Mi ha portato a vivere

di Ombra
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kibuan ***
Capitolo 2: *** Buch ***
Capitolo 3: *** Uscita senza permesso ***
Capitolo 4: *** Avviso ***
Capitolo 5: *** Un bacio ***
Capitolo 6: *** Father and Son ***
Capitolo 7: *** X me è tornato il sereno ***



Capitolo 1
*** Kibuan ***


Questa mia fic è dedicata a tutti i ragazzi e le ragazze di colore

Questa mia fic è dedicata a tutti i ragazzi e le ragazze di colore.

Kibuan

Avevo solo sei anni quando i miei genitori mi mostrarono il problema dei negri e io credetti loro fin dall’inizio: credetti al fatto che i negri portavano malattie, che rubavano, che erano cattivi, che rapivano i bambini e che portavano via il lavoro a tutti noi.

Ora ho quasi trent’anni e voglio raccontarvi una storia…precisamente la storia che mi portò a vivere…

Avevo quattordici anni e credevo, come le mie amiche, a tutto quello che mi avevano detto dei negri; ma un giorno…precisamente il 12 dicembre 1993, mentre stavo tornando a casa da sola vidi un ragazzo seduto sul marciapiede con attorno una coperta.

Notai che quel ragazzo era un negro, così cercai di andarmene via il più veloce possibile, ma era troppo tardi perché il ragazzo mi aveva preso per un braccio e non voleva lasciarmi andare.

-Lasciami!- urlai molto forte cercando di farmi sentire da qualcuno.

Il ragazzo mi sorrise e io rimasi stupita nel vedere la sua dentatura perfetta e i suoi occhi castano chiaro.

-Lasciami stare! Ma tu chi sei? E cosa vuoi a me?- urlai all’improvviso come se per qualche secondo fossi rimasta in trance.

Lui mi mollò sempre sorridendo.

-Kibuan e volevo solo guardarti in faccia. Scusa se ti ho fatto male-

Per qualche secondo rimasi immobile a fissare il ragazzo che si risedeva per terra, lo guardavo forse perché mi aspettavo che lui mi prendesse nuovamente per non farmi scappare, ma il ragazzo si sedette e mi fissò.

-Beh?- mi disse mentre uno strano sorriso gli si dipingeva in volto: quasi dolce.

Quella parola mi scosse e corsi via tenendomi il polso per cui il ragazzo mi aveva tenuto con l’altra, come se fossi ferita.

Appena arrivai a casa Buch, il mio cane, mi fece le feste e io ricambiai con una semplice carezza.

Non dissi niente a mia madre di quello che era successo con Kibuan, perché non me la sentivo, e corsi subito in camera mia al piano superiore, presi il mio diario e incominciai a scrivere.

Cara Serenity,

oggi ho conosciuto un ragazzo, precisamente un negro.

Si chiama Kibuan ed non è un brutto ragazzo

Rilessi quello che avevo scritto e poi decisi di cancellare l’ultima parte, nel caso che il mio diario fosse capitato in mani sbagliate.

S chiama Kibuan e se mia mamma viene a sapere che mi ha

Toccata lo fa cercare per ucciderlo…

Già, mia madre è capace anche di questo.

Comunque doveva avere un anno o due più di me.

-Mary, e pronto- mi disse Eleonor, la nostra cameriera, entrando nella mia stanza.

Non chiusi il diario di scatto, come facevo quando entrava mia madre o mio fratello, perché di lei mi fidavo ciecamente. Eleonor aveva 23 anni ed era una “ragazza” gentile e comprensiva.

Mi sorrise e i suoi occhi verdi brillarono fra i capelli biondo chiaro.

-Hai cinque minuti per cambiarti e venire a mangiare. Ti aspetto con tua madre in sala da pranzo. Sbrigati.-

Detto ciò lasciò la mia stanza.

Mi guardai, indossavo una lunga gonna di stoffa verde scuro e un maglia bianca a maniche lunghe. Presi dall’armadio il vestito grigio scuro che usavo in casa e me lo misi.

Mi guardai allo specchio mentre mi pettinavo, e notai che non ero molto bella con i miei capelli che da lisci diventavano mossi verso le punte, e con la mi lentiggini sparse per la faccia e i miei occhi castano-verde.

Corsi il camera da pranzo dove vidi mia madre seduta ad un lato del tavolo, mio fratello dall’altro e Eleonor indaffarata a servire la pasta.

Quando entrai mi sorrisero tutti tranne mia madre, che mi guardò severamente.

.Finalmente, Mary! Io e tuo fratello Michael siamo qui da un bel po’!-

-Scusatemi.- ormorai chinando leggermente la testa.

Detto ciò mi sedetti vicino a mia madre aspettando che Eleonor mi desse il primo.

Non pensai più a Kibuan fino a qualche ora più tardi.

Come inizio che impressione vi da? Mi è venuta l’ispirazione per questa storia mentre leggevamo “Buio oltre la siepe” a scuola.

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Capitolo 2
*** Buch ***


Beh …… non posso dirvi altro che ……………

Beh …… non posso dirvi altro che ……………. Buona Lettura! ^.^ e anche……………………SCUSATE TANTO PER IL RITARDO!!!!!!!!!!

Buch

Quel giorno non c’era scuola perché era domenica. Non potevo uscire perché fuori pioveva così decisi di leggere un libro dato che avevo già finito i compiti. Ad un tratto sentii Buch che abbaiava insistentemente allora mi affacciai alla finestra e vidi un gatto e il mio cane legato che abbaiava al felino; poi mi accorsi che il cancello era semi aperto, stavo per andare a chiuderlo perché avevo paura che Buch scappasse, quando mi ricordai che il cane era legato e quindi non poteva fuggire.

Dopo qualche minuto qualcuno bussò pesantemente alla porta.

-Vado io!- dissi e scesi al piano inferiore ad aprire.

Appena spalancai la porta vidi un ragazzo con un cane in braccio, dopo qualche istante mi accorsi che davanti a me c’era Kibuan con Buch inerme in braccio.

-Co…co…cosa è successo?-

-Stavo passeggiando qui vicino quando ho visto un cane che usciva dal cancello di questa casa. Ad un tratto è passato una macchina e…..-

Mentre il ragazzo parlava le lacrime avevano incominciato a rigarmi il viso.

Guardai Buch: evidentemente era riuscito a sfilarsi il collare e aveva rincorso il gatto che prima avevo visto nel giardino…….

-Mary! Chi è alla porta?- urlò mia madre dal piano di sopra. Guardai Kibuan.

-E’ meglio se vai via, ora…- sussurrai; Kibuan mi guardo è andò via.

Mia madre mi raggiunse davanti alla porta.

-Si può sapere chi ha bussato?-

Io la guardai senza rispondere, i miei occhi erano gonfi e rossi mentre numerose lacrime mi solcavano la faccia; mi girai verso Buch steso a terra nel ingresso: il suo pelo era bagnato e sporco di sangue e di fango, e i suoi occhi non avevano nessuna espressione, ma a me sembrava che invocassero aiuto mentre guardavano un luogo oltre ogni dove.

Mia madre trattenne a stento un grido, poi mi strinse a se e pianse come non aveva mai fatto in vita sua.

Dopo un po’ abbracciai Buch talmente forte come se non volessi perderlo, ma dopo poco arrivò il veterinario, che mia madre aveva chiamato, per portarlo via.

Fuori pioveva ancora e sembrava che solo il cielo mi capisse e piangesse con me.

Io piangevo, urlavo e mi dimenavo mentre mia madre mi teneva stretta con la faccia conto il petto per non farmi vedere che portavano via Buch.

-Lasciami!...Lasciami andare!...Lasciami almeno guardare!...- la mia voce era rotta dai singhiozzi, ma io continuavo a urlare.

-No! Io non voglio che guardi mentre portano via quel cane…-

A sentire quella parole fui attraversata da una rabbia immensa che mi diede la forza di liberarmi dalla stretta di mia madre.

-COME QUEL CANE? BUCH! BUCH! LUI SI CHIAMA BUCH!- ero fuori di me dalla rabbia.

-Si, ma…..era per dimenticare….-

-“QUEL CANE” E’ STATO IL MIO MIGLIORE AMICO! IO NON POSSO DIMENTICARLO!- detto ciò corsi in camera mia piangendo.

Mi sdraiai sul letto dopo aver chiuso la porta a chiave. Piansi per ore stringendo il mio cuscino al petto come facevo con Buch quando era ancora un cucciolo…………..fui assalita da molti ricordi, ma non riuscivo più a piangere cosi rimasi a guardare il soffitto della mia camera.

Dopo qualche ora smise di piovere, mi affacciai alla finestra: il cielo era ancora nuvoloso e nell’aria c’era odore di bagnato, mio fratello avrebbe saputo di Buch solo quando sarebbe tornato, insieme ad Eleonor, dalla festa di compleanno di un suo amico.

Presi un giubbotto, mi misi gli stivali e mi diressi verso la porta al piano di sotto; stavo per uscire quando mia madre se ne accorse.

-Dove stai andando?-

Io aprii la porta di scatto e corsi via senza risponderle. Stavo passeggiando da qualche minuto quando vidi Kibuan, gli corsi in contro e lui mi salutò.

-Come va, Mary? Ho detto bene: Mary?-

-Si, mi chiamo Mary. Kibuan…………..volevo ringraziarti……….- abbassai lo sguardo mentre parlavo.

-E per cosa?-

-Beh…………….per Buch…………….-

Lui mi guardò per qualche secondo.

-Ma se non ho fatto niente.-

-Si invece: tu me lo hai riportato- detto questo frugai in tasca e tirai fuori una banconota da cinque dollari, -Tieni-

Kibuan mi guardò stupito senza prendere i soldi.

-Lo so che sono pochi, ma al momento ho solo questi…………..ti prego di accettarli………….- guardai Kibuan negli occhi.

-Ma io…………..non posso……………non voglio accettarli………..io non ho fatto niente!-

A quel punto mi arrabbiai.

-TI HO DETTO CHE MI HAI RIPORTATO BUCH!!!!!!!! POTEVI LASCIAELO IN MEZZO ALLA STRADA E NON L’HAI FATTO!!!!!!! PER QUESTO TI RINGRAZIO!!!!!!! ORA PRENDI QUESTI SOLDI HO URLO CHE MI STAI RAPINANDO!!!!!!!!-

Kibuan prese i soldi, rise e io ricambiai.

-Non credo che ne avresti il coraggio……..-

Io sorrisi.

-E invece si. Vuoi vedere?-

-No, grazie. Piuttosto, ti va di fare un giro?-

Io annuii sorridendo: in fondo non avevo nient’altro di meglio da fare e poi ora mi fidavo di Kibuan.

Arrivammo fino al parco che era molto distante da casa mia. Ci sedemmo a parlare in una panchina, ma dopo qualche minuto vidi quello che non avrei mai voluto vedere: le mie compagne e i miei compagni di classe. Mi avevano visto, avevano visto Kibuan.

Una ragazza mi chiamò e mentre mi alzavo dalla panchina sussurrai al ragazzo di andarsene e lui lo fece senza chiedermi il perché ma continuando a guardarmi.

Mi diressi verso i miei compagni e, appena li fui abbastanza vicino, loro incominciarono a prendermi in giro e a spingermi da una parte all’altra fino a farmi cadere a terra in una pozzanghera. In quel momento arrivò Kibuan che diede un pugno al ragazzo più vicino, ma erano in dieci contro uno era più che ovvio che da solo non ce l’avrebbe fatta; ma all’improvviso arrivarono altri neri così i miei compagni fuggirono spaventati.

Rincominciò a piovere. Mi alzai e notai che il mio vestito era rotto, sporco e fradicio, sanguinavo un po’ d’ovunque e mi ero anche tagliata il labbro inferiore.

Kibuan mi aiutò ad alzarmi mentre gli altri neri mi guardavano. Anche Kibuan era messo male: aveva un occhio nero e aveva molti graffi soprattutto sul braccio.

-Grazie- mormorai.

Ad un tratto un nero di circa 20 anni mi si avvicinò.

-Di un po’: ma perché ce l’avevano con te?-

-Credo per via di Kibuan…………..mi hanno visto insieme a lui e…………………

-Ah, allora è tutta colpa di ‘sto sciocco di mio fratello………..- detto ciò sfregò una mano sulla testa di Kibuan e io sorrisi un poco, poi continuò scherzando rivolto verso il fratello, -Ma ci guadagni qualcosa a salvare le ragazze? Non è che si innamorano di te solo perché fai a botte con qualcuno!-

Io arrossii, poi Kibuan si allontanò dal fratello e venne da me.

-Lascialo perdere mio fratello Viden………..non capisce niente e tu non dargli retta. Comunque……….questi cinque dollari sono i tuoi-

-Allora l’hai voluto tu. AIUTO!!!!!!! MI STAN…..- Kibuan mi mise una mano sulla bacca per non farmi continuare e io risi.

-Va bene…………va bene………….li prendo io…………. Viden. Che giorno è oggi?-

-Il 16 dicembre, perché?- rispose l’interpellato.

-No……….niente di importante.-

-Scusate ragazzi……….io dovrei tornare a casa o sotto questa pioggia mi prendo una polmonite………..-

-Ma il tuo vestito ora è più che altro…………uno straccio…………..vieni, dato che casa tua è lontana ti impresto qualcosa da metterti.-

Mi accompagnarono in un punto del parco dove non ero mai stata e, appena vi arrivai, mi accorsi che sembrava una specie di punto di ritrovo dei neri. In pochi secondi mi ritrovai sola osservata da tutti, stavo per andarmene quando arrivò Kibuan con un paio di pantaloni e una camicia.

Io lo guardai storto

-Non vorrai dirmi che devo mettermi quelle cose! E poi dove mi cambio?-

-Ti cambi là dietro- indicò una specie di muro, mi diede i vestiti e sparì di nuovo.

Io sospirai, mi cambiai e poi corsi verso casa sotto la pioggia.

 

 

Anche questo chappy è finito. Grazie a Valentina e a Dafne per aver recensito e anche a tutti quelli che hanno avuto il coraggio di leggere questa schifezza…… ^^

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Capitolo 3
*** Uscita senza permesso ***


Ok raga……

Ok raga……..scusate il ritardo ma ho avuto qualche piccolo problema con il mio stupido computer….. -.-“”””””””””

 

Uscita senza permesso

Da quando mia madre e mio padre mi avevano visto tornare a casa con i vestiti che mi aveva dato Kibuan, ero in punizione e non potevo uscire anche perché mi rifiutavo di dire dove li avessi presi.

Era il 21 dicembre e fra poco sarebbe stato natale. I miei genitori dovevano fidarsi davvero poco di me visto che avevano anche chiuso il mio armadio a chiave per impedirmi di prendere un cappotto e uscire dalla finestra.

Ero sola in casa e, non sapendo cosa fare, scesi in cucina, presi una mela e incominciai a mangiare il frutto. Mi accorsi che fuori nevicava e in quel momento provai una grande invidia per i ragazzi e le ragazze che erano fuori, in mezzo alla neve, a fare pupazzi di neve o fa fare una divertentissima battaglia a palle di neve……

Io volevo uscire ma non avevo da mettermi neanche i vestiti che mi aveva dato Kibuan perché erano finiti nella spazzatura. Improvvisamente mi venne un’idea; salii in camera dei miei genitori e aprii l’armadio di mia madre cercando un vestito, ma………..no, erano troppo lunghi e stretti per me……

Sospirai, per qualche secondo avevo creduto di poter uscire e invece……

Mi cadde l’occhio sull’armadio di mio padre e pensai che i pantaloni erano facili da accorciare.

Presi dall’armadio un paio di jeans vecchi, una cintura, una camicia, un maglione e un cappotto. Mi strinsi i pantaloni con la cintura, poi mi arrotolai i bordi dei pantaloni e le maniche della camicia e del maglione, infine mi misi un paio di stivali di mia madre e uscii fuori scappando dalla finestra sul retro della casa.

Corsi verso il parco sperando con tutto il mio cuore di incontrare Kibuan o suo fratello Viden.

Mi fermai un attimo per riprendere fiato e vidi, in lontananza, un gruppo di ragazzi neri. Guardai se per caso c’era Kibuan ma mi accorsi che nessuno di loro era il mio amico. Stavo per ritornare sui miei passi quando il gruppo di ragazzi che avevo visto poco prima, mi passò davanti carrendo e dopo arrivo anche una vecchietta urlando e imprecando.

-LADRI!........MALEDETTI!........RIDATEMI LA MIA BORSA!.......-

Lasciai che quella povera vecchia si appoggiasse a me poi pensai: per fortuna che Kibuan non è come quei ragazzi………

-Signora, provi a chiamare la polizia…..magari se li denuncia….-incominciai ma la vecchietta mi interruppe.

-No….non li prenderanno mai…..è meglio se torno a casa….-

-Vuole che la accompagni?-

-No, vai pure…..-detto questo se ne andò senza darmi neanche il tempo di ribattere.

Mi sedetti su una panchina a pensare e ad un tratto qualcuno mi chiamò.

-MARY! È da un po’ che non ci si vede!- era Kibuan e sorrideva.

Si sedette vicino a me. Stavo per raccontargli quello che avevo ancora visto quando dei ragazzi richiamarono la mia attenzione: erano gli stessi che avevano rubato la borsa a la vecchietta poco fa. Stavano venendo verso di noi.

-Ehi, Kibuan? Chi è quella? La tua ragazza? Hai tradito Feliz?- dal gruppo si sollevò una risata.

Io arrossii ma subito dopo fui assalita dalla voglia di tirare un pugno in faccia ad ognuno di quei ragazzi. Mi avvicinai a quello che aveva appena parlato e gli piazzai un pugno sulla guancia sinistra. Lui si portò una mano sullo zigomo.

-EHI!!!!- urlò mostrando i pugni.

-TI STA BENE! VOI AVETE AGGREDITO QUELLA POVERA VECCHIETTA! VI HO VISTO!-

-Davvero ragazzi? E come è andata? Avete ricavato molto?- disse Kibuan.

Io mi voltai a guardarlo: non riuscivo a credere a quello che avevo appena sentito.

-Beh….non c’era molto, ma qualcosa c’era….circa 10 dollari- disse quello a cui avevo tirato un pugno.

-Come? Tu sei d’accordo con loro?-

-Scusa, ma a noi servono quei soldi….- mi rispose tranquillamente.

Le lacrime incominciarono a rigarmi il volto.

-I-IO TI AVEVO CREDUTO DIVERSO E INVECE……!- mollai un ceffone a Kibuan e poi corsi via senza voltarmi indietro.

Mi arrivarono alle orecchie solo delle parole.

-MI DISPIACE SE LE SIGNORINA “IO HO TUTTO” NON CAPISCA CHE ALTRI DEVONO GUADAGNARSELE LE COSE!- seguì una sonora risata.

Arrivai a casa e mi accorsi che c’era qualcuno perchè la luce era accesa. Aprii il cancello e corsi davanti alla porta di casa e bussai pesantemente.

Eleonor venne ad aprirmi; io non la guardai neanche e corsi in camera mia e, piangendo, mi buttai sul letto. Qualcuno aprì la porta della mia stanza, si sedette nel letto vicino a me e mi accarezzo la testa.

-Non so cosa sia successo fuori, ma puoi star tranquilla che non dirò a nessuno della tua uscita: non mi sembri in condizioni di prenderti una sgridata.-

Guardai Eleonor che mi sorrideva e ricambiai con le lacrime agli occhi.

-Però tu devi collaborare. Togliti quei vestiti e al resto penso io, ok?

Annuii con la testa e pensai: grazie Eleonor…solo tu mi capisci…

I miei genitori arrivarono poco più tardi con mio fratello e i regali di natale.

Passarono i giorni e arrivò la vigilia del giorno atteso tanto da tutti i bambini. Fuori nevicava e io incominciavo a pensare sempre di meno a Kibuan e a quello che era successo, Eleonor aveva mantenuto la promessa e la mia punizione era finita il giorno stesso. Il giorno procedeva bene: visite di parenti con regali e il tempo scorreva veloce.

Arrivò il momento di aprire i regali. Mio fratello mi svegliò alle 6 del mattino e io lo accompagnai, cercando di non far rumore, giù in salotto. C’erano dei regali anche per me e Michael mi costrinse ad aprirli, io lo feci svogliatamente poi andai in cucina a prendermi un succo. Passando davanti alla finestra notai in mezzo alla neve qualcosa di piccolo e nero; socchiusi gli occhi per cercare di distinguere la figura e mi accorsi che quello era un cucciolo.

Mi misi le scarpe, presi un giubbotto e corsi fuori; presi in braccio quel piccolo cagnolino bagnato e ritornai in casa il più veloce possibile. Mi fratello mi corse incontro.

-Cos’hai in braccio?-

-L’ho trovato fuori.-

Corsi in cucina tenendo stretto a me quel piccolo cucciolo tremante. Misi il mio giubbotto sul tavolo e vi appoggiai sopra il cucciolo.

Mi accorsi che attorno al collo aveva una corda con legato un pezzo di carta; lo presi e lessi: mi dispiace. Kibuan.

Una lacrima mi attraversò il  viso, ma poi rincominciai ad occuparmi del cucciolo, meglio dire della cucciola visto che era una femmina.

-La teniamo? Eh, la teniamo?-

-Non credo….-

-Ma non possiamo lasciarla là fuori! Poi muore!-

In effetti Michael aveva ragione. Sospirai.

-Chiedilo a mamma.-

Mio fratello corse di sopra e poco dopo tornò seguito dai miei genitori.

-Ma……- incominciò mia madre, ma mio padre la zittì portandola nell’ingresso lontano dalle nostre orecchie.

Dopo qualche minuto i miei genitori tornarono in cucina.

-Per l’inverno dormirà in camera tua, Mary, dato che è ancora molto piccola. Va bene?-

Io annuii sorridendo, presi il cucciolo in braccio e la portai in camera mia. Chiusi la porta e lascia che la nuova arrivata si abituasse alla stanza.

-Dimmi Africa, ti piace la tua nuova stanza? E il tuo nuovo nome?-

Per tutta risposta il cucciolo scodinzolò e mi leccò la mano.

-Oh……Kibuan…..Sei uno stupido….- sorrisi, -Ma mi piaci……-

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Capitolo 4
*** Avviso ***


Avviso ai lettori. Scusate tanto il ritardo ma una certa Dafne si è portata via il copione della mia storia e finché non torna dal suo viaggio non posso aggiornare. Mi dispiace (Più a te che ai lettori… ndKibuan Cattivo!!!! ç.ç nda). Ombra

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Capitolo 5
*** Un bacio ***


Scussssssate tanto, tanto per il ritardo

Scussssssate tanto, tanto per il ritardo!!!! Sono stata molto occupata… troppi compiti e poco tempo… (Seeeeeeeeee… dì pure che preferivi giocare con Africa invece che scrivere… U.U ndkibuan  Concordo… U.U nddafy) Io????? Ehm… non è vero! è.é”””

 

Un bacio

Era appena il 2 gennaio e Africa si era già molto affezionata a me e mi seguiva d’ovunque.

Sembrava un peluches animato: le orecchie erano ancora piegate, quando camminava sembrava che inciampasse sulle sue morbide e pelose zampine, aveva il pelo nero folto, morbido e aruffato.

La sveglia suonò alle 8 in punto; una lunga lingua un po’ ruvida mi lecco la faccia per svegliarmi. Aprii gli occhi e mi accorsi di avere Africa seduta sul petto, la misi ai piedi del letto e mi alzai strofinandomi gli occhi ancora assonnata e stanca.

Mi misi una vestaglia e corsi in cucina per la colazione. I miei genitori e mio fratello dormivano ancora, in cucina c’eravamo solo io ed Eleonor: io perchè dovevo portare fuori Africa, e Eleonor perché doveva pulire e preparare la colazione. Appena finii di mangiare, mi vestii e uscii fuori insieme ad Africa.

Non nevicava, ma le neve era ovunque: sui tetti delle casa, sugli alberi, nei prati e nei giardini, nei marciapiedi e nelle strade. Ogni tanto Africa si fermava ad osservare la neve: la guardava, la odorava, la leccava e poi ritraeva spaventata la lingua diventata fredda.

-Dai, Africa! Andiamo!- urlai io dopo che Africa lecco per l’ennesima volta la neve.

Africa mi guardò per qualche istante come se stesse pensando a cosa fare, poi incominciò a scodinzolare e a correre avanti e indietro.

-Oh, Africa…non ho voglia di giocare…- mormorai guardando con un sorriso il cucciolo nero che  mi correva davanti.

Incominciai a rincorrere Africa, ma lei non si lasciava prendere.

Dopo un po’ riuscii a raggiungere Africa, la presi in braccio e mi guardai intorno: dov’ero?

-Oh, Africa… dove mi hai portato?- ovunque mi girassi c’erano solo vicoli, solo lunghi e bui vicoli.

-Chi non muore si rivede, eh?- mormorò qualcuno alle mie spalle. Io mi girai di scatto e Africa incominciò a ringhiare fra le mie braccia.

-Cosa vuoi da me, Richard?- dissi quando mi accorsi di essere circondata da una banda di ragazzi.

-Cosa voglio o cosa volevo?- sogghigno, un ghigno malefico e pieno di rabbia, -Io volevo te, ma tu te ne sei andata con quello sporco negro, e ora sei una di loro per cui niente mi vieta di trattarti come loro.- il suo ghigno si fece ancora più malefico.

Io rimasi in silenzio, le lacrime agli occhi per la paura, le braccia cinte attorno ad Africa che ringhiava.

-A proposito, che fine ha fatto Buch? Chi è quel cane?- indicò Africa.

-Buch…Buch è morto…- una lacrima mi rigò il viso. Richard mi si avvicinò e mi posò una mano sulla guancia. Io lo guardai: ora sembrava tanto dolce.

-Sporca puttana!!!!- mi tirò un schiaffo.

Io incominciai a singhiozzare e Africa cercò di mordere Richard, ma lui fu più veloce: gli strinse il muso con una mano e poi lesse la medaglietta che aveva al collo.

-Africa, eh? Mi ricorda quegli sporchi negri il suo nome, per cui deve essere punita- prese Africa per la collottola e mi spinse a terra. Io incominciai a piangere guardando con paura Richard.

-Credo che presenterò questo cucciolo ad Flask, probabilmente avrà fame…- fischiò e un grosso dhoberman uscì dall’ombra di un vicolo.

Richard posò Africa a terra.

-Avanti piccola, fossi in te incomincerei a correre.- ma il cucciolo rimase immobile, la coda tra le gambe e gli occhi fissi sul dhoberman. Io avevo un nodo alla gola, ma cercai di urlare.

-Scappa Africa!!!! Scappa!!!-

Il cucciolo incominciò ad arretrare, poi si voltò e scappò.

-Avanti Flask.- il dhoberman corse dietro al cucciolo e entrambi scomparvero in un vicolo.

-Ok, ora a noi due.- un bastone si abbatté sulla mia coscia.

-Ti prego, ti prego! Farò tutto quello che vuoi!-

Il bastone rimase fermo a mezz’aria. Io ripresi a sperare.

-Tutto quello che voglio? Allora dammi un bacio.-. Mi alzai dolorante e Richard mi avvicinò a se e mi baciò, poi mi ributtò a terra.

-Te l’avevo detto che sei una puttana: vai con tutti.-, bastonata sul fianco.

-Ti prego Richard! Lascia almeno stare Africa!- dissi gemendo.

-Mi dispiace,tesoro, ma il mio cane è orami troppo lontano e non può a sentire il mio richiamo.- fece un ghigno e continuò a picchiarmi… a lungo…

 

Mi appoggiai al muro e mi asciugai il sangue che usciva dal mio labbro tagliato. Piansi, piansi per il dolore fisico e psicologico.

-Perché? Perché? Siamo solo amici…niente di più…- mormorai, poi guardai il cielo, -SOLO AMICI!!!!- urlai.

Raggiunsi una specie di panchina, mi sedetti e mi addormentai…o forse svenni… non lo so

 

-Mary, Mary, svegliati.- qualcuno mi appoggiò qualcosa di bagnato sulla fronte. Aprii gli occhi a fatica, mi guardai intorno: ero al parco stesa a terra e sotto la testa avevo una giacca piegata. Mi toccai la fronte e mi accorsi di avere un pezzo di stoffa bagnato sulla testa.

-Ki…Kibuan…che è successo?-

-Questo dovresti spiegarmelo tu, l’unica cosa che so dirti io è che ti ho trovato su una panchina e ti ho portato qui.-

Annuii.

-Africa…Africa dov’è? Flask...-

-Non so chi sia Flask, ma se Africa è il cucciolo che ti ho regalato è con mio fratello.- mi tolse il panno dalla fronte e mi sciacquò la bocca sporca di sangue.

 

*ora è Kibuan che narra*

Sta a vedere che è per colpa mia che è ridotta così…, pensai.

Mary chiuse gli occhi e sospirò mentre una lacrima le rigò il viso.

La guardai: i capelli bagnati e sporchi di sangue e terra, le lentiggini sul viso, gli occhi chiusi e le labbra….le labbra rosse e tagliate. A me  piaceva così, mi piaceva quando sembrava un principessa e mi piaceva quando mi sgridava…tutto…mi piaceva tutto di lei.

Gli accarezzai una guancia con la mano, lei sussultò e apri gli occhi, io li fissai e mi persi in essi: erano castani, profondi e ignoti…a volte ti bastava guardarli per capire tutto, altre volte se li guardavo non capivi assolutamente niente…

Mi chinai su di lei e la baciai, lei non disse niente, non fece niente… si lasciò solo cullare dal quel bacio che ora sembrava far sparire tutti i problemi e i mali…

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Capitolo 6
*** Father and Son ***


Ciao

Ciao!!!!!! Riekkomi qui con un altro chappy!!! ^o^

Piccolo quesito per i lettori: secondo voi è meglio che questa storia finisca il prima possibile o che duri ancora abbastanza? Rispondete sinceramente, vi prego. ^^

Ora… BUONA LETTURA!!!!

Questa è la mia prima song-fic, spero vi piaccia ^O^


Father and Son


Viden mi restituì Africa avvolta in uno straccio.


-L’ho trovata in mezzo al prato. Ha una zampa rotta.-


Presi Africa in braccio, questa mi guardò: se avesse potuto piangere l’avrebbe fatto. La strinsi al petto sussurrandole all’orecchio parole dolci e lei ricambiò leccandomi un orecchio.


Non so, forse non avevo più lacrime perché non riuscivo più a piangere.


Alzai lo sguardo verso Kibuan: avevo gli occhi gonfi e rossi, la gola annodata e tremavo.


-E’…. è tutta colpa mia…-


Inizialmente Kibuan mi fissò senza capire, poi mi prese le spalle.


-Non dire scemate, piccola… non è colpa tua, vedrai che fra qualche giorno starà bene. Ora torna a casa prima che i tuoi genitori mandino tutta la polizia di New York a cercarti.-


-Ok…- Diedi a Kibuan un bacio a timbro sulla bocca e me ne andai….



It's not time to make a change

Just relax, take it easy

You're still young, that's your fault

There's so much you have to know

Find a girl, settle down

If you want, you can marry

Look at me, I am old

But I'm happy


Arrivai a casa alle sei di sera, cercai le chiavi in tasca, le presi, aprii la porta cercando di non farmi ne vedere ne sentire perchè se mi avessero visto così mal ridotta mi avrebbero fatto il terzo grado.


Ero quasi in camera mia quando mia madre mi sorprese uscendo dalla camera.


-Signorina… Ma cosa diavolo hai combinato?!?!-


Ecco… lo sapevo… ora sarebbe stata davvero la fine…


-Io…ecco…- inghiottii la saliva riuscendo a stento a trattenere le lacrime. Per fortuna mia madre non aveva ancora visto il peggio: su un fianco avevo una gran bella ferita che avrebbe anche potuto fare infezione…


I was once like you are now

And I know that it's not easy

To be calm when you've found

Something going on

But take your time, think a lot

I think of everything you've got

For you will still be here tomorrow

But your dreams may not


-Attendo spiegazioni…-


Strinsi al petto Africa, ma fu questa la mia condanna… dev’essere stata la tensione ma fattostà che Africa mi infilò le unghie nella carne e che io la mollai facendola cadere a terra insieme alla felpa che tenevo in mano per cercare di coprire il fianco…


-Oh mio dio!!! Mary che hai combinato al fianco?!?!- mi disse prendendomi per un braccio per impedirmi di scappare, -ORA, MIA CARA, NON SI SCHERZA PIù!!! VOGLIO SAPERE CHI TI HA RIDOTTA COSì!!!-


-Se te lo dicessi non mi crederesti….- sussurrai mentre mia madre mi stringeva il braccio e mio padre ci raggiungeva nel corridoio.


How can I try to explain

When I do he turns away again

And it's always been the same

Same old story

From the moment I could talk

I was ordered to listen

Now there's a way and I know

That I have to go away

I know I have to go


-NO, ASPETTA UN ATTIMO!!! STAI A VEDERE CHE HO CAPITO CHI è STATO!!!-


Sapevo cosa stava per dirmi e, anche se sapevo che sbagliava, non avevo il coraggio di dire qualcosa per difendermi.

Mio padre mi guardò serio e i suoi occhi azzurri mi trafissero il petto lasciandomi senza fiato.


-Lo sappiamo già chi è stato, Mary… sono stati quei maledetti negri che frequenti, vero?-


-Frequento? Io non frequento nessun negro.-


-Ti hanno visto, non puoi negarlo… ti hanno visto tutti i tuoi compagni di classe…- manteneva la sua voce tranquilla, senza urlare o perdere le staffe, mi guardava e basta con occhi severi, ed era questo che più di ogni altra cosa mi dava fastidio: perché non urlava un po’ come faceva mamma? Perché? Almeno avrei potuto gridare anch’io, invece no…


It's not time to make a change

Just sit down and take it slowly

You're still young that's your fault

There's so much you have to go through

Find a girl, settle down

If you want, you can marry

Look at me, I am old

But I'm happy


-No, papà… ti sbagli: quelli non erano negri. Negri è un termine dispregiativo. Loro erano e sono miei amici.- stavo per perdere le staffe, me lo sentivo…


-E allora perché ti hanno picchiato?-


-NON SONO STATI LORO!!! DIAMINE!!! NESSUNO VI HA DETTO NIENTE, COSA VI DA LA PROVA CHE SIANO STATI LORO???-


Ecco, ora avevo urlato, un altro sbaglio… una mano si abbatté sulla mia guancia facendola diventare rossa; i portai una mano sul volto lasciando che le lacrime mi rigassero il viso mentre fissavo mia padre con occhi pieni di rabbia: non mi aveva mai tirato uno schiaffo, quello lo faceva mia madre, lui mi puniva e basta.


-N-Non ti dovevi permettere…. Lo sai?


Lui non mi rispose.


-MALEDETTO STRONZO!!! NON DOVEVI FARLO!!!- non so da dove uscirono quelle parole, so solo che me le sentii pronunciare quasi come se un’altra persona si fosse impossessata della mia bocca.


Ricevetti un altro schiaffò, dall’altra parte e più forte rispetto al primo. Mia madre guardava mio padre con sguardo stupito e lui fissava me: la mascella digrignata per la rabbia, gli occhi quasi fuori dalle orbite, il braccio alzato pronto a tirarmi un ceffone nel caso avessi ribadito e la pelle tirata.


Mi accuccia e ripresi Africa in braccio, poi ripresi a guardare mio padre negli occhi: in quel momento lo avrebbe capito chiunque che eravamo padre e figlia


-Stronzo…- dissi e me ne andai di corsa con Africa in braccio prima che qualcuno mi potesse fermare sbattendo la porta.


All the times that I've cried

Keeping all the things I knew inside

And it's hard, but it's harder

To ignore it

If they were right I'd agree

But it's them they know, not me

Now there's a way and I know

That i have to go away

I know I have to go

(Father and Son di Cat Stevens)


Ok, intanto scusate x il ritardo e x il chappy un po’ corto ^^””” kmq spero che vi piaccia e grazie a tutti x le recensioni ^^


xDafy: questo chappy è dedicato a te ^^ ah, ank tu sei mi mejor amiga ^O^


xMarzia: Nel capitolo di “cosa può l’amore nella notte” non è dedicato alla mia ex migliore amica, l’ho scritto qnd avevamo litigato…., ma alla mia migliore amica senza ex ^O^


Kisses a tutti!!! By Ombry



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Capitolo 7
*** X me è tornato il sereno ***


Allora eccomi con un altro capitolo ^^ la canzone presente nel testo è Now we are free di Enya (colonna sonora del Gladiatore)

Allora eccomi con un altro capitolo ^^ la canzone presente nel testo è Now we are free di Enya (colonna sonora del Gladiatore) Buona lettura ^O^ N.B. qst capitolo è scritto al presente perché mi sembrava facesse più effetto ^^”

 

Per me è tornato il sereno

 

Anol shalom
Anol sheh lay konnud de ne um {shaddai}
Flavum
Nom de leesh
Ham de nam um das
La um de
Flavne

Fuori piove e si gela, ma io continuo a correre stringendo Africa fra le mani mentre stringo le palpebre per impedire alla pioggia battente di andarmi negli occhi. Gli stivali sporchi fango schizzano l’acqua delle pozzanghere sporcandomi il fondo della gonna. Le lacrime amare che mi solcano il volto si confondono con la pioggia. Continuo a correre, ormai le uniche cose che mi danno voglia di vivere sono Africa e Kibuan… già Kibuan, da quanto lo conoso? Qualche mese e già mi ha baciato, un negro poi, sto andando contro tutte le regole… e ne sono contenta, strano ma vero.


We de ze zu bu
We de sooo a ru
Un va-a pesh a lay
Un vi-I bee
Un da la pech ni sa
(Aaahh)
Un di-I lay na day
Un ma la pech a nay
Mee di nu ku

Senza accorgermene molto attraverso il parco diretta nel quartiere dei neri, mi chiedo perché debbano essere separati dai bianchi, vengono trattati come se fossero di un altro mondo, invece da quel che so facciamo tutti parte delle stesso mondo, magari di continenti diversi, ma che importa? Io ho imparato a conoscerli e so che l’unica cosa che possiamo avere di veramente diverso è il fatto che loro sono sinceri noi invece siamo degli emeriti bugiardi… sto parlando anche e in particolare per me stessa, lo so me ne rendo conto pure io, mi sento sporca, non a causa delle macchie di fango e acqua che mi ricoprono la gonna, mi sento sporca dentro. Non smetto di piangere mentre correndo attraverso la soglia x il portale dei neri. Li stimo ora, vorrei essere come loro così potrei finalmente spiccare il volo con le mie ora minuscole ali di farfalla. I miei capelli bagnati sono divisi in ciocche ribelle che spasso mi cadono davanti agli occhi. Sono arrivata, mi fermo di botto, a testa bassa con i capelli bagnati e gli occhi chiusi mentre le piccole gocce di lacrime incastonate fra le mie ciglia sembrano piccole perle. Da quelle baracche esce un fiume di gente che mi guarda curiosa con la testa inclinata di lato: sembrano cuccioli impauriti.

Che ci fai tu qui? Sei una bianca non dovresti essere qui, non te lo dicono i tuoi genitori che potremmo farti del mare”

Non rispondo, non posso rispondere e non voglio rispondere. Un grosso nodo alla gola mi impedisce di parlare e quasi di respirare. Squoto semplicemente la testa in una risposta che non è una risposta.


(Fast tempo, 4 times)
La la da pa da le na da na
Ve va da pa da le na la dumda

 

Vorrei che fosse qui, diavolo, ma dove s’è cacciato? Apro un poco gli occhi, senza alzare la testa, e con la coda dell’occhio mi guardo intorno, scruto i volti delle persone che ora mi stanno guardando e ho vergogna: hanno ragione, non dovrei essere qui, IO sono inferiore.

Piano piano sento dei passi, qualcuno si sta avvicinando, non oso guardare chi sia, potrebbe vedere la bugia riflessa nei miei occhi e io non voglio. Li sento, si sento i loro sguardi puntati in ogni parte del mio corpo e di colui che mi sta venendo incontro. Lascio Africa per terra sempre non sollevando lo sguardo e poi mi rialzo, stringendo i pugni, mentre il nodo alla gola si libera un poco per lasciarmi pronunciare alcune deboli parole.

“Va via, cucciola, lo sai anche tu: non sono degna di farti da padrona. Kibuan ha sbagliato, mi dispiace ammetterlo ma è così, non doveva affidarti a me, ma a uno di loro io non ne sono degna…”

Qualcuno mi prende il volto fra le mani e me lo alza, io cerco di opporre resistenza ma lui è più forte e vince così mi tocca mostrare il mio volto sporco di menzogne, ma io non voglio vedere gli altri e stringo gli occhi.


Anol shalom
Anol sheh ley kon-nud de ne um.
Flavum.
Flavum.
M-ai shondol-lee
Flavu
{Live on…}

 

“Allora non hai proprio capito, secondo te perché ti ho dato Africa? Per chiederti scusa, perché ti voglio bene, certo, ma anche perché volevo farti capire che io e te saremo sempre vicini, che non siamo diversi e che non lo saremo mai… l’unica cosa che forse possiamo avere di diverso è il colore della pelle ma anche a questo si può riparare, no? E ascolta, non ho mai incontrato persona più sincera e pura di te, non importa come la pensi tu, io la penso così. Ora mostra i tuoi bellissimo occhi a tutti affinchè possano vedere anche loro la tua purezza…”

In silenzio seguo le sue parole e piano piano alzo il volto aprendo gli occhi e puntandoli in quelli di lui, pian piano riesco anche a sorridere mentre mi accarezza il volto con le sue calde mani e mi sorride in modo rassicurante. Senza pensarci due volte gettò le braccia al suo collo a aprendo un poco la bacca lascio che le mia labbra sfiorino le sue incominciano a baciarlo. La pioggia è quasi finita e in cielo sta tornando il sereno, ma anche se ora incominciasse a diluviare, non mi importerebbe più ora sono con lui e per me il sereno ci sarà sempre…


Lof flesh lay
Nof ne
Nom de lis
Ham de num um dass
La um de
Flavne…
Flay
Shom de nomm
Ma-lun des
Dwondi.
Dwwoondi
Alas sharum du koos
Shaley koot-tum

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