa io!” Esclamò Remus terrorizzato. Sirius continuò ad avanzare verso di lui con calma cercando di rassicurarlo. “Non accusarmi….non puoi accusarmi…”
“Io non ti sto accusando.” Chiarì Sirius ormai era ad un passò da Remus che abbassò il braccio con il candeliere per poi rialzarlo subito e colpire sul volto anche l’ultimo dei suoi amici.
Una ragazza gridò e svenne.
Nessuno sapeva più cosa fare.
Il preside si avvicinò a Remus ma lui con un ultimo sguardo terrorizzato tolse il coltello dal petto di James e se lo ficcò nel proprio.
L’immobilità silenziosa dei momenti successivi fu tale che si sentirono i rami spostati dal vento fuori dalla scuola.
Le torce vibrarono e si spensero lasciando, come unica fonte di luce, il chiarore lunare che invase la stanza.
All’improvviso qualcosa di perlaceo si alzò dai corpi dei quattro giovani morti.
Quattro sagome se ne stavano sedute a terra.
Quattro nuovi fantasmi si guardarono intorno sbalorditi.
Poi si tesero le mani a vicenda.
Tutti aspettavano che i Malandrini si accorgessero di non essere più nel loro corpo e capissero che le loro mani non si sarebbero toccate mai più.
Invece le mani dei quattro si toccarono e loro formavano un cerchio perfetto.
Sorrisero piano e poi sussurrarono insieme:
“Buon Halloween.”
Infine tra lo stupore generale si alzarono in piedi e gli occhi si posarono sui corpi dei ragazzi che dopo una più attenta esaminazione si rivelarono essere fantocci.
Il travestimento da fantasmi era eccezionale con la piccola differenza che i ragazzi avevano le gambe e non fluttuavano.
Coloro che furono più veloci ad assimilare tutte quelle informazioni scoppiarono in un applauso in seguito si unirono tutti gli altri.
Silente e la professoressa McGranitt furono i primi ad avvicinarsi ai Malandrini.
“Dunque?” Chiese solo Minerva.
“E’ stata Star ad organizzare il tutto.” Incominciò a spiegare James mentre l’intera Hogwarts si preparava ad ascoltare una storia dall’aria molto avvincente.
“Il coltello era finto come il sangue e Remus ci ha colpito molto piano con il candelabro. Avevamo dei piccoli sacchettini di sangue finto invisibili pronti ad esplodere al contatto. E poi la separazione dei corpi è stata un illusione ottica. In realtà noi siamo solo diventati perlacei, sotto incantesimo di Star, mentre i nostri pupazzi apparivano al posto nostro.” Concluse Sirius.
“Strepitoso.” Si congratulò il preside riaccendendo le torce con un colpo di bacchetta. “Veramente ben pensato.”
La festa ricominciò e i Malandrini ne erano i protagonisti indiscussi, tutti continuavano a chiedere spiegazioni a Star su come fosse riuscita a compiere tutti quei complicati incantesimi.
“Ho studiato molto e avevo la bacchetta in tasca. Non avete visto che la mia mano era li?” Continuava a recitare lei.
Anche Sirius, James e Remus ebbero i loro momenti di gloria.
“Che talento di recitazione!” Si complimentavano tutti con loro.
“Sembravate veramente morti.”
“E si vedevano la rabbia e lo spavento nei vostri occhi.”
Una ragazza dalla pelle chiarissima e la chioma rossa trascinò Star in un angolo.
“Non avevi la bacchetta in tasca.” Esordì Lily.
“Certo che si.” Mentì Star con un tono talmente convincente che fece vacillare la ragazza di fronte a sè.
“Non può essere.” Insistette Lily poi tirò fuori dalla sua tasca la bacchetta di Star. “L’hai lasciata in dormitorio come quasi tutti i giorni.”
La mora si morse il labbro. “Andiamo in Sala Comune, lì non c’è nessuno.”
Si avviarono fuori dalla sala senza essere notate.
Intanto una ragazza che aveva sentito la loro discussione si avvicinò ad un ragazzo di Corvonero.
“Dimmi Renè.” La incitò lui spazientito. “Che c’è ora?”
“La ragazza che ti ho detto che odio, la ricordi?” Domandò Renè.
“Si, è quella che tutti acclamano.” Rispose il ragazzo.
“Beh, secondo me sa fare magie senza la bacchetta. L’ho scoperto ora. Sono sicura che è stata lei ad umiliarmi.”
“Anche se fosse io non potrei farci niente. Non posso duellare con una femmina.”
La ragazzina sfoderò un paio di occhi dolci. “Ti prego fratellone! Fallo per me, fallo per il buon nome della nostra famiglia. Se lei continua così un giorno potrà farmi male o far cadere disonore sui Davinson. Per favore.”
“Cosa dovrei fare?” Sospirò lui.
“Basta che attiri fuori i suoi amici senza fare loro del male e posizioni una bella trappola all’antica lei lo verrà a sapere e cercherà i suoi compari cadendo nella trappola e ci rimarrà tutta la notte. Fine. Stai attento che gli altri tre non vadano a liberarla. Mi basta solo questo. Lo farai, Daniel?”
“Ok. Questo si può fare.” Accettò il Corvonero.
 
………………………
 
“Non mi serve la bacchetta per fare le magie. Sono come una bambina ma con poteri molto più forti. Posso fare qualsiasi incantesimo senza bacchetta ma non ci riesco con. È un impiccio per me.” Spiegò subito Star una volta controllato che non ci fosse nessuno in grado di sentirle.
Lily cercò di parlare la ma lei la interruppe.
“Sì, Silente lo sa. E lo sanno anche James, Sirius e Remus. È dallo scorso anno che cerchiamo di capirne il motivo e il preside è riuscito solo a dirmi che vengo da una dinastia molto potente. Non sappiamo quale sia però e finché non lo scopriremo non sappiamo se sia saggio o meno che la gente capisca chi sono. Quindi ti prego di non dirlo a nessuno.”
La rossa annuì. “Scusami. Non mi sarei dovuta impicciare. Torniamo giù.”
“Vedo che hai fatto amicizia con le ragazze del terzo anno. Sembrano molto mature. Penso siano più adatte a te.” Commentò Star mentre ripercorrevano la strada all’inverso.
“Si, voglio bene a tutte loro. Sono molto speciali.” Ammise Lily.
Dopo di che si salutarono e varcarono il portone della Sala Grande.
James, Sirius, e Remus si fecero subito incontro alla loro amica.
“Dove eri?” Domandò James.
“A parlare con la Evans.” Rispose Star.
“Come va tra di voi?” Chiese Remus. “Nel senso. Siete amiche? Vi confidate?”
La ragazza rise. “Mi ha incastrato perché aveva lei la mia bacchetta quindi mi è toccato confessarle che posso fare magie senza. Se è questo che intendi per ‘amiche’ e ‘confidate’ allora sì.”
I suoi amici però non risero.
“Che c’è?” Si preoccupò lei.
“Nostra madre quest’estate mi ha fatto notare che forse crescendo noi quattro non avremo più la stessa complicità di ora. Tu vorrai parlare e stare con delle ragazze che capiscano il tuo punto di vista e i tuoi problemi fem…” Cominciò James.
“Oh mio cielo. Non finire questa frase. Non sono una ragazza come le altre. Le loro chiacchiere mi danno fastidio. Io voglio rimanere con voi e parlare con voi, scherzare e ridere e anche mangiare come dei ragazzi. E vi straccerò tutti nelle gare di rutti quindi non fatevi venire in mente che io possa mai indossare una gonna o qualcosa di rosa,” Star si voltò verso Sirius lanciandogli uno sguardo eloquente. “non mi vestirò mai di rosa.”
“Scusatemi.” Un ragazzo picchiettò la spalla di James. “Sono Daniel Davinson, io ed i miei amici laggiù vorremo congratularci con voi, venite?”
I quattro Malandrini lo seguirono ma Daniel bloccò Star. “Tranquilla. Le tue magie sono state eccezionali ma vorremmo parlare di cose da uomini, sai com’è…”
I tre ragazzi alzarono un sopracciglio ciascuno con aria scettica e la ragazza rise salutandoli e incoraggiandoli ad andare.
“Vi sfido.” Senza nessun preambolo il volto di Daniel si fece scuro. Si erano fermati in un angolo della sala e nessuno pareva sentirli.
“Perché mai?” Domandò Sirius.
“Perché se non venite voi da me prendo direttamente la vostra amica. Non mi è piaciuto quello che lei ha fatto a Renè. Volete pagare voi o preferite lasciare spazio a lei?” Spiegò il Corvonero.
James si irrigidì. “Dove?”
“Terzo sentiero della foresta proibita. Fra un quarto d’ora.” Decretò Daniel lasciandoli soli.
“Che facciamo, non vorrete andarci sul serio?” Cominciò Remus.
“Certo che si. Quello se la prenderà con Star se non ci facciamo vivi.” Chiarì Sirius.
“Sono convinto che dobbiamo fare qualcosa ma non possiamo presentarci così davanti ad un ragazzo del sesto anno in mezzo ad una foresta. Ci serve un piano.” Continuò l’unico ragazzo saggio.
“Perché, credi che in tre non riusciamo a batterlo?” Insinuò James.
“E se lui ha degli amici?” Insistette Remus.
Si fermarono tutti e tre a pensare.
“Per prima cosa non dobbiamo dirlo a Star.” Decise James. Gli altri due si mostrarono d’accordo.
“Credo che sarebbe meglio andare subito nella Foresta Proibita e dividerci. Così vediamo se scopriamo qualcosa. Se è da solo lo affrontiamo, se è con altri…ci pensiamo meglio.” Propose Sirius.
 
……………..
 
La luna aveva appena iniziato a calare quella sera quindi i suoi raggi illuminavano bene i dintorni facendo risplendere la nebbia che lieve si levava da terra.
Tre figure si diressero verso gli alberi sprigionando nuvolette di condensa nella fredda aria di quella notte morta.
Ognuna di loro si addentrò nella foresta prendendo una strada diversa.
Remus camminò a lungo senza vedere ne sentire nulla, il che era molto strano. Era spesso stato di notte nella Foresta Proibita insieme a Star e anche nelle sere più tenebrose dai primi alberi fino al cuore si potevano udire i gufi gridare e piccoli animali raspare. La vita notturna non si spegneva mai tranne quando succedeva qualcosa di così strano da causare l’immobilità anche delle creature magiche che abitavano quel luogo.
 
………….
 
 
James spostò con il braccio un ramo basso che gli intralciava il percorso. Doveva essere ormai l’ora prescelta per l’incontro con Daniel ma non c’era nulla di strano in quel sentiero. Certo, non si era molto addentrato nella foresta eppure sapeva che non gli sarebbe servito a niente. I Corvonero erano persone saggie e nessuno di quella Casa si sarebbe messo vicino al cuore della Foresta Proibita per una cosa del genere, a meno che non fosse veramente intenzionato a far loro molto male.
Dalla sua destra provenne il secco rumore di un ramoscello spezzato seguito da un passo maldestro e un’imprecazione.
Sirius.
James prese un sospiro di sollievo e si allontanò dal suo sentiero per raggiungere l’amico.
“Ehi!” Lo salutò facendogli prendere un colpo.
“Ramoso!” Esclamò quest’ultimo. “Che ci fai qui? Trovato niente?”
“No niente. Fra un po’ inizierà la foresta seria quindi ho pensato che fosse meglio cominciare a ritrovarci.” Spiegò il ragazzo.
“Paura?” Lo prese in giro Sirius.
“No, ma non tira una bella aria.”
I due ragazzi si rimisero in cammino con le orecchie tese e notarono subito che qualcosa non andava.
“Che dici di questo silenzio?” Domandò James.
“Dico che secondo me va più che bene a patto che non succeda niente di male ma non sarà così.” Rispose l’altro.
“No. Sta accadendo qualcosa di strano. Stiamo rischiando grosso sta volta.”
“E’ per Star. Per lei potrei rischiare molto di più.” Ricordò Sirius.
“Si. Siamo i suoi Angeli. Se lo merita. Eppure non mi riferivo a quel tipo, c’è di peggio qui dentro e quel peggio di solito si muove.” Constatò James.
“Ciao ragazzi!” Remus comparve dal sentiero alla loro sinistra. “Lo avete sentito anche voi allora. Qui non c’è più niente che si muova.”
“Già. Questo è il terzo sentiero vero? Fra un po’ o troviamo quel brutto ceffo o ce ne andiamo. Che dite?” Suggerì Sirius.
Gli altri due annuirono. Svoltarono a destra e si ritrovarono in un piccolo allargamento del sentiero che non era nemmeno degno di chiamarsi radura. Dagli alberi attorno a loro, però, arrivarono dei piccoli rumori, cosa che li rincuorò.
Il lato negativo era Daniel che li fissava dall’alto in basso.
“Sono felice che siate venuti. Così possiamo tornare alla festa in fretta.” Esordì Daniel.
“Dicci che cosa vuoi.” Sputò James con un misto tra nervosismo e disprezzo.
“Come vuoi essere battuto? Con la bacchetta o a pugni?” Chiese Sirius calmo e controllato come sempre.
Il Corvonero sorrise.
Senza che nessuno dei tre Malandrini potesse rendersene conto vennero presi e immobilizzati da altri tre ragazzi spuntati da chi sa dove. Divincolarsi era inutile e le mani non riuscirono a raggiungere le bacchette. Vennero legati ad un albero ma non gridarono per due motivi: non sarebbe servito e poi erano Grifondoro, non temevano nulla.
I quattro Corvonero si misero all’opera per preparare una trappola rudimentale ovvero una rete nascosta a terra che si sarebbe sollevata non appena qualcuno ci avesse messo sopra un piede imprigionandolo.
“Carina. A che serve?” Chiese Remus apparentemente rilassato.
“Non è carina. E’ una cosa da barbari ma ci è stato consigliato di non sprecare energie per la nostra preda anche se non riesco a capire perché se è una preda così voluta, ma non sono affari miei, prima mi sbrigo e prima mi tolgo dalle palle questo impiccio poi sono affari vostri. Comunque è per la vostra amica.” Spiegò Daniel stancamente. “Perché non gridate un po’ così vi trova con più facilità.”
“Ti piacerebbe.” Ribatté Sirius.
Il ragazzo alzò le spalle.
Finirono di sistemare la rete mettendoci sopra del fogliame e poi si nascosero.
“Remus pensa a come possiamo uscire da qui.” Sussurrò James.
“Io l’ho già pensato: aspettiamo Star.” Illustrò Remus.
“No. Voglio andarmene prima che arrivi lei. Non mi farò salvare da mia sorella. Oltretutto quei minuti di estremo silenzio della foresta non mi sono piaciuti. Voglio uscire da qui senza farci entrare lei.” Insistette James.
“Hai ragione. Il che mi spaventa. Comunque bisognerà che cominciate a pensare anche voi due. In questo preciso momento non ho la mente molto lucida.” Chiarì lui.
“Pensare non mi si addice ma ammetto che forse è meglio se uso il mio super-cervello per tirarci fuori di qui al più presto.” Commentò Sirius.
I suoi due amici nascosero una risata con uno sbuffo.
 
……..
 
Star stava parlando allegramente con Ann, Jane e Sophia eppure il suo cervello era altrove.
Cercava disperatamente un segno della presenza dai suoi tre amici nel castello, erano via da troppo tempo. Oltretutto da quando, esattamente un anno prima, aveva iniziato a parlare loro tramite il pensiero si era creato un legame che le dava l’opportunità di captare i loro pensieri più forti anche da molto distante e da essi capiva anche dove si trovavano, come un segnale radar.
Era questo che stava cercando. Un pensiero che le facesse sapere la posizione dei tre ragazzi ma non ce n’era traccia. Fino a quel momento non si era mossa perché sapeva che non era abitudine di due dei suoi amici pensare con intensità ma non sentire Remus la preoccupò. Si congedò dalle sue compagne di stanza e uscì in giardino.
La luna illuminava bene i dintorni anche se c’era ancora nebbia.
L’aria fredda la colpì nella sua divisa, tolse l’incantesimo che la faceva risplendere come un fantasma e rimase solo se stessa, stava per tornare dentro a prendere un mantello ma qualcosa la bloccò.

Quel pensiero arrivava dritto dalla Foresta Proibita. Si spaventò quando individuò con precisione il punto esatto, erano estremamente vicini ai confini di Hogwarts.
Corse a perdifiato verso i suoi amici e mentre correva le arrivarono altri pensieri. Dovevano essere bloccati da qualcosa che non rappresentava un grosso problema perché erano più preoccupati per un certo silenzio.

Incredibile. Anche James stava pensando. Si trovò davanti ad un bivio ma la strada da scegliere non era un problema quella più veloce era esattamente tra i due sentieri. Cominciò a correre tra gli alberi.

La soluzione migliore a quanto pareva arrivò da Sirius. La cosa la fece sorridere. Alcuni rami le graffiarono il viso.
Proprio mentre il sangue cominciava a colarle leggermente da un taglio poco profondo sulla guancia iniziò a sentirlo anche lei.
Il silenzio.
Era tutto attorno e si faceva sempre più forte come se fosse un rumore, ma non lo era, era l’esatto contrario. Eppure premeva sulle sue orecchie costringendola a fermarsi. Non riuscì più a sentire nemmeno i pensieri dei suoi amici.
Subito dopo iniziò uno sfrigolio elettrico.
 
……………….
 
Daniel e i suoi amici uscirono dai loro nascondigli ascoltando quello strano rumore.
“Sembra quello che si sente di tanto in tanto quando attraversiamo la barriera di protezione di Hogwarts una carrozza affianco all’altra.” Commentò un ragazzo.
“Solo che è più forte. Molto più forte.” Disse un altro con voce tremante.
Ci furono alcuni scambi di sguardi e poi i quattro Corvonero scapparono via.
Lo sfrigolio si fece sempre più forte e insistente.
 
…………
 
Star ricominciò a correre e tornò sul sentiero, un ragazzo le venne addosso.
“Che succede?” Gridò lei perché il rumore attorno a loro era così alto da sovrastare il suo tono di voce normale.
Il ragazzo le fece segno di no con la testa impaurito e preoccupato.
“Corri in quella direzione! MUOVITI AD USCIRE DI QUI!” Urlò allora Star indicando l’uscita.
Ricominciò la sua di corsa verso il punto dove credeva si trovassero i suoi amici.
Se non si erano spostati.
Non riusciva più a sentire i loro pensieri ma sentiva un lieve tremore.
“Paura.” Sussurrò al nulla. Dopo una curva si ritrovò davanti al resto dei Malandrini che si toglievano le ultime corde dal corpo il più veloce possibile.
“STAR!” Gridò James.
Che fosse sorpreso o arrabbiato non importava. Dovevano uscire dalla foresta.
Voleva tornare indietro ma il suo istinto le fece capire che non era una buona idea.
Spinse i suoi amici verso destra tra gli alberi che presto cominciarono a diradarsi con loro immenso sollievo.
Eppure il rumore continuò sempre più forte.
“SAI COS’E’?” Le chiese Remus.
“NO. E MI PIACEREBBE EVITARE DI SCOPRIRLO.” La voce di Star rimbombò nel silenzio. “Come non detto.”
“Siamo vicini agli alberi che stanno intorno al prato in discesa dell’anno scorso. Ricordate?” Fece loro notare James.
I suoi tre compagni annuirono.
Decisero di camminare così da poter sentire meglio i suoni intorno a loro. La foresta aveva ricominciato a sembrare normale.
Mancava poco alla fine quando sentirono dei passi venire verso di loro.
Si immobilizzarono subito in ascolto.
Erano passi disconnessi ma troppo leggeri per il normale peso di un adolescente. Quando si fecero più vicini capirono che avevano un ritmo, come una canzone allegra.
E la canzone arrivò…
“C’era un cappero, sulla strada. C’erano due capperi, sulla strada. C’erano tre capperi, sulla strada. E la cioccolata blu!” Cantilenò una voce infantile.
Una ragazzina bionda apparve davanti a loro, il sorriso smagliante ma l’aria un po’ perplessa, sembrava avere circa sette anni.
“Ehm…no. No. No. Lei non dovrebbe essere qui.” Esclamò James spaesato puntando un dito contro la bimba che aveva smesso di cantare e fissava tutti quanti con curiosità. “Sono l’unico a pensare che sia una cosa brutta!” Gridò non ricevendo nemmeno un cenno di risposta.
La bimba sporse il labbro e grosse lacrime cominciarono a caderle dagli occhi chiari.
“Ora la cosa si fa ancora più brutta.” Commentò piano Sirius facendo un passo indietro.
Star si avvicinò alla bambina, si inginocchiò di fronte a lei e le sorrise.
“Ciao. Sono Star. Tu chi sei?” Le chiese con voce estremamente gentile.
“Non … non lo so…ma non sono brutta, vero?” Rispose la piccola tirando su col naso e guardando storto James e Sirius.
“Certo che no. Lascia perdere quei brutti cattivoni lì. Non parlavano di te.” La calmò la ragazza asciugandole le guance con la manica.
“Dove siamo?” Domandò la piccola.
“Siamo in un castello. Come quello delle dame e dei cavalieri.” Spiegò Star. “Se vuoi vederlo dobbiamo uscire da questo bosco, ti va di venire con noi?”
La bambina squadrò un’altra volta James e Sirius, guardò Remus ma poi i suoi occhi si bloccarono su di Star che le sorrideva porgendole la mano. Era così bella e aggraziata che la bimba prese la sua mano e si lasciò guidare senza paura.
“Tu come ti chiami?” Chiese la piccola a Remus mentre camminavano verso Hogwarts.
“Remus Lupin.” Rispose lui avvicinandosi.
“Io mi chiamo…Anne” Disse in quel momento la bambina. “Loro chi sono?” Si voltò a guardare i due Malandrini rimasti indietro e facendo questo inciampò su una radice ma la mano di Star strinse più forte la sua tenendola in piedi.
“Loro sono James Potter e Sirius Black.” Le rispose la ragazza accertandosi con uno sguardo che stesse bene.
“Perché sono con noi se dici che sono cattivi?” Insistette Anne.
“Perché non sono veramente cattivi, sono solo burloni e un po’ dispettosi ma io voglio loro un gran bene. James è mio fratello mentre Remus e Sirius sono miei grandi amici. Loro sono la mia famiglia.”
“Cos’è una famiglia?” Chiese la bambina.
“Un gruppo di persone che ti vuole bene. Spesso sono i tuoi parenti. Ciò i tuoi genitori, la tua mamma e il tuo papà, o le tue sorelle o fratelli o i tuoi zii e zie.”
“Io ce li ho una mamma e un papà? Ho una famiglia?” incalzò Anne.
“Non lo so. Noi ci siamo appena conosciute. Dovresti dirmelo tu. Così io posso riportarti da loro.”
“Ma io non me lo ricordo.” Replicò lei.
“Non fa niente. Prima o poi te lo ricorderai.” La rincuorò Remus.
Finalmente uscirono dalla Foresta Proibita e cominciarono a risalire verso la scuola. Le finestre della Sala Grande erano illuminate e il portone principale era aperto.
“L’hanno sentito anche loro.” Fece notare James.
“Certo che l’anno sentito, Ramoso, questo non è normale. Avranno fatto l’appello e ora ci staranno cercando.” Commentò Sirius.
“E’ un castello bellissimo. Chi sono tutti quelli li?” Si stupì Anne.
“Sono gli studenti. Questo castello è una scuola.” Spiegò Star.
“Dove eravate andati? Dieci punti in meno a Grifondoro per ciascuno di voi e filate subito i…” Cominciò ad urlare la professoressa McGranitt prima di rendersi conto della bambina che stringeva la mano di Star.
“Ecco la causa dei rumori di questa sera. Quella bambina è Babbana. Non sarebbe dovuta riuscire ad entrare qui. Eppure ce l’ha fatta ma qualcosa si è rotto.” Silente si fece largo tra la folla e osservò Anne.
“Che barba lunga!” Esclamò la bambina fissando il preside che le sorrise di rimando.
“Ti ricordi qualcosa?” Domandò Silente cortese.
“Mi chiamo…Anne…” Rispose la piccola ma non ne sembrava più molto sicura.
“Vieni con me.” La invitò il preside.
Anne strinse ancora più forte la mano di Star facendo un passo indietro.
“La signorina Potter potrà venire con te se vorrai.” La incoraggiò Silente.
La bambina e la ragazza cominciarono a seguirlo verso il suo ufficio.
I Malandrini affiancarono Star e il preside non disse nulla.
“I quadri si muovono!” Esclamò Anne.
“Si, certo. Anche le fotografie fanno così. E anche le scale si spostano.” Illustrò Star.
“E quello lì chi è?” Chiese la bambina indicando Silente.
“Lui è il preside della scuola.” Le spiegò Remus.
Per tutto il resto della loro camminata Anne non parlò ma si limitò ad osservare tutto intorno a sè.
Salirono nell’ufficio di Silente.
“Hai visto? La statua si è mossa quando lui ha detto quella parola strana.” Bisbigliò la bambina come se fosse appena entrata in una chiesa.
“Oh, si. E’ abbastanza comune da queste parti.” Commentò Sirius con aria di superiorità beccandosi tre occhiatacce da Star, Anne e Remus.
“Accomodatevi.” Fu la semplice richiesta del preside che poi si voltò verso un dipinto. “Avvisa i direttori della Case di salire qui per favore.” L’uomo nel dipinto annuì e si spostò di quadro in quadro uscendo fuori dalla stanza.
Passarono alcuni minuti di silenzio in cui Anne seduta sulle gambe di Star giocherellò con lei e due penne e poi la bambina si addormentò cullata dalla ragazza.
Infine arrivarono i direttori delle Case.
“Dunque?” Si fece aventi pratica la McGranitt. “Quando la rimandiamo a casa?”
“Quando scopriremo dov’è.” Rispose Silente.
“Ma come ha fatto ad entrare?” Chiese Vitius.
“E’ una bambina e forse c’era qualcosa che la attraeva molto in questo. I bambini non hanno cose importanti che possono riportarli indietro tranne i genitori ma se lei era qui nei dintorni da sola ed ha desiderato ardentemente di venire qui, magari per ripararsi da un pericolo, non c’era nulla che le potesse vietare di entrare anche se in questo modo ha perso la memoria e danneggiato la nostra barriera.” Illustrò Silente.
“E ora come faremo a farle recuperare la memoria?” Domandò la professoressa Sprite.
“Dobbiamo aspettare.” Presuppose Lumacorno.
“Esatto, Horace, nel frattempo rintraccerò la sua famiglia e impedirò loro di denunciarne la scomparsa. Uno stuolo di Babbani che ricerca un qualcosa nei dintorni di Hogwarts ci farà scoprire.” Decretò il preside.
“Ma se la teniamo qui vedrà questo mondo e poi lo racconterà in giro oppure potrebbe rischiare di impazzire con tutta la magia qua intorno e di non distinguere più la realtà dalla fantasia.” Protestò Vitius.
“La terremo in una stanza.” Suggerì Lumacorno.
In quel momento Star si alzò in piedi tenendo Anne in braccio.
“Non vi permetto di rinchiuderla in una stanza finché non impazzisce per la mancanza di ricordi e di affetto. La terrò con me e cercherò di farle tornare in mente la sua vita passata e poi il professor Silente le farà dimenticare quello che ha visto.” Decise lei.
“Questa è un’idea buona. Così faremo. Tutti d’accordo?” Domandò il preside.
Nessuno dissentì.
“Riuscirà a badare ad una bambina e a tenere il passo con le lezioni? Anche se la portasse in classe potrebbe annoiarsi o distrarla.” La avvertì la professoressa McGranitt.
“Ci riuscirò.” Assicurò Star.
I professori uscirono.
“Dovrai stare molto attenta a ciò che dirai. La bambina potrebbe riconoscere in te una figura del suo passato ma tu dovrai sempre dirle e ricordarle che vi siete conosciute qui. E’ importantissimo altrimenti ci sarà una parte della sua memoria che verrà modificata.” Le ricordò Silente.
La ragazza annuì. I Malandrini si avvicinarono alla porta.
“E’ troppo tardi, scommetto, per dirle di non affezionarsi.” Provò il preside.
“Si, lo è.” Ammise Star sorridendo un po’ serena e un po’ colpevole.
 
++++++++
 
Salve, ho otto minuti ancora di questa giornata Halloweenesca, ora sono sette (cit. Bellador).
Spero che il capitolo vi faccia gridare come ha gridato fede questa sera.
Notte notte.

 

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Capitolo 6
*** Ricordi ***


Star salì nel suo dormitorio con Anne beatamente addormentata tra le braccia.
“E’ così carina.” Sussurrò Sophia mentre Star posava la bambina sul proprio letto togliendole lentamente le scarpe.
“E’ carina adesso. Ma con ciò che ha passato non lo sarà più fra qualche ora. Vi conviene andare a dormire subito.” Le avvertì lei.
“Che intendi?” Domandò Anne infilandosi nel letto.
“Lo vedrete.” Star si stese accanto alla piccola spostando le coperte sopra entrambe.
Le luci si spensero.
 
……………
 
Un urlo fece cadere quattro ragazze giù dai loro letti. Tutte cercarono le loro bacchette mentre un pianto infantile si propagava nella stanza.
Star prese Anne tra le sue braccia e, anche se la bambina scalciava e cercava di graffiarla, la tenne stretta a se.
“Per favore falla smettere!” Brontolò Sophia assonnata rigettandosi sul suo materasso con un cuscino premuto sulle orecchie.
“Scendo giù.” Annunciò Star quando riuscì a calmare un po’ il pianto della piccola.
“Ma no…” Cercò di bloccarla Jane.
“Sul serio. Ci abitueremo.” Continuò Lily.
Star scosse la testa. “Si sveglierà altre volte. Continuate a dormire. Io scendo.”
Senza dire altro imboccò le scale e si accomodò su un divano in Sala Comune.
Anne si era già riaddormentata ma sapeva che non sarebbe durata per molto. Decise di rimanere sveglia, tanto con tutta la fatica che avrebbe fatto ad addormentarsi, il risveglio sarebbe stato ancora più brusco e spiacevole.
Come immaginava dopo solo un quarto d’ora Anne ricominciò a sgolarsi. La fece sedere sulle sue gambe rivolta verso di se.
“Guardami, sono qui. Non sei sola.” Le sussurrò.
“Ti ho vegliata?” Chiese la bambina prendendo qualche respiro profondo per calmare le lacrime.
“No. Ero già sveglia.”
“Dove siamo?”
“Siamo nella Sala Comune del dormitorio della mia Casa. Questa scuola è divisa in quattro Case: Grifondoro, Corvonero, Tassorosso, Serpeverde. Io sono di Grifondoro. Come James, Remus e Sirius.” Raccontò la ragazza sperando di distrarre Anne.
Funzionò. La piccola prese a guardarsi intorno e si acquietò.
“Ho fatto un brutto sogno.” Le confessò mentre già si stava per riassopire.
“Lo so. Capita spesso anche a me. Pensa a cose belle.”
“Come te? Tu sei una cosa bella. Sei una stella di nome Stella.” Sbadigliò la bambina chiudendo gli occhi.
Star rimase a fissarla incredula prima di ricominciare a cullarla.
“Non ha tutti i torti. Una stella di nome Star. Ha ragione alla grande.” La voce di James la fece sobbalzare. Si voltò per guardare suo fratello mentre scendeva le scale e si accomodava in una poltrona di fronte a lei.
“E’ una bambina. Loro nella loro mente ingenua e semplice trovano il bello in tutti.” Spiegò la ragazza.
“Tranne che in me e Sirius.” Le ricordò il ragazzo.
“Vi adorerà. Sono diffidenti con le persone scherzose come voi ma poi diventerete i suoi idoli.” Rise lei.
“Sai che prima o poi dovrà tornare dalla sua famiglia e dimenticarsi di noi, vero?”
“Non ho il coraggio di dimenticarmelo, ma finché sta qui la farò divertire come un matta.”
James la studiò in silenzio. Star guardava la bambina tra le sue braccia con l’amore di una madre anche se l’aveva appena conosciuta. Pensò che un giorno sua sorella si sarebbe innamorata e avrebbe avuto dei figli che avrebbe guardato in quel modo. Sarebbe diventata un’ottima mamma.
“Dovresti dormire però. Te ne sei andata per non causare disturbo alle tua compagne ma da noi sei sempre accettata e poi se fossi in te non mi perderei l’occasione di far impazzire di sonno Sirius.” Propose dopo un po’.
La ragazza alzò il viso puntando i suoi occhi cobalto in quelli nocciola di suo fratello.
“Davvero pensi quello che hai appena pensato?” Gli chiese dolcemente.
“Si. Lo penso sul serio, anche se non so quanto sarò felice quando riconoscerò sul tuo viso l’espressione innamorata. Ti voglio troppo bene per lasciarti ad un buzzurro qualsiasi.” Rispose James.
“Vorrà dire che sceglierai tu per me.” Scherzò lei.
“Potessi farlo…ma tu hai una tua vita. Dovrai scegliere da sola, ammesso che il tuo cuore ti lasci scegliere.”
Star spalancò gli occhi. “Oh, mio cielo! Da quando sei così profondo e sentimentale!?” Esclamò così forte da rischiare quasi di svegliare Anne.
“Hai ragione ti costringerò a sposarti con un ragazzo che sarò solo io a scegliere e giudicare giusto per te.” Si riprese suo fratello fingendo un aria seria molto diversa da quella che aveva qualche secondo prima, quando era realmente serio.
“Va bene, sei tu il capo!” Star rise di gusto e la bambina mugugnò nel sonno. “L’ho disturbata.” Si mortificò la ragazza.
“A me sembra che sorrida. Forse la tua risata è compresa nella lista delle cose belle.” La rincuorò lui. “Sali. Così potrò godere anch’io della tua compagnia mentre dormo.”
I fratelli si sorrisero con quella complicità sbocciata quell’estate.
Salirono le scale e si stesero nel letto di James.
“Raccontale una storia, magari dorme meglio.” Propose il ragazzo accennando con il mento ad Anne stesa tra loro.
“Sta già dormendo. Non mi sentirà.” Replicò lei.
“La tua voce penetra anche negli incubi più scuri e bui.” Le assicurò. “Come quando mi hai calmato quella notte.”
La ragazza spalancò la bocca.
 
Era accaduto mesi prima. Dopo aver superato il periodo in cui non riusciva a dormire senza avere James al suo fianco Star iniziò a trascorrere le notti nel suo letto ma quando non riusciva ad assopirsi le bastava stare in silenzio e il forte respiro di suo fratello le arrivava alle orecchie calmandola. Alcune notti lo sentiva così bene che credeva che lui lo facesse apposta.
Una notte sentì quel respiro spezzarsi di colpo e diventare d’un tratto affannato.
Si alzò ed entrò nella stanza di James e vedendolo lottare contro le lenzuola succube di un incubo, si sedette a terra accanto al suo letto, con le gambe raccolte contro il petto. Alzò la mano fino ad arrivare ai capelli del ragazzo cominciando a carezzargli la testa.
“Ieri io e te siamo rimasti ore in giardino sotto il sole cocente a giocare a nascondino. Tutto questo perché tu eri sicuro che mi fossi persa una parte della mia infanzia non giocando a quei giochi stupidi. Hai iniziato tu a nasconderti e sei rimasto raggomitolato dietro un cespuglio per pochi minuti. Quando ti ho trovato hai alzato lo sguardo su di me e mi sei sembrato un bambino, in quel momento ti sentivo mio fratello. Tu sporco di terra con quello sguardo così poco amareggiato dalla sconfitta subita felice che mi stessi divertendo. Ti ho teso la mano per aiutarti ad alzarti ma, fratello mio, sei stato tu ad alzare me.” Raccontò, poi si rese conto di aver parlato al buio e si sentì sciocca.
Eppure James si era calmato tornando al suo pesante respiro.
Si tirò in piedi e notò quanto fosse difficile farlo da sola. Non che fosse chissà quale enorme sforzo ma ormai era abituata ad avere una mano tesa da afferrare un altro corpo con cui dividere il suo peso, altri muscoli come se fossero un prolungamento dei suoi e bastava tenderli pochissimo per fare quel movimento. Un movimento che in certi momenti della sua reclusione all’orfanotrofio, quando era debole al punto di poter morire, le era sembrato le costasse la vita.
Posò le sue labbra sulla fronte di suo fratello e quando fece per allontanarsi le dita di lui le avvilupparono la maglia del pigiama. Sorpresa da quel gesto rimase ferma immobile prima di sorridere dolcemente e iniziare gentile a sciogliere la morsa di quella mano sui suoi abiti.
Fece per uscire dalla stanza e le sembrò di star abbandonando il ragazzo che non l’avrebbe abbandonata mai. Tornò sui suoi passi e si infilò nel letto insieme a lui, suo fratello le strinse di nuovo il tessuto del pigiama aggrappandosi a quella stoffa leggera o forse cercando sostegno in colei che la indossava.
 
“Eri sveglio?” Chiese Star.
James fece segno di no con la testa. “Ti ho solo sentita. La tua voce è entrata nel mio incubo e io sono tornato con la mente nel nostro giardino a giocare a nascondino. Volevo afferrare la tua mano. Volevo che mi aiutassi a rimettermi in piedi.”
La ragazza puntò i suoi occhi in quelli di suo fratello, lo strinse in un abbraccio con la piccola Anne tra loro. “Ti amo James.” Mormorò con la voce soffocata dalla stoffa della maglia che il ragazzo indossava sulla quale premeva il viso.
“Ti amo, Star, sorella.” Le soffiò lui nell’orecchio.
 
………………..
 
Anne aprì gli occhi chiari ritrovandosi tra Star e James stretta nel loro abbraccio pieno di amore fraterno. Nella sua mente però quella era un immagine già vista, una sensazione già vissuta. Qualcosa si accese in lei.
“Mamma! Papà!” Esclamò.
La ragazza si svegliò subito guardandola.
“Come?” Le chiese.
“Tu sei la mia mamma, vero, e lui è il mio papà.” Decretò la piccola.
Il ragazzo sbadigliò stringendo la vita di Star e avvicinando lei e Anne a sé.
“No. Noi non siamo i tuoi genitori. Abbiamo dodici anni e penso che sia un po’ impossibile avere dei figli a quest’età. Siamo poco più di bambini anche noi. Oltretutto tu ci conosci solo da ieri sera. Ci siamo incontrate nella foresta e non ti avevo mai visto prima.” Spiegò la ragazza con tono morbido ma distaccato.
“Allora perché siete abbracciati? Le mamme e i papà dormono insieme, abbracciati come voi, e anche i loro figli stanno nell’abbraccio.” Insistette la bambina con la voce rotta dal pianto in arrivo.
“Io e James siamo fratelli. Io lo amo come tu potresti amare una tua sorella o un tuo fratello, se ne hai, e tu sei finita nel nostro abbraccio perché cercavamo di cullarti.” Chiarì Star decisa.
“Dove sono la mia mamma e il mio papà?” Domandò allora Anne con gli occhi pieni di lacrime.
“Non lo so. Dovresti dircelo tu. Appena te lo ricorderai ti porteremo da loro. Non ti preoccupare.” La consolò la ragazza.
La bambina annuì ricacciando indietro le lacrime e tirando rumorosamente su con il naso.
Quel rumore infastidì molto James che finalmente aprì gli occhi spostando le braccia e liberando Star e Anne dal suo abbraccio.
“Buon giorno.” Lo salutò la ragazza.
“Ciao.” Esclamò allegra la bambina scendendo dal letto.
“Si, ‘giorno.” Sbadigliò il ragazzo.
Disturbato da quelle voci anche Remus si destò. “Buongiorno ragazzi. Ah, ciao Star, alla fine hai deciso di dormire qui con la bambina. Non rischi di confonderla così?”
“Già fatto e sistemato.” Assicurò la ragazza alzandosi in piedi e stiracchiandosi allegramente mentre Anne esplorava la stanza.
Peter si svegliò a sua volta e scandagliò la camera dapprima con uno sguardo vacuo poi si fermò incuriosito su Star e la bambina infine strillò come una donnetta afferrando la divisa e guizzando via.
La piccola rise. “Chi era quello?”
“Peter Minus. Non so dirti di più a parte che lo spavento a morte.” Le rispose Star.
“Tu non lo spaventi. E’ solo intimorito dalla tua bellezza e dal tuo carisma. E’ simpatico a modo suo, quando riesce a proferire parola senza avere un attacco di imbarazzo subito dopo.” Commentò James.
“Lui dorme ancora.” Notò Anne indicando Sirius stravaccato prono sul suo letto con un braccio e una gamba a penzoloni.
“Ah, si. Vieni, aiutami a dargli un degno risveglio.” Suggerì la ragazza avvicinandosi al giaciglio dell’amico con la bimba.
“Al mio tre gridiamo il suo nome.” Illustrò.
Anne annuì decisa e emozionata.
“Uno…due …tre…” Contò Star.
“SIRIUS!” Urlarono insieme le due provocando un leggero infarto al povero ragazzo che cadde a terra stringendosi il petto all’altezza del cuore con la mano destra.
“Sono le nove e trentadue minuti qui ad Hogwarts e oggi inizia la mia vendetta.” Annunciò Star.
“Avevi detto che sarebbe incominciata domani.” Protestò il ragazzo.
“Si ma siccome sono io che decido ho cambiato idea.” Ribatté lei uscendo dalla stanza.
Tornò ancora prima che i tre ragazzi a la bambina si fossero chiesti dove fosse andata, portando con se una borsetta sporca di trucco.
Sirius sbiancò. “Oh, no.” Brividi percorsero la colonna vertebrale del ragazzo mentre Star prendeva una sedia.
“Accomodati.” Lo invitò.
Sembrò che solo sedersi gli costasse la vita.
“Una giornata intera con trucco e smalto addosso.” Sancì la ragazza aprendo con uno scatto la borsa.
“Non ho scelta vero?” Mormorò Sirius sudando freddo.
Lei rise di gusto. “No.”
James e Remus scoppiarono a ridere attendendo l’inizio dei lavori con estrema felicità.
“Anne, sai mettere lo smalto?” Chiese Star alla bambina.
“Si, quale gli metto?” Chiese avvicinandosi alla truce piena di trucchi di svariate tonalità e iniziando a pescare le boccette di vetro con i colori che più le piacevano.
“Quello che vuoi, anche tanti tipi se ti piacciono.” La incitò lei.
La piccola sorrise felice e si mise all’opera.
“Remus che dici: rosso o rosa shocking?” Domandò la ragazza con voce cantilenante mostrando all’amico due rossetti.
“Dico rosso.” Scelse Remus.
“Rosso sia!” Esclamò Star aprendolo e passandolo sulle labbra rassegnate di Sirius più e più volte.
“Ora, James, viola o verde?” Lei alzò due ombretti sopra la testa per farli vedere a suo fratello.
“Quello che sporca di più.” Ghignò James.
Sirius gli lanciò uno sguardo omicida.
“Chiudi gli occhietti, tesoro.” Cantilenò di nuovo la ragazza.
Il ragazzo li spalancò il più possibile tentando di ribellarsi ma lei gli mise l’indice e il pollice della stessa mano sulle guance all’altezza dei nervi mandibolari facendo una lieve pressione.
“Mi arrendof!” Gridò lui serrando le palpebre. Una bella spalmata di ombretto gliele colorò fino alle sopracciglia.
“Ok, adesso ti metto un po’ di questo e un po’ di quest’altro, come procede lo smalto piccolina?” Star si stava sbizzarrendo liberando la sua fantasia in un modo oltraggioso. Anne le sorrise impiastricciata di smalto fino al mento ma le unghie di Sirius erano perfette, di mille sfumature di rosa e viola, ma perfette.
Quando finirono il ragazzo esibiva delle labbra rosse, degli occhi cerchiati di viola, ciglia con moltissimo mascara, guance quasi fucsia, qualche adesivo a cuoricino sparso sul viso e delle unghie da far invidia agli artigli di una strega rosa delle fiabe.
“Oh, bolide.” Sbuffò depresso fissandosi allo specchio.
“Posso mettergli un fiocco sui capelli?” Chiese Anne con un nastrino azzurro tra le mani.
“Certo!” Acconsentì Star felice come non mai e con le lacrime agli occhi dal ridere come anche Remus e James.
La bambina fece a Sirius un grazioso codino in cima alla testa legandolo con un delizioso fiocchetto.
“Sei perfetto!” Esclamò la ragazza ridendo di cuore.
“Scendiamo vi prego. Deve per forza vederlo tutta la scuola!” Gridò James entusiasmato afferrando la macchina fotografica.
Se Sirius Black era arrivato a scuola imbronciato, l’anno prima, ora quel broncio che era sparito grazie ai suoi amici era tornato così tanto incattivito da sembrare quasi che il ragazzo fosse contornato da un aura scura.
James scattava foto a più non posso, Remus e Star non riuscivano a fare a meno di ridere, Anne saltellava loro attorno mostrando a tutti il suo capolavoro e tutti, appena lo vedevano, si accasciavano a terra in preda alla risa.
“Su con la vita Felpato!” Star gli diede una calorosa pacca sulla spalla mentre, seduti al tavolo di Grifondoro, gustavano la loro colazione. “Te la sei cercata!”
“Dimmi cosa dovrei fare, allora.” Brontolò quello chinando la testa sul suo piatto.
“Sorridi e facci una sceneggiata in falsetto alla Sirius. Non sei tu quello che diceva di essere così figo da sembrare virile in qualsiasi situazione?” Lo incitò James lanciandogli uno sguardo di sfida.
Il ragazzo alzò il viso e ghignò soffiandosi via dalla fronte i ciuffi ribelli che non erano stati bloccati dal fiocco.
Si poteva giurare che il caro vecchio Sirius fosse tornato più splendente di prima. Nonostante lo spesso strato di trucco in volto sembrava assolutamente bello.
James si allontanò da lui con il busto per poterlo inquadrare meglio. “Diamine. Come bolide fai?!”
“Per favore sono Sirius Black.” Recitò lui agitando la mano destra di qua e di là come una anziana signora altolocata.
“Sei fenomenale.” Si complimentò Remus.
Star ridacchiò. “Ma sei comunque truccato da ragazza.”
“Scempiaggini, non insultare una povera vecchietta.” Ribatté il ragazzo con la voce di una nonnetta.
I Malandrini risero di gusto.
“Sembra proprio una nonna!” Esclamò Anne. “Facciamo finta che sei la mia nonnina?”
“Come?” Chiese Sirius spaesato.
“Si, per finta tu sarai la nonna,” Spiegò allegramente lei poi indicò James e Star. “loro due sono mamma e papà.” Infine si fiondò tra le braccia di Remus. “E tu il fratello maggiore.”
“Anne,” Cominciò Star cauta. “se vuoi giocare va bene ma devi prometterci che ti ricorderai che noi non siamo la tua famiglia.”
“Lo so. Me lo ricorderò prometto. Ma sento male al cuore.” Rispose la bambina.
“Senti la mancanza della tua vera famiglia. E’ normale. Per questo devi impegnarti per ritrovarla.” Le suggerì Remus con calma.
“Allora, possiamo giocare?” Chiese lei rivolta alla ragazza difronte a se.
Star però aveva lo sguardo perso nel vuoto e un’immobilità del corpo da far credere che fosse una statua.
“Stellina mia?” La chiamò James posandole con delicatezza una mano sulla spalla, lei si riscosse in fretta e sorrise sbattendo le palpebre un paio di volte.
“Che ne dite di una passeggiata?” Propose alzandosi in piedi.
Nessuno fece domande.
Uscirono all’aria aperta.
Il vento freddo sverzava i loro volti e le loro mani ma il cielo era limpido, di un bel azzurro.
Anne saltellava stringendo la mano di Star.
Il gruppo arrivò in riva al lago e lì Remus guidò la bambina verso la riva insieme a Sirius che dava il meglio di se nelle vesti di nonna preoccupata di ogni cosa.
James e sua sorella rimasero indietro.
Lui la prese per meno mentre seguivano con lo sguardo i loro amici.
“Cosa è rimasto nella tua mente? Perché sei diventata così assente all’improvviso?” Le chiese voltandosi per guardarla.
“E’ rimasto tutto nella mia mente. L’ho recluso in un angolo ma non può andarsene, fa parte di me. E tornerà. Sempre meno spesso ma tornerà, è il mio passato, è ciò che ho vissuto. Non posso controllarlo.” Rispose lei senza smettere di fissare di fronte a sè.
“Puoi. Fallo uscire del tutto. Raccontami. E poi vedrai che sarà più semplice chiuderlo dove non potrà più uscire.”
Star piantò gli occhi in quelli di suo fratello.
“Mi dispiace per le persone che non ti conoscono. Si perdono un ragazzo dalla mille risorse.” Sussurrò la ragazza abbassando lo sguardo.
Lasciò che passasse qualche secondo prima di rialzare il viso su quello sorridente di James.
“Sento male al cuore. E’ la stessa frase che ho urlato contro la finestra quando ho scoperto che Jack e Michael se ne erano andati. La finestra è andati in mille pezzi per colpa della magia e sono stata punita con una settimana di digiuno e venti bastonate in più al giorno per tre mesi.” Raccontò tranquilla.
“Buffo. La stessa identica frase.” Commentò il ragazzo pensieroso.
“Sto meglio, James, grazie.” Mormorò lei incamminandosi verso la riva del fiume rilassando la mano che stringeva quella del ragazzo ma senza lasciare che l’intreccio delle loro dita si sciogliesse.
Suo fratello sorrise ancora di più. “Lo so. Sono mitico, che ci vuoi fare.” Si complimentò scherzosamente con sè stesso.
“Mamma dovresti essere preoccupata anche tu. La mia mamma lo sarebbe. Come la nonna. Papà tu dovresti sgridarmi. E tu fratello non so cosa dovresti fare. Io ho solo una sorellina.” Gridò Anne girando su se stessa a poca distanza dall’acqua.
“Sta riacquistando la memoria.” Constatò Remus felice.
“Già, ma fra un po’ non ricorderà più come sono fatti i suoi parenti.” Ricordò loro James.
“Vieni qui Anne!” Gridò Star. “Facciamo un altro gioco. Noi siamo la tua altra famiglia. Ma siamo noi. E tu hai la tua vera famiglia e la nostra. Va meglio?”
La piccola annuì correndo felice e cantando. “Sono come voi! Sono come voi!”
Sirius fu il primo a correrle dietro. “Scappa o ti prenderò!”
James cominciò a correre ma Star e Remus lo bloccarono tenendolo per i polsi, il ragazzo finì a terra e i suoi amici lo superarono.
Corsero attorno al lago senza notare nemmeno uno degli sguardi che rivolgevano loro gli altri studenti.
Sirius riuscì a prendere la bambina la tirò su facendola girare tra le sue braccia. Poi arrivò Star che li abbracciò entrambi, subito seguita da Remus e James.
“Fratellino, hai la macchina fotografica?” Domandò Star mentre si scioglievano dall’abbraccio e cominciavano a camminare tutti insieme.
James annuì tirandola fuori dalla tasca.
La ragazza la prese e corse verso un gruppo di ragazzi più grandi.
“Ciao Dennis, ci faresti una foto per favore?” Chiese cortesemente ad uno di loro.
Il ragazzo le sorrise e prese la macchina fotografica avvicinandosi ai Malandrini che si misero in posa. Anne tra le braccia di Star, vicino a loro James, accanto a lui Sirius, dall’altra parte rispetto alle due ragazze Remus.
Sorrisero mentre le foglie degli alberi cadevano attorno a loro. Dennis scattò la foto e restituì la macchina a James prima di tornare dai suoi amici salutando con calore Star.
“Gli piaci.” Commentò Sirius nell’orecchio della ragazza.
Lei sbuffò riappoggiando a terra Anne e ricominciando la passeggiata tenendola per mano.
James prese l’altra manina della bimba scambiando uno sguardo d’intesa con sua sorella.
“Uno, due e tre.” Contò lui e insieme a Star alzarono la piccola con la forza delle braccia.
“Vola, vola, vola!” Gridarono i tre.
Lo fecero per molte volte poi Sirius si avvicinò a loro.
“Star è quasi ora di pranzo, porta la bambina al prato dove abbiamo fatto i rotoloni, noi andiamo a prendere qualcosa da mangiare e poi vi raggiungiamo.” Suggerì.
James gli fece un cenno d’assenso e lo seguì.
“Andiamo?” Chiese la ragazza alla bambina che annuì.
“Ti ricordi la canzone che stavi cantando quando ti abbiamo trovata?” Domandò Star.
“Si.” Gli occhi di Anne si fecero lontani ma vivaci come se cercasse di ricordare qualcosa di bello, l’esatto opposta di quando Star pensava al suo passato.
“Insegnamela.”
“C’era un cappero, sulla strada. C’erano due capperi, sulla strada. C’erano tre capperi sulla strada. E la cioccolata blu! E con il blu andava il giallo, e con il giallo andava il rosso, e con il rosso andava il verde. E la cioccolata più!” Cantò la bambina poi ricominciò da capo saltellano a ritmo e la ragazza la seguì cantando a sua volta.
Si fermarono sul prato in discesa e si gettarono a sedere a terra ridendo. Le guance arrossate dal freddo e dalla fatica della corsa. Si guardarono negli occhi.
“Tu la conosci una canzone bella?” Le chiese la bambina.
“No. Mi dispiace.”
“Allora cantiamo quella delle paperelle. Si gioca con le mani!”
“Va bene. Insegnamela.”
Anne cominciò di nuovo a cantare muovendo le mani a ritmo costruendo forme immaginarie e battendole contro quelle di Star per creare un intrico di figure che seguivano le vicende della filastrocca.
“Five little ducks
Went out one day
Over the hill and far away
Mother duck said
"Quack, quack, quack, quack."
But only four little ducks came back.
 
Four little ducks
Went out one day
Over the hill and far away
Mother duck said
"Quack, quack, quack, quack."
But only three little ducks came back.
 
Three little ducks
Went out one day
Over the hill and far away
Mother duck said
"Quack, quack, quack, quack."
But only two little ducks came back.
 
Two little ducks
Went out one day
Over the hill and far away
Mother duck said
"Quack, quack, quack, quack."
But only one little duck came back.
 
One little duck
Went out one day
Over the hill and far away
Mother duck said
"Quack, quack, quack, quack."
But none of the five little ducks came back.
 
Sad mother duck
Went out one day
Over the hill and far away
The sad mother duck said
"Quack, quack, quack."
And all of the five little ducks came back.”
Un applauso le raggiunse nel loro angolo di felicità facendole voltare verso i tre ragazzi carichi di cibo che si avvicinavano a loro.
“Siete bravissime.” Si complimentò Remus.
“Grazie mille mille mille.” Rispose la piccola aiutandolo a stendere un certo vecchio lenzuolo decorato.
“Chi lo ha fatto?” Chiese Anne sedendovisi sopra e passando le piccole manine avanti e indietro sulla stoffa come se fosse un pregiato tappeto indiano.
Intorno a lei i Malandrini sistemavano il cibo.
“Noi.” Le rispose Sirius orgoglioso.
“E’ strano.” Commentò la piccola.
“Noi siamo strani.” Le ricordò James.
Cominciarono a mangiare cercando di tenere tra le mani il pane caldo il più allungo possibile così da scaldarsi, James e Sirius si esibirono in una scenetta da novelli sposi su quanto fosse brutto il trucco di Sirius fino a che i piatti furono vuoti.
Rimisero un po’ in ordine mentre le loro voci cantavano allegre tutte le ninne nanne e le filastrocche dell’infanzia, il tè bollente scendeva di tanto in tanto nelle loro gole ma il canto veniva portato avanti da chi tra loro aveva la bocca vuota.
“Giochiamo a Prendi e Scappa.” Propose Anne alzandosi in piedi di scatto. “Prendo io!” Subito dopo toccò James sulla testa. “Ora prendi tu.”
Il ragazzo cominciò subito a rincorrerla, poi si girò verso Star, Sirius e Remus cercando di acchiappare uno di loro ma i tre scapparono veloci.
Giocarono in quel modo fino a che una goccia non colpì il volto di Star che si fermò guardando verso l’alto. Senza che se ne fossero accorti nubi grigie ma morbide avevano ricoperto il cielo. Incominciava a piovere.
Sirius avvolse la piccola Anne nel lenzuolo e la prese in braccio così infagottata.
La pioggia cadeva sempre più fitta e loro rischiarono di scivolare molte volte sul lieve pendio che li portava al castello. Quando riuscirono a mettersi al riparo si scoprirono bagnati fradici.
Si guardarono a vicenda; gli abiti aderenti al corpo, i capelli arruffati e gocciolanti, i visi sconvolti, le mani piene di fango, la bambina avvolta come un bruco nella stoffa bianca.
Erano così buffi che si misero a ridere di cuore.
Richiamato da quel rumore arrivò Gazza.
L’uomo li squadrò dalla testa ai piedi ma dal momento che non avevano fatto nulla di male non poté far altro che andarsene brontolando.
“Chi era?” Domandò Anne.
“Una persona molto cattiva.” Le rispose James con voce lugubre.
Salirono ridendo fino al dormitorio.
Star si rinchiuse nel bagno con Anne. La sue voce deliziosa oltrepassava la porta con un canto allegro del quale i tre ragazzi non riuscivano a cogliere tutte le parole.
“Secondo me quando verrà il tempo sarà una madre fantastica.” Commentò Remus stendendosi sul letto.
“Penso che se non avesse figli sarebbe un peccato.” Continuò James.
“Dipende. Credete che sarebbe capace di mettere da parte il suo lato spericolato per accudire bambini dalla mattina alla sera. E’ pur sempre la ragazza che ci ha fatto camminare su e giù per la parete esterna di una torre.” Ricordò loro Sirius.
“Ha dodici anni ora! Metterà la testa a posto una volta diventata grande. Come voi due, spero.” Sbuffò Remus esausto.
Finalmente le ragazze uscirono dal bagno pulite e profumate.
Anne indossava degli abiti diversi, maschili, che chissà da dove erano comparsi.
“Parlavate di me?” Domandò la ragazza squadrandoli.
“No.” Mentì James sicuro di se.
“Fratellino…leggo nel pensiero. So che parlavate di me.” Chiarì lei.
Sui volti dei tre ragazzi comparve la stessa espressione tra il colpevole e il rassegnato.
Anne rise e si gettò su un letto.
“Che facciamo adesso?” Domandò la piccola.
“Lascia che questi tre malandrini vadano a lavarsi, altrimenti rischiano di prendersi un malanno.” Le spiegò Star sedendosi sul suo stesso letto. “E noi intanto scegliamo che cosa fare.”
“Possiamo giocare al teatro?” La pregò Anne.
“Perché no. Sai noi siamo bravissimi a recitare. Che storia vorresti interpretare? Ne hai una preferita?” Accettò la ragazza.
“Mi piace quella del Cavallino Bianco.” Rispose la piccola saltellando su e giù.
“Non la conosco. Dovrai raccontarmela.” Cominciò Star, Remus uscì dal bagno e lei si rivolse all’amico. “Tu la conosci la storia del Cavallino Bianco?”
“No. So che è un libro per ragazzi Babbano. Tutto qui.” La informò lui.
“Accipicchia.” Esordì la ragazza. “Conosci la storia del Gatto con gli Stivali?”
La bambina ci pensò su un po’. “Credo di sì.”
“Sul serio?! Facciamo quella! Siamo bravi! Facciamola!” Gridò James uscendo di corsa dal bagno seguito da Sirius, entrambi con i volti illuminati dall’entusiasmo.
“Ti va?” Chiese Star ad Anne.
“Si, certo. Voi cantate?” Acconsentì la bambina.
“Si, cantiamo e balliamo!” Confermò Sirius allegro.
“Truccato così sei perfetto per la Principessa.” Commentò Remus.
“A proposito di trucco: non si toglie.” Protestò l’interessato.
“Ovvio. Sparirà da solo a mezzanotte.” Illustrò la ragazza.
“Sei terribile!” Si stupì Sirius.
“No, piacere, Star.” Scherzò lei tendendo la mano, il ragazzo le fece la linguaccia.
“Ehi, vogliamo mettere in scena la nostra opera più riuscita sì o no?” Li richiamò all’ordine Remus.
“Certo! Anne siediti, oggi assisterai ad uno spettacolo incredibile!” Esclamò James facendo accomodare la bambina su un letto e posizionandosi davanti ad essa.
I Malandrini cantarono e recitarono la storia che ormai sapevano a memoria con allegria e simpatia e la piccola si ritrovò spesso a ridere e a battere le mani a tempo.
Lo spettacolo finì un po’ troppo presto, la pioggia ancora imperversava fuori.
“Ora giochiamo a nascondino!” Stabilì Anne.
I quattro giovani alzarono le spalle.
“Chi conta?” Chiese Star.
“Conta James.” Decise Sirius.
“Perché io?” Domandò l’interessato.
“Perché sei quello con le corna.” Lo canzonò Sirius.
“E che c’entra?” Protestò James.
“Niente. Ma tu conti perché l’ho deciso io.” Decretò Star trascinando suo fratello davanti ad un muro.
“Conta fino a trenta.” Propose Remus sorridente.
“Ehi, Rem, che carino che sei quando sorridi! Dovresti farlo più spesso!” Commentò la ragazza.
Il ragazzo arrossì.
“A te piace Star. A te piace Star.” Iniziò a cantilenare Anne indicando il povero Remus che divenne sempre più rosso.
“Tesoro non prendere in giro Rem. Prendi in giro James o Sirius piuttosto.” Le consigliò Star.
“Ehi!” Protestarono i due ragazzi.
“Sirius è una femmina! James deve contare!” Cominciò la bambina saltellando.
“Mi piace. Chissà per quanto può andare avanti.” Constatò la ragazza con aria maligna.
“Ok, basta. Iniziamo a giocare.” Suggerì James voltandosi verso la parete con gli occhi chiusi e iniziando a contare a voce alta.
“Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque.” Sirius si fiondò sotto il primo letto in vista con un gran tonfo e una dolorosa spanciata seguita da un “ahi” soffocato.
“Sei. Sette. Otto. Nove. Dieci.” Remus cercò indeciso un posto a caso dove mettersi.
“Undici. Dodici. Tredici. Quattordici. Quindici.” Star sistemò Anne in un baule vicino a James.
“Sedici. Diciassette. Diciotto. Diciannove. Venti.” Remus si guardava ancora intorno. Star gli indicò una corda dentro il baule di Sirius.
“Ventuno. Ventidue. Ventitré. Ventiquattro. Venticinque.” La presero e la stesero a terra tenendone un capo a testa. E poi si nascosero dietro a due letti agli opposti della stanza.
“Ventisei. Ventisette. Ventotto. Ventinove. Trenta.” James si girò di scatto scrutando la stanza.
Si avvicinò al letto accanto a lui e alzò di poco la coperta poi tornò tranquillo dove aveva contato ed esclamò: “Tana per Sirius.”
Il ragazzo in questione rotolò fuori dal sotto il materasso e sbuffò cercando con una mano di liberarsi i capelli dalla polvere.
James avanzò nella stanza superando la corda tesa tra Star e Remus senza vederla. Arrivò fino in fondo all’altro muro e poi si voltò per tornare indietro notando subito Anne che uscita dal baule stava per andare verso la tana.
Il ragazzo fece per correre indietro ma Star e Remus tesero la corda al massimo e lui ci inciampò sopra finendo steso a terra.
“Un due tre per me!” Cantò allegra Anne toccando la tana. Subito dopo Remus fece la stessa cosa e Star gridò: “Tana Libera tutti!”
“Questo è sleale.” Protestò James rialzandosi.
“Non abbiamo fissato regole.” Gli ricordò Star.
“Tocca a te contare, di nuovo.” Lo prese in giro la bambina.
Sirius si stava scompisciando di risate.
“Taci tu.” Lo apostrofò James. “Il tonfo che hai fatto si sarà sentito fino alle cucine!”
Il ragazzo smise di ridere imbronciandosi per finta. “Almeno io non devo contare.” Lo schernì.
“Nessuno dovrà contare.” Li interruppe Remus.
“COSA?!” Esclamarono tutti in coro compresa Anne.
“E’ ora di cena.” Spiegò semplicemente il ragazzo.
“Oh vero, scendiamo.” Borbottò Star raccogliendo la corda.
Si avviarono verso la Sala Grande con il sottofondo di James e Sirius che litigavano per decidere cosa avrebbero fatto dopo cena. Il primo voleva che Star leggesse una storia e il secondo desiderava che la ragazza cantasse.
Si sedettero insieme al tavolo, Anne tra James e Star, Sirius e Remus di fronte a loro.
“Ehi! Guardate la bambina! Non è carina?!” Esordì una ragazza del terzo anno poco più in là.
“Oh, si!” Continuò un’altra.
In pochi secondi la maggior parte dei presenti in sala si accalcò attorno ad Anne che presa dal panico per tutta quella attenzione si strinse a Star nascondendo il viso nel petto della ragazza mentre mani invadenti le scompigliavano i capelli e le strizzavano le guance.
“Voglio vederla anch’io!”
“E’ confusa?”
“Ricorda qualcosa?”
“Le piace il rosso?”
“Che bei capelli!”
Strillavano ragazzi e ragazze spintonandosi.
“Per favore non fate così, la spaventate.” Cercò di fermarli Remus.
“Voglio andare via…” Si lamentò la bambina.
“Sentite, lasciatela stare per favore.” Provò a calmarli Star.
“Scusa anche noi vogliamo stare con lei, perché puoi farlo solo tu?” Protestò Renè.
“E’ vero! Non è giusto!”
“Voglio prenderla in braccio!”
“Fatela giocare con me!”
“Voglio farle delle domande!”
Incominciarono ad esigere tutti quanti.
Sirius e James si scambiarono uno sguardo di intesa, sollevarono le bacchette insieme e lanciarono delle scintille rumorose che fecero voltare tutta la folla verso di loro.
“Lasciate stare quella povera creatura.” Cominciò James.
“Non la stiamo tenendo al guinzaglio è lei che vuole rimanere con Star e possiamo anche capire il perché.” Proseguì Sirius.
“La state spaventando a morte. Non ve ne rendete conto?” Fece loro notare James.
“Ora lasciateci finire la cena in pace. Se quando si sarà più abituata alla situazione vorrà stare anche con alcuni di voi la lasceremo. Non abbiamo nessun problema in proposito. Ma ora guardatela! E’ terrorizzata.” Concluse Sirius.
Tutti gli studenti tornarono al loro posto con la coda fra le gambe, alcuni dei più vicini a Star sussurrarono qualche parola di scusa e la cena continuò normalmente.
“Grazie.” Bisbigliò Anne ai due Malandrini che si erano appena riseduti ai loro posti.
I ragazzi le sorrisero tranquillamente.
“Non c’è di che. La prossima volta anche ti senti a disagio o hai paura grida.” Le consigliò James.
“Cosa vuol dire sentirsi a disagio?” Chiese la bimba.
“Stare male. Sentirsi fuori luogo. Sentirsi imbarazzati o infastiditi.” Le spiegò Remus con gentilezza.
“E’ una parola strana.” Commentò la piccola.
“Lascia perdere. Sono quei due che si divertono ad usare parole del Medioevo. Villani che non sono altro.” Si intromise Star.
I Malandrini risero di gusto.
 
 
………….
 
Una volta finito di mangiare il gruppetto tornò nel dormitorio maschile.
“Dormiamo qui anche questa notte?” Domandò subito Anne.
“Va bene.” Acconsentì Star.
“Posso vedere un'altra volta il lenzuolo?” Chiese la bambina sedendosi su un letto.
“Certo. Ehi, ti va di aggiungerci le tue impronte delle mani?” Suggerì Sirius.
La piccola annuì felice saltando giù dal materasso pronta a mettersi all’opera.
“Vado a prendere la vernice.” Si offrì Remus correndo fuori dalla stanza.
Gli altri quattro intanto stesero bene lo stendardo sul pavimento e James aiutò Anne a tirarsi su le maniche del maglioncino rosso che indossava.
“Aspetta. Ma questo è il mio maglione di quando ero piccolo?” Domandò il ragazzo a sua sorella.
“Si, avevo un po’ dei tuoi vestiti di una volta nel baule perchè erano carini e quel giorno che mamma me li ha mostrati le ho chiesto di darmene alcuni. Anzi potrei scriverle di inviarmene degli altri.” Raccontò la ragazza.
“Già, ricordo quella sera…” Bisbigliò James perdendosi nei suoi pensieri.
 
Pioveva a dirotto. Nonna Lea stava per arrivare, doveva fermarsi per cena così non sarebbe stata sola con quel tempo.
Quel pomeriggio James era andato ad aiutare suo padre a sistemare il tetto della casa della nonna così Star si era rifugiata in biblioteca e non ne era ancora uscita.
“Siamo a casa!” Annunciò Henry con la sua voce calda e allegra mentre varcava la soglia insieme al figlio.
Susan andò loro incontro prendendo i cappotti e baciando entrambi sulle guance.
“Mia sorella?” Chiese subito James guardandosi intorno.
“In biblioteca.” Gli rispose frettolosa sua madre. “Nonna non c’è? Perché non è venuta qui con voi? Sai che ho paura che si perda o che scivoli per strada.”
“Voleva farsi un bagno e pensavo di disturbarla rimanendo, andrò a prenderla più tardi, non ti preoccupare.” Spiegò Henry.
James riuscì in quel momento a liberarsi delle scarpe e smise di ascoltare i suoi genitori cominciando a salire le scale.
Entrò nella biblioteca silenziosamente e trovò subito Star. La ragazza era avvolta in un maglione di lana leggera, seduta su un divanetto leggeva tranquilla guardando fuori dalle vetrate a intervalli regolari. I capelli sciolti sulle spalle erano umidi segno che si era appena fatta il bagno. Una tazza di tè vuota se ne stava sul comò al suo fianco da chissà quanto tempo.
“Ciao.” La salutò suo fratello sedendosi dietro di lei e abbracciandola.
“Ciao.” Ricambiò la ragazza piegando indietro la testa per poter appoggiare la nuca sul petto di James.
“Passato un buon pomeriggio?” Chiese lui.
“Molto tranquillo.” Rispose Star.
“Andiamo a cambiarci. Nonna Lea sta per arrivare.” Suggerì il ragazzo alzandosi in piedi.
Lei annuì piano stiracchiandosi un po’.
Scesero in sala da pranzo dopo qualche minuto con dei vestiti normalissimi e comodi.
Lea era già seduta al tavolo e si girò verso di loro.
“Ciao nonna.” Salutarono i due fratelli in coro correndo ad abbracciarla.
L’anziana signora sorrise con calore.
Dal giradischi usciva una musica lenta e leggera. Nessuno parlò molto durante il pasto. Fu dopo che si scatenò ogni imprevisto.
Susan si alzò per prima dalla tavola per sparecchiare, andò in cucina e dopo qualche secondo si sentì provenire da essa un tonfo e un rumore di ceramica infranta.
Henry, James e Star corsero subito per vedere cosa era successo e trovarono la signora Potter in ginocchio con la bacchetta sfoderata mentre aggiustava i piatti.
“Tutto bene?” Si accertò Star.
“Si, tesoro. E’ colpa di tuo padre. Gli avrò detto mille volte di portare nello scantinato questi scatoloni ammuffiti e invece sono ancora qui. In cucina poi!” Sbuffò Susan.
“Non c’è altro posto dove metterli.” Si difese il signor Potter.
“Si che c’è. E te lo ho appena fatto notare…”
James smise di ascoltare di nuovo. Genitori! Pensò il ragazzo chinandosi per aprire lo scatolone su cui era inciampata sua madre.
“Cos’è?” Domandò nonna Lea comparendo in quel momento e indicando ciò che suo nipote teneva tra le mani. Ciò distrasse i signori Potter.
“Sono i vestiti di quando James era piccolo!” Esclamò Susan con tenerezza sollevando lo scatolone e cullandolo come se fosse un neonato.
“Davvero?! Posso vederli?” Chiese Star allungando il collo.
Sua madre annuì portando tutti gli abiti nel salotto al piano di sopra.
Gli adulti iniziarono a rievocare i ricordi legati a quegli indumenti, compresi i più imbarazzanti, mentre James cercava inutilmente di protestare per quella mancanza di tatto.
“Tua sorella fa parte della famiglia non dovresti vergognarti di dirle tutto di te. Eri solo un bambino e lei lo sa.” Lo rimproverò Henry ricominciando poi a raccontare dei primi passi di suo figlio durante i quali egli cadde a terra di faccia finendo al San Mugo con il setto nasale spezzato di netto.
“E’ vero, eri solo un bambino.” Lo rassicurò Star. “Ma questo non vuol dire che non te lo rinfaccerò per tutta la vita.” Aggiunse poi sottovoce con un ghigno alla Sirius.
“L’avete sentita?” Domandò subito James al resto della famiglia.
“Cosa, caro?” Chiese Susan fissando un body e preparandosi al racconto della prima volta in cui suo figlio mangiò la pappetta invece del latte.
Henry invece non lo degnò nemmeno di uno sguardo.
“E’ una ragazza proprio simpatica.” Commentò con aria bonaria nonna Lea.
Il ragazzo sospirò e si arrese ad una serata infernale mentre Star ascoltava avidamente.
I signori Potter presero anche i vecchi album fotografici giusto per rendere meglio l’idea.
“Oh cielo! Quanto eri carino da piccolo! Che facce!” Esclamò la ragazza sorpresa.
“Perché adesso non sono carino?” Le chiese James malizioso.
“No.” Rispose lei secca facendo ridere tutti i presenti.
 
“Mondo magico chiama James Potter. Rispondete vi prego!” Il tono scherzoso di Sirius riportò il ragazzo alla realtà.
“Scusatemi! Ero immerso nei ricordi.” Spiegò James.
“Io non ho i ricordi!” Esclamò Anne.
“Non è vero, tesoro, ne hai solo che non… te li ricordi.” La rassicurò Star.
“Sei veramente d’aiuto.” La prese in giro Sirius.
“Io ci provo.” Lo rimbeccò lei.
“Sono arrivato!” Annunciò Remus entrando nella stanza con le braccia ricolme di vasi di colore.
Con l’aiuto di James li poggiò a terra e la piccola ci ficcò dentro le braccia fino al gomito senza esitazioni.
“E’ fredda!” Commentò sorpresa strappando dei sorrisi a tutti i Malandrini.
“Si lo è.” Concordò la ragazza ridendo e fissando Anne poggiare le sue piccole mani sulla stoffa bianca lasciando mille impronte colorate.
“E’ divertente! Fatelo anche voi!” Li invitò la bambina.
I quattro ragazzi non se lo fecero ripetere due volte.
In men che non si dica il lenzuolo si riempì di impronte più di quanto già non lo fosse mentre il suono delle risate riempiva la stanza.
Quando finirono tutti erano pieni di colore fino ai capelli.
“Sarebbe meglio lavarti il viso prima di andare a letto.” Consigliò Star fissando Anne che si imbronciò.
“E’ già ora di andare a letto?” Si lamentò la piccola.
“Si, tardi.” Insistette Remus.
La ragazza portò Anne in bagno e la pulì dalla vernice, le fece indossare un pigiama ed infine la aiutò ad infilarsi nel letto di James.
“Mi canti una canzone?” Chiese la bambina.
“Devi insegnarmela tu lo sai.” La avvertì Star.
“Va bene. Fa così:
Twinkle, twinkle, little star.
How I wonder what you are.
Up above the world so high,
Like a diamond in the sky.
Twinkle, twinkle, little star.
How I wonder what you are.
 
Twinkle, twinkle, little star.
How I wonder what you are.
Up above the world so high,
Like a diamond in the sky.
Twinkle, twinkle, little star.
How I wonder what you are.” Canticchiò Anne con molti sonori sbadigli.
La ragazza ripeté la canzone con la sua voce delicata e dolce e in poco tempo la piccola crollò in un sonno sereno.
“Sei fantastica. Si è addormentata subito.” Si congratulò Remus.
“Grazie.” Bisbigliò Star andando a sedersi sul letto di Sirius.
“Si, hai una voce soporifera. Io, però, non me ne vanterei tanto.” Scherzò James.
“Ah ah, sei amichevole quanto un camaleonte.” Ribatté Star acida.
“Un camaleonte?” Chiese illuminazioni Sirius.
“Si, tutti sanno che i camaleonti sono poco amichevoli se no farebbero a meno di mimetizzarsi.” Spiegò la ragazza convinta.
“Io non credo che si mimetizzino per quel mot…” Iniziò a ribadire il ragazzo.
“Taci villano!” Lo apostrofò lei.
“Scusa una domanda: se la bambina dorme sul mio letto io dove dormo?” Domandò James.
“Sul letto di Sirius.” Rispose Star come se fosse ovvio.
“Ma nel letto di Sirius c’è Sirius!” Protestò lui.
“Imparerete a convivere.” Risolse la ragazza con tranquillità.
I due interessati si scambiarono uno sguardo terrorizzato.
“Ma…” Cercarono di replicare insieme ma Star li bloccò alzando una mano.
“Così ho deciso. Punto. Ora basta discutere, c’è il mare con il sole.” Decretò lei.
“Il mare con il sole?” Si stupì Remus.
“Parlando di mare…raccontaci qualcosa di questa estate.” Cambiò argomento Sirius.
“Si, dai raccontiamogli della prima volta che hai visto una spiaggia.” Suggerì James.
“Si, sono curioso.” La incoraggiò Remus.
La ragazza sorrise e incominciò a parlare.
 
“Stiamo andando in spiaggia! Stiamo andando in spiaggia! Andiamo andiamo andiamo in spiaggia a vedere il mare!” Cantava Star a gran voce preparando la sua borsa.
“Scendete avanti! Vi stiamo aspettando!” Gridò la signora Potter dal piano di sotto.
La ragazza uscì dalla sua stanza nello stesso momento di suo fratello, chiusero insieme le porte e si salutarono con un gran sorriso.
“Vedrai è bellissimo.” Esordì lui.
Scesero nella sala da pranzo dove i loro genitori li aspettavano pazienti davanti al camino acceso.
“Che caldo ma bisogna sempre accenderlo a fiamma piena?” Si lamentò subito James.
“Certo coì siamo più veloci.” Spiegò Henry.
“Andiamo?” Chiese Star emozionata.
Uno ad uno entrarono nel camino gridando “Leysdown on Sea”, per ultimo entrò il signor Potter così da poter spegnere la fiamma una volta arrivato.
Star vorticò su se stessa cercando di tenere i gomiti stretti al corpo come le avevano insegnato, quando poggiò i piedi per terra e si fermò si ritrovò in una cabina di legno tutta colorata, l’unica cosa strana era il camino da cui era appena arrivata. Uscì fuori e vide il mare. Così azzurro che le bastò guardarlo per capire quanto fosse grande il mondo.
Il piccolo pezzo di spiaggia in cui si trovavano era abbastanza desolato nonostante fossero in pieno periodo estivo. Solo altre due famiglie erano presenti ed erano a grande distanza da loro.
La sabbia sotto i piedi della ragazza cominciò a scottare e lei si sentì d’un tratto così insicura di fronte a quella vastità d’acqua.
L’orizzonte non era mai stato al tempo stesso così vicino e così lontano.
“Star, tutto bene?” Le chiese con gentilezza Susan.
Henry arrivò in quel momento uscendo dalla stessa cabina.
La ragazza sorrise e annuì non riuscendo a parlare.
James la prese per mano e insieme si allontanarono dai signori Potter. Il ragazzo la portò vicino all’acqua ma quando i piedi della ragazza si avvicinarono troppo ad essa lei si ritrasse in fretta come a non volersi bagnare. Lui si chinò e scrisse sulla sabbia qualcosa. Le onde si infransero lente sulla spiaggia lavando via le parole segnate dalle dita di James ma ormai Star aveva già letto.
“No, non ho paura. Sono con te. E poi non ne avrei comunque, mi piace l’acqua solo che…” La voce della ragazza si spense nell’aria calda d’estate.
“Solo che?” La incitò James.
“Posso farlo sul serio? Cambiare la mia vita così? Dal nulla al tutto? E’ giusto? Qual è il prezzo?” Continuò lei in fretta.
“Il tuo prezzo lo hai già pagato. Ora ti meriti tutto questo e sì, è giusto, anzi dovresti avere molto di più. Hai sempre detto che ami l’acqua perché lava via le cose. Lascia che lavi via il tuo passato. Ora questa è la tua vita.”
Star sorrise, era raro che suo fratello fosse così profondo in pubblico, ma con lei, per lei, era sempre così. Fratello.
La ragazza si sfilò il prendisole blu scoprendo un costume intero a pantaloncino a strisce sottili orizzontali blu e bianche.
Anche James si tolse la sua maglia. “Pronta?” Le chiese.
Lei prese un respiro profondo e chiuse gli occhi alzando il viso sorridente verso il sole. Senza aprire le palpebre cercò la mano del ragazzo e la trovò subito e poi si voltò a guardarlo. “Ora.”
Cominciarono a correre e si fermarono solo quando l’acqua raggiunse l’altezza della vita, da li si tuffarono ridendo e rabbrividendo per l’impatto freddo.
James spruzzò il viso di sua sorella a sorpresa appena quella riemerse così che Star si ritrovò a bere un bel po’ d’acqua.
“Brutto scemo! Che razza di modi! E se fossi morta annegata?!” Protestò lei una volta ripreso fiato.
“Tu respiri sott’acqua.” Le ricordò il ragazzo.
“E se funzionasse solo nei confini di Hogwarts o solo con l’acqua dolce?” Presuppose la ragazza.
“Non saresti morta annegata per così poco.” Replicò lui annoiato.
“Certo che no. Ma tu quanto pensi di resistere sott’acqua?” Lo stuzzicò Star spingendogli la testa affondo. Il ragazzo si dimenò inutilmente finché lei non lo lasciò riemergere.
“Sei cattiva!” La aggredì saltandole addosso e spruzzandola.
Dopo alcuni minuti di lotta dalla quale Star uscì vittoriosa la ragazza si stese a pancia in su muovendo leggermente le gambe per tenere fuori dall’acqua la testa e fissò il cielo limpidissimo.
“E’ ora di andare a mangiare temo.” La avvertì suo fratello.
Tornarono a riva e Susan avvolse entrambi in un enorme asciugamano facendoli sedere sul tronco di un albero e piazzando tra le loro mani due enormi panini.
“Mangiate o vi imboccherà lei.” Consigliò loro Henry seduto su un asciugamano cercando di finire il suo pranzo a dir poco sostanzioso.
“Se mangiamo così tanto dovremo aspettare ore per poter rientrare in acqua.” Protestò James.
Susan gli lanciò un’occhiata omicida. “Avete passato tutta la mattinata in acqua. Avete le labbra viola e la pelle tutta a grinze.”
“Non è vero, Star è perfetta.” Ricominciò il ragazzo.
“Ma tu non lo sei.” Rise sua sorella osservando il tremore di James.
Lui sbuffò ma cominciò a masticare il suo panino prima che la signora Potter glielo ficcasse in gola con un imbuto.
Ed eccola lì, il terrore dei giovani, la foto che i genitori ti fanno.
I due ragazzi sentirono solo lo scatto concentrati come erano nel mangiare, alzarono lo sguardo insieme e si trovarono davanti la faccia sorridente di Henry con la macchina fotografica in mano.
“Papàaaaa!” Si lamentò il ragazzo.
“Com’è venuta?” Domandò Star tutta allegra.
“Bene.” Gli rispose il signor Potter senza badare a suo figlio.
“Vieni. Andiamo a mangiare in santa pace.” Borbottò James facendo alzare sua sorella e guidandola lungo la spiaggia il più lontano possibile dai loro genitori.
“E non entrate subito in acqua!” Gridò loro Susan.
Il ragazzo cominciò a correre stringendo l’asciugamano in modo che Star gli stesse vicina.
Si fermarono alla fine di un pontile in legno e tuffarono le gambe in mare lasciandole lì a mollo. Continuarono a mangiare in silenzio spezzando qualche briciola da gettare ai pesci.
“Come ti senti?” Domandò lui dopo un po’.
“Come trascinata in un vortice che non riesco nemmeno a rallentare. Certe volte non capisco niente altre volte è tutto così irreale che mi sembra un sogno. Gli unici momenti in cui sento che non finirà, in cui riesco a realizzare che questa è la mia vita, sono i momenti come questo. Così mi sento bene anche se non ci ho ancora fatto l’abitudine. Per ora mi lascio trascinare poi un giorno mi alzerò e sarà tutto normale, tu, mamma, papà, Rue. Tutto nella norma. Allora mi sentirò a casa.” Rispose la ragazza poggiando la testa sulla spalla del fratello.
“Per ora, invece, dov’è la tua casa?”
“A Hogwarts. Dove ci sei tu e gli altri Malandrini. Quella è Casa.”
Ascoltarono lo sciabordare delle onde e finalmente riuscirono ad ingerire l’ultimo boccone.
“Facciamo un castello di sabbia?” Propose James.
“Volentieri.” Accettò Star.
Si alzarono e ripercorsero il pontile in senso inverso sistemandosi poi in ginocchio vicino al mare.
“Io faccio il fossato.” Decise il ragazzo.
“Allora io faccio le mura.” Si offrì lei.
Cominciarono a lavorare e ben presto si ritrovarono pieni di sabbia.
“Ehi, fratellino.” Chiamò la ragazza una volta finite le torri.
James alzò il viso su di lei beccandosi una palla di sabbia bagnata sul petto.
“Vuoi la guerra, eh?” Gridò lui scattando in piedi e, munendosi di sabbia bagnata, cominciò a rincorrerla.
“Non mi prendi!” Urlò Star facendo la linguaccia e schivando una palla.
“Tu verrai seppellita in questo luogo.” Decretò il ragazzo sorridendo.
“Riponete le armi!” Esclamò Susan avvicinandosi. “E andate a darvi una lavata.”
“Nel senso che possiamo entrare in acqua?” Chiese La ragazza.
“Si.” Sospirò la donna. “Oppure potreste…”
Due frecce colorate le passarono accanto seguite dal rumore degli spruzzi.
“Avanti, tesoro, che ci vuoi fare sono ragazzi! E’ normale essere così attivi alla loro età.” La consolò Henry.
“Sono felice per loro. James è sempre stato un bambino allegro ma da quando è tornato a casa da Hogwarts sembra molto maturato. Prima di portare a casa Star sembrava addirittura troppo serio per essere mio figlio. Penso che stare con una ragazza che non ha vissuto l’infanzia lo abbia cambiato molto. Avrà sicuramente scoperto che la vita non è bella per tutti e che ci sono persone che devono lottare dal primo momento anche solo per rimanere in vita.” Commentò saggiamente la signora Potter.
“Già,. Se fossi stato in Star mi sarei lasciato morire. Non avrei trovato un motivo per vivere ancora come è vissuta lei.” Le confessò suo marito.
“Lei un motivo lo aveva. Non lo vedi anche tu? Star ha un posto nel mondo ed è accanto a nostro figlio e ai loro amici. Ha dovuto aspettare e soffrire, è vero, ma ora è qui. Adesso tocca a James.”
I signori Potter fecero una lunga passeggiata sulla spiaggia arricchendosi di molte foto dei loro figli, compresa una dei due ragazzi che salutavano il mare quando ormai era arrivato il tramonto.
Tornarono nella cabina e uno ad uno fecero ritorno a casa.
 
“Dev’essere stata una giornata stupenda.” Esordì Remus a racconto concluso.
“Oh, si.” Gli assicurò James.
“Vi siete divertiti molto?” Domandò Sirius con un pizzico di invidia.
“Già, e questa estate anche voi vi divertirete. Siete tutti e due invitati a casa nostra per…” Cominciò Star ma fu interrotta dalla porta del dormitorio che si apriva.
“Senti, io dovrei dormire.” La apostrofò Peter dalla soglia tremando per l’enorme gesto di coraggio.
Sirius e James si alzarono in piedi di scatto e il ragazzo si fece piccolo piccolo. Star rise. “Oh, cielo. Mi chiedevo perché eri finito in Grifondoro, ora non ho dubbi. Accomodati. Coraggioso come sei non credo che avrai problemi nel dormire nella stessa stanza con una ragazza.”
Peter gonfiò il petto in un modo molto buffo che lo fece assomigliare ad un palloncino. “Certo che no.” Ribatté dirigendosi a passo deciso verso il proprio letto e tirando le tende per cambiarsi e coricarsi.
“Ok, buona notte allora.” Sbadigliò la ragazza avvicinandosi al letto dove dormiva Anne.
“Buona notte.” Le augurò Remus stendendosi nel suo giaciglio.
“’Notte.” Risposero in coro James e Sirius cercando di stare nello stesso materasso senza toccarsi o cadere giù.
Una voce insicura li raggiunse da dietro le tende del baldacchino di Peter. “Buona notte.”.
 
***
Salve. Per chi non sa cos’è un parto sono lieta di farvi una piccola lezione: è una cosa dolorosa, difficile, dolorosa, faticosa, piena di sofferenza e…dolorosa l’ho già detto? Comunque alla fine porta ad essere veramente felici e soddisfatti. Così mi sento per questo capitolo. Ora spero di riuscire a scrivere il prossimo in frettissima perché per tutto dicembre sarò kapute. E non sto scherzando. Andrò a lavorare in un resort Stellato MIcheline a Bari cioè molto lontano da dove vivo e mi uccideranno quindi temo che non riuscirò a scrivere. So che a molti non interessa ma è solo per quei pochi che si chiederanno: “Perché ci sta mettendo così tanto?”.
Bene. Ho finito.
Ciao ciao.

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Capitolo 7
*** Lettere da Sirius - 1 ***


2 Novembre 1972
Cara Star,
Siamo tornati a scuola. Sembrerebbe che sia tutto normale ma qualcosa è diverso: te e James.
Giuro che non mi è mai sembrato strano il vostro rapporto ma tutte quelle voci mi facevano credere il contrario. Però ora che ho capito che il vostro è amore fraterno non potrei essere più felice per voi. Finalmente James ha capito.
E tu hai qualcuno che ti ama sul serio, e una mamma e un papà.
Una casa.
Io invece ho solo voi e Hogwarts.
Non me ne lamento, anzi, non potrei stare meglio di così.
Eppure una volta finito anche quest’anno scolastico voi tutti avrete un posto felice e pieno di calore in cui tornare e io sarò l’unico che non si divertirà per niente.
Mi sento strano ora perché sto scrivendo quasi al buio completo altrimenti rischio di svegliarvi, eh si, scrivo di notte. Che ci vuoi fare?
Dicevo:
Prima almeno pensavo a te e mi montava una rabbia perché tu stavi in un posto così brutto e io in uno così bello senza riuscire ad apprezzarlo. Ora sono arrabbiato perché sono invidioso.
Questo non va bene.
Tu te lo meriti.
Più di me.
Più di chiunque altro.
Goditelo.
Ciao
Da Sirius.

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Capitolo 8
*** Fidati ***



Susan fissava la lettera tra le sue mani. 
Quando quella mattina si era alzata per preparare la colazione con l’aiuto di Rue non si aspettava di ricevere nulla invece l’elfa le aveva indicato il nuovo gufo di James e Star, Gil, che aspettava pazientemente di recapitare la sua lettera.
Non aveva nemmeno pensato a sua figlia, aveva solo realizzato quanto fosse strano che suo figlio le inviasse una lettera da Hogwarts, cosa che non aveva praticamente mai fatto.
Invece si ritrovò davanti l’artistica scrittura di Star, libera da ogni schema, proprio come la ragazza che aveva tracciato quelle parole su quella carta. Era per lei. Per lei soltanto. Qualsiasi cosa contenesse voleva tenersela per sé.
Nascose la busta in una tasca e fece colazione con suo marito che era appena sceso al piano terra.
Arrivata in ufficio non pensò nemmeno di guardare le scartoffie accumulate sulla sua scrivania; questo Voldemort iniziava ad irritarla, secondo il Ministero non era ancora un grande problema, ma secondo Silente bisognava stare attenti. E lei e Henry erano sempre stati dalla parte di Silente.
Quella mattina, però, decise di prendersi una pausa dallo spasmodico inseguimento di questo mago oscuro alla ricerca di alleati.
Sua figlia le aveva inviato una lettera. La sfilò dalla tasca mentre un sorriso commosso le si apriva sul viso. Con la mano destra si avvicinò all’apertura e la sfiorò tremante. Il pensiero che magari all’interno contenesse solo un semplice “Ciao” non la attraversò nemmeno. Non era nello stile di Star.
Susan afferrò un tagliacarte, aprì la busta sfilando lo spesso foglio di pergamena completamente scritto ed iniziò a leggere.
“Cara mamma,
mi sono svegliata estremamente presto stamane e spero che il gufo non ti abbia svegliato. Povero Gil, doveva essere appena tornato dalla sua caccia quando l’ho costretto a volare fin da voi, ma ne avevo estremo bisogno. Qui tutto bene quindi non ti preoccupare. 
Abbiamo trovato una bambina Babbana nei confini di Hogwarts la notte di Halloween. Strano vero? Penso che ci siano delle carte per voi, almeno Silente aveva detto che avrebbe avvisato il Ministero ma non so se siate voi Auror le persone competenti per questa situazione. Ad ogni modo la piccola si è affezionata a noi Malandrini ed avendo perso la memoria deve rimanere qui finché non la riacquisterà del tutto, poi Silente la riporterà dalla sua famiglia a cui ha già provveduto in modo che non avvisino il Ministero Babbano. L’unico problema è che pare che la sua famiglia fosse qui in vacanza e quindi è appena tornata alla sua residenza normale e bisognerà modificare le memoria di tutti i conoscenti dalla bambina, compresi compagni di classe, maestri e vicini in modo che nessuno noti la sua assenza e il suo successivo ritorno. Così continueranno a vivere normalmente. 
A proposito di ciò volevo chiederti se potevi inviarmi qualche vestito di James di quando era piccolo, la bambina, Anne è il suo nome stando a ciò che dice, ha circa sette anni. Mi faresti un grandissimo piacere perché altrimenti non saprei come vestirla nei giorni che verranno.
Sono felice di avervi come famiglia, tutti voi.
Salutami papà, i nonni, gli zii e Fay.
Grazie ancora.
Con affetto
Star.”
La signora Potter ripiegò la lettera con cura a la ripose nella tasca del mantello iniziando poi il suo lavoro come se niente fosse. Sapeva che L’ufficio di Regolazione dei Manufatti Magici avrebbe avuto il suo bel da fare e sapeva che loro ne erano felici, soprattutto quel ragazzo nuovo, Arthur Weasley, come apprendista se la cavava molto bene e amava il suo lavoro. Pensò che quel Arthur doveva aver frequentato l’ultima classe di scuola giusto l’anno passato e si chiese se i suoi figli lo avessero mai conosciuto. Sorrise di nuovo tra sé e sé e ricominciò a leggere le sue carte.


……..

“Giorno ragazzi!” Come Star immaginava la sua esclamazione non ricevette nessuna reazione di risposta. I suoi amici e la bambina dormivano ancora beatamente.
Remus e Anne se ne stavano tranquilli avvolti nelle coperte in posizioni assolutamente normali e naturali mentre alla vista di James e Sirius la ragazza corse al baule del fratello per tirare fuori la macchina fotografica che avevano usato la sera prima per scattare delle foto mentre dipingevano.
James era praticamente a terra, si teneva stretto al materasso come fosse un salvagente e una sua gamba lo aveva già abbandonato posandosi sul pavimento, il resto del corpo non l’aveva raggiunta solo perché il ragazzo si era annodato un lembo del lenzuolo in vita.
Sirius dal canto suo dormiva tranquillo come se nulla fosse occupando completamente il letto e stringendosi addosso le coperte e il lenzuolo che salvava James.
Ciack.
Nonostante lo spropositato rumore che lo scatto aveva prodotto gli unici a svegliarsi furono Remus e Peter. Quest’ultimo spiò oltre le tende del suo letto e con uno sbadiglio si alzò rilassato per raggiungere il bagno borbottando un semplice “Buongiorno” a Star e all’amico.
“Che cambiamento!” Commentò Remus stupito. “Come mai già sveglia?” Domandò poi alla ragazza.
“Il giusto quesito, mio giovane studente, è: come mai ancora dormiente?” Scherzò lei riponendo la macchina fotografica.
“Vero, oggi abbiamo lezione.” Ricordò il ragazzo.
“Eh già. Quindi oggi sarò gentile.” Promise Star avvicinandosi ai suoi due amici ancora addormentati.
Slegò il nodo alla vita di James che cadde a terra con un tonfo poi tirò forte il lembo di stoffa tra le sue mani e anche Sirius rotolò sul pavimento.
Entrambi si svegliarono di soprassalto e ci misero su per giù mezzo secondo prima di capire chi li avesse così brutalmente destati.
“Star!” Gridarono insieme.
“Dannazione è mai possibile che tu non riesca ad essere un poco più aggraziata quando svegli noi poveri ragazzi?” Si lamentò James.
“In realtà io sono sempre gentile nel chiamarvi, le prima dieci volte, poi passo alle maniere forti.” Spiegò la ragazza.
“Quindi sarebbe colpa nostra?” Protestò Sirius.
Lei finse di pensarci su un attimo. “Si.” Rispose poi decisa.
“Sei incredibile.” Brontolò James e poi si voltò verso il suo compagno di letto. “E tu sei veramente poco cordiale. Dovevamo condividere il letto e invece mi sono ritrovato spinto fuori dai tuoi calci e per fortuna che mi ero legato altrimenti avrei passato la notte sul freddo pavimento.”
“E non sarebbe stato più comodo che dormire appeso a un filo?” Lo rimbeccò Sirius.
“Era una questione di principio.” S’impuntò il ragazzo.
“Perché litigate?” Chiese una vocina leggera leggera appena impastata dal sonno.
“Ciao Anne, litighiamo perché Sirius è un enorme…” Cercò di spiegare James ma fu interrotto da un calcetto sullo stinco da parte di Star prima di scoppiare in un insulto un po’ troppo offensivo per le orecchie di una bambina.
“Come stai Anne?” Le domandò cortesemente Remus che aveva appena finito di cambiarsi.
“Mia mamma si chiama Anne.” Raccontò la piccola invece di rispondere.
“Bene, ti ricordi qualcosa, allora ti chiami come tua mamma?” La incoraggiò a parlare Star.
“No, non mi ricordo come mi chiamo, ma non mi chiamo Anne.” Sussurrò la bambina.
Peter uscì in quel momento dal bagno vestito e pronto per scendere a fare colazione. “Tu chi sei?” Chiese curiosa Anne scordandosi di tutto il resto.
“Peter Minus.” Si presentò il ragazzo e senza aggiungere altro uscì dalla stanza.
“Non mi piace.” Decretò la piccola poi si fermò a pensare mentre le sue labbra si muovevano senza apparentemente produrre alcun suono. “Il mio papà si chiama Peter James.” Rise allegra. “Il tuo nome e il suo.” Aggiunse indicando James e la porta dalla quale era appena uscito Peter.
“Buffo.” Commentò Star con un velo di tristezza nella voce spazzato subito via da un sorriso ampio. “Scendiamo a fare colazione?” Suggerì battendo le mani una volta.

………………….

La colazione non fu per niente come la cena dalla sera prima e Anne riuscì a parlare in tranquillità con qualche altro studente ma niente più di chiedere qualche nome forse nella speranza di ricordare quello di qualche altro suo famigliare.
Non fu così ma era già un grande miglioramento in poco tempo, come notato da Star la quale tirava un interiore sospiro di sollievo ogni volta che Anne non collegava un nome al suo passato.
La lezione di Incantesimi volò in fretta anche perché la bambina rimase tranquilla a disegnare senza fiatare.
Durante l’ora di Trasfigurazione nulla cambiò e la professoressa McGranitt dovette ricredersi sul fatto che gestire quella bambina non fosse poi così impossibile.
I giorni corsero veloci e sereni, in ogni attimo libero dalle lezioni i Malandrini giocavano con la bambina, che continuarono a chiamare Anne, quando non pioveva facevano lunghe passeggiate ed estenuanti corse su e giù per il parco di Hogwarts. James e Sirius, con loro estremo disappunto, non ebbero nemmeno il tempo di mettersi nei guai. 
I vestiti erano arrivati ma tra quelli vecchi di James ce ne erano di nuovi da bambina proprio carini. 
Anne non ci mise molto tempo ad abituarsi alla scuola a ai suoi ritmi, sapeva essere quasi inesistente durante le mattine ma non riusciva a resistere di pomeriggio, in fondo doveva pur esaurire le sue forze da giovane ragazza facendo qualcosa di più movimentato che rimanere chiusa in una classe e i quattro ragazzi riuscivano sempre a tenerla attiva e allegra. Durante gli allenamenti di Quidditch la bambina passava il tempo ascoltando Remus leggere sugli spalti del campo oppure rimaneva a fissare strabiliata la squadra di Grifondoro all’opera, intenta a prepararsi per la prima partita della stagione prevista per l’ultimo sabato di novembre.
Tutto andava bene anche se non riaffiorarono altri ricordi dalla devastata mente di quella povera creatura.

……….

Dal momento che i compiti cominciavano ad accumularsi quel sabato pomeriggio Star portò Anne a fare un giro loro due da sole per lasciare il tempo ai suoi amici di tenere il passo con la scuola.
“Quindi c’è una biblioteca qui!” Esclamò la piccola sorpresa e emozionata.
“Certo, mi dispiace non avertici portato prima. Ti piacciono i libri?” Domandò la ragazza.
“Si, io ho scritto una storia l’anno scorso.” Affermò Anne.
“Davvero? Molto bene, ora ti ricordi anche qualcosa di te e se ti piace leggere possiamo andare più spesso in biblioteca io e te sole, così mi fai sentire come leggi bene.” Propose Star.
Entrarono nella biblioteca in religioso silenzio e iniziarono a cercare i libri con i titoli più simpatici e adatti.
“Questo è un libro di favole?” Chiese Anne sventolando un grosso librone sulla Difesa Contro le Arti Oscure dal titolo “Maledizioni Raccapriccianti; come Evitarle.”.
“Sicura di saper leggere tesoro?” Dubitò la ragazza sconcertata.
“Certo.” Si offese la piccola.
“Dai, scherzavo. Comunque, questo è un bel libro, vuoi leggerlo per me?” Star le porse un piccolo libretto.
“Il Quid-di-tch attra-verso i seco-li.” Sillabò lentamente Anne seguendo le parole con l’indice.
“Si, ti ho vista molto interessata agli allenamenti di me, Sirius e James.” Le spiegò sedendosi su una sedia e indicandone una di fronte a sè.
Anche la bambina si accomodò e cominciò a leggere inceppandosi di tanto in tanto ma riacquistando sicurezza man mano che continuava, lasciandosi correggere dalla ragazza affianco a sé.
“Ciao Star!” Salutò una gentile voce maschile alle loro spalle.
“Ciao Dennis.” Rispose la ragazza interrompendo Anne che alzò gli occhi dal libro per posarli sul ragazzo appena arrivato che era slanciato ed aveva i capelli castani, gli occhi verdi e una pelle leggermente abbronzata. 
“Ciao anche a te.” Aggiunse lui rivolgendosi alla bambina.
“Ciao.” Disse quella neutra fissandolo sospettosa sicura che dietro a quel grande sorriso gentile ci fosse qualcosa di strano.
“Come te la passi? E’ da un po’ che non vieni a studiare qui con noi del sesto.” Continuò Dennis tornando a concentrare tutta la sua attenzione su Star.
“Lo so, ma per un po’ di tempo temo di non riuscire più a venire.” Si scusò la ragazza.
“Capisco, non c’è problema, ma non ti nascondo di essere molto triste. Mi piaceva averti tra di noi, davi sempre un po’ di allegria alle nostre ore di studio e mi rendevi felice.” Spiegò lui.
Era sfacciato. Molto sfacciato. Pensò Anne. Quella parola strana tornò da un passato non molto distante, una parola usata spesso da sua madre con fare dispregiativo. Calzava a pennello. 
Star sorrise. “Davo allegria? Io mi sentivo più una dittatrice con tutte le volte che vi ho corretto senza pensare al fatto che forse potevo sembrare scortese.” Ribatté lei.
“Non sei scortese, non riusciresti ad esserlo nemmeno mettendoci impegno, sei solo estremamente intelligente, certe volte mi sorprendi al tal punto che mi sembra di essere tornato un bambino che ha tutto da imparare. Mi piaci quando mi spieghi gli argomenti che non capisco, sembri così matura rispetto alla tua età.” Le confidò in un sussurrò senza smettere di sorridere.
Anche la ragazza non abbandonò la sua espressione di serenità. “Ti spiegherò ciò che non capisci più spesso allora, se ti rende felice.”
“Mi renderebbe euforico.”
Decisamente sfacciato, Anne storse il naso eppure Star non sembrava infastidita da quel comportamento.
“Allora ci vediamo presto. Cercherò di venire alla prossima sessione di studio.” Promise la ragazza.
Sembrò che l’animo di Dennis esplodesse di felicita, il ragazzo si voltò e si allontanò, ma prima di uscire sventolò la mano nella loro direzione e aspettò che Star rispondesse a quel saluto, infine sparì.
Anne ricordò benissimo il volto di sua madre mentre pronunciava quella parola, “sfacciato”, non era nemmeno lontanamente vicino alla faccia che aveva la sua amica in quel momento, lei era così strana, persa, ma non nella tristezza, più che altro nella calma. Calma. Si sentiva al sicuro. Che quel ragazzo le piacesse?
“Si.” Mormorò la ragazza fissando la porta della biblioteca.
La bambina la guardò interrogativa.
Star si voltò verso di lei. “Mi piace. E’ simpatico e gentile. Tutto qui.”
“Sai vedere nel pensiero?” Domandò la piccola sconvolta. La ragazza annuì.
“Continua a leggere per favore.” La pregò Star.

………………

Le due tornarono in Sala Comune dopo qualche ora passata a leggere e a scherzare.
Appena varcarono il buco del ritratto James corse verso di loro, prese in braccio Anne e stampò un bacio sulla guancia di Star.
“Avete fatto i compiti?” Domandò la ragazza.
“Si certo.” Le assicurò Remus avvicinandosi con Sirius. “Mi hanno fatto quasi uscire di testa ma ce l’hanno fatta.”
“Meno male. Temevo che avrebbero copiato tutto mentre tu non guardavi come al loro solito.” Commentò Star.
James e Sirius si lanciarono uno sguardo colpevole alle spalle dell’ amico che rassicurava la ragazza.
“Voi due cosa avete fatto?” Cercò di cambiare argomento Sirius.
“Siamo state in biblioteca e Anne ha letto per me.” Raccontò Star.
Un gruppetto di ragazze del quarto anno passò loro accanto ridacchiando e parlottando tra di loro.
“Sembrano proprio mamma e papà, una coppia di sposini con la loro figliola, perfetti!” Cinguettò una di loro con aria sognante.
“Vi sentiamo!” Le avvertì James esasperato.
Quelle arrossirono completamente e si affrettarono a salire le scale.
“Non ci avevamo più pensato ma le voci su voi due continuano a girare. Anzi sembrano anche più forti, e capisco benissimo il perché.” Commentò Remus irritato.
“Lasciamo stare, meno ci penso meglio è.” Decretò Star. 
“Saliamo a farci una doccia.” Aggiunse poi prendendo la bambina dalla braccia di suo fratello e guidandola verso il dormitorio della ragazze.
Nella stanza Lily e le sue compagne si stavano mettendo lo smalto chiacchierando del più e del meno.
“Ciao!” Salutarono tutte in coro appena le videro.
“Devi fare il bagnetto?” Chiese Sophia alla piccola. “Vuoi farlo con me?” 
Anne acconsentì e anche Ann le seguì nel bagno.
Star si sedette accanto a Lily e di fronte a Jane prendendo un respiro profondo.
“Allora, come va?” Le chiese la rossa.
“A me benone. E’ un po’ faticoso stare dietro alla bambina, spero di aver fatto tutto a dovere fino ad ora.” Confidò Star.
“Sei stata fantastica.” Le assicurò Jane. “Fidati ho una sorella minore a casa che ha quell’età e mia madre non è brava come te.”
“Grazie.” Mormorò la mora abbassando lo sguardo. “Voi come ve la passate?”
“Benissimo, le lezioni sono sempre più interessanti. Le adoro, non vedo l’ora che arrivi Pasqua così potremmo scegliere le materia per il prossimo anno.” Si entusiasmò Lily.
“Ah certo per lei è semplice, è bravissima in tutto. Lo sai che sta studiando con le ragazze del terzo anno? Alice, Mary, Emmeline e Marlene, loro sono così intelligenti!” La adulò Jane rivolgendosi a Star che sorrise.
“Sono fiera di te.” Scherzò.
“Ah ah.” Finse Lily. “Comunque non devi sminuirti così Jane, anche tu sei molto intelligente, se vuoi puoi venire a studiare con noi un giorno.”
“No, grazie. Ho paura di fare brutte figure, sto bene così. Tranquilla. Ah, ho dimenticato…” La ragazza non finì la frase, si alzò ed uscì regalando alla sue amiche un gran sorriso. 
“Non la capirò mai. La trovo misteriosa.” Si espresse Star a voce un po’ troppo alta rispetto a quello che voleva.
“Misteriosa? Si, credo anch’io.” Concordò Lily. “Parlando d’altro, c’è un ragazzo del sesto anno che incontro spesso in biblioteca: ha lo sguardo perso nel vuoto e due occhi a forma di cuore, i suoi amici cercano di riportarlo sulla terra ma lui continua ad isolarsi sospirando platealmente e dice di lasciarlo in pace perché nella sua mente c’è solo una certa Star…conosci questa ragazza?” Insinuò la rossa facendole un occhiolino.
“No, mi spiace non la conosco. Deve essere innamorato di qualche leggenda, povero ragazzo.” Replicò Star con indifferenza.
“Dai! Parlo sul serio, non è come quelli che pensano che tu sia carina e basta, tu gli piaci.” Insistette Lily.
“Può darsi. Ma io ora non capisco nulla di me. So che mi sta simpatico ma non riuscirei ad andare oltre, non adesso, ho scoperto che ho bisogno di moltissimo tempo per assimilare certe cose nella mia mente.”
La rossa sorrise. “Sei incredibile! Qualunque ragazza pagherebbe per avere qualcuno che la guarda in quel modo e tu dici che prima devi capirti perché non riesci a capirti subito. Chissà cosa avrei da capire!” Esclamò.
Star alzò le spalle. “Anche tu hai qualche ragazzo che ti ha notata ma non mi sembra che tu ci abbia mai fatto caso. Non ci interessa ancora Lily, e lo sappiamo bene. In un certo senso ci assomigliamo molto io e te: aspettiamo entrambe qualcuno che ci colpisca davvero. Non vogliamo chiederci se è quello giusto, vogliamo saperlo senza avere nemmeno il tempo di ragionare su nulla.”
“Hai ragione. Comunque è troppo presto.” Sussurrò la ragazza dagli occhi verdi.
“Pronta e profumata!” Gridarono Sophia e Ann uscendo dal bagno tenendo per mano Anne.
“Vado a farmi una doccia, potreste portala giù da James, Sirius e Remus?” Chiese cortesemente Star.
Le ragazze annuirono.
Scesero in Sala Comune.
“Ehi, Potter!” Lo appellò Lily.
Il ragazzo la raggiunse con i suoi due amici alle calcagna.
“Trattale bene.” Si raccomandò Sophia facendo avanzare Anne che si tuffò tra le braccia di Remus reprimendo uno sbadiglio.
“Star scenderà tra poco, dice che potete andare a cena intanto.” Riferì Ann.
Sirius fece un cenno alle tre ragazze e i ragazzi e la bambina si avviarono in Sala Grande.
“Allora ti è piaciuto stare in biblioteca?” Domandò gentilmente Remus alla piccola mentre camminavano mano nella mano preceduti da James e Sirius.
“Oh, si. C’erano molti libri e Star ha parlato con un ragazzo e mi ha detto che le piaceva.” Raccontò Anne.
Sirius e James si immobilizzarono di colpo voltandosi lentamente verso di lei con rigidità.
“Cosa ha detto? Con chi ha parlato?” La interpellò James con gli occhi sgranati.
“Un ragazzo più grande, chiamava Dennis.” Rispose la bambina.
“Si dice: si chiamava, non chiamava e basta.” La corresse Remus gentilmente.
“Chissene importa!” Sbraitò James. “Forse non hai capito ma la nostra Star ha parlato con un ragazzo più grande. CHE LE PIACEVA!”
“Certo, ma non mi pare che sia proibito parlare con qualcuno e a Star piace qualunque persona abbia un buon carattere.” Cercò di tranquillizzarlo Remus.
“Ma… Ma…” Tentò di protestare James però non trovando un argomento valido fece finta di niente e ricominciò a camminare con i pugni serrati.
“Ehi aspettatemi.” Li chiamò la ragazza mentre correva verso di loro. I tre si voltarono e James in un attimo la prese per le spalle inchiodandola al muro.
“Ahia!” Protestò lei senza fiato a causa dell’impatto.
“Perché non mi hai detto subito di questo ragazzo? Non ti fidi più?” Gridò il ragazzo.
Star lo guardò negli occhi nocciola che fiammeggiavano. “Non è nulla di che, è solo un ragazzo carino con il quale studio e che ha un carattere gentile e allegro.” Spiegò calma leggendo nel pensiero del fratello per capire di che ragazzo stesse parlando.
“Ma non me ne hai mai parlato, sai cosa vuol dire venirlo a sapere da una bambina che hai appena conosciuto? Io ti amo. Capisci? Lo capisci? Voglio che tu possa parlarmi sempre, senza filtri anche nel cuore della notte, voglio che tu ti senta al sicuro tra le mie braccia anche se attorno a noi tutto sta cadendo. Voglio che ti lasci tutto alle spalle e che ti fidi di me, di noi. Voglio sapere qualsiasi cosa che ti renda felice o triste. Voglio essere la prima persona a cui pensi quando ti accade qualsiasi cosa. Perché tu sei questo per me e non è giusto che sia solo io ad esserci cascato, che sia solo io a provare questo e a non riuscire a nasconderlo.” Le confidò lui tutto trafelato respirando a malapena mentre le sue guance diventavano rosse.
“Anni passati a nascondere ogni scintilla di felicità non se ne vanno in un soffio nemmeno se ora so che se nascondo questa scintilla non potrà mai unirsi alle altre e diventare un fuoco.” Mormorò la ragazza.
“Ti ho spiegato e ti ho insegnato a vivere, ti sto guidando passo per passo. Ora buttati.” La incoraggiò tremando e stringendole le spalle al punto da far sbiancare le nocche.
Star chiuse gli occhi e si tuffò nel petto di James stringendolo a sè e lasciandosi stringere.
Remus assisteva commosso alla scena con gli occhi lucidi e un gigantesco sorriso sulle labbra, Anne lacrimava dalla felicità e Sirius cercava con tutto se stesso di rimanere impassibile ma non ce la fece. Il ragazzo corse ad abbracciare i due amici stringendoli più forte che poteva, anche Remus li raggiunse senza che nessuno lo dovesse pregare.
“Siamo nel bel mezzo di un corridoio.” Ricordò loro la ragazza.
“Ti importa sul serio?” Le chiese Sirius.
“No.” Rispose lei sincera stringendoli di più tutti quanti, qualcuno le strinse la vita con delle braccia molto esili, abbassò lo sguardo e vide la piccola Anne, sorrise ancora di più e posò una mano sulla sua testa.
Si staccarono ma si tennero per mano mentre percorrevano gli ultimi corridoi verso la Sala Grande. Non dissero nient’altro per tutta la serata. Una volta di ritorno in dormitorio spostarono tutti i materassi a terra uniti in un grande quadrato e vi si distesero in cerchio con le teste tutte al centro. Fissarono il soffitto senza dire nulla, ci furono solo mani che si allungavano a cercarne altre o a sfiorare visi e capelli, occhi che si incrociavano, pensieri che volavano in quella stanza che ne aveva già passate tante e loro erano solo al secondo anno e si sentirono piccoli. Più vicini ad Anne che a tutti gli altri studenti.
Ciack.
Peter abbassò la macchina fotografica e scese dal letto dove si era appollaiato per fare la foto.
“Scusatemi. Non volevo disturbarvi ma eravate così dispersi che non vi siete nemmeno accorti di me. Io oggi dormo con quelli del primo. Ci si vede.” Mugugnò in tono così basso da essere appena percettibile quando gli occhi di tutti si posarono su di lui. Lasciò la macchinetta di James sul comodino ed uscì in silenzio come era entrato.
“Buffo.” Commentò Sirius ma nemmeno lui capì il perché di quella parola in quel momento.

…………….

“Siamo già il ventuno.” Constatò Star lanciando uno sguardo preoccupato a Remus che pallidissimo cercava di affrontare le lezioni mattutine.
“Sicuro di non voler rimanere in dormitorio?” Gli domandò James facendosi largo tra la folla e aprendo un varco per l’amico.
Il ragazzo fece segno di diniego con la testa evitando di aprire la bocca.
“Stai male?” Si interessò dolcemente Anne.
Ancora un'altra negazione da parte di Remus che tentò coraggiosamente un tiepido sorriso malfermo.
“A me sembra proprio di si.” Insistette la piccola.
“Lascialo stare per favore, è troppo orgoglioso per ammetterlo ma è vero: sta male. Quindi evita di infastidirlo.” La bloccò Sirius.
La bambina gli fece la linguaccia ma smise di porre domande.
Entrarono nell’aula di pozioni e si misero nel banco in fondo. 
Anne tirò fuori un libro e cominciò a leggere farfugliando tra sé e sé mentre i Malandrini si preparavano ad una disastrosa lezione.
“Niente pratica oggi, ragazzi. Voglio fare un po’ di teoria sui Distillati. Fuori i libri.” Cantilenò allegramente Lumacorno.
“Che tipo di Distillati? Quelli che beve ogni sera?” Scherzò Sirius a bassa voce.
Star e James trattennero una risata.
Dopo cinque minuti gli unici attenti erano Lily e Severus, seduti vicini in primo banco, come sempre.
“Da quanto non lo tormentiamo più?” Chiese James indicando il ragazzo dai capelli unticci con un cenno del mento.
“Dall’anno scorso.” Rispose annoiata Star scribacchiando su un foglio e lanciando un’occhiata ad Anne seduta alla sua sinistra. 
“Non è un po’ troppo tempo?” Ghignò Sirius mentre faceva il solletico con una piuma sul naso di Remus addormentato sul banco alla sua destra.
“Lascia stare Rem. Comunque se lui non ci fa nulla non possiamo mica iniziare noi.” Borbottò la ragazza.
“Perché no?” Si strabiliò James.
“Perché non siamo i tipi da lanciare incantesimi o fare scherzi solo perché ci va, siamo Grifondoro dobbiamo sempre avere un valido motivo sotto.” Spiegò paziente lei.
“Il fatto che lui esista va bene?” Chiese Sirius sarcastico.
“No.” Sbuffò Star.
“Dai! Non abbiamo mai avuto un vero pretesto per tormentarlo.” Continuò Felpato.
“Ha ragione.” Gli diede man forte James.
“…quando sarete pronti potrò mettervi a disposizione un po’ della mia scorta di Veritaserum. L’uso di questa pozione è strettamente regolato da norme imposte dal Ministero ma sono sicuro che alcuni di voi saranno felici di studiarla accademicamente senza usarla su nessuno.” La voce del professore si fece più forte per sovrastare il loro chiacchiericcio.
“Veritache?” Bisbigliò Sirius.
Il professore lo sentì. “Qualcuno sarebbe così gentile da rispiegare al nostro sbadato signor Black cos’è e quali sono gli effetti della Veritaserum?”
Le mani di Lily e Severus si alzarono immediatamente e furono quasi le uniche ma non fu nessuno dei due a rispondere.
“Veritaserum una potentissima pozione della verità, basta far ingerire poche gocce ad una persona per fargli rivelare qualsiasi profondo segreto. Non c’è scampo. Una volta che l’hai bevuta sei costretto a rispondere sinceramente a tutte le domande che ti vengono poste per un dato periodo a seconda della quantità ingerita. Solo una persona nel 1547 è riuscita a contrastare questi effetti ma gli è servita una tale forza morale che è impazzita subito dopo finendo ricoverata al San Mungo.”
“Benissimo signorina White!” Esclamò giulivo Lumacorno. “Ottimo approfondimento, non avevo mai sentito di colui o colei che era riuscito a sfuggire agli effetti di questa pozione.”
Sirius e James si voltarono sorpresi verso di lei e lo stesso fecero Piton e la Evans.
“Ricorda anche come si chiamava?” Le domandò ancora il professore tutto emozionato.
“Abramo Gudolf. Unico figlio di Cristian Gudolf sposato in gran segreto con una donna stupenda e ucciso insieme ad ella e al figlio dalla madre della stessa.” Raccontò Star e James vide i suoi occhi riprendere quella sfumatura scura che avevano quando l’anno prima era entrata in contatto con la Morte.
“Incredibile! Andrò ad informarmi. Per ora le assegno venti punti.” Poi Lumacorno riprese la sua lezione profondamente rasserenato.
“Potter.” Bisbigliò la ragazza come uscendo da un sonno profondo.
“Eh?” Si stupì Sirius sventolandole una mano davanti alla faccia.
“Dicevamo di Mocciosus?” Chiese Star ritornando in sé.
“Ti senti bene?” Si preoccupò James.
“Si, allora? Volete ascoltarmi o no?” Insistette lei come se non fosse successo nulla di anormale.
“Si, faremo i bravi.” Le assicurò Sirius parlando lentamente come se si aspettasse che la ragazza non lo capisse.
“Voi siete strani!” Rise lei serena. “Un pinguino.” Aggiunse poi indicando il disegno sul bordo del suo foglio di pergamena.
James e Sirius annuirono intimoriti cercando di assecondarla.

……………..

Remus aveva dormito per tutte le ore scolastiche e con mano tremante tentava di mangiare qualcosa.
“Vengo con te.” Ripeté Star per la millesima volta.
“E Anne? Se vieni tu dovranno venire anche Sirius e James con chi rimarrà?” Le ricordò per la millesima volta più una Remus posando la forchetta.
“Se loro non venissero?” Chiese la ragazza.
“Allora non lascerò che tu venga. Non puoi venire da sola, questi erano i patti.” Replicò il ragazzo.
“Dove andate?” Domandò la bambina arrivando in quel momento assieme agli altri due Malandrini.
“Remus deve stare in Infermeria per sta notte. Temo abbia un influenza.” Rispose Star senza esitazioni.
“Perché dovete andarci tutti insieme? Di che patti sta parlando?” Insistette Anne.
“I patti erano che se uno di noi stava male dovevamo assisterlo insieme o non assisterlo affatto.” Si inventò Sirius al momento salvando la situazione.
“Allora vengo anche io!” Propose la piccola.
“Non se ne parla! Non possiamo rischiare che ti ammali! Le influenze dei maghi sono estremamente contagiose. Rischi di dover rimandare ancora di più il tuo rientro a casa.” Le proibì James.
“Va bene, ma non farmi stare con le tue compagne.” Implorò la bambina rivolta a Star.
La ragazza si morse il labbro pensierosa. “E con chi vuoi stare?” 
“Con Dennis.” Suggerì Anne con un gran sorriso.
“Chi è Dennis?” Investigò James squadrando sua sorella da capo a piedi.
Lei lo ignorò. “Ok, vieni su a lavarti e cambiarti e poi glielo chiediamo.” 
Prese la piccola per mano e si avviò verso la torre di Grifondoro.
“Chi bolide è questo tipo?!” Si arrabbiò James sedendosi di peso sulla panca e cominciando ad ingurgitare del cibo a caso.
“Sembri un po’ geloso. Non ti è passata dopo quel pomeriggio e quell’abbraccio in pubblico?” Lo stuzzicò Sirius.
“Pff. Non insinuare che non mi fido di lei. Io mi fido di lei. Non mi fido del resto della gente. Non ho nulla in contrario se passa del tempo con altri ragazzi. Le farà bene, può conoscere chi vuole. Solo che se chi conosce le spezza il cuore io spezzo a sto tipo la colonna vertebrale. Tutto qui.” Brontolò il ragazzo.
Remus scosse la testa rassegnato mentre Sirius se la rideva sotto i baffi.

………….

“Dennis, ehi, posso parlarti?” La voce di Star era una dei pochi suoni gradevoli in quel momento per il ragazzo dagli occhi verdi seduto con i suoi amici che discutevano animatamente su una sciocchezza.
Si voltò e incontrò il viso della ragazza che teneva per mano Anne già pronta per la notte nel suo pigiamino con i coniglietti gentile concessione della signora Potter.
“Con molto piacere.” Le rispose alzandosi e seguendola fuori dalla Sala Comune nel corridoio deserto.
“Vedi, Remus sta poco bene e io e gli altri vorremmo stare con lui in Infermeria sta notte ma abbiamo paura che Anne si ammali e lei vorrebbe stare con te, è possibile?” Spiegò Star tutto d’un fiato, sembrava avere una gran fretta perché batteva con il piede a terra e non riusciva a tenere ferma la mano che non stringeva quella della bambina.
“Non c’è problema può stare con me per sta notte.” Le assicurò felice di potersi rendere utile.
“Bene, puoi dormire con lei nel dormitorio maschile del secondo anno, a Peter non darà fastidio. Ti dispiace?” Gli chiese gentilmente lei.
“No, tranquilla. Vai pure. Ci penso io.” La rassicurò prendendo la mano libera di Anne che lasciò la ragazza.
Star gli posò leggera le labbra sulla guancia e corse via. 
Lui sospirò. “Aspetta! Sai che giorno è?” Le gridò dietro.
La ragazza si bloccò voltandosi. “Il ventuno, perché?”
“Devo segnarmelo da qualche parte.” Rispose Dennis sorridendo malizioso.
Lei gli sorrise di rimando e poi riprese la sua corsa.


……………………..
Ancora una volta. Pensò Remus rassegnato inginocchiandosi a terra in preda al dolore. Ogni singolo lembo di pelle cominciò a bruciargli intensamente e lui gridò o forse ululò, non ne era sicuro, batté un pugno a terra e poi smise di sentirsi se stesso. Il lupo in lui prese il sopravvento e quel lupo voleva mordere la ragazza di fronte a se. Balzò verso di lei ma poi si fermò accucciato come un bravo cagnolino fissando quei grandi occhi cobalto. Un raggio di luna entrò da una fessura della finestra sbarrata illuminando la pelle chiara e perfetta della ragazza e facendo rispendere i riflessi oro nei suoi capelli corvini. Il lupo la voleva attaccare ma lui, Remus, le voleva troppo bene per farle del male. Le unghie dell’essere si piantarono a terra mentre un ringhio basso usciva dalla sua gola. Qualcosa nel lupo si piegò alla volontà del ragazzo e l’animale e l’uomo insieme vollero la stessa cosa: giocare.
Così il lupo mannaro si mise a quattro zampe e cominciò una corsetta leggera verso la ragazza che subito gli spostò di lato il muso per non farsi mordere, l’animale tornò verso di lei sempre più piano e Star lo guardò con gli occhi sbarrati dallo stupore, allora anche lei con calma e attenzione si mise a quattro zampe senza poggiare le ginocchia a terra e il lupo cominciò a rincorrerla, lui la mordeva e la graffiava ma senza rabbia alcuna sembravano quasi due docili cuccioli che giocano insieme.
La ragazza rise saltellando e correndo per la stanza bloccando le mandibole del lupo quando le arrivavano troppo vicine e riparandosi il viso dalla sue zampate.
Era divertente.
Stranamente divertente.
Lunastorta era proprio migliorato negli ultimi tempi.
Poi, però, lui la morse più forte del previsto e ricominciò ad attaccarla con ferocia con l’unico obbiettivo di azzannarla. Lei era pronta a respingerlo e un’altra luna piena passò.

…………

“Sali prima tu e mandaci giù Peter e il tuo amichetto baby sitter.” Le consigliò James con una punta di amarezza quando arrivarono in Sala Comune di buon ora.
Star annuì, non aveva la forza di replicare, Lunastorta cercava di migliorarsi ma ciò lo induceva ad essere più feroce quando il lupo riprendeva il completo controllo e ciò la sfiancava.
La ragazza salì nel dormitorio dei ragazzi e scosse piano la spalla di Peter.
“Buon giorno. Scusami se ti ho svegliato così presto ma gli altri ti vogliono giù.” Annunciò lei in tono gentile.
Il ragazzo sbadigliò afferrò la divisa e scese al piano di sotto.
Lei poi si girò verso l’altro giovane nella stanza addormentato su un letto con la piccola Anne in braccio. “Dennis.” Lo chiamò dolcemente, lui non si svegliò.
Star si mordicchiò il labbro inferiore impensierita e gli si avvicinò piano continuando a pronunciare il suo nome. Alla fine gli sfiorò una guancia con la mano. “Dennis, svegliati. Non vorrei essere scortese ma ho bisogno che tu te ne vada in fretta ora.” 
Dennis aprì gli occhi e sorrise. “Sono morto senza accorgermene? No, non credo; nemmeno gli angeli del paradiso possono eguagliare questa visione.”
La ragazza sbuffò imbarazzata. “Grazie di…”
“Oh, Merlino! Che ti è successo?!” Gridò lui alzandosi di colpo e lasciando sul letto Anne che si rigirò infastidita.
Lei lo guardò interrogativa e poi seguì gli occhi di lui e capì. I vestiti di Star erano stracciati e pieni di sangue ovunque e qualche taglio profondo doveva ancora rimarginarsi.
“Ehm… no, non è nulla di grave, io… sono dovuta andare alle serre per prendere un germoglio essenziale per Remus e non sono stata attenta ai …Tentacoli Velenosi e… si, non c’è problema.” Si inventò la ragazza al momento.
“Perché sei dovuta andare te? James e Sirius?” Domandò Dennis esaminandole un lieve taglio sulla mano con aria preoccupata e lei si ritrovò a pensare che se l’avesse visto qualche minuto prima, quando era profondo due o tre centimetri sarebbe svenuto. Sorrise tra sé e sé.
“Loro dormivano e io non li ho svegliati perché mi sembrava inutile, sai… poi volevo farmi un giro…così…” Cercò di spiegare.
Il ragazzo parve calmarsi.
“Loro sono in Sala Comune ad aspettarti, vero?” Le chiese dopo un po’.
“In realtà aspettano che tu scenda. Io devo badare ad Anne, svegliarla, farmi un bagno, e loro vogliono parlarti, presumo.” Rispose la ragazza.
“Di cosa?” Si incuriosì lui raccogliendo i suoi vestiti.
“Cose da maschi. Immagino.” Sospirò lei teatralmente.
“Sei forte.” Si complimentò Dennis uscendo a sua volta dalla stanza.
Star rimasta sola si infilò nella doccia e si cambiò. Dopo di che si mise nel letto accanto alla bambina e chiuse gli occhi cercando di riposare.
Intanto al piano di sotto James e Sirius attendevano Dennis con impazienza.
“Qualche problema ragazzi?” Sbadigliò lui scendendo le scale.
“Si, un bel po’. Uno: noi e Star siamo una famiglia e quindi se la allontani da noi contro la sua volontà sei morto.” Cominciò James.
“Due: spezzale il cuore e noi ti spezziamo un po’ di ossa.” Continuò Sirius.
“Tre: lei non è un oggetto non la puoi possedere. Detto questo puoi provarci con lei.” James si avviò verso la conclusione del loro discorsetto.
“Si, siamo curiosi di vedere se riesci a conquistare il suo cuore.” Ghignò Sirius.
“Gran bel carattere voi ragazzi, non vi preoccupate, lei nemmeno si è accorta del fatto che ci sto provando spudoratamente. Vi prometto che non farò niente di più che parlarle finché lei non capirà. Devo andare, ci si vede.” Li salutò Dennis oltrepassandoli e uscendo dalla Sala Comune.
I due ragazzi si lanciarono uno sguardo stranito e salirono nel loro dormitorio.

…………

Per tutto il resto della settimana i Malandrini furono così occupati tra compiti e allenamenti che la piccola Anne si ritrovò a passare sempre più tempo con Dennis il quale aveva moltissimo tempo libero. Con lui la piccola imparò a muoversi da sola in giro per Hogwarts senza avere paura e cominciò a stare anche con tutti gli altri studenti di tutte le case che la accoglievano a braccia aperte inserendola in ogni cosa fosse divertente e adatta alla sua età.
Il venerdì sera l’aria era elettrica a causa dell’imminente inizio della stagione di Quidditch. Nella Sala Comune di Grifondoro la squadra, distrutta dall’ultimissimo allenamento prima della partita dell’indomani, tentava di trascinarsi stancamente verso i dormitori ma i sette giocatori vennero bloccati più volte da tutti gli altri studenti in vena di festa.
“Star andiamo a dormire?” La piccola Anne tirò un lembo della divisa della ragazza guardandola con i suoi immensi occhi azzurri.
“Scusatemi ma credo che si sia fatto tardi, a domani.” Si congedò lei con un gran sorriso ci fu un boato di protesta generale ma alla fine Star riuscì a guadagnare le scale e quindi la via verso un letto caldo.
“Avete notato? Se n’è andata dritta verso il dormitorio maschile…” Commentò una ragazza del quinto anno bisbigliando con le sue amiche.
“Non so voi ma io non ci credo alla storia che lei dorme li perché la piccola Anne vuole dormire insieme a lei e agli altri ragazzi, secondo me lo fa solo per stare con James.” Ipotizzò malignamente un’altra ochetta unendosi al gruppetto.
“Saranno pure una bella coppia agli occhi di molti ma io credo che lei lo abbia ingannato. Cioè, può essere bella finché vuole ma ha un carattere assurdo e non si veste mai decentemente, poi non si trucca e…” Cominciò a dire un’altra ragazza ancora ma fu interrotta dalla comparsa di Remus alle sue spalle.
“Forse lei, a differenza di voi, non ha alcun bisogno di bei vestiti e quintali di trucco per essere fantastica, e il suo carattere è mille volte meglio del vostro. E…lasciatela stare.” Decretò il ragazzo con inconsueto coraggio da parte sua.
Le ragazze ammutolirono e lui girò sui tacchi salendo a sua volta in dormitorio.
“Fai piano Rem, Anne si è appena addormentata.” Sussurrò Star quando il ragazzo entrò nella stanza.
Remus annuì avvicinandosi al suo baule per indossare il pigiama.
Nel frattempo la ragazza si alzò per sistemare le lenzuola del letto di James e Sirius, quando si voltò vide l’amico a petto nudo e si bloccò ad osservare le vecchie ferite che piano piano si rimarginavano.
“Che c’è?” Chiese lui preoccupato indossando in fretta la maglia del pigiama.
“Sono felice. Adoro sapere che non ti fai più del male quando ti trasformi.” Rispose lei sorridendo.
“Tecnicamente è merito tuo.” Le ricordò il ragazzo imbarazzato.
Star rise. “No, è tutto merito tuo, stai facendo enormi progressi, la scorsa luna piena mi hai riconosciuto.”
“Per un po’.” Precisò Remus.
La ragazza spalancò la bocca stupita. “Come…?”
“Quando cerco di mantenere il controllo sono lucido e ricordo quello che faccio ma so che la notte non è finita così, cosa ho fatto dopo?” Spiegò interrompendola.
“Ti sei comportato come sempre.” Raccontò lei vaga sbadigliando e avvicinandosi a Anne per mettersi sotto le coperte con la piccola.
“Ho parlato con Dennis prima, mi ha detto che mercoledì quando lo hai svegliato eri ferita. Le tue solite ferite scompaiono prima che tu possa raggiungere la scuola, me lo hanno assicurato James e Sirius.” Questo bastò ad immobilizzare Star.
“Sei più violento quando il lupo riprende il sopravvento.” Disse lei atona senza nemmeno girarsi.
Il ragazzo sospirò. “Sai cosa mi ha dato la forza di combattere il lupo?” Un attimo di silenzio. “Tu.”
La ragazza si voltò di scatto verso il suo amico fissandolo dritto negli occhi come per cercare una qualche traccia di bugie.
“Ho pensato che non volevo farti male e questo mi ha aiutato. Quindi se vuoi farmi sentire meglio, se vuoi che io migliori, devi dirmi se ti faccio del male e soprattutto devi raccontarmi quanto dolore provi.” Continuò lui.
Lei gli si avvicinò e lo abbracciò di slancio, caddero insieme sul materasso di Remus e rimasero abbracciati così a lungo che si addormentarono li.

…………………

Star si svegliò per prima quella mattina e le salì un groppo in gola al pensiero che quel giorno avrebbe giocato la sua prima partita, si alzò a sedere di scatto e svegliò Remus steso accanto a sè, i due si guardarono strabiliati prima di ricordarsi perché erano finiti nello stesso letto e allora si sorrisero.
Ciack.
La ragazza sospirò. “James sai vero che io ti toglierò presto di mano quella macchina fotografica?”
Suo fratello rise. “E perché mai? Adoro fare foto, potrei farci un calendario con quelle che ho scattato tra ieri sera e ora.” 
Remus e Star strabuzzarono gli occhi.
“Come?!” Urlarono all’unisono.
“Oh, si, ci siamo divertiti ieri sera.” Sbadigliò Sirius alzandosi.
“TU! Per una volta nella tua vita in cui mi avrebbe fatto comodo che ti svegliassi tardi decidi di aprire i tuoi occhi così presto e solo per poter dare aria alla bocca? Va a lavarti i denti, villano! Se non vuoi muorire giovane.” Gli gridò dietro la ragazza lanciandogli addosso un cuscino.
Lui corse verso il bagno riparandosi la testa con le braccia e ridendo forte.
Star scosse la testa rassegnata e poi si voltò verso suo fratello che ridacchiava tra i denti. “Sparisci anche tu prima che ti prenda a calci nel deretano.” Gli intimò alzando un pugno.
Il ragazzo seguì Sirius in fretta e furia.
“Spero che si diano una mossa, altrimenti faremo tardi ala partita. Senti, Rem, ci pensi tu a svegliare Anne? Io vado dalle ragazze a cambiarmi.” Chiese con voce calma anche se le mani le tremavano dall’emozione.
Remus annuì sorridendole.
Si ritrovarono tutti al tavolo di Grifondoro per la colazione.
James, Sirius e Star si sedettero vicino al resto della squadra mentre Remus e Anne mangiarono in disparte parlando con alcuni ragazzi tra cui Dennis.


…………….

“Ok, piove a dirotto, non vedremo nulla e scivoleremo spesso. Due consigli: sempre una mano salda sulla scopa e fate in fretta prima finiamo meglio è.” Annunciò Jordan alla squadra riunita nello spogliatoio. Ci fu un attimo di cenni d’assenso e risate tese, pacche sulle spalle e parole di incoraggiamento e poi uscirono tutti in ordine.
In meno di cinque secondi si ritrovarono lavati dalla testa ai piedi.
Jordan strinse la mano al capitano della squadra di Corvonero.
Il fischio di Madama Bumb si perse un po’ nel vento ma entrambe le squadre si alzarono comunque in volo anche se il fango sotto le suole delle scarpe non assicurò a nessuno una partenza veloce.
Sirius e Star avevano un compito ben preciso: tenersi sott’occhio ma stare il più distante possibile e tenere alla larga dalla propria squadra i bolidi possibilmente mandandoli addosso all’altra squadra. Nonostante si fossero spesso allenati durante le piogge torrenziali si persero di vista quasi subito.
Il cielo era così scuro che le uniche cose che si distinguevano dall’a pioggia erano le sagome dei giocatori più vicini e gli spalti.
Fortunatamente Star riuscì a raccattare James prima che finisse contro un palo degli anelli.
“Grazie!” Urlò quello per contrastare il rumore della tempesta.
“Figurati!” Gridò lei a sua volta.
“Dobbiamo finire in fretta…e sono sicuro che tu sai come. Buttati, Star, facci vincere prima che ci anneghiamo.”
James girò la scopa e ricominciò a scrutare il campo alla ricerca del boccino d’oro.
Pochi metri sopra alla ragazza Corvonero stava per segnare e in quel momento un bolide le arrivò da parte di Sirius lei sorrise prima di colpirlo con forza mandandolo verso l’alto e centrando il cacciatore di Corvonero in pieno mento cosa che, chissà perché, fece perdere al ragazzo la pluffa.
Star salì nel cielo senza staccare gli occhi dalla sagoma rossa di Sirius.
Qualche minuto dopo credette di vedere Robin segnare un punto ma forse non era vero. Una ragazza di Corvonero tornò indietro passando accanto a Sirius che la centrò in pieno con un bolide.
Sotto di loro James appariva ancora in alto mare.
Poi lo vide; il boccino. Si trovava nel mezzo tra se e suo fratello e il Cercatore di Corvonero, Cris, pareva averlo visto. Diede una mazzata ad un bolide che le veniva vicino ma nel farlo perse la presa sulla scopa e cadde.
Cris si bloccò non capendo da dove venisse quel ammasso rosso in caduta libera.
Qualcosa le sfreccio accanto e sentì la sua caduta fermarsi grazie ad una mano stretta attorno al suo avambraccio, alzò lo sguardo e vide la faccia sorridente di James e la sua mano libera stretta a pugno.
Un boato si levò dalla folla e Sirius li raggiunse tenendo tra le mani la scopa di Star, la ragazza si rimise in sella e rise delle facce sconvolte dei Corvonero.
Tutta la squadra di Grifondoro fu addosso a loro in un attimo coinvolgendoli in un enorme abbraccio instabile e bagnato.
Scesero a terra per miracolo e caddero nel fango sommersi dal resto della Casa che se li caricò sulle spalle portandoli fino al castello.
Solo quando raggiunsero la Sala Comune ed ebbero pranzato tutti insieme con dolci e schifezze varie finalmente i Malandrini poterono riunirsi lontano dal resto dei Grifondoro nella loro calda e accogliente stanza. La prima cosa che fecero fu una lunga doccia uno alla volta e poi si sedettero a terra infagottati nei maglioni pesanti per scacciare via l’umidità della pioggia penetrata nelle loro ossa durante la partita.
“Ottima giocata!” Si congratulò con loro Remus.
“Io ho avuto tanta paura quando stavi cadendo.” Piagnucolò Anne.
“Già quando ti ho vista mi è venuto un colpo, per fortuna che James è riuscito ad afferrare sia te che il Boccino.” Scherzò Sirius.
Star e James risero ma dopo un attimo si fermarono perplessi.
“Fortuna?” Chiesero insieme.
La stanza piombò nel silenzio.
“Voi avete seriamente creduto che fosse stata fortuna?” Esordì James con lentezza.
Tre sguardi si puntarono su di lui  ma fu sua sorella a continuare.
“Io mi sono fidata di James. Lui mi ha detto di buttarmi, certo all’inizio credevo che si riferisse al fatto che dovevo mettere in atto un piano che lui sembrava certo avessi in mente e per i primi minuti ho pensato intensamente a qualcosa di geniale però quando l’ho visto sotto di me a cercare il boccino ho capito.”
“Capito cosa? Siamo comuni mortali noi, potreste spiegarci?” Li incitò Remus.
“Io l’avevo già visto il boccino ma temevo che se mi fossi mosso anche Cris se ne sarebbe accorto e lui era sempre più vicino di me a quel dannato coso e quindi ho cercato di tenere sotto controllo quella pallina aspettando il momento opportuno ma non arrivava mai e ho chiesto aiuto a Star.” Raccontò il ragazzo occhialuto passandosi una mano tra i capelli bagnati.
“Già, mi sono accorta che lui faceva di tutto tranne che guardare verso il boccino e mi sono resa conto della situazione. Lui non mi aveva chiesto di ideare un piano ma di fidarmi e compiere il suo. Così mi sono buttata.” Spiegò meglio lei.
“E abbiamo vinto.” Concluse James gonfiando il petto senza accorgersene colmo di fierezza.
Dopo due secondi di silenzio Remus si accasciò sul pavimento e la mascella di Sirius raggiunse un livello di scioltezza impressionante. Anne li fissò senza capire veramente, felice della vittoria.
“Dobbiamo dirlo a tutti!” Decretò Sirius saltando in piedi e trascinandoli tutti fuori dal dormitorio.
Appena entrato in Sala Comune si mise in piedi su una sedia e cominciò a gridare ciò che aveva appena scoperto.
In meno di due secondi l’intera Casa fu addosso a Star e James per sapere ulteriori dettagli, Jordan fece loro i complimenti e tutto ciò andò avanti fino a quando qualcuno non cominciò a portare bibite e cibo nella torre ma non ci fu altro che una breve pausa, dopo di che gli studenti tornarono all’attacco per festeggiare la vittoria.
“Si, mi sono fidata incondizionatamente. Sapevo che mi avrebbe preso.” Ripeté Star per la millesima volta alla centesima persona.
“Scusa…” Un ragazzo le batté piano sulla spalla, lei si girò stanca pronta ad un altro resoconto di quella partita.
“Ehi voi! Guardatemi tutti, hp un brindisi da fare!” Jordan attirò l’attenzione di tutti su di sé e Star ne approfittò per allontanarsi dal ragazzo. Mentre il Capitano parlava della vittoria lei cercò di sgusciare fuori dalla Sala ma prima di poter raggiungere il buco del Ritratto andò a sbattere contro qualcosa di invisibile.
“Vieni qui sotto. Ti porto via.” Le disse una voce familiare e una mano comparve dal nulla per aiutarla ad infilarsi sotto il Mantello dell’Invisibilità. Suo fratello le sorrise e la prese per mano guidandola verso l’uscita e poi oltre molti corridoi fino ad uscire all’aria fredda della sera.
“Non piove più.” Constatò la ragazza sfilandosi il mantello e lasciandolo al ragazzo che lo piegò.
“No.” Le dette ragione James anche se era una frase stupida da dire e confermarla lo era ancora di più.
Camminarono a lungo stando addossati al muro esterno del castello per non farsi vedere da chi guardava dalle finestre.
“Ci sei riuscita eh?” Il ragazzo ruppe il silenzio e lei sapeva che lo avrebbe fatto perché era suo fratello ed era li per quello e lui sapeva che orgogliosa com’era non si sarebbe mai azzardata a parlare per prima.
“Si, ma…” Cominciò la ragazza.
“Hai esitato, lo so. Ci eri già arrivata ma non ne eri sicura per questo non ti sei buttata subito.” La anticipò James smettendo di camminare.
“Già, hai mai notato che ogni volta che arriviamo ad un punto di svolta tu ti fermi e mi guardi negli occhi?” Constatò sua sorella.
“Lo faccio apposta. Ho bisogno di trovare i tuoi occhi per leggerti.”
Star abbassò il capo lasciando che i capelli le coprissero il volto.
“Comunque non so cosa provo per Dennis, direi che è un ragazzo a posto, tutto qui per ora. E’ sbagliato?”
“No.” Le rispose lui dolcemente ingoiando un gigantesco groppo che gli era comparso in gola.
“E per quanto riguarda il fatto che non mi sono buttata subito, beh io mi fido di te ma…” La voce della ragazza si spense e poi provò a fare ciò che James faceva sempre. Cercò gli occhi nocciola del fratello e riprese a parlare con più calma e decisione. “Sono sicura che non c’è un ‘ma’ , non può esserci, ho deciso James, mi butterò sempre per te. Ora so che posso fidarmi veramente quindi, sediamoci, devo raccontarti una cosa.”
Il ragazzo eseguì accomodandosi a terra, lei gli si sedette davanti e prese un bel respiro.
“Durante la lezione di Pozioni sulla Veritaserum io sapevo quelle cose perché penso che le sapessero i miei antenati. Succede così nelle potenti famiglie Purosangue: oltre a passarsi i geni ci si passa anche la sapienza. Per questo so usare tutti quegli incantesimi o so cosa strane. Solo che non sai quanto mi dia fastidio, vorrei riuscire a controllarmi e invece no, mi sento succube di questa cosa, è come se in quei momenti non fossi in me.” Incominciò Star.
“Lo so, vedo i tuoi occhi cambiare colore, forse però non è tutta una cosa negativa, magari se impari a restare te stessa potresti usare la tua sapienza per il bene, un giorno, quando usciremo da Hogwarts.” Propose James.
“Non farmi pensare a quel momento, siamo solo al secondo anno!”
“Oh, ora ho capito perché continui a ripetere la nostra età sottolineando che siamo piccoli: non vuoi che la scuola finisca!” La prese in giro lui.
“Già. Vorrei che tutto durasse per sempre.” Gli confidò sorridendo.
“Ma tutto durerà per sempre! Siamo noi, una cosa banale come la fine della scuola non potrà certo dividerci! Che sciocchezze… Ora basta però, mancano ancora tanti anni.” La rincuorò suo fratello.
Risero insieme e si sistemarono l’uno affianco all’altro in modo da poggiare le schiene al muro e la ragazza inclinò la testa fino a toccare con essa la spalla di James.
“Sembri diversa ora. Più te stessa. Più fragile ma anche più umana. Sei quella di sempre ma più completa.” Commentò il ragazzo dopo alcuni secondi.
“Forse perché ho lasciato cadere tutte le mie difese e ho mollato le armi.” Spiegò lei.
“Ne sono felice. Fidati.” 
Star sorrise largamente e lo abbracciò facendolo stendere a terra e finendo distesa al suo fianco.
Risero per un po’.
“E’ bagnato qui per terra. Forse è meglio che saliamo.” Suggerì il ragazzo. La ragazza si alzò aiutandolo a tirarsi in piedi.
Rimisero il mantello e tornarono verso la torre di Grifondoro dalla quale provenivano ancora voci, grida di giubilo e risate.
Prima di avvicinarsi troppo al ritratto della Signora Grassa Star si bloccò e tornò a perdersi nel caldo nocciola degli occhi del fratello.
“Posso farti il mio primo giuramento?” Gli chiese con serietà.
James annuì convinto che se avesse aperto bocca il suo animo lo avrebbe tradito gridando di gioia.
“Ti giuro che mi fiderò sempre di te. So che vorresti che lo faccia per me, ma di me non mi fido. Sai cosa vuol dire fiducia? Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.”
Il ragazzo rise. “Ti sei imparata a memoria la definizione del vocabolario?”
“Si. Perché non mi ero mai fidata prima, di nessuno, ma io ti amo James e ho bisogno di te e non penso di volere più nasconderlo anche perché non ci riuscirei. Sai cosa mi rende felice? Stare con te e averti come fratello.” 
Si abbracciarono nello stesso momento con spontaneità, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo, l’odore umido del fango e della pioggia appena finita si mescolò al profumo delle loro pelli.
“Mi fido.”.




***
Ok bene, siccome sono a Bari questo capitolo lo invierà Triskell e ne sono felicissima. e vorrei che aggiungesse qualcosa in questo “coso mio” a te la tastiera…

Ehm... Ehm... Salve a tutti... Io sono Triskell... E non so che diamine dire... Spero solo di aver fatto bene il mio dovere e spero sinceramente che il blu della scritta sia quello giusto...
Ok, un saluto, anche da parte di Piumadoro che credo vi avrebbe salutato, credo...
Ciao ciao

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Capitolo 9
*** Avvento e Avvenimenti ***


“Ciao, avete finito le vostre lezioni?” Anne si avvicinò di corsa ai Malandrini appena li vide varcare la porta della Sala Comune.
“Si, per oggi abbiamo finito…finalmente.” Sbuffò Sirius affondando in un divano che forse prima era occupato da una ragazzina del primo anno ma lui non se ne curò.
“Almeno domani è sabato.” Esultò James gettando a terra le gambe dell’amico per potersi sedere a sua volta.
“Oh, cielo! Già sabato? Vuoi dire che domani è il due dicembre?!” Scattò Star tutta agitata.
“Si, certo.” Le rispose Remus con calma posandole una mano sul braccio.
“Oggi è il primo dicembre?! Il primo giorno dell’Avvento?! E nessuno me lo ha detto?!” Cominciò a gridare lei.
“Confidavamo nella tua capacità di contare i giorni della settimana, sai che sono sette, vero? E che sono numerati e divisi in mesi e ogni mese ha un numero diverso di giorni?” La prese in giro Sirius.
“Certo che lo so! E’ che ero convinta che fosse giovedì.” Lo mise a tacere la ragazza agitandosi sempre di più.
“Ma ieri era giovedì e di giovedì ce ne è uno solo.” Continuò a beffeggiarla il ragazzo. “Non le hai insegnato nulla durante la scorsa estate, James!?”
“Ci ho provato ma non pensavo non sapesse che c’è un solo giovedì…” Gli diede corda l’amico.
“Ah, ‘cittatevi’ voi due! Devo sistemare questa faccenda!” Mugugnò Star.
“Cosa hai detto…?” Cominciò James divertito ricevendo uno scappellotto dalla ragazza.
“Quale faccenda? Cosa ti preoccupa?” Cercò di aiutarla Remus.
“Pensavo che potevamo chiedere ad Anne cosa faceva durante l’Avvento e crearne una replica per aiutarla a ricordare. Se si ricorda cosa faceva…solo che credevo glielo avrei chiesto oggi per cominciare domani…ma oggi è già il primo…c’è ancora tempo…” Borbottò Star camminando avanti e indietro finché Anne non le si avvicinò tirandola per la manica.
“Ma, Star, io non faccio niente durante l’Avvento, solo l’albero con tutta la famiglia.” La informò la piccola.
“E quando fai l’albero?” Le chiese Remus.
“Uhm…il secondo sabato o domenica di Dicembre.” Rispose lei sicura.
“Come da tradizione.” Sussurrò Star. “E non apri le caselle del calendario per mangiare i cioccolatini?” Domandò poi ad alta voce.
“Oh, si. La mamma ci faceva trovare sempre un dolcetto diverso in ogni casella, il papà ci aveva costruito una casetta di legno con ventiquattro porticine.” Ricordò la bambina entusiasta.
“Hai detto ‘ci’? A te e a chi?” Si incuriosì James.
“A me e a mia sorella. Lei è più piccolina.” Spiegò Anne.
Star si sforzò di ingoiare l’enorme nodo che le era salito in gola, guardò i grandi occhi azzurri della bambina e passò una mano sui suoi capelli dorati.
“Ricordi niente altro?” Le chiese.
“Si, mia sorella si chiama Di. Oh, l’albero lo sceglievamo con il mio papà nei boschi e facevamo i biscotti di Natale la Vigilia mentre il Ceppo bruciava nel camino e il Pudding la mattina di Natale dopo aver scartato i regali e pranzavamo sempre assieme al resto della famiglia cantando canzoni di natale e…” La bambina rispose con entusiasmo crescente ma poi si bloccò, gli occhi le si riempirono di lacrime. “E mi mancano tanto!” Gridò infine affondando tra le braccia di Star e cominciando un pianto disperato.
La ragazza si rialzò con Anne in braccio e sussurrando parole rassicuranti cominciò a salire le scale che portavano al dormitorio maschile. I Malandrini le seguirono curiosi e preoccupati insieme.
Entrarono nella stanza e sentirono i singhiozzi della bambina calmarsi un poco, sulla finestra erano appesi ventiquattro piccoli sacchetti di stoffa rossa verde e oro, con i numeri da uno a ventiquattro ricamati sopra.
“Ti va di aprire quello di oggi? Non è una casetta di legno fatta a mano ma li ho ricamati io stessa…che te ne pare?” Domandò dolce Star poggiando a terra la bambina.
Anne si asciugò gli occhi e il nasino sulla manica e tentò un tiepido sorriso tremante. “Grazie.” Mormorò poi avvicinandosi al suo personale Calendario dell’Avvento.
Cercò il numero uno e lo aprì, addentando subito il cioccolatino a forma di casetta che vi trovò all’interno.
“Come ha fatto?” Sussurrò Sirius.
“Quando lo ha fatto?” Si meravigliò Remus sempre a voce bassa.
“Mi rifiuto di esporre il mio stupore, la cosa fa paura…” Borbottò James.
La ragazza si avvicinò a loro dopo aver poggiato una calda coperta sulle spalle della piccola.
“Sorpresi?” Chiese ai suoi amici con un sorriso furbo.
“Si.” Risposero questi ultimi in coro senza esitazioni.
“Beh, come e quando è un segreto ma posso dirvi che lo costruisco da venti giorni, circa, di notte. I dolci sono tutti di Mielandia e…”
“Chissene importa! Voglio sapere come cavolo sei riuscita ad appenderli li senza che noi li notassimo!” Esplose Sirius.
“Sono due giorni che sono li appesi, solo che nessuno di voi ha guardato abbastanza bene da riuscire a scorgerli.” Replicò lei.
“L’incantesimo di Disillusione…” Mormorò Remus strabiliato.
Star sorrise timida, imbarazzata dagli sguardi degli amici.
“Già, mi riesce sempre meglio e questa volta ho usato la bacchetta…” Ammise piano.
“MA COM…!” Lei bloccò l’urlo in arrivo da James posandogli una mano sulla bocca poi indicò la piccola Anne addormentata a terra.
“Oggi è stata una giornata dura, lasciala dormire, poveretta.” Lo rimproverò la ragazza.
Sirius raccolse dolcemente la bimba posandola sul proprio letto e coprendola per bene.
“Oh, dolcissimo! Attenzione signori e signori, Sirius Black ha un cuore tenero.” Lo prese in giro Star, il razzo le lanciò un’occhiata omicida prima di aprire la porta e scendere in Sala Comune seguito dalla risa dei suoi amici.
“Finitela, e andiamo a cena.” Sbottò Sirius irritato.
“Wow, stai manzo, fratello!” Ribattè James molleggiando sulle gambe e muovendo le braccia in modo ridicolo.
Tutti si voltarono verso di lui da prima stupiti e poi crollarono a ridere.
“Che c’è l’ho visto fare ad un ragazzo Babbano.” Si difese James.
“Ti prego, scegli Babbanologia per il prossimo anno, voglio vederti mettere in pratica tutte queste scemenze!” Lo derise Sirius.
“Ha, ha. Intanto vi ho risollevato il morale.” Si vantò il ragazzo.
“Nessuno ne aveva bisogno ma è stato un piacere.” Lo ringraziò Remus in preda alle risate.
“Oh, punto a favore di Lunastorta!” Esclamò Star con le lacrime agli occhi.
I Malandrini riuscirono a raggiungere miracolosamente la Sala Grande senza un attacco di cuore a causa delle risa scatenate ma qualcuno di loro in compenso centrò qualche armatura per via della vista appannata.
Si sedettero calmandosi solo quel poco necessario per ingoiare qualcosa da magiare.
“Parlando delle materie del prossimo anno: sapete già quali scegliere?” Domandò Remus.
“Non so nemmeno quali ci sono, figuriamoci se so quali sceglierò!” Ribadì Sirius con aria ovvia.
“A me piacerebbe toglierne alcune, come Pozioni e Erbologia.” Borbottò James.
“Già, peccato non si possa fare...” Mugugnò Sirius.
“Incredibile il fatto che odiate ancora Erbologia, non è male!” Si stupì Star.
“Non è male per voi due che avete preso gli unici due Eccezionale in quella materia l’anno scorso. Aspetta…come avete fatto?” Chiese James.
Star e Remus si scambiarono uno sguardo complice e poi, cercando di trattenere una nuova ondata di risa, risposero in coro:
“Con il nostro tema: ‘Gli effetti del fungo viola sugli unici due idioti che lo hanno leccato nonostante avesse un aspetto talmente ripugnante che nemmeno l’animale più stupido lo avrebbe fatto’!”
“Scherzate vero?” Replicò Sirius inarcando un sopracciglio.
“No.” Rispose Star sorridente.
“La professoressa Sprite ci ha detto che era uno dei migliori temi che avesse mai visto oltre al fatto che abbiamo dato un enorme contributo all’Erbologia.” Specificò Remus.
“E perché non ha premiato anche noi? Siamo stati le cavie!” Protestò James.
“Se non mi sbaglio lo ha fatto: non siete stati bocciati nonostante i vostri voti siano sempre stati pessimi.”
I due ragazzi tentarono di replicare invano.
“Bene allora noi due inventeremo il … lancio del piatto!” Si impuntò Sirius prendendo tra le mani il suo piatto e alzandosi in piedi. Lo lanciò a James come se fosse un frisbee, il ragazzo lo acchiappò e lo rimandò indietro schivando il suo amico di qualche metro buono e sfiorando la testa della professoressa McGranitt.
Il piatto cadde a terra con un gran frastuono ma la voce della professoressa arrivò comunque limpida alle loro orecchie.
“Potter e Black. Siete in punizione! Ci vediamo tra cinque minuti nel mio ufficio.” Minerva poi girò sui tacchi e se ne andò.
“Ops…” Esordì James bloccato ancora nel movimento del lancio.
“Andiamo dai!” Sirius lo prese per un braccio indirizzandosi verso l’ufficio della professoressa.
Star e Remus finirono di mangiare in tranquillità e poi tornarono nel dormitorio maschile anche se dopo un ora passata a parlare tra loro per aspettare i loro due amici si arresero infilandosi a letto.
Dopo alcune ore un rumore svegliò Star.
“Cosa avete fatto come punizione?” Chiese la ragazza ai suoi amici che distrutti si gettarono sul loro letto.
“Siamo stati divisi!” Si lagnò James.
“Una noia! Non potevamo nemmeno parlare tra noi per passare il tempo!” Protestò Sirius.
“E’ orribile stare in punizione così! Ci fosse un modo per stare in contatto anche quando siamo distanti! Comunque siamo condannati a stare in punizione ancora per tutto il periodo dell’avvento, esclusi i fine settimana.” Spiegò James.
“Diciamo che è stata buona!” Rise Star. “Va bene, ‘notte ragazzi.”
 
…………
 
Star camminava con sicurezza per le strade di Hogsmeade avvolta nel suo pesante mantello blu scuro, deviò in una stradina laterale nascosta e si infilò in fretta in un negozietto dall’aria antica.
“Ciao Star. Giorno di paga oggi!” La salutò una donna molto giovane da dietro il bancone già ingombro di stoffe e abiti.
“Di già? Bene, così posso andare a comprare i regali.” Rispose la ragazza togliendosi il mantello e indossando il grembiule da sarta con il suo nome ricamato sopra.
“Per oggi non ci sono nuove richieste quindi puoi solo dare una pulita in giro e poi sei libera.” La informò la donna.
“OK, Angel, mi metto al lavoro!” Rise Star cominciando a ripiegare le stoffe sparse in giro.
Dopo solo mezz’ora la ragazza era di nuovo in balia del freddo, ci sarebbe stata una bufera di lì a poco e gli abitanti più mattutini del villaggio cercavano di sbrigarsi nei loro acquisti per tornare in fretta a casa.
Star sapeva di avere poco tempo, il sacchetto con la sua paga era al sicuro nella tasca del mantello ma non ci sarebbe voluto molto per finire tutti i soldi. Non le interessava, però, volevo solo trovare dei regali carini e che servissero e piacessero ai suoi tre amici e magari non le sarebbe dispiaciuto prendere anche un pensierino per i suoi genitori e per i signori Hitch.
Il problema era: che cosa regalare?
Aveva già qualche idea per tutti tranne che per Sirius e James.
Cosa serviva a quei due combina guai?
I suoi occhi si spostarono su una vetrina ammuffita dove vide due specchi rettangolari d’argento molto maschili e comodi da portar in giro.
Immaginò i suoi amici specchiarsi nello stesso momento e rise. Fra un po’ di anni avrebbero apprezzato quel regalo ma per ora loro non si interessavano ancora molto al loro aspetto. Entrò comunque nel negozio.
“Quanto costano gli specchi gemelli in vetrina?” Chiese all’anziano signore che se ne stava dietro il bancone ad ammuffire come i suoi articoli.
“Posso inciderci sopra qualcosa se volete!” Esclamò come tornando in vita. “Fanno tre galeoni per entrambi! E’ vero argento, sa!”
“Sono semplici specchi, giusto?”
“Si, cero.”
“Va bene, la ringrazio comunque ma non mi interessano.” La ragazza fece per uscire ma il proprietario la bloccò.
“Allora vorrà di sicuro dare uno sguardo a questi gioielli e a questi altri…”
 
……………
 
Anne si svegliò presto e piano piano scese dal letto per andare ad aprire il secondo sacchettino del suo calendario. Un delizioso cioccolatino a forma di regalo spuntò fuori dalla stoffa ricamata, cominciò subito a mangiarlo allegra. Una volta finito di gustarsi il suo dolcetto osservò meglio la stanza debolmente illuminata: Peter, James, Sirius e Remus se ne dormivano tranquilli ma Star non c’era.
Rifece con calma e pazienza il suo letto e poi sparì in bagno dove si lavò e si sistemò i capelli in una treccia laterale come le aveva insegnato la sua amica. Prese poi pergamena, penna e inchiostro e, seduta a terra, cominciò a scrivere.
Mezz’ora dopo Star entrò nella stanza tutta trafelata.
“Ciao Anne, già sveglia?” Chiese la ragazza sorridendo.
“Dove sei stata?” Domandò la piccola alzandosi in piedi.
“A fare un giro. Che carina quella treccia l’hai fatta tu da sola?” Rispose evasiva Star.
“Si, tu hai la mia stessa pettinatura.” Le fece notare Anne.
La ragazza sorrise. “Vero! Che caso!” Esclamò. “Oh, oggi abbiamo gli allenamenti!” Si ricordò poi affettandosi a svegliare i suoi amici.
 
………..
 
La settimana passò in fretta senza miglioramenti della memoria da parte della piccola Anne. James e Sirius subirono la loro punizione sbuffando e maledicendo le punizioni in tutte le lingue che conoscevano ovvero l’inglese e … l’inglese adolescenziale.
Presto arrivò il sabato con grande felicità da parte di Star e Anne.
Quella mattina la ragazza svegliò tutti prestissimo e li costrinse a seguirla verso la Foresta Proibita. Si fece prestare da Hagrid la solita accetta e lasciò che una saltellante Anne scegliesse l’albero più bello per lei.
“Quello!” Esclamò la bimba indicando un albero decisamente più grande di quello dell’anno precedente.
“Hem, perché non scegli qualcosa di più piccolino?” Le chiese gentilmente Remus indicandole un alberello un poco spoglio.
“No, Rem. Questo andrà benissimo!” Lo rassicurò Star avvicinandosi al tronco di circa mezzo metro di diametro.
La ragazza cominciò a colpire l’albero, forte, sempre più forte, vedeva solo le fronde sopra di lei e quel tronco che poco a poco si incavava.
Mentre rialzava l’arma preparandosi per ricominciare un colpo non suo scosse l’albero.
Alzò gli occhi e vide James attrezzato anch’esso con un’accetta sorriderle. “Ci mettevi una vita da sola e poi non sei più sola.” Le spiegò lui.
Si sorrisero e ricominciarono il loro lavoro dandosi il cambio con Sirius e Remus.
Preso l’albero fu sul punto di cedere. Si misero tutti dallo stesso lato e lo spinsero dove poteva crollare senza intoppi e mentre il tronco cedeva scricchiolando i quattro gridarono forte, il più forte possibile: “ALBERO CHE CADE ACCIDENTALMENTE!” e dopo il sonoro tonfo che segnava la loro vittoria si misero a ridere come non mai.
“E ora piantatene un altro.” Impose loro Anne con le braccia sui fianchi.
“Scherzi vero?” Protestò James spazientito.
“Sei stata tu a voler abbattere quest’albero!” Le ricordò Sirius.
“Si, ma ora dobbiamo piantarne un altro!” Insistette la piccola.
“Invece no!” Ribatté James impuntandosi.
Star e Remus sorrisero nel vedere quei tre impegnati in un bisticcio così futile.
Incredibilmente la bambina l’ebbe vinta sui due ragazzi.
“Ok, pianteremo questo dannatissimo albero!” Gridò Sirius esausto. “Pala!” Chiese allungando la mano verso Star che lo guardò sorridente indicando un piccolo alberello appena piantato.
Anne ne rimase estasiata. “Che carino!”
“Bene, andiamocene.” Decretò James avviandosi verso il castello.
Star tossicchiò leggermente e suo fratello si voltò verso di lei notando l’albero abbattuto, tornò indietro e i quattro se lo caricarono in spalla con molta fatica.
“Ora, andiamocene.” Ripeté James incominciando la marcia.
“E’ bello grosso quel coso, volete una mano?” Gridò loro Hagrid alzando il viso dal suo lavoro.
“No, grazie.” Lo tranquillizzò Star.
“Stiamo bene così, sul serio.” Rimarcò Sirius sbuffando per la fatica.
Gli altri due non riuscirono a dire molto di più di “mbenemfhrapfie.” che Hagrid interpretò come un “no, grazie.”
Anne saltellò euforica accanto all’albero e ai suoi quattro amici canticchiando: “Andiamo a fare l’albero di Natale! L’albero di Natale! Sarà il più bello di tutti gli altri! E io adorerò questo Natale!”
“Ragazzi ho bisogno di una pausa. Non sento più la spalla.” Propose Remus appena entrarono nel castello.
“Concordo. Appoggiamolo.” Suggerì James.
“Pappemolli.” Replicarono Sirius e Star in coro sorridendo.
Insieme i quattro poggiarono il loro albero di nuovo a terra sospirando di sollievo.
“Salve Malandrini!” Un ragazzo dai capelli castani si fermò davanti a loro sorridente.
“Ciao Dennis!” Salutò Star.
Anne arricciò il naso. James e Sirius si scambiarono un occhiata complice e ghignarono.
“Fate l’albero come l’anno scorso? Non avevo mai visto niente di più fantasioso” Cominciò Dennis.
“Si, esatto… grazie.” Rispose la ragazza sorridente.
“Ah, prego. Ma per sdebitarti di questo mio complimento dovrai venire in biblioteca a studiare domani alle cinque.” Attaccò il ragazzo risoluto e divertito.
Star si voltò indietro e lanciò un breve sguardo ai suoi amici.
“Facciamo lunedì, penso sia meglio che rovinarsi il finesettimana tra i libri.”
“Ci sto, lunedì alle cinque in biblioteca.” Ripeté lui per affermare il tutto poi si girò e continuò per la sua strada salutando tutti con la mano.
Appena il ragazzo fu sparito dietro l’angola star assunse un espressione pensierosa.
“Che c’è?” Le chiese Sirius.
“Quando ha detto ‘dovrai venire in biblioteca a studiare’, intendeva con tutti gli altri del suo gruppo vero?” Rivelò lei.
“No, penso volesse dire voi due da soli.”  Le spiegò James già con un mezzo sorriso derisorio sul volto.
“Perché da soli? Gli altri studiano sempre con noi. Che stiano male?” Si preoccupò la ragazza.
“Penso che forse è un appuntamento.” S’inserì Remus calmo e delicato anticipando le risposte canzonatorie degli amici.
“COME?! Che gli salta in mente a quel tipo!? Io ho dodici anni, forse, Miseriaccia!” Sbottò Star.
“Che vuoi che sia non è mica una catastrofe…andrate in biblioteca, sai che roba.” Cercò di rincuorarla Sirius.
“Eh, no. Secondo me voi avete capito male, non può essere un appuntamento, non può. Punto.” E detto questo la ragazza si incamminò nella direzione di Dennis.
“E la lalbero?” Protestò Anne.
“Aspettiamola qui.” Propose Remus.
“Tu e lei aspettate. Noi due la rincorriamo.” Esclamò James partendo in quarta con Sirius.
I due ragazzi intravidero l’amica che risalutava Dennis e la raggiunsero di corsa quando lui si fu allontanato.
“Dunque?” Le chiese James un po’ in ansia.
“Avevo ragione io!” Rispose lei con aria di superiorità. “Mi ha solo invitato a studiare insieme alla sua combriccola.”
“Quel tizio è furbo.” Mugugnò Sirius a James che annuì.
Ritornarono da Remus e Anne e ripresero sulle spalle l’albero.
Ebbero qualche problema a farlo passare per la porta dietro il ritratto della Signora Grassa ma alla fine ci riuscirono grazie all’aiuto della squadra di Quidditch.
“Hey! Bell’albero! Quest’anno siete andati a pescarne uno proprio carino!” Commentò Malcom.
“Pescare? Noi non siamo andati a pesca, siamo andati nel bosco con l’accetta…gli alberi non si pescano.” Replicò Star scombussolata.
“Ehm…” Fece il ragazzo confuso.
“Tesoro, tesoro, tesoro… era un modo di dire.” Le spiegò James con un accenno beffeggiatore.
“La prossima volta che mi chiami in quel modo questo abete…” La ragazza bloccò la sua sfuriata osservando la piccola Anne al suo fianco. Le tappò le orecchie con le mani e poi continuò. “… te lo ficco su per il tuo culo da cretino quale sei.”
James alzò le mani in segno di resa sorridendo.
“Calmatevi voi due! Sentite, che ne pensate di lasciare qui l’albero? Lo decoriamo tutti insieme con i nostri vestiti più strani, sarà divertente!” Propose Jordan nel tentativo di riportare la pace.
Gli occhi di Star brillarono. “E’ un idea bellissima!” Esclamò abbracciando il capitano della squadra e correndo fuori dalla Sala Comune per avvertire tutti i Grifondoro.
Poco dopo la ragazza tornò alla carica di un esercito di ragazzi e ragazze che corsero ai loro bauli per tirarne fuori tutti gli oggetti più stravaganti. L’albero era stato sistemato al centro della sala dove tutti potessero ammirarlo bene.
La decorazione iniziò. I ragazzi del primo anno furono quelli più titubanti ma poi si lasciarono coinvolgere dall’allegria e dal clima natalizio.
Una ragazza stramba del settimo anno portò una tutina da bebè con il cappuccio, tutta rossa e con una grande stella oro ricamata sul davanti e sul dietro.
“Mettiamola sulla cima!” Propose un ragazzo del terzo anno.
“Si, dai!” Gridarono tutti in coro.
“Per voi va bene Malandrini?” Chiese Jordan.
“Ovvio. E’ perfetta. Sembra una stella rossa con dentro una oro. Sono i nostri colori! Meglio di così.” Rispose Star sicura i suoi amici annuirono.
Anne corse al piano di sopra mentre si decideva chi dovesse mettere la stella sulla cima, tornò sotto con le calze che indossava la notte in cui era arrivata ad Hogwarts e le legò ai rami dell’albero.
“A casa mia è sempre il più piccolo della famiglia.” Raccontò uno del sesto anno.
Tutti si voltarono silenziosi verso la bimba.
“Anne, vuoi metter la stella?” Le domandò Remus gentile dando voce ai pensieri di tutti.
La piccola annuì felice e Jordan le consegnò la tutina.
“James dammi una mano.” Ordinò Star sfoderando la bacchetta. I due fratelli spalla a spalla si piazzarono davanti ad Anne enunciando l’incantesimo di Levitazione e portandola ad alzarsi piano piano.
La bambina cominciò a gridare felice come non mai. “Sto volando! STO VOLANDO!”
Tutti ridevano osservandola attentamente. Quando arrivò sulla punta e ci piazzò sopra la stella partirono le urla di gioia e mentre riscendeva tutta la sala intonò canti di Natale.
“Divertita?” Le chiese James prendendola tra le braccia e gridando per farsi sentire sopra le canzoni natalizie.
“SIII!” Esplose Anne felicissima.
Star si avvicinò a James carezzando il viso della piccola, qualcuno scattò loro una foto ma non ci fecero caso.
Il fotografo Sirius però sentì e vide i Grifondoro che li indicavano facendo commenti su quanto stessero bene insieme. Cominciò ad innervosirsi e si voltò verso Remus.
“Non hanno niente di meglio di cui parlare?” Sbottò irritato all’amico.
Remus sbuffò. “Lascia correre, finché loro due non se ne rendono conto va bene.”
“Dovremmo dirglielo invece.” Protestò il ragazzo imbronciato.
“Perché? Sono solo male voci, sanno che girano, e se diciamo loro che di questo periodo sono sempre più non facciamo altro che rovinarli il natale. Insomma è esasperante dopo un po’, per gli interessati poi è ancora peggio.” Consigliò saggiamente l’altro.
Sirius annuì e sospirò. “Pazientiamo.”
“Però ammettilo: sembrano sul serio novelli sposini con la loro figlia. Se fossero più grandi ci potresti anche credere.” Commentò Remus sorridendo divertito.
“Già.” Concordò l’amico sorridendo a sua volta.
L’albero fu presto finito e tutta la torre si riunì sotto i suoi rami sedendosi a terra. Calò uno strano silenzio, ricolmo di consapevolezza e felicità.
In quel moneto la piccola Anne prese a gridare forte fissando il vuoto come se stesse litigando con una persona che non era lì. Si districò dalla presa di James e cominciò a correre lontano sempre urlando.
Star fu la prima a rincorrerla. Riuscì ad afferrarla per un braccio prima che si facesse del male raggiungendo delle scale con un trabocchetto.
“LASCIAMI! MAMMA, TI HO DETTO DI LASCIARMI! DEVO ANDARE DA DIANNE!” Urlò la piccola dimenandosi.
Star spalancò gli occhi sorpresa. Penso che Anne stesse avendo un flashback ma quando parlò di sua madre non guardava il vuoto guardava dritto nei suoi occhi. La ragazza prese un bel respiro per tornare in sé. “Calmati, qui non c’è Dianne, se scappi non la ritroverai mai più. Devi calmarti.”
“NO, TU DICI CHE NON VUOI PUBBLICARE LA MIA STORIA SUL CONIGLIO! TU NON MI VUOI BENE!” Sbraitò la bambina.
“Farò pubblicare la tua storia, non c’è problema.” Continuò Star nel tentativo di far tornare in sé la piccola.
Nel frattempo la raggiunsero gli altri Malandrini.
“Menti.” Le disse Anne tornando calma e attraversandola con i suoi occhi azzurri pieni di risentimento. “Io ti odio.”
Star ci rimase malissimo, un silenzio innaturale crollò tutto attorno mentre la ragazza cercò di sostenere lo sguardo della bimba. Un brivido le attraverso la schiena e chiuse gli occhi esausta la solita aura di allegria che aveva intorno a sé in ogni momento si affievolì, quel sorriso che aveva sempre sul viso anche solo per apparenza scomparve. Fu come se Star si stesse spegnendo.
Poi gli occhi di lei si riaprirono più cobalto che mai. Con aria determinata strinse di più il braccio di Anne e se la caricò su una spalla come un sacco nonostante lei scalciasse e tirasse pugni a più non posso ricominciando a gridare.
La ragazza si avviò decisa verso l’infermeria seguita dei suoi tre amici.
Madama Chips la accolse comprensiva e le due donne, insieme, riuscirono a far ingoiare una pozione calmante alla piccola che smise subito di lottare e di urlare e crollò sfinita tra le braccia di Star.
“La memoria le sta tornando quasi completamente. Credo che per questa settimana sia meglio che la lasciate qui senza venire a trovarla. Deve stare tranquilla finché i ricordi che le sono tornati non si rimetteranno in ordine. E’ una cosa complicata riacquistare la memoria comporta un grande sforzo mentale che una bambina non dovrebbe subire.” Spiegò l’infermiera paziente.
La ragazza annuì e carezzo la fronte di Anne spostandole la frangia bionda con aria solenne poi si girò ed uscì senza aggiungere altro.
“Hey, che ne dite di andare a prenderci una bella cioccolata calda?” Chiese ai suoi amici tornando allegra subito ma loro notarono lo sforzo enorme richiesto per quella finzione.
“Andiamo.” Rispose James neutro prendendola per mano. “Magari riusciamo a capire chi tra te e Sirius beve più cioccolata.” Aggiunse sorridendo.
Questa volta una vera nota di spensieratezza si sentì nella voce di Star. “Io sicuramente. Sirius non potrai mai battermi.”
“Questo lo dici tu!” La provocò Sirius.
“Io punto tutto su Piumadoro.” Aggiunse Remus.
“Scommetti Rem? Non è da te!” Lo prese in giro la ragazza.
“No, non è da Remus è da Lunastorta.” Chiarì James.
 
……………….
La piccola Anne rimase chiusa in infermeria per tutta la settimana senza che nessuno potesse vederla o parlarle, tranne il professor Silente. Il quale si recava spesso da lei per aiutarla a riordinare le memorie.
Star si svegliò a l’una di mattino, quel venerdì, e, come aveva fatto ogni notte nell’ultima settimana, scese le scale del dormitorio femminile entrando in Sala Comune.
Suo fratello già la aspettava, seduto comodo su una poltrona a fissare i tizzoni ardenti consumarsi, con il Mantello dell’Invisibilità in grembo. Passava piano le dita tra le pieghe di quella stoffa sottile simile ad acqua.
“Andiamo?” Gli chiese la ragazza distraendolo dai suoi pensieri. Lui si voltò e le sorrise alzandosi in piedi di scatto.
“Pronto!”
Si infilarono sotto il mantello e sparirono alla vista.
Presero a camminare mano nella mano lungo i corridoi dirigendosi verso l’infermeria.
“Stavi pensando alla persona che ti ha regalato questo mantello. Chi è?” Domandò Star a sorpresa.
James la guardò stupito. “Mio padre, come... Giusto, leggi nel pensiero.”
“Non ti ho letto nel pensiero… non questa volta. Ogni tanto riesco a capire a cosa pensi. Anche io tengo a te non solo tu a me.” Replicò la ragazza.
Il ragazzo rise piano. “Sai, ogni tanto mi danno talmente fastidio gli sguardi che ci lanciano se ci teniamo per mano e i pettegolezzi che girano quando ci vedono insieme che vorrei sparire sotto il mantello ma poi…”
“Poi?” Lo incalzò lei vedendo che si era bloccato.
James sorrise passandosi la mano tra i capelli, cosa non semplice dal momento che il mantello gli aderiva alla testa. “Poi penso che sono troppo felice del fatto che sei mia sorella e che se gli altri hanno voglia di sparlare facciano pure tanto vorrei dirlo io stesso che sono proprio innamorato di te. Solo che loro non capiscono che ti amo come una sorella. In effetti è strana come cosa ma è così, e mi piace tantissimo.”
“Quando ti abbronzi tanto se ti guardo da vicino vedo delle lentiggini sul tuo naso.” Gli confidò sua sorella all’improvviso.
“Anche a te spuntano delle piccole lentiggini attorno al naso se ti abbronzi. Ma questo che c’entra?” Ribatté il ragazzo sull’orlo di una risata.
“Non sapevo che dire. Oltretutto le tue lentiggini erano proprio carine.” Rispose Star deliziosamente imbronciata.
“Oh, grazie. Anche le tue erano carine, ma tu eri proprio bella.”
La ragazza lo guardò alzando un sopracciglio interrogativa.
“Non si può negare la tua bellezza. E’ un dato di fatto, lo dice anche mamma e anche Fay, e gli zii, le nonne, il nonno e…” Si spiegò James.
“Ok, ok ho capito!” Lo bloccò lei arricciando il naso prima di sorridere.
Risero insieme.
“Eccoci!” Esclamò  lui indicando la porta davanti a loro.
Star deglutì sonoramente. Sgattaiolarono piano nell’infermeria cercando di non aprire di molto la porta.
Si tolsero il mantello solo quando furono ben coperti dalle tende attorno al letto di Anne. La piccola dormiva, come sempre, la ragazza le posò il cioccolatino per il giorno successivo sul comodino e la baciò sulla fronte. I due ragazzi indossarono di nuovo il manto invisibile e se ne andarono in silenzio come erano venuti.
Una volta fuori James sospirò tristemente.
“Che hai ora?” Gli chiese lei.
Il ragazzo si bloccò cercando gli occhi della sorella. “Sai che fra un po’ se ne andrà. Non è tua figlia.”
Star rise cercando di sdrammatizzare. “Spero bene che non sia mia figlia! Cioè…io sono…” Ma a metà frase le si spense la voce. Puntò lo sguardo in quello del fratello. Gli occhi di lei erano occhi che lo pregavano di fare il possibile affinché non accadesse veramente. James le rispose con una sguardo dolce ma imponente e la ragazza abbassò il capo sconfitta.
“Mi mancherà.” Concluse Star piano.
“Posso provare ad immaginare.” Le rispose lui. Era veramente bravo a consolare le persone. Sapeva di non poter nemmeno immaginare ciò che sentiva sua sorella e quindi poteva solo provarci e lei sapeva che ci stava provando sul serio.
 
…………………
 
Il sabato a pranzo, dopo l’allenamento mattutino, i Malandrini si riunirono al tavolo di Grifondoro in Sala Grande. James e Sirius volevano ideare uno scherzo ma non avevano nessuna idea decente. Remus leggeva tranquillo pronto a captare qualche piano troppo balordo e a bloccarlo. Star ascoltava i suoi amici cercando di non pensare al fatto che quel giorno era il giorno dei biscotti, per Anne.
“Che ne dite di allagare i sotterranei?” Prospettò James.
“E se invece li bruciassimo?” Suggerì Sirius.
“No, facciamoli esplodere!” Si unì con entusiasmo la ragazza.
“No, meglio il fuoco. Il fuoco depura, il fuoco BRUCIA!” Commentò Sirius con una scintilla maligna negli occhi alla parola “brucia”.
“Ehm, ragazzi…no.” Li avvertì Remus senza nemmeno alzare gli occhi dal libro.
“Potrebbe essere divertente…” Protestò James.
“Sarà, divertente!” Gli diede man forte Star.
“No. Non lo sarà mai perché non farete mai nulla di simile. Punto.” Decretò Remus.
“Uffa!” Si lagnarono i due ragazzi e la ragazza.
“Ciao Anne!” Salutò qualcuno infondo alla sala. Molti studenti si unirono a quel saluto con grande vivacità.
I Malandrini si voltarono verso il portone e videro l’esile figura della bambina avanzare piano cercando qualcuno tra i tavoli. Il suo sguardo incontrò il viso stupito di Star. La piccola si aprì in un sorriso e cominciò a correre, la ragazza scavalcò la panca e si alzò in piedi in mezzo al corridoio aprendo le braccia tra le quali si fiondò Anne.
“Non volevo dirti quelle cose! Scusami!” Pianse la bimba tremando tutta. Dopo qualche singhiozzò si calmò abbastanza da alzare gli occhi su Star e aggiungere un trepidante “Mi sei mancata tanto!”
“Anche tu mi sei mancata.” Le assicurò la ragazza prendendola in braccio e tornando a sedersi al tavolo.
“Allora che ne dite di fare un giro questo pomeriggio?” Propose Sirius.
“Dove?” Chiese la bambina riemergendo dal petto di Star strofinandosi gli occhi arrossati con la manica.
“Noi tre uomini abbiamo deciso di festeggiare portando voi due graziose ragazze a fare un po’ di biscotti a Mielandia.” Spiegò Sirius entusiasta.
“Tu non mi porti da nessuna parte, io esco solo con Remus.” Ribadì Anne imbronciata.
“Uh, ecco il primo buco nell’acqua di Felpato!” Esclamò James prendendo in giro l’amico.
Star rise di cuore e Remus si chinò sulla piccola.
“Ti invito formalmente a venire con me e gli altri a fare i biscotti. Verresti?” Sussurrò lui gentile.
La bambina annuì convinta e James e Star crollarono sotto il tavolo per le troppe risa mentre un imbronciato Sirius cercava di finire la sua colazione e una Anne adorante chiacchierava con Remus.
 
 
…………
 
Un ora dopo con le borse in spalla si fermarono davanti alla statua della Strega Orba, James aprì il passaggio e fece entrare tutti uno alla volta. Star era l’ultima ma quando ma proprio quando toccò a lei un rumore di passi improvvisi li sorprese.
James richiuse il buco sulla schiena della statua e Star lo tirò verso di sé nel bel mezzo del corridoio per destare ogni sospetto. L’impeto della ragazza fu tale che finirono l’una tra le braccia dell’altro addossati al muro opposto.
Un gruppo di ragazzi e ragazze del quarto anno voltò l’angolo. Quando videro i due fratelli smisero subito di parlare e di ridere e li fissarono con gli occhi sgranati.
James e Star si divisero in fretta ma era troppo tardi. Le ragazze del gruppo ridacchiarono coprendosi la bocca con la mano per sparlare tra loro mentre i ragazzi ebbero più cuore e si voltarono conducendo le donne via di lì.
“Oh, splendido!” Sbuffò Star. James fece una faccia esasperata. “Dai, muoviamoci.” Lo incoraggio lei.
Quando i due raggiunsero i loro amici oltre la parete del passaggio segreto si beccarono una serie esagerata di sguardi interrogativi considerando il numero di occhi.
“Gente nel corridoio.” Spiegò James evasivo.
Tutti si accontentarono cominciando a camminare.
“Sono stanca!” Si lamentò Anne dopo un po’. “Quanto manca?”
“Non molto, ci siamo quasi.” Le rispose Star gentile.
“Ok. Non ho mai camminato tanto tanto. Ci fermiamo un po’?” Ritornò all’attacco la bimba.
“Non possiamo. Altrimenti non riusciremo mai ad arrivare e poi a tornare indietro prima di cena.” Le spiegò la ragazza calma. “Vuoi che ti prenda in braccio?”
Anne annuì piano e Star fece per chinarsi ma James e Sirius si voltarono con una velocità impressionante e la bloccarono.
“Tranquilla, ci pensiamo noi.” La rassicurò Sirius.
“E perché mai?” Chiese la ragazza scettica.
“Perché noi siamo ragazzi e…” Cominciò James e poi si bloccò di colpo mordendosi la lingua.
“Siete ragazzi e…? Siete più forti, forse? Per il cielo! Lasciate perdere.” Sbuffò lei prendendo in braccio la bambina sicura di sé e ricominciando a camminare.
I due ragazzi ci rimasero malissimo e Remus li superò scuotendo la testa con fare saccente. “Che due scemi.” Li prese in giro.
Per il resto del tragitto Star parlò con Sirius e James solo attraverso mugugni e sbuffi irritati sussurrando qualcosa all’orecchio di Anne che rideva sotto i baffi ogni volta e lanciando caldi sorrisi a Remus conversando animatamente con lui.
Sbucarono nella cantina di Mielandia e i due ragazzi cercavano ancora di riappacificarsi con la loro amica.
“Dai, ti abbiamo chiesto scusa!” Ripeté James per la millesima volta. Star soffiò indignata.
“Per favore parlaci! Volevamo solo essere galanti!” Riprese Sirius.
“Ti chiediamo scusa!” Esclamarono in coro.
“La galanteria non funziona con me.” Replicò la ragazza gelida.
“Hai ripreso a parlarci!” Festeggiò James.
“Visto il tono non sono sicuro sia una grande conquista.” Fece loro notare Remus.
“Permesso?” Chiese Star entrando direttamente nella cucina.
“Oh, siete voi! Ciao, cari!” Li accolse la signora Hitch.
“Salve Abbey, hai qualcosa di dolce per noi? Star è diventata un po’ acida.” Scherzò James salutando la signora.
“Non sei nella posizione di fare del sarcasmo, fratello.” Replicò la ragazza poggiando a terra Anne.
“Oh, tu sei la bimba arrivata a Hogwarts per errore! Ciao piccola!” Abbey carezzò la guancia della bambina sorridendo gentile.
“Volevamo fare i biscottini.” Mormorò Anne timida.
La signora Hitch rise. “Vi lascio la cucina in tal caso! Quando avete finito salite pure su, Ivan vorrebbe salutarvi”
“Volentieri e grazie della disponibilità!” Accettò Remus.
“Di nulla, giovanotto!” Esclamò la signora Hitch lasciandoli soli.
“Dimmi Anne: che biscottini vuoi fare?” Chiese Star.
“Quelli con le formine da decorare con la glassa colorata!” Si esaltò la piccola.
“Va bene! Io te e Rem faremo la pasta per i biscotti e vediamo se quei due riusciranno a fare un po’ di glassa.” Propose la ragazza usando un tono duro per calcare l’ultima parte della frase.
Remus scosse la testa sconsolato seguendo le due femmine nella parte della cucina più lontana dai suoi amici.
Dopo mezz’ora di quieto lavoro, durante la quale Star non si degnò nemmeno di voltarsi a guardare cosa Sirius e James stessero combinando nonostante le continue insistenze di Remus, si sentì un forte rumore di pentole cadute a terra.
 
Finalmente la ragazza si voltò sbuffando irritata e vide James e Sirius impiastricciati di farina e cioccolato porgerle un tortino un po’ bruciacchiato a forma di stella.
“Non è cobalto e non brilla ma ci abbiamo provato.” Le spiegò suo fratello.
Sirius le porse il dolce con un gran sorriso.
Lei lo assaggiò ingoiandolo senza la minima espressione, poi il suo volto si aprì in un gran sorriso e abbracciò i due ragazzi lasciando sulle guance di entrambi dei baci al gusto di cioccolato.
“Vi rivelo un segreto: non ero arrabbiata sul serio volevo solo vedere cosa escogitavate per fare pace.” Sussurrò la ragazza sorridendo furba.
“Maledetta!” Gridò James spiaccicandole il resto del tortino in faccia.
“Soccombi!” Urlò Star colpendo il fratello in testa con un pacco di cacao.
“Brutta cattiva!” Sbraitò Sirius gettando addosso all’amica della panna.
“FINITELA!” Si sgolò Remus con quanto più fiato aveva in corpo. “Ogni volta che siamo qui finiamo per fare il disastro. Cuciniamo questi dannati biscotti senza consumare tutte le riserve di ingredienti della dispensa.” Ordinò saggiamente.
In quel momento Anne gli gettò addosso un po’ di farina e tutti presero a ridere.
Cominciarono una flebile battaglia che li portò anche a riuscire a stendere la pasta per i biscotti e ad cominciare a fare le formine. Comparve dal nulla la macchina fotografica di James e passò di mano in mano scattando a più non posso.
“Io ho fatto una stellina!” Esclamò la bambina soddisfatta alzando lo stampino e poggiando il biscotto crudo su una teglia foderata di carta forno li accanto.
“Io ho fatto un vagone del treno.” Annunciò Remus mostrando alla bambina il suo lavoro e mettendolo con quello di lei.
“Io ho fatto un cervo.” Disse James indicando un grumetto di pasta malconcio.
“Ehm…sicuro?” Gli chiese Star incerta se ridere o no.
“Si, lavorare a mano libera è più difficile di fare gli stampini.” Ribatté Ramoso facendo la linguaccia alla sorella.
“Anche io ho lavorato senza formine ma il mio cane è venuto meglio.” Replicò Sirius indicando il grazioso cagnolino di pasta che era opera sua.
“Sei bravo!” Si stupì Anne.
“Già!” Si vantò Sirius sorridendo.
“Lezioni di disegno stile Black?” Tirò ad indovinare Star.
“Lasciamo perdere…” Sbuffò quello spiando il lavoro della ragazza. “Tu che hai fatto?”
“Noi cinque!” Rispose lei con fare ovvio accennando con il mento ai loro profili perfettamente riconoscibili riportati su pasta da biscotto.
“Bene, ora sono ufficialmente offeso.” Brontolò James.
Risero tutti, anche lo stesso James.
Continuarono il loro lavoro con allegria anche se Star fu costretta dal fratello a fare solo formine.
“Quello cos’è?” Chiese Anne a James indicando un altro tentativo fallito del povero ragazzo.
“E’ un… Arte astratta.” Rispose quello sconfitto.
“Ok, inforniamo.” Li distrasse Star reprimendo un altro attacco di risa.
Mentre aspettarono la cottura dei loro capolavori pulirono diligentemente e prepararono la glassa.
“Stai facendo il blu Sirius?” Chiese la ragazza.
“Si, ne faccio un po’ di più così puoi crearti il blu cobalto?” Intuì il ragazzo.
“Si, grazie. Qualcuno sta facendo il rosso?”
“Io.” Le rispose James.
“Ok, bene.”
La sveglia di latta che avevano posizionato vicino al forno suonò allegra e i ragazzi si precipitarono a tirare fuori i loro biscotti.
James prese una teglia a mani nude e subito la lasciò gridando di dolore, essa si bloccò a mezz’aria tra le risate dei suoi amici e Star le afferrò con dei guanti da cucina addosso.
“Certo che sei proprio un disastro!” Lo sgridò Anne, il ragazzo le fece la linguaccia andando verso il lavandino.
“Ha ragione la piccola, dovresti sapere che il fuoco brucia!” Concordò Remus ridendo.
“Si, sfotti pure!” Lo rimbeccò James aprendo l’acqua.
Sirius, Remus e la bambina si misero a decorare i loro biscotti mentre Star raggiunse suo fratello per aiutarlo.
Gli prese la mano tra le sue coprendola e i due si guardarono negli occhi sorridendosi. Quando Star lo lasciò andare la bruciatura non c’era più.
James la fissò strabiliato e lei gli fece segno di tacere.
“L’ho trovato nel libro di Silente. Mi sto esercitando a curare le piccole ferite delle persone attorno a me. Mi piace, mi sento utile ad uno scopo buono così.” Sussurrò la ragazza.
“Tu sei… fantastica! Andiamo a mettere la glassa.” Commentò il ragazzo tornando dai loro amici.
“Meglio, amico?” Si interessò Sirius.
“Aha.” Rispose evasivo James senza mostrare la mano.
Dopo alcuni secondi di calma Star alzò gli occhi su Sirius che le sporcò la punta del naso di glassa color cobalto, stessa cosa fece James ad Anne.
Qualche minuto dopo Remus scattò alle due ragazze una foto con i loro nasini sporchi e poi spostò l’obbiettivo su Sirius e James che si contorcevano a terra pieni di glassa in seguito ad un attacco di solletico e zucchero colorato.
“Siete meravigliosi!” Li prese in giro.
“Taci Rem.” Borbottò Sirius alzandosi e cercando di pulirsi con uno straccio.
Bastò poco tempo e i Malandrini si resero conto di aver fatto troppi biscotti per poterli decorare tutti uno ad uno e così ne lasciarono alcuni vuoti. Li misero in bell’ordine, sistemarono la cucina e salirono a salutare il signor Hitch.
La signora li guidò fino alla porta della camera e poi indicò la piccola Anne.
“Meglio se lei sta fuori.” Consigliò.
La bambina si sedette su un divanetto con mille raccomandazioni da parte della sua amica.
I quattro entrarono.
Ivan era steso sul suo letto e ogni tanto tossiva forte.
“Oh no! Cosa le è successo?!” Si lasciò sfuggire Star correndo al suo capezzale.
Abbey la allontanò subito.
“Attenta tesoro, è contagioso.” La avvertì la signora.
“Sono felice di vedervi. Chissà, magari è l’ultima mia occasione per interagire con voi e quindi…” Cominciò il signor Hitch bloccandosi poi a causa di un attacco di tosse che sembrò volesse sconquassargli il petto.
Tutti i malandrini erano sconvolti da quella vista ma Star non riusciva a darci pace.
“Lei non può essere malato!” Esclamò la ragazza.
“Purtroppo si, e anche gravemente.” Riprese l’uomo divenuto paonazzo.
“Scusatemi…” Mormorò lei uscendo con calma.
Sirius e Remus fecero per raggiungerla ma James li bloccò lasciando loro intendere che se la sarebbe cavato da solo.
“Dove è andata?” Chiese il ragazzo ad Anne seduta su una poltroncina in attesa.
La piccola gli indicò una stanza lì accanto. James si precipitò dentro.
Trovò Star seduta su di un letto che sembrava non ospitare qualcuno da tempo.
“Tu lo puoi guarire?” Le domandò senza preamboli, ed era questo che le piaceva di suo fratello: non perdeva tempo, era schietto, forse un po’ troppo.
“Non lo so dovrei controllare il libro e sapere bene che malattia è. Non mi fido di me, e se facessi peggio? Potrei ucciderlo!” Esplose sua sorella.
“Lo so che hai paura ma hai detto che ti senti bene quando riesci a guarire le persone. Devi provarci. Chiedi a Silente, spiega la tua situazione agli Hitch e vedi se loro si fidano di te e ti lasciano fare tu prova.” Le consigliò lui.
“Grazie.” Replicò lei. “Voglio andare da Silente subito.”
“No. Ti ci porto ‘sta notte. Ora non pensarci più e divertiti. Finiamo bene questa giornata.”
La ragazza sorrise debolmente e insieme tornarono nella stanza di Ivan.
Dopo aver passato qualche minuto rallegrando il signor Hitch con vecchie barzellette sui Lepricanti e una sfilza infinita di battute, i Malandrini recuperarono Anne e i biscotti e scesero nello scantinato del negozio pronti a fare ritorno a casa.
Star prese nuovamente tra le braccia la bambina che si addormentò dolcemente.
“Voi tenerla un po’ tu?” Chiese a Sirius.
Il ragazzo annuì felice e si caricò la bimba in braccio.
Quando sbucarono di nuovo ad Hogwarts vennero intercettati da un alunno del primo anno che li aveva cercati tutto il giorno nell’intento di recapitare loro un invito del professor Lumacorno a uno dei suoi festini indetto per la Vigilia di Natale. Naturalmente i quattro bruciarono i loro inviti nel camino della Sala Comune.
Mentre Anne riposava i ragazzi e la ragazza si accomodarono su due letti uniti per parlare del novo potere di Star.
“Quindi puoi guarire Ivan?” Le domandò Sirius incredulo.
“Devo parlare con Silente.” Rispose lei evasiva.
“Quando vuoi andarci? Non oggi, per favore. Goditi almeno il finesettimana.” La pregò Remus.
“Volevo andarci sta sera. Il tempo è prezioso.” Decretò Star.
Remus sbuffò rassegnato.
“Lascia stare è una lotta inutile.” Gli consigliò James.
 
 
……………
 
Dopo cena lasciarono la piccola Anne con Dennis e salirono nell’ufficio del Preside.
“So cosa vuoi fare con il signor Hitch e ti concedo tutto il mio appoggio. Dovrai studiare bene ed esercitarti molto. Non è una malattia poi così grave, l’unico problema è che la cura può avvenire solo tramite una magia estremamente antica e potente, come la tua. Mi dispiace non poterti dire altro ma sono desiderato altrove. Buona fortuna.” Le spiegò Silente appena misero piede nella stanza.
L’uomo non si era spostato da dietro la sua scrivania ma si notava che doveva fare qualcosa di molto importante. Il suo sguardo era più serio e deciso del solito.
La ragazza fece un segno di assenso e insieme ai suoi amici riscese le scale.
Con il libro sottobraccio i quattro raggiunsero un’aula vuota e per tutta la notte Star studiò con attenzione curando le ferite che i suoi amici si procuravano a turno. Poi passò agli animali di piccola taglia come i gufi feriti che trovarono nella Gufiera. Infine guarì un gatto di una ragazza di Corvonero dalla cecità.
“Sei una dea!” Esclamò Sirius quando la mattina presto finalmente finirono le esercitazioni.
“Non sono una dea. Per niente. Faccio solo del mio meglio, ma basterà?” Replicò lei preoccupata.
“Tu puoi curarlo, fidati di me.” La incoraggiò James.
Sirius e Remus le diedero delle amichevoli pacche sulle spalle.
Star sospirò. “Vi ringrazio di essere stati svegli tutta la notte. Saliamo a riposare ora.”
La sua proposta fu accetta molto volentieri.
 
……….
 
La domenica passò lieve tra partite a scacchi e racconti mentre fuori un’improvvisa e forte tempesta di neve impedì a chiunque di uscire per godersi una giornata sul bianco manto appena caduto.
Anne imparò con gioia il gioco degli scacchi dei maghi e con i consigli di Star si aprì ad una strategia di gioco molto particolare tipica della ragazza.
James guardò con attenzione la scacchiera in pietra rossa e nera che aveva ereditato dalla sua famiglia; Star era i neri, come sempre, lei amava non dover cominciare, le piaceva studiare con attenzione la prima mossa del suo avversario perché diceva che da essa capiva tutto.
I bianchi erano in vantaggio, almeno così pareva. Il ragazzo aveva guidato il suo esercito di pietra già oltre metà campo e il re era ben difeso dalla regina e da un alfiere. Lui avrebbe voluto uccidere un fastidioso pedone nero che voleva farsi largo per resuscitare chissà quale pezzo tra quelli già mangiati ma poi si rese conto che l’ultimo cavallo di sua sorella minacciava di morte la regina bianca. Decise di mangiarlo prima che potesse distruggergli la difesa al re. Mosse una torre e l’alfiere venne decapitato teatralmente.
Star mosse il suo pedone più vicino al lato opposto della scacchiera dopo di che James tornò a scervellarsi su come attaccare il re nero posto sotto protezione di un solo pedone che se lui avesse eliminato gli avrebbe impedito una mossa diretta e sarebbe stato mangiato dal re in persona. Decise di muovere il cavallo per mandarlo in avanscoperta dei punti deboli.
La ragazza per due turni mosse sbadatamente il suo alfiere tentando di trovare un buco nella difesa avversaria come lui faceva con il cavallo.
Al terzo turno spostò di nuovo il pedone al quale mancava solo una casella per giungere a destinazione. James si rese conto di doverlo eliminare ma si ritrovò di nuovo il re sotto tiro così eliminò l’ultimo alfiere della sorella.
Star sorrise e mosse il pedone che riportò in vita la regina, il ragazzo preso dal panico della sconfitta vicina mosse la sua regina per annullare il pericolo. Fu quando vide la corona nera volare via che si rese conto di un altro pedone nero rimasto fermo a lungo tra la sua regina e il suo alfiere per lunghissimo tempo.
La ragazza sorrise.
“Scacco matto.”Annunciò puntando il dito su quell’insignificante pezzo di pietra che uccise il re bianco.
“Maledetta.” Decretò lui scuotendo la testa rassegnato lasciando il posto a Sirius.
“Sei disattento Ramoso, avevi piazzato la regina lì solo per errore ma mi impedivi il maledetto passaggio.” Gli spiegò Star tranquilla lasciando ad Anne la sua poltrona.
“Hai mai pensato di fare la stratega di guerra?” Le domandò Remus.
“Per Atena! No! Non potrei mai!” Esclamò lei disorientata.
“Atena?” Chiese Sirius perdendo la concentrazione e un alfiere.
“La dea greca della strategia militare e dell’intelligenza, presumo.” Rispose la ragazza alzando le spalle.
“Sirius stai perdendo!” Esultò la piccola Anne felice.
“Non è vero, ti sto lasciando vincere.” Ribadì lui con una linguaccia.
I due presero a litigare animatamente.
La sera dopo cena, una volta fatta addormentare la bambina i Malandrini scesero in un’aula vuota e Star finì il suo addestramento alla cura di malattie infettive con successo.
“Pronta. Domani mattina andiamo a Hogsmeade!” Decretò lei.
“Domani è lunedì e abbiamo lezione.” Le ricordò Remus.
“Per il cielo! Devo salvare una vita Rem, credo che Silente mi lascerà saltare due o tre ore di scuola!” Replicò la ragazza.
“Si, ma non lo lascerà fare a noi.” Protestò Sirius.
“Lo so.” Li avvertì Star con un accenno di tristezza nella voce. “Andrò da sola. Posso farcela.”
“Col bolide!” Gridò James alzandosi in piedi di scatto e correndo verso l’ufficio del preside ma appena uscito dalla stanza andò a sbattere contro la professoressa McGranitt.
“Eccovi qui. Vi stavo cercando.” Esordì la donna.
“Dobbiamo andarci domani… ma non può andarci da sola!” Disse James talmente in fretta che ci volle qualche istante alla professoressa per decifrare le sue parole.
“Ok. Andateci tutti. E’ solo un giorno di scuola infondo, non certo al pari di una vita umana.” Acconsentì Minerva.
Sirius strabuzzò gli occhi. “Fa sul serio?!”
“Si, certo. Penso che sia una grande responsabilità per la signorina White…” Cominciò la professoressa McGranitt.
“Potter.” La corresse Star interrompendola.
La donna non ci badò e continuò come se niente fosse. “..quindi deve essere affrontata con il sostegno delle persone a cui tiene in modo particolare. Se voi tre volete accompagnarla fate pure.”
I tre ragazzi annuirono grati.
“E ora tornate ai vostri dormitori vi accompagnerò io stessa dai signori Hitch di prima mattina.” Ordinò la professoressa calcando stranamente la voce su “vostri”. I Malandrini fecero per svignarsela ma Minerva proseguì. “Mi chiedo: dove e come abbiate conosciuto quei signori senza mai aver visitato il villaggio.”
“Non li abbiamo conosciuti, infatti. Silente mi ha solo descritto la malattia del signor Hitch chiedendomi se me la sentivo di curarlo.” Mentì la ragazza con naturalezza.
“Molto bene.” Concluse la professoressa come se fosse felice della scusa appena inventata da Star.
I quattro si voltarono e sparirono in un lampo.
 
…………
 
Il mattino dopo appena sveglia Star si vestì e scese a cercare Dennis.
“Ehi, ciao.” Lo salutò quando lo individuò in un gruppo di studenti più grandi.
“Ciao.” Rispose lui allegro come sempre.
“Ti spiace…” Cominciò la ragazza.
“...tenere Anne?” Concluse il ragazzo per lei.
“Ehm, si. Ho un urgenza.” Cercò di spiegarsi Star.
“Per me non ci sono problemi ma tu devi ancora farti vedere in biblioteca.” Le ricordò Dennis.
“Oh, cielo scusami. Da quando Anne è stata male non ragiono più al di fuori di lei. Scusami tanto e chiedi scusa anche ai tuoi amici. Mi farò vedere un giorno. Lo prometto.” Raccontò la ragazza dispiaciuta.
“Dimmi solo una cosa: se ci tieni così tanto a lei e ti dimentichi di ogni cosa perché è già la seconda volta in questo mese che mi chiedi di stare con lei al posto tuo?” Chiese il ragazzo a bruciapelo.
“Urgenze.” Rispose in breve lei. “Piccoli imprevisti come…”
“Star White?” Chiamò la professoressa McGranitt entrando nella Sala Comune.
“…questo.” Concluse la ragazza ringraziando il tempismo della professoressa. “Eccomi.” Annunciò subito dopo.
I Malandrini scesero in quel momento aggregandosi alle due di corsa.
 
 
……………..
 
Il vento soffiava ancora parecchio forte quando raggiunsero l’atrio.
“Spero siate ben vestiti.” Si premurò la professoressa.
“Buon giorno professoressa. Andiamo?” Disse una voce familiare alle spalle dei ragazzi.
“Salve Mocci…!” L’esclamazione festosa di Sirius fu interrotta da Star che gli pestò un piede accennando con gli occhi alla professoressa.
“Che ti serve, Severus?” Domandò James irritato da quella vista.
“Vengo con voi.” Annunciò il Serpeverde con un sorriso vittorioso sul volto.
“COME?!” Gridarono tutti i Malandrini insieme.
“Come studente di questa scuola il signor Piton ieri sera si è appellato a una regola della scuola e ha deciso di venire con noi quest’oggi per essere sicuro che non si svolgano azioni illecite al di fuori della scuola avendo sentito me e il professor Silente discutere su questa vostra uscita.” Spiegò Minerva.
“E lei non può dirgli di farsi i fatti suoi?” Replicò Sirius acido. “Con cortesia.” Aggiunse subito dopo con un falso sorriso sul volto.
“No, non posso signor Black, se non è nulla di illecito il signor Piton ha il diritto di venire a vedere.” Rispose la donna stancamente.
Detto questo aprì le porte e guidò i cinque ragazzi nella tormenta fino ad una carrozza di Hogwarts magicamente trainata.
“Ciao bello.” Mormorò Star cupa accarezzando l’aria.
Remus ebbe un brivido e Sirius la prese per mano. “Vieni via.” La implorò con una strana intonazione; leggermente più dura del solito.
Salirono sulla carrozza che partì subito.
Il viaggio si svolse in silenzio tranne per Star che mormorava flebilmente formule e parole antiche.
Scesero proprio davanti al portone di Mielandia.
“Oh, salve cari!” Esclamò la signora Hitch.
Ai Malandrini venne un colpo, se lei li avesse trattati come al solito Mocciosus avrebbe intuito che c’era qualcosa sotto.
Fortunatamente Abbey pareva sapere già cosa fare.
“Oh, tu sei la ragazza che salverà il mio Ivan! Piacere tesoro, chiamami Abbey!” Cinguettò in modo strano ma parve che Severus non trovò nulla su cui soffermarsi a pensare.
“Piacere, sono Star. Loro sono Remus, Sirius e James.” Rispose la ragazza indicando uno ad uno i suoi amici.
“E tu?” Domandò la signora Hitch a Mocciosus.
“Severus Piton. Sono qui per un controllo.” Sbuffò quello.
“Lo strangolo!” Sussurrò James in modo che lo sentissero solo i suoi amici.
“Venite dentro.” Abbey li fece accomodare tutti nel salottino e indicò a Star la stanza del signor Hitch. “E’ lì dentro, tesoro, fai del tuo meglio.” La incoraggiò.
Severus si mosse come per seguirla ma lei si voltò fulminandolo. “Ho bisogno di lavorare da sola. Stai qui fuori.”
“Io devo controlla…” Cominciò il ragazzo con aria saccente.
“E io devo guarire una persona.” Gli ricordò secca la ragazza. “Quindi se vuoi metterci nei guai o accusarci di qualsiasi cosa scegli un momento diverso. Ora c’è una vita di mezzo.”
Detto questo entrò nella camera di Ivan e si richiuse la porta alle spalle.
“Ciao, come ti senti?” Le chiese Ivan.
“Io bene…è lei che…” Balbettò Star.
“Lo so. Poso dirti una cosa? Io mi fido ciecamente di te ma nel remoto caso in cui tu fallissi…non colpevolizzarti. Se una persona muore vuol dire che era destino. Punto e basta.” La incoraggiò il signor Hitch.
“Grazie.” Mormorò lei avvicinandosi. Le tremavano fortissimo le mani ma cominciò lo stesso il suo incantesimo, dopo alcuni secondi le parve di perdere tutta l’energia del suo corpo. Si accasciò a terra ma continuò a tentare di curare Ivan che la fissava preoccupato.
“Sto bene.” Biascicò lei rimettendosi in piedi a fatica e toccando la fronte dell’uomo per completare l’incantesimo ma si sentì di nuovo debole come se stesse usando la sua vita per curare la malattia.
Chiuse gli occhi e cercò di pensare a cose belle; i volti dei suoi amici le apparvero dietro le palpebre.
Sentì la voce di James: “Tu puoi curarlo, fidati di me.”
E si fidò, come non mai, si fidò di suo fratello.
 
 
………………
 
L’orologio ticchettava lento. Il tempo sembrava allungarsi infinitamente strascicando ogni secondo fino a farlo divenire un minuto.
Sirius fu sicuro che tra uno scatto e l’altro della lancetta più veloce fossero passati dieci anni. Non si era mai sentito così a disagio e così impensierito insieme.
Remus pregò. Qualsiasi forza o potenza che gli venne in mente, lui la pregò. Se Ivan fosse morto Star non si sarebbe ripresa mai più e lui avrebbe dato la sua vita per un suo sorriso.
James aveva la mente svuotata e cercava i pensieri di sua sorella. La percepiva, sapeva che ci stava riuscendo e lui era lì, accanto a lei. Immaginò un filo tra loro due e le inviò tutto tramite esso; forza, coraggio, decisione, sicurezza. Tutto ciò che poteva.
Star uscì dalla stanza pallida e tremante. Alzò lo sguardo su Abbey e sussurrò qualcosa che somigliava a un “E’ guarito.” ma la sua voce si perse nel silenzio, allora con un enorme sforzo sorrise. Un sorriso tremolante che non le apparteneva. Un sorriso amaro.
La professoressa McGranitt si mise la mano sul cuore e la signora Hitch corse nella camera da letto del marito.
La ragazza invece si voltò e scese le scale.
James, Remus e Sirius si fissarono a vicenda.
Il primo si alzò e la seguì piano.
“Che fate voi due, non andate?” Brontolò Severus anch’esso stranamente scosso.
“Noi no.” Rispose secco Sirius.
“Ora ha bisogno di suo fratello, del suo angelo.” Spiegò Remus paziente.
 
…………….
 
“Star, non è possibile che non sia guarito.” Esordì James entrando nella stanza dove avevano discusso il sabato precedente ora semi oscura.
“Infatti…ho detto…che l’ho…guarito…” Rettificò Star debolmente respirando a fondo tra una parola e l’altra. “Usciamo.” Propose poi.
Il ragazzo acconsentì rilassandosi, si passò un braccio di lei sopra le spalle e insieme scesero le scale esponendosi al freddo esterno. Il vento non soffiava più ma l’aria era gelida, tutto sembrava bloccato sotto un bianco manto.
Lui la abbracciò da dietro coprendola con il proprio mantello e avvolgendo la sciarpa attorno al collo di entrambi.
“Grazie, ma non avevo freddo.” Mormorò la ragazza ma senza cercare di muoversi.
“Stavi tremando.” Le fece notare suo fratello.
“Un calo di energie, tutto qui.”  Ribatté lei con più sicurezza.
James la strinse un po’ di più a sé in silenzio e poi esplose. “Ci sei riuscita! Non sei felice? Hai guarito Ivan!”
“Lo so, c’ero anch’io.” Replicò Star dura.
“Allora?” Bisbigliò il ragazzo.
“E’ l’inizio di una serie di prove che dimostrerà che la mia famiglia era estremamente potente…”
“Certo, ed un bene se farai cose buone come questa.”
“Ma se un giorno mi trovassi davanti ad una scelta e sbagliassi la strada da percorrere ritrovandomi a fare una cosa cattiva?”
James rise. “Ci siamo noi, ti aiuteremo a scegliere e se sbaglieremo ti aiuteremo a riparare il danno, insieme. Ora sorridi e rilassati. Hai salvato una fottuta vita!”
La ragazza rise a sua volta e le sembrò di sentirsi più leggera dell’aria.
 
 
……………
 
 
Festeggiarono bevendo un tè tutti insieme e poi i cinque studenti e la professoressa fecero ritorno ad Hogwarts. Mocciosus rimase silenzioso per tutto il tempo cercando quasi di non esistere.
Durante la strada del ritorno i quattro Malandrini bisbigliavano e ridevano tra loro sotto lo sguardo attento della professoressa McGranitt.
Una volta arrivati a scuola Severus scese dalla carrozza e sparì in fretta.
Mentre James e Sirius aiutavano Star con dolcezza reggendola con fermezza in modo che non si sentisse male e cadesse.
“Portatela a riposare, ne ha molto bisogno. Vi farò avere qualcosa da mangiare.” Assicurò loro la professoressa.
I tre ragazzi annuirono e si inviarono piano verso il dormitorio maschile.
“Dove siete stati?” Li accolse la voce di Anne appena entrarono in Sala Comune.
Star si divincolò dalla stretta dei due amici prima che la piccola potesse vederla, aprì le braccia e accolse la graziosa bimba tra esse traballando un po’.
“Siamo andati a fare una lezione speciale nella foresta, nulla di interessante.” Le rispose Sirius con tranquillità.
“Perché sei così stanca?” Chiese sospettosa Anne alla sua amica.
“Ho corso molto per un esame. Tu dimmi, hai mangiato il cioccolatino di oggi?” Sviò il discorso Star.
“Si, certo! Era buonissimo!” Esclamò la piccola tutta felice.
“Bene, ora noi saliamo a portare mia sorella a dormire e poi scendiamo e ti portiamo a lezione con noi, ti va?” Propose James.
La bambina alzò le spalle in segno di assenso. “Ma voi non avete corso?” Domandò ai tre ragazzi.
“Oh, no. Noi abbiamo fatto solo alcune magie.” Si inventò Remus.
“Ok, se lo dici tu.” Si accontentò Anne allegra.
 
 
……………….
 
Il giovedì Remus non frequentò nessuna lezione e rimase steso a letto tutto il giorno.
Mentre Anne disegnava tranquilla e il professor Vitius tentava di spiegare qualcosa, tre Malandrini in ultimo banco scrivevano freneticamente su un foglio.
“Non devi andarci oggi.” Scarabocchiò Sirius.
“Ci andrò, invece.” Scribacchiò Star con così tanta forza da solcare il foglio di pergamena trapassandolo.
“Devi ancora riprenderti da ciò che hai fatto lunedì.” James.
 “Sono pronta. Oggi ho un piano, devo provare una cosa. Se funzionerà non dovrò nemmeno lottare.” Replicò tramite carta e penna lei.
“Va bene.” Sbuffarono i due ragazzi in coro.
Sirius prese il foglio e lo bruciò con un colpo di bacchetta attirando l’attenzione del professore e perdendo cinque punti per Grifondoro.
La sera salutarono Remus dicendo alla piccola Anne che il loro amico andava a trovare una zia malata, fecero addormentare la piccola e chiesero a Peter di darle un occhiata perché volevano fare una scappatella alle cucine.
Stretti sotto il mantello i tre si diressero verso il portone di quercia, uscirono all’aria aperta e corsero verso il Platano Picchiatore.
“Non hai freddo?” Chiese James a sua sorella la quale indossava solo la larga e sottile maglia a maniche corte  e i pantaloni a finocchietto morbidi ma smunti dell’orfanotrofio.
Quando furono vicini ma non abbastanza da scatenare la furia dell’albero Star si fermò, si tolse il mantello e si sfilò dalla tasca un pugnale arrugginito.
“Dove l’hai trovato quello?” Si sbalordì Sirius.
“In un cassonetto mentre stavo all’orfanotrofio.” Rispose lei decisa afferrandosi i capelli e passando la lama dietro di essi poi la tirò in avanti con decisione tagliandoli tutti da sopra le spalle.
“Cap..cap..capelli…” Balbettò flebilmente James rischiando uno svenimento.
La ragazza buffò e gettò i capelli tagliati tra gli alberi della foresta.
“Che diavolo fai?!” Esclamò Sirius preoccupato.
“Il mio piano.” Spiegò lei determinata con uno sguardo fermissimo. “Devo metterlo in atto.”
Detto questo si rotolò nella neve correndo poi nella foresta a ricoprirsi di fango, arbusti e muschio. Tornò dagli amici completamente scarmigliata e sporca di terra ma con un gran sorriso in volto, incredibilmente sembrava ancor più bella del solito illuminata dagli arancioni raggi del tramonto invernale.
Entrarono nel passaggio segreto e raggiunsero in fretta la stanza di Remus. Sirius e James si fermarono prima di entrare ma si misero a spiare dai buchi creati dai graffi del lupo.
Videro il loro amico fissare strabiliato Star.
“Tu non dovresti essere qui. Sei stanca, speravo che tu non fossi così incosciente.” La sgridò.
“Dovessi morire non ti lascerò affrontare tutto questo da solo di nuovo.” Replicò lei sorridendo.
Il ragazzo fece per ribattere ma la luna salì in cielo e la trasformazione iniziò.
La ragazza si mise a quattro zampe come aveva già fatto la luna piena precedente, pronta.
Il lupo smise di guaire e ululare e finalmente si concentrò su di lei, si avvicinò piano e la annusò, sentì l’odore che ogni volta lo aveva spinto a non attaccare quella ragazza: un odore selvaggio di chi aveva vissuto in solitudine, combattendo per sopravvivere, come un lupo, come lui. Solo che questa volta non c’era l’altro odore, quello che gli imponeva di attaccare, non c’era l’inconfondibile odore umano, niente di simile. Oggi lei era una creatura come lui, non un’umana. Oggi poteva farcela a resistere.
Lunastorta le toccò il naso con il proprio e iniziò a stuzzicarla con il muso imponendole di giocare. Piumadoro sembrò accettare e gli fece un paio di finte d’attacco saltellando a destra e a sinistra senza mai erigersi solo su due zampe.
Le due creature si rincorsero a lungo fingendo di mordersi o di graffiarsi a vicenda ma senza mai attaccare sul serio, si spingevano, rotolavano, si atterravano.
Sembravano due cuccioli inoffensivi ma James si ritrovò a chiedersi quale dei due potesse essere più pericoloso.
“Secondo me lei è peggio di Remus.” Commentò Sirius.
James si voltò verso di lui sbalordito. “Come…? Fa niente.” Borbottò rimettendosi poi a controllare sua sorella.
Come due veri lupi Piumadoro e Lunastorta non si fidarono subito completamente, alcune volte se la ragazza si avvicinava troppo il lupo mannaro ringhiava e metteva in mostra le sue possenti fauci finché ella non si allontanava e, se il lupo cercava di farsi strada verso la giugulare di lei, quella si irrigidiva allontanandogli subito il muso.
La notte passò in fretta e senza nessun incidente, a pochi minuti dall’alba Lunastorta si ritirò in un angolo, poi cominciò a trasformarsi di nuovo in ragazzo.
Quando il dolore finì Remus aprì gli occhi e incrociò quelli cobalto di Star. Corse subito ad abbracciarla euforico.
“Per Merlino! Sei un genio! Uno stramaledettissimo genio che corre un sacco di rischi ma pur sempre un genio! Come ti è saltato in mente? Sei stata eccezionale! E mi ricordo tutta la notte! Vuol dire che non ti ho mai attaccato sul serio, ok, ho avuto spesso la tentazione di farlo ma poi mi sei venuta in mente tu ferita e mi è passato. Il tuo odore poi! E’ stato incredibile e…” Partì a congratularsi senza quasi mai prendere fiato tanto che la ragazza fu costretta ad interromperlo prima di vederlo svenire per la mancanza d’aria.
“Ok, ok! Sei stato bravissimo Remus, veramente bravo. Ci sei riuscito! Sei resistito una notte senza attaccare né te né me. Sentiti fiero di te stesso.”
“No, sei stata tu e … per la miseria! I tuoi capelli!” Gridò il ragazzo passando una mano tra i ciuffi scuri sulla testa della ragazza.
“Lo so, gliel’ho detto anch’io!” Si intromise James entrando nella stanza con Sirius.
“Tu non me l’hai detto, sei solo praticamente svenuto. Comunque profumavano troppo se li tenevo lunghi e mi intralciavano. Ricresceranno subito tranquillo.” Lo rassicurò lei.
“Ora pensiamo a festeggiare!” Urlò Sirius felice.
“No, voi dovete andare a lezione e io mi sento così bene che quasi quasi vi raggiungo alla terza ora. Festeggeremo sta sera, come si deve!” Propose Remus pieno di energie.
“Ok.” Accettarono i suoi amici felici scendendo le scale e sparendo oltre il passaggio.
Una volta usciti dovettero accucciarsi tra gli alberi in fretta perché Madama Chips stava venendo verso di loro e i piedi dei tre spuntavano un poco da sotto il Mantello dell’Invisibilità.
 
…………………
 
“Ad un Lunastorta mansueto!” Brindarono i Malandrini con del succo di zucca finalmente riuniti nel loro tavolo in Sala Grande al termine delle lezioni.
“Chi è Lunastorta?” Domandò la piccola Anne.
“Il dolce animaletto di Remus, prima era selvaggio ma mentre era da sua zia è successo un miracolo: è riuscito ad addestrarlo!” Mentì Star non riuscendo a reprimere l’entusiasmo e la felicità.
“Che tipo di animale è?” Continuò la bambina incuriosita.
“Un cane randagio, molto randagio.” Le rispose Sirius con sicurezza.
“Bel nome.” Fu l’unico commento di Anne che alzò il bicchiere a sua volta per unirsi alla festa.
Dopo cena i quattro ragazzi e la bambina si accoccolarono davanti al fuoco della Sala Comune tra divani e poltrone arrostendo marshmallow.
“Qui ci vuole una bella storia.” Propose Star.
“Si, vi prego!” Si esaltò la piccola.
“Hai ragione è una bella idea, ma che storia?” Chiese Remus.
“Una parecchio divertente.” Suggerì la ragazza.
“Noi ne abbiamo una.” Annunciarono in coro Sirius e James scambiandosi uno sguardo furbo.
“Oh, mio cielo! La storia di come siete diventati amici!” Gridò Star esaltata.
“Esatto!” Confermò James.
“Avanti che aspettate? Sono proprio curioso!” Li incitò Remus.
 
James e i suoi genitori oltrepassarono la barriera baldanzosi e felici.
“Eccoci qui!” Esclamò il signor Potter spingendo allegro il carrello con il baule del figlio.
“Dai! Ma a che ora siamo venuti?! Non c’è nessuno!” Si lamentò James.
“Arriveranno. Tu, però, ricordati di essere cortese con tutti, e sii educato con i tuoi professori e non combinare guai.” Lo riempì di raccomandazioni la signora Potter.
“Si, certo! Voglio conoscere qualcuno…” Bofonchiò il ragazzo guardandosi intorno avido di nuove amicizie.
“Sappi che in qualsiasi Casa andrai andrà bene lo stesso.” Lo incoraggiò suo padre con calore.
James si voltò ad incrociare il suo sguardo. “Io andrò a Grifondoro!” Decretò sicuro di sé.
“Oh, tesoro! Non è detto, non essere troppo deluso se non ci andrai!” Gli ricordò sua madre.
“Non sarò deluso di nulla. Io sarò un Grifondoro! Ho deciso!” Continuò il ragazzo fiducioso.
“Probabilmente, lo sarai…” Commentò Henry.
“Ma se non lo fosse…” Incominciò Susan.
“Per Merlino, amore! Sentilo! Se non diventa Grifondoro mi raso a zero!” Esclamò il signor Potter facendo l’occhiolino al figlio. I due coniugi cominciarono a litigare.
“Ok, io vado a caricare il mio baule, aspettatemi qui…forse torno a salutarvi.” Li avvisò James pronto ad allontanarsi.
“Come come?!” Cercò di fermarlo sua madre smarrita.
“Ciao, vi voglio bene!” Gridò il ragazzo rubando il carretto con il baule dalle mani del signor Potter e partendo di corsa verso il treno lungo la piattaforma che si stava velocemente riempiendo di persone.
James si fermò solo quando arrivò davanti alla carrozza dei bagagli, lì vi trovò un ragazzino, che poteva tranquillamente avere la sua età, intento a colpire il proprio baule imprecando decisamente con troppa foga, eppure c’era qualcosa di sbagliato in ciò che diceva.
“Fan Pluffa! Stupidissimo baule del Bolide! Non vali una Mazza!”
“Tu hai problemi!” Lo apostrofò James scansandolo per poter tentare di issare il suoi bagagli sul treno.
“Anche se fosse?” Replicò acido l’altro ragazzo.
 
“Oh, l’altro eri tu Sirius, vero?” Anne interruppe il racconto fiera della sua intuizione.
“Ovviamente ero io. E’ la storia di come siamo diventati amici quindi direi che per forza dovevo essere io.” Ribatté Sirius acido.
“Non essere così cattivo, infondo per lei è un bel traguardo.” Lo sgridò Star.
“Lasciamo stare, dobbiamo festeggiare e non litigare.” Ricordò loro Remus.
“Noi non stavamo litigando, stavamo conversando tranquillamente.” Replicò Sirius fingendosi calmo.
 “Sei cattivo.” Lo accusò Anne mettendo su il broncio.
“Anne.” La ammonì Remus. “Non è carino.”
“Sei un villano Black!” Gridò Star. “Chiedi scusa!”
“No.” Si impuntò Sirius facendo una linguaccia.
La ragazza lo afferrò per la cravatta tirandolo a terra, lo stese a pancia in giù e gli girò il braccio dietro la schiena premendogli la mano tra le scapole.
“Come dicevi, villano? Non ho capito bene.” Finse lei con fare vittorioso.
“Scusami Anne.” Cantilenò il ragazzo con la vocetta da bambino innocente.
Tutti risero e Star lo lasciò.
“Stavo dicendo…” Riprese James.
“No, continuo io.” Lo pregò Sirius.
 
“Dovresti farteli curare.” Scherzò James.
“Il mio Guaritore è in vacanza.” Replicò Sirius sarcastico spostandosi un poco per vedere le prove inutili dell’altro ragazzo nel tentare di caricare a bordo il suo baule. In quel momento notò la sciarpa rossa e oro che il ragazzo aveva al collo.
“Tu sei un Grifondoro?” Chiese.
“No, ma lo diventerò.” Rispose sicuro James lasciando perdere per un secondo i bagagli e sbirciando gli abiti di Sirius. “Tu indossi troppo verde e argento, sei un Serpeverde purosangue?” Domandò cupo.
“NO!” Gridò Black.
“Dimostralo! Ti sfido!”
“Ok, a cosa?” Accettò immediatamente il ragazzo.
“Ad una corsa ad ostacoli. Da qui fino a toccare lo sportello di quel vagone laggiù.” Spiegò James.
“Vuoi correre in mezzo alla gente?” Si stupì Sirius.
“Ovvio, altrimenti non sarebbe una corsa ad ostacoli.” Replicò Potter con aria di superiorità.
Black sorrise sghembo come se fare una gara nel bel mezzo di una stazione fosse ciò che aveva sempre desiderato.
“Al mio via.” Decretò James.
“Perché tu dai il via?” Protestò Sirius.
“Perché io sono il Grifondoro!” Rispose ovvio l’altro.
“Senti: io non…” Cercò di chiarire Black.
“VIA!” Gridò Potter interrompendolo e partendo in gran carriera.
Sirius lo seguì subito dopo con uno scatto incredibile. Corsero tra la folla spostando svariate persone e saltando e schivando bauli e altri oggetti.
Black era in testa anche se di poco ma James accelerò senza perderlo di vista e naturalmente inciampò su qualcosa di duro rovinando a terra. Subito alcuni adulti e ragazzi gli tesero la mano per aiutarlo ma lui non ci badò nemmeno. Si tirò su a sedere preparandosi ad alzarsi quando una mano molto simile alla sua ma guantata di nero e argento entrò nel suo campo visivo, alzò lo sguardo incrociando quello di Sirius.
“Hai vinto?” Domandò seccò Potter fissando in basso.
“No, non sono andato fino al vagone, ma ho visto la tua caduta.” Replicò Black con il fiatone.
La folla si disperse.
“Perché sei tornato indietro? Un Serpeverde non l’avrebbe mai fatto.” Brontolò James.
“Perché forse non sono un Serpeverde. Ora vuoi tirarti su o preferisci fare amicizia con questo lurido pavimento, amico?” Domandò Sirius sorridendo.
Il ragazzino occhialuto rialzò il viso verso di lui stupito. “Ok,” Accettò afferrando la mano dell’altro e alzandosi con il suo aiuto. “amico.”
“Io sono Sirius.” Si presentò il ragazzo dagli occhi grigi.
“James Potter, tu sei un Black vero? Come mai così diverso da loro?” Chiese poi.
“Perché odio il loro modo di vivere e di pensare e odio i Serpeverde.” Rispose Sirius schifato.
“JAMES!” Gridò una donna poco lontano da loro sbracciandosi.
“Scusami, devo andare a salutare i miei genitori. Ci rivediamo dai bauli per salire insieme?” Propose Potter.
“Ok. Vai pure.”
James si allontanò sorridendo, correndo incontro alla madre e parlando con lei serenamente.
Sirius tornò  indietro verso il vagone da cui la loro gara era partita ma fu intercettato dai suoi genitori.
“Non sei venuto a salutare le tue cugine.” Lo rimproverò subito suo padre.
“Lo so, scusatemi, ho avuto…” Cercò di spiegarsi il ragazzo.
“Un litigio con tuo fratello, lo abbiamo notato dal suo comportamento.” Lo bloccò sua madre risparmiandogli la fatica di inventare una scusa.
“Ah, si. Ora devo salire.” Replicò Sirius sperando con tutto il cuore che lo lasciassero andare in fretta.
“Si, ma ricorda di mandarci una lettera appena vieni smistato in Serpeverde e scrivici spesso e ricorda il comportamento adeguato da tenere, non fare amicizia con i nati Babbani…” La voce della signora Black si spense nella mente del figlio che annuiva automaticamente guardandosi intorno per cercare il suo nuovo amico, per un attimo individuò tra la folla due luccichii color cobalto ma li perse subito di vista e lasciò perdere.
“Posso andare ora?” Chiese sfinito Sirius.
“Vai pure, buon soggiorno.” Acconsentì suo padre rigido come sempre.
Il ragazzo si voltò sollevato camminando in fretta verso il luogo di incontro con James il quale arrivò subito dopo.
“Ok, scusami se ho fatto tardi, i miei mi hanno riempito di raccomandazioni assurde, come se io fossi un terremoto completo.” Spiegò Potter.
“Non lo sei?” Chiese Black con una punta di delusione.
“Scherzi? Faccio solo qualche piccola infrazione alle regole ogni due… minuti.” Ribatté James scherzoso.
Sirius rise felice.
Aiutandosi a vicenda riuscirono finalmente a caricare i loro bauli, dopo di che salirono a loro volta sulla locomotiva scarlatta.
“E tu? Com’è il tuo rapporto con le regole?” Si incuriosì Potter.
“Io ho moltissime regole da seguire e ti giuro che le so tutte a memoria… così posso infrangerle meglio.” Rispose l’altro facendolo ridere.
“Proviamo qui.” Propose James indicando la porta di uno scompartimento.
La aprirono trovandolo pieno di ragazzi Serpeverde che li fissarono dall’alto in basso, cosa alquanto difficile dal momento che erano tutti seduti. Richiusero la porta senza dire nulla.
“No, brutta scelta.” Rimarcò Sirius avanzando.
Il treno partì proprio in quel momento con uno scossone che fece barcollare i due ragazzi.
“Forza vuoi due, andate a sedervi da qualche parte.” Li rimproverò un Prefetto di Tassorosso passando accanto a loro per raggiungere la sua carrozza.
I due amici camminarono ancora lungo il corridoio appoggiando l’orecchio alle porte per sentire se gli scompartimenti erano liberi o meno, per timore di incappare in una altra allegra compagnia di gente poco raccomandabile.
“Qui sembra vuoto!” Esclamò James piegato davanti ad una porta. “Proviamo.”
Aprirono lo scompartimento e si trovarono davanti ad una ragazzina graziosa con i capelli corti e neri ma con degli strani riflessi oro.
"Possiamo?" Chiese Sirius.
Quella si voltò verso di  loro senza alcuna espressione in volto. "Con molto piacere!" Acconsentì poi aprendosi in un sorriso.
Il ragazzo dagli occhi grigi le si sedette di fronte, l'altro si accomodò accanto all'amico.
"Piacere! Mi chiamo James Potter" Disse subito quest'ultimo
"Sirius Black" Si presentò il ragazzo vicino al finestrino.
                     
“Fine!” Concluse James entusiasta.
“Pazzesco! Ancora prima di conoscervi avete infranto delle regole insieme!” Si strabiliò Remus.
“Che ti aspettavi da questi due, Rem? Comunque, Sirius, ero io la tua allucinazione color cobalto.” Chiarì Star.
“Immaginavo.” Replicò il ragazzo.
“Guardate, Anne si è addormentata!” Fece loro notare James.
“Bene, se ci chiede di raccontarle la fine della storia io non lo farò. Per principio.” Si lamentò Sirius.
Star rise. “Villano!” Lo insultò poi.
La serata dei quattro continuò allegra ad arrostire marshmallow e a scherzare tra loro.
 
……………….
 
Il sabato tanto sperato arrivò con estrema lentezza, il giorno dopo sarebbe stata la vigilia di Natale ma il vento non si era ancora calmato e tutti gli studenti si ritrovarono reclusi nel castello senza potersi godere la neve.
“Perché non volete venire con noi in biblioteca?” Chiese Anne in tono lamentoso mentre quel pomeriggio i Malandrini camminavano metà verso la biblioteca e l’altra metà verso guai certi.
“Perché non si fanno mai buoni incontri in quel posto orribile.” Replicò Sirius.
“Ma Star mi ha detto che oggi lei e Remus ascolteranno me mentre leggerò una storia.” Insistette la piccola.
“Motivo in più per non venire.” Ribatté James.
“CATTIVI!” Gridò la bambina voltandosi poi verso la sua amica. “Convincili tu per favore!”
La ragazza sospirò, come resistere a quel musetto dolce?
“James, Sirius?” Chiese ai suoi amici.
“No.” Risposero i due in coro.
“Se non venite e non fate i bravi al prossimo allenamento saprò dove mandare i Bolidi.” Li minacciò Star.
“Sembra un ottima idea ascoltare una storia, vero Sirius?”
“Si, direi di si, James.”
Si convinsero immediatamente i due ragazzi.
Remus rise sotto i baffi.
“Sul serio Lunastorta,” Sussurrò James con fare malefico all’amico “tu prova a farlo sapere in giro e noi ci occuperemo di te in una battaglia no-stop.”
“Ti conviene tacere, il cerbiatto nervoso ha le sue armi.” Mormorò Sirius prendendo in giro Potter.
Remus rise di gusto.
“Io non sarò un cerbiatto!” Si scaldò James.
“Si, che lo sarai, un dolce cerbiattino con il pelo morbido che saltella allegramente per i boschi, del tutto innocuo.” Pigolò Sirius esplodendo poi in una grossa risata.
Fortunatamente arrivarono in biblioteca e la cosa distrasse i tre dal bisticcio imminente.
“Allora Anne, cosa ci leggerai?” Domandò Remus cortese mentre tutti prendevano posto ad un tavolo.
“Una storia sui draghi!” Rispose lei entusiasta.
“Che mangiano le principesse dolci, con lunghi capelli dorati, e con gli occhi azzurri?” Scherzò Sirius.
“Stai parlando di me?” Chiese Star fingendosi stupida.
“No, tesoro. Stava parlando della bambina insopportabile che ti siede accanto, il mondo non gira sempre attorno a te, carina.” Le rispose James con una voce acuta da insopportabile ochetta.
“No.” Si incupì Anne. “La principessa si salva, e io non sono la principessa.”
“Invece si! E il drago ti mangia.” Replicò Sirius.
“NO!” Gridò la piccola.
“Buoni bambini!” Remus intervenne con la voce stanca di un padre.
Gli altri quattro si bloccarono fissandolo e poi cedettero alle risate.
Anne aprì il libro che le passò Star e si preparò ad iniziare quando sentirono un botto provenire da dietro lo scaffale alle loro spalle.
Sirius e James furono i più veloci ad alzarsi ad andare a vedere: un gruppetto di quattro Serpeverde stava importunando un ragazzino di Tassorosso bruciandogli le scarpe e costringendolo così a saltellare come in  un buffo balletto.
“Ma tu sei…!” Esclamò Star raggiungendo i suoi amici e fissando i bulli, la sua voce si spense quando il gruppo di ragazzi si voltò verso di loro.
“Aguamenti.” Enunciò James con uno sguardo duro in viso indirizzando il getto della sua bacchetta verso i piedi del Tassorosso il quale, una volta spento il fuoco alle sue scarpe, si nascose tremante dietro i Malandrini. Remus lo prese per un braccio.
“Lo porto in infermeria, non fate casini.” Annunciò fermo guidando poi il ragazzino ed Anne fuori dalla biblioteca.
“Non potete venire qui e rovinarci la festa.” Li ammonì un Serpeverde grosso quanto un armadio.
“Possiamo, se la festa comprende che uno del primo anno venga arso vivo.” Ribatté Star decisa.
“Oh, no bellezza, non ci crederai così malvagi?” Si finse dispiaciuto un altro ragazzo. “Lo avremmo tenuto vivo, gli serviva solo una piccola punizione.”
“Per cosa? Per aver osato camminare davanti a voi?” Domandò Sirius acido.
“No, per aver detto che i nostri metodi di potere non sono carini. Vedete una sua cara amichetta ha dovuto superare una piccola prova che noi facciamo a quelli del primo anno, niente di che, ma lei non ci è riuscita ed è andata a raccontare tutto a quel ragazzino che ha pensato, male, di venirci a sfidare. Povero sciocco.” Spiegò un terzo.
Star digrignò i denti e si fece avanti. “Sentite: non sembrate persone ragionevoli ma io proverò lo stesso con le buone, ora andiamo insieme da quel ragazzino e poi dalla sua amica e voi chiedere scusa ad entrambi e non vi azzarderete mai più a far loro del male, nè a nessun altro. Ok?”
“Ma chi ti credi, zuccherino?!” La sfotté uno.
“E voi due la dietro? Lasciate che la vostra graziosa amica si faccia avanti da sola contro dei bruti come noi? Coraggiosi.” Commentò un altro.
“Vedi, abbiamo imparato con il tempo a lasciarla fare, le piace mettere a posto brutti ceffi come voi.” Spiegò tranquillo Sirius sedendosi su un tavolo dietro di sè come per godersi la scena al meglio.
“Già,  noi potremmo anche sistemarvi da soli ma lei ci tiene molto e poi … lo fa con molto stile. Se fossi in voi la asseconderei.” Consigliò loro James con un sorrisetto strano in volto.
 “Allora?” Chiese la ragazza impaziente.
I Serpeverde se la risero, tutti tranne uno.
“Vediamo un po’, cosa vorresti farci, tesorino.” La incitò il più grosso.
Star si lasciò sfuggire uno sbuffo simile ad una risatina canzonatoria, si legò lentamente i capelli lunghi fino alle spalle e mossi in una coda alta, poi consegnò la bacchetta a suo fratello, infine si voltò di nuovo verso il gruppo di bulli.
Con una velocità sorprendente piegò in due uno di loro con una ginocchiata alle costole, il ragazzo si accasciò a terra.
“Innanzi tutto: non chiamatemi tesorino, o zuccherino o quant’altro. Mi fa imbestialire.” Consigliò la ragazza totalmente calma rigirando con un calcio il Serpeverde ai suoi piedi.
“Diamine, è vivo?” Chiese quello che aveva parlato per terzo ora improvvisamente impaurito.
Star sorrise soddisfatta. “Oh, si, devo farvi chiedere scusa, ricordi? Non posso uccidervi.” Detto questo con un altro scatto atterrò con un pugno in pancia il più grosso tra loro e colpì con una gomitata sul naso il terzo ragazzo, il sangue schizzò un po’ ovunque mentre quello cadeva a terra.
Con le mani insanguinate Star si rivolse all’ultimo ragazzo, il più piccolo tra loro. “Ciao, Regulus.” Salutò allegramente come se niente fosse. “Non credo che tu frequenti proprio delle ottime compagnie, ho ragione?”
Regulus non si mosse, guardò i suoi tre compagni a terra i quali lo fissavano sorpresi.
“Non ti preoccupare, non sentono più nulla. Non possono udire i nostri discorsi. Non muovere la testa, anche un cenno potrà sembrare loro ambiguo. James portali a fare un giro di scuse.” Concluse lei allontanandosi dal ragazzino.
I tre Serpeverde si alzarono riacquistando l’udito.
“Andiamo.” Ordinò James.
I quattro lo seguirono diligentemente come bravi cagnolini, Regulus per ultimo, ma quando passarono di fianco a Sirius il ragazzo posò una mano sul petto del fratello.
“Oh, no. Tu no.” Lo bloccò.
I Serpeverde si voltarono verso loro due fissando il ragazzino interrogativi e sospettosi.
“Lo tratteniamo un po’ con noi, ma voi andate, avete un impegno da mantenere.” Spiegò Star con finta gentilezza.
I tre ricominciarono a camminare mentre piani di fuga vagavano nelle loro menti.
“Ah, ragazzi.” Li richiamò lei. “James è mio fratello, mi ha insegnato molto di ciò che so, non è una buona idea cercare di scappare.”
Due di loro deglutirono sonoramente e poi uscirono camminando lentamente, pieni di dolori.
Sirius, con il palmo ancora sul petto di Regalus, lo spinse con forza a sedersi. “Mi disgusti.” Esordì.
“Sirius!” Lo ammonì Star.
“Che dovrei dirgli? Lo hai visto!” Ribatté lui.
“Io ho visto solo un ragazzo che seguiva gli ideali di ragazzi più grandi di lui.” Replicò la ragazza.
“In ogni caso,” Cominciò Regulus fissando suo fratello. “tu non puoi certo dirmi di non trattare così la gente. Ne ho sentite di storie su di voi e non godete di buona fama tra i Serpeverde e non solo.”
“Mocciosus ti ha raccontato un po’ di storielle, eh? E chi altri? Le tre oche del primo anno di Grifondoro? il fratello di una di loro?” Lo attaccò Sirius.
“Senti, Regulus, so che cosa abbiamo fatto ma non siamo mai arrivati a compiere atti che mettessero a rischio delle vite o che imprimessero segni profondi e dolorosi.” Raccontò Star.
“Si, infatti si è visto da ciò che hai fatto che non faresti male ad una mosca.” La accusò il ragazzino.
Sirius lo colpì con uno schiaffo sul volto. “Non osare parlarle mai più in quel tono.”
“Fel, dannazione! Datti una calmata!” Lo sgridò lei, poi si rivolse di nuovo a Regulus. “Capisco, ma lo abbiamo sempre fatto per bloccare le persone che fanno cose cattive come… bruciare le scarpe a qualcuno. Sul serio, noi cerchiamo solo di divertirci ed è vero che spesso i nostri scherzi non sono molto divertenti per chi li subisce, sopratutto Moc-Severus, ma nessuno rischiava di non riuscire più a camminare per mesi o peggio! Il problema è che spesso incappiamo in comportamenti del genere e io conosco solo un modo per combattere la violenza: più violenza. So bene che non è il metodo giusto ma con gente del genere non c’è altro da fare. Devi colpire a fondo se vuoi vincere contro chi sa colpire bene.”
“Accidenti…” Mugugnò il ragazzino.
“Si, lo so. Ogni tanto se ne esce con questi discorsi assurdi che ti fanno credere persino che la pace nel mondo sia realizzabile con un solo gesto d’amore.” Commentò Sirius.
La ragazza fece per ribattere ma poi tacque imbronciandosi per la mancanza di argomentazioni in suo favore.
Regulus rise sinceramente divertito ma smise immediatamente.
“E’ da tanto che non ti sento ridere.” Cominciò Sirius sereno. “Mi dispiace per quello che ti ho detto, io non ti odio.”
“Ma odi loro. Sono la nostra famiglia, ci hanno cresciuto! Come puoi odiarli?” S’infervorò suo fratello.
“Questa è la mia famiglia. Lei, James e Remus. Loro mi hanno voluto bene! Loro ci sono e ci saranno sempre anche se avrò dei problemi.” Gli spiegò impuntandosi.
“E loro non sono Serpeverde, vero? Sono tutti Grifondoro. Tu vuoi che io cambi, che diventi parte del vostro club di burloni e che mi lasci trascinare da un vortice di divertimento, ma la vita non è divertimento, ci sono degli impegni da mantenere nel rispetto delle persone che ci hanno dato la vita. Una vita per una responsabilità. Io porterò avanti la nostra purissima Casata senza di te.” Gridò Regalus.
“Il momento in cui dai la vita è semplice come il momento in cui la togli, è negli attimi successivi che arrivano tutti i ripensamenti e i dubbi. Se riesci a cacciarli vuol dire che lo volevi veramente, se così non fosse inizi a crescere un figlio senza amore o, nell’altro caso, a sopravvivere ad ogni giorno sperando che non ne arrivi un altro.” Sussurrò Star sovrappensiero.
“I nostri genitori ci amavano, entrambi. Prima che lui spezzasse loro il cuore con le sue scelte assurde!” La rimbeccò il ragazzino alzandosi e uscendo di corsa.
“L’ho perso.” Mormorò Sirius triste. “Una volta eravamo molto uniti, quasi come me e James, ora…”
“E poi?” Gli chiese la ragazza poggiandogli una mano sulla spalla.
“Poi sono successe tante cose, a cominciare dal giorno in cui ho preso l’Espresso per la prima volta…”
 
Sirius oltrepassò la barriera del binario 9 3/4  con un largo anticipo, praticamente non c’era quasi nessuno sulla piattaforma. I suoi genitori lo seguivano tenendolo sotto stretto controllo visivo.
“Ci sono le tue cugine laggiù, Sirius. Mi aspetto che porgi loro i tuoi saluti prima di partire. Narcissa poi verrà con te, se avrai bisogno di qualcosa chiediglielo senza vergogna, sono sicura che sarà lieta di mostrarti la Sala Comune di Serpeverde questa sera.” Cominciò sua madre.
“Perché siete così sicuri che andrò a Serpeverde?” Domandò Sirius sospirando.
“Non devi essere teso, tutta la famiglia è stata a Serpeverde, ci andrai anche tu.” Borbottò suo padre sempre con il suo tono rigido e distaccato.
“Non sono affatto teso.” Sbuffò il ragazzo. “Senti, Regulus, vieni con me ad aiutarmi a caricare il bagaglio?” Propose poi a suo fratello che annuì piano. “Voi andate, vi raggiungiamo dalle cugine.” Assicurò infine ai suoi genitori che si allontanarono.
“Veramente hai paura di non finire a Serpeverde?” Domandò Ragulus a suo fratello.
“NO! Figurati! L’unico mio timore è finire in Serpeverde!” Esclamò quello trascinando il suo baule.
“Dove vorresti capitare?” Chiese il ragazzino.
“Ovunque, ma non lì. Odio tutto ciò che mi lega ai Black!” Sbuffò pieno di rabbia Sirius.
“Quindi odi anche me.” Mormorò Regalus.
Sirius si morse la lingua. “No, non te, ne lo zio Alphard e nemmeno Andromeda…” Cominciò a scusarsi.
“Ma loro sono adulti. Dimmi, quanti anni fa te ne saresti andato se non ci fossi stato io?” Lo interruppe suo fratello.
“Io… forse subito…” Si arrese il ragazzo.
“Tu odi così tanto i nostri genitori?”
“Si! E li odiavi anche tu, quando eravamo piccoli facevamo sempre gli scherzi insieme e…” Gli rammentò Sirius ma gli occhi di Regulus si fecero freddi.
“Da piccoli era una cosa, stavamo solo giocando. Ora siamo grandi e il destino della nostra linea di sangue è nelle nostre mani! Siamo i futuri eredi di tutta la dinastia Black! Non capisci? Anni di addestramento solo per il momento in cui saremo noi a dover tenere alto l’onore della Casata! I nostri genitori! Tutti i nostri parenti ci tengono! Loro ci hanno voluto bene e ci hanno cresciuto con amore, il minimo che possiamo fare è renderli fieri e se questo comprende essere un Serpeverde e credere nella superiorità del sangue puro così sarà!” Si sgolò il piccolo, infine si voltò deciso e corse via.
 
Appena finì di raccontare James e Remus entrarono nella biblioteca.
“Allora, come è andata?” Chiese Remus.
“Male.” Rispose Star sospirando.
“Ok, basta pensare a mio fratello, domani è Natale!” Cambiò argomento Sirius.
“Domani è la Vigilia.” Precisò James.
“Che noia Ramoso! Sempre così pignolo, tu?” Lo prese in giro Star.
“Non sono pignolo, penso che…” Controbatté il ragazzo ma venne interrotto dalla sorella che si rivolse a Remus.
“Dov’è Anne?”
“Qui fuori, volevamo essere prudenti.” Le rispose il ragazzo.
“Andiamo allora, ho bisogno di una bella cioccolata calda con tanta panna.” Suggerì la ragazza incamminandosi verso l’uscita.
“Perché Madama Pince non ha sentito nulla?” Si insospettì James lanciando uno sguardo verso l’ufficio della bibliotecaria.
“Quei quattro l’avevano addormentata, si riprenderà tra un po’, spero. Ho controllato prima di uscire.” Spiegò Remus.
“Hanno fatto le cose per bene.” Commentò Sirius.
“Ciao Anne!” Esclamò Star aprendo la porta.
“Cosa avete fatto?” Domandò subito la bimba.
“Abbiamo chiacchierato. Ti va di cantare la canzone della cioccolata calda?” Cambiò argomento la ragazza.
“Siiiii!” Gridò la piccola e insieme iniziarono a saltellare per il corridoio canticchiando:
“Voglio fare la cioccolata calda,
con tanta panna con tanta panna.
E il caramello
Ed il marshmallow,
e tanta panna, e tanta panna.”
“Quando l’anno inventata questa canzone?” Chiese Sirius a James infastidito.
“Non ne ho la più pallida idea.” Rispose quello.
“Remus?” Chiesero in contemporanea.
“Non guardate me, io non sono al corrente di ciò che fanno quelle due quando noi non ascoltiamo.” Replicò il ragazza alzando le mani.
I tre risero seguendo le loro due amiche saltellanti verso le cucine.
 
 
******************
 
Oh, mio cielo! Ho finito! Ora Triskell correggi e io guardo Once Upon a Time.
Mi dispiace aver fatto aspettare molto i pochi fedeli che mi seguono ma dovete perdonarmi perché è lungo…tanto lungo. Ho sputato sangue per questo capitolo e ora ne vado fiera anche se fa schifo.
Bene, ciao ciao. 

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Capitolo 10
*** Per tutte le volte ***


“Anne… Forza, in piedi.” La ragazza svegliò dolcemente la bambina il più piano possibile.

“Che c’è?” Chiese la piccola con la voce impastata strofinandosi gli occhietti azzurri.
“Vuoi fare uno scherzo a Sirius e James?” Chiese Star.
“Si!” Esclamò sussurrando Anne tutta esaltata.
“Allora sveglia Remus, sottovoce, che poi ci divertiamo!” Diede comandi la ragazza sorridendo furba nel suo pigiama con le stelle.
La bambina obbedì diligente e in punta di piedi sfruttando la debole luce che entrava dalla finestra avanzò verso il letto di Remus.
Star invece chiuse delicatamente i bauli presenti nella stanza bloccandoli con una magia speciale che nemmeno un Alohomora poteva spezzare.
“Che vuoi fare?” Sussurrò Remus avvicinandosi alla ragazza insieme ad Anne.
“Vedrai!” Rispose lei piano avvicinandosi al balcone. “Vuoi uscite.” Consigliò.
Il ragazzo e la bambina si chiusero la porta alle spalle e dopo qualche secondo Star li raggiunse chiudendo la porta con lo stesso incanto dei bauli.
“Che li hai fatto?” Domandò  Anne impaziente.
“Puoi smettere di sussurrare, comunque ho aperto la finestra. Fra qualche secondo si accorgeranno dell’aria fredda e cercheranno di coprirsi ma ho chiuso tutte le coperte pesanti e tutti i vestiti nei bauli e loro non potranno mai aprirli. Voglio sentirli supplicare di aprire la porta.” Spiegò la ragazza con una scintilla malefica negli occhi.
“E se chiudono la finestra?” Le fece notare Remus.
Lei rise soddisfatta. “Non possono, non ci sono più i vetri!”
Al ché anche gli altri due scoppiarono a ridere come disperati.
Dopo alcuni secondi si udirono dei lamenti provenire dall’interno della stanza.
“Si stanno svegliando!” Sussurrò Star eccitata.
Subito dopo cominciarono i rumori. I due ragazzi rinchiusi cercavano prima di chiudere le finestre o di aprire la porta ma una volta notato che era un’ impresa impossibile tentarono di vestirsi senza risultati, trascinarono, colpirono, incantarono i loro bauli ma quelli non vollero saperne di aprirsi.
Dopo di che i due cominciarono ad inveire contro la porta realizzando che era uno scherzo bello e buono.
“Scusami Anne, ma credo sia giunto il momento per te di indossare questi. Ti dispiace?” Chiese Star porgendo alla bambina un paio di paraorecchi fucsia presi dalle serre durante la loro prima lezione sulle mandragole.
La piccola sorrise indossandoli e Remus le premette bene sulle orecchie in modo da non farle sentire più alcun rumore, o meglio nessuna parolaccia.
“Dannazione voi due la fuori! Star! So che sei stata tu! Apri! Mi si sta congelando il culo e non ti dico cos’altro!” Urlò James.
“Non ti apro!” Gli rispose la ragazza impertinente.
“Star apri, cazzo!” Inveì Sirius.
“Non si dicono quelle parole!” Ribatté lei sorridendo sempre di più.
I prigionieri presi dall’esasperazione cominciarono a battere i pugni contro la porta.
“Remus! Sii buono almeno tu! Aprici! Qui fa freddissimo!” Gridò James.
Remus rise tranquillo e finse di essere un po’ duro d’orecchi.  “COSA HAI DETTO?! CHIUDERVI CHE FA CALDISSIMO? BENE, RIMANETE LI’ ALLORA!”
“No, dannazione Lunastorta non puoi essere anche tu dalla sua parte!” Lo riproverò Sirius.
“Io sono dalla parte dei vincenti!” Si scusò il ragazzo scherzando.
“Uh, questa vi brucerà un po’, non è vero?” Chiese Star soddisfatta.
“Ti prego siamo in ginocchio, vi preghiamo di liberarci!” Si arrese James.
“In ginocchio sul duro e FREDDO pavimento.” Calcò Sirius.
La ragazza sorrise e tolse il paraorecchi alla piccola Anne.
“Puoi aprire Remus.” Lo invitò sussurrando e brandendo la macchina fotografica del fratello.
Il ragazzo le fece un cenno e afferrò la maniglia. Aprì l’uscio di scatto e un ciack sonoro immortalò Sirius e James tremanti con le labbra viola, in ginocchio sul pavimento nei loro pigiami leggeri.
I due si rialzarono quanto più velocemente le loro membra infreddolite gli consentirono.
“Quando vi dico di vestirvi di più dovreste ascoltarmi.” Commentò Star maligna.
“Ah-ah.” Rise sarcastico sua fratello battendo i denti.
“Comperte!” Annunciò Anne aprendo un baule.
“Coperte. Non comperte.” La corresse Sirius sgarbato afferrando brutalmente la calda lana.
La ragazza che aveva appena chiuso le finestre si girò verso di lui facendo come per riaprirle. “Un altro giro?” Domandò minacciosa i due scossero la testa terrorizzati. “Allora vedete di comportarvi bene. E’ la vigilia di Natale.” Ricordò loro.
“Senti chi parla.” Bofonchiò James.
“Come scusa?” Gli chiese Remus pronto a riferire meglio ad alta voce.
“Nulla.” Gli assicurò Sirius tappando la bocca all’amico.
Star si avvicinò ai due ghiaccioli e li abbracciò stretti entrambi.
“Scusate, ma era troppo divertente per rinunciare!” Spiegò loro sorridente.
“Penso che un po’ ce lo meritiamo.” Ammise suo fratello.
“Davvero?” Chiese Sirius fingendosi sconcertato ma poi si corresse subito alla finta occhiataccia di James. “Certo! Ce lo meritavamo! Ovvio!”
Tutti risero e la temperatura nella stanza salì in modo gradevole.
“Non c’è più tanto vento!” Annunciò Anne all’improvviso indicando fuori dalla finestra.
“Vero.” Concordò James poco entusiasta. “VERO!” Realizzò dopo qualche secondo correndo al suo baule.
Anche Star e Sirius scattarono in piedi come se una scarica elettrica li avesse colpiti.
“Che c’è?” Chiese Remus stupito.
“Battaglia a palle di neve!” Esultò la ragazza vestendosi in fretta.
Remus sorrise e afferrò a sua volta il cappotto.
Anne saltellava in giro già pronta mentre Sirius cercava di infilarsi uno scarpone al rovescio.
“Nell’altro piede amico.” Gli consigliò James con il fiatone per l’emozione tentando di mettersi il cappello come guanto.
“Grazie. Sulla testa.” Ricambiò il favore Sirius.
“Giusto.”
Star rise. “Pronti?”
Spiccarono una corsa nello stesso momento, precipitandosi giù per le scale e investendo un ragazzino del primo anno. Incrociarono Lily con delle ragazze del terzo anno che ridevano allegramente indicandoli al loro passaggio.
Oltrepassarono il buco del ritratto e Anne inciampò.
Remus la prese in braccio al volo continuando la sua corsa.
Fortunatamente i corridoi erano quasi deserti anche se Star fu abbastanza convinta d’aver urtato la professoressa McGranitt e sentiva le sue grida lontane.
Spuntarono nel giardino e si tuffarono letteralmente nello spesso strato di neve presto raggiunti da altri studenti tutti felici di potersi godere quel bianco manto.
Giocarono a palle di neve per il resto della mattinata e se ne infischiarono allegramente del pranzo.
Tornarono al castello solo quando la piccola Anne completamente bagnata iniziò a tossire un poco, nel mentre si accorsero che era calata la sera.
“Sembra che siamo rimasti in pochissimi quest’anno ad Hogwarts.” Notò Star sbirciando la Sala Grande che, vuota per tre quarti, non aspettava che loro.
“Anche Peter è tornato a casa?” Domandò Sirius,
“Sono due giorni che è tornato a casa, non ha nemmeno frequentato l’ultimo giorno di lezione.” Gli ricordò Remus.
“Non si notava.” Commentò James.
“Delicato come sempre!” Lo sgridò debolmente sua sorella.
“Che ci vuoi fare? Io sono così! Un fiore gentile.” Scherzò il ragazzo.
“Babbeo. Sentite: io vado a far cambiare Anne voi entrate a mangiare che siamo già in ritardo.” Propose la ragazza.
“Posso mangiare così.” Le assicurò la piccola.
“No, ti ammalerai, e tu non vuoi stare male a Natale, vero?” Le spiegò Star la bambina scosse la testa e afferrò la mano che la sua amica le porgeva seguendola verso i dormitori.
“A dopo.” Le salutarono i ragazzi.
Le due salirono rapide le scale fino al ritratto della Signora Grassa, Star disse la parola d’ordine e attraversarono il passaggio.
Prima che il ritratto si richiudesse alle loro spalle una voce leggermente familiare gridò.
“Hei, Star, aspetta!”
“Qualcuno ti ha chiamato.” Le fece notare Anne.
“Lo so, corri di sopra a cambiarti, io ti aspetto qui fuori, ok?” Le ordinò la ragazza mentre tornava nel corridoio.
Il fratello di Sirius se ne stava fermo in piedi come in attesa.
“Dimmi, Regulus.” Lo incitò lei.
“Sirius… voi lo conoscete veramente? Sapete ogni cosa di lui?” Chiese il ragazzo torturandosi le mani e lanciando brevi e impercettibili sguardi attorno a sé.
“Sappiamo quelle che ci ha detto. Lo conosciamo per ciò che si mostra a noi e anche per ciò che cerca di nascondere.” Rispose Star seria e calma.
“E’ felice?” Sputò fuori Regulus.
“Si, ma questo non vuol dire che non possa esserlo ancora di più.” Replicò la ragazza che provò una brutta sensazione.
“Vai.” Disse solo lui in un sussurro poi annuì e corse via.
“Oooookaaaayyyy.” Mormorò Star girandosi lentamente per ritrovare Anne ma quando fissò il ritratto della Signora Grassa un colpo freddo le attanagliò lo stomaco.
Si mise a correre a sua volta verso il dormitorio maschile, spalancò la porta e vi trovò Anne intenta a cercare di legarsi le scarpe china su se stessa. Infondo alla stanza, accanto alla finestra aperta, due Serpeverde fissarono spaventati la ragazza appena entrata in posizioni assurde come se si fossero pietrificati a metà di un passo.
La bimba alzò lo sguardo vittoriosa notando solo allora le altre persone attorno a lei ancora intente a studiarsi a vicenda.
“Che ci fate qui?” Domandò Star neutra.
“Noi…” Borbottò uno dei due che la ragazza riconobbe come uno del gruppo della biblioteca.
“Volevate farmi male?” Chiese la bambina spaventata tremando tutta.
“Anne vieni qui!” Le ordinò la ragazza accogliendola poi tra le braccia. “Dunque?” Chiese ancora ai due Serpeverde.
“Si, volevamo farvela pagare attraverso quella bimbetta.” Replicò l’altro sfrontato.
“Dimenticate che è una bambina piccola, per giunta Babbana, e come se non bastasse è sotto la mia protezione.” Ricordò loro Star.
“Quindi? Voi ci avete messo in ridicolo.” Esordì il primo dei due.
“Ah, si. Davanti a chi? Ai muri della scuola?” Sbuffò la ragazza.
L’altro fece per replicare ma non trovò nessuna argomentazione allora cambiò discorso.
“Come hai fatto ad arrivare qui? Il ragazzino ha detto che sarebbe riuscito a distrarti per un po’.”
“Sesto senso femminile. Se qualcosa non va non c’è scusa che tenga.” Spiegò Star neutra. “Ora vi do l’ultima possibilità per smetterla. Andate via adesso e non provate a disturbare mai più nessuno o vi assicuro che non tornerete in questa scuola il prossimo anno.”
“Ci sono altre attrattive fuori da qui.” Commentò uno ma prese lo stesso uno dei due manici di scopa appoggiati al muro e uscì dalla finestra seguito dal suo compare.
“E se tornano?” Pigolò Anne piano.
“Li caccio via di nuovo, tranquilla.” La rassicurò Star. Chiudendo la finestra.
Scesero velocemente in Sala Grande sperando di riuscire a mangiare almeno il dolce. Si sedettero tra Sirius e James e cominciarono a riempirsi il piatto in silenzio. Anne si accoccolò subito su James che fissò Star in attesa di una spiegazione.
“Hanno tento di attaccarla ma sono arrivata in tempo. Non lo faranno più. Non a lei.” Lo informò lei facendo passare la faccenda come cosa di poca importanza.
“La bambina sembra sconvolta.” Commentò Remus seduto di fronte a loro.
“Lo so. Stupidi esseri, l’hanno spaventata a morte.” Bofonchiò la ragazza.
“Se mi ronzano ancora intorno io li ammazzo.” Minacciò Sirius.
“Hai detto che non lo faranno più, giusto Star?” Domandò James, sua sorella annuì. “Bene. Allora non succederà più. A lei.” Concluse il ragazzo stringendo forte Anne.
“Lo sapete che dopo le vacanze la McGranitt ci farà una verifica a sorpresa su tutto il programma?” Saltò fuori Sirius cambiando argomento.
“NO, sul serio?!” Chiese conferma Remus agitandosi.
“Oh, si. E’ vero!” Assicurò James.
“E voi come fate a saperlo?” Si insospettì Star.
“Abbiamo dato una sbirciata al programma quando siamo finiti in punizione.” Raccontò Sirius.
“Lei era uscita un attimo perché Lumacorno l’aveva chiamata e noi ne abbiamo approfittato.” Completò James.
“Non si fa!” Li rimproverò Anne.
“Taci tu.” La rimbeccò Sirius.
“Fel, a cuccia!” Lo sgridò Star.
“Io non ho ancora capito come trasformare uno scarafaggio in un bottone! Come farò?” Si preoccupò Remus.
“Prendi ripetizioni da Star.” Gli consigliò Sirius.
“Io non do ripetizioni a nessuno.” Si oppose la ragazza. “Chiedi a James. Ah si, mi ero dimenticata che lui ancora ha la nausea quando si parla di scarafaggi.” Lo prese in giro.
“E’ stata una lezione infinita e ora che ne sono uscito vivo ammazzerò chiunque mi ci faccia pensare di nuovo.” Replicò James.
“In ogni caso io non do ripetizioni, non so fare nulla, io dovrei prenderne, invece.” Si schernì Star.
“Giusto, ma d’amore.” Borbottò Sirius.
“Che dici?!” Chiese lei fingendo di non aver capito.
“Sirius ha ragione. Stai spezzando il cuore di quel povero Dennis.” Continuò James.
“E a te interessa di lui?” Si stupì la ragazza.
“No.” Rispose suo fratello immediato.
“Allora non ti impicciare e poi io non sto spezzando niente. Niente di niente.” Si scaldò lei. “Guarda che belle stelle marine.” Commentò poi fissando il pavimento.
Sirius lanciò un rapido sguardo a terra prima di alzare un sopracciglio in direzione di Star inalberando un espressione preoccupata.
“Inizi a farmi paura, ne sei consapevole?” Le domandò poi.
“Il piccolo Black trema…uhuhu!” Lo prese in giro la ragazza.
“Non paura in quel senso! E non sono un Black!” Esclamò arrabbiandosi.
“Se fai così ti ammalerai di cuore. Dovresti rilassarti un po’ di più.” Consigliò la vocina sottile di Anne.
I Malandrini la fissarono stupiti poi Star, James e Remus crollarono a ridere mentre Sirius scuoteva la testa sconvolto senza però riuscire a trattenere un lieve sorriso sorpreso.
“Brava, piccola.” Commentò Star riemergendo da sotto il tavolo dopo un lungo respiro.
“Ho imparato dalla migliore.” Replicò la bambina emozionata del complimento.
“Si, lo so. Sono troppo brava!” Finse di vantarsi la ragazza facendo ridere la piccola e i suoi amici.
James si passò la mano tra i capelli. “Ed io? Da me non hai imparato nulla?” Chiese poi.
“Si, da te ho imparato che …” Cominciò Anne convinta. “… No, niente, non ho imparato niente.” Concluse poi smontando tutte le aspettative del ragazzo.
I suoi tre amici risero ancora talmente forte che un Prefetto si voltò verso di loro sgridandoli e costringendoli ad abbassare il tono.
Quando si ripresero dai loro silenziosi attacchi di risatine notarono che Silente si era alzato in piedi per tenere un discorso. “…quindi spero che la giornata di domani sia comunque all’altezza delle vostre aspettative.” Concluse il preside tornando a sedere mentre tutti gli studenti cominciavano ad abbandonare i tavoli per sciamare fuori dalla sala.
“Cosa? Che ha detto? Di che stava parlando?” Domandò Remus all’unico gruppetto di ragazze ancora seduto, tutto dispiaciuto di essersi perso il discorso.
Tra loro si voltò Lily sorridendo gentile. “Ha detto che non ci sarà una festa come l’anno scorso domani perché siamo solo in trenta e quindi cercherà di organizzarci una sorpresina, non sarà nulla di che ma spera che ci divertiamo lo stesso.” Ripeté la rossa con calma.
“Grazie. Temevo di essermi perso qualcosa di molto importante.” Spiegò Remus.
“Immagino, succede così quando qualcuno ti distrae in continuazione impedendoti di seguire le lezioni o discorsi importanti.” Replicò Lily lanciando un occhiata ai Malandrini dietro le spalle di Remus.
“Oh, no. Loro non sono una distrazione… beh, lo sono… ma mi va bene… mi stavo divertendo…” Cercò di scusarli il ragazzo.
“Tranquillo, a me puoi dirlo chiaro e tondo che sono fastidiosi. Se vuoi smettere di frequentarli per un po’ io e altri del terzo anno ci troviamo in biblioteca per studiare ogni finesettimana, di mattino presto.” Lo rassicurò lei.
“Ma loro…” Tentò di nuovo Remus ma ormai Lily si era già inviata verso l’uscita in compagnia di alcune ragazze del terzo anno.
“Ma guarda quella Evans!” Borbottò Sirius. “Convinta di aver ragione fino all’ultimo!”

………………

Quella mattina James si svegliò per primo, chiuse gli occhi assaporando il profumo di biscotti fatti in casa che alleggiava nella stanza.
Biscotti fatti in casa? Ok, forse non era il primo.
Si alzò a sedere di scatto guardando verso il letto di sua sorella e della piccola Anne.
Naturalmente la ragazza era sveglia e in silenzio sgranocchiava dei biscotti appena scartati, inviatale forse dalla madre.
Lei si premette l’indice sulle labbra fissandolo di rimando e poi gli indicò i biscotti come a chiedere se voleva favorire. In silenzio il ragazzo annuì e si alzò per raggiungerla sedendosi a gambe incrociate sul fondo del letto.
Mangiarono i biscotti in silenzio finché Star non decise che era ora di svegliare anche gli altri e prese a saltare in giro per la stanza urlando.
“E’ Natale!”
Sirius e Remus scattarono in piedi ma le grida continuarono tanto che un Prefetto e qualche altro studente si affacciarono alla loro porta per controllare.
“TUTTO BENE! E’ SOLO NATALE!” Urlò Star al massimo senza smettere di saltellare in giro come un canguro.
Dennis arrivò in quel momento fissando la ragazza sbalordito.
Un ragazzo molto assonnato fissò James speranzoso. “Non è che puoi farla smettere?” Gli chiese e dovette ripeterlo molte volte per farsi capire. Quando recepì il messaggio James sorrise e si alzò in piedi, prese la sorella per le spalle e la piantò saldamente a terra, quella continuò a gridare finché lui non le tappò la bocca con dei calzini appallottolati.
Star li sputò assumendo un aria di profondo disgusto.
“Sanno di formaggio morto.” Commentò.
“Erano di Remus.” Le fece notare James.
“A me piace il formaggio morto!” Replicò la ragazza sorridendo.
La folla si disperse e la piccola Anne strofinandosi gli occhietti si rimise a letto.
“Eh, no! Pigrona!” Esclamò Star allegramente spostandole le coperte.
“Non vuoi scartare i regali?” Le chiese Remus.
“I regali!” Esclamò la bimba saltando giù dal letto e correndo al piccolo mucchietto tutto per lei.
I Malandrini sorrisero cominciando a loro volta ad aprire i pacchetti.
“Hei, Star ringrazia i tuoi, queste caramelle le adoro!” Gridò Sirius dal suo letto.
“Sono anche i miei genitori!” Gli ricordò James indignato.
“Lo so, ma se lo dico a Star è sicuro che i vostri genitori lo sapranno, se lo dico a te invece non si sa mai…” Spiegò Sirius ridendo.
“Spiritoso.” Commentò James tornando ai suoi regali. “Sorellina anche tu hai ricevuto un maglione infeltrito e bitorzoluto?” Chiese poi dopo aver scartato i regalo dei suoi genitori.
“Ora controllo.” La ragazza afferrò il pacchetto donatole dei signori Potter e lo scartò in fretta. Conteneva un grazioso abitino rosso con la gonna ampia ma morbida, senza spalline e con il corpetto tenuto su da due asticelle rigide nascoste sotto il tessuto che passavano sopra i seni.
“Carino! Il biglietto dice: L’ho trovato quando cercavo i vestiti di James da inviarti, è l’abito che indossavo quando mi sono fidanzata con tuo padre e mi ha sempre portato fortuna e felicità. Dovrai aspettare qualche anno per indossarlo al meglio ma ci tenevo che tu lo avessi il prima possibile.” Lesse Star poi ripose con cura l’abito nel baule come se fosse un tesoro inestimabile.
“Perché solo a me regala i suoi esperimenti di maglia? Non è capace nemmeno di fare una sciarpa ma continua ad insistere. Guarda questo coso, non so nemmeno dove sia il collo.” Brontolò James alzando il nuovo maglione che in effetti somigliava ad un groviglio indistinto di lana.
“Sempre meglio di quello che mi hanno regalato i miei.” Sbuffò tetro Sirius sollevando un abito da mago nero ed elegantissimo, bordato di argento con lo stemma dei Black ricamato sul petto.
“Bello!” Esclamò sarcastico James.
“Vogliono una foto.” Grugnì Sirius dopo aver letto il biglietto.
“Che bello grazie James!” Esclamò Anne sventolando un quadernetto molto carino con una bella copertina a tema stellato.
“Non c’è di che.” Sdrammatizzo lui.
“Cos’è?!” Chiese Sirius strabiliato aprendo il regalo di Remus. Anche James lo aprì e  i due si ritrovarono a fissare due libretti identici.
“Manuale per lo studio tranquillo ed efficiente?!” Lesse il titolo James fissando Remus con tanto d’occhi.
“Ne avete bisogno.” Commentò Star.
“Imparerete molto da quella lettura, spero.” Augurò loro Remus.
“Ci prendi in giro?” Domandò Sirius.
“No.” Replicò il ragazzo. “Gli esami si avvicinano.”
“Ok, allora apri il mio.” Gli ordinò James.
Remus aprì il pacco trovandovi con suo estremo stupore un libro. Poi si accorse con delusione che era un libro sul Quidditch.
“Io non giocherò mai a Quidditch, James!” Gli ricordò con aria sfinita.
“Non si sa mai.” Replicò James testardo.
“Sul serio: non giocherò mai a quel gioco suicida.” Insistette Remus.
“E noi non studieremo mai.” Concluse Sirius.
I tre sbuffarono teatralmente.
“Mi piace questo vestito Star! E’ bellissimo!” Saltò fuori la piccola Anne tenendo tra le braccia un grazioso abito a piccoli fiori bianchi di un delicato verde pastello.
“Mi faceva pensare a te, questa primavera potrai sfoggiarlo.” Rispose Star sorridente.
“Ora tocca a te e Sirius aprire il mio regalo, sorellina.” Esordì James.
Sirius e Star sbirciarono tra i pacchetti non ancora aperti.
“E’ la mazza da Battitore, vero?” Gridarono insieme.
“Si. Come avete fatto ad indovinare?” Chiese James abbattuto mentre i suoi amici toglievano la carta dalle loro nuove attrezzature.
“Sei l’unico che poteva farci un regalo del genere qui dentro. Remus non se ne intende e Anne non poteva comprare nulla.” Spiegò Star maneggiando la sua Mazza nuova.
“Sono di ottima fattura!” Commentò Sirius felice. “Grazie, amico.”
“Ti mancano due regali Anne, non li apri?” Chiese Remus alla bambina che scartò insieme gli ultimi due pacchetti.
“Da Sirius: Le Fiabe di Beda il Bardo.” Cantilenò la piccola. “E Remus invece mi ha regalato un libro di Katharine Briggs. Bellissimi!” Ringraziò con voce sottile e poi si immerse nella lettura.
“Grazie Remus, è un diario davvero grazioso, mi serviva proprio!” Gridò Star sventolando il tomo che più che un diario somigliava ad un enciclopedia.
“I miei dovete a aprirli tutti e tre assieme.” Consigliò loro Sirius.
I tre ragazzi afferrarono i pacchetti e si dettero il via.
All’interno trovarono una giacca di pelle nera di fattura Babbana.
“Wow!” Si sbalordì Star indossandola immediatamente.
“Non è un po’ troppo aggressiva?” Domandò Remus indeciso fissandola preoccupato.
“No, è solo un po’ retrò ma ho sempre desiderato averne una come quella che mio padre sfoggiava nelle foto.” Lo rassicurò James.
Alla fine se le misero tutti, Sirius compreso.
“Sembriamo una banda di strada anni ’50.” Fece loro notare Remus.
“Perfetto allora. Oggi tutti con una bella maglia bianca e dei blue jeans.” Propose James entusiasta.
“Ci sto!” Accettò Star felice. “Questo di chi è?” Chiese poi indicando un pacco rettangolare come una scatola e pieno di timbri e bolli come se fosse stato spedito da lontano, ne avevano uno a ciascuno.
“E’ il pacco di mio zio!” Annunciò Sirius. “Diceva che voleva farci una sorpresa.” Il ragazzo aprì il suo regalo e strabuzzò gli occhi.  “Oh, sacro Quidditch e dei del Rock ‘n Roll!” Sbraitò tremando tutto.
“Che c’è?!” Gridò James preoccupato ma poi vide ciò che il pacco conteneva e ammutolì.
Sirius aprì una scatola marroncina e nera e poi sollevò una scarpa rossa nuova di zecca.
“Ok, persino io so cos’è…” Mormorò Star sconvolta.
“Il mio primo paio di All Star! Amo mio zio!” Esultò Sirius.
James si tuffò verso il suo pacco strappando la carta e riemergendo con un paio di scarpe verde foresta.
“OH MAGNIFICO ZIO DI SIRISU IO TI AMO!” Urlò poi.
Star tutta tremante aprì la sua scatola e rimase ad osservare le All Star blu cobalto che vi trovò all’interno.
Persino Remus fu emozionato di possedere un paio di quelle scarpe, per lui nere.
“Sono commosso.” Bisbigliò Sirius posando le sue All Star sul letto preparandosi ad aprire l’ultimo regalo.
“Cosa ci hai regalato Star?” Chiese Remus fissando a sua volta il suo ultimo pacco che doveva essere per forza quello della ragazza anche perché aveva le stesse dimensioni di quello di Sirius e James.
“Lo avete tenuto per ultimo apposta?” Fece la ragazza.
“Si, sei l’unica che incarta i regali con carta blu cobalto e nastro rosso e oro.” Spiegò James.
“Apriteli allora.”  Li incoraggiò lei.
I tre ragazzi obbedirono e scovarono un immagine stampata su una tela di cinquanta centimetri per trenta.
Era una loro foto magica. I quattro ragazzi completamente sporchi di vernice ridevano allegri con la luce arancione del tramonto che li illuminava costringendoli a socchiudere gli occhi, stesi a terra tra l’erba verde.
“E’ splendida!” Si complimentò James.
“Un’idea meravigliosa.” La ringraziò Remus.
Sirius le sorrise con sincerità. “Non vedo l’ora di appenderla in camera mia così i miei genitori potranno uccidermi!”
Star rise e Anne si avvicinò a James per osservare la sua foto.
“Che cosa stavate facendo?” Chiese la piccola.
“Avevamo appena finito di dipingere il lenzuolo per il tifo.” Rispose James cortese.
“Sembrate veramente felicissimi.” Notò Anne.
“Lo eravamo eccome, e lo siamo ancora.” Spiegò Remus.
“Ragazzi nessuno ha fame?” Domandò Star.
“Si!” Esclamarono in coro Sirius e James.
“Immaginavo.” Replicò la ragazza monocorde.
“Sarà forse perché siamo in ritardo per il pranzo?!” Li avvisò Remus in un crescendo di voce.
“COME?!” Sbraitarono i tre ragazzi e la bambina.
Si tuffarono a cercare maglie bianche e jeans, indossarono le loro scarpe e giacche nuove mentre Anne indossò semplicemente un caldo maglione.
Scesero in Sala Grande entrando in trionfale ritardo, mancava solo una bella canzone rock di sottofondo e sarebbe stato tutto perfetto. Prima di sedersi Sirius e James si sistemarono il colletto della giacca e ammiccarono a delle ragazze più grandi ma con il cervello piccolo come una nocciola che ridacchiarono e sorrisero emozionate.
“Mi disgustano.” Commentò Star. “Poi se dovete liberarvi di loro non venite da me. Ve le siete cercate!”
I due ragazzi risero complici.
“In che senso ‘liberare’? E perché?” Chiese Anne non riuscendo a seguire il filo del discorso.
“Nel senso di tenere distanti, sai alle volte le ragazze sono un po’… appiccicose nei confronti di James e Sirius.” Le spiegò Remus pazientemente.
“Appiccicose?” Cercò chiarimenti lei.
“Si, ehm… Non li lasciano più in pace, vorrebbero seguirli ovunque.” Specificò il ragazzo.
“Perché?” Domandò ancora la bambina.
“Perché sono come le sanguisughe. Ora basta. Mangia, tesoro, che si fredda.” La bloccò Star decisa.
Quando fu il momento del dolce i tavoli si riempirono inaspettatamente dei dolci di Mielandia con dei cartellini in ogni piatto su cui campeggiava la scritta in blu, rosso e oro “Con gli omaggi dei Malandrini”.
Silente rise fissando il cartoncino nel suo piatto che recitava “Buon Natale vecchio rimbambito!” e la sua risata travolse l’intera sala.
I Malandrini finirono di nuovo al centro dell’attenzione anche se non era stata proprio una loro idea.
“Star, tu ne sai qualcosa?” Le chiese sottovoce suo fratello.
Lei sorrise furba. “Ho regalato ad Abbey un centrino con le pervinche e siccome ci siamo dimenticati di prenderci i biscotti che avevamo fatto, eccoli qui.” Spiegò indicando i piatti dei Malandrini ricolmi dei loro biscotti ancora immutati grazie ad un incantesimo di conservazione.  “Mentre i biglietti…bè, mi avevano chiesto se volevo inviare qualche messaggio all’intera sala e io ho pensato a questo. Vi dispiace se vi ho trascinato nella mia idea?”
“NO!” Risposero euforici Sirius e James.
“A me non va molto a genio, sinceramente, che …” Provò a replicare Remus ma i suoi tre amici gli ficcarono in bocca un biscotto a testa e il ragazzo dovette tacere per masticare.
I quattro ragazzi e la bambina passarono un pomeriggio tranquillo, dal momento che fuori infuriava ancora una tormenta, pavoneggiandosi nei corridoi con il loro nuovo abbigliamento.
Stavano giusto raccontando all’ennesimo gruppetto di passaggio di come fosse loro venuta l’idea dei dolci di Mielandia quando il pomeriggio cambiò tono.
“…così abbiamo inviato ai proprietari di Mielandia una richiesta speciale, sapete siamo loro amici, e quindi abbiamo ordinato tutti quei dolci e loro ce li hanno regalati!” Concluse James sistemandosi la giacca e passandosi una mano tra i capelli.
“E le scarpe?!” Chiese una ragazza quasi svenendo nell’impresa.
“Un regalo del mio caro zio. Direttamente dall’America, sono originali.” Rispose Sirius poggiandosi al muro con le mani che vi rimasero incollate grazie ad un incantesimo di Star in modo che lui potesse sollevare entrambe le gambe mettendo in mostra non solo le calzature ma anche la sua forza nel mantenere quella posizione.
“Attento Black potresti farti male.” Lo avvisò malignamente Severus, spuntato da chissà dove, puntandogli contro la bacchetta e annullando l’incantesimo che lo sorreggeva. Sirius abbassò in fretta le gambe evitando di cadere e atterrando in piedi con un ghigno sghembo sul volto.
“Che cercavi di fare Mocciosus?” Gli domandò poi con aria da superiore.
Severus non rispose fissandolo con odio.
“Oh, il piccolo Mocciosus cresce e cerca di farci degli scherzetti.” Commentò James fingendo un tono petulante da mammina apprensiva.
“Un giorno ve la farò pagare.” Replicò Piton digrignando i denti.
“Un giorno, quando smetteremo di essere i Malandrini forse avrai una minuscola possibilità di vittoria.” Ribatté Star.
“Vi sentite sempre così superiori perché avete dei bei vestiti e infrangete le regole.” Continuò Severus.
“Che fai ora? Ci studi?” Chiese James disgustato. “Sappiamo di essere affascinati ma vorremo avere un po’ di intimità.”
Ci furono delle risate generali.
“Comunque,” Proseguì Sirius. “ci sentiamo superiori solo a quelli come te, perché noi a differenza di voi Serpeverde abbiamo una vita interessante, colma di avventure.”
“Avventure che vi portano ad infrangere le regole e a rischiare la morte.” Borbottò Mocciosus.
“Ti preoccupi per noi? Carino, ma sappiamo come cavarcela, grazie mille.” Lo avvisò Star.
Altre risate si levarono dalla folla sempre più nutrita attorno a loro.
“Se per una volta faceste veramente qualcosa di utile!” Sbuffò Severus cambiando argomento.
“Ti ricordo che oggi il dolce lo abbiamo procurato noi. Tu invece che hai fatto negli ultimi giorni? Giocato al piccolo pozionista? Ma bravo!” Lo prese in giro Sirius.
“Tuo fratello e tua cugina parlano spesso di te… attento, Black, se continui così è probabile che diventerai presto un Serpeverde, infondo ci sei nato.” Concluse vittorioso Severus voltandosi per andar via.
Sirius si lanciò su di lui ma per fortuna Star e James furono abbastanza veloci da trattenerlo.
“Ridi pure, Mocciosus, ma nemmeno tu sei felice di essere un Serpeverde. Saresti disposto a fare cambio subito, pur di passare più tempo con lei.” Gli gridò dietro la ragazza.
Il ragazzo si bloccò e si girò verso di lei fissandola scioccato. Star sorrise fiera e Severus si allontanò in fretta spaventato.
“Colpito e affondato.” Mormorò lei.
“Di che parlavi?” Le chiese Sirius smettendo di divincolarsi.
“Segreto.” Annunciò la ragazza mostrando la lingua in modo scherzoso.
“Dai saliamo in dormitorio, avete già fatto abbastanza sfoggio di voi stessi.” Consigliò Remus pacato.
Non ci furono discussioni anche perché Anne fissava Sirius,  James e Star in modo strano, quasi con aria delusa.
“Sentite, nonna Lea mi ha regalato il Gioco del Drago. Vi va di fare una partita?” Propose Star estraendo dalla sua montagnola di regali una scatola di legno e cuoio tutta colorata.
“Cos’è?” Chiese Anne curiosa.
“Da quello che ho capito questa estate è come il Gioco dell’Oca ma i maghi ci hanno messo delle variazioni stranissime che derivano da altri giochi con carta e penna tipo Baci e Abbracci.” Spiegò la ragazza.
“Che bello!” Esultò la piccola.
Star stese a terra il tabellone e tutti vi presero posto attorno.
“Io voglio il Gallese Verde!” Declamò James.
“Io voglio il Dorsorugoso Norvegese.” Scelse Sirius.
“Posso avere quello argento che brilla?” Chiese Anne.
“Io prendo il Petardo Cinese.” Si intromise Star.
“A me va bene il Grugnocorto Svedese.” Sospirò Remus ritrovando un po’ di allegria.
“Come si chiama il mio?” Domandò la bambina osservando il draghetto in miniatura che lanciava piccole fiamme e sbatteva le ali.
“E’ un Opaleye degli Antipodi.” Le rispose Remus.
“Ok. Inizio io.” Decretò Star.
“Perché?” Fece Sirius offeso.
“Perché il gioco è mio.” Ribatté la ragazza lanciando le tre piccole piramidi. “Ok, sette, dice: ‘Sconfiggi l’avversario alla tua destra in una partita a Uccelli, Belve e Pesci e potrai avanzare di due, perdi e dovrai indietreggiare di tre.’ Semplice, vai con la sfida James.”
Il ragazzo sorrise e prese penna e pergamena. Disegnò una corta linea retta orizzontale e poi si fermò a pensare ad una parola, dopo alcuni secondi scrisse due lettere “Q” e “H” e tra loro tracciò sette lineette.
“Pronto.” Annunciò presentando il foglio a sua sorella.
“D?” Chiese lei, il ragazzo riprese il foglio e scrisse la lettera “D” sul terzo e sul quarto trattino.
“Quidditch?” Tirò ad indovinare Star.
“Giusto.” Brontolò il ragazzo.
“Siiii! Posso avanzare!” Gioì la ragazza mentre il suo drago rosso svolazzava avanti di due caselle.
Anne prese le piramidi e le lanciò.
“Otto.” Contò esitante, il suo piccolo drago saltellò e svolazzò fino all’ottava casella, appena vi poggiò sopra le zampe essa esplose con violenza cacciando indietro di tre il povero drago e facendo sobbalzare tutti.
“Uffa!” Gridò Anne.
“Tranquilla andrà meglio la prossima volta.” La rincuorò Remus lanciando le piramidi. “Cinque.”
Il Grugnocorto Svedese in miniatura si mosse fino ad una casella con un drago.
“Sei salvo, Rem, e avanzi di due!” Esclamò la ragazza.
“Bella mossa! Tocca a me!” Sirius lanciò le piramidi. “Dieci!” Esultò e il suo drago si mosse. “Batti il tuo avversario di sinistra a Baci e Abbracci e avanzerai di tre caselle.” Recitò chinandosi per leggere.
“Sirius, fatti sotto!” Lo avvertì James sfoderando foglio e penna e disegnando una griglia tre per tre, poi pose una croce sul quadrato al centro, Sirius sul più in alto a destra disegnò un cerchio. James sorrise e piazzò un’altra croce sul quadrato in alto a sinistra e Sirius rispose con un bel cerchietto in basso a desta.
“Stavo per vincere!” Si lamentò James disegnando una croce sul quadrato centrale della prima riga.
“Troppo facile.” Lo rimbeccò Sirius posizionando un cerchio al centro della riga più bassa.
Il suo amico fissò lo schema per un secondo e poi si rese conto che Sirius aveva vinto, poteva bloccarlo su una riga ma lui avrebbe potuto fare tris su un’altra in una sola mossa. Il ragazzo sbuffò e pose la croce sotto quella della sua mossa precedente.
Sirius sorrise vittorioso e completò il suo tris. “Sono imbattibile a baci e abbracci, modestamente.”
Il suo drago avanzò di tre mentre James mugugnava qualcosa riguardo ad una vendetta, lanciando le piramidi una di esse cadde con la punta verso l’alto e le altre due segnarono solo un punto a ciascuna.
“Due?! Ma dai!” Sbuffò James indignato mentre il suo drago si muoveva verso una casella vuota.
Anne rise allegra.
“Non si ride delle disgrazie altrui.” La riproverò lui.
“Non sai perdere, James, e comunque tu prima hai riso di lei. Ti ho visto.” Lo rimbeccò Star accingendosi a ricominciare il giro.
“Io sfido Sirius a baci e abbracci! Chi perde sta fermo due turni, chi vince avanza di cinque.” Annunciò la ragazza con le piramidi racchiuse tra le mani.
“Accetto, ma devi fare un tiro da sei diviso in due a ciascuna piramide.” Le ricordò Sirius.
“Tranquillo.” Lei sorrise cominciando a scuotere le mani, prese un bel respiro e lanciò.
Le piramidi si fermarono sul punteggio desiderato e ci fu un attimo di confusione tra le grida felici di Star, Anne, Remus e James e quelle disperate di Sirius.
James disegnò la griglia e consegnò il foglio a Star.
“Oh, no. Sirius muove per primo.” Ordinò lei passando la pergamena al suo avversario.
Iniziarono e lo scambio di mosse fu velocissimo e preciso, in un attimo completarono dieci griglie finite in parità anche se alla fine dopo la dodicesima Sirius sbagliò e Star ebbe la sua vittoria.
“Ah, ti odio!” Gridò il ragazzo notando solo dopo la mossa della ragazza di aver perso.
“Lo so. Avanzo di cinque! E tu stai fermo lì!” Esultò lei.
Il gioco continuò e dopo diciassette partite a Baci e Abbracci, ventinove a Boy, Girl and Animal, ventidue a Uccelli, Belve e Pesci e cinque al Gioco del Dizionario finalmente Remus concluse la partita con un emozionante lancio delle piramidi che portò il suo Grugnocorto a svolazzare dritto e perfetto sulla casella d’arrivo da cui Star e James erano lontani di solo due caselle mentre Anne e Sirius ancora lottavano tra loro per superare il Ponte del Troll.
“E’ finita finalmente! Questo gioco mi sfinisce.” Sospirò James richiudendo tutti i pezzi nella scatola.
“Io volevo giocare ancora, possiamo?” Chiese Anne.
“NO!” Risposero secchi i Malandrini tutti assieme.
“Facciamoci una foto piuttosto, ti va? Sirius deve inviarne una a sua madre con il suo vestito nuovo e, James, tu potresti indossare il maglione di mamma.” Suggerì Star.
“Stai scherzando vero?!” Domandarono scioccati i due ragazzi.
“No, ma ho un’idea per renderla più interessante. Tirate fuori i colori, vado a procurarmi del cartone.” Ordinò lei uscendo in fretta e furia dalla stanza.
“Meglio se facciamo come ci ha detto.” Consigliò Sirius aprendo il baule dei colori.
Star fu di ritorno subito dopo e per un po’ lei e Anne colorarono e disegnarono sul cartone, legando spaghi qua e là, mentre i tre ragazzi giocavano a “Cadaveri Eccellenti”.
“Ok, siamo pronte.” Annunciò la ragazza avvicinandosi a loro. “Cosa vi è venuto fuori?” Chiese poi curiosa lanciando un’occhiata al foglio di pergamena che stava suscitando un attacco di risate convulse a Sirius e James.
“Mocciosus, brontola, in cima ad un fuoco d’artificio, perché sta per morire, mentre passa un treno, con Gazza.” Scandì Remus imbronciato.
“Tu eri il secondo, vero?” Commentò lei. “Ok, voi due vestitevi. Io e te Remus possiamo rimanere così, però devo metterti la matita come ad un rokkettaro.”
I tre ragazzi la fissarono sconvolti.
“Non lo richiederò, muovetevi!” Gridò lei battendo le mani a ritmo di marcia. Sirius e James scattarono in piedi e cominciarono a cambiarsi e Remus tentò invano di sottrarsi al suo destino.
Presto furono tutti pronti davanti all’obbiettivo e Anne distribuì dei cartelli.
“CHE IDEA GENIALE!” Urlò Sirius euforico leggendoli.
“Concordo in pieno!” Fece sapere James.
“Ok, ora capisco.” Remus le sorrise e si legò al collo il suo cartello sul quale c’era scritto “Mezzosangue Rockkettaro” con colori scuri contornato da miriadi di stelline, anche Star ne aveva uno uguale dato che erano vestiti e truccati uguali, si posizionarono ai lati di James che indossava il groviglio di lana di sua madre e sulla fonte aveva un cartellino con su scritto “PECORA POTTER”. Sirius si inginocchiò davanti a lui tenendo al collo un cartello che recitava “GRIFONDORO!” mentre Anne si sedette a terra davanti a tutti reggendo in alto un cartello con una grossa freccia rossa verso il basso e la scritta “BAMBINA BABBANA” e un bel po’ di cuoricini.
Quando Star fece partire la foto con uno schiocco di dita  James saltò sulle spalle di Sirius e lei e Remus presero un aria da cantanti rock mostrando la lingua e facendo le corna con le dita di entrambe le mani, Anne sorrise il più possibile.
CIACK.
“La miglior foto della mia esistenza.” Commentò Sirius.
“La porto da un amico che ce la svilupperà entro sera e poi ne inviamo una copia a tutte le nostre famiglie.” Propose Star euforica.
Rientrò poco dopo nella stanza e un getto di vernice cobalto la investì in pieno insieme ad una forte musica proveniente dal vecchio e sgangherato giradischi che i Malandrini avevano aggiustato e incantato per ascoltare le fiabe sonore l’anno precedente.
“Siete tutti dei gran villani!” Gridò lei afferrando un pennello intinto nella vernice e lanciandolo addosso a James.
Il giradischi sparò al massimo le note di una nuova canzone mentre la guerra dei colori si scatenava alla grande.
“Fermi tutti!” Urlò Star all’improvviso, i ragazzi e la bambina fecero silenzio voltandosi verso di lei.
Le note della canzone regnarono sovrane e la ragazza tornò indietro nel tempo per qualche secondo.
“Che c’è?” Si preoccupò James.
“Questa è la prima canzone rock che io, Jack e Michael abbiamo mai ascoltato.” Rispose lei sorridente.
“Davvero?” Chiese Sirius incuriosito. “Questo è un disco di mio zio, me lo ha dato questa estate. Se vuoi te lo regalo.”
“No, tienilo tu, però… possiamo ballare questa canzone?” Li pregò lei.
“Certo!” Acconsentì James. “Ma sai come si balla?”
“Michael da quando la abbiamo ascoltata per la prima volta che usciva dalle finestre di un bar costruito vicino all’orfanotrofio la cantava sempre e Jack ci aveva fatto su una bella coreografia prendendo spunto da ciò che vedeva nel locale dove era costretto a lavorare. Io la ricordo a perfezione, ve la insegno? Vi va?”
“Io voglio ballare!” Decretò la piccola Anne prendendo posizione.
“Ballerò anche io, ma dovrai avere pazienza con me.” Proclamò Remus.
“OK!” Gridò Star euforica mettendosi al centro della stanza e cominciando a spiegare i passi a ritmo.
“When the chimes ring five, six and seven,
We'll be right in seventh heaven.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. ” Cantò la ragazza felice.
Dopo un bel po’ di prove riuscirono a ballare tutti insieme in modo molto sincronizzato, si scoprì che James, Sirius e Remus erano degli ottimi ballerini per quanto riguardava Star sembrava fatta apposta per muoversi a ritmo.
“Stiamo per fare tardi anche alla cena.” Ricordò loro Remus.
“Vero, andiamo.” Disse la ragazza battendo le mani e ripulendo dalla vernice sé stessa, i suoi amici e la stanza.
“E se volessimo arrivare tardi?” Domandò Sirius lanciando uno sguardo di intesa a James.
“Che volete dire?” Si preoccupò Remus.
“Se noi facessimo un entrata in scena tutta alla Malandrini?” Continuò James.
Star li fissò stupita e poi spalancò la bocca e capì tutto. “Ci sto!”

…………..

La cena era iniziata da alcuni minuti quando il chiacchiericcio allegro che riempiva la sala si spense per lasciare spazio ad un rumore proveniente dall’esterno. Un rumore che somigliava quasi ad un suono ben equilibrato e con un buon ritmo.
Le porte della Sala Grande si spalancarono e la musica proruppe in essa.

“One, two, three o'clock, four o'clock, rock,”

Apparvero i Malandrini di spalle sulla soglia con la piccola Anne tra loro.

“Five, six, seven o'clock, eight o'clock, rock,”

Con un balzo i ragazzi si girarono a ritmo.

“Nine, ten, eleven o'clock, twelve o'clock, rock,”

James, Remus e Sirius si passarono una mano tra i capelli mentre Star e Anne scossero le loro lunghe chiome.

“We're gonna rock around the clock tonight.”

Poi tutti in riga si sistemarono il colletto delle loro giacche di pelle a canone fino ad Anne che girò su se stessa facendo gonfiare appena il suo abitino da ballo creato da Star in quattro e quattr’otto.
Dopo di che fu tutto un lanciare di gambe e fare swing schioccando le dita a ritmo e cercando di trascinare nel ballo anche gli altri studenti.

“Put your glad rags on and join me, hon,
We'll have some fun when the clock strikes one,
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight.”

Molti accettarono di buona voglia e presto la festa si accese nella sala.
Silente riuscì addirittura a far ballare la professoressa McGranitt.

“When the clock strikes two, three and four,
If the band slows down we'll yell for more,
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. 

When the chimes ring five, six and seven,
We'll be right in seventh heaven.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. 

When it's eight, nine, ten, eleven too,
I'll be goin' strong and so will you.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight. 

When the clock strikes twelve, we'll cool off then,
Start a rockin' round the clock again.
We're gonna rock around the clock tonight,
We're gonna rock, rock, rock, 'til broad daylight.
We're gonna rock, gonna rock, around the clock tonight.”

La serata andò avanti ballando, i cinque grandi tavoli vennero fatti sparire rimpiazzati da piccoli tavolini ai lati della stanza ricolmi di cibo e bevande.
Studenti e professori si scatenarono nella danze più sfrenate in tema rock and roll.
Tutto ad un tratto una studentessa di Corvonero gridò: “La bufera si è calmata!”
I ragazzi presero subito la rincorsa verso l’uscita del castello ma la professoressa McGranitt sbarrò la porta con un colpo di bacchetta.
“Non credo proprio che sia possibile lasciarvi uscire, è notte fonda ormai, piuttosto dovreste andare tutti a letto.”
“Ma professoressa, siamo rinchiusi dentro a causa del brutto tempo da giorni!” Urlò James.
“Non si discute Potter. Ieri siete stati fuori abbastanza.” Replicò la donna ferma.
“La prego! Non vorrà negarci di uscire a giocare con la neve proprio il giorno di Natale?” Insistette Sirius.
“Si, esatto Black.”
“Oh, suvvia. Voi professori potrete delimitare una certa area con delle torce mentre noi saliamo a metterci i cappotti, solo per qualche ora, siamo stufi di stare rinchiusi.” Continuò Star.
“Ho già deciso signorina White.”
“POTTER!” Gridò lei di rimando salendo su un tavolo. “P-O-T-T-E-R!”
Silente assisteva alla scena divertito.
“Preside lei ce lo concederà vero?” Chiese un prefetto del settimo anno, tutti gli sguardi passarono su di lui.
“Non posso mettere in questione una decisione presa da un collega.” Rispose pacato Silente.
“Ma lei è il preside!” Si sgolò qualcuno dal centro della folla.
“Ma non posso scavalcare le decisioni altrui.” Replicò di nuovo Albus.
“Professoressa, cambi idea la prego.” Intervenne Jordan. “Io garantirò per la mia Casa, intera.” Assicurò disperato.
Prefetti e Caposcuola giurarono a turno di prendersi loro la responsabilità delle loro rispettive Case.
“VA BENE!” Gridò infine la professoressa, esausta.
Ci fu un enorme boato di urla e un fuggi fuggi generale verso i dormitori per indossare abiti pesanti.
Nel mentre i professori uscirono ad allestire il giardino con un bel perimetro di torce e altre fiamme sospese in aria nel mezzo per assicurare una buona illuminazione.
Lo scalpiccio rumoroso in lontananza annunciò l’arrivo degli studenti e presto l’aera delimitata dai professori si riempì di ragazzi ridenti pronti a farsi guerra.
Anche i professori, come era già successo il Natale precedente, si unirono alla battaglia di palle di neve e furono sterminati a dovere.
Il cortile poi diventò una mostra di pupazzi di neve. Ognuno si costruì il suo.
Anne fece un coniglietto piccolino.
Sirius, James e Remus furono obbligati da Star a rappresentare loro stessi mentre la ragazza lavorò in gran segreto nascosta da un albero.
“Hai finito?” Le chiese Sirius dopo un po’.
“No, qualche ultimo appunto…” Rispose lei trafelata.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                  
“Dai, i professori hanno detto che ci mancano ancora pochissimi minuti, muoviti!” La rimproverò James.
“Ok, ok. Venite a vedere.” Sbuffò la ragazza.
I tre e la bimba si avvicinarono all’albero e videro una scultura di neve che rappresentava quasi alla perfezione la piccola Anne.
“E’ bellissima!” Sospirò la bambina.
“Come quella vera!” Ribadì Star sorridente facendo un buffetto sulla guancia di Anne e strofinando il suo naso su quello di lei.
“E’ arte pura!” Commentò Remus sbalordito.
“Dove hai imparato?” Chiese Sirius.
La ragazza lo squadrò da cima a fondo. “Lo sapevo già fare, come mille altre cose. Che noia.”
“Beh, io lo trovo solo molto bello.” Replicò James, tirò fuori la sua macchina fotografica e scattò una foto a Star e alle due Anne.
“Bravo! Facciamoci una foto tutti assieme davanti ai vostri pupazzi!” Propose la ragazza allontanandosi dalla sua opera di neve.
“Scusa ci fai una foto?” Chiese Sirius al primo che passava ficcandogli la macchina fotografica tra le mani. Quello non poté dire di noi e li accontentò. Aspettò che i Malandrini e la bambina fossero messi in posa e scatto due foto, “Una di sicurezza”, spiegò restituendo la macchinetta a James e se ne andò con il suo gruppo di amici.
“Forza! E’ ora di rientrare!” Li richiamò tutti la professoressa McGranitt.
Intonando canti di Natale gli studenti raccolsero tutte le torce e si incamminarono di nuovo verso il castello, una volta nell’atrio il preside e tutti i professori augurarono loro buona notte e li osservarono salire nei rispettivi dormitori.
“Mettiamo un disco!” Propose Star appena entrarono nella stanza.
“A te quale ha regalato papà?” Le chiese James preparando il giradischi.
“A me ha regalato Machine Head dei Deep Purple.” Ripose lei prendendolo.
“Forte, io ho ricevuto School’s Out degli Alice Cooper.”
“Ora sono indeciso.” Proclamò Sirius gettandosi sul suo letto.
“Scegliete voi due, io Anne e Remus scegliamo invece il gioco.” Decise Star.
“Ok.” Riposero tutti in coro.
Presto il giradischi cominciò a spargere le note metal di Higway Star dei Deep Purple.
“Allora, voi che avete deciso?” Chiese Sirius avvicinandosi a Remus.
“Io voglio giocare ad Acchiappa i Coniglietti.” Riferì Anne.
“Che noia.” Commentò Sirius.
“Nemmeno sai come si gioca, Sir Villano Black.” Replicò Star.
“Giusto, come si gioca?” Chiese James mentre Sirius faceva la linguaccia alla ragazza.
“Servono due conigli che scappano e gli altri li devono colpire con delle palline, o nel nostro caso con dei calzini arrotolati.” Spiegò Remus.
“Ma dai? Che molta noia.” Si corresse Sirius.
“Tu e James fate i conigli, lo sapete?” Decise Star indicando loro dei cerchietti con le orecchie da coniglio e due cinture con la coda a batuffolo.
“Perché noi due? E dove hai trovato quella roba? Io non me la metterò mai.” Si mise sulla difensiva James.
“Quella roba l’ho cucita io ora, e tu te la metterai, e anche Sirius, e farete i coniglietti.” Si impuntò la ragazza con decisione.
“No. Non lo faremo.” Ribatté Sirius.
Star sospirò, si avvicinò ai due ragazzi, prese un bel respiro guardando in basso e poi li guardò entrambi con degli occhi talmente dolci da smuovere i massi.
“Ok, dacci quei cosi.” Sbuffò James rassegnato.
Pochi attimi dopo i due coniglietti erano pronti a correre e tre cesti di calzini erano posizionati di fronte ai tre “cacciatori”.
Remus e Star si sorrisero complici e Anne contò fino a tre e poi dette il via.
La piccola colpì Sirius. “Uno!” Esclamò felice mentre i calzini rotolavano lontani.
Star centrò James con uno dei suoi calzini e il ragazzo gridò di dolore.
“Uno anche per me.” Annunciò la ragazza con uno strano sorrisetto.
“Mi hai fatto male, che hai in quei calzini?” Si lamentò James.
“Ah, si. Nei miei e in quelli di Remus ci sono dei piccoli oggetti pesanti, così è più divertente. Per noi.” Rivelò Star.
“Sei matta? Vuoi lapidarci?” Si sconvolse Sirius.
“Oh, no. Noi vi diamo la possibilità di scappare. Corri coniglietto.” Sorrise Remus preparandosi al lancio.
Presto Anne fu in vantaggio dal momento che i suoi colpi non causavano dolore ai due conigli che invece tentavano in tutti i modi di evitare i calzini di Star e Remus che però, bisognava ammetterlo, colpivano solo sulle gambe o sui fianchi e senza troppa forza.
Il disco finì e i Malandrini presi dal gioco e tutti ridenti si accorsero solo in quel momento della bambina che era stramazzata dal sonno nel suo cesto di calzini.
James la mise a letto e poi i quattro ragazzi si radunarono sul pavimento al centro della stanza.
“Giochiamo a Cadaveri Eccellenti.” Propose James.
“Oh, no! Ti prego, ne ho abbastanza di frasi su Severus.” Si ribellò Remus.
“Dai, gioco anch’io e ti prometto che non ci saranno frasi su Mocciosus.” Lo tranquillizzò Star.
“Inizio io.” Annunciò Sirius prendendo la penna.
“Facciamo un foglio a testa e poi ce lo passiamo.” Suggerì Star.
“Ok.” James si alzò per recuperare il materiale necessario che portò ai suoi amici seduti in cerchio.
“Chi?” Chiese Remus.
Tutti scrissero.
“Cosa fa?” Continuò James.
Le penne si mossero allegre.
“Dove?” Fu la domanda di Sirius.
“Con chi?” lo succedette Star.
“Per quale motivo?” Ricominciò Remus.
I ragazzi conclusero e srotolarono i fogli che si trovarono tra le mani.
“James,” Cominciò a leggere Sirius. “gioca, nell’intestino di una capra, con un Vermicolo, perché è stupido.”
Tutti risero dell’assurdità della frase.
“Sirius,” Lesse Star. “amoreggia, sul campo da Quidditch, con Gazza, perché è un villano.”
Sirius mise il broncio ma non resistette a lungo perché le risate dei suoi amici erano troppo coinvolgenti.
Toccò poi a Remus. “Un koala, gorgheggia, in un isola di cannibali, con mio fratello, perché è cuccioloso.”
“James sei cuccioloso?” Finse di chiedere Star.
Altre risate.
“Severus,” Cominciò James ma Remus lo bloccò.
“Avevamo detto...”
“…che non dovevamo scrivere di Mocciosus.” Completò Star infuriata per lui.
“Io infatti ho scritto Severus.” Replicò James mentre Sirius se la rideva di nascosto.
Star e Remus scossero la testa rassegnati. “Va avanti.” Sbuffò la prima.
“Severus, balla la danza classica, a Honululu, con un gattino, perché è impazzito.”
Sirius scoppiò a ridere seguito da Star e James ma Remus rimase impassibile anche se non per molto.
“Ok. Ora scrivo ai nostri parenti, voi andate a letto.” Decretò Star alzandosi.
“Vuoi scrivere alla mia famiglia? Sei impazzita?” Si sconvolse Sirius.
“No, tranquillo, so cosa fare. Rilassati.” Lo calmò lei con un gran sorriso.
“A tuo rischio e pericolo.” Bofonchiò Sirius arrendevole.
Dopo alcuni minuti di fitto scribacchiare Star salì alla gufiera sotto il Mantello dell’Invisibilità, quando tornò in dormitorio solo Sirius la aspettava ancora sveglio.
Lei rise nel vederlo scattare sull’attenti. “Dormi, so come scrivere alle persone come i tuoi genitori. Rilassati.” Lo tranquillizzò nuovamente.
Il ragazzo sospirò pesantemente. “Questo è ciò che credi, ma devi parlare come se fossi nel Medioevo quando ti rivolgi a loro e poi ci sono le regole sociali, tu di principio non potresti nemmeno scrivergli.”
“Perché no? Per quello che ne sanno loro io sono Purosangue.” Replicò Star.
“Lo saprebbero. Hanno gli alberi genealogici di tutte le famiglie Purosangue.” La informò lui.
“Ok, ma non sanno chi sono, Silente dice che quasi sicuramente sono Purosangue, insomma, è molto difficile che mi sia stata trasmessa questa mal…questo potere se uno dei miei genitori è Babbano di nascita o Babbano.”
Gli occhi di Sirius mandarono uno strano bagliore.
“La consideri ancora una maledizione? Nonostante tu abbia salvato una vita.” La rimproverò Sirius.
“Si, e non era a rischio di vita, Silente me lo ha detto dopo, se fosse andato al San Mungo ci avrebbero messo solo più tempo, ma sarebbe guarito.” Ribatté lei.
“COS…” gridò Sirius ma Star gli fece subito segno di abbassare il tono. Entrambi controllarono che i loro amici stessero ancora dormendo e poi lui continuò. “Come mai ti ha messo a rischio così allora? Stavi malissimo, eri molto stanca, per quanto ne sapeva potevi rimetterci tu.”
“A quanto pare sapeva che non sarebbe successo, lui sa chi sono, ne sono certa. Solo che non è pronto a rivelarmelo o forse non può.” Borbottò la ragazza.
“Vedrai che un giorno lo scopriremo, noi Malandrini insieme, non ti preoccupare.” La rassicurò lui.
Star sorrise. “Ok, buonanotte.”
“Buonanotte.” Le augurò Sirius rigirandosi nel letto e addormentandosi subito dopo.
La ragazza attese ancora e poi tirò fuori dalla tasca una lettera inviatale da sua madre proprio quel giorno, dopo tanto aspettare, e la lesse nel buoi più completo senza accorgersene.
“Cara Figlia Mia,
per rispondere alla tua domanda: si, ci sono altre attrattive che dei giovani maghi potrebbero avere fuori da Hogwarts, purtroppo attrattive malvagie. Un certo mago Oscuro sta cominciando a raccattare seguaci, il Ministro non se ne preoccupa molto ma Silente ci ha pregato di tenere gli occhi aperti e così faremo io e tuo padre. E’ probabile che se questi ragazzi sono Purosangue siano anche le loro famiglie a spingerli verso questa via ma forse è un’idea che parte da loro stessi. Magari credono di poter diventare potenti. Fate attenzione, se sono pronti a vendersi ad un mago così potente e oscuro non si faranno scrupoli a farvi del male nemmeno dentro le mura di Hogwarts, soprattutto ora che sanno che siete orgogliosi e che risolvete i problemi faccia a faccia. Ti prego di fare attenzione a te e anche a tuo fratello. State attenti e non cacciatevi in troppi guai.
Con la speranza che non ti farai rovinare l’anno dai miei avvertimenti,
                                                                                                                                                                                    Mamma.”
Star ripiegò la lettera sistemandola nel suo diario nuovo e poi si concentrò su una più allegra missiva, quella di sua cugina Fay.
“Ciao cuginetta,
la mamma mi sta insegnando a scrivere le lettere e io volevo sapere come stai, bene?
Vorrei tanto rivederti. Spero che ti diverti.
                                                                                                                                                                                             Fay.”
Sorrise ripiegando anche quel foglio pieno di lettere sgangherate e di diverse grandezze ma anche d’amore e si decise ad addormentarsi a sua volta.

…………………

Pochi giorni dopo arrivarono tutte le lettere di risposta dalle famiglie. In realtà la lettera dei signori Black era stata recapitata la mattina del ventisei ma i Malandrini avevano deciso di aspettare tutte le risposte prima di leggerle.
Quel pomeriggio si radunarono in un tavolino in Sala Comune, tralasciando i compiti e lo studio.
“Allora i miei scrivono che è una foto splendida e che l’hanno appesa nel salotto.” Riassunse James.
“Anche i miei genitori dicono più o meno la stessa cosa, solo che loro hanno inondato la lettera di lacrime, commossi dal fatto che voi siate ancora così sinceri con me e mi stiate vicino.” Raccontò Remus lievemente disgustato.
“E i miei incredibilmente scrivono che tu non sembri per nulla Mezzosangue da come scrivi e che la foto è molto fastidiosa e che ha fatto piangere mia madre addolorando la famiglia e l’hanno bruciata.” Raccontò Sirius.
Star rise. “Forse non si sono ancora accorti che la foto non si può ne bruciare ne distruggere e nemmeno gettare via. Ci ho pensato bene prima di inviarla.”
“Ti adoro.” Si congratulò Sirius.
“Ora io leggo.” Decretò Anne brandendo il suo libro di fiabe.
“Oh, fantastico!” Sbuffò James.
“Diciamo che glielo dovete.” Ricordò loro Remus.
“Fammi almeno mettere comodo.” Brontolò Sirius spostandosi verso una poltrona accanto al fuoco, la piccola gli si sedette di fronte e nel divano accanto a lei si sistemarono James e Remus. Star si sedette sulle gambe del fratello.
Si scoprì che Anne era molto migliorata nella lettura, probabilmente era sempre stata brava ma la perdita di memoria l’aveva costretta a ricominciare da capo anche in quel campo.
I Malandrini ascoltarono tutte le storie di Beda il Bardo con attenzione, anche se tutti le conoscevano già e presto fu ora di cena.
I giorni di vacanza passarono pigri e allegri, tra partite a svariati giochi da tavolo e di carte e ore di lettura offerte da Anne presto l’anno si avviò alla fine.

……

“Silente dice che anche capodanno sarà una serata danzante, gli era piaciuta l’idea di Natale e vorrebbe che ci vestissimo tutti come i Babbani negli anni ’50, il suo era solo un invito ma gran parte dei Serpeverde rimasti sono fuggiti a casa, si saranno sentiti oltraggiati da una simile sciocchezza.” Stava raccontando uno studente di Corvonero ad un suo compagno la sera del trenta mentre tutti si avviavano a cena.
“Avete sentito?” Chiese Sirius agli altri Malandrini smettendo di origliare la conversazione dei ragazzi di fronte a loro.
“Si, forte e chiaro. Di sicuro sono intelligenti ma hanno un tono di voce fin troppo alto.” Commentò Star arricciando il naso come era deliziosamente solita fare.
All’improvviso la piccola Anne si bloccò rimanendo indietro nel corridoio.
“Che c’è?” Si allarmò subito Remus.
“E’ bianca.” Notò James.
“Stai bene?” Star si inginocchiò di fronte a lei per avere gli occhi all’altezza dei suoi.
La bambina riuscì solo a scuotere piano la testa senza aprire bocca.
Star la sollevò da terra prendendola in braccio.
“La porto su, magari è solo un’influenza.” Disse agli altri per rassicurarli e si staccò da loro.
Salì di nuovo fino al dormitorio e mise Anne a letto. Dopo pochi minuti la piccola si alzò e corse in bagno, la ragazza la seguì e le tenne la fronte mentre vomitava.
Quando i conati lasciarono una pausa al fragile corpo della bambina Star cominciò a massaggiarle piano la schiena cantando una dolce canzoncina.
“Respira, ok? Con calma.” Le consigliò sciacquandole il viso con l’acqua fredda.
La piccola non parlò ma recuperò appena un po’ di colore così la ragazza la rimise a letto.
Stette vicino a lei a lungo, le lesse delle storie, contò per lei, finche Anne non si addormentò.
Dopo un po’ arrivarono gli altri Malandrini, che vedendo la bimba dormiente abbassarono subito il tono della conversazione.
“Cos’ha?” Chiese subito James carezzando la bambina sulla fronte.
“Sembra solo una banale influenza Babbana. Starà bene entro domani.” Assicurò Star sospirando.
“Ok, ma non stare sveglia tutta la notte. Chiedici il cambio.” Le consigliò Remus premuroso come sempre infilandosi a letto.
“Certo.” Rispose lei con un leggero sorriso.
Spensero le luci e presto altri tre ritmi di respiro profondo si unirono a quello di Anne.
Star guardò nel buoi i volti dei suoi amici e fece un gioco che faceva spesso, provò ad immaginare quello che stavano sognando.
Cominciò da Remus e lo immaginò a sognare di veder studiare Sirius e James, lo immaginò a sognare di non essere più un pericolo per gli altri e per sé stesso, lo vide sorridere nel sonno e capì che forse ci aveva azzeccato.
Poi passò a James, lo fissò attentamente e…
Era in un prato, il cielo era azzurro, anzi blu cobalto, come i suoi occhi. I contorni di ciò che vedeva attorno a sé erano sfumati. Capì di essere nel giardino di casa sua. Infondo alla strada di nuvole c’era il capanno ma era completamente rimodernato e colorato, sulla porta vide Sirius e Remus si avvicinò a loro ma loro potevano solo salutare con la mano verso James che si trovava infondo alla strada dalla quale era appena arrivata lei.
In un attimo James fu accanto a loro sorridente come non mai.
“Cos’è questo?” Gli domandò Star.
“Ma tu parli? E’ un mio sogno. Voi non parlate mai nei miei sogni.” Replicò James stupito.
La ragazza sgranò gli occhi. “Vuol dire che sono dentro un tuo sogno, ora? Nella tua testa?”
“Penso di si.” Suo fratello rise. “E’ forte.”
“No, non lo è.” Replicò Star fissando in basso. “’Notte.” Gli augurò, poi si concentrò ed aprì gli occhi.
Era di nuovo nella stanza del dormitorio maschile e il volto di James assunse un’espressione dispiaciuta ma i suoi occhi rimasero chiusi.
Si voltò verso Anne e ricominciò a vegliare su di lei.
Nel pieno della notte la piccola cominciò a dimenarsi. Star la prese tra le braccia scendendo in fretta le scale per paura che gridasse svegliando tutti.
Non gridò, si svegliò di scatto fissando il vuoto e si mise a piangere silenziosamente.
“Che c’è ora Anne?” Domandò la ragazza disperata prendendole il volto tra le mani e cercando di arginare quel fiume di lacrime.
“E se mi dimenticassi di nuovo di loro?” Chiese la piccola guardandola negli occhi.
“Della tua famiglia intendi? Non può succedere. Ora ti manca solo qualche ricordo e poi puoi tornare a casa.”
“Ma è già tanto tempo che sono qui, forse invece di ricordare sto dimenticando.” Mugugnò Anne.
“No, vedrai, ti ricorderai presto di ogni cosa.” La consolò Star.
“E se loro si sono dimenticati di me?”
“Il professor Silente non lo permetterebbe. Appena tornerai sarà come se non te ne fossi mai andata.”
“Io ho paura.” Confessò la bambina.
La ragazza la abbracciò. “Ti prometto che ti farò tornare a casa appena avrai ripreso completamente la memoria. Qualunque cosa stiamo facendo tu dimmi che sei pronta a tornare e ti prometto che entro cinque minuti sarai di nuovo a casa.”
La piccola smise poco a poco di piangere. “Ho scritto di voi. Un po’ di tempo fa. Come siete e cosa fate. E le vostre avventure. Farò una storia delle vostre avventure.”
“Sarà bellissima.” La incoraggiò Star. “Posso leggerla?”
Anne annuì, ritornarono insieme nel dormitorio e passarono ore sveglie, costruirono una capanna con i cuscini e le coperte e chiacchierarono alla luce della bacchetta di Star, la piccola lesse le storie che aveva scritto e la ragazza le raccontò altri dettagli della sua vita. Parlarono di tutto, anche della sorellina di Anne, Star le chiese di descriverle i suoi genitori facendole notare che se li ricordava alla perfezione.
Il giorno dopo Sirius, James e Remus le trovarono addormentate in quel minuscolo cantuccio, abbracciate e sorridenti.
“Sveglia dormiglione, è l’ultimo giorno dell’anno! Non vorrete passarlo dormendo?” Chiese James scuotendole leggermente.
“Siete proprio tenere.” Commentò Remus scattando una foto.
“Uhm, poggia quel coso Remus, avrò un aspetto orribile.” Mugugnò Star coprendosi il volto.
“Non peggio del solito.” Scherzò James.
“Se si può dire peggio.” Fece notare Sirius.
“Stai bene come sempre, tranquilla.” La rassicurò Remus.
“Io non sto mai bene.” Replicò la ragazza avvicinandosi al suo baule. “E non so che mettere.”
Anche Anne si alzò assonnata cercando il maglione caldo rosso e oro che una volta era stato di James e che ora era il suo preferito.
“Buona idea, oggi diamo addio all’anno vecchio per salutare quello nuovo quindi ci vuole qualcosa di vecchio e qualcosa di nuovo da indossare.” Si illuminò Star indicando la bambina, poi indossò un paio di leggings blu cobalto nuovi di zecca e prese in prestito la felpa rossa e oro di James che le stava abbastanza lunga, infilò le sue all Star ma poi si accorse che avevano lo stesso colore dei pantacollant.
“Sirius mi presti lei tue per favore?” Cantilenò poi facendo gli occhioni.
“Non se ne parla! Io non voglio le tue, mi staranno piccole.” Ribatté il ragazzo.
“Abbiamo lo stesso numero.” Gli ricordò lei.
“E’ inutile, non comincio nemmeno a discutere, prendi le mie maledette scarpe e passami le tue, basta che non rompi.” Sbuffò Sirius irritato.
“Grazie.” Star afferrò le all star rosse e le indossò felice lasciando poi un breve bacio sulla guancia a Sirius.
“Non ti dispiace più così tanto ora, vero?” Lo prese in giro James.
“Taci.” Sbottò Sirius passandosi la manica sulla guancia.
“Che idiota.” Lo criticò Remus.
“Che succede?” Domandò la ragazza che impegnata ad allacciarsi le scarpe non aveva visto la scena.
“Nulla.” Minimizzò James.
“Muoviamoci a scendere a pranzo, ho fame.” Brontolò Sirius.
“Pranzo?” Chiese Anne stupita.
“Si, avete dormito tutta la mattinata.” Spiegò loro Remus.
“Bello, ecco perché ho fame.” Si esaltò la piccola cominciando a scendere tenendo per mano Remus e litigando con Sirius su chi dei due era più affamato.
“Capita di rado che dormi tutta la mattina e quasi mai mi sono svegliato prima di te. Ti sei affezionata a Anne, vero?” Sussurrò James all’orecchio di sua sorella mentre seguivano i loro amici.
“Non solo, purtroppo. Io le voglio bene, quasi fosse la mia sorellina o mia figlia.” Sospirò Star.
“Immaginavo, preparati, quando se ne andrà farà male.” La avvertì lui.
“Si, lo so.” Mormorò tristemente la ragazza.
Il pranzo e il resto del pomeriggio volò via in un batti baleno.
Presto Star e Anne salirono nel dormitorio femminile per prepararsi alla festa, dopo due o tre partite a scacchi anche James, Sirius e Remus salirono nella loro stanza.
“Che avete scelto per sta sera?” Chiese Remus.
“Mio padre mi ha inviato un vecchio completo di quando era giovane.” Rispose James mostrando dei pantaloni a piega marroni e una giacca chiusa da un solo bottone con una bella fantasia a quadri marroni e verdi scuro.
“Anche io ho un vecchio completo di mio padre.” Remus prese i suoi pantaloni a piega blu e una giacca a doppio petto della stessa tonalità e con i bottoni bianchi.
“Io metterò la giacca in pelle.” Sospirò Sirius.
“No, tu metti l’abito che mio padre ha inviato per te.” Replicò James mostrando all’amico i pantaloni neri e la giacca a quadri blu e grigi.
“Forte!” Esclamò Sirius.
“Sembreremo fratelli.” Gli assicurò James. “Fortunatamente Remus è vestito ancora più elegante di noi così non mi sentirò un damerino.”
Risero tutti e tre, si cambiarono e scesero di nuovo in Sala Comune dove regnava un grande affollamento di studenti con abiti un po’ fuori misura e che odoravano di naftalina.
“La vedete?” Domandò Sirius sbirciando i volti intorno a sé.
“Oh, si. La vedo io e la vedono tutti.” Esordì James fissando le scale del dormitorio femminile. Star scendeva svelta e agile nelle sue scarpette rosse uguali a quelle di Anne affianco a lei.
L a piccola indossava un abitino bianco a fiori rosa stretto in vita da una fascia tipica di quegli abiti della stessa tinta delle stampe, tra i capelli acconciati in boccoli un cerchietto rosso riprendeva il colore delle calzature.
Star sfoggiava la stessa tipologia d’abito, con le maniche corte e aderenti, stretto in vita da una spessa cintura e con la gonna larga, solo che il suo era rosso con i pois neri, anche si era fatta i boccoli e si era accorciata un poco i capelli tra i quali spuntava un fazzoletto ripiegato come una fascia sempre rosso a pois. Il trucco era tipico delle pin up, rossetto scarlatto, matita nera sottile sulla palpebra che formava una piccola codina oltre gli occhi appena sfumati sotto le ciglia inferiori di grigio scuro.
Dire che stava bene non era tutto; sembrava fosse sempre vissuta negli anni 50, il portamento, il sorriso, era tutto perfetto, pareva più grande e matura del solito ma al contempo più pura e controllata.
“Ciao, andiamo?” Chiese Anne esaltata quando lei e Star raggiunsero gli altri Malandrini.
“Subito, tesorini.” Recitò James.
“Chiamami ancora così e ti rovino l’esistenza.” Lo minacciò la ragazza.
“Sei sempre tu.” Commentò Sirius di rimando.
“Certo! E chi altri dovrei essere?” Sbuffò quella precedendoli verso la Sala Grande.
Appena oltrepassarono il portone furono investiti dalla musica e rischiarono di essere letteralmente travolti dalle coppie danzanti in pista.
“Balli con me?” La piccola Anne strattonò la giacca di Remus e il ragazzo fu costretto a guidarla sulla pista girando intorno come dei pazzi.
“Oh, ti prego James, gettiamoci. Come quest’estate ricordi?” Pregò Star.
“E come dimenticarlo.” Accettò suo fratello porgendole la mano.
“E io che faccio?” Gridò loro dietro Sirius.
Subito attorno a lui si creò un gruppetto di ragazzine urlanti, Star e James sparirono tra la folla ridendosela.
Presero subito il ritmo e ballarono come i loro genitori avevano insegnato loro. Poi si scaldarono e James cominciò a far volare Star ovunque. Saltavano e si incrociavano, non sembravano nemmeno reali. Le persone fecero un cerchio attorno a loro battendo le mani a ritmo.
James fece una capriola volante all’indietro poi prese Star per i gomiti e la sollevò lasciandola andare in alto lei gli passò veloce sulle spalle riprendendo le mani di lui incrociate e ruotando poi per tornare a terra.
Dopo alcuni balli decisero di fermarsi.
Scelsero un tavolino a presero fiato. “ Te li immagini i nostri genitori ad andare avanti così tutta la notte?” Domandò James con il fiatone.
“Proprio no.” Rispose la ragazza sorridendo.
Qualcuno appoggiò di malagrazia dei bicchieri di succo di zucca di fronte a loro, Sirius sprofondò nella sedia accanto a loro.
“Grazie, siete degli amici!” Esordì.
“Dai, erano solo ragazzine.” Lo prese in giro James.
“Mi hanno assalito! Sono pazze, vi dico.” Ribatté lui.
“Allora invita me a ballare.” Replicò Anne spuntando da chissà dove.
“Voglio sedermi!” Sbuffò Remus esausto.
“Ah, no. Tu balli con me.” Decise Star.
“Io vi aspetto qui.” Li informò James tranquillo.
I quattro tornarono sulla pista ancora, ma fecero presto ritorno al tavolo.
“Ora basta.” Decretò Remus inchiodandosi alla sedia con le mani. “Datemi da bere e stop. Io non mi alzo più.”
Risero tutti.
“Allora Sirius, mi porti su quella pista o dovrò essere l’unica ragazza di tutta Hogwarts a non essersi fatta pestare i piedi da te.” Scherzò Star.
“Tu mi credi così pessimo? Alza il tuo fondoschiena da lì, ti insegno un paio di cosette sul ballo.” La sfidò lui.
“Vuoi ballare con me?” Chiese James ad Anne, la piccola annuì convinta e lo trascinò sulla pista.
“Ok, te la cavi bene.” Ammise Star atterrando dall’ennesimo salto guidato da Sirius.
“Lo so.” Replicò lui.
“Villano.” Soffiò la ragazza ma poi rise di cuore.
La cena si svolse in fretta, tutta la scuola era troppo impegnata nelle danze per pensare al cibo.
Mancavano pochi minuti a mezzanotte e tutti cominciarono a prepararsi con le bottiglie di Scolampezzo in mano, a Star fu espressamente proibito dalla McGranitt di aprirne una.
“Ma professoressa, è Capodanno!” Si lamentò lei.
“Niente scuse, non voglio rischiare di vederti demolire l’intero castello con un solo tappo.” Concluse la professoressa allontanandosi.
Professori e studenti erano completamente mescolati e un grande orologio appeso alla parete segnava meno un minuto all’anno nuovo.
“Sei pronta piccola?” Chiese James ad Anne.
“Aspetta di assaggiare questa roba, è fantastica.” Le assicurò Star indicando con il pollice la bottiglia di Scolampezzo tra le mani di suo fratello.
“Spero che non ti faccia venire altra voglia di ballare.” Concluse Remus.
“DIECI!” Gridò all’unisono tutta Hogwarts.
“NOVE!”
Il volto della piccola Anne si aprì in un largo sorriso.
“OTTO!”
Star la guardò negli occhi e li vide spegnersi.
“SETTE!”
“Mi è tornata la memoria.” Mimarono le labbra di Anne perché le parole furono soffocate dal frastuono del conto alla rovescia.
Star si voltò piena di terrore e cercò Silente. Lo individuò subito pochi metri più in là. Prese per mano la bambina e si avvicinò al vecchio preside trascinandolo fuori dalla sala. I Malandrini li seguirono preoccupati.
“Mi dispiace rovinarle questo momento ma le avevo promesso che appena si fosse ricordata ogni cosa sarebbe tornata a casa.” Spiegò la ragazza in fretta.
Silente annuì serio e si incamminò verso la foresta proibita con i quattro ragazzi e Anne al seguito.
Sentirono in lontananza le grida di auguri per il nuovo anno e dei fuochi d’artificio cominciarono ad esplodere nel cielo e quel rumore otturò le orecchie di Star premendo sulla sua mente che piano piano si riempiva di pensieri. Strinse più forte la mano di Anne e cercò quella di James.
Il ragazzo le passò un pacchetto sformato e le sorrise.
“Lo porto sempre con me da molto.” Sussurrò. “Non volevo che te ne dimenticassi.”
Lei gli sorrise debolmente e il labbro inferiore le tremò appena come la sue mani.
Camminarono fino ai cancelli di Hogwarts e le grida provenienti dalla Sala Grande erano ancora udibili.
Un coro cominciò a cantare Auld Lang Syne con allegria e speranza.
Il preside fece segno ad Anne di avvicinarsi a lui, la bambina lasciò la mano di Star impaziente ma si voltò subito verso di lei aspettando un suo cenno prima di avanzare.
“Vai. Ora tornerai a casa.” La rassicurò la ragazza.
Silente si inginocchiò sul terreno prendendo entrambe le mani della piccola. “Ascoltami bene, ora ti riporterò a casa e ti darò dei ricordi falsi come ai tuoi genitori, ricordi che riempiranno lo spazio temporale in cui tu sei stata nostra ospite. Se vuoi però, posso lasciarti anche i ricordi dei momenti che hai passato qui.” L’uomo anziano sollevò lo sguardo su Star e le ammiccò. “Ti ricorderai di questa avventura come in un sogno, tutta la magia e tutti i momenti, saprai solo di esserti persa qualche mese fa e di aver passato due giorni in compagnia dei Malandrini, li ricorderai come ragazzi normali che ti hanno gentilmente riaccompagnato a casa, niente altro. Tutto il resto sarà come un vecchio sogno, come qualcosa che hai immaginato nei mesi successivi per non farti mancare troppo i tuoi nuovi amici.” Il preside fece una pausa. “Lo vuoi?”
“Si.” Rispose chiara la bambina.
“Allora da quando oltrepasserai il cancello ti addormenterai e ti risveglierai nella tua stanza con i tuoi nuovi ricordi. Va bene, tutto chiaro?”
“Si.” Scandì di nuovo Anne. “Posso salutare?” Chiese poi con un groppo in gola molto evidente dal tremore della voce.
Silente fece un gesto con la mano invitandola ad avvicinarsi ai suoi compagni di avventure.
La bambina abbracciò James e Sirius baciandoli sulle guance, cominciò a piangere quando dovette salutare Remus e si lasciò stringere più a lungo.
Dal castello il canto si fece più forte.

[ We twa hae run about the braes
And pou’d the gowans fine,
But we’ve wander’d monie a weary fit,
Sin auld lang syne. ]

Si voltò poi verso Star e i singhiozzi cominciarono a farla sobbalzare.
La ragazza le porse il pacchettino.
“Cos’è?” Chiese Anne prendendolo.
“Sono le nostre foto e i tuoi racconti. Puoi tenerle, non si muoveranno.”
“Perché me le dai? E i miei racconti? Io ve li avevo regalati.” Domandò la piccola smettendo per un attimo di piangere tanto era sorpresa.
“Noi ci ricorderemo di te, ma tu no, i racconti ti serviranno e le foto sono un nostro regalo.” Star prese un respiro profondo.  “Per ricordarti questa tua permanenza ad Hogwarts e per tutte le volte in cui ti sentirai sola o triste così saprai che da qualche parte c’era un gruppo di ragazzi che ti amava tanto. Per tutte le volte in cui ti sentirai felice ed innamorata così ce lo racconterai nei tuoi sogni. Per tutte le volte in cui le cose non andranno come speravi, in modo che noi potremmo aiutarti a superare quei momenti.”  Sospirò ancora. “E per tutte le volte in cui non riuscirai più a rialzarti e a credere così ti ricorderai che una volta credevi anche nella magia.”

[ We twa hae paidl’d in the burn
Frae morning sun till dine,
But seas between us braid hae roar’d
Sin auld lang syne. ]

Anne ricominciò a piangere forte e si gettò tra le braccia di Star con tanta foga da farla vacillare per un attimo. La ragazza sorrise e la strinse a sé ancora per pochi secondi. Passò le mani tra i biondi capelli di lei e inspirò il suo profumo di bambina allegra.
“Mi mancherai moltissimo.” Mormorò Star.
“Ti voglio bene.” Le confessò la piccola con il viso inondato dalle lacrime.
Infine la ragazza la lasciò andare baciandola piano sulla fronte e sistemandole un boccolo ribelle dietro alle orecchie.
“Andiamo?” Chiese Silente con delicatezza che per tutto il tempo dei saluti aveva fissato ostinatamente una foglia su un albero lì vicino.
“Si.” Decise Anne con tono fermo.
“Sei proprio coraggiosa e forte.” Si complimentò con lei il preside.
“Ho imparato dalla migliore.” Replicò la piccola lanciando uno sguardo a Star che le sorrise piano di rimando.
“Ci siamo.” La avvertì il preside prendendola per mano.
“Anne, aspetta. Qual è il tuo vero nome?” Chiese la ragazza all’improvviso.
“Jo, Joanne.” Rispose la piccola.
“Per noi resterai sempre e solo Anne.” Sussurrò Star.

[ And there’s a hand my trusty fiere,
And gie’s a hand o thine,
And we’ll tak a right guid-willie waught,
For auld lang syne ]


L’ uomo e la bambina oltrepassarono i cancelli e i Malandrini intravidero solo per un attimo la figura di Silente prendere tra le braccia Anne e poi più nulla, entrambi sparino.

[ For auld lang syne, my dear,
For auld lang syne,
We’ll tak a cup of kindness yet,
For auld lang syne! ]


 

****************

Ooook, tutto bene, ho solo finito il capitolo di Natale e Capodanno a marzo, non è grave.
Si, è grave, vi do il permesso di uccidermi.
Ora dopo questi intensi giorni di lavoro voglio riposare un po’…
E riposerò scrivendo il prossimo capitolo perché devo mettermi in pari.
Bene.
Ciao ciao

 

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Capitolo 11
*** Come legno scricchiolante ***


“Andiamo, forza.” Esordì Star cominciando a camminare verso il castello.
I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo colmo di tristezza e poi la seguirono.
James mise un braccio attorno alle spalle di lei e la strinse a sé.
“Che c’è?” Chiese la ragazza sorridendo e staccandosi un poco da lui.
Il ragazzo non rispose, semplicemente la guardò trasmettendole tutto sé stesso.
Star si voltò indietro e guardò ancora una volta i cancelli, poi chiuse gli occhi e sospirò.
“Ok.” Disse solo ricominciando a camminare e lasciandosi stringere dal braccio di suo fratello al quale si aggiunse poi quello di Sirius. Remus venne acciuffato da quest’ultimo. Tornarono direttamente alla torre dei Grifondoro senza nemmeno badare alla musica che ancora usciva dalla Sala Grande.
 
…………
 
I Malandrini uscirono alla svelta dall’aula di Trasfigurazione non appena suonò la campanella.
“Come vi è andata?” Chiese Remus ansioso.
“Meglio del previsto.” Replicò James sicuro.
“Grazie tante, a te questa materia viene troppo bene. Secondo me bari.” Replicò Sirius massaggiandosi il collo con una mano.
“Io sono bravo. Tutto qui. E poi mi sembra che la parte pratica sia andata bene a tutti, è la teorica di cui dovrete preoccuparvi.” Ribatté James.
“Non importa ormai è finita. Sia pratica che teorica. Non voglio più studiare.” Sospirò Sirius.
“Scherzi vero? Ti ricordo che è proprio da ora che devi cominciare a studiare, a Pasqua sceglieremo le materie per il terzo anno e poi gli esami saranno vicinissimi.” Lo rimproverò Remus.
“Ma fino a Pasqua possiamo rilassarci, giusto? Star, almeno tu appoggiami.” Sirius chiamò in causa la loro amica che li guardava sorridendo senza in realtà vederli.
“Temo che questa non sarà l’unica verifica di questo mese. Da ora in poi sarà un bombardamento.” Commentò lei con tono leggero.
“Facile per te, non studi mai e hai dei voti fantastici.” Brontolò Sirius.
“Io studio.” Sbottò la ragazza.
“Io non ti vedo mai.” Le fece notare James.
“Perché tu non vieni con me e Remus a studiare in biblioteca ogni giovedì.” Gli ricordò Star.
“Siete sempre nel gruppetto del nostro amico Dennis?” Domandò Sirius curioso.
“Si, quei ragazzi sono molto studiosi e svegli.” Rispose Remus.
“Se lo dici tu.” Sbuffò James. “Io preferisco il Quidditch.”
“James, tu preferisci il Quidditch a tutto.” Constatò la ragazza.
“Non è vero, prima del Quidditch ci siete voi!” Esclamò quello abbracciando tutti e tre i suoi amici all’improvviso, così che essi si ritrovarono a scontrarsi con le teste e a pestarsi i piedi a vicenda.
“Ahia! James! Sei un idiota!” Si lamentò Sirius tentando di liberarsi dalla stretta.
“Intralciate il passaggio ragazzi, su su. Avanzate.” Li sgridò un Prefetto del Corvonero.
“Si, scusaci Stuart.” Star calmò suo fratello e trascinò via tutti  i Malandrini.
“Che facciamo ora?” Chiese Remus mentre ricominciavano ad avanzare verso la loro Sala Comune.
“Non lo so, ma almeno per il resto della serata potremmo, per favore, non studiare?” Implorò Sirius.
“A me piaceva studiare.” Borbottò Star.
Purtroppo era vero, i Malandrini avevano passato il resto dei giorni delle vacanze di Natale con il naso sprofondato nei libri, non solo in vista dell’imminente test di Trasfigurazione ma anche perché lo studio pareva alleviare la loro amica dai pensieri su Anne.
“No, basta ora. Facciamo qualcosa di passatemposo.” Suggerì James.
“Passatemposo? E’ colpa di tua sorella se ora usi parole che non esistono?” Domandò Sirius scherzoso.
“Ah, Ah.” Replicò piatta Star ma sempre con il sorriso sulle labbra.
“Giochiamo a scacchi!” Consigliò Remus.
“No, a Sparaschiocco.”  Propose Sirius.
La discussione durò a lungo come sempre ma almeno distrasse Star.
 
……….
 
“Hey, Star, penso che Jack abbia fame.” La avvertì Jane indicandole la boccia dove il pescetto boccheggiava come in cerca di cibo.
“Hai, ragione. Bhè, devo ancora ringraziarti per esserti presa cura di lui mentre io… stavo con… Anne.” Mormorò Star sorridendo come sempre.
“Non c’è di che.” Replicò Jane, dopo alcuni minuti di silenzio durante i quali Star nutrì il suo pesciolino la ragazza fu sul punto di chiedere qualcos’altro ma in quel momento entrarono nella stanza Ann e Sophia.
“Oh, guarda guarda chi si vede per quasi due settimane di fila.” Commentò Sophia.
“Lo dici ogni volta che entri in camera. Te l’ho già detto sono stata a dormire di là solo perché Anne non desse fastidio.” Ripeté Star.
Sophia rise. “Lo so, ma adoro rimarcare il fatto che non sei nel dormitorio dei ragazzi. Ti manca dormire tra loro?”
Star avrebbe voluto rispondere subito di sì ma capiva anche lei che sarebbe sembrato scortese quindi si immedesimò nei discorsi da ragazza che tanto odiava, prese un bel respiro, allargò il suo sorriso e cominciò.
“Ma, no! Scherzi? James e Sirius russano e puzzano da morire poi di tanto in tanto c’era anche Peter, quello è il peggiore. Diciamo che l’unico con cui si può dormire è Remus.”
“Dai, c’è del tenero?” Domandò Sophia invadente come al solito.
“Sof!” La rimproverò Ann scioccata.
“Che c’è? Allora Star?” Insistette quella.
“Niente tenero, adoro Remus ma come amico nulla di più.” Ripose poi.
“Si, si sapeva. Infondo sei ancora innamorata di James.” Ricominciò Sophia.
“James?” Si stupì Star. “Girano ancora voci su di noi?”
“Oh, moltissime. Soprattutto mentre stavate con la bambina, ora si sono un po’ quietate ma diciamo che tutti aspettano una dichiarazione eclatante.” Riferì Ann sincera come sempre.
“Davvero? Buon cielo! Siamo fratelli!” Si indignò lei.
“Beh, fratellastri.” Specificò Sophia ricordando il resoconto del salvataggio dall’orfanotrofio che Star aveva ripetuto per loro una sera.
La ragazza in questione sbuffò spazientita e si infilò sotto le coperte senza più dire nulla.
“Penso che tu non sia stata molto delicata, Sof.” Le fece notare Jane con gentilezza.
La mano di Star sbucò dal bozzolo di coperte in cui si era rintanata e colpì piano la boccia di Jack che guizzò allegro sprigionando delle graziose bollicine.
 
…………….
 
Arrivò presto il diciannove e con esso la luna piena.
Star si tagliò di nuovo i capelli e si rotolò ancora nell’erba ghiacciata.
Quando Remus si trasformò cercò nuovamente di fiutare in lei l’odore di ragazza umana e solo quando fu sicuro di non sentirlo cominciò a rilassarsi e a giocare.
La ragazza e il lupo saltellava da una parte all’altra della stanza sempre un po’ circospetti quando i denti arrivavano troppo vicini ai punti vitali.
All’improvviso Lunastorta spalancò la bocca e prima che Piumadoro potesse capire i suoi intenti e reagire lui le leccò amichevolmente il volto, quasi per rincuorarla.
La ragazza stupita si bloccò fissando il lupo negli occhi e oltre quelle pupille dilatate, nei bordi di esse vide il dolce e caldo color ambrato degli occhi del suo amico.
Ricominciarono subito a giocare anche perché Lunastorta si stava innervosendo, un po’ per il lungo stare fermo e un po’ per il sentire lo sguardo di Star fisso nel suo.
La mattina successiva Star, James e Sirius scomparirono in fretta dal momento che Madama Chips arrivò subito e loro fecero appena in tempo a nascondersi sotto il mantello dell’invisibilità e accucciarsi in un angolo prima che la donna li scoprisse.
Durante la prima ora di lezione di quel giorno Lily passò un bigliettino a Star.
La ragazza le lanciò uno sguardo sorpreso e poi lesse.
“Il vostro amico Remus è stato portato in infermeria sta mattina, lo sapevi?”
Star si voltò verso la rossa facendo un rapido segno di diniego mentre il professor Lumacorno alzava il tono della voce per enfatizzare la sua spiegazione dell’argomento del giorno.
“Tu come lo sai?” Le chiese in un sussurro.
“Faccio un paio di turni d’aiuto a Madama Chips di tanto in tanto.” Le rivelò Lily mormorando.
Star si rimise dritta e cercò di collegare tutti i punti: Remus non si feriva più e Madama Chips lo notava e allora perché portarlo in infermeria se non per fargli un interrogatorio? Ma perché non nell’ufficio di Silente? Magari pensavano fosse merito suo? Volevano studiarlo?
La ragazza cominciò a battere il piede a terra impaziente finché non si alzò in piedi svegliando Sirius e James che sonnecchiavano distrutti seduti accanto a lei.
“Professore, mi scusi, potrei salire in infermeria? Penso di non sentirmi molto bene.” Domandò Star.
Lumacorno preso alla sprovvista la lasciò uscire, i due amici della ragazza la fissarono straniti ma impotenti.
Star salì di corsa le scale e si precipitò nel bianco ambiente dell’infermeria.
Come aveva immaginato Madama Chips era china su Remus e in compagnia di Silente, entrambi smisero di parlare voltandosi verso di lei.
“Star!” Esclamò Remus stupito.
“Signorina Potter.” La salutò Silente con un cenno del capo e un amabile sorriso.
“Lily mi ha detto che eri qui. Che succede?” Chiese lei spostando lo sguardo dal suo amico ai due adulti.
“Il signor Lupin si è sentito male stamane e dal momento che non sembrava un malessere molto comune e vista la sua situazione precaria sono stato informato.” Replicò Silente poi prese il braccio di Madama Chips guidandola nel suo ufficio. “Ora va tutto bene, verificate voi stessa.” La rassicurò chiudendosi dentro lo stanzino.
Star si avvicinò di corsa al letto di Remus. “Dunque?” Domandò agitata.
“Si chiedono cosa abbia influito sul mio cambio di comportamento. Credono sia dovuto alla mia maggiore serenità nel comportarmi da umano e vogliono vedere se veramente questo può riflettersi sul lupo.” Spiegò il ragazzo sottovoce.
“Perfetto. Mi sono preoccupata tantissimo. Pensavo che sapessero delle nostre lune, o anche che ti analizzassero da cima a fondo per capire come sei riuscito a combattere il lupo.” Rivelò la ragazza carezzando i capelli castani dell’amico che le sorrise gentile.
“Tutto bene. Forse è meglio se torni a lezione.” Le ricordò lui.
Star annuì e fece per voltarsi ma Remus la afferrò per un polso.
“Stanotte…” Cominciò. “…l’ho fiutato. Tu, sei triste, perché fingi il contrario?”
La ragazza sospirò. “Immaginavo. Mi hai leccato in modo strano. Comunque… passerà.”
Detto questo uscì dalla stanza senza aggiungere altro.
La campanella suonò proprio quando Star era ormai vicina ai sotterranei, gli studenti uscirono in fretta dalle aule ma lei aveva una’altra ora di pozioni quindi continuò a camminare verso la sua meta.
All’improvviso un ragazzo slanciato dai capelli castani le bloccò la strada.
“Star! Non dovresti essere in classe a quest’ora?” Le chiese.
“Si, ero passata in infermeria per prendere una pozione contro il mal di gola.” Si inventò la ragazza.
“Allora dovrai tornare subito in classe.” Sbuffò Dennis fissando in basso.
I corridoio cominciarono a svuotarsi nuovamente, solo alcuni amici del ragazzo rimasero a pochi metri da loro attendendo pazienti.
Star rise. “Perché? Tu no? Sarai già in ritardo.”
“Io ho un’ora buca, avevo sperato di poter godere della tua compagnia ma… è meglio se vai.”  Spiegò Dennis.
La ragazza ci pensò su un attimo mordendosi il labbro inferiore.
“Magari posso concedermi una passeggiata verso la torre del Grifondoro, infondo sto male.” Replicò poi con calma.
I verdi occhi del ragazzo si illuminarono. “Davvero?”
Star annuì.
Dennis sorrise largamente e le indicò i suoi amici come per invitarla ad avvicinarsi.
“Oh, eccola qua! Ci mancavi sai!” Esclamò uno di loro accogliendola nel gruppo.
“Grazie Riot, ma è passato solo qualche giorno dall’ultimo nostro incontro in biblioteca.” Gli ricordò lei con gentilezza.
“Lo sappiamo ma di te non ne abbiamo mai abbastanza. Oltretutto in quelle ore dobbiamo studiare per forza, ora invece possiamo parlare di altre cose.” Ribatté un altro ragazzo dai capelli rossi, cugino di terzo grado di Arthur Weasley.
“Molto galante, Frederick.” Si complimentò con lui Star.
“E’ un piacere esserlo con te.”
Arrivarono fino al ritratto della Signora Grassa e i compagni di Dennis salirono in fretta lasciandoli soli in corridoio.
“Ehm…” Cercò di sdrammatizzare lui impacciato.
“Credo che salirò anch’io, vorrei dormire un po’.” Esordì Star sorridendo.
“Oh, si. Vai pure.” Dennis si scosse e le indicò la porta come se fosse casa sua.
“Si, so dov’è.” Gli fece notare lei abbozzando una risatina e pronunciando la parola d’ordine.
Dennis la seguì nella sala.
“Senti, un giorno, quando ti sentirai meglio, verresti a camminare con me, magari fuori, vicino al lago?” Le chiese piano.
La ragazza alzò le spalle. “Perché no?” Rispose e poi salì nella sua stanza.
Quando suonò la campanella dell’intervallo Star stava leggendo seduta in una poltrona in Sala Comune, Sirius e James la raggiunsero trafelati.
“Tutto bene?!” Chiese James ancora a due metri da lei.
“Ah-a.” Replicò la ragazza lentamente senza alzare gli occhi dal libro.
“No, perché sei sparita così e non sapevamo perché…” Ritornò all’attacco suo fratello.
“Lily mi aveva riferito che Remus era in infermeria e mi sono preoccupata perché sta notte non si è ferito quasi mai quindi non avrebbero dovuto portarlo lì. Per fortuna volevano solo fargli i complimenti per l’autocontrollo. Sarei tornata subito in classe ma Dennis aveva un’ora buca così sono tornata qui con loro ma ne ho anche approfittato per riposare un po’.” Raccontò lei sempre leggendo.
“Hai marinato un’ora di lezione per Dennis? La cosa si fa seria.” Scherzò Sirius con un ghigno sul volto.
“Cosa si fa serio Sirius? Odio Pozioni quasi quanto te e Frederick è un Prefetto quindi nessuno poteva dirmi niente, ogni scusa è buona per perdere un’ora di Pozioni.” Replicò Star sbuffando.
“Giusto. Anche Frederick è nel suo gruppetto? Buon a sapersi.” Sbadigliò Sirius gettandosi su una poltrona lì accanto.
“Non ti rilassare, ora abbiamo Difesa Contro le Arti Oscure che ci aspetta.” Gli fece notare lei tirandogli un calcetto e chiudendo finalmente il libro.
“Bene.” Commentò James. “Andiamo, oggi ricominciamo a fare le lezioni all’esterno.”
“Ma se c’è ancora neve!” Brontolò Sirius.
“Si, ma stiamo parlando del signor Franks, quando mai si è perso l’occasione di gelarci le chiappe con qualche bella caduta nella neve?” Ricordò loro Star alzandosi.
“MAI!” Risposero rassegnati e in coro James e Sirius cominciando ad avviarsi verso il parco.
Quando il terzetto si unì finalmente al resto della loro classe di Difesa Contro le Arti Oscure la campanella era già suonata da alcuni minuti.
“Siete in ritardo!” Fece loro notare il signor Franks.
“Lo sappiamo ma…” Cercò di giustificarsi James.
“Niente ‘ ma ’ ! Vedete di darvi una mossa la prossima volta e ora correte in cerchio mentre spiego al resto di questi puntuali studenti la lezione di oggi.” Sbraitò il professore.
“Perché dovremmo correre in cerchio?” Si lamentò Sirius.
“Perché così imparerete a muovere le vostre gambe con più velocità quando sapete di rischiare di essere in ritardo.” Replicò Franks, poi batté forte le mani. “Ora correre, forza, scattare!”
I Malandrini cominciarono a muoversi prima di esserci costretti.
“Allora ragazzi, oggi faremo un altro percorso militare, voglio che siate capaci di combattere anche sulla neve! Il nemico non si ferma mai! Dovrete imparare anche questo quindi preparatevi a bagnarvi un bel po’.” Cominciò il professore.
Intanto i tre correvano, dopo il terzo giro la neve mezza sciolta si compattò sotto i loro piedi formando un sottile strato di ghiaccio sul quale il trio continuava a scivolare ad alternanza. Finché Star non prese a strisciare a terra la scarpe come se fossero pattini velocizzando la sua andatura e limitando il rischio di cadere. Subito fu imitata dai suoi amici e poco dopo partì una vera e propria gara tanto che anche gli altri alunni cominciarono a compattare la neve per creare piste di pattinaggio mentre il povero professore faticava a tenere l’ordine.
“Fermi! Smettetela!” Gridò il signor Franks correndo verso il gruppo di ragazzi più vicino, così facendo però perse l’equilibrio su una lastra di ghiaccio e cadde all’indietro atterrando sul suo deretano.  
Sirius gli passò accanto scivolando. “Ma prof! Deve stare più attento e cominciare ad imparare a pattinare, cosa farà se dovrà combattere sul ghiaccio?!” Lo prese poi in giro con un mezzo sorrisino di scherno.
Il povero professore si rialzò cercando stabilità e sbraitando di qualche assurda guerra magica a cui aveva preso parte e che nessuna si trovava sul ghiaccio ma nessuno lo ascoltò così la lezione si concluse nel più completo caos e gli studenti tornarono tranquilli al castello tutti allegri.
Remus corse loro incontro entusiasta.
“Sono libero!” Gridò felice. “Hanno finito i loro interrogatori, complimenti e test vari!”
“Siamo felici per te!” Si entusiasmò Star ma non disse nient’altro per tutta la giornata.
 
……………
 
Qualche notte dopo James scese piano in Sala Comune con il Mantello dell’Invisibilità sotto braccio. Trovò sua sorella seduta su una poltrona a leggere, le si avvicinò di soppiatto e le posò le mani sugli occhi.
“Chi sono?” Cantilenò il ragazzo cercando di camuffare la voce.
“James Potter, mio fratello. Che razza di domande fai? E perché mi hai chiuso gli occhi?” Replicò quella sconvolta.
“Dai, nessuno ti aveva mai fatto questo giochino? Quando si fa la persona con gli occhi chiusi se presa alla sprovvista spesso fatica a riconoscere anche i suoi più grandi amici, per questo è divertente.” Spiegò James sorpreso.
“Ahn… ok, se lo dici tu.” Sbuffò Star di rimando ritornando a posare gli occhi sul suo libro.
“Sei proprio triste, vero?” Chiese suo fratello dopo alcuni minuti.
“No, James. Sto bene.” Rispose lei.
Il ragazzo non replicò ma alzò un sopracciglio con aria scettica e disperata ringraziando che Star non potesse vederlo.
“Vieni a fare un giro con me.” Le propose tirandola per un braccio con talmente tanta forza che più che un invito sembrava una costrizione.
Si coprirono con il Mantello appena fuori dalla torre e percorsero alcuni corridoi in silenzio.
Inconsapevolmente si trovarono in un’area del castello inutilizzata e da loro inesplorata.
“Dove siamo?” Sussurrò James spaesato, cosa strana da parte sua.
“Dovresti dirmelo tu, sei tu quello che gira di notte, non io.” Replicò Star piatta.
Suo fratello le lanciò uno sguardo preoccupato e poi la guidò dentro un paio di aule in quel corridoio, dopo aver appurato che nessuno veniva più in quel posto da anni si tolsero il mantello e si avviarono verso una stretta scala a chiocciola in legno.
“Hai mai visto scale di legno?” Chiese il ragazzo incuriosito.
Lei scosse piano la testa salendo sul primo gradino scricchiolante. James la bloccò prendendola per un braccio e poi la superò continuando a salire.
“Lasciami testare questo legno, sembra troppo pericolante.” Bofonchiò cauto.
“Come me.” Mormorò la ragazza.
Lui la sentì ma fece finta di niente. Infondo quante volte Star si era paragonata a qualcosa di brutto? Fin troppe. Anche se questa volta c’era qualcosa di diverso. Non era arrabbiata, e poi… pericolante? Sapeva di instabile e lei non poteva essere instabile! Non se lui era presente.
Dopo solo due giri i ragazzi furono costretti ad appoggiare entrambe le mani sulle pareti di pietra per non perdere l’equilibro data la ripidezza dei gradini.
Alcuni passi dopo passarono vicino ad una finestrella, Star si fermò a guardare la notte lasciandosi sferzare il viso dall’aria fredda.
Il ragazzo si bloccò non sentendo più i suoi passi alle sue spalle e la fissò per alcuni minuti decidendosi solo dopo molto a rompere il silenzio.
“Cos’hai?”
Lei, ferma qualche scalino più in basso si voltò verso James e sorrise. “Sono stanca, solo molto stanca.” Sdrammatizzò con serenità, fece per continuare la salita ma suo fratello sospirò pesantemente e si sedette su un gradino con gli occhi chiusi.
Quando li riaprì il volto di sua sorella era esattamente all’altezza del suo, come aveva sperato, si perse per un secondo solo nell’immenso cobalto di quegli occhi sapendo già che non avrebbe colto in essi alcuna emozione. Quella ragazza era fin troppo allenata a nascondere i suoi sentimenti.
“Realmente, cos’hai?” Domandò di nuovo in tono talmente fermo da far accapponare la pelle.
Star abbassò lo sguardo non riuscendo a sostenere quello di James.
“Guardami negli occhi.” La riprese lui con lo stesso tono.
Lei rialzò il viso. “Sono triste.” Ammise e nello stesso momento anche i suoi occhi cedettero alle emozioni.
Il ragazzo sorrise rilassato e aprì le braccia aspettandosi che sua sorella vi ci si tuffasse dentro.
Star, però, lo fissò disperata, si strinse il polso destro con la mano sinistra e scese di qualche gradino.
James lasciò cadere le braccia sconvolto e un’espressione amara gli colmò il volto.
“Torniamo indietro.” Le propose poi.
Il ritorno fu carico di un silenzio assordante, intriso di disagio.
Salirono ognuno nel proprio dormitorio senza nemmeno salutarsi.
James si infilò sotto le coperte sospirando di nuovo.
“Che c’è?” Chiese una voce bella sveglia alla sua destra.
“Sirius!” Bisbigliò il ragazzo sorpreso. “Come mai non dormi?”
“Qualcosa è caduto dal mio letto e mi ha svegliato e non riesco più a prendere sonno, ma non ho voglia di alzarmi e raccogliere il mio oggetto misterioso.” Rispose Sirius.
“Saranno le tue mutande, le lasci ovunque.” Scherzò James.
“Non credo che le miei mutande siano abbastanza pesanti da farmi svegliare.” Replicò acido Sirius.
“Però non mi hai smentito! Bene, inizi ad ammettere di essere disordinato quanto…” La battuta di James si spense come il sorriso del ragazzo e a Sirius non servì vederlo in viso per capire.
“Stavi per riferirti a Star, vero? Hai parlato con lei prima? Che è successo?”
Così come James sapeva capire bene Star, Sirius sapeva capire bene James.
“E’ triste, ma … rifiuta di aprirsi, rifiuta di essere consolata, rifiuta ogni cosa.” Replicò il ragazzo accendendosi di rabbia e sconforto.
“Forse non è solo triste. Forse ha anche paura.” Azzardò Sirius dopo un po’.
“Si…” James rimuginò per alcuni minuti su quell’affermazione e poi si addormentò, esausto.
“Potrei darle l’indirizzo di mia cugina Andromeda? Che dici? Magari vuole solo parlare con una ragazza. Giusto? Giusto?” Continuò Sirius ma poi si rese conto di essere rimasto l’unico sveglio e si rigirò nel letto.
 
 
…………….
 
 
“Ancora qualche tiro, Greg! Voglio vedere più precisione!” Gridò Jordan cercando di sovrastare il rumore del forte vento. “E tu, Malcom, parale. A tutti i costi.”
Il Capitano della squadra di Grifondoro si voltò poi verso dei giocatori e batté le mani per attirare l’attenzione.
“James, puoi cominciare a cambiarti, metti a posto il boccino, Robin va pure anche tu. Sirius acchiappa i bolidi, sistemali e poi sparisci.” Jordan mise su un tono scherzoso e Sirius gli rispose con un sogghigno divertito prima di scendere. “Star?” Chiamò poi. La ragazza gli si avvicinò lanciandogli uno sguardo interrogativo. “Non ti ho visto al massimo oggi. Tutto ok?” Le chiese gentile.
“Si, tranquillo. Ero solo un po’ stanca.” Replicò lei.
Jordan le sorrise piano accennando verso gli spogliatoi.
Star scese a terra e filò a cambiarsi, voleva salire alla torre il prima possibile. Per tutta la settimana aveva evitato di parlare troppo con James dopo la loro chiacchierata notturna su quelle strane scale, ma ora le mancava troppo suo fratello. Già aveva perso Anne, allontanarsi dagli altri non l’avrebbe aiutata. Lo sapeva. Anche se era troppo facile scegliere di fingere.
Si incamminò verso il castello a passo di marcia, ma non bastò, James e Sirius la videro qualche metro più in giù e suo fratello cominciò a correre.
Accelerò ancora di più, non voleva assolutamente causare altro dolore in quel ragazzo che le aveva dato tutto. Ogni cosa. Star Potter non scappa. Non era mai scappata, ma ora aveva molta paura, paura dello sguardo di James quando si era allontanata da lui di riflesso, come un animale ferito, paura di perdere ancora.
Si ritrovò in Sala Comune senza ricordare come avesse fatto le scale, cercò di svincolare verso il dormitorio femminile ma Remus la intercettò.
“Ehi, Star? Sembri scossa.” Esordì Remus afferrandole un braccio.
Lei finse tranquillità in meno di un secondo e il ragazzo la lasciò in imbarazzo.
“Scusa, ti ho fatto male?” Le chiese.
Star rise poi sussurrò. “Mi fai a pezzi ogni mese e credi che se mi afferri per un braccio io sento dolore? Sei pazzo!”
Anche Remus accennò ad un sorriso.
“Potrei chiederti un enorme favore? Normalmente andrei da Madama Chips ma non mi sembra il caso ora, o meglio non voglio più vedere l’infermeria per un bel po’.” Cominciò il ragazzo.
“Certo, dimmi.”
“Ho un gran dolore alla spalla destra, dove sono stato morso, mi capita spesso e come ti ho detto di solito vado dalla Chips però, se non ti è di troppo disturbo, almeno per questa volta puoi pensarci tu?” La pregò lui con aria così dolce e sofferente che la ragazza accettò.
Salirono insieme nel dormitorio maschile e Remus si distese a pancia in giù sul letto come gli era stato ordinato da Star. Lei gli si sedette sopra la parte bassa della schiena facendolo avvampare nel cuscino.
“Faccio male?” Gli domandò sentendo i suoi muscoli irrigidirsi.
“Nonono!” La tranquillizzò lui agitato.
La ragazza posò entrambe le mani sulla spalla destra e un gran calore avvolse Remus in quella zona, dopo pochi secondi si spostò soddisfatta lasciandolo sedere.
“Ecco fatt…” Ma la felicità di lei si interruppe, i passi e le voci di Sirius e James risalivano le scale.
Star si morse il labbro e con uno scatto assurdo si chiuse nel bagno.
“Lei è qui, vero?!” Gridò James spalancando la porta. Remus poté solo annuire perplesso.
Subito il ragazzo occhialuto si voltò verso il bagno cominciando a martellare di pugni l’uscio.
“Esci fuori! Ora!” Urlò James a pieni polmoni.
Dall’interno si udì la voce soffocata ma calma della ragazza: “No, fratello. Se vuoi dirmi qualcosa dimmela, ma non puoi costringermi a guardarti negli occhi. Altrimenti vinci sempre tu.”
 
 
************
 
 
He he…. Vi ho lasciato in sospeso? Lo spero! Voglio che soffriate agonizzanti nell’attendere il mio prossimo capitolo … Muhahahahaha!!!!
Non vi preoccupate, non sarò sempre così cattiva, ammesso che qualcuno legga ancora questa storia… solo che mi sono incasinata e dovevo per forza dividerlo in questo modo assurdo.
 
Detto questo
Ciao ciao.

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Capitolo 12
*** Lettere da Sirius - 2 ***


Cara Star,
la piccola Anne se n’è andata e tu sembri così forzatamente felice da dar fastidio.
Insomma, potresti anche mostrarti triste per una volta, io sono un musone per la maggior parte del tempo quando non parliamo tutti insieme o non scherziamo e tu non perdi nemmeno per un secondo il sorriso, tranne forse davanti a James, ma lui è tuo fratello, è comprendibile, sa come prenderti per farti buttare fuori tutto.
Siamo tornati a parlare di te la notte, mi dice che sei molto giù, con tutta sincerità non so più che cosa fare con te, ora con San Valentino che si avvicina spero che ti ricorderai che non è finito nulla, che ci siamo ancora noi.
Forse ti potrei passare l’indirizzo di mia cugina Andromeda, lei è una forte. Penso che ti farà bene poterti confidare con una figura femminile di circa la tua età. Non potrà mai essere come James ma spesso, forse, avrai bisogno anche di un’amica. Almeno credo.
Non lo so, mi stai mandando in confusione.
Tu, James, Remus siete diventati così importanti che mi chiedo spesso cosa potrei fare per voi, domanda che non mi sono mai posto per nessuno.
Infondo è normale giusto? Voi siete la mia famiglia.
                                                                                                                                                                 Sirius

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Capitolo 13
*** Debole ***


James appoggiò entrambi i palmi alla porta e sospirò. Si voltò verso Remus e Sirius e poi tornò a fissare il legno che lo divideva da sua sorella.
“Dimmi come stai, come stai sul serio.” Le ordinò poi con calma.
Dentro il bagno Star voltò la schiena alla porta e si morse un labbro.
“Sono stanca e triste. Lo sai già.” Rispose piano.
Un colpo fece tremare i cardini dell’uscio.
James aveva creato un leggero solco spellandosi le nocche a sangue tanto forte era il suo pugno di rabbia.
“DIMMI PER CHI FINGI? PER NOI? O PER TE?” Urlò esasperato e arrabbiato.
La ragazza si girò fronteggiando lo spesso legno, poggiò la mano sinistra sulla chiave ma poi fu come se le forze le cedettero; si coprì la bocca con una mano e appoggiò la fronte su quella superficie. “Per me.” Mormorò talmente piano da non essere sentita.
“Star?” La richiamò lui con un tono più gentile.
Ci furono alcuni lunghissimi secondi di silenzio.
Lei passò la mano destra sulla porta e poi la fermò all’improvviso esattamente dove c’era la mano di James dall’altro lato, come se potesse percepire il suo calore.
“Come legno scricchiolante, James. Sono debole, e ho paura. Non voglio perdere te. Non voglio perdere Sirius o Remus. Come ho già perso Michael e Jack, e Anne. Ho paura di affezionarmi di più a voi perché se vi dovessi perdere, James, io non me lo perdonerei mai. Se qualcuno osasse strapparvi da me, James, io vi cercherei fino alla fine. Se vi volessi ancora più bene e vi perdessi, fratello,…” La sua mano sinistra si mosse senza che lei se ne rendesse conto. “… vi raggiungerei ovunque.” Concluse poi mentre il suo peso apriva la porta catapultandola tra le braccia aperte di James.
A quell’abbraccio si unirono Sirius e Remus stringendola forte.
“Non ci perderai mai. Lo sappiamo.” Le soffiò suo fratello nell’orecchio.
“Hei ragazzi! Dobbiamo festeggiare!” Esultò Sirius sciogliendo per primo l’abbraccio.
“Cosa festeggiamo di preciso?” Gli chiese Remus staccandosi anche lui dagli altri.
“Hem…il fatto cheee… ” Blaterò il povero ragazzo poi si arrese e lasciò perdere. “Andiamo a cena e basta.” Concluse infine facendo ridere anche Star ancora tra le braccia di James.
“Finalmente!” Esclamò quest’ultimo. “Era da tempo che non sentivamo una tua risata vera.”
Lei sorrise, veramente, con tutto il cuore, uno di quei sorrisi che ti scaldano l’anima. “Era da tempo che non mi sentivo me stessa.”
I tre ragazzi le sorrisero dolci per qualche secondo prima di avviarsi verso la cena.

……….

Febbraio era alle porte e con Star tornata sinceramente allegra e vitale i Malandrini erano in vena di far baccano.
Il vento soffiava forte fuori dalle finestre della Sala Grande, quella mattina, spazzando via i residui di neve con una forza brutale.
“Posta!” Annunciò Remus alzando gli occhi verso lo stormo di gufi in arrivo.
Sirius ricevette la sua lettera settimanale dai suoi genitori che ficcò nell’angolino della sua borsa che lui aveva denominato “angolo spazzatura”.
“Ma hai perlomeno un solo libro là dentro?” Gli chiese Remus spazientito.
“Ovviamente no, troppo figo per avere dei libri in borsa!” Risposero Sirius, James e Star insieme, gli ultimi due scimmiottando il primo.
“Hey!” Protestò il ragazzo.
Una busta violetta cadde davanti a Star portata da un gufo estraneo che però Sirius carezzò allegramente.
“Ma cosa…?!” Esclamò la ragazza disorientata.
“Mi sono permesso di chiedere a mia cugina Andromeda di scriverti, voleva conoscerti perché parlo sempre di te così le ho proposto di inviarti una lettera e lei mi ha ringraziato di cuore, è veramente estasiata da te.” Le spiegò Sirius mentre il gufo riprendeva il volo.
“Come fa ad essere estasiata da me? Nemmeno mi conosce!” Sbraitò lei.
“Ti conosce per via dei miei racconti su di voi.” Replicò il ragazzo.
“Oh, tu le racconti di noi. Che carino!” Lo prese in giro James.
“Carino sarà il tuo…!” Cominciò Sirius ma ricevette un calcio premonitore da Star e Remus contemporaneamente.
“Ahi! Mettetevi d’accordo voi due la prossima volta, uno basta!” Protestò lui strofinandosi gli stinchi con le mani.
I ragazzi risero di cuore.
“Dovremmo muoverci. Siamo già in ritardo!” Fece loro notare Remus.
“Già, anche perché alla prima ora abbiamo Trasfigurazione e se arriviamo in ritardo la McGranitt ci interroga.” Concordò Star.
“Oh, mamma! Muoviamoci!” Gridarono in coro James e Sirius.
“Ah, qui qualcuno non ha studiato, vedo!” La ragazza assunse un aria perfida.
“Dai, svelta, non c’è tempo per i tuoi giochetti qui ci rimettiamo l’anno.” Replicò James agitato cominciando a correre verso l’aula subito seguito da Sirius.
Star corse in testa al gruppo e face l’occhiolino a suo fratello che capì al volo, svoltarono in un corridoio segreto con Sirius alle loro spalle, chiusero il portone di quercia da cui erano entrati con un incantesimo e poi bloccarono anche la seconda uscita alle loro spalle. Sirius rimase imprigionato.
“Ragazzi!” Gridò lui in tono eloquente. “Non vorrete mica farmi questo, vero?”
Fratello e sorella sghignazzarono allegramente avviandosi verso l’aula di Trasfigurazione.
“Ragazzi! Aprite! Brutti schifosi…!” ma ormai le imprecazioni del loro amico erano distanti, incrociarono Remus qualche metro più avanti.
“Sirius?” Chiese quello ignaro di tutto.
Uno sguardo d’intesa passò tra i due.
“Farà, accidentalmente, tardi.” Spiegò Star con un sorrisino poco raccomandabile.
“L’ultima volta che hai usato la parola ‘accidentalmente’ in una frase con quella faccia avevi appellato un pino nell’aula di Incantesimi.” Ricordò Remus. “Sii meno soddisfatta di te stessa almeno davanti ai professori. Vorrei evitare di doverti coprire.” Sbuffò in conclusione.
I tre ricominciarono la loro corsa verso l’aula.
Entrarono in perfetto orario e si accomodarono negli ultimi banchi. La professoressa McGranitt cominciò l’appello con la solita aria severa. Sirius forse si sarebbe salvato se non fosse stato praticamente il primo nell’elenco.
“Sirius Black?” Chiamò la professoressa e nessuna mano si alzò. “E’ assente?” Chiese alla classe in generale.
“No, si dev’essere svegliato tardi!” Spiegò James trattenendosi a stento dal ridere.
“Lo interrogherò, allora. Pensavo di essere stata abbastanza chiara su questo punto.” Replicò la McGranitt riprendendo poi l’appello.
Giunta quasi alla fine Sirius aprì la porta dell’aula con furia inaudita catapultandosi all’interno e gridando.
“NON SONO IN RITARDO!”
La professoressa alzò lo sguardo su di lui con tutta calma. “Lei è in ritardo, invece. Ed è anche interrogato. Prego!”
Il ragazzo si voltò verso gli ultimi banchi per lanciare uno sguardo inceneritore ai suoi amici prima di avvicinarsi alla cattedra con l’aria di uno che affronta il patibolo.
La professoressa McGranitt cominciò ad interpellarlo chiedendogli i più disparati incantesimi.
“E se tu dovessi trasformare un uccello in un calice?”
Sirius si morse il labbro. “Ehm…”
“Signor Black la sua impreparazione mi strabilia, non ha risposto a nessuna domanda. Nemmeno una. Mi chiedo come abbia fatto a superare l’anno scorso.” Lo rimproverò la donna.
“Forse perché l’anno scorso avevo perlomeno aperto un libro.” Borbottò il ragazzo.
“Vuole dirmi che non ha studiato?” Lo incalzò la McGranitt.
“Oh, no! Professoressa cosa dice! Ho studiato, molto… mi sono particolarmente preparato sull’ultima lezione…” Esordì Sirius nel tentativo di salvarsi.
“Che è stata…?” Lo esortò a continuare la professoressa McGranitt.
“Uhm… Trasformare i pennuti in polvere…?” Tirò ad indovinare lui con aria seria.
“Oh, poveri noi!” Esclamò Lily Evans dal suo banco. La ragazza aveva pigramente alzato la mano a tutte le domande pronta a rispondere correttamente.
“Trasformare gli avvoltoi in sabbia, si, proceda.” La donna ignorò Lily e indicò al ragazzo un cupo uccellaccio malconcio appena apparso sulla scrivania.
Star, James e Remus, seppur distanti, potevano vedere il cervello di Sirius mettersi all’opera per ricercare freneticamente l’incantesimo giusto.
Il ragazzo sfoderò la bacchetta e con un gran sorriso guardò verso l’insegnate. “Oh, si. Non crede che sia meglio, a scopo di ripasso per la classe, mostrare prima lei l’incanto? Così tutti sapranno esattamente cosa aspettarsi da me.”
“E così tu potrai sentire che formula pronunciare.” Commentò con un filo di voce Star piegandosi verso James e Remus che ridacchiarono sommessamente.
“Che buona idea!” Esclamò la McGranitt.
“Sul serio…?” Si stupì lo stesso Sirius.
La professoressa tirò fuori la sua bacchetta e colpì l’uccello che si trasformo in sabbia e poi colpì ancora la sabbia affinché tornasse avvoltoio, il tutto senza pronunciare una sola parola.
La classe rise divertita dall’ingegno della McGranitt mentre il povero ragazzo si avvicinò all’uccello brontolando qualcosa di losco contro gli incantesimi Non Verbali.
Sirius prese tempo e si schiarì la gola, poi prese la sua solita aria di superiorità e colpì l’uccello enunciando “Vulgurauna!”
Ci fu un suono secco come di un ramo spezzato e una nuvola di fumo grigio si levò attorno a Sirius e alla professoressa. Quando il fumo si dissolse la McGranitt era ricoperta di penne nere mentre il povero avvoltoio ne era del tutto privo.
Sirius si coprì la bocca con una mano cercando di non ridere come tutto il resto degli studenti che furono presi da improvvisi attacchi di tosse o sentirono l’impellente bisogno di frugare nella borsa per nascondere le loro risatine. L’interrogato stava diventando rosso per lo sforzo di non ridere.
“Non peggiori la sua situazione Signor Black.” Replicò calma la professoressa facendo sparire le piume con un colpo di bacchetta.
“Io, ehm…” Mormorò Sirius cercando di tornare serio.
“La giusta pronuncia di questo incantesimo è ‘Vulturarena’, per chi ancora non lo sapesse. Sono costretta metterle un voto molto negativo, dovrà impegnarsi molto se vuole recuperare.” Commentò la McGranitt scarabocchiando qualcosa sul suo registro.
La campanella suonò e tutti gli studenti uscirono in fretta. James, Star e Remus aspettarono Sirius fuori dall’aula.
Il ragazzo li raggiunse con aria decisamente omicida.
“Come è andata?” Gli chiese James imitando una mammina apprensiva che aspetta suo figlio all’uscita del primo giorno di scuola.
Sirius lo fulminò con lo sguardo. “Mi sono guadagnato una D solo perché la McGranitt assegna delle T solo in casi estremi.”
“Desolante? In trasfigurazione? Cosa hai fatto per meritartelo?” Gli domandò Remus come se non fosse stato presente anche lui.
Il ragazzo non aspettandosi una battuta da parte sua rispose arrabbiato. “Nulla!”
“Penso sia stato proprio questo il problema.” Replicò Star fingendo di star analizzando il fatto.
Sirius si abbandonò ad un grido esasperato.
James gli mise un braccio attorno alle spalle con fare consolatorio. “Dai, ammettilo che è stato bello vederti messo in crisi dalla McGranitt.”
“Forse per voi… non molto per me. Va beh, vorrà dire che sprecherò il mio notevole fascino sui libri per qualche ora così da poter recuperare.” Scherzò Sirius.
“Questo è lo spirito giusto! Muoviamoci, abbiamo Incantesimi!” Li incoraggiò Remus partendo alla carica.
“Mi chiedo come fai ad essere emozionato per le lezioni.” Bofonchiò James.
“Ciao caro fratello, ben venuto ad Hogwarts, dove studiamo magia, per il cielo! Magia! Qui tutti vogliono andare a lezione. Tranne te e Sirius, ovviamente.” Recitò Star fingendosi una guida turistica molto entusiasta.
I ragazzi risero entrando nell’aula di Incantesimi dove il piccolo professor Vitious attendeva la sua classe.
“Buon giorno ragazzi.”
“Buon giorno professore.” Risposero tutti gli studenti.
“Oggi, volevo sentire qualcuno. Non è una vera e propria interrogazione ma se vi andrà bene ne terrò conto.” Annunciò il piccolo ometto.
“Fantastico!” Commentò sarcasticamente Sirius. “Ora anche Vituos si mette ad interrogare!”
“Ma dai cosa vuoi che sia, stiamo parlando di incantesimi!” Gli ricordò Star.
“Come sempre ha ragione mia sorella, caro amico….quindi….” Sussurrò malignamente James con l’aria di uno che ha un piano in testa. Infatti il ragazzo spinse Sirius giù dalla sedia e il professore richiamato dal baccano di voltò verso i banchi in fondo giusto in tempo per vedere il povero caduto rialzarsi in piedi.
“Oh, abbiamo un volontario!” Esclamò.
“No! In realtà…” Cercò di spiegarsi Sirius ma fu tutto inutile.
“Venga signor Black, venga!” Lo incoraggiò Vitious.
Il ragazzo rassegnato si avvicinò nuovamente alla cattedra.
“Prego, faccia levitare questa sedia.” Gli chiese il professore.
Sirius sicuro di sé sfoderò la sua bacchetta e pronunciò “Wingardium Leviosa” in modo impeccabile ma James fu più veloce, mormorando “Bombarda” dal suo posto fece esplodere la sedia.
Vitious sobbalzò scattando indietro.
“No, temo che abbia sbagliato qualcosa. Eppure mi sembra tutto giusto. Riprovi. Ricostruisca la sedia.” Lo invitò il professore perplesso.
“Reparo.” Enunciò Sirius ma Star fece prendere fuoco alle schegge di legno prima che il ragazzo potesse completare l’incanto.
Professore e alunno rimasero stupiti da quella strana reazione e anche dalla classe cominciò a levarsi un mormorio sorpreso.
Lily Evans si voltò indietro dal suo banco e notò subito i sorrisini di Star e James e il povero Remus che nascondeva il volto tra le mani, per la disperazione, credette lei.
In realtà Remus stava solo cercando di non scoppiare a ridere.
“Ehm… molto strano. Uhm… che ne dice signor Black di far ricontrollare quella bacchetta?” Gli suggerì Vitious.
Sirius aprì la bocca per rispondere con cortesia ma in quel momento la sua bacchetta prese come vita propria puntandosi vero il professore. Ci fu un grande scoppio e il piccolo omino venne scagliato contro la lavagna sulla quale rimase appeso come una mosca in una ragnatela.
La classe esplose in una fragorosa risata che diede il tempo a Sirius di voltarsi verso i suoi amici Malandrini che gli sorrisero tentando disperatamente di non sembrare troppo colpevoli.
Il ragazzo fece due più due e sorrise leggermente scuotendo la testa rassegnato.
Dopo alcuni attimi di completa confusione il professore riuscì a staccarsi dalla parete ma non fece in tempo a richiamare l’ordine che la campanella di fine lezione suonò e fu come se un uragano fosse entrato dalla porta lasciando dietro di se un’aula completamente vuota.
I Malandrini si allontanarono insieme diretti verso la torre dei Grifondoro. James, Star e Remus stavano ancora ridacchiando.
“Piantatela, voi tre!” Sbuffò Sirius.
“Oh, ma dai! E’ stato divertente!” Commentò James cercando di calmarsi.
“Ma guarda, anche tu lo trovi spiritoso Remus?” Chiese Sirius all’amico.
“Infondo non hai preso nessun brutto voto, questa volta!” Ribatté lui con le lacrime agli occhi.
“E poi ammettilo che ti sei divertito anche tu.” Lo sfidò Star.
Sirius abbassò lo sguardo e sorrise. “Si, è vero. Soprattutto quando avete fatto muovere la mia bacchetta e Vitiuos si è ritrovato incollato alla lavagna, ma come ci siete riusciti?”
“Star!” Esclamarono Remus e James in coro voltandosi verso la ragazza.
Lei sbuffò muovendo la mano come se fosse cosa da poco.
Oltrepassarono il buco del ritratto e si diressero subito verso il dormitorio maschile che era ridotto malissimo: calzini ovunque, vestiti sporchi gettati a terra le divise di Quidditch infangate gocciolavano sul tappeto dal balcone e un terribile odore di chiuso e adolescenti stagnava nell’aria da quello che pareva un secolo. Solo l’angolo della stanza di proprietà di Remus era pulito e in ordine.
Star non si scompose minimamente come al solito e si gettò sul letto di suo fratello ignorando il groviglio di coperte.
“Ma come cavolo fai?” Le chiese Remus fissandola mentre si toglieva le scarpe e le lanciava lontano contribuendo al disordine.
“Uhm?” Mugugnò lei voltandosi con aria interrogativa.
“A convivere con dei ragazzi così disordinati e puzzolenti.” Specificò Remus lanciando uno sguardo eloquente alla stanza e ai suoi due amici.
La ragazza seguì gli occhi dell’amico e si soffermò su James e Sirius entrambi seduti a terra tra le cartacce con la divisa scolastica stropicciata e, nel caso del primo, i capelli che sfioravano il limite del possibile in quanto a pettinatura scarmigliata. Fece spallucce e rovistò con la mano in un cassetto del comodino fino ad estrarne una Cioccorana.
“Questione di punti di vista.” Replicò.
Il ragazzo spalancò la bocca sbalordito. “Vuoi dire che non ti danno fastidio?”
Star si alzò a sedere e inclinò leggermente la testa di lato. “Rem, ho visto di peggio.” Gli assicurò con un tono di voce buffissimo e un’aria da donna vissuta.
I ragazzi scoppiarono nuovamente in una fragorosa risata e poi si decisero a scendere per seguire la lezione di Erbologia.
Arrivati nella serra insieme al resto degli studenti si infilarono i guanti di pelle di drago.
Si sistemarono nello stesso bancone ma appena la professoressa Sprite li individuò il suo sguardo si fece leggermente acido.
“Per favore signor Potter si accomodi al tavolo insieme ai signori Lewis e Grace, mentre signor Black lei può prendere il posto della signorina Smith.” Ordinò loro immediatamente.
I quattro ragazzi si scambiarono delle occhiate perplesse e poi ricordarono loro le ultime disastrose lezioni di Erbologia durante le quali Pomona Sprite li aveva spesso avvertiti di non chiacchierare o distrarsi altrimenti li avrebbe divisi.
“Ahn, giusto.” Commentò Star alzando gli occhi al cielo. I suoi amici si spostarono mescolandosi con i Tassorosso e lei rimase con Remus e Coleen Smith che era talmente timida da non proferire parola.
“Oggi trapianteremo a terra le Bacche Esplosive, dovrete fare attenzione a non premere troppo il terriccio sulle loro radici ma non dovete nemmeno lasciarlo troppo morbido altrimenti cadranno e tutto il nostro lavoro sarà sprecato.” Cominciò a spiegare allegramente la professoressa.
“Signor Black, vuole essere il nostro primo volontario per la spiegazione?” Chiese Pomona indicando Sirius, evidentemente non lo aveva fatto per cattiveria, nemmeno per punirlo, era semplicemente capitato che i suoi occhi incrociassero quelli del ragazzo nel momento sbagliato. Sirius, però, è Sirius e ovviamente interpretò il tutto come una presa di mira.
“Mi sta prendendo in giro, vero?” Si lasciò sfuggire lui.
“Affatto.” Commentò Pomona perplessa da quell’atteggiamento irriverente.
Il ragazzo si alzò stizzito e raggiunse la professoressa, si inginocchiò a terra, scavò una buca in fretta e ci ficcò con violenza la pianta al suo interno.
“…naturalmente bisogna essere molto delicati con questa pianta perché se la irritiamo troppo…” Continuava a spiegare la Sprite voltando la schiena a Sirius, ignara del fatto che lui, non ascoltandola stava calcando la terra sulle radici della pianta con tutta la sua forza.
BUUUM!
L’esplosione fece vibrare il pavimento e il terriccio volò ovunque.
La professoressa si voltò stupita verso il ragazzo alle sue spalle mentre tutti ridevano.
Sirius era completamente ricoperto di una sostanza giallognola e viscida che gli colava ovunque. “Meraviglioso.” Fu il suo unico commento mentre cercava di togliersi quella roba dagli occhi.
“Fortunatamente non è velenosa come sostanza quindi può continuare a trapiantare signor Black e voi altri incominciate pure.” Ordinò la Sprite allegra come se avesse già visto moltissime esplosioni come quella.
Tutta la classe si mise all’opera e fortunatamente nessun’altro fu così incauto da pressare troppo il terriccio anche se all’ora di pranzo mentre la classe risaliva verso il castello ognuno di loro poteva vantare un fortissimo mal di schiena.
Sirius si era avviato per primo e camminava cupo fissando i suoi piedi, i Malandrini lo raggiunsero subito. James gli appioppò una pacca sulla schiena con talmente tanto entusiasmo da farlo inciampare.
“Su con la vita fratello! Che sarà mai!” Gli gridò in un orecchio.
“Sono ricoperto di robaccia viscida, sul serio, ne ho ovunque anche in posti che non dico solo perché qui con noi c’è Star. Ti sembra una cosa bella?!” Replicò Sirius nervoso.
“Ah, tranquillo, non devi trattenerti solo per me.” Scherzò la ragazza calma.
“Beh, guarda il lato positivo.” Gli ricordò Remus.
“E quale sarebbe?” Chiese lui sbuffando.
“Quello che hai addosso non è velenoso.” Incominciò James.
“O irritante.” Gli venne in soccorso Star.
“E quella pianta non ti ha fatto esplodere le cervella.” Si unì a loro Remus.
“Si, sei ancora vivo e sano.” Gli fece notare la ragazza.
“E non hai il viso sfigurato.” Proseguì James appassionandosi.
“O non…”
“Ok, ok!” Gridò Sirius sorridendo. “Basta così! Sono felice che mi sia andata così bene!”  Esclamò sarcastico.
“Visto?!” Esultò James mettendogli un braccio attorno alle spalle e sporcandosi a sua volta. “Ora abbiamo solo un intero pomeriggio di pozioni con i Serpeverde. Insomma, la giornata può solo…”  Il ragazzo si bloccò.
“…peggiorare!” conclusero i quattro in coro al pensiero delle lezioni pomeridiane.
Si sedettero al tavolo di Grifondoro e mangiarono in fretta così da poter permettere a Sirius di salire alla Torre per cambiarsi e lavarsi.
Poi scesero nei sotterranei cosa che innervosì tutti già prima ancora di entrare in classe.
“Capperi! Vorrei che fosse già tutto finito.” Brontolò James.
Si avvicinarono alla fila di studenti che chiacchieravano fuori dall’aula. Le loro orecchie furono colpite da una strana risata.
“Oh mio cielo Lily Evans sa ridere!” Si stupì Star.
La ragazza dai capelli rossi si voltò verso di loro, al suo fianco c’era Severus.
“Evans!” Esordì James. “Ti prego dimmi che non ti ha fatto ridere lui, mi preoccuperei se fosse così.”
“Si, è così invece. Severus mi stava giusto raccontando un episodio proprio buffo.” Replicò Lily acida.
“Qualcosa che gli è successo, magari per mano nostra? Allora ci crederei.” Ribatté Sirius.
“Non c’entra niente con voi!” Gridò Severus sulla difensiva.
“Allora riesci a fare figuracce anche da solo, ammirevole!” Scherzò Star fingendosi stupefatta.
“Ha, ha.” Commentò fiaccamente Lily facendo il verso alle risate di Sirius e James ai lati della loro amica, Remus si era ritirato tra gli altri studenti sperando che il professore aprisse la dannata porta al più presto.
Successe all’improvviso: qualcosa si mosse infondo al corridoio, Sirius e James lo colsero subito, videro un riflesso di un oggetto diretto verso la loro amica.
Sirius spinse Star fuori tiro dritta verso le braccia di James e erroneamente colpì qualcosa con il gomito.
Lily, che prima era esattamente di fronte a Star, venne colpita dritta in petto da un sacchettino che esplose in una nuvola verdognola ricoprendole la pelle di dolorosissime piaghe.
Star ringraziò i suoi amici e poi si precipitò in soccorso di Lily che non riusciva ne a parlare ne ad aprire gli occhi e si rotolava per terra sofferente per il contatto con ogni cosa.
“Wingardium Leviosa” Enunciò la mora puntando la bacchetta contro la rossa che si sollevò in aria e smise di agitarsi.
“Non parlare e non cercare di muovere niente, ti porto in Infermeria.” Le impose Star.
“La porto io.” Si oppose Severus.
“Mocciosus fatti da parte, intanto se fosse stato per te l’avresti fatta soffrire per molto tempo prendendola in braccio e quindi continuando a toccarla e poi lei è una ragazza e io sono una ragazza. Se Madama Chips avrà bisogno di una mano di sicuro non lo chiederebbe a te.” Replicò lei decisa incamminandosi con Lily sospesa davanti a sé.
“Che è successo ragazzi?” Chiese Lumacorno aprendo finalmente la porta richiamato dalle grida.
“Qualcuno di un’altra classe ha giocato un brutto scherzo alla Evans, la ragazza Potter la sta portando in infermeria.” Riferì un ragazzo di Serpeverde insensibile all’accaduto.
“Va bene, entrate, su.” Commentò il professore un po’ scosso.
“Avresti dovuto salvare la tua bella.” Sussurrò Sirius a Severus con un pizzico di malignità nel tono, naturalmente non si era reso conto di essere stato lui la causa del mancato salvataggio.
Il Serpeverde lo squadrò con odio profondo.
Mentre la classe prendeva posto in completa confusione Severus si avvicinò a Lumacorno, i due si scambiarono qualche parola senza essere notati da nessuno e poi il ragazzo corse ad occupare il suo posto con tranquillità.
La prima ora di lezione trascorse tranquilla e normale, Sirius, James e Remus si erano seduti in fondo come era loro solito e si sorpresero tutti e tre quando il professore, al cominciare della seconda ora, chiamò alla cattedra Sirius.
Da che mondo era mondo e Hogwarts era Hogwarts Lumacorno non aveva mai interrogato uno studente almeno che non fosse necessario per un recupero della materia o non ci fosse un volontario.
“Forza, signor Black, aspetto.” Ripetè il professore.
Sirius si alzò lentamente percorrendo i pochi metri fino alla lavagna.
“Dunque cosa mi sa dire cos’è l’Aconito?” Cominciò subito Horace con un aria tristemente severa che lo rendeva quasi irriconoscibile.
Il ragazzo non rispose, non che non avesse almeno una vaga idea di che cosa fosse l’Aconito, in realtà sarebbe riuscito a cavarsela ma qualcosa gli puzzava.
“Dunque non lo sa.” Sospirò il professore.
“Non è vero, sono abbastanza sicuro che l’Aconito è una pianta.” Rispose finalmente Sirius.
Alcuni Serpeverde ridacchiarono, Severus compreso.
“Prego allora, può dirmi i suoi utilizzi?”
Lumacorno proseguì per tutta l’ora a fare domande a Sirius, da semplici a sempre più complicate con una calma e una serietà che non gli si addicevano.
Fortunatamente per il ragazzo i suoi genitori lo avevano costretto a studiare per ore la “nobile materia delle Pozioni” e lui uscì da quella tortura con un “Accettabile”.
La campanella suonò e il professore invitò Sirius a restare in classe ancora per un po’.
“Allora, per questa volta sono felice che lei abbia dimostrato di sapere abbastanza da tenere la sua solita media, ma se mi viene riferito ancora una volta che lei copia nei test e che sfrutta i suoi compagni per fare i compiti al posto suo io la boccerò, sono stato chiaro signor Black?” Domandò con tono fermo Lumacorno.
Il ragazzo annuì perplesso e si affrettò ad uscire.
Gli altri Malandrini, Star compresa, lo stavano aspettando appoggiati al muro.
“Quindi il vecchio ti ha strapazzato?” Gli chiese Star con un mezzo sorrisino da scavezzacollo.
“Si, un po’. Forse questa è la prima volta in tutta la mia vita che sono felice dell’istruzione che i miei genitori mi hanno impartito.” Sbuffò Sirius.
“Sul serio?” Si stupì James.
“No, sono così mitico che sarei riuscito a cavarmela comunque.” Si vantò lui rimangiandosi il quasi ringraziamento riferito alla sua famiglia.
“Il fatto strano è che credeva che nelle altre verifiche avessi copiato e che sfrutto i miei compagni per i compiti che ci assegna. Non so da chi l’abbia sentito dire.” Raccontò loro poi mentre si incamminavano verso la Sala Grande per la cena.
I quattro ragazzi si fermarono sospettosi.
“Ti ha detto che ha ricevuto una soffiata?” Domandò Star.
“Più o meno.” Rispose lui.
Quattro cervelli si misero al lavoro e tre arrivarono alla stessa conclusione:
“Mocciosus!” Esclamarono Star, Sirius e James.
“Ma dev’essere per forza sempre colpa sua?!” Sbraitò Remus esasperato.
“Beh, si.” Replicarono James e Sirius.
“Deve essersela presa perché gli ho rinfacciato di non essere stato abbastanza veloce da salvare la sua amichetta Evans.” Ragionò Sirius.
“Tu hai fatto cosa?!” Gridò Star.
I due ragazzi la fissarono sconvolti dal fatto che si fosse scaldata tanto per una presa in giro così lieve ma Remus comprese.
“La gomitata!” Esclamò come se fosse la risposta ad ogni problema.
Star annuì, James e Sirius, invece, lo fissarono come se fosse un pazzo.
“Forse voi eravate troppo occupati a salvarmi la vita per notarlo!” Esordì la ragazza. “Ma tu Sirius per spingermi via hai tirato una gomitata a Severus proprio mentre lui stava per spostare Lily dal mezzo.” Spiegò infine con l’aria di chi ha risolto un grande dilemma.
“Oh!” Esclamarono i due ragazzi.
“Poco importa sta sera pensiamo ad uno scherzetto tutto per lui.” Propose James.
Sirius si trovò subito d’accordo, Star esito ma poi sospirando si unì alle proposte di scherzi sotto lo sguardo severo di Remus.
“Oppure potremmo perseguitarlo con piccole cose dalla mattina fino alla sera.” Suggerì Sirius sedendosi al tavolo e cominciando subito a riempirsi il piatto.
James lo imitò allegro e così passarono tutta l’ora di cena a discutere sulla vendetta mentre Remus sbuffava sonoramente.
Salirono alla Torre dei Grifondoro e si ritirarono nel dormitorio maschile dove incontrarono Peter.
“Giornata no oggi, eh?” Commentò il piccoletto fissando il basso ma l’allusione a Sirius e alle sue interrogazioni fu chiara a tutti.
“Puoi dirlo forte!” Scherzò James con un mezzo sorriso già sulle labbra.
“GIORNATA NO OGGI, EH?” Ripeté Peter prendendolo in parola.
I Malandrini ridacchiarono accomodandosi a terra e cominciando a chiacchierare.
“Che fate voi, non venite?” Chiese loro Minus con la borsa in spalla e una mano sulla maniglia.
“Dove scusa?” Gli domandò di rimando Remus perplesso come i suoi amici.
“A lezione di Astronomia… è questa sera, e inizierà fra poco.” Rispose Peter.
I quattro ragazzi si scambiarono degli sguardi interrogatori e poi inorriditi saltarono in piedi e racimolarono in fretta gli strumenti per la lezione.
“Grazie, vai pure avanti. Noi arriviamo subito!” Gridò Sirius al loro salvatore che partì tranquillo verso la torre.
I Malandrini raggiunsero lui e i loro compagni con appena due minuti di ritardo e cominciarono subito a sistemare i loro telescopi.
“Giuro che se mi interroga anche in astronomia mi butto giù dalla torre.” Sbuffò Sirius stancamente sollevando la borsa da terra per poter cercare meglio un miracolato biglietto di appunti presi durante la lezione precedente.
“Ok la sfortuna però…” Cominciò a dire James ma venne bloccato dalla voce della professoressa Sinistra.
“Signor Black?”
Il ragazzo si voltò con aria tragica verso i suoi amici e sussurrò a denti stretti: “Addio ragazzi è stato bello.” Pronto a dirigersi verso la professoressa o verso le merlature della torre.
“Signor Black!” Chiamò di nuovo Sinistra Sirius si girò a guardarla. “Le è caduta la mappa…” Concluse la donna con un sorriso amabile.
Il ragazzo sbatté un paio di volte le palpebre stupito. “Ah che bello, non sono stato interrogato!” Si rallegrò sollevato.
“Ehm Sirius, sai che questa sarebbe stata l’unica interrogazione della giornata che si sarebbe sicuramente  andata bene?” Gli fece notare Star con la sua solita mancanza di tatto.
“E tu…sai che siamo sopra ad una torre?” Le chiese Sirius con l’aria da pazzo psicopatico pronto a gettarla giù se avesse fiatato di nuovo.
“Cercherò di ricordarmelo.” Mormorò la ragazza indietreggiando verso James. “E poi è lui quello che dice che io faccio paura.” Sussurrò a suo fratello.
“Dicevi scusa? Non ho sentito!” Finse Sirius con un sorrisino teso.
Star ridacchiò falsamente. “Nulla, nulla.” Lo rassicurò dandogli dei buffetti sulla testa.
“Ragazzi la lezione!” L’esclamazione di Remus riportò tutti e tre sul pianeta Hogwarts.
 

………….
 

Febbraio incominciò senza che i Malandrini mettessero in atto la loro vendetta sul povero Severus Piton.
Star riceveva lettere da Andromeda ogni due giorni e ne spediva con altrettanta regolarità.
Gli allenamenti della squadra si Grifondoro si facevano più intensi in vista della partita.
Ogni cosa andava bene, fino al momento in cui quattro ragazzi non si trascinarono fino al tavolo della colazione esattamente dopo una settimana dalla giornata no di Sirius.
“Dobbiamo pensare a qualcosa per Mocciosus.” Ricordò a tutti James.
“Giusto!” Esclamò Star.
“Sbagliato!” Intervenne Remus ma nessuno gli badò.
“Che ne dite se lo facciamo entrare con l’inganno nel bagno delle ragazze e lo chiudiamo dentro?” Cominciò James.
“E se lo sfidassimo ad un falso duello per poi rinchiuderlo da qualche parte fino al mattino?” Suggerì Sirius.
“Io propongo di portare lui e il suo materasso sul Lago Nero, durante la notte.” Concluse Star.
I tre ragazzi si fermarono pensierosi.
“Sono tutte ottime idee. Facciamo tutto!” Si esaltò James.
“Se gli fate tutti questi scherzi in un solo giorno non vi parlo più.” Decretò Remus severo.
“Va bene, ok.” Sbuffò Sirius.
“Allora dicci come scegliamo un solo scherzo.” Replicò James.
“Non lo so!” Fece Remus esasperato. “Lanciate una moneta, giocate a morra cinese, fate una sfida!”
Tre sorrisi identici si aprirono sui volti dei suoi amici e Remus si maledisse mentalmente.
“Facciamo una sfida di scherzi!” Esclamò infatti Star.
Sirius e James approvarono in pieno e cominciarono subito a porsi delle regole mentre il povero ragazzo dagli occhi ambra scuro sbatteva ripetutamente la fronte sul tavolo.
“Allora, uno scherzo a testa, a Lumacorno.” Decise James.
“Perché Lumacorno?” Chiese Star.
“Doppia vendetta.” Spiegò suo fratello con semplicità.
“Giusto. Allora voglio vedere se ci riuscite senza bacchetta. Faremo gli scherzi classici dei Babbani.” Propose Sirius.
“Ci sto!” Gridarono Star e James.
“Oh, ma perché?!” Sospirò esasperato Remus crollando con la testa sul tavolo.
“Muoviamoci.” Star saltò in piedi correndo verso la prima ora di lezione.
La mattinata trascorse tranquilla fino all’ora di pranzo, i tre ragazzi lasciarono Remus da solo in Sala Grande per organizzare i loro scherzi.
“Vuoi sederti con noi?” Gli chiese Lily indicando il posto davanti a Marlene, una ragazza del terzo anno e affianco a Mary, sempre del terzo.
“Io…” Tentennò il ragazzo.
“Tranquillo, i tuoi “amici” non ci sono, e poi non è proibito sedersi con altre persone.” Incalzò la rossa.
Remus fu turbato dal tono che Lily aveva usato per pronunciare la parola “amici” ma decise di sedersi comunque tra le ragazze, suo malgrado aveva promesso a Star che avrebbe imparato ad essere più sciolto.
“Senti, ma tu che li conosci bene, sai che tipi sono James e Sirius? Non possono essere sempre dei casinisti.” Si tuffò Mary curiosa.
Il ragazzo sbuffò. “Ti sbaglio, lo sono, in ogni momento. Anche ora, temo.”
“Se ti da fastidio mi chiedo proprio come fai a stare con loro.” Commentò Lily.
“Non mi danno fastidio, loro sono fantastici, anche Star lo è, e mi hanno aiutato molto spesso.” Replicò Remus.
“Non sembra che ti aiutino molto, sei sempre distratto da loro.” Borbottò Lily.
Il ragazzo si alzò di scatto. “Ci sono cose ben più importanti dello studio, grazie della chiacchierata, ciao.” E si allontano a grandi passi lasciando Lily e le sue amiche a fissarlo stranite.
Remus si mise in fila per l’ora di pozioni, era quasi il primo ma presto arrivarono gli altri studenti, Malandrini compresi.
“Non voglio saperne niente.” Li accolse il loro amico bloccando la spiegazione delle loro sfida.
Finalmente la porta si aprì e i quattro si affrettarono a prendere posto infondo.
Il professore si avvicinò alla cattedra partendo a spiegare con passione la pozione del giorno senza sedersi mai. Quando finalmente concluse e gli studenti  cominciarono a lavorare si decise ad accomodarsi sulla sedia che subito crollò facendolo capitolare a terra e provocando alcune risatine.
“Il trucco della sedia. Vecchio.” Sussurrò Sirius a James “Sta a vedere il mio.”
Il povero professore aggiustò la sedia con un tocco di bacchetta e poggiò le mani sulla scrivania per aiutarsi a riprendersi dal colpo.
La scrivania cadde in pezzi e il professore si schiantò con la faccia a terra.
Le risate si fecero più forti.
“Torno subito, dev’essere la mia giornata no.” Borbottò il professore tenendosi il naso insanguinato.
“Non c’è male Sirius.” Mormorò Star.
Il professore aprì la porta che collassò sui propri cardini e lo sguardo terrorizzato di Lumacorno si bloccò nelle menti di tutti gli studenti, il professore lanciò un grido coprendosi la testa con le braccia ma la porta si bloccò a un soffio da lui tenuta da delle corde. L’uomo tirò un sospiro di sollievo e svenne con un tonfo.
“E con questo mi aggiudico la vittoria.” Commentò Star alzandosi in piedi e buttando giù la porta per eliminare le prove nascondendo le corde.
La classe parve preoccupata ma quando Lumacorno si rialzò un po’ confuso partirono delle forti risate.
Il professore si diresse verso l’infermeria, sconvolto e con il cuore a mille.
I tre ideatori degli scherzi si alzarono in piedi tre gli applausi dei Grifondoro e di alcuni coraggiosi Serpeverde.
“Dovremmo dirlo al preside.” Bofonchiò Severus a Lily.
“Già, ma purtroppo non abbiamo prove.” Sussurrò di rimando la rossa. “E poi non si è fatto male nessuno, anche se è comunque inammissibile che sia permesso loro di comportarsi così.”
“Qualche problema?” Chiese James piombando alle spalle dei due.
“Si, tu sei un problema, ad esempio.” Rispose la ragazza acida.
“Vuoi dire, Evans, che il nostro scherzetto non ti ha divertito?” Domandò Sirius avvicinandosi a loro e fingendosi stupito.
“No, non ci è piaciuto affatto!” Si intromise Severus.
“Chi ti ha interpellato?” Fece James squadrandolo.
“A me nessuno, ma al tuo amico un paio di giorni fa Lumacorno ha fatto un bel terzo grado, eh?” Lo rimbeccò il Sepeverde.
“Grazie di averci assicurato che è proprio colpa tua, avevamo il timore di punire un innocente.” Replicò Sirius.
“Ma davvero?” Chiese Lily irritata.
“No, in realtà sapevamo benissimo che era stato lui ma anche se non fosse stato così una bella punizione se la merita comunque, e abbiamo appena scelto quale!” Ribatté James.
“Ma sentilo!” Esclamò la rossa esasperata dal comportamento dei due.
Star e Remus smisero di parlare tra loro e si unirono al gruppetto litigioso.
“Che succede?” Domandò il primo.
“Ciao, Remus, i tuoi due amici qui stanno minacciando Severus.” Lo informò Lily.
“Si, lo so.”  Replicò il ragazzo completamente calmo.
James, Sirius e Star sgranarono gli occhi in sua direzione.
In quel momento il professore rientrò.
“Scusate ragazzi, ma il mio povero cuore ha fatto qualche capriola e sono ancora molto confuso. Mi trovo costretto a annullare la lezione di oggi, andate pure.” Annunciò Lumacorno alla classe.
Gli studenti uscirono felici per aver guadagnato un paio d’ore di libertà.
Lily prese Severus per un braccio e si allontanarono insieme.
“Ma è vero Sev? Sei stato tu a far interrogare quel Black?” Chiese lei.
“Si, certo! Se lo meritava, li hai sentiti anche tu no?” Replicò il ragazzo.
“Si, ma…hai mentito ad un professore, e poi ti sei abbassato al loro livello. Non farlo più ok?” Lo rimproverò la ragazza.
“Certo, Lil.” Sussurrò lui.
 

…………..

I Malandrini si ritrovarono nel dormitorio maschile in compagnia di Peter.
“Allora, pare che faremo lo scherzo del materasso, ma come, genietto?” Domandò James a sua sorella soddisfatto della giornata.
“Bé, avrò bisogno di tutti voi, Remus compreso e anche di te, Peter, se ti va.” Cominciò a spiegare lei.
Accettarono tutti e quella sera dopo che tutti gli studenti si furono coricati nei loro letti i Malandrini e Peter sgattaiolarono fuori dai loro.
Avevano optato per la stanza vuota accanto alla torre per il loro ritrovo e avevano deciso di arrivarci uno alla volta per non fare troppo rumore.
“Allora,” Cominciò Star quando furono al completo. “Tutti pronti?”
I ragazzi annuirono convinti.
“Si comincia!” Esclamò lei sorridente.
Uscirono svelti dalla stanza dirigendosi verso i sotterranei.
Peter che era il meno collegabile ai Malandrini indossò una cravatta del Corvonero recuperata da Star e si precipitò da un Prefetto di Serpeverde di ronda.
“Ah, ti prego, ho bisogno di vedere Marilin Debott!” Esclamò Peter tutto agiato.
“Marilin Debott dici? Sai che potrei farti finirei punizione per essere fuori a quest’ora.” Commentò il Serpeverde.
“Lo so, ma ti prego, devo vederla! Ora! E’ urgente, devo chiederle se vuole uscire con me.” Insistette Peter.
Il Prefetto ci pensò su. La ragazza in questione era nota per essere molto bella quanto crudele nel rifiutare gli inviti dei suoi spasimanti e nessun Serpeverde si sarebbe mai perso l’occasione di vederla schiacciare moralmente un ragazzo speranzoso di qualche altra casa.
“Va bene, te la chiamo, tu resta qui.” Decise infine il Prefetto, si voltò e girò l’angolo del corridoio diretto verso la Sala Comune.
James, Remus e Sirius, nascosti dal Mantello dell’Invisibilità lo seguirono e si intrufolarono con lui nella sala di pietra scavata, illuminata dalla strana luce verdastra.
Il Serpeverde entrò convinto in una stanza che doveva essere l’anticamera del dormitorio femminile, Remus si nascose dietro ad una poltrona mentre gli altri due Malandrini scelsero l’altra porta e si ritrovarono in un corridoio, entrarono di soppiatto nella stanza del secondo anno e impugnarono le bacchette, poi rimasero in attesa del segnale.
Sentirono i passi del Prefetto e la sua voce spiegare a qualcuno la situazione e Marilin rispose qualcosa con un tono molto seccato. Presto i due si allontanarono e tornarono da Peter.
“Allora?” Chiese Marilin al povero Grifondoro.
“Ah, io…sento per te molto… quasi non si possono descrivere i miei sentimenti ma…” La falsa dichiarazione impacciata di Peter fu interrotta da un rumore secco come di un ramo spezzato abbastanza forte da essere udito con chiarezza dei tre ma non troppo da mettere in allarme nessuno nei dintorni.
I due Serpeverde e Peter corsero verso la fonte del rumore, cioè nella direzione opposta rispetto alla Sala Comune dei Serpeverde. Il Grifondoro rimase un po’ indietro e quando il ragazzo e la ragazza entrarono in una stanza sospetta li chiuse dentro con delicatezza, Star uscì da dietro un armatura lì vicino e bloccò la porta con un incantesimo.
Prima che i Serpeverde si accorgessero di essere intrappolati Star e Peter corsero a perdifiato verso la Sala Comune dove James e Sirius attendevano.
Star bussò piano nel punto dove doveva esserci l’entrata della sala, Remus la udì e si affrettò a raggiungere i suoi amici, i tre insieme, con un incantesimo di Levitazione sollevarono il materasso di Severus trasportandolo con lentezza fino all’esterno. Un compagno di stanza dello sventurato Serpeverde si mosse appena facendo venire un infarto a Remus che per poco non perse la concentrazione, ma dopo qualche attimo immobili i tre ragazzi ricominciarono a camminare mantenedo il materasso a poco spazio da terra.
Uscirono nel corridoio buio dei sotterranei e Peter e Star si unirono a loro. Svelti e silenziosi salirono fino all’atrio e prima di oltrepassare il portone di quercia la ragazza lanciò un incantesimo potenziatore del sonno su Severus per evitare che lo sbalzo di temperatura lo svegliasse prima del tempo.
Raggiunsero in fretta il Lago e Sirius appellò qualche asse di legno dalla capanna di Hagrid sulle quali appoggiarono il materasso lasciandolo poi navigare verso il centro dello specchio d’acqua.
Soddisfatti i cinque rimasero sulla riva per un po’.
“Voglio proprio vedere cosa farà domani mattina!” Esclamò Star.
“Io sperò che cada in acqua.” Commentò James.
“Secondo voi affonderà prima del previsto?” Chiese preoccupato Peter.
“Ma no! Non ci saranno problemi!” Lo tranquillizzò Sirius.
“Ragazzi, lo ammetto, anche se non se lo merita… Non è male come scherzo.” Confidò loro Remus.
James e Sirius gli circondarono le spalle con un braccio sorridendo. “Lo sappiamo.”
 

…………..

Il mattino dopo una folla di ragazzi mattinieri si radunò attorno al Lago Nero per osservare quella strana zattera che vi galleggiava al centro. Tra loro c’erano anche i Malandrini, buttati gentilmente giù dai letti da Star.
“Ma che succede?” Chiese una voce familiare. Lily Evans, seguita dalla sua amica Alice si fece largo tra gli altri studenti per capire cosa ci fosse di così interessante quella mattina nel lago. “Ma quello è Severus!” Esclamò dopo aver osservato attentamente la figura ancora addormentata sul materasso galleggiante.
“Tu dici?” Finse Sirius con il suo ghigno sarcastico in volto.
“Lo è di sicuro, e voi lo avete messo lì.” Ribatté lei.
In quel momento Severus si svegliò di soprassalto e ancora mezzo addormentato fece per scendere dal letto cadendo in acqua tra le risate degli studenti che avevano assistito alla scena. Riemerse subito dopo e i Malandrini non persero tempo.
“Hey Mocciosus! Posso capire il tuo disorientamento, quella attorno a te è acqua, solitamente si usa per lavarsi, cosa che tu non fai, giusto?” Lo prese in giro Sirius.
“Già, non sarebbe male se ci prendessi l’abitudine, i tuoi capelli e i tuoi vestiti ne sarebbero felici.” Continuò James.
“Tranquillo, sei già a buon punto, fra una settimana forse sarai in grado di usare anche il sapone… quella cosa sconosciuta che profuma.” Concluse Star.
Le risate si fecero più forti, appena Severus riuscì a guadagnare la riva completamente ghiacciato fu subito soccorso da Lily che lo portò in infermeria. La folla si disperse.
“Ok, è stato divertente, se solo aveste fatto a meno di prenderlo in giro.” Brontolò Remus mentre con gli altri rientrava nella scuola.
“E dai, Lunastorta, goditi il momento.” Fece Sirius allegro.
“Ah, ragazzi, a proposito, studiando meglio gli Animagus ho scoperto che non possiamo scegliere in che animale trasformarci, quindi quando saremo abbastanza pronti da provarci dovremo incrociare le dita.” Cambiò argomento la ragazza.
“Accidenti…speriamo bene… te lo immagini James che diventa un cammello?” Scherzò Sirius.
“O Sirius che si trasforma in un babbuino?” Ribatté James.
“O entrambi che vi trasformate in un animale estremamente stupido? Oh, giusto, lo siete già!” Commentò Star facendo ridere Remus.
“Smettila di darti delle arie solo perché hai vinto la sfida ieri.” La rimproverò falsamente suo fratello.
“E perché dovrei smetterla?” Chiese lei entrando nel dormitorio maschile.
Un secchio d’acqua le cadde in testa.
“Per questo motivo forse?” La rimbeccò Sirius dando il cinque a James.
Star rise forte asciugandosi con uno schiocco di dita. “Ok, mi avete battuto.”

…………

I giorni passarono e un venerdì mattina Star ricevette un disegno fatto da sua cugina Fay che raffigurava le due ragazze intente a legare James a una sedia.
“Secondo me non si capisce niente.” Brontolò James.
“Somigliate ad una famiglia di stuzzicadenti con i capelli e gli occhi a palla.” Commentò Sirius.
Star tirò un calcetto ad entrambi. “E’ molto carino invece.”
La discussione si concluse lì.
Quella sera, dopo aver dato la buonanotte ai Malandrini, finalmente Star si decise a mettere via il disegno nel suo baule. Cercando un posto sicuro tra qualche libro le cadde a terra un altro foglio. La ragazza lo aprì curiosa; era un altro disegno, ma non di Fay, bensì di Anne. Raffigurava tutti i Malandrini attorno a lei in mezzo alla neve, Star se lo strinse al cuore.
“Tutto bene?” Le chiese Sophia, vedendola così sconvolta.
“Si, certo.” Rispose Star. “Scendo un attimo in Sala Comune devo aver dimenticato il mio libro di Pozioni.” Annunciò indirizzandosi verso la porta.
Jane la bloccò. “Sicura che stai bene?”
Star annuì convinta e sorrise prima di uscire dal dormitorio e scendere. Oltrepassò il buco del ritratto e camminò verso l’ufficio di Silente. All’improvviso qualcosa di invisibile la avvolse, per un attimo i suoi muscoli si tesero allarmati ma poi la ragazza riconobbe il profumo di suo fratello.
“James,” Esclamò. “mi hai spaventato.”
Il ragazzo sciolse l’abbraccio e si tolse il mantello. “Scusa. Non stai bene vero? Che è successo?”
Star lo fissò sorpresa ma poi vuotò il sacco mentre camminavano insieme verso l’ufficio del preside.
“E perché vuoi andare da Silente?” Domandò James.
“Perché lui dice che dovrei essere invincibile, allora non mi spiego questa mia debolezza, mi sento così fragile.” Rispose lei.
Arrivarono davanti al Gargoyle di pietra e con sicurezza Star pronunciò “Limone al miele.” e la statua si spostò con un balzo lasciandoli passare.
“Come conoscevi la parola d’ordine?”
“Non lo so… non ci ho pensato e mi è uscita così.” La ragazza si fissava le mani con gli occhi sgranati come alla ricerca di qualcosa.
“Buona sera.” Li accolse Silente seduto dietro la scrivania.
“Ci stava aspettando?” Domandò James sorpreso.
“Oh no, ancora non possiedo il potere della Veggenza e non credo vorrò averlo mai. Avevo appena finito di scrivere una lettera importante. Accomodatevi.” Spiegò il Preside unendo con tranquillità la punta delle dita sopra la scrivania.
“Professore,” Esordì Star. “ho troppi punti deboli per essere in grado di fare ciò che lei crede. Non posso salvare il mondo, non posso compiere grandi cose. Sono troppo debole.”
“Debole?” Gli occhi di Silente scintillarono divertiti. “Debole? La debolezza non esiste in te, non puoi essere debole come non puoi essere brutta, o grassa, o ferita.” Le confidò.
“Ma non è possibile io…” Ricominciò la ragazza.
“Quello che ora ti fa soffrire è solo un brutto scherzo della tua mente che ritorna di continuo al tuo passato, ma presto smetterai di preoccupartene. Buona notte.” Concluse il Preside.
Non si poteva replicare. Star e James si alzarono augurandogli la buona notte.
“Sorvolerò sul fatto che siete fuori dai letti dopo il coprifuoco per questa volta, ma non sarò così magnanimo molto spesso.” Li avvertì Silente facendo loro l’occhiolino.
I due fratelli indossarono il Mantello dell’Invisibilità una volta tornati alla quiete buia dei corridoi.
“Che ne dici?” Chiese la ragazza a James.
“Secondo me ha ragione: non sei debole. Ma non perché hai chissà quali poteri nascosti, perché noi siamo con te!” Rispose lui sincero.
“Grazie.”
Tornarono subito alla Torre dei Grifondoro e prima di separarsi si fissarono negli occhi per un lungo momento.
“Meglio se vai a dormire. Domani dobbiamo andare a vedere la partita Serpeverde contro Corvonero, ci sarà utile.” Le consigliò suo fratello.
Star annuì e lo baciò su una guancia, poi salì le scale per il dormitorio femminile.
 

………………..
 

Martedì sera i Malandrini si radunarono attorno ad un tavolino in Sala Comune.
“Come facciamo a svignarcela domani mattina?” Domandò Sirius.
“Ci alziamo presto.” Rispose Star con semplicità.
“Alzarci presto? Vuoi dire svegliarci prima del resto della scuola?” Calcò James stupefatto.
“Oh, no. Con svegliarci presto intendevo dire che ci saremmo fatti una tazza di tè in compagnia di Gazza intorno alle dieci per poi svignarcela davanti a tutti verso un posto in cui non dovremmo andare, ovviamente.” Replicò Star sarcastica.
Suo fratello la fissò con aria annoiata, poi alzò un dito e prese fiato. “Non fai ridere.” La informò in tono pratico.
“Non volevo far ridere, scemo. Comunque svegliarci presto non sarà una tragedia.” Obbiettò lei.
“Si, per te.” Sbuffò Sirius. “Sai quant’è difficile tenere il mio aspetto quando mi sveglio presto? Molto, molto difficile.”
Tre identici sguardi scettici e esasperati si posarono su di lui.
“Fate come volete,” Annunciò Star alzandosi in piedi. “io e Remus domani mattina presto ce ne andremo, voi aspettate pure di essere scoperti.”
“Va bene, ok, e sia. Domani mattina, presto!” Si arrese James.
“Perfetto!” Esclamò la ragazza allegra salendo al suo dormitorio.
“Gliela dai sempre vinta, eh?” Commentò scherzando Sirius dando una gomitata all’amico e facendogli l’occhiolino.
“Anche tu ti sei sottomesso ai suoi comandi.” Gli ricordò Remus.
Sirius smise di fare lo scemo e mise su un broncio che tenne per circa mezzo secondo prima di scoppiare a ridere.

…………..

Star si svegliò tranquilla, puntuale come un orologio e saltò giù dal letto silenziosamente. Si cambiò in fretta indossando dei jeans e una camicia da boscaiolo di suo padre, bella pesante.
Scese in Sala Comune e fece per salire nel dormitorio maschile ma una voce conosciuta la bloccò.
“Hey, che fai?”
“Dennis!” Esclamò lei sorpresa, poi si ricordò del piano dei Malandrini. “Ehm, che fai qui?”
“Sono stato io il primo a farti una domanda.” Le ricordò lui sorridendo.
“Già, io svegliavo gli altri Malandrini, andiamo a … vedere l’alba.” Si inventò la ragazza.
“Ah, bello. Sai che oggi è san Valentino?” Le chiese fingendosi disinteressato.
“Certo.” Rispose Star cauta.
“Bè,” Dennis le si avvicinò piano. “Ti andrebbe di passare il pomeriggio con me?”
La ragazza inclinò la testa di lato studiando con attenzione le iridi verdi del ragazzo.

Stava pensando lui. Lei sorrise trattenendo a stento una risata.
“Tu sei pazzo sei vuoi passare un intero pomeriggio con me. In ogni caso, va bene, alle sei in biblioteca e dopo si vedrà.” Accettò Star, si voltò subito e cominciò a salire gli scalini ma si fermò a metà. “E’ un appuntamento?” Domandò sopraffatta da quel sospetto.
Dennis sorrise imbarazzato. “Direi di sì.”
La ragazza fece per obbiettare ma lui la interruppe. “Non puoi tirati indietro, ormai.”
Star sgranò gli occhi e poi scosse la testa stupefatta. “Malato, è tutto ciò che ho da dire: sei per forza malato.” Infine scomparve oltre la porta per i dormitori.
“Salve ragazzi!” Salutò lei allegra e sorpresa nel trovarli tutti giù svegli e quasi vestiti.
“Ciao stellina!” L’accolse suo fratello baciandola su una guancia per poi cominciare ad infilarsi i jeans.
“Ah, James, credo che ti interessi sapere che ho un appuntamento con Dennis questo pomeriggio.”
“CHE COSA?!” Gridò il ragazzo inciampando nei pantaloni e crollando a terra.
“Si, lui mi ha chiesto di passare questo pomeriggio insieme e io ho accettato e poi vi è venuto un dubbio e gli ho chiesto se era un appuntamento e lui ha detto di sì…bè, si renderà presto conto del suo grosso sbaglio.” Raccontò Star tranquilla.
James si rialzò sistemandosi, Sirius e Remus la fissavano con gli occhi sgranati e Peter russava rumorosamente.
“Ce l’ha fatta?” Si sorprese Sirius.
“Ad invitarmi dici? Perché mai non ci sarebbe dovuto riuscire?” Ribatté lei.
“Perché tu gli avresti detto di no.” Rispose James.
“E perché mai?” Chiese la ragazza sempre più sconvolta.
“Perché se ti ha invitato a stare con lui, vuol dire che gli piaci, e anche parecchio.” Spiegò Sirius.
“Si, anche lui mi piace.” Replicò Star.
“No, no, no, no, no.” James la prese per la spalle. “Non gli piace come persona o amica, gli piaci nel senso che prova qualcosa per te di molto simile all’amore, amore…serio.” Le illustrò lui.
“Oh.” Mormorò la ragazza. “Poveraccio. Evidentemente non mi conosce bene. Non importa, tecnicamente una relazione non  parte dal primo appuntamento, giusto? Se non lo allontanerò già solo con il mio carattere vorrà dire che gli farò capire chiaro e tondo che non voglio un ragazzo, ora.”
“Perfetto!” La appoggiò Remus.
“Perfetto un corno!” Borbottò James.
“Dai scendiamo!” Esclamò Star pronta a partire.
Qualche minuto dopo i Malandrini scesero in Sala Comune e Dennis, che poco prima stava saltando come un pazzo per la gioia, fece appena in tempo a ricadere su un pouf con un libro in mano fingendosi tranquillo.
“A dopo.” La salutò lui quando la ragazza le passò accanto.
“Ah-a.” Mugugnò Star con un sorriso tra il divertito e l’esasperato.
I quattro si avviarono verso la statua della Strega Orba, e poi nel passaggio, fino a sbucare nella cantina di Mielandia.
“Buon San Valentino!” Augurò loro la signora Hitch alzando la testa da uno scatolone pieno di dolciumi giusto in tempo per vederli sbucare fuori dalla botola.
“Grazie Abbey.” Star baciò l’anziana signora su entrambe le guance e salì le scale con i suoi amici.
“Hey, ben venuti!” Li accolse in cucina il signor Hitch. “Vi lascio spazio, e vedete di fare un bel po’ di Gne-gna, stanno andando di nuovo a ruba.”
“Si capo!” Scherzarono Sirius e James imitando un saluto militare mentre Ivan chiudeva la porta dietro di sé.
“Allora, tutti pronti per gli Gne-gna?” Chiese Star fingendosi un capitano.
“Si, signora!” Urlano i ragazzi in risposta.
“E riusciremo a non sprecare una valanga di cibo per inutili battaglie?” Chiese Remus nello stesso tono dell’amica.
“Ci proveremo, signore.” Promisero i tre.
“Ok, mi accontento.” Sbuffò Remus.
“Io prendo la farina!” Si propose James impaziente di iniziare.
“Io penso al cioccolato!” Gridò Star estasiata.
“Io alle uova!” Esclamò Sirius correndo a prenderle.
“E io mescolo!” Decise Remus.
Cinque minuti dopo i ragazzi erano già nel pieno dell’opera e questa volta si erano allargati, aumentando di molto le dosi tanto che dovettero miscelare gli ingredienti in un calderone.
Ad un tratto Sirius si avvicinò al volto di Star scrutandolo con attenzione. “Sei sporca di cioccolato sul naso.” Le fece notare poi.
Il rumore di uno scatto fotografico li fece voltare entrambi verso James.
“Ti sei portato quell’affare?” Domandò Sirius scortese.
“Certo! Non potevo lasciare sola la cara vecchia Bezzy.” Rispose James con aria ovvia.
“Bezzy?” Chiese conferma Remus sicuro di non aver sentito bene dal momento che era chino sul calderone.
“Si!” Gli assicurò James.
“Fai sul serio?” Si stupì la ragazza storcendo il naso e alzando un sopracciglio.
Suo fratello le scattò un’altra foto. “Si, faccio molto sul serio.”
“Come no! Tu serio! E io vengo da una dinastia di Tassorosso!” Lo beffeggiò Sirius.
“Dai, cosa ci sarà di male a fare un po’ di foto? Mi pare che non vi dispiacesse avere dei ricordi di tutti i momenti passati insieme.” Si difese James.
“Ha ragione.” Lo appoggiò Remus. “E’ carino avere delle foto. Basta che tu non mi dica di mettermi composto e sorridere. Perché quelle foto non le sopporto.” Mise in chiaro lui rivolto al ‘fotografo’.
“Ok!” Acconsentì James scattandogli una foto.
“Fra un po’ vorrai ucciderlo.” Assicurò Star a Remus. “Dovresti vedere tutte le foto che mi ha fatto quest’estate!”
“Mi piacerebbe vederle!” Fece lui.
“Si, anche a me.” Concordò Sirius.
“Una sera ve le farò vedere tutte.” Suggerì James.
“No, non tutte. Solo quelle di una giornata. Bastano e avanzano per una sola serata.” Decretò Star.
James sbuffò. “Come vuoi tu.”
Ricominciarono a lavorare e presto infornarono i primi Gne-gna cominciando subito a farne altri.
“Pranzo ragazzi!” Annunciò Abbey, praticamente sfondando la porta con un vassoio pieno di succo di zucca fresco, tramezzini e dolci.
“SETE!! FAME!!” James e Sirius si precipitarono su di lei con un urlo di battaglia scolandosi mezza caraffa di succo e cominciando ad ingoiare tramezzini.
“Tranquilli, non pensate a noi.” Li rassicurò sarcasticamente Star versandone un bicchiere per sé e per Remus prima che andasse finito e passando all’amico un sandwich.
“Oh, ma se ne volete ancora ve ne porto dell’altro.” Offrì la signora Hitch.
“Non li viziare troppo, cara.” La avvertì Ivan dal corridoio.
“Sciocchezze! Io non vizio nessuno.” Lo cacciò la moglie, poi tornò a dedicarsi ai Malandrini. “piuttosto, ditemi cari: voi non dovreste essere a lezione? Non è vacanza oggi.”
“Si, ma…” Cominciò James tentennante.
“Non ci cacci via!” Gli venne in soccorso Sirius facendo gli occhi dolci. Subito dopo anche i suoi amici misero su le loro espressioni più impietosenti.
“Non vi caccio, no. Solo mi chiedevo come farete a passarla liscia una volta tornati al castello.” Si preoccupò Abbey.
“Probabilmente finiremo in punizione.” Rispose Star.
“O ci verranno tolti dei punti.” Aggiunse Sirius.
“O entrambe.” Concluse Remus.
“Ma siamo tutti d’accordo che non ci interessa, questa ormai è una tradizione e va rispettata.” Spiegò James.
“Buon per voi, spero ne valga la pena.” Si augurò la signora Hitch uscendo.
James lanciò uno sguardo ai suoi amici e soprattutto a sua sorella. Tutti erano sorridenti, rilassati, felici. “Vale ogni cosa.” Mormorò fra sé e sé.
“Pronti!” Esultò Star in quel momento sfornando una teglia di dolcetti. Subito i suoi amici corsero ad aiutarla.
“E ora?” Chiese James prendendo tra la mani uno Gne-gna e mollandolo subito dopo con un urlo di dolore.
“Ora aspettiamo che si raffreddino, come tutte le persone intelligenti fanno, e poi li riempiamo con la mousse.” Spiegò la ragazza.
“Quindi mettiamoci a fare questa mousse!” Remus si rimboccò le maniche e afferrò una frusta.
Star sorrise e tra foto, sbuffi di panna e frutti di bosco tritati alla fine ne uscirono vittoriosi e cominciarono a riempire la prima sfornata di Gne-gna mentre la seconda cuoceva in forno.
“Allora, come ti senti?” Chiese James a sua sorella mentre separati dagli altri due loro amici preparavano altra mousse.
“Come?” Chiese lei distratta da Sirius e Remus che litigavano sul modo giusto per riempire i dolcetti.
“Come ti senti sapendo che fra un po’ avrai un appuntamento con Dennis.” Specificò lui.
La ragazza fissò lo sguardo in quello del fratello.
“Non ne ho la più pallida idea.” Rispose piano. “Lui è carino, e le sue attenzioni non mi danno fastidio, ma non so altro. Sul serio. Penso di essere troppo giovane per queste cose, giusto?”
“Non sei poi così giovane. Dovresti frequentarlo, uscire con lui, conoscerlo insomma, magari così capirai.” Le consigliò James con un tono un po’ troppo disinteressato, talmente tanto da sembrare finto, o forzato.
Star gli lanciò uno sguardo dolce. “Farò come dici, ma non aver paura, sarai sempre il mio amato fratello, e voi” Indicò con un cenno Sirius e Remus. “sarete sempre la mia famiglia. Ovviamente. Su questo non si discute.”
Il ragazzo la abbracciò di impulso, Sirius veloce come un fulmine scattò loro una foto.
“Va bene. Finiamo forza!” Ordinò lei sorridendo e staccandosi da suo fratello.
Nel esatto momento in cui le lezioni ad Hogwarts si conclusero i Malandrini, carichi di Gne-gna, si apprestarono a scendere nella botola dopo aver salutato con calore i signori Hitch.
Rientrarono a scuola durante la cena e corsero di soppiatto al dormitorio per depositare tutti i dolci e poi si ritrovarono in Sala Comune, in quel momento i primi Grifondoro rientrarono dalla Sala Grande e alcuni cercarono di porre loro una lunga lista di domande sul dove fossero stati.
James e Sirius afferrarono Star per le braccia e la trascinarono dalle sua compagne di dormitorio, seguiti da Remus.
“Hey, ragazze!” Le chiamò James.
“Star ha un appuntamento!” Continuò Sirius.
“Ci sono dei vestiti mozzafiato che nostra madre ci ha comprato quest’estate nel suo baule, vedete di farla scendere al meglio.” Spiegò James.
“Ma niente rosa.” Decretò Remus.
Star lo ringraziò con la sguardo mentre le sue amiche la trascinavano a cambiarsi.
“Con chi esci?” Chiese Sophia emozionata mentre frugava nel baule della ragazza.
“Con Dennis.” Rispose Star arrendevole.
“Oh, mamma! E’ bellissimo!” Esclamò Ann.
“Si, è carino.” Bofonchiò Star.
“Carino?!” Chiese conferma Jane. “Lo trovo bello pure io!”
“Allora la cosa è seria!” Scherzò Lily entrando nella stanza accompagnata da Alice, Marlene, Emmeline e Mary. Jane arrossì vistosamente.
“Rilassati, dolcezza. Non mettiamo mica i manifesti!” la tranquillizzò Mary sedendosi sul letto accanto al suo.
“Pensavamo che fossi fidanzata con Potter.” Attaccò subito Alice.
“Con James? Oh, per il cielo! Siamo fratelli!” Sbuffò Star.
“Fratellastri.” Specificò per l’ennesima volta Sophia.
“Si, come vuoi!” La Potter si risedette sul suo letto sconfitta.
“Oh, che gonna!” Esclamò Marlene pesando una gonna a pieghe azzurro polvere dal baule di Star.
“Scherzi?” Lei alzò un sopracciglio disgustata.
“Sta benissimo con questa.” Ann sventolò una camicia azzurra a stampe di rose bianche.
“E con queste!” Emmeline sbucò dai meandri del baule con un paio di decolté della stessa tonalità della gonna.
“Col bolide!” Imprecò Star. “Quella gonna arriva molto al di sopra del mio ginocchio, James non approverà.”
“Oh, si, invece. Ce lo ha chiesto lui.” La tranquillizzò Alice.
“E ti trucco un po’.” Propose Mary.
“Odio tutto questo.” Mormorò Star abbandonandosi alle grinfie delle ragazze.
Molto dopo una Star completamente vestita, con i capelli lunghi appena oltre le spalle pieni di boccoli e un filo di trucco in volto scese in Sala Comune facendo girare molti ragazzi dalla sua parte.
I Malandrini la raggiunsero subito. “Molto carina.” Approvò suo fratello.
“No, non lo sono, ti prego portatemi via. Non voglio camminare ancora con questi trampoli, non lo so fare!” Li supplicò lei.
“Stai benissimo, rilassati, e poi cammini bene.” Cercò di calmarla Remus.
“Shh, non dirmelo, è tutto grazie alla mia stirpe del bolide se cammino bene ma se me lo fai notare cado.” Lo rimproverò la ragazza.
Sirius, rise. “Ben ti sta, così impari a farmi truccare da una bambina.”
Star lo fulminò.
“Ah, sei qui!” Esclamò Dennis alle sue spalle, lei si voltò sorridendo innocente. “E sei uno spettacolo.” Mormorò il ragazzo sgranando gli occhi.
“Vi lasciamo soli, e ovunque andiate,” James fissò Dennis negli occhi. “lei deve essere di ritorno qui alle nove in punto, sana, felice, non scossa, non ferita, non sconvolta e non troppo felice.”
“Si, signor Potter.” Lo prese in giro Dennis afferrando una mano della ragazza per guidarla fuori dalla Sala Comune.
“Ti va un giro nel parco?” Le chiese senza lasciarle la mano.
“Ok.” Sussurrò Star fissando in basso.
“Che c’è?” Domandò il ragazzo abbassandosi per guardarla meglio in volto.
“Meravigliosa?” Chiese conferma lei. “Seriamente?”
Lui rise, e la condusse sulla riva del Lago Nero.
Il vento sferzava i loro abiti e Dennis le prestò il suo mantello.
“Guardati.” Le ordinò poi indicando lo specchio d’acqua vicino a loro.
Star lanciò un’occhiata alla figura incantevole riflessa nel lago e subito si ritrasse.
“Cosa hai visto?”
La ragazza sospirò e non rispose subito alla domanda. Sbirciò ancora una volta e poi si decise a guardare con fermezza quel riflesso.
“Sai, vedo solo una poveraccia che ha tutto quello che si possa desiderare, bell’aspetto, capacità grandi, amici, una famiglia, eppure si sente morire ogni volta che qualcuno a cui si affeziona se ne va anche se lo sapeva fin dall’inizio, e che si sente sconvolta ogni volta che qualcosa nella sua vita cambia.” Raccontò con fermezza.
“Ok. Primo: è normale. Secondo: io parlavo di qualcosa di più superficiale ma va bene.” Dennis la invitò a proseguire la camminata.
“Mi chiedo perché tu sia voluto uscire con me, insomma, forse sono di aspetto accettabile come dici tu, ma ho un carattere assurdo, non mi capisco nemmeno io!” Esordì Star.

“Sei, fantastica, credimi. E mi piace il tuo carattere.” Le assicurò il ragazzo.

“Anche il lato infantile?” Chiese lei.
“Si, certo.”
La ragazza fece spallucce e si chinò per togliersi le scarpe, poi cominciò a correre a braccia aperte e ridendo si fermò solo alcuni metri dopo per salutare allegramente un pesciolino, intravisto nel lago.
Dennis la raggiunse, parlarono a lungo del più e del meno seduti sull’erba umida con le gote arrossate dal freddo.
“Quindi avete ascoltato delle fiabe Babbane?” Domandò incredulo il ragazzo dopo il racconto sulle Fiabe Sonore da parte di lei con chiara esclusione del Piccolo Problema Peloso di Remus ridotto ad un malore.
“Si, e le abbiamo ballate, io soprattutto. Sono così carine!” Replicò Star arricciando il naso e strizzando gli occhi come una bambina per enfatizzare il ‘carine’.
Il ragazzo le si avvicinò al volto con aria seria.
“Star, tu mi piaci. Mi piaci proprio tanto.” Le sussurrò all’orecchio facendola rabbrividire, poi le posò delicato le labbra sulla guancia e subito dopo si alzò in piedi di scatto offrendole la mano per aiutarla.
“Sarà meglio se torniamo al castello.” Disse lui. “Sono quasi le nove.”
Lei si alzò piano ancora sconvolta, sbattendo le palpebre come per risvegliarsi.
Dennis sorrise. “Scusami, non volevo scioccare il tuo mondo, ma non potevo resistere ancora per molto.”
Star fissò in basso per un attimo lasciando che i boccoli le ricadessero sul volto, nascondendolo, poi rialzò lo sguardo e sorrise a sua volta.
Il ragazzo la prese di nuovo per mano e si incamminarono verso la Sala Comune dei Grifondoro.
Una volta arrivati James li assalì controllando ogni centimetro di Star da ogni angolazione finché la ragazza non sbuffò esasperata: “Per il cielo, James! Sto benone!”
“Si, pare di si.” Decretò suo fratello allontanandosi a lanciando sguardi di fuoco a Dennis.
“Mi sono divertito, spero anche tu. Ci sentiamo, eh?” Si augurò il ragazzo riprendendosi il mantello e lasciandole la mano.
“Certo!” Star gli fece l’occhiolino prima di raggiungere gli altri Malandrini e augurare loro la buonanotte.

 

****************

Ci sono, dopo molto, molto tempo, sono finalmente riuscita a finire questo dannato capitolo!
E non so nemmeno dire cosa ci ho scritto dentro, lo giuro!
Spero solo che sia gradevole.

                                                                                                                                              Ciao ciao 

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Capitolo 14
*** Apri le tue mani ***


“Accipicchia! Bella presa per il portiere di Tassorosso! Ma non basta, Grifondoro è già in testa di 120 punti altri 80 e anche se Tassorosso acchiappasse il Boccino non ci sarebbe storia.”
Un Bolide si avvicinò pericolosamente a Greg e mentre la nuova Cronista gridava a squarciagola il punteggio attuale, Sirius spedì il Bolide verso Star che lo mandò dritto contro un Cacciatore di Tassorosso che mollò la Pluffa.
“Se la prende comoda James!” Le urlò Jordan sarcastico passandole accanto cercando di sovrastare il rumore infernale del vento che li scuoteva tutti con la sua forza.
La ragazza lanciò uno sguardo a suo fratello che volava qualche metro più in su per aver una buona visuale, stando così più esposto al vento, ma come il Cercatore di Tassorosso non aveva avuto fortuna.
Il vento infuriava, sembrava quasi di trovarsi al centro di un uragano, i Bolidi seguivano la traiettoria data da un ottimo colpo solo per meno di mezzo metro, la Pluffa doveva essere passata praticamente di mano in mano altrimenti avrebbe preso il volo finendo parecchi metri più distante o sarebbe tornata indietro al mittente, e i giocatori venivano sballottati a destra e sinistra.
Poi all’improvviso, mentre Star tentava di colpire un bolide per allontanarlo da Robin una freccia scarlatta le passò davanti agli occhi inseguita da una gialla.
Guardò in basso in tempo per vedere la discesa verticale e a folle velocità di suo fratello con alle calcagna il Cercatore di Tassorosso. Pensò che si sarebbero spappolati entrambi al suolo. Mancava veramente poco. A pochi metri dal terreno il cercatore di Tassorosso si arrese ma James non si fermò, due metri, uno, mezzo…
A dieci centimetri da terra James raddrizzò la scopa e puntò verso il muro degli spalti, raccolse qualcosa da terra e alzò il pungo in aria.
“Il Boccino!” Gridò Sirius fuori di sé. “E’ sempre stato schiantato a terra!”
La squadra di Grifondoro al completo corse giù dalle scope per abbracciare James mentre i Tassorosso increduli mettevano i piedi a terra.
“E’ stato assurdo! Assurdo!” Commentò Jordan euforico.
I Grifondoro e tutta la squadra al completo si rifugiò nella Sala Comune per festeggiare.
“Non ci credo ancora ragazzi, ci siamo quasi, dobbiamo solo vincere contro Serpeverde.” Annunciò Jordan alla Squadra riunita nel bel mezzo dei festeggiamenti, alzarono tutti i calici imitandolo. “A noi!”
Tutta la sala brindò e la serata continuò allegra.
 
…………….
 
Lunedì 19 arrivò presto, troppo presto per i gusti di Remus. La domenica l’avevano passata a dormire praticamente tutto il tempo, Star, James e Sirius perché stanchi dalla festa per la vittoria mentre Remus per via del suo Piccolo Problema Peloso.
La primavera incominciava, l’aria si faceva più limpida e quella notte tre ragazzi nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità corsero fino al Platano Picchiatore.
“Devi per forza tagliarteli?” Chiese James a sua sorella passando le dita tra i suoi capelli neri ora corti e spettinati.
Star sbuffò “Per la millesima volta, James, si! Devo farlo! Smettila di chiederlo!”
“Non ha tutti i torti, sei un po’ assillante.” Commentò Sirius in risposta all’occhiata d’aiuto dell’amico.
Bloccarono l’albero facendo volteggiare un ramoscello e si infilarono nel passaggio.
“Giusto in tempo!” Esclamò la ragazza udendo il primo ululato, si precipitò su per le scale e a quattro zampe fronteggiò il lupo.
Lunastorta non ebbe esitazioni, la riconobbe subito e si calmò immediatamente.
Giocarono a lungo finché il lupo non si distese a terra accanto alla ragazza ringhiando quando lei si spostava, per quanto strabiliata Piumadoro rimase lì, raggomitolata con il lupo fino ad addormentarsi.
“Stanno dormendo?” Chiese James a Sirius fissando la scena da dietro la porta.
“Eh, già!” Rispose quest’ultimo. “E’ pazza.”
“Dobbiamo svegliarla! Se il lupo la attacca nel sonno?” Si preoccupò il ragazzo occhialuto.
“Non possiamo svegliarla, per farlo ci faremmo scoprire e il lupo si incavolerebbe, poi metti che il lupo ci sente prima di lei?” Lo bloccò Sirius.
“E allora?”
“Allora, stiamo all’erta, se Lunastorta vorrà attaccarla ci pariamo in mezzo e lanciamo tutti gli incantesimi che conosciamo finché Star non si sveglia.”
James annuì preoccupato.
Le ore scorrevano tranquille e silenziose e l’alba sorse, Remus si trasformò addormentato e non sentì nessun dolore.
“Bene, recuperiamo il Mantello dall’altra stanza.” Propose Sirius soddisfatto e rilassato.
James si alzò sospirando per scaricare tutta la tensione, andarono nella stanza con gli schizzi di colore, loro deposito sicuro, e proprio in quel momento sentirono dei passi dirigersi verso la stanza di Lunastorta e la voce di Madama Chips chiamarlo. Si scambiarono uno sguardo allarmato, si coprirono con il Mantello dell’Invisibilità e uscirono nel corridoio dove Madama Chips stava per entrare nella stanza, avrebbe visto Star e sarebbero stati guai grossi. Invece Remus uscì di corsa chiudendo la porta dietro di sé.
“Bu-buon giorno.” Balbettò il ragazzo.
“Si buon giorno, mi faccia vedere.” Ordinò sveltiva la donna.
“Non mi sono ferito, controlli pure! Andiamo?” Remus girò su sé stesso velocemente per dimostrare di essere a posto e poi si diresse a passo di carica verso l’uscita inseguito dall’infermiera.
Star uscì a sua volta dalla stanza e James e Sirius si tolsero il cappuccio.
“Oh, cielo mio abbiamo rischiato forte sta volta!” Esordì la ragazza avvicinandosi ai suoi amici che cominciarono a scendere verso il passaggio.
“Già, non sai che paura, pensavamo non vi svegliaste e che ci avrebbe beccati in pieno!” Raccontò James.
“Ah, che botta di adrenalina! Ottima per cominciare al meglio la settimana!” Commentò Sirius mentre si dirigevano verso il castello.
 
 
…………….
 
“Questa è la sera prescelta amici miei!” Annunciò James a tutti quella sera nel loro dormitorio.
“Volete che me ne vada?” Chiese Peter.
“Ma no, resta con noi, mio fratello vuole solo mostrarci le foto di quest’estate!” Ripose Star.
“Venghino signori, venghino!” Sbraitava James agitando l’album. I Malandrini gli si avvicinarono stendendosi in cerchio sul pavimento tutti a pancia in giù e con le teste rivolte verso il centro. James aprì il raccoglitore cominciando a sfogliarlo a caso.
“Fermo! Questa è splendida!” Lo bloccò Remus indicando una foto di Star seduta davanti ad un pianoforte, la testa china sui tasti, i boccoli scuri che le contornavano il volto morbidi e lunghi, la luce del tramonto che la illuminava entrando dalla finestra dietro di lei accendendo d’oro-rossiccio i filamenti e i riflessi naturali dei suoi capelli.
“Quella era la prima lezione di musica di Star. Papà le aveva insegnato una dolce e semplice melodia.” Spiegò James.
“Allora adesso sai suonare?” Le chiese Sirius.
“Si, più o meno. Ricordo bene quel giorno…”
 
Quella mattina il signor Potter non andò a lavoro, aveva avuto un giorno di riposo dopo un’ importante missione. I due fratelli si svegliarono e scesero a fare colazione sentendo nell’aria una presenza diversa.
“Papà!” Esclamò James entrando nel salone.
“Si, sono in ferie per un giorno. Sai cosa vuol dire vero?” Disse Henry.
Il sorriso di James si allargò. Star li guardò entrambi con aria interrogativa.
“Oggi lezione di musica!” Le spiegò suo fratello.
“Musica? Oh, mi piacerebbe tanto ma io devo iniziare da zero, ti rallenterei.” Replicò la ragazza in imbarazzo.
“Sciocchezze! Io farò i miei esercizi e tu i tuoi.” Ribatté lui.
“Bene, allora è deciso!” Decretò il signor Potter.
Sbranarono la loro colazione.
“Grazie Rue!” Gridò Star all’indirizzo della cucina prima di seguire di corsa suo padre e suo fratello su per le scale.
Entrarono nella sala degli strumenti.
“Cosa vorresti suonare?” Le chiese Henry.
“Vorrei iniziare con qualcosa di semplice, con tutte le note ben visibili.” La ragazza espresse le sue preferenze guardandosi intorno alla ricerca di qualcosa di giusto per lei.
“Allora il piano!” James le indicò un meraviglioso pianoforte a coda. “Ogni tasto una nota, niente scherzi.”
“Si, esatto. Siediti.” La invitò il signor Potter.
Lei obbedì emozionata.
“Metti le mani sulla tastiera. Questo al centro è il DO, e poi si va in scala, DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI e ogni volta ricomincia, dal più basso al più alto. I tasti neri sono i Diesis e i Bemolle. Basta seguire il pentagramma, che sono queste righe…” Le indicò ogni tasto, ogni nota e poi aprì un libricino pieno di canzoni semplici. “…vedi i puntini? In ogni riga e in mezzo ad ogni riga c’è una nota. Tu li suoni come stanno, poi sono lunghe o corte dipende da se sono piene o vuote, proviamo insieme a suonare questa.”
Star premette il primo tasto e poi il secondo che suo padre le indicò, e così via, alla prima ripetizione era già molto fluida e la canzone le venne bene.
“Hai imparato in fretta!” Si sorprese Henry.
“Tutto merito del maestro!” Sdrammatizzò lei.
James prese la sua chitarra classica e cominciò i suoi esercizi di routine.
Il signor Potter passò la mattinata a correggere pazientemente Star anche se i suoi errori non erano molti ed ad assegnare nuovi accordi a James finché Rue non bussò piano alla porta.
“Entra pure.” La chiamò gentilmente Henry.
“Il pranzo è servito, Rue ha preparato all’ora in cui i signorini sono soliti mangiare, Rue ha fatto bene, spera.” Li avvisò con la sua solita voce sottile.
“Ma certo!” Le assicurò gaio il signor Potter.
Scesero, pranzarono e ritornarono veloci nella stanza della Musica.
“Allora sentiamovi cantare.” Propose Henry.
“Tu canti?” Si sbalordì Star fissando suo fratello.
“Ceto, mi ci costringono in pratica! Non facevano altro che farmi cantare da piccolo.” Sbuffò il ragazzo.
“Cantare è un ottimo modo per introdurre un bambino alla musica, aiuta ad imparare a tenere il ritmo e a salire nella scala!” Spiegò il signor Potter. “E poi sai, figlia mia, a quando tuo fratello ha lanciato il primo strillo appena uscito dalla pancia io e tua madre sapevamo già che sarebbe stato un ottimo cantante.”
“Ah!” James lanciò un grido esasperato e sua sorella rise, Henry si bloccò fissandola. “Tu ovviamente sai come nascono i bambini.”
“Ne ho fatti nascere alcuni, papà.” Rispose Star.
“Ah, ok. Bene.” Il signor Potter sembrò visibilmente sollevato, poi ci ripensò. “Fatti nascere?”
“Si, sono più o meno addestrata a fare da balia ai figli delle donne che si fermavano in orfanotrofio.”
“Bene, una balia! Non ti chiederò più nulla lo giuro!” Stabilì Henry. “Sentiamo le vostre voci.”
“Cosa cantiamo?” Chiese James.
“The sounds of silence.” Propose il signor Potter.
Star lanciò uno sguardo a suo fratello. “Io non …”
“Non la conosci, lo so, seguimi!”
“Hello, darkness, my old friend
I've come to talk with you again
Because a vision softly creeping
Left its seeds while I was sleeping
And the vision
That was planted in my brain
Still remains
Within the sound of silence”
[Ciao, oscurità, vecchia amica
sono qui per parlarti di nuovo
perché una visione arrivando dolcemente
ha lasciato i suoi semi mentre dormivo
e la visione
che si è fissata nella mia mente
rimane ancora
dentro il suono del silenzio]
 
James cantò pezzo per pezzo ripetendola con sua sorella finché non la imparò a sua volta.
 
“In restless dreams I walked alone
Narrow streets of cobblestone
Beneath the halo of a street lamp
I turned my collar to the cold and damp
When my eyes were stabbed
By the flash of a neon light
That split the night
And touched the sound of silence
 
And in the naked light I saw
Ten thousand people, maybe more
People talking without speaking
People hearing without listening
People writing songs that voices never share...
And no one dare
Disturb the sound of silence.
 
"Fools," said I, "you do not know
Silence like a cancer grows."
"Hear my words that I might teach you, 
Take my arms that I might reach you."
But my words like silent raindrops fell,
And echoed in the wells of silence.
 
And the people bowed and prayed
To the neon god they made.
And the sign flashed out its warning
In the words that it was forming.
And the signs said: "The words of the prophets
Are written on the subway walls
And tenement halls,
And whisper'd in the sound of silence."”
 
[In sogni senza riposo io camminai da solo
in strade strette acciottolate
nell’alone di luce di un lampione
sentii il mio colletto freddo ed umido
quando i miei occhi furono abbagliati
dal lampo di una luce al neon
che spezzò la notte 
e intaccò il suono del silenzio.
 
E nella luce fredda io vidi
diecimila persone, forse più.
Persone che parlavano senza dire nulla
persone che ascoltavano senza capire
persone che scrivevano canzoni che le voci non potevano cantare assieme
e nessuno osava
disturbare il suono del silenzio
 
"Pazzi" dissi io "voi non sapete
che il silenzio cresce come un cancro"
"Ascoltate le parole che io posso insegnarvi.
Prendete le mie braccia così che possa raggiungervi."
Ma le mie parole cadevano come gocce di pioggia silenziose,
e ne usciva l’eco dai pozzi del silenzio.
 
E la gente si inginocchiava e pregava
al dio neon che aveva creato.
E l’insegna lampeggiava il suo messaggio
con le parole che lo formavano.
E il messaggio era: "Le parole dei profeti
sono scritte sui muri della metropolitana
e negli androni dei palazzi,
e diventano sussurro nel suono del silenzio."]
 
“Sono proprio fiero di voi.” Fu l’unico commento che fece il signor Potter prima di uscire dalla stanza e lasciarli soli con gli strumenti.
“Dici che abbiamo cantato così male?” Scherzò Star.
“In caso fosse così è colpa tua, perché io canto come un angelo!” Si vantò per finta James.
“Ah si? Io dico che canto meglio di te!” Replicò la ragazza già mezza ridente.
“Suona ancora, dai. Mi piace vederti muovere le dita sul piano, sembri molto più delicata di quanto in realtà non sei.” La pregò suo fratello.
“Ha, ha. Va bene, solo se mi insegni a suonare questa canzone, e poi mi accompagni con la chitarra mentre la cantiamo. Ci stai?”
Il ragazzo annuì felice e si misero all’opera.
Poco prima del tramonto la signora Potter fece ritorno in casa.
James scese per farle sentire ciò che avevano imparato, quando risalì però era solo e impugnava la sua macchina fotografica, fece una foto a sua sorella chinata sui tasti mentre il sole tramontava e gli ultimi suoi raggi entravano dalla finestra alle sue spalle. La ragazza non poté arrabbiarsi perché in quel momento entrarono i suoi genitori pronti ad ascoltare il loro piccolo concertino.
Fratello e sorella cantarono e suonarono per loro guadagnando un applauso e un po’ di galeoni da spendere per frivolezze da giovani.
 
“Bella giornata insomma!” Commentò Remus visibilmente felice per loro.
“Forte!” Esclamò Peter estasiato.
“I due fratelli suonatori di strada, potreste fare i vagabondi!” Rise invece Sirius.
“Di sicuro guadagneremmo più di te.” Lo ribeccò James.
“Avanti ragazzi, a cuccia e a letto. Ci vediamo domani!” Ordinò Star severa avanzando verso la porta.
“Si mammina.” Le presero in giro i quattro ragazzi.
“Ah, che villani, è così che si fa?” Lei si finse offesa. “A poi da te, Rem e da te, Peter, proprio non me l’aspettavo!” Si portò il dorso della mano alla fronte come se stesse per svenire a causa di tutta quella sfrontataggine.
Risero tutti e poi si augurarono la buona notte.
 
 
…………..
 
I Malandrini al completo sedevano in un tavolo in Sala Comune quella sera, cercando di concentrarsi nello studio teorico degli Incantesimi nuovi.
James e Star erano seduti vicini e un gruppetto di ragazze passò loro accanto ridacchiando, un pezzo della loro discussione arrivò alle acute orecchie di Sirius.
“Parlano di voi due, fratellastri.” Annunciò con un ghigno divertito sul volto.
 “Ancora?” Star lanciò un occhiata alle ragazze.
“Quando capiranno che non stiamo insieme?” Sbottò James.
Remus alzò il viso dal suo libro. “Mai, i pettegolezzi sono fatti così. Dovete smentire il tutto prima che si ingrossino, anche se credo che ormai sia troppo tardi.”
James sospirò e si alzò in piedi sulla sedia, tutti nella sala lo fissarono. “Per chi ancora non lo sapesse: io e Star siamo diventati fratello e sorella quest’estate perché i miei l’hanno adottata, quindi finitela di sparlare di noi.” Dopo di che si risedette soddisfatto ma il suo trionfo sfumò non appena notò le facce esasperate dei suoi amici. “Che ho fatto?” Chiese sulla difensiva.
“La più grande cazzata del secolo.” Lo rimproverò Sirius.
“Non comprendo…” Fece lui perplesso.
“Ora sparleranno il doppio perché hai praticamente detto loro che è da questa estate che condividete lo stesso tetto.” Spiegò Remus.
“Ma non pensano al fatto che siamo fratelli?” Domandò ancora lui.
“No temo di no.” Momorò Star.
“Siete fratellastri, tecnicamente.” Continuò Sirius.
“Lo so, le miei compagne non smettono di ricordarmelo.” Sbuffò la ragazza.
“Le tue compagne parlano di me a te?” Si stupì James.
Lei non rispose e si alzò.
“Dove vai?”
“Vado a cercare Dennis, più tempo passo con lui meno parleranno. Tu prova a cercarti una ragazza!” Ordinò Star.
“Di già?” Scherzò Sirius. “Pensavo che l’addestramento dovesse ancora cominciare.”
“Spiritoso, Black, ma purtroppo a mali estremi, estremi non mi ricordo cosa.” Borbottò la ragazza uscendo dalla Sala Comune.
Sirius rise tra sé e sé osservando la ragazza sparire decisa verso l’uscita.
“Che hai?” Gli chiese Remus.
“Prova a cercati una ragazza” Citò allegro rivolgendosi a James. “Persino lei dubita delle tue capacità!”
“Ha ha.” Rise sarcastico l’interessato. “Ti faccio vedere io, fra mezz’ora sarò qui con una ragazza.”
“E’ una sfida Potter? Un po’ fiacca, io ci riesco in meno di dieci minuti.” Replicò Sirius.
“Ok, in dieci minuti il primo che torna con una ragazza vince. Ma se tu perdi… vai in giro con delle mutande sulla testa per due mesi, e le scelgo io!” Rilanciò James.
“Ci sto. Ma se sei tu a perdi oltre alle mutande in testa ti tolgo anche gli occhiali.”
“Andata!” James strinse la mano a Sirius.
“Remus, cronometraci!” Ordinò Black.
Il ragazzo tirò fuori il suo orologio sospirando e dette il via.
Sirius si voltò spostandosi i capelli dalla fronte con un gesto fluido ed elegante che fece già girare verso di sé molte ragazzine.
James estrasse dalla tasca una pallina i metallo grigio grande quanto un Boccino ma più rudimentale e con delle ali più lente e si avvicinò ad un gruppo di ragazze tra cui due del primo anno.
“Salve, come va?” Chiese con naturalezza.
“Bene.” Risposero quelle più grandi, ma le più piccole ridacchiarono e si sussurrarono all’orecchio qualcosa che somigliava a “Quello è James Potter!” “Che carino!”
James si passò una mano tra i capelli e sorrise in loro direzione. “Allora,” Esordì. “magari una di voi due vuole accompagnarmi al mio tavolo. Così possiamo, parlare.”
Le due ragazzine lanciarono un urletto e si avvinghiarono una per parte sulle braccia del ragazzo che le condusse verso Remus. Appena si avvicinò notò Sirius seduto a parlare di fronte ad una ragazza più grande che ascoltava completamente presa da lui mentre Remus teneva lo sguardo fisso su un libro.
Si sedette a sua volta mentre le due ragazze non si staccavano da lui di mezzo millimetro.
Sirius si voltò verso di lui, sorrise con il suo solito ghigno malandrino e mimò con le labbra “Hai perso.”
“Ragazze questi sono i miei amici Sirius e Remus.” Presentò James ammettendo la sconfitta.
“Ah, piacere, sono Katrin!”
“Io Lauren!”
In quel momento Star entrò accompagnata da Dennis e si avvicinò a loro.
“Sorellina, che piacere!” Esclamò James sollevato.
“Tutto tuo il piacere.” Replicò lei fingendosi acida e poi facendogli la linguaccia.
“Ma allora è vero che siete fratellastri?” Chiese Katrin.
“Ovvio, e mio fratello è completamente libero e disponibile ad uscire con voi.” Rispose Star.
“Che bello!” Lauren sorrise felice.
“Già, disponibile, allora che ne dite di uscire insieme un'altra sera? Ora dobbiamo finire di studiare.” Propose Star le ragazze sorrisero e si allontanano con un “Ci vediamo!” molto convinto.
Sirius che non aveva smesso mai di parlare con la sua ragazza si sporse verso di lei. “Hai sentito, il capo dice che devo lavorare.” Sorrise. “Ma mi piacerebbe trovarci ogni tanto per parlare.” Aggiunse.
Anche lei si alzò “Si certo, perché no.” E sparì verso le sue compagne.
“Accipicchia, Sir, ci sei riuscito con una più grande?” Si stupì Star.
“Certo, avevi dei dubbi?” Domandò il ragazzo. “Ho stracciato James.”
“Però io ne avevo due!” Replicò quest’ultimo.
“Avete fatto una sfida?” Chiese la ragazza.
“Oh, si. Due mesi con le mutande in testa.” Spiegò Sirius.
“Però non è detto che tu abbia vinto.” Replicò James.
“Ah, no? Perché mai?”
I due ragazzi cominciarono a bisticciare tra di loro.
“Finitela, ha vinto Sirius.” Decretò Star, poi si voltò verso Dennis che li guardava divertito. “Scusali, sono fatti così.”
“E di cosa dovrei scusarli? Sono fortissimi!” La tranquillizzò Dennis. “Ora scusami tu, devo andare. Ci vediamo domani.” E la abbracciò.
La ragazza si irrigidì appena ma lui se ne andò prima che lei potesse pensare a qualcosa da fare o dire.
James la fissava con insistenza, non gli era sfuggito nulla.
“Saliamo?” Chiese Remus mettendo via il libro.
Star li precedette su per le scale del dormitorio maschile e i tre ragazzi la seguirono.
“Comunque bella idea, tra due ore l’intera scuola saprà che James Potter esce con altre ragazze e le voci finiranno.” Si complimentò Sirius.
“Vero, e poi hanno visto spesso te e Dennis, sarà la conferma che tu e James non state insieme.” Aggiunse Remus.
“Si, finalmente!” Sospirò Star come per liberarsi da un peso.
James che era dietro di lei le chiese “Ma a te Dennis piace sul serio?”
“Si, mi piace.” Rispose lei evasiva.
Suo fratello la spinse nel dormitorio e chiuse la porta dietro di sé lasciando fuori Sirius e Remus, poi la afferrò per le spalle e la inchiodò al muro.
“Ascoltami.” Cominciò scrutando dritto negli occhi cobalto di lei. “Tu gli piaci sul serio, e in quel senso. Voglio sapere se stai con lui perché è gradevole o se provi qualcosa o lo fai solo perché adesso sai che finiranno le voci su di noi.”
“Io sto bene con Dennis, ma non so se mi piaccia come ragazzo, ma tranquillo mi piace passare del tempo con lui.” Gli assicurò la ragazza calma.
James le prese il viso tra le mani. “Sicura?”
“Si, James. E a te piace quella ragazza?” Scherzò lei.
“Sai benissimo che io e Sirius lo abbiamo fatto solo per divertimento.” Replicò lui serio.
“Si, lo so. E allora perché tu ti preoccupi per me?”
“Perché quello che Dennis prova per te è reale, non è solo perché sei carina ma perché ti trova bella e forse ti ama! E tu sei una ragazza e stai vivendo la tua prima forse cotta e solo perché non sai cosa provare che non riesci a capire che forse lui ti piace sul serio! Io vorrei che tu…” James i fermò la sua voce si spense. “Mi parlerai se ci sarà qualcosa, qualsiasi cosa? Anche se soffri, soprattutto se soffri io…”
“James,” Lo bloccò lei. “apri le mani.”
Il ragazzo la fissò stranito ma mise comunque le mani a coppa. Star si chinò su di esse e le baciò con tanta delicatezza che James percepì appena quelle labbra calde sui palmi, poi lei le chiuse fra le sue come per custodire qualcosa.
“Che significa?” Chiese infine lui.
“C’è la mia anima nelle tue mani.” Spiegò la ragazza. “Se la tratterai bene io non potrò mai soffrire.”
“Ma… cos.. scherzi? Io…”
Mentre James balbettava Star andò ad aprire la porta.
“Si, chiudeteci pure fuori, cosa avete fatto?” Cominciò a sbraitare Sirius poi gettò Star su un letto cominciando a farle il solletico. “Questa è al tua punizione!”
Remus si avvicinò a James il quale era rivolto vero il muro e fissava strabiliato le sue mani nelle quali c’era qualcosa che Remus lo vide mettersi al collo e infilare sotto la divisa.
“Cos’è?” Gli chiese.
“Una cosa che devo proteggere e che vale molto più di ogni mio secondo di vita.” Rispose James stordito. “Ora se soffrirà sarà solo colpa mia e se ciò dovesse accadere mi ucciderò. I suoi occhi non possono piangere ma il suo cuore sente il dolore più di tutti e se da ora in poi accadesse, al colpa sarà mia.”
“Ti senti bene?” Si preoccupò Remus.
“Si, certo.” James sorrise come sempre e si lanciò su Sirius facendogli il solletico insieme a Star.
“E’ preoccupante.” Borbottò fra sé Remus.
“Hai altre foto da mostrarci?” Chiese Sirius a James per distrarlo dalla lotta.
“Si, puoi guardare l’album.” Lo invitò James.
Il ragazzo aprì il tomo a caso e vi trovò una foto dei due fratelli addormentati su un divano con tema a fiori.
“Questa è bella!” Esclamò Remus sbirciando da sopra la spalla di Sirius.
“Già, eravamo da nonna Lea e ci ha raccontato una storia, così ci siamo addormentati lì.” Raccontò James.
“Già, direi che ora posso andare a dormire.” Sbadigliò Star uscendo dalla stanza.
“La stai abbracciando stretta.” Commentò Sirius dopo che la ragazza ebbe lasciato la stanza.
“Si, vero. Le voglio tanto bene, nonna Lea continuava a interrompere la storia per dirci che ci assomigliavamo e per ricordarmi di proteggerla” Spiegò James.
Sirius e Remus sorrisero.
“Ci riuscirai.” Gli assicurò il primo.
Si infilarono tutti nei loro letti ma James rimase sveglio ascoltando i respiri dei suoi compagni, presto arrivò anche Peter e cominciò a russare rumorosamente.
James sospirò guardando il cielo scuro fuori dalla finestra, infilò la mano sotto la maglia del pigiama ed estrasse il ciondolo con il sasso e poi un altro cordino di cuoio, più fine e più scuro con un ciondolo a forma di goccia che sembrava fatto di vetro ma al suo interno una sostanza strana color cobalto si muoveva piano ma senza tregua. Il ragazzo strinse forte quel pezzo di Star.
 
 
Star nel suo letto aspettava il sonno intingendo le dita nella boccia di Jack che sguazzava tra mille bollicine argento. Ripensò a quella sera da nonna Lea, il vecchio divano che sapeva di sapone e pulito, le braccia di James attorno al suo corpo e lei distesa su di lui, la protezione di quell’abbraccio e il cuore di suo fratello che batteva proprio sotto il suo orecchio. Lo amava tanto, non lo avrebbe perso, e lui non le avrebbe permesso di perdersi.
All’improvviso sentì un forte calore al cuore e ogni ansia svanì, loro erano lì, e c’erano Sirius e Remus, ed era bellissimo.
 
 
***************
Finito, breve breve… ma io lo amo!
Tutto qui :D
Ciao ciao

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Capitolo 15
*** Se le uova di Pasqua potessero...? ***


“Ragazzi!” Gridò Star sedendosi tra i Malandrini a cena.
“Che c’è?” Chiese James.
“Sapete che giorno è domenica?” Domandò la ragazza di rimando.
“Il primo aprile.” Ripose in automatico Remus.
Sirius e James continuarono a guardarla in modo vacuo poi una scintilla si accese e i due ragazzi si scambiarono uno sguardo furbo.
“Pesce d’aprile!” Esclamarono insieme.
“Esatto!” Replicò Star emozionata.
“Oh, no!” Sospirò Remus prendendosi la testa fra le mani, disperato.
“Oh, si!” Replicarono i tre sorridenti.
“Allora, che si fa?” Chiese impaziente James.
“Potremmo…. Aspetta, non ho idee!” Sirius cominciò ad agitarsi spremendo al massimo il suo cervello.
“Oh, no! Nemmeno io! Vuoto totale!” Si allarmò James.
Rimasero entrambi con le mani sulle tempie e l’aria concentrata per almeno metà cena finché rassegnati non alzarono lo sguardo su Star.
“Aiutaciiiiiiiiiiiiiii!” Gridarono esausti.
La ragazza sorrise e si alzò. “Andiamo su, io ho un’idea, anche se Remus avrebbe preferito che ne fossi a corto come voi.”
Il ragazzo annuì concordando in silenzio e tutti insieme si alzarono avviandosi verso il dormitorio maschile.
Per ore osservarono pezzi di pergamena strappati da ovunque in cui Star disegnava mappe di Hogwarts, cancellava muri e pavimenti, collegava con frecce vari luoghi e tracciava croci ovunque, poi finalmente i Malandrini furono pronti.
“Sei sicura di quello che vuoi fare?” Le chiese Sirius.
“Io si, e voi?” Replicò lei.
“Certo!” Esclamarono in coro James e Sirius.
Tutti si girarono verso di Remus che sospirò. “E’ troppo una buona idea per farvi rinunciare. Andiamo!”
Quatti quatti sgattaiolarono fuori dalla torre e si diressero verso un corridoio del quinto piano che sapevano essere molto frequentato durante il giorno.
“Dici che qui va bene?” Chiese James emozionato, accendendo la sua bacchetta come gli altri.
“Oh, è perfetto! Vedrete!” Mormorò lei sorridente misurando il corridoio a grandi passi.
“Ci dividiamo?” Domandò Remus scrutando il buio attorno a loro.
“No, non siamo in grado di fare niente questa volta senza l’aiuto di Star.” Scartò l’idea Sirius.
Remus si rilassò un poco.
“Ma che dici? Allora se la metti così inizia tu con il primo incantesimo, dai! Vedrai che ci riesci.” Lo incoraggiò la ragazza.
Sirius sospirò sorridendo e si mise all’opera, James e Remus dovettero aiutarlo, e insieme finalmente riuscirono a completare l’opera.
“Visto?” Fece Star felice.
Nessuno replicò, non aveva senso.
Trovarono un altro corridoio, e fecero un altro incantesimo e poi ancora, e ancora, fino ad incantare quasi completamente l’intera scuola.
“Ora si esce?” Fece James sorridendo.
“Volete fare qualcosa anche al parco?” Si stupì Star.
“Certo!” Esclamò Remus emozionato.
Tutti si voltarono verso di lui sbalorditi.
“Che avete? E’ divertente!” Si giustificò Remus allargando le braccia e ridendo.
I Malandrini gettarono al vento ogni precauzione e cominciarono a correre schiamazzando verso l’uscita, una volta all’esterno si lasciarono andare ancora di più a grida elettrizzate. Molte luci si accesero nel castello, volti assonati si affacciarono alle finestre ma i quattro correvano nell’ombra, Star in testa. Le dita della ragazza si muovevano veloci, piccole scintille scaturivano da esse di tanto in tanto.
Sentirono delle voci dietro di loro: alcuni professori, Gazza e Hagrid li stavano cercando.
“Nella Foresta!” Consigliò Sirius.
Si catapultarono tra gli alberi senza fermarsi, si addentrarono sempre di più fino a quando credettero di essere ben nascosti.
“Che brutta idea! Che brutta idea!” Si allarmò Remus camminando avanti e indietro.
James e Sirius non riuscivano a smettere di ridere. Star scese dall’albero sul quale si era arrampicata e sorrise.
“Come puoi essere così tranquilla?” Gridò agitato Remus. “I professori controlleranno chi manca. E ci beccheranno di sicuro.”
“Invece noi saremo lì. Abbiamo pochissimo tempo ma ce la facciamo. Dobbiamo raggiungere la rimessa. E volare con delle scope fino alla finestra della mia stanza. Una delle ragazze ci aprirà. Noi saltiamo dentro e il gioco è fatto!” Spiegò lei decisa.
“Wow!” Esclamarono in coro i tre ragazzi.
 
 
………………
 
“Hagrid, ci affidiamo a te. Sei l’unico che conosce bene la foresta.” Ordinò la Professoressa McGranitt.
“Si, signora.” Il gigantesco uomo si avviò verso un sentiero con passo sicuro.
“Signor Gazza, controlli il portone di ingresso.” Decretò ancora Minerva. “Quanto a me e lei Horace, sarà meglio che raduniamo gli altri direttori della case e controlliamo chi manca, anche se so già che saranno della mia Casa, precisamente tre ragazzi e una ragazza del secondo anno.” Finì stancamente cominciando a risalire la collina con il suo collega.
 
……..........
 
“Andiamo, veloci!” Li incitò Remus salendo dietro Star su una scopa. Presero il volo Sirius e James subito dietro di loro.
“Ok, è questa!” Esclamò Star indicando la finestra e cominciando a bussare.
Ann si alzò per prima e le aprì spaventata urtando il letto di Jane. “Che cos…?” Cercò di chiedere ma i Malandrini entrarono come furie, pronti a scattare verso le scale.
“Fermi, fermi!” Li bloccò Lily frapponendosi fra loro e la porta.
“Oh, Evans!” Sbottò James con uno strano sorrisetto.
“Non se ne parla. Avete sicuramente infranto molte regole. Ho sentito bene i vostri schiamazzi, e ho intenzione di dire tutto alla McGranitt.” Replicò la rossa decisa.
“Ma Lily!” La pregò Sophia, alzata appena in tempo per assistere alla scena.
“No, Sophia, so che li credi divertenti ma non è così! Non è giusto quello che fanno e devono essere puniti, e mi dispiace Remus se ci finirai in mezzo anche tu ma forse capirai che la loro amicizia non ti porterà…”
“Basta!” La bloccò Remus. “Non puoi capire cosa sono loro per me. Ed è stata anche una mia idea questa. Quindi vuoi punirci? Molto bene, fallo incominciando proprio da me.”
Star sorrise della faccia sorpresa di Lily. “Va, bene. Lasciaci andare.”
La rossa scosse la testa. “No, non se ne parla! Non potete sempre fare tutto quello che volete! Chissà cosa troveremo domani mattina!”
“Scendete subito! Tutti quanti!” Ordinò la professoressa McGranitt dalla Sala Comune.
James, Sirius e Remus fissarono Star allarmati.
La ragazza sospirò, prese le scope da terra, si riavvicinò ai suoi amici e scomparve.
“Cosa?!” Gridarono i tre ragazzi quando si accorsero di essere comparsi con Star nel loro dormitorio.
“Scendete.” Lei li spinse giù per le scale e loro si accorsero di essere in pigiama solo quando ormai furono davanti alla professoressa tra gli altri Grifondoro.
Lily e Star scesero per ultime dal loro dormitorio, la rossa che lanciava sguardi inceneritori alla mora.
La professoressa McGranitt fece l’appello scoprendo assenti che non credeva ci fossero mentre i Malandrini risposero tranquilli anche se lei li squadrò come aspettandosi che uno di loro rivelasse in che modo erano riusciti ad arrivare fin lassù così in fretta, purtroppo per lei nulla accadde e sconfitta uscì dalla Sala Comune per cercare tre ragazze e due ragazzi che non erano in dormitorio.
“Non so come tu abbia fatto, ma ci riuscirò anche io. E poi vedremo.” Sibilò Lily a Star prima di voltarsi e risalire nel dormitorio.
 
 
………………..
 
Il mattino dopo Star corse a svegliare gli altri Malandrini.
“Ragazzi! Ragazzi! Su, forza!”
Peter fu il primo ad alzarsi; squadrò la ragazza da testa a piedi e uscì infuriato per quel disturbo.
Remus alzò piano la testa con l’aria assonnata, scese dal letto e cercò di infilarsi la divisa.
“Rem, è domenica!” Gli ricordò lei sedendosi poi sul letto di James che era ancora nel mondo dei sogni, o così pareva.
Con uno scatto fulmineo il ragazzo afferrò sua sorella per la vita trascinandola in un caloroso abbraccio.
“Giorno, stellina!” La salutò lui sbadigliando.
“Lavati i denti!” Fu l’unico commento di Star mentre si sbrogliava dalle lenzuola per andare verso il letto di Sirius pronta a qualche scherzo malefico.
“Sono sveglio!” Mugugnò lui con ancora la faccia sprofondata nel cuscino. “Quindi non ci pensare nemmeno!”
Star sbuffò delusa e tornò da Remus ormai vestito con dei normalissimi jeans e una maglia blu infinito.
“Ti dona!” Gli fece notare sorridendo.
Remus si guardò la maglia e sospirò sconsolato. “E’ vecchia.” Mormorò tormentando uno strappo sul bordo inferiore.
“E’ vissuta!” Lo corresse lei.
In quel momento James e Sirius decisero di scendere dal letto ma parve che i loro piedi rimanessero attaccati al suolo e nel tentativo del loro primo passo i due ragazzi persero l’equilibrio e caddero faccia in giù sul pavimento tra grida sorprese.
Star e Remus scoppiarono a ridere.
“Vedi Sirius? Anche se sei sveglio non vuol dire che tu non ci caschi comunque nei miei scherzi!” Lo derise Star.
“Ok, hai vinto! Ora concentriamoci sulla scuola!” Brontolò James sedendosi a terra per poter staccare i piedi dal pavimento con le mani.
“Ma, come mai rimaniamo attaccati solo in un certo punto?” Chiese Sirius tastando a terra per vedere fin dove l’incantesimo di adesione reagiva.
“Perché ho delimitato un area, come un piccolo rettangolino.” Spiegò Star.
“Forte, e dici che potremmo imprigionare questo incantesimo delimitato in un oggetto da poter lanciare a terra o sui muri o anche sui soffitti e che potrebbe fare lo stesso effetto?” Chiese James intuendo le idee di Sirius.
“Certo!” Star sorrise furba. “Mi servirà una mano, e una forma abbastanza comoda e insospettabile, e in breve saremo a posto.”
“Si, ok! Ma non oggi! Andiamo.” Remus li trascinò fuori.
Appena usciti dalla Torre videro ragazzi e ragazze schiacciati a terra da una forza invisibile e risero tra loro. Percorsero il corridoio camminando solo in determinate pietre del pavimento e ne uscirono immuni mentre tutti gli altri strisciavano trascinandosi a terra per guadagnare la libertà da quel peso.
“Ma come ci siete riusciti?” Chiese loro un ragazzo steso a terra senza forze per essere finalmente uscito dal corridoio.
“Fortuna?” Finse Star.
“Si, come no! E’ uno dei vostri scherzi vero?” Pigolò Renè appena ripresasi dall’enorme faticata.
“Anche se fosse?” Replicò Sirius con il suo ghigno sarcastico.
I Malandrini continuarono la loro camminata trionfale verso al Sala Grande ridendo come cretini, Remus compreso.
Schivarono tutti i corridoio incantati senza vie d’uscita e camminarono nei giusti punti del resto. Oltre le porte della sala la gente volteggiava senza peso.
“Non credevo funzionasse così bene la gravità zero.” Commentò tranquillo Sirius entrando e lasciandosi portare in alto.
I suoi amici lo seguirono.
“Già, nemmeno io ci credevo! Meglio così!” Esclamò James.
Gli schiamazzi e le risate degli altri studenti e le grida allarmate dei professori li costringevano ad urlare ancora più forte per farsi capire e in breve l’intera scuola venne a sapere che era merito loro come sempre.
Fecero una veloce colazione e oltrepassarono ancora i corridoi incantati rispondendo misteriosamente agli studenti che volevano scoprire come evitare piccole scosse elettriche e di sprofondare nel terreno o cose simili.
Decisero di uscire e prima del portone di ingresso si fermarono ad ammirare l’armatura che obbligava chiunque volesse uscire dalla scuola a ballare lo swing.
In quel momento arrivò Severus.
“Oh, attenti! Ci sarà da ridere!” Mormorò Sirius indicandolo.
Erano troppo distanti per udire i commenti che si fecero alcuni Serpeverde lì riuniti tra cui anche la cugina e il fratello di Sirius.
Infine la maggior parte di loro decise di andarsene mentre Narcissa, Lucius, Severus e Regalus rimasero.
“Che brutte amicizie.” Commentò Star dispiaciuta.
“Che ti aspettavi?” Replicò Sirius.
Lucius sfoderò la sua bacchetta puntandola verso l’armatura.
“Oh, Bolide! Lo sta per fare!” Esclamò James estasiato.
Malfoy lanciò un incantesimo contro l’ammasso di ferro vecchio che non la prese molto bene e cominciò ad inseguire i Serpeverde sputando fuoco e agitando la sua spada tra le risate generali.
Anche Remus si lasciò sfuggire una piccola risata.
“Si, è divertente ok?” Sbuffò in risposta ai sorrisini e alle occhiatine dei suoi amici.
Uscirono tranquilli godendosi le urla del gruppetto rincorso dall’armatura.
Una volta all’aria aperta corsero veloci verso il tratto di terreno dove alcuni ragazzi lottavano contro delle piante rampicanti impazzite.
“Mostriamo loro come funziona!” Propose James.
“Ci sto!” Remus si lanciò nello spiazzo dal quale spuntavano le piante e si lasciò catturare da una di esse, battè tre volte la testa sul ramo che lo imprigionava e poi grido: “Scivolo gigante!” La pianta seguì quell’ordine trasformandosi immediatamente e Remus scivolò giù illeso garantendo agli altri un gran divertimento con lo scivolo.
Afferrato il meccanismo il resto degli studenti si lasciò prendere e presto quell’area del parco fu piena di scivoli, altalene, piccole e semplici giostre Babbane, trampolini e tanto altro.
“Montagne russe!” Chiese qualcuno.
“Ci si può riuscire?” Domandò James sbalordito voltandosi verso sua sorella.
“Si, se le immagina bene credo proprio che… wow!”
La risposta venne un po’ da sola, un enorme e altissima pista comparve proprio nel bel mezzo di Hogwarts.
I Malandrini si affrettarono a salirvi come tanti altri ragazzi.
“E’ tua l’idea?” Chiese Remus ad un ragazzo seduto in prima fila giusto davanti a lui e Star.
“Si! Non credevo che…” Mormorò questo sconvolto fissando i Malandrini dietro di sé e l’amico di fianco a lui.
“Spero solo che tu sappia come funziona.” Lo avvertì Star.
“Mio padre fa il giostraio!” Rispose lui. “Sono Ted, Corvonero.”
“Piacere!” Gridarono Sirius e James saltellando sui sedili come dei bambini.
“Dunque?” Chiese l’amico di Ted.
“Dunque, è Ted che deciderà quando partiamo, quanto veloce andremo, quando ci fermeremo e soprattutto come faremo a rimanere attaccati alla pista su tutte le curve.” Spiegò Star.
“Ce la fai?” Si preoccupò Remus.
“Oh, certo!” Rispose Ted. “Si parte!”
Il trenino cominciò a muoversi salendo sempre di più, una volta in cima tutti sospirarono sorpresi, emozionati e anche con un po’ di paura.
“Scendete immediatamente!” Ordinò loro Madama Bumb correndo verso l’attrazione e gridando a squarciagola.
“Ricorda,” Star si chinò verso Ted. “Cinture, ruote, e funzionamento generale solo nella tua testa, finché ricorderai come tutto deve essere e crederai che questa pianta possa replicarlo tutto andrà bene.”
Il ragazzo annuì convinto. “Giù di brutto.” Ordinò al treno.
I carrelli partirono in discesa ad una velocità folle, gli studenti gridarono. Star vide ogni cosa sfocata, le sembrò che la velocità alla quale stavano andando fosse così forte da cambiare il normale scorrere del tempo, non riusciva ad inquadrare nulla nella memoria, né il viso spaventato di Remus né il panorama sotto di lei. Arrivò la prima curva e il cuore le martellava nel petto, si rese conto di star sorridendo ma le sue mani erano ancora agganciate saldamente all’asta davanti a sé.
“E’ una cosa fortissima!” Gridò James alle sue spalle e lei si lasciò andare. Alzò le bracci in alto e liberò un grido pieno d’emozione e poi cominciò a ridere.
“E’ divertentissimo!” Urlò e non le importava che la sentissero o meno, non le interessava dei professori.
Ted non si fermò, modificò il percorso durante la corsa senza mollare un attimo. Quelli stanchi si facevano acchiappare nel tratto più lento da qualche altro rampicante e al loro posto altri salivano nello stesso modo.
I professori non potevano fermarli in nessun modo perché distruggendo la pianta avrebbero rischiato di far male agli studenti.
La McGranitt chiamò Silente che scese nel parco.
“Sbalorditivo!” Commentò il preside puntando in alto lo sguardo corretto dagli occhiali a mezza luna.
“Cosa crede che farà?” Gli domandò Lumacorno.
“Bhè, non posso tirarli giù a forza. Potrei punire i colpevoli. Se sapessi chi sono…” Cominciò Silente.
“Oh, suvvia Albus! Sai bene quanto me che sono stati Potter, Black e White!” Sbuffò Minerva.
“Non posso saperlo, perché non ci sono prove. Tu stessa sai che erano nel loro dormitorio ieri sera. E in ogni caso:” Il preside si avvicinò ad una pianta lasciandosi acchiappare da essa. “POTTER, NON WHITE, POTTER!” Concluse gridando mentre prendeva posto su un carretto.
“Io non ci posso credere…” Commentò strabiliata Madama Bumb.
“Cominci a farlo.” Rispose acida la McGranitt tornando al castello.
Doveva esserci un ora di pranzo a Hogwarts, ma la presenza di un Luna Park la abolì teatralmente. Silente in persona fece servire Hot Dog e Zucchero Filato dagli elfi nel bel mezzo del giardino, invitando tutti gli studenti a ringraziare con gentilezza.
“Ok, quindi l’idea è che chi ci odia, tipo Severus non verrà mai qui, ma l’unica possibilità sarà il castello, giusto?” Ricapitolò Remus mentre sedeva con i Malandrini sotto un albero accanto alla ruota panoramica.
“Esatto, e il castello è incantato da cima a fondo, come tu ben sai, con incantesimi poco carini.” Commentò Star salutando con la mano le sue compagne di dormitorio che si godevano il panorama dall’alto.
“Senfa porlore dela biffliosteca!” Ricordò loro James con la bocca completamente colma di cibo.
“O del corridoio dei Serpeverde!” Continuò Sirius afferrando un bicchiere di succo di zucca.
“Credo che non avrà scampo… ammesso che sia riuscito a liberarsi dell’armatura.” Rise Star.
“Devo portarti ad un vero Parco Divertimenti quest’estate!” Cambiò argomento James.
“Si, sarebbe fantastico! Già questo è così meraviglioso! E verrete anche voi due.” La ragazza indicò Remus e Sirius con un cenno del mento.
“Si, sarebbe perfetto!” Si esaltò il primo.
“Mio zio si occuperà della mia fuga.” Replicò tranquillo Sirius.
“Andata! Accipicchia, manca pochissimo alla fine della scuola!” Esclamò Star. “E per il cielo! Io non tornerò all’orfanotrofio!” La ragazza cominciò a saltare in giro gridando felice.
“Calmati, calmati, calmati.” La invitò tranquillo James.
“Ti vuoi dare una calmata!?” Le gridò in un orecchio Sirius.
La ragazza si fermò posandosi il palmo sul padiglione auricolare ferito. “Ahi, sei un villano!” Esordì fingendosi triste. Sirius scosse la testa esasperato da quella messa in scena.
“Va bene, chi si fa un altro giro?” Propose James correndo verso le montagne russe. I Malandrini si alzarono di scatto per raggiungerlo, ridendo.
 
 
……..
 
Giunse l’ora di cena e tutti dovettero per forza mangiare tenendosi stretti piatti, bicchieri e divise mentre volteggiavano senza peso, alcuni studenti dettero il via a delle vere e proprie gare di nuoto tra il cibo galleggiante mangiando senza l’uso delle mani. Vinceva chi arrivava al traguardo con più leccornie nello stomaco.
Ovviamente vi parteciparono anche James e Sirius, mentre Star e Remus parlavano tra loro in tranquillità.
“Quindi lo ammetti che le nostre idee per gli scherzi non sono poi così male.” Buttò lì la ragazza.
“Si, lo ammetto. Oggi è stata una giornata fuori controllo in tutti i sensi.” Remus sorrise.
“E’ bello vederti felice.” Mormorò Star.
“Si, anche tu sei bella quando sei felice.” Replicò lui.
Finita la cena i Malandrini si recarono nel dormitorio maschile senza essere intralciati anche perché i loro compagni erano rimasti indietro per evitare i tranelli dei corridoi.
Quando Peter raggiunse finalmente il suo dormitorio e aprì piano la porta vi trovò i quattro ragazzi sprofondati nel sonno in posizioni assurde tutti accalcati in due letti ravvicinati.
Il ragazzo scivolò silenzioso nella stanza che aveva un’aria leggera e profumava di risate, si mise a letto desiderando di poter un giorno far parte di quel gruppo tanto ammirato da tutti.
 
……………
 
I giorni trascorsero tranquilli e soleggiati e mentre la maggior parte degli alunni si dedicava allo studio i Malandrini se ne stavano tranquillamente sdraiati all’aperto senza preoccuparsi di aprire anche solo un libro, ovviamente tranne Remus.
Il povero ragazzo stava anche per affrontare un’altra luna piena, nel bel mezzo della settimana oltretutto.
Ancora una volta Lunastorta e Piumadoro giocarono per un po’ e infine dormirono ma questa volta Sirius e James svegliarono Star subito dopo la ritrasformazione di Remus e se ne andarono alla svelta.
Il ragazzo debole e smunto ma messo meglio del solito li raggiunse a colazione.
“Oh, indovinate a cosa manca poco?” Chiese loro Malcom sedendosi a tavola con Jordan, Robin e Greg.
“Pasqua?” Tirò ad indovinare Sirius.
“Ma no! Al ventotto aprile! Giorno della mega adunata in volo dei Grifondoro!” Esclamò il capitano della squadra.
“Oh, no! Dove prepararmi!” Gridò Star saltando in piedi.
“Si esatto!” Concordò Jordan.
“Questo weekend è Pasqua!” Concluse la ragazza filando via e lasciando il povero capitano tutto interdetto.
“Tranquillo, ti aiutiamo noi a fare qualsiasi cosa tu debba fare.”Gli assicurò James.
“Perfetto! Ci servono cartelloni, stendardi e magari un oggetto di poco conto che tutti i Grifondoro possano tenersi per poter dire che hanno partecipato a questa giornata.” Elencò Greg.
“Contiamo su di voi.” Si raccomandò Robin, i quattro giocatori si alzarono e uscirono a loro volta.
“Ci hanno appena scaricato un bel po’ di lavoro, lo sai?” Notò Sirius.
“Uh-uh.” Mugugnò James completamente sconvolto da quel modo di approfittarsi.
“Direi che appena finite le lezioni dovrete mettervi al lavoro.” Consigliò Remus.
“A te sta bene perché così non combiniamo guai, vero?” Chiese acido James.
“Si, esatto.” Confermò Remus sorridendo.
“Invece possiamo fare con comodo.” Replicò Sirius. “Abbiamo una settimana.”
“Siete senza Star.” Ricordò loro Remus.
James e Sirius si scambiarono uno sguardo terrorizzato. “Ok, siamo spacciati!” Conclusero insieme.
“Forza andiamo a lezione.” Li incoraggiò Remus alzandosi dalla panca.
Raggiunsero l’aula di Storia della Magia e si sedettero nei banchi infondo.
Il professor Ruf entrò tranquillo e cominciò ad arrancare tra i suoi appunti come ogni santo giorno.
“Ma Star?” Domandò James guardandosi intorno ancora una volta.
“Non ha mai saltato una lezione senza di noi.” Commentò Sirius.
“Bhè, una si.” Ricordò loro Remus.
“Ok, ma lì era con Dennis.” La scusò Sirius.
“Magari anche ora è con Dennis!” Si allarmò James.
“Anche se fosse?” Sbuffò Remus.
“Vado a cercala.” James si alzò in piedi ma proprio in quel momento la porta si aprì ed entrò Star.
Il professore se ne accorse solo perché lei si scusò con insistenza prima di prendere posto accanto ai suoi amici.
“Dov’eri?” La assalì suo fratello.
La ragazza lo squadrò a fondo prima di sorridere. “Ero in biblioteca, da sola. Cercavo un’idea per Pasqua.”
“Quindi?” Chiese Sirius interessato.
“Niente, zero idee.” Sbuffò Star mettendosi a guardare fuori dalla finestra che sbatté un po’ a causa del vento.
“Ah!” Saltò su lei alzando il dito come se le fosse venuta una geniale illuminazione. “E se le uova di Pasqua potessero…?” Ma prima che chiunque riuscisse a fare o dire qualcosa lei si risedette sbuffando mogia. “Niente, niente.”
“Tu hai dei problemi.” Mormorò Sirius.
“E tu nonostante questo hai deciso di essermi amico.” Gli ricordò Star.
“Ha vinto, come al solito.” Decretò James.
“Volete tacere ed ascoltare la lezione? Gli esami si avvicinano!” Li rimproverò Remus.
E così i tre stettero zitti mettendosi a giocare a Baci e Abbracci su un foglio di pergamena.
La giornata si concluse alla svelta anche perché la maggior parte dei Malandrini stava pensando a cosa poter fare per ricordo della giornata in volo dei Grifondoro.
Prima di cena si chiusero in dormitorio con un ottima idea.
“Dunque?” Domandò loro Remus ancora del tutto all’oscuro.
“Pensavamo di fare delle maglie con delle scritte, basterà mettere a punto un semplice incantesimo di copiatura e poi dovremo solo scegliere e comprare delle maglie su cui “stampare” la scritta e il disegno che sceglieremo. Che te ne pare?” Illustrò Star.
“Idea carina. E per quanto riguarda tutti i cartelloni e gli stendardi?” Puntualizzò Remus.
“Ah, per quelli ho parlato con Jordan ed è stato così gentile da prendersi carico lui stesso di tutto il resto.” Lo tranquillizzò la ragazza.
“E cosa pensate di scrivere sulle maglie?” Chiese Remus.
“Pensavamo una cosa tipo ‘Secondo raduno dei Grifondoro, io ho volato’, più o meno, l’idea era quella.” Rispose pronto James.
“E un disegno di un leone su una scopa volante.” Continuò Sirius.
“Sembra una buona idea, io non la indosserei mai ma…” Commentò Remus. Ma fu interroto dalle lamentele sovrapposte dei suoi amici.
“Tu devi indossarla!”
“E’ per questo che ti stiamo spiegando cosa avevamo intenzione di fare!”
“Se non vorrai indossarla tu allora vuol dire che nessuno vorrà indossarla!”
“Ok, ok! La metterò volentieri, stavo solo scherzando!” Li calmò tutti il ragazzo.
Star saltò gridando con l’indice verso l’alto in preda a qualche altra illuminazione. “E se le uova di Pasqua potessero…?” Poi si risedette nuovamente sbuffando. “No, no. Non va bene.”
“Non ti assillare! Vedrai che ti verrà un’idea.” La tranquillizzò James posandole un braccio attorno alle spalle guidandola giù per le scale verso la cena.
Gli ultimi giorni della settimana trascorsero bene, ogni sera dopo cena i Malandrini si riunivano nel loro dormitorio per disegnare e colorare varie scritte e leoni accartocciando le idee peggiori nel tentativo di produrre qualcosa di decente, si esercitavano anche nell’incantesimo di copiatura mentre Star dal canto suo osservava instancabile ogni cosa cadendo sempre più spesso preda delle sue idee geniali da mezzo secondo.
 
……..
 
Quella mattina le note di una canzone molto vivace svegliarono i ragazzi del secondo anno di Grifondoro.
Peter fu l’unico a non riconoscere la canzone che usciva a tutto volume dal giradischi.
James saltò giù dal letto correndo verso sua sorella già vestita e con un enorme sorriso dipinto sul volto, le prese le mani e insieme cominciarono a ballare a ritmo.
“Well, shake it up baby now
twist and shout
come on, come on, come, come on baby now
come on and work it on out
well work it on out, honey
you know you look so good
you know you got me goin’ now
just like I know you would” Cantò James stringendo a sé sua sorella.
Remus applaudiva e ondeggiava a ritmo seduto sul suo letto, Sirius sbadigliò senza però alzarsi, Peter afferrò i suo vestiti e corse in bagno brontolando.
Qualcuno scattò una foto ad una piroetta di Star.
La ragazza si voltò lasciando suo fratello per prendere per mano Remus.
James trascinò a ballare Sirius che afferrò la prima cosa sul suo comodino e la lanciò contro l’amico.
Uno sbuffo di polvere viola e gialla si aprì dal punto in cui l’oggetto aveva colpito la schiena del ragazzo occhialuto, coprendo come vernice ogni cosa e restando attaccata a mobili e persone. La musica finì e tutti i ragazzi guardarono sbalorditi la polvere su di loro.
“Oh Bolide del Bolide!” Esclamò Sirius con estrema lentezza troppo sbalordito per muoversi.
“Quello era un uovo?” Chiese James voltandosi verso sua sorella che teneva ancora le mani di Remus.
Lei sorrise furba e sparì.
“VOGLIO QUELLE UOVA!!!!!” Gridarono Sirius e James insieme lanciandosi alla ricerca dei piccoli ovetti colorati e usandone la maggior parte l’uno contro l’altro mentre Remus e Peter cercavano di evitare i colpi, il secondo scese in Sala Grande dove tutti avevano un cesto pieno di uova e tutti avevano troppa paura di romperle o lanciarle.
“Pronti?” Domandò Star ricomparendo nella stanza dove James e Sirius ancora con aria di battaglia la colpirono.
“Ora si!” Esultò Sirius.
La ragazza sorrise piena di polvere colorata. “Rem?”
Il ragazzo si alzò sporco anche lui.
“Andiamo.” Ordinò allora lei.
I Malandrini camminarono tronfi per i corridoi esibendo i loro abiti colorati e perdendo polvere lungo la strada, spalancarono le porte della Sala Grande e diedero inizio alla battaglia.
Le uova colorate volarono ovunque coprendo tutto di densa polvere colorata.
Nessuno tra i professori riuscì a riportare l’ordine anche perché furono presi di mira spesse volte.
La lotta si spostò presto all’esterno dove c’era più spazio di manovra, ma anche in tutti i corridoi e in tutte le aule.
“Mi ricorda molto il nostro gioco con le scintille.” Mormorò James nell’orecchio di sua sorella mentre facevano rifornimento di uova.
“E se le uova di Pasqua potessero colorare?” Chiese per tutta risposta la ragazza.
James rise forte e continuò la guerra. Hogwarts in breve tempo diventò un enorme campo di battaglia. I Malandrini riuscirono a riunirsi in un alula vuota per prendere fiato.
“I gufi non hanno nemmeno consegnato la posta con tutto questo casino!” Notò Remus spiando fuori per qualche secondo per poi tornare alla quiete della stanza.
“Niente uova di cioccolato, per ora.” Commentò Sirius con un alzata di spalle.
“Oh, grazie a Merlino!” Lily entrò nella stanza di corsa sbattendosi la porta alle spalle e chiudendo gli occhi per il sollievo, quando li riaprì si trovò di fronte i quattro ragazzi che la fissavano in silenzio.
“Merlino ti odio!” Borbottò la rossa e fece per uscire.
“No, dai aspetta Evans! Fuori c’è il disastro, promettiamo che non ti rivolgeremo la parola, noi parliamo dei fatti nostri e tu dei tuoi, ok?” Propose James svelto.
Lily annuì secca. “Ok, Potter.” E si sedette in una sedia lontana dai ragazzi.
“Duuuuuunque?” Fece Sirius riportando l’attenzione dei suoi amici sul discorso originale.
“Dunque: Star, bellissima idea ma sono già senza forze.” Continuò James.
“Quando finiranno le uova?” Le domandò Remus.
Star fece un’espressione allarmata. “Finire?”
“Si, ne hai avrai fatte un certo numero e prima o poi non ce ne saranno più…giusto?” Chiese spiegazioni Sirius.
La ragazza guardò in basso. “Ehm… in realtà… si ricreano… cioè… ogni volta che ne raccogli una ne compare un’altra al suo posto…” Mormorò lei.
“Fico!” Esclamarono James e Sirius battendosi il cinque, Star rialzò lo sguardo e sorrise loro.
“No, no affatto!” Saltò su Remus. “Se non finiscono mai andranno avanti a vita! Sarà un disastro!”
“Vuoi dire che non puoi fermare tutto questo?” Si intromise Lily.
“Avevi detto che non avresti ascoltato…” Cercò di prenderla in giro James ma con uno sguardo di fuoco lei lo mise a tacere.
“Beh, posso prefissare un’ora in cui tutte le uova scompariranno. Non è un problema.” Spiegò Star.
“Fallo! Ora!” La incitò la rossa.
“No.”
“Come no?”
La mora sorrise. “Non sarebbe divertente.” Veloce come un fulmine colpì Lily con un uovo colorato.
La ragazza rispose per le rime e finirono in mezzo anche gli altri Malandrini. Presto la loro piccola battaglia personale fece partire grosse risate. Le ragazze si allearono con Remus e seppellirono nella polvere James e Sirius.
“Basta! Ci arrendiamo!” Gridarono i due ragazzi facendo esplodere un ovetto bianco nel bel mezzo della stanza.
Lily si lasciò cadere ridendo su una sedia abbandonando le uova che era pronta a lanciare.
“Andiamo a vedere se magari si riesce ad arrivare fino alla Sala Grande per mangiare?” Chiese Remus stranamente intrepido avvicinandosi ai suoi due amici ricoperti di colore e cominciando a confabulare con loro su un possibile piano.
“Vedi che non siamo poi così male.” Sussurrò Star a Lily la quale, con sua malavoglia, sorrise.
“No, è vero. Ma Severus è un mio amico e a quanto ne so appena pochi giorni fa è stato rincorso da un’armatura grazie a voi.” Replicò la rossa.
“Tecnicamente è stato colpa di Lucius ma sorvoliamo.” Rettificò Star.
“Perché lo odiate così tanto?” Chiese Lily.
“Perché è cattivo dentro e noi lo percepiamo, forse non con te, ma con gli altri… La gente cambia, è vero. Magari tra dieci anni staremo camminando tutti per mano parlando allegramente, chi lo sa? Ma per ora lui è oscuro e noi siamo dei Malandrini tronfi e idioti.” Spiegò la mora sospirando.
“Hey, Piuma! Vieni qui, abbiamo un grande problema!” Le gridò dietro Sirius.
Le ragazze si avvicinarono a loro.
“Come arriviamo in Sala Grande?” Le chiese diretto Remus.
“Il mantello è da escludere, si vedrebbe subito con tutta quella polvere in giro.” Espose James.
“Mantello?” Chiese Lily incuriosita.
“Lascia perdere. Ah, ho un’idea!” Gridò esaltata Star sorridendo furba.
 
……
 
Poco dopo i ragazzi nei corridoi fermarono le loro guerre al passaggio di un gigantesco uovo di Pasqua su ruote che sparava ovetti colorati a chiunque provasse un attacco nei suoi confronti.
“Un gigantesco uovo-carroarmato spara uova!” Urlò James felice come non mai.
“Questa si che è un idea!” Lo assecondò Sirius mentre divertito puntava lo spara uova su un Serpeverde e lo colpiva.
“Ehm… Spero solo che non mi vedano.” Brontolò Lily accucciandosi a terra.
“Dovresti essere felice di essere qui con noi, è un onore riservato a pochi.” Scherzò James.
Appena entrarono in Sala Grande Star scese dal carro-uovo e si mise in piedi su un tavolo abbassandosi con grazia per evitare un uovo.
“Bel tiro Jim!” Gridò verso il lanciatore, poi guardò l’intera sala e cominciò a parlare, la sua voce era chiara sopra tutto il frastuono che si fermò dopo le prima parole. “Allora studenti! Riponiamo le armi per qualche ora almeno qui, e ve lo dico per due valide ragioni: Primo. Credo che tutti noi vorremmo mettere qualcosa sotto i denti mentre attendiamo la posta con le uova di cioccolato dei nostri parenti. Secondo. Io ho fame quindi sedetevi buoni e mangiamo.”
In un attimo tornò l’ordine più completo. I professori girarono il loro tavolo che avevano rovesciato per creare una sorta di trincea per ripararsi dai colpi, e il cibo apparve sui piatti.
I Malandrini e Lily raggiunsero Star al tavolo dei Grifondoro.
“Gran bel discorso!” Si complimentò scherzoso Sirius, la ragazza fece la linguaccia.
“No, ha ragione Star. L’ho trovato molto illuminante.” Commentò sarcasticamente Remus.
“Anche tu?! Credevo stessi dalla mia parte!” Si sbalordì Star sorridendo però alla battuta.
I gufi finalmente arrivarono posando davanti al destinatario pacchi enormi.
“Oh, eccoci!” Sospirò teatralmente James aprendo il pacco di uova dai suoi genitori. “Allora, per te Remus, per Sirius, e per la mia dolce sorellina con tanta partecipazione da Fay.” Elencò il ragazzo passando le uova ai suoi amici.
“Dovete aver parlato molto di me a vostra cugina il mio uovo è sempre pieno di cuori.” Commentò Sirius.
“In realtà la prima volta le piaceva il tuo nome mentre quest’anno ha visto una tua foto.” Raccontò Star.
“Ah, cosa faccio io alle donne!” Sospirò Sirius facendo ridere tutti.
“Orion.” Regulus arrivò alle spalle del fratello chiamandolo con quel nome assurdo che fece spegnere il sorriso dallo sguardo di Sirius.
“Che c’è?” Chiese gelido.
“Questo, da parte di mamma e papà con gli auguri che tu stessi solo scherzando riguardo alla foto di Natale.” Spiegò Regulus porgendoli un piccolo uovo verde e argento.
“Tienilo tu, odio il cioccolato fondente. Comunque, l’hai vista anche tu?” Cambiò argomentò Sirius.
“La foto? Si. Penso che sarai in punizione per un bel po’ appena tornerai a casa.” Commentò neutro il piccolo Black sotto lo sguardo congelatore del maggiore. Poi Regulus si chinò in avanti e bisbigliò. “Avrei voluto poter fare anch’io una cosa del genere, la mamma ha aperto quella cartolina davanti a tutti i parenti riuniti lì per una cena importante, deve essere stata una scena fantastica.”
Sirius si voltò verso il fratello, che però si era già voltato per tornare al tavolo dei Serpeverde, con un espressione piacevolmente sorpresa.
“Tutto bene?” Gli chiese Lily.
“Certo Evans, sto una meraviglia.” Le rispose lui sorridendo.
“Questa sera ci sarà una delle cene di Lumacrono. Mi aveva chiesto di invitarvi ma non l’avrei mai fatto prima, ora però…” Li informò la rossa.
“Ci stavi facendo un favore prima. Non credo che partecipare a quelle riunioni sia in cima alla lista dei nostri desideri.” Replicò James.
“Non sono male!” Ribatté lei indignata.
“Forse no, ma non ci ispirano, veramente, stiamo benone così.” Rifiutò Remus cortese.
“Come volete.” Li accontentò Lily, poi notò Severus che usciva dalla sala lanciandole uno sguardo stranamente gelido. “Ehm, io vado. Ma grazie di… grazie.”
Per il resto del pomeriggio la guerra con i colori continuò nel modo più vivace possibile dato che vi prese parte anche Silente in persona.
Quando giunse sera i Malandrini si riunirono sulla riva del Lago Nero mentre le uova smettevano di ricrearsi, il tramonto illuminava i quattro ragazzi riflettendosi sull’acqua.
“Gran bella giornata.” Commentò James.
“Oh, si. Ora però ci saranno pochi giorni di vacanza.” Ricordò Sirius stiracchiandosi.
“Già, vacanza… aspettate… Noi dobbiamo scegliere le materie per il prossimo anno durante queste vacanze!” Gridò Remus saltando in piedi.
“Si lo sappiamo, sei l’unico che se ne è dimenticato.” Gli fece notare Star tranquillissima.
“Mi ero detto che avrei scelto accuratamente e ci avrei pensato bene! Ora ho solo domani!” Sbottò Remus.
“Eh già. Comunque noi non abbiamo ancora finito.” Cambiò argomento James.
 
 
………..
 
Nei sotterranei, nell’elegante ufficio del professor Lumacorno, si stava svolgendo una cena molto tranquilla.
“Non sono venuti, vero?” Chiese il professore a Lily.
“Non hanno accettato l’invito.” Spiegò lei sospirando.
“Peccato peccato. Chissà perchè? Sei sicura che abbiano capito bene l’orario?” Chiese il professore educato come sempre.
All’improvviso la porta si aprì un pochino e quattro oggetti grandi quanto un uovo volarono nella stanza.
“GRANATE!” Gridò un ragazzo nato Babbano lanciandosi dietro un divanetto e fu l’unico a riuscire ad evitare di essere colpito in pieno dall’esplosione di quelle uova colorate che coprirono anche quello studio di polvere colorata.
“Penso che questa sia la loro risposta.” Commentò Lily coperta di colore come tutti.
“Capisco.” Sbuffò il professore tentando di liberarsi gli occhi.
Fuori dalla stanza i Malandrini corsero via ridacchiando e dandosi il cinque.
 
………
 
Il girono dopo i ragazzi scelsero le materie per il terzo anno. Sirius e James cercarono quelle più semplici come Babbanologia e Cura delle Creature Magiche, mentre Remus e Star le scelsero praticamente tutte tranne Divinazione.
 
……….
 
Finalmente giunse anche il girono della volata dei Grifondoro.
Jordan e Star consegnavano le scope a chi non ne aveva una mentre Sirius e James scrivevano i nomi di chiunque riuscisse a stare a cavallo della scopa per più di cinque secondi, tempo che per loro andava abbastanza bene per poter consegnare la maglia a fine giornata.
“Allora sono tutti in aria?” Chiese Malcom a Jordan.
“Si, certo.” Affermò il capitano prendendo a sua volta una scopa e alzandosi in volo con Star al suo fianco.
“Ho il permesso di divertirmi, capitano?” Scherzò la ragazza.
“Permesso accordato, ma non farti male, c’è la finale fra un po’ e vorrei che tu fossi tutta intera per quel giorno.” Si raccomandò Jordan.
“Si, tranquillo.” Star sfrecciò via raggiungendo i suoi amici. Remus pareva averci preso un po’ di più la mano a volare, infatti era più sicuro nei movimenti.
“Allora ragazzi, che ne dite di una bella gara di velocità?” Propose la ragazza.
“Ci sto!” Urlarono James e Sirius.
“Perderò!” Decretò Remus sorridendo comunque e partendo con loro.
Tutto fu velocissimo in confronto ai lunghi preparativi. Presto la giornata finì e i Grifondoro uscirono dal campo di Quidditch ritirando le maglie rosse con la scritta in oro “Secondo raduno dei Grifondoro, io ho volato” e sotto il tempo esatto di volo personalizzato per ognuno, ovviamente. Nel retro capeggiava un leone tutto d’oro a cavallo di una scopa disegnato dalle esperte mani di Sirius accompagnate da quelle strabilianti di Star.
Durante la cena tutti i Grifondoro esibivano le loro maglie pavoneggiandosi per il tempo trascorso in volo. Mentre le altre Case li guardavano invidiosi di tale unione.
La festa continuò nella Sala Comune con della Burrobirra rubata da Hogsmeade e tanti cori. Gli stendardi che sventolavano e un certo boccino finto che svolazzava placido sopra tutto e tutti, ammirato o meno. I ragazzi inneggiavano, le ragazze chiacchieravano e tutto si svolse nella più completa unità. Persino i Malandrini, di solito sempre insieme si separarono per fare nuove amicizie e parlare con altre persone.
La McGranitt venne a porre fine ai festeggiamenti con estrema gentilezza quasi fosse, per la prima volta, dispiaciuta nel dover dare un ordine.
Tutti filarono nei loro letti. Tutti, tranne due fratelli che stretti sotto il Mantello dell’Invisibilità si avviarono verso una torre abbandonata e a molti sconosciuta salendo delle scale di legno scricchiolante e ritrovandosi in una piccola stanzetta circolare piena di polvere e vecchia roba ma con un’enorme finestra e un largo davanzale. Si sedettero lì fissando le stelle.
“Come stai?” Le chiese James. Non le faceva quasi mai quella domanda ma quando lo chiedeva esigeva assoluta sincerità.
“Benissimo, non riesco a credere che sia la mia vita ma lo è! James è così bello, mi sono divertita così tanto in questi giorni e pensare che per la prima volta, finito quest’anno, non dovrò tornare in Orfanotrofio mi fa sentire leggera e libera. Io sono libera.” Sputò fuori tutto d’un fiato Star, con gli occhi che le brillavano per l’emozione.
“Dennis?” Domandò ancora suo fratello.
“Dennis è un caro ragazzo, non è troppo invadente e non mi chiede in continuo di uscire, sa rispettare i miei spazi e quando siamo io e lui mi sento bene, non come quando sto con voi ma bene. E’ penso l’unico ragazzo dopo di voi di cui sto iniziando a fidarmi, con mooolta lentezza, ma sto iniziando.” Raccontò lei felice e orgogliosa di sé stessa.
Stettero in silenzio per alcuni minuti.
“Star?” La ragazza poggiò la testa sulla spalla di James mentre lui estraeva da sotto i suoi vestiti un cordino in cuoio con un ciondolo blu cobalto a forma di lacrima, la sostanza volteggiante in esso ribolliva tiepida e allegra. “Cosa hai fatto?”
Lei lo guardò affondo negli occhi. “L’incantesimo che Silente mi aveva consigliato di provare.” Cominciò decisa. “E’ un incantesimo di trasferimento di un pezzo della propria anima in un’altra persona grazie all’amore profondo e ad una forte fiducia. Tu ora hai veramente un pezzo della mia anima con te e più avanti quando ti sentirai pronto potrai lasciarmi un pezzo della tua, basterà solo che tu la lasci.”
Passarono attimi silenziosi, i gufi fuori stridevano nella notte mentre l’aria dolce di primavera li investì in pieno con un piccolo soffio di vento.
“Tu l’hai fatto davvero?” Si sorprese James.
Star annuì piano senza smettere di guardare in quei profondi occhi nocciola.
“Ti lascio la mia. Ora, subito. Senza esitazioni, prendila.” La incoraggiò lui.
Sua sorella respirò a fondo, un sorriso commosso le apparve in viso per la prima volta. “Ti svelo un segreto perché tra noi non ce ne sono: Prima che io ti donassi un pezzo della mai anima…”
In quella piccola pausa James vide i suoi occhi sorridere, letteralmente, pieni di fiducia.
“…prima, molto prima… tu mi avevi già lasciato un pezzo della tua. La custodisco gelosamente da allora. E non la lascerò mai.”
Fratello e sorella si abbracciarono forte con i piedi a penzoloni nel vuoto, contro il cielo pieno di stelle che li fissavano sorpresa da tutto quell’amore.
 
 
 
*****************
 
Grazie mille o cielo divino! Finalmente ho finito questo enorme parto di capitolo che mi ero detta avrei finito presto perché è estate…. Mi sbagliavo… Ora io sto per partire e lascio questo mio lavoraccio nelle mani di Triskell che sarà così gentile da inviarlo perché io non avrò una mazza di connessione perché vado al mare!
Bene.
 
Ciao ciao




Salve, sono Triskell, e sono qui solo per pubblicare questo stupendo capitolo, non mi dilungo troppo perchè è molto tardi e sono appena tornata da 4 ora di macchina quindi sono stanca. Spero che il capitolo vi piaccia come piace a me =)
Alla prossima,
Triskell_

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Capitolo 16
*** Il pontile ***


Maggio cominciò allegro portando un gran caldo ad Hogwarts, gli studenti cercavano continuamente di uscire nel parco dove, sotto l’ombra degli alberi, il vento fresco offriva un po’ di pausa da quella calura.
Gli esami erano alle porte e ormai si parlava di ripassi dell’ultima ora. Ovviamente tranne per James, Star e Sirius che ancora non si erano decisi a mettersi a studiare e quel giorno Remus stava insistendo particolarmente.
“…quindi mettete che vi boccino, bocceranno solo voi due, ragazzi, perché Star è troppo intelligente per essere bocciata e quindi saremo divisi, magari i tuoi genitori Sirius sceglieranno di ritirarti dalla scuola e continuare la tua istruzione a casa e poi non potremmo più vederci e cosa faremo se…”
“Ok, basta, ti prego! Finiscila con questi scenari funesti!” Lo rimproverò Sirius mentre camminavano svogliatamente per il parco cercando di occupare il tempo vuoto prima della cena.
“La finisco se studiate.” Ribadì cocciuto Remus.
“Ha ragione, sapete? Dai fatelo per me, studiate almeno un pochino, so che siete bravissimi! Per favoooore!” Star sfoderò i suoi occhioni dolci e i due ragazzi la fissarono sospirando già sconfitti.
“Come vuoi!” Sbuffò James. “Però ci portiamo i libri qui fuori! Col Bolide che studiamo dentro dove si muore di caldo!”
“Bene.” Sospirò Remus sollevato.
I Malandrini corsero a prendere i loro libri e poi tornarono all’aria aperta, sedendosi all’ombra di un albero vicino alla riva del Lago Nero. Aprirono i libri e cominciarono un blando ripasso degli argomenti.
“Quindi per l’incantesimo d’acqua?” Chiese Star.
“Aguamenti.” Risposero in coro James e Sirius agitando pigramente le loro bacchette che spruzzarono acqua limpida.
“Ok, con Incantesimi ci siamo. Passiamo a Pozioni.” Propose Remus felice.
“No, pozioni no!” Supplicò Sirius.
“Sono noiose!” Gli diede man forte James.
“Si, ed è una delle materia in cui andate peggio quindi avete più bisogno di un ripasso.” Insistette Star sorridendo.
“Ricordate quando il primo aprile abbiamo incantato questo pezzo di parco e c’erano le montagne russe e tutto il resto?” Cercò di distrarli James.
“Si, non sembra sia passato più di un mese.” Continuò Sirius.
“Già.” Mormorò Star, lo sguardo perso nel vuoto e la mente che la riportava a quel giorno. Poi si riscosse in fretta. “Non cercate di farmi perdere in giro!” Li rimproverò lei.
“Si, è inutile, tanto vi tocca studiare comunque. Forza!” La aiutò Remus.
“Invece è ora di cena, quindi basta studiare.” Annunciò James dopo un’occhiata attorno a sé.
“E come fai ad esserne così certo?” Gli chiese Star.
 
“Ehm… guardati attorno: se ne stanno tornando tutti al castello.” Le fece notare Sirius.
“Va, bene andiamo a cena.” Si arrese Remus.
“Si giusto, continueremo sta sera.” Decretò la ragazza.
Rientrarono insieme agli altri studenti litigando ancora sulla questione studio e si accomodarono in sala grande senza nemmeno tornare alla torre per poggiare i libri.
Dopo cena vinsero Star e Remus e James e Sirius furono costretti sui libri sotto gli sguardi increduli di molti Grifondoro.
“Scusateci, vorremmo parlare con James.” Due ragazze del primo anno interruppero quel momento culturale.
“Si?” Chiese quest’ultimo sollevando il viso lieto di quella pausa, ma la sua allegria finì non appena riconobbe le sue due interlocutrici.
“Potete gentilmente andare a parlare da parte? Vorrei continuare a spiegare questo argomento a Sirius, ovviamente se non vi dispiace.” Domandò gentile Star.
Le due ragazze annuirono e attesero che James le seguisse in disparte.
“Chi erano poi, bho!” Fece Star chinando di nuovo la testa su un libro.
“Come, non ti ricordi chi sono?” Le chiese Sirius ridacchiando. La sua amica lo guardò vacua. “Sono le due ragazze che James ha conosciuto quel giorno in cui ci hai chiesto di andare a cercarci una fidanzata.” Le spiegò lui.
“Io avevo detto a mio fratello di cercarsi una ragazza, e poi voi l’avete trasformata in una sfida, comunque è da quel giorno che non le vedo. Perché ora cercano James?” Lo interrogò lei.
“Perché? Perché lui non ha più parlato con loro da quel giorno, ecco perché!” Le rispose con ovvietà.
“Invece tu hai parlato molto spesso con quella ragazza più grande, vero?” Cercò di stuzzicarlo Star.
“Io? Si, certo. Abbiamo parlato anche abbastanza spesso, di questo di quello…” Cominciò a raccontare il ragazzo ma lei lo bloccò sorpresa.
“Non ci credo! E quando?! Sei sempre stato con noi!”
“In realtà nè lui nè James erano con noi quando abbiamo studiato in biblioteca negli ultimi tempi.” Le ricordò Remus.
“Già, e poi ci sono le notti.” Aggiunse Sirius con il suo ghigno.
“Sei un fenomeno!” Commentò Star stupefatta.
James tornò.
“Allora?” Lo aggredì sua sorella.
“Allora sarà meglio se io mi inventi una bella uscita romantica per una di loro due.” Sbuffò James.
“Studiare è meglio ora, vero?” Gli chiese Remus soddisfatto.
“Forse si.” Sospirò James.
“Comunque, a proposito di quella sfida che hai perso… tu devi indossare delle mutande sulla testa, diciamo fino alla fine dell’anno scolastico, e in più, niente occhiali!” Ricordò Sirius.
“Eh, no! Puoi farglielo fare dopo gli esami ma fino a quel momento voglio che vi concentriate.” Decise Remus con man ferma.
“Bene, ci vediamo dopo gli esami Capitan Mutanda.” Soffiò Sirius nell’orecchio di James che gli fece il verso.
 
………….
 
Finalmente venne l’ora della grande finale di Quiddicht: Serpeverde contro Grifondoro, un classico nella storia di Hogwarts.
Mentre sorprendente fu il fatto che quando quella mattina Star salì nel dormitorio dei ragazzi per svegliarli vi trovò solo Peter che le disse che i suoi amici erano già scesi. Stupita da quel fattore scese in Sala Grande a sua volta.
James e Sirius sedevano con tutta la squadra al completo e il tavolo di Grifondoro accolse il suo arrivo tra battiti di mani. Prima di sedersi con loro Star lanciò uno sguardo e Remus che le sorrise timido dal fianco di Lily e le altre ragazze del terzo anno.
“Ok, sarà semplice, una passeggiata. I Serpeverde hanno vinto con molte slealtà fin ora ma questa volta Madama Bumb li marcherà stretti, al primo fallo sono spacciati e quando sono costretti a giocare pulito sono deboli e facili da sconfiggere. Ce la possiamo fare, abbiamo la Coppa assicurata anche quest’anno. Ovviamente tutto dipende da quanto James sarà svelto ad acciuffare il Boccino, ricorda amico: più presto lo acchiappi, meglio è, se quelli segnano troppi punti vinciamo la partita ma perdiamo la Coppa.” Questo fu il discorso di Jordan, dopo di che perse un po’ del suo smalto sorridente e non toccò quasi cibo, come nemmeno James.
Sirius e Star capivano la sua pressione, anche loro ne provavano un po’, infondo si giocavano la Coppa per la prima volta ma loro due facevano gioco di squadra in ogni momento e non avevano chissà quanto margine d’errore, mentre James… Sulle sue spalle gravava il destino della squadra ed era solo, completamente solo.
Le condizioni erano perfette quando la squadra di Grifondoro scese fino al campo prima che tutti gli studenti finissero la colazione, forse l’unico problema era il troppo sole, quel maledetto batteva convinto bruciando la pelle e accecando gli occhi.
“Perfetto, speriamo solo che i tuoi occhiali ti proteggano invece di peggiorare, è difficilissimo vedere il Boccino in queste condizioni.” Commentò Robin.
“Finiscila, James può farcela.” Lo ammonì Star scherzosa battendo su una spalla al fratello che silenzioso e ricurvo si apprestava ad entrare nello spogliatoio. Sirius si avvicinò al lato opposto di sua sorella.
“Tranquillo, ci siamo noi. Tu fissati sul Boccino e dimentica tutto il resto, nemmeno un Bolide ti passerà vicino, promesso.” Lo incoraggiò il suo amico.
“Grazie.” Mormorò James.
Star si cambiò appartata e poi si unì al resto della squadra, era ancora una delle poche ragazze a giocare a Quidditch, lo trovava stupido; molti, i Serpeverde soprattutto, credevano che le ragazze non sapessero giocare bene quanto i ragazzi.
Jordan guardò la sua squadra e sospirò. “Comunque vada, vorrei solo che Tom fosse qui, siete la miglior squadra mai messa insieme da sempre.”
Uscirono sotto lo scroscio di applausi. James, Sirius e Star si voltarono verso le tribune e i loro sguardi si fermarono sullo stesso punto: Remus che sventolava il loro lenzuolo decorato aiutato da Peter e anche dalla Evans.
Si misero in posizione con il cuore in gola. Madama Bumb fischiò l’inizio.
“Bene, finalmente questa partita tanto attesa è cominciata. Abbiamo visto la squadra di Grifondoro distinguersi nelle altre partite per la sue bravura e le sue tecniche a dir poco inusuali, oggi che cosa dovremmo aspettarci mentre sfidano Serpeverde? Intanto la palla è già nelle loro mani, come sfrecciano signori! Ed ecco! Già dieci punti per Grifondoro! Grazie anche ad un tempestivo intervento del Battitore Black che ha bloccato un Bolide prima che atterrasse Greg.”
“Grazie amico!” Greg batté il cinque a Sirius mentre volavano in direzioni diverse.
Star lanciò uno sguardo a suo fratello, lo vide aggrappato alla scopa in un modo che non gli apparteneva a scrutare il cielo, fermo immobile. Mai lo aveva visto così disperato e più i minuti passavano più le dita si stringevano al manico di scopa.
Tirò il Bolide che Sirius le aveva passato, deviandolo da Jordan, dritto addosso al Cacciatore di Serpeverde in possesso di palla ma la Pluffa venne acciuffata da un suo compagno di squadra mentre lui scendeva di parecchi metri con la mano stretta sullo stomaco.
“Serpeverde segna. Inutile ricordarvi che Serpeverde è in vantaggio nella Coppa di 150 punti esatti e che quindi se dovesse passare in vantaggio la cattura del Boccino da parte di Grifondoro risulterebbe inutile.” Gridò il cronista.
In quel momento James andò nel panico, cominciò a svolazzare in giro con troppa velocità per poter vedere qualsiasi cosa, figurarsi la minuscola pallina d’oro.
Sua sorella gli si parò davanti. “Datti una calmata. Puoi farcela, ok? Come hai sempre fatto, James sei il miglior Cercatore esistente sulla facci della terra. Nervi saldi. Controllati.”
Mentre la ragazza diceva queste parole il ciondolo che James indossava sotto i vestiti cominciò a scottare lievemente, il ragazzo si portò una mano al cuore dove quel calore si stava diffondendo. Annuì a Star e partì con calma e determinazione.
Quando si voltò Star fece solo in tempo a vedere una macchia nera schivarla di poco e il tonfo sordo che conosceva troppo bene: un Bolide aveva colpito qualcuno.
Sirius precipitò per parecchi metri prima che la ragazza riuscisse ad acciuffarlo e fermare la sua corsa.
“Hei, non mi lasciare sola sul campo, ho bisogno della tua immensa bellezza per giocare.” Scherzò lei.
Sirius ghignò piegato in due sul manico di scopa, la spalla destra completamente fuori dalla sua sede, alzò lo sguardo e per ringraziarla ma i suoi occhi si bloccarono su una figura dietro di lei. “James.” Sussurrò il ragazzo.
La scritta Potter brillava squarciata dal vento mentre James puntando dritto la scopa verso il terreno si spostava a destra e poi a sinistra compiendo giravolte mentre cercava di evitare i Bolidi che i Battitori di Serpeverde gli sbattevano contro.
“Stai fermo qui e riprenditi, vado io.” In un attimo Star colpì un Bolide diretto alla testa di suo fratello e lo spedì dall’altra parte del campo colpendo in pieno il Cacciatore di Serpeverde con la Pluffa.
“Wow, che tiro! Preciso pulito e distintissimo! Deve aver colpito quel Bolide con una forza da divinità per riuscire a farlo andare così dritto così a lungo e colpire così forte.” Commentò il cronista.
James volava ora in orizzontale ma sempre velocissimo cercando di raggiungere la pallina dorata di fronte a sé, il Cercatore di Serpeverde gli stava dietro e sopra l’altro Battitore avversario si preparava a lanciargli contro un altro Bolide. Il tiro era precisissimo ma Star fu in mezzo più veloce e precisa, intercettò anche quel Bolide volando vicino al Battitore e lo scaraventò addosso ad un altro Cacciatore di Serpeverde.
Soddisfatta si voltò e vide che la mano di James era ormai a pochi centimetri dal Boccino e suo fratello oramai era così distante mentre l’altro Bolide lanciato dall’altro Battitore così vicino.
Come un fulmine Sirius batté, la mazza impugnata di sinistra, un Cacciatore di Serpeverde ormai al tiro in porta venne colpito, e James afferrò quella pallina sfuggente.
“GRIFONDORO VINCE E NON SO COME! GRIFONDORO VINCE E NON SO COME!” Continuava a gridare il cronista. In breve tutti gli spalti si svuotarono, gli studenti si riversarono sul campo per abbracciare i componenti della Squadra.
Jordan, venne a sapere Star dopo, aveva segnato in modo magnifico riconquistando il vantaggio su Serpeverde e il colpo di Sirius aveva fermato un tiro che probabilmente avrebbe portato alla parità. Silente consegnò la Coppa a Jordan, era stato un mito. Jordan la passò a James, che non si sa nemmeno se avesse notato la pioggia di Bolidi su di lui. James la passò a Sirius, che era bianchissimo ma se ne fotteva allegramente mentre Madama Chips cercava di raggiungerlo per curalo. Sirius passò quella coppa dorata a Star e lei la passò agli altri suoi compagni finché non tornò a Jordan e lui e James la sollevarono insieme al cielo.
Festa è una riduzione di quello che avvenne dopo. La squadra fu portata in spalla a fare un giro del parco, persino Hagrid uscì dalla sua capanna per applaudire e unirsi ai cori.
Per tutto il pranzo in Sala Grande tutti quelli della squadra bevvero solo dalla Coppa passandosela ancora, uscirono di nuovo, tutti i Grifondoro, e gettarono la squadra nel Lago e poi ci si buttarono anche loro. L’acqua era ancora un po’ fredda ma il sole era caldissimo e loro erano esaltati da morire.
Schiamazzi urla e giochi per l’intero pomeriggio, i Grifondoro non mollarono la Coppa nemmeno dopo cena quando ormai molte voci cominciavano ad essere rauche per via del troppo gridare e cantare in coro, ma erano felici, si portarono la Coppa anche in Sala Comune, niente alcol, non serviva quella sera. Ogni emozione era viva in loro, i racconti, i dettagli, ognuno li aveva vissuti in un modo e quello era il momento di spiegarli agli altri. La Coppa brillava illuminata dai raggi della luna mentre tutti dormivano sfiniti da quella giornata e il sole ormai si apprestava a sorgere sulla Sala Comune di Grifondoro gremita di ragazzi stesi a terra, i posti sul divano e sulle poltrone erano solo per la squadra.
Sirius con  il braccio destro fasciato stretto anche se ormai era guarito perfettamente steso nel divano con i piedi di James accanto alla testa e ovviamente i suoi piedi accanto a quella dell’amico, Star era raggomitolata sopra di loro poggiando la testa sull’addome del fratello, Remus steso vicino a loro ma a terra.
Non seppero mai chi fece loro la foto di quel momento, fatto sta che se la ritrovarono pochi giorni dopo sul letto di James e a loro piacque tantissimo.
 
…………..
 
 
La luna piena di maggio precedette di poco gli esami. Questa volta Remus non aveva scuse per Star, era anzi felice che lei venisse con lui durante quelle notti, ora che sapeva di non doverle fare male.
Quel venerdì quando Piumadoro cominciò a giocare con Lunastorta, James e Sirius chiacchierarono tranquilli in proposito ai programmi per l’estate.
“Quindi dici che i tuoi genitori mi aiuteranno a parlare con i miei e chiederanno loro di lasciarmi venire a casa vostra?” Chiese Sirius.
“Ma certo! E non solo! Vedrai, quest’estate i miei vogliono fare una sorpresa a Star, non so bene cos’è ma mi hanno dato qualche indizio. Sarà un’estate fantastica!”
“Che tipo di indizio?” Si incuriosì Sirius.
“Dicono che per farle questa sorpresa dovremo usare un mezzo di trasporto per le lunghe distanze.” Rivelò James.
“Un viaggio! Ma è spettacolare!” Si esaltò il ragazzo saltando in piedi.
James lo tirò giù afferrandolo per un braccio. “Hey, frena l’entusiasmo! È una sorpresa per Star!”
“Giusto, ma tu porterai anche il tuo amore segreto con te, ovviamente.” Scherzò Sirius.
James si voltò di scatto e per un secondo ebbe l’espressione di chi era stato colto in flagrante ma poi percepì l’aria scherzosa. “E chi, tu? Naaa, non credo che ti porterò, a meno che tu non mi preghi in ginocchio.”
“Sono qui, in ginocchio per te.” Cominciò Sirius mettendosi effettivamente in ginocchio e usando un tono tutto moine e finzione. “Ho bisogno della tua compagnia per vivere!”
I due ragazzi scoppiarono a ridere talmente forte che sentirono il lupo sbattere contro la porta alle loro spalle e Star mugugnare come un animale infastidito.
I due incassarono la testa fra le spalle con un sorrisetto colpevole.
Presto si fece mattino e come da piano i Malandrini salutarono Remus dicendogli che essendo sabato avrebbe fatto meglio a riposare nella Stamberga e che l’avrebbero aspettato a colazione fra qualche ora.
Così Remus disse a Madama Chips che sarebbe rimasto lì ancora per un po’ e si apprestò a passare delle silenziose e solitarie ore, non avrebbe voluto ma i suoi amici avevano insistito così tanto. Non erano passati neanche un paio di minuti che udì un tonfo pesante nella stanza delle scintille, seguito da un’imprecazione soffocata. Sorrise aprendo piano la porta della stanza.
“Ciao Rem!” Lo salutò Star a braccia aperte mentre dietro di lei Sirius e James tentavano di nascondere qualcosa dietro i loro corpi. La ragazza gli si avvicinò sorridendo e gli coprì gli occhi con le mani. “Scusaci ma non siamo ancora pronti.”
Remus sentì solo dei lievi trambusti e il borbottare dei suoi due amici e poi finalmente Star lo lasciò.
Il loro lenzuolo era steso a terra e sopra tutto il necessario per un ottimo Brunch, la stanza era stata pulita a fondo, persino il letto era stato aggiustato e le lenzuola profumavano di fresco. La grande finestra era aperta, per un attimo il ragazzo si preoccupò che i suoi amici fossero stati così incoscienti da spalancare il balcone che dava verso il villaggio ma poi si accorse delle cime degli alberi che alti proteggevano quella facciata della vecchia casa. L’aria era fresca ma estiva e il cinguettio degli uccelli arrivava a loro forte e allegro.
“Dunque? Vuoi mangiare o no?” Gli chiese Sirius impaziente.
“Si, certo!” Rispose Remus colto di sorpresa, si sedette a terra ancora frastornato.
“Abbiamo tutto il giorno se vogliamo.” Lo aggiornò James. “Quindi poi una bella partita a spara scintille ce la facciamo.”
“Volentieri.” Accettò Remus, ma i suoi pensieri rimanevano ancora attaccati ai doveri, come il ripasso per gli esami della settimana successiva. Star lo guardò dritto negli occhi ambra scuro. “Dai, ci pensiamo domani. Prenditi una pausa.” Lo pregò con dolcezza, il ragazzo annuì e sorrise cominciando a mangiare.
I Malandrini scherzarono, risero, mangiarono, quella stanza si riempì di ricordi ancora più di prima.
Appena finirono James si chinò sulla sua borsa per rimetterci dentro i bicchieri, i piatti e il lenzuolo ma proprio in quel momento delle scintille colorate lo colpirono proprio sul sedere colorandolo di blu cobalto. Il ragazzo si voltò scioccato.
“Chi ha osato?!” Domandò con una falsa voce profonda da cattivo della fiabe. Star sorrise colpevole accanto a Sirius e Remus soffiando sul suo indice soddisfatta.
“Maledetta.” James sfoderò la sua bacchetta pronto a colpire ma James e Sirius lo bloccarono sparando scintille prima di lui.
Nuovamente la stanza si riempì di colori luminosi, di grida e risate, la luce che entrava dalla finestra piano piano si fece sempre più calda e arancione.
“Ragazzi sarà meglio tornare al castello.” Propose infine Sirius.
“Giusto, io sto morendo di fame.” Calcò James passandosi una mano tra i capelli.
Così uscirono di nascosto dall’albero in due giri sotto il Mantello e sbucarono dalla foresta Proibita completamente colorati di scintille, molti sguardi si voltarono verso di loro stupefatti.
“Ma li avete visti?” Sussurrò una ragazza alle sue amiche.
“Sembrano ricoperti di diamanti!” Mormorò qualcun altro.
“Da dove saltano fuori?” Chiesero ancora.
Il chiacchiericcio su di loro aumentò sempre di più mentre i quattro ragazzi camminavano spavaldi diretti verso il lago scintillando alla luce arancio del sole.
“Chissà cosa pensano che abbiamo fatto?” S’incuriosì Star.
“Si inventeranno di quelle storie assurde!” James si passò una mano tra i capelli facendo cadere alcune scintille.
Arrivati in riva al lago vi si gettarono dentro senza pensarci due volte, il colore si disciolse facendo luccicare l’acqua. I Malandrini uscirono completamente zuppi ma perlomeno senza luccicare più come ricoperti dalle lucine di Natale di qualche Babbano, e si stesero a terra fissando il sole che cominciava a scendere nel cielo.
“Ragazzi, che spettacolo il lago!” Gridavano tutti attorno a loro.
“Bella giornata.” Commentò Remus allegro mentre il vento asciugava le loro divise.
“No, questa era un a gran bella giornata!” Lo corresse James battendo il cinque a Sirius.
“Vorrei fare un pontile.” Fece Star all’improvviso.
“Un pontile?” Le chiese Sirius stupefatto. “E perché mai?”
“Non lo so. Credo che sarebbe bello avere un pontile sul Lago. Sarebbe il nostro posto, e poi immagina i tuffi.” Spiegò lei.
“A che pontile sia!” Aggiudicò James.
“Certo, ma solo dopo gli esami!” Ricordò loro Remus e fu preso di mira con spinte amichevoli.
Quella notte tutti si sporsero dalle finestre per ammirare il lago sfavillante di mille colori. Hogwarts illuminata da quelle luci sembrava ancora più magica.
 
…………
 
Gli esami cominciarono e finirono, per i Malandrini andarono meglio dell’anno prima anche grazie al ripasso della domenica ordinato da Remus in persona. Non furono poi così difficili ma sicuramente abbastanza sfiancanti da far restare in letargo per l’intera mattinata di sabato tutti gli studenti del secondo anno.
Tranne i quattro ragazzi che alle prime luci del sole si presentarono nell’ufficio di Silente in abiti da lavoro, ovvero jeans dal ginocchio per i tre ragazzi e salopette di jeans per la ragazza e tutti con una maglia a maniche corte delle stesso colore delle loro All Star, che ovviamente stavano indossando, tranne per Remus che aveva la T-shirt dello stesso sfumatura dei suoi occhi, colore che secondo Star gli donava di più del nero.
“Professor Silente,” Attaccò James. “Noi vorremmo costruire un pontile su una sponda del Lago.”
Il preside sospirò. “Ah, si?”
“Già. Sarà fatto nella più totale sicurezza e ci lavoreremo solo noi quattro usando assi di legno che Hagrid ci ha procurato con gli alberi caduti nella foresta e…” Cominciò a spiegare Star.
“Vi siete fatti fare la assi prima di sapere la mia risposta, cosa ne farete se vi dirò di no?” La interruppe Silente.
“Hagrid dice che può tranquillamente riutilizzarle per uno steccato o riparazioni varie.” Rispose pronto Remus.
“Ma la sua risposta è si, ovviamente, vero?” Insistette Sirius supplichevole.
“Va, bene. Potete costruire questo pontile ma con la supervisione di Hagrid.” Acconsentì il preside.
“Era esattamente quello che le stavo spiegando se lei non mi avesse interrotto giusto a me…” Brontolò Star infuriata ma suo fratello le premette la mano sulla bocca trascinandola fuori dallo studio e ringraziando Silente insieme ai suoi amici.
“Tieni a freno la lingua o col Bolide che riuscivamo a farci dire di sì.” La rimproverò Sirius.
“Tecnicamente aveva già detto di sì.” Ribatté acida la ragazza.
“Si, come vuoi sorellina. Andiamo, mettiamoci al lavoro.”
I Malandrini scesero nel parco e scelsero una riva poco frequentata e un po’ nascosta da sguardi indiscreti grazie agli alberi della foresta.
“Bene, se avete deciso di accucciarvi qui, porto la legna, che dite?” Chiese Hagrid.
“Ah, tranquillo ce ne occupiamo noi, tu torna pure al tuo lavoro, per far felice Silente basterà che tu venga a controllarci di tanto in tanto.” Lo liquidò con grazia Star.
“Bene!” Il guardiacaccia si allontanò.
“Prima di iniziare vorrei cominciare con qualcos’altro: ovvero la punizione di James. Prego, le tue mutande.” Sirius porse all’amico un paio di boxer rosa con degli orsacchiotti azzurri.
“Dove li hai trovati questi orrori?” Commentò James infilandoseli in testa.
“In un negozio a Hogsmeade e non ti lamentare, dovrei toglierti anche gli occhiali ma sono buono e finché lavoriamo al pontile te li lascio.” Lo ammonì Sirius.
Star fissò il fratello senza nemmeno tentare di reprimere le risa, James era così buffo.
Si misero all’opera piano piantando per primi dei grossi e lunghi pali nel fondo del lago, dovettero entrarvi a nuoto e Star chiese l’aiuto di alcune sirene per assicurarsi che quei legni possenti fossero perfettamente bloccati al suolo senza rischio che galleggiassero alzandosi o sprofondassero non appena del peso li avesse messi alla prova. Hagrid venne a controllare un paio di volte ma cominciò a venire sempre più di rado poiché notava che la situazione era sempre perfettamente sotto controllo, si stupì anche del fatto che i ragazzi venissero aiutati dalle sirene e il professor Kettlebum non perse l’occasione di passare lui stesso di lì per osservare da vicino quelle creature all’opera finché Star non lo cacciò via, con gentilezza, dicendo che metteva a disagio le creature acquatiche e loro avevano bisogno di lavorare in pace.
Passarono su quel lavoro tutta la mattina e anche un po’ del pomeriggio senza nemmeno fermarsi per mangiare. Si permisero una pausa solo quando tutti i pali di sostegno furono assicurati al fondale in modo da non spostarti nemmeno di lì a trent’anni.
“Dunque, chi sale a prendere un po’ di cibo? Qui moriamo tutti di fame!” Propose James.
“Perché non ci vai tu?” Gli domandò Sirius con un ghigno.
“Si, James, vai tu.” Lo appoggiò Star con un sorrisino furbo.
Il povero ragazzo fece un sorriso sarcastico ad entrambi come una smorfia e si alzò con aria di sfida. “Ci andrò.”
“Bene,” Fece Sirius e si alzò a sua volta brandendo la macchina fotografica. “vengo a vedere.”
Così si avviarono lasciando soli Remus e Star con gli abiti ancora umidi.
“Perché volevi tanto questo pontile?” Le chiese il ragazzo all’improvviso.
Lei alzò le spalle. “Mi piaceva l’idea e poi avevo un po’ di magia da sprecare.”
“Un po’ di magia da sprecare? Ma non ne hai usata abbastanza per Pasqua e per il Pesce d’Aprile?” Si sorprese Remus.
“Ma, no! Anzi, mi sembra che più uso la mia magia e più mi venga facile usarla.” Gli confidò la ragazza stendendosi sull’erba.
“E’ perché è come se ti esercitassi.” Le spiegò Remus.
“Vero, non ci avevo pensato.”
Lasciarono che i minuti scorressero placidi come il gorgogliare dell’acqua mossa dalla Piovra Gigante, infine quella quiete in cui i due ragazzi si erano immersi, spalla a spalla, venne interrotta bruscamente dalle risa di Sirius e dai brontolii di James.
“Questo idiota lo annego, appena finiamo il pontile il primo a fare il test del tuffo sarai tu.” Il ragazzo occhialuto minacciò il suo amico che se la rideva di gusto, la macchina fotografica in mano.
“Hei, voi due!” Li apostrofò Star. “Spero che perlomeno abbiate del cibo!”
“Oh, si, molto cibo!” La rassicurò Sirius alzando uno dei cesti che lui e James trasportavano.
Si sedettero insieme osservando il loro operato e prendendo in giro James.
“Quando la McGranitt l’ha visto gli ha chiesto se per caso avesse bisogno di parlare di qualcosa con lei, ha accennato anche a qualche disturbo!” Raccontò Sirius senza smettere un solo attimo di ridere se non per mangiare e bere. “E poi la gente rideva sempre, ogni persona che lo vedeva crollava giù dal ridere, una Corvonero completamente pazza del quarto anno ha voluto farsi una foto con lui! Semplicemente meraviglioso!”
“Oh, finitela!” Brontolò James.
“Ok, ok! Abbiamo molto lavoro ancora, forza!” Li incoraggiò Star saltando in piedi.
I tre ragazzi la imitarono e cominciarono a mettere le assi in orizzontale per fare la base del pontile. Era un lavoro abbastanza semplice ma molto faticoso, nonostante questo non ebbero bisogno dell’aiuto delle sirene.
“Avete finito?” Hagrid comparve in riva al Lago proprio quando i ragazzi stavano sistemando le assi nel bel mezzo del pontile.
“No, ne abbiamo ancora per un bel pò!” Gli gridò dietro James con un martello in mano.
“Si si, c’è già ora di mangiare su!” Li avvertì Hagrid.
“Ok!” Sirius spuntò fuori da sotto il pontile perfettamente asciutto.
“Come hai fatto?” Gli chiese Remus mentre Hagrid si allontanava salutandoli con la mano.
“A non bagnarmi dici?” Sirius alzò le spalle. “Mi sono tenuto aggrappato.”
Star alzò le sopracciglia scettica.
“Ok, è un po’ come il tuo incantesimo adesivo ma solo sulle mani e sui piedi.” Spiegò rassegnandosi Sirius.
“Dobbiamo creare quelle tavolette da lanciare dove vogliamo.” Ricordò loro James.
“Ma la finite di inventare cose da costruire!? Dobbiamo ancora finire questo dannato pontile!” Si esasperò Remus.
“Ah, abbiamo tanto tempo da riempire.” Si scusò Star prima di alzarsi e indirizzarsi verso il castello.
 
………….
 
Riuscirono a finire il loro pontile solo qualche giorno dopo, i Malandrini se ne stavano seduti all’estremità della loro opera compiuta con le gambe a penzoloni che sfioravano l’acqua sotto di loro quando sentirono un gran trambusto dall’altra parte del Lago dove di solito si radunavano gli studenti. Corsero a vedere cosa accadeva e scoprirono che erano usciti i voti degli esami, salirono fino in Sala Grande e Sirius e James rimasero alquanto sorpresi dei loro voti alti.
“Visto?! Ecco perché insistevo tanto, non vi serve studiare molto siete intelligenti, vi basta una ripassata.” Commentò soddisfatto Remus.
Dato che ormai erano al Castello cenarono e salirono nel dormitorio maschile per inventare una certa cosuccia. Gli studenti in Sala Comune saltarono in piedi allarmati parecchie volte quella sera a causa del rumore delle esplosioni provenienti dalla stanza dei Malandrini.
Quando finalmente Star scese in Sala Comune per andare a dormire nel suo dormitorio fu assalita da parecchie domande che evitò con grazia.
Qualche minuto dopo la sua sparizione nel dormitorio femminile si udì un urlo e Star ridiscese gli scalini con le mani a coppa bagnate d’acqua. James si precipitò in Sala Comune attirato dal grido della sorella, dietro di lui Sirius e Remus.
“Che succede?!” Le chiese allarmato prendendole il volto tra le mani.
“E’ morto Jack!” Urlò Star disperata mostrandogli il pesciolino argentato tra le sue mani.
“Oh, beh, vedrai che ora sta in un posto migliore.” La consolò James mettendole un braccio attorno alle spalle.
“Di sicuro sai che è ammesso in paradiso.” Fece Sirius.
“Perché?” Chiese lei già più calma.
“Ha vissuto con te per più di un anno! Come minimo lo fanno Santo!” Rispose Sirius scherzoso.
“Ma ti pare?” Gli chiese Remus così duro da far alzare un sopracciglio a tutti i presenti. “Siamo in lutto.”
“No, tranquillo Rem. Non è così grave.” Gli assicurò Star.
“Invece si che è grave e tu Sirius non sei d’aiuto.” Ribatté il ragazzo severo.
“Ehm, ok… io pensavo di buttarlo giù per il cesso e fine… nel senso… non è grave… era… solo… pesce… io… io vado… voi … tornate pure a fare… a fare quello che stavate facendo…” Balbettò Star preoccupata più per Remus che per il pesce defunto. “Si, io sto bene, Rem… tranquillo… Una stella cadente!” Esclamò infine indicando a terra. James e Remus si voltarono seguendo la direzione del dito della ragazza ma quando alzarono lo sguardo con aria interrogativa lei non c’era più.
“Io l’ho sempre detto che la gente si fa distrarre troppo facilmente.” Mormorò Sirius con fare di rimprovero.
Poco dopo Star tornò giù.
“Ecco! A posto! Tutto bene, niente più pesce, niente più tristezza!” Annunciò la ragazza.
“Ok, io vado a dormire.” Fece Sirius.
“Tutto bene, sicura?” Chiese Remus.
“Si… tranquillo.” Star sorrise. “Vai a dormire.”
Remus salì in dormitorio e James si voltò verso la sorella scrutando i suoi occhi, evidentemente non vi trovò nulla di problematico e rassicurato tornò tranquillo a dormire.
 
…......
 
“Quindi i tuoi genitori hanno già detto di si?” Chiese James a Remus risalendo sul pontile dopo un tuffo completamente vestito offertogli da Sirius.
“Si, esatto. Dicono solo che per quelle notti dovrò essere a casa.” Assicurò Remus.
“Bhe, ovvio, loro non sanno che staresti meglio con noi, e forse non lo sapranno mai.” Commentò Star chiudendo gli occhi per puntare il viso contro il sole e prendere un profondo respiro di quell’aria estiva.
“Questa è l’ultima sera ad Hogwarts ragazzi.” Ricordò loro Sirius.
“Vero, dovrà essere perfetta.” Decretò Star.
“Chi ha vinto la Coppa delle Case?” Domandò Remus.
“Ah, non so. Sai che non seguo con particolare attenzioni queste quisquilie. Intanto ci siamo aggiudicati di nuovo la Coppa del torneo di Quidditch.” Gli rispose la ragazza.
“Di sicuro non noi.” Lo tranquillizzò ridendo Sirius.
“Dai saliamo è ora di prepararci.” Propose Star alzandosi e infilandosi di nuovo le scarpe.
“Prepararci per cosa?” Le chiese sospetto Remus.
I suoi tre amici sorrisero malandrini avviandosi verso il castello.
“Eh, dai ragazzi! Non fate niente di cattivo! E’ l’ultimo giorno!” Gridò loro dietro Remus seguendoli di malavoglia.
James indossava ancora i ridicoli boxer sulla testa e Sirius gli tolse gli occhiali come faceva sempre quando si allontanavano dal pontile, il povero ragazzo era costretto a camminare con le mani in avanti quasi completamente alla cieca da quando avevano finito gli esami.
“Allora, che dovete fare?” Insistette Remus quando il gruppetto si fermò in un corridoio vicino ai sotterranei e Sirius restituì gli occhiali al suo amico che li indossò passandosi un mano tra i capelli.
“Rem, credevi veramente che non avremmo testato la nostra nuova invenzione?” Chiese di rimando Star sfilandosi dalla tasca una decina di piccole piastrine rettangolari color verde pastello che a detta di Sirius somigliavano a delle gomme Babbane chiamate Brooklyn.
“Cosa volete fare?” Si insospettì il ragazzo.
Ma proprio in quel momento passarono dei Serpeverde e tra loro, ovviamente c’era Severus che si distaccò dal gruppo per correre in contro a Lily. Esattamente in quel momento James gettò la prima piastrina davanti a Severus e per un attimo un rettangolo grande quanto un classico zerbino luccicò appena a terra, i piedi del ragazzo vi rimasero incollati appena lo calpestarono e egli crollò faccia a terra facendo appena in tempo a ripararsi il volto con le mai. La gente attorno a lui esplose in risate. Sirius lanciò la seconda piastrina ai piedi di Lily che traballò cadendo in ginocchio e si voltò infuriata verso di loro proprio mentre Star ne lanciava sei o sette su altri Serpeverde. In breve tempo quasi tutti rimasero bloccati con i piedi a terra.
“Ok, ragazzi non arrabbiatevi e cercate di trattenervela in caso doveste andare in bagno. Questa erano una piccola dimostrazione di una nostra piccola invenzione. Vi ringraziamo per averci fatto da cavie e vi assicuriamo che l’effetto cesserà nel giro di una manciata di minuti. Divertitevi!” Spiegò James sorridendo allegramente mentre coloro che erano rimasti liberi se la ridevano vedendo i loro amici impossibilitati a muoversi. Gli unici veramente su tutte le furie erano i Serpeverde e Lily che continuò a maledirli anche quando i quattro ebbero svoltato l’angolo.
Venne l’ora di cena e tutti gli studenti si radunarono in Sala Grande emozionati e un po’ tristi per la partenza imminente.
“Sentite ragazzi, mi sono arrivate all’orecchio voci che mi dicono che avete inventato uno scherzetto portatile niente male.” Disse Jordan sedendosi accanto ai Malandrini.
“Oh, si! Tieni, le abbiamo impacchettate come le Brooklyn.” Sirius tirò fuori un pacchettino a forma di  mattoncino con dieci piastrine impilate l’una sopra l’altra.
Jordan ne prese una. “Forte, come funziona?”
“La lanci a terra e se uno mette un piede sopra al rettangolo che appare per qualche attimo vi rimane incollato per un paio di minuti.” Spiegò James entusiasta.
“E’ geniale, avete mai pensato di venderle?” Chiese Malcom che aveva ascoltato tutto il discorso.
“No, non ci avevamo pensato in realtà.” Mormorò Star riflettendoci su.
“Ci hanno lavorato moltissimo, ma non credo che cercassero la fama, volevano solo divertirsi.” Confidò Remus ai due ragazzi.
“Silente!” Li avvertì Robin indicando verso il tavolo dei professori.
Il preside si era alzato in piedi. “Un altro anno è trascorso,” Cominciò aprendo le braccia come a volere stringere tutta la sala in un abbraccio. “e ne abbiamo viste delle belle! Cominciando dalla piccola Anne che rimarrà sempre nel cuore di chi l’ha conosciuta. Spero vi siate divertiti alle feste di Halloween, Natale e Capodanno, sono invece sicuro che il Primo Aprile e Pasqua siano state di vostro gradimento. E’ stato un anno intenso e divertente e sono lieto di annunciare che quest’anno molti meritevoli studenti hanno raggiunto delle medie molto alte anche per gli standard di Hogwarts. Ora vi annuncio finalmente la classifica delle Case.” Silente fece una breve pausa ad effetto sorridendo, Star sbuffò impaziente ma stette zitta. “Al quarto posto Grifondoro!” Gli applausi del tavolo furono caldi e ci fu un eccessivo trambusto per l’ultimo posto ma erano tutti felici, avevano vissuto un anno pieno ed emozionante, non c’era niente di meglio. “Al terzo posto: Serpeverde!” Gli applausi dei verde-argento invece furono freddi e si estinsero subito. “Al secondo posto: Tassorosso!” I tassi fecero un gran baccano, capitava poco spesso a loro di finire così in alto nella classifica. “E al primo posto, per il secondo anno di fila: Corvonero!” Le urla di esultanza e gli applausi durarono molto a lungo e Silente si risedette finendo di gustarsi la sua cena.
Nel momento del dessert mentre Star stava gustando un pasticcino al cioccolato il suo sguardo si perse nel vuoto ma in modo diverso rispetto a quando pensava a cose brutte, James la osservò con attenzione e le parve di vedere fili e fili di ragionamenti legarsi a un miscuglio di idee dentro la mente della ragazza che dopo poco sorrise piano e i suoi occhi si risvegliarono.
“Ragazzi,” Sussurrò sporgendosi in avanti in modo che nella confusione attorno a loro solo i suoi tre amici potessero sentirla. “domani si parte…” Per un attimo qualcosa di triste la colpì come se pensasse di dover di nuovo tornare all’orfanotrofio.
Suo fratello le prese una mano. “Si, torniamo a casa.”
Lei sorrise di nuovo ringraziandolo con lo sguardo. “Si… ma io voglio dare un saluto con stile ad Hogwarts. Non la rivedremo per tutta l’estate e mi mancherà moltissimo… quindi tenetevi pronti.”
I tre ragazzi la fissarono interrogativi ma Star riprese tranquilla a mangiare il dolce lasciandoli pieni di curiosità.
Cantarono l’inno prima di andare a letto e Silente si raccomandò che ognuno avesse pronte le valige per partire. Tornarono tutti alle rispettive Sale Comuni e i Malandrini si divisero.
 
…………
 
James si rigirò nel sonno e si aggrappò a un pezzo di stoffa che credeva fosse il lenzuolo attorcigliato accanto a lui, qualcosa nel sogno lo fece svegliare e aprendo piano gli occhi si ritrovò davanti Star, riuscì a mettere insieme alcuni dettagli come la propria mano che stringeva la maglia cobalto della ragazza.
“Forza svegliati.” Gli sussurrò lei sorridendo come se non riuscisse a trattenere l’emozione.
Il ragazzo si alzò a sedere e indossò i vestiti che indossava quando avevano costruito il pontile, lo fece solo perché anche suo sorella indossava quelli anche se in questo momento la parte alta della salopette era rivoltata in basso e le bretelle le sfioravano le cosce. Lei svegliò anche Sirius e Remus e prese il loro lenzuolo decorato sotto braccio.
Tutti vestiti uguali, All Star ai piedi, la seguirono silenziosi nei corridoi fino ad uscire all’aperto dove la ragazza cominciò a correre verso il lago aprendo il lenzuolo e tenendolo sulle spalle, lasciandolo volteggiare al vento.
I tre ragazzi corsero con lei sotto le stelle ridendo insieme finché non arrivarono al loro pontile e si fermarono all’inizio di esso senza fiato. Il lago era ancora pieno di riflessi luccicanti di scintille di mille colori.
I loro sguardi si incrociarono, sorrisi sul volto, occhi che luccicavano illuminati dalla luna e presero la rincorsa. Sembrò che il modo andasse a rallentatore mentre si gettavano tutti insieme in acqua e ne riuscivano ridendo e schizzandosi. Ogni cosa era perfetta e andava bene così: l’acqua tiepida, i volti che a malapena si distinguevano, i pesci che guizzavano lontano da loro, le alghe che ogni tanto si avvolgevano leggere alle loro caviglie e le scarpe che assorbita l’acqua pesavano sui loro piedi.
“Splendido.” Mormorò Star galleggiando a pancia in su, lo sguardo fisso sulle stelle.
“Hai avuto un’idea bellissima!” Si complimentò Remus.
“E non ti importa?” Gli chiese James scherzoso.
“Di cosa?” Domandò di rimando il ragazzo.
“Del fatto che stiamo infrangendo moltissime regole della scuola.” Spiegò con un ghigno Sirius.
“No, non credo. Non ora. Questo è il nostro momento.” Replicò Remus sorridendo.
Si misero tutti a galleggiare placidi sull’acqua i volti rivolti al cielo.
“Star, fai in modo che questa sia una nostra tradizione?” Chiese Sirius.
“Perché io, Sirius?” Fece la ragazza agitandosi.
“Bhe, perché quando tu decidi che una cosa diventa una nostra tradizione poi è così.” Spiegò il ragazzo tornando in posizione verticale.
“Ma…” Cercò di protestare Star.
“Ha ragione, tu le tradizioni le inventi e le rispetti.” S’intromise James.
“E’ ovvio perché…” Cercò di spiegarsi lei ma Remus la bloccò.
“Fai tu questa tradizione, come tutte le altre, per favore!”
La ragazza sospirò. “Va bene, avvio la tradizione del bagno notturno di fine anno!”
I tre ragazzi esultarono e Star ne approfittò per schizzarli tutti con l’acqua.
Giocarono nell’acqua finché non si sentirono decisamente infreddoliti nonostante la calda temperatura, allora uscirono sedendosi sul bordo del pontile.
“Ragazzi, che notte!” Commentò soddisfatto James.
“Notte? La notte è appena cominciata!” Esclamò Star battendo una pacca sulla spalla a suo fratello che preso alla sprovvista cadde di nuovo in acqua.
“Ci sono, facciamo una gara di tuffi?” Propose Sirius.
“Ok, devo inserire anche questo nella lista delle tradizioni?” Chiese Star.
“Si, perché no!” Accettò Remus.
La ragazza sospirò aiutando suo fratello a risalire sul pontile, poi si tolse le scarpe e i vestiti sotto gli sguardi increduli dei tre ragazzi. Quando rimase solo in mutande Remus si voltò con molto tatto mentre Sirius continuò a fissare ad intermittenza lei e James che cominciò a svestirsi a sua volta.
“Ma che fai anche te?!” Protestò Remus sbirciando appena tra le dita.
“Bagno nudi! Siamo fratelli, non ci interessa il corpo l’uno dell’altra.” Ricordò Star mentre suo fratello annuiva.
“Si ma voi due non noi!” Fece Sirius sconvolto.
“Bè, allora rimanete qua e giratevi dall’altra parte.” Commentò James prendendo qualche passo di rincorsa e tuffandosi a bomba, sua sorella lo seguì con un tuffo a capriola.
“Fico! Ti darei otto su dieci.” Commentò il ragazzo.
“Io ti darei sei e lo chiederei anche a quei due ma hanno una crisi esistenziale per colpa mia.” Replicò Star alzando il tono in modo che Sirius e Remus potessero udirla.
Sirius sospirò e cominciò a spogliarsi divertito. “Guarda che non sei tu a mettermi in imbarazzo, Star.” Ribatté in falsetto. “E’ James, il suo corpo è così meraviglioso! Sono tutto un tremore per quanto è affascinante.”
I due fratelli in acqua si sbellicarono dalle risate e poi osservarono il tuffo di testa di Sirius.
“Pulito e preciso. Direi otto.” Lo lodò Star.
“Io ti do nove solo per il discorso sul mio corpo.” Fece James battendo una mano sulla spalla dell’amico. “Ce ne hai messo a raggiungerci, eh?” Gli sussurrò mentre Star continuava a gridare dietro a Remus.
“Devi ammettere che non è semplice stare al passo con tua sorella.” Si scusò Sirius.
“Si, in effetti, ammetto che per un attimo mi sono trovato in crisi anche io quando l’anno scorso abbiamo fatto il primo bagno insieme ma poi è passato. E’ solo il momento iniziale in cui pensi: ma che diamine fa questa donna! Invece lei non ha mai fatto una piega.” Raccontò James.
“Già, ma non approfondirò sul perché. Dai, andiamo a prendere Remus.” Propose Sirius.
I due ragazzi uscirono dall’acqua e afferrarono il loro amico in meno di qualche secondo lo svestirono completamente mentre il povero ragazzo si dimenava e gridava, poi lo gettarono in acqua e si buttarono a loro volta.
“Rem!” Esultò Star lanciandogli le braccia al collo e facendolo sprofondare nel più totale imbarazzo.
“Sorellina… lascialo, lo stai uccidendo così.” Intervenne calmo James.
Lei rise allontanandosi un po’ dal ragazzo.
“Ok, allora questi tuffi?” Chiese Sirius impaziente.
“Facciamoli!” Li incitò la ragazza uscendo per prima sul pontile mentre Remus sbuffava cercando di guardare altrove.
“Per il cielo, Rem! Piuttosto mettiti a fissarmi, è meno fastidioso!” Lo ammonì Star.
“Forza, facciamo questa gara!” Esclamò James.
La gara la vinse Sirius, forse per le moine a James, e poi si tuffarono di nuovo tutti insieme e Remus cominciò ad abituarsi a tutta quella nudità che prima lo aveva messo in imbarazzo. L’unica luce era quella della luna e delle scintille nel lago, la notte trascorse tranquilla. I Malandrini non dormirono, rimasero nell’acqua per quasi tutto il tempo e solo quando il cielo cominciò a schiarirsi mentre piano e pigro il sole sbucava fuori uscirono dal Lago Nero e si rivestirono.
Sedettero ancora per un po’ sul pontile, in completo silenzio, fissando l’alba.
Infine, come di comune accordo, si alzarono.
“Dobbiamo assolutamente farlo ogni anno. Per forza!” Esclamò James mentre si dirigevano con calma verso il castello.
“E’ stata una delle migliori notti della mia vita, forse la migliore in assoluto.” Commentò Sirius.
“Una cosa magica, veramente magica.” Fece piano Star tenendo per mano suo fratello e poggiando la testa contro la sua spalla.
Remus sospirò esausto. “Ok, niente male. Si può migliorare.”
“Tipo indossando dei vestiti la prossima volta?” Lo stuzzicò Sirius.
Remus arrossì lievemente mentre i suoi amici scoppiarono in una grossa risata.
Entrarono nell’atrio e molti studenti li fissarono perplessi.
“Che c’è?” Gridò James.
“Non si può fare un’innocua passeggiata al sorgere del sole?” Gli diede man forte Sirius.
“Siete bagnati.” Fece loro notare un prefetto del Corvonero.
“Passeggiata e bagno.” Corresse Star indirizzandosi poi con decisione verso la Sala Grande.
Dopo colazione salirono a controllare che tutti i loro effetti personali fossero nei bagagli e poi scesero a prendere le carrozze. Salirono sul treno con Star che saltellava decisamente euforica.
“Sto tornando a casa! Sto tornando a casa!” Canticchiava la ragazza.
“Vedi di fare attenzione altrimenti quando sali rischi di…” Cercò di avvertirla James ma fu troppo tardi, la ragazza era salita sul treno saltellando sugli scalini e si prese una testata sul basso tetto del mezzo.
“Ahi!” Fece lei imbronciata passandosi la mano sulla testa.
“Io te lo stavo dicendo.” James alzò le mani come a dimostrare che non era colpa sua.
“Beh, non importa!” Replicò la ragazza continuando a saltellare verso uno scompartimento libero.
“Ma non ti fermi mai? Come ti si spegne?” Domandò Sirius irritato.
“Non mi spegni!” Ribatté lei allegra entrando in uno scompartimento vuoto e mettendosi subito vicino al finestrino.
“Si, voglio vedere come fai a saltellare da seduta.” La sfidò Sirius.
Star cominciò a rimbalzare come una molla canticchiando: “Saltella su e giù, saltella su e giù!”
Sirius sbuffò sconfitto mentre Remus e James tiravano fuori la scacchiera e cominciavano a giocare tentando di ignorare i due che litigavano alzando sempre di più i toni di voce.
“Ti ricordi l’anno scorso?” Domandò James a sua sorella dopo qualche ora di viaggio, quando la ragazza si era calmata sedendosi con la schiena appoggiata alle spalle del fratello e i piedi sul sedile fissando il paesaggio scorrere fuori dal finestrino.
“Oh, si. Vi avevo letto una bellissima poesia, anche se molto deprimente.” Ricordò lei.
“Fortunatamente quest’anno non ne hai bisogno.” Commentò Remus.
Passarono le ultime ore magiche giocando tranquillamente e esercitandosi in piccoli e semplici incantesimi di Trasfigurazione, finché il treno rallentò fino a fermarsi.
“Oh, mio cielo! Oh, mio cielo!” Si agitò Star saltando in piedi.
“Eccola che ricomincia!” Si lamentò Sirius.
I Malandrini scesero dal treno e si indirizzarono verso i signori Potter e Lupin che parlavano tra loro.
“Quindi quando siete pronti venite a prendervi Remus con tranquillità, solo che… si una volta al mese dovremo venire a riprendercelo quindi se ci dite dove esattamente potremmo portarlo via con la Smeterializzazione congiunta.” Stava dicendo il signor Lupin.
“Certo, capiamo, vi faremo avere l’indirizzo al più presto.” Assicurò Henry.
Star spiccò una corsa e si fiondò sui suoi genitori abbracciandoli.
“Perché tu non sei così felice?” Chiese Susan a suo figlio.
“Perché io ho una reputazione.” Brontolò James.
“Se non ti unisci immediatamente a questo abbraccio ti diseredo come fratello.” Lo ammonì Star.
James alzò le mani in segno di resa e abbracciò la famiglia come un bravo figlioletto.
Alla signora Potter salirono le lacrime agli occhi.
“Bene, ora basta. Dovete parlare con i genitori di Sirius.” Ricordò loro James.
“Si, va bene.” Acconsentì il signor Potter incamminandosi con James dietro a Sirius.
“Ciao.” Salutò depresso il ragazzo davanti ai suoi genitori e al fratello.
“Salve, io sono Henry Potter.” L’uomo tese la mano ai Black che lo squadrarono da cima a fondo prima di stringerla ma senza presentarsi come se fosse scontato che tutti sapessero chi erano.
“Cosa desidera?” Chiese Orion fissando Henry.
“Volevo chiedervi se questa estate Sirius potesse passare qualche settimana da noi, sapendo…” Cominciò il signor Potter.
“No.” Lo bloccò la Signora Black.
“Scusi?” Chiese James già sul piede di guerra, suo padre gli posò una mano sulla spalla.
“Avete capito bene, non possiamo permettere che l’istruzione di Sirius venga messa al repentaglio dal divertimento. Su questo saremo irremovibili.” Spiegò Orion.
“Molto bene.” Commentò Henry allontanandosi con James e lasciando solo Sirius a fissare con odio i suoi genitori.
“E ti arrendi così?” Chiese James arrabbiato.
“No, sono in buoni contatti con lo zio di Sirius, Alphard.” Lo tranquillizzò suo padre. “Sarà qui presto.”
Sentirono qualcuno gridare il nome di Sirius a gran voce e con allegria, quando si voltarono il ragazzo stava virilmente abbracciando suo zio. I due si appartarono lontano dagli occhi e dalle orecchie dei signori Black e i Potter li seguirono.
“Salve Alphard.” Salutò Henry.
“Hey, vecchia volpe. Tutto bene voi Auror al Ministero?” Chiese l’uomo.
“Si, certo. Ora, parlando dei ragazzi. Dici che puoi portare Sirius da noi?”
“Certo. Dico ai suoi che lo porto in un viaggio di studio da qualche parte e invece te lo consegno, poi me lo vengo a riprendere. Non ci sono problemi.” Assicurò lo zio.
James e Sirius esultarono silenziosamente guardandosi carichi di emozione.
“Perfetto. Questo è l’indirizzo e il giorno provvisorio. Se lo cambiamo te lo farò avere in qualche modo.” Il signor Potter consegnò un bigliettino ad Alphard poi se ne andò con James che lo seguiva quasi saltellando come la sorella.
Tornarono da Susan, Star e i Lupin.
“Tutto a posto?” Chiese la signora Potter.
“Certo!” Rispose James euforico.
“Bene, noi andiamo.” Li avvisò la signora Lupin.
“Aspettate noi dobbiamo salutare Sirius!” Li bloccò Star afferrando James e Remus per un braccio e trascinandoli via. Avvistarono Sirius girato di spalle davanti ai suoi genitori e altri parenti, presero la rincorsa e gli saltarono addosso.
I Malandrini si abbracciarono per qualche secondo poi la signora Black cominciò ad urlare “Sirius Orion Black vieni via da lì!” così forte che il povero ragazzo dovette per forza ubbidire.
Remus sparì salutandoli ancora e James e Star tornarono dai Potter.
“Andiamo a casa?” Chiese Star d’un tratto piccola e smarrita come se credesse che i Potter cambiassero idea e la riportassero in orfanotrofio.
“Torniamo a casa.” Le assicurò James gentile prendendola per mano.
 
 
**************
 
Ok, questo è stato un capitolo flash! L’aria di mare mi fa bene!
Non ho nulla da dire tranne che spero di riuscire a scrivere anche il prossimo capitolo prima di toprnare a casa altrimenti non lo finisco più….
Ciao ciao.



Ehm... Ciao... Di nuovo... Sono Triskell_ e mentre la nostra autrice è in vacanza io pubblico i capitoli che invia con la poca connessione che riescie a trovare. Beh, non so che altro dire...
Bel capitolo eh?
Alla prossima!
Triskell_

 

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Capitolo 17
*** Lettere da Sirius - 3 ***


Cara Star,
è la prima volta che ti vedo così sinceramente felice, sapere di non dover più tornare in orfanotrofio ti illuminava lo sguardo. E’ bellissimo vederti così.
Ora è iniziata l’estate, e io sono qui che scrivo nella mia cupa camera, ma il tuo quadro fa un po’ di allegria, ho appeso quello e qualche altra foto con l’incantesimo adesivo che mi hai insegnato, nessuno è ancora riuscito a toglierle, anche se a mia madre è venuto un colpo e mi ha punito.
Fra un po’ lo zio Alphard dirà ai miei genitori che mi porta a fare un viaggio di studio, questo vuol dire che vi raggiungerò al più presto; te, James e Remus.
Sarà la migliore estate della mia vita!
Sono felice, si anche io, e molto.
Ci vediamo.
                                                                                                           Ciao da
                                                                                                                         Sirius.

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Capitolo 18
*** Piccolo Innocuo Peasino ***


Ogni cosa scorreva perfettamente in casa Potter. Fay veniva spesso a trovare i suoi cugini, quel giorno se ne era appena andata via e Star stava completando uno dei loro giochi preferiti: “Anneghiamo James”.
Mentre la ragazza gettava addosso al fratello un bel po’ di secchi d’acqua o lo annaffiava a sorpresa con la canna, i signori Potter uscirono di casa e li raggiunsero in giardino.
“Vorremo parlarvi di una cosa.” Annunciò il signor Henry. I due fratelli che avevano, giusto il giorno prima, fatto arrabbiare dei passanti con degli scherzetti esplosivi abbassarono la testa colpevoli.
“Allora, abbiamo un regalo per te, Star. Certo anche per James dal momento che i suoi voti quest’anno sono stati spettacolari, ma soprattutto per te, per farti sentire a casa definitivamente.” Cominciò Susan.
“Quindi senza altri indugi ti informiamo che domani partiremo per un viaggio fantastico in un piccolo paesino italiano.” Concluse il signor Potter sorridente.
“Davvero?” Chiese conferma Star emozionata.
“Si, certo. E con noi verranno Remus e Sirius.” Le rivelò James con un occhiolino.
“Splendido! Sarà divertentissimo!” Esclamò la ragazza. “Faccio le valigie!” Disse salendo di corsa in camera sua.
“Metti i costumi andremo al mare!” La avvertì la signora Potter.
Star entrò in un lampo nella sua stanza cobalto, afferrò la valigetta in cuoio rosso con rifiniture in oro che i suoi genitori le avevano regalato l’anno prima e si mise a riempirla di abiti estivi e costumi.
“Toc toc.” Fece James battendo le nocche sullo stipite della porta aperta.
“Avanti, fratellino.” Lo invitò la ragazza con il viso sprofondato nella valigia.
“C’è una sorpresina per te.” Suo fratello entrò facendosi da parte e sull’uscio apparve Remus.
“Rem!” Gridò la ragazza estasiata lasciando perdere tutto e gettandosi sul ragazzo appena arrivato.
“Ciao! Ma tranquilla, sono appena passate poche settimane dall’ultima volta che ci siamo visti.” Le ricordò il ragazzo.
“Vero, ma mi sei mancato tanto!” Si scusò lei staccandosi. “Dove dormirai sta notte?” Gli chiese poi.
“Nella stanza degli ospiti numero due, ricordi?” Rispose James con ovvietà.
“No, non ricordo.” Finse Star. “Sono troppo felice per ricordare.”
Cenarono con tranquillità quella sera e andarono a letto presto, le valigie già pronte accanto al camino.
A notte fonda James era sveglio, non riusciva a dormire dall’emozione, improvvisamente sentì una porta aprirsi piano e dei passi leggerissimi in corridoio. Nel buio più completo udì anche la porta di camera sua aprirsi silenziosamente e poi richiudersi. Qualcuno spostò un lembo del lenzuolo e si infilò nel letto con lui.
“Dimmi Star.” Disse mentre si spostava per far posto alla sorella e per abbracciarla tenendola stretta a sé.
“Niente, volevo solo stare un po’ con te. Non riesco a dormire, ma non capisco perché: io sono felice, e sto bene!” Spiegò lei in un sussurro.
Il ragazzo rise piano ma smise subito appena Star lo squadrò sconvolta.
“Scusami, ma è che ormai mi ero abituato ad una te normale, invece vieni qui in piena notte preoccupata perché non riesci a dormire anche se sei felice e questo vuol dire che non conosci ancora l’essere emozionati per qualcosa. Non riesci a dormire perché aspetti domani con gioia, non vedi l’ora che arrivi. Capito?” Le spiegò lui passandole una mano tra i capelli.
“Ahn.” Fece la ragazza fissando per un attimo il vuoto illuminata da quella scoperta. “Bene, allora posso…” Mormorò poi alzandosi a sedere con l’intenzione di tornare in camera sua. Suo fratello le afferrò un lembo di maglia per trattenerla.
“Resta qui.” La pregò il ragazzo, gli occhi nocciola illuminati dalla flebile luce proveniente dalla finestra aperti in una supplica silenziosa, le dita leggermente tremanti ma salde sulla stoffa, il respiro irregolare quasi lei lo stesse abbandonando in un luogo losco e pauroso.
“James…” Sussurrò Star sorpresa, tornando sotto le coperte e abbracciando suo fratello.
“Scusa… Non avevo proprio voglia di vederti andare via così, come se io non ti servissi più.” Bofonchiò lui tra le sue braccia.
“Io avrò sempre bisogno di te, James, e lo sai.” Bisbigliò lei con il riso sulle labbra.
“Bene.” Il ragazzo afferrò le lenzuola coprendo completamente se stesso e la sorella. I due ragazzi si misero seduti come sotto una tenda ridacchiando piano.
“Ok, ora prendo la torcia…” La avvertì lui ma Star lo bloccò accendendo una fiammella sulla punta di un dito.
“Wow! Non possiamo fare magia fuori da Hogwarts però, ricordi?” La ammonì James poco convinto.
“Lo so. Beh, a dire la verità Silente mi ha leggermente per sbaglio fatto capire che io posso, più o meno la mia è magia involontaria.” Spiegò la ragazza.
“Quand’è che sei andata da Silente?” Le chiese lui.
“Non ricordo bene… forse ve l’ho anche detto… o forse no. Comunque dovevo avvertirlo di aver fatto l’incantesimo, ovviamente non gli ho detto con chi, e beh lui dice che probabilmente sono veramente molto potente e il prossimo anno accadrà per forza qualcosa e sì, posso usare la mia magia fuori da Hogwarts finché sto in casa anche se mi sconsiglia di approfittarne.” Raccontò Star.
“Ahn. Figo! Quindi potresti scendere a prendere del cibo senza nemmeno fare fatica, giusto?” Buttò lì James con un’aria tutta malandrina.
La ragazza gli fece l’occhiolino prima di sparire nel nulla senza il minimo rumore. La stanza crollò nel più completo silenzio e James poté udire persino il respiro di Remus qualche stanza più in là e i piccoli rumorini che gli animali notturni causavano nel giardino. Si sentì così solo, tutto era così vuoto e silenzioso senza Star.
Le coperte davanti al ragazzo si alzarono giusto mezzo millesimo di secondo prima che sua sorella ricomparisse seduta a gambe incrociate e con molti dolciumi tra le braccia. Lei lasciò cadere il bottino fra sé e James prima di far brillare di nuovo la fiammella sul suo indice. Questa prese il volo rimanendo sospesa fa le teste dei due ragazzi.
“Allora, che mi racconti?” Fece lui curioso.
“James siamo stati sempre insieme in tutto l’anno tranne quando studiavo e quelle volte in cui stavo con Dennis.” Gli ricordò la ragazza.
“Appunto. Racconta. E poi io ti dico a che altra invenzione avevamo pensato io e Sirius.” La incoraggiò James.
“Stai scherzando?! Un’altra invenzione? E non me l’avete detto subito?!” Si infuriò lei.
Suo fratello ridacchiò. “Racconta prima tu. Avanti.”
Così Star incominciò e i due fratelli passarono quasi l’intera notte a mangiare dolciumi e a raccontarsi storie di momenti in cui non erano insieme e dato che questi ultimi erano pochi poi passarono a rivivere i bei momenti dell’anno intero e poi del primo anno finché non crollarono addormentati.
Il mattino dopo Remus ebbe l’indegno compito di svegliare i due fratelli per fare colazione.
“James!” Chiamò il ragazzo entrando nella camera dell’amico pronto a ricevere una cuscinata come spesso accadeva durante l’anno scolastico.
“Ciao Rem!” Esclamò Star sbucando fuori da sotto le lenzuola con una guancia sporca di cioccolato e i capelli sciolti leggermente arruffati, cose che la rendevano ancora più graziosa.
“Ciao, scusa devo aver sbagliato stanza e…” Cominciò Remus.
“Oh, no. Tranquillo, ho dormito con James! Ora lo sveglio!” Dichiarò la ragazza scuotendo suo fratello piena di energia e emozionata al massimo.
“Che hai?!” Le gridò dietro lui.
“Partiamo James! Partiamo! Muoviti! Scendiamo a fare colazione, forza!” Urlò Star ancora più forte cominciando a correre verso la sala da pranzo.
“Giorno!” Gridò sfondando la porta nella foga di entrare. I suoi genitori già seduti al tavolo cercarono di salutarla ma lei ricominciò a urlare come una pescivendola saltellando in giro. “Ma allora veramente andiamo!? Eh? Eh? Partiamo sul serio? Veramente? E andiamo in Italia? Sul serio?! Vi amo!” La ragazza abbracciò i suoi genitori baciandoli sulle guance. I due la ringraziarono interdetti e sorpresi da tutto quel calore.
“Ti prego siediti e smettila di essere così esaltata di prima mattina.” La ammonì James sprofondando al suo posto con accanto Remus.
“Perché dovrei smetterla?! Sono felice! Estremamente felice! Anche Remus lo è! Vero, Rem?”
L’interessato alzò alla svelta lo sguardo dalla sua colazione per puntarlo sui grandi occhi cobalto di Star e non sorridere fu impossibile. “Certo, non vedo l’ora.”
“Visto, James?! E poi dai, sarà la prima nostra estate malandrina!” Sbuffò spazientita la ragazza.
“Veramente credi che io possa non essere felice?” Replicò suo fratello sghignazzando per essere riuscito nel suo intento di presa in giro.
“Maledetto!” Bofonchiò lei riempiendosi la bocca con una fetta biscottata.
Dopo colazione i signori Potter spiegarono come si sarebbe svolto il viaggio e come sarebbero arrivati a destinazione.
“Non possiamo certo fare un collegamento diretto tra il nostro camino e un camino in un altro Stato.” Cominciò Henry. “Perciò dovremo recarci al Ministero e da lì al Ministero italiano e dopo di che appariremo nel camino della nostra modesta casuccia al mare.”
“Andremo al Ministero della Magia?! Che emozione!” Ricominciò ad agitarsi Star. “Non sono vestita nel modo giusto!” Borbottò poi guardandosi.
James e Remus avrebbero voluto volentieri replicare, ma sarebbe stato inutile anche se la camicia bianca e semplice infilata nella gonna blu a pieghe a vita alta stavano d’incanto sulla ragazza lei non lo avrebbe mai ammesso.
“Oh, spero di non farvi fare brutta figura.” Sospirò lei rivolta ai suoi genitori.
“Sei splendida tesoro!” Ribatté Susan con gli occhi che le brillavano d’orgoglio.
“Un incanto di figlia.” Concordò il Signor Potter passandole un po’ di polvere scintillante. “Per questo mi precederai.”
Star afferrò la polvere ed entrò nel camino gettando poi la polvere a terra come se l’avesse fatto mille volte e pronunciando chiaramente “Ministero della Magia”.
Tutto attorno a lei era un vortice di colori e scorci di salotti, non capì come i suoi occhi potessero mostrarle con esattezza millimetrica ogni stanza che attraversava furtiva vorticando vertiginosamente e ancora di più si chiese come facesse il suo cervello ad imprimersi in modo preciso nella memoria tutte quelle immagini e a dirle con esattezza dove si trovava.
Centro di Londra, sotto il centro di Londra. Finalmente si fermò e davanti a sé vide il salone principale del Ministero della Magia con una fontana dorata raffigurante due maghi, un uomo e una donna, un elfo, un goblin e un centauro. Notò subito gli ascensori dalle porte dorate, i numerosi ritratti del Ministro Nobby Leach la scrutarono sorridenti ma seri. Dietro di lei apparve suo padre.
“Allora come ti sembra?” Le chiese fiero.
“Strano, ma bello!” Rispose lei estasiata.
“Hey Star!” Un tipo dai rossi capelli le si fece incontro sorridente.
“Arthur! Ciao! Come va la vita e Molly, Molly giusto? Lavori qui? Sembra passata una vita!” Esclamò lei tutto d’un fiato.
“Si lavoro qui. Ufficio per l’Uso improprio dei Manufatti dei Babbani. Non sono affascinanti i Babbani? Molly, si. Credo sia di nuovo incinta.” Un lieve rossore si impossessò di Arthur.
“Di nuovo? Ah, si. Ora ricordo! Ho sentito parlare di Molly e di come ha lasciato la scuola perché incita di un figlio. La ammiro tanto! Non so se sarei riuscita a fare lo stesso! Sarà una madre bravissima scommetto. Giusto?” Commentò Star sinceramente interessata.
“Si, un’ottima madre. Mi dispiace solo che non possa seguire i suoi sogni e che sia relegata in una casa troppo piccola e modesta.” Raccontò Arthur sconsolato.
“Ma lei secondo me è felice così, ha te e un figlio e un altro in arrivo! Sarà sicuramente felicissima! E ti ama  tanto!” Lo rincuorò Star.
Arthur annuì, poi qualcuno lo chiamò dall’altro lato dell’Atrium.
“Sarà meglio che vada, è stato un piacere, salutami i Malandrini.” Si congedò sparendo subito dopo e passando di corsa proprio davanti a James e Remus senza accorgersi di loro.
“Vi saluta, anche se non sembra.” Li informò Star sorridendo.
“Potter!” Gridò qualcuno tra la folla di impiegati che si moltiplicava a vista d’occhio.
“Buon giorno Ministro.” Salutarono i signori Potter insieme.
“Ah, chi si vede, il caro James!” Salutò Nobby, poi il suo sguardo si fermò per un triste attimo  su Remus che abbassò la testa imbarazzato e triste a sua volta, infine il Ministro si voltò verso di Star.
“Tu sei Star, giusto? Il nuovo acquisto di questi due furbacchioni e perla di Silente.” Il signor Leach allungò la mano ma la ragazza non la prese sconvolta com’era.
“Perla di chi?” Chiese a bocca aperta.
“Di Silente. Non fa altro che parlare di te e chiedere in giro delle stirpi di sangue più potente sicuro che tu debba discendere da una di quelle, e cerca di interloquire anche con dei nostri nemici per arrivare a capire da dove sbuchi fuori. Si ormai qui al Ministero sappiamo tutto di te.” Spiegò il Ministro.
Star sbuffò sdegnata. “Tutto? Non sapete nemmeno come sto o come sono stata, se sono felice o triste, sono solo un nome con una discendenza da trovare così come Remus per voi è solo un esemplare da osservare attentamente, vero?”
Nobby si ritirò un attimo colpito da quelle parole.
“Mi dica Ministro:” Proseguì la ragazza. “le è mai veramente interessato qualcosa di chi abita il mondo magico qui a Londra? O si interessa solo di cosa sono. Io sono una discendente di un importante famiglia, Remus è un lupo mannaro, James è figlio dei migliori Auror che ci sono. Le interessa mai cosa c’è dietro? Saluta i suoi dipendenti per nome mentre nella sua testa lavora solo per ruoli? Non è così?”
“Star!” La ammonì Susan sconvolta.
“Scusa mamma ma non posso subire ancora, non lo farò. Voglio che il Ministro chieda subito scusa a Remus per come lo ha fissato e a me per aver insinuato di sapere tutto sulla mia vita. Sa chi è l’unica persona che sa tutto? Ogni cosa? E’ James! E ora chieda scusa al mio amico!”
“Non è necessario…” Mormorò pianissimo Remus, ma il signor Leach lo interuppe.
“Mi scuso ufficialmente Remus Lupin, la tua amica ha ragione, e devi essere molto importante per lei, al di là di cosa sei nelle notti di Luna Piena e mi dispiace per come ti ho trattato in questi anni. Prego, il vostro camino è quello lì, ora sarà meglio se vado.” Detto questo l’uomo con tutta l’Inghilterra Magica in pugno si dileguò colpito nel profondo dalle parole di una ragazzina.
“Scusatemi, dovreste punirvi. Vi ho fatto vergognare molto, vero? Non riuscirete più a guardare nessuno negli occhi qua dentro…” Sussurrò Star rendendosi improvvisamente conto di tutto.
“Non dire così. Cammineremo ancora più fieri perché abbiamo una figlia che non permette che le siano messi i piedi in testa da nessuno e tanto meno permette che qualcuno sottometta i suoi amici. Sei una ragazza giusta Star, e ora andiamo.” La rassicurò Henry poggiandole una mano sulla spalla, Susan sorrise.
“Grazie.” Replicò lei sincera.
Si avvicinarono al camino indicato dal Ministro e vi entrarono in ordine scandendo “Ministero della Magia Italiano” e sparirono uno alla volta.
Ricomparirono dopo molto più tempo in un atrio molto simile a quello del Ministero Londinese ma qui il marmo regnava sovrano ed era tutto molto romano. Roma. Sotto il Colosseo. Star individuò il punto preciso in cui si trovava senza problemi come se il suo cervello fosse una mappa portatile sempre centrata nel luogo in cui era.
“Volevamo rimanere qui un po’ ma c’è confusione di questi tempi in questo Ministero e già essere di passaggio è un enorme disturbo quindi rimanderemo la nostra visita turistica di Roma a tempi migliori. Forza andiamo.” Spiegò Susan un po’ delusa.
Ancora una volta si misero in fila di fronte ad un camino pronunciando un nome talmente assurdo che James se lo dimenticò immediatamente.
Sbucarono in un camino molto curioso che sembrava esistesse solo per bellezza nella graziosa cucina bianca dal sapore antico. Subito i ragazzi si precipitarono verso quella che credevano l’uscita per poter ammirare la casa dall’esterno. Si ritrovarono invece in un soggiorno molto semplice e fresco. Tornarono indietro e seguendo il dito puntato di Henry riuscirono a trovare l’uscita. Susan sospirò.
“Dici che riusciranno a non combinare troppi disastri? Le hai lette anche tu le lettere della professoressa McGranitt vero?”
“Certo amore, ma cosa vuoi che facciano? Siamo vicini ad una spiaggia deserta e i primi segni di vita li hanno a dieci minuti di bici da qui dove c’è solo un piccolo innocuo paesino italiano. Che possono fare di disastroso poi senza magia?” La tranquillizzò Henry mentre i tre ragazzi guadagnavano l’uscita trovandosi in un spazioso giardino, se così si poteva chiamare quella distesa di erba bruciata ricoperta di ulivi, piante di fico, palme, e con un piccolo orticello di spezie come menta, basilico e salvia. Osservarono la villetta bianca senza tetto, o meglio senza il solito tradizionale tetto di tegole, al suo posto vi era una cosa che somigliava molto ad una terrazza che ricopriva in completo l’intera casa. Le finestre ad arco chiuse da balconi azzurri un po’ sbiaditi dal sole e dal vento marittimo. Il mare. I ragazzi si voltarono all’unisono verso lo scrosciare delle onde, sotto di loro dopo una discesa scoscesa di rocce e terra bruciata si allargava una spiaggia rocciosa contro la quale si infrangevano potenti le onde sospinte dal vento.
“Una mareggiata.” Mormorò Star inspirando forte l’odore salmastro nell’aria.
“Sirius.” Sussurrò invece James. Annunciati da un sonoro crack, in quel momento apparvero Sirius, suo zio e Regulus.
“Ciao ragazzi!” Salutò Black.
I tre Malandrini gli saltarono incontro felici. Quando si sciolsero dall’abbraccio notarono che i signori Potter scesi a loro volta in giardino parlottavano con Alphard. Star osservo bene i suoi tre amici e poi sorrise vittoriosa.
“Che hai?” Le chiese Sirius.
“Sono più alta di tutti voi.” Rispose estasiata lei drizzandosi bene per far notare meglio quel divario di qualche centimetro.
“Si, per mezzo sputo.” Precisò James scherzoso ma la ragazza si era già concentrata su Regulus che li fissava scioccato.
Il ragazzino non era stato messo al corrente di quel piccolo cambio di programma e si stupì del fatto che suo zio Alphard fosse ancora dalla parte di Sirius, una volta entrambi si affidavano allo zio per scappare dai noiosi viaggi di studio anche se accadeva raramente che gli fosse permesso di andare con loro due. Quelle con Alphard erano sempre state le migliori vacanze, ma ora che Sirius stava crescendo Regulus credeva che lo zio lo avrebbe aiutato a mettere la testa a posto e questo non comprendeva di certo permettergli di fare una vacanza con i suoi amici Grifondoro dopo l’esplicito divieto dei signori Black.
“Ah, si.” Sbottò Sirius seguendo lo sguardo dell’amica e incrociando gli occhi freddi del fratello. “Lo zio non gli permetterà di spifferare niente anche perché lui sa come tenerlo a bada ma voglio che lo giuri anche a me, con le buone o meno…” Ringhiò poi cominciando ad avvicinarsi minaccioso al ragazzino, Star però lo precedette fiondandosi davanti a Regulus con un sorriso splendido.
“Ti va di rimanere con noi per un po’? Potremmo divertirci tutti insieme.” Lo invitò con gentilezza.
Il piccolo Black cercò gli occhi del fratello ma la ragazza gli posò una mano sulla guancia riportandogli lo sguardo su di sé. “Voglio una risposta che sia solo tua.” Mormorò piano fissandolo con i suoi occhi cobalto così grandi, così caldi.
Regulus voltò il viso sbuffando appena. “Rimango solo fino a domani, giusto per assicurarmi che mio fratello non dimentichi del tutto i suoi doveri o non si comporti come a scuola.”
Star sorrise soddisfatta. “Certo! Ma quindi non dirai ai tuoi genitori dove realmente è Sirius?”
“No. Non lo farò, se Sirius studierà almeno per due ore al giorno e si comporterà come un Black che si rispetti.” Patteggiò il ragazzo a voce abbastanza alta perché suo fratello potesse udirlo.
“Brutta piccola peste io sono in vacan…!” Cominciò ad inveire Sirius avvicinandosi minaccioso, ma Star tese un braccio per bloccarlo centrandogli il volto con la mano, cosa che lo fece anche tacere.
“Perfetto, tutti noi studieremo con Sirius e lui si comporterà secondo il tuo protocollo e le tue regole ma tu prenderai parte a tutte le attività da me proposte. Ci stai?” Contrattò ancora la ragazza.
Regulus rimase in silenzio per un po’ soppesando quella proposta e poi tesa la mano davanti a sé. “Affare fatto.”
Star rise afferrandola con una stretta poderosa per una ragazza dall’aspetto così delicato. “Andata!” Poi si voltò correndo verso gli adulti.
“Signor Black…” Cominciò esitante ricordando il fastidio che le dava quando veniva chiamata White e i brividi di Sirius quando si parlava di Black.
“Alphard.” La corresse infatti lo zio, con un luccichio negli occhi che le ricordava quello di Sirius.
“Alphard,” Riprese più convinta. “Regulus si ferma qui fino a domani  sotto contratto per controllare Sirius, vorrebbe fermarsi anche lei?”
“Dammi del tu.” Replicò il signor Black, la ragazza attese una risposta ma Sirius le poggiò una mano sulla spalla.
“Andiamo a visitare la casa, forza!” La invitò James trascinandola via con l’amico.
“Ma…” Protestò lei indicando lo zio.
“Ah, si ferma anche lui.” Tradusse Sirius come se fosse ovvio.
“Ah, beh, certo.” Mugugnò la ragazza.
“Allora, andiamo?” Chiese Remus impaziente.
I Malandrini si avviarono verso l’entrata ma Regulus rimase fermo e impassibile.
“Vieni anche tu.” Ordinò gentilmente Star.
“Potevi anche lasciarlo in giardino.” Borbottò Sirius.
“Potevi anche cercare inutilmente di convincerlo a non rivelare tutto ai tuoi genitori.” Ribatté Star. “Ma siccome me ne sono occupata io, io decido, e decido che lui viene con noi. Questione chiusa.”
James e Remus ridacchiarono in silenzio per la presa di posizione della ragazza che fece tacere Sirius mentre Regulus affiancava Star.
La villetta di pietra antica, oltre alla cucina con il camino in disuso e il soggiorno, aveva anche quattro splendide camere, una fresca cantina dove erano ammucchiate alcune bici molto vecchie e mal ridotte e nella quale sei amache erano appese un po’ ovunque attorno ad un tavolino rotondo con delle sedie piene di ruggine. Ovviamente c’erano due bagni, e poi la terrazza. Star ne rimase incantata. Il muretto che la circondava era di un azzurro chiaro ma luminoso e bianche tende di lino creavano un patio attorno ad un tavolino e dei divanetti di vimini bianco, una porzione di terrazza rettangolare di circa tre metri per cinque era delimitata da un muretto piastrellato come il fondo e accanto a quella specie di vasca spiccava un rubinetto con una canna di plastica attorcigliata a terra.
“E’ una piscina! Vi prego ditemi che è una piscina!” Gridò emozionata Star saltellando su un piede e poi sull’altro e battendo le mani.
“Si, credo di si.” Rispose Remus osservando la vasca da vicino. “Bisogna pulirla dentro e riempirla d’acqua ma poi credo che si possa usare come piscina.”
“Oh, mio cielo! Che cosa fantastica! Amo questo posto! E guardate da qui si vede il villaggio! E poi il mare da quest’altra parte! E quanti alberi!” La ragazza scattava da un lato all’altro della terrazza osservando il paesaggio che si stendeva attorno a loro.
I Malandrini risero contagiati dalla sua felicità ma anche felici di per sé. Infondo quel posto era veramente bellissimo, e si godeva di una pace e di una tranquillità uniche, il vento soffiava forte rinfrescando i loro visi accaldati dalla corsa ma il sole batteva su di loro scottando la pelle e le cicale frinivano senza sosta.
“Allora… Che facciamo?” Chiese James spazientito da quella troppa calma.
“Potremmo andare al mare.” Propose Sirius senza smettere di ignorare suo fratello. Tutti quegli anni passati a prendersi gioco dei Black insieme e poi Regulus decideva di voler essere il figlio perfetto, l’erede migliore, ora era contro di lui. Pensò Sirius.
Star lo sentì, ogni suo ragionamento, ogni suo pensiero. Doveva bruciargli molto quella situazione, infondo non è mai riuscito ad odiare Regulus come odia Mocciosus o le sue cugine.
“Ragazzi!” Chiamò Susan dal basso mentre James litigava con un ragionevole Remus sul cosa fare aspettando il pranzo dato che una gita al mare sarebbe stata inutile per via del poco tempo. “Scendete e prendetevi una bici a testa, ho bisogno che andiate a comprare del cibo al villaggio.”
“Si, mamma!” Gridò di rimando James incamminandosi per primo giù per le scale e cercando di ignorare il sorriso soddisfatto di Remus che lo seguì allegro. Regulus scese dopo di loro e Star bloccò Sirius.
“Tutto bene?” Gli chiese.
Lui si voltò fulminandola con lo sguardo, quanta rabbia che si teneva dentro.
“Scusami, non volevo irritarti o costringerti a passare dell’altro tempo con la tua famiglia ma lui è tuo fratello, e tu gli vuoi ancora bene. Ho ragione?” Insinuò lei a bassa voce come per non turbare troppo i pensieri dell’amico.
“Si. Gli voglio ancora bene, nonostante lui mi odi. Sai che mi renderà questi due giorni impossibili? Però almeno starà zitto con i nostri genitori.” Ragionò più tra sé e sé che per rispondere a Star.
“Immagino. Scusami in anticipo. Volevo solo vedere se anche lui è capace di divertirsi come te. Ricorda che qualsiasi attività io gli proponga lui dovrà prenderne parte.”
“Già, un idea niente male. Ma vacci piano, ultimamente non ama molto il divertimento come lo intendiamo noi.”
Scesero anche loro e Sirius sorrise con più leggerezza mentre si avvicinava alla cantina, la ragazza si fermò un attimo al primo piano e poi lo raggiunse sulle scale.
Entrarono in cantina mentre gli altri cercavano di trovare la bici migliore tra le peggiori senza rimanere impigliati in qualche amaca, quel luogo era fresco ma sapeva di vino in fase di acetificazione, di ferro vecchio e di umidità. Star amava quell’odore, la cantina dell’orfanotrofio era un luogo in cui solo lei e qualche curatrice nuova potevano scendere, spesso nei giorni afosi si rifugiava in quella buia frescura e Jack e Michael la raggiungevano rischiando delle punizioni, ma almeno così passavano del tempo insieme senza essere disturbati. Sorrise al ricordo degli spettacolini che i due ragazzi mettevano in scena per lei, una volta con le casse di legno per il cibo avevano costruito un piccolo palco per le marionette che altro non erano che i loro unici calzini bucati e modificati così che d’inverno se non riuscivano a ricucirli bene i suoi amici tremavano di freddo nelle lunghe camminate nella neve.
James arrivò dietro di lei quasi le avesse letto nel pensiero, forse lo aveva fatto sul serio, e le circondò la vita con le braccia poggiando il petto alla schiena di lei. “Non dirmi che ora hai nostalgia dell’orfanotrofio.” Le chiese piano.
La ragazza si voltò sorridendo malinconica. “No, affatto, ma ho nostalgia di Jack e Michael, mi mancano così tanto. Non ho nemmeno potuto ringraziarli per tutto ciò che hanno fatto per me… non ho nemmeno detto loro addio.”
“Li ritroveremo. Ti aiuterò io, e anche Remus e Sirius. Vedrai un girono li abbraccerai di nuovo.” Le promise suo fratello.
Un forte rumore metallico annunciò loro che Sirius era riuscito ad aprire il cancello scorrevole di ferro in cima alla rampa che portava all’esterno, così afferrarono tutti una bici e la spinsero su fino al giardino.
“Perfetto. Io guido!” Decretò James fiondandosi davanti al gruppo, al suo fianco apparve come appellato Sirius che cominciò subito a litigare con lui per il diritto di guidare una spedizione in un paese sconosciuto. Remus indietreggiò fino a Star e Regulus si mise dietro questi due tentando di essere invisibile. Cosa inutile con Star nei dintorni.
“Vieni qui, tra me e Remus, voglio assicurarmi che non scappi.” Gli ordinò con un tono leggermente scherzoso.
Di riflesso Regulus replicò acido. “Non è che solo perché sono un Serpeverde e non un valoroso Grifondoro come voi devo avere sempre l’impulso di scappare.”
“Non è questo che intendevo. Qui non ci sono Case, non siamo ad Hogwarts.” Lo rimbeccò Star lanciando uno sguardo a James e Sirius davanti a sé, per fortuna troppo impegnati a bisticciare per fare caso a loro.
Regulus abbassò il capo e si mise dove gli era stato detto. Soddisfatta la ragazza mollò un urlo ai suoi due amici davanti che partirono a pedalare lungo quelle che doveva essere un sentiero ma che in realtà era solo un punto nella sterpaglia con gli arbusti schiacciati a terra dal passaggio di bici, piedi e animali.
“Mi sento ridicolo con questo coso qui.” Sbottò James accennando al cestino della bici fissato al manubrio.
“Ovvio che sei ridicolo, hai scelto una bici da donna!” Lo rimbeccò Star ridendo.
“Non è vero!” Sbraitò James colpito nell’orgoglio.
“Oh, tesoro!” Esordì Sirius in falsetto. “Hai scelto bene di indossare i pantaloni quest’oggi, il tuo solito vestito sarebbe stato un grave intralcio e tu avresti mostrato le tue mutandine di pizzo a tutto il villaggio.”
Star e Remus risero sonoramente mentre James si scervellava per replicare qualcosa.
“Beh, almeno io non parlo come una ragazza degli anni ’50!”
Sirius ghignò. “Ti ricordo che solo un ottimo attore può riuscire ad interpretare così bene una parte così diversa da sé stesso, e infondo hai notato anche tu che pur truccato di tutto punto sono sempre più virile di te.” Fece con la voce tornata al suo normale tono, forse anche più basso.
“Si, ma sembravi un travestito!” Ribatté James offeso.
Star e Remus risero ancora e la ragazza si volse verso Regulus che anche se tentava di nasconderlo un po’ stava sorridendo, il ragazzo però notò lo sguardo di lei su di sé e si schiarì la gola sonoramente per poi rivolgersi al fratello.
“Tieni le spalle dritte e non usare più quel tono da ragazzina, non dimenticare il protocollo dei Black.”
Sirius si drizzò acquisendo subito un aria regale come il primo giorno in cui Star lo vide, accanto ai suoi genitori.
“Ti compiaccio, fratello?” Domandò Sirius in tono forse esageratamente pomposo.
“Molto meglio.” Approvò il piccolo Black nascondendo appena un ghigno tutto alla Sirius in arrivo.
“Fico! Il tuo fratellino ti può comandare a bacchetta, me ne era dimenticato.” Si rallegrò James voltandosi poi verso Regulus in persona col rischio di schiantarsi contro qualcosa. “Quindi se io ora lo butto giù dalla bici lui deve reagire come un perfetto gentiluomo giusto?”
“No, deve reagire come un perfetto Black, quindi potrebbe ucciderti facendoti penare atrocemente.” Spiegò il ragazzino con un tono atono che fece sbellicare Star e Remus e persino Sirius si lasciò scampare un sorrisetto soddisfatto anche se non si voltò verso il fratello ma tenne lo sguardo fisso avanti, cosa saggia dal momento che James centrò in pieno una busca nel terreno che lo fece saltare in alto e poi riatterrare pesantemente sul duro sellino. Molto duro a sentire dal lamento sordo di James.
“Ti sei fatto male, caro amico? Lascia che ti aiuti a raccogliere le palle.” Lo sfotté Sirius fermandosi accanto a lui e sempre dando sfoggio di totale eleganza infatti suo fratello non poté rimproverarlo anche perché era troppo impegnato a non ridere, a differenza di Star e Remus che esternarono senza timore quel sentimento.
“Maledetto!” Sibilò James fra i denti scendendo dalla bici.
“Non posso immaginare il tuo dolore, fratellino. Ma posso comunque fregarmene e vincere la gara di chi arriva primo al villaggio!” Gridò Star ricominciando a pedalare più velocemente.
“Tu! Io non perderò!” James risalì in sella ma ormai Sirius, Remus e persino Regulus lo avevano superato di un po’.
“Non ho sentito nessun segnale di partenza!” Protestò James pedalando al massimo per raggiungere i suoi amici.
“Giusto, scusami!” Gridò Star. “Remus ci pensi tu?”
Il quattro in vantaggio si fermarono perfettamente in linea ma prima che James potesse raggiungerli Remus urlò “VIA!” e tutti ripartirono.
“Incredibile come tu riesca ad andare così veloce tenendo una posizione così dritta!” Si complimentò Star con Sirius passandogli accanto per superarlo. “Ma non abbastanza veloce!”
Cominciarono una discesa piena di buche e Star mollò i pedali incrociando le gambe sulla canna della bici saltellando allegramente mentre Remus tentava di frenare leggermente senza perdere la sua posizione dietro Regulus e Sirius che si davano guerra con estrema eleganza Black.
La discesa si concluse e James, che era riuscito a recuperare terreno, si affiancò a Remus.
“Vedo il villaggio!” Esclamò Star indicando davanti a sé prima di rimettersi a pedalare a tutta potenza.
“Il primo che arriva a quella casa verde ha vinto!” Decretò James.
Il gruppo sfrecciò lungo la strada malandata saltellando e perdendo il controllo, erano ormai tutti pari ma a pochi metri dalla linea dl traguardo una bici superò le altre.
Regulus frenò di colpo appena dopo la casa designata.
“Hei, hai vinto!” Si stupì James.
“Bello sprint finale.” Si complimentò Remus.
“Già, ottima gara.” Aggiunse Star.
Sirius ignorò bellamente il fratello, che intanto accettava in silenzio i complimenti, e decise che era un buon momento per mettere i puntini sulle i. “Ragazzi, ma chi ha preso i soldi per le compere?”
“Io, insieme alla lista.” Lo tranquillizzò Star.
“Allora, cosa dobbiamo prendere?” Chiese Remus.
La ragazza sbirciò il foglio compilato da sua madre per qualche secondo e poi scoppiò a ridere.
“Ma che c’è scritto una barzelletta?” Fece James sconvolto come tutti. Star non riusciva a prendere nemmeno fiato per leggere così passò il foglietto a Sirius che si mise a ridere a sua volta, passando il biglietto a Remus che sorrise prima che James glielo strappasse di mano.
“Sinceramente non saprei dirti che comprare, vedi te, mi fido. Basta che non chiedi a James, l’ultima volta che gli ho chiesto cosa volesse da mangiare mi ha risposto qualcosa come “Gne-gna”, non so, forse non l’ho educato troppo bene sui Babbani.”
“Ha, ha! Devo ricordarvi che gli Gne-gna sono squisiti e per di più sono un’invenzione di Star che è sempre vissuta tra i Babbani?” Fece James offeso.
“Li avete inventati voi sul serio?” Saltò fuori Reguls senza riuscire a trattenersi.
“Certo!” Si vantò James voltandosi verso di lui con il petto in fuori dall’orgoglio.
“Li conosci?” Si stupì invece Star.
“Si, ecco, una ragazza me ne ha … offerto uno, a San… Beh, certo.” Balbetto il ragazzino tenendo lo sguardo basso e quindi non notando Sirius che aveva per mezzo secondo sorriso fiero e cercato di dire qualcosa in proposito, ma la frase se la ricacciò in gola tornado serio e ombroso.
“Dunque, mangiamo italiano?” Domandò Remus salvando la situazione in cui i Malandrini fissavano a intermittenza i due Black.
“Si, buona idea! Andiamo in un negozio di alimentari, faccio la pasta al sugo!” Propose Star allegra.
“Dovrai fare le orecchiette.” Mormorò Regulus.
“Come?” La ragazza si voltò verso di lui leggermente spaesata.
“Le orecchiette,” Ripeté il ragazzino. “è un tipo di pasta di questa zona, ci sono venuto qui, con i miei genitori, e ho visto dei Babbani che le mangiavano.”
“Orecchiette sia!” Acconsentì Star cominciando a pedalare decisa ma lasciandosi poi superare da Remus e James che litigavano sul dove potesse essere il negozio, e da Regulus che ora avanzava a testa alta come se possedesse il mondo. La ragazza si accostò a Sirius e sorrise.
“Che c’è?” Le chiese lui brusco.
“Sei fiero di lui.” Sussurrò vittoriosa Star.
“Io non…” Cominciò Sirius, poi osservò la sua amica e si ricordò del suo piccolo potere di leggere nella mente, sorrise rilassato. Fatto per fatto. “I nostri genitori nei nostri viaggi non ci portano mai ad essere in contatto nemmeno visivo con i Babbani, mai, nemmeno di sfuggita, se lui sa cosa mangiano vuol dire che una volta, e forse più, è scappato.” Spiegò poi ricominciando a pedalare più sciolto, come il normale Sirius.
La ragazza sorrise ancora più largamente. “Su le spalle, dritta la schiena!” Gli intimò in modo che Regulus potesse sentire. Il ragazzino, infatti, si voltò di scatto e Sirius fu costretto ad eseguire tornando a essere dritto come un fuso.
“Mi divertirò molto.” Gli mormorò Star diabolica quando Regulus tornò a concentrarsi sull’intrico di stradine davanti a loro. Sirius le regalò un occhiataccia ma poi alzò il mento sprezzante e impassibile.
“Aspetta, leggi l’insegna!” Gridò Remus a James davanti a loro di qualche metro.
“Leggi l’insegna? Se sapessi che diamine c’è scritto lo farei ma non conosco l’italiano!” Sbraitò James.
“C’è scritto Ristorante, non è quello che cerchiamo, il negozio d’alimenti e lì più avanti.” Intervenne Star dopo aver dato un rapido sguardo alle insegne nella viuzza in cui si trovavano.
“Tu sai…?” Fece per chiedere James ma sua sorella lo squadrò con calma.
“Non fare domande del Bolide, per favore.” Lo pregò lei rimettendosi a pedalare fino al negozietto sghembo.
Il sole si stava alzando, come la temperatura, ma soffiava ancora un po’ di vento fresco che non lasciava che la pelle si appiccicasse.
Entrarono da “Alimentari e Pane fresco”, secondo la traduzione di Star, e sentirono un po’ di frescura in più, dovuta forse alle sventolanti pale sul soffitto.
“Buon Giorno!” Salutò allegramente e in italiano un uomo grande come un armadio ma d’aspetto gentile dietro il bancone espositivo del pane.
“Salve!” Replicò con estrema naturalezza Star e si sentì strana, leggere e tradurre era una cosa, ma parlare un’altra.
“Ve serve iutu?” Chiese l’uomo.
Sirius e Remus strabuzzarono gli occhi sorpresi da chissà che cosa mentre la ragazza ebbe solo un attimo di esitazione prima di rispondere. “Si, certo, vorrei cucinare delle orecchiette, ne ha?”
“Ne tegnu, ne tegnu. L’aie fatte frische muierima stammane. E tegnu puru u sugu, se serve.” Replicò il proprietario entusiasta posando sul bancone un sacchetto di pasta fresca di forma circolare grande quanto una moneta e concava, con un vasetto sigillato a mano di sugo di pomodoro.
“Perfetto! La ringrazio molto.” Star si avvicinò al banco per pagare ma Remus la fermò “Il pane!” Le ricordò, naturalmente l’uomo lo osservò con interesse.
“Forestieri siti? De dhru siti?” Chiese.
“Inghilterra.” Ripose Star tranquilla. “Ah, vorremmo anche del pane.”
“Eccu quai, friscu puru quistu.” Il negoziante mise una bella forma di pane in un po’ di carta giornale e la aggiunse alle cose nel bancone spingendole poi verso di lei. “Eccu a tie e suntu 65 lire.”
“Ecco a lei, tenga pure il resto.” La ragazza piazzò due piccole monete strane e di color grigio scuro sul bancone e afferrò il pane.
“Beddhra e garbata, ne vidimu!” Salutò l’uomo sorridendo.
Remus prese il sugo e la pasta e i ragazzi uscirono fuori sentendo subito un gran caldo.
“Dov’è finito il vento?” Chiese James.
“Poco importa il vento, Star fai paura.” Ribatté Sirius.
“Beh, dai. Ormai lo sappiamo che sa parlare varie lingue.” Sdrammatizzò Remus mettendo la spesa nel suo cestino della sua bici.
“Varie lingue si, ma noi abbiamo studiato un po’ di italiano e quello non era italiano.” Se ne uscì fuori Remus ancora strabiliato.
“Era italiano, dialettale certo, ma italiano.” Specificò Star tranquilla. “Andiamo.”
Inforcarono di nuovo le bici e passarono in un paio di negozi ancora per prendere scorte di acqua e latte, niente tè, non lo trovarono.
Il caldo cominciava a farsi opprimente e i ragazzi cercavano di stare sempre in sella alle bici perché con il vento in faccia pareva meglio. Tornare a casa in salita fu un supplizio e tutti sbuffarono una volta arrivati in cima, tranne Star e Sirius, la prima sembrava ancora freschissima, il secondo era obbligato a tenere una certa eleganza.
“Siamo tornati!” Gridò Star varcando l’uscio. Adorava farlo, le piaceva poter annunciare di essere di ritorno in casa, tra la sua famiglia.
“Bene, allora che cuciniamo?” Chiese Susan accogliendoli nell’atrio fresco.
“Ah, voi state pure tranquilli nel salotto, cuciniamo noi ragazzi!” Le assicurò Star spingendo la madre verso Alphard e Henry che conversavano in proposito al Ministero.
“Sei sicura tesoro? Siete in vacanza.” Le ricordò Susan.
“Anche voi!” Gridò la ragazza già piazzata in cucina.
“Allora, voi tre,” E indicò decisa Sirius, James, e Regulus. “Preparate la tavola. Io e Rem, cuciniamo.”
“Agli ordini!” Esclamarono Sirius e James prendendo dai cassetti le posate e la tovaglia.
Regulus la guardò strabiliato “Ma ti ascoltano…. Come fai? Cioè… non ci credo.”
“Certo che mi ascoltano, se non lo fanno mi arrabbio. E dovresti ascoltarmi anche tu, quindi vai ad aiutarli!” Lo rimbeccò lei voltandosi poi verso i fornelli con Remus che sospirava rassegnato.
Regulus prese i bicchieri e andò verso il tavolo, dove Sirius e James parlottavano insieme ridacchiando, le teste vicine, le mani che gesticolavano mentre lavoravano.
Perdere un fratello non è mai bello, ma perderlo e poi vederlo acquistare un rapporto così bello con il primo ragazzo incontrato per strada è doloroso.
Il piccolo Black si ritrovò a maledire mentalmente la sua stirpe di gente fissata col sangue puro e le scelte che mettevano davanti ai loro figli, poi si scusò con la sua famiglia e poggiò i bicchieri sul tavolo cercando di ignorare i discorsi dei due ragazzi di fianco a lui.
“… poi sono riuscito a evitarle per il resto dell’anno ma il prossimo dovrò uscirci insieme per forza, o mi ammazzano come minimo.” Diceva James.
“Donne!” Sbottò Sirius con l’aria di chi la sa lunga. “Io sono stato fortunato, Valence è … interessante. Niente risatine che danno sui nervi a ogni mia battuta o cose così, le interessa il Quidditch ma non gioca, è strano che io sappia delle cose su di lei, comunque uno degli ultimi giorni dell’anno ci siamo baciati…”
“Dai, sul serio!” Si stupì James.
“Si, certo, niente di che ma è stato strano, come se volesse costruire un rapporto con me… se è vero è fuori strada, credo che glielo dirò chiaro e tondo a settembre.”
James rise. “Amico sei nei casini, e se ti chiede di mettervi insieme?”
Sirius ci pensò su poi alzò le spalle. “Le dico di no e le spezzo il cuore in mille pezzi.”
“Crudele! Con l’atteggiamento che hai spero che tu non faccia impazzire una ragazza come la Battitrice di Serpeverde, altrimenti perderò il mio migliore amico idiota.” Scherzò James.
“Ahi, spezzare il cuore a una come lei è come gettarsi dalla Torre di Astronomia senza Star e senza corde.” Concordò Sirius prima di scoppiare a ridere insieme all’amico ma si fermò quasi subito. “Un attimo, mi hai chiamato idiota?”
James sorrise malandrino e si beccò uno scappellotto scherzoso.
“Hei facciamo venire un colpo a tutti?” Gli domandò Sirius dopo aver riso soddisfatto. Una luce pericolosa si accese negli occhi dei due ragazzi.
“Tu non farai proprio niente!” Cercò di bloccarlo Regulus.
“Spiare è da maleducati.” Ribatté Sirius mentre alle sue spalle, senza farsi notare, James estraeva la bacchetta puntandola oltre l’amico e suo fratello e mormorando una strana formula.
“Fare degli scherzi non è da Black!” Replicò suo fratello.
“Lascialo stare, dai.” S’intromise James.
Sirius si voltò verso di lui furente. “Lasciarlo stare? Ma che ti è preso deficiente?”
“Deficiente a me? Mammalucco!” Rispose per le rime James infuriandosi a sua volta.
I due ragazzi cominciarono a urlarsi insulti così che Star attirata dal chiasso si avvicinò a loro per controllare come anche gli adulti.
“In ogni caso sono io il più forte!” Decretò James in quel momento dando le spalle a Sirius che spostò di peso Regulus per afferrare una sedia, la sollevò in aria e…
Praticamente tutti gli gridarono di fermarsi, e lui colpì James sulla schiena mandando la sedia in frantumi, tra le urla generali.
“Sai un pazzo, idiota!” Star afferrò Sirius per i polsi spingendolo via mentre James si accasciava a terra, si inginocchiò di fianco al fratello preoccupatissima e spaesata. Per qualche millesimo di secondo tutto prese una piega terribilmente glaciale, poi James si alzò di scatto conficcando due dita in un fianco di Star e facendola sobbalzare per il solletico e la sorpresa. Sirius scoppiò a ridere.
“Ma che diamine…?” Fece Alphard.
“Scherzetto! Era tutto nei piani, paura, eh?” Spiegò James mettendosi in piedi agile e scattante.
Alphard e Henry ridacchiarono sommessamente, mentre Susan si premeva la mano sul cuore gridando: “Non fatelo mai più!”
“Tirare una sedia addosso a qualcuno, che razza di scherzo…” Borbottò Regulus.
“Star! La pasta!” La avvertì Remus.
La ragazza corse di nuovo ai fornelli e in pochi attimi servì il pranzo in tavola.
James e Star sedettero vicini, a capotavola tra la ragazza e Remus stava Sirius e accanto a Rem, Regulus.
I due Black sedevano perfettamente dritti e si muovevano con estrema eleganza, il loro modo di mangiare sembrava quasi una danza.
Alphard, che cercava di nascondere tutta quella rigidità dietro un velo di scompostezza, sorrise. “Da Regulus me l’aspettavo ma tu Sirius? Pensavo fossi il mio nipote fedele che come me avrebbe evitato di comportarsi come un damerino.”
“Ah, vorrei zio! Ma purtroppo sono nel mezzo di un patto.” Replicò calmo Sirius dopo aver mandato giù un boccone ed essersi anche pulito la bocca.
“Mmh, direi che questa cosa dell’eleganza Black non ti fa troppo male.” Commentò Remus. “Sei sicuramente più educato del solito, anche se bastava smettere di cercare di parlare con la bocca piena per ottenere un miglioramento.”
Tutti in tavola risero e Sirius non fece una piega ma Star notò l’occhiata fuggente verso Regulus che suo malgrado aveva sorriso.
“Dunque, cosa volete fare oggi pomeriggio?” Domandò Henry ai ragazzi.
“Mare!” Risposero in coro i Malandrini.
“Va bene, noi andremo a fare un giro al villaggio, a bere qualcosa, e poi ceneremo in qualche ristorantino tipico.” Illustrò Susan.
“Non ci invogli a venire con te, mamma. Rinuncia.” Brontolò James rituffandosi nel piatto.
“Ottimo!” Esclamò Alphard dopo l’ultimo boccone.
“Grazie.” Replicò Star che con un po’ di pane stava raccogliendo gli ultimi residui di sugo dal piatto.
“Che fai?” Si sorprese Remus.
“La scarpetta.” Rispose lei come se fosse ovvio.
“Eh?” Chiese James.
“Cos’è, scusa?” Domandò Sirius.
“La chiamano così, qui in Italia. Non chiedetemi come lo so!”  Si agitò lei per poi dare un morso al pezzo di pane sugoso.
“Comunque, non potete andare subito al mare, Sirius deve prima studiare. Per due ore.” Ricordò loro Regulus.
“Giusto.” Star si alzò di scatto sparecchiando veloce. “Mettiamoci all’opera.”
“Io non avevo finito!” Protestò James.
“Invece si.” Lo mise a tacere la ragazza.
Si sistemarono in una delle camere, quella che poi avrebbe ospitato i Malandrini, e si sedettero tutti un po’ ovunque, tranne i due Black i quali si accomodarono rigidi alla scrivania.
“Dunque… che studiate?” Domandò curiosa Star mentre osservava i due fratelli tirare fuori dalle loro borse identiche tomi antichi, pergamene e penne eleganti.
Sirius si voltò a guardarla nervoso. “Storia.” Rispose vago.
“Storia di cosa?” Tentò di sapere Remus ma Sirius lo fulminò con lo sguardo.
Fu Regulus a rispondergli, colmo d’orgoglio. “Storia delle famiglie Purosangue.”
Star rifletté qualche secondo. “Studiate anche le linee di sangue Puro antiche e ormai scomparse?”
“No, siamo troppo giovani, ma un giorno ci sarà concesso.” Il tono sognante di Regulus sbalordì tutti, sembrava che il suo più grande sogno fosse mettere le mani su dei vecchi alberi genealogici, o forse il suo sogno era solo essere abbastanza bravo da rendere fiera la sua famiglia. “Eri interessata a qualcosa in particolare?”
“Più o meno si. Speravo potessi darmi tipo un elenco di stirpi magiche super potenti che si interrompono con una donna chiamata White Rose.” Spiegò lei con naturalezza, i Malandrini trattennero il respiro. Star non nominava il nome di sua madre da tempo e per un attimo era tornata quella ragazzina misteriosa e arrabbiata che era il primo giorno in cui Sirius e James l’avevano conosciuta sull’espresso, il tono sprezzante era sempre lo stesso anche se meno vivido.
“Non credo di averne mai sentito parlare, deve essere molto potente come stirpe.” Commentò Regulus del tutto ignaro.
“Oh, si. Molto potente. Non importa, continuate pure. Noi staremo, qui fermi e silenziosi.” Mormorò la ragazza sedendosi su uno dei due letti matrimoniali e cominciando un piccolo torneo in ripetizione di Baci e Abbracci con James e Remus.
Al termine delle due ore, come se una sveglia avesse suonato, i fratelli Black cominciarono a rimettere a posto i loro oggetti in perfetta sincronia, i gesti calmi e controllati, trattando tutto con estrema cura.
“Possiamo andare.” Dichiarò Regulus.
Star uscì dalla stanza per mettersi il costume, anche se dovettero costringerla ad andare in bagno lontano da occhi indiscreti.
Uscirono di casa in fretta e furia e cominciarono a scendere a piedi lungo delle ripide e rovinatissime scalinate di pietra fino alla spiaggia rocciosa, il mare era più calmo ma comunque le onde si infrangevano regolarmente sugli scogli. L’acqua aveva un colore bellissimo colmo di sfumature, dal chiaro, vicino alla costa, fino a divenire sempre più scuro man mano che si guardava al largo. Nessuno nei paraggi e solo qualche barca a vela che solcava tranquilla le onde in lontananza.
Tutti presero un bel respiro, l’aria era piacevolmente calda, anche un po’ troppo e nessuno esitò nel tuffarsi in acqua nei modi più improbabili, tranne i Black che entrarono poco alla volta come se fossero ad una sfilata di moda subacquea.
“Ehi, ingessati!” Li prese in giro James spruzzando entrambi.
Sirius si voltò verso il fratellino. “Secondo il nostro protocollo dovrei ucciderlo, giusto?” Chiese freddo e distaccato.
“Si, dovresti. Accomodati.” Regulus si spostò invitandolo ad agire con un gesto noncurante della mano.
“Scherzate vero?” Chiese James raggelato.
“Ora ti ucciderò.” Lo avvertì Sirius avvicinandosi minaccioso.
“Hey, hei, ehi, calmiamoci tutti!” James alzò le mani spaesato.
Regulus fu il primo a scoppiare a ridere seguito da suo fratello e per quegli attimi tornarono ad essere dalla stessa parte.
“Mi avete ucciso solo per lo spavento.” Commentò James ridendo.
“Siete ottimi attori.” Fece Remus cercando di far ripartire il suo cuore per la seconda volta nella giornata.
“Lo sapete che io sono favoloso come attore!” Replicò Sirius in falsetto sbattendo le ciglia come una ragazza.
“Mio cielo mi fai muorire dal ridere ogni volta!” Esclamò Star.
“Muorire? Tu hai sempre detto muorire?” La prese in giro Sirius.
“Si, problemi?” Ribatté lei in tono di sfida.
“Nessun problema che non si possa risolvere con una gara di tuffi, vestiti, magari!” Replicò Sirius.
“Un Black, non fa gare di tuffi, e non parla in quel tono.” Gli fece notare Regulus ripresosi dal suo attimo di libertà.
“Giusto,” Concordò Star con una luce diabolica negli occhi. “gareggia tu al posto suo.”
Il ragazzino si irrigidì. “Io? Una gara di tuffi?”
“Potremmo lanciarci da lassù!” Propose James indicando uno scoglio alto tre metri e sporgente nell’acqua fonda.
“Io non lo farò!” Si tirò subito indietro Remus.
“Tranquillo, Rem, provo prima io, se non è pericoloso lo farete anche voi, ok? Ti prego!” Cercò di persuaderlo Star.
“Va bene!” Sbuffò Remus rassegnandosi agli occhi dolci della ragazza.
“Beh, te lo puoi scordare che mi tuffo da lì.” La smontò Regulus.
“E invece lo farai, per via del piccolo patto che abbiamo.” Insistette lei.
“E anche perché rappresenti me, quindi vedi di vincere.” Aggiunse Sirius.
Il piccolo Black soffio forte ma non disse più nulla e quindi Star lo interpretò come un si, salì per prima sulla scogliera e si gettò con un urlò liberatorio aprendo le bracci come ali in volo. Affondò nell’acqua con un bel po’ di schizzi e … non tornò a galla. I ragazzi si bloccarono, per uno, due, tre, quattro secondi.
Alla fine James prese un respiro pronto ad immergersi tutto preoccupato ma poi si fermò.
“Dunque, non la cerchi?” Gli chiese Remus bianco come un lenzuolo e con la voce incrinata.
“Respira sott’acqua, e poi sento che sta bene. Ne sono certo.” Rispose lui.
Sirius si rilassò fidandosi dell’amico ma Remus rimase sulle spine per alcuni attimi poi catturò più aria possibile nei polmoni e si immerse.
Nuotò con la pressione che gli spingeva nelle orecchie e il silenzio opprimente attorno a sé, ad un tratto vide il corpo della sua amica steso sul fondale qualche metro sotto di sé. Fece per urlare allarmato ma appena ci provò metà della sua riserva d’aria gli sfuggì dalla bocca mandandolo in panico. Poi la vide muoversi, e nuotare in perfetta forma, da un organismo marino all’altro, estasiata da tutte quelle varietà di specie e di colori.
Star fece una giravolta e vide Remus sopra di sé, si bloccò sorpresa e poi nuotò alla svelta verso di lui, gli premette due dita ai lati del naso e gli fece segno di spingere l’aria come per soffiarsi il naso. Lui eseguì, immediatamente l’aria spinse sulle sue orecchie tappandole dall’interno e la pressione fastidiosa diminuì. Risalirono insieme fino a riemergere.
“Ehi, sorellina!” La salutò allegramente James.
“Grazie per la preoccupazione! Per fortuna c’è il mio Rem!” Replicò lei fingendosi acida e abbracciando Remus che già faticava a riprendere fiato e stare a galla contemporaneamente.
“Perché, stavi male?” Le chiese Sirius.
“No, mai voi non lo sapevate.” Ribatté la ragazza.
“Io si.” Le ricordò James afferrando il ciondolo a forma di lacrima che teneva appeso al collo.
“Giusto.” Fece Star serena.
“Cos’è?” S’incuriosì Sirius.
James lanciò un breve sguardo alla sorella e poi rispose calmo. “Una specie di dispositivo magico, se Star stesse male, con questo addosso lo percepirei.”
“Utile.” Commentò Remus, dovresti distribuirne uno a ciascuno di noi.
“Non serve, il legame che vi permette di parlare con me attraverso il pensiero fa lo stesso effetto se vi concentrate bene, solo che funziona fino a che siamo abbastanza vicini.” Spiegò lei.
“Voi vi parlate usando il pensiero?” Domandò Regulus sorpreso.
“Si. E ora inizia a salire, sei il primo partecipante alla gara.” Lo incitò Star.
Regulus obbedì e si mise sul bordo della scogliera respirando a fondo e poi si tuffò di testa, con eleganza, quasi non facesse altro dalla mattina alla sera.
“Quellosiammazza!” Gridò Remus tutto d’un fiato.
“Si, ha corso un bel rischio!” Si esaltò James appena rivide la sua chioma nera spuntare dall’acqua.
“Tocca a me!” James corse verso lo scoglio e si gettò a bomba alzando una miriade di schizzi.
“Wow, che fantasia.” Commentò sarcastico Sirius.
“Vieni, Remus.” Lo invitò Star indicandogli la scogliera.
“Dici che devo per forza provare?” Chiese lui dubbioso.
“Fidati.” Rispose lei e fece l’occhiolino a James.
Salirono in cima, il vento soffiava su di loro e Remus guardò giù, non era male come spettacolo, l’acqua era splendida e profonda, non si sarebbe spappolato su nessuno scoglio, ed era così limpida. Si sporse ancora un po’ prendendo più coraggio, infondo, non doveva essere male, forse era quasi come volare. Sorrise a Star e saltò. Sul subito sentendosi il cuore in gola ebbe paura ma ormai era troppo tardi per tornare indietro e prima di rendersene realmente conto atterrò in acqua tra un vortice di bolle. Riemerse annaspando un po’ fra gli applausi generali e vide Star tuffarsi, semplicemente affidandosi al vento come se stesse sul serio per spiccare il volo, entrò in acqua di testa, come Regulus, senza quasi spostare l’acqua.
“Beh, che ne dici?” Gli domandò lei una volta riemersa.
“Potrei farlo di nuovo.” Rispose Remus con un’alzata di spalle.
Si tuffarono tutto il giorno mentre Sirius faceva da giudice, rimasero in acqua finché non parve loro di avere le pinne. Solo quando il sole si tuffò dietro gli alberi alle loro spalle, però, si decisero ad uscire. Recuperarono i vestiti e risalirono le infide scale fino alla casetta.
“Divertiti?” Li accolse Alphard che leggeva un romanzo in soggiorno.
“Certo!” Rispose James entusiasta.
“Fatevi la doccia, che poi usciamo.” Ordinò loro, con gentilezza, Susan, apparendo dalla cucina.
Star usò il bagno dei genitori e si cambiò prima di uscire, mentre i ragazzi facevano i turni all’altro bagno e Sirius bussava con foga alla porta intimando a James di muoversi o avrebbe sfondato l’uscio.
Quando finalmente il suo amico uscì con un sorriso smagliante e i capelli perfettamente asciutti e spettinati disse qualcosa come “Tutta questa eleganza non si raggiunge senza sforzo!” passandosi la mano tra i capelli come se non fossero abbastanza ritti.
Star rise dal fondo del corridoio. “Remus puoi usare questo bagno sai.” Accennò alla porta alle sue spalle e il ragazzo la prese alla lettera, superandola di corsa.
Quando furono finalmente tutti puliti e profumati e Sirius si fu messo la camicia nera con i pantaloni lunghi grigi a piega nonostante il caldo, uguali a quelli del fratello, poterono uscire.
James e Remus indossavano jeans dal ginocchio e maglie a maniche corte semplicissime, Star aveva una camicia senza maniche leggera e colorata infilata dentro i pantaloncini corti a vita alta neri.
I signori Potter sembravano proprio due turisti con le maglie e i pantaloncini sportivi e tanto di visiera con il frontino che avevano insistito ad indossare anche se era sera. “I Babbani li mettono!” Aveva replicato Henry quando sia Star che James glielo avevano fatto notare.
Alphard era estremamente a suo agio nei suoi jeans alla moda e maglia di un concerto rock di appena l’anno scorso, le sue All Star grigie ai piedi come i Malandrini. Somigliava molto a Sirius, non solo nei lineamenti ma in qualcosa di più profondo nel suo modo di fare, sembrava quasi cercasse di celare dietro ad un velo di scompostezza e noncuranza il portamento regale tipico dei Black. Camminava con le mani nelle tasche dei jeans, il busto sbilanciato leggermente troppo indietro, le spalle sciolte e basse, slanciava i piedi ad ogni passo, cosa che lo portava a camminare non proprio in linea retta, e osservava pigramente in giro come se vivesse in quei luoghi da anni.
Anche Sirius avrebbe camminato come lo zio ma lo sguardo pungente del fratello e il patto in ballo glielo impedivano.
Arrivarono al ristorante che non era nulla di che ma il profumino che fuoriusciva da esso era molto invitante.
“Ma che Bolide di nome ha?” Fece James osservando l’insegna con il disegno stilizzato di una piccola imbarcazione peschereccia.
“Lascia stare, è dialettale.” Replicò Star entrando subito dopo gli adulti, che avevano prenotato un tavolo nel giardinetto esterno.
Ora che il sole era tramontato da un pezzo l’aria si era fatta più fresca e il vento si era calmato o forse era solo il fatto che si trovassero tra tutte quelle casette così vicine che impediva all’aria di sverzare, in ogni caso era piacevole e frizzante, ogni cosa sapeva d’estate.
Il cameriera portò i menu completamente in italiano. Star e i Black cominciarono a leggerli senza problemi mentre i signori Potter e James li fissavano straniti.
“Credo che prenderò la frittura mista.” Decretò Star.
“Si, anche io.” Concordò Alphard. I due fratelli annuirono.
“Si, bè… noi pure.” Henry colse al volo l’occasione e si fidò del giudizio altrui.
Ordinò Alphard, facendo sfoggio di una fantastica padronanza della lingua, da bere fece portare del vino di casa per gli adulti e delle Coca-cola per i ragazzi, Star, James e Remus apprezzarono quella nuova bevanda conosciuta solo attraverso i racconti di Sirius.
Stranamente durante la cena non ci furono stonature, silenzi imbarazzanti o riprese da parte di Regulus, mangiarono tutti nella più completa allegria ascoltando i fantastici racconti dei viaggi fra i Babbani di Alphard. Lo zio era molto colto e anche autoironico, impartiva lezioni prendendo spunto dai suoi sbagli non da quelli altrui e i Malandrini compresero come mai fosse sempre stato l’unico uomo a domare Sirius.
“Quel giorno Radio Caroline trasmetteva una canzone stupenda e io non ce l’ho più fatta: mi sono Materializzato nelle vicinanze, quindi ovviamente in mare, ho nuotato verso di loro gridando aiuto e mi hanno raccolto a bordo, sono stato lì per quasi due giorni, due giorni splendidi. Poi sono salito sulla barca delle loro provviste, avrei voluto restare, ma bè, dovevo tornare a casa, da questi due diavoli. Ricordi Radio Caroline, Sirius? Te la facevo ascoltare sempre quando eravamo soli.” Stava raccontando Alphard.
“Si, certo! Musiche fantastiche!” Asserì il ragazzo.
“Anche io ascoltavo Radio Caroline, era quella la radio che ascoltavano nel locale vicino.” Rivelò Star.
“Sul serio signorina? Ti piace il rock?” Le chiese Alphard.
“Non mi piace, è la mia vita.” Rispose lei convinta.
“Bè, potrai aver passato quel che vuoi, ma hai ottimi gusti.” Replicò l’uomo.
La ragazza rise. “Le poche persone che mi hanno amato, mi hanno cresciuto bene. Tutto qui.”
Poi la cena volse al termine e il gruppo si spostò verso casa, salirono tutti in terrazzo sedendosi sui divanetti di vimini e alzando lo sguardo verso il cielo. I signori Potter accesero qualche torcia da giardino fissandole ai muri e proteggendole con un incantesimo che impediva al vento forte di spegnerle.
“Qui fa abbastanza freschetto.” Commentò Susan stringendosi nel suo maglioncino leggero.
“Si, bè. Il tempo adatto per raccontarvi una piccola storia dell’orrore.” Cominciò Alphard spostando poi lo sguardo sui signori Potter. “Se me lo concedono.” Henry gli sorrise e lo zio cominciò.
Era bravo, Sirius aveva preso da lui anche in questo, sapeva creare la giusta suspense e lasciava che il vento ululasse nei momenti adatti, fu una serata indimenticabile e James tirò fuori la sua macchina fotografica per immortalare tutti in quell’attimo di complicità. La macchinetta passò di mano in mano in modo che tutti venissero fuori in almeno una o due foto.
Quando si fece troppo tardi Susan ordinò a tutti di scendere e prepararsi per dormire. Alphard e Regulus avrebbero dormito assieme, Star sola sotto ordine della madre, e James Sirius e Remus si sarebbero stretti nella stanza con i due letti matrimoniali.
Ovviamente, dopo che tutti si furono addormentati Star sgattaiolò dagli altri Malandrini.
Si misero a giocare a Cadaveri Eccellenti e a Baci e Abbracci, chi perdeva in quest’ultimo doveva fare un breve percorso nella stanza con una coperta a coprigli il capo. Quando perse Remus Star bisbigliò a James e Sirius:
“Forse agli altri è sfuggito, ma io ho percepito l’incantesimo sulla sedia.”
“Allora perché eri così preoccupata?” Insinuò Sirius.
“Crisi momentanea, credo che vedervi litigare sia l’unica cosa al mondo capace di mandarmi fuori di testa.” Rispose lei pacata. “In ogni caso James hai usato la magia fuori da Hogwarts, sei matto?”
Il ragazzo alzò le spalle.
“Non lo fare mai più!” Lo sgridò lei.
“Va bene, prometto!” Sussurrò James con le mani alzate in segno di resa. In quel momento Remus si scontrò sulla scrivania facendo un tale rumore che i ragazzi credettero di essere scoperti, ma nulla si mosse così furono liberi di dedicarsi ad un paio di minuti di risatine silenziose, infine si addormentarono.

…………

Star udì qualcosa muoversi e vide la porta aprirsi piano e poi richiudersi; qualcuno si era alzato nel cuore della notte. Lo seguì di soppiatto e vide che si trattava di Sirius. Il ragazzo salì in terrazza, si appoggiò ad un muretto e cominciò a scrutare l’orizzonte. La ragazza si spostò piano rendendosi invisibile.
“Dunque, non è andata poi così male, eh?” Disse una voce dietro di lei, si voltò e lo stesso fece anche Sirius, James era in piedi sulla cima delle scale. “Star, fatti vedere.” Continuò.
Lei eseguì e Sirius fissò entrambi sbalordito poi tornò a fissare il mare sotto di loro. “E’ invasione dello spazio vitale di una persona, lo sapete?” Borbottò.
“E tu stai bellamente ignorando una domanda.” Ribatté James.
Sirius sbuffò sonoramente e i suoi amici si posizionarono accanto a lui.
“No.” Rispose Black dopo aver ostentato qualche attimo di silenzio. “Non è andata tanto male. Prima mi ha preso da parte, e mi ha detto che lui forse non capisce come mai io mi sia distanziato tanto dalla mia famiglia perché lui non ha mai conosciuto persone che gli vogliono bene come voi ne volete a me. Lui crede ancora che la giusta strada sia quella dei nostri genitori, ma forse, ha detto, forse, non lo è per me.”
“E’ un buon inizio.” Commentò Star.
“E’, qualcosa di buono, forse solo un buon addio.” Corresse Sirius.
Passarono del tempo fermi lì e infine, come di comune accordo, si scostarono dal muretto e si diressero verso la loro stanza. Tornando a dormire.



******

Salve, non riesco a togliermi dalla testa le note di “Dream Police” anche se è da una vita che non la ascolto. Questo capitolo è stato difficile perché è stato ideato nel bel mezzo delle mia soleggiate vacanze ma ho dovuto scriverlo qui  nel mio uggioso paesino. Va bè, capita.

Ciao ciao

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Capitolo 19
*** Estate Babbana ***


I signori Potter si alzarono insieme quella mattina come da molti anni ormai, Henry allungò la mano verso Susan stringendole il fianco e facendola sorridere. Adorava come la moglie potesse sorridere come una ragazzina in quei loro momenti, era stato quello a farlo innamorare di lei: il suo bellissimo e spontaneo sorriso così fresco. Già allora al loro sesto anno ad Hogwarts la faceva sembrare una ragazzina di prima, e adorava anche il fatto di averla scoperta molte volte a girovagare di notte per i corridoi della scuola.
Si vestirono e andarono in cucina dove dopo pochi minuti li raggiunsero Alphard e Regulus.
“Siete sicuri di non voler restare ancora un po’?” Domandò Susan gentile.
“Oh, no. Questa è la vostra vacanza, direi che siamo stati già abbastanza invadenti. Spero solo che Sirius non combini troppi guai.” Replicò Alphard.
“Non avete affatto disturbato, la vostra è stata una gradita compagnia.” Assicurò Henry.
“E non ti preoccupare per Sirius, c’è Star con loro, saprà stare attenta abbastanza da impedire che finiscano ad Azkaban.” Garantì la signora Potter.
“Perfetto, grazie.” I due Black si avviarono fuori dalla proprietà e infine si smaterializzarono.
I signori Potter decisero di prendere le bici per fare un po’ di compere per la colazione, ma non si aspettavano che addentrarsi nelle stradine dei campi di ulivi fosse così suggestivo, presero tutto il necessario, tornarono indietro per una breve colazione tra loro e ripartirono lasciando un messaggio ai ragazzi che sarebbero tornati per il pranzo, o forse no.

….

Star si era già svegliata parecchie volte, aveva sentito partire lo zio e il fratello di Sirius, e poi aveva udito i suoi genitori uscire in bici, tornare, fare colazione e ripartire. Di solito riprendeva sonno quasi subito ma ora che la casa era crollata nel più profondo silenzio, ad esclusione del soffio del vento e del cinguettare insistente degli uccellini, le sembrava tutto troppo strano per poter dormire.
Remus si svegliò attorno alle nove, mugolando dal suo lato del super letto quadruplo.
“’Giorno!” Lo salutò allegra.
“Devo dirti una cosa!” Esclamò Remus.
“Bolide, deve aver riempito a fondo i tuoi sogni per ricordartelo di prima mattina!” Replicò lei sconvolta.
“Si, insomma, io…” Cominciò il ragazzo ma fu interrotto dalla voce di James.
“BUUUUUUUON GIORNO!”
Sirius saltò in piedi in quel preciso momento come richiamato dalla presenza sveglia di James, non dalla sua voce ovviamene, perché Star non voleva credere di aver gridato quasi tutti i giorni per svegliare Sirius inutilmente e James al primo grido ci riesce perfettamente.
“Allora gente che si fa?” Chiese Sirius.
“Siamo soli in casa, direi colazione. Anche perché io ho fame!” Propose Star un po’ irritata.
“Che hai?” Le chiese James.
“Sul serio, Sirius giù sveglio, veramente?” Sbottò lei stizzita.
I ragazzi risero e si avviarono a fare colazione.
Dopo essersi abbuffati con pane, marmellata, latte, thè e altra roba buona, come la cioccolata apparsa come per magia dalla valigia di Remus, il quartetto si mise il costume e scese le scale fino in spiaggia. Vi rimasero tutto il giorno, a tuffarsi, a schizzarsi, a ridere e scherzare, Sirius si scatenò più del solito come per rimediare al tempo perso il giorno precedente.
All’ora di pranzo ci volle un elenco completo di gustose ricette ideate dalla signora Potter per convincere i ragazzi ad uscire dall’acqua e andare a mangiare.
Rimasero anche il pomeriggio in spiaggia, videro il sole tuffarsi dietro gli scogli ma non si arresero. Il clima era perfetto e restare in acqua con il cielo ormai scuro faceva uno strano effetto, quasi come se fossero di nuovo ad Hogwarts a tuffarsi di notte dal pontile.
“Ragazzi!” Gridò Henry dalla casa. “Forza dai! E’ ora di cena e dovete anche farvi la doccia, poi se volete potete scendere nella piazza del villaggio da soli!”
James e Sirius si scambiarono uno sguardo d’intesa. “Festa!” Esclamarono insieme.
“Siamo perduti!” Sospirò Remus dando il via alle risate di Star.
Si lavarono e si cambiarono, solo due giornate di sole e già James e Remus invocavano la crema per la loro pelle scottata mentre Star e Sirius aveva un perfetto colorito mielato.
“Vi invidio ragazzi.” Rivelò Susan accennando a questi ultimi. “Alla vostra età io diventavo un’aragostina come James.”
Star rise. “Evvai! Batti il cinque fratello di abbronzatura!” Festeggiò con Sirius debuttando in una serie di balletti di vittoria e James dovette minacciare i due di tranciare i rapporti con loro per farli smettere.
Per la loro uscita i signori Potter dettero ai ragazzi il coprifuoco alle undici e mezzo e poi uscirono di casa per fare una passeggiata romantica al chiaro di luna sotto insistenza dei ragazzi.
Star che per tutta la cena aveva indossato solo la bianca camicia di cotone arricciata sul bordo superiore con le maniche cadenti sulle spalle e abbastanza lunga da farle da mini, molto mini abito, si infilò finalmente i pantaloni: un paio di pantaloncini in jeans a vita alta e talmente corti da mettere in perfetto risalto le sue lunghe e abbronzate gambe. Gli abiti uniti ai capelli raccolti distrattamente con un fermaglio di conchiglia e agli orecchini grandi e circolari la facevano sembrare più grande.
“Faremo una figuraccia con lei vestita così!” Constato Sirius.
“E sono anche più alta di voi! Che bello!” Si esaltò la ragazza.
“Si, lo sappiamo, lo sappiamo!” La spense subito James prima che partisse di nuovo a mettersi vicino ai suoi amici uno a uno per far notare meglio i centimetri di differenza.
“Allora, andiamo?” Chiese Remus stupito dal look dell’amica.
“Certo!” Fece James.
Usarono le bici ma il viaggio senza l’afa giornaliera sembrò più breve del giorno prima, e anche meno competitivo. Arrivati nella piazza principale, se così si poteva chiamare quel rettangolo piastrellato di roccia bianca ormai lucida per l’usura, misero le bici in un angolo sicuri che nessuno avrebbe osato rubare dei simili catorci, e si aggirarono per i tavolini esterni dei bar alla ricerca di qualcosa da fare.
Remus inciampò nella sedia di un ragazzo che si stava per alzare da un tavolino sovraffollato di adolescenti.
“Scusa!” Dissero insieme in due lingue diverse.
“Hei gente!” Cominciò a strepitare James in inglese. “E’ qui che ci si diverte?”
I ragazzi Babbani lo fissarono un po’ sorpresi e abbozzarono qualche parola in inglese che sembrava più una lista che una frase di senso compiuto. In qualche modo dopo svariate risate e tentativi di mimo James e Remus capirono di essere stati appena invitati a sedersi con loro e si voltarono vittoriosi verso Sirius e Star che capendo perfettamente entrambe le lingue li fissavano divertiti, si sedettero a loro volta e cominciarono a presentarsi in italiano.
“Ciao, noi siamo studenti della Gran Bretagna in vacanza qui.” Cominciò Sirius.
“Io sono Star, loro sono Sirius, James e Remus. Io parlo l’italiano come seconda lingua e capisco anche ill dialetto quindi se non riuscite a spiegarvi bene sono a vostra disposizione, anche Sirius sa l’italiano ma solo a livello accademico, credo.”
“Allora perché non hai tradotto prima ai tuoi amici così facevamo a meno di complicarci la vita?” chiese una ragazza sbuffando.
“Perché? Perché così era più divertente.” Replicò Star con un alzata di spalle.
Il gruppetto si presentò ma erano circa quindici nomi uno sopra l’altro e non erano semplici da ricordare.
I Malandrini si inserirono subito dividendosi. Remus finì a parlare con due ragazzi dall’aria molto intelligente tra cui quello dello scontro con la sedia che tentavano di parlare inglese con frasi elementari. James parlava al rallentatore con una ragazza che ridacchiava e arrossiva in continuo. Sirius discuteva sciolto con un gruppetto misto da sei. Star cercava di imparare usi, tradizioni, e dialetto dal resto della compagnia.
Il tempo passò in fretta e tutti i Malandrini in qualche modo furono informati delle grandi feste presenti in quel paesino, infatti da un po’ una banda suonava allegramente al centro della piazza su un padiglione rialzato spandendo musica un po’ ovunque. I ragazzi Babbani ordinarono per loro gelato, dolci tipici, granite tradizionali e bibite internazionali. Sirius adocchiò un paio di vecchi nel tavolo vicino che giocavano a carte e chiese di poter imparare. Uno dei ragazzi si offrì di tornare a casa a prendere il suo mazzo dato che abitava molto vicino e quando tornò tutto il gruppo venne munito di carte e Star dovette tradurre le regole a suo fratello e a Remus. In men che non si dica arrivarono le undici e passarono, il grande orologio sul campanile affacciato alla piazza non suonava mai e Remus mollò di colpo le carte notando l’ora tarda.
Si scusarono con i Babbani e recuperarono in gran fretta le bici cominciando a pedalare come dei pazzi per tornare a casa.
“Hai fatto scalpore, Star. La tipica ragazza straniera bellissima e misteriosa.” Commentò Sirius per metà ancora indeciso tra l’italiano e l’inglese.
“Tappati la bocca idiota! Tu e gli altri due eravate osservati dalle ragazze come uccelli esotici.” Replicò lei.
“Uccelli esotici eh?” Ribatté Sirius malizioso.
“Sei un porco amico caro!” Lo prese in giro James.
“Vorrei rivederli, stavo imparando così tante cose! Sapete che qui usano ancora delle erbe medicinali per curare alcuni piccoli malanni?” Raccontò Remus.
“No, ma dai! Studia anche in vacanza?” Sbuffò Sirius.
“Lascialo stare!” Lo ammonì Star.
“Ok, ok! Ci siamo ragazzi!” Sirius indicò la casa e i quattro accelerarono ancora di più.
Varcarono il portone d’ingresso solo alcuni minuti dopo il coprifuoco e i signori Potter nemmeno si accorsero del ritardo. Chiacchierarono un po’ raccontando loro dei nuovi amici e poi si spostarono subito alla loro camera.
“Tesoro tu e Remus avete le due stanze libere, ricordi?” Chiese Susan a Star.
“Oh, si, mamma. Ma non credo le useremo! Scusa!” Fece lei con tono gentile e un po’ rammaricato.
Passarono ancora qualche ora in compagnia come la sera precedente e poi si addormentarono, in realtà solo Sirius e James si addormentarono. Remus rimase sveglio e poi invitò Star a seguirlo in terrazzo.
“Allora?” Domandò la ragazza.
“Volevo ringraziarti, non l’avevo ancora fatto a dovere.” Spiegò lui.
Star lo fissò perplessa.
“Al Ministero, per come mi hai difeso con il Ministro.” Le ricordò il ragazzo.
“Ah, si! Sciocchezze, Rem!”
“No! Non lo sono! Sei stata coraggiosa, mai nessuno, nemmeno i miei genitori, si erano presi la briga di difendermi per quello che sono, sei la prima.” Remus abbassò lo sguardo e la sua voce si spense.
Lei invece sorrise e lo abbracciò. “Lo farei, altre mille mille volte, e lo farò! Stanne certo. Lo farebbero anche James e Sirius.”
“Si, lo so.” La voce rotta dall’emozione, le mani che corsero sulla schiena di Star per stringerla a sé. “Ma tu, lo hai fatto per prima. E’ stato molto bello.”
“Ne sono felice, vorrà dire che lo farò più spesso, se solo poche frasi mi fanno…” La ragazza si bloccò.
Remus alzò lo sguardo senza smettere di tenerla tra le sue braccia. “Si?”
“Non piangi, e non sei arrossito, ne hai i tuoi soliti complessi mentali.” Notò lei.
“Dunque?”
“Bè, è il primo abbraccio così che mi dai, se bastano alcune frasi per questo, sul serio potrei cominciare a dirle più spesso.” E con un ultimo sorriso scivolò via tornando a dormire a lasciando il povero ragazzo fermo in piedi con le stelle a brillare su di sé.

………….
“Ahhhhhhhh!” L’urlo della signora Potter svegliò di colpo i Malandrini.
In un attimo i quattro ragazzi erano pronti a combattere con le bacchette alzate, nel caso di Sirius con la mazza da Battitore, nel caso di Star a mani nude.
“Che c’è!” Gridò James spaesato ma pronto a qualsiasi cosa.
“Tesoro,” Riprese con calma Susan fissando Star. “che ci facevi sotterrata tra questi bruti?” Accennando poi a James e Sirius.
“Ehm, dormivo.” Rispose la ragazza senza riuscire a collegare bene tutti i fatti.
“Ma, Star, hai una stanza tutta tua! E Remus sei qui anche tu?!” Si stupì sempre di più la signora Potter.
“Ma, dai! Mamma! Se vogliamo dormire tutti insieme lasciaci fare, no! Non è mica un crimine!” Sbottò James esasperato.
“Susan! Che fai! Non li starai rimproverando per la cosa delle stanze, vero?” Henry arrivò attirato dalle urla.
“Si…ma…” Cercò di spiegarsi la donna.
“Andiamo, lasciali fare. Facciamo colazione?” Il signor Potter trascinò in cucina sua moglie e i ragazzi li seguirono ancora in pigiama per mangiare qualcosa, e con qualcosa si intendeva ovviamente metà del tavolo imbandito a nozze.
La mattinata trascorse leggera, tutti insieme andarono a fare altre compere, anche se molto più consistenti. Poi pulirono la piscina nel terrazzo e pranzarono. Nel primo pomeriggio i signori Potter si godettero un riposino mentre i ragazzi chiacchieravano in cantina cercando di rendere il posto più abitabile, togliendo qualche metro di polvere e cambiando le amache con quelle nuove comprate il mattino.
“Mi piacerebbe una cosa del genere nel capanno infondo al giardino.” Commentò James.
“Si, carina come idea, le amache, magari dei materassi giganteschi.” Concordò Star.
“Ma di che parlate?” Chiese Remus.
“Abbiamo un gigantesco capanno con il soppalco nel giardino ed è nostro e vorremo renderlo il quartier generale dei Malandrini, però per iniziare i lavori dovreste venire a casa nostra, lo possiamo colorare, sistemare, modificare, metterci dentro tutto ciò che vogliamo.” Spiegò James entusiasta.
“Che cosa mega!” Esclamò Sirius stupito.
“Quando torniamo a casa cominciamo a metterlo a posto, vero? Ci vorrà molto lavoro.” Preannunciò Star.
“Moltissimo lavoro, se è grande come dite!” Fece Remus. “Ma sarà bellissimo!”
“Ragazzi salite! Riempiamo la piscina!” Il signor Potter li chiamò dal piano di sopra e loro non si fecero aspettare. Salirono fino in terrazza come dei lampi, agganciarono la canna al rubinetto e aprirono al massimo indirizzando il getto nella vasca.
“Ah, siete già qui!” Henry li raggiunse sorridente e lanciò uno sguardo al loro operato, poi sorrise rilassato e si sedette su una poltroncina di vimini subito raggiunto da Susan.
I Malandrini riuscirono a stare buoni per qualche minuto, poi James, che teneva la canna dell’acqua, bagnò Star. La ragazza per tutta vendetta lo fece cadere nella vasca mezza piena. Sirius corse in aiuto dell’amico appropriandosi del getto e sparandolo contro la ragazza, Remus allora fece il cavaliere e pestò casualmente il tubo bloccando così l’acqua. Sirius guardò verso l’apertura della canna tra le sue mani, stupito da quel inceppo e Remus ne approfittò per mollare il piede e far ripartire il getto lavando l’amico da cima a fondo.
“Ragazzi!” Cercò di intervenire la signora Potter ma fu investita dall’acqua sollevata da James e che sarebbe stata destinata a Remus. Il signor Potter allora si avvicinò a loro e venne centrato dal getto dell’acqua ancora in potere di Sirius che stava annaffiando chiunque gli capitasse a tiro. Fra schizzi, grida e risate, bagnandosi tutti dalla testa ai piedi, riuscirono finalmente a riempire la piscina e per inaugurarla Henry alzò di peso tutti i ragazzi e sua figlia uno ad uno gettandoli dentro completamente vestiti.
“Oh, bhè! Bagnati per bagnati!” Sospirò infine Susan entrando a sua volta nella piscina assieme al marito.
Giocarono in terrazzo per molto e infine fecero anche una capatina al mare senza cambiarsi, tanto non avrebbe avuto senso. Nuotarono con le maglie e i pantaloncini tentando di restare comunque a galla.
Dopo cena adulti e ragazzi si divisero nuovamente per un’altra serata nella piazza del villaggio.
I Malandrini rincontrarono lo stesso gruppo di ragazzi Babbani e rimasero ancora con loro a chiacchierare, gesticolare e giocare a carte finché gli Italiani non chiesero loro di trovarsi insieme al mare il giorno dopo.
Ovviamente accettarono anche se i Babbani avevano un’altra spiaggia in cui incontrarsi, si fecero spiegare come raggiungerla e poi tornarono a casa in fretta e furia.

……………

Il mattino dopo i ragazzi si svegliarono praticamente all’ora di pranzo, mangiarono qualcosa in fretta e poi salirono in sella alle bici per raggiungere la località balneare indicata dai ragazzi Babbani.
A metà strada, lungo una via soleggiata Star si fermò e scese dalla bici.
“Che fai?” Le chiese James fermandosi a sua volta.
“Andate avanti, vi faccio una foto!” Rispose lei decisa.
“Perché?” Fece Remus.
“Siete bellissimi sulle bici con gli zaini con gli asciugamani in spalle, non voglio dimenticarmi questo momento, è bellissimo.” Spiegò lei.
I tre ragazzi la accontentarono e poi Sirius cominciò a canticchiare Surfin Usa dei Beach Boys e presto tutti e quattro si ritrovarono a cantarla a squarciagola muovendo una mano a onda per infrangere il vento che soffiava loro contro.
Arrivarono in una spiaggetta di poche pretese, sotto qualche ombrellone, nella parte con gli scogli meno ripidi e più lisci, stavano alcuni gruppi di famiglie con i bambini e gli anziani, i ragazzi erano invece accampati con solo gli asciugamani alcuni metri più in la dove le rocce lasciavano spazio ad un campetto di ulivi che dava quasi subito sul mare attraverso una scogliera alta due o tre metri.
“Direi che oggi faremo un bel po’ di tuffi!” Li incoraggiò Sirius lanciandosi per primo verso i Babbani.
I Malandrini poggiarono gli zaini e stesero gli asciugamani vicini tra loro ma presto molti Italiani si spostarono accanto a loro, le storie di vita inglese erano troppo interessanti anche se i quattro ragazzi avevano già rivelato di essere stati per la maggior parte del tempo in un college, ma anche questo pareva affascinante per i Babbani.
Dopo un po’ alcuni ragazzi decisero di tuffarsi per un bagno e i Malandrini accettarono di buon grado.
“Cosa sono quelle cose?” Chiese Sirius in italiano ad un ragazzo indicando le pinne ai suoi piedi e la maschera che portava appesa al collo.
“Te lo mostro.” Replicò quello sorridente tuffandosi di testa senza timore. Sirius lo seguì con James, entrambi molto curiosi, Remus si tuffò con i soliti due ragazzi e Star seguì un gruppetto misto anche esso attrezzato con maschere e pinne.
“Oh mio cielo! E’ bellissimo! Posso vedere benissimo sott’acqua e guarda come si nuota bene con le pinne.” Esclamò esaltata Star dopo aver provato l’attrezzatura.
“Tu vedi già benissimo sott’ac…” Cercò di ricordarle James ma lei gli spinse il viso sotto la superficie e gli sussurrò all’orecchio “Io non vedo una Mazza da Battitore sott’acqua, vero?” quindi lo lasciò respirare di nuovo e gli italiani li fissarono straniti.
“Gara di schizzi!” Gridò Star e presto tra mille urla e fiotti d’acqua la faccenda venne dimenticata e i due fratelli vennero lasciati in parte.
“Non mi avrebbero capito comunque.” Bofonchiò James in tono di scuse.
“Non voglio correre il rischio.” Replicò Star ma poi fu investita dall’acqua sollevata da Sirius e James fu tirato in mezzo alla battaglia dalle grida di aiuto di Remus.
Quando si fece sera i ragazzi tutti insieme tornarono al villaggio in bici e Star scattò molte foto, una ragazza si offrì di scattarne lei un paio per immortalare tutti e di nuovo la macchinetta fotografica di James passò di mano in mano.
Arrivati alla piazza si separarono per darsi una sistemata e cenare.
“Allora, come è andata?” Domandò Susan ai ragazzi mentre divoravano tutto il cibo sulla tavola.
“Benissimo, ci siamo divertiti un mondo!” Assicurò James.
“Hanno delle maschere e delle pinne, sono bellissime!” Commentò Sirius.
“Si, si può vedere sott’acqua alla perfezione!” Continuò Remus.
“Vorreste comprarle? Potremmo cercare un negozietto che le venda domani.” Propose Henry.
“Si, grazie papà!” Esclamò Star ridendo allegra e cominciando a saltellare in giro canticchiando.
“Sta sera usciamo di nuovo con i ragazzi.” Avvisò i suoi genitori James.
“Ancora?” Chiese la signora Potter.
“Susan, lascia che si divertano! Sono in vacanza!” Sbottò Henry.
I due coniugi iniziarono un bisticcio amichevole su come si comportavano loro da giovani e i Malandrini sgattaiolarono via per cambiarsi e poi uscirono di casa salutando i signori Potter ancora intenti nella loro discussione.
Passarono un’altra fantastica serata con l’unica pecca che uno dei ragazzi li derise per il fatto che avevano un coprifuoco, non era sua intenzione essere offensivo ma James e Sirius un po’ se la presero.
Era difficile tenere a bada quei due. Avrebbero voluto fare qualsiasi cosa, quella sera iniziarono a spostarsi dalla piazza. Una piccola porzione del gruppo Babbano composta da ragazzi e ragazze più grandi chiese loro di seguirli in un luogo più appartato e i due ragazzi si voltarono verso Star e Remus, anche loro compresi nell’invito.
Star intercettò lo sguardo di Remus. “Ah, noi due no, grazie, ci troviamo bene qui, siamo tipi tranquilli.” Rifiutò lei con garbo.
James e Sirius premevano dalla voglia di seguire gli italiani ma tentennarono un po’.
Li rassicurò Star nelle loro menti e così i due accettarono.
“Perché li hai lasciati andare?” Si preoccupò Remus.
Lei scrollò le spalle e si volse a parlare con un paio ragazze che le stavano raccontando come avrebbero voluto mettersi con i due ragazzi più belli.
James e Sirius tornarono giusto in tempo per correre a casa in fretta a furia, salirono sulle bici e cominciarono a pedalare spediti.
“Dunque?” Domandò loro Remus con aria di accusa.
“Non abbiamo fatto niente!” Esordì James.
“Non sai mentire lo sai?” Gli fece notare Star.
“Abbiamo assaggiato un po’ di alcolici, solo assaggiato.” Raccontò Sirius.
“Ok.” La ragazza chiuse la faccenda.
“Ok?” E Remus la riaprì. “Non è per niente ok!”
“Dai Rem, guardali! Non sbandano nemmeno un pochino, sono perfettamente in loro. Direi che sono stati bravi e hanno saputo dove fermarsi.” Ribatté Star.
Remus sbuffò e James e Sirius si sorrisero trionfali.
Si misero subito a letto quella notte e sfiniti si addormentarono subito.

…………

“Buon giorno mondo! Oggi è sabato!” Sbraitò Star.
“E dunque?” Le chiese un assonato Sirius.
“Sta sera c’è il falò! Non lo sapevate? I ragazzi ci hanno invitato a fare un fallò sulla spiaggia! Sarà fortissimo!” Spiegò la ragazza tutta esaltata.
“Si, ok. Ma è questa sera, quindi lasciaci dormire.” Brontolò James.
Remus sospirò osservando i due ragazzi rigirarsi nel letto e riaddormentarsi. “Andiamo a fare colazione?” Suggerì, Star accettò di buon grado e si misero in tavola con i signori Potter che promisero loro di andare a cercare le attrezzature per il mare.
Girarono molti negozietti prima di trovarne uno giusto. Star comprò per sé tutto blu cobalto, Remus optò per il giallo e il verde, per Sirius e James volevano prendere delle attrezzature rosa per vendicarsi ma decisero di non farlo per non far sprecare soldi ai signori Potter e comprarono tutto rosso e giallo.
A pranzo Star prese un grande respiro.
“Ieri sera ci hanno invitato ad un falò per oggi, quindi staremo in spiaggia tutto il pomeriggio più la sera fino sempre a mezzanotte se volete.” Annunciò ai suoi genitori. “Possiamo?”
“Certo che si, e se volete tornare anche un po’ più tardi ci va bene, basta che non facciate mattino.” Acconsentì Henry.
“Grazie!” Si stupì la ragazza correndo ad abbracciare i signori Potter.
“Ma dai, pensavi che ci dicessero di no?” La schernì James.
“Se fosse stato per te, te lo avremmo proibito.” Chiarì Susan severa provocando uno scroscio di risate attorno al tavolo.
Così nel primo pomeriggio i ragazzi partirono verso la spiaggia e fortunatamente per loro il vento li rinfrescava impedendogli così di cuocere sotto il caldo sole.
Arrivarono alla spiaggia e furono accolti con calore, in breve si ritrovarono a giocare a carte all’ombra, perché non si scherza col sole di primo pomeriggio. Dopo molte partite finalmente si tuffarono, si misero tutti in cerchio dove potevano toccare il fondo con i piedi e giocarono a frisbee. Quando si stancarono nuotarono, parlarono, fecero snorkeling e presto il sole cominciò a calare.
I Babbani spiegarono loro quale legna raccogliere e dove metterla in modo da non far prender fuoco al campo. La spiaggia si svuotò e loro rimasero soli ad accendere il falò, cominciò piano, come i loro discorsi attorno ad esso, e poi si innalzò caldo e forte e la serata cominciò ad animarsi di risate. Mangiarono di tutto, dalla carne alle verdure, tutto arrostito sul fuoco. Nonostante fossero così differenti anche nella lingua i Malandrini si integrarono benissimo al resto del gruppo. Non c’era età, non c’erano provenienze, c’erano solo loro ed era bellissimo.
A mezzanotte fecero un bagno tutti insieme, l’acqua era stranamente calma e calda, il problema fu uscire poiché dovettero aspettare che il vento si calmasse per non congelarsi.
“Sapete, noi al nostro college abbiamo un lago.” Cominciò a raccontare Star quando furono tutti di nuovo riuniti attorno al fuoco.
“Oh, si! Ci siamo caduti dentro moltissime volte.” Assicurò Sirius.
“Abbiamo fatto un pontile, e spesso ci tuffiamo da lì, anche di notte, come voi ora, ma l’acqua è di sicuro più scura e melmosa, mentre qui è limpida e… beh, bellissima.” Continuò la ragazza.
“Che dite?” Chiese James.
“Star raccontava del nostro pontile.” Gli spiegò Sirius.
“Ah, che bello, e ha detto loro degli Gne-Gna?” Domandò Remus.
Star rise e accontentò Remus parlando agli italiani delle loro infrazioni alle regole e dei dolcetti blu cobalto.
“Devono essere buoni, qui la domenica mattina si va sempre a comprare le pastine per il pranzo.” Replicò una ragazza sorridente cercando di non tremare per il freddo.
“Davvero? Ci andiamo anche noi domani?” Fece Sirius a Star. Lei annuì e tradusse la loro idea per James e Remus che furono d’accordo.
I ragazzi si fecero spiegare dove avrebbero potuto trovare la pasticceria e poi l’argomento si spostò su altro.
Troppo presto venne l’ora di tornare a casa, il gruppo spense il fuoco e inforcò le bici. Le stradine erano terribilmente buie tanto che le risate e i sussurri sembravano provenire da ovunque, le poche bici munite di fanale rischiaravano la strada a tratti cercando di impedire a tutti gli altri di finire nelle buche o andare in mezzo ai campi.
I Malandrini proseguirono oltre la piazza e non si sa come ma riuscirono ad arrivare a casa sani e salvi anche senza fanali.

…….

“Che ci fate già svegli?” Star arrivò alle spalle dei suoi genitori quel lunedì mattina mentre i due erano intenti ad osservare il fuoco che aveva appena guizzato di verde per l’ultima volta prima di spegnersi.
“Siamo stati chiamati per un emergenza, credo che dovremmo andare proprio, ma saremo di ritorno martedì sera, ok?” Le spiegò Henry.
“Possiamo lasciarli nelle tue mani?” Chiese Susan accennando ovviamente agli altri Malandrini.
“Remus mi aiuterà a tenerli a bada.” Replicò Star tranquilla, poi aiutò i signori Potter a partire e rimase sola nella cucina.
Decise di scendere alla spiaggetta e fare un bagno. Mentre l’alba sorgeva, riflettendosi sui suoi capelli facendoli baluginare di oro e carezzandole la pelle già abbronzata in modo perfetto, la ragazza pensava al giorno prima. A come si erano persi la mattina per cercare la pasticceria che Sirius e James erano sicuri fosse da “quella parte” finché Remus non lì guidò nella giusta direzione. Pensò alle ore passate in cantina a parlare del più e del meno e a cercare di creare una nuova invenzione. Infine arrivò a rivivere gli scherzi pomeridiani sulla spiaggia e la sera passata nella piscina a osservare i fuochi d’artificio sparati dai Babbani in occasione di qualche loro festa, erano stati fantastici. E dopo i fuochi avevano osservato le stelle, e avevano parlato.
Star uscì dall’acqua e salì di corsa in casa. Il sole si era alzato più in fretta di quanto pensasse.
“Hei! Che succede?” Fece Remus nel vederla entrare in casa ancora bagnata con la camiciola bianca che le aderiva al corpo e i capelli incrostati di sale, gli occhi che avevano preso la stessa sfumatura del mare dove l’acqua era ancora non troppo alta. Una visione assurdamente bella per il ragazzo che si ritrovò a squadrarla dalla testa ai piedi.
“Ero andata a fare un bagno, dove sono…” Rispose lei ma venne interrotta da James e Sirius che entrarono a passo di marcia in cucina per riscattare la loro colazione.
“Dove sono mamma e papà?” Domandò James.
“Sono andati via, un’emergenza, hanno detto torneranno per domani sera e lasciano tutto in mano a me.” Spiegò Star.
“Si ha senso.” Stabilì Sirius.
“Ovvio che ha senso, sono ordini di adulti.” Sbottò James.
I due ragazzi si sedettero al tavolo pesantemente ma dopo qualche secondo i loro sguardi si incrociarono con una scintilla folle negli occhi.
“Questo vuol dire…” Cominciò James.
“…che questa sera siamo liberi di fare festa!” Concluse Sirius.
Remus fece per replicare qualcosa di intelligente ma Sirius lo zitti. “Non dire nulla, non puoi impedircelo, non ne hai il potere, andremo a fare festa!”
“Star?!” Si disperò Remus osservando i suoi due amici battersi il cinque e improvvisare piccoli balletti di gioia.
“Ragazzi, ehi voi due!” Gridò lei, James e Sirius si calmarono. “Ok, sta sera potete andare con i ragazzi più grandi ma noi verremo con voi e vi terremo d’occhio. Al primo sgarro siete a casa.” Decretò.
I due annuirono e poi ricominciarono a esaltarsi.
“Dovremo recuperarli col cucchiaio questa notte.” Previde Remus.
“Speriamo di no. Non possono essere così incoscienti.” Cercò di tirarlo su la ragazza ma non funzionò molto bene.
Per tutto il pomeriggio in spiaggia con i ragazzi Babbani Remus stette sulle spine e cercò Star ogni cinque minuti per assicurarsi che nessuno avesse ancora parlato di festa. Andò tutto bene fino al tramonto, quando i ragazzi li salutarono in piazza.
“Sta sera siamo senza genitori!” Esultò Sirius.
“Ah, bene! Allora ci venite al Blue Deep a fare un po’ di casino?” Li invitò un ragazzo più grande.
Sirius si allargò in un magnifico sorriso, Star si irrigidì appena.
“Che ha detto, che ha detto?” Si preoccupò Remus.
“Si, che ha detto?” Fece James.
“Siamo invitati a fare casino, sta sera.” Riferì Sirius. “Ci stiamo.” Accettò poi in italiano, decisero le ultime cose come l’ora e il luogo d’incontro e poi si divisero.
“Sei preoccupata?” Domandò strafottente James alla sorella.
“Un po’, mi piacerebbe se evitaste di fare eccessivamente gli splendidi.” Ribatté lei pacata.
“Ma ovvio che è preoccupata!” Sbraitò Remus. “Voi due?! In un locale?! Con gente più grande?! Non vi riporteremo mai a casa!”
“Calmiamoci tutti, faremo i bravi, promesso.” Sirius riportò la pace.
Cenarono cercando di indovinare quali canzoni avrebbero sentito e se ci fosse stato un po’ di rock inglese, infine si prepararono ad uscire.
James e Sirius indossarono dei jeans scuri sbrindellati, delle maglie artisticamente rovinate e le loro All Star, Remus puntò su qualcosa di più “intero” semplici jeans chiari e una maglia blu. Quando Star uscì dalla stanza però Sirius e Remus non poterono fare a meno di fissarla con tanto d’occhi. La ragazza portava i capelli sciolti in morbidi boccoli sopra la spalla destra, indossava un corpetto stretto e nero con rifiniture cobalto e una gonna a pieghe in tema di quadri rossi oro e neri, ai piedi aveva le sue All Star ovviamente. Il cordoncino di cuoio con il sassolino dei Malandrini si infilava nella scollatura a cuore non troppo profonda ma abbastanza da provocare qualche infarto. Le labbra erano tinte di rosso fuoco ma non in modo eccessivo e gli occhi erano contornati di nero. Sembrava decisamente più grande anche nel modo in cui camminava e si muoveva, era sicura, elegante, sembrava pronta ad andare ad una serata di gala come a salire su un palco e accendere un concerto.
“Stai bene.” Fu il sincero complimento di James, l’unico in grado di parlare.
“Grazie, allora, andiamo?” Chiese lei.
Salirono in sella alle bici.
“Ma riesci a pedalare con quella gonna?” La prese in giro Sirius.
“Certo!” Ribatté lei offesa.
“Intendevo senza mostrare al mondo le tue mutande.” Continuò il ragazzo.
“Non è così corta questa gonna!” Sbuffò Star.
Arrivarono presto davanti alla pizzeria d’asporto alla quale si erano dati appuntamento. I ragazzi più grandi erano già lì.
“Salve gente!” Sirius si tuffò subito tra loro con James al seguito e il gruppo cominciò a camminare come sotto un comando silenzioso.
“Questo, novellini stranieri, è il Blue Deep.” Disse una ragazza decisamente carina indicando il locale che si stagliava di fronte a loro. Entrarono e le luci e gli effetti li colpirono subito quasi quanto la musica sparata ad altissimo volume, per la maggior parte straniera ma ce n’era anche di italiana. I ragazzi presero da bere per tutti e mentre Sirius e James accettarono ogni bicchiere e ogni invito da parte delle ragazze Remus e Star si gettarono in pista.
“Sai che non sono un grande ballerino!” Le ricordò Remus.
“Preferisci bere?” Gli domandò lei.
Il ragazzo fece segno di no con la testa e la seguì nei movimenti, secondo Star non ballava affatto male.
Secondo Remus lei era splendida, ogni suo gesto era una provocazione e pensò che presto si sarebbe sentito in imbarazzo ma non fu così, si sentiva invece sicuro di sé come mai prima. Anche quando lei si avvicinò per ballare un lento e loro erano vicinissimi lui riuscì a mantenere la calma.
“Questo tipo di musica mi piace molto di più.” Cercò di fare conversazione il ragazzo.
“Io non saprei, mi piacciono tutti e due i tipi, dipende dai momenti. In questo momento direi che un lento ci va.” Commentò Star, lo sguardo dritto in quello dell’amico. In tutte le altre coppie le ragazze si appoggiavano ai ragazzi ma lei no, lei era vicina, molto vicina, ma non troppo, non era soffocante, era bella, e si lasciava guidare nei passi anche se sarebbe stato meglio il contrario dato che Remus la portò spesso a sbattere contro altri ballerini ma nessuno ci fece caso.
Le ore passarono più in fretta del previsto.
“Oh Bolide!” Urlò Star sgranando gli occhi in direzione del bancone del bar.
Remus seguì il suo sguardo e trovò Sirius e James seduti sulle alte sedie a conversare con delle ragazze che ci stavano decisamente provando con loro e non andavano sul sottile.
“Tredici anni, ma dico io!” Sbuffò la ragazza.
“E’ normale, credo. Lo fanno tutti.” Le fece notare Remus. “E poi era a te che andava bene.”
“Si certo, ma hanno bevuto troppo.”
“A me non sembra.”
“Fidati, lo sento.” Star lo prese per mano e si allontanarono dalla pista. Lei si frappose fra James e un nuovo bicchiere colmo di alcol.
“Dobbiamo andare, temo.” Disse ai suoi due amici.
“Oh, no così presto?” Si lamentarono le ragazze.
“Già, così presto?” Fece loro eco Sirius.
“Si. Subito.” Insistette Star. Le ragazze si dileguarono alla ricerca di nuove prede.
“Come mai? Noi non siamo ubriachi.” Disse James con un tono strano.
“Non lo siete perché non vi siete ancora alzati in piedi.” Replicò lei.
James e Sirius si alzarono pronti a dimostrare di essersi perfettamente controllati, invece barcollarono e le loro viste si appannarono, la testa girava ad entrambi e un senso di nausea li pervase.
“Dicevate?” Brontolò Star. Con l’aiuto di Remus li portò fuori dal locale.
“Dai, Star, sappiamo camminare da soli. Guarda.” Cominciò Sirius staccandosi da lei e prendendo a barcollare al centro della strada fortunatamente poco trafficata.
“Non abbiamo mica bevuto tanto sai. Solo qualche bicchierino.” James si allontanò da Remus e raggiunse Sirius mettendogli un braccio attorno alle spalle e i due cominciarono a ridere insulsamente.
“Sai amico,” Mugugnò Sirius. “quelle ragazze me le sarei fatte.”
“Si anche io!” Concordò James.
“Ooookay!” Esclamò Star allontanando i due e cercando di indirizzarli verso le bici.
“Sai che sei bellissima?” Le chiese Sirius fissandola negli occhi. La ragazza sbuffò.
“Hey, come facciamo a portarli a casa? Cadranno ogni due metri in bici.” Le ricordò Remus.
“Devono vomitare, così forse saranno un po’ più…” la ragazza fu interrotta da un rumore sospetto di rigetto e liquido che si schiantava a terra. “Ecco il primo.” Sospirò voltandosi a guardare James in piedi nel bel mezzo della stradina in cui si trovavano, intento a fissare tremante una pozza di vomito.
“Lì ci sono dei cespugli.” Indicò Remus rassegnato. Condussero i loro amici in un campo, fortuna che ne erano praticamente circondati e li aiutarono svuotarsi il più possibile. Poi cercarono di far salire i due ancora tremanti sulle bici e tenendo una mano sul loro manubrio si avviarono piano verso casa.
Vomitarono ancora lungo il tragitto ma sempre di meno. Una volta a casa Remus e Star li portarono in bagno.
“Non sono pulitissimi.” Notò Remus.
“Lascia perdere, laviamo loro il viso e le mani, togliamoli i vestiti e gettiamoli in un letto con un lenzuolo sotto, speriamo che abbiano ormai finito di rigettare.” Decise lei.
“Sto bene, lo giuro sto bene. Non sono ubriaco!” Continuò James sempre strascicando il tono. Sirius era silenzioso e ormai si reggeva abbastanza fermo sulle sue gambe.
Li portarono in camera e Star cominciò a spogliare suo fratello mentre Remus cercava un lenzuolo rovinato. Prima che lui tornasse, la ragazza passò a togliere i vestiti di Sirius. Quando arrivò ai pantaloni il ragazzo le bloccò la mano ghignando.
“Vuoi fottermi, tesoro?” Mormorò riuscendo chissà come a sembrare comunque elegante nonostante le occhiaie, il puzzo di alcol e vomito e la pelle imperlata di sudore.
“No, direi di no.” Replicò Star calma ridacchiando un po’ per l’assurdità della situazione.
Sirius si alzò in piedi e si tolse gli ultimi indumenti da solo consegnandoli alla ragazza. “Grazie.” Sussurrò. “E scusa se non abbiamo mantenuto la promessa.” Poi si infilò sotto le coperte e si addormentò mentre James cantava allegro di nuovo in bagno.
“Ho trovato le lenzuola!” Esultò Remus.
“Mettile sul letto di James, a Sirius non servono. Vado a recuperare mio fratello.”
Quando gli unici due sani riuscirono a mettere James a letto e a farlo addormentare si concessero qualche minuto sotto la doccia, a turno, e poi salirono in terrazzo.
“Mi sono divertito.” Commentò Remus.
“Anche con il vomito?” Scherzò Star.
“Te l’avevo detto che avremmo dovuto raccoglierli con il cucchiaino.” Brontolò lui.
La ragazza rise. “Avevi ragione, ma guarda il lato positivo, è solo l’inizio!”
“Cosa c’è di positivo in questo?”
“Che ti divertirai ancora di più.”
I due risero ancora e poi decisero di andare a dormire a loro volta.

…….

Remus e Star passarono la mattinata a svolgere in tranquillità la maggior parte dei loro compiti estivi mentre James e Sirius dormivano finalmente tranquilli in camera. La notte non era stata semplice per nessuno, Sirius si era alzato ancora a vomitare un paio di volte mentre James non riusciva praticamente a smettere di rigettare o fare cose stupide. Ma alla fine era arrivata l’alba e con essa un po’ di riposo.
I due ragazzi sobri pranzarono soli e poi andarono a fare un bagno al mare per togliere gli ultimi residui di quella notte appiccicosa. Quando tornarono a casa James e Sirius erano in piedi a bere del thé tenendosi la testa fra le mani.
“Ecco qui i festaioli!” Urlò Star per dispetto.
“No, ti prego, niente rumori violenti.” La supplicò debolmente Sirius.
Remus passò una pentola e un mestolo alla ragazza.
“Sei cattivo, Rem.” Commentò lei fingendosi dispiaciuta e poi cominciò a sbattere il mestolo sulla pentola provocando una forte emicrania nei due ragazzi. Quando smise, dopo molte deboli richieste e imprecazioni, i due ragazzi la fissavano con odio.
“Era la nostra piccola vendetta, non è carino pulire i bagni e il vostro vomito non profuma di rose.” Spiegò Remus un po’ stizzito.
“Scusate.” Mormorò James.
“Ci dispiace.” Lo assecondò Sirius.
James alzò lo sguardo su sua sorella, un misto di colpevolezza e disprezzo per se stesso, lei sorrise gentile e gli posò una mano sulla spalla.
“Provate questa.” Remus offrì loro una pozione dall’aria non molto invitante ma i due ragazzi la bevvero ugualmente e poco dopo cominciarono a sentirsi meglio.
“Facciamo un giro in paese venite?” Chiese loro Star.
James e Sirius annuirono. Durante la strada verso il villaggio i due festaioli si fecero raccontare tutto quello che non ricordavano.
“Beh, pare che ci siamo divertiti, prima di alzarci in piedi.” Commentò Sirius beccandosi occhiate velenose da parte di Remus.
I ragazzi si fermarono ad un bar sedendosi dentro per ripararsi un po’ dalla calura pomeridiana, in un angolo sconsolato stava un tavolo infilzato da delle asticelle. Star vi si avvicinò curiosa seguita dai suoi amici.
“Cos’è?” Chiese James.
“Un calcio Balilla.” Rispose Sirius. “Vi mostro come si gioca.”
Il gioco li appassionò da subito, cambiarono spesso le squadre creando un mini torneo e smisero di giocare solo una volta giunto il tramonto.
Ormai James e Sirius si erano completamente ripresi e ridevano come sempre mentre preparavano la tavola per la cena.
“Sta sera tornano a casa i nostri genitori.” Ricordò Star a tutti scrutandoli uno a uno. Sirius e James deglutirono sonoramente. “Non una parola.” Decretò lei.
“Sul serio?” Si stupì Sirius.
“Ovvio, se lo dicessimo le nostre vacanze sarebbero finite.” Spiegò Remus.
I ragazzi si inventarono una tranquilla storia di un’altra serata con i ragazzi Babbani al loro solito tavolino esterno del bar in piazza e la raccontarono con aria assolutamente convincente ai signori Potter di ritorno.
Per quella sera avevano anche organizzato una gara tra adulti e giovani in un gioco di carte appena imparato, così passarono la notte in famiglia.

…………

Venerdì la signora Potter decise di svegliare i ragazzi di mattino presto per farsi aiutare nelle pulizie mentre lei e il signor Potter andavano a fare la spesa dato che avevano quasi finto tutto ciò che si potesse mangiare.
“Che noia! Avrei preferito visitare un’altra cittadina antica con il porto come mercoledì piuttosto di pulire.” Brontolò James.
“Non era male, è stato carino cenare poi in riva al mare tutti insieme e le mele caramellate erano buonissime.” Replicò Star.
“Vero, e quei piatti di pesce? Una delizia! E poi tutte quelle stradine…” Le diede man forte Remus.
“E James che cade in acqua?” Sospirò nostalgico Sirius.
“Sei stato tu a spingermi!” Gli ricordò James.
“Sciocchezze, eri ancora instabile da lunedì!” Ribatté Sirius.
Star e Remus ridacchiarono mentre i due bisticciavano.
“Ieri sì che ci siamo divertiti, comunque!” Cambiò argomento James.
“Si, tutto il giorno in spiaggia con i Babbani! E’ stato divertente, come sempre.” Concordò Sirius.
“A me è piaciuto giocare a calcio Balilla tutta la sera.” Ricordò Remus.
“Sei diventato un campione in quel gioco.” Commentò Star.
“Quindi oggi pomeriggio torniamo alla spiaggia con i Babbani?” Chiese James.
“Si, perché no!” Accettarono tutti gli altri.
Dopo di che continuarono a pulire la casa sotto le direttive di Star e prima che i signori Potter tornassero era già tutto pulito e il pranzo era quasi pronto. Per premio ebbero tutto il pomeriggio e la sera liberi così i ragazzi si avviarono verso la spiaggia.
Un altro pomeriggio a giocare a frisbee, carte e fare snorkeling passò in fretta, con l’unica differenza che Sirius e James sembravano aver trovato delle ragazze.
“Ti piace?” Sussurrò Star a suo fratello mentre si asciugavano lontano dagli altri che iniziavano una nuova partita a carte.
“E’ carina, e mi piace passare del tempo con lei, usciamo insieme sta sera.” Le rispose tranquillo James. “E tu?”
“Credo che starò con Remus, non che i ragazzi qui non siano carini, credo, ma non fa per me avere una storia estiva.” Replicò lei.
“Giusto, brava sorellina.” Commentò il ragazzo scompigliandole i capelli e correndo via.
“Sono più alta di te!” Gli ricordò gridando Star.
Presto venne il tramonto, tornarono tutti a casa e James e Sirius uscirono con le loro fiamme naturalmente senza dirlo ai signori Potter, così Remus e Star dovettero uscire con loro e rimasero senza fare nulla.
“Andiamo al bar con gli altri Babbani?” Propose Remus.
“Naa, camminiamo un po’ tranquilli, ok?” Suggerì lei, era vestita con dei normalissimi pantaloncini di tela azzurra e una maglia verde chiaro, il viso non era truccato affatto e i capelli erano raccolti in modo distratto con una matita, eppure era molto bella comunque, anche se sembrava più graziosa, più semplice.
Camminarono in silenzio finché Star  non sobbalzò piano afferrando la mano di Remus e indicandogli un parco con un viale pieno d’archi antichi illuminati da torce.
“E’ bellissimo, andiamo?” Chiese la ragazza e lui annuì sorridendo. Si addentrarono sotto gli archi e sembrava tutto così antico, così magico, persino le stelle brillavano di più.
Si sedettero su un muretto in disparte, i visi a malapena illuminati dalla fioca luce.
“A che pensi?” Le chiese.
“A Hogwarts, vorrei rimanere qui, e è strano perché Hogwarts per me è sopra ogni cosa ma sento come un istinto che mi dice che sarebbe meglio se rimanessi qui.” Rispose Star fissando un arco, poi si scosse e tornò a sorridere. “Che scemenza! Non vedo l’ora di tornare ad Hogwarts e di provare le materie nuove!”
Parlarono delle nuove materie a lungo finché non parve loro che James e Sirius potessero aver finito di stare con le loro ragazze e così tornarono in piazza e attesero al tavolo con gli altri ragazzi Babbani finché effettivamente i loro due amici non si fecero vivi.
Tornarono a casa cercando di non badare troppo alle esagerazioni nei racconti dei due, cose come “Voleva proprio portarmi in una stanza d’albergo da quanto la facevo impazzire ma io insistevo a rimanere lì, insomma, sono giovane ancora.”.  Dovettero anche fermarsi in terrazza per finire di ascoltare le loro storie e quando finalmente si decisero a scendere tutti per andare a letto la signora Potter li rimproverò un pochino.
…………..

Quel pomeriggio in spiaggia le ragazze di Sirius e James stavano proprio dando il meglio di loro, o il peggio.
“Vieni, Rem.” Lo invitò Star osservando con una punta di disprezzo le due ragazze. Il ragazzo si alzò e la seguì lungo il campo di ulivi che costeggiava la spiaggia, si fermarono solo quando anche il rumore delle voci del gruppo si fu attutito.
La ragazza di distese a terra fra le sterpaglie e Remus stese l’asciugamano che si era portato dietro sedendocisi sopra.
“C’è spazio anche per te se vuoi.” Le fece notare.
“Oh, no. Sto bene qui. Sul serio! Distenditi pure.” Lo incoraggio lei.
Remus si distese e in poco tempo si ritrovò a sonnecchiare cullato dal dolce rumore di onde che si infrangono sugli scogli.
“Tu credi che riuscirò mai a trovare un ragazzo?” Chiese all’improvviso Star.
“Credo che questo sia l’ultimo dei tuoi problemi.” Ribatté lui aprendo appena gli occhi.
“Tu dici? A me però non piace ancora nessuno, non particolarmente.” La ragazza fece un attimo di pausa e poi ricominciò. “No, sul serio, tu credi che io sarei capace di comportarmi come quelle ragazze?”
Remus si puntellò sui gomiti alzando il busto, fissò l’amica e rise. “Non so, forse.”
Lei gli fece la linguaccia e poi il suo sorriso si trasformò in qualcosa di provocante. In un attimo si spostò sopra il ragazzo seduta sul suo ventre, le gambe ai lati di lui, fissandolo negli occhi.
“Hem, Star?” Balbettò Remus.
“Tu credi che non riuscirei a comportarmi in modo superficiale…” Cominciò la ragazza e il suo tono aveva qualcosa di diverso, di strano, lei allungò le mani fino a toccare quelle del ragazzo e poi si avvicinò a lui sporgendosi in avanti. Remus indietreggiò con il busto finché non si ritrovò di nuovo disteso, Star accoccolata su di lui.
“Star?” La richiamò più deciso ma lei si era addormentata o almeno così pareva. Sospirò rassegnato e attese che si svegliasse o si spostasse fissando il cielo sopra di lui.
“Hei, piccioncini!” Una voce lo svegliò, aspetta, si era addormentato?
James e Sirius erano in piedi davanti a loro con la luce arancione del tramonto che colorava le loro pelli ormai scure.
“Non è colpa mia! Si è distesa così!” Si affrettò a spiegare Remus.
“Calmati, so com’è fatta mia sorella.” Sbuffò James poi si chinò a toccare la spalla della ragazza che si svegliò subito con un sorriso sulle labbra.
“Credo di aver bloccato la circolazione di Remus in vari punti.” Mormorò lei alzandosi.
Remus non aveva mai dormito con una ragazza addosso ma era sicuro che non avrebbe dovuto sentirsi perfettamente fresco e riposato come se nulla fosse stato poggiato su di lui.
Tornarono a casa da soli, a quanto detto da James e Sirius loro avevano ordinato agli altri di andare mentre li cercavano.
Passarono la sera a casa in terrazza e non stettero spesso tutti insieme, si divisero in coppie sempre diverse per parlare o ascoltare.
“L’ho baciata.” Disse James a Star.
“Com’è stato?” Si incuriosì lei.
“Non un gran ché. Beh emozionante ma non tutta ‘sta cosa.” Rispose lui neutro.
“Vorresti trovare una ragazza che ti faccia provare un colpo al cuore solo nello stringerla a te, vero?” Insinuò la ragazza.
Suo fratello la guardò sorpreso prima di ricordarsi che lei leggeva nel pensiero, nel suo in particolare.
“Sarebbe bello.” Le concesse.
“La troverai, ma quante hai intenzione di provarne prima di lei?”
James sorrise furbo. “Tutte quelle che capitano.” Scherzò.
Risero a lungo e poi sui riunirono agli altri due, non parlarono ma rimasero solo lì a fissare le stelle finché non decisero di comune accordo di dormire, lì, sotto il cielo, all’aperto.

…………

La luce dell’alba colpì gli occhi dei Malandrini svegliandoli.
“Ah, mi sento una tavola di legno da quanto sono irrigidito!” Brontolò James alzandosi e stiracchiandosi.
“Si, non era molto comodo.” Concordò Remus imitandolo.
“Ho dormito su letti più duri.” Commentò Sirius saltando in piedi tranquillo.
I tre ragazzi si girarono verso Star, ancora stesa a terra come fosse stata su un letto di rose, e la fissarono, lei li fissò di rimando.
“Ah, devo dire qulchiossssamsosmomados.” Si inceppò la ragazza.
“Che hai detto?” La schernì James mentre tutti ridevano.
“Uhm… mi sento proprio un po’ dislessica oggi.” Fece lei.
“Torniamo a letto vi prego!” Suggerì Remus.
“Sei così stanco Rem?” Gli domandò Star.
“Un po’ si.” Rispose lui sbadigliando.
“Potremmo tornare a letto, o potremmo andare a prendere le pastine, e poi tornare a letto.” Consigliò Sirius.
I Malandrini si fissarono assonnati.
“Diamoci una mossa.” Sospirò James.
I quattro partirono in sella alle bici e ondeggiando un po’ per il sonno raggiunsero la pasticceria. Il proprietario si spostava da un furgone alla pasticceria impegnato a trasportare scatoloni e sacchi.
Senza nemmeno parlare i Malandrini scesero dalle bici e cominciarono ad aiutare l’uomo, quel signore ricordava loro il signor Hitch.
Il proprietario li ringraziò e fece loro un vassoio speciale di pastine. Lui e Star si scambiarono qualche battuta e poi la ragazza guidò il gruppo fuori dal negozio.
“Non paghi?” Si preoccupò Remus.
“Ce le offre come ringraziamento per l’aiuto.” Spiegò lei.
Tornarono a casa in fretta e si gettarono immediatamente nei letti.
Quando si svegliarono parecchio più tardi incominciò una giornata tranquilla, Susan e Star cucinarono le orecchiette al sugo con le polpettine e dopo le paste tutti scesero in spiaggia e i ragazzi insegnarono ai signori Potter a fare snorkeling.
Il problemi cominciarono la sera quando tutti allegri si misero a cenare in terrazzo, James e Sirius continuavano a riempire di vino i bicchieri dei signori Potter, vino Primitivo e quindi molto forte e con una alta gradazione alcolica ma nessuno ci badò all’inizio. Poi Susan cominciò a ridere troppo spesso e a non riuscire ad afferrare gli oggetti al primo colpo, dopo anche Henry diede spettacolo di sé intonando una canzone un po’ triste.
“Li avete fatti ubriacare!” Remus sgridò subito James e Sirius.
“Non è vero! Hanno bevuto di loro spontanea volontà!” Replicò James.
“Si, ma forse avete mentito loro su quanto è effettivamente pesante quel vino.” Li rimbeccò Star.
I due ragazzi tacquero.
“Mettiamoli a letto.” Sospirò lei.
Fu una faticaccia far filare sotto le lenzuola i signori Potter così allegramente brilli ma alla fine ce la fecero.
“Star, ti giuro che non volevamo proprio farli ubriacare, volevamo solo confonderli un po’ per chiedere loro se domani potevamo uscire con le ragazze.” Spiegò Sirius.
“Che idioti! Potevate usare me come intermediario!” Sbuffò la ragazza.
“Vero!” Esclamò James.
“Ah! Non fate altro che combinare disastri. Non riesco a starvi dietro!” Li riprese Remus.
“Dai, non è così grave.” Cercò di calmarlo Star.
“No, ma immagino dovremmo coprirli di nuovo, vero?” Fece Remus un po’ irritato.
La ragazza sfoderò i suoi immensi occhi dolci e James e Sirius la imitarono. “Ok, ok! Ma nessuno si muove da questa casa per ‘sta sera.” Decretò lui.
Così i ragazzi giocarono a carte e al Gioco del Drago che culminò con una spettacolare e inaspettata vittoria di James.

……………

Il giovedì pomeriggio i Malandrini si trovavano ancora in spiaggia con i Babbani. Quel lunedì erano rimasti chiusi in casa a controllare i signori Potter mentre dormivano beati e quando la sera i due si erano svegliati si sentivano così in forze e riposati che non chiesero nemmeno perché avessero dormito tutto il giorno ed era evidente che non si ricordassero nulla della sera prima. Da lì in poi i giorni erani trascorsi più o meno normalmente come se James e Sirius volessero dimostrare di sapersi comportare bene, anche se uscirono di nascosto con le loro ragazze tutte le sere. Purtroppo Alphard aveva avvisato i Potter che Sirius era nei guai e che lui sarebbe passato a prenderlo più presto del previsto, Remus dal canto suo sarebbe dovuto partire il lunedì per via della luna piena.
In quel preciso momento James e Sirius stavano salutando le loro ragazze, mentre Remus e Star si facevano consigliare qualche spiaggia abbandonata o deserta per il giorno dopo.
“Ma perché non possiamo incontrarci domani? O domenica?” Gli chiese Chiara, gentile e un po’ supplichevole in un inglese stentato.
“Perché Remus sta partendo, e  noi vogliamo stare con lui in questi due giorni.” Le rispose James piano e cercando le parole più semplici in modo che lei capisse. La ragazza lo fissò con quei suoi occhi chiari che facevano contrasto con la sua carnagione abbronzata e i suoi capelli scuri. Era decisamente carina. La baciò piano sulle labbra carnose. “Forse ci rivediamo presto.” Le sussurrò poi. “Penso che io resterò qui, ma non sappiamo bene, quindi voglio salutarti, ok?”
Lei annuì triste, raccolse un involucro del loro pranzo e una penna e scrisse un indirizzo. “Mi manderai molte lettere?” Domandò.
James annuì e la abbracciò. “Devo andare.” Annunciò staccandosi.
Sirius qualche metro più in là stava ancora parlando col suo italiano fortemente accentato che secondo Beatrice era decisamente sexy.
“Forse te ne andrai presto?” Fece lei un po’ scocciata. “Non sai nemmeno quando parti?”
“Sono uno spirito libero, baby.” Replicò lui facendo spallucce.
La ragazza mise su un broncio molto bello, aveva gli occhi marrone cioccolato e la pelle scurita dal sole come tutti gli italiani che avevano incontrato, i suoi capelli erano morbidi e castano chiaro, le sue labbra sapevano esattamente come spingere chiunque a baciarle. “Non mi aspettavo te ne andassi così presto.”
“Sono cose che capitano, lo sapevi.” Continuò Sirius imperterrito e anche un po’ disinteressato. Lei era bella, certo, ma non gli faceva battere il cuore come dicevano tutti.
“Allora vai.” Sbottò Beatrice. Sirius le rubò un altro bacio, così per farla arrabbiare di più e si allontanò deciso senza mai voltarsi indietro mentre la ragazza già sentiva il suo cuore spezzarsi.
James e Sirius raggiunsero James e Star già in sella alle bici.
“Dunque la spiaggia?” Chiese Sirius.
“Wow, sei molto triste.” Commentò Star.
“Non mi interessa molto.” Sirius allontanò l’argomento con un gesto della mano.
Remus sospirò. “Dicono che c’è un piccolo campo di ulivi abbandonato che da su una spiaggetta nascosta e nella quale è poco facile arrivare.” Raccontò Remus.
“E’ perfetta.” Aggiudicò James.

…………..

L’alba cominciò a sorgere e i Malandrini si alzarono dai letti.
“Già svegli?” Chiese Henry seduto al tavolo a gustarsi un buon the servitogli da Susan.
“Si, volevamo…” Cominciò James, ma la sua voce si spense, attorno ai ragazzi si sparse un’aria triste come di chi sente che qualcosa di bello sta per finire.
“Ci piacerebbe andare in una spiaggia da soli, qui nei dintorni, per tutto il giorno, pranzo e cena compresi. Vorremmo dormire lì e tornare a casa domani mattina tardi.” Spiegò Star nel tono più umile che le riuscì.
I signori Potter si scambiarono uno sguardo preoccupato.
“Ragazzi…” Attaccò la signora Potter con un piccolo sospiro. “Non è un problema che restiate in una spiaggia con molta gente tutto il giorno, ma una spiaggia deserta? Potrebbe succedervi di tutto!”
“Sentite, capisco come vi sentite, ma non credete che sia esagerato passare una notte così lontani, da soli, nel bel mezzo del nulla?” Le diede man forte Henry.
“Giusto.” Si rassegnò Remus.
“Scusateci.” Sirius si voltò abbattuto per tornare in camera.
“Mamma, papà, vi prego. So che sembra pericoloso, ma non lo sarà, faremo attenzione, non ci tufferemo da posti sconosciuti e cercheremo di fare attenzione agli scogli, se qualcosa andasse molto male o se venissimo attaccati useremo la magia, non è proibita nei casi di estrema necessità. Non faremo gli eroi nè i balordi. Volgiamo solo… solo…” Cercò di insistere Star ma si bloccò quando notò i suoi genitori intrattenere una discussione con gli sguardi, peccato che lei sapesse leggere nel pensiero.
Mezz’oretta dopo, quando il sole era ormai appena uscito dal suo rifugio notturno, i quattro ragazzi partirono in bici cantando allegri con gli zaini pieni di cibo e attrezzature.
Ebbero qualche difficoltà a trovare la spiaggia ma alla fine riconobbero la torretta abbandonata che svettava sopra la bassa scogliera dalla quale attraverso degli scalini malridotti si accedeva alla spiaggia, ovvero un ammasso di scogli pungenti. Trovarono una conca profonda un metro circa con il fondo di sassolini e ciottoli e decisero di sistemarsi lì, preparando già la legna per il falò in un angolo.
“E’ tutto così strano.” Commentò James quando tutti in costume si misero sul bordo di uno scoglio pronti a tuffarsi.
“Un po’ si.” Replicò Star sorridendo. “Voi che siete così svegli e attivi la mattina presto? Mai visto!”
Sirius e Remus risero un po’, i due fratelli si sorrisero e si presero per mano poi James afferrò quella di Sirius e Star quella di Remus e si tuffarono nell’acqua ancora fredda.
Nuotarono a lungo senza dirsi niente, aspettandosi a vicenda, nuotarono e basta, sempre avanti quasi a voler attraversare il mare intero. Quando l’acqua sotto di loro cominciò a farsi troppo profonda e la riva troppo lontana decisero di fermarsi galleggiando placidi a pancia in su per riprendere fiato.
“Ragazzi, tutto questo mi sembra troppo definitivo, come se fosse la nostra ultima estate, invece è solo la prima e poi manca poco ad Hogwarts.” Disse Sirius.
“Uhm… E’ tutto così bello qui.” Sospirò Remus.
“Cosa ti è piaciuto così tanto, Remus? Avere Star appiccicata a te?” Lo prese in giro James.
“NO! Cioè, si, ma no!” Si agitò il ragazzo, tutti risero.
Tornarono alla spiaggia, giocarono a carte fino a che il sole non li scaldò del tutto, poi fecero snorkeling, mangiarono i panini del pranzo mentre Sirius cercava di insegnare qualche parola italiana a James che non pronunciava nulla nel modo giusto.
“Prova con ‘cioccolata’, James.” Lo incitò Star.
“Choc-co-le-ta.” Scandì il povero ragazzo facendo esplodere tutti in risate.
“La cioccolata è buona.” Disse Remus in italiano con qualche imperfezione.
“Wow, e questa frase dove l’hai imparata?” Gli chiese Sirius.
“Dai ragazzi con cui parlavo, mi hanno insegnato alcune frasette.” Rispose l’interessato.
Per digerire giocarono a carte e risero per ogni stupidaggine e nel pomeriggio ritornarono in acqua.
Il sole cominciò a calare dietro la scogliera.
“Non ci asciugheremo mai se non usciamo ora.” Fece loro notare Star.
“Giusto, quindi forza.” Remus cominciò a nuotare verso la riva ma James e Sirius lo superarono gridando metà sott’acqua qualcosa come  “Chi arruoua proma alla torruetta vince!” così partì una corsa scatenata verso la torretta abbandonata, inciampando e scivolando sugli scalini
La porta era aperta così salirono in cima e a cielo aperto fissarono il sole tramontare sui campi in silenzio mentre tutto attorno a loro friniva e raspava e il vento scuoteva le chiome degli alberi.
Tornarono alla spiaggia un po’ a tentoni e accesero il fuoco alla svelta, o meglio: Sirius accese il fuoco alla svelta.
Per tutta la notte parlarono di cose senza senso e si raccontarono terribili storie dell’orrore come quella del povero dolce Lupo Mannaro che veniva attaccato e schiantato a terra dalla terribile strega Piumadoro. Risero molto e cantarono anche. Finché non si addormentarono e piano piano il fuoco si spense.
Remus si svegliò ma non si mosse, fissò James dall’altra parte del mucchietto di cenere che poche ore prima era stato il loro falò, e vide qualcosa muoversi lentamente verso il suo amico. Era un ombra, come uno spesso e fluido mantello che avesse avuto vita propria. Scivolava lento verso di James appena visibile grazie alla luce della luna ormai quasi piena.
Un Lethifold, pensò subito il ragazzo, ma poi si dette dello stupido, quegli animali erano rari e vivevano in climi tropicali, non di sicuro dove c’era così tanto vento, ma il vento, Remus lo notò solo in quel momento, si era calmato. C’era una strana afa attorno a loro, si appiccicava alla pelle e ti faceva sentire fuori posto, ecco perché si era svegliato, era in un bagno di sudore.
L’animale si avvicinò sempre di più a James e Remus scattò, sapeva che l’unico modo per allontanarlo era un Patronus, sapeva però anche che lui non era ancora mai stato in grado di riuscirci, ma doveva proteggere i suoi amici. Afferrò la bacchetta e pensò con tutto se stesso a quel momento in cui i Malandrini lo avevano accettato come uno di loro e poi pensò a Star, in piedi davanti al Ministro della Magia a prendere le sue difese.
“Experto Patronum!” Gridò a gran voce, una forte luce argentea lo accecò per un attimo, vide l’ombra fuggire via inseguita da un animale a quattro zampe che somigliava molto ad…
“Un lupo.” Mormorò Star in piedi accanto a lui, la luce si spense e anche James e Sirius si alzarono per fissarlo.
“Ma che succede?” Chiese Sirius con la bocca impastata dal sonno.
“Un Lethifold.” Spiegò Remus ancora un po’ frastornato. “Lì.” E indicò dove James era disteso.
“Mi hai salvato la vita!” Esclamò il ragazzo correndo ad abbracciare l’amico.
“E per di più con un vero Patronus!” Calcarono Sirius e Star ammirati.
“Ecco, da lì, direi di si!” Gridò una voce italiana non molto lontana alla quale seguirono rumori strani, alla fine da dietro uno scoglio comparvero due uomini con una cassa che lasciarono sul bordo della conca e vi saltarono dentro.
“Vi ha attaccati?” Chiese quello che pareva più anziano.
“Si, ma il nostro amico lo ha scacciato, non è nei guai, vero?” Spiegò Star.
“Assolutamente no.” Rispose l’altro, i visi dei due erano irriconoscibili e non solo per il buio anche per le varie cicatrici che li deturpavano.
“Grazie a te lo abbiamo catturato, lo hai stordito per bene. Siete minorenni?”  Fece il primo dando una pacca sulla spalla a Remus.
“Che dice?” Si interessò James.
“Inglesi!” Esclamò il secondo e poi cominciò a parlare in inglese.
“Comunque si, siamo minorenni, dovremmo iniziare il terzo anno a Hogwarts a breve.” Rispose Sirius nella sua lingua madre.
“Accidenti! Un Patronus completo così giovane. Senti, noi due ci divideremo così io potrò passare al vostro Ministero e chiarire tutto, va bene. Come ti chiami?” Propose il primo.
“Remus Lupin.”
“Bene, grazie ancora, e tu mangia qualcosa di dolce.” Li salutò il secondo uomo e poi entrambi sparirono nel nulla.
“Oh, che cosa mitica! Aspetta solo che la raccontiamo a tutta Hogwarts!” Si esaltò James.
“Ma se hai capito solo metà del discorso!” Lo rimbeccò Star.
Tornarono a dormire e James si distese accanto a Remus proclamandolo suo protettore personale titolo che Remus accettò con un commento sarcastico che faceva notare a tutti che se avessero seguito i suoi consigli dall’inizio non si sarebbero mai cacciati in nessun guaio.
Il mattino dopo erano così stanchi che l’alba non li disturbò, furono i granchi a farli svegliare di soprassalto.
I quattro ragazzi si godettero l’ultimo bagno in quella meravigliosa spiaggia e poi cominciarono a raccattare tutti i loro oggetti.
Appena varcarono la porta di casa, Susan li afferrò uno ad uno stringendoli forte preoccupata.
“Un Lethifold!” Gridava Henry.
Star cercò di calmarlo e alla fine riportarono l’ordine e la tranquillità in casa.
Nel pomeriggio uscirono tardi per andare alla loro spiaggietta e permettere a Sirius di fare l’ultima nuotata prima di cena, la quale si svolse in uno strano silenzio teso.
Alphard arrivò a passo di carica con Regulus al seguito.
“Forza, spero che tu abbia i bagagli pronti, qui se non torniamo a casa in meno di un quarto d’ora finisce male!” Fu l’unica cosa che disse lo zio.
I malandrini si salutarono appena e poi James, Star e Remus si godettero una placida serata malinconica nella piscina in terrazzo.

…………..

Alle prime luci del mattino dopo i signori Lupin arrivarono in casa come degli uragani, era stata loro spiegata tutta la storia del Lethifold e furono gentili perché non incolparono nessuno, dissero che erano cose che accadevano ovunque se dovevano accadere e furono fieri del loro figlio, ma dovettero portarlo comunque a casa a causa della luna piena.
Così i Potter rimasero soli. Non resistettero che qualche ora dopo di che decisero di fare le valige e sgomberare la zona.

……….

Star e James passarono altri pomeriggi al mare in Inghilterra, ma era tutto così cupo dopo lo splendore dell’Italia. Quel pomeriggio decisero di prendere gli zaini e filare in esplorazione della spiaggia, tanto per fare qualcosa di diverso.
Star si portò una piccola tela da disegno e degli acquerelli e mentre James sedeva davanti a lei di spalle così da poter fissare il mare, raccontandole fiabe Magiche, lei disegnava allegramente.
Quando finì James si spostò dietro di lei per vedere meglio il disegno, lo fissò per un attimo e poi si rese conto di essere lui quello nel ritratto. I dettagli erano molto curati per essere fatto con gli acquerelli, i chiaro e scuro erano ottimi e lui aveva la mano alzata come per disegnarle la storia nel cielo. Il ragazzo abbracciò la sorella da dietro le spalle e la strinse a sé. Rimasero lì, fermi, a respirare semplicemente insieme.
Ancora insieme.

****

Gente, l’estate è finita! Non saprei che altro dire perché ho usato tutte le parole che avevo per questo capitolo e infatti sono bloccata. Bè, questo è l’ultimo capitolo di questa seconda storia e troverete il terzo anno sempre qui sul mio sito fra un po’ di tempo…. Non so quanto…. Dipende da quanto tempo liberò avrò.
Fino ad allora,
ciao ciao

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