I legami del cuore

di Maty66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Anteprima ***
Capitolo 2: *** Migliori amici ***
Capitolo 3: *** Incontro casuale ***
Capitolo 4: *** Sospetti ***
Capitolo 5: *** Silenzi ***
Capitolo 6: *** Responsabilità ***
Capitolo 7: *** Incomprensioni ***
Capitolo 8: *** Paure ***
Capitolo 9: *** Sensi di colpa ***
Capitolo 10: *** Pericolo mortale ***
Capitolo 11: *** Scrupoli ***
Capitolo 12: *** La caccia ***
Capitolo 13: *** Vecchi rancori ***
Capitolo 14: *** Vendetta ***
Capitolo 15: *** I legami del cuore ***



Capitolo 1
*** Anteprima ***


Anteprima

 Semir sentiva il vento e la pioggia sferzargli il viso sul tetto del grattacielo, le gocce sembravano mille aghi che gli pungevano la pelle.  Il cuore gli batteva così forte che gli sembrava di stare per avere un infarto. Cercò di recuperare la calma ma la sua mente non ne voleva sapere di articolare pensieri razionali. Dieter e Jenni lo guardavano immobili, con gli occhi colmi di terrore cercando di capire da lui cosa dovevano fare. “Muoviti Semir fa qualcosa” si disse.
 Con un cenno della mano chiese agli altri di restare dov’erano.
“Ben… sono io Semir. Va tutto bene…” cercò di chiamare calmo, mentre a passi lenti si avvicinava alla balaustra dove il suo migliore amico era salito  e stava guardando fisso nel vuoto
  
Prossimamente su questo canale 

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Capitolo 2
*** Migliori amici ***


Dunque rieccomi... credevate di esservi liberate di me ed invece sono ancora qui.
Spero che la storia vi piaccia

Migliori amici

Il vento spazzava il giardino antistante la chiesa abbandonata e con le sue folate   sollevava e faceva vorticare polvere mista a foglie secche e nevischio.   Il freddo era pungente, ma l’uomo in impermeabile scuro  non se ne curava. Era completamente concentrato su  quello che doveva dire alla persona che stava aspettando. Sapeva bene che una sola parola sbagliata, una incertezza nella voce, uno sguardo che suscitava  un sospetto, potevano costargli la vita.
Non aveva mai visto quello che tutti chiamavano lo  Squalo, ma ne aveva sentito parlare e sapeva che poteva essere spietato. Gli affari con lui potevano essere fonte di enorme ricchezza, ma anche di morte immediata e brutale. Quasi trasalì quando vide l’auto nera passare il cancello del vecchio giardino incolto.
I fari dell’auto lo illuminarono quando l’auto si fermò proprio di fronte a lui.  Le portiere si aprirono e ne scesero quattro uomini, ma lui  capì immediatamente chi era lo Squalo.
 Alto, capelli brizzolati,  viso deturpato da una cicatrice sul lato destro che partiva dall’occhio ed arrivava al mento. Ma quello che lo colpì  di più fu lo sguardo… duro, sprezzante e crudele.
Lo Squalo si fermò  appena fuori dall’auto, circondato  dai suoi scagnozzi. “Buonasera  sig. Hossein” gli disse con finta cortesia. La sua voce era gelida come il vento che spazzava il giardino. “Mi hanno detto che lei è interessato ad alcuni affari” continuò guardandolo fisso negli occhi.
“Sì certo, come le avranno detto  le posso garantire una distribuzione capillare e priva di intoppi” rispose Hossein cercando di apparire sicuro di sé. “Colonia è una piazza difficile, la polizia ha,  da alcuni mesi, il controllo su quasi tutti i canali di smercio, immagino che questo lei lo sappia” gli disse ancora atono lo Squalo. “Certo che lo so, ma le posso assicurare che ho la possibilità di avere, per così dire, notizie privilegiate grazie ad un mio aggancio” “E lei si fida di qualche poliziotto corrotto? Sa cosa c’è in ballo? Una sola partita vale almeno dieci milioni euro. E’ disposto a rischiare?”  Lo Squalo mentre parlava gli sorrideva beffardo e diffidente. “Le assicuro che il mio contatto va ben al di là di un poliziotto corrotto”.
Lo Squalo rimase per alcuni minuti in silenzio. “E va bene, mi voglio fidare… la percentuale resta il 10% di quello che riesce a piazzare” disse infine “Grazie non se ne pentirà” sospirò Hossein
Lo Squalo  si girò per salire in auto mentre uno degli scagnozzi gli apriva la portiera.  Prima di salire si girò nuovamente e guardò  Hossein diritto negli occhi “Non mi deluda Hossein, non ammetto errori io” gli sibilò con tono che non ammetteva repliche

*******************


Aveva nevicato tutta la notte. Avviandosi verso l’auto Semir rabbrividì. Salendo si chiese perché quella mattina Andrea gli era sembrata così strana, quasi gli teneva il muso… eppure non era successo nulla di particolare.
Arrivando a casa di Ben però si dimenticò subito del malumore di Andrea, sostituito dal  proprio malumore. Come al solito il ragazzo era in ritardo. Dopo aver aspettato  dieci minuti buoni, si decise a  chiamarlo sul cellulare. “Stai ancora dormendo?” gli urlò nel telefono appena sentì dall’altro lato della linea una voce assonnata “No, sono pronto…” mentì spudoratamente Ben chiudendo la telefonata mentre Semir continuava ad urlare. “Cavolo..” pensò il giovane ispettore gettando le gambe fuori dal letto. Si era dimenticato la sveglia e la sera prima aveva fatto tardi per accompagnare Laura in aeroporto. La bruna dottoressa era la sua ragazza da quasi cinque mesi, i più euforici della sua vita. Ma ora era dovuta partire per lavoro e sarebbe stata via per sei mesi in Sudan. Il pensiero rattristò Ben mentre velocemente faceva la doccia. “Beh, almeno mi ha promesso che questa sarà la sua ultima missione” si disse.
“Ah finalmente… buongiorno signor ghiro “ gli disse furibondo Semir, mentre Ben si infilava in macchina. “Giorno socio” gli rispose il ragazzo sbadigliando vistosamente “E’ mai possibile che non ci sia un giorno, dico uno, in cui tu non sia in ritardo al lavoro?” Semir rovesciò il suo cattivo umore sul collega “Ehi ci siamo svegliati con l’umore nero? Andrea ti ha sgridato?” gli chiese Ben ironico “In effetti stamattina a stento mi ha rivolto la parola, ma questo non c’entra nulla con la tua patologica incapacità di essere puntuale” “E dai Semir, l’areo di Laura partiva a mezzanotte e ho fatto tardi ieri sera” Semir si rabbonì immediatamente; gli dispiaceva per Ben, tutto solo per sei mesi. Semir sentiva che questa volta era quella buona, non desiderava altro che vederlo accasato, magari con qualche bel bambino, maschietto possibilmente, cui avrebbe fatto da padrino. “Coraggio, sei mesi passano in fretta”   disse sorridendo all’amico. E la discussione fu immediatamente archiviata

********************

Il pattugliamento proseguiva tranquillo. “Quando torna Laura cosa avete intenzione di fare?” chiese Semir con finta indifferenza “Sai che a volte sei più impiccione di una comare? Cosa vuoi dire, se abbiamo intenzione di sposarci?” rispose Ben fingendosi arrabbiato “E cosa ci sarebbe di male? In fondo hai trentaquattro, non sei più un ragazzino” “Non ne abbiamo ancora parlato, in realtà. Appena prenderemo una decisione sarai il primo ad essere informato”
Prima ancora che Semir potesse rispondere Ben sgranò gli occhi “Ma cosa…” disse mentre guardava la ragazza che, in reggiseno e mutandine, correva lungo il margine  della carreggiata opposta
 “Ma guarda quella…” fece Semir mentre parcheggiava la BMW nella piazzola di emergenza “Prendi la coperta” disse a Ben, mentre  si avviava verso la ragazza “Signorina, si fermi, dove va?” le urlò dietro ma la ragazza non diede il minimo segnale di averlo sentito, correndo a braccia aperte verso le auto con una risata isterica. “Sono il vento, sono il vento, e soffio forte sul modo” gridava con voce infantile
 Ben e Semir riuscirono con difficoltà ad attraversare la carreggiata evitando le autovetture, inseguiti dai clacson dei guidatori inferociti. “Secondo me si è fatta  di qualcosa” gridò Ben a Semir, mentre insieme cercavano di raggiungerla. Non senza difficoltà Ben e Semir la agguantarono e la bloccarono a terra.  Subito Ben la coprì con la coperta e la trascinò sul prato innevato di fianco alla carreggiata.
La ragazza continuava a urlare “Lasciatemi, lasciatemi… sono il vento, devo soffiare sul mondo” Si agitava cercando di liberarsi dalla stretta, ma Ben la teneva delicatamente ferma, mentre Semir chiamava al cellulare l’ambulanza. All’improvviso le urla iniziarono a scemare e piano piano cessarono del tutto, mentre la ragazza chiedeva gli occhi e si afflosciava fra le braccia di Ben. “Semir…  ehi Semir sta male, non respira più” urlò Ben all’amico.
Semir si precipitò accanto alla ragazza ed insieme a Ben iniziò le manovre di rianimazione. Continuarono freneticamente per almeno dieci minuti, fino a  quando arrivò l’ambulanza, ma a quel punto Semir aveva già capito che non c’era più nulla da fare.
La ragazza era morta.      

********************


“Cazzo  non avrà avuto più di diciotto anni” imprecò Ben, mentre i paramedici caricavano la barella con il corpo della ragazza sull’ambulanza. Queste cose continuavano a sconvolgerlo, non riusciva a capire come  ci si potesse rovinare la vita così per un semplice sballo.
“Puoi già dirci qualcosa?” chiese Semir ad Hans, il medico legale “Non molto ragazzi, sembra che fosse sotto effetto di qualche droga, ma è morta per un improvviso arresto cardiocircolatorio… ha avuto un infarto in realtà” rispose il medico  “Un infarto? A  quell’età?” chiese Ben “Così pare, ma vi potrò dire qualcosa di più preciso dopo l’autopsia” disse il medico allontanandosi.
Il resto della giornata passò senza particolari problemi. “Che ne dici di vedere la partita insieme? Ci facciamo una birra e ci piazziamo davanti alla tv a vedere la Champions” propose Semir. Era stata una giornata dura e  gli dispiaceva che Ben fosse solo la prima sera dopo la partenza di Laura “Sì, con piacere,  ma Andrea?” chiese Ben “E quando mai averti a cena è stato un problema per Andrea… piuttosto il problema sarà Aida, vorrà che le leggi almeno tre favole prima di dormire” “ E quando mai leggere favole ad Aida è stato un problema per me?” sorrise il ragazzo
L’atmosfera in casa Gerkan era però diversa da quanto si aspettavano i due poliziotti. Andrea accolse Ben con timido sorriso e guardò gelida Semir. “Si può sapere cosa hai?” chiese Semir alla moglie. Era davvero sconcertato “Non dirmi che ti sei dimenticato… Sì ti sei dimenticato…. l’anniversario” fece triste Andrea  Nella testa di Semir si accese finalmente  una luce.  Era il due febbraio, l’anniversario del loro fidanzamento. Proprio dieci anni prima, Semir aveva chiesto ad Andrea di sposarlo. In tutti questi anni l’avevano sempre festeggiato ed ora lui se ne era dimenticato
Semir si sentì un verme. Gli era passato proprio di mente.
“Ma no che non si è dimenticato” intervenne Ben “Perché credi che io sia qui? Devo fare da  baby-sitter alle piccole” Semir lo guardava completamente interdetto. “Devo fare da  baby sitter, mentre voi andate a cena” Ben dava continuate gomitate all’amico
 “Davvero? E dove andiamo?” gli occhi di Andrea si illuminarono  “Già davvero, andiamo…. andiamo…” balbettò Semir. “Al Cafè Bistrò” intervenne nuovamente Ben “Davvero? Ma è un ristorante elegantissimo, hanno una lista di prenotazioni lunga tre mesi, Semir tesoro, che bello” cinguettò Andrea “Vado subito a prepararmi. Spero di avere qualcosa di adeguato da mettermi” Andrea si precipitò sulle scale verso la camera da letto
“Ma sei impazzito? Al Cafè Bistrò? Non ci prendono senza prenotazione, e poi una cena costa quanto un intero stipendio” Semir era letteralmente nel panico. “Fammi fare una telefonata” sorrise Ben uscendo sul portico per non farsi sentire da Andrea.
“Tutto a posto, ho prenotato un tavolo. E il proprietario ti farà un grosso sconto sulla cena. Dopo tutto avere un padre costruttore, che guarda caso ha costruito proprio quel ristorante, ha i suoi vantaggi”  annunciò  Ben al rientro. Semir lo guardò con gratitudine “Grazie socio, mi hai salvato” “A cosa servono gli amici?” gli sorrise Ben
“Allora dove sono le mie ragazze? Aida , Lily… zio Ben è qui, e stasera ci divertiremo  davvero un mondo”  Grida di gioia si alzarono dal piano di sopra, mentre le bambine si precipitavano per le scale   finendo direttamente nella braccia dello zio.
Semir guardò con affetto il gruppetto che si rincorreva giocando a rimpiattino nel salotto di casa mentre saliva le scale per andare  a prepararsi.   
La cena fu perfetta, come tutta la serata del resto, ma ogni tanto Semir si sentiva in colpa. Povero Ben... era passato dalla prospettiva di una serata fra maschi  tutta birra e partita, a fare il baby sitter a due bambine.
Quando rientrarono Semir ed Andrea erano anche un po’ brilli. Nel salone la luce era ancora accesa. Entrando la scena fece sorridere entrambi.
 Ben dormiva sul divano  con Aida accoccolata al  suo fianco e Lily stesa sullo stomaco. Erano tutti e tre completamente rilassati e pacifici “Shhh lasciamoli dormire” fece Semir.
Mentre Andrea andava a prendere un piumino per coprirli, Semir prese il cellulare e scattò una foto ai suoi tre figli.

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Capitolo 3
*** Incontro casuale ***


 
Rieccomi…  come potete notare i primi capitoli non hanno molta azione, ma servono per lo sviluppo della storia che dopo vi assicuro sarà molto molto movimentata. Anche se forse un po’ più psicologica rispetto alla altre… mi piace cambiare
Recensioni sempre graditissime
 

Incontro casuale
 
La mattina successiva Aida era seduta al tavolo della colazione, chiacchierando incessantemente su tutti i giochi che  la sera prima avevano fatto con lo zio Ben, di quanto era stato divertente, dei cartoni che avevano visto e delle canzoni che lo zio aveva cantato. “ Perchè zio Ben non può vivere sempre qui con noi? Potremmo licenziare Ada la nostra baby-sitter e puoi pagare zio Ben per stare con noi… è più divertente” concluse alla fine la bambina con aria molto seria.  Semir stava per scoppiare a ridere, ma si trattenne “Tesoro, zio Ben ha una casa sua e poi fa il poliziotto ed ora  è anche fidanzato con zia Laura, lo sai” “Anche zia Laura può vivere qui” In effetti la cosa poteva avere i suoi vantaggi  s disse Semir, mentre saliva le scale per andare a  vestirsi.
 Ben entrò in cucina con i capelli bagnati dalla doccia “Giorno a tutti” disse con la voce assonnata “ Giorno Ben. Nel secondo cassetto dell’armadio nella camera degli ospiti ci sono le tue camicie pulite” gli disse Andrea “Grazie Andrea, sei un tesoro” rispose sorridendo il ragazzo. “No grazie a te per ieri sera, non credere che non abbia capito che hai organizzato tutto tu” sorrise la donna con sguardo complice. Ben la guardò con gli occhi sgranati “Ma non è così…” balbettò “Non ti preoccupare non dirò nulla a Semir” continuò Andrea facendogli l’occhiolino. In quel momento pensò che aver conosciuto quel ragazzo, il fatto che fosse così legato al marito, era stata una delle cose migliori che era capitata nella vita di Semir.

*********************

Ben e Semir iniziando il turno  si recarono direttamente dal medico legale. “Allora Doc, cosa puoi dirci?” chiese Semir “La ragazza si chiamava Caroline Lambert, diciannove anni. Era una studentessa alla facoltà di biologia. E’ morta per un infarto acuto del miocardio. Nel sangue abbiamo trovato un agente chimico non ben identificato. Sembra un allucinogeno, il cui uso massivo o prolungato ha avuto effetti sia sul cuore che sul cervello. Questo può spiegare il suo strano comportamento prima di morire. Ma vi potrà dire di più Hartmut, a cui ho già mandato un campione di sangue”
“Poverina.. diciannove anni, neppure aveva iniziato a vivere” mormorò triste Ben. “Quello che mi preoccupa è il fatto che probabilmente c’è una nuova droga in giro” disse pensieroso Semir “ E se provoca questi effetti non c’è da stare tranquilli” concordò Ben.
“Vediamo cosa ci può dire Hartumut” concluse Semir mentre salivano in auto diretti verso la sezione scientifica
Arrivati al laboratorio di Hartmut però non c’era traccia. “Einstein… hei Hartmut dove sei finito?” chiamò Ben senza ottenere risposta. All’improvviso sentirono dei rumori provenire da uno sgabuzzino. I due poliziotti si misero subito in allarme e sfoderarono le loro postole.  Ciascuno ad un lato della porta si prepararono a aprire “Al mio tre…” mormorò Ben Al segno convenuto Semir spalancò la porta puntando direttamente la pistola all’interno
“Hartmut… ma che cavolo stai facendo??” esclamò perplesso il poliziotto appena vide cosa c’era all’interno dello sgabuzzino. Il tecnico era a testa in giù con il capo poggiato sulle braccia incrociate. “Mi rilasso che domande…” rispose Hartmut. “Ti rilassi?” chiese Ben divertito “Certo questa posizione favorisce la circolazione del sangue verso il cervello e  aiuta la meditazione, di conseguenze il pensiero razionale diventa più efficace…” “Ok ok.. abbiamo capito” Semir bloccò subito la disquisizione
“Suppongo che siate qui per il campione che mi è stato inviato dalla medicina legale” ipotizzò Hartmut
“Già, puoi dirci qualcosa?” “Ho dato solo un’occhiata… direi che si tratta di un nuovo tipo di droga sintetica, probabilmente derivata da un principio ricavato da funghi allucinogeni. Provoca sensazioni molto vivide e inizialmente non dà assuefazione. Il problema  è  ha anche dei gravissimi effetti collaterali, se presa in dosi massicce provoca aritmie cardiache, allucinazioni e mancanza di afflusso di ossigeno al cervello. Per questo la ragazza ha avuto l’infarto” elencò professionale Hartmut “Magnifico… pensa che disastro se si diffonde…”  borbottò Semir.

********************

“Dobbiamo trovare dove la ragazza ha preso la roba”  disse Ben mentre tornavano alla macchina “Forse possiamo cercare nei locali  o nelle discoteche che frequentava, di solito i ragazzi si riforniscono lì” continuò  rivolto a Semir che però si era fermato alcuni metri indietro, fissando un uomo sulla quarantina, alto, con i capelli scuri dall’altro lato della strada.
“Hakim… non posso crederci…” Semir si avviò verso l’uomo a braccia aperte “Semir… quanti anni… incredibile…” rispose l’uomo. I due si abbracciarono dandosi grosse pacche sulle spalle. “Ma che ci fai qui a Colonia,  ti  sapevo in Turchia…” Si vedeva che Semir era entusiasta di aver incontrato quello che doveva essere un suo vecchio amico “No… sono tornato da alcuni mesi per affari. Sai ho messo su una catena di locali e ne ho appena aperto uno qui a Colonia.  Tu sempre in polizia?” “Già… ma mi sono sposato e ho due bambine..” Ben  con imbarazzo tossì per far notare la sua presenza “Oh.. scusa questo è il mio collega Ben Jager. Ben lui è il mio caro amico Hakim Hossein”
Ben strinse la mano all’amico di Semir,  ma subito provò una brutta sensazione. Non sapeva dire perché ma quell’uomo  lo metteva a disagio. “Sei solo un po’ geloso” si disse mentre i due continuavano fitta la loro conversazione.
“Semir …ehi Semir, dobbiamo andare in ufficio” Ben cercò di attirare l’attenzione del socio che evidentemente aveva perso la nozione del tempo e continuava da più di dieci minuti a chiacchierare e a ridere con Hakim “Sì certo… Hakim il dovere mi chiama, ma stasera devi assolutamente venire a cena da noi e conoscere mia moglie e le mie figlie” “Certo con piacere. A che ora?” I due concordarono l’ora e Semir diede indicazioni su come raggiungere la sua casa. Prima di  lasciarsi i due  si abbracciarono ancora ridendo  
“Perfetto, tutto come previsto” si disse Hakim mentre guardava Semir andare con Ben verso la BMW

********************

 “Allora vi conoscete da molto tempo?” chiese Ben curioso. Semir continuava a sorridere fra sé e sé. “Sì da quando avevamo  quattordici anni. Siamo stati in riformatorio insieme”
 Ben sapeva del passato burrascoso di Semir quando era un adolescente, anche se proprio non riusciva ad immaginarsi il tranquillo, metodico e rispettoso delle regole Semir come un ragazzino dedito al furto delle auto. Semir gli aveva raccontato che l’esperienza del riformatorio l’aveva profondamente cambiato e che per tale motivo dopo le scuole era entrato all’Accademia di Polizia, anche se questo gli era valso l’ostilità del padre e della intera comunità turca. “Hakim era grosso il doppio di me e in più occasioni mi ha salvato la pelle in quel posto…” continuò con aria assente. Ben era a disagio “Smettila Ben… non puoi essere il suo unico amico, anche tu hai altri amici oltre lui” si disse mentre cercava di reprimere la sensazione.
 Arrivati in ufficio Ben e Semir furono convocati dalla Kruger per essere aggiornata sugli sviluppi dell’indagine.
“Andate dai genitori della ragazza e cercate di scoprire quali amici e quali locali frequentava” ordinò il capo “Va bene commissario ci muoviamo subito” rispose Ben alzandosi dalla sedia. Ma Semir rimase seduto assorto nei suoi pensieri. Solo quando Ben lo tirò per la manica tornò alla realtà
“Che c’è?” chiese Ben appena fuori dall’ufficio “Beh devo ancora finire tutti i rapporti di ieri e stasera ho la cena… e poi devo ancora avvisare Andrea che oggi lavora tutto il giorno, non avrà tempo per fare la spesa” rispose Semir. “Se vuoi vado da solo dai genitori della ragazza” propose Ben “Davvero? Grazie, te ne sarei grato” accettò con entusiasmo il compagno, avviandosi vero la sua scrivania.
Ben si avviò verso l’uscita con una forte sensazione di delusione. Semir non aveva neppure pensato di invitarlo alla cena.    

********************

Ben arrivò alla piccola villetta alla periferia di Colonia con il cuore pesante. Odiava  questa parte del suo lavoro, Semir era molto più bravo di lui in queste cose, trovava sempre le parole giuste per consolare i parenti delle vittime e fare domande con tutta la delicatezza richiesta dal momento.
Alla porta venne ad aprire un uomo di mezza età, alto con i capelli biondi. Aveva gli occhi gonfi di pianto. “Buongiorno sig. Lambert, mi chiamo Ben Jager, sono un ispettore della Polizia Autostradale” Ben si presentò mostrando il tesserino “Posso parlarle un momento?” chiese L’uomo fece cenno di sì aprendo la porta. “Mi spiace molto per sua figlia sig. Lambert, ma devo  fare a lei e a sua moglie alcune domande” “Vado a chiamarla” rispose il padre della ragazza, avviandosi verso le scale. Dopo alcuni minuti scese accompagnato da una donna ancora molto bella, ma stravolta dal dolore.
“Buongiorno signora” mormorò Ben che in quel momento avrebbe dato qualsiasi cifra pur di non trovarsi lì
I tre si accomodarono in salotto e Ben dovette porre la domanda fatale “Signori Lambert voi sapevate se Caroline faceva uso di sostanze stupefacenti?” “Mia figlia non era una drogata!!!” urlò la madre della ragazza. “Signora… purtroppo nel suo sangue è stata trovata  traccia dell’uso di una sostanza allucinogena…” continuò triste Ben… cavolo Semir perché non sei qui quando servi, pensò.
 “Le assicuro ispettore che Caroline era una figlia modello, studiava con profitto, non ha mai dato alcun un problema, se avesse fatto uso di  quella roba ce ne saremmo accorti” intervenne il padre. “Sapete quali locali frequentava… aveva un ragazzo?” “No non aveva il ragazzo, ma aveva molti amici. L’altro ieri sera era andata con loro all’inaugurazione di un nuovo locale qui a Colonia…  mi pare che si chiami la “Libellula gialla” in Market Strasse”  rispose il padre mentre la madre annuiva triste. “Quando non è tornata a casa ci siamo subito preoccupati, ho chiamato tutti i suoi amici e tutti mi hanno detto che l’avevano lasciata mentre lei saliva in macchina per tornare da noi…. e invece…” il padre di Caroline scoppiò in un pianto dirotto. “Mi spiace davvero tanto…” Ben era davvero triste, una vita così giovane spezzata per una dose di droga.
Dopo essersi fatto dare nome ed indirizzi degli amici di Caroline Ben si congedò dai genitori e prima di andare ad interrogare i ragazzi, chiamò Susanne. “Susanne mi dovresti per favore dare qualche informazione su di un nuovo locale inaugurato l’altro ieri, la “Libellula gialla” in Market Strasse, credo sia una discoteca… richiamami  quando  le hai… sì ciao”
E dopo pochi minuti Susanne, efficiente come al solito, lo richiamò. “Ben ho le informazioni che mi hai chiesto. Effettivamente è una discoteca ed appartiene ad un uomo con la doppia cittadinanza, turca e tedesca… un tale Hakim Hossein”

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Capitolo 4
*** Sospetti ***


Ecco un nuovo capitolo, se vi sto annoiando ditelo tranquillamente.

Sospetti

A solo sentire il nome Ben trasalì… l’amico di Semir… si disse che probabilmente la circostanza che il locale fosse di proprietà di Hakim era ininfluente,  in quasi tutte le discoteche di Colonia girava la droga ed i proprietari non potevano fare molto per tenere sotto controllo la situazione.  Era indeciso   su cosa dire a Semir, da un lato non voleva  creargli preoccupazioni senza avere certezze,  e dall’altro non voleva nascondergli nulla. Ma più forte di tutto era il timore che in fondo Semir poteva non credergli
“L’unica è scoprire qualcosa di più su questo locale e su Hakim” si disse Ben avviandosi verso la macchina. Quella sera avrebbe fatto una visitina al “Libellula gialla”

Andrea era letteralmente furibonda con Semir; detestava  quando il marito faceva inviti a cena senza avvisarla, l’unico che era autorizzato a venire a casa a qualsiasi ora del giorno e anche della notte era Ben, che però era uno di famiglia ed era entusiasta anche se gli si metteva davanti un semplice panino.

Andrea aveva vagamente  sentito parlare da Semir di Hakim ed aveva sempre pensato che in realtà faceva parte di un periodo della vita   che il marito voleva dimenticare; le destò pertanto profonda sorpresa l’entusiasmo con cui Semir aveva accolto l’incontro con il vecchio compagno.
“Perché stai apparecchiando per cinque? Siamo sei no?” chiese Andrea mentre Semir stava preparando la tavola in tipico stile turco, poggiando i cuscini a terra “No veramente siamo in cinque, noi quattro ed Hakim…” “Ben non viene?” chiese ancora la donna sorpresa “Veramente non ho pensato che potesse fargli piacere venire…” Andrea era sempre più stupita; nei cinque anni che lavorava insieme  a Semir non ricordava una sola loro cena o festa a cui Ben non fosse stato presente o quanto meno invitato. Perplessa ed anche un po’ delusa Andrea  si avviò verso la cucina per completare la cena.
Puntuale alle otto Hakim suonò il campanello della piccola villetta. Aveva scelto con cura l’abito ed i fiori per la moglie di Semir, doveva essere tutto perfetto; da questa serata dipendeva  l’esito dell’affare con lo Squalo e probabilmente la sua stessa vita.
Semir aprì la porta con un sorriso raggiante e subito fece le presentazioni. Andrea strinse la mano all’uomo ma provò immediatamente una brutta sensazione; era sempre stata una istintiva e quell’uomo le  metteva i brividi, ma si impose per amore del marito di accoglierlo nel migliore dei modi.
Chi fu assolutamente priva di diplomazia  fu invece Aida; si rifiutò di stringere la mano ad Hakim nonostante le mille moine che l’uomo le faceva e lo guardava torva immobile in un angolo della stanza. Fino alla domanda fatidica “Dov’è zio Ben? Voglio giocare con lui” “Zio Ben stasera aveva da fare, vieni ad aiutare la mamma in cucina” le rispose Andrea trascinandola via.
Nella sala da pranzo Semir ed Hakim incuranti di tutto continuavano a parlare fitto dei loro ricordi.

**********************

Ben  parcheggiò l’Harley proprio di fronte l’ingresso della discoteca. Scese dalla moto  e togliendo il casco si accorse  dei sorrisini e degli sguardi di ammirazione che suscitava nelle ragazze ferme in attesa di entrare. “Niente male, ancora ci riesco- si disse con una certa soddisfazione-… fortuna che Laura non può vedere…”
All’interno della discoteca la musica era assordante; ragazzi e ragazze, vestiti e pettinati nei modi più disparati si agitavano a ritmo della musica, circondati da luci e fumi colorati. Ben si avviò verso il bar e si sedette su uno degli sgabelli. Il locale era molto ampio, arredato in stile moderno ma con vari elementi che richiamavano l’oriente e libellule gialle  di varie misure dipinte sulle pareti.
“Cosa ti do?” chiese la barista sorridendo a Ben “Una birra, grazie” rispose il poliziotto “Eccola qui” la barista gli porse la birra con un sorriso smagliante. Ben si decise ad usare il suo noto ascendente sulle donne, quello per cui Semir lo sfotteva spesso e volentieri, tanto Laura non era nei paraggi. “Come ti chiami?” chiese sornione “Elena” rispose la ragazza “Senti un po’ Elena, se volessi trovare roba un po’ più forte a chi mi dovrei rivolgere?” “Qui abbiamo anche alcolici un po’ più forti.. cosa vuoi bourbon, whiskey, tequila..” “No cara non hai capito, intendevo qualcosa di diverso…” La ragazza cambiò immediatamente espressione “Allora non posso aiutarti” gli fece sospettosa  “Pagherei bene…” le fece di rimando Ben allungando sul tavolo una banconota da cinquanta euro. La ragazza guardò perplessa la banconota prima di farla scivolare lentamente verso di sé. “Laggiù c’è qualcuno che forse può aiutarti” disse poi indicando un uomo massiccio, completamente rasato appoggiato al muro vicino al banco del disc-jockey
Ben si voltò e cercò immediatamente di non farsi vedere dall’uomo. “ Cazzo…Hans Weller”  Ben conosceva bene quell’uomo, era uno degli scagnozzi dello Squalo, il più noto trafficante di droga del Nord Westfalia. Ben lo aveva arrestato più o meno sei anni prima quando era ancora all’LKA
Cercando sempre di mimetizzarsi Ben pagò la birra ed uscì dal  locale sperando che Weller non l’avesse notato. Se la discoteca era frequentata dagli uomini dello Squalo la cosa era molto più grave di quanto pensasse. “E ora come faccio a dirlo a Semir?” si chiese mentre risaliva in sella all’Harley e tornava a casa.

********************

La cena a casa Gerkan  proseguiva fra le risate e le chiacchiere dei due uomini, che alla fine avevano  iniziato a parlare in turco, e gli imbarazzanti silenzi di Andrea e delle bambine
“Aida tu non parli turco?” chiese Hakim alla piccola che continuava a guardarlo storto dall’altro lato del tavolo “No, io sono tedesca” gli fece dura la piccola “Veramente avevamo intenzione di insegnarle la lingua, ma per ora è troppo piccola” intervenne Semir. Andrea si infiammò di rabbia per il comportamento del marito, quasi si stava giustificando per come educavano la figlia. “Non la mandi alla scuola turca?” chiese ancora Hakim “No Aida va alla scuola elementare del rione, è un’ottima scuola ed Aida è bravissima” intervenne Andrea “Certo le scuole qui in Germania sono ottime” sorrise Hakim
Con sollievo Andrea accolse la fine della cena e portò le bambine a letto prima di rinchiudersi in cucina  con la scusa di fare i piatti. Sentiva nel salotto le risate ed il parlottare dei due uomini e si augurò che almeno la serata finisse presto

“Cosa fai domani?” chiese Hakim “Beh devo lavorare.. ovvio, perché?” rispose Semir “Sai… resto qui a Colonia pochi giorni volevo fare un salto al quartiere turco, visitare i vecchi amici e fare un salto all’istituto” “Lo hanno chiuso circa dieci anni fa lo sai?” “Sì ma mi farebbe comunque piacere rivedere i posti… potresti accompagnarmi…” “Ma devo lavorare…” “E dai prenditi un giorno di vacanza, che sarà mai” gli fece invitante Hakim. Semir ci pensò su un po’ e poi si decise “Ma sì dai… un giorno di vacanza non è nulla, ho un mucchio di ferie arretrate” “D’accordo allora”
La conversazione andò avanti ancora a lungo; Andrea aveva già salutato ed era andata a letto quando finalmente i due si salutarono con grosse pacche sulle spalle e si diedero appuntamento per l’indomani

Semir salì al piano di sopra e si preparò per andare a letto.
“Sai stavo pensando che le bambine effettivamente non parlano turco, non sanno nulla delle loro origini, in fondo sono turche per metà” disse Semir alla moglie mentre si stendeva a fianco a lei nel letto “Veramente sono turche per un quarto” lo corresse Andrea “Posso sapere perché affrontiamo questo discorso proprio ora? Siamo sempre stati d’accordo su come educare le bambine e lasciare a loro la scelta quando  saranno grandi” “Non iniziare Andrea a inalberarti… ho visto come hai trattato Hakim stasera…”  “Come l’ho trattato? Con cortesia mi pare” Gli animi dei coniugi si stavano scaldando “Sei stata gelida come un ghiacciolo” “Quell’uomo non mi piace, Semir” disse dura Andrea “E’ un mio amico… “ “Lo so ma non mi piace lo stesso” “Non ti piace perché è turco???” “Che sciocchezze, Semir, lo sai bene che questo non c’entra nulla” I due avevano alzato troppo la voce e svegliato Lily che iniziò a piangere
Andrea si alzò furibonda per andare dalla piccola “E sappi che domani  vado con Hakim al quartiere turco, mi prendo un giorno di vacanza” le urlò dietro Semir prima di  coprirsi la testa con il piumone

Hakim era nel taxi che lo stava portando verso casa quando il cellulare squillò. “Capo sono io- fece l’uomo dall’altro lato della linea- stasera è venuto  al locale il compare di Gerkan a fare un mucchio domande… Hans dice che sicuramente lo ha riconosciuto, perché  è già stato arrestato da lui sei anni fa. Pensavo dovesse saperlo” Hakim chiuse la telefonata senza darsi pena di rispondere.

Quel Jager  poteva essere un problema, doveva occuparsi  di lui al più presto .  

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Capitolo 5
*** Silenzi ***


Silenzi

Il ragazzino varcò  il cancello del riformatorio.
Nonostante l’aria spavalda era letteralmente terrorizzato; quando l’avevano beccato mentre cercava di forzare la serratura dell’ Audi che aveva intenzione di rubare non aveva proprio pensato che davvero l’avrebbero spedito in quel posto. Ma suo padre non aveva mosso un dito per aiutarlo, anzi con aria molto severa gli aveva detto che quell’anno in istituto poteva essere la sua unica salvezza. Ed ora si trovava qui.. tutto solo, per di più molto più basso e gracile della maggior parte dei suoi coetanei.
Nella camerata lo accolsero risate e grida di scherno “Eccolo qui un altro turco… ci mancava solo lui” “Ehi nanetto hai perso Biancaneve?” Le risate si facevano sempre più forti. Quando Semir poggiò la sua sacca sul letto che gli aveva indicato il sorvegliante, il ragazzo del letto vicino, un gigante lentigginoso con i capelli rossi, si avvicinò minaccioso. “Non voglio un turco puzzolente nel letto vicino al mio, non riuscirei a dormire” gli sibilò. “Non ho scelto io, mi è stato detto di mettermi qui…” rispose Semir cercando di apparire sicuro di sé. “Mi è stato detto di mettermi qui…” lo sfottette il ragazzone “Beh io non ti ci voglio quindi vai da un’altra parte, puoi dormire per terra o nei bagni, il posto adatto a te” Semir rimase immobile, non poteva permettersi di apparire debole. “Non hai sentito turco??” fecero altri tre o quattro ragazzi avvicinandosi minacciosi  Semir era terrorizzato, ma si costrinse a rimanere immobile. “Sturiamogli le orecchie, decisamente non sente bene questo turco” Due ragazzi lo afferrarono per le braccia e il ragazzone rosso strinse i pugni. Semir si preparò al colpo quando all’improvviso sentì una voce dietro di lui “Lasciatelo!!!” gridò qualcuno con un forte accento turco. Semir voltò appena la testa e vide un ragazzo bruno, molto alto e muscoloso con una sbarra di ferro in mano che avanzava verso di loro. “Lasciatelo ho detto, altrimenti vi faccio cadere tutti i denti da quelle bocche schifose” continuò brandendo la sbarra.  Gli altri mollarono subito la presa “Hakim, forza non ti incazzare, volevamo solo scherzare un po’…” dissero con aria spaventata “Andate a scherzare da qualche altra parte!!” intimò Hakim. Gli altri si allontanarono in fretta per tornare alle loro brande. Semir riprese fiato… l’aveva scampata bella. “Se vuoi vicino a me c’è un letto vuoto” gli disse Hakim “ Grazie amico, ti sono grato per tutto…”” accettò Semir  “Devi imparare a difenderti qui piccoletto,  comunque io sono Hakim Hossein”  fece Hakim porgendogli la mano “Semir Gerkan” rispose lui stringendola con forza  

********************


Quella mattina Ben arrivò stranamente in anticipo in ufficio. Non aveva dormito tutta la notte, in parte aspettando la telefonata di Laura, in parte preparandosi mentalmente il discorso da fare a Semir per aggiornarlo su quanto aveva scoperto la sera prima al locale
Passate le nove iniziò tuttavia a preoccuparsi non vedendo arrivare l’amico. Mentre prendeva il cellulare per chiamarlo la Kruger, con la sua solita aria da comandante di battaglione lo convocò “Jager nel mio ufficio” “Sì capo  vengo subito, stavo solo aspettando Semir” rispose il ragazzo “ “Ma Gerkan ha preso un giorno di ferie… non l’ha avvisata?” Ben rimase letteralmente allibito, ma fece finta di niente “Sì certo scusi, mi era passato di mente”. Entrando nell’ufficio della
Kruger Ben controllò più volte  le chiamate in entrata del suo cellulare… ma Semir non l’aveva  chiamato.

“Ieri sono morti altri due ragazzi, sempre  sotto l’influenza della stessa sostanza” lo informò la Kruger appena Ben entrò nell’ufficio. “Cosa ha scoperto ieri sera?” Ben relazionò su quanto aveva scoperto, omettendo accuratamente di riferire che il proprietario della discoteca era un vecchio amico di Semir, doveva prima parlare con lui. “Ok vada a parlare con i genitori degli altri due ragazzi morti, vediamo se c’è un collegamento con questo locale” concluse il commissario. Mentre Ben stava uscendo però la Kruger lo richiamò “Jager….  va tutto bene con Gerkan?” “Sì certo perché?” rispose Ben leggermente imbarazzato, quella donna era un demonio, si accorgeva di tutto. “Niente così… una sensazione… mi sarò sbagliata” concluse lei guardandolo però sospettosa negli occhi
Uscendo dal Distretto Ben provò più volte a chiamare Semir sul cellulare, ma lo trovò sempre staccato

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Hakim e Semir si aggiravano bighellonando per il quartiere turco, rievocando vecchi ricordi. “Guarda c’è ancora il vecchio barbiere, il sig. Salim…” Anche se aveva ancora diversi parenti che vivevano lì Semir si rese conto che non metteva piede nel quartiere da almeno  un anno. Erano già stati a visitare il vecchio riformatorio, ormai ridotto ad un edificio diroccato, e si erano persi nei ricordi guardando quelli che una volta era stato il campo da basket, le aule scolastiche, il dormitorio. Semir non sapeva spiegarsi le sensazioni che provava, erano un misto di nostalgia per la gioventù passata e tristezza per un passato che voleva dimenticare. Perso nei suoi ricordi, neppure si era accorto di non aver acceso il cellulare uscendo di casa, né aveva fatto mente locale al fatto di non aver avvertito Ben di aver preso un giorno di ferie
Per pranzo si fermarono dal vecchio Kaled a mangiare il kebab.
 “Allora gli affari ti vanno bene vedo…”  disse Semir all’amico “Beh sai… mettere su un locale è sempre una incognita e all’inizio le perdite sono sempre più dei guadagni” rispose Hakim “Ad esempio non sai quanto costa affittare un deposito qui a Colonia e neppure si trova nelle vicinanze di Market Strasse dove c’è il mio locale… sono davvero disperato, non so come fare” Semir ci pensò un attimo “Forse posso aiutarti, ho un garage nelle vicinanze, era annesso all’appartamento che avevo da scapolo e non l’ho ancora venduto, attualmente è anche sfitto” “Ma non posso chiederti questo…” “Hakim lo faccio con piacere” rispose Semir entusiasta “Davvero? si tratta solo di pochi mesi per il deposito di bevande. Ti pagherò bene” “Ma stai scherzando??? Pagarmi ?? Se lo dici di nuovo mi offendo.  Anzi guarda queste sono le chiavi e ora  ti faccio vedere dove si trova” disse Semir staccando una chiave dal mazzo che portava sempre con sé “Grazie Semir sei un vero amico” gli fece Hakim abbracciandolo
“Perfetto tutto è andato secondo i piani” pensò

********************


Si era fatta sera ormai
Ben non aveva ricavato un ragno dal buco dalle visite ai genitori e agli amici degli altri due ragazzi morti. Frequentavano molte discoteche, come tutti i loro coetanei, e nessuno gli  aveva saputo dire se erano  meno stati al “Libellula gialla” o meno.
Ben tornò a casa sconfortato. Aveva cercato in tutti i modi di mettersi in contatto con Semir, ma anche Andrea, come gli aveva detto furibonda, non lo sentiva dalla mattina.
Rassegnato si decise a aspettare la mattina successiva per parlare con l‘amico. Non sapeva dire  cosa gli stesse succedendo, ma era sicuro che parlando con lui tutto si sarebbe chiarito, era sempre il suo migliore amico.
Con questi pensieri il giovane ispettore parcheggiò la Mercedes all’ingresso dell’elegante complesso residenziale dove abitava. Lo spazioso appartamento al centro di Colonia, e l’Harley ovviamente, erano gli unici lussi  che si permetteva nonostante le condizioni economiche più che agiate. Avviandosi all’ingresso ebbe la netta sensazione di vedere un uomo alto e muscoloso che lo guardava dall’altro lato della strada… Hans Weller? Si girò di scatto ma non c’era nessuno. “Ben stai diventando paranoico” si disse
Entrò nel soggiorno e subito si tolse  le scarpe, andando in cucina per prendere una birra dal frigo. Le nove… aveva il tempo di fare un sonnellino prima della telefonata di Laura, che di solito chiamava verso mezzanotte per via del fuso orario. Esausto moralmente e fisicamente si gettò sul letto e dopo pochi minuti  si era già addormentato. Non si accorse del piccolo innesco accanto alla presa della tv che dopo pochi minuti si attivò sollevando una pioggia di scintille e fumo. Le tende della finestra presero subito fuoco.


“Ora però devo tornare a casa” disse Semir all’amico mentre lasciavano il garage in Market Strasse. “Certo la famiglia ti chiama….” Sorrise ironico Hakim “Sfotti tu... vedrai quando ne avrai una anche tu…” rispose Semir “Dubito che questo accadrà mai”  disse serio Hakim  “Non hai neppure un momento per venire a vedere il locale? Mi farebbe tanto piacere avere la tua opinione” continuò ammiccando “E’ tardi Hakim…” “Chiama Andrea e dille che arrivi fra un paio d’ore, forza resto in città  per poco…” Semir ci pensò su un momento “E va bene” disse mentre prendeva il cellulare. Solo allora si accorse che era spento. Lo riaccese e neppure si diede il tempo di guardare le chiamate perse. Chiamò il numero di casa e lasciò un messaggio sulla segreteria, prima ancora che Andrea avesse il tempo di alzare la cornetta correndo dal bagno dove stava facendo la doccia alle piccole.
Il fumo aveva ormai invaso tutto l’appartamento e le fiamme danzavano sinistre verso il soffitto.
In camera da letto al piano superiore dell’appartamento Ben si risvegliò tossendo violentemente.
“Ma che…” pensò prima di rendersi conto delle fiamme al piano inferiore. Sempre tossendo andò in bagno e prese un asciugamani lo bagnò e se lo mise sul volto. Poi corse verso le scale. Il salone era completamente invaso dalle fiamme. Ben vide tutte le sue cose e soprattutto le sue adorate chitarre  attaccate dal fuoco ma non ci pensò, doveva uscire di lì al più presto altrimenti ci avrebbe rimesso la pelle. Iniziò a scendere le scale, ma una delle travi della scala in fiamme lo colpì sul braccio; provò un fortissimo bruciore ed urlò per il dolore, ma non poteva permettersi di fermarsi. L’aria sembrava non entrargli più nei polmoni. Barcollando cercò di dirigersi verso la porta, ma gli occhi gli lacrimavano e si sentiva sempre più debole.  Mentre era a circa tre metri dalla porta inciampò e cadde. Cercò di rialzarsi, ma non ci riuscì… intorno a lui iniziò a diventare tutto buio….

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Capitolo 6
*** Responsabilità ***


Recensioni sempre gradite... anche perchè l'evoluzione della storia non è certa nella mia mente ;)

Responsabilità

Ben sentiva le forze venirgli meno  sempre più velocemente.
Cercò di strisciare verso la porta mentre il calore diventava sempre più insopportabile, ma sentiva come se qualcuno gli artigliasse i polmoni impedendo all’aria di entrare. Sentì avvicinarsi il suono delle sirene dei vigili del fuoco e disperatamente cercò di arrivare alla maniglia della porta, senza risultati. Sfinito si accasciò in attesa dell’inevitabile
Finalmente udì dei forti rumori e vide la porta spalancarsi, poi due paia di braccia lo afferrarono saldamente e lo sollevarono portandolo fuori. L’aria pulita bruciava tremendamente mentre entrava nei polmoni, respirare era un tormento. Vide confusamente tutti gli inquilini del palazzo che si affollavano attorno a lui; un vigile del fuoco  gli mise una maschera sulla bocca e l’ossigeno fresco entrò nelle narici. Esausto Ben chiuse gli occhi e mentre tossiva ancora debolmente perse conoscenza.

********************


Andrea non ricordava di essere mai stata così furiosa con il marito nei suoi quasi dieci anni di matrimonio
Stavolta Semir aveva passato il segno; non solo era stato tutto il giorno fuori con l’amico, senza farsi sentire, ma  ora le aveva comunicato tramite segreteria che sarebbe rientrato dopo la mezzanotte. La donna, dopo aver messo le bambine a letto, si sedette sul divano e trasse dei respiri profondi. Cercò di calmarsi, conosceva Semir, se l’attaccava appena rientrato avrebbe ottenuto  l’effetto contrario. Invece doveva capire cosa stava succedendo al marito e perché si comportava in quel modo insolito.
Si era appena appisolata quando squillò il telefono. Andrea guardò l’orologio…  le undici e tre quarti “Se è di nuovo lui stavolta  mi sente” pensò.
Invece dall’altro lato della linea c’era la Kruger
“Buonasera Andrea c’è Semir?” chiese con voce  ansiosa. Andrea sentiva in sottofondo  i tipici rumori di un ospedale ed immediatamente si allarmò “No commissario non c’è, è uscito con un suo amico stamattina ed ancora non è rientrato… che succede?”  rispose mentre il battito accelerava “Niente… è solo che non riusciamo a metterci in contatto con lui.. il  cellulare squilla, ma lui non risponde ed entra la segreteria telefonica” La Kruger era visibilmente interdetta. “Commissario ma è in un ospedale?? Che succede??” Andrea aveva alzato il tono della voce.
Seguirono alcuni  secondi di silenzio “E’ per Ben, c’è stato un incendio in casa sua e l’hanno portato qui al Policlinico…” “Oh mio Dio… come sta??”  chiese Andrea con la voce rotta dall’emozione “Non sembra grave, ma lo stanno esaminando. Non c’è un modo per mettersi in contatto con Semir?” la Kruger sembrava leggermente  arrabbiata. “Riprovo io, comunque  porto le bambine da mia madre e vengo lì” Andrea non diede il tempo  alla Kruger di replicare. Attaccò il telefono e subito chiamò l’utenza di Semir. Per tre volte raggiunse solo la segreteria telefonica e quindi si decise a lasciare al marito un messaggio dai toni furibondi. Poi prese le bambine le mise in macchina e partì

*********************


La musica all’interno del locale  era assordante. Semir guardava stupito i ragazzi e le ragazze che si agitavano sulla pista da ballo e pensò che era troppo vecchio per capire quel mondo.
Hakim lo condusse  in uno dei salottini privati. “Allora cosa bevi?” gli chiese mentre si sedevano sui divani color crema “Una birra andrà bene” disse lui “Ma no… dobbiamo celebrare il nostro incontro” fece sorridendo Hakim. Chiamò una delle cameriere ed ordinò una bottiglia del migliore champagne. Dopo aver brindato Hakim rivolse a Semir uno sguardo invitante “Ehi perché non ci buttiamo sulla pista da ballo… ci sono un mucchio di ragazze qui…” sorrise sornione. “Hakim… sono sposato e felice di esserlo” rispose Semir sorridendo “Il Semir che conoscevo non si sarebbe fatto sfuggire l’occasione…”
Semir divenne improvvisamente serio “Il Semir che conoscevi forse è cambiato” disse pensieroso. “Non si cambia mai fino a questo punto. E’ che ormai il lavoro in polizia ti ha deviato” Hakim lo guardava con aria complice “Sono felice anche di essere un poliziotto” rispose l’amico “Già… questo me lo hai già detto quando sei uscito dall’Accademia” Gli occhi d Hakim erano diventati improvvisamente cupi “E non ho cambiato idea” concluse Semir. “Allora brindiamo alla tua vita da polizotto” Hakim versò un altro bicchiere di  champagne per entrambi.
Dopo un po’ Semir era completamente brillo e non fece caso al cellulare che vibrava incessantemente nella sua tasca

********************


Andrea giunse al Policlinico trafelata. Aveva lasciato le bambine da sua madre dicendole che era un emergenza e aveva percorso tutta la strada ignorando tutti i limiti di velocità.
Appena giunta al pronto soccorso scorse la Kruger e  Dieter seduti nella sala di attesa. “Novità?” chiese con la voce strozzata. “Non ci hanno ancora detto niente. Ma dov’è Semir?” rispose Dieter meravigliato di non vedere il socio di Ben lì “A saperlo…” rispose Andrea alterata. “Ma che è successo?” chiese poi alla Kruger “Non lo sappiamo di preciso. L’appartamento è completamente distrutto dalle fiamme. Hartmut è lì per i rilievi ma con il buio non si può fare molto. Vedremo domattina” rispose  Kim.
Finalmente dopo circa mezz’ora uno dei medici uscì dal reparto e si avvicinò a loro. “Allora… il sig. Jager sta abbastanza bene. Ha solo una brutta ustione al braccio sinistro ed una leggera intossicazione da fumo. Lo tratteniamo per la notte, ma solo per precauzione” disse con aria rassicurante. Tutti tirarono un sospiro di sollievo. “Possiamo vederlo?” chiese Andrea. “Certo, vi mostro la stanza” rispose il medico. “Va’ tu Andrea” propose Dieter. Almeno se non c’era Semir Ben poteva contare su Andrea, si disse.

Andrea bussò alla porta e ricevette un timido “avanti” come risposta. Ben era seduto sul letto e l’infermiera gli stava controllando la vistosa fasciatura al braccio. “Ben, tesoro, come stai?” Andrea abbracciò forte il ragazzo. Ben guardò verso la porta aspettandosi di vedere entrare Semir ma ancora una volta rimase deluso. “Sto bene non ti preoccupare… Andrea dov’è Semir?” “Non lo so Ben… è uscito stamattina con Hakim e non è ancora rientrato. Prima che sapessi di quello che era successo mi ha lasciato un messaggio in segreteria dicendo che  sarebbe rientrato tardi” Un lampo di acuta delusione attraversò gli occhi di Ben. “Andrea ma che sta succedendo?” chiese il ragazzo “Non lo so Ben, proprio non lo so, da quando Semir ha incontrato Hakim non è più lui” Ben raccontò a Andrea tutto quello che aveva scoperto e dei suoi sospetti.

“Pensi davvero che questo Weller abbia incendiato l’appartamento?” chiese infine Andrea “Non ne sono sicuro Andrea” mormorò Ben “Non so neppure cosa raccontare alla Kruger… non voglio che questo Hossein coinvolga Semir” la voce di Ben era sempre più stanca. “Ci pensiamo domattina, ora dormi” disse la donna. Ben si stese a letto “Andrea potresti avvisare Laura? Non ho più il cellulare” “Certo, ma ora dormi” rispose la donna rimboccandogli le coperte.

********************


Semir rientrò a casa che erano le tre passate.
Era completamente brillo tanto che aveva preso un taxi per tornare a casa. Quando accese la luce si accorse immediatamente  che non c’era nessuno in casa. Salì nelle stanze da letto e vide che erano vuote. Il panico iniziò ad impadronirsi di lui. Prese il cellulare e solo allora si accorse delle decine di telefonate senza risposta. Ascoltando i messaggi in segreteria sentì il cuore mancargli un battito. Pallido stava per chiamare un taxi quando sentì il motore dell’auto della moglie che si fermava davanti alla villetta. Con le gambe che gli tremavano le corse incontro. “Andrea… che è successo?? Dov’è Ben? Che gli è successo? Sta bene?”
Andrea lo guardò furiosa “Mi verrebbe voglia di non dirtelo” gli sibilò Ma  le lacrime negli occhi del marito la commossero comunque “Ben sta bene, ha solo una ustione al braccio e una leggera intossicazione da fumo. Domani mattina lo dimettono” gli disse con tono comunque severo “Dammi le chiavi della macchina vado da lui” “Sono le tre. Ben ora sta dormendo e tu sei ubriaco. Non vai da nessuna parte” fece Andrea chiudendo con fare imperioso le chiavi nella borsetta.
I due rientrarono in casa.
“Cosa ti sta succedendo Semir…  ti pare normale andare a zonzo con il tuo amico tutto il giorno senza farti sentire? E se io o le bambine avessimo avuto bisogno di te? Se a Ben fosse successo realmente qualcosa di grave? Sei un irresponsabile” urlò Andrea “Scusa Andrea… è che ho perso la nozione del tempo, io ed Hakim…” Andrea non diede la possibilità al marito di finire la frase.  “Quell’uomo non mi piace, te l’ho già detto…”. “Certo me lo hai già detto, ma non per questo non deve più essere mio amico” ribattette alterato Semir “Beh… stai attento al tuo amico, pare un tipo pericoloso” “Che vuoi dire??” “Se ti fossi degnato di andare a lavorare o di farti sentire da Ben forse lo sapresti. Domattina chiedi a lui. E vedi anche di scusarti con lui per come ti sei comportato”. Andrea chiuse con violenza la porta della camera da letto in faccia al marito. Segnale inequivocabile che Semir doveva dormire sul divano.

Ma Semir non dormì affatto. Si sedette sul divano in attesa del sorgere del sole e della possibilità di parlare con Ben.

In Market Strasse tre uomini stavano scaricando casse da un furgone  e le riponevano accuratamente nel garage. “Siamo sicuri che questo è un posto pulito capo?” chiese uno degli uomini ad Hakim “Certo… nessuno penserà a perquisire il garage di un poliziotto” gli rispose sorridendo Hakim. “Vi siete occupati di Jager?” chiese ancora “Sì capo” rispose lo scagnozzo

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Capitolo 7
*** Incomprensioni ***


Può una grande amicizia come quella dei nostri eroi rompersi per sempre?
E' aperto il sondaggio ;)


Incomprensioni

Semir aveva atteso lo spuntare del sole con ansia. Doveva parlare con Ben e scoprire cosa aveva voluto dire Andrea quella notte. Era sicuro che  di  qualsiasi cosa di trattasse era un equivoco. Avrebbe chiarito tutto con Ben e con Andrea e le cose sarebbero tornate a posto.
A colazione a stento Andrea gli aveva rivolto la parola  per cui Semir si era vestito in fretta e, recuperata la BMW, si era recato direttamente al Policlinico. Ma anche se erano appena le otto e mezza non vi aveva trovato  il socio. L’infermiera  gli aveva riferito che era passato un suo amico a prenderlo poco prima. Semir rimase deluso, Ben non l’aveva aspettato.
Pensò di chiamarlo sul cellulare, ma poi si ricordò che Andrea gli aveva detto che era andato distrutto nell’incendio. Pensò quindi che fosse andato all’appartamento e quindi si recò di corsa presso la casa dell’amico. All’arrivo però rimase completamente sconvolto. Già dall’esterno si vedevano le finestre completamente distrutte ed i segni anneriti del fuoco sulla facciata.
Salendo le scale la situazione era ancora peggiore. Non si era salvato nulla, era tutto distrutto dal fuoco. “Se Ben non si fosse svegliato in tempo…” pensò terrorizzato Semir
“Semir… finalmente ma che fine avevi fatto ieri sera?” si sentì chiamare. “Buongiorno Hartmut, mai pensavo che in un giorno di ferie potesse succedere tutto questo casino” cercò di scherzare Semir  con il tecnico che in camice bianco gli veniva incontro scansando le travi annerite dal fumo.
“Ben è qui?” chiese ancora Semir “No, non l’ho visto stamattina. Non è ancora in ospedale?” rispose  Hartmut.  “No quando sono arrivato lì era già andato via” Hartmut lo guardò senza profferire parola. “Puoi dire qualcosa sull’origine dell’incendio?” “Sì è certamente doloso” “Doloso???” Semir sgranò gli occhi “Certo, pensavano che non me ne accorgessi, ma c’era un piccolo innesco sulla presa della tv. Doveva andare distrutto nell’incendio e far pensare ad un corto circuito, ma io ne ho trovato  comunque  le tracce” disse con orgoglio Hartmut. “Ma chi può…” Semir  era veramente spaventato. “Questo devi scoprilo tu, sei tu l’investigatore, mica posso fare tutto io, io sono solo un tecnico” gli rispose Hartmut con ironia

 Semir  arrivò al distretto quasi senza accorgersi della strada che stava percorrendo.  Chi poteva cercare di uccidere Ben? E se ci riprovava?
Quando arrivò Ben era appena entrato anche lui. La Kruger lo stava rimproverando “Jager cosa ci fa qui? Ha una settimana di congedo medico” “Sto bene Commissario, non mi va di  stare a casa… in effetti non l’ho più nemmeno una casa” cercò di scherzare Ben. Semir gli si fece incontro “Ben… ma che combini, sono venuto a prenderti in ospedale ma eri già andato via” gli disse tentando di abbracciarlo. Ma inaspettatamente Ben si ritrasse “E’ venuto a prendermi un amico della band, dovevo fare un po’ di spese, sono rimasto senza vestiti” “E’ decisamente incazzato” pensò Semir
“Dobbiamo parlare” gli fece Ben prendendolo per un braccio e trascinandolo nel loro ufficio.
“Dimmi prima come stai” chiese ansioso Semir “Il braccio? Ti fa male? Fammi vedere” Semir cercò di scoprire  la manica del maglione da cui si intravedeva la fasciatura “Sto bene… brucia solo un po’” rispose Ben,  ritraendo il braccio “E come ti sei sistemato? Vieni a casa nostra ovviamente, fino a che non trovi…” “No, dormo a casa di Eric, comunque non voglio parlare di questo ora Semir, dobbiamo parlare di Hossein” “Anche tu con questa storia? Già ci si è messa Andrea… ma che avete tutti contro di lui?” fece l’amico con voce alterata
Ben cercò di spiegare con calma a Semir tutto quello che aveva scoperto ed i suoi sospetti.

“E solo perché hai visto quel tizio nella discoteca di Hakim credi che lui sia coinvolto nella morte di quei ragazzi? Mi pare un po’ poco. Abbiamo arrestato centinaia di persone io e te, può essere stato chiunque ad appiccare l’incendio. Non sei nemmeno sicuro che questo Weller fosse fuori casa tua ieri sera…” Semir si mostrava come al solito testardo nelle sue convinzioni “E non ti pare strano che Hossein sia spuntato fuori dal nulla proprio ora e che le morti siano iniziate proprio quando ha aperto il locale? Ragiona Semir quell’uomo non mi piace” “Lo so che non vi piace, non piace a te, non piace ad Andrea, non piace alle mie figlie… sembra quasi che tutti voi tedeschi   ce l’abbiate con lui solo perché.. è turco!!”
 Ben rimase allibito “Noi tedeschi?? Ma che cavolo stai dicendo Semir? Cosa c’entra il fatto che è turco?” “Invece è così, altrimenti ti fideresti di me e di quello che so su Hakim” Semir  era visibilmente alterato
“E cosa sai su Hakim… mi hai detto che non lo vedevi da quasi venti anni… sai solo che è stato in riformatorio con te” disse Ben  altrettanto alterato “Scusa tanto se non è cresciuto  con tanti soldi a disposizione come te!!” urlò Semir “Se tu, uscito dal quel posto, sei riuscito a non diventare un delinquente non vuol dire che per forza ci sia riuscito anche lui…” Ben si pentì della frase che gli era appena uscita dalla bocca, come al solito non pensava mai prima di parlare.

Ma lo schiaffo che lo raggiunse in pieno viso lo lasciò pietrificato. Non riusciva crederci… era senza fiato. Semir appariva altrettanto sconvolto “Oddio Ben..io non …” balbettò, ma Ben non gli diede il tempo di spiegare. Prese la giacca e si precipitò fuori dall’ufficio.
Semir cercò di seguirlo ma fu fermato sull’uscio dalla Kruger che aveva assistito alla scena dalla vetrata dell’ufficio
“Si può sapere cosa sta succedendo??” gli occhi del commissario lanciavano fiamme “Nulla capo è solo che…” Semir tentò una spiegazione, ma era senza fiato “Qualsiasi cosa stia succedendo la risolva fuori di qui; lei è in congedo per cinque giorni  e non si faccia vedere prima di essersi schiarito le idee” gli disse imperiosa tornando nel suo ufficio.
Semir a stento l’aveva sentita. Si era precipitato fuori tentando di raggiungere Ben, ma aveva appena fatto in tempo a vedere la Mercedes che sgommava e lasciava a tutta velocità il parcheggio.

********************


Ben si era fermato alla piazzola lungo il Reno vicino al Duomo. Quel posto gli piaceva molto, andava sempre lì quando doveva pensare. Sentiva ancora la guancia bruciare per lo schiaffo. Ma che stava succedendo? Tutto il suo mondo sembrava essersi capovolto nel giro di due o tre giorni. Aveva già litigato altre volte con Semir ma mai aveva neanche pensato che la loro amicizia potesse un giorno rompersi. Ed invece ora questa paura si era impadronita di lui. Cosa stava succedendo a Semir? Davvero  si stava sbagliando su Hossein? E se invece quel tizio era realmente coinvolto con lo Squalo? E se riusciva a coinvolgere Semir nei  suoi traffici? Ben era sicuro che Hossein non aveva contattato l’amico per caso.
Aveva tremila dubbi e domande che gli frullavano in testa.. almeno ci fosse stata Laura per parlare un po’ con lei. Ben  si massaggiò gli occhi stanchi, cercando di calmarsi quando squillò il suo nuovo cellulare di ufficio. Anche se definirlo nuovo era un eufemismo. Era uno Startack di dimensioni gigantesche e pesantissimo, ma il deposito per ora non aveva a disposizione di meglio, gli avevano detto. Era Susanne. “Ben dove sei.. la Kruger ti cerca” disse la segretaria con tono che a Ben sembrò insolitamente gentile “Arrivo fra un po’ Susanne, che succede?” “Nulla è solo che la Kruger ha ottenuto un ordine di perquisizione per la discoteca di Hossein e vuole che tu ci faccia un salto…” Perfetto pensò, un’altra occasione di scontro con Semir Ma rispose “Ok vado subito” alzandosi dalla panchina

  *********************


Hakim era letteralmente furioso con i suoi uomini “Incompetenti, siete solo degli incompetenti” urlò furibondo “Ma capo… quello si è svegliato, che ci possiamo fare se i vigili del fuoco lo hanno salvato in tempo?” rispose contrito uno degli scagnozzi “Come al solito dovevo pensarci io …”
Hakim spinse contro il muro lo scagnozzo per entrare nella discoteca. Entrando  vi trovò però un nugolo di poliziotti in tuta scura che rovistavano dappertutto. “Ma che sta succedendo?”  chiese furioso ad uno dei camerieri “Sig Hossein buongiorno, abbiamo un ordine di perquisizione per la discoteca” gli rispose Ben venendogli incontro “Ispettore Jager… ma che succede? Semir sa di questa cosa?” “Lasci fuori Semir da questa storia per favore” gli rispose Ben. “Molto bene, fate pure non ho niente da nascondere…”  gli fece ironico Hakim guardandolo negli occhi
La perquisizione andò avanti per cica due ore, durante le quali tuttavia né Ben né gli agenti trovarono nulla
“Allora spero sia soddisfatto Ispettore…” disse Hakim sorridendo beffardo “Ha  a sua disposizione dei depositi sig. Hossein?” “No, in effetti ne stavo cercando uno, ma sono molto cari ed introvabili in questa zona” rispose lui sempre più beffardo. “Ha mai visto quest’uomo?” gli chiese Ben mostrandogli la foto segnaletica di Hans Weller. “Non mi pare, ma non posso esserne sicuro,  è venuta tanta gente qui  da quando abbiamo aperto” “Lo sa  che questo è uno dei maggiori spacciatori di Colonia e che l’altro ieri sera era sicuramente nel suo locale?” Ben cercò di carpire la reazione di Hakim, ma questi rimase imperturbabile. “Beh ispettore lo sa bene che non si può controllare tutto  quello che avviene in una discoteca, comunque le assicuro che ora che mi ha avvertito starò particolarmente attento”
Ben avrebbe volentieri spaccato il muso a quell’uomo. Ma si costrinse a restare calmo. “Bene, sappia che comunque  anche noi staremo particolarmente attenti” lasciando il locale

Risalendo in macchina Ben si disse che c’era sicuramente qualcosa che non andava e lui doveva scoprilo;   ma sentiva dentro di sé che la cosa riguardava anche Semir e non poteva esporre il suo migliore amico con la Kruger… quindi avrebbe fatto tutto da solo.

********************


Ben era appostato  da circa tre ore al di fuori del locale. Erano già le tre del mattino e  il locale non aveva ancora chiuso e Hossein non era uscito. Ben sbadigliò vistosamente e  bevve  un sorso del caffè ormai freddo che si era portato dietro. In tutte quelle ore aveva  pensato e ripensato a Semir… era il migliore amico che avesse mai avuto ed ora non riusciva eppure a parlargli. Ben si sentiva estremamente triste e nel contempo preoccupato. E se si era sbagliato? Se Hossein effettivamente non c’entrava con il giro di droga? Semir non l’avrebbe mai perdonato E se al contrario Hossein c’entrava, come lui era certo,  e Semir non gli avesse creduto? A Ben veniva quasi da piangere al pensiero di poter perdere quell’amicizia.
Finalmente Hossein ed altri tre uomini uscirono dal locale e a bordo di un furgone si avviarono verso la fine di Market Strasse.  Ben li seguì senza farsi vedere e dopo poco si fermarono dinanzi ad un garage. Ben lo riconobbe immediatamente: il garage di Semir, a volte l’aveva prestato alla sua band per le prove. I tre uomini scesero e iniziarono a trasportare della casse nel garage.
“Lo sapevo -pensò Ben- lo sapevo che quel bastardo lo avrebbe coinvolto” Hossein aveva con evidenza le chiavi del garage e quindi con evidenza era stato Semir a dargliele. Ben rimas nascosto nella Mrcedes mentre gli scagnozzi di Hossein finivano di scaricare e si allontanavano. Doveva assolutamente vedere cosa avevano messo all’interno del garage.
Aspettò circa un’ora per essere sicuro che  gli uomini di Hossein non sarebbero tornati e poi furtivamente si avvicinò all’entrata del garage. Forzò facilmente la serratura, come gli aveva insegnato Semir. All’interno del garage erano riposte ordinatamente  pile di casse di quelle che sembravano bibite e liquori vari. Ben aprì una delle scatole di cartone che apparentemente doveva contenere vodka. Ed in effetti la bottiglia che tirò fuori sembrava proprio vodka. Sconsolato Ben stava per rimetterla  dentro la cassa quando ebbe un lampo. Aprì la bottiglia ed il liquido che c’era all’interno di tutto odorava tranne che di alcool. “Lo sapevo” pensò anche se non era mai stato così scontento d aver avuto ragione come in quel momento.
Distratto dai suoi pensieri si accorse solo all’ultimo minuto della presenza alle sue spalle.
Poi sentì il freddo della canna  di una pistola sulla nuca “Non ti muovere sbirro” gli sibilò qualcuno  nell’orecchio. 

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Capitolo 8
*** Paure ***


 
 

Ed eccoci all’anteprima. Sì lo so avevate pensato ad altra situazione… ma Ben ha una pistola a disposizione, se voleva suicidarsi volontariamente poteva farlo molto più facilmente…. Comunque spero che la scena risulti emozionante lo stesso
Grazie a chi legge e soprattutto a chi recensisce.
PS sono cattiva lo so, ma la storia non verrà aggiornata fino a domenica o lunedì…

 
Paure

Semir aveva passato tutta la giornata agitatissimo. Non aveva il coraggio di tornare a casa e raccontare ad Andrea  quello che era successo, non aveva il coraggio di cercare Ben per chiedergli scusa, non aveva il coraggio di andare da  Hakim e chiedergli spiegazioni. Così aveva trascorso tutta la giornata passeggiando lungo il Reno cercando di capire cosa era successo e cosa dovesse fare.
Quando tornò a casa tuttavia non ci fu bisogno di  raccontare ad Andrea quello che era successo: ci aveva già pensato Susanne.
La moglie però non disse nulla, limitandosi a guardarlo con aria interrogativa.
 “Andrea lo so ho sbagliato, me ne sono pentito cento volte,  ma lui è scappato via senza darmi la possibilità di scusarmi”  tentò di giustificarsi Semir. Andrea si limitò a porgergli un foglio con un numero “Questo è il suo nuovo numero di cellulare. Chiamalo. Ora”  gli disse per poi tornare in cucina a preparare la cena. Semir fece un respiro profondo e compose il numero.  Fece squillare fino a che il segnale non si staccò senza ottenere risposta.
 Nel corso della serata Semir provò per almeno altre  dieci volte a chiamare il numero, sempre con lo stesso risultato. Andò a letto con un sentimento misto a delusione e preoccupazione. Forse Ben non voleva rispondergli ma una strana sensazione allo stomaco si stava impadronendo di lui, la medesima che provava ogni volta che Ben era in pericolo. Cercò di scacciarla dalla mente mentre si stendeva sul divano dove Andrea lo aveva ancora una volta relegato, ma ebbe un sonno molto agitato.

********************


Ben fu abbagliato dalla luce che all’improvviso si accese  nel seminterrato dove l’avevano trascinato gli uomini di Hakim. Era incatenato da ore ad una seggiola di ferro ed i legacci gli avevano lacerato la pelle dei polsi mentre cercava disperatamente  di liberarsi.
“Cattivo, cattivo, cattivo il nostro ispettore Jager” gli disse in tono canzonatorio Hakim  entrando e guardandolo negli occhi “Proprio un ficcanaso, solo che mette il suo bel nasino dove non deve…” continuò sorridendo mentre gli solleva il viso per i capelli.  Ben rimase in perfetto silenzio guardandolo con odio. “Peccato, mi sa che dovrò dare un dolore al mio caro amico Semir… il suo socio… morto così giovane…” “Tu sei solo un lurido bastardo, ti sei approfittato della amicizia e della lealtà di Semir”  Ben riversò tutta la sua collera nella voce “Beh sì è vero,  si può vederla anche in questo modo. Oppure può darsi che Semir fosse ansioso di ritrovare un amico vero, non come il damerino che ha frequentato finora. Comunque non ti preoccupare quando avrò finito con te e non mi servirà più, sarò ben lieto di spedire Semir a  tenerti compagnia nell’altro mondo” Ben perse il controllo “Lurido schifoso porco…” disse cercando di scagliarsi contro Hossein ma riuscendo solo a cadere con tutta  la sedia. “Ma che dolce,  si preoccupa per  l’amichetto. Beh caro Jager pensa a te stesso piuttosto”
 “Capo che ne facciamo di lui?” chiese uno degli scagnozzi “Diciamo che il nostro ispettore sta per provare il brivido della nostra droga, roba di prima qualità, avrà uno sballo fantastico prima di andare all’altro mondo. E quando lo troveranno non riusciranno mai a collegare  ufficialmente  la cosa a noi. Penseranno che  abbia voluto provare per una volta una emozione in più, oppure che qualche sua vecchia conoscenza gli abbia fatto la pelle”
Hossein rideva sempre più malefico. “Sai cosa fare” disse ad uno degli uomini porgendogli una siringa con un liquido giallastro.

********************


Semir fu svegliato dal suo sonno agitato verso le sei del mattino dal suono del suo cellulare.  Stropicciandosi gli occhi  guardò il numero sperando di riconoscere quello di Ben, ma questo invece gli era sconosciuto. Sembrava una utenza straniera. “Pronto Semir? Sono Laura…” disse una voce familiare dall’altro lato della linea, molto disturbata “Laura? Cara dove sei?” chiese Semir cercando di capire qualcosa fra le scariche ed i rumori “Sono al campo, qui le comunicazioni sono difficili. Semir sai dov’è Ben? Sto cercando di chiamarlo  da ieri sera ma non mi risponde. Eric mi ha detto che non è tornato a dormire ieri…” la voce di Laura era lontana, ma si avvertiva la preoccupazione. Ora Semir era realmente spaventato Ma decise di mentire a Laura “Ieri aveva il turno serale Laura, non c’è da preoccuparsi. Appena lo vedo gli dico di chiamarti” Laura sembrò rassicurata “Ok, ma per le prossime quarantotto  ore non sarò raggiungibile…” “Ok glielo dico, non ti preoccupare” Semir fece appena in tempo a completare la frase che la linea cadde.

A Semir mancava il fiato mentre chiamava il Distretto.
Erano appena le sei mezza del mattino, ma era sicuro che perlomeno Susanne che aveva il primo turno, era già in servizio. “Susanne sai dov’è Ben?” “Buongiorno Semir, non avete ancora fatto pace?” chiese  lei leggermente ironica “Ti ho chiesto se sai dov’è” Semir quasi urlava “No non lo so, ma che succede?” fece di rimando Susanne “Da quanto tempo non lo sentite?” “Ma non credo ci sia nulla di  cui preoccuparsi..” “Ti ho chiesto da quanto tempo non lo sentite!!!” Semir ormai urlava talmente forte che la bambine al piano di sopra si svegliarono ed iniziarono a piangere “Da ieri pomeriggio quando ha partecipato alla perquisizione alla discoteca” Semir ormai era nel panico totale. “Traccia subito il cellulare, io sono lì fra dieci minuti” “Ma…”  Semir riattaccò mentre Susanne stava ancora parlando. Poi si infilò pantaloni e scarpe ed uscì di corsa da casa, lasciando senza risposta una stupefatta Andrea che gli gridava dietro “Semir che succede?...”


L’uomo di Hakim aveva liberato le mani a Ben e gli aveva tolto il maglione, lasciandolo solo con la maglietta mentre altri due lo tenevano sotto tiro. “Non ti preoccupare.. morirai contento” disse mentre faceva schizzare un po’ di liquido dall’ago della siringa. Ben cercò di ribellarsi ma gli altri due lo presero e lo costrinsero a terra con il braccio bloccato. Ben cercò di liberarsi scalciando e dimenandosi, ma fu tutto inutile. Sentì l’ago che gli penetrava la pelle nell’incavo del braccio

********************


Semir arrivò al Distretto a sirene accese e parcheggiò sgommando. Appena entrato gli venne incontro la Kruger ancora trafelata. Evidentemente l’aveva chiamata Susanne “Gerkan si può sapere cosa succede?” ma le bastò guardare il viso stravolto del suo uomo per capire  che la cosa era grave “Ben non si trova…” disse solo lui andando direttamente alla scrivania di Susanne “Hai tracciato il cellulare?” chiese brusco “Ci sto provando ma è un modello vecchio, il segnale non prende bene” rispose lei continuando a fissare lo schermo del pc “Gerkan… ma in fondo non credo che Ben…” cercò di calmarlo la Kruger “Senta commissario io so che Ben è in pericolo, mi creda… non  si sente da ieri pomeriggio, ho provato a chiamarlo decine di volte e non ha risposto neppure alla sua fidanzata, è successo qualcosa, ha fatto qualcosa di avventato, lo so”  Kim aveva imparato per esperienza che quando Semir faceva così di solito aveva ragione. Provò a chiamare anche lei il cellulare di Ben ma stavolta risultava proprio staccato. “Ce l’ho!!” fece ad un certo punto trionfante Susanne “E’ in un palazzo al 35 di Market Strasse” Semir stava per svenire. Il garage, il garage che aveva prestato ad Hakim. “Ok Gerkan. Prenda Jenni e Dieter ed andate a vedere” La voce della Kruger riportò Semir alla realtà. Corse fuori dal Distretto con i due colleghi.


Ben sentiva la testa girargli ma era ancora abbastanza lucido da capire che i tre l’avevano lasciato libero e stava parlottando di fianco a lui. Con la coda dell’occhio vide che avevano anche lasciato la porta del seminterrato aperta. Stava perdendo di lucidità secondo dopo secondo, ma si rese conto che quella poteva essere la sua unica possibilità. Con tutte le forze che gli erano rimaste si alzò di scatto e corse verso la porta. Gli uomini di Hakim vennero colti di sorpresa, non si aspettavano che avesse ancora la forza di alzarsi e precipitarsi verso le  scale; cercarono di inseguirlo ma prima che riuscissero ad agguantarlo Ben era già uscito all’aperto sulla strada affollata dalla gente che si recava al lavoro. “Lasciamo perdere, tanto per la quantità di roba che gli abbiamo dato fra un po’ schiatta comunque” fece uno dei tre  mentre con gli altri si mimetizzava fra la folla.

Ben guardava il cielo che ora gli sembrava avere colori cangianti, ora era verde, poi viola, poi giallo intenso…. era bellissimo.  Tutto lo strano mondo intorno a lui era bellissimo, c’erano strane creature, tutte coloratissime farfalle con ali gigantesche, strani animali blu e verdi, uccelli meravigliosi che si libravano in aria e che gli sorridevano. Era euforico, non si era mai sentito così bene… poteva fare tutto. Vedeva aquile gigantesche con le piume cangianti venire verso di lui… volavano e volavano… ed anche lui voleva volare. Era libero, poteva volare, poteva sorvolare il mondo e vedere tutto dall’alto. Cercò di sollevarsi dal suolo ma non ci riuscì… ci voleva un posto alto, molto alto e poi avrebbe volato  anche lui libero sul mondo.

Era una giornata  piovosa  ventosa. Semir  entrò con la BMW nell’area pedonale di Market Strasse incurante del divieto di circolazione che  a quell’ora era in vigore ed evitando per un pelo alcuni pedoni che gli lanciarono maledizioni varie. Sgommando parcheggiò l’autovettura proprio di fronte al garage e ne scese, seguito da Dieter e Jenny. Subito con le chiavi che gli erano rimaste aprì la serranda “Ma come mai hai le chiavi?” chiese Jenny “Perché questo garage è mio” le rispose senza neppure guardarla. “Ben… Ben sei qui?” urlò appena dentro senza ottenere risposta.  Con la testa che gli pulsava iniziò a cercare freneticamente fra le pile di casse ordinatamente riposte all’interno del locale, fino a che Jenny non annunciò “Ho trovato il cellulare… è qui” Semir sentiva  che fra un po’ si sarebbe sentito male per la tensione “Ben… dove sei?” urlò ancora ben sapendo che comunque era inutile. Non era lì
Poi udirono le urla e gli schiamazzi della gente in strada. “Ma che sta facendo?” “Ma quello è pazzo…” “Chiamate i vigili del fuoco” Subito i tre uscirono in strada e guardarono nella direzione dove tutti i passanti avevano ormai lo sguardo fisso. “Oh mio Dio…” mormorò Jenny
 Sul  tetto del palazzo di fronte a loro si vedeva un ragazzo alto che aveva passato la balaustra di protezione ed ora stava in piedi sul cornicione.  Era Ben.

********************

A Semir sembrò che l’ascensore ci mettesse un secolo ad arrivare, anche se in realtà era velocissimo. Aveva il cuore che gli batteva a mille quando terrorizzato  arrivò sul terrazzo con Jenny e Dieter. Entrando sul tetto aveva paura anche a guardare nel timore  di non trovare più  Ben
Sentiva il vento e la pioggia sferzargli il viso sul tetto del grattacielo, le gocce sembravano mille aghi che gli pungevano la pelle.  Il cuore gli batteva così forte che gli sembrava di stare per avere un infarto. Cercò di recuperare la calma ma la sua mente non ne voleva sapere di articolare pensieri razionali. Dieter e Jenni lo guardavano immobili, con gli occhi colmi di terrore cercando di capire da lui cosa dovevano fare. “Muoviti Semir fa qualcosa” si disse.
 Con un cenno della mano chiese agli altri di restare dov’erano.
“Ben… sono io Semir. Va tutto bene…” cercò di chiamare calmo, mentre a passi lenti si avvicinava alla balaustra dove il suo migliore amico era salito  e stava guardando fisso nel vuoto.
“Semir sta’ attento, potresti cadere anche tu..” gli sussurrò Jenny “E credi che questo mi interessi?” gli fece di rimando lui.
 “Ben” chiamò ancora dolcemente cercando di attirare l’attenzione dell’amico senza distrarlo. Ancora due passi e sarebbe stato vicino a lui. Semir vinse a stento la tentazione di buttarsi verso Ben e cingerlo per la vita, stringerlo e portarlo via di lì. al sicuro. Ma era stato addestrato per queste situazioni, sapeva che ogni distrazione  poteva essere fatale. Doveva convincerlo a venire via di lì volontariamente.
“Ben” chiamò ancora  Finalmente il ragazzo si voltò verso di lui. Aveva le pupille completamente dilatate. “Bastardi… che gli hanno  fatto” pensò Semir mentre notava i segni sui polsi.
“Posso volare sai…” disse Ben con voce infantile senza dare però segno di averlo riconosciuto “Si lo so, ma fammelo vedere da questo lato, vieni qui” cercò di assecondarlo Semir “Tu non mi credi io posso volare…” fece ancora con voce isterica Ben.

Semir capì immediatamente che la situazione stava precipitando.
Come al rallentatore vide le mani di Ben che si staccavano dalla balaustra mentre si inclinava in avanti.

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Capitolo 9
*** Sensi di colpa ***


Rieccomi...spero che il nuovo capitolo vi piaccia. Non riesco proprio a resistere alla tentazione di torturare Ben ;)

 
Sensi di colpa

“NOOOOO” urlò Semir precipitandosi verso la balaustra.
Fece appena in tempo ad afferrare il braccio di Ben prima che il resto del corpo cadesse in avanti. Sentì uno strattone fortissimo al braccio con cui lo teneva quando tutto il peso del corpo di Ben penzolò nel vuoto. “Signore Iddio, Allah… aiutami” pensò mentre lo afferrava anche con l’altra mano… sentiva le dita strette attorno al polso di Ben scivolare sempre più. Ben continuava ad urlare “Lasciami devo volare!!!” mentre lo guardava senza riconoscerlo e non faceva nulla per aggrapparsi. Quando ormai Semir stava per perdere l’equilibrio e pensava di non farcela più, arrivarono le braccia salvifiche di Dieter che afferrarono  Ben per la maglietta e  poi per l’altro braccio. Insieme con uno sforzo enorme riuscirono a portare Ben prima sulla balaustra e poi oltre la stessa sul pavimento del terrazzo.

Ansimando come se avesse corso la maratona Semir cercò di tenere Ben fermo ma lui continuava ad agitarsi ed urlare come un ossesso “Ben ti prego sta’ fermo, calmati, sono io guardami…” Ma il ragazzo ancora non dava il minimo segno né di averlo sentito né di averlo riconosciuto
“Oddio Semir cosa ha?” chiese Jenny con voce rotta dal pianto “Gli hanno dato qualcosa… è sotto l’effetto di qualcosa” rispose Dieter mentre cercava di tenere ferme le gambe di Ben che scalciava come un matto.
“Dieter sta’ attento così gli fai male… Jenny hai chiamato l’ambulanza?” chiese Semir con le lacrime agli occhi cercando di tenere Ben fermo in un abbraccio protettivo. Era terrorizzato, aveva visto gli effetti della sostanza sugli altri ragazzi.
Le urla di Ben incominciarono  a farsi sempre più deboli, così come la sua agitazione, ma questo al posto di tranquillizzare Semir lo mandò ancor più nel panico… la ragazza morta sull’autostrada aveva avuto le stesse reazioni prima di avere l’infarto. “Cazzo quando arriva l’ambulanza?” urlò mentre teneva la testa di Ben premuta contro il suo petto. “Ora arriva aiuto Ben, ok? stai calmo… ora finisce tutto…” cercò di tranquillizzarlo carezzandogli i capelli, ma ormai  sentiva il suo respiro, sempre più accelerato, trasformarsi in rantoli superficiali.
Finalmente dalla porta di acceso spuntarono tre paramedici in tuta verde  e Semir fu letteralmente trascinato via dall’amico.
Inginocchiato a pochi metri di distanza, sotto la pioggia, Semir iniziò a piangere disperatamente.
*********************

Ormai erano in attesa da varie ore.
Semir era seduto come imbambolato su una delle scomode sedie del reparto, ripetendo come una litania “E’ colpa mia, è tutta colpa mia”. Quelle erano le uniche parole che aveva pronunciato da quando erano arrivati; per il resto fissava nel vuoto dondolandosi avanti ed indietro, indifferente alle parole degli altri che in un modo e nell’altro cercavano di portargli conforto. Neppure Andrea riusciva ad entrare nel bozzolo di rimorso e paura in cui si era chiuso.
“Semir… tesoro, smettila ti prego, mi spaventi, vedrai che andrà tutto bene. Ben è in buone mani non succederà nulla, starà di nuovo bene” provò dirgli per l’ennesima volta la moglie. Era veramente spaventata non aveva mai visto il marito in quelle condizioni emotive.
La Kruger era in un angolo a discutere animatamente con il padre di Ben. Konrad era arrivato da poco in ospedale, furioso come non mai perché nessun aveva pensato ad avvisarlo, l’aveva saputo dalla tv: il rocambolesco salvataggio dell’aspirante suicida della Market Strasse era il servizio di apertura di ogni telegiornale. Il vecchio Jager guardava torvo Semir, sembrava volesse fulminarlo con lo sguardo. Ma a Semir non interessava nulla; non gli interessava dell’odio di Konrad, della pietà dei colleghi, e neppure faceva caso alla preoccupazione di Andrea.  L’unica cosa che voleva era sapere che Ben stesse bene. Era disposto a tutto per questo, anche al fatto che Ben non volesse mai più vederlo o parlagli.
Jenny portò a Semir l’ennesima tazza di the che lui per l’ennesima volta rifiutò con un cenno del capo.
 “Semir ti prego non fare così, mi spaventi…” disse Andrea con voce rotta dal pianto. Finalmente il marito si decise a  rivolgerle la parola
“E’ colpa mia Andrea…solo colpa mia, mi avevate avvisato, ma io non ho voluto vedere… ed ora avrò sulla coscienza la morte del mio migliore amico.” disse con un filo di voce. “Ben non morirà, questo non lo devi nemmeno pensare. Starà bene!!” Andrea cercò di sembrare il più sicura possibile ma sapeva bene che poteva non essere vero “Resta il fatto che tutto quello che gli è successo è colpa mia, ho guardato il dito per non guardare la luna che mostrava… mi dici come faccio a sopportare questo peso? Come faccio a continuare se lui…” Semir non riuscì a finire la frase. “Su quel tetto oggi gli hai salvato la vita non dimenticarlo…” provò a consolarlo Andrea “Su quel tetto lui non ci sarebbe neppure mai salito se non fosse stato per me e la mia scempiaggine” singhiozzò in risposta il marito.

A rincarare a dose ci si mise la Kruger. “Gerkan le posso parlare un attimo?” chiese avvicinandosi. Semir, asciugandosi le lacrime, acconsentì con un cenno del capo.
“Ora non è il momento, ma si rende conto che mi deve delle spiegazioni…” “Certo Commissario…” mormorò Semir “Comunque devo dirle  che nel suo garage è stato trovato un grosso quantitativo di quella sostanza. L’avevano nascosta nelle bottiglie degli alcolici” Semir se lo aspettava, ma quelle frasi furono comunque un altro colpo per lui “E’ stato lei a consegnare le chiavi del garage? A chi le ha date?” continuò la Kruger.  Semir  rispose con un filo di voce “ Ad Hakim Hossein,  è un mio amico di infanzia… io non credevo…” “Perfetto…  e né lei né Jager avete ritenuto opportuno informarmi delle circostanze” disse stizzita Kim “Ben non c’entra nulla, non sapeva che io avessi prestato il garage ad Hakim e non le ha detto che era un mio amico solo per proteggermi…” la voce di Semir si fece improvvisamente dura. “Voi due e le vostre belle pensate…” sibilò Kim “ Mi spiace Gerkan ma non posso farne a meno. Lei è sospeso dal servizio sino alla risoluzione del caso” concluse. In altre occasioni Semir avrebbe accolto quelle parole con rabbia e rimostranze, invece si limitò ad annuire triste

Finalmente dopo un’altra ora buona di attesa uscì uno dei medici dal reparto. Il gruppetto si affollò attorno per avere notizie.
“Dunque… la notizia buona è che siamo riusciti a stabilizzarlo, le aritmie cardiache sono cessate e respira in modo autonomo” iniziò il medico, un uomo basso sulla sessantina, aprendo la cartellina che aveva in mano. “E quella cattiva?” chiese subito  Konrad  con preoccupazione ”Quella cattiva è che purtroppo allo stato non conosciamo gli effetti della sostanza che gli è stata somministrata sul cervello, e se quindi vi saranno danni permanenti. E’ ancora incosciente e non  possiamo stabilire con certezza per quanto tempo lo  resterà ancora…” rispose il medico con aria dispiaciuta. “Cosa vuole dire dottore?? Che potrebbe…” chiese Semir che nel frattempo era rimasto in disparte.
“Purtroppo sì, potrebbe non svegliarsi mai più. O riportare danni permanenti.” Rispose il sanitario

Le parole del medico colpirono Semir come una coltellata al cuore. Si accasciò su una delle sedie con gli occhi sbarrati. “Attendiamo comunque i risultati della TAC e della risonanza magnetica. E’ troppo presto per fare una prognosi ora. Mi spiace” il medico chiuse la cartellina. “Possiamo vederlo?” chiese con un filo di voce Andrea “Fra qualche minuto. Una infermiera vi mostrerà la stanza” disse il dottore tornando in reparto.

“Lei Gerkan… non osi avvicinarsi alla stanza di mio figlio, tutto questo è colpa sua e del suo amico delinquente…”  fece all’improvviso Konrad avvicinandosi minaccioso a Semir. “Signor Jager, mi spiace… io…” Semir tentò una spiegazione “Stia lontano da lui, mi ha capito? Sappia che quando tutto questo sarà finito farò di tutto, anche l’impossibile, perché mio figlio lasci la polizia…”  urlò Konrad. Andrea non ce la fece più a trattenersi “Ma come osa? Cosa ha fatto lei per Ben fino ad ora? Noi siamo la sua vera famiglia, Semir stamattina gli ha salvato la vita su quel tetto. Ed ora viene qui a fare il padre ad ore, quando i suoi affari glielo permettono…” Andrea sembrava una leonessa “Signori siamo in un ospedale…” intervenne Kim cercando di calmare gli animi. “Lasciate stare…il sig. Jager ha ragione, tutto questo è solo colpa mia” fece Semir lasciando di corsa il reparto
********************

Hakim era terrorizzato. Gli uomini dello Squalo l’avevano costretto a seguirli alla chiesa sconsacrata dopo che tutti i telegiornali avevano trasmesso ampi servizi sul salvataggio di Ben. Da lontano, poco prima, Hakim aveva assistito alla perquisizione del garage di Semir e di tutta la merce che vi aveva depositato.
Si stava preparando alla fuga, ben intuendo che i poliziotti sarebbero certamente venuti ad arrestarlo, ma nel locale avevano fatto irruzione prima gli uomini  vestiti di nero del boss, che avevano trascinato via lui e Weller.
Ora nel tardo pomeriggio piovoso e freddo, sotto il tiro delle pistole con il cuore che gli batteva a mille Hakim aspettava il suo destino. Sapeva bene che lo Squalo non perdonava gli errori, ma mai si sarebbe aspettato la piega che avevano preso gli eventi e soprattutto che Semir si sarebbe messo alla immediata ricerca del socio.
Non riusciva ancora a capire come era arrivati direttamente al garage e  come avesse fatto Semir ad afferrare Jager all’ultimo secondo prima  che questi  si lanciasse di sotto. Tutta una seria di eventi sfortunati che ora probabilmente gli sarebbero costati la vita.

L’autovettura nera si avvicinò a fari spenti al vecchio  cortile.
Ne scesero tre uomini che subito si avvicinarono al gruppetto. Hakim poteva sentire chiaramente il battere dei denti di Weller ed era sicuro che non era il freddo a fargli questo effetto.
Lo Squalo si avvicinò ad Hakim con sguardo gelido. “Sig. Hossein, lei mi ha deluso molto ed io non sopporto di essere deluso” “Ma io….” “Lei nulla Hossein!!! Lei è stato un errore che io ho commesso e io non  sono indulgente con me stesso e con gli errori che  commetto”
 “Capo io non c’entro nulla…” intervenne Weller. Lo Squalo lo guardò con aria indifferente come se stesse guardando  un insetto. “Ti era stato dato un compito, non lo hai assolto, sei un incapace….  sei anche un vigliacco per di più” Lo Squalo fece in cenno ad uno degli altri uomini ed Hossein sentì il rumore dello sparo  attutito dal silenziatore, prima di vedere Weller crollare in terra in una pozza di sangue
“Dunque Hossein… poiché sono un uomo di cuore ho deciso di darle un ultima possibilità” disse lo Squalo ad un Hakim che lo guardava con occhi terrorizzati. “Recuperi la merce e forse, dico forse potrà avere salva la pelle” “Farò di tutto” rispose subito Hakim “No non ha capito Hssein lei ha settantadue ore per recuperare la merce. Poi se non è in mio possesso potrà dire addio alla sua inutile vita.” gli disse con sorriso ironico, mentre si avviava verso l’autovettura.
 “Ah… e già che c’è veda di completare subito il lavoro con quel Jager, se si sveglia può costituire un problema” gli disse girandosi verso di lui per l’ultima volta.

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Capitolo 10
*** Pericolo mortale ***


Nuovo capitolo... devo confessare sono un po' incerta sulla piega da dare ala storia. Quindi recensioni e suggerimenti graditi ( anche negativi ovviamente). Grazie sempre per la pazienza di leggere queste storielle da vaneggiamenti estivi

Pericolo mortale
 
Semir stava camminando ormai da ore senza una meta precisa. Aveva lasciato l’ospedale incurante dei richiami di Andrea, in preda ad  una  disperazione assoluta. “Potrebbe non svegliarsi mai più… danni permanenti…..“ le parole del medico continuavano a risuonare nella sua testa come un incubo ad occhi aperti da cui non riusciva ad uscire. Solo pochi giorni prima era in auto con Ben a pattugliare l’autostrada, lavoravano, ridevano e scherzavano insieme. Ora tutto il suo mondo stava andando in pezzi e questo solo perché era stato troppo ostinato per ammettere che Hakim poteva non essere ciò che gli sembrava.
Mentre percorreva a piedi il ponte sul Reno si fermò su una delle panchine del passaggio pedonale. Quello era il posto dove andava quando stava veramente male. Prese il cellulare per mandare almeno un messaggio ad Andrea, non era giusto farla soffrire. Aprì solo l’ultimo dei sei o sette  sms della moglie che ritrovò sul telefono “Dove sei? Stai bene? Torna qui ti prego, Ben ha bisogno di noi” Guardò il messaggio per alcuni secondi, Poi istintivamente andò alla galleria delle foto  nella memoria del cellulare. Sorrise guardando la foto che aveva scattato alcuni giorni prima… Aida Lily e Ben che dormivano beati sul divano del salotto.  Le lacrime iniziarono a scendergli di nuovo sulle guance. I suoi tre figli.
Sospirando mandò un sms alla moglie “Sto tornando”. Poi richiuse il cellulare si avviò verso il posto dove aveva lasciato la BMW. Andrea aveva ragione Ben aveva bisogno di lui e stavolta non l’avrebbe deluso.   

Semir era passato da casa per salutare moglie e figlie, ma poi era andato comunque in ospedale, anche se erano le due passate. Sapeva bene che, anche senza il divieto di Konrad,  non lo avrebbero fatto entrare da Ben, ma si sentiva meglio a stare lì, tanto comunque non sarebbe riuscito a dormire.
Si sedette sospirando sul pavimento accanto al reparto di neurologia chiedendosi cosa poteva o doveva fare ora; poteva cercare subito Hakim e vendicarsi di lui ma questo non avrebbe aiutato Ben. No… prima doveva sapere che lui stava bene e chiedergli perdono, tutto il resto veniva in secondo piano anche la sua vendetta. Immerso nei suoi pensieri si accorse solo dopo alcuni minuti che qualcuno era in piedi di fianco a lui e lo guardava. Era il medico curante di Ben. “sig. Gerkan cosa ci fa qui a quest’ora?” chiese il sanitario con sguardo comprensivo “Dottore, lo so è tardissimo, ed il padre di Ben non vuole che io lo veda ma mi chiedevo…” disse con voce sommessa “Se può vederlo?” completò la frase il medico “Sì” rispose Semir già aspettandosi una risposta negativa “Ho parlato un po’ con sua moglie ieri pomeriggio… mi ha detto che lei e Ben siete molto legati…”gli disse di rimando il medico “Lui è il mio migliore amico” A Semir tremava la voce “Stiamo monitorando le sue onde celebrali… vediamo come reagisce alla sua presenza. Venga” gli sorrise il medico mentre gli indicava l’entrata del reparto.
Semir venne condotto alla stanza di  Ben attraversando un reparto silenzioso e dormiente. “Mi raccomando gli parli, cerchi di stimolarlo” gli disse il medico aprendo la porta della stanza di degenza.
Semir entrò esitante nella stanza. Guardò verso Ben e gli venne di nuovo da piangere. Sembrava che dormisse, ma Semir sapeva bene che non era così. Ben non era mai stato così tranquillo nel sonno. Aveva un sonno talmente agitato e si muoveva talmente tanto che spesso l’aveva visto finire sul pavimento della camera degli ospiti. Ora invece era totalmente immobile in quel letto, circondato da monitore con degli strani fili sulla fronte per  l’elettroencefalogramma.
Semir si fece forza, si avvicinò al letto e si sedette  sulla sedia accanto allo stesso. Prese la mano di Ben  nella sua. “Ehi socio… so che ti piace dormire, ma è ora di svegliarsi…” disse con voce rotta dall’emozione accarezzandogli il dorso della mano con il pollice. Gli passavano per la mente mille immagini della loro vita comune, il lavoro, la famiglia, le vacanze, cinque anni  in cui avevano passato insieme praticamente quasi ogni giorno.
 “Ti prego svegliati, ho sbagliato lo so, perdonami, ma non punirmi in modo così crudele”  le lacrime iniziarono a scendergli sulle guance  mentre parlava a bassa voce all’amico “Signore ti prego, non può pagare lui per i  miei errori” Semir mandò la sua ennesima preghiera al Cielo; poi si fece forza ed iniziò a parlare del più e del meno, inframezzando gli argomenti con disperati inviti a svegliarsi, fino a che vinto dalla stanchezza non si addormentò con la testa sul letto
********************

Hakim era spaventato. Non sapeva ancora bene come recuperare la droga ma aveva deciso di risolvere prima il problema di Jager. Se si svegliava  poteva collegare lui e Weller allo Squalo e questo gli sarebbe costato sicuramente la vita.
Era  penetrato nell’Ospedale dall’entrata del Pronto Soccorso mescolandosi ai familiari dei pazienti. Si era recato direttamente al banco della accettazione “Mi scusi vorrei avere notizie di mio cugino Ben Jager, è stato ricoverato qui ieri” chiese fingendosi dispiaciuto ed agitato “ E’ molto tardi” gli rispose l’infermiera “Sì lo so, ma arrivo ora da Monaco, la prego” L’infermiera lo guardò per qualche  istante poi consultò il data base. “E’ al reparto neurologia, ma ora non  può vederlo, è tardi” gli disse. “Magari potrei parlare con qualche medico, solo per avere sue notizie” Hakim era sempre stato un attimo attore. “Beh in effetti il dott. Niche, il suo medico curante è di turno stanotte. Può rivolgersi a lui. Terzo piano”  L’infermiera gli sorrise con simpatia. “Grazie, le sono molto grato” disse Hakim andando verso l’ascensore.
Le porte dell’ascensore si aprirono al terzo piano con un sibilo. In giro non c’era nessuno e Hakim entrò di soppiatto nel reparto di neurologia. Ora doveva solo individuare la stanza e poi usare la siringa che si era portato dietro. Guardò dai vetri di ciascuna delle stanze lungo il corridoio, fino alla quarta a destra. “Maledizione…” imprecò Hakim fra sé e sé mentre guardava all’interno e vedeva Semir con la testa abbandonata sul letto. Poi sentì alcune voci che si avvicinavano nel corridoio. Frenetico cercò un posto in cui nascondersi e poi si infilò in una porta con su scritto “Magazzino”. L’interno era illuminato solo da una luce fioca sufficiente però a che Hakim vedesse quello che conteneva. Camici medici. “Magnifico” pensò Hakim mentre chiudeva la porta a chiave e si preparava ad attendere.
*******************

Semir fu svegliato all’alba da un tocco leggero sulla spalla. Sbattendo gli occhi ci mise alcuni minuti a ricordare dove era Poi guardò verso l’alto “Julia… sei qui” disse con voce assonnata “Sono arrivata ieri sera da Bonn” rispose la giovane donna sorridendogli. I due si abbracciarono. “Hai passato la notte qui? Allora come  sta?” chiese poi la sorella di  Ben accarezzando Ben sulla testa “Non so ancora nulla il dottore non è ancora passato” rispose Semir prendendo una sedia e invitandola a sedere.
Semir si era sempre  stupito delle differenze fra i due fratelli. Tanto Ben era alto, muscoloso e atletico, atto Julia era bassina, minuta e delicata. Tanto Ben era esuberante, impulsivo e sempre allegro, tanto Julia appariva riflessiva, calma e posata.
La ragazza di sedette accanto a Semir “Ho saputo quanto è successo con mio padre ieri pomeriggio”  gli disse calma “Tuo padre in fondo ha ragione Julia…” rispose contrito lui “Non ha ragione Semir, ha solo paura. Ha paura da quando Ben è entrato in polizia. Vorrebbe proteggerlo ma non ci riesce…” disse di rimando Julia “Anche io lo vorrei” rispose solo Semir.
La conversazione venne interrotta dal medico che entrò nella stanza. Sorrise ad entrambi salutando e poi iniziò a studiare il tracciato dell’elettroencefalogramma. Dopo alcuni minuti guardò i due in ansiosa attesa sopra gli occhiali da vista “Bene pare che la visita dell’amico abbia fatto un gran bene a Ben.” disse sorridendo “Davvero?? Vuole dire che sta per svegliarsi?” chiese Semir con gli occhi che gli scintillavano “Questo è ancor a troppo presto per dirlo, ma le onde celebrali sono nettamente migliorate. Diciamo che è sulla buona strada” rispose il sanitario.  Semir e Julia si abbracciarono felici. “Ora però vi devo chiedere di lasciare la stanza per un po’. Dobbiamo occuparci di Ben” chiese il medico “Ma certo. Vieni Julia festeggiamo con un bel caffè” disse Semir mentre guidava Julia fuori dal reparto.
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Hakim dalla finestrella della porta del magazzino vide Semir e Julia che si allontanavano. Il momento per agire era arrivato. Aspettò che i medici e gli infermieri dopo i vari controlli  lasciassero anche loro la stanza e poi, vestito in camice verde e con la mascherina, entrò con passo calmo.
Si avvicinò al letto e tirò fuori la siringa.
Una sola bolla d‘aria nella flebo, bastava questo a provocare un’embolia e a risolvere il problema    

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Capitolo 11
*** Scrupoli ***


Scrupoli         

Semir e Julia stavano chiacchierando seduti alla caffetteria dell’ospedale.
Julia era sempre stata una ragazza dolcissima, buona ascoltatrice e conosceva bene l’affetto del fratello per il collega. “Ho già parlato con papà, non ti preoccupare Semir è tutto chiarito, ha capito” gli disse. “Non c’è molto da capire Julia, sono stato uno stupido, mi sono fidato di Hakim solo perché era un mio amico di infanzia, mentre tutti mi avevano avvertito… se Ben sta male è colpa mia” rispose lui “Non è colpa tua Semir, Ben è  andato lì da solo senza dire nulla a nessuno, impulsivo ed incosciente come al solito” rispose la ragazza “Anche questo l’ha fatto solo per proteggermi…” replicò ancora una volta lui. “Comunque mio padre ha subito distolto l’attenzione da te… mi è bastato dirgli  che Ben è fidanzato con Laura già da cinque mesi.. non lo sapeva…ora ha un’altra ragione per essere arrabbiato” disse poi Julia sorridendo ironica nel tentativo di distrarlo. “A proposito avete raggiunto Laura?” chiese Semir “No non ancora, è  andata in un villaggio a sud ed è irraggiungibile sino a domani sera, ci hanno detto al campo” Gli occhi di Semir si rattristarono improvvisamente. Come avrebbe fatto a guardare ancora Laura negli occhi se succedeva qualcosa a Ben? Come se avesse intuito qualcosa Julia poggiò la mano su quelle di Semir “Andrà tutto bene Semir, sta migliorando, lo ha detto anche il medico”
********************

Dopo il caffè Julia e Semir si avviarono di nuovo verso la stanza di Ben. Semir voleva vederlo un attimo, poi doveva recarsi al distretto; effettivamente doveva delle spiegazioni alla Kruger e rilasciare delle dichiarazioni ufficiali. Poi finalmente si sarebbe messo alla ricerca di Hakim. E avrebbe avuto la sua vendetta.
Giunti alla stanza Julia guardò nel vetro ed avvisò “C’è ancora un medico, è meglio che aspettiamo fuori” disse poggiandosi al muro.
Anche Semir guardò dentro ma quello che vide lo mise subito in sospetto. Perché quel medico portava la mascherina? Nessuno degli altri la indossava e neppure era stato chiesto a loro quando erano entrati. Poi la sua attenzione fu attratta dalla scarpe dell’uomo… eleganti mocassini neri, ma  ben diversi dalle calzature ergonomiche bianche portavano tutti i sanitari del reparto, sia medici che infermieri. Ancora un attimo e la mente di Semir realizzò e riconobbe anche da dietro la fisionomia…  Hakim.
Con il cuore in gola Semir spalancò la porta della stanza “Fermo dove sei!! Alza le mani ed allontanati da lui!!” urlò puntandogli la pistola contro. L’uomo alzò le mani e si voltò lentamente. Solo allora Semir vide la siringa ancora infilata nel tubo della flebo. “Merda..” si precipitò verso il letto e strappò con violenza l’ago dal braccio di Ben, facendo schizzare tutto il sangue sul letto. La distrazione però fu fatale Hakim approfittò della circostanza si catapultò fuori dalla stanza nel corridoio, travolgendo  nel suo percorso Julia che con un urlo finì in terra.
“Chiama aiuto Julia… gli ha iniettato qualcosa!!” urlò Semir mentre si lanciava all’inseguimento.

Hakim percorse di corsa tutto il corridoio travolgendo medici infermieri e pazienti che trovava sul suo passaggio. “Quel maledetto, sembra un cane da guardia…” pensava mentre cercava una via d’uscita con Semir che lo seguiva a pochi metri di distanza. Con la coda dell’occhio vide la porta dell’ascensore che si stava per richiudere dopo aver fatto scendere alcuni pazienti e si infilò nella stessa. Gli altri passeggeri lo guardarono con stupore e le porte si richiusero  appena un minuto prima che Semir sbattesse contro le stesse cercando di fermarle.
Semir vide la faccia di Hakim tra le porte dell’ascensore che si chiudevano. Frenetico cercò d capire a quale piano si sarebbe fermato. Ma capì solo che era in discesa “Avvisate la vigilanza, quell’uomo ha appena tentato di uccidere il mio collega, chiudete tutte le uscite” urlò frenetico ad una delle guardie giurate che gli si era avvicinato stupefatto. Poi prese di corsa le scale cercando di guardare ad ogni piano se Hakim era sceso.
Hakim si nascose nell’angolo dell’ascensore ed attese che questo arrivasse al piano seminterrato dove lo aspettava il suo uomo con il   motore acceso, Aveva appena fatto in tempo ad avvisarlo con il cellulare e sperava che Semir non potesse  raggiungerlo. Nei pochi secondi in cui i loro sguardi si erano incrociati aveva notato la furia vendicativa negli occhi del poliziotto.
Le porte dell’ascensore si aprirono sul garage silenzioso a quell’ora del mattino. Hakim si guardò intorno prima di uscire e poi camminando rasente ai muri si diresse verso la zona dove aveva dato appuntamento al suo uomo.   Ce l’aveva quasi fatta, aveva già visto la Renault che lo aspettava con il motore acceso quando udì alle sue spalle la voce di Semir ansimante  “Resta fermo dove sei Hakim, alza le mani e stenditi a terra!!” gli urlò con voce rabbiosa. Anche senza vederlo Hakim sapeva che gli stava puntando la pistola
Lentamente Hakim si voltò “Semir… bene siamo alla resa dei conti a quanto pare….” gli disse sorridendo calmo “Sei un maledetto bastardo, come hai potuto farlo? Prega Allah che non  è successo niente a Ben altrimenti…” gli sibilò Semir “Altrimenti che fai? Mi uccidi?”” chiese lui ironico e beffardo. Semir non gli rispose avvicinandosi, pistola spianata con sguardo di fuoco “Non ne saresti mai capace… sono disarmato e poi… sono un tuo amico” sorrise lui ancora più beffardo. “Non mi mettere alla prova” rispose Semir duro “Io ti conosco Semir, ti conosco anche meglio di quanto  ti conosci  tu, non ne sei capace” gli disse ancora avviandosi  verso la autovettura che lo attendeva con il motore acceso “Hakim fermo non costringermi a sparare…” urlò Semir. Ma lui continuò imperterrito a dirigersi verso l’auto Semir  prese la mira ed in quel momento mille pensieri gli passarono per la mente: le volte che Hakim l’aveva protetto e salvato dagli altri ragazzi dell’istituto, l’amicizia che li aveva legati negli anni successivi fino a quando lui non era entrato in polizia. Il dito sul grilletto iniziò a tremare
“Non lo puoi fare Semir, non mi puoi sparare lo sai anche tu” gli disse Hakim mentre continuava ad andare verso l’auto. Semir sentiva le dita che tenevano la pistola tremargli sempre più…. Trascorsero attimi infiniti in cui il suo pensiero razionale gli diceva “Fermalo, spara ha tentato di uccidere Ben, ci riproverà” e quello emotivo gli diceva “E’ Hakim, ti ha salvato la vita, è ancora un tuo amico” Con le mani che gli tremavano guardò mentre l’autovettura su cui era salito Hossein si allontanava a tutto gas dal parcheggio.
Semir ci mise alcuni minuti a riprendersi. Era ancora incredulo, l’aveva lasciato scappare… non era riuscito a sparare… che razza di poliziotto era?  Ansimando il suo pensiero corse però subito ad altro. Ben!! cosa gli aveva fatto quel bastardo? Si precipitò per le scale senza attendere l’ascensore.
*******************

Semir arrivò ansimando davanti alla porta della stanza di Ben dove trovò una ancora sconvolta Julia “Che gli ha fatto? Come sta?” chiese con  voce rotta dalla emozione “Pare nulla, Semir, calmati, sembra stia bene, ora il dottore esce e ci dice qualcosa in più” cercò di calmarlo Julia. Effettivamente dopo pochi minuti il medico uscì e li guardò con aria rassicurante. “Tutto bene, niente di grave. Quel tizio ha cercato di iniettargli dell’aria in vena per provocargli una embolia, ma lei lo ha fermato in tempo, ispettore Gerkan. Ben è stato fortunato” Semir e Julia tirarono all’unisono un sospiro di sollievo. “Pochi minuti e vi faccio entrare” disse lasciando il corridoio.

Semir stava ancora cercando di riprendere il controllo delle proprie emozioni quando spuntò la Kruger all’ingresso del corridoio. “Gerkan… ma che è successo?” chiese veramente preoccupata “Dalla direzione dell’ospedale mi hanno avvisato che qualcuno ha tentato di uccidere Ben…” continuò. Semir non aveva neppure il coraggio di guardarla in faccia “E’ stato Hossein” mormorò “Cosa?? E lei come lo sa?” “L’ho visto mentre cercava di iniettare a Ben dell’aria in vena, vestito da medico, sono arrivato appena in tempo per fermarlo…” “E ora dov’è?” “E’ riuscito a scappare” concluse Semir cercando di non far trapelare la vergogna ed il rimorso. La Kruger intuì che c’era qualcos’altro, ma non chiese ulteriori spiegazioni. “Dobbiamo organizzare un servizio di protezione per Ben, ci può riprovare” Semir annuì mentre Kim si allontanava parlando a telefono. Dopo vari minuti la Kruger si riavvicinò. “Ecco fatto, fra un po’ arriveranno i colleghi, ho richiesto un poliziotto fuori dalla porta 24 ore su 24. E ho fatto spiccare un nuovo mandato di cattura per Hossein con l’accusa di tentato omicidio. Penso che ci sia lui anche dietro l’incendio a casa di Ben. Semir tutto bene?” gli chiese poi vedendolo pallido come un cencio “Sì commissario tutto bene, ma il problema Hossein è un mio problema, lo devo trovare io” disse lui con un tono nuovamente duro. “Non se ne parla proprio, lei è sospeso, non può lavorare a questo caso” Semir la guardò quasi con odio “La colpa di quanto sta succedendo a Ben è mia, sono io che lo devo trovare” “Gerkan l’avverto così si mette nei guai” gli rispose risoluta Kim  Ma Semir non si dette cura di controbattere: con un cenno della mano Julia l’aveva invitato ad entrare da Ben.

La situazione all’interno della stanza non era cambiata. Sembrava sempre che dormisse. Semir si avvicinò al letto dell’amico e gli carezzò i capelli. “Ora vado Ben, devo prendere quel bastardo. Fosse l’ultima cosa che faccio nella vita io lo prendo, te lo giuro. Tu però fatti trovare sveglio quando torno, mi raccomando” gli sussurrò all’orecchio.
Poi lo baciò sulla fronte ed uscì dalla stanza in cerca della sua vendetta. Costasse quel che costasse.      

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Capitolo 12
*** La caccia ***


Grazie di cuore ai lettori e a chi recensisce, dedicando un po' del suo tempo alle mie stupide storie.

La caccia

Hakim maledisse tutto e tutti mentre si dirigeva in macchina verso la discoteca; da quando questa storia era iniziata non ne era andata una diritta, eppure aveva studiato tutto alla perfezione. Sembrava così facile all’inizio, doveva solo contattare Semir e avere la disponibilità di un posto sicuro da dove smerciare la roba, ed invece quel maledetto figlio di papà del collega di Semir si era messo a ficcanasare dappertutto.  Ed ora non era neppure riuscito a toglierlo di mezzo.
La Renault si fermò ad un isolato di distanza dalla discoteca, abbastanza lontano da vedere i poliziotti che entravano ed uscivano “Lo sapevo… sono qui” pensò Hakim “Capo che facciamo ora, dove andiamo?” chiese il suo uomo. “Conosco un posto sicuro” disse Hakim mostrandogli la strada. “L’importante è recuperare la roba” si disse mentre la Renault sfrecciava per le strade di Colonia
Semir stava cercando da almeno tre ore in tutti i posti che gli erano venuti in mente. Aveva cercato all’appartamento che  Hakim gli aveva indicato come il posto dove  aveva preso alloggio, ma lì, come aveva sospettato, nessuno lo conosceva né lo avevano mai visto. Era stato alla discoteca e al garage, ma anche lì nessuna traccia. Aveva interrogato tutti i camerieri del locale ma nessuno sapeva nulla, erano tutti stati assunti da poco e non da Hakim, ma da Weller. Quest’ultimo era stato trovato qualche ora prima in una discarica con un  pallottola in fronte. Dovunque si girasse nulla.
Ma Semir era sicuro che Hakim non aveva lasciato la città, lo Squalo non gliela avrebbe fatta passare liscia, doveva recuperare la droga, altrimenti non vi era alcun dubbio che prima o poi lo avrebbero ritrovato in qualche fosso nelle medesime condizioni di Weller. No… Semir ne era sicuro: Hakim avrebbe tentato di recuperare la merce sequestrata e probabilmente avrebbe anche tentato  nuovamente di uccidere Ben. Ma lui non l’avrebbe permesso. Costasse quel che costasse.
Mentre era immerso nelle sue considerazioni Semir udì il suo cellulare. Era Andrea “Tesoro dove sei? io sono appena arrivata in ospedale, ma Julia mi ha detto che sei andato via di corsa…. E’ vero che  Hakim ha tentato di uccidere Ben?”  la moglie lo tempestò di domande con voce concitata “Sì purtroppo sì, è vero”  rispose Semir mentre il rimorso e la vergogna per non aver saputo fermare Hossein si impadronivano nuovamente del suo animo
“Ma ora dove sei?” gli chiese di nuovo Andrea preoccupata “Lo devo trovare Andrea, lo devo trovare e lo devo fermare. Ora basta” rispose il marito “Semir che vuoi fare… non fare sciocchezze, lascia che se ne occupi la Kruger, tu sei anche sospeso dal servizio” la voce di Andrea era sempre più preoccupata. “Ha tentato di uccidere Ben!!! Io ho permesso che succedesse tutto questo, io ho creato il problema, io lo devo risolvere” urlò Semir “Semir ascolta…” “Andrà tutto bene Andrea non ti preoccupare, tu sta vicino a Ben per favore” Semir chiuse la telefonata prima che la moglie potesse aggiungere altro
*********************

Ben  era immerso in una strana pace disturbata però da gente che parlava ad alta voce in lontananza; aveva sonno, tanto sonno, voleva dormire e questi invece continuavano a parlare ad alta voce.  Ma non potevano stare zitti? In fondo voleva solo altri dieci minuti per dormire. E chi cavolo era il tizio che  maleficamente ogni tanto gli accendeva negli occhi una luce gialla? E poi c’era qualcuno che ogni tanto lo toccava, lo girava, o manipolava. Insomma un inferno. Non c’era altra possibilità che… svegliarsi
“Ben… Ben dai… svegliati”  disse per l’ennesima volta Julia carezzando il fratello sulla fronte. Finalmente dopo vari tentativi ottenne un gemito in risposta. Julia e Andrea che era dall’altro lato del letto si sorrisero. “Ben… dai è ora di svegliarsi” provò anche Andrea
“Nooo Helga, ti prego altri cinque  minuti” farfugliò Ben. Andrea guardò Julia con aria interrogativa. La ragazza non potè fare a meno di sorridere ancora “Helga era la nostra governante. Ogni mattina ci metteva almeno mezz’ora per tirare Ben giù dal letto e mandarlo a scuola” spiegò “Chiamiamo il medico mi sa che ci siamo” fece Andrea felice azionando il pulsante.
“Sig. Jager mi sente? Ben? Apra gli occhi forza” il medico controllò le reazioni pupillari di Ben. “Ahiii che mal di testa…  pare come se qualcuno mi stesse martellando il cervello con un trapano” farfugliò il ragazzo, aprendo lentamente gli occhi.  “Ohhh bravissimo” lo incoraggiò il medico “Sa dove si trova?” chiese ancora il dottore calmo. Ben scosse la testa “E’ in ospedale…” continuò il medico “In ospedale? E come ci sono finito?” chiese Ben confuso  “Quale è l’ultima cosa che ricorda?” Ben pensò per un attimo “Che ero in un garage di Market Strasse” rispose poi “Non si preoccupi è normale essere un po’ confusi… ora facciamo dei controlli, vedrà che andrà tutto bene, la memoria tornerà” Poi con lo sguardo invitò le due donne  che attendevano fuori  ad entrare.
“Mi raccomando non lo agitate e non lo sovraccaricate di informazioni, ricorderà da solo” disse loro lasciando la stanza
“Ben tesoro…” Julia si precipitò ad abbracciare e baciare il  fratello. “Julia… sei qui, ma che è successo?” chiese Ben “Niente di grave ora è tutto passato, ho chiamato papà sta arrivando” Ben si limitò ad annuire confuso. “Ben come ti senti?” chiese Andrea materna “Come dopo la peggiore sbornia della mia vita…” rispose lui “Mi gira tutto e non mi ricordo nulla di come sono finito qui… Andrea dov’è Semir?” chiese poi con un filo di voce “Arriva fra poco” mentì Andrea cercando di tranquillizzarlo. E fu sollevata quando i medici chiesero loro di uscire dalla stanza per fare tutti i controlli necessari.
********************   

Semir pensava e ripensava, dove poteva essersi nascosto il bastardo? In un posto che conosceva e che non destasse sospetti. Ma certo…. si disse
Eccitato stava per mettere in moto la BMW quando sentì il segnale di SMS arrivato sul cellulare. Si concesse il tempo di aprirlo ed il suo cuore esultò.  Era di Andrea “Ben si è svegliato. Ha già chiesto di te. Vieni subito” Improvvisamente il mondo sembrò a Semir più colorato… respirava meglio, era come se un macigno di quintali e quintali fosse caduto dal suo cuore. Con gli occhi umidi stava per dirigersi verso l’ospedale quando la sua parte razionale lo bloccò. Doveva prima trovare Hakim  Mandò un SMS alla moglie “Dì a Ben che arrivo  appena posso e che gli voglio bene. Poche volte sono stato così felice nella mia vita. Ti amo” Poi avviò la BMW e  andò nel luogo dove avrebbe ottenuto la sua vendetta.
 
Semir parcheggiò la sa BMW poco fuori l’entrata del vecchio riformatorio. Dall’esterno l’edificio appariva  diroccato ed abbandonato come il giorno in cui l’avevano visto lui ed Hakim. Solo che ora nella luce fioca del tardo pomeriggio sembrava ancora più sinistro e spettrale.
Semir  forzò senza problemi il lucchetto arrugginito del cancello di ingresso che si aprì con un cigolio degno del miglior  film horror. Piano, pistola in pungo Semir si avviò verso l’ingresso e trovò la porta già forzata. “Lo sapevo è qui…” si disse mentre penetrava all’interno. L’ingresso era esattamente come lo ricordava, solo che ora i semplici lampadari, i mobili le scale erano tutti coperti di polvere o distrutti. Lentamente Semir si avviò sulle scale per andare al primo piano. Gli scalini malconci scricchiolavano sotto il suo peso. Semir iniziò a ispezionare le varie stanze, in quasi tutte i vetri erano andati distrutti e gli uccelli ne avevano preso possesso.
Fu proprio un volo di piccioni che distrasse Semir giusto in tempo perché non sentisse l’uomo che gli sopraggiungeva alle spalle e che con un colpo alla nuca lo spedì nel mondo dei sogni.     
********************

Ben iniziava ad essere veramente infastidito dalla stupide domande dei medici “Che giorno è? Quando è nato? Come si chiamano i suoi familiari?” E poi continuavano a chiedergli di muovere le braccia e  gambe, di seguire il dito con gli occhi… praticamente gli stessi controlli che lui faceva per l‘alcool-test  agli automobilisti e lui mica era ubriaco. Anche se in effetti si sentiva come se lo fosse. Aveva solo sprazzi di ricordi di quello che era successo. Lui e Semir su di un tetto, Semir che urlava…
Ma perché diavolo non gli davano qualcosa per far smettere il mondo di girare vorticosamente in tondo e per far passare la maledetta nausea? E soprattutto perché Semir non era ancora arrivato? Vedeva solo suo padre ed Andrea discutere animatamente con i medici fuori dalla sua porta.

“Signora Gerkan non è proprio possibile che suo marito faccia un salto qui?  Ben ha chiesto di lui almeno dieci volte nell’ultima mezz’ora… è molto agitato e servirebbe e a tranquillizzarlo” chiese il medico “Purtroppo è impegnato in una operazione di polizia, verrà appena possibile” rispose contrita Andrea “Ma se è stato sospeso dal servizio…” intervenne acido Konrad.
Andrea si chiese come era possibile che un ragazzo dal carattere delizioso come Ben fosse  stato generato da quell’essere odioso. “Mio marito sta facendo di tutto per catturare Hossein, è alla sua ricerca, altrimenti le assicuro che nulla e nessuno impedirebbe a Semir di essere vicino a Ben” gli rispose con calma ostentata. Ma anche lei era preoccupata. Erano almeno tre ore che non sentiva il marito ed il cellulare risultava irraggiungibile. “Ovviamente terrà  questa cosa della ricerca di Hossein per sé… non vorrà che Ben si agiti ulteriormente” disse sempre più acido Konrad. Quell’uomo a volte si meritava un pugno in faccia, ma Andrea si costrinse a pensare che  in fondo lo faceva solo per proteggere il figlio e quindi annuì di malavoglia.
I medici avevano portato Ben a fare la TAC e Andrea ne aveva approfittato per informare la Kruger di quanto stava succedendo; erano passate troppe ore da quando aveva sentito Semir e la donna era sicurissima che il marito non avrebbe mai fatto passare tanto tempo  senza avere notizie dell’amico.
“Sì commissario, ma sono preoccupata, sono sicura che si è cacciato in qualche guaio…. no… non so dove possa essere andato  e ha il cellulare spento.  E poi non so cosa dire a Ben, chiede in continuazione di lui… ok mi faccia avere notizie prima possibile….” Andrea chiuse la conversazione con la Kruger, sempre più terrorizzata.
Neppure si accorse che Ben era arrivato, in sedia a rotelle, alla sue spalle ed aveva sentito tutta la conversazione.

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Capitolo 13
*** Vecchi rancori ***


Vecchi rancori

Semir si svegliò lentamente.
Intorno era tutto buio e sentiva un forte dolore ai polsi e alle braccia. Aprendo gli occhi si rese conto che l’avevano legato con le braccia in alto ad una vecchia trave. Si guardò intorno cercando di individuare qualcosa, ma riuscì solo a distinguere che era in quello che una volta era il refettorio. C’era ancora il lungo tavolo cui si sedevano per pranzare.
“Bene ci siamo svegliati…” disse una voce familiare alle sue spalle. Semir si contorse nel tentativo di liberarsi. Hakim si piazzò di fronte a lui illuminandolo con una lampada ad olio che pose sul pavimento. A terra Semir vide il cellulare in pezzi e la fondina vuota della sua arma di servizio
“Mi hai risparmiato la fatica di venirti a cercare…” disse poi “Ma come sei potuto diventare quello che sei?” “E cosa sarei Semir? Un delinquente? Uno spacciatore?” sorrise Hakim “Un lurido bastardo, assassino, vigliacco e traditore” sibilò con rabbia Semir. “Traditore… interessante che mi definisci così proprio tu. Sai vero come ti chiamavano nella comunità turca dopo che sei diventato uno sbirro? Hain… traditore, traditore della tua gente” La voce di Hakim era piena d’odio.
 “Ma che ti è successo, eri mio amico ne abbiamo passate tante insieme ed ora non so neppure chi sei…” “Tuo amico…  come faccio ad essere amico di un lurido sbirro. Tu in realtà rappresenti tutto ciò che odio. Il turco che si è evoluto, ha lasciato il quartiere, è diventato poliziotto, si è sposato con una tedesca ed ha una perfetta famiglia tedesca e perfetti amici tedeschi”

 Semir rimase in silenzio “Io ti odio Semir Gerkan, odio tutto ciò che sei e ciò che rappresenti. Devo dire che provavo una certa eccitazione nell’idea di uccidere il tuo amico Jager al solo pensiero di vederti soffrire”  Semir sentendo nominare Ben iniziò a diventare rosso paonazzo dalla rabbia. Ora Hakim aveva un’aria malefica “Ma tu sei pazzo…” gli sibilò Semir “No non sono pazzo, sono solo stato sfortunato in questa situazione. Doveva essere un lavoretto semplice. Ottenere la disponibilità del tuo garage per un paio di mesi e smerciare la partita che mi aveva consegnato lo Squalo, nessuno avrebbe pensato a controllare il magazzino di uno sbirro..” “Sai quanti ragazzi ha ucciso quella roba? Sei un assassino criminale” “Credi che mi interessi? Che mi interessi di quei luridi mocciosi viziati in cerca di qualche emozione in più? Sai cosa facevo io uscito dal riformatorio alla loro età? Vendevo frutta al mercato per portare i soldi a casa dove mio padre li spendeva tutti per ubriacarsi…” “Devo compatirti per questo? Credi che questo sia sufficiente a giustificare i tuoi comportamenti?” Semir era sconcertato e disgustato. “Comunque ora non mi interessa darti delle spiegazioni. Quello che mi interessa è recuperare la mia roba. E’ nel magazzino della polizia e tu mi ci porterai…” Semir trovò la forza di sorridere beffardo “Tu sei proprio pazzo se credi che io faccia una cosa del genere…” Hakim gli si avvicinò impugnando la pistola di servizio e puntandola sotto il mento “Beh non ti conviene fare il coraggioso…” gli disse perfido “E che fai mi uccidi? Non otterresti comunque quello che vuoi ed il tuo capo, lo Squalo, ti farà la pelle in meno di ventiquattro ore” gli rispose Semir guardandolo diritto negli occhi.

Hakim iniziò ad innervosirsi. Sapeva bene che Semir non era tipo da cedere facilmente alle minacce personali, doveva trovare un altro mezzo di coercizione. “Bene amico caro,  vuol dire che troveremo un altro modo per convincerti”  Poi chiamò il suo uomo ed insieme uscirono dalla stanza lasciando Semir nella disperazione e nel dubbio assoluti
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Ben ascoltò la conversazione al telefono di Andrea con il cuore che iniziava a battere furiosamente.
“Andrea dov’è Semir?? E non rispondermi che arriva presto…” le chiese tremante. “Ben che fai arrivi di soppiatto per spaventarmi?” Andrea cercò di scherzare per alleggerire la tensione
“Perché non vuoi rispondermi, perché nessuno vuole dirmi dov’è Semir?” il tono della voce di Ben si alzò, mentre un infermiere spingeva a forza la sedia a rotelle nella stanza guardando con aria di rimprovero Andrea.
“Va tutto bene Ben, Semir è impegnato in un servizio urgente, arriva appena ha finito. Guarda ora ti faccio vedere l’sms che mi ha mandato” Andrea provò a calmare il ragazzo prendendo il cellulare dalla borsa “Ma alla Kruger hai detto che non  lo senti  da tempo e che sei preoccupata, che ha il cellulare spento…” “Accidenti ha sentito proprio tutto” pensò Andrea “Allora me  lo dici che sta succedendo? E’ andato a cercare Hossein da solo???” Ben era sempre più agitato e provò ad alzarsi dalla sedia a rotelle. Ma la tensione ed i postumi della droga fecero il loro corso.  Iniziò a vedere tante stelline colorate davanti agli occhi e le gambe gli cedettero appena un attimo prima che l’infermiere con occhio clinico si accorgesse di quello che stava succedendo e lo afferrasse sotto le ascelle, trascinandolo sul letto.
“Ben!!!” urlò Andrea, ma il medico che era entrato precipitosamente nella stanza la tranquillizzò “Calma… calma sarà solo un abbassamento pressorio” disse esaminandolo.   

Andrea aveva lasciato la stanza più agitata che mai. Konrad continuava a guardarla torvo come se stesse lì lì per saltarle al collo. Dopo poco il medico uscì dalla stanza con aria severa “Vi avevo chiesto di non agitarlo” “Mi spiace dottore, ma ha sentito una mia conversazione al telefono e…” tentò di giustificarsi Andrea “Beh comunque niente di grave, ora gli dò qualche pillola per sedarlo in modo blando, così può dormire tranquillo. Consiglio a tutti di andare a riposare. Ci rivediamo domattina”
Andrea salutò Ben dal vetro della porta con la mano, mandandogli un bacio, mentre il poliziotto di guardia prendeva il suo posto di lato alla porta. Poi si diresse verso casa di sua madre. Doveva recuperare le bambine, non le vedeva da tutto il giorno.

L’infermiera portò a Ben le pillole e si assicurò che le avesse messe in bocca prima di lasciare la stanza. Ma non si accorse del movimento furtivo del ragazzo che poco dopo se le fece scivolare in mano e poi sotto il materasso.
********************
Andrea uscì nella fredda aria della sera dirigendosi verso il parcheggio silenzioso e deserto. Provò nuovamente a chiamare il marito sul cellulare senza alcun risultato. Chiuse la chiamata sempre più angosciata, non sapeva cosa fare e si preparò ad una lunga notte di attesa. Non vedeva l’ora di riabbracciare le sue bimbe,  erano da tutto il giorno dalla nonna e a lei non era mai piaciuto lasciarle per così tanto tempo
Si avvicinò alla autovettura parcheggiata in fondo allo spiazzale, ma mentre cercava le chiavi nella borsetta sentì un fruscio alle sue spalle. Non fece a tempo a girarsi che sentì una mano premergli un fazzoletto sulla bocca. Ci vollero pochi  secondi prima che l’odore nauseabondo che ne scaturiva le facesse perdere i sensi.
 
Ben aspettò che l’attività del reparto si calmasse e le luci si affievolissero.
Tutto divenne silenzioso, si sentivano solo pochi rumori degli infermieri rimasti di guardia che ogni tanto attraversavano il corridoio. Lentamente si staccò dal braccio l’ago della flebo e cercò di mettere le gambe fuori dal letto, ma tutto l’ambiente circostante iniziò a giragli intorno vorticosamente. Si fece forza, doveva uscire di lì, doveva aiutare Semir, quel bastardo di Hossein era capace di qualsiasi cosa.
Più lentamente che poteva si alzò in piedi appoggiandosi alla sponda del letto ed aspettò che la nausea ed i capogiri si attutissero.
Poi si avvicinò all’armadio in cerca dei suoi vestiti. Per fortuna che li avevano messi lì, anzi Andrea, previdente come al solito  gli aveva già portato anche un borsone con il ricambio della biancheria. Si vestì alla men peggio e prese il cellulare che avevano riposto sullo scaffale, ma ovviamente non trovò né le chiavi della macchina né la pistola… chissà dove erano finiti. Avvicinandosi alla porta vide il collega che seduto su di una sedia dormicchiava con la testa penzolante… si chiese come poteva fare ad uscire di lì senza incappare in lui o negli infermieri di turno e soprattutto come poteva procurarsi una pistola.

Furtivo mise la testa fuori dalla porta e si accertò che il collega dormisse e che nessuno fosse in vista, poi più velocemente che poteva  si infilò in uno sgabuzzino. Ben sapeva per aver seguito vari corsi  per la sicurezza che da qualche parte doveva esserci un allarme antincendio. E lo trovò
 
L’allarme antincendio risuonò improvviso nel corridoio del reparto che si animò frenetico.
Tutti cercavano di capire cosa fosse e se fosse un allarme vero, visto che varie volte  quella maledetta sirena scattava senza nessuna ragione effettiva.  Il poliziotto di turno davanti alla porta di Ben saltò dalla sedia e mise la testa nella stanza pronto a prendere una sedia a rotelle o qualche altro mezzo di trasporto per portarlo via. Neppure il tempo di realizzare che Ben non c’era che venne spintonato dalle spalle nella camera.
 “Ben che stai facendo???” chiese non appena si accorse che il ragazzo non solo l’aveva spinto dentro, ma gli aveva anche tolto la pistola. “Scusa George, scusa davvero, ma devo andare e mi serve la pistola, non trovo la mia, te la restituisco giuro…… scusa ancora” fece con aria contrita mentre richiudeva a chiave la stanza bloccando il povero collega esterrefatto all’interno.
 Poi, approfittando della confusione, uscì dal reparto e si avviò per le scale sino al parcheggio   

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Capitolo 14
*** Vendetta ***


Ehm… lo so alla fine della lettura di questo capitolo qualcuno avrà la tentazione di togliermi il saluto e la recensione… ma il giorno che l’ho scritto ero depressa… e mi è venuto così


Vendetta 

Semir aveva urlato a squarciagola per chiedere aiuto, ma il posto era isolatissimo ed abbandonato e nessuno l’aveva sentito. Vinto dalla stanchezza e nonostante la posizione scomoda si era appisolato, ma tornò subito in sé non appena sentì  i rumori provenire dalla stanza affianco. Hakim e l’altro uomo entrarono ridendo e a Semir mancò il respiro quando vide chi avevano con loro
“Tu lurido schifoso, lasciala stare, maledetto” urlò Semir con quanto fiato aveva in gola mentre la moglie ancora semicosciente veniva scaraventata ai suoi piedi. “Andrea amore mio, Andrea…” chiamò disperatamente. Andrea cercò di alzare la testa per guardarlo, ma non ne ebbe la forza e ricadde con un gemito. “Che le hai fatto lurido schifoso… io ti ammazzo!!!” Semir tirava e strattonava cercando di liberarsi, senza risultato.
“Calma, Semir, calma” fece beffardo Hakim “Per ora non abbiamo fatto niente alla tua bella moglie tedesca. Per ora almeno” Entrambi risero  mentre prendevano di forza Andrea a la legavano ad una sedia di fronte a Semir.
“Bene bene, ora vediamo fino a che punto arriva la tua determinazione di poliziotto…” disse Hakim mentre iniziava a strappare ad uno ad uno i bottoni della camicetta di Andrea. La donna, ormai completamene sveglia, iniziò ad urlare, ma l’uomo di Hossein le legò un bavaglio sulla bocca
 “Devo dire che sei proprio una bella donna signora Gerkan, Semir ha sempre avuto gusto per le donne” disse mentre le carezzava ostentatamente il collo. Semir iniziò a tirare e strattonare le corde che lo legavano talmente forte che la trave cui era appeso scricchiolò “Schifoso, toccala solo con un dito ed io…“ urlò “E tu cosa Semir??” fece Hakim mentre gli puntava la pistola contro. “Facciamo così, siccome sono un tuo amico e non mi piace toccare le donne dei miei amici, ti dò una possibilità. Portami al deposito giudiziario e fammi recuperare la merce e la tua bella moglie uscirà sana e salva da questa storia. Altrimenti prima io ed il mio amico ci divertiremo un po’ con lei e poi la faccio a fettine sotto i tuoi occhi” Hakim aveva uno sguardo talmente determinato e crudele che Semir capì subito che la minaccia era reale. E non vedeva alcuna via d’uscita.
********************

Ben aveva preso un taxi all’uscita dell’ospedale dove tutti erano ancora in agitazione per via dell’allarme antincendio. Il mondo continuava a sembrargli una barca in un mare in tempesta, ondeggiava di qua e di là, e gli sembrava di stare per vomitare ogni due minuti. Era anche sicuro che l’autista del taxi l’avesse preso per ubriaco mentre gli  indicava l’indirizzo della casa di Eric, che per fortuna, a quell’ora, era in casa.
“Ehi Ben ma che ci fai fuori dell'ospedale?” chiese il tastierista della band aprendo la porta. “Te lo spiego dopo.. mi serve un favore” rispose Ben
 “Ok amico, ma non hai una bella cera e poi… sei sicuro di star bene?” gli disse ancora l’amico che aveva visto, come tutti a Colonia, il servizio sull’”aspirante suicida” di Market Strasse. Solo che Ben non si ricordava proprio nulla dell’accaduto e quindi iniziò a guardarlo perplesso. “Sì abbastanza, ma mi devi fare un favore…” “Sai… quando si vivono esperienze traumatiche può servire metterle per iscritto, potresti scrivere una canzone…” farfugliò Eric “Non ho  idea di cosa intendi ma mi devi prestare la macchina” tagliò corto Ben
“La macchina? Oookkk…” Eric era perplesso, ma Ben prese di forza le chiavi dal mobile all’ingresso “Grazie” disse il ragazzo uscendo di corsa. A stento sentì l’amico che gli gridava dietro “Mica la distruggi vero? L’ho appena finita di pagare…”
*******************

Semir guardò con odio Hakim, in quel momento sentiva che avrebbe potuto ucciderlo a mani nude.  Andrea lo guardava terrorizzata con gli occhi pieni di lacrime mentre lo scagnozzo di Hakim le sorrideva in faccia con aria bestiale. Semir pensava freneticamente a cosa poteva fare.
“Allora sto aspettando una risposta…” fece Hakim con occhi di sfida
 Semir rimase in silenzio alcuni secondi “Va bene… ma dobbiamo aspettare le sei, prima c’è il codice di accesso notturno che io non conosco” Semir cercò di sembrare il più sicuro possibile nell’affermazione. Hakim lo guardò con sospetto. “Non è che m prendi per i fondelli?” chiese “Credi che metterei in pericolo la vita di mia moglie?” Semir sapeva bluffare bene ma in quel momento sentiva il cuore battergli a mille. Hakim lo guardò a lungo “No… non credo. Va bene aspetteremo le sei. Poi io e te andremo a prendere la roba, mentre il mio amico qui aspetterà con la tua dolce mogliettina. Se non siamo di ritorno entro due ore… diciamo che gli concederò un po’ di divertimento con lei..”
Bene, almeno abbiamo guadagnato un po’ di tempo pensò Semir.
 
Kim venne vegliata dal suono del suo cellulare. Guardò l’orologio sul comodino. Le cinque del mattino.  Ansiosa rispose alla chiamata nella speranza che fosse Semir. Invece era Susanne.
“Buongiorno Commissario mi dispiace svegliarla a quest’ora…” disse subito la segretaria “Giorno, non fa nulla, notizie di Semir?” chiese subito Kim “No purtroppo no, ma ci sono altri problemi. Mi ha chiamata la madre di Andrea, dice che ieri sera Andrea doveva andare a prendere le bambine che aveva lasciato da lei, ma non si è fatta vedere, né risponde  al telefono. Ho provato anche io a chiamarla, anche sul cellulare, ma è irraggiungibile.” Bene pensò Kim ci mancava anche questa. “Diramate un ordine di ricerca, mi vesto e vengo lì” “Commissario c’è anche un’altra cosa…” “Ancora?” “Beh… ieri notte Ben è… scappato dall’ospedale” “Cosa ha fatto?” la Kruger era sbalordita “A quanto pare ha azionato l’allarme antincendio e poi approfittando della confusione ha chiuso  il collega di guardia alla sua porta nella sua stanza e gli ha… sottratto la pistola” La voce di Susanne era leggermente imbarazzata “Ok vengo lì” Kim chiuse la telefonata chiedendosi cosa avesse fatto di male nella vita per trovarsi a dirigere proprio il comando in cui prestavano servizio quei due.
********************

Ben  pensava freneticamente a dove poteva essere andato Semir mentre guidava l’Audi di Eric nelle strade semideserte. Per fortuna c’era poca gente in giro perché la testa continuava a girargli tremendamente ed aveva continui attacchi di nausea; in altre occasioni se solo avesse trovato uno  nelle sue condizioni alla guida gli avrebbe ritirato la patente all’istante.
Dove poteva essere andato Semir? Dove poteva cercare Hakim? Certamente in un posto familiare ad entrambi… pensò ancora un po’ e poi gli venne in mente l’unico posto possibile.
 
“Bene sono le cinque e quarantacinque è ora di muoversi, anche perché dobbiamo prima prendere il furgone”  disse Hakim mentre si avvicinava con un coltello a Semir. Andrea emise un urlo soffocato non capendo le intenzioni dell’uomo e lui le rivolse un sorriso ironico mentre tagliava le corde che tenevano legato Semir alla trave. “Amico mio vediamo di non fare scherzi… se non chiamo il mio socio entro due ore puoi dire addio alla tua cara mogliettina” disse Hakim spingendo in avanti Semir che si massaggiava braccia e polsi completamente intorpiditi. Lo scagnozzo di Hakim si sedette di fronte ad Andrea ridendo maligno mentre Hakim e Semir uscivano dall’edificio.
 
 
Ben arrivò al vecchio riformatorio che ormai il cielo si stava tingendo delle prime luci dell’alba. Parcheggiò l’Audi lontano dall’ingresso e scese tenendosi per qualche istante alla portiera. Perché questa c… di nausea non gli passava? A passo lento si avvicinò all’ingresso del palazzo in rovina ed inizialmente pensò di essersi sbagliato, pareva tutto deserto ed abbandonato. Fino a che non vide fioca a piano terra una luce tremolante. Più silenzioso che poteva si acquattò sotto la finestra da cui proveniva la luce e ciò che vide lo lasciò di stucco. Andrea!!! Era legata mani e piedi ad una sedia e di fronte aveva un energumeno che la guardava malefico.
Ben si guardò intorno in cerca di Semir o Hakim ma non vide nessuno.  Con passo felpato si diresse verso l’ingresso.
Lo scagnozzo di Hakim guardava Andrea sempre più eccitato. “Sei molto carina signora… forse potremmo prenderci un momento di distrazione… sai penso che rimarrai presto vedova e le vedove hanno bisogno di un po’ di svago” le disse mentre si avvicinava. Andrea emise un urlo soffocato, sentiva il  fiato malefico dell’uomo sul collo mentre le carezzava la faccia. Era sempre più terrorizzata e cercò di prepararsi mentalmente al peggio. L’uomo le si mise a calvalcioni sulle ginocchia ed Andrea chiuse gli occhi per il disgusto trattenendo il respiro.
Poi all’improvviso udì un gemito e non sentì più il peso dell’uomo sulle gambe. Aprì gli occhi e vide Ben diritto davanti a lei. “Andrea stai bene??” le chiese mentre le toglieva il bavaglio
“Ben!!! Grazie a Dio… ma che ci fai fuori dall’ospedale?” “Mi annoiavo” disse lui mentre legava lo scagnozzo e slegava Andrea “Dove sono Semir ed Hakim?” chiese poi ansioso.
Andrea raccontò a Ben cosa era successo “Quindi se sono partiti circa venti minuti fa e dovevano andare a prendere il furgone non sono ancora arrivati al magazzino… Forse riesco ad anticiparli” ragionò Ben
 “Cosa vuoi fare Ben? Sei pallido, stai male, chiama aiuto…”  lo contraddisse Andrea “Lo farei ma ho il cellulare scarico e non abbiamo tempo Ora ti porto ad una cabina telefonica, cerca aiuto ed aspetta in un luogo affollato. Chiama la Kruger e dille tutto. Io vado ad aspettare Semir ed Hossein al magazzino della polizia” disse Ben mentre conduceva Andrea fuori.
********************

Hakim e Semir avevano recuperato il fugone e ora si stavano dirigendo al magazzino di deposito giudiziario appena fuori Colonia.
 Semir era rimasto in perfetto silenzio mentre guidava sotto la minaccia della pistola di Hakim. Provava un forte senso di disgusto per quell’uomo. Era stato un suo amico, uno di cui si fidava e lui aveva messo in pericolo tutto ciò che amava…Ben Andrea, tutta la sua famiglia, il suo lavoro. Per la prima volta in vita sua sentiva che con tutta probabilità sarebbe stato capace di ucciderlo a sangue freddo.   
“Ecco siamo arrivati” disse Hakim vedendo da lontano la costruzione squadrata. ”Ora tu bussi a quel citofono e digiti il tuo numero di identificazione, chiedi di entrare e di prendere la merce del magazzino per portarla al laboratorio. Un lavoretto semplice, finiamo in mezz’ora e tu potrai tornare dalla tua cara mogliettina” Semir lo guardò  senza dire nulla.
Fermò il furgone vicino alla entrata e digitò sul display il suo codice di sicurezza. Subito  i cancelli automatici si aprirono e Semir guidò il furgone all’interno del cortile. Si fermò all’entrata  e lui ed Hakim scesero dal furgone. Hakim teneva la pistola puntata contro di lui ma nascosta nella tasca del giaccone.
Semir guardò all’interno della guardiola… strano non c’era nessuno. Mentre stava per aprire la porta sentì la voce di Ben che urlava “Hossein tieni le mani in alto e stenditi a terra… è finita”
Semir guardò incredulo il collega “Ben…” mormorò
Hossein  però non si fece cogliere di sorpresa. Tirò fuori la pistola dalla tasca e la puntò direttamente alla nuca di Semir, mettendosi alle sue spalle. “Getta la pistola” dissero all’unisono Ben  e gli altri due poliziotti di servizio al magazzino mentre puntavano le loro armi  contro Hakim
“Ben ti prego… hanno preso Andrea” urlò Semir “No non ti preoccupare l’ho liberata io, l’ho trovata al vecchio riformatorio” Semir guardò Ben con gratitudine
“Giù le pistole o l’ammazzo” fece Hakim ma i tre non si mossero. Hakim strinse ancora il collo di Semir mentre gli puntava la pistola alla tempia. In lontananza si sentivano le sirene delle auto della polizia che si avvicinavano sempre più. “Pistole a terra o l‘uccido” urlò ancora Hakim Ben guardò indeciso gli altri due
“Cosa credi di fare Hakim… è finita” disse Semir trionfante “Sparagli Ben… forza” urlò all’amico
Ma Ben lo guardava terrorizzato. “Jager tu lo sai che faccio sul serio” urlò Hossein
Ben alternò lo sguardo fra lui e Semir e poi fece cenno agli altri. Tutti poggiarono le pistole a terra. “Ok… ora calmati però…” disse  cercando di prendere tempo.
 “Cosa vuoi fare ora… uccidermi? Sei in trappola lo sai anche tu” disse Semir con voce strozzata. “Sta’ zitto, lurido sbirro” intimò Hakim. Semir capì che stava perdendo il controllo “Arrenditi e salverai la pelle, anche se esci di qui lo Squalo ti troverà e ti farà fuori in meno di ventiquattro ore” “Basta sta’ zitto… io ti odio… non sai quanto ti odio” urlò sempre più allucinato Hakim  impugnando la pistola con mano tremante “Finiscila, arrenditi tanto non ce la fai ad uccidermi vero?” lo sfidò Semir. Ben e gli altri lo guardavano a pochi metri di distanza immobili, ma pronti ad intervenire.
 
Poi avvenne l’imprevedibile “Io posso farti molto più male che ucciderti” disse isterico Hakim.
Come in un incubo Semir lo vide puntare la pistola contro Ben.
Un attimo dopo Hakim sparò a Ben in pieno petto.

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Capitolo 15
*** I legami del cuore ***


I legami del cuore

Semir vide Ben cadere all’indietro a braccia aperte come spinto da un forza d’urto.
Voleva urlare, ma aprendo la bocca non gli uscì alcun suono. I suoi pensieri si azzerarono all’istante, non riusciva a pensare a nulla e a rapportarsi alla realtà

Poi il dolore si impadronì di lui come un’onda gigantesca. L’aveva colpito in pieno petto. L’aveva ucciso… l’aveva ucciso… Ben era morto. Non era possibile… non l’avrebbe più visto ridere, non avrebbe più scherzato lavorato, litigato e discusso con lui. Non l’avrebbe visto sposato, non gli avrebbe fatto da testimone e non avrebbe mai tenuto fra le braccia un figlio di Ben né gli avrebbe fatto da padrino vedendolo crescere insieme alle sue bambine. Tutta una vita che poteva essere e non sarebbe mai stata gli passò davanti agli occhi

E il dolore si trasformò all’improvviso in furore incontrollabile. Con un urlo mentre Hakim teneva ancora la pistola puntata verso i poliziotti Semir gli diede una gomitata nello stomaco. Hakim perse l’equilibrio e cadde all’indietro facendosi sfuggire la pistola di mano.
Semir non riusciva controllarsi; prese più volte a calci nello stomaco Hakim con una furia assoluta, che non permetteva alcuna reazione. Pensava solo “l’ha ucciso, l’ha ucciso” mentre lo colpiva ancora ed ancora. Poi ansimante notò la pistola in terra.
La raccolse e la puntò in mezzo agli occhi di  Hakim.

“L’ha ucciso, ha ucciso Ben, non lo vedrò mai più” pensava mentre con mano tremante metteva il dito sul grilletto. Hakim lo guardò con il naso sanguinate e beffardo come al solito “Avanti ispettore spara forza, ho appena ucciso il tuo collega. O non sei capace di farlo nemmeno ora?” gli disse sfidandolo con occhi folli.
“Non si merita di vivere…” pensò Semir mentre il dito premeva sempre più forte sul grilletto.
“Semir non lo fare” disse la voce di Kim alle sue spalle. Evidentemente era arrivata anche lei. “Semir… tu non sei come lui, sei diverso, sei un poliziotto, non lo fare” disse ancora Kim.

Semir esitò per lunghi momenti, pensò a cosa avrebbe voluto Ben, a quello che avrebbe pensato Andrea, a come si sarebbe sentito dopo. Nulla gli avrebbe ridato Ben.
Singhiozzando abbassò la pistola.
 *******************

La rabbia in Semir andava scemando ma  il dolore tornò tutto insieme.
Hakim urlava perfido “Sei un vigliacco, ora dovrai seppellire un altro collega e non hai avuto neppure il fegato di vendicarti” mentre la Kruger con modi non troppo gentili lo ammanettava a pancia in giù
Semir non aveva il coraggio di guardare verso il luogo dove era caduto Ben, ormai circondato da un nugolo di colleghi. In lontananza sentiva la sirena della ambulanza che si avvicinava.
Mille pensieri incoerenti si affollavano alla sua mente “L’ultima volta che gli ho parlato abbiamo litigato, l’ho pure schiaffeggiato, non gli ho chiesto scusa per quello che era successo” e poi “E’ colpa mia, l’ho ucciso io, se gli avessi dato ascolto…”

Finalmente trovò la forza di camminare lentamente verso  Ben. Non poteva lasciarlo solo
I colleghi che attorniavano Ben si fecero da parte attoniti appena lo videro; si sentivano solo i singhiozzi sommessi di Jenny. Tremando come una foglia Semir si avvicinò. Dieter teneva da dietro Ben fra le braccia; il ragazzo appariva pallidissimo, aveva le labbra leggermente blu e non si muoveva. “Perché… perché” mormorò Semir, mentre le lacrime scendevano sulle guance e lui si inginocchiava accanto al corpo. Allungò una mano per carezzarlo.
Fino a che sentì un debole “Ahia” e Ben si mosse debolmente fra le braccia di Dieter

Semir restò come di sale “Me lo sono immaginato” pensò. Ma Ben aprì lentamente gli occhi lamentandosi “Ahia… che male…” fece tentando di mettersi a sedere, immediatamente bloccato da Dieter. “Ben!!!”  chiamò Semir che a questo punto rideva e piangeva contemporaneamente “Che è successo?? Che male…”  fece Ben tentando di toccarsi il torace.
 Semir freneticamente aprì il giubbotto tentando di vedere la ferita, ma alzando maglione e camicia non vide né sangue né ferite, solo un enorme livido sulla parte sinistra del torace. Semir frugò  nel giubbotto forato e finalmente lo trovò… il cellulare… quel catorcio enorme aveva nel bel mezzo e ben visibile la pallottola sparata da Hakim.

Semir lo guardò con gli altri colleghi incredulo e poi iniziò a ridere istericamente. Prese il posto di Dieter
dietro Ben e lo abbracciò talmente forte che il ragazzo urlò “Semir ahia mi stai facendo male…” “Maledetto idiota, mi hai fatto prendere uno spavento da restarci secco”  disse l’amico con voce strozzata, poggiando il mento fra i capelli scuri
 “Che è successo?” chiese ancora Ben  confuso, cercando di mettersi a sedere e di liberarsi dalla stretta di Semir che proprio non ne voleva sapere di lasciarlo
Dieter mostrò sorridendo il cellulare a Ben “Beh è proprio vero che le cose di una volta erano fatte bene”   
*********************

Semir si svegliò ansimando e  completamente sudato
Erano passate due settimane, ma era ancora tormentato dagli incubi. Guardò l’orologio. Le sei e mezza, ma era sabato avevano il giorno libero e  l’unico impegno era  accompagnare Ben  comprare i nuovi mobili per l’appartamento.
Semir si sentiva inquieto. Eppure  andava tutto bene. Hakim era stato arrestato, ma nella sua vigliaccheria si era rifiutato di incastrare lo Squalo. Comunque avrebbe passato moltissimi anni in galera. Ben stava bene, aveva passato solo un paio di giorni in ospedale e poi era tornato normalmente al lavoro. Andrea e le bambine stavano bene, la sua sospensione dal servizio era stata revocata. Tutto andava bene. Ma lui non stava bene
Per un momento Semir pensò di rimettersi a dormire, ma sapeva che non ci sarebbe riuscito così si alzò silenziosamente per non  disturbare Andrea stesa al suo fianco e si vestì.

Ben dormiva da due settimane nella stanza degli ospiti in attesa che fosse completata la ristrutturazione dell’appartamento. Passando davanti alla porta Semir sentì un confuso borbottio. “Come al solito sta parlando nel sonno” pensò.
Stava per scendere in cucina ma non seppe resistere alla tentazione. “Solo un’occhiata…” si disse. Era consapevole di aver sviluppato dopo i fatti delle precedenti settimane una leggera forma di paranoia, e di agitarsi anche se Ben la moglie o le figlie  uscivano dal suo raggio visivo senza sapere dove fossero esattamente, ma non ne poteva fare a meno “Solo un’occhiata per vedere se sta bene” si disse aprendo silenziosamente la porta della camera degli ospiti.
Era stata una notte  freddissima, aveva nevicato per cinque ore consecutive e fuori era tutto innevato. Ma Ben dormiva in calzoncini e canottiera, completamente scoperto in un groviglio inestricabile di cuscini  piumino e lenzuola attorcigliati attorno a tutto il corpo.  Semir sospirò vedendo la scena “Così si prenderà un raffreddore” pensò e si avvicinò al letto per cercare di coprire l’amico, ma l’impresa si rivelò praticamente impossibile. Mentre Semir cercava di coprirgli almeno le spalle Ben gli afferrò la mano e se la mise sotto il mento sorridendo ebete “Laura tesoro…” mormorò nel sonno.
“No… non sono Laura Ben…” fece Semir cercando di tirare via la mano, ottenendo solo un ”uhmmmm” come risposta mentre Ben accoccolava ancora di più il viso  sulla mano. “Ben… Ben ridammi la mano per favore…” fece Semir tirando un po’ più forte. Ben si svegliò di soprassalto “Eh che c’è?” chiese intontito “Niente niente, dormi” Semir sgaiattolò fuori dalla stanza più veloce che poteva.

Ben era ancora mezzo addormentato, ma capiva che c’era qualcosa che non andava con Semir. Era stato così strano in quelle ultime settimane. Era diventato ossessivo sul lavoro e a casa, lo teneva continuamente sotto controllo ed ora aveva la conferma che lo sorvegliava anche quando dormiva. Si vestì velocemente e scese giù in cucina.
“Giorno… tripla dose di caffè per favore” disse allegro entrando “Oh… già in piedi… è sabato”  rispose Semir porgendogli una tazza fumante.
“Semir… forse dovremmo parlare…” iniziò Ben imbarazzato. Semir lo guardò senza dire nulla. “Che ne dici di aiutarmi a spalare dalla neve il vialetto?” fece poi porgendogli  una piccola vanga presa dall’armadio della cucina.

I due uomini uscirono nell’aria freddissima del mattino.
“Non ti ho ancora chiesto scusa…” fece all’improvviso Semir mentre stavano lavorando da più di dieci minuti “Non penso che ci sia alcun motivo per chiedere scusa” rispose Ben
 “Invece sì, ti devo una spiegazione anzi la devo a tutti voi.” Semir restò alcuni minuti in silenzio e poi proseguì “Quando ho rivisto Hakim ho rivisto con lui quella parte della mia vita che credevo integrata perfettamente in quella generale che vivo ora. Invece non era così. Mi sono rivisto piccolo, il piccolo bambino mezzo turco, non accettato nè dalla comunità tedesca  né da quella turca. E poi mi sono ricordato che prima sono stato il mezzo delinquente finito in riformatorio e poi il traditore, lo sbirro che andava contro la sua gente. Pensavo di averlo superato, ma rivedere Hakim mi ha fatto tornare tutto a galla. E pensavo che avere un amico come Hakim, uno che ce l’aveva fatta anche lui,  era la dimostrazione che anche la mia parte turca era degna  di importanza, che non solo la mia parte tedesca mi aveva salvato. E non ho voluto vedere quello che avevo davanti chiaro: che Hakim era un delinquente pazzo. E se penso a quello che poteva succedere… ne ho paura…” la voce di Semir si ruppe per l’emozione
Ben era rimasto in assoluto silenzio mentre Semir parlava, era importante farlo sfogare.
"Sinceramente Semir io questi discorsi non li capisco… la mia parte tedesca la mia parte turca. Tu sei Semir e basta, ti voglio bene anche perché sei quello che sei… mezzo turco, e te ne vorrei anche se fossi mezzo irlandese o cinese. Sei la persona migliore che conosco e se essere mezzo turco o l’essere stato in riformatorio ha fatto di te quello che sei.. beh benedetta Turchia e benedetto riformatorio. Hakim si è approfittato di te perché tu gli volevi bene e sei una persona leale, ed io ti ammiro anche per questo. I legami che stringe il nostro cuore non sono facili da spezzare…” Semir lo guardava con le lacrime agli occhi “Anche se devo ammettere di essere stato un po’ geloso…” sorrise Ben cercando di sdrammatizzare la situazione “ Non devi esserlo, mai,  tu sei il mio migliore amico e tale resterai…” gli disse Semir guardandolo negli occhi.

Il discorso venne interrotto dalla vocina di Aida che uscita dalla porta iniziò a gridare “Papààà zio Bennn mamma dice di smettere di chiacchierare e che se non finite di spalare la neve dal vialetto non potete fare colazione” “Ok mia piccola principessa…” rispose Ben.
Semir era ancora immerso nei suoi tristi pensieri e riprese in mano la vanga quando  venne colpito all’improvviso da una enorme palla di neve alle spalle. Neppure il tempo di girarsi che gliene arrivò un’altra direttamente in faccia
“Colpito!!!” urlò trionfante Ben mentre faceva un’altra palla di neve. “Battaglia a palle di neve…anch’io… anch’io ” urlò felice Aida unendosi allo zio Ben
Semir rise per la prima volta da settimane ”Allora volete la guerra… e guerra sia!!!” disse  chinandosi a raccogliere una manciata di neve.
Le risate risuonarono allegre per tutto il vicinato            
                                                                                  FINE

Ebbene sì la scena del cellullare in parte l’ho rubacchiata da uno degli episodi… mi pare Progetto Taurus
Come vedete a grande richiesta ( e si noti bene non per le minacce di una certa chiromante)  ho salvato di nuovo Ben, anche se devo dire che stavolta ho tormentato più Semir che non Ben stesso.
Prometto che nella prossima storia non faccio finire Ben in ospedale… forse direttamente al cimitero però ;))
Ringrazio le mie fedeli lettrici e consigliere Iuccy, Laura, Djaly e Sophie. Ringrazio anche tutti quelli (abbastanza numerosi devo dire per essere una serie tv di nicchia) che hanno letto o stanno leggendo, pur senza recensire, le mie storielle che io continuo a considerare un po’ stupide e da passatempo per notti insonni ( per questo spesso ci trovate errori di battitura, rileggerle troppe volte mi toglie il divertimento).
Siccome sono diventata una bulimica delle FF e soffro di insonnia cronica non curabile neppure con i medicinali ( un vero dramma della mia vita) troverete a breve la prossima. Sempre che non mi buttiate fuori.
Grazie ancora e saluti   

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