Ah, il liceo!

di MatitaGialla
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. I più belli della scuola. ***
Capitolo 2: *** 2. Quei dolcetti un po' speciali. ***
Capitolo 3: *** 3. Sono popolari, se non l'hai capito. ***
Capitolo 4: *** 4. La situazione è questa, ragazzo. ***
Capitolo 5: *** 5. Preparando il Ballo. ***
Capitolo 6: *** 6. Baci a fior di labbra.. quasi. ***
Capitolo 7: *** 7. Copie meno cazzute. ***
Capitolo 8: *** 8. Nuove amiche, gatti suicida e vibratori. ***
Capitolo 9: *** 9. Chiarezza emotiva. ***
Capitolo 10: *** 10. Balleresti con me? ***
Capitolo 11: *** 11. La resa dei conti. ***
Capitolo 12: *** 12. Credo di adorarti. ***
Capitolo 13: *** 13. Ah, il liceo! ***



Capitolo 1
*** 1. I più belli della scuola. ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.

 
1. I più belli della scuola
 
Calzini sporchi gettati sugli armadietti, scarpini abbandonati in ogni dove immersi in una fanghiglia di terra e erbetta strappata, vapore acqueo che odora di shampoo e deodorante che si unisce alla puzza inconfondibile di venti ragazzi sudati, le cantilenanti sinfonie dei loro apprezzamenti su ogni bel culetto della scuola. Dove tutto questo? Negli spogliatoi di calcio della palestra scolastica: luogo inesplorato per ogni persona che non abbia o sia obbligato ad avere a che fare con le attività sportive pomeridiane.
Anche se ad esser sinceri, la preside Paylor nelle ultime settimane predilige assegnare come punizione ai problematici un bel quarto d’ora chiusi lì dentro: l’ultimo ragazzo punito, un tipo della quinta F che ha avuto il coraggio di infilare nella scarpa del professor Flickerman un petardo acceso, è scappato a gambe levate con le lacrime agli occhi e urlando come una ragazzina.
Persino i bidelli dopo mesi e mesi di battaglia, sono riusciti ad ottenere libero arbitrio sulla pulizia di quella giungla sporca e fetente. Inutile dire che si rifiutano di pulire quei venti metri quadrati da quasi due mesi.
Tra un “Hai visto che tette assurde ha la bionda della quarta D?!” e un “Io non ci entro nella doccia affianco a quello, se mi cade la saponetta ho paura di trovarmelo dietro”; un urlo disperato ammutolisce tutti quanti i ragazzotti in attesa del loro turno per le cinque docce disponibili.
–  Dannazione! –  urla un ragazzo alto e robusto con i capelli mori insaponati –  Peeta! –
– Cosa urli Gale, che sono qui?? –  risponde protestando un altro ragazzo, facendo sbucare fuori l’ammasso di riccioli biondi pieni di schiuma dallo scompartimento affianco.
–  Domani ho il compito di chimica e dobbiamo portare un trattato sulla lievitazione degli agenti del grano, ma non so nemmeno cosa voglia dire lievitazione! – esorta Gale sbarrando gli occhi grigi in un teatrale dramma.
Peeta lo guarda con sufficienza, allontanando con un dito una goccia di schiuma che sta per cadergli nell’occhio e optando di tornare sotto lo scroscio dell’acqua.
– Certo che per essere in quinta, i vostri compiti sono piuttosto imbarazzanti.. – ribatte il biondo sciacquandosi.
–  Sta di fatto che mi sega la Trinket, se le porto un altro foglio bianco con la battaglia degli indianini disegnata sopra. Tu! Genio chimico scellerato, aiutami! –  Implora il ragazzo uscendo dal suo scompartimento e andando in quello di Peeta.
Il ragazzo biondo lo osserva mentre le ultime bollicine di sapone gli scivolano lungo il corpo tonico  –  Sono in terza! Non sono così avanti nel programma! Chiedi a mio fratello, no? –  ribatte.
– Tua fratello è ancora più zappa di me. Dai, scommetto che al sei mi ci fai arrivare comunque. Mi devi un favore: ricordati dell’ultimo tuo compito di biologia, se non ti avessi fatto io i bigliettini ora non sapresti ancora distinguere la pervinca con il rododendro – replica. Peeta sbuffa e annuisce.
Mentre Gale torna vittorioso a sciacquarsi nel suo scompartimento, il ragazzo biondo chiude l’acqua della doccia e scuote i capelli strofinandosi con un piccolo asciugamano giallo. Prima di andarsene, si volta verso Gale con sguardo malizioso.
– Gale? – lo chiama. Il ragazzo moro mugugna un “uh?” e si volta verso di lui, osservando con aria truce il modo in cui Peeta lo sta squadrando dall’alto al basso.
– Che vuoi? – chiede Gale.
– .. c’è l’ho sempre più grosso io – esclama raggiante Peeta, e scappa prima che l’altro lo possa rincorrere per tutto lo spogliatoio.
 
Peeta Mellark e Gale Hawthorne sono migliori amici da quando i signori Mellark con i tre bambini si sono trasferiti ad una casa di distanza dagli Hawthorne in periferia, per aprire un nuovo panificio.
All’epoca, Peeta non aveva più di tre o quattro anni, ma subito Gale (di due anni più grande) se lo prese in simpatia e iniziò a giocarci assieme, ignorando il fratello medio di Peeta, che aveva la sua età.
Sta di fatto che da allora, non c’è differenza di età che tenga, sono sempre insieme.
Durante le vacanze non esiste pomeriggio o sera che non trascorrano insieme il loro tempo: a volte con gli amici della combriccola di periferia, altre volte invece se ne stanno loro due e basta, come quando erano bambini.
Assi del calcio, bravi a scuola, eletti rappresentanti degli studenti, spigliati e dinamici: inutile dire che sono i due ragazzi più belli e popolari del liceo. Non c’è ragazza che non sia disposta a tutto pur di passare un pomeriggio con il duo P&G, e i maschi si affannano per riuscire a diventare loro amici intimi.
In realtà a quei due non interessa nulla della popolarità, tant’è che sono gentili praticamente con tutti; senza differenza di età, sesso o posto a sedere alla mensa.
Le loro descrizioni ve le risparmio per domani, tanto appena arriveranno a scuola potrete sentire voi stesse gli elogi a quei due bronzi di riace.
Chi sono io per sapere tutte queste cose, mi state chiedendo? Beh, lo scoprirete più avanti, dopotutto non ha molta importanza. Trattatemi un po’ come Gossip Girl, ecco, ma questo non vuol dire che io sia per forza una donna. Chissà.
Comunque!  
Gale è il portiere della squadra, mentre Peeta è l’attaccante di punta; con loro due in campo è vittoria assicurata per il liceo Scarlini Della Torre.
Entrambi eccellono in quasi tutte le materie (tranne qualche deficit più che legittimo come biologia per Peeta, e chimica per Gale). E quando uno ha un problema, nonostante gli sbuffi e gli sguardi truci, l’altro cerca sempre di salvarlo in qualche modo; anche se questo vuol dire passare un pomeriggio intero a preparare i bigliettini per l’altro, anche se gli argomenti sono molto più difficili o già noiosi per la differenza di classe.
.. Anche se per aiutarli, questo vuol dire arrampicarsi sul tetto della scuola, dover andare dall’altra parte dello stato in treno nascosto in stiva per recuperare l’altro, scappare da una folla di inferociti tifosi della squadra opposta, finire in un tunnel di scarico o farsi quattro giorni come un eremita in montagna mentre i genitori a casa chiamano la polizia disperati denunciando la loro scomparsa.
Si, insomma: insieme ne fanno di ogni.. forse un giorno vi racconterò tutte queste avventura sopra citate.
Ma questi due ragazzi, sono la vita della cittadina di Panem. Tutti li adorano, li abbracciano quando passano per le strade e a Natale li sommergono di bigliettini d’auguri.
Ehm, preferirei non affrontare il ricordo di S. Valentino dell’anno scorso, ma ve lo concedo: quel giorno, una ragazza si è tatuata sul seno il nome di Peeta e ha iniziato a ballare mezza nuda davanti a casa sua.
Quando il povero ragazzo è uscito con un maglione per coprirla e chiederle di smettere, un gruppetto di infoiate l’hanno tramortito con un cuore gigante di feltro, imbavagliato e trascinato per la strada fino al baule della loro macchina.. ma questo solo dopo aver fatto la stessa cosa davanti a casa di Gale.
Quando Peeta aprì gli occhi, si trovò immerso in un letto di petali di rose e cioccolatini, con Gale affianco imbavagliato e legato al letto come lui.
Quelle psicopatiche del Priorato del P&G’s Fan Club avevano organizzato una trappola infallibile: con l’escamotage della danzatrice seminuda, li hanno tramortiti entrambi e trascinati in un albergo con la speranza di fare qualche orgia strana e godere dei loro corpi. Avete capito, il “priorato”??
Fortuna che la portinaia alla reception ha sentito per tempo gli ululati dei due poveri ragazzi, altrimenti ora sarebbero rinchiusi in qualche centro di recupero mentale. Peeta, a dire il vero, ogni tanto rabbrividisce ancora a ricordarlo; Gale invece si fa quattro risate.
Una cosa è certa: da allora non riescono a vedere nemmeno un peluche a forma di cuore senza saltarsi in braccio a vicenda e scappare come foche impaurite.
 
Nel ritorno a casa dalla scuola, Peeta e Gale camminano sempre insieme fino a casa da quando mi ricordo.
Li ho visti con il grembiulino blu scuro e gli zaini grossi il doppio accompagnati dalle mamme per andare alle elementari, con le biciclette sfreccianti verso le scuole medie, e a piedi verso la fermata dell’autobus per le scuole superiori.
Non vi sto a raccontare il dramma che fecero quando Gale, alla fine della terza media, dovette abbandonare Peeta per andare alle superiori. Il suo primo giorno di liceo, salito sull’autobus, si mise a salutare Peeta dal finestrino con un fazzolettino bianco, recitando l’addio di Tristano a Isotta.
Quel giorno tutto il quartiere dodici osservò un simpatico minuto di silenzio per quei due.
Gesù, figuratevi quando Gale prenderà il diploma.
Beh, vi stavo dicendo: ogni giorno tornano a casa insieme, anche dopo gli allenamenti di calcio.
 
– Allora me lo prepari il trattato di chimica per domani? – domanda Gale, portando sulle spalle la borsa di calcio e lo zaino. Peeta, alla sua destra, annuisce respirando una boccata dalla sua sigaretta.
Si, care ragazze. Il più piccolo dei Mellark fuma da qualche anno ormai. Nessuno sa se ha iniziato per ribellarsi a sua mamma (una vera strega) o per gusto suo; fatto sta che ormai il suo profumo di tabacco e pane, mischiato alla visione di quelle dita solide che tengono ben stretta la sigaretta, è uno degli strumenti erotici più gettonati nei diversi sogni rossi delle ragazze della sua scuola.
– Bravo nano – esulta Gale, scompigliandogli i capelli biondi e ricci.
Gale è quasi dieci centimetri più alto di Peeta, che nonostante tutto raggiunge il metro e ottantacinque. Insomma, questi due ragazzi hanno un patrimonio genetico degno della conservazione prioritaria da parte dell’ONU.
– Te lo devo – risponde Peeta – ma non tanto per i bigliettini di biologia, ma per lunedì scorso – conclude guardando in cielo. Gale rimane qualche secondo a scrutarlo cercando di ricordare, poi esplode a ridere.
– Cosa ridi?? Guarda che sono ancora traumatizzato! – ribatte Peeta pigolando.
Lunedì scorso, alias primo dicembre, alias giorno solito di riunione del comitato studentesco, Peeta ha dovuto fare il giro di tutte le classi per raccogliere le idee per le attività dell’anno, mentre Gale radunava i volontari.
Un primino piuttosto invidioso, un certo Marvel della prima A, si è messo a urlargli contro di esser stato la causa della rottura con la fidanzata.
Peeta era talmente sconvolto che rimase a bocca spalancata e occhi sgranati mentre questo si rotolava a terra piangendo, accusandolo di essere un ruba - fidanzate molesto e depravato.
Peeta si stava alquanto arrabbiando per le accuse ingiuste, ma non poteva certo stenderlo davanti alla professoressa in classe, così è intervenuto Gale che l’ha chiamata fuori con una scusa.
Gale e Peeta si capiscono al volo, basta uno sguardo.
Non voleva fargli del male, non era nella indole di Peeta essere violento. Così, non appena rimasto solo con la classe di primini, Peeta ha steso il ragazzo con un cazzotto leggero in pancia, giusto quel che serviva per farlo star zitto e per dirgli “non so nemmeno chi sia la tua fidanzata, coglione”.
Si è scoperto solo venerdì che la ex ragazza di questo Marvel, una dolcissima (all’apparenza) signorina dai capelli rossi di un anno più grande; era entrata a far parte del Priorato del P&G’s Fan Club e aveva completamente perso la testa. Da quel giorno, Peeta odia ancora di più il priorato e le psicopatiche che ne fanno parte.
Mentre i due ragazzi camminano per la strada, Gale nota dei camion e un po’ di movimento davanti alla casa che era in mezzo alle loro: scatoloni, divani e lampade creano una gran confusione.
Avvicinandosi, distinguono una bambina di forse undici – dodici anni con due lunghe treccine bionde e un gattino spelacchiato, portare dal camion al giardino una scatola grande quanto lei stessa.
Una bellissima donna alta e bionda, dirige i mobili più grandi, dando istruzioni agli addetti al trasloco.
–  Devono essere gli Everdeen – dice Peeta curioso.
–  Chi? – chiede Gale.
– Ormai è qualche giorno che la prof ci ricorda che domani arriva una nuova ragazza in classe, e annunciandolo ha detto anche che sarebbe venuta nel nostro quartiere. Dev’essere la sua famiglia quella – risponde alzando le spalle. Arrivando davanti alla suddetta casa, intonacata di rosso mattone, si fermano davanti alla signora.
– Serve aiuto, signora? Noi abitiamo qui vicino – domanda Gale.
Ah, questi due ragazzi. Per forza gli vogliamo tutti bene, no?
La signora li guarda incerta e poi sorride stupita.
– Oh, no ragazzi vi ringrazio, siamo a posto con la manovalanza – risponde cordiale. Ha una voce attraente, buona, rilassante – Comunque sono Elaisa Everdeen, ragazzi. Piacere – conclude allungando la mano verso i due. I P&G la stringono presentandosi uno alla volta con i loro sorrisi smaglianti.
Una volta salutata la signora Everdeen, Peeta batte una mano sulla spalla di Gale – Prima che io sprofonda nella chimica di due anni più avanzata per te, e sottolineo per te, te la fai una giocata alla play da me? – chiede.
– Temevo che non me l’avresti mai chiesto – dice eccitato il moro.
Ridendo e facendosi lo sgambetto a vicenda, i due fanno qualche passo in avanti raggiungendo il cancello di casa Mellark.
– Chi erano quelli, mamma? – dice una ragazza comparendo dal giardino; con i capelli lunghi e scuri legati in una solida treccia.
Con la manica della camicia a quadri rossa che indossa, si asciuga il sudore sulla fronte mentre aspetta una risposta, per evitare che con il freddo e la sudata per il trasloco, si prenda il raffreddore .
– I nostri vicini, belli accidenti. Li hai visti in faccia?? – dice la signora sgranando gli occhi chiari.
La ragazza la guarda con sufficienza, poi scuote la testa – No mamma, e nemmeno mi interessa – .
 
RECENSITE, RECENSITE, VI PREGO, RECENSITE. FATEMI SAPERE SE QUESTA.."idea"?.. PUO' VALER QUALCOSA. Giuro, io non volevo. O almeno si, volevo, ma nei miei piani avrei dovuto finire “Dormire Insieme” prima, e invece ho deciso che due long totalmente opposte possono benissimo coesistere con i miei impegni, quindi prometto di mantenere agli stessi ritmi entrambe.
Non ho resistito nel postare il primo capitolo di questa Fan Fiction assolutamente al di fuori dei libri. È senza pretese, è giusto un modo per immaginarci i nostri beniamini alle prese con la vita che noi tutti viviamo. Per chi non mi conosce, io sono MatitaGialla, shippatrice compulsiva di Peeta / Katniss e fan sfegatata di Peeta. Anche se qui, per la gioia di tutte, Gale sarà co – protagonista insieme al biondo.
Che dire, per chi non mi conosce, voglio avvisare tutti che sono un’amante delle recensioni, e che per me sono fondamentali per sapere se le mie storie vi piacciono o meno. Quindi.. recensite, recensite, recensite!! Grazie per aver letto!
A presto.

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Capitolo 2
*** 2. Quei dolcetti un po' speciali. ***


** Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.


 
2. Quei dolcetti un po' speciali
 
In Via S. Collins, quartiere dodici, cittadina di Panem; il freddo raggiunge le ossa di chiunque metta il naso fuori casa. Per strada si vede solo qualche lavoratore rincasare velocemente, con le orecchie immerse in calde e lanose sciarpe.
Sono le sette e mezza della sera, e una leggera foschia invernale inizia a riempire ogni abitacolo della zona.
La calda luce proveniente dalle finestre delle case, mostra famiglie felici che si siedono a tavola con piatti colmi di ogni prelibatezza.
Una moglie che da il pezzo di pollo più grande al marito tornato stanco da una brutta giornata di lavoro, un bambino piccolo con tutte le guance sporche di sugo, un cagnolino bianco che si alza su due zampe per ottenere una crosticina di formaggio.. delle urla gutturali e animalesche.
No, aspettate un attimo. Urla?
Tre villette identiche occupano il lato sinistro di Via S. Collins: una gialla, una rossa mattone e una azzurra.
Rispettivamente appartengono alla famiglia Mellark, da questo pomeriggio alla famiglia Everdeen, e quella azzurra alla famiglia Hawthorne. Ma da quale casa arrivano quelle urla? Oh, naturale.
Dalla mansarda dei Mellark: la camera di Peeta.
Le tre case sono identiche, e così anche le mansarde: due piccoli pogiolini, uno sul lato della strada e uno rivolto al giardino, e due grandi finestre ai lati, che davano sulla mansarda affianco.
– Oh, merda! – grida Gale mettendosi le mani ai capelli – Scappa sfigato! Ti sta per ammazzare! –
– Come faccio!? Ho una gamba affettata! – risponde ad alta voce Peeta con la sigaretta stretta all’angolo delle labbra.
– Non ti è rimasta nemmeno un’arma? – pigola Gale sempre più agitato, aggrappandosi al bracciolo della poltrona.
– Ho una lancia, ma devo darmela a gambe! – risponde il biondo.
Da l’ultima boccata alla sigaretta prima di spegnerla nel posacenere velocemente tra un comando e l’altro, scostandosi dagli occhi i ricci biondi che gli cadono sul viso.
Tipico dei P&G: rintanarsi in una cortina di fumo fino all’ora di cena, giocando ai videogame. A volte mi domando come possano essere così intelligenti.
Peeta mette in pausa, salva la partita e spegne la TV. Rimane fermo a fissare l’involucro del gioco.
– Gran figata – dice, facendo con la testa un segno di approvazione.
– Vero? – rintona Gale soddisfatto – Me l’aveva detto Finnick alla partita, che sto Hunger Games è come una droga –
– Ti immagini andarci veramente? – domanda Peeta dubbioso. Il suo amico moro scoppia a ridere.
– Moriresti con la gamba squartata nel giro di tre secondi proprio come nel gioco. O come minimo ti innamoreresti della tua compagna di distretto – risponde tra le risate Gale.
Il ragazzo biondo lo guarda con sufficienza. – Certo! – esclama – E poi chi non si innamorerebbe di m – domanda con la sua faccetta maliziosa, ma non riesce a finire la frase perché un cuscino gli arriva dritto in faccia. 
– Non dirlo a voce troppo alta, potrebbe esserci una delle psicotiche in agguato – bercia Gale appiattendosi contro il muro e guardandosi attorno, ma alla risata di Peeta, l’occhio gli cade sull’orologio.
– Devo andare. Stasera non esco, altrimenti mamma non riuscirà ad andare alla riunione con le maestre di Vick – dice Gale avvicinandosi alla porta.
– ricordati di chimica – conclude sorridendo.
Peeta annuisce e lo butta fuori dalla stanza con un calcio amichevole. Prima di chiudere la porta, alza il pollice verso Gale. – Alle undici? – domanda Peeta.
L’amico moro in risposta, alza il pollice in su e annuisce, svanendo giù per la tromba delle scale.
I P&G dormono entrambi nella mansarda delle loro rispettive case: Gale ci dorme sin da bambino essendo il più grande, mentre Peeta ha conquistato la cima del nido solo da un anno, da quando suo fratello maggiore è partito per l’università.
A dire il vero la camera sarebbe spettata di diritto a Pebble, il mezzano, ma Peeta attuò un’infallibile tattica per impossessarsi della mansarda: al momento del trasloco da una camera all’altra, il più piccolo dei Mellark convinse la madre Hexe* ad aiutare Pebble a portare i libri di scuola al piano di sopra.
“Che schifoso bastardo” berciò sottovoce il mezzano, mentre Peeta se la sghignazzava piegato in due nell’angolo della cucina.
Tranquille, ora vi spiego: Pebble è un buon ragazzo, discreto a scuola e tra le ragazze riscuote un egregio successo.. ma è un segaiolo in prima linea.
Da anni ormai colleziona segretamente la rivista porno più in voga del momento. Tra l’altro, quel mese era riuscito ad arrivare per ironia della sorte, al sessantanovesimo numero.
Inutile discutere degli inserti speciali contenuti dal giornaletto: quel segaiolo ululò in bagno per diversi giorni fino a quando Peeta non lo minacciò di soffocarlo nel sonno.
Fatto sta che con molta cura, Pebble nasconde tutti i giornaletti porno in mezzo ai libri di scuola, libri che Hexe non controlla mai; quindi sarebbe risultato impossibile fare il trasloco di camera senza che la strega trovasse le riviste, motivo per cui il mezzano decise all’improvviso di voler rimanere nella sua vecchia stanza. Cedendo così, il posto a Peeta.
Il commento di Gale era stato: “Hai capito l’angioletto, tanto di occhioni azzurri e capelli biondissimi e poi sei più subdolo di una faina”; ma Peeta non aveva risposto alla provocazione, anzi, brindarono alla grande la “prima sera di mansarda”.
 
Undici di sera, via Collins, quartiere dodici, Panem.
Ora, ragazze mie, passiamo ai comandamenti non scritti dei P&G che incontrerete lungo questa storia. Comandamento dei P&G numero uno:
“Mai abbandonare il tuo migliore amico, in nessun momento.”
Ogni sera prima di andare a dormire, non importa se sono stati fuori fino a cinque minuti prima con gli amici o con qualche ragazza; ogni sera, che sia inverno o estate, che uno abbia la febbre o sia stravolto dalla stanchezza; prima di andare a dormire entrambi vanno sul proprio pogiolino rivolto verso il giardino, e con una torcia si fanno luce a vicenda.
Gale aspetta che Peeta fumi l’ultima sigaretta della giornata, e Peeta lancia con una mira perfezionata negli anni, un pasticcino o un biscotto avanzato dalla panetteria a Gale.
Sono anni che ormai Gale non va a dormire senza un dolcetto del panificio di Peeta nello stomaco.
Il tutto iniziò quando Gale anni fa perse il padre in un incidente stradale: seguì un lutto straziante per giorni in tutto il quartiere, con Hazelle (la mamma di Gale) incinta e altri due bambini oltre al primogenito da mantenere. Gale per la nausea non mangiò per diversi giorni.
Quando la sera dopo il funerale, il ragazzino si rannicchiò fuori dal pogiolo della sua stanza a piangere, Peeta fece capolino dall’altra parte.
– Hai mangiato oggi? – chiese Peeta con voce triste. Gale scosse la testa in segno di negazione, e rimasero in silenzio nel buio della sera per qualche minuto.
Il silenzio tombale era straziante persino per Peeta, che vedeva da esterno la situazione.
Ad un certo punto, quasi a voler rasserenare la situazione, un gorgoglio affamato tuonò dallo stomaco del ragazzino con i capelli scuri.
Peeta balzò in piedi, e senza dire nulla corse giù in cucina a prendere un dolcetto avanzato quel giorno dalla panetteria. Senza proferire parola lo lanciò con timore verso il balcone di Gale.
Per una mistica e tenera fortuna il pasticcino glassato finì proprio tra le sue mani, e lo mangiò velocemente incurante di mostrare al suo migliore amico gli occhi traboccanti di lacrime.
Da allora, è una tradizione alla quale raramente erano mancati.
All’inizio, essendoci una casa a separarli, Peeta non riusciva sempre a centrare il bersaglio.
Capitarono anche episodi piuttosto divertenti: come quando meno di tre anni fa, il lancio fatto troppo lungo sparò il pasticcino nel giardino del vicino celiaco, diabetico e allergico al latte.. Nota ancora più dolente? Estremamente goloso.
Quando il signor Plutarch quella sera uscì nel giardino per fumarsi il suo sigaro quotidiano accompagnato da un goccetto gentile di Rhum, e notò il pasticcino ben incartato a terra, non esitò un secondo dal mangiarlo.
Sapeva che i due ragazzi si lanciavano prodotti da forno da una casa all’altra, e quella volta il bottino era finito tra le sue mura, quindi gli apparteneva.
Non passarono nemmeno due minuti che svenne a terra, lasciando al vento il bicchiere di Rhum che gli cadde dritto in testa.
Gale aveva gli occhi sbarrati fissi sul giardino del signor Plutarch – Oh mio Dio. Mi hai ucciso il vicino! – strillò a bocca spalancata, voltandosi verso il balconcino di Peeta.. che era vuoto.
In tre secondi una figura nascosta dal buio correva affannato lungo il giardino di casa Mellark, scavalcando la recinzione di casa Everdeen (all’epoca apparteneva agli Undersee, ma quando il capofamiglia entrò in politica si trasferirono vicino al comune  di Panem) e poi quello della famiglia Hawthorne.
Gale non sapeva se ridere o andare ad aiutarlo, ma era troppo divertente vedere Peeta che saltando le recinzioni dei giardini, pigolava “dio fa che non sia morto, dio fa che non sia morto, dio fa che non sia morto” e si schiantava sui cespugli o ruzzolava in mezzo alle rose che la figlia degli Undersee aveva piantato con tanto amore.
Quando però Peeta tuonò un – disgraziato vieni giù! – , Gale si rese conto che era riuscito ad arrivare nel suo giardino e stava per arrampicarsi sulla staccionata del signor Plutarch.
– Vuoi scherzare? Mettono dentro anche me se ci trovano sulla scena del delitto! – protestò il ragazzo moro aggrappandosi alle inferriate del pogiolino.
Bastò naturalmente un dito medio alzato di Peeta, a far scoppiare a ridere Gale e convincerlo a scendere.
Fortunatamente, con un indice glicemico spaventoso, il signor Plutarch si riprese dopo una mezzoretta; tempo durante il quale i due ragazzi correvano a destra e manca per il giardino immaginando la loro vita dietro le sbarre.
La vera impresa però, era stata alzare il vecchio ciccione di peso e metterlo seduto sulla sedia in vimini.
Da quel giorno, Peeta ha la premura di lanciare ogni mercoledì un pasticcino senza glutine anche nel giardino del signor Plutarch.
Ve l’ho detto, che non si può non amare questi due.
Stasera, il “lancio del dolce” viene eseguito con estrema cura e Gale, avvolto in una calda coperta, mangia soddisfatto il dolcetto alla banana che il signor Mellark aveva portato a casa quella sera tornato dal lavoro.
Mentre il viso di Peeta si illumina del fuoco dell’accendino, Gale “sussurra ad alta voce”:
– Mi hai fatto il trattato? –
Peeta alza gli occhi al cielo – Si! Accidenti Gale, quando ti ci metti sei peggio di mia madre – risponde.
– Grazie – esclama raggiante Gale spegnendo la torcia.
Rimangono in silenzio qualche secondo, poi una luce nuova li attira. Era troppo tempo che nessuno abitava nella vecchia casa degli Undersee, e quando la luce della mansarda della casa in mezzo si accende, i due balzano in piedi quasi spaventati prima di ricordare i nuovi inquilini.
Osservano la finestra cercando di intravedere qualcosa, e quando Gale nota passare dalla parte della casa affianco alla sua una ragazza con i capelli scuri in mutande e reggiseno, fischietta allegro.
– Amico mio, carne fresca a ore dodici! –
Peeta alza le mani al cielo – Sia ringraziato il signore! Quando Madge se n’è andata eravamo troppo piccoli per capire il vantaggio delle mansarde uguali! –
Il chiarore della luna, illumina a sufficienza il viso di Gale che inarca le sopracciglia.
– Guarda che tu sei ancora un moccioso! Sei piccolo in ogni caso! – dice ridendo, ma stando attento a tenere contenuto il tono di voce, non vorrebbe mai svegliare Hexe o sua madre.
Peeta spegne la sigaretta e gli sorride. –  Vero, ma ho avuto un bravo maestro –
–  Vero anche questo –  replica Gale gonfiandosi il petto, orgoglioso. La luce della mansarda di casa Everdeen si spegne, lasciando al buio completo i P&G.
–  Buona notte, Gale – sussurra Peeta, brandendo in aria le braccia in segno di saluto; e quando il suo amico le alza a sua volta, scivola in camera abbandonandosi sotto le coperte.
 
Via S. Collins, quartiere dodici, Panem. 06:50 del mattino.
Gale corre trafelato quei venti metri che separano il suo cancello da quello di casa Mellark.
Il borsone del calcio gli sbatte sulla schiena imponente, e i capelli scompigliati e gli occhi gonfi permettono di contare sulle dita di una mano quanti siano i minuti che il maggiore degli Hawthorne abbia aperto gli occhi.
Assottigliando lo sguardo riesce a individuare al di là della finestra della cucina di Peeta, quest’ultimo trangugiare con lo stesso movimento un qualcosa di soffice e caldo e un bicchiere di latte gigante per poi uscire dal suo campo visivo.
Passa un minuto e Peeta esce correndo nelle identiche condizioni di Gale: capelli scompigliati, occhi gonfi, in mano qualche libro che stringe al petto, borsone del calcio caricato in spalle, un dolcetto in bocca.. e un gran sonno.
– Siamo in ritardo! – mugugna Peeta mentre, correndo a passo svelto affianco al suo amico, prende un foglio e glielo schiaffa in mano.
– Tieniti la tua schifosissima chimica – dice il biondo.
Gale sorride e si ficca con poca cura il foglio nella tasca del giaccone – Perderemo l’autobus – trafela in mezzo alle nuvolette che il suo respiro caldo crea. Peeta al pensiero rabbrividisce e aumenta il passo.
– Giammai! – grida staccando di qualche metro di distanza Gale.
In fondo alla via, un autobus piuttosto giallo e piuttosto rumoroso tossisce fumo nero.
Una signora dallo sguardo attento scruta l’orizzonte e attende seduta al posto del guidatore.
Quando Peeta raggiunge con un balzo le scalette del bus, lo guarda allegra. – fuma di meno.. – dice.
Peeta si siede e abbandona la testa sul sedile cercando di riprendere fiato a grandi boccate – Sto per sputare un polmone, Glenn – risponde.
– Beh occhio a non vomitarlo addosso a.. oh, buongiorno Gale – cinguetta mantenendosi raggiante Glenn Jackson, mentre Gale si aggrappa alle scalette e ansima come una gorilla in travaglio.
Glenn Jackson è l’autista di tutti i pullman che dalla periferia portano e ritornano al centro città di Panem.
Non si sa come, ma riesce a svolgere sia il servizio delle 06:55 che quello delle 07:26 ogni mattina; quando il tempo necessario per arrivare al centro sono venticinque minuti spaccati.
C’è chi giura che nei pochi minuti restanti travolga chiunque gli passi sulle strisce pedonali; i più anziani della città sono convinti che abbia fatto un patto con satana in persona per fermare il tempo, e altri invece ammettono semplicemente che è una pazza scatenata quando non ha studenti a bordo.
Fatto sta che a nessuno interessa saperlo veramente, perché con Glenn Jackson che ci sia il sole o l’apocalisse, non si fa mai tardi a scuola.
Ad ogni modo, Glenn svolge la tratta delle 06:55 solo per due persone di solito: ovviamente, i nostri P&G.
– Non vi sarò mai abbastanza debitrice per tenermi compagnia in questa tratta! Se non ci foste voi due ogni mattina, sai che noia! – esclama sorridente mentre traffica con il pulsante per chiudere la porta.
Mentre Gale, a testa china e fiato mozzato, alza una mano aspirando un – è un piacere, Glenn – delle urla vicine raggiungono le orecchie dei tre, che voltano lo sguardo verso la strada.
Una ragazza di statura media, avvolta in una giacca enorme e imbacuccata come un eschimese, corre verso l’autobus urlando: – Aspettate! Aspettate per favore! –
– Bene, bene! Un’altra passeggera! – urla felice Glenn sfregandosi le mani.
La ragazza si affretta a salire, e con fiato corto ansima un grazie alla gentile autista, che ammicca facendole l’occhiolino.
– Come ti chiami, cara? – domanda Glenn avviando il pullman.
– Katniss Everdeen – risponde agitata la ragazza sedendosi al primo sedile, cercando anche lei di riprendere fiato
– mi sono trasferita ieri e non sapendo la strada per la scuola ho preferito prendere l’autobus presto e –
– A che scuola vai? – chiede la signora senza lasciarla finire.
– Scarlini della Torre – ansima Katniss togliendosi il cappello lanoso.
– Oh! – esclama Glenn – ti ci accompagnano quei due scansafatiche là in fondo, cara –
Peeta e Gale che si sentono presi in causa, alzano gli occhi verso la ragazza e fanno entrambi un mezzo sorriso in cenno di saluto. – Ciao – mugugnano all’unisono addormentati, tornando a sprofondare la faccia tra le sciarpe pesanti.
– Ciao – risponde Katniss perplessa, rivolgendo uno sguardo interrogativo verso l’autista.
– Non preoccuparti, lasciali carburare una decina di minuti e poi vedrai che sono simpatici.. ma occhio a non far ingelosire le oche ovariche che gli girano attorno – dice Glenn non distogliendo lo sguardo dalla strada. 
– Quali oche? – chiede inarcando le sopracciglia Katniss, ma Glenn fa roteare l’indice come dire “poi capirai”.
Il primo a destarsi dal coma è Peeta, che apre gli occhi in un sussulto. Quando nota Gale accoccolato sulla sua spalla con le guance purpuree, se lo scaraventa di dosso con un ghigno.
Per poco Gale non cade dal sedile. – Stupido! – urla, facendo sussultare Katniss seduta sempre sui sedili in prima linea. Peeta ride e lo scavalca, andando verso Glenn e Katniss.
Si siede proprio dietro l’autista, nella fila affianco alla ragazza, tendendogli la mano.
– Sono Peeta – dice il biondo, sorridendo amichevolmente.
– Katniss – risponde la ragazza stringendogli la mano, sorridendo timidamente a sua volta.
La mano calda e forte di Peeta, lascia il segno nello sguardo di Katniss, che sembra essere assorbita da quella stretta così piena di calore.
Lei non riesce nemmeno a guardare bene il viso di Peeta, che una mano grande il doppio scansa di lato il biondo. – Spostati, scemo – dice Gale ridendo, facendolo spostare dalla parte del finestrino.
– Io sono quello bello, alto e forte – sussurra sorridendo dolcemente – mi chiamo Gale –
Katniss sembra arrossire leggermente, ma scrolla le spalle e stringe anche la mano del moro.
– Si ma sei anche il più vecchio – bercia Peeta nascosto in mezzo al sedile.
– Qui di vecchia ci sono solo io! – si intromette allegra come sempre Glenn Jackson.
– Sai che vivi in mezzo a noi due? – esorta il biondo, sbucando dietro le gigantesche spalle di Gale, che annuisce osservando Katniss.
– Davvero? – chiede lei stupita, distogliendo lo sguardo – meno male, almeno per i primi giorni so a chi rivolgermi –
I tre si sorridono timidamente, e silenziano per qualche minuto osservando i quartieri sfrecciargli davanti.
Sono quasi al quartiere quattro, quando lo stomaco di Katniss inizia a brontolare. Lei si copre la pancia con le mani imbarazzata, quando i due ragazzi e l’autista scoppiano a ridere.
– ehm.. avevamo il frigo vuoto! Mia madre deve ancora fare la spesa e stamattina non ho fatto colazione – si giustifica prontamente Katniss, arrossendo violentemente.
Peeta la osserva attentamente, poi rovista velocemente nella tasca esterna del suo borsone da calcio tirandone fuori una busta marrone.
– Tieni – dice Peeta, allungando una mano verso Katniss.
La ragazza si volta e osserva con adorazione la mano del biondo, che sorregge saldamente una focaccina dall’aspetto invitante. – davvero? – chiede lei, non scomponendosi.
– Mangia, mangia – rimarca l’invito Peeta, sorridendo armoniosamente.
– Suo padre è panettiere: sono focaccine al formaggio quelle, sono deliziose – ammette Gale.
Katniss, che sente il gorgoglio del suo stomaco aumentare, non se lo fa ripetere due volte.
– Grazie – dice riconoscente, affondando i denti nella focaccia profumata e lievemente calda, guardando con la coda dell’occhio Peeta che ammicca un sorriso. 
 
– Ciao Glenn a più tardi, grazie! – esclamano Peeta e Gale all’unisono scendendo dall’autobus, seguiti da Katniss che saluta cordialmente la signora.
La piazza della città di Panem non è diversa da qualsiasi altra piazza cittadina: studenti che scendono dall’autobus per incamminarsi alla scuola, i lavoratori che armati di valigetta ventiquattrore si apprestano ad un’altra snervante giornata, traffico, smog.. si insomma: una città.
Katniss si avvolge la testa con il suo cappellone, rabbrividendo per il freddo di dicembre che le penetra nelle ossa, e segue silenziosamente i due ragazzi, iniziando ad osservarli con vago interesse.
– Ehi – li chiama. I P&G si voltano, abbagliandola con i loro splendidi sorrisi.
– Perché venite a scuola così presto? Insomma, oggi è il mio primo giorno e non volevo perdermi – dice Katniss – ma voi? Perché siete già qui? –
Domanda interessante ragazza!
Ma per la risposta, serve presentare il comandamento numero due dei P&G:
“Delle psicopatiche non ti fidare, se sulla preside non puoi contare”
Peeta fa per aprir bocca per rispondere alla sua domanda mentre cerca una giustificazione che non li faccia apparire dei presuntuosi, quando scruta in fondo al viale una ragazza che saltella allegra verso di loro, sbracciandosi nel salutarli. I capelli biondi raccolti in due codini, una gonnellina nera in tessuto pesante e un cappotto dalle cuciture adorabili: una ragazza bella e amorevole, di primo impatto, non c’è che dire.
Gale mette a fuoco nella stessa direzione e soffoca un sussulto. – Delly! –
Il ragazzo moro afferra la mano destra di Katniss, mentre Peeta si premura di aggrapparsi velocemente alla sua sinistra.
– Dobbiamo correre a scuola – dice serio Peeta.
Credo sia ovvio giungere alla vostra conclusione: Delly, presidentessa del Priorato.
Non ridete ragazze, la situazione è piuttosto seria.
Delly è una ragazza stupenda, educata e simpaticissima, oltreché molto intelligente.
L’unica sua pecca è di avere una vera e propria sindrome maniacale per i P&G.
Non farebbe nulla di male ai due ragazzi, oltre ad essere un po’ appiccicosa e provocatoria, ma la povera ragazza della terza F, una certa Clove, non sarebbe d’accordo.
A maggio dell’anno scorso Clove riuscì a destare l’interesse di Gale, il quale accettò il suo invito ad uscire per un gelato. Quando la ragazza della quarta convinse anche Peeta ad andare con loro per far coppia con la sua migliore amica Lux, che ha una cotta per Peeta dalle medie, Delly andò fuori di testa.
Le tirò talmente tanto i capelli da strapparle una ciocca intera dalla nuca, e la chiuse dentro lo sgabuzzino dei bidelli.
Quando poi, presa dal rimorso, Delly corse dai due ragazzi per confessare tutto sommersa dalle lacrime, i P&G iniziarono a non tollerare più quella assurda situazione; e dopo un colloquio con la Paylor, decisero di stilare appunto il comandamento in quanto la preside non avrebbe fornito loro nessun tipo di aiuto.
Anzi no, una cosa la fece la Paylor.
Mandò Delly dallo psicologo della scuola: il professor Haymitch Abernathy.

 
 
*Hexe (mamma di Peeta): strega in tedesco.
 

Ricordo che questa vuole essere una long - fic sulla linea della commedia; non è mio interesse sforare nel demenziale. Inoltre so di aver inserito in modo frettoloso gli altri personaggi, ma non preoccupatevi che non è una scelta casuale.
Ehm, che dire.. le vostre recensioni al primo capitolo mi hanno messo una tale responsabilità addosso, che spero proprio di non aver deluso le vostre aspettative!
Mentre porto avanti il betaggio del nono capitolo di Dormire Insieme (che oserei dire è tutto un altro scrivere rispetto a questi capitoli così leggeri), ho deciso di regalarvi questo secondo capitolo, così da farvi arrivare all’aggiornamento di D.I. sufficientemente allegre.
Spero che vi sia piaciuto.
Recensite, fatelo sempre, anche con critiche e consigli.
A presto care lettrici!! (perché do per scontato che siate tutte donne??)
MatitaGialla

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Capitolo 3
*** 3. Sono popolari, se non l'hai capito. ***


** Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
 
3. Sono popolari, se non l'hai capito.

Quartiere zero, Panem: Liceo Scarlini della Torre, ingresso principale.
Si possono udire persino da dove sono io ora (eh eh, vi piacerebbe sapere dove, vero?) gli ansiti dei nostri P&G che con il fiato corto cercano di recuperare il fiato.
Assieme a loro, una ragazza piccolina dai capelli scuri si toglie velocemente la sciarpona di lana pesante che la accalda dopo la corsa.
– Non si può arrivare alle sette e mezza del mattino e sputare i polmoni per la seconda volta – ansima rumorosamente Peeta, poggiandosi una mano sul petto.
– Devi smettere di fumare – ribatte Gale facendo dei respiri profondi per equilibrarsi.
Peeta lo guarda con occhi annoiati, e mentre riprende fiato si volta verso Katniss.
– Buon primo giorno di scuola! – dice sorridendo.
– Voi due dovete spiegarmi un po’ di cose – ribatte infastidita la ragazza sventolandosi una mano davanti la faccia. – Perché siamo scappati via? – domanda.
Gale la osserva attentamente. Quegli occhi grigi tanto simili ai suoi, così sprezzanti e distaccati.
Occhi forti, adatti ad una ragazza di carattere, anche se ancora non la conosce abbastanza.
Quel tono diverso dalle altre ragazze però, lo attira.
Sembra proprio avere il carattere tanto simile a quello di..
Gale viene distolto dai suoi pensieri quando Katniss, spazientita, richiede: – Perché siamo scappati via? –
I P&G si guardano in cerca di una spiegazione. Non possono certo dire la verità, che figura farebbero? Non tirereste mica un pugno voi a due ragazzi che affermano di essere il desiderio sessuale dell’intera scuola?
Ecco appunto. Gale alza una mano in segna di resa; mentre con l’altra indica Peeta.
– Beh, te lo spiegherà sicuramente Peeta, visto che siete compagni di classe – esordisce raggiante Gale.
– Davvero? – domanda Katniss.
– A quanto pare – ribatte Peeta lanciando una gomitata nel costato dell’amico moro affianco, che si piega in due con un verso sofferente. – Maledetto, ora che le dico? – bercia silenzioso Peeta verso l’orecchio di Gale piegato su se stesso. Poi Peeta, si illumina.
– Facciamo che te lo spiego dopo. Ora non dovresti andare dalla preside a dirle che sei arrivata? – domanda il biondo sperando in una risposta affermativa.
– Cavolo, hai ragione! – sussulta preoccupata Katniss guardando l’orologio.
– Sempre dritto, fino a che non vedi una nonnetta di trecento anni ma più glamour di Whitney Houston e..–
– Whitney Houston? Non è morta? – chiede la ragazza perplessa.
– Gesù, hai ragione. Allora Jil Sander! Beh quando arrivi da lei sappi che è il capo dei bidelli, si chiama Sae. Dopo il suo banchetto di scope e detersivi c’è l’ufficio della preside –
Katniss con un sopracciglio alzato se ne va correndo, urlando un “grazie” a Peeta che tira un sospiro di sollievo sventolando leggermente la mano. 
Nel frattempo Gale si è rialzato con una mano premuta contro il suo costato.
– Mi hai fatto male – ringhia.
Peeta lo guarda con finto dramma e si sporge per dargli un bacio sul petto, ma una mano di Gale lo allontana immediatamente ridendo. – Vieni fuori a farmi compagnia? – domanda Peeta tirando fuori dalla tasca le sigarette.
Gale annuisce, e insieme al riccio biondo si avvia verso il cortile della scuola.
– Secondo te Delly l’ha vista? – domanda Gale preoccupato, sedendosi sul borsone da calcio.
– Parli della nuova? Aspetta, com’è che si chiama.. ah, Katniss? – chiede Peeta – Temo di si, se non altro le ho entrambe in classe e posso tenerle d’occhio – conclude aspirando una grande boccata di fumo.
– Finnick a ore nove – dice poi Gale.
I P&G aspettano sorridendo Finnick che si avvicina a loro.
Ok, ora vi racconto di questo ragazzo: Finnick Odair ha la stessa età di Gale, vive nel quartiere quattro ed è il capitano della squadra di calcio.
Capelli biondi, occhi azzurri, muscoloso, alto una media tra Peeta e Gale, labbra carnose e un “culo stratosferico” a sentir parlare le ragazze di quella scuola.
Fino alla sua terza liceo era considerato, come i P&G, un richiamo famelico e magnetico per ogni ormone femminile in circolo a meno di cinque chilometri di distanza, con l’unica differenza che lui non scappava.
Al contrario, era ben felice di godere di ogni piacere sessuale che le sue compagne di scuola erano disposte ad offrirgli.
Tuttavia quando a novembre del suo terzo anno una ragazzina di un anno più piccola ignorò ogni sua avances, s’innamorò perdutamente di lei e addio alla macchina da sesso marchiata Odair.
C’è chi lo aveva accusato di essersi innamorato di una pazza che vive tra le nuvole e di condannare se stesso a perdere le migliori ragazze della sua vita; ma la piccola Annie Cresta aveva rubato il suo cuore e da allora, una volta riuscito a conquistarla, sono inseparabili.
Annie è piccola e minuta, capelli castani ramati e occhi verdissimi e sognanti; timida e graziosa come il suo nome, Annie Cresta frequenta ora la quarta liceo, ha diciassette splendidi anni, una passione innata per il nuoto, una sorellina adottata di nome Rue, due criceti e quattro pesciolini rossi.. ed è al secondo mese di gravidanza.
EH SI!
C’è chi lo ritiene tutt’ora uno scandalo, uno spreco drammatico per Finnick e un abominio per una ragazzina all’apparenza così pura.
Tuttavia, nonostante il gossippamento compulsivo che girò per diverse settimane in tutta la città; ora la notizia si è placata, e Annie e Finnick ( e i loro incazzatissimi parenti ), insieme iniziano ad accettare l’idea di dover diventare genitori.
Da quando si è sparsa la voce della gravidanza di Annie, le fan di Finnick si sono rassegnate e hanno smesso di perseguitarlo, per la sua gioia.
Ad ogni modo, rimane comunque uno dei tre sogni erotici del liceo.
Dove siamo rimasti? Ah si, Finnick avanza verso Gale e un Peeta immerso nel suo tabacco.
– Ciao, papino – dice sorridendo dolcemente Gale.
Finnick saluta con il suo splendido sorriso gli altri due ragazzi (mandando a quel paese Gale, però), e ora che sono tutti e tre assieme, il mondo femminile può morire felice.
– Avete provato il gioco? – domanda Finnick posando a terra il borsone da calcio.
I due annuiscono. – Peeta ovviamente è morto nel giro di dieci minuti – esclama ridendo Gale.
– Mi hanno affettato una gamba – ammette sconsolato il biondo stringendosi nelle spalle.
Rimangono un paio di minuti ad accordarsi degli allenamenti del pomeriggio, quando dal cancello entra Annie con un cappottino leggermente stretto in vita.
Gli occhi di Finnick si illuminano, muove un passo per raggiungerla ma poi si blocca velocemente verso i due ragazzi seduti sui borsoni.
– Ci sono Delly e Madge insieme, dietro Annie; vi conviene andare in classe velocemente – sussurra prima di andare verso la sua ragazza e baciarla sorridendo.
I P&G si affrettano a raccogliere il borsone e darsela a gambe verso il portone d’entrata, ma non sono abbastanza veloci.
– Peeta! Gale! Ciao!! – Esclamano raggianti le due ragazze all’unisono, facendo bloccare di colpo i due ragazzi, che rabbrividiscono e si voltano molto, molto, molto lentamente.
Delly e Madge, rispettivamente presidente e vice – presidente del Priorato del P&G’s fan club hanno due anni di differenza come Gale e Peeta, e sono amiche dall’infanzia.
Entrambe originarie del distretto dodici, Madge anni fa abitava in mezzo ai P&G, come già vi accennavo ieri sera mentre si svolgeva il solito ritrovo serale sul balcone.
Quando si è trasferita con la famiglia in centro a Panem, ancora non si rendeva conto di quello che lasciava ai suoi estremi.
Se n’è accorta poi, quando ha ritrovato i suoi ex vicini di casa al liceo, fighi come non mai.
Madge è in classe di Gale sin dal primo anno; e quando in seconda ha rischiato la bocciatura per la sua totale incompetenza in tutte le materie legate alla matematica, c’è stato solo un modo che l’ha convinta a mettersi di buona lena e studiare come una disperata: l’idea di non poter più vedere Gale ogni minuto delle lezioni.
Quindi ecco, quelle due sono l’accoppiata perfetta: Delly, psicopatica e veneratrice dei P&G ma estremista del TeamPeeta è in classe proprio con il biondino; mentre Madge neanche farlo apposta, è psicopatica e veneratrice dei P&G ma estremista del TeamGale.
Quando hanno fondato il priorato, mezza scuola femminile si è picchiata selvaggiamente per rientrare nella lista societaria. Da allora, ne accadono di ogni colore a quei poveri disgraziati; come ad esempio la vicenda di Clove, che tutt’ora si copre la testa, quando passa davanti a Delly.
Purtroppo lo psicologo della scuola, il professor Abernathy Haymitch, non era totalmente in sé quando la Paylor spedì Delly nel suo ufficio.
Quando infatti la biondina chiuse nello sgabuzzino di Sae La Bidella la povera Clove, il Dott. Haymitch era esausto e addormentato sulla sua scrivania, con i capelli arruffati.
Il problema stava nella notte trascorsa: il povero uomo aveva dovuto girare tutta la città in macchina alla ricerca di un baldacchino aperto alle due del mattino, che preparasse Muffin all’uva passa per la moglie da poco incinta: Effie Trinket; che per ironia della sorte insegnava e insegna tutt’ora ( con il suo pancione ormai al settimo mese ) chimica al triennio dello stesso liceo; e quindi ai nostri P&G.
Fatto sta che la professoressa Trinket l’aveva sbattuto fuori di casa in pigiama, urlando di non tornare fino a quando non avrebbe avuto in mano un Muffin ancora caldo.
Inutile dire che il Dott. Haymitch dovette aspettare l’apertura dei forni dei Mellark alle cinque del mattino, e attendere la preparazione del dolce pasticcino.
Per questo lo psicologo non era stato, quel giorno caldo di maggio, in grado di internare al manicomio quella psicopatica di Delly; era troppo stanco e non stette ad ascoltarla nemmeno un minuto.
Madge non è ai livelli di pazzia della sua amica, ma anche lei ha i suoi precedenti, di cui un giorno vi racconterò.
Da quando, comunque, quelle due hanno scoperto questa loro affinità sono inseparabili non appena le pause dalle lezioni glielo permettono; e si divertono a passare i pomeriggi nel pianificare stupri di mezzanotte, combattimenti contro le fan non accreditate al priorato, strategie per far ricadere su di loro l’attenzione delle due vittime o semplicemente a sognare una vita con i loro amati.
Dopotutto, mi fanno quasi pena poverine.
Gale e Peeta si voltano lentamente verso le due pazze che sono alle loro spalle.
Sorridono, e tutto questo perché devono seguire il loro terzo comandamento non scritto:
“Se i vertici del priorato non vuoi far arrabbiare, sempre cordiale con loro ti devi mostrare”
– Delly, Madge, ciao.. – sorride gentile Peeta.
Madge corre a stringere il braccio del moro, e strofina la guancia sul suo giaccone.
– Come sei avvenente oggi, Gale – pigola la ragazza. Lui emette un paziente sospiro e ringrazia, cercando di scrollarsela di dosso.
– Chi era la tua amica in piazza, Peeta? – Domanda perplessa Delly avvicinandosi all’interpellato con fare minaccioso.
Peeta deglutisce rumorosamente. – La nostra nuova compagna di classe Katniss, la stavamo accompagnando a scuola – ribatte il ragazzo, sforzandosi di sorridere.
– Oh, sei un amore Peeta a preoccuparti le nuova studentessa – squittisce allegra la ragazza bionda cercando inutilmente di abbracciarlo – Ma non preoccuparti, ci pensiamo io e Madge a lei – conclude con occhi svegli.
Peeta ha un brivido lungo la schiena.
– è proprio questo che mi preoccupa – dice implorando con gli occhi Delly, che nel frattempo è riuscita ad incollarsi con le braccia al suo collo.
I P&G si avviano lungo il corridoio, con Madge e Delly appiccicate come delle piovre e una ampia massa di oche in crisi ormonale attorno che sospirano ad ogni loro parola, emettono gridolini ad ogni loro movimento e si arrampicano sopra a vicenda per riuscire a ricevere un saluto dei due ragazzi più belli, sexy, intelligenti e desiderati di tutto il liceo.
Una volta, mentre i due ragazzi passeggiavano tranquilli proprio come ora per i corridoi durante la pausa, un paio di ragazzine del priorato li ha chiamati usando una scusa sul consiglio studentesco.
I due, obbligati a rispondere in quanto rappresentanti d’istituto, si sono avvicinati ignari.
Una ragazza, con lo zaino ricoperto di scritte “P&G I lOvE yOu!”, “ PeeTa ti aMo <3!” “GaLe 6 miO <3!” ecc ecc.. con l’indelebile rosso, ha afferrato Peeta per la camicia e lo ha sbattuto addosso all’armadietto facendogli battere la testa.
Tramortito, il povero ragazzo biondo si è seduto sul pavimento tenendosi la nuca dolorante.
Solo quando la pazza sclerata gli è salita a cavalcioni implorandolo di baciarla, ha sgranato gli occhi in cerca di Gale.
Ma quando lo vide pochi metri più avanti, sdraiato a terra con un’altra psicotica del priorato addosso che piangeva e supplicava di uscire con lei, si arrabbiò davvero.
Fece immediatamente alzare la tizia dallo zaino colorato, guardandola con i suoi occhi azzurri che sanno essere freddi e cattivi quando vuole, e andò a recuperare il suo amico che iniziava ad alterarsi quanto lui.
Da quel giorno, il priorato ha optato di evitare le suppliche (ma non gli attacchi terroristici); vederli arrabbiati le aveva fatte soffrire troppo, povere pazze – maniache – problematiche.
 
– Ehi, Peeta! Avevi ragione, Sae la bidella mostra trecento anni ma, accidenti, che look provocante! – dice Katniss entrando in classe sorridendo, appoggiando lo zaino affianco alla cattedra poiché non sa ancora qual è il suo posto.
Si ammutolisce. Una ventina di ragazzi e ragazze sono tutti accerchiati ad un banco, e chiacchierano allegramente con tono di voce alta, cercando di parlare l’uno sopra l’altro.
Katniss si alza in punta di piedi per cercare di capire cosa o chi ci fosse al centro del cerchio, ma i suoi nuovi compagni di classe sono troppo alti e lei non lo è abbastanza.
Cerca con lo sguardo Peeta, per chiedergli cosa stia succedendo, ma non riesce a trovarlo.
– Ciao Katniss! Io sono Delly! – cinguetta una ragazza bionda alle sue spalle, facendola sussultare dallo spavento.
– Ciao – risponde Katniss mettendosi una mano sul petto – Mi hai spaventato –
– Oh perdonami! Allora, sei già andata dalla preside? – chiede Delly sorridendo.
Katniss annuisce. – Si, in pausa a pranzo devo andare a conoscere lo psicologo; un certo Dottor Haym.. –
– Il Dottor Haymitch, certo. – la interrompe Delly – Vedrai, ti troverai bene. Ti parlerà per cinque minuti buoni del suo bambino in arrivo, poi lascerà parlare te – esordisce ridendo, e Katniss lo fa di rimando, trovandola particolarmente gentile.
– Allora – chiede la ragazza mora – che succede li? – e indica la massa di studenti adoranti che cinguettano tutti in cerchio.
– Oh, sono attorno a Mellark. Lo conosci, vero? – ribatte Delly.
– Peeta? – chiede sgranando gli occhi Katniss – perché mai sono attorno a lui? –
– Delly, questa sta per caso chiedendo perché sono tutti attorno a Mellark? – dice con voce stizzita Madge, che compare dietro le spalle delle due ragazze. Delly la saluta.
– Che fai qui? Non sei in classe? – domanda la biondina con i due codini.
– No, la prof di storia arriva sempre tardi, e Gale è impegnato a parlare con un professore; quindi vengo a godermi l’altra metà dei P&G – ribatte Madge.
In tutto questo, Katniss osserva le due accigliata e con faccia perplessa.
– Poverina, l’abbiamo sconvolta – ride Delly – Lei è Madge, è in classe con Gale. Dovresti conoscere anche lui –
Katniss annuisce di nuovo, mentre stringe la mano che Madge tende davanti a lei.
– Allora, Katniss – dice Madge – Per quale dei P&G hai già perso la testa? –
– Eh? – risponde Katniss voltandosi a guardare la massa cinguettante di persone attorno a quello che dovrebbe essere il banco di Peeta.
– Andiamo, chi preferisci? Il bronzo di Riace lettera G, alias Mister Bicipite, alias Mister portiere, rinominato ultimamente Dio del desiderio, detto anche Signore dei capelli scuri o Signor Sorriso misterioso, comunemente chiamato Gale; oppure ti sei allupata per il bronzo di Riace lettera P, alias Mister Addominale, alias Mister Gluteo e Super Attaccante, rinominato ultimamente Dio dell’eccitazione, detto anche Signor dai boccoli alla “Putto Preraffaellita” o Signor Sorriso, comunemente chiamato Peeta? – chiede tutto in un fiato Madge.
Katniss rimane in silenzio sconcertata.
– Non so se l’hai capito che sono piuttosto popolari, quei due – incalza Delly con occhi dubbiosi.
– No, ma sto iniziando ad intuirlo ora – ribatte seccata Katniss.
– Beh, attenta a non far arrabbiare le fan del priorato – dice Madge squadrandola.
– E chi sarebbero? – chiede la ragazza con i capelli corvini raccolti in una treccia.
– Oh, non saprei – risponde Delly facendole un sorriso strano – Ma sono piuttosto temibili – conclude rivolgendo uno sguardo divertito a Madge.
Katniss rimane ad osservarle con la bocca aperta, allacciando così quanto aveva detto la Jackson: occhio a non far ingelosire le oche ovariche che gli girano attorno”, oppure alla fuga di quella mattina.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, riconosce in Delly la ragazza dalla quale erano fuggiti quella mattina.
Katniss assume un’espressione dubbiosa.
Senza che lei lo richiedesse, Madge e Delly iniziano a raccontarle ogni dettaglio dei due ragazzi:
– Dicono che siano gay in realtà – sussurra con una mano davanti la biondina – sai, sempre insieme, così gentili e cordiali con tutti, sempre ben vestiti e profumati; uno lo può anche pensare. Ma in realtà ci sono poche fortunate che sono pronte a perdere una gamba, pur di confermare il contrario –
– cioè? – domanda Katniss inarcando le sopracciglia.
– Beh, entrambi sono molto discreti, ma abbiamo registrazioni audio, testimonianze visive e personali che certificano che questi due doni della Dea Orgasmo non sono per niente gay, anzi! – squittisce con invidia Delly.
– Per esempio Madge, ti ricordi la tizia della quarta H? – domanda furiosa poi.
Madge annuisce, e porta le labbra alle orecchie di Katniss, che si sporge per ascoltare.
 – Questa tizia, della quarta H, ha fatto fatica a camminare per una settimana dopo aver passato una sera a casa di Peeta, il mese scorso. Purtroppo lui è ancora più discreto di Gale e lei è una tomba, quindi non abbiamo prove a sufficienza, ma sappiamo che qualcosa è successo. Il problema è che entrambi non accettano gli inviti di chiunque! – protesta Madge – In questi tre anni insieme, saranno usciti si è no con una decina di ragazze! Gale invece, ultimamente stiamo tutte pensando che le ragazze con cui accetta di uscire, siano per far ingelosire la Mason, della quinta L – ruggisce.
– Stop! – esclama Katniss all’improvviso, con le guance rosse e la a voce alta – Mason? Quarta H e Quinta L? non capisco più niente! E comunque non mi interessano!–
– Sei forse lesbica? – domanda con timore Delly.
– NO! – urla Katniss diventando completamente rossa – Ma ho altro a cui pensare, non ho tempo per i ragazzi – conclude poi incrociando seccata le braccia.
Madge e Delly si guardano sorridendo e si fanno un cenno con la testa – Allora puoi essere nostra amica – esclamano all’unisono.
Ok ragazze, so di aver lanciato il sassolino con Johanna, ed ora vi spiego: Johanna Mason è una studentessa del liceo Scarlini della torre; che dall’inizio della scuola ormai, lancia occhiate strane al ragazzo.
È in quinta come Gale e Madge ma non frequenta né la stessa classe né ha la stessa età dei due.
Johanna è stata bocciata un anno in terza a causa della condotta: è infatti una ragazza con un certo caratterino e seri problemi di autocontrollo, che non disdegna di mandare a quel paese i professori non appena le si rivolgono in modo sbagliato.
Tutto sommato, con le sue proteste Johanna ha frequentemente aiutato altri studenti un po’ più insicuri, a far rivalere sui professori i loro diritti.
Ha creato non poco scompiglio con le sue scenate polemiche, e il suo carattere forte e sprezzante ha sempre interessato Gale.
Quando un giorno si sono ritrovati nell’ufficio della preside insieme, per due circostanze completamente diverse, qualcosa è scattato.
Non si sa cosa, secondo Peeta è stato il classico colpo di fulmine per entrambi, ma Gale ha sempre dichiarato di non sentirsi assolutamente interessato a Johanna, anche se la trova attraente.
Con le settimane che sono passate senza nessun tipo di avvicinamento dei due, un giorno Peeta ha spinto il suo amico ad andare a prendergli un libro dimenticato appositamente vicino alla sua classe, dove sapeva ci sarebbe stata Johanna intenta a scontare la sua ennesima punizione per cattiva condotta.
Quando Gale è entrato in classe con indosso la divisa di calcio, Johanna si è alzata e lo ha intrappolato al muro con un sorriso malizioso.
– Che c’è, Hawthorne, non sono sufficientemente sexy per te? – gli aveva sussurrato all’orecchio.
Da quel giorno, Gale è seriamente intimorito da quella ragazza.
– è troppo diversa dalle altre oche di questa scuola, ha qualcosa di strano, che mi attira; ma non riesco a non stargli alla larga – aveva confidato quella sera a Peeta.
Ed è così che questo specie di feeling mai nato ha interessato il priorato, che da allora tiene d’occhio la ragazza.
In ogni caso, Gale non si è mai avvicinato a Johanna, tant’è che continua a frequentare altre ragazze.
 
Katniss osserva la professoressa che, con quel corpetto orribile, spiega a testa alta i diritti testamentari dei defunti: la prof. Coin, una stronza allucinante, è la professoressa di Diritto del triennio.
Davanti a lei, Peeta prende con interesse appunti su appunti, scostandosi spesso i morbidi ricci biondi dalla fronte che non gli permettono di vedere bene.
Katniss arrossisce visibilmente, è chiaro che i discorsi di quelle due infoiate le hanno fatto notare quanto in realtà i suoi due vicini di casa fossero belli da morire.
E comunque, lei chi preferirebbe? Gale o Peeta?
Scuote la testa, destandosi da quei pensieri.
Prima che la campanella suonasse l’inizio della lezione, Madge aveva scoperto che a Katniss piace cantare, e l’ha invitata a partecipare al gruppo di canto pomeridiano quel pomeriggio stesso.
 
– Maledizione, Finnick ci ammazza! –grida Gale al suo fidato amico biondo, mentre corrono per i corridoi della scuola tenendosi in spalle i borsoni del calcio.
– Colpa tua, che ti sei mangiato tutte le mie focaccine al formaggio e sei stato male – bercia Peeta, ignorando le ragazzine che gli stanno correndo dietro con occhi sognanti.
– Passiamo dal piano dei laboratori, ci mettiamo di meno – suggerisce Gale, girando a destra nel lungo corridoio dove si svolgono le attività pomeridiane.
Mentre attraversano a passo svelto il corridoio tinto di bianco, insieme al rumore delle loro suole si unisce una voce leggera e delicata, che in pochi secondi si espande nell’aria, paralizzando i due ragazzi che si fermano a fissare la porta dalla quale arriva quella voce così incantevolmente bella, struggente e dolce allo stesso tempo.
Si guardano con la bocca aperta, e si avvicinano all’entrata dell’aula, come se fossero mossi da pensieri comuni.
Katniss.
– è quella nuova? – sussurra ancora con la bocca aperta Peeta.
Gale annuisce – Sì! È Katniss! ha una voce.. –
– Meravigliosa – conclude Peeta agitandosi leggermente.
Rimangono imbambolati qualche minuto a guardare la loro nuova vicina di casa che, in piedi davanti agli altri studenti armati di chitarre e flauti, canta una canzone sotto gli occhi sgranati di Madge e tutti gli altri.
Quando Katniss termina la canzone, abbassa lo sguardo imbarazzata e arrossisce mentre i suoi nuovi compagni del corso di musica iniziano ad applaudire.
Insieme alle guance di Katniss, anche il viso di Peeta va a fuoco.
Quando distolgono lo sguardo dalla porta semiaperta dell’aula, si fissano, e riprendono a camminare velocemente verso gli spogliatoi.
Lo sguardo che si sono scambiati è valso più di mille parole. Qualcosa è successo, proprio come disse Peeta a Gale, riferendosi a Johanna.
Peeta ora pensa solo alla possibilità che Gale abbia avuto la stessa scarica emotiva a sentirla cantare, e si augura solo di no.
Eppure, l’ha visto irrigidirsi.
Anche perché altrimenti, si andrebbe ad infrangere il quarto comandamento non scritto.
Il più importante, serio, fondamentale, inderogabile comandamento:
“Mai entrare in conflitto sentimentale con il tuo migliore amico”
 
 
 
Bè, eccomi qui con il terzo capitolo di questa commedia. Che ne dite, vi è piaciuto? Fatemelo sempre sapere. Direi che un capitolo così leggero ci stà tutto, dopo il nono di D.I. eh? (già, se qualcuno non l'avesse notato, ho aggiornato Dormire Insieme)
Ah, per chi ha voglia di leggere una bella What if? formato long-fiction (sempre su Hunger Games); andate a leggere l'ultima storia di Una Rosa di Versailles. La ff si chiama appunto "What if.." e ne curo il betaggio. Vi garantisco che è davvero scritta bene, e sicuramente vi piacerà. Recensite sempre!

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Capitolo 4
*** 4. La situazione è questa, ragazzo. ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?, Everlack. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.

 
4. La situazione è questa, ragazzo.
 
Quartiere zero, Panem. Liceo Scarlini della Torre.
– Non mi avevi detto che eri cosi brava! – dice Madge, sorridendo a Katniss che cammina al suo fianco. Timidamente, Katniss nasconde il viso nella sciarpa lanosa e arrossisce leggermente.
– Oh, non esagerare –  mormora.
– Vuoi scherzare? Hai una voce bellissima! – ribadisce con più decisione l’altra ragazza.
Katniss si ferma ad osservarla. Quella mattina le era sembrata una pazza, ma ora è talmente gentile che non può fare a meno di pensare che in realtà sia una persona normalissima.. solo.. esageratamente innamorata.
Si sorridono. – Vieni a vedere la fine degli allenamenti di calcio? Io e Delly e altre amiche ci fermiamo ogni pomeriggio a guardarli, anche se finiscono poco dopo. Sai, ci sono Gale e Peeta che giocano. – dice arrossendo Madge.
Katniss annuisce, e insieme si incamminano verso i campi da calcio.
A passi lenti e sereni, le due ragazze attraversano il corridoio quando incrociano il Dott. Abernathy con la professoressa Trinket.
– Buongiorno, ragazze! – esclama la signora mentre trascina dietro di se e il suo pancione enorme, il marito che strascica i piedi a terra stancamente.
– ‘Giorno – dice lo psicologo.
Le due ragazze rispondono al saluto in coro, e si fermano a guardare divertite la professoressa che rimprovera il marito per non averle fatto troppe coccole la sera prima. Madge ride candidamente.
– Quei due sono mitici! Si sono conosciuti qua a scuola! Si vogliono tantissimo bene, ma la Trinket incinta dev’essere terrificante! – dice – Sai, Peeta e Gale vanno a parlare con il dottor Haymitch almeno una volta a settimana –
– Davvero? Perché? – domanda Katniss perplessa.
Ok, qui subentro io.
In pratica a dicembre dell’anno scorso, Delly e Madge, in quanto presidente e vice annessa del priorato, avevano scatenato un paio delle loro socie (una sorta di mostri ibridi, per capirci) con lo scopo di carpire informazioni circa i regali di Natale desiderati dai nostri P&G.
Avevano scelto due primine, tanto dolci quanto ingannevoli, che si sono avvicinate ai due ragazzi durante gli allenamenti glaciali di quell’inverno; offrendosi come responsabili del The caldo per scaldarli.
All’inizio nessun componente della squadra nutriva il minimo sospetto, quando però con l’aumentare del freddo delle giornate, le due ragazze iniziavano man mano a portare il The solo per Peeta e Gale, si sono indispettiti, poveri ragazzi.
Lentamente, Libby e Tibby (questi sono i nomi delle due ragazze), iniziarono a sommergere i P&G di domande, oltre ché a seguirli: li aspettavano davanti gli spogliatoi sia prima che dopo gli allenamenti, gli rubavano le magliette per portarle nei loro altarini creati nelle loro camerette (raccapricciante, non è vero?), prendevano le loro calze minacciandoli di farli uscire a piedi scalzi al freddo per obbligarli ad ammettere quali erano le cose di cui avevano bisogno; e infine, piagnucolavano come gattini appena nati per convincerli ad uscire con loro.. ma quella, come vi raccontavo stamattina, è la normale amministrazione: tutte vogliono uscire con i P&G.
Fatto sta che di giorno in giorno i due iniziarono a spazientirsi, fino a quando un pomeriggio, Libby, da tenera (e scema) quattordicenne qual’era, non superò il limite.
Quando infatti disse a Gale: “Non posso certo regalarti un altro papà, ma sono disposta a prenderti qualcosa che ti possa altrettanto soddisfare, pur di renderti felice!”.
Quella frase orribile disgustò profondamente Peeta, che osservò inorridito la ragazza mentre Gale correva, con il viso impassibile, via dal campo.
Fortuna che Finnick mandò via entrambe le primine in modo piuttosto cortese, credo proprio che il gentilissimo Peeta non avrebbe ostentato dal mandarle affanculo.
Siamo tutti convinti del fatto che Libby non disse quella frase con cattiveria ma.. figlia mia, come puoi dire una cosa del genere?
Beh, scusate, la vostra Gossip Girl divaga un po’ troppo con le sue domande retoriche.
Peeta abbandonò gli allenamenti quel giorno (in rispetto del primo comandamento non scritto dei P&G) e corse alla ricerca di Gale: non trovandolo da nessuna parte però, tentò sul tetto; ed è lì che si era rintanato il suo amico dai capelli scuri.
– Ti ammalerai – disse Peeta, comparendo alle spalle di Gale – Oltre a puzzare, sei tutto sudato e sei in maniche corte – concluse chiudendosi soddisfatto la zip della felpa sportiva.
Gale restava seduto sul parapetto, rabbrividendo leggermente, a osservare il sole che quel pomeriggio d’inverno iniziava a calare.
– Nessuno mi ridarà mio padre – disse poi, serio.
Peeta gli si avvicinò e posò la schiena sul parapetto, scrutando la terrazza, nel senso opposto a Gale.
– Nessuno ti ridarà il cervello, una volta che lo starnutirai fuori, se non ti vesti – rimbeccò il biondo.
Gale sorrise, amaro – Sono serio, Peeta –
– Lo so. Ma cosa posso dirti? Sono sicuro che tu e i tuoi fratelli siete il suo orgoglio. Non lo ricordo molto bene, ma so che era una persona tanto buona – rispose Peeta, mentre si sedette anche lui sul parapetto lasciando le gambette magre a penzolare nel vuoto.
– Si, lo era tanto – ripeté Gale a sua volta.
Restarono così poi, in silenzio, per qualche minuto. Forse anche mezz’ora perché giù nel campo i giocatori della squadra di calcio iniziavano ad andarsene nelle docce dentro quei fetidi spogliatoi.
Dopo un po’, l’attenzione di Peeta alle tonalità bluastre che iniziavano a colorare il cielo venne distolta da un rumorino strano, quasi fastidioso.
Scoppiò a ridere.
Gale era letteralmente congelato: aveva la fronte (prima) sudata, ricoperta praticamente di brina, il moccio al naso, le labbra violacee ed i denti gli battevano come dei pistoni.
Naturalmente, quel genio di Peeta Mellark, che non sa mai star fermo, singhiozzò come un matto mentre si stringeva la pancia per il troppo ridere; e proprio mentre cercava di riprendere l’equilibrio si sbilanciò.
– Cristo! Peeta! – Urlò Gale afferrandogli velocemente la mano, prima che cadesse giù dalla terrazza.
– Cazzo! Tienimi, tienimi! – Gridava Peeta mentre si reggeva con la mano che non era tenuta da Gale, al parapetto stesso. – Pesi troppo! – continuava a urlare Gale, mentre si sforzava di non gridare anche per il dolore di dover sostenere il peso di Peeta con le mani ghiacciate.
Questa non è esattamente una scena divertente ragazze, lo so. Ma mentre ve lo sto raccontando mi sto scompisciando dal ridere perché non si può essere più scemi di quei due a volte.
Mentre gridavano aiuto al nulla praticamente, essendo la scuola ormai deserta in quanto pomeriggio inoltrato, un’anima (poco) pia fece fortunatamente irruzione nella terrazza gridando come un’infoiata.
– Maledetti ladri! Avete finito di rubarmi la carta igienica ora! –
Sae La Bidella, armata di moccio gocciolante in mano e pugno stretto in vita (nel suo bellissimo vestito in velluto rosso firmato), falciò praticamente la porta della terrazza da quanto forte la aprì.
– Benedetta Panem! Ragazzi! Cosa state facendo!? – gridò anche lei lanciando per aria il moccio – Vado a chiamare qualcuno di più forte! – strillò terrorizzata.
– No! – rispose Gale con fiato corto – Non ce la faccio a tenerlo ancora! Devi aiutarmi tu! –
Inutile dire che, una volta tirato su di peso il biondo, Gale lo insultò talmente tanto che, tra le risate e l’adrenalina poi, riuscì a mantenere un espressione piuttosto seria mentre Sae dava di matto.
Quando la professoressa Coin e la Preside Paylor corsero sul terrazzo dopo aver sentito le grida, trovarono i due ragazzi stesi a terra con i crampi allo stomaco per il ridere (mentre aleggiava nell’aria una soave sinfonia di “Sei un coglione, Peeta!” o “Giuro. A saperlo di avere un amico così imbecille, ti ributterei giù”) mentre Sae correva a destra e sinistra inveendogli contro.
Oltre ad aver preso la decisione di negare agli studenti la possibilità di salire sulla terrazza della scuola (questione per altro molto combattuta in seguito dai P&G, in qualifica di rappresentanti di istituto), la Coin definì i due ragazzi come dei “minorati mentali”, e minacciò la Paylor di denunciarla per inadempienza se non li avesse obbligati a delle sedute con il dottor Haymitch.
Ebbene, ecco spiegato il perché si devono fare, ogni tanto, delle chiacchierate con quel povero uomo distrutto dalla gravidanza della moglie. In realtà si divertono.
Con entrambi, lo psicologo affronta piacevoli chiacchierate per nulla a scopo psicologico; infatti secondo il Dott. Abernathy quella ad aver bisogno di aiuto, è la Coin e basta.
Ah, ragazze, vorrei tanto dirvi i discorsi che fanno.. Se per ogni commento fatto sul culo di una studentessa (da parte di tutti e tre eh, il Dottore non si esclude!) guadagnassi una moneta, ora sarei miliardari*).
In tutto questo gran ricordare però, Madge volta lo sguardo altrove – oh, è una lunga storia – afferma a una Katniss che nel frattempo, mentre io vi spiegavo tutta sta storia, è rimasta a fissarla con sguardo perplesso.
 
Sedendo sul prato verde che confina con il campo, Katniss rabbrividisce per il freddo.
Una leggera foschia sfoca l’ambiente, e disperde il suo sguardo nella cristallizzazione del freddo sui fili d’erba.
Nel frattempo arrivano Delly e un altro paio di ragazze, e Katniss non può fare a meno di notare che quella ragazza bionda dalla quale era scappata la mattina stessa; sembra davvero una bambolina di porcellana con quei codini biondi e le guance lievemente arrossate per il freddo.
Delly si siede affianco a Madge e Katniss, mentre le altre due ragazze si spingono al bordo del campo per adulare e incitare i nostri P&G.
– Allora, Katniss – esorta Delly, raggiante – hai detto che non hai tempo per pensare ai ragazzi, posso chiederti il perché? –
Katniss sembra pensarci un po’ su, poi alza le spalle e risponde semplicemente: – Devo badare a mia sorella, non avrei ne tempo per spasimare o frequentare nessuno –
– Non possono pensarci i tuoi genitori? – domanda ingenuamente Madge.
– Mia madre è la nuova primaria in chirurgia dell’ospedale e ha spesso i turni alla sera – risponde Katniss, sistemandosi il cappello che le scalda dolcemente le tempie.
– E tuo padre allora? – insiste Madge, aggrottando le sopracciglia: ma si morde subito la lingua, quando la sua interlocutrice abbassa lo sguardo.
– è morto. Tanti anni fa ormai – risponde.
Madge e Delly sono mortificate – scusaci, non pensavamo certo che.. –
– Tranquille, è passato davvero tanto tempo – ripiega facilmente Katniss, sorridendo.
Quelle due ragazze, sembrano essere per Katniss un vero mistero. Non riesce a capire se siano in realtà acide come questa mattina o amichevoli come in questo freddo pomeriggio.
Con questi pensieri, credo (non posso certo leggere nel pensiero io), si perde nell’osservare la squadra del liceo.
I due vertici del priorato, osservano incessantemente Peeta e Gale mentre giocano, ridono e scherzano tra di loro e con i compagni di squadra; rimanendo comunque, insieme a Finnick, i giocatori più bravi.
Quando  la ragazza dai capelli raccolti in una treccia sente un lungo sospira al suo fianco, si volta verso Madge.
– Va tutto bene? – domanda.
L’altra ragazza annuisce, stringendosi le gambe al petto e poggiandovi la faccia.
– Hai uno sguardo malinconico, Madge – si intromette Delly, chiaramente preoccupata per l’amica.
– È solo che quei due non ci degnano di uno sguardo, Delly! – risponde pigolando Madge.
– Oh, lo so – risponde la ragazza bionda, mettendo una mano attorno alle spalle dell’amica.
All’improvviso Katniss si sente assolutamente estranea alla loro conversazione. In principio sembra offendersi, ma probabilmente capisce poi che conosce quelle ragazze da nemmeno un giorno, e con quale pretesa crede di ricevere confessioni di questo genere?
Quindi, in silenzio, volta lo sguardo verso quelli che sono i suoi nuovi vicini di casa: a quanto pare talmente belli da aizzare tutte le componenti del gentil sesso della scuola, così profondamente buoni, simpatici e amabili da essere adorati da tutta la città, e infine, così spudoratamente disinteressati a quelle due povere ragazze le quali non sono altro che seriamente, e a quanto pare irrimediabilmente (io oserei dire in modo disturbato), innamorate di loro.
Parliamo naturalmente di Delly e Madge; perché nonostante siano il presidente e il vice del priorato, sono forse quelle che nutrono sentimenti effettivamente più radicati rispetto alle altre socie, per i P&G.
Nonostante questo attimo di emotività, nella quale cerco di convincervi della sepolta (bene a fondo) bonarietà di quelle due ragazzine, nulla toglie che loro e tutte le componenti del priorato; non che le studentesse che non ne fanno parte ma che ogni mattina sono arenate agli armadietti in attesa dell’entrata di Peeta e Gale, hanno in ogni caso e sottolineo in ogni caso un elemento comune:
sono un ammasso di ormoni scatenati alla ricerca folle di contatto fisico, non ché qualche scena alla “e vissero per sempre felici e contenti”, sognanti delle passeggiate al chiaro di luna in stile “I passi dell’amore”, per arrivare poi ad una vita matrimoniale di coppia perfetta (quanto irreale) come solo la Mulino Bianco può mostrarci, per finire poi ovviamente con delle notti in vero impeto erotico e passionale come i famosi Jack e Rose in Titanic, dentro una macchina appannata e con la promessa di un viaggio verso le stelle.
Si.. tu, che stai leggendo! Lo so che sogni la stessa identica cosa nelle tue notti! Non negarlo.
Ricordati che io SO TUTTO (quasi).
Comunque.
È proprio in quel momento che Katniss, mentre ragiona e osserva i muscoli tesi di Peeta che tira in porta; si ritrova a scrutare con particolare attenzione la linea perfetta del suo corpo: così marmorea quanto incredibilmente morbida allo stesso momento e, di come appaiano i suoi occhi azzurri: glaciali e attenti dentro al campo avvolto nella foschia, in pieno contrasto con le iridi dolci e disponibili del ragazzo con i ricci biondi che ha conosciuto stamattina.
Segue con gli occhi la palla che viaggia velocemente e ben diritta verso il portiere, ovvero il suo fidato compagno Gale.
Anche con lui, Katniss non può non seguire il rigonfiamento dei quadricipiti che tendono il tessuto dei pantaloncini di calcio, e il suo sguardo freddo ma magnetico, concentrato che non perde il contatto visivo con la palla nemmeno un secondo. Tutto il suo corpo è pronto per lo slancio e si sposta da un tallone all’altro facendo smuovere i suoi capelli scuri sulla fronte imperlata di sudore.
Katniss si sofferma sulle dimensioni delle mani che, nonostante siano agguantate, sembra ritenerle ben più grosse della media maschile.
Gale afferra il missile lanciato da Peeta con un grande balzo, ma la forza del tiro lo fa ruzzolare a terra, riuscendo tuttavia nella parata.
– Spero di non averti sfondato i guanti! – urla Peeta con sguardo malizioso e posa soddisfatta.
Quando Gale gli lancia senza forza la palla in faccia, questo si ritrova a rotolare a terra a sua volta, facendo così scoppiare a ridere i componenti della squadra, richiamati subito agli spogliatoi dal capitano Finnick.
Peeta corre addosso a Gale saltandogli in spalle, e mentre iniziano a fare la lotta in mezzo al campo, le loro magliette si insudiciano di sudore, terra ed erbacce bagnate e gelide; ma essi, non curanti dello sporco, giocano tra loro come i cuccioli di cane nella cuccia.
Nel momento in cui entrambi si tirano su l’un l’altro con una stretta di mano, si avvolgono le spalle con il braccio e sorridono avviandosi agli spogliatoi.
Quei sorrisi così bianchi accerchiati dal fango, sudore e amicizia, dichiara ufficialmente lo sbarco in Normandia degli ormoni delle ragazze che li ammirano dagli argini del campo; e quando si solleva un gridolino veneratorio in aria, anche Katniss si ritrova a sussultare, ammaliata da quei due ragazzi.
Era proprio vero, pensa tra se e se la ragazza.
Capire i suoi pensieri è facile come rubare le caramelle nell’ufficio di Haymitch (forse vi racconterò qualche storia a proposito, in futuro).
È così che Katniss Everdeen, la “nuova”, accetta con rude rassegnazione che, sì:
Peeta Mellark e Gale Hawthorne, trasudano testosterone da ogni poro.
 
– Com’è andato il primo giorno, cara? – esorta la dolce Glenn Jackson mentre guida il pullman.
Katniss, seduta come al mattino in prima fila, annuisce.
– Beh, diciamo che non pensavo di far tante cose in un giorno – risponde la ragazza.
Glenn sorride – Vedrai, il liceo Scarlini della Torre riserba sempre tante sorprese – dice facendole l’occhiolino.
Gale e Peeta, ai loro soliti posti a metà pullman, sono sprofondati in coma nelle loro sciarpe lanose e pesanti.
Dopo una decina di minuti dall’essersi appisolato, Peeta apre gli occhi sbattendo ripetutamente le palpebre. Guarda fuori dal finestrino cercando di individuare nel buio pomeriggio invernale a che punto del tragitto si trovasse. Sono al quartiere sette.
Si volta verso il suo vicino, e rimane folgorato.
Gale è impegnato a osservare Katniss, seduta all’inizio delle file, assopita anch’essa sul sedile.
La guarda con occhi dolci e quasi malinconici, come se fosse in balia di una melodia appassionante.
Gale non guarda mai le altre ragazze così.
Un brivido percorre la schiena di Peeta, che si morde il labbro. Si irrigidisce e stringe forte il pugno: non riesce a togliere lo sguardo da Gale che è talmente concentrato nel guardare la ragazza che non si rende conto che il suo amico lo sta fissando da ormai un minuto buono.
Quando Peeta segue con gli occhi lo sguardo del suo vicino, non riesce a non soffermarsi sulle labbra di Katniss. Rimangono così i nostri P&G, imbambolati nel guardare la loro nuova vicina di casa.
Non esistono più gli altri studenti dentro all’autobus, che insieme a loro fanno ritorno nel quartiere dodici, ci sono solo loro tre nella loro concentrazione. Glenn li vede.
Dallo specchietto retrovisore è impossibile non vedere i suoi occhi che guizzano dalla strada, a Katniss, ai due bellissimi ragazzi.
Sorride. Ah, Glenn Jackson, rimpiangi la gioventù che inizia ad abbandonarti?
 
Con passi incerti per la sonnolenza e il freddo, i tre si incamminano per Via S. Collins.
– Gale, mi aiuti nel ripasso di scienze? Devo ripetere all’infinito altrimenti non me la ricorderò mai – dice Peeta mentre si stringe al petto i libri e si assicura il borsone da calcio alle spalle.
L’altro ragazzo annuisce.
– Ma non sei di due anni più grande, tu? – domanda Katniss intromettendosi.
– Ebbene? – risponde Gale.
– Niente, niente – si affretta a rispondere Katniss alzando le mani – Mi sembra solo strano che facciate persino i compiti insieme –
Gale e Peeta si guardano e ridono. – È già tanto che non viva direttamente da me, direi – dice Peeta sorridendo – Sai che figata? – 
– Sai che incubo? – rimbecca Gale, fingendo un tono preoccupato.
I tre ragazzi arrivano davanti a casa Everdeen e la salutano, mentre lei apre il cancello.
– A domani, Katniss – dice Gale, sventolando la mano.
– Ci sarai anche domani mattina presto? – domanda Peeta con voce forse esageratamente speranzosa, perché Gale si gira di scatto verso di lui e prende a fissarlo inarcando un soppracciglio.
– No, ora so la strada. Prendo il secondo. – risponde Katniss chiudendosi alle spalle il cancelletto.
– Oh.. ok – risponde Peeta, palesemente deluso, accennando un saluto con due dita sulla fronte.
 
– Ehm.. quindi, una molecola può essere composta da più atomi di un solo elemento chimico.. o da.. atomi di elementi diversi, si? Le famiglie di molecole costituite dagli stessi atomi disposti nello spazio in maniera diversa sono dette isomel.. isomen.. oh, ma vaffanculo –  dice Peeta mentre scaraventa a terra la penna che si stava attorcigliando nei capelli.
– Isome-potevi-iniziare-a-studiare-prima – dice Gale scandendo le parole – Isomeri, ignorante –
– Lo sapevo! – pigola Peeta andando a sbattere la fronte sulla sua scrivania.
Mentre Peeta struscia la testa sulla superficie fredda del tavolo lamentandosi che dovrà studiare tutta la notte, inizia a canticchiare involontariamente la melodia cantata da Katniss quel pomeriggio.
Gale sgrana gli occhi.
– Amico, sei cotto di quella ragazza! – dice puntandogli il dito, e urlando.
– Chi? Cosa? – balbetta Peeta alzando la testa di scatto, spaventato.
– Katniss! Ti piace! – insiste.
Il ragazzo con i riccioli biondi si mette sulla difensiva, arrossendo leggermente. Deglutisce.
– No! No! Non mi piace Katniss! – risponde frettolosamente – Non scherzare! –
– Io sono convinto del contrario – asserisce Gale, cercando di estorcergli la verità negli occhi.
– E allora, tu? – contrattacca Peeta accendendosi una sigaretta, annebbiando così la sua stanza.
– Io cosa? –
– Non fai che guardarla! – accusa. Ora i P&G si puntano l’indice a vicenda.
– Mai! – obietta Gale.
– Non dire stronzate Gale, te la stavi mangiando, sull’autobus! – ribatte Peeta. Deve essersi reso conto di averlo detto un po’ troppo aggressivamente perché subito addolcisce lo sguardo, abbassandolo.
Gale arrossisce, ma scrolla le spalle con le labbra serrate.
– No, no. È che quella ragazza mi incuriosisce – dice prendendo respiro – è diversa. Proprio come.. –
– Johanna – dice Peeta concludendo per lui la frase. Gale annuisce.
– Beh, vediamo di dirlo subito in caso. Ok? Non voglio infrangere nessun comandamento –
– Puoi star tranquillo – risponde Gale, troppo in fretta. Troppo velocemente.
Peeta guarda il suo amico evitare il suo sguardo ed irrigidirsi.
Che stia mentendo? Il ragazzo biondo torna a mordersi il labbro – e comunque non mi piace – dice, poi.
– Va bene, Peeta – risponde Gale, alzando lo sguardo – In ogni caso, “noi” rimaniamo sempre “noi”, vero? –
– Sempre! – risponde Peeta, quasi imbarazzato per quella situazione.
Si guardano e si sorridono.
Gale protende le labbra a mo’ di bacio, tremanti per la risata che sta trattenendo; ma quando Peeta scappa disgustato e gli lancia un quaderno in faccia, ridono entrambi.
 
Peeta sgattaiola sul balcone e mentre attende l’arrivo di Gale accende una sigaretta, ridestandosi con l’aria fredda dallo studio “matto e disperatissimo” di quella sera: in grembo, due pasticcini.
Oggi è mercoledì, e il signor Plutarch non mancherà all’appuntamento settimanale.
Dalla sua gola, si ripete a gran velocità ed in continuazione il ritornello intonato dalla sua nuova vicina di casa.
Si mette le mani nei capelli e respira profondamente. Non posso certo capire quello che sta pensando ma.. credo che persino voi che lo conoscete meno lo state intuendo.
Povero ragazzo. Forse davvero, giunto ai suoi sedici anni e con tante labbra baciate e corpi accarezzati, Peeta Mellark si è innamorato?
Il suo sguardo è perso in mille pensieri rivolto verso la finestra di Katniss, la sigaretta si consuma senza ricevere attenzioni, e quando Gale si siede al suo balcone, ad una casa di distanza, nemmeno lo nota.
La luce della luna illumina Gale che si stringe alla ringhiera e guarda il suo amico, un leggero stato di ansia gli si legge sulla faccia, e io, non so davvero cosa pensare.
Hanno tutte le ragazze attorno a loro, Gale ha persino un mezzo flirt – misterioso con Johanna.
Eppure il modo in cui guardano quella ragazza è diverso, ve lo posso giurare.
Peeta si desta dai suoi pensieri quando Gale si schiarisce appositamente la voce. Sorride.
– Ehi – dice.
– Quindi come si chiamano le famiglie di molecole? – chiede Gale.
– Isomeri – risponde Peeta orgoglioso. Gale alza il pollice.
Il ragazzo biondo si alza e con cura, lancia la prima leccornia.
– Treccia alla crema!! – gioisce Gale addentandolo.
Dietro le spalle di Gale, un giardino si illumina e il signor Plutarch esce con il sigaro e il bicchierino di Rhum in mano.
– Buona sera, signore! – esclamano i P&G in coro.
– Rose di riso al cacao, per lei – dice Peeta raggiante – naturalmente senza glutine! –
E lancia il secondo fagottino nel giardino del vicino che, con la sua pancia tonda e ballonzolosa si affretta a coglierlo da terra e scartarlo. – Grazie, ragazzi! – dice il vecchio signore, rientrando tutto contento.
Peeta e Gale si mettono a terra nei rispettivi balconi.
– Gale, per quel che riguarda Katniss.. –
– Amico, se continui a parlarmene mi farai pensare che tu mi abbia mentito – lo interrompe Gale.
Peeta sussulta, e guarda nervosamente il viso di Gale e la finestra di Katniss che si è illuminata nel frattempo.
Quando vede lo sguardo del suo amico dai capelli scuri guizzare velocemente verso la luce che rischiara il buio, alla ricerca di Katniss; abbassa velocemente lo sguardo e spegne la sigaretta.
Fa un sorriso amaro, che Gale non può vedere.
– Hai ragione. Non parliamone più –
 
– Prof non so che fare – dice Gale giocando con una matita appuntita.
Seduto in fronte alla scrivania del Dott. Abernathy, Gale affronta la sua “seduta” psicologica settimanale.
– Mi hai per caso scambiato per l’intermediatore dei tuoi problemi da amichetto con il cuore confuso? – risponde con sufficienza il dottore buttandosi in bocca tre o quattro pastiglie di vitamina C.
Gale inarca le sopracciglia – perché, la sua laurea le frutta qualcosa di meglio? – chiede con sorriso malizioso. Lo psicologo lo fissa truce e fa schioccare la lingua. Silenzia per qualche secondo.
– No, hai ragione. Anzi, non parliamo più della mia laurea o potrebbero uscire dubbi burocratici che non saprei spiegare alla preside. – asserisce il dottore.
– Insomma ricapitoliamo: è arrivata sta ragazzina, tra l’altro piuttosto riservata visto il colloquio che ho avuto con lei ieri a pranzo, e sei andato nel pallone. Ti ricorda troppo il carattere di Johanna e ti senti attratto da lei, ma ti sembra che anche Peeta lo sia. Giusto? –
Gale annuisce.
– Però lui ti ha chiaramente detto che non gli piace. Vero anche questo? –
Gale conferma con un cenno.
– E tu hai fatto la stessa cosa però. E nonostante tu abbia negato, ti senti attratto da lei –
– Si ma è diverso dall’attrazione delle altre! Attraverso lei vedo solo Johanna! Però poi penso anche che Johanna non fa per me – pigola Gale sbattendo la fronte sulla lampada del Dottor Abernathy.
– Innanzitutto smettila di molestare la mia lampada, ci pensa già abbastanza mia moglie continuando ad accenderla e spegnerla come passatempo, per farsi passare le nausee – ribatte l’uomo allontanando la faccia di Gale con una mano.
– Poi, abbandona l’idea di farti la Mason, quella è matta. L’ultima volta che me l’hanno mandata mi ha offerto un goccetto di Gin che nascondeva nello zaino, proponendomi uno scambio: io mi tenevo il Gin, e lei schiacciava un pisolino mentre avrei dovuto psicanalizzarla. Roba da matti.. –
Gale lo osserva arricciando il naso. Le sopracciglia rimangono aggrottate.
– Era buono il Gin? –
– Davvero ottimo, non c’è che dire – risponde il dottore sorridendo, quando Gale scoppia a ridere.
– Ma tornando a noi. Ragazzo, analizza la situazione. Entrambi siete forse cotti di questa ragazza che non conoscete assolutamente, ed entrambi negate per evitare di rompere i vostri patetici patti adolescen.. –
– Sono comandamenti non scritti, prof – lo interrompe il ragazzo.
– Fa lo stesso. Fatto sta che non volete interrompere queste regole vostre. È chiaro quindi che avete deciso entrambi, in una vostra eventuale cotta per Katniss, di lasciarla perdere. Quindi, cosa ne deduci? – domanda l’uomo, tornando ad inghiottire qualche altra pasticca di vitamine.
Gale muove le dita come se stesse disegnando nell’aria lo schema della situazione, poi fa schioccare dito medio e pollice, come se fosse stato illuminato.
– Quindi non ce ne frega niente e tutto torna come prima, come se non l’avessimo mai conosciuta! – risponde.
– Mi stupisco che tu abbia voti così alti, Hawthorne. Però si, la situazione è questa. – annuisce Haymitch Abernathy.
Gale si alza, e con un cenno del capo esce dalla porta sorridente.
Il dottore si accascia sulla scrivania: – Se mi cresce un figlio come quei due, giuro che mi ammazzo –
 
 
PRIMA DI TUTTO: per chi non lo sapesse, ho aggiornato Dormire Insieme, ci tengo a dirlo. Poi, eccoci qui, quarto capitolo.
So che non ci sono comandamenti, tranquille, la storia è già scritta quindi non me ne dimentico.
Spero vi sia piaciuto e vi abbia fatto sorridere, naturalmente spero anche che mi facciate sapere cosa ne pensate al riguardo.
A me personalmente è piaciuto molto scriverlo, perchè si inizia ad entrare nella vera storia! :)
A presto!
 
Angolo dello spot: “What if..” di Rosa di Versailles.

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Capitolo 5
*** 5. Preparando il Ballo. ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
 

5. Preparando il Ballo.
 
– Fa lo stesso. Fatto sta che non volete interrompere queste regole vostre. È chiaro quindi che avete deciso entrambi, in una vostra eventuale cotta per Katniss, di lasciarla perdere. Quindi, cosa ne deduci? – domanda l’uomo, tornando ad inghiottire qualche altra pasticca di vitamine.
Gale muove le dita come se stesse disegnando nell’aria lo schema della situazione, poi fa schioccare dito medio e pollice, come se fosse stato illuminato.
– Quindi non ce ne frega niente e tutto torna come prima, come se non l’avessimo mai conosciuta! – risponde.
– Mi stupisco che tu abbia voti così alti, Hawthorne. Però si, la situazione è questa. – annuisce Haymitch Abernathy.
 
– Peeta, hai chiamato il fioraio? – chiede Gale, mentre si passa nervosamente una penna tra i capelli scuri e scruta dei fogli pieni di scarabocchi e cancellature.
Peeta passeggia avanti e indietro all’aula adibita a “sala riunioni” per il comitato studentesco, mentre indossa un imbarazzante cappellino da Babbo Natale e ripete a voce alta tutte le mansioni che deve svolgere.
– Peeta! – lo richiama Gale. Il biondo si ferma e lo guarda.
– Che vuoi? – chiede.
– Ti ho fatto una domanda! Hai chiamato il fioraio? Anzi no, elencami tutto dall’inizio per favore, che sono sicuro di essermi dimenticato tipo mille cose! – risponde Gale, tornando a torturare la penna.
Peeta si siede e alza le mani, mostrando per bene le dieci dita lunghe e solide.
– Allora. Tutti quelli del comitato sono in giro a vendere i biglietti, io sono nel panico e tu mi sembri piuttosto stressato – dice Peeta, ma quando Gale lo fulmina con lo sguardo, inizia ad elencare divertito:
– Uno: per il fioraio siamo ok, ci porta tutto lunedì 23 alle cinque. Due: ho già chiesto al dottor Haymitch di aiutarci a fare i cocktail. Tre: la Trinket ci aiuterà con le decorazioni e l’elezione della reginetta e del re. Quattro: Flickerman ci fa da presentatore per tutta la serata e si occupa della musica. Sei: dobbiamo convincere Sae e tutti gli altri bidelli a pulire il giorno dopo..–
– Dobbiamo ancora chiederglielo?! – lo interrompe Gale, pigolando preoccupato.
Peeta lo guarda infastidito.
– Mi fai finire?? Che altrimenti mi perdo. Dove erav.. ah, la numero sei che è ancora incerta. Sette: ho già chiesto alle sorelle della quinta A se ci fanno da veline per la serata e hanno acconsentito –
– Leeg 1 e Leeg 2? – domanda Gale, proteggendosi la faccia, perché Peeta fa finta di tirargli addosso un libro.
– Mi fai perdere il conto, ti dico!! Sì, loro! Lo so, lo so, ho scelto bene. Quelle due gnocche ci terranno occupati i ragazzi sbronzi con i loro balletti. Ah, a tal proposito! Numero otto: la Paylor ha acconsentito agli alcolici, purché la Coin non ne sappia nulla; altrimenti la denuncia per inadempienza come la volta della terrazza. Nove: Finnick e Annie si sono offerti per andare dal grossista a fare la spesa. –
– E il punto numero dieci? – domanda Gale.
Peeta cerca inutilmente di ricordarselo arruffandosi i capelli riccioluti, fino a che non inizia a cercare all’impazzata un foglietto in mezzo alla pila di scartoffie distribuite sui banchi; e quando infine trova quello che sta cercando, esulta. – Ecco la lista dei dieci punti! – la porge a Gale.
– Allora: “Ballo di Natale – To do List” ci siamo sull’uno, due, tre, quattro, cinque, sette, otto, nove; non ci siamo ancora sul sei e.. sul dieci – mormora sorridendo.
– Cavolo! – esclama Peeta sbattendosi la mano in faccia – i nostri vestiti da pinguini! –
– Già. Dobbiamo ricordarci, anche perché non voglio andare al ballo in mutande come l’anno scorso – ribatte Gale.
– Ma erano carine, però! Erano quelle con i pupazzi di neve, vero? – domanda Peeta con aria sognante.
– Si, e il vischio davanti al pisello. Vorrei evitare, il priorato ha già rischiato di strapparmele di dosso –
– Va bene – asserisce Peeta – Facciamo come al solito coppia, la sera del ballo? – domanda.
Gale annuisce. – Ovvio –
Ebbene si. I nostri P&G fanno coppia ad ogni ballo.
Il fatto è che sono stufi di rifiutare inviti da decine e decine di ragazze e deluderle, così hanno optato per questa decisione; cosa che ha fatto scaturire di conseguenza la voce sulla loro omosessualità, prontamente smentita da quelle famose fortunate citate da Madge e Delly qualche giorno fa.
I nostri P&G ridono e definiscono le ultime cose, mentre l’orologio dell’aula rintocca l’ora.
Sono le tre del pomeriggio, e tra un’ora Peeta e Gale devono essere agli allenamenti di calcio.
Oggi è lunedì.
Lunedì, giorno di riunione per i P&G e i loro compagni del comitato.
Lunedì 16 dicembre per l’esattezza, e tutta la scuola è in agitazione per l’annuale Ballo di Natale, che i nostri P&G, in quanto rappresentanti d’istituto, si stanno preoccupando di organizzare.
Lunedì, giorno in cui le fan del priorato si calano dalla finestra per spiare i bellissimi ragazzi che presiedono le riunioni da veri super sexy leader.
Oggi, sono passati esattamente cinque giorni da quando Gale e Peeta hanno suggellato nel loro silenzio il patto di trattare Katniss come un’estranea; o peggio ancora.. beh, questo ve lo racconto dopo.
Negli ultimi cinque giorni infatti, quella povera ragazza ha cercato in ogni modo di capire cosa mai avesse fatto di male per meritarsi di essere ignorata; senza raggiungere mai una conclusione.
Giovedì pomeriggio dopo calcio era corsa da Peeta, per chiedergli consigli sui compiti di matematica, e lui l’ha evitata saltando via il cestino dell’immondizia come un vero campione olimpico, gridando poi una qualche scusa circa “ho dimenticato il pane nel forno”.
Quella sera stessa Katniss insieme alla sorellina, aveva incrociato Gale che faceva la spesa con Rory, il suo fratello minore, al supermercato.
Oltre al saluto formale e glaciale, era sfrecciato nella corsia dei surgelati lasciando da solo Rory con lo sguardo confuso. Prim gli sorrise però, e lo invitò a fare la spesa insieme a loro.
Venerdì pomeriggio, di ritorno da scuola, Peeta e Gale si sono affogati nelle loro coperte di lana e non hanno aperto più occhio fino a quando Glenn Jackson non è stata costretta a svegliarli inchiodando davanti a via S. Collins; e nel tragitto non hanno proferito parola, lasciando Katniss sola nel suo disagio.
Sabato mattina, in classe Peeta ha chiesto gentilmente un temperino a voce alta, e quando Katniss gli ha porso il suo, le è sembrato di vederlo arrossire. Peeta ha girato con tanto nervosismo quel temperino, che ha finito per spezzare poi la punta della matita.
Nonostante quei due continuino ad ignorarla, lei segue ogni allenamento di calcio; ormai affezionata a Delly e Madge ed ai loro racconti su quei due ragazzi che iniziano ad interessarla più del necessario.
Badate, mi è sembrata di vederla più e più volte arrossire mentre guardava quei due ragazzi rotolarsi nel fango; ma subito quando le fan del priorato la osservavano guardinghe, lei distoglieva lo sguardo.
Tutto questo, comunque, ci riporta al “come trattano quella ragazza”.
Non solo la trattano come se fosse un estranea, ma anche come se fosse già impegnata.
Questa repellenza mi costringe a raccontarvi del loro, per ordine cronologico, quinto comandamento non scritto, che per una sottile ironia della sorte che più avanti nella storia capirete, è copiato da uno dei comandamenti della Santa Bibbia Cristiana:
Non desiderare la donna d’altri”
C’è un motivo ben preciso se Katniss viene evitata.
Quest’estate infatti, Gale si è praticamente innamorato della commessa che tutt’ora lavora alla tabaccheria in centro a Panem: una certa Cecilia. Una bellissima donna, ma visibilmente più “matura” dei ragazzi.
Fatto stette che Gale obbligò Peeta a comprarsi circa dieci pacchetti di sigarette in una giornata, per avere così la scusa di entrare insieme a lui e mettere in atto una qualche avances adolescenziale piuttosto patetica, agli occhi di una donna adulta.
Al decimo pacchetto di sigarette Peeta, con il portafogli vuoto e un leggero nervosismo in corpo, fece per andarsene; ma proprio mentre la porta si aprì, Gale prese coraggio e tornò indietro dalla giovane donna.
– Ragazzino, se comprate un altro pacchetto di sigarette giuro che vi denuncio per sospetto contrabbando – disse Cecilia dubbiosa. Gale alzò le mani in segno di resa e sorrise nel modo più innocente che poteva.
Peeta, dietro di lui, assisteva la scena impassibile a labbra serrate. Ovviamente le vene gli pulsavano incontrollate per lo sforzo di non ridere. Le sopracciglia bionde si inarcarono in una smorfia divertita come per dire “e adesso che le dici?”.
Gale lo fulminò e si rigirò verso la commessa che nel frattempo attendeva.
– Ti andrebbe di uscire con me? – aveva domandato Gale con sguardo suadente.
La dolcissima Cecilia sgranò gli occhi in uno sguardo a metà tra il disgustato e il divertito: – Ragazzino.. –
– Chiamami Gale – la interruppe lui.
– Ok, Gale. Avrò come minimo dieci anni più di te – rispose lei.
Preso in contropiede, Gale non si lasciò sopraffare dall’imbarazzo e si avvicinò ancora di un passo al bancone della tabaccheria.
Peeta nel frattempo era entrato in una sorta di trans mistica di concentrazione, dove le lacrime per il ridere gli inumidivano gli occhi senza però lasciar trapelare nulla dalla sua espressione impassibile.
Il trattenere così le risate però gli provocavano dei buffi spasmi alla gola, e quando Gale rispose a Cecilia dicendole: – Oh, ma a me non importa – non riuscì a soffocare un “Mpff!!”.
Cecilia assunse uno sguardo totalmente in disappunto e alzò velocemente la mano sinistra, indicandosi l’anulare. Non fece in tempo a dire: – Io sono sposata! – che un uomo gigantesco sbucò dallo sgabuzzino della tabaccheria con fare minaccioso.
– Ehi! Lei è sposata! Con me! – gridò.
– Sei sposata?! – pigolò Gale sussultando alla vista dell’omone.
– è sposata!!! – sentenziò Peeta costretto a buttarsi a terra dai crampi allo stomaco per il ridere.
Il burbero uomo rincorse i due ragazzi per tutto il viale del centro, minacciandoli di usare un cactus al posto del pugno. Sono convint* però, che nonostante l’aria minacciosa, lui si sia piuttosto divertito a mettergli paura.
Da lì, la legge suprema dei comandamenti non scritti impedisce ai nostri P&G di interessarsi a ragazze già impegnate, ed è per questo che evitano Katniss come avesse la peste; convinti di farsi un torto l’un l’altro.
Idioti.
Torniamo a cosa stanno facendo ora i nostri bellissimi protagonisti.
Gale guarda l’orologio con esasperazione. – Peeta io vado a calcio, Finnick odia chi arriva tardi – dice.
Il suo amico biondo mangiucchia una matita compiaciuto dei solchi lasciati dai denti, e lo fissa.
– Scusami, perché non dovrei venire con te? – chiede.
– Perché tu devi andare dalla Trinket a chiederle come siamo messi per le candidature di re e reginetta del ballo – risponde Gale.
– Non credo proprio!! Poi i giri di campo di punizione tocca farli a me! –
– Ehi, ehi! Moccioso! – lo addita il moro – Chi è che ha insistito per fare i rappresentati d’istituto? –
– Tu! – rimbecca Peeta.
– Ok, allora chi di noi due ha rotto tanto i coglioni per fare il ballo? –
– Sempre tu!! – pigola Peeta.
– Accidenti. È questo il tuo gioco? Ok allora! Chi è il più vecchio? –
– Tu –
– E il più alto? –
– Tu –
– E il più bello? –
– Io – esulta Peeta facendosi ricadere il pon-pon del cappellino da Babbo Natale in faccia.
– Il mio orgoglio maschile mi farebbe dire la verità, ma mi fai una certa pena quindi ti lascio nelle tue spudorate ed alquanto tristi convinzioni – dice Gale con sufficienza.
– Non capisco dove vuoi arrivare..? –  domanda Peeta, palesemente non interessato.
– A farti rispondere con “Tu” alla domanda “Chi è che comanda?”. Ora vai dalla Trinket o ti getterò in pasto alle fan del priorato. Sei ufficialmente addetto alle decorazioni! – risponde Gale ridendo.
Peeta molla un calcio sulla stinco del suo amico che lo fa imprecare, e se ne va con il dito medio alzato dicendo: – Ok, ok. Vado io. Ma stasera niente pasticcino! –
– Sai che non lo farai –  esorta Gale prendendo la borsa di calcio.
– Vero, ma ti odio comunque. A dopo – ribatte Peeta allontanandosi velocemente verso l’ufficio della Trinket.
 
Peeta corre lungo i corridoi a passi lunghi e veloci, con il borsone sportivo che sbatte pesante sulle spalle.
Sulle piastrelle grigie del liceo Scarlini della Torre, i suoi passi rintoccano ritmici e costanti come le lancette di un orologio: orologio che dichiara che Peeta Mellark è dannatamente in ritardo.
Il colloquio con la professoressa Trinket nonostante tutto ha dato i suoi frutti poiché l’ha tranquillizzato. Quella donna incinta è iperattiva ed ha organizzato per conto proprio tutto quello che riguarda decorazioni ed elezioni – candidature – votazioni del re e della reginetta del Ballo.
Inutile dire chi negli ultimi anni ha vinto il titolo.
Come dite? C’è solo un re?
Beh.. Quando nelle urne delle ragazze vengono messi soltanto foglietti con due nomi maschili, non puoi certo inventarti una reginetta, no? Persino i maschi si sono coalizzati per eleggerli.
Non per invidia, no! Fidatevi! I P&G sono veramente amati da chiunque! Non c’è cattiveria in nessun gesto fatto verso di loro, è incredibilmente inverosimile.
E infatti, Peeta e Gale sono ufficialmente il re e la reginetta del ballo di Natale degli ultimi due anni, e ora attendiamo solo di sapere chi saranno quelli di quest’anno visto che la Paylor ha bandito per sempre la possibilità di avere una reginetta con i peli sul petto.
Se vi state domandando chi ha fatto il re e chi la reginetta; sarete liete di sapere che Peeta ha insistito tanto per avere il diadema rosa e ballare un lento con il piede “all’insù” come nei film, insieme al suo re Gale.
È stato molto imbarazzante, ma la parte femminile della scuola era in delirio, e la parte maschile invece di prenderli in giro li applaudivano come eroi.
Forse il Liceo Scarlini della Torre è un po’ atipico, che dite?
Comunque! Scusate! Il/la vostro/a Gossip Girl di fiducia divaga. Dicevo che Peeta sta correndo come un disperato al campo da calcio, quando si avvia verso la strada più breve, ovvero passando dal corridoio dove ci sono le aule delle attività pomeridiane.
Ad un certo punto, circa a metà corridoio, Peeta riconosce indistinta la voce squillante di Madge. – Ok! Katniss, prosegui con la seconda strofa! –

 
Are you, are you 
Coming to the tree?
(Stai venendo all’albero?) 

Il ragazzo biondo quasi inciampa; il suo corpo non reagisce alla volontà di ignorare quella voce così melodica e andare agli allenamenti di calcio. La mente gli dice di proseguire, ma le sue gambe si sono incollate al pavimento e non riescono a proseguire.
 
Where the dead man called out for his love to flee. 
Strange things did happen here 
(là dove il morto implorò l'amor suo di scappare? Strane cose sono successe, qui)

Peeta si toglie il cappellino da Babbo Natale e, passandosi nervosamente una mano nei capelli biondi e ricci, ricade a terra facendo strisciare sul muro il borsone da calcio, dove abbandona la schiena.
Il suo viso è come folgorato.
Si tiene la testa fra le mani, seduto a terra e con le spalle al muro in quel gelido corridoio, dove a rompere il silenzio penetrante che regna solitamente nel liceo si sente solo questa splendida voce cantare una delle strofe più strazianti che lui abbia mai sentito.
No stranger would it be 
If we met up at midnight in the hanging tree.
(Nessuno verrebbe a curiosare, se ci incontrassimo a mezzanotte all’albero degli impiccati)
 
– Canta anche la terza, dai – incoraggia poi la voce di Madge dentro all’aula, una volta finita la strofa.
Peeta si abbandona e chiude gli occhi, in balia delle sue emozioni contraddittorie che si stanno palesando nel rossore del suo viso e dalla sua espressione addolorata.
Riesco a capire i suoi pensieri solo a guardarlo, povero ragazzo. Questi cinque giorni passati ad ignorare Katniss non sono stati facili per lui.
Più la evitava, più era ovvio che pensava a lei. In classe, mentre i professori spiegavano, Delly lo colpiva in continuazione con l’astuccio, non appena si accorgeva che lui era perso a fissarne i capelli intrecciati solidamente.
– Non dovevo passare di qui – mormora a bassa voce, a se stesso.
Are you, are you
Coming to the tree?
Where I told you to run, so we’d both be free
(Dove ti dissi di correre, così saremo entrambi liberi)
Strange things did happen here
No stranger would it be
If we met up at midnight in the hanging tree?
 
Peeta sospira profondamente.
– Peeta?! – trilla a voce eccitata Madge che nel frattempo ha aperto la porta per decretare la fine dell’incontro pomeridiano. Dietro di lei, si eleva un ammasso di gridolini fastidiosi delle ragazze che si accalcano per riuscire a vederlo.
Il ragazzo biondo sussulta e si alza rapidamente non sapendo cosa dire, sotto gli occhi perplessi e illuminati di tutti i presenti. In un angolo, Katniss lo osserva silenziosa.
I loro sguardi si incrociano, ma subito voltano gli occhi arrossendo.
– Cosa fai qui? – domanda Madge avvicinandosi con aria seducente. Peeta si appiattisce al muro temendo un attacco dalle fan del priorato, ma dopo qualche secondo ritrova la sua lucidità e alza il pollice.
– Ehm.. stavo solo passando di qui e mi sono fermato ad ascoltarvi – dice, sottolineando con pesantezza il ascoltarVI finale.
Madge sembra delusa, e senza che lei abbia il tempo di chiedere altro, lo guarda scappare con in mano il berretto rosso da Babbo Natale mentre urla: – Ottimo lavoro! Scusate, ho calcio! –
Katniss, Madge e il masso di oche propagatrici di ormoni rimangono a fissarlo mentre corre via lungo il corridoio gelido, che ora è tornato al suo pressante silenzio.
 
 
 
Katniss guarda le spalle avvolte nelle pesanti giacche dei P&G che, davanti a lei, aspettano il pullman guidato da Glenn Jackson per tornare a casa.
– Ci hai messo parecchio tempo con la Trinket – osserva Gale.
Peeta si irrigidisce e distoglie lo sguardo altrove – Si beh, sai com’è. È una chiacchierona – risponde.
Mentre aspetta con la coda dell’occhio un accenno di consenso di Gale, intercetta il viso di Katniss che nel frattempo non smette di fissarlo.
– Ciao! – dice lei, forse con troppo entusiasmo, come se non attendesse altro che incrociare il suo sguardo.
– Ciao – risponde subito il ragazzo biondo, sorridendo timidamente e sventolando la mano.
Gale si accorge della ragazza e la saluta gentilmente anche lui.
– è stata grande quella parata, Gale. Sia oggi che quello della settimana scorsa – osserva.
Il ragazzo moro sembra stupirsi e abbozza un sorriso imbarazzato – visto che roba? – dice – ma in realtà non sono così forte, è Peeta che è una sega – spiega.
Peeta pigola un “ehi!” offeso, e tutte e tre ridono allegri.
– Possiamo ridere con voi? – dice una voce decisa.
Nessuno capisce di chi si tratti fin quando delle braccia agili non si stringono alla vita di Gale.
– Johanna, lascialo stare – supplica la dolcissima Annie Cresta, spuntata al fianco della ragazza impudente.
– Che c’è, non posso nemmeno abbracciare questo bel fagiano? – ribatte lei maliziosa, alzando gli occhi delineati dal trucco nero e pesante verso Gale che la guarda stupito.
– Ciao, Gale – gli dice poi, aumentando la presa alla sua vita e facendo aderire completamente il suo cappotto alla giacca del ragazzo.
– Ciao, Johanna – risponde Gale titubante – Non tornate a casa? – chiede.
– Ho una visita per il bambino qui in centro– risponde Annie sorridendo – Finnick non poteva accompagnarmi oggi, è da sua nonna –
Ok, qui serve una premessa.
Johanna Mason e Annie Cresta, oltre ad avere due anni di differenza, abitare in quartieri ben distanti tra loro ed essere completamente diverse, sono molto amiche.
L’inizio della loro strana amicizia risale a quando, anni addietro, uscirono gli esiti di fine anno al liceo; e tutti gli studenti come al solito andarono al liceo per consultare il loro tragico o lieto destino.
Quell’anno Johanna infatti era in terza (e per semplificarvi i conti: Gale, Finnick e Madge erano in seconda superiore, Annie in prima mentre il piccolo Peeta iniziava ad affrontare gli esami di terza media), e quindi sto parlando dell’anno della sua bocciatura.
– Come può avermi bocciato per la condotta?! – ruggì Johanna contro il professor Flickerman che gironzolava per la sala dove venivano esposte le bacheche.
– Signorina Mason! Mi ha tirato un banco addosso! – la rimproverò arrabbiato il professore – ringrazi il cielo che non l’ho fatta espellere dalla scuola! – concluse poi.
– Sarebbe stato meglio, razza di rincoglionito – ribatté lei subito dopo, girando i tacchi e andandosene a passo deciso fuori dalla sala.
Mentre “galoppava” verso l’uscita, finì per scontrarsi con la piccola Annie, facendola cadere.
– Scusami! – pigolò subito lei, rialzandosi velocemente.
– Perché ti scusi? Ti ho buttato io per terra – sbuffò Johanna incrociando le braccia, infastidita.
Annie sembrò colpita da quella frase e non seppe più cosa rispondere, così rimase in silenzio a osservare la burbera ragazza di fronte a lei.
Johanna in moto di nervosismo le si inumidirono gli occhi, e quando Annie piegò la testa assumendo un’espressione interrogativa, sbottò:
– Cosa cazzo mi guardi, rimbambita?! Sì, mi hanno bocciata se te lo stai chiedendo?! Tu cosa sei invece?? Prima della classe?! Ci scommetto, perfettina di sta minchia come sembri! – le disse inveendole contro.
La piccolissima Annie, con i suoi occhi verdi e i capelli rossi le sorrise.
– A dire il vero ho raggiunto a stento la promozione – disse ridacchiando – non ho affatto una buona memoria. E questo significa che mentre a te basterà essere più gentile con i professori, io dovrò studiare come una scema – concluse poi, ammiccando dolcemente.
Johanna rimase così colpita da quella ragazzina così piccola quanto dolce, che da allora non la abbandonò un secondo; proteggendola dalle prese in giro dei suoi compagni per il suo modo di fare un po’ “tra le nuvole” o per il suo aspetto da bambolina.
Quando Annie è rimasta incinta due mesi fa; nello stesso periodo si è anche ammalata la nonna di Finnick, la signora Mags, una dolcissima signora tenace e arzilla, ma purtroppo molto anziana.
È Johanna ad occuparsi di Annie quando Finnick non la può accompagnare a fare visite o compere per il bambino, perché occupato in ospedale con la nonna.
Tra Finnick e Johanna c’è un tacito accordo dove entrambi si prendono cura della piccola Annie, e si fidano vicendevolmente tra loro.
Questa è la premessa per farvi capire quanto accaduto poco fa.
 
– Allora sexy, con chi vai al ballo? – domanda Johanna, facendo arrampicare le dita sulla giacca di Gale.
– Con me, ovvio – s’intromette Peeta, facendo ridere la piccola, dolcissima e incinta Annie.
– Guarda che io potrei scopare meglio, sai? – sussurra poi Johanna all’orecchio del moro, facendolo arrossire violentemente.
Peeta e Annie sgranano gli occhi.
Ah, quella ragazza rende persino l’imponente Gale imbarazzato come un bambino. Ve lo dico io ragazze, secondo me, si piacciono.
– Preferirei mangiare carbone – risponde Gale balbettando, continuando ad arrossire.
– Beh – gli dice con tono suadente la ragazza incollata a lui – a comprimere carbone, si possono ottenere splendide perle, lo sai? –
– Non è vero – la interrompe Katniss che, nel frattempo aveva assistito silenziosamente alla scena.
– Si, che è vero – ribatte lei, inarcando un sopracciglio.
– No, è un errore che fanno in molti, ma non è così – spiega.
Johanna si stacca da Gale, che nel frattempo ha spalancato la bocca e iniziato a fare segnali con la testa in stile: “no, no, no, no” o “non provocare Johanna, non provocare Johanna!”, e si avvicina a Katniss distanziandola ora di appena mezzo metro.
– E tu saresti? – domanda Johanna in tono aspro.
– Katniss – risponde, calma.
– Beh, io sono Johanna, Katniss. Non so che tipo di educazione hai ricevuto a casa tua, ma non ci si intromette nelle conversazioni altrui – le dice.
Un lampo di consapevolezza attraversano gli occhi grigi della Everdeen; probabilmente ha collegato la ragazza che le sta di fronte con le storie raccontategli da Delly e Madge su lei e Gale.
(Io, nel frattempo, mi domando se lei non si sia ancora chiesta in quale razza di gabbia di psicotici sia finita.)
Peeta sgrana gli occhi e si fionda in mezzo alle due sorridendo come un ebete, ma se lo si potesse disegnare, direi proprio che lo smile con la gocciolina sulla fronte sarebbe l’ideale.
Katniss assume uno sguardo truce.
– Se permetti, prima che ci interrompessi tu, io stavo parlando con loro –
Annie, Johanna, Peeta e Gale spalancano gli occhi, la bocca, anche le orecchie.. se potessero.
– Mi piaci – conclude poi Johanna, con espressione compiaciuta, dopo averla squadrata per qualche secondo con sufficienza. Tende la mano verso Katniss.
– Piacere di conoscerti, Katniss – dice.
– Piacere mio – risponde la ragazza con la treccia stringendole la mano; mentre Peeta la fissa ammaliato e Gale osserva entrambe arrossendo.
Annie, dal canto suo, si accarezza il pancino appena gonfio sussurrando:
– Spera di non diventare così, ok? –
E con lei, siamo già a due futuri genitori che augurano ai loro nascituri di non diventare come i protagonisti della storia che vi sto raccontando.
Spero di non insegnarvi cose diseducative, ma giunti a questo punto temo sia troppo tardi, no?
Mentre Gale, Peeta e Katniss si apprestano a salire sul pullman, che nel frattempo era arrivato, Johanna stampa un bacio sulla guancia al moro, sussurrandogli:
– Domani vado a iscriverci al ballo. Sei mio, Hawthorne –
Gale, incredulo, non ha tempo di replicare che Peeta lo trascina su dagli scalini e Glenn Jackson sfreccia verso il quartiere dodici.
 
 
– Quindi, alla fine della fiera, mi abbandoni quest’anno? – domanda Peeta aspirando una boccata dalla sigaretta. Nel suo tono però non leggo particolare dispiacere. O almeno, non quello che mi aspetterei.
– Ma che ne so. Ti ripeto: quella è matta, mi terrorizza – risponde Gale mentre mangiucchia svogliatamente il tortino al cocco, avvolto in calde coperte seduto sul suo balconcino.
Rimangono in silenzio.
Peeta volta lentamente lo sguardo verso la finestra di Katniss, assicurandosi che il suo amico non lo stia fissando. Il buio della mansarda di casa Everdeen sembra rattristarlo.
– Sai, Gale.. La Trinket mi ha chiesto se passo da lei ogni giorno, giusto prima degli allenamenti, per definire le ultime cose delle decorazioni – asserisce con tono sospeso il biondo.
Gale si alza e appoggia i gomiti sulla ringhiera gelata, rabbrividendo.
– Ebbene? – domanda lui.
Peeta sembra trattenere il respiro – Ebbene.. forse potrei anche arrivare un po’ tardi agli allenamenti nei prossimi giorni – dice.
Gale lo guarda perplesso, e poi alza le spalle.
– Beh, a me che mi frega? Sei tu l’addetto alle decorazioni – dice sorridendo – e poi così ti toccherà fare i giri di punizione. Non ti farebbe male buttare giù un po’ di pancia –
– Ma quale pancia! Sono di marmo! – rimbecca Peeta ridendo – Quindi ok? Cioè, ricordati che se arrivo tardi è perché sono dalla Trinket – conclude poi.
– Si ok, ho capito! Vado a dormire, ciao scemo. E grazie per il pasticcino, come sempre – sussurra Gale, entrando in camera e chiudendosi la finestra della sua mansarda alle spalle.
Peeta, rischiarato dalla luna, rimane seduto al freddo, e quando spegne la sigaretta si porta le mani alla testa stringendosi forte i capelli. Il suo viso è triste, confuso.
Sussurra, flebilmente, le parole di una canzone..

 
Are you, are you, coming to the tree?
Where the dead man called out for his love to flee. 
 
Sospira, di nuovo, come questo pomeriggio.
Perché? Ragazze mie, ha appena infranto uno dei comandamenti non scritti più importanti della lista; ovvero il sesto comandamento non scritto dei P&G:
“Essere sempre sinceri”
 A questo proposito, sappiamo tutti che Peeta, in realtà, non ha nessun appuntamento quotidiano con la Trinket; e che alla fine entrambi i P&G hanno infranto questo comandamento.
 

 
Beh, tra venti minuti dovrei essere pronta ad uscire e invece ho ancora le pantofole che cantano Jingle Bells.
Bene!
Ricordo che questa storia non è a sfondo comico - demenziale, ma è una commedia.
Giunta finalmente a pubblicare il quinto capitolo, mi scuso per i ben 10 e oltre giorni di attesa ma il lavoro e studio mi massacrano e solo oggi sono riuscita a concluderlo.
Spero comunque che sia valsa la pena farvi aspettare.
Come al solito vi ringrazio per tutto il calore e le magnifiche recensioni che mi lasciate: costruttive e sempre gentilissime; e vi prego di non smettere mai di farlo.
Se vi può interessare, ho iniziato una raccolta di One Shot sempre su Hunger Games: “Momenti”.
SPERO SIA PIACIUTO! DAVVERO!
GRAZIE.
MatitaGialla

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Capitolo 6
*** 6. Baci a fior di labbra.. quasi. ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
 
 

6. Baci a fior di labbra.. quasi.

Sospira, di nuovo, come questo pomeriggio.
Perché? Ragazze mie, ha appena infranto uno dei comandamenti non scritti più importanti della lista; ovvero il sesto comandamento non scritto dei P&G:
“Essere sempre sinceri”
A questo proposito, sappiamo tutti che Peeta, in realtà, non ha nessun appuntamento quotidiano con la Trinket; e che alla fine entrambi i P&G hanno infranto questo comandamento.
 
 
Quartiere zero, Panem. Liceo Scarlini della torre, 09.45 di Martedì 17 dicembre.
“Peeta Mellark è atteso nell’ufficio della preside Paylor. Ripeto: Peeta Mellark è atteso nell’ufficio della preside Paylor” annuncia l’altoparlante che rimbomba nell’aula.
Tutta la classe, compresa la professoressa Trinket, si sofferma sulle sopracciglia inarcate di Peeta che scruta con istinto omicida l’impianto audio sopra la porta.
– Che hai combinato? – gli chiede Delly, seduta ovviamente affianco a lui, preoccupata.
Peeta alza le spalle stupito. – Sarà per il ballo? – risponde.
– Non ti convocherebbero mai durante la lezione. E poi avrebbero chiamato anche Gale – ribatte sorniona la ragazza, delicata come una bambolina.
Peeta annuisce convinto, si alza e guarda la Trinket, che gli acconsente il permesso di uscire.
Mentre Peeta si dirige verso la porta, due grandi occhi grigi gli guardano le spalle.
Katniss, seduta dietro di lui, passa ormai le ore di lezione a scrutare ogni boccolo dorato dei suoi capelli ed a indugiare sulle spalle robuste e forti.
Katniss arrossisce, e guarda silenziosamente Peeta che si avvia lungo il corridoio.
Entrato nell’ufficio della preside, il ragazzo vede Alma Paylor e Alma Coin, stesso nome ma caratteri opposti, che si guardano con rabbia.
Peeta rabbrividisce spaventato. Che la Coin abbia scoperto che la preside ha acconsentito agli alcolici alla festa? Come mai avrebbe potuto?
Si guarda attorno alla ricerca di una via di fuga, nel caso in cui la Coin lo avrebbe iniziato a prendere a randellate nei denti con qualche statuetta o chincaglieria, visto che l’ufficio della Paylor ne è zeppo.
Constatando di essere più intrappolato lui lì dentro, che qualsiasi bestia su questo mondo, decide quindi di lasciare socchiusa la porta come scappatoia.
– unounoquattro, unounoquattro, unounoquattro – bisbiglia velocemente tra se e se il ragazzo.
Le due Alme si voltano verso di lui.
– Che hai detto Mellark? – domanda aggressiva la Coin. Uffa, povera donna.
Credetemi se vi dico che neanche il miglior sesso del mondo gioverebbe al suo carattere; quella donna è più cattiva di Sae la Bidella quando gli cammini sopra al pavimento appena cerato con le scarpe sporche di fango. Un esperienza che, tra l’altro, non vi auguro per niente al mondo!
– Niente! – balbetta frettoloso Peeta, colto in fallo.
– Stavi per caso ripetendo il numero del telefono azzurro, Peeta? – domanda la Paylor, sinceramente offesa ma anche leggermente divertita.
 
 
Mentre Peeta Mellark se ne ritorna tranquillamente (e incolume) verso la sua classe, la campanella scandisce l’ora della ricreazione, e tutti gli studenti escono come una furia dalle aule.
Il ragazzo allora accelera il passo per sfuggire alle donnette che già iniziano a miagolare vedendolo passare. Davanti alla sua classe, Gale parlotta amabilmente insieme ad un gruppetto di ragazze che gli stanno tutte intorno sviolinando cuoricini immaginari e sorrisi patetici.
Quando lo vede però, le congeda velocemente.
– Ha scoperto gli alcolici? – domanda il moro preoccupato.
Peeta fa segno di no. – Non sono andato da Abernathy la settimana scorsa, e la Coin rompe i coglioni con le sue denuncie d’inadempienza alla Paylor, se non fa rispettare questo regolamento – risponde mettendosi una mano tra i capelli, sbuffando.
Dall’aula esce precipitosamente Katniss – Peeta! –
Il ragazzo serra le labbra e guarda fugacemente Gale. Le sorride.
– Ciao Katniss – salutano in coro.
– Ecco io.. – balbetta – che è successo dalla preside? – domanda candidamente.
Il ragazzo biondo sembra stupirsi del suo interesse.
– Devo semplicemente andare dal dottor Haymitch dopo calcio – risponde.
Rimangono in un imbarazzante silenzio finché nei corridoi, contornata dal suo pancino appena gonfio, non arriva Annie e il suo sorriso amabile. Gale guarda nervosamente dietro di lei.
– Johanna non c’è? – domanda.
Gale Hawthorne si rilassa quando Annie risponde di no; e tutto diventa ancora molto, molto, molto più imbarazzante e silenzioso tra loro.
 
Le lezioni terminano con una noia disarmante, e le centinaia di studenti si trascinano privi di forza strascicando a terra gli zaini fuori dal complesso scolastico.
I fortunati che hanno avuto la brillante idea di non aderire a nessuna attività pomeridiana, saltellano come capretti scampati al giorno di Natale, mentre si avviano all’uscita della scuola.
Tutti gli altri invece, si organizzano per riposare al meglio nella loro pausa pranzo.
I tabagisti infuocano l’aria gelida con i loro accendini, le oche rabbrividiscono per la pelle lasciata nuda in amor della moda, Sae la Bidella inveisce contro chiunque strisci le mani unte sugli specchi appena lucidati, il dottor Haymitch fugge dai latrati della moglie incinta, il priorato del P&G’s Fan club organizza il prossimo attacco notturno a casa dei nostri protagonisti, il professor Flickerman corteggia di nascosto la professoressa Coin e nel frattempo la preside Paylor evita le chiamate di sua madre che le ricordano ogni minuto della sua esistenza di essere una donna adulta ancora single.
Si insomma la normale, spudorata, nuda e banalissima proiezione mentale di quello che dovrebbe essere un liceo nella norma mondiale.
In tutta questa normalità però non possiamo inserire i nostri P&G, i bellissimi e sexy leader del comitato studentesco che ora è tutto preso per l’organizzazione del ballo.
– Gale! – grida Peeta allarmato – Hai poi parlato con Johanna? Che ha intenzione di fare per le coppie?! Non vorrai mica lasciarmi da solo! –
Gale molla a uno dei collaboratori organizzativi una scatola piena di fogli, e guarda Peeta angosciato.
Deglutisce.
– Vai a dirglielo tu, che non ci voglio andare con lei al ballo! Johanna sarebbe capace di costruire un monumento funebre con le mie ossa, ne sono sicuro. – pigola.
– Ma sei stronzo? Quella mi uccide! Tu sei alto due metri, non ti farà niente! –
– Non saprei dove trovarla ora! Dai.. tu la troveresti sicuramente in poco tempo – supplica Gale.
– Boiate! –  ribatte Peeta con un sorriso stampato in faccia – Tutta la scuola sa che Johanna passa la pausa pranzo in classe a leggere. Ora, non scassare anche tu e fila a chiarire sto discorso che poi abbiamo mille cose da fare – conclude Peeta autoritario, cacciando Gale dall’aula in cui si svolgevano le riunioni del comitato.
 
– Posso parlarti? – balbetta Gale, rimanendo sulla soglia della quinta L.
Johanna, seduta tranquillamente al suo banco, mangia distratta una mela mentre legge un libro dall’aria piuttosto malconcia. La luce delle finestre offrono a Gale un effetto quasi dantesco della sua figura, tanto da lasciarlo leggermente basito quando la ragazza lo osserva con occhi freddi e distaccati.
Johanna fa un cenno con la testa, ma Gale rimane immobile ed impassibile davanti a quella classe, nel corridoio opposto a quello dove si svolgono le attività pomeridiane.
Dopo qualche secondo di silenzio, Johanna sbuffa impaziente: – Sei venuto qui per dirmi qualcosa, Hawthorne? Ebbene dillo – comanda lei.
Davanti a quella ragazza tutta la risolutezza e la determinazione di Gale scompaiono, e lui rimane come un ebete al ciglio della porta.
– No. Cioè sì. Si! – balbetta.
– Diavolo, Hawthorne. Muoviti – asserisce poi pungente.
Gale sospira profondamente e entra coraggiosamente in classe, parandosi davanti al suo banco.
Quando incrocia di nuovo i suoi occhi però, si ammutolisce.
Johanna lo sta mangiando vivo con gli occhi, è chiaro. Le sue pupille strafottenti, arroganti, sprezzanti e profonde trapanano il cranio del povero ragazzo come un chiodo gigantesco; poi, all’improvviso, lo sguardo di Johanna si addolcisce.
L’espressione sul suo viso si rilassa, le guance non sono contratte ma morbide, gli occhi non incutono più timore, ma profonda e trita malinconia.
– Guarda che lo so, che sei venuto qui a dirmi di non voler venire al ballo con me – spiega poi abbassando gli occhi, sfuggendo allo sguardo sconcertato di Gale che, rapito e folgorato dall’espressione dolce comparsa su quel piccolo viso, non smette di fissarla a bocca aperta.
Gale non riesce a dire niente, è paralizzato, povero ragazzo!
Di nuovo i loro occhi si incrociano e Gale si irrigidisce ancora un po'. La luce delle finestre che rischiarano l’aula non permette a Johanna di vedere se le guance del ragazzo si sono arrossate o meno, ma lei è contenta così; altrimenti si vedrebbe anche il rossore sulle sue. Lui rimane in silenzio ancora qualche secondo, e questo fa sbottare Johanna Mason che riacquisisce improvvisamente il suo sguardo rabbioso e balza in piedi velocemente, facendo arretrare Gale.
Davanti a lui, ora la ragazza assume una nuova, eccitante, seducente e conturbante espressione maliziosa.
– Cosa c’è, Hawthorne? Non sono abbastanza sexy per te? – chiede lei avanzando cauta e snella verso di lui.
Ha un passo felino, ammaliante, morbido e silenzioso che rapisce Gale.
La guarda avanzare verso di se, che continua invece a retrocedere finendo poi per sbattere contro la lavagna.
Johanna si avvicina fino a poter sfiorargli il naso con il suo, non mollando il contatto visivo con i suoi occhi.
– Rispondimi, Gale – dice duramente – Non sono abbastanza sexy per te? –
L’uomo è carne, e la carne fa l’uomo.
Non posso sapere cosa ha spinto Gale a farlo, se il bramoso desiderio o l’effettiva scomparsa della sua paura per lei; ma all’improvviso il ragazzo con i capelli mori afferra il viso di Johanna e va ad unire con ferocia le loro labbra.
Le afferra la schiena e stringe per i fianchi la ragazza che fa aderire perfettamente il suo corpo a quello di Gale, mentre gli passa una mano nei morbidi e folti capelli scuri. Si baciano con la lingua, con famelica attrazione e con il respiro profondo e accaldato.
Katniss, nel frattempo, attraversa a grandi falcate il corridoio delle quinte, che gli permette di raggiungere facilmente l’aula di canto. Il suo viso rosso per il freddo fa pieno contrasto con la sciarpa bianca e lanosa che indossa.
– Madge mi ucciderà – sibila tra gli affanni.
Passando davanti alla quinta L però, non può non sentire i respiri pesanti di chi, come lei, potrebbe evidentemente aver corso. (Sia benedetta l’ingenuità)
Si affaccia curiosa alla porta e rimbalza indietro quando, davanti a lei, vede Gale e Johanna baciarsi con tanta passione da imbarazzarla profondamente. Non è un semplice bacio quello, lo si vede subito.
Non si stanno baciando per scoprire la possibile corrispondenza sentimentale tra loro, nemmeno per suggellare un patto di pace ed ancora meno per scambiarsi il sapore delle diverse caramelle.
Quello è un bacio di pura bramosia! Sto parlando di desiderio scottante! VOGLIA!
Katniss, sussultando, finisce per sbattere contro la vetrata del corridoio, facendosi inevitabilmente notare.
I due si staccano immediatamente, con le labbra arrossate, i capelli scombinati e lo sguardo confuso e colpevole di chi è appena stato beccato alla grande. Perché è proprio così.
– Katniss?! – balbetta Gale, e poi si allontana sconcertato da Johanna, come a non spiegarsi cosa ci facesse lui lì in quella situazione.
La ragazza con i capelli scuri intrecciati, si ricompone imbarazzata e corre via, con gli occhi bassi; lungo il corridoio. Gale muove un passo per inseguirla, ma si ferma subito; come bloccato da una forza superiore.
Si volta verso Johanna, che lo guarda di nuovo glacialmente.
– E così, è a lei che pensi? – domanda poi.
– Per cosa? – chiede lui confuso, portandosi una mano alla bocca arrossata e indolenzita, cercando di auto controllarsi.
 – Pensi a quella ragazzina, mentre mi baci? – sbotta Johanna, allontanandolo violentemente con le mani.
Gale sbatte contro la lavagna, e si sofferma a guardare la ragazza davanti a lui con gli occhi sgranati.
– Ma che cazzo dici, Johanna? – ribatte lui a tono alto.
– Rispondimi! Pensi a lei? – ripete. I suoi occhi scuri scuotono profondamente Gale, che si infervora.
– No, Johanna! NO! – Urla – E poi, non sei nessuno per impedirmelo, anche se fosse – conclude.
– Mi porterai al ballo con te? – domanda Johanna dopo qualche secondo di studiato silenzio.
Gli occhi di questa ragazza sono un mix micidiale di emozioni.
Sono freddi e calcolatori, contemporaneamente emozionati per il bacio, malinconici per Katniss e nel frattempo riescono ad essere anche teneramente dolci. Gale se ne accorge perché rimane come abbagliato nell’osservare minuziosamente il suo viso.
Sembra pensarci su. Poi annuisce. – Si –
– Beh, ci mancherebbe! – grida improvvisamente un ragazzo scuro di pelle, palesemente imbarazzato.
Johanna e Gale spalancano le labbra quando notano il povero Tresh in fondo all’aula, che senza dire una parola aveva assistito a tutta la scena, senza saper come fare per uscire senza essere notato.
 
 
– Ho baciato Johanna – asserisce Gale, mentre pinza al feltro fiorellini bianchi e gialli.
Peeta, preso alla sprovvista, cade dalla sedia con la quale si stava dondolando. Con la testa a terra, rimane a fissare Gale, sopra di lui, con le guance rosse.
– E me lo dici così? – domanda perplesso.
– Non so, come te lo dovrei dire? – domanda Gale.
– Boh, non saprei – ammette Peeta dopo averci brevemente pensato – ..Com’è successo? –
– Non te lo so dire, è successo e basta – risponde Gale alzando le spalle, lievemente rosso in viso.
– Porterai lei al ballo? – chiede Peeta, guardandolo fisso con i suoi occhi azzurri e glaciali.
Gale annuisce, tenendo lo sguardo basso.
Peeta rimane qualche secondo in silenzio. I suoi fanali color cielo si incupiscono leggermente.
Si alza e prende la borsa di calcio, e si dirige alla porta.
– Dove vai? – domanda Gale.
– Dalla Trinket, ricordi? Ci vediamo a calcio – risponde Peeta uscendo, senza nemmeno guardare il suo amico.
– Peeta! – lo chiama Gale, fermandolo sui suoi passi. Il biondo ricompare dallo stipite della porta.
– Ti da fastidio che io vada al ballo con Johanna? – domanda il moro.
Peeta scuote la testa dolcemente, lo saluta e torna in corridoio. Subito dopo i suoi occhi si illuminano. Ragazze, pensate anche voi quello a cui penso io?
Peeta rientra nella stanza agitato. – Quindi io potrei portarci K.. –
– Anche se vorrei andare anche con Katniss..con entrambe ci voglio andare, maledizione! – sussurra Gale tra se e se ad occhi bassi, senza notare il suo amico che era rientrato nell’aula.
Peeta si raggela sul posto, e impassibile esce dalla classe.
 
Attesi dei brevi minuti dietro il muro portante dell’aula dove si svolgevano le riunioni del comitato studentesco; Peeta Mellark, appiattito al muro, attende che il suo amico esca.
Poco dopo Gale se ne va tutto di fretta con il borsone di calcio in spalla e corre lungo il corridoio, guardando affannosamente l’orologio. Arriverà tardi anche lui alla fine, disgraziato!
Peeta sospira e poi, sicuro di non poter essere scoperto, a lunghi passi raggiunge il corridoio delle attività pomeridiane.
Una dolce melodia di diverse voci unite in un turbine musicale lo richiama davanti a quella porta, dove Peeta sente che racchiude dietro di se l’unica ragazza per la quale il suo cuore abbia mai battuto in quel modo così strano, emozionante, quasi doloroso.
Si siede a terra, sopra la grossa borsa, con le spalle contro il muro. E ascolta.
Il suo viso è rilassato e i morbidi capelli biondi gli ricadono come un ricamo sulla pelle, le ciglia lunghe fremono leggermente quando katniss parte con una strofa di assolo.
Un sorriso spontaneo contorna poi la sua bella faccia, quando Katniss pochi minuti dopo compare alla porta.
– Ciao – dice lei stupita.
– Ciao – risponde Peeta candidamente. Non si agita nemmeno, è stato beccato in flagrante e non può essere lì di nuovo per caso.
– Hai finito? – domanda lui.
– No, sto andando in bagno.. – risponde – ma tu che ci fai qui? Hai deciso di spiarci? –
Peeta ride, e annuisce con quelle labbra che tutte le donne in quella scuola desiderano.
– Canti molto bene, Katniss – dice Peeta. La sua voce è così suadente da far venire la pelle d’oca ai muri.
Katniss arrossisce e si irrigidisce leggermente; poi scrolla le spalle e si avvicina a Peeta, il quale era rimasto seduto a terra. La ragazza si china alla sua altezza, con gli occhi sorridenti.
I due ragazzi restano a fissarsi per qualche secondo, mandandosi impulsi silenziosi a vicenda.
Quando Katniss fa l’errore di guardare le labbra di Peeta da così vicino, si alza di scatto rossa in viso.
– Devo andare in bagno! – esordisce rigida.
– Io vado a calcio – risponde Peeta serenamente – ci vediamo, Katniss –
E la guarda allontanarsi velocemente ed a grandi passi verso i bagni femminili.
 
Quartiere dodici, Panem. Casa Mellark. Ore 21.00.
La nube leggera impedisce a qualsiasi temerario, anche se armato di cappotto e guanti, di mettere il naso fuori casa. Tutto è sospeso in via S. Collins; il freddo penetra fin dentro i muri delle case, abbattuto dal calduccio invitante dei grandi camini.
Peeta Mellark esce dal balcone che da sul giardino, nella sua stanza. Rabbrividisce per il freddo e si avvolge in una coperta calda e lanosa.
Il chiarore dell’accendino che brucia l’estremità della sigaretta lo illumina, colorando i suoi occhi di rosso e arancione. Mancavano ancora due ore all’appuntamento della merendina con Gale, ma la sigaretta dopo cena è un vizio a cui Peeta non riesce a resistere da anni.
– Ciao – dice una voce al suo fianco. Peeta si gira quasi spaventato, quando vede sul balcone di casa Everdeen una bellissima bambina con i capelli biondi guardarlo con grandissimi occhioni. Il ragazzo sventola la mano gentilmente.
– Come ti chiami? – domanda la bambina.
– Peeta. E tu? – risponde il ragazzo.
– Primrose. Abbiamo i nomi che iniziano con la stessa lettera! – esulta ridacchiando – Tu conosci mia sorella? – chiede poi.
– Katniss? Si, è in classe mia – ribatte il ragazzo con un sorriso dolce.
Primrose si volta di scatto quando dietro di lei appare sua sorella.
– Furbetta! Cosa ci fai in camera mia? – le domanda.
Prim ride e scappa dentro, non senza aver salutato Peeta però. Katniss rimane incerta davanti al ragazzo che prende grandi boccate di fumo. – Scusala – dice.
– Figurati, è una bellissima ragazzina – risponde Peeta.
Katniss si arrovella nervosamente le mani, ma non smette di guardare negli occhi il ragazzo.
– Mia madre sta facendo la cioccolata calda. Ti va di berne un po' più tardi? – domanda frettolosamente.
Peeta sussulta stupito. Guarda l’orologio mordendosi il labbro e azzardando un’occhiata oltre casa Everdeen, verso il balcone di Gale.
Il loro tacito patto, i comandamenti. Peeta sembra metterci un infinità a ragionare che se dicesse si, costringerebbe il suo migliore amico di sempre a soffrire.
Guarda Katniss, in piedi ed emozionata a pochi metri da lui; così vicina ma così dannatamente irraggiungibile. Le sue guance sono morbide solo alla vista, il pesante maglione bianco risalta in modo sconvolgente il colore penetrante dei suoi occhi. I capelli le ricadono morbidi ed incredibilmente sciolti sulle spalle, scaldandole dolcemente il collo.
Peeta deglutisce a fatica, completamente ottenebrato dai salti che sta probabilmente facendo il suo cuore nel petto; i suoi occhi cambiano sfumature alla velocità della luce mentre mette in conto dentro di se tutte le conseguenze che porterà questa cotta per Katniss.
– Davvero? – balbetta – cioè si, volentieri, grazie –
– Allora vieni qui tra una mezzoretta – risponde la ragazza rintanandosi subito dietro la porta, timidamente.
– Mezzora, bene. Si, ok – sussurra lui, con le labbra serrate.
Peeta Mellark si fionda dentro lanciando la sigaretta non ancora spenta in giardino; cosa che mamma Hexe, soprannominabile anche Maresciallo Maggiore o Sterminator, dipende dalla giornata; potrebbe ucciderlo se lo scoprisse.
Si passa nervosamente la mano nei capelli, mentre con l’altra individua qualcosa da mettersi addosso al posto della tuta di flanella adornata con i cagnolini che nonna Mellark gli regalò l’anno scorso.
Devo dire però, che sembra piuttosto comoda.
 
– Katniss, c’è il tuo amico! – urla Elaisa Everdeen mentre apre la porta, amorevole nel suo modesto abito casalingo.
Non conosco personalmente questa donna, non ne ho ancora avuto l’occasione, ma sembra una mamma fatta ad hoc.
Peeta Mellark entra splendido e sessualmente travolgente come solo i migliori modelli di Calvin Klein possono essere: con i suoi capelli “ordinatamente spettinati” arricciolati in un vortice di boccoli dorati, gli occhi limpidi e lucenti come fossero dipinti con colori ad olio racchiusi in ciglia lunghe e color grano, la camicia azzurra che la stessa Delly definisce “illegalmente sexy” che gli conferisce eleganza ma non troppa formalità, accompagnata dai Jeans forse un po' stretti al cavallo che provoca attacchi di iperventilazione con sbavazione acuta a qualsiasi ragazza glieli veda addosso.
Peeta Mellark stasera è ufficialmente ed irrimediabilmente l’adolescente più casual ed eccitante di tutta Panem, ne sono sicur*.
– Salve, Elaisa – dice con voce suadente e un sorriso da putto preraffaellita stampato in faccia – Mi scusi per il disturbo –
Mamma Everdeen socchiude leggermente le labbra ammaliata da quel ragazzo.
Quando Katniss arriva dalla cucina, si volta leggermente lanciando un occhiata fulminea alla figlia, come volesse dirle “Ti scomunico se ti fai scappare questo biondo”.
 
Peeta scavalca abilmente uno scatolone al lato della porta. – Scusami il disordine. Ma devo ancora sistemare gli ultimi pacchi – spiega Katniss entrando in camera sua, seguita da Peeta.
Il ragazzo alza le spalle, serenamente. – La cioccolata era molto buona – le dice.
Katniss sorride – Grazie. Perdona anche mia madre, non è abituata a vedere molti ragazzi per casa –
– Come mai? – chiede Peeta, cogliendo la palla al balzo.
La sua voce è perfettamente udibile mantenendosi però sempre morbida e ovattata, quasi come fosse un sogno. Ogni parola pronunciata dalle sua labbra infatti, sembra risvegliare Katniss da una trance mistica.
La ragazza abbassa gli occhi prontamente. – Non porto molte persone a conoscere mia madre –
– è un vero peccato – risponde Peeta – è una donna adorabile –
Lei alza le spalle, dando un più che palese segno di voler terminare lì la conversazione.
– Cosa ti ha detto il dottor Haymitch oggi pomeriggio? – gli chiede.
– Solita psicanalizzazione inutile – risponde semplicemente il ragazzo, regalandole un sorriso che mette in evidenza la sua dentatura bianca perfetta, come fosse un esemplare divino svedese.
Se mai scoprirò qualcosa che non va in uno dei P&G, ve lo farò sapere.
Katniss arrossisce, e si tocca freneticamente una ciocca di capelli morbidi; attirando l’attenzione di Peeta.
Il ragazzo la osserva ammaliato mentre si pettina con le dita.
– Sei davvero bellissima con i capelli sciolti – dice poi, forse senza rendersene conto.
Katniss sgrana gli occhi e apre la bocca stupita, emettendo un gridolino strozzato. – Perché mi dici tutte queste belle cose all’improvviso? – sussurra poi flebilmente, guardandolo negli occhi.
Il viso rosso si schianta ferocemente con i suoi occhi lucidi.
– La domanda è perché non dovrei, Katniss – ammette Peeta lievemente imbarazzato.
– Mi hai evitato nell’ultima settimana – ribatte pungente. Peeta si morde la lingua.
– Non l’ho.. – sospira – non l’ho fatto con cattiveria –
– E allora perché? – domanda la ragazza, decisa.
– Non te lo posso dire –
C’è un minuto di silenzio, dove si può benissimo sentire il battito agitato dei loro cuori.
Katniss si siede sul letto, ed accarezza il piumone morbido. Peeta si alza e si mette affianco a lei, non proferendo parola. All’improvviso entrambi incrociano i loro sguardi, e ridono nervosi.
I loro visi sono così vicini, proprio come oggi pomeriggio quando Katniss si è accucciata all’altezza di Peeta.
Anche ora, lei fa l’errore di guardare le sue labbra. Tutta l’atmosfera inaspettatamente si fa pesante, i loro respiri si schiantano a vicenda.
Il profumo di tabacco e granturco di Peeta avvolge Katniss che si protende verso di lui di qualche millimetro; ora non ci passerebbe nemmeno una sigaretta tra le loro labbra. I loro occhi non smettono di fissarsi intensamente.
Come spinta da una forza maggiore, Katniss afferra il viso di Peeta e lo attrae alla sue labbra in un morbido bacio. Non è come quello di Johanna e Gale di oggi pomeriggio, desideroso e affannato.
È un bacio morbido, delicato, innocente; che sa di cioccolata calda.
Peeta risponde al bacio dolcemente, socchiudendo le labbra e sfiorando i denti di Katniss con la lingua.
Una volta riprese le distanze, si guardano sorridendo timidamente; e vi posso assicurare di non aver mai visto Peeta Mellark, in tutti i suoi baci e rapporti sessuali, dare un bacio così ad una ragazza.
– Vuoi venire al ballo con me? – sussurra Peeta alle orecchie di Katniss. Lei annuisce, rossa in viso; e lui sembra sciogliersi come neve al sole.
– Domani allora dovremo dirlo a Gale – le dice poi, incupendosi improvvisamente.
– Gli creerebbe qualche problema? – gli chiede Katniss a fior di labbra.
Peeta le scosta una ciocca di capelli dagli occhi. – Può essere – risponde, e torna a baciarla, dando le spalle all’orologio che rintocca le undici di sera.
 
Peeta si affaccia trafelato al suo balcone.
– Amico scusami – dice con il fiatone – scusami il ritardo –
– Credevo ti fossi dimenticato – sorride Gale, alzandosi dal suo involucro di calde coperte.
–  Mai, Gale! –  risponde Peeta, quasi sconvolto da quanto appena detto dal suo amico.
– Dove sei stato? – chiede il moro, afferrando al volo il pasticcino che Peeta gli lancia con estrema cura.
– Te lo dico domani, con più calma – gli risponde il biondo con una strana luce negli occhi.
Il suo viso esprime sincera preoccupazione ma anche una devastante felicità.
Gale lo guarda perplesso, poi alza le spalle e addenta felice il suo pasticcino.

 
 
 
Ebbene? :) contente? Beh! Ciao a tutte carissime lettrici, eccomi qui con il sesto capitolo.
Non ci sono comandamenti in questo capitolo, semplicemente perché non erano necessari.
Ricordo che questa non è una fan fiction demenziale, ma è stesa sulle caratteristiche generiche della commedia.
Spero tanto che vi sia piaciuto, a me si; scrivere le cose dolci mi rilassa ultimamente!
Recensitea, fatelo sempre; come io cerco di farlo con voi. È importante la vostra opinione.
Dimenticavo! Per gli amanti del FLUFF, ho scritto il terzo capitolo di "Momenti". E visto che ci sono...
Angolo dello spot: What if.. Di Una Rosa di Versailles; una storia di cui curo personalmente il betaggio.
Auguro a tutte / tutti (se ci sono maschietti) una buonissima domenica sera!
Grazie per avermi letto,
MatitaGialla

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Capitolo 7
*** 7. Copie meno cazzute. ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
 
** Attenzione numero 2: Come si suol dire, siamo a “3/4 del film”; dove iniziano a succedere “ le cose”; quindi non preoccupatevi se il capitolo può sembrare confusionale (io comunque mi auguro di no, però metto le mani avanti), perché è stato assolutamente Voluto.
Buona lettura!

 
7. Copie meno cazzute.
 
Quartiere zero, Panem. Liceo Scarlini Della Torre. Ore 07:45 di Mercoledì 18 dicembre.
 
Un tabellone tutto adornato con neve spray e palline natalizie colorate decora l’atrio principale del liceo.
A lettere cubitali e scritto in rosso passione, nessuno potrebbe passarci davanti senza notare che sotto “COPPIE PARTECIPANTI AL BALLO”, sta scritto contornato da una discreta dose di cuoricini:
– Johanna Mason e Gale Hawthorne?! – pigola Madge rimanendo a bocca aperta.
Delly gliela richiude in fretta. Dietro di loro, una quindicina di ragazze con P&G’S FAN CLUB stampato sul cappello di lana sussultano inorridite e cercano frenetiche il nome di Peeta.
A Delly si illuminano gli occhi, mentre una ragazza sussurra dietro di lei: – Peeta non c’è ancora–.
Il priorato prende lentamente coscienza che se Gale è iscritto in una coppia etero per il ballo di quest’anno, ciò significa che il loro patto di andarci insieme non esiste più; ergo, Bronzo di Riace numero due è ancora al pascolo, libero come un agnellino succulento, pronto solo ad essere sedotto dalle lupe più sexy, coinvolgenti, stilose, determinate.. e squilibrate.. di tutta Panem.
L’ammasso di adolescenti scalmanate e urlanti si precipita in quattro e quattr’otto lungo il corridoio verso l’ingresso principale; e proprio mentre Delly e Madge fanno a gara per prendere il posto in testa al priorato, tramutatosi improvvisamente in un gruppo specializzato di corridori, incrociano gli occhi grigi e perplessi di Katniss spostatasi velocemente per non essere travolta; mentre con lo sguardo segue sconvolta la corsa ostacoli delle fan.
– Katniss! – balbetta trafelata Madge saltando via un povero ragazzo magrolino con gli occhiali, fermandosi a pochi metri da lei.
La ragazza con i capelli scuri, intricati nella solita treccia, la fissa sconcertata – cosa succede? – domanda.
– Peeta! – risponde in un singulto Madge, cercando ancora di riprendere fiato.
Katniss arrossisce velocemente e si avvicina a Madge preoccupata – Cos’è successo a Peeta? – chiede impaziente.
– È ancora libero per il ballo! – grida Delly ormai in fondo al corridoio lunghissimo e quasi arrivata al portone d’ingresso dove; conoscendo mnemonicamente i loro bioritmi, dovranno entrare tra una decina scarsa di minuti.
Madge torna a correre fino a raggiungere il priorato che nel frattempo si sta ingegnando su come attaccarlo senza destare il minimo sospetto; e Katniss la segue a passo svelto mentre si morde il labbro.
 

Peeta e Gale, come previsto, arrivano nove minuti e mezzo dopo, entrando a grandi passi nel cortile frontale, mentre parlano invigoriti di chi dei due avesse gli occhi più belli.
– Vuoi scherzare? Ma hai visto le mie iridi? Sembrano scolpite da maniscalchi in ogni venatura – borbotta Peeta sulla difensiva.
– Ma sono azzurri! Sono banali ormai; circa 15 persone su cinquanta ormai hanno gli occhi azzurri. Invece i miei son.. –
– I tuoi sono grigi. Wow, bello il grigio! Il nuovo colore dell’anno, senz’altro! – lo interrompe Peeta con tono ironico. I due ridono e si battono allegre pacche sulla spalla.
– A proposito, non c’era una cosa che volevi dirmi? – domanda poi Gale con nonchalance.
– Ah – balbetta Peeta – Beh, si.. nulla di importante, davvero! – risponde velocemente – te lo dico poi –
Gale alza le spalle e prosegue il suo cammino, non senza fare lo sgambetto a Peeta però, che per mantenere l’equilibrio inizia a saltellare in avanti.
I P&G sembrano essere in ottima sintonia oggi. Mentre cicalano felici tra loro non si rendono conto che nel frattempo, il rumoroso sciabordio solito della scuola, è improvvisamente cessato.
Gale alza distrattamente la testa in alto mentre ride di Peeta che sta drammaticamente paragonando i suoi occhi al fumo della sua sigaretta, e si ammutolisce di colpo, bloccando anche il biondo affianco a lui.
Peeta lo guarda stupito e poi segue il suo sguardo, sbiancando d’improvviso.
La scuola è completamente immersa nel più inquietante e trito silenzio gelido che loro abbiano mai sentito; lungo le finestre che si affacciano al cortile d’entrata, tutti i ragazzi del liceo li osservano in silenzio e, forse con una punta di invidia.
– Perché tutti i maschi ci stanno fissando? – sussurra Peeta spostando il collo e bisbigliando nelle orecchie di Gale. Il ragazzo moro azzarda un saluto, nella speranza di poter capire cosa stesse per succedere, ma niente.
I maschi del liceo li osservano dall’alto, con lo stesso sguardo impietosito e spaventato che avevano i due tributi del 12 mentre il biondo del distretto due veniva dilaniato dagli ibridi, nel videogame di Hunger Games che Finnick aveva prestato ai nostri P&G.
– Ci guardano come se fossimo animali al macello – sentenzia Gale, facendo un passo indietro.
– Peeta! Gale! – urla una voce roca e ansimante.
Finnick Odair sbuca da una delle finestre, e smuove a gran forza le braccia per attirare la loro attenzione. Quando i due lo notano, lui inizia a urlare. – Andatevene! Andatevene via! –
Peeta e Gale non hanno nemmeno il tempo di capire cosa mai gli avesse detto, che iniziano a veder sbucare da ogni angolo gruppetti silenziosi di ragazze.
Nascoste dietro i tronchi degli alberi, le colonne portanti dell’esterno scolastico, dagli angoli laterali dell’edificio, ed infine spalancando la porta d’entrata. Un centinaio di ragazze con lo sguardo luccicante accerchiano ad un tratto i due ragazzi, correndo verso di loro.
I P&G si aggrappano l’uno alle braccia dell’altro e cadono entrambi a terra, con le spalle che si toccano, rivolti verso direzioni diverse.
– Peeta cosa succede?! – urla Gale mentre la metà delle scalmanate iniziano a pigolargli contro lamenti inconsolabili.
– Perché non hai detto a nessuno che formavate coppie etero quest’anno?! –
– Ti prego vienici con me, lascia Johanna! –
– Perché vai con quella sgualdrina? La faccio secca! –
– Io ti amo più di loro, vieni con me! –
– Io ti regalo il mio gatto se vieni insieme a me! –
Gale ascolta frastornato da quei mugolii insistenti e acuti coprendosi le orecchie.
Il compagno che gli da le spalle non se la cava meglio, accerchiato anche lui dall’alta metà della folla; le ragazze gli sono così vicine che Peeta teme all’improvviso un bacio di gruppo. La folla che tormenta il biondo è, al contrario di quella sconsolata e delusa di Gale, esagitata e competitiva.
Peeta è libero. Le ragazze attorno a lui afferrano il cappello che gli è caduto a terra, lo annusano, ci giocano, ci sognano.
– Ti prego Peeta, portami con te al ballo anche se sono del quinto anno! –
– Mellark sposami, vivremo per sempre felici e contenti e avremo quattordici bambini maschi, ma per iniziare la nostra storia d’amore devi prima venire al ballo con me! –
– Non ascoltare queste oche, porta me! Me! –
– Io ti regalo il mio gatto se vieni insieme a me!–
Ora, oltre alla ragazza che mi sembra si chiami Lavinia, che a quanto pare vuole a tutti i costi regalare il suo povero gatto; io credo di non aver mai visto una cosa del genere.
Peeta e Gale esono sormontati da un più di un centinaio di eccitate, rabbiose, determinate ed innamorate adolescenti.
Un incubo vero e proprio. Al suonare della campanella nessuno gli presta attenzione: i maschi alla finestra rimangono imbambolati a guardare lo spettacolo, le ragazze rimaste cortesemente in classe sperano solamente di poter far così colpo con la loro “normalità” sui P&G, e i professori rimangono sconvolti e profondamente offesi di essere ignorati così spudoratamente.
Mentre l’assordante cinguettio di quella massa di pazze psicopatiche inizia a diventare insopportabile, ci si uniscono pure le strilla acute della Trinket che pretende educazione, silenzio, ascolto e che soprattutto gli assenti rientrino immediatamente in classe; il professor Flickerman invece se ne sta appollaiato alla finestra in compagnia di qualche studente, mentre commenta “l’arena” come un vero e proprio cronista sportivo.
Il dottor Haymitch è bellamente addormentato sulla scrivania del suo ufficio.
Questa notte la signora Effie ha preteso un orgasmo multiplo, e credo non sia stato semplice permetterlo con quel pancione gigante in mezzo.
Sae la Bidella invece cerca di ricacciare dentro la scuola le ragazze, armata di scopa.. e di stivali Prada, naturalmente.
In tutto questo, comunque, Madge e Delly se ne stanno in silenzio e con lo sguardo affranto in mezzo alla folla impazzita.
Ad un tratto, come in grazia ad un volere divino, Johanna compare sgomitando in mezzo alle psicotiche.
Si affaccia e vede Gale seduto a terra con lo sguardo esasperato, e proprio mentre una ragazza inizia ad offrirgli la sua verginità in cambio di un ballo con lui, Johanna la scansa via e si para davanti al ragazzo.
– Razza di psicopatiche schizzate! Non avete un cazzo di meglio da fare? Lui ci viene con me al ballo! E non azzardate mai più cercare di fargli cambiare idea, o giuro che vi vengo a trovare di notte a casa! – bercia lei a voce alta, lasciando ammutolite le oche in calore attorno a Gale.
Un fracasso nervoso arriva ancora dalle sue spalle però, dove Peeta con le braccia allungate cerca di tenersi distanti le ragazze che stanno cercando di salirgli sopra.
È così che Johanna si mette in mezzo anche dalla parte di Peeta, spintonando via le ragazze che ormai stanno per distruggere la sua barriera difensiva.
– Imbecilli! Ha già la compagna anche lui! – urla.
Le ovaie impazzite si bloccano di colpo, iniziando a protestarle contro. Chi è questa? In che classe è? La conosco?
Mille e mille di queste domande le si rigettano addosso come un secchio di acqua gelida.
Nervosa, Johanna lancia un’occhiata agitata a Peeta che si alza immediatamente, scansandosi con fastidio una ragazza che gli era salita in groppa.
Il biondo si avvicina a Johanna e improvvisa.
– Si – dice – stavo giusto andando a scriverlo sul pannello, ma voi siete arrivate qui prima di me – si giustifica in tono neutro e infantile, stringendo di sensi di colpa i cuori di quegli ormoni ambulanti.
La ragazza di prima, Lavinia, quella che vuole dar via il suo gatto per capirsi, lo guarda perplessa.
– E chi è? – domanda.
Peeta si morde un labbro e Johanna rimane a corto di parole. Gale dietro di loro guarda stupito Peeta, non capendo se sta dicendo la verità o meno. Ma tutti e tre stanno in silenzio.
Peeta cerca nervosamente Katniss con gli occhi, la cerca ma in mezzo a tutte quelle teste non la vede, ammesso che sia li.
Poi, una mano si alza improvvisamente dalla folla e una voce timida dice: – io –.
A vedere quella piccola e graziosa manina alzata, tutte si voltano.
Flickerman ulula in gran voce – che colpo di scena, cari ragazzi! –
–  TU?! – bercia Madge con rabbia dal lato opposto della folla.
– OH, MERDA! – si sente gridare Finnick dalla finestra.
Gale sgrana gli occhi, Johanna abbozza un sorriso deluso.
Katniss, che è rimasta appena fuori dall’entrata, sgrana gli occhi e serra le labbra.
Si volta frettolosamente e rientra dentro alla scuola, con gli occhi bassi.
Peeta è sbigottito, quando sussurra a voce bassa il nome della ragazza che ha alzato la mano, cercando di smascherare il più possibile il tono interrogativo. Rischierebbe di mandare all’aria tutto, altrimenti.
– Delly –.
 

– Amico, credo tu mi debba delle spiegazioni – dice Gale a braccia conserte, mentre guarda affranto i cuoricini che riempiono il cartellone d’iscrizione di coppia. Ora, oltre al suo nome insieme a quello di Johanna, si espande con grandezze cubiche “Peelly <3”.
– Che poi, vorrei dire: Peelly? Una dev’essere maleficamente stronza per immaginarsi un nome del genere – asserisce poi, non prestando consolazione alcuna al suo amico biondo che, affianco a lui, ha le mani nei capelli ed è accucciato su se stesso continuando a ripetere “no no no no no no no”.
Povero, è sconvolto.
– Non doveva andare così – pigola Peeta alle sue ginocchia.
– Perché, avevi altri piani? – domanda Gale dall’alto, inarcando un sopracciglio.
Peeta si irrigidisce – beh si – ammette.
– Si? Ti eri trovato una compagna? – chiede perplesso. Peeta sospira e si alza stiracchiandosi.
– Ieri sera, ecco perché non sai niente – risponde.
Gale sembra leggere nei suoi occhi azzurri un leggero nervosismo che lo rende sospettoso, mentre una fastidiosa consapevolezza si fa strada dentro di lui.
– Katniss? – domanda l’imponente adone dai capelli scuri.
Peeta annuisce guardandolo dritto negli occhi aspettando una sua reazione, che però non arriva.
Gale rimane in silenzio per qualche secondo interminabile mentre serra la mascella e rimugina in se stesso cosa sta comportando per i suoi nervi tutta quella situazione; sicuramente il dottor Haymitch si farà delle grasse risate.. sempre che ne abbia la forza, considerando che la gravidanza di sua moglie lo sprona sempre di più.
Per tenervi informate di come si svolgono le cose in casa Abernathy, vi racconto di quando ieri sera il dottor Haymitch stava spazzando a terra con la scopa con una mano, mentre con quell’altra era costretto a massaggiare i piedi della Trinket che, assetata di qualsiasi cibo fuori stagione ci sia al mondo, mugolava di come avrebbe tanto desiderato delle pesche noci croccanti e fresche.. in dicembre!
Quando suo marito con estrema gentilezza ha cercato di spiegarle che le pesche non ci sono in inverno, è scoppiata in un lamento che ha causato i latrati di tutti i cani del vicinato.
Tutto questo per dirvi che non saprei che tipo di sostegno psicologico possa dare il dottore in questi giorni.
Ad ogni modo, Gale non si scompone ma rimane in silenzio.
Poi sembra sospirare e si stringe nelle spalle – Vuoi parlarne? – chiede a voce bassa.
Peeta scuote la testa tristemente – Ormai è andata – risponde.
Sorride quando Gale gli batte delle forti pacche sulla spalla – si sistemerà tutto vedrai –, poi si volta e se ne va accompagnato dal suono della campanella e dallo sguardo fisso di Peeta che gli penetra nella schiena.
Ricapitolando:
A Johanna piace Gale, a Gale piace Johanna e Katniss; a Katniss “sembra” piacere Peeta e a Peeta piace Katniss. Gale e Johanna vanno al ballo insieme, mentre Peeta e Katniss dovevano andarci ma adesso non ne siamo più molto sicuri. Gale ora sa di Katniss e Peeta, ma Peeta sa che a Gale piace anche Katniss, come Gale sa che Katniss piace a sua volta anche a Peeta. In tutto questo Johanna non sa che a Peeta piace Katniss e che a Gale piace sia lei che Katniss; però Katniss le sta simpatica, e a Katniss sta simpatica Johanna. Annie sta simpatica a entrambe. A Elaisa Everdeen piace Peeta e a Peeta piace la signora Everdeen; ma la signora Everdeen conosce appena Gale e Gale ha parlato solo pochi secondi con la signora Everdeen. Primrose Everdeen è felice perché il suo nome inizia con la stessa lettera del nome di Peeta, e Peeta sembra adorare quella ragazzina così gentile; Primrose non sembra provare particolare simpatia per Gale ricordando quanto successo al supermercato quando lui se l’è data a gambe lasciando lì il fratellino. Al fratellino di Gale sembra piacere Primrose ed a Primrose sembra piacere il fratellino di Gale. A Sae la Bidella piacciono le cuciture rosse interne dei reggiseni super push-up per piacere al professor Flickerman ma al professor Flickerman gli viene la bava alla bocca guardando la professoressa Coin; alla professoressa Coin non gliene sbatte una sega del professor Flickerman ma gli interessa solo diventare preside al posto della Paylor ed espellere i P&G. La preside Paylor odia la Coin e adora i P&G, odia sua madre che le ricorda ogni giorno di quanto invecchino le ovaie di una donna nella mezza età e odia lo stufato di broccoli.
.. Ok forse sono andat* un po' fuori fase. Questo monologo però ci è servito a capire che la Preside Paylor odia lo stufato di broccoli!
Ah, le piccole conquiste della vita.
Siamo quindi arrivati a Gale che rincuora Peeta.
Peeta scruta silenziosamente il suo amico che se ne va con una espressione indecifrabile in faccia.
Sembra sorridere leggermente ma i suoi occhi sono tormentati da un vortice funesto di pensieri, lottare contro se stesso, contro una vocina che gli dice dentro le orecchie: “dovresti essere felice per lui, a te piace Johanna. Vero? E poi gli avevi detto che non ti piaceva, quindi attaccati al cazzo”.
 

– Katniss devo parlarti – dice Peeta con voce dura, mentre fissa la ragazza intenta a pulire il banco dalle briciole della ricreazione.
– Non ora, la lezione sta per iniziare – risponde Katniss, non guardandolo – Oppure puoi dire tutto qui –
Peeta si guarda intorno mordendosi il labbro; e ignora Delly che dal fondo dell’aula lo guarda con occhi diabolici e sbrilluccicosi, insieme a tutte le fan del priorato che gli sbavano e ululano addosso il loro “Lutto”.
– Non mi sembra il luogo migliore – dice Peeta.
– Non mi muovo da qui – sputa Katniss. Poi la ragazza fa l’errore di alzare gli occhi e posare il suo sguardo sul viso di Peeta.
Bellissimo e magnetico, il colore dei suoi occhi le fanno morire i pensieri in testa, e i lineamenti contratti e dannatamente sexy del suo viso la attirano come api al miele.
Sospira, e annuisce – Ok, ma fa veloce che non voglio perdere nemmeno una parola della Coin –.
Katniss quindi si alza, e segue Peeta fuori dalla porta.
Dopo aver attraversato l’intero corridoio per essere sicuri che nessuno li sentisse, Katniss e Peeta si ritrovano soli, affianco ad un’aula vuota.
– Ebbene? – dice Katniss con gli occhi di pietra, le braccia conserte e le labbra serrate.
Peeta la osserva piegando leggermente la testa come un cucciolo confuso, e lei deglutisce.
– Sei diversa – sentenzia poi Peeta.
– Diversa? –
– Si, diversa. Qui a scuola intendo.. –
– Non ti seguo – dice Katniss mettendosi sulla difensiva.
– Qui a scuola sei tutta dura, diffidente.. e anche scontrosa, lo ammetto. Ieri sera eri tutt’altra ragazza. – spiega lui.
Katniss lo osserva imbambolata, poi scrolla le spalle – è solo che non voglio mostrarmi debole – dice.
Lei sembra irritarsi perché diventa rossa – Non so nemmeno perché ti dico queste cose, in fin dei conti non ti conosco! – sentenzia a voce alta.
Peeta continua a guardarla senza battere ciglio; anzi i suoi occhi trasmettono vivo e selvaggio interesse che  mettono in soggezione Katniss, facendole assumere un’espressione imbronciata.
Il ragazzo biondo ride.
– Katniss per il ballo.. –
– No – lo interrompe Katniss – credo sia giusto così – ammette. Peeta sgrana gli occhi.
– Eh? Perché? – balbetta lui.
– Ieri è stato solo un incidente – risponde indietreggiando.
Peeta scuote la testa, facendo dondolare davanti ai suoi occhi i capelli biondi – No, non è vero –
Katniss fa per andarsene ma lui le blocca la strada con un braccio, mettendola spalle al muro.
– Hai detto che saresti venuta al ballo con me – sussurra il ragazzo, perforandole gli occhi con uno sguardo tremendamente serio e travolgente. Lei con le labbra serrate si perde nell’azzurro dei suoi occhi e non riesce più a dire una parola.
– Mellark, Everdeen. Che fate qui? In classe, immediatamente! O vi sospendo tutti e due fino a gennaio e ve lo giuro su Dio che non desidero altro – bercia la Coin arrivando velocemente con gran ticchèttìo.
 
– C’è Peeta? – chiede Gale affacciandosi alla porta della classe nel corridoio delle terze. Davanti a lui due o tre ragazzine con la maglietta del Fan Club gli svengono davanti.
Madge e Delly, che stan battibeccando di gusto sedute alla scrivania, interrompono il loro cicalare per guardarlo sognanti.
– Gale – trilla Madge, quasi incantata – No, è andato dalla Trinket –
Ed è vero. Infatti non appena è suonata la campanella della pausa pranzo, la professoressa Trinket è entrata con il suo gran pancione per chiedere a Peeta dei chiarimenti circa le composizioni floreali per il ballo; e lui è dovuto naturalmente andare senza protestare.
Gale fa cadere il suo sguardo su Katniss, che dormicchia sul suo banco.
– Posso parlarti? – le domanda.
– Cristo, Katniss! – sbotta Delly – com’è che tutti vogliono parlare con te oggi?! – domanda repentina, ma non riceve nessuna risposta perché la ragazza dai capelli scuri è già sparita con il  bronzo di riace numero uno.
– Ma che è sto casino oggi? Delly e Madge avevano ragione; siete una specie di dei grechi e per Dio, starvi solo vicino vuol dire infilarsi in tante discussioni inutili che te lo giuro mi è già venuta voglia di tornarmene a casa! – gli grida in faccia a Gale la ragazza, senza aspettare nemmeno di essere fuori dalla portata di orecchie psicopatiche.
– Katniss ascoltami – la blocca Gale con lo sguardo serio – Credo che Peeta sia stato vittima di un equivoco. Delly se n’è approfittata al momento giusto e.. –
– Quindi sai del ballo? – domanda Katniss dubbiosa, interrompendolo.
– Solo che Peeta ci doveva andare con te, e sembra molto dispiaciuto del casino che è successo –
– Perché queste cose me le dici tu e non lui? – bercia lei scettica.
Gale si morde la lingua. I suoi bellissimi occhi color fumo si imbeverano come acqua nel maglione chiaro che indossa, e nonostante siano lucidi; la mascella serrata e la leggera barba sulle sue guance gli conferisce un magnifico aspetto.
Non c’è storia, Gale Hawthorne è stupendo come la rugiada fresca del mattino.
Sembra arrossire – Peeta è mio amico! – dice in fretta e a tono alto, come offeso da quella domanda.
E qui abbiamo la prova ragazzi, che i P&G non si divideranno mai, per nulla al mondo; saranno sempre i miglior amici di tutta Panem.
– Tanto ormai è inutile – dice Katniss scrollandosi le spalle – Non ci vado più con lui – spiega.
Gale inarca le sopracciglia in una espressione interrogativa.
– Beh, Delly e Madge me ne han dette talmente tante che.. –
– Tu non devi proprio ascoltare quello che dicono loro due. Cos’è, hai paura che le fan ti ammazzino? S’è per questo fidati che non gli permetteremmo mai di far..– Gale si blocca all’improvviso.
Katniss è rossa in viso, ma il suo sguardo truce non lascia trasparire nessun’altra emozione.
Eppure i suoi occhi che fissano selvaggiamente le sue scarpe come fossero nuove, fanno aprire la bocca di Gale e sussurrare un “ooh”.
– Tu.. – dice Gale – ..Gesù, credi di non esserne all’altezza? –
– Nessuna sembra esserlo! – ribatte lei con voce sommessa.
All’improvviso Katniss assume la stessa identica espressione che si dipinse sul viso di Johanna ieri pomeriggio, e Gale sgrana gli occhi.
La mia concentrazione su questi due che si fissano come se non ci fosse un domani viene distratta da un boccolo color bronzo che spunta dal muro di traversa.
Nascosto dietro il muro portante, l’esemplare umano Finnick Odair origlia senza pietà con un sorriso divertito in faccia.
Stava semplicemente andando a trovare la sua amatissima Annie durante il pranzo, e quando è incappato in questi due che se la battevano lungo il corridoio non ha resistito.
Questa mattina ha visto lui stesso cosa ha comportato la coppia P&G Etero in tutta la scuola; ha mandato completamente in tilt tutto l’istituto; e quella sottospecie di quadrato / triangolo amoroso strano lo sembra divertire come un matto.
Va là, ragazzino, pensa che tra qualche mese diventi papà; io non me la riderei molto.
Mentre sghignazza tutto contento al sicuro dietro le sue mura, abbassa inavvertitamente lo sguardo e quasi non muore d’infarto quando vede Sae La Bidella che origlia al suo fianco.
Lei alza le spalle con uno sguardo di sufficienza, e imbraccia con ardore la spruzzino di Vetril e lo strofinaccio. – Biondo, mica il gossip interessa solo a te! – gli dice saccente.
Sae La Bidella se ne va fischiettando, lasciando Finnick con il cuore in gola per lo spavento e un sorriso beffardo stampato in faccia.
Finnick si volta giusto per un secondo ed emette un gridolino strozzato.
Poi Katniss corre via tutta rossa in faccia e lo sguardo infuriato.
E io.. mi sono pers* che è successo. Cristo, Sae me la pagherai.
Finnick guarda in silenzio Gale che rimane impalato al muro.
– E quindi? – gli chiede spuntando dal muro di traversa.
– Finnick! – esclama sorpreso Gale – cosa fai qui? –
– Spio – risponde con nonchalance.
– Qui è tutto un casino – ammette il ragazzo bruno pigiandosi gli occhi con pollice e indice.
– Si, voi dovete restare gay, amico. Avete mandato in vacca tutta la scuola con sta storia delle coppie –
In effetti, i P&G hanno così interrotto il loro settimo comandamento non scritto dei P&G:
Restare nello status quo”
Ovvero non cambiare la loro perfetta routine di ragazzi popolari ed irraggiungibili con la vita perfetta.
Il perché di questo comandamento ve lo spiegherò un’altra volta, non ho intenzione di perdermi altri particolari!
– Io non ho voluto proprio niente.. – spiega – è stata colpa di Johanna –
– Si ma tu hai acconsentito – ribatte senza pensarci un secondo, Finnick.
Gale lo osserva silenzioso e poi sospira profondamente annuendo con la testa.
– Amico, a me puoi parlare. Non sarò Peeta, ma credo di meritarmi la tua fiducia – dice Finnick appoggiandosi alla finestra. I suoi capelli bronzo gli scivolano leggermente lunghi sulle spalle.
Gale lo guarda divertito, e sicuramente sta pensando quanto assomigli ad un putto preraffaellita proprio come Peeta.
– Quando vedo Katniss penso a Johanna, poi vedo Johanna e penso che se al posto suo ci fosse Katniss sarei meno teso – spiega continuando a tormentarsi gli occhi con la mano.
Finnick sembra pensarci qualche secondo. – Hai mai pensato che per te Katniss non sia altro che la copia meno cazzuta di Johanna? – domanda.
– In che senso? – chiede Gale inarcando un sopracciglio.
– Secondo me vai matto per Johanna, ma lei ti spaventa perché per la prima volta nella tua insulsa vita –
– Grazie, eh! – lo interrompe Gale, fingendosi offeso.
– Fammi finire, idiota. Dicevo: per la prima volta nella tua insulsa vita hai trovato qualcuno che ti tiene testa e tu ne sei terrorizzato. Per questo pensi a lei quando vedi Katniss, e non riesci a far meno di fare un confronto tra loro due. Secondo me devi solo accettare che avrai una donna con i pantaloni.. o con un kalshnikov, conoscendola. – conclude.
Il ragazzo bruno affianco a lui sembra assaporare con estrema lentezza quelle parole.
Quando un lampo di consapevolezza gli brilla negli occhi, assume un’espressione deliziosamente esaltata; ma per orgoglio maschile si ricompone subito guardando Finnick con saccenza.
– Hai fumato? – chiede divertito.
– Che stronzo! – gli risponde con un calcio il ragazzo biondo, mentre si porta la mano alla bocca per non scoppiare in una fragorosa risata.
– No, però sono stato da Haymitch stamattina –
– Si? Perché? – domanda Gale curioso, come lasciandosi alle spalle la conversazione appena affrontata.
Finnick gli sorride un po' imbarazzato. – Annie è incinta e noi a giugno ci diplomiamo, ma lei ha ancora un altro anno davanti e comunque non potrebbe lavorare. Ho parlato con mio padre e andrò a lavorare con lui una volta finito il liceo, ma.. – e si blocca.
– Ma? – lo incalza Gale, sempre più interessato: la storia di Finnick e Annie coinvolge chiunque li conosca, ed anche me personalmente.
– Ma mi permetterà comunque di andare all’università per un futuro migliore. E ho deciso di valutare la strada per la facoltà di psicologia – ammette infine il ragazzo biondo – ora vado, Annie mi aspetta. –
E detto questo avanza lungo il corridoio, e si volta solo per sussurrare un “prego” quando Gale gli urla dietro: – Grazie, Finnick! Grazie davvero –
 

– Signor Plutarch, il suo pasticcino! Fiocchi d’avena e vaniglia stasera! – urla Peeta eseguendo il suo solito lancio con estrema perfezione.
Il signor Plutarch che per alzare il braccio si sta per strozzare con il fumo del suo sigaro, emette una grassa e catarrosa risata mentre grida un sonoro “grazie!”
– E a me? – domanda Gale ridendo sul suo balcone, avvolto nella solita coperta lanosa ed impaziente di addentare l’ennesima leccornia.
– Sei un ciccione Cristo, mi chiedo come tu possa non ingrassare – bercia invidioso Peeta mentre gli lancia il fagottino ancora caldo.
– Muffin glassato al cioccolato! – esulta Gale mentre lo scarta ferocemente.
Mentre Peeta fuma con gran piacere la sua sigaretta post – cena e Gale s’ingozza di cioccolato fino a sporcarsi il naso; questa sera dicembrina è doppiamente fredda, tanto che i nostri P&G nonostante le loro coperte caldissime battono i denti.
Gale ha lo sguardo fisso davanti a se.
– Peeta, ti piace Katniss? – chiede Gale con voce ferma, mentre ingoia le ultime briciole che gli sono rimaste sui palmi delle mani.
Peeta non si smuove di un millimetro, e impassibile rigetta fuori nell’aria gelida il fumo che gli sta scaldando i polmoni.
Poi sposta lo sguardo verso il suo amico, rischiarato appena dalla luna tenue e dalla luce accesa delle loro mansarde. – Più di qualsiasi altra cosa – risponde poi con lo stesso tono fermo, serio, ma incredibilmente morbido e rilassato.
– Finalmente lo hai ammesso – lo rincalza il suo amico con i capelli scuri, sorridendo leggermente.
– Finalmente l’ho ammesso – ripete Peeta. Poi si ferma e si guarda attorno agitato, cercando una possibile componente della famiglia Everdeen che abbia potuto sentire quella confessione.
Non trovandone però, si abbandona nella sua prigione di lana. – e a te? – chiede dopo qualche secondo di silenzio.
– No – risponde Gale dopo un leggero silenzio, mantenendo lo stesso tono calmo di voce, che però sfuma in una leggera nota interrogativa e tesa, che Peeta però non sente.
Il ragazzo biondo cerca la verità negli occhi del suo amico, ma essendoci buio, ahah, non credo sia molto possibile.
– Lei crede di non essere alla tua altezza – lo informa Gale.
– Che? – chiede Peeta sbigottito, mentre spegne la sigaretta.
– Hai sentito bene, scemo – lo riprende dolcemente.
Peeta si afferra i capelli con le mani – Ma tutto questo è assurdo. Come cazzo ci siamo finiti in questa storia, Gale? – chiede pigolando.
L’interpellato sbuffa e alza le spalle. Ride.
– Si sistemerà tutto, vedrai – gli ripete per la seconda volta di oggi.
– Ti voglio bene – dice Peeta all’improvviso, alzandosi in piedi e facendosi cadere attorno la coperta.
Gale lo guarda serio.
– Anche io. Ma non farmi più dichiarazioni, è disgustoso – ribatte soffocando un “mpff”.
Peeta si sganascia dalle risate mentre fa un cenno di saluto e sussurra “buona notte” rintanandosi in camera sua.
Gale rimane fuori al freddo che sembra entrargli dentro le ossa, e torna a guardare l’orizzonte.
Quando sente un miagolio e un rumore di finestra aperta dalla casa vicina, si volta.
– Stupido gatto! – bercia una voce femminile conosciuta.
– Katniss – sussurra Gale, palesemente imbarazzato.
– Gale! – esclama sorpresa la ragazza, mentre con una mano ricaccia dentro la mansarda un gatto spelacchiato che stava evidentemente tentando il suicidio camminando sul cornicione.
Quando chiude la porta finestra per evitare che scappi di nuovo, gli punta un dito minaccioso contro: – la prossima volta ti annego in un secchio –
Katniss si volta con gli occhi glaciali verso Gale. – Cosa fai qui fuori? – domanda, per niente interessata.
– Potrei chiedertelo io – ribatte Gale per nulla infastidito.
– Io cerco di non far scappare Ranuncolo, non si è ancora abituato alla nuova casa – spiega.
– Si chiama Ranuncolo? –
– Sì, mia sorella l’ha chiamato così per il pelo giallastro e dice che somiglia al fiore. Và a capire. Io lo odio –
– Capisco – annuisce Gale, sorridendo.
– E tu? – chiede Katniss.
– Io cosa? –
– Cosa fai qui fuori? – rincalza vagamente scorbutica.
– Quello che faccio ogni sera. E non è cercare di conquistare il mondo. Prima di andare a dormire saluto Peeta sul balcone. –
– Peeta è qui?? – chiede agitata voltandosi di scatto, ma quando vede la terrazza di Casa Mellark vuota, increspa le labbra in una smorfia delusa.
– No, è già andato a letto. – risponde Gale, mentre osserva impassibile la reazione di Katniss.
La ragazza prende un profondo respiro quando punta il suo sguardo negli occhi del ragazzo che le sta a pochi metri di distanza.
– Gale – dice – perché oggi nella pausa mi hai baciata? –
Oh buon Dio, ragazze. Ecco cosa ci è sfuggito.
 
 
Salve Tributes!
Rieccomi qui a tartassarvi! Ormai siamo al “3/4 del film” dove iniziano a succedere tante cose che si ingarbugliano tra loro. Ma non preoccupatevi, il/la nostro/a Gossip Girl di fiducia ci terrà tutte informate su quanto accade nella magnifica vita dei nostri P&G.
Che ne dite del capitolo? Piaciuto?
Un bacione a tutte voi ed un immenso grazie per tutto l’affetto che mi dimostrate; e come al solito vi invito a recensire.
Ricordo che questa storia è stesa sulle linee generiche della commedia, non è una storia demenziale.
Angolo dello spot: “What if..” di Una Rosa in Fiamme.
Ho anche aggiornato Momenti, se a qualcuno mai interessi. 
Buona serata a tutti, e grazie per avermi letto!

 
 

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Capitolo 8
*** 8. Nuove amiche, gatti suicida e vibratori. ***


Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
 
** Attenzione numero 2: Come si suol dire, siamo a “3/4 del film”; dove iniziano a succedere “ le cose”; quindi non preoccupatevi se il capitolo può sembrare confusionale (io comunque mi auguro di no, però metto le mani avanti), perché è stato assolutamente Voluto.
Buona lettura! 

 
 
                8. Nuove amiche, gatti suicida e vibratori.
 
La ragazza prende un profondo respiro quando punta il suo sguardo negli occhi del ragazzo che le sta a pochi metri di distanza.
– Gale – dice – perché oggi nella pausa mi hai baciata? – 
Oh buon Dio, ragazze. Ecco cosa ci è sfuggito. 
 
 
– Tutta questa storia mi sfinisce – mugola Peeta mentre cammina fianco a fianco a Gale lungo lo stradone che porta al liceo.
– È troppo disturbo per il tuo cervelletto? – gli risponde Gale divertito – Hai fatto la bella vita fin’ora, ti fai sfinire da una ragazza? –
– Non è una ragazza, è LA ragazza – precisa Peeta volteggiando l’indice – e per “bella” vita, vorrei ricordarti che ho sedici anni, vivo con una schizzata e un padre succube, mio fratello è un segaiolo e il mio migliore amico è un imbecille che ingozza pasticcini ogni sera. Fidati, l’unico che sta davvero bene è Phil –
Phil, per chi se l’è fatto sfuggire, è il maggiore dei Mellark che ora è lontano da casa perché si è trasferito all’università.
– Come sta, a proposito? – chiede Gale.
– Fuma, beve, scopa.. ah studia anche, ogni tanto. Dannato fortunato – bercia Peeta.
– Non è che hai una vita molto diversa, tu! – lo accusa il moro puntandogli contro il dito.
– Ho sedici anni! –
– Hai perso la verginità prima di me! – gli sussurra a voce alta Gale, stizzito – e l’ho scoperto pure mesi dopo, razza di bastardo –
Peeta si ferma, con aria di sufficienza. – Ma cosa centra? E io le cose le faccio in modo discreto, a differenza tua –
Poi si guarda intorno, notando una vecchietta tutta vestita di pellicce tigrate e maculate (Per ironia della sorte, credo si chiami Tigris) che lo guarda sconcertata.
– E non parlare così, che mi sento una sottospecie di Jigolo francese rapito e messo a prostituirsi – gli dice – è stato l’anno scorso, mica dieci anni fa! –
– è stato comunque prima di me – risponde il moro ridendo e concludendo lì la conversazione.
– Senti.. – ricomincia Gale – .. per la Messa di Natale? – domanda.
Peeta si ferma e lo osserva vagamente intimorito e sconcertato. – Andiamo insieme, vero? – chiede Peeta.
Gale butta fuori l’aria in un  sospiro di sollievo, poi gli sorride e gli batte forte una mano sulla spalla.
– Ovvio, amico – risponde.
– Avevi dubbi? – domanda Peeta riprendendo a camminargli affianco.
– No. Beh, si. Sai, magari con Katn.. –
– Tra me e Katniss c’è qualcosa di certo tanto quanto è sicuro che tu non sia scemo – ribatte Peeta interrompendolo e sorridendogli leggermente affranto.
– E comunque – riprende – La Messa di Natale si fa con te, come da sempre – conclude il ragazzo biondo.
Peeta Mellark e Gale Hawthorne si conoscono sin dai primi anni della loro infanzia e da allora non passano nemmeno un secondo separati, nonostante ci sia una leggera differenza d’età.
Essendo nati in famiglie fortemente credenti; ogni anno, la tarda sera del 24 dicembre, vanno alla Ss. Messa Notturna di Natale.
Quando erano ancora bambini, ai loro genitori era stato chiesto il consenso per poterli acconciare e agghindare da Gesù bambino e Angioletto Annunciatore per poterli inserire come comparse nel presepe vivente.
È così che il quartiere dodici e limitrofi (non ché diverse persone dal quartiere zero di Panem) hanno avuto modo di conoscere i P&G numerosi anni fa, quando ancora le loro ciglia erano così lunghe da farli sembrare delle bellissime bambine con i capelli a caschetto.
Inutile narrare lo sconcertante successo che ebbe quel presepio vivente e quelli degli anni successivi.
Gale, con un adorabile straccio bianco come tunica e avvolto nella paglia di una mangiatoia, suscitò così tanti “oooh” che a malapena si sentì la predica; e quando Peeta, che con le alette attaccate alla schiena e un filo azzurro fatto elevare sopra i suoi boccoli biondi da putto, ha iniziato a correre come da copione lungo la navata urlando “è nato! È nato!”, non c’è stato uomo insensibile che tenne e la chiesa si trasformò in uno stadio di applausi e sospiri.
Tutto finì quando arrivarono alla prima media ed entrambi divennero un po’ troppo grandi per recitare quei ruoli. Accettarono di partecipare per la messa un’ultima volta; ma qualcosa andò storto.
Già allora i P&G erano dei bambini scandalosamente belli, educati e amati da tutti; e con questo tantissime bambine correvano sotto casa loro per chiamarli a giocare o fare dei giretti con la bici ogni pomeriggio.
Quando due bambine piuttosto invadenti iniziarono a pigolare durante la loro ultima messa, e si alzarono dalla panchina dover erano sedute con la famiglia per correre incontro ai nostri ex Gesù ed ex Angioletto che erano amabilmente in posa, scoppiò il finimondo.
Iniziarono a litigarsi le ali di Peeta e la paglia dove sedeva Gale, il tutto in un pigolio incessante della voce di due bambine.
Ovviamente, voi avrete sicuramente capito che quelle due pesti altri non erano che Delly Cartwright e Madge Undersee.
Ad ogni modo, è da quando i P&G erano piccolissimi che non saltano la tradizione di andarci insieme, a quella messa.
Gale e Peeta si sorridono, e nei loro occhi volano parole che l’orgoglio maschile non gli consente di dire, quindi si limitano a battersi le spalle.
Mentre si affrettano lungo il viale in centro per arrivare a scuola in orario, una scorbutica voce giunge alle orecchie di Gale, che si ferma con le labbra leggermente incurvate in una smorfia emozionata e gli occhi alla ricerca di chi, lo scopriremo presto:
– Ma vaffanculo! – grida Johanna Mason al telefono, mentre si scuote nervosamente la sciarpa verde che gli scalda il collo e il grosso giubbotto nero – quando avevo chiesto a quella secchiona di Leeg1 di farmi copiare i compiti mi aveva risposto ballando la samba con quel culetto da libellula che si ritrova! Dille pure che se solo osa copiare da me oggi al compito di Flickerman, le faccio ritrovare quel culo al posto della faccia da quante gliene do! – conclude pigiando frettolosamente sul tasto rosso del cellulare.
– Gale! – dice allegra quando lo nota, il viso leggermente illuminato che abbandona la sua aria scontrosa.
– Johanna, buongiorno – le risponde Gale.
Un misto di emozioni gli illuminano gli occhi mentre la guarda: attrazione, paura, emozione.
– Che hai da fissarmi? – gli dice la ragazza squadrandolo, poi sorride con educazione a Peeta che nel frattempo si è avvicinato ai due.
– E così mi rubi il fidanzato? – domanda Peeta ridendo – per colpa tua siamo stati aggrediti dal priorato –
Johanna ride sprezzante, aggrappandosi a Gale.
– Io le odio quelle psicopatiche. Non mi stupirei se a casa avessero i vibratori con incollata sopra la foto del vostr.. –
– JOHANNA! – la interrompono a gran voce entrambi i ragazzi.
Tutti e tre ridono di gusto, e ridono ancora più a crepapelle quando Peeta sussurra – Il mio è troppo lungo per farcelo stare in un vibratore – mentre fa l’occhiolino.
Ragazze? Ci siete ancora o devo venire a svegliarvi dai vostri sogni erotici?
– In ogni caso anche tu sei piazzato – esclama Johanna – Delly, eh? –
E lo dice con una risata deliziosamente soffocata che fa increspare ancora di più le labbra di Gale.
– Peeta in realtà aveva già invitato un’altra – spiega lui.
– Chi? – domanda Johanna alzando lo sguardo limpido.
– Katniss – risponde in un soffio Peeta.
– Katniss? – balbetta Johanna.
– Katniss. – confermano entrambi i ragazzi.
Johanna alza di nuovo lo sguardo verso Gale, probabilmente ricordando la scena del loro bacio in aula, quando Katniss li aveva visti e Johanna aveva detto testuali parole: “Pensi a lei mentre mi baci?”.
Peeta sembra notare questo silenzio misterioso tra i due che ha davanti, ma quando fa cadere l’occhio sull’orologio ben semi nascosto dal cappotto pesante, strabuzza gli occhi gridando.
– Sono le otto! – strilla – Ci metteranno in punizione! –
 
 
– Perché ogni volta che devo mettere in punizione qualcuno, mi ritrovo voi due davanti? – sbuffa la preside Paylor mentre si pigia gli occhi con pollice e indice.
– E tu signorina, vista la tua condotta non mi sembra una buona idea arrivare tardi – conclude guardando Johanna.
– Ma è stata colpa di questi qui! – ribatte indicando i P&G che si voltano verso di lei assottigliando gli occhi e digrignando i denti.
La Paylor ride. – Non ho dubbi a crederti. Puoi andare Johanna, buona lezione. –
Mentre Johanna gira i tacchi e apre la porta per andarsene con un ghigno, non si rende conto che i P&G con indifferenza le stanno andando dietro.
– Non voi due – sibila – Seduti, avanti. – dice battendo un colpetto sulla sua scrivania, la quale aveva davanti due sedie in legno scuro. I P&G ci si accomodano sbuffando.
– Dovrei sospendervi per quello che avete fatto accadere ieri. Tutta la scuola ha iniziato le lezioni con trenta minuti di ritardo a causa vostra –
– Non è stata colpa nostra! – si difende Gale.
– Si ma in mezzo alla folla c’eravate voi – ribatte la preside – Io.. voglio avvisarvi, ragazzi – dichiara, conquistando l’attenzione dei due.
– La Coin userà qualsiasi mezzo per buttarmi fuori dal consiglio, ve lo dico senza problemi. E considerando che voi create fin troppi guai nella scuola mi vedo costretta a provvedere, se succederà un altro disastro come ieri mattina. Naturalmente, per provvedere intendo minimo una settimana di sospensione; cosa che abbasserebbe ulteriormente la vostra condotta già piuttosto scarsa –
La Paylor sorride amorevolmente quando legge sul viso dei P&G sincera costernazione.
– Ora potete tornare in classe –
 
Nel frattempo Johanna Mason cammina senza fretta alcuna verso la sua classe, ed è proprio davanti a quella porta ormai un po' malconcia che si imbatte in Katniss, che corre tutta accaldata verso il corridoio delle terze.
– Katniss – la chiama Johanna.
– Ciao Johanna – risponde ansimando – Che fai qui fuori? –
– Quegli idioti dei tuoi vicini di casa mi hanno fatta arrivare tardi – spiega la più grande.
Johanna osserva soddisfatta gli occhi di Katniss che guizzano velocemente oltre le sue spalle, alla ricerca di Peeta. Poi scuote la testa.
– Peeta è ancora dalla preside –
Katniss si ricompone improvvisamente, assumendo un’aria truce: – Non stavo cercando Peeta –
– Si che lo stavi facendo, invece – commenta Johanna, che si ammutolisce un secondo.
– Che sia per questo? – sussurra tra sé e se.
– Cosa? – chiede Katniss indispettita.
– Che sia per questo che a.. Peeta piaci tanto? Questo tuo essere strafottente con le persone; cosa che ammetto senza problemi: io adoro. Però è ovvio che sei fatta di pasta di pane, in realtà – spiega Johanna.
Katniss sembra irrigidirsi, poi incrocia le braccia saccente.
 – Sono sempre stata una solitaria, poi arrivo qui e BOOM! – esclama a voce alta – ho conosciuto in due settimane più persone che in tutta la mia vita. Non sono abituata, non voglio rimanere fregata. Ti crea problemi? – conclude inarcando un sopracciglio.
– Nessuno – ammette Johanna sorridendo – conoscere quei due rimbambiti porta grandi vantaggi. Oltre a numerose idee per aprire business. Te ne intendi di vibratori? –
– Vibratori?? – pigola Katniss imbarazzata.
– Già. Stamattina parlando con loro mi è venuta una certa idea che, secondo me, venderebbe parecchio in questa scuola.. – spiega Johanna.
– Ti prego Johanna. I termini vibratore associato ai P&G mi fa venire la pel d’oca –
– Oh, si.. – sussurra a bassa voce la più grande – Anche a me.. –
Katniss scoppia a ridere per il malinteso e con lei insieme a Johanna. Ridono per un minuto intero senza mai fermarsi, e quando lo fanno, Katniss sorride alla ragazza che le sta davanti.
– A te piace Gale, vero? – le chiede senza peli sulla lingua, ed è altrettanto schietta la risposta che riceve: – Si, il problema è capire se io piaccio a lui –
Katniss guarda con sufficienza la mano di Johanna che sventola in aria come per dire “Ma non è che mi importi più di tanto, mica muoio”; quando in realtà è palese a tutti che ci tiene più di quanto non voglia ammettere a  se stessa.
– Johanna!! Dovresti essere in classe a fare il compito! – sbraita il professor Flickerman aprendo di scatto la porta della classe e facendo capolino in corridoio.
– Stavamo parlando – risponde indifferente Johanna.
– Ti dovrò mettere una nota! – ribatte il professore arrabbiatissimo.
Johanna lo guarda aggrottando le sopracciglia: – Una più, una meno; non mi cambia – dichiara, guardando soddisfatta il professore che richiude con violenza la porta.
– Ora credo di dover andare – sussurra Johanna facendole l’occhiolino – Tu perché sei in ritardo? –
Katniss si mette una mano sulla fronte sconsolata – Mia sorella ha un gatto odioso che a quanto pare ha tendenze suicide ultimamente, ed è caduto giù dal parapetto stamattina. L’ho dovuto curare –
– Capisco – risponde Johanna divertita, poi la guarda seria negli occhi – sistema le cose, Everdeen. È chiaro che tra te e Mellark c’è qualcosa –
– Ormai è troppo tardi, ci va con Delly – ammette Katniss leggermente risentita.
– Ti ripeto: sistema le cose – ribatte Johanna Mason, e detto questo entra in classe facendo un gran baccano.
Mentre Katniss si avvia verso il corridoio pigolando quanto sia tardi, sente le urla di Johanna: “Ebbene? Stavo parlando con un’amica! Cosa per giunta molto più interessante di questa materia inutile che non mi servirà a nulla. Ah! Mi da la nota sul registro? Va bene! Ma le ricordo che se continua a darmi note mi bocceranno di nuovo, e staremo insieme un altro anno! Ecco, bene. Vede che riusciamo ad andare sempre d’accordo, Flick? Si, mi piace chiamarla così!”
Delizioso è il sorriso sulle labbra di Katniss, che si forma all’udire la parola amica. 
 
 
Peeta Mellark siede bello come un dio greco sopra il suo borsone da calcio, di fronte all’aula di canto pomeridiano.
I suoi capelli biondi e ondulati sono annodati in decine di roselline di stoffa colorate: un’idea sua e della Trinket per abbellire la sala del ballo, ovviamente. Con l’unico particolare che quelle infime diavolerie di stoffa non si districano dai capelli manco a morire, e Peeta è costretto a girare con quegli affari in testa ormai da un’ora.
In devoto silenzio, ascolta la sua Katniss intonare la strofa iniziale di una canzone:
 
I remember tears streaming down your face 
When I said, I'll never let you go 
When all those shadows almost killed your light



Le sue guance sono colorate di rosso, dovuto al calore del termo da lui poco distante, e le lunghe ciglia bionde battono a velocità ritmica: è agitato come un pulcino, dovreste vederlo!
Quando sente la porta aprirsi alza la testa di scatto, e sorride nel vedere Katniss accigliata sulla soglia della porta.
– Katniss, ora devi ascoltarmi – dice Peeta.
– Non ne vedo motivo, e devo andare in bagno – risponde seccata passandogli davanti; ma Peeta è agile, e non gli ci vuole molto per pararsi di fronte a lei, che lo osserva con sguardo truce.
– Non fare la dura con me, Katniss – gli dice lui a bassa voce, allargando appena le labbra.
La ragazza sembra perdersi nel profumo di anneto e tabacco che la avvolge improvvisamente, e i suoi occhi si addolciscono lentamente.
.. beh, è un seduttore nato il ragazzo, a quanto pare.
– Brava ragazza – le sussurra all’orecchio Peeta, facendola rabbrividire – Katniss non potevo smentire davanti a quella marea di matte. Lo capisci questo, vero? – le domanda alzandole il mento con un indice, e lei annuisce impercettibilmente perdendo il completo uso della parola.
Ora le loro labbra sono così vicine che Katniss può sentire l’odore della sua pelle, e Peeta le sorride candidamente.
Non è il solito sorriso malizioso e ironico del Peeta che si trova in queste situazioni: è un sorriso casto, sincero ed emozionato; splendidamente bianco ed assolutamente perfetto.
– Vorrei uscire con te seriamente, sono sincero – ammette Peeta guardandola negli occhi dall’alto della sua statura, e poi la attira a se in un caldo abbraccio nel quale Katniss non sembra volersi ritrarre.
Lei chiude gli occhi e sospira con morbidezza, quasi stesse dormendo; e il suo corpo si rilassa e si abbandona totalmente tra le spalle di Peeta Mellark, uno dei due ragazzi più belli della scuola.
Katniss non risponde alla sua domanda, ma quando il ragazzo sussurra tra i suoi capelli – Vieni al ballo con me, Katniss. Ti prego – lei risponde baciandolo a fior di labbra.
 
 
– “Parlerò io con Delly”, “No, Peeta. Ci penso io”! E che diavolo le dico ora?! – scimmiotta tra sé e sé Katniss mentre con passo deciso si dirige al campo da calcio.
Ai lati del campo gelido, una ventina di ragazze cicalano a tutto volume in cerchio, Annie con il pancino rigonfio ride insieme a Johanna delle cadute di Finnick e il dottor Haymitch dorme tutto infreddolito su una panchina.
Non le ci vuol molto per capire dove dirigersi.
Si avvia quindi determinata verso Delly, soggetto principale del coro di scimmiette urlatrici: quando arriva davanti a lei però, non può fare a meno di notare che quella bambolina bionda ha gli occhi leggermente lucidi, brillanti; e un sorriso così felice che la incuriosisce e la costringe ad ascoltare il suo chiacchiericcio.
– Spenderò tutti i miei risparmi per comprarmi un vestito che gli piaccia – dice tutta concitata – è praticamente dalla quinta elementare che aspetto questo momento e ora avrò la possibilità di passare una serata con Peeta!! – trilla a voce acuta contornata da “aaw” smielati.
Katniss non può fare a meno di sbuffare davanti a cotanta superficialità, ma quando Madge la abbraccia, si ammutolisce di colpo.
– è quello che sogno da sempre – sussurra Delly con gli occhi lucidi alla sua amica.
– Lo so, sarà bellissimo – le risponde Madge sorridente, sinceramente emozionata.
–Avrò la mia occasione di stare un po' con lui, anche se non gli piaccio –
Katniss si morde il labbro amareggiata: stare un po' con Peeta è l’unico sogno di quella ragazza  squilibrata ma tanto tanto buona. Ha solo bisogno di una possibilità in fondo.
Gli occhi felici di Delly si posano su quelli grigi e carichi di delusione di Katniss, ma quando la biondina corre ad abbracciarla, lei non può fare a meno di sorriderle.
– Dovevi dirmi qualcosa, Katniss? – le chiede Delly; e ricomincia a cicalare con le fan del priorato quando ottiene un “no” come risposta.
Questo pomeriggio, il club del calcio ha un po' meno occhi puntati addosso.
 
 
– Dov’è Peeta? – chiede Katniss duramente, mentre attraversa l’incrocio per andare verso Via S. Collins affianco a Gale.
– è rimasto a scuola per fare l’impianto audio del ballo. Domani tocca a me restarci  – risponde Gale mentre si sistema più comodamente il borsone da calcio in spalla.
Katniss annuisce e prende lentamente fiato.
– Gale, ieri hai tergiversato sulla conversazione visto che Ranuncolo mi ha sfondato la finestra della camera per uscire, ma ora devi rispondermi. Mi hai baciata. Perché? –
Gale si irrigidisce leggermente, anche se soffoca una risata al ricordo di ranuncolo che prende la carica e piomba sul balcone sfondando la vetrata della mansarda.
Ahahah, una scena esilarante, davvero!
– Tu perché baci una persona? – chiede lui con tono fermo, mentre la osserva fermarsi sui suoi passi e portarsi una mano alle labbra leggermente violacee per il freddo.
– Risponderei perché mi piace. Ma devo ragionare come se fossi tu, quindi non so; considerate tutte quelle che vi limonate tu e Peeta – ribatte seccata, quasi come se non fosse imbarazzante questa conversazione.
– Noi non obblighiamo nessuna – precisa il ragazzo – E comunque, direi che il primo caso rappresenta la nostra situazione allora –
– A te piace Johanna –
– A me piacciono molte cose, Katniss – sibila Gale, con espressione tagliente.
OK, OK, OK! Questo botta – risposta manda fuori di testa, gente! Giuro, a vederli m’è venuta l’ansia.
Ah, i giovani d’oggi: un minuto prima stanno tutti imbarazzati e impettiti come tacchini spennati, poi si trasformano in pochi secondi in una sorta di moka da caffè, solo che al posto del caffè ci sono ormoni.
Katniss lo fissa furiosa: – Beh, sei un cretino! – sbotta.
Il ragazzo si ferma a fissarla, squadrandola senza alcun ritegno dal berretto agli scarponcini.
È lampante che in questo momento lui stia facendo un paragone con Johanna; perché, fidatevi di me, i suoi occhi brillano come stamattina quando l’ha abbracciata nel vialone del quartiere zero.
Un leggero lampo gli fa assottigliare gli occhi e serrare le labbra, poi sospira.
– Scusami, Katniss. So che non dovrei ma.. –
E così, come è probabilmente stato ieri, rapido come lo scatto di una serratura, Gale afferra Katniss per le spalle e la attira a se per un altro bacio ancora.
La ragazza sgrana gli occhi e si rende lentamente conto di quello che sta succedendo, e con un mugolio soffocato dalle labbra di Gale si scosta con violenza.
– Smettila! – gli grida contro – Smettila subito! – continua facendo stridere la voce per il nervosismo; rossa in viso per la rabbia come Haymitch il giorno in cui sua moglie si liberò della sua collezione storica di bottigliette in miniatura, per poter riempire quella teca di mollette ed elastici colorati.
Katniss, non udendo risposta dal ragazzo che sta davanti a lei imbambolato, lo scuote bruscamente: Gale sembra ridestarsi da un sonno profondo, e quando sgrana gli occhi un bellissimo e tremendamente dolce sorriso gli si apre in faccia; facendo zittire di colpo Katniss.
Abbraccia d’impulso la ragazza, la quale ricomincia a divincolarsi iniziando anche ad imprecare.
– No, Katniss, no! Scusami! Ferma! Ora ho capito! – gli dice scuotendole le spalle.
Poi drizza la schiena e indugia un secondo, prima di dire sorridente: – Devo andare, subito! –
La ragazza rimane interdetta in mezzo alla strada mentre lo guarda scappare via verso la fermata del bus. Un senso di inquietudine sembra assalirla, perché la rabbia scompare in un’espressione angosciata: la stessa espressione colpevole che ha sul viso Gale quando, ormai a distanza di una ventina di metri si volta di scatto verso di lei.
– Katniss! Ti prego! – dice – Non dire niente a Peeta! –
Beh, Gale. A questo punto a cosa servono i comandamenti non scritti dei P&G?

 

 
 
 
 
Buonaseraa :D
Sono in ritardo di un paio di giorni, non me ne volete ma sono piuttosto impegnata e ce la metto tutta per aggiornare ritmicamente! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come già dicevo siamo in quella parte del “film” dove ne succedono di ogni.
Tra l’altro vorrei salutare Flin! Con la quale oggi mi sono incontrata a Milano ed è stato davvero bellissimo poterla conoscere di persona (abbiamo fangirlato giusto un po'!!).
Vi ringrazio molto per tutte le vostre splendide recensioni; come sempre, il merito dei miei scritti è vostro!
Buona serata!
MatitaGialla

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Capitolo 9
*** 9. Chiarezza emotiva. ***


Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
** ATTENZIONE: io misera devo ancora rispondere alle vostre gentilissime recensioni. Lo farò. Promesso. Internet e il tempo sono contro di me in questo periodo. Sappiate comunque che li leggo sempre tutti, ogni giorno controllo; e alcune recensioni un po' mi commuovono, sono sincera. Grazie, non smettete di farlo!
*** Attensione: Buon Natale, e tanti auguri per i prossimi 365 giorni, che siano i migliori fin’ora!
 
9.  Chiarezza emotiva.
 
 
La ragazza rimane interdetta in mezzo alla strada mentre lo guarda scappare via verso la fermata del bus. Un senso di inquietudine sembra assalirla, perché la rabbia scompare in un’espressione angosciata: la stessa espressione colpevole che ha sul viso Gale quando, ormai a distanza di una ventina di metri si volta di scatto verso di lei.
– Katniss! Ti prego! – dice – Non dire niente a Peeta! –
Beh, Gale. A questo punto a cosa servono i comandamenti non scritti dei P&G?
 
Giovedì pomeriggio del 19 dicembre, Panem, quartiere Sette: Casa Mason.
– Tesoro, c’è un ragazzo fuori il cancello che urla il tuo nome – dice timidamente una signora dall’aspetto buono e gentile, entrando in camera di Johanna – Sto iniziando a preoccuparmi – aggiunge.
– Mamma, sarà ancora Chaff. Non l’ha capita che siamo cugini e che quindi non ci possiamo sposare e avere trenta bambini come desidera, quel deficiente – asserisce scocciata Johanna, togliendosi dei graziosi occhiali da lettura e facendo volteggi sulla sua sedia girevole mentre chiude con poca grazia il libro di storia che tiene in mano.
Sua madre, una donna cha ha davvero tutto l’aspetto della mamma buona delle favole, incrocia le braccia indispettita sul petto – Non è tuo cugino Chaff  –
– Allora non è nessuno di importante. Se lo fosse avrebbe il mio numero di telefono. E ora fila, devo studiare – ribatte scacciandola con un sorriso.
– Ha l’aria di uno che si è fatto un bel po' di giri in autobus e una grande corsa per venire fino qui, guarda almeno chi è – conclude la signora chiudendosi la porta alle spalle.
Johanna fa appena in tempo a rimettersi gli occhiali che soffoca un grande sospiro, quando sente il ronzio del cancelletto di casa aprirsi.
Incrocia le gambe sulla sedia e attende, con la faccia rivolta verso la porta della sua camera, quel ragazzo che sta facendo preoccupare la sua dolce mamma.
Non rimane nemmeno più di tanto sbalordita quando Gale entra come una furia spalancando la sua porta; con la faccia tutta arrossata per il freddo e il borsone da calcio malmesso sulle sue spalle gigantesche.
– Ho baciato Katniss! – grida – Due volte! –
Johanna aggrotta le sopracciglia e assume un’espressione piuttosto ridicola con la bocca semichiusa, gli occhi sgranati e la testa rigida. Emette una specie di risata leggera, ironica.
– Dovresti rileggere un po' il manuale di come si parla ad una donna, sai sexy? – dice.
Gale ha ancora il fiatone quando chiude la porta alle sue spalle e abbandona il borsone a terra.
Johanna lo guarda facendosi seria. – Fammi capire, sei venuto fin qui dal quartiere dodici per dirmi che mi hai fatto le corna anche se in realtà non siamo nemmeno.. già, cosa siamo? – si domanda perplessa – non siamo nemmeno amici. –
– Non è vero – le risponde subito Gale, avvicinandosi alla sedia dove se ne sta felicemente seduta a gambe incrociate con la tuta di flanella addosso – Sei davvero carina con gli occhiali, non sapevo li portassi – confessa poi, compiaciuto.
– ti sembra il momento? –
Gale ride, sinceramente felice, mentre la afferra dalla sedia e la stringe a se. Johanna non sembra svincolarsi mentre assume uno sguardo truce: sembra aver finalmente recepito che Gale ha baciato un’altra ragazza. Lo spinge via. – Vattene –
– No – risponde Gale duramente – Ho capito una cosa, baciando Katniss –
– Beh, andiamo tutti a dirle grazie allora! – replica la ragazza seccata.
– Credo che.. credo che io mi stia innamorando di te – sbuffa fuori veloce come un missile il ragazzo moro, mentre si fissa con fermezza negli occhi di Johanna che, da vera ragazza cazzuta qual’è, non abbandona per prima l’occhiata.
Non sembra ne imbarazzarsi ne stupirsi, ma balbetta leggermente quando dice: – E perché hai baciato Katniss allora? Soprattutto sapendo che c’è qualcosa tra lei e il tuo migliore amico –
Gale sembra accusare il colpo perché emette un sonoro sospiro esasperato.
– A Peeta non diremo niente, e continueremo la nostra vita felici e contenti –
– Davvero un esempio di fedeltà, sexy – osserva Johanna.
Il ragazzo sembra offendersi, perché scrolla le spalle assumendo un’espressione davvero grave.
– Tu non sai cosa siamo io e Peeta. Non ho intenzione di perderlo; ho sbagliato e me ne sono pentito, ma non gli permetterò di allontanarsi da me. –
– Suona piuttosto gay detto così – ribatte sorridente Johanna, ma si ricompone dopo l’occhiataccia di Gale.
– Va bene, non diremo niente – sospira – dicevamo? –
– Che sono innamorato di te – risponde Gale.
– Avevi detto che ti stai innamorando, non che sei già innamorato – lo corregge ridendo, ed alla vista di quelle labbra così apparentemente minute aprirsi in un largo sorriso, la faccia di Gale si contrae come se il suo cuore avesse perso un colpo.
– Invece sono sicuro di esserlo, adesso – Ribatte il ragazzo, e velocemente le prende il viso e la attira a sé in un lunghissimo bacio, al quale Johanna ci si aggrappa con tutta se stessa.
– Hai finalmente capito di non avere paura di me? – sussurra lei mentre inspira con prepotenza quando Gale inizia a baciarle il collo.
– No – ammette lui tra un bacio e l’altro – Ce l’ho ancora. Ma adoro le sfide – e detto questo fa ricombaciare le loro labbra.
– Non hai nemmeno aspettato di sentire cosa ne penso io di tutta questa situazione – gli ansima addosso Johanna, mentre viene trasportata contro il muro.
Gale è bellissimo in questo momento: così rilassante per lei ma così concitato esteriormente per voi.
Ogni centimetro delle sue mani richiamano con estrema bramosia il corpo della ragazza che stanno stringendo; e quando sbatte la schiena contro il muro emette un lamento soffocato sulle bocca di Johanna che sembra proprio non volersi staccare.
Quando finalmente lo lascia respirare, si guardano con un lampo di luce negli occhi; ed è proprio con questo bagliore fulmineo che Johanna lo attira a se trascinandoselo sopra sul letto.
La negletta mamma, bonariamente intenta a sminuzzare zucchine e carote, alza il volume della radio quando sente un tonfo dal piano superiore; probabilmente derivante dal punto in cui sta il letto di Johanna.
 
 
Qualcuno bussa alla porta del bagno.
Dall’acqua bollente della vasca, emerge una chioma bionda e riccioluta coperta di bollicine di sapone.
– Che c’è? – chiede Peeta.
– Ti vogliono al telefono – risponde annoiato il fratello segaiolo, Pebble.
Peeta con uno sbuffo si alza dalla vasca e, tutto gocciolante, saltella fino alla porta della quale fa scattare la serratura. – Chi è? – domanda mentre allunga la mano oltre ed afferra il telefono.
– Non sono mica il tuo segretario, cazzo vuoi – gli replica poco educatamente (probabilmente ce l’ha ancora a male per la storia della mansarda. In effetti non ha tutti i torti, pensandoci bene).
Peeta mugugna un “mavaffanculo” e torna ad immergersi nell’acqua bollente tenendo ben alto il braccio che tiene il telefono.
– Pronto? –
– Disturbo? – risponde il telefono. Peeta sembra perplesso quando chiede: – chi parla? –
Una risata cristallina gli arriva alle orecchie e subito sorride, facendo alzare i suoi larghi zigomi purpurei per il vapore acqueo – Katniss, ciao – dice.
– Scusa è che non avevo il numero del tuo cellulare e ho cercato sull’elenco quello di casa tua.. – risponde titubante – spero di non disturbarti –
Peeta sembra emozionarsi come un bambino e sbatte gli occhi tutto felice mentre disegna con le dita strane forme sulla superficie dell’acqua.
– Non disturbi affatto! Dimmi tutto! – esclama il biondo.
– Com’è andata a scuola? Hai sistemato l’impianto? – gli domanda Katniss.
Peeta sembra stupito. – Uhm.. si, l’ho quasi sistemato tutto ma.. mi hai chiamato per questo? –
– Ecco io.. non sono riuscita a dire niente a Delly –
Il silenzio ottenuto in risposta, fa affrettare Katniss a dare una maggiore spiegazione – Era così felice che mi ha fatto pena! –
– Ma non.. – cerca di protestare Peeta.
– Vuole solo passare una serata con te – mugola a bassa voce la ragazza, dall’altra parte dell’apparecchio.
Peeta si strofina gli occhi con le mani bagnate e sospira profondamente, quasi come stesse cercando una soluzione al chiuso delle sue palpebre.
La sua risposta, stupisce Katniss: – Abiti a cinque metri virgola sessanta centimetri da me, perché mi chiami? Facevi prima a venire qui, anche se così facendo ti eviti la conoscenza di mio fratello Pebble. È uno sfigato –
Peeta alza la testa e sorride, ignorando il “Muori, stronzo!” che arriva dal corridoio.
Un intero minuto di silenzio lo fa preoccupare che ci siano problemi di linea: – Katniss? Ci sei ancora? –
– Allora.. Quando usciamo alla fine? – chiede lei, ignorando la conversazione precedente. Accidenti, questo ragazzo le piace davvero tanto (anche a voi, vero?).
Sorride, quando sente il versetto tenero che arriva dalla gola di Peeta.
– Da domani passerò tre giorni non stop a scuola per preparare il ballo ma ehi, dopo ciò sarò tutto tuo – risponde con voce maliziosa, e ride quando riceve dritte nelle orecchie la risata di Katniss.
– Vuoi dirmi che non esci dopo cena? – domanda la ragazza, non arrendendosi.
– Devo studiare per la verifica di Flickerman domani, sto ballo mi sta portando via ogni secondo – risponde dispiaciuto – Ora che ci penso: non ho idea di che fine abbia fatto Gale. È tornato con te. Sai dov’è scappato? –
– Credo sia andato da Johanna – gli spiega la ragazza un po' troppo squillante – Non so per cosa! – assicura poi.
Peeta mugugna un semplice “ah ok”, ma rischia di farsi scivolare il telefono di mano quando lei asserisce alla cioccolata calda che preparerà sua mamma nei prossimi giorni.
– Ci sarò. Sicuramente!! – dice a gran voce Peeta, muovendosi di scatto nella vasca e inondando il pavimento. – Quanto entusiasmo! – lo deride Katniss.
– è solo per quella gnocca di tua mamma, piccola. Tranquilla. – ribatte con il sorriso aperto sulla sua bella faccetta. Dopo averla salutata, si insapona il corpo alzandosi in piedi; regalando così alle piastrelle uno spettacolo che, per chi aggrada, sono sicur* farebbe parecchia invidia.
 
Giovedì 19 dicembre, Panem; Quartiere dodici. Ore 23:00.
Dalle tre villette identiche di Via S. Collins arriva un frastuono infernale. Dalla prima, casa Hawthorne, echeggiano nell’aria attenuate dalla distanza, le voci di Vick, Rory e Posy: i fratellini e la sorellina di Gale.
Io non ho idea di che cosa stiano facendo ma dalle mura arrivano vari “ta-ta-ta-ta-ta!! ora ti ammazzo!” “Ti ho colpito!” “Non è vero!” “Si, che è vero!” “Mamma!! Vick dice che non l’ho preso” “Tesoro, ti ha preso sì o no?” “Col cazzo che mi ha preso! È una contaballe” “Vick?! Da dove arrivano queste parole?!” “Mamma! Vick dice le parolacce” “Ho sentito tesoro..VICK!” “Rory giochi con le bambole?” “sono un maschio! E troppo grande per le bambole” “Mamma!!!! Rory non vuole giocare alle Barbie con me!” “Tesoro fa contenta tua sorella” “No mamma!” “Che schiaccia coglioni” “VICK! Vai in camera tua e non parlare mai più in questo modo!” “MAMMA!”
– .. grazie a dio sono io il più piccolo – commenta Peeta mentre a grandi respirate accorcia la sua sigaretta, accoccolato al calduccio, avvolto nella sua morbida coperta sul balcone.
– Lascia perdere, a volte mi viene da ucciderli tutti nel sonno – replica Gale esasperato – Dovrebbero essere tutti a letto a quest’ora –
“Pebble! Ti avevo chiesto di lavare i piatti almeno stasera!” “Mamma, dovevo finire il nuovo videogames” “Figliolo, tua madre ti ha chiesto una sola cosa” “Si ma che rottura! Tocca sempre a me” “Non dire così” “papà è vero! Peeta non fa mai niente!” “Tu e quel disgraziato di tuo fratello non fate MAI niente punto e fine!” “Cara, non urlare” “Peeta fa molto meno di me!” “Pebble non iniziare a strillare anche tu!” “Siete dei fannulloni!” “Non è vero una sega, mamma!” “PEBBLE!”
– Oh beh, lui di seghe se ne intende per davvero.. – osserva divertito il biondo mentre spegne la sigaretta.
Al sentire la risata che gli arriva dal balcone di Gale, non riesce a trattenersi e scoppia a ridere anche lui.
– Le nostre famiglie sono da internare – dice Gale emettendo ancora qualche verso per la risata.
– Io mi terrei Posy però, è troppo dolce e carina – ammette Peeta.
– Giù le mani da mia sorella, depravato – replica – e dammi il pasticcino –
– Niente pasticcino oggi, focaccine al formaggio –
– Oh, tanto meglio! –
Proprio mentre Gale dice queste parole e già si lecca i baffi per quella delizia, dalla casa in mezzo a loro, casa Everdeen; arrivano altri rumori molesti.
“Ora lo uccido!” “No! Katniss! Non è colpa sua!” “Ieri mi ha sfondato il vetro e oggi ha disintegrato il mio copriletto!” “Non lo fa apposta!” “Ah no? Che vada a farlo nella camera tua” “Si sente solo” “Non  mi interessa. Sono anche arrivata tardi a scuola stamattina per colpa di questo schifoso gatto” “Katniss, non parlare così a tua sorella” “Mamma grazie! Diglielo anche tu che Ranuncolo si sente solo perché non lo coccola” “Ci sei tu a coccolarlo” “Si, ma vuole fare amicizia anche con te” “Mi fa schifo quel gatto!” “KATNISS!!”
I P&G ascoltano silenziosi e divertiti, ma quando Katniss esce fuori dalla finestra della mansarda e grunisce tutta incazzosa, i due ragazzi non possono fare a meno che continuare a ridere.
Eccoli qui, tutti e tre insieme; ognuno sul suo balconcino.
Ognuno con dei segreti. Ognuno con dei problemi. Sapete che significa? È il momento del riepilogo alla beautiful:
Katniss rimane cotta di Peeta, e Peeta (per logica di battuta) sembra essere incendiato da Katniss; Katniss è stata baciata da Peeta e invitata al ballo, oltreché ad un vero e proprio appuntamento, ma Delly si è messa in mezzo dichiarando di essere lei la ragazza che porterà al ballo Peeta, ma Peeta non vuole Delly ma vuole Katniss, Katniss invece vuole andare al ballo con Peeta ma Delly le fa pena, Delly non sa niente di Katniss e Peeta ma Peeta sa che lui piace a Katniss e che quindi è corrisposto, tuttavia sembra acconsentire il desiderio di Katniss di portare Delly al ballo; non domandandosi però come potrebbe non esserne gelosa, gelosa proprio come la Trinket in piscina con il prof. Haymitch. Peeta però non sa che Gale, il suo migliore amico, spalla destra, più grande consigliere e fidato compagno di vita; l’ha in realtà tradito perché ha baciato Katniss due volte; quindi Peeta è ignaro di tutto questo e Katniss non glielo vuole dire, nemmeno Gale vuole dire a Peeta che ha baciato Katniss, Johanna però invece vorrebbe che Peeta sapesse la verità. Gale piace a Johanna, e a quanto pare finalmente abbiamo capito che Johanna piace a Gale, si sono baciati e temo che abbiano sconvolto la mamma Mason con un tonfo sul letto un po' troppo significativo. La  Coin vuole buttare fuori la Paylor, perché è una zitella acida e invidiosa; e la Paylor vuole a tutti costi rimandare la Coin al sottoruolo di insegnante senza la vice presidenza. La Paylor desidera anche un numero nuovo telefonico visto che la mamma non molla e continua a proporgli mariti impossibili; e quando lei le risponde “Mamma, sono sposata con il mio lavoro”, l’arzilla vecchietta le risponde con uno sproloquio piuttosto imbarazzante su come superata una certa età, le tette non siano più tanto attraenti e bisogni lavorare sul carisma per conquistare un uomo.
– Katniss, vuoi una focaccina al formaggio? – domanda Peeta sorridendole genuinamente.
– Ehi! – bercia Gale – Quella è mia! –
– Rilassati coglione, ne ho portate due stasera – ribatte il biondo.
– E perché? –
– Non lo so – confessa Peeta – ma sono felice di averlo fatto – conclude, arricciando le labbra in un sorriso imbarazzato rivolto a Katniss, la quale sembra arrossire.
Mentre Gale e Katniss afferrano al volo la focaccina, Peeta osserva orgoglioso come il tremolio delle mani della ragazza dovuto al freddo diminuisca, quando stringe a coppa le mani attorno al suo prodottino da forno.
– E così voi fate questa cosa da sempre? – domanda la ragazza.
– Direi di.. sì, praticamente sempre – le risponde Gale, con le labbra aperte in un mezzo sorriso mentre con gli occhi sembra volerle dire cose che però, Peeta non può sentire.
Lei sembra intuire che il discorso deve terminare qui, si alza e fa per andarsene, quando Peeta la blocca chiamandola – Aspetta, Katniss; non te ne andare dai – la prega.
Katniss gli sorride dolcemente, ma scuote la testa – fa un freddo cane e devo studiare anche io, ci vediamo domani Peeta –
Si guardano dolcemente, quasi volessero baciarsi fluttuando nell’aria. – Buona notte, allora – dice lei, rapita dai suoi occhi anneriti dall’ombra che luccicano riflessi dalla luna.
– Buona notte – risponde lui come in un soffio.
Quando rientra, spostando il vetro sostituto di quello sfondato da Ranuncolo, Gale guarda Peeta con sufficienza.
– Abbiamo finito? –
– Che vuoi – pigola Peeta – Guarda che lo so che sei stato tutto il pomeriggio da Johanna –
Detto ciò, Gale sembra irrigidirsi – Chi te l’ha detto? –
– Katniss, ma non mi ha saputo dire altro. Allora? Limoni duri o mandarini molli? – insiste il biondo.
– Beh ecco.. boh.. – è tutto quello che quel gigantesco e bellissimo ragazzo riesce a dire dopo aver riso per la domanda di Peeta, ma ottenendo dai lui solo che il silenzio, capisce che non può certo limitarsi a questo.
– Credo che a questo punto sia piuttosto ufficiale.. Siamo anche finiti a letto ma non è che abbiamo fatto sesso – confessa infine lui.
Peeta sussulta dallo stupore ed emette un gridolino soffocato: ma non per la confessione di Gale, ma perché dalla camera di Katniss arriva un grido.
Nemmeno il tempo di alzarsi in piedi di scatto facendo cadere la coperta ai loro piedi, che i P&G gridano di rimando, quando il vetro appena sostituito della mansarda di Katniss esplode in mille pezzetti.
Nella confusione generale, Gale vede solo atterrare in un balzo quel gatto grasso e orribile di casa Everdeen: Ranuncolo.
Katniss fa capolino alla finestra, tutta spaventata.
– Katniss! Stai bene? – grida Peeta.
Lei fa segno di si, ma si porta l’indice alle labbra, richiedendo silenzio. Furiosa, guarda ranuncolo che, sulla ringhiera del balconcino, guarda giù come fosse attirato da una calamita.
Dietro di lei arrivano anche Primrose e Elaisa Everdeen.
– Che cos’è success.. – dice in tutta fretta la piccola Prim, rabbrividendo per il gelo; ma si ferma quando vede il gatto in bilico – Ranuncolo! –
– Tranquilli tutti! I gatti hanno sette vite e cadono sulle zampe! – grida all’improvviso il signor Plutarch che per tutto il baccano era uscito in giardino a vedere.
– Non questo, signore! – risponde gentilmente Primrose – le sette, ammesso che esistano, se le è già giocate tutte.. e non sa atterrare sulle zampe! –
– Non atterra sulle zampe? Ma che felino è?! – domanda a voce grossa, per farsi udire, il panciuto signore.
– Un felino stronzo ammazza vetrate – sibila Katniss mentre si avvicina quatta quatta a quell’ammasso di pelo.
Peeta, Gale, il signor Plutarch, Katniss, Primrose e la signora Elaisa trattengono il fiato; e proprio quando la figlia maggiore di casa Everdeen sembra raggiungere la ringhiera dove il gatto manifesta la sua voglia suicida; Ranuncolo salta giù, accompagnato da un “NO!!” generale.
 
 
Venerdì 20 dicembre, Panem, Quartiere Zero. Liceo Scalini della Torre.
– Glielo giuro, mi si è suicidato il gatto! – ripete a voce alta Katniss davanti alla cattedra durante la lezione di Flickerman; con il suddetto davanti a lei che, con espressione di sufficienza, la ascolta esasperato.
– mmh.. e ce l’ha fatta? – domanda il signore.
– Si purtroppo, ma prometto che ci penso io quando torno a casa nel caso abbia in mente di resuscitare – dice provocando una risata generale dell’aula.
– Zitti e fate il compito, voi! Katniss se non hai studiato, non puoi dare la colpa al tuo gatto – ribatte divertito.
– Profe? – interviene una voce familiare, che innervosisce di primo impatto l’uomo.
– Cosa vuoi Mellark? –
– Ranuncolo.. –
– Chi sarebbe Ranuncolo? –  gli domanda lui interrompendolo.
– Il gatto – dice Katniss.
– Il gatto si chiama Ranuncolo? – replica leggermente perplesso.
– Ranuncolo, sì. – annuisce lei.
– Senta, studierò l’etimologia del nome un’altra volta; le stavo dicendo che c’ero anche io con Katniss ieri sera e.. –
Ci vuole un secondo. Anzi, forse meno. Uno schifosissimo millesimo di secondo permette a tutte le ragazze della classe di elaborare che Peeta ieri sera era con Katniss.
Sussultano inorridite e, quasi come fossero mosse da un unico neurone, emettono grida scandalizzate ed iniziano a mormorare tra di loro ignorando così il foglio del compito in classe abbandonato sui loro banchi.
Flickerman si batte una mano sulla testa e sospira consolato mentre la sua classe si trasforma in uno stadio: Katniss che fulmina Peeta che, si morde le labbra e alza le mani in segno di resa; Delly che lo accusa di alto tradimento e minaccia il divorzio, accompagnata da drammatiche scenate delle fan dei P&G; i maschi che colgono l’occasione e tirano fuori bigliettini e si suggeriscono tra loro ogni tipo di risposta.. il professor Flickerman invece inizia a scrivere la lettera di dimissioni.
All’improvviso si apre la classe e compare Gale affaticato, con la mano tesa verso Peeta.
– Ho sentito il casino dal mio piano, ho immaginato che.. – dice ansimando.
– Hai immaginato bene! – risponde Peeta in un soffio, afferrandogli la mano e scappando via con lui lungo il corridoio, lasciando la classe in delirante caos.
Ah, i P&G. Quanto sono teneri ora, seduti sul gelido parapetto del terrazzo e con le gambe che penzolano (nella speranza che non succeda nulla, al contrario dell’anno scorso). – Che è successo? – domanda Gale.
– Mi sono fatto sfuggire che ieri ero con Katniss, e poi hanno frainteso – risponde il biondo candidamente.
Il ragazzo dai capelli scuri sbuffa – Si, eri con lei ma ad un balcone di distanza.. Non le sopporto più –
– Dai, tra qualche mese ti diplomerai. È quasi finita per te – replica Peeta ridendo; ma si ammutolisce lentamente quando Gale assume un espressione vagamente malinconica.
– Sì. E dopo? –
Si guardano negli occhi e sanno che, per quanto possano rimandare quel momento, prima o poi Gale inizierà l’università e con ogni probabilità dovrà trasferirsi in un’altra cittadina noiosa e per niente divertente. Una cittadina che non è Panem. In una casa che non è la sua.
In un posto dove non c’è Peeta.
Il più piccolo, da sempre più loquace e sensibile dell’amico, scrolla le spalle evadendo il discorso: – La Paylor questa volta ci punirà, appena ricominceranno le lezioni a gennaio, è garantito. Flickerman non starà zitto sul fatto che gli ho manomesso il compito –
– Potete giurarci – dichiara una voce misteriosa e insonnolita, nascosta da qualche parte sulla terrazza.
I due si voltano di scatto e per poco Peeta non perde l’equilibrio di nuovo, quando vede il professor Haymitch avvolto in un saccopelo con il naso gocciolante.
– Ehi, ma questa settimana avete saltato la terapia.. – asserisce con la voce impastata. Poi riflette, e la cosa sembra costargli così tanta fatica che poi mugugna: – Ragazzi, non sposatevi mai – crollando in un angolino freddo del pavimento.
Se qualcuno fosse interessato, questa notte è stata forse la peggiore da quando miss Trinket è rimasta incinta. Il povero uomo, esausto per gli ultimi mesi di sevizie, notti in bianco alla ricerca di cibo o diverse ore spassionate e sessualmente distruttive, aveva finalmente detto: NO.
No all’assurda richiesta di sua moglie di costruire il lettino per il bambino in pregiato mogano. Ha cercato di spiegarle che i lettini durano poco e che sarebbe stata una spesa inutile; ma quando si è sentita rifiutata è scoppiato l’ennesimo lamento a singhiozzo, intervallato unicamente da soffiate di naso in fazzolettini ricamati.
Inutile dire che il professore ha passato tutta la notte e ordinare lastre laminate e di mogano su internet.
Pover’uomo.
L’attenzione dei P&G nei confronti del povero professore viene attirata dall’arrivo sulla terrazza di Katniss e Johanna, tutte ansimanti e con i capelli scompigliati.
– è il delirio, giù – dice Katniss, agitata – Si è intromesso anche tuo fratello –
– Pebble? Scherzi? Per cosa? – domanda Peeta perplesso.
La ragazza sembra irrigidirsi, e con lei anche Johanna. Cosa che fa scattare sull’attenti anche Gale.
– Ehm.. non ho sentito bene, ma non credo fosse importante. – replica Katniss eccessivamente squillante
– In ogni caso Flickerman ha rimandato il compito ed è intervenuta anche la preside –
– Ora è sicuro, ci espelleranno – dice Peeta ad alta voce, furioso – Quelle sociopatiche del cazzo! –
Katniss si avvicina e, timidamente, appoggia il viso sul petto del ragazzo. Peeta si stupisce, e avvolge subito la ragazza con le braccia. – Cosa centra Pebble? – le chiede solleticandole i capelli, ma viene interrotto da un bacio a fior di labbra.
– Risolverete tutto in qualche modo, come sempre – dice Johanna sbuffando. Poi fa l’occhiolino a Gale e gli sussurra nell’orecchio “Tieni Peeta lontano dagli altri studenti, almeno per qualche giorno”
Il ragazzo lo guarda interrogativo ma quando legge la fermezza dei suoi occhi, annuisce.
– Ad ogni modo, superiamo oggi e ci ritroveremo in un batter d’occhio al ballo di lunedì – dice Gale a Peeta – Saremo così impegnati con i preparativi del loro ballo che non ci cagherà nessuno –
– Come sei volgare, sfigato –
Ed è davvero così, ragazze. I giorni successivi sono così intensi, carichi di pacchi in arrivo e strillate della Trinket, nastrini colorati e tende esagerate, che è arrivato: è arrivato il giorno del ballo.
I P&G e il consiglio studentesco per la preparazione del ballo sono sfatti e distrutti, insieme a questi componenti, i preparatori non hanno visto la luce del sole per tre giorni; ma tutto il resto dell’istituto è in fermento. È tutto pronto, tutto perfetto.
Ma quando mai l’adolescenza è perfetta?
Non cantate vittoria, Peeta e Gale..
 
Quanta attesa, quanta vergognosa attesa. Ben una settimana in ritardo. Ma ne è valsa la pena, no? Con questo capitolo si mettono tutte le basi per quello che stiamo tutti aspettando: il ballo.
Spero vi sia piaciuto, e come al solito ricordo che questa è una storia originata sulle linee della commedia, non è scritta per avere uno stile comico o demenziale.
Detto questo, spero recensirete e vorrete leggere anche le altre storie che ho scritto (Dormire Insieme accresce sempre più con il numero dei preferiti, grazie!!).
Colgo l’occasione, anche se in ritardo, per farvi i miei migliori auguri di Buon Natale.
MatitaGialla

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Capitolo 10
*** 10. Balleresti con me? ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
** ATTENZIONE: risponderò alle vostre recensioni. Prometto, lo farò.
 
10. Balleresti con me?
 
I giorni successivi sono così intensi, carichi di pacchi in arrivo e strillate della Trinket, nastrini colorati e tende esagerate, che è arrivato: è arrivato il giorno del ballo.
I P&G e il consiglio studentesco per la preparazione del ballo sono sfatti e distrutti, insieme a questi componenti, i preparatori non hanno visto la luce del sole per tre giorni; ma tutto il resto dell’istituto è in fermento. È tutto pronto, tutto perfetto.
 
– Sono sfranto – commenta Peeta abbandonando la testa sulla scrivania del professor Abernathy.
– Sfranto? E che parola sarebbe? Voi giovani non sapete cosa vuol dire lavorare – risponde il professore sbuffando – Hai fatto due giorni interi a scuola a preparare il ballo ciccio, mica hai progettato un impianto chimico –
Peeta lo guarda con sufficienza. – Ad ogni età il suo dovere –
– Giustissimo. Allora, come vanno le cose? – chiede lo psicologo.
– Oh, davvero alla grande prof! – risponde Peeta entusiasta – Tra me e Katniss inizia ad esserci qualcosa, anche se devo andare al ballo con Delly. Gale sembra essersi ufficialmente messo insieme a Johanna e.. –
– Johanna Mason è diventata la ragazza di Gale?? – tuona divertito il professore, come avesse ascoltato il gossip più succulento ed eclatante di tutta Panem.
Ad un sì soddisfatto di Peeta, l’uomo si sfrega le mani compiaciuto – Si ammazzeranno tra di loro. Due persone da togliere al mio massacro personale di gruppo –
– Sono presente anche io nella sua lista? –
– Tu sei il primo. Anzi no, mia moglie è la prima – risponde Haymitch sorridendo.
Il suono della campanella d’inizio ricreazione mette fretta a quest’ultimo, in quanto doveva finire l’ora di terapia prima di essa: pena un’ora di lamenti dalla Trinket per non aver ricevuto compagnia durante la sua scorpacciata di Yogurt al lampone.
– Insomma, Peeta, tu lo sai che dopo stasera ti aspetterà una bella punizione una volta rientrato a scuola, vero? –
– Solo a me? – chiede il ragazzo perplesso.
Il dott. Abernathy alza le spalle – Così pare. L’assalto è stato causato da te single, il casino di ieri perché tu hai dichiarato di aver passato la notte in un motel sadomaso con Katniss –
Peeta sgrana gli occhi – Mi preoccupa il modo in cui circolano le voci in questa scuola –
– Infatti immaginavo che fossero voci false – ribatte prontamente – Ma le conseguenze rimangono le stesse, e tu hai compromesso il compito di un professore e la Coin costringerà la preside a non passarci sopra –
– Nessuna punizione per Gale? – domanda il ragazzo.
– Non credo; una punizione di larga portata comporterebbe un voto basso in condotta che gli comprometterebbe la maturità, e considerando che è uno degli studenti più brillanti dell’istituto.. e credimi, non ho idea di come questo possa essere possibile.. il consiglio ha deciso di non danneggiarlo. A te questo sta bene? –
– Benissimo. – risponde velocissimo Peeta, sollevato. Oh, amo questi due ragazzi (in senso figurato ovviamente).
È quando Peeta fa una faccetta triste, che il dottor Haymitch si incuriosisce.
– Tutto bene? –
– In questi due giorni passati a scuola non c’era quasi nessuno.. però c’è chi ha comunque collaborato per mettere in piedi il ballo e che quindi è venuto ad aiutarci, ma.. –
– ma? – domanda lo psicologo.
– Ma mi sembrava che confabulassero quando passavo davanti a loro – risponde Peeta – ma non so, magari è una mia paranoia – conclude alzando le spalle e sorridendo.
La campanella di fine pausa fa sospirare entrambi.
– Scusami se ti ho trattenuto durante la pausa – dice il professore.
– Scusi lei. Arrivederci, a stasera – risponde sorridente, bellissimo come sempre, Peeta Mellark.
 
Durante l’ora di ricreazione, mentre Peeta era impegnato nella sua ora di terapia con il professor Haymitch; altre persone si sono incontrate in segreto: Katniss, Gale, Johanna, Finnick e Annie infatti erano fino a due minuti fa seduti sul prato della scuola. Io, come gossip Girl di fiducia, riporto per filo e per segno la loro conversazione poiché credo che sarà per voi.. molto interessante.
– Sicuro che Peeta non verrà? – aveva domandato Katniss, arrovellandosi le mani mentre si guardava a destra a sinistra.
– è in terapia, Haymitch non finisce mai in orario. Sicurissimo – le rispose Gale.
Finnick e Annie intanto, guardavano con curiosità i tre ragazzi che li avevano trascinati in giardino non appena tintinnò la campanella.
– E quindi? – chiese Finnick.
– Ci serve il tuo aiuto – gli rispose Gale prontamente, prendendo le redini della situazione.
– Lo sapete che ogni lettera iniziale del vostro nome corrisponde a una parola strettamente legata a qualcosa di sessuale oppure qualcosa di spudoratamente volgare? – dichiarò improvvisamente Johanna, attirando a sé l’attenzione di tutti e interrompendo la conversazione.
– Johanna.. – sospirò Gale, mettendosi una mano sulla fronte – Dicevo: è importante che P –
– Pene! – esclamò divertita Johanna, beccandosi un’occhiataccia da tutti.
– Peeta. È importante che PEETA non parli con nessuno della scuola senza che ci siamo noi vicino a lui a salvare la situazione; visto che ora girano le voci che io e Ka –
– Kamasutra!! – sentenziò ancora Johanna, tutta contenta.
– Johanna!! – la chiamò arrabbiata Katniss, arrossendo: ma si guardarono e scoppiarono a ridere. Si beh, sono poco credibili insieme.
Gale le guardò male entrambe, ma poi aveva ripreso senza scomporsi troppo con il suo discorso: – Io e Katniss ci siamo baciati. Quindi lui passerebbe per il cornuto di turno e.. –
– Piano, piano, piano – lo aveva bloccato Finnick – Baci? Cornuto? Credo sia meglio che ci raccontiate tutto dal principio, a me e An –
– Anale!! – ululò ancora Johanna, beccandosi una pigolata indignata dalla dolcissima Annie.
– Che c’è? – aveva detto in difensiva – se lo avessi fatto, ora non ti ritroveresti con un ciccio bello in carne e ossa in pancia –
– Ok ora prosegui, Gale – disse Finnick scocciato.
– No, no. Questo è un valido argomento! – dichiarò Gale compiaciuto.
– Gale.. – sospirò Finnick al ragazzo moro davanti a lui, che fece l’occhiolino a Johanna mentre continuava a mugugnare “molto, molto interessante”.
– Non illuderti, Cocco. – gli rispose Johanna.
Tra l’indignazione e le risate, Gale con un bel respiro spiegò così l’intera situazione a Finnick.
– Si, si. Allora: tutto ciò è molto imbarazzante ma questi sono i fatti.. in sintesi io e Katniss ci siamo baciati due volte, ma sono stato io a baciarla non è stata lei a baciare me; e questo complica le cose considerando che a Peeta piace Katniss e a Katniss.. –
– A Katniss piace Peeta – concluse seria Katniss stessa, parlando in terza persona.
– Ecco. A Katniss piace Peeta. Anche a me all’inizio piaceva Katniss ma poi ho capito che in realtà mi piace Johanna. Sì, sì, è un po' da bambini lo so. Comunque: a me piace Johanna e io piaccio a lei –
– Oh yes, sexy – aveva detto la ragazza presa in causa, guardandolo con ammicco malizioso.
– Il fatto è che poi con tutta la storia che ci va dietro, Delly ora va al ballo con Peeta e lei è venuta a sapere, come tutta la scuola del resto; di questi baci tra me e Katniss. Ma visto che la quasi storia tra Katniss e Peeta non è ancora uscita allo scoperto qualcuno potrebbe fare la spia e dirglielo; o comunque parlarne senza sapere di causare in realtà un disastro, rovinando così per sempre il suo mondo felice di fate e folletti. Il problema è che se si sapesse di lui e Katniss, passerebbe per il povero cornuto dal migliore amico. Io sarei lo stronzo, Katniss la puttana –
– Ehi!! – ribatté indignata la ragazza dai capelli scuri.
– Scusa. Katniss passerebbe per la “concubina” di facili costumi e Johanna.. beh, Johanna.. –
– Sarei cornuta anche io, forse – risponde lei pensierosa.
Finnick e Annie a quel punto rimasero leggermente accigliati, e lei piegò la testa di lato come un cucciolo di cane.
– Ma scusa, non credi sarebbe comunque meglio dirglielo a Peeta? Sei il suo migliore amico –
– Su questo non si transige, Annie – le aveva risposto Gale – è troppo un casino a causa mia, non voglio che Peeta si incazzi con me e non mi rivolga più la parola. Con le vacanze di Natale tutti se ne dimenticheranno e proseguiremo felici e contenti. Allora: ci aiuterete? –
Con un po' di perplessità, Finnick e Annie accettarono, non senza sollevare diverse questioni però.
– Chi ha svelato il fattaccio? – aveva domandato Finnick mentre accarezzava il ventre di Annie.
– Pebble – sibilò Katniss – evidentemente ci ha visti da casa sua –
– E non credete che essendo suo fratello, glielo dirà? – domandò prontamente.
– Peeta è da due giorni barricato con me a scuola per il ballo, e di oggi non riuscirà sicuramente a vederlo fino a stasera al ballo, passerà giusto da casa a prendere i vestiti e poi verrà da me. In ogni caso, sono già pronto a minacciarlo – gli rispose prontamente il ragazzo alto e moro, sadico.
– E come la mettiamo con Delly, però? – chiese ancora Finnick.
– Delly è troppo felice di poter stare anche solo una sera con Peeta, non rovinerà il momento. E comunque starà tutto il tempo insieme a me e Johanna. – replicò Gale.
– Ragazzi.. Beautiful vi fa una sega, a voi – sentenziò Finnick, mentre aiutava Annie ad alzarsi da terra con il suono fastidioso della campanella di sottofondo.
 
 
– Chi è? Oh, Peeta – sussurra con voce sorpresa Elaisa Everdeen, aprendo la porta di casa – Entra, avrai freddissimo lì fuori –
Peeta, accostato al campanello; entra educatamente togliendosi il cappotto scuro, rivolgendo alla mamma di Katniss uno dei suoi migliori sorrisi. È così che la perdiamo.. nel senso che proprio non connette più.
– Signora? – la richiama Peeta, destandola dal suo sguardo perso sugli abiti eleganti.
– Sì, scusami è .. stai molto bene. Ma.. sei venuto a prendere Katniss? Mi ha detto che starà al desk per tutto il ballo, non sapevo che avrebbe avuto un accompagnatore – dice perplessa.
– No signora, infatti. Purtroppo Katniss non ha voluto venire con me – risponde con sorriso dolce ed ironico allo stesso tempo. Elaisa fa una faccia indecifrabile – Beh, non ho mai detto che mia figlia è intelligente – commenta.
– È in casa? – chiede Peeta ridendo.
– Sì è di sopra, vai pure. KATNISS! DISGRAZIATA! – tuona mamma Everdeen alle scale (e devo dire che da una donna così amabile un tuono simile non ce lo si aspetta proprio)  – c’è Peeta! L’unico ragazzo in vita tua che ti si filerà probabilmente, visto quanto sei antipatica! Ma no, no, tu rifiuta e stai al desk piuttosto che ballare con lui! – 
Un “si va bene mamma grazie ciao vieni su Peeta” raggiunge le orecchie di entrambi.
– Grazie, signora – sorride Peeta, ammaliando la donna fino in fondo.
Mentre il ragazzo sale le scale, incrocia la dolce Primrose che scende le scale con un fagottino di coperte bello grosso in braccio.
– Ciao Peeta –
– Ciao Prim – risponde cortesemente – cos’hai tra le mani? – domanda incuriosito.
– Beh, lui, ovviamente – replica la ragazzina.
– Lui? Lui chi.. oh Gesù! – esclama Peeta – non ci credo! Ranuncolo! Sei vivo!? –
– Già! – dice Prim con un gigantesco sorriso – dal veterinario dopo un bel po' di pianti l’hanno sistemato e ora sta benone, ma per qualche giorno non può camminare.. e pensare che sembrava morto quando l’abbiamo recuperato dal giardino –
Ranuncolo, mezzo stordito dalle medicine probabilmente, guarda a grandi occhioni il ragazzo che gli sta di fronte ed emette un lungo miagolio accomodante.
– Credo sia drogato.. ha miagolato persino a Katniss prima. Stai benissimo tu, comunque – conclude Prim
– Katniss è in camera sua –
E in due falcate rapide, Peeta bussa alla porta della figlia maggiore di Elaisa Everdeen.
Quando il ragazzo entra; Katniss, in comoda tuta e capelli ancora gocciolanti, apre la bocca e aguzza lo sguardo per carpire ogni singolo particolare del gran pezzo di agnello che le sta davanti.
Eccolo, eccolo, ora vi descrivo com’è vestito Peeta! Razza di ninfomani, lo so che non aspettate altro da quando è entrato in scena:
Peeta Mellark questa sera è forse più vicino al monte Olimpo di quanto non lo sia mai stato. Bellissimo, provocante, sessualmente ammaliante come solo un dio misterioso può essere.
I Jeans scuri a vita bassa, leggermente aderenti alla caviglia e polpaccio, lo slanciano facendolo apparire ancora più alto di quanto non sia in realtà; le scarpe nere sportive ma eleganti danno all’estremo inferiore un tocco casual più che avvenente.
La cintura nera che stringe quei fianchi tonici e perfetti, bacia dolcemente la camicia slacciata di un bottone che mostra l’incavo del collo.. e poi, il tocco di maestria: la giacca. Giacca nero opaco, giovanile ed irresistibilmente chic; disegna le spalle larghe e robuste accompagnata da un fazzolettino da Lord inglese nel taschino, rendendo questo ragazzo di appena sedici anni uno dei più appetibili modelli di alta moda.
Vogliamo parlare del viso? Apriti, cielo! Peluria bionda appena cresciuta, capelli biondi ricci e setosi come le pubblicità della Garnier, sistemati da un invisibile accenno di lacca; occhi azzurri e languidi da panico.
Il suo profumo, dalla fragranza prepotente, è appena spruzzato e viene indossato con incredibile eleganza.
– Katniss? Ci sei? – la richiama alla realtà Peeta.
Gesù, due su tre si sono imbambolate a guardarlo! E la terza è troppo piccola per capirne qualcosa!
– Ciao – balbetta Katniss – Che ci fai qui? –
– Volevo passare a salutarti – risponde Peeta alzando le spalle – e dirti che sei ancora in tempo per cambiare idea e venire al ballo con me –
– Ho già dato la mia conferma per il desk, ma grazie – replica irremovibile.
Quando Peeta le si avvicina però, ogni sicurezza sembra scivolare via facendola indugiare parecchio sul collo scoperto e solitamente avvolto da strati di sciarpe lanose.
– Stai.. hem! – si schiarisce la voce – stai benissimo, vestito così –
– In realtà è di mio fratello la giacca, io e Gale ci siamo dimenticati il vestito anche quest’anno – dice Peeta ridendo, poi solleva Katniss dalla sedia sulla quale era seduta e se la trascina in grembo sedendosi sul letto.
Lei sembra essere così piccola in questo momento, così piccola che Peeta sembra arrossire, non preoccupandosi della giacca che potrebbe sgualcirsi.
– Non c’era bisogno che ti proponessi per il desk, avrei trovato.. –
– Meglio impegnata che sola a girovagare – ammette Katniss serena, interrompendo il ragazzo – Divertiti, con Delly – conclude; e nella sua voce una tona acidula compare prepotente. Adolescenti, non li capirò mai.
Io non ero così, ve lo posso ASSICURARE.
– Non fare la gelosa, ricorda che è stata una tua idea – la punzecchia Peeta, compiaciuto.
Katniss emette sommessa un pff!
– Gelosa, io? Di Delly? Sono stata io a dirti di andare con lei. Cosa credi, che io muoia per te? È ancora lunga la strada, bello. Non siamo tutte qui a piangere per te a differenza di quello che credi – e lo dice seccata e con cattiveria, facendo morire lentamente il sorriso di Peeta che, con delicatezza, fa spostare Katniss e si alza dal letto.
– Ora devo andare, Gale mi aspetta – dice freddo.
– M-hm – annuisce la ragazza non guardandolo negli occhi.
– Ci vediamo dopo. Non vedo l’ora di vedere il vestito che indosserai – sussurra lui debolmente, con un bel sorriso dolce sulla labbra ma con gli occhi che hanno perso improvvisamente la loro maliziosità. Come un leggero tocco del vento, Peeta esce dalla stanza lasciando di lui solo il suo profumo invadente.
Poi rientra velocemente, chiamandola a voce alta. Lei trattiene il fiato, speranzosa.
Ragazze ma voi state capendo qualcosa? Forse voi, che siete ancora adolescenti, riuscite a comprendere questa sottospecie di femmina che si contraddice in ogni suo gesto?
– Katniss – dice – Il gatto.. è vivo – . E Katniss si raggela istantaneamente.
– Sì. Ho mandato all’aria un compito di Flickerman per un gatto che una volta tornata a casa da scuola, era ancora qui. E pensare che gli avevo già scavato la fossa in giardino – dice, e rimane un istante a fissarlo
– Ora credo proprio tu debba andare. Ciao – risponde annoiata. Peeta se ne va.
Katniss sospira e, con la faccia rattristata, ignora Primrose che attende la sua attenzione al capezzale della porta. – Dovresti smetterla di comportarti così – le dice.
– Cosi come? – chiede Katniss.
– Da stronza. Neppure a Ranuncolo piacciono quelle che si comportano come te – replica; e detto questo, se ne esce dalla stanza lasciando sua sorella maggiore con lo sguardo crucciato e rivolto al pavimento.
 
– Ora, ti scongiuro, dimmi perché siamo qui – rogna Johanna, seduta sul sedile del passeggero anteriore.
Gale, alla guida, la guarda male. – Io e Peeta non entriamo mai al ballo divisi – protesta.
– Esattamente – ripete Peeta sbucando dai sedili posteriori della macchina, con una sigaretta in bocca – I love you, baby – sussurra poi a Gale, facendolo ridere.
– Allora, arriva si o no? – lamenta la ragazza.
– Un buon cavaliere entra in casa della principessa ad attenderla – esclama divertito Gale.
– Ti spegnerei la sigaretta sul sedile, per punirti. Te lo giuro. Non lo faccio solo perché Hazelle smetterebbe così di invitarmi a cena da voi – bercia Peeta fulminandolo con gli occhi.
– Ah, sarebbe mia mamma ad invitarti a cena? Non io? –
– Alza il culo, vai a lavorare, guadagna soldi, compra il cibo e poi invitami a cena. Allora sì, che sarò a cena da te –
Detto questo, scende e suona al campanello Cartwright, dove i genitori di Delly lo accolgono a braccia.. aperte.
– Delly ci ha parlato tanto di te – dice sua madre, una signora paffutella dall’aria evasiva.
– Troppo – mugugna a bassa voce il padre che, di gentile, sembra non avere niente.
– Delly è quasi pronta. È così emozionata di andare al ballo con te, finalmente – continua a squittire la donna, tanto che Peeta sembra intenerirsi e sorride amabilmente.
– Troppo – ripete il padre.
– Signore, le assicuro che tratterò sua figlia con i guanti bianchi – lo assicura Peeta, più che convinto.
– Ti conviene ragazzino – ribatte il signore – o ti ritroverai lo scroto legato alle caviglie –
Peeta sgrana gli occhi, la madre assume un’espressione indignata e il signor Cartwright se ne va in cucina bello contento. Ahah, le preoccupazioni dei padri!
– Eccomi – dice poi una vocina timida, dal piano di sopra. Peeta si gira e rimane davvero colpito, quando Delly scende dalle scale.
I capelli boccolosi e biondicci le ricadono gentili sulle spalle, accompagnati da un grazioso abito bianco e rosa antico. In questo momento, Delly sembra una bella ragazza normale, non una psicopatica.. il che è strano.
– Sei davvero molto bella – le dice Peeta, schiarendosi la voce quando il signor Cartwright gli brucia la schiena con le sue occhiate.
Delly ha le guance purpuree e gli occhi lucidi, si muove imbarazzata ma fluida, come se avesse ripetuto questa scena nella sua mente così tante volte da saperla a memoria.
Mi fa una tenerezza infinita.
Prende la mano di Peeta con la delicatezza con la quale si toccherebbe un gioiello, come se avesse paura di mandarlo in frantumi solo guardandolo.
In tutto questo Peeta rimane stordito, affascinato nel vedere quella ragazza che solitamente prende a pugni altre compagne solo per sedergli affianco, essere così terribilmente dolce in una situazione così assurda; mentre suo padre analizza ogni gesto con lo sguardo di chi sta assistendo ad uno stupro.
– Andiamo? – dice Peeta.
– Oh – sussulta Delly, risvegliandosi dal trance – sì, sì. Ciao! – dice poi rivolta ai genitori.
– Divertiti, tesoro – le dice la mamma, baciandola sulle guance, commossa.
– Ricordati lo scroto, ragazzo – bercia suo padre.
– Ho intenzione di tenermelo con cura fino alla morte, signore. Grazie – risponde Peeta imitando il saluto militare.
Una volta usciti di casa, Peeta tende la mano a Delly lungo il vialetto.
– Non sei obbligato a fare anche questo. So che ti ho incastrato – balbetta Delly imbarazzata.
Lui la guarda perplesso, poi sorride in modo sfacciato e dolce allo stesso tempo; spingendo ancora un po' la mano verso di lei. – è la nostra serata, godiamocela –
Delly, titubante e sull’orlo delle lacrime, afferra saldamente le mani di Peeta Mellark, l’unico ragazzo che abbia mai desiderato in vita sua.
 
Finalmente ci siamo: IL BALLO D’INVERNO.
L’ingresso alla scuola è stato trasformato in una perfetta entrata principesca, con un tappeto rosso elegante che accompagna gli arrivati al salone.
Decine di fiori sempreverdi adornano i corrimano in legno: gerani, dalie, crispe di bellissimi colori ricoperti di leggera neve sintetica; piccoli rami di pino a cui pendono graziose palline di Natale, simpatici pupazzetti di neve fatti in cotone bianco accompagnano i bordi del tappeto fiammante, tenendo in “mano” golosi bastoncini di zucchero.
A lettere cubitali e dipinti con estrema cura, pende dal soffitto l’ufficiale benvenuto al ballo d’inverno a tutti gli studenti e accompagnatori.
Ogni ragazza sfila un abito elegante e raffinato, con tacchi vertiginosi e numerosi lustrini nei capelli; i ragazzi sono profumati e ben vestiti.
Ogni cosa è bellissima.
Lungo il corridoio tutto addobbato, la Signora Trinket sfoggia lei stessa un fantastico abito pre-maman che annuncia con orgoglio il suo quasi ottavo mese di gravidanza, correndo qui e là come una trottola per assicurarsi che tutto sia in ordine e perfetto.
– Ottimo lavoro – dice Gale a Peeta, battendogli una pacca sulla spalla.
– è anche merito tuo – gli sorride Peeta.
– Gli addobbi no, è tutto merito tuo qui – risponde il ragazza moro. Vogliamo passare a descrivere Gale Hawthorne, ora?
Una bellezza quasi allarmante, come il Dio Amore nella favola di Apuleio: corpo forte, robusto, alto e ben diritto. Il vestito grigio metallico sottolinea quasi con violenza quei fanali nebbiosi che si ritrova.
Il pantalone e la giacca della misura perfetta, avvolgono con famelica aderenza le cosce muscolose e i glutei ai quali Johanna non stacca gli occhi di dosso.
– Johanna per l’amor del cielo, smettila di toccarmi il culo – dice Gale.
– Ma è così sodo – pigola lei.
Ehm.. beh. Dicevo. Capelli disordinati, scuri e lucenti che incorniciano quel viso furbo, profumo delicato e dolce, in stupefacente contrasto con l’uomo imponente di diciotto anni che abbiamo davanti.
Gale Hawthorne e Peeta Mellark, questa sera non sono altro che i popolari, bellissimi, sexy e travolgenti P&G: il duo del Liceo Scalini della Torre.
Mentre arrivano alla fine del corridoio, i quattro ragazzi si imbattono in Finnick e Annie; vestiti entrambi di blu scuro e bellissimi come non mai.
Il vestitino di Annie, con leggeri e piacevoli fronzoli sullo scollo, stringe leggermente sul ventre, coperto sempre dalla mano di Finnick.
Gale guarda seriamente la coppia mentre si avvicinano; e ad un cenno secco della testa di quello che potrebbe essere definito da voi ragazze impazzite il Bronzo di Riace numero 3, rilassa il viso.
– Johanna, sei splendida! – esulta Annie nel vederla.
– Già. Hai rubato i vestiti in una boutique, oppure hai veramente un abito elegante nel tuo armadio? – chiede Finnick divertito. Ad un dito medio di Johanna in risposta, tutti si mettono a ridere; e Delly sembra iniziare a sentirsi un po' meno a disagio dell’inizio.
Se potessi descrivere il vestito di Johanna Mason con un aggettivo (s)qualificativo, credo userei la parola arrogante.
Si, il vestito completamente oro di Johanna è arrogante. Sfavillante o luccicante credo non basterebbero, farebbero immaginare un vestito di paillettes giallastre con qualche chiazza d’oro qui e là.
Invece gente, questo è proprio un vestito completamente ORO metallizzato.
Immaginatevi il colore della boccetta del Gucci Guilty che fanno vedere su PanemTV, mettetelo su un vestito a maniche lunghe e scollo a V, ed ottenete il mozzafiato abito di Johanna.
 
Ecco che i nostri sei personaggi arrivano all’entrata di quello che sarà il ballo d’inverno.
La musica non è ancora assordante, così Peeta riconosce subito tra il casino la voce arrabbiata di Katniss, che grida contro ad una coppietta di Primini.
– Il biglietto vedete di non perderlo, altrimenti i vostri cappotti me li tengo io e mi ci faccio un mercatino – urla scontrosa, appendendo rapidamente giacche su giacche nello scomparto apposito, tutto ricoperto da pallette natalizie.
– Un amore come sempre. Ti adoro – dice Johanna a voce alta, avvicinandosi.
– Sono arrivati appena in sessanta e già in sette hanno perso il biglietto con il numero – risponde Katniss seccata, usando sempre un tono alto per sovrastare la musica – Le vostre? –
– Le abbiamo lasciate in macchina di Gale – risponde Delly, che saluta gentilmente Katniss.
Katniss la osserva per qualche secondo, sicuramente notando i suoi occhi brillanti e l’emozione stampata nella faccia. Inizialmente rimane stizzita, poi nota quanto Delly continui a seguire con occhi adoranti ogni movimento di Peeta, e le sue labbra si distendono in un dolce sorriso.
– Che bel vestito, Delly – le dice.
– Anche il tuo lo è – risponde la ragazza bionda.
Peeta e Katniss si scambiano fredde occhiate fugaci, lasciando perplessi tutte le persone attorno a loro, Delly compresa. – Coraggio, vieni a fare la serata con noi. Siete in tante, qui al desk – dice Peeta.
 
Dopo averla pregata con insistenza, tutti si arrendono e la lasciano al suo lavoro, voltando finalmente gli occhi a quello che è il BALLO D’INVERNO.
Tutta la sala è adornata con centinaia di fiori invernali, mazzolini di Pino con tanto di pigne, neve sintetica ovunque e ghirlande di vischio che pendono dal soffitto.
La sala, che velocemente si riempie sempre di più, inizia a risuonare come un’enorme cassa acustica le canzoni del momento.
Ci sono tutti.
Ma proprio TUTTI. Anche io ci sono, lo ammetto. Non mi vedete? Eeeh…
Affianco ai grandi vassoi con ogni tipo di prelibatezza dolce e salata offerta dal forno Mellark, la tavolata destinata a Cocktail ed alcolici è ovviamente la più visitata dagli studenti.. e dal Dottor Haymitch.
Il professore infatti è comodamente adagiato dietro il tavolo a servire alcolici; naturalmente ogni bicchiere che dà, ne beve una goccia sottobanco con una pillolina vitaminica in aggiunta.
Pover’uomo, è distrutto.
Tuttavia, quando il professore versa l’ennesimo bicchiere di Punch a una ragazzina forse troppo piccola per bere alcolici, vede passargli davanti sua moglie.
La signora Effie, che si tiene saldamente il ventre pesante con quel bel vestito pré-maman, si sta guardando intorno soddisfatta e felice dell’ottimo risultato.
Quando si gira verso il marito e ammicca orgogliosa, il professore non può fare a meno di sorriderle teneramente, tenendo gli occhi puntati su quella che è la pancia che darà alla luce il loro bambino.
Oh, che dolci.
Il palco montato in lamiere di ferrame e ben solido, è tutto ricoperto di neve e alberelli di Natale; sopra di esso, il professor Flickerman dirige tutta la musica da un pratico cd-dj e nel frattempo intrattiene gli studenti danzanti  da bravo speaker.
Insieme a lui, sul palco, a sculettare vergognosamente, le gemelle Leeg 1 e Leeg 2 stanno letteralmente facendo sbavare gli studenti in prima fila, posizionatisi ovviamente sotto i loro sederi.
Naturale dire che Pebble Mellark, è il lupo che sta ululando.
Ehi.. ma chi è quella signora? Ah, Dio mio! Sae la Bidella si aggira tra gli studenti con una nota di clandestinità nei movimenti: accompagnata da un estremo abito nero con uno spacco fino alla coscia e i tacchi degni della miglior concubina ottocentesca, la signora dimostra stasera quasi vent’anni in meno, non ci sono dubbi!
Tutto questo nasce ovviamente da un patto fatto con Peeta. Il ragazzo ha infatti permesso alla troupe di bidelli di partecipare alla festa, a patto che si fossero fatti carico delle pulizie il giorno dopo.
Potrebbe essere un futuro manager Peeta, non c’è che dire.
– Grandioso – sorride Gale – Andiamo a ballare, vipera – dice a Johanna che si aggrappa ferocemente alle sue braccia e si fa trascinare in mezzo alla pista da ballo con occhi maliziosi. Annie e Finnick li seguono a ruota ballando un lento dolcissimo nonostante la musica sia tutt’altro genere.
La ragazzina dai capelli rossi abbraccia il collo di Finnick che fa combaciare delicatamente le loro pance.
– Tra poco non riuscirò a starti così vicino, abbracciandoti – le disse sorridendo.
– Sono convinta che sopravvivrai – gli rispose Annie.
– Oh no, non ce la farei proprio – concluse Finnick baciandola.
È tutto uno zucchero, questa sera!
Ecco Peeta e Delly invece, fermi all’inizio della pista da ballo: Delly si guarda la punta delle sue belle scarpe imbarazzata, Peeta intanto volge lo sguardo da tutt’altra parte.
I suoi occhi sembrano.. malinconici?
Sembra non vedere le centinaia di ragazzi che lo dividono da Katniss.
La osserva in tutto lo splendore di questa sera: i capelli scuri e lucenti sono raccolti e rigonfiati sulla nuca, l’abito verde bottiglia lungo e dal taglio semplice con spalline fine, sembra essere morbido e liscio come seta.
 Gli accessori argentei ai polsi ed al collo fanno brillare di luce propria i suoi occhi grigi;  il copri spalle bianco che le scalda gentilmente la schiena nuda le conferisce sensualità ma anche una innata ed inaspettata eleganza.
E infine c’è quel trucco leggero ma così perfetto per il suo viso. Così bello che Peeta sembra non accorgersi davvero di nient’altro al di fuori di lei.
Quando distoglie lo sguardo da Katniss e si accorge che Delly lo sta fissando tristemente, le sorride.
– Dai che magari ci incoronano Re e Reginetta –
Lei non risponde, ma sembra illuminarsi a quella possibilità.
– Balliamo? – le chiede.
– Assolutamente – rispose lei cancellandosi dal viso ogni segno di malinconia.
È così che iniziano a fare gli stupidi con le note di qualche canzone Country assolutamente fuori dal contesto elegante del ballo; ma i ragazzi sembrano andarne pazzi e Flickerman non accenna a calmare l’ambiente.
Peeta e Delly si stanno sinceramente divertendo quando all’improvviso lei fa la domanda fatale:
– Posso chiederti cosa c’è tra te e Katniss? – chiede a voce alta per riuscire a farsi sentire.
– Perché me lo chiedi? – domanda Peeta stupito.
Delly ride – Andiamo! La guardi da quando è arrivata in questa scuola –
Peeta si morde un labbro imbarazzato, e la ragazza di fronte a lui sembra avere una sincope in merito a quel gesto così estremamente erotico; se contiamo poi che ora la musica è cambiata e in sottofondo c’è un allegro e sensuale Tango, beh, credo che un controllo neuropsichiatrico dopo stasera debba andare a farlo. – Beh, in realtà.. – inizia a dire Peeta, ma Delly lo interrompe.
– No perché sai, mi dispiacerebbe; viste le voci che gira –
– Ciao stupido!! – balbetta Gale in fretta e furia arrivandogli dietro le spalle, smezzando così il discorso della ragazza. – Delly! – interviene Johanna con troppa foga – andiamo a berci qualcosa! –
– A dire il vero stavamo parlando – protesta Peeta.
– Tu non sai parlare – conclude Gale – coraggio, balla con me –
E così se lo prende di petto come fosse una ragazza. – Ti diverti? – domanda Peeta mentre improvvisa una piroetta degna di un vero ballerino Tango Argentino. Gale, per stare al gioco, stringe tra i denti un ramo di Pino che fa penzolare una pallina colorata. – Da matti – mugugna.
Peeta soffoca una risata e striscia i piedi verso di lui.
Quando iniziano ad ancheggiare ed ogni ragazza della scuola si ammutolisce a guardarli, Peeta chiede:
– Ma il priorato dov’è finito? Mi aspettavo un assalto –
– Già, in effetti. Ne vedo poche in giro. Forse hanno deciso di lasciarci vivere almeno stasera –risponde Gale facendo fare a Peeta un cascquét con tanto di gamba alzata.
Invece no. Le fan del priorato non stanno mai ferme.
Nel piccolo magazzino dietro il palco, una porticina lascia filtrare sul pavimento una luce leggera.
Dentro quella stanzetta infatti, le ragazze del Priorato del P&G’s fan club, accerchiate da apparecchiature video tecnologiche, confabulano il loro piano.
– Sicura che non se ne accorgeranno? – chiede una ragazza biondissima e molto bella, mi sembra si chiami Gloss.
– Sicurissima. Mio padre è uno stratega C.I.A. – risponde una ragazza minuta e timida. Non so il suo nome, ma so chi è suo padre: il signor Seneca Crane è un importante uomo d’affari governativo.
È un uomo buono e sensibile, nonostante il suo portamento freddo ed impudente.
Credo sia solo questione di lavoro, in realtà è un amante delle storie d’amore e soprattutto.. và ghiotto per le bacche e altri frutti di bosco.
– Ma c’è anche l’audio? – chiede un’altra ragazza – Vorrei mettermi come sveglia la voce sexy di Gale –
– No, potrebbero arrestarci perché gli abbiamo attaccato dei microphotochip alle giacche! Se registrano anche l’audio è la fine! – ribatte la figlia di Crane.
– Com’è fortunata Delly – sospira un’altra.
– Quanta durata hanno questi chip? – domanda Madge che, ovviamente, sta capitanando il tutto.
– In realtà non molto, tra mezz’ora l’autonomia finisce. Ma avremo abbastanza foto dei P&G da.. –
– Quel che ognuna fa di queste foto, è affar suo – taglia corto Madge, arrossendo.
 
– Di che voci parlava Delly? – chiede Peeta mentre si scatena in movimenti di disco dance anni ’60.
Gale, che sta ballando con le due dita aperte davanti gli occhi, alza le spalle – Non farci caso – risponde risoluto.
– Se ci fosse qualcosa che non va, tu me lo diresti vero? – Chiede il biondo, guardandolo negli occhi.
Gale lo osserva per qualche secondo, poi annuisce dicendo – Abbiamo dei comandamenti, amico –.
Peeta allora sospira e alza gli occhi oltre la folla.
Non riesce a non notare che un belloccio della Quinta sta parlando con Katniss ormai da diversi minuti.
– C’è Cato – sibila. Ma evidentemente colto dalla gelosia, distoglie lo sguardo e continua a ballare.
Prima di continuare con la descrizione degli eventi, vi introduco questo ragazzo: solitario e piuttosto imponente, Cato è uno dei ragazzi più alti e grossi di tutta la scuola nonché pronipote del Signor Plutarch, il vicino di casa dei P&G e Katniss.
Incute timore perché picchia forte ed è uno dei bulletti della scuola, ma con i P&G ha una sorta di patto silenzioso che permette a tutti e tre di vivere in reciproca indifferenza e serenità.
Ovviamente è un ragazzo piuttosto affascinante, con il suo fare da tormentato e misterioso; parla solo con le persone che gli interessano e non spreca tempo nelle amicizie.
Invece ora sta amabilmente parlando con Katniss, che sembra rispondere con entusiasmo alle sue battute.
Insomma, fatta questa premessa, il ballo prosegue per un’altra oretta senza troppi intoppi: qualche studente ubriaco, qualche nuova coppia ufficializzata, il professor Haymitch che brinda con la moglie, Flickerman che fa il pazzo sul palco, il team dei Bidelli che a sbafo mangiano e si divertono, il priorato nascosto nello stanzino a prendere fotogrammi dei P&G, Delly che cerca in tutti i modi di parlare a Peeta di “quella” cosa e gli altri che di conseguenza li interrompono prontamente.. tutto secondo la norma, insomma!
Quando però Peeta prende per l’ennesima volta la mano di Delly e la ri-ri-ri-riporta a ballare con sé, gli occhi gli si infuocano non appena vede Cato posare una mano sul braccio di Katniss che nel frattempo, ha finito di sistemare le giacche.
Delly sembra accorgersene e, con un sorriso dolcemente amaro, smette di ballare.
– Vai da lei, Peeta –
– Eh? – mugugna lui come cascando dalle nuvole. – Ho detto và da lei – ripete Delly.
– No, no – risponde Peeta – questa è la nostra serata –
– Io.. credo di non volerla più, questa serata – ribatte la ragazza. Peeta smette di ballare e la fissa negli occhi. 
 – Cosa intendi dire? – chiede lui.
– Ho sognato tutta la vita questo momento, lo giuro su Dio. Ma questo già lo sai – dice lei arrossendo violentemente. Peeta la guarda e sorride rabbrividendo appena, per i ricordi a lei legati del priorato.
– Pensavo di riuscire a ballare con te e magari ottenere anche qualcosa di più, senza sentirmi male per averti obbligato a venire al ballo con me. Il problema è che mi sto rendendo conto che se non ti vedo felice.. non lo sono nemmeno io – sussurra poi a voce bassa, quasi che Peeta, a causa del frastuono, deve sforzarsi per sentirla.
– Quindi vai da Katniss, ora. Io tornerò a sbavarti dietro e a fare la pazza – conclude sorridendo.
I suoi occhi sono lucidi.
– Niente più San Valentino imbavagliato però, ti prego – dice Peeta ridendo.
– No, credo che smetterò con le cose esagerate – assicura lei.
– Sei una ragazza fantastica Delly – dice Peeta – un po' fuori di testa, forse. Ma comunque fantastica –
E Delly sembra fare una risata così amara, gli occhi le brillano così acquosi, che è ovvio che si sta sforzando di non piangere.
Peeta la attira a se e la abbraccia stretta stretta, si guarda intorno e, notando che sono tutti impegnati a fare altro, si abbassa all’altezza del suo minuto viso arrossato e..
La bacia. Le da un dolce bacio, caloroso e gonfio di tenerezza.
Quando si stacca da lei, Delly è così spiazzata ed assurdamente felice che tutta l’amarezza sparisce di nuovo come un soffio del vento.
– Ora và da lei, o ti ci mando a calci – balbetta lei paonazza – Ci vediamo nell’inferno del priorato –
– Hai promesso che non avresti fatto più niente – protesta Peeta divertito.
– Un vertice del priorato non va mai preso sul serio – ribatte Delly.
Peeta la lascia dalla sua stretta. – è stata una bella serata, Delly – le dice.
Lei sorride – anche per me, Peeta. Grazie, davvero –
E detto questo lascia la pista da ballo, con un sorriso forse un po' amaro, ma con gli occhi che le bruciano di desiderio.
Delly la pazza è tornata.
 
– Katniss, balleresti con me? – chiede Peeta avvicinandosi a lei, ignorando Cato.
– Sta parlando con me, Mellark. Vai a farti un giro dalle altre centomila donne che vorrebbero scoparti – si intromette rudemente il ragazzo.
– Lei sta con me, Cato. Il giro fattelo tu, per favore – ribatte Peeta educato, con voce morbida.
– E non te la sei portata al ballo? Anzi, ci sei venuto con un’altra! Sei proprio un uomo da sposare! – ironizza.
– Contesti lunghi da spiegare. Ora, per favore, permettici di parlare – replica il nostro Peeta.
Katniss nel frattempo rimane muta dietro il desk, temendo il peggio.
Guizza gli occhi da una parte all’altra della sala, cercando Gale o Finnick piuttosto che Johanna o Annie, sperando in un pronto soccorso.
– Stai scherzando? Prima che Hawthorne si mettesse con quella matta della Mason, lui stava con Katniss. Tu non centri un cazzo –
Peeta aggrotta le sopracciglia e Katniss chiude gli occhi come per dire “ecco fatto”.
Gale, che arriva giusto qualche secondo dopo la “sparata” di Cato, si batte una mano sulla fronte mugugnando parolacce volgari e davvero poco consone al ballo.
– Cosa significa? – domanda Peeta a Katniss; e lei in tutta risposta, si morde un labbro.
– Cosa significa? – ripete più ad alta voce a Gale allora, dietro di lui.
– Peeta, amico – inizia il moro – possiamo spiegarti tutto –
Nel frattempo attorno a loro si è creato il silenzio. L’attenzione di tutti è rivolta a loro e persino Flickerman ha abbassato al minimo la musica, per andare a curiosare.
Nel silenzio e nelle risposte non date da tutti, Pebble spunta fuori dalla folla come una pianta, e si avvicina a suo fratello minore. – Li ho visti io, Peeta – dice.
– Pebble. – biascica serio Gale, minaccioso; mentre dietro di lui accorrono Finnick, Annie e Johanna.
Persino il priorato, dopo aver ricevuto “in live” i fotogrammi della situazione, arrivano.
– Hai visto cosa? – chiede lentamente Peeta, con un tono così inquietantemente calmo e grave e minaccioso e tremendo, che tutti fanno un passo indietro.
– Gale e Katniss sotto casa nostra. Che si baciavano – risponde Pebble.
 
 
Che dite, il capitolo è forse un po' lungo? L’ho fatto per scusarmi del leggero ritardo, ma ho avuto piuttosto da fare.
Ebbene, ci siamo! Sapevate tutte che questo momento sarebbe arrivato, purtroppo. Eheh :D
Ricordo che questa è una storia basata sulle linee generiche della commedia, non è scritta per essere una storia demenziale.
Spero vi sia piaciuto e che nonostante i sentimenti un po' più seri della fine, vi abbia fatto sorridere anche questo decimo Capitolo! Per chi non lo sapesse, ho aggiornato una flashfic nella raccolta “momenti” e scritto una onesto “accogli il mio bambino”. Per chi non avesse niente da fare, potete andare a leggerle. :)
 
Angolo dello spot: What if, di una Rosa in Fiamme. Una bellissima storia di cui curo il betaggio.
 
Che dire? Ripeto che spero vi sia piaciuto il capitolo, e come al solito vi invito a recensire.
Un Buonissimo Venerdì a tutti! :)
MatitaGialla
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** 11. La resa dei conti. ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
 
11. La resa dei conti.
 
 
– Hai visto cosa? – chiede lentamente Peeta, con un tono così inquietantemente calmo e grave e minaccioso e tremendo, che tutti fanno un passo indietro.
– Gale e Katniss sotto casa nostra. Che si baciavano – risponde Pebble.
 
Flickerman, allarmato per la folla che si sta accalcando a cerchio attorno a Peeta e Gale, alza la musica e inizia a richiamare con foga gli studenti alla pista da ballo; ma quando accetta che nessuno se lo sta minimamente filando, abbandona il palco per correre dai professori Abernathy, ancora accoccolato alla consorte.
La signora Trinket interviene, e ride nervosamente mentre spinge via gli ammassati, continuando a dire “su, ragazzi, continuiamo la festa” oppure “questo non è in programma!”.
Peeta è fermo immobile che guarda il pavimento.
– Hai baciato Katniss? – chiede, e la sua voce si pezza leggermente, quando dice il nome della ragazza.
– Si – risponde Gale subito, e si porta avanti di un passo per raggiungerlo, con le mani sporte in avanti come per dirgli “va tutto bene, non è come sembra”.
Ma Peeta gli va incontro.
I tre o quattro metri che li separano vengono coperti lentamente, con passi piccoli e nervosi. Quando Peeta arriva a pochi centimetri da Gale, alza il braccio per sferrargli un pugno, ed è impossibile non soffermarsi a guardare i suoi occhi mentre gli studenti attorno a loro, trattengono il respiro.
Senso di tradimento. Non si legge altro, nelle iridi piccole ed immobili, contornate da azzurro freddo e gelido. Non c’è odio o tristezza, solo un infinita delusione.
Gale stropiccia gli occhi ma non si muove, pronto ad incassare il colpo; li riapre quando, passato qualche secondo, vede Peeta rimanere fermo a fissarlo negli occhi con ancora il braccio alzato.
Nel silenzio generale che ha colto tutti i ragazzi, di sottofondo si sente solo il distinto ronzio delle casse acustiche e il cicalare dei fumatori fuori dall’entrata, incuranti della scena che si stanno perdendo qui dentro.
– Peeta – dice Gale, in agitazione.
I loro occhi, fumo e ghiaccio, rimangono a guardarsi.
Peeta lascia cadere il braccio lungo il fianco e si volta con uno scatto feroce, voltando le spalle all’amico dai capelli scuri. Se ne va.
Mentre attraversa la sala, con gli occhi di tutti puntati addosso, regala a Katniss; rimasta pietrificata ed in silenzio dietro il desk, uno sguardo indecifrabile: è freddo, lucido, gelido, colmo di ira e tristezza.
Rimane un secondo a guardarla, forse nella speranza che lei vada verso di lui per spiegargli tutto, per cercare di sistemare; ma così non fa: rimane ferma ed immobile con la sola faccia ad implorare perdono.
Ma non dice niente.
Proseguendo verso la porta, Peeta incrocia lo sguardo di Marvel, il ragazzo al quale aveva tirato un pugno perché l’aveva accusato tempo fa, di avergli fregato la ragazza.
– Ora sai come ci si sente. Attento ad attraversare la porta, tutte le corna che hai potrebbero bloccarsi allo stipite – gli sussurra, maligno.
In un impeto di rabbia, Peeta lo atterra nuovamente con un pugno dritto alla bocca dello stomaco, facendolo cadere sulle ginocchia.
Quel gesto fa scatenare il vociferare della folla attorno a loro accalcata. Le ragazze del priorato si scaldano e corrono indignate contro Marvel ad inveirgli contro, offese da come si sia permesso di parlare al loro bronzo di Riace.
Lungo il corridoio, Peeta sposta le persone che gli intralciano il passaggio facendosi largo con le braccia, ed ignora il suo nome che viene chiamato a gran voce da Gale che gli sta correndo dietro.
Giunta la soglia, Gale riesce a raggiungerlo e gli posa una mano sulla spalla, costringendolo a bloccarsi.
– Lasciami stare – dice.
– Peeta devi ascoltarmi – risponde Gale.
– No, non ti ascolto più ormai, Gale. Tu.. – si blocca un secondo – Tu sapevi che –
– Sì, sapevo. – lo interrompe il più grande – E sono un idiota per questo. Amico, devi cred –
– Io non sono più un tuo cazzo di amico, Gale! Vaffanculo! – gli grida contro Peeta, insieme ad un altro paio di parolacce che per correttezza non vi riporto; voltandogli le spalle di nuovo.
– Tutto quello che sei, è grazie a me! – ribatte Gale, iniziando ad innervosirsi.
Finnick, Annie, Johanna e Katniss arrivano correndo fuori dall’istituto, dove anche i fumatori si sono ammutoliti per seguire quanto sta succedendo.
– Ti ho detto di lasciarmi stare – afferma il biondo, con una voce così terribilmente seria da far venire la pelle d’oca. Ma quando Gale gli corre dietro e lo blocca di nuovo, Peeta perde il controllo.
Lo spinge a terra con agilità, facendolo cadere sul terreno gelido. Il moro si rialza subito e lo spintona di sua volta, ma Peeta barcolla appena.
Succede in un secondo. Non riesco a capire chi sia a dare il primo colpo, ma nel giro di un battito di ciglia i nostri P&G si stanno picchiando senza riserve.
– Hai baciato la mia ragazza – grida Peeta mentre stordisce Gale con un colpo sul petto. – è stato prima di capire che era Johanna quella che volevo! – ribatte il moro mentre riacquista l’equilibrio.
– Non sei altro che un fottuto bastardo! – gli grida contro Peeta, ricevendo un pugno in pieno viso che lo fa cadere a terra. Il più piccolo inizia a gocciolare sangue dalla fronte, rigandosi la faccia e le ciglia bionde di rosso.
Nell’alzarsi, si butta addosso a Gale, dando il via ad un infinità di schiaffi violenti, spintoni e pugni.
 
Il freddo penetrante che assale entrambi, ovviamente senza giacche, li fa tremare.
Ma non sono convint* che stiano davvero tremando di freddo, piuttosto che di rabbia.
I professori arrivano nel bel mezzo della lite, ed è impossibile per il professor Flickerman o il Dottor Haymitch fermarli, in quanto rischierebbero di beccarsi solo che un cazzotto in faccia.
Cercano di richiamare l’ordine inutilmente; solo la Trinket riesce a fermare una ragazza del priorato giusto in tempo, prima che strappi i capelli di Marvel. È il caos!
Nel frattempo Johanna e Katniss osservano agitate i due, chiedendo a voce grossa che qualcuno faccia qualcosa o che qualcuno li fermi, proprio come nei film. Ma qui non siamo in un film o in una storia inventata, ragazze. Qui è tutta roba vera; ed assistere a due migliori amici che si picchiano senza rancore è qualcosa di tremendamente triste, soprattutto se questi due amici sono i P&G.
Ad un certo punto un urlo che sovrasta tutto il vociferare, blocca i due.
Finnick Odair si mette in mezzo a Peeta e Gale, che hanno entrambi gli zigomi tumefatti e sono sporchi di sangue e terra.
Con uno spintone, li allontana l’uno dall’altro.
– Ma siete rincoglioniti?! – grida a pieni polmoni – Adesso basta, state rovinando il ballo a tutti! I vostri cazzo di problemi teneteveli per voi! –
Queste parole, gridate con tanta rabbia, lascia Gale e Peeta ammutoliti.
Ansimano ferocemente per lo sforzo, e il loro fiato si condensa al freddo creando nuvole di vapore.
– Tu per me sei come morto – sibila allora Peeta, prima di asciugarsi dall’occhio del sangue colato ed andarsene.
Lo si vede camminare zoppicando leggermente, con compostezza e dignità, rabbuiato dalla mancanza di lampioni in quel viale che lo condurrà direttamente al centro del quartiere zero.
L’unico luccichio che permette a tutti, ancora in silenzio, di vederlo allontanare; è il focolare dell’accendino che infiamma la punta della sua sigaretta.
 
– Certo che sapete come dare spettacolo – dice Johanna con un sorriso, pulendo con uno strofinaccio bagnato il sangue delle labbra di Gale che per il dolore, trattiene una lacrimuccia all’angolo dell’occhio pesto.
Sono passati circa una ventina di minuti da quando Peeta è sparito dal liceo.
I professori si sono riuniti in una piccola conferenza telefonica con la preside Paylor, che ha confermato loro di proseguire il ballo per non svantaggiare tutti gli altri studenti.
– Ha detto che questa volta sarà costretta a prendere seri provvedimenti nei confronti di Mellark – ha annunciato la Trinket nell’orecchio a suo marito, non appena conclusa la telefonata.
Katniss trema e non ha ancora detto una parola, se ne sta con la fronte sudata dietro il desk ; con Annie che le accarezza la schiena sussurrandole parole dolci.
Finnick cerca di calmare la fan del priorato, che singhiozzano in un angolo della sala come bambine, affrante e tristi per la lite dei loro amati P&G.
Gale è seduto sul tavolino dell’infermeria scolastica, mentre Johanna si prende cura di lui.
– Non mi perdonerà mai – sussurra Gale tristemente, mordendosi il labbro che ricomincia a sanguinare. Johanna sbuffa e ripulisce la ferita – Stai fermo – gli raccomanda.
– Te l’avevo detto di dirgli la verità – dice.
– Non pensavo si sarebbe scoperto tutto – ribatte mesto.
Il suo faccino, livido e sporco, appare ancora più triste; e Johanna non resiste nell’abbracciarlo.
Lo stringe forte a sé facendolo riposare sul suo seno, e Gale le cinge la vita riconoscente – si sistemerà tutto, vedrai – gli sussurra lei – Ora però dobbiamo parlare con Katniss e decidere sul da farsi, ok? –
Gale annuisce di malavoglia, e schiaccia per l’ennesima volta il numero di Peeta sul cellulare, per una chiamata che come tutte le decine precedenti, non avrà risposta.
Tornati nella sala, Gale sembra essere infastidito per come tutti gli altri studenti; psicopatiche e amici stretti a parte, siano tornati ai festeggiamenti del ballo.
– Non puoi pretendere che si rovinino il ballo per una questione vostra – dice Johanna, e lui annuisce, non ribattendo niente.
Ah, beh, ovviamente il seguito dei festeggiamenti è ben condito da continui chiacchiericci sulla lite degli amici più legati di tutta Panem.
Quando la Trinket sale sul parco, sembra essere sinceramente turbata per quanto accaduto.
– Ragazzi un attimo di attenzione – dice con voce dolce al microfono. Quando annuncia che non ci potranno essere le elezioni del Re e Reginetta del ballo, la sala esplode in un boato di lamenti.. soprattutto da parte delle ragazze.
Le elezioni sono infatti state annullate, poiché non si è raggiunta una maggioranza tra la coppia Gale – Johanna e Peeta – Delly. Sicuramente è stato fatto apposta in quale strano modo, secondo me, per non permettere a nessuno dei P&G di rimanere senza corona. Questo, rende tutto ancora più triste per Gale, che si “accuccia” affianco a Katniss.
– Come stai? – le chiede.
– Non mi vorrà mai più – dice lei con voce flebile, mentre la musica riparte a pallino.
– Siamo in due, temo – risponde Gale, dopo qualche istante di silenzio.
 
È notte fonda, forse sono le quattro del mattino, ma non ne ho la certezza.
La macchina di Gale arriva velocemente dal vialetto alle tre case identiche di via S. Collins.
Ne esce una Katniss strisciante nel suo bellissimo vestito, con il viso stanco ed arrabbiato, di chi vuole solo piangere ma non può.
Alza gli occhi verso il nero senza stelle di questa freddissima notte; e stringe tra le mani la giacca di Peeta che andandosene, ha lasciato nella macchina dell’amico.. se possiamo ancora chiamarlo così.
Mentre non riesce a staccare gli occhi dalla finestra di Peeta, che ha la luce spenta come il resto di tutte le case nel quartiere data l’ora, sembra non accorgersi di Gale che la sta fissando ormai da qualche minuto.
Quando si gira verso di lui, le sorride.
– Mi dispiace per tutto il casino che ho fatto, Katniss – dice, senza imbarazzo.
Lei non risponde e rivolge di nuovo la faccia verso casa Mellark.
– Sistemeremo tutto, in qualche modo, vedrai – continua Gale.
Katniss stringe un po' più forte al petto la giacca, e sbuffa una risata ironica: – Cosa ti fa pensare che riuscirò a sistemare le cose? –
Gale rimane perplesso per un istante, poi scrolla la testa – In che senso scusa? –
– Tu sei il suo migliore amico da sempre! Metti anche che passi sopra a quello che hai fatto tu; non lo farà di certo per me che mi conosce da un mese –
Gale con delle grandi falcate la raggiunge e la prende per le spalle.
– è qui che ti sbagli, Katniss! – le dice dritto in faccia, a voce quasi alta – Prova a ragionare: Chi ha baciato chi? –
– Tu hai baciato me – sibila Katniss, con una punta di odio nella sua voce – Due volte –
– E chi per entrambe le volte si è spostata? – chiede lui.
– Io –
Gale la guarda sorridendo – Peeta queste cose non lo sa, perché quello stronzo di Pebble non ha detto le cose che ha realmente visto. Ok? –
Katniss lo osserva con le labbra serrate e lo sguardo freddo, lucido, arrabbiato – Lo spero per te – risponde lei con cattiveria; e detto questo si avvia verso la porta di casa sua.
– Katniss – la chiama Gale – La giacca vuoi darla a me? Sicuramente mia mamma vedrà Hexe di oggi –
– No – risponde subito lei – La tengo io –
E detto questo si catapulta senza far troppo rumore dentro casa sua, chiudendosi la porta dietro le spalle.
Quando il buio del salotto la inghiottisce completamente, Katniss riesce solo a distinguere quel gattaccio di Ranuncolo girovagare senza alcuna difficoltà per la casa, con ancora le bende addosso.
– Meno male che non potevi camminare eh, bastardo di un gatto – sussurra lei nella sua direzione; e Ranuncolo, con nonchalance, la snobba senza ritegno mostrandole il sedere e tornando sui suoi passi.
Katniss, sola nel buio del suo salotto, fa un respiro profondo. Continuando a stringere la giacca di Peeta al petto, si lascia cadere a terra, strisciando le spalle alla porta.
A terra, con il profumo invadente di Peeta sotto il naso che la avvolge, Katniss si abbandona finalmente ad un singhiozzo dietro l’altro.
Non è l’unica a rimanere nell’ombra: Peeta è sveglio, seduto sul letto di camera sua, con gli occhi fissi sul cellulare che continua ad illuminarsi per le decine di chiamate senza risposta che continua ad ignorare.
L’ora prima, Pebble tornò a casa e subito salì le scale della mansarda per andare da lui; ma quando bussò e a bassa voce disse “Hai fatto bene, Peeta”, non ricevette risposta.
Da quando è tornato, Peeta non ha fatto altro che fumare e restare sul letto; con in mano un pasticcino incartato con cura.
Con le mani si scompiglia i capelli ancora leggermente laccati ed emette un profondo sospiro, gli occhi sono gelidi per quanto si possa vedere. Credetemi, vederlo così mi rende immensamente triste.
Gale sale le scale facendo attenzione a non far scricchiolare quel gradino che proprio non trova mai il tempo di aggiustare.
Quando si ritrova anche lui inghiottito nella sua stanza, la prima cosa che fa è uscire al balcone.
La ciotolina dove Peeta mette le sigarette è piena zeppa di mozziconi, e so di certo che stamattina Gale era presente quando il biondo l’aveva svuotata e pulita. Ci sono solo un sacco di sigarette spente sul balconcino di Peeta, e nessun pasticcino sul suo.
 
 
24 Dicembre, Vigilia di Natale; quartiere 12, 10:00 del mattino.
Qualcuno bussa.
– Peeta –  
Dalla stanza arriva solo un grugnito; cosa che scatena un bussare ancora più forte.
– Peeta! Ti vogliono al telefono! – grida Pebble.
Peeta dorme aggrovigliato alle coperte, con una gamba infreddolita sfuggita al caldo piumone. I capelli ricci e biondi sono aggrovigliati in un nido d’uccello, un po' di bava bagna il cuscino, e attorno al letto tutti i vestiti del ballo sono abbandonati a terra.
Dopo un secondo, Pebble irrompe nella stanza – Rincoglionito se ti dico che ti vogliono al telefono, alzati, no?! –
– Chi è? – sbuffa Peeta con la bocca impastata, alzandosi le coperte sopra la testa.
Il fratello alza le spalle – Una ragazza –
– Dille che non ci sono, se è Katniss a maggior ragione – risponde Peeta.
– Ho il telefono e sei qui con me, ti ha sentito di sicuro. E non è Katniss. Avanti – e detto questo gli lancia il telefono dritto in testa.
Ehm.. non riporto la scalata di insulti che ne segue.
Peeta afferra il telefono e si rintana di nuovo sotto le coperte, tenendosi l’attrezzo all’orecchio.
– Chiunque tu sia sappi che mi hai svegliato, e ti sto odiando – dice senza salutare né niente.
– Mellark – ruggisce una voce femminile facendolo sobbalzare – è tutta la mattina che ti chiamo al cellulare! E mi fa già incazzare il fatto che ho dormito meno di quattro ore, in più sentire la voce di quello schifoso di tuo fratello di prima mattina mi fa davvero venire la sindrome premestruale. Quindi fottiti tu e il tuo sonnellino, ora mi ascolti. Sto venendo nel dodici, sono quasi arrivata. Devo dire in tutta onestà che adoro la vostra autista, un vero amore di signora! – fa una pausa – ti voglio tra venti minuti alla fermata del bus –
Peeta emette un lamento simile a quello di un neonato – Johanna –
– Buongiorno – dice lei.
– Và al diavolo, non voglio parlare con te – risponde, e detto questo allontana il telefono per chiudere la telefonata; ma prima di schiacciare il tasto rosso, sente Johanna gridare “Giuro che se non vieni, ti butto giù dal letto a suon di urli”.
Peeta osserva in silenzio, con gli occhi gonfi dal poco sonno, il cellulare sul comodino.
Chiamate su chiamate, di chiunque: Katniss e Gale detengono il primato di chiamate senza risposta in assoluto, a ruota seguono Finnick, Annie, Johanna; e anche qualche timido e preoccupato sms di Delly.
Guarda i minuti passare sul display, ignorando anche la chiamata di Johanna quando l’ora raggiunge quella in cui si sarebbero dovuti incontrare. Quando il display torna ad essere scuro, Peeta si riaddormenta.
 
– IDIOTA! – urla Johanna irrompendo in camera sua, ed arricciando il naso per l’odore di fumo.
– CRETINO! – ribadisce mentre scaraventa lontano le coperte che avvolgono Peeta in un caldo cuccio: al contatto con l’aria gelida, il ragazzo (in mutande per altro) sobbalza spaventato.
– Johanna cosa fai qui!? – domanda scandalizzato, e la ragazza sbuffa rumorosamente facendo cenno alla porta, da dove entra.. t’oh! Ma guarda! Il maggiore dei Mellark: Phil!
– Ciao fratellino! – esulta lui raggiante facendo capolino nella stanza – Come stai? – continua, andando a buttarsi sul letto dove Peeta osserva tutta la scena frastornato.
Phil inizia a riempire il fratello minore di sberlette e pugni affettuosi, mentre questo cerca di ritrarsi mugugnando pietà. – Che hai combinato alla faccia? Ti hanno pestato? – domanda, osservandogli attentamente gli zigomi arrossati e violacei.
– Lunga storia. – taglia corto Peeta – Phil cosa.. cosa fai qui? – domanda.
– Ehi, è la vigilia di Natale! Tutta la gnocca torna a casa, durante le feste! Cosa me ne sto a fare all’università se loro non ci sono? – risponde, come se fosse la cosa più scontata del mondo, stendendosi sul morbido materasso con le braccia allargate.
Johanna osserva compiaciuta il quadretto di fratelli, ed inarca un sopracciglio – Eh si, Peeta. Siete uguali in tutto e per tutto –
– Zitta Johanna, ho detto che non voglio parlare con te. Come sei arrivata qui? – risponde lui scontroso.
– L’ho conosciuta io sul bus – si intromette Phil – Ho sentito che gridava “Mellark!” al telefono, e considerando che quella sega di Pebble non può avere una ragazza, ho immaginato stesse chiamando te. Allora, quant’è che state assieme? – domanda continuando a sorridere come un ebete.
Ragazze, c’è da dire che Phil è in tutto e per tutto il fratello di Peeta: stessi capelli biondi a onde, forse un po' più lunghi, stessi occhi da brivido languidi e svegli, stesso portamento delicato e sensuale.
Se non fosse per la barba incolta, che rende evidente la differenza di età, si potrebbe dire che lui e Peeta sono praticamente gemelli.
Il fratello più piccolo lo fulmina con gli occhi – è la ragazza di Gale –
– Oh – mugugna lui dispiaciuto, ma non si fa perdere d’animo – e lui dov’è? –
– Hanno litigato – dice Johanna – perché Gale ha baciato la ragazza di Peeta –
Phil ammutolisce e sgrana gli occhi, ma subito la sua espressione stupita si tramuta in un sorriso divertito e in una fragorosa risata. – Ragazzi – riesce ad espirare tra le risate – non me le ricordavo così movimentate le superiori, da qui derivano quelle botte? Beh, spero che Gale sia conciato altrettanto –
– Ti assicuro che lo è – ribatte Johanna divertita.
– Beh fratellino, vedrai che a tutto c’è una soluzione – dichiara lui battendogli delle pacche sulla schiena ancora nuda.
– Infatti –
– Ecco, lo vedi? –
– Smettetela!! – esplode Peeta ad alta voce – mi state facendo venire mal di testa! –
Phil esce dalla stanza divertito, facendo l’occhiolino a Johanna che risponde con un’occhiata maliziosa.
– Vi scoperei entrambi contemporaneamente, ci credi? – dice dopo un paio di minuti di silenzio, nei quali Peeta è rimasto (in mutande) seduto sul letto.
– Bene – risponde seccato – Andiamo a sentire cosa ne pensa Gale, magari prova quello che ho sopportato io ieri sera –
– Come sei drammatico – asserisce Johanna sorridendo, in un modo quasi dolce, che lascia Peeta vagamente perplesso, prima che le domandi – Johanna perché sei qui? –
– Voglio che mi ascolti. Ieri sera non hai lasciato a nessuno darti spiegazioni. Non sono qui per giustificare Gale, so che con lui avrai modo di parlare. –
C’è un’incontro di sguardi. Entrambi freddi e seri, inoppugnabili – E allora sei qui per chi? –
– Katniss. È probabile che tu abbia frainteso un po' tutta la situazione – dice la ragazza, dall’alto del suo letto. Peeta si scompiglia ancora un po' il nido d’uccello, sospira profondamente e si alza in piedi, annuendo.
– Ok, facciamoci un giro – risponde.
Johanna sembra osservarlo per un istante, dalla testa ai piedi (boxer con pinguini compresi).
– Ok, ma rivestiti in fretta; non vorrei tradire Gale dopo tutto il casino ch’è successo – e detto questo si alza ed esce dalla camera, iniziando a minacciare Pebble al piano di sotto.
 
Giocano felici i bambini nel parco, con indosso i loro cappottini colorati e i berretti di lana pesante. Ci sono anche due cagnolini che li rincorrono, incuranti del fango che gli sporca tutto il pelo.
Nonostante il freddo, non c’è una nuvola in cielo: l’azzurro penetrante di quel gigantesco spazio aperto si confonde in modo perfetto con gli occhi di Peeta che, inesorabile, fissa Johanna in attesa che lei dica qualcosa. Sono seduti su una panchina, e il ragazzo ha già fumato due o tre sigarette con impazienza.
– Non dovresti fumare così tanto – decreta Johanna.
Il ragazzo affianco a lui espira una boccata, e rotola tra pollice e indice il filtro arancione, scrutando il rosso vivo della brace che brucia all’estemità; ma non risponde.
– Allora, cosa mi devi dire? – domanda.
– Non credo che tuo fratello ti abbia raccontato esattamente quello che ha visto, ammesso che sia rimasto lì abbastanza da veder tutto. Ma conoscendo la feccia di uomo che è, scommetto che ha sbirciato fino alla fine –
– Si probabile – ammette Peeta con un ghigno. Johanna annuisce e dopo aver fatto un bel respiro, inizia a parlare.
Racconta velocemente di come Gale abbia voluto tenergli tutto nascosto per far si che tra loro non cambiasse nulla, di come Katniss in realtà non abbia mai voluto baciare Gale e di come, infatti, lei si sia ritirata ogni volta.
Mentre Johanna spiega anche del patto fatto con Finnick ed Annie, Peeta non smette di guardarla negli occhi, anche se lei spesso volta lo sguardo verso il parco giochi ed i bambini.
Quando finisce, il ragazzo si alza lentamente e, accendendosi un’altra sigaretta; saluta con un cenno del capo e se ne va.
– Dove stai andando? –
– A fare due paroline con mio fratello, ciao – risponde freddamente.
Johanna compone un numero sul suo telefono:
– Pronto, Gale? Ti ho svegliato? Ma sono l’unica qui che non dorme alla mattina?! Sì, hai ragione, scusami.. Posso venire da te? Sono nel quartiere dodici, ho parlato con Peeta.. No! Certo che non ti dico se mi ha detto qualcosa! Fatti gli affari tuoi, razza di fedifrago. Si, si, gli ho raccontato tutte le cose come stanno. Ora aspetta solo a lui fare la prima mossa, vedremo come va. Ehi, non preoccuparti, sono sicura che andrà bene. Allora, posso venire? Ho un po' di voglia di.. – dice lei con un sorriso spudoratamente malizioso, lasciando le parole in sospeso.
Ma gli occhi, dolcemente illuminati della luce che solo un amore adolescenziale può dare, trasudano dolcezza.
 
 
RECENSITE! Fatelo sempre, e con qualsiasi autore! In rispetto nostro! :)
Angolo dello spot:
- “Andrà tutto bene.. alla fine!” di Flin815
- “What if..” di una Rosa in Fiamme.
Fatemi un favore, se avete voglia di leggere due belle storie.. fidatevi, queste due lo sono per davvero!
 
Ricordo che questa storia è stesa sulle linee generiche della commedia, non è scritta per far scompisciare dalle risate con racconti demenziali.
Grazie per essere ancora qui a seguirmi. Sono sincera, avrei potuto concludere prima questo capitolo, ma ho avuto un gennaio e un febbraio davvero estenuanti per lavoro e studio, e ho usato un po' di tempo libero per.. ehm.. si lo ammetto, dormire. Dopotutto, erano mesi che non avevo tre giorni di assoluto riposo di fila. :-)
Spero davvero vi sia piaciuto questo capitolo, come al solito fatemelo sapere!
MatitaGialla (follemente riposata, finalmente :D)

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Capitolo 12
*** 12. Credo di adorarti. ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.
 

12. Credo di adorarti.
 
Mentre Johanna spiega anche del patto fatto con Finnick ed Annie, Peeta non smette di guardarla negli occhi, anche se lei spesso volta lo sguardo verso il parco giochi ed i bambini.
Quando finisce, il ragazzo si alza lentamente e, accendendosi un’altra sigaretta; saluta con un cenno del capo e se ne va.
– Dove stai andando? –
– A fare due paroline con mio fratello, ciao – risponde freddamente.
 
In casa Mellark oggi è un giorno di gran lavoro per il capofamiglia, in panetteria ci sono foglietti con ordini ovunque: è la vigilia di Natale; e chiunque, a Panem, si affida al forno più famoso per farsi preparare pane croccante o torte clamorose.
Hexe proprio per questo è parecchio nervosa oggi, seduta al tavolo della cucina che impasta centinaia di praline, borbottando tra sé e sé come sia inconcepibile che alla panetteria non bastino i forni.
Phil sta disfando i bagagli nella stessa camera dove prima dormivano insieme i fratelli minori, Pebble è sulla scrivania che riordina dei fogli sparsi, immagino appunti.
– Non riesco a crederci che Peeta ti abbia fottuto la camera padronale – dice Phil con un ghigno, guardando di sottecchi quanto scocci a Pebble affrontare questo argomento. Il fratello alza le spalle.
– Mi ha fregato, è stato furbo – sibila – Ma in qualche modo io mi vendico sempre –
Il sosia di Peeta ripone l’ultimo maglione nell’armadio, e si lascia cadere con un tonfo sul letto in cui dormirà per un paio di settimane fino al ritorno all’università.
– Tu sai cos’è successo ieri tra Peeta e Gale? Non hanno mai litigato quei due, in tanti anni – domanda lui.
– Certo che lo so. Io ho visto Gale che si limonava Katniss qui sotto, e l’ho detto. Semplice – dichiara lui, come se fosse talmente ovvia la questione da ritenere sciocca una tale domanda.
– Katniss sarebbe.. –
– La presunta ragazza di Peeta – risponde subito Pebble, girandosi verso Phil – anche se adesso non so come siano rimasti – conclude con un’alzata di spalle.
– E com’è lei? – domanda Phil, incuriosito.
– Carina, direi. Piccola e magretta, bruna con gli occhi chiari. Un po' scontrosa ad essere sincero, sembra non gli interessi di niente e nessuno – ammette Pebble.
– Ma fammi capire – puntualizza il fratello maggiore – hai fatto la spia, Pebble? –
L’interpellato sta per rispondere con una espressione piuttosto scocciata, quando qualcuno bussa alla loro porta.
Nemmeno il tempo di dire “avanti”, che Peeta è già dentro la stanza.
Ben dritto, il ragazzo resta in silenzio mentre viene salutato allegramente da Phil.
Con il mento pronunciato in avanti, in una espressione facciale che rappresenta solo che superiorità, Peeta osserva con quasi disgusto il fratello maggiore Pebble, che rimane seduto alla scrivania senza smettere di fissarlo. Gli occhi di entrambi, azzurrissimi, riportano due stati d’animo completamente differenti: l’uno disagio, l’altro “scappa o ti uccido”.
– Tu – dice piano Peeta.
– Cosa vuoi? – domanda Pebble, mantenendo la calma.
– Tu sei un dannatissimo figlio di –
– Affermazione errata, fratellino – s’intromette Phil, ancora sdraiato sul letto – La mamma in questione è di tutti e tre qui, non autoinsultarti –
Peeta gli lancia uno sguardo indecifrabile che lo fa rimanere zitto, quindi Phil alza la mano e lo invita a proseguire. Il più piccolo sposta di nuovo lo sguardo assassino verso Pebble.
– Ora, voglio che tu mi dica esattamente quello che hai visto qui sotto casa – dice scandendo bene la parola “esattamente”.
– Non ho idea di cosa tu stia parl.. –
– DIMMELO, COGLIONE! – grida Peeta.
Dalla cucina arriva la voce di Hexe, che rimprovera il figlio minore; e Phil si alza in piedi palesemente allarmato.
– Stop – dice, infatti, portando su di lui tutta l’attenzione – arrivo subito –
Peeta e Pebble rimangono un secondo stupiti e titubanti, mentre guardano il loro fratello maggiore uscire dalla stanza, scendere in sala, sbattere qualche mensola, rovistare velocemente nel frigo, e poi tornare su con un sacchetto di patatine e una bibita gasata.
Apre il sacchetto e si siede comodo sul letto, con un sorriso soddisfatto: – ora potete continuare –
Tutta la scena è così assurda che si vede chiaramente che mentre lo guarda, Peeta si sta sforzando di non ridere; ma quando torna per l’ennesima volta ad incrociare il suo sguardo con quello angosciato di Pebble, inizia a fremere.
– Dimmelo. Sai di cosa parlo – ripete con voce rabbiosa.
– Parli di Gale e Katniss? – domanda l’altro – Te l’ho detto. Erano sotto casa nostra che si baciavano –
– e..? –
Aiuto, aiuto, aiuto! Qui la cosa si fa allarmante! Dovreste vedere Peeta e i suoi occhi! Sembra un po'.. uhm.. presente quel film che hanno dato qualche settimana fa su PanemTV, quello dei vampiri?
Oddio, com’è che si chiama.. ah! Twilight.
Gli occhi del tipo biondo (quello che fa parte del gruppo dei tre vampiri cattivi) che quando si vogliono mettere a giocare alla partita di Baseball con la famiglia “buona”, ad un certo punto (causa vento) si mette a sniffare nell’aria l’odore della mora che fa da protagonista. Ecco, quegli occhi da invasato, simili all’espressione che farebbe un uccellino quando un umano fa pipì nella fontanella d’acqua dove alla mattina si lava il sedere pennuto.
In sintesi: Peeta sta letteralmente uccidendo con lo sguardo Pebble, il tutto sotto i divertiti gorgoglii di Phil che trangugia coca – cola e patatine proprio come se fosse al cinema.
– E niente, tutto qui! – ribatte Pebble.
– Ne sei sicuro? – domanda Peeta fintamente ironico – nessuno che si divincola, nessuno che urla, nessuno che scappa..? –
Pebble sembra essere in conflitto con se stesso, ma quando pochi istanti dopo si rende conto di non aver più altra scelta, fa un sospiro profondo incurvando le spalle.
– ..forse Katniss si è spostata immediatamente.. – dice piano, mentre nella stanza si sente solo le testa di Phil che inizia a sbattere ripetutamente contro il palmo della sua mano; mentre ripete a bassa voce “non può essere così imbecille” “non può essere così stronzo” “non può essere mio fratello”.
Peeta chiude gli occhi, come per trattenersi dal strozzarlo; ma non sembra funzionare un gran ché, visto che nel giro di mezzo secondo si sta scagliando contro di Pebble che rimane sulla sua sedia con le spalle al muro, intrappolato come un tributo in quel gioco della playstation: Hunger Games.
Il più piccolo dei Mellark prende il fratello dal collo della maglietta e con violenza lo strattona per farlo alzare dalla sedia, fino a quando non lo sbatte contro l’armadio.
– Hai mandato a puttane tutto quanto! – gli urla contro la faccia, Peeta. Così vicino che potrebbero anche baciarsi, se volessero – Perché!? – domanda ad alta voce, ma non ottiene risposta da Pebble che evita in tutto e per tutto il suo sguardo, senza parole, con le orecchie improvvisamente rosse per l’agitazione.
Ah. Mi fa un po' pena, poveraccio.
– Dimmi perché non hai detto le cose come stavano! –
– Per una volta che qualcuno ferisce te! – sbotta Pebble all’improvviso, iniziando lui stesso a gridargli in faccia – Mi hai rubato la stanza! Mi rubi tutta la scena a scuola! Tutte acclamano te che non sei altro che un moccioso! –
Peeta lo osserva sbalordito, senza parole.
– Mi hai fatto fare a pugni con il mio migliore amico e mi hai praticamente fatto mollare ancora prima di metterci insieme con Katniss.. perché tu sei geloso di me e ti ho rubato la camera? – chiede al culmine della rabbia.
Detto questo, Phil si alza lentamente serio in viso, e si avvicina proprio quando Peeta alza il pugno per scagliarlo sulla faccia di Pebble che ha già iniziato a squittire.
Il maggiore dei fratelli cinge il minore per la vita e lo trattiene a sé mentre lo allontana dall’armadio, mentre questo continua a gridare cose indicibili verso Pebble.
– Calmati, Peeta! – grida Phil mentre cerca di trattenerlo – Calmati, Cristo! La violenza non ti serve a un cazzo in questo caso! –
Lo trattiene fino a quando non si calma, fino a quando Peeta non ha più il fiatone e i pugni serrati in direzione di Pebble. Peeta Mellark oggi è estremamente sconclusionato.
– Se vuoi avere un po' più di successo, inizia con il farti meno seghe o, per lo meno, di non vantartene in giro – dice Peeta rabbuiato, mentre con un gesto rapido si scosta dal fratello che lo blocca, e scompare dalla stanza.
Phil e Pebble rimangono in silenzio per un tempo indefinito, fino a quando il più biondo rompe il silenzio.
– Pebble non preoccuparti – dice, con un sorriso mesto – tra poco finirai la scuola e potrai ricominciare tutta un’altra vita con l’università –
E detto questo, esce anche lui dalla stanza.
Phil raggiunge la mansarda e, seguendo l’odore di sigaretta, sbuca sul balcone dove Peeta sta fumando.
– Venivi sempre a rompere le scatole, per buttare i pasticcini a Gale – dice improvvisamente sedendosi affianco a lui, che si gira a guardarlo sorridendo.
– Sì, anche quando ti barricavi in camera con le tue ragazze – risponde divertito Peeta – colgo l’occasione per scusarmi –
– Tranquillo, lo trovavano tutte un gesto adorabile – ribatte Phil – lo fate ancora? –
– Ogni giorno –
– E lo farete ancora? –
Peeta guarda davanti a se, mentre la brezza gelida lo fa rabbrividire. – Non so – dice tristemente.
– Pebble ti ha “spiegato” la situazione, Peeta –
– Appunto. È stata Katniss a spostarsi, e posso perdonarla. Gale invece mi ha tradito in tutto e per tutto –
Il fratello minore volge lo sguardo al balcone di Gale, vuoto e freddo.
Phil alza i due indici all’aria – Voi siete in simbiosi da sempre, avete vissuto parallelamente l’uno all’altro tutta la vita; e scommetto che non ti è così difficile capire il perché l’ha fatto. Dopotutto, gli ha permesso di capire che a lui piace quella ragazza che è venuta stamattina –
Peeta serra le labbra quasi imbarazzato. Non è facile parlare di cose sentimentali per i ragazzi d’oggi, e probabilmente ancora meno con suo fratello maggiore. – Queste stronzate le impari all’università? – chiede divertito.
– Sì, alle ragazze piace un sacco conoscere uomini profondi – risponde Phil facendogli l’occhiolino.
Peeta scrolla le spalle come per mandare via i brutti pensieri, e lo guarda sorridente: – Come sono le ragazze là? –
– Magnifiche! – risponde immediatamente Phil, accoccolandosi il fratellino sulla spalla – Ma inizio a sentire il bisogno di una ragazza fissa – ammette.
Il maggiore scoppia a ridere quando il suo “sosia” lo guarda sconvolto, additandolo.
– Tu? Una ragazza fissa? – pigola.
– Proprio così – annuisce Phil – passi tutta la tua adolescenza a scopare ragazze che per te non significano niente; ma quando tiri le somme prima di andare a dormire, ti rendi conto che una persona che ti vuole davvero bene ti manca –
Peeta lo guarda incredibilmente serio, comprendendo che Phil non sta scherzando per niente.
– Ti auguro di trovarla, allora – dice comprensivo.
– E tu cosa aspetti ad andare dalla vicina? – domanda Phil.
– Parli di Katniss? – chiede Peeta a sua volta, guardando la finestra di casa Everdeen – Ora vado – e detto questo si alza.
– E con Gale? –
– Con lui.. non so ancora cosa fare, non riesco a farmi passare questa incazzatura boia – risponde Peeta, aprendo la porta finestra della mansarda. – Grazie, Phil – dice, prima di sparire dal balcone.
 
Katniss sta guardando il soffitto da quando ha aperto gli occhi stamattina: ha ancora il pigiama (solo una maglietta piuttosto vecchia e larga, in realtà), i capelli aggrovigliati e gli occhi gonfi. Il suo stomaco in compenso, inizia a brontolare. È ora di pranzo per tutti, dopotutto.
Il suo aspetto credo sia terribile, è per questo che sgrana gli occhi terrorizzata quando Peeta Mellark apre la sua porta con estrema velocità. Katniss balza in piedi spaventata.
– Cosa fai qui? – chiede agitata, con voce ancora rauca.
– Sono venuto a cercare di capire perché ieri non hai detto nulla –  risponde Peeta serio.
– Io.. cosa avrei dovuto dire? – domanda Katniss balbettando – Non c’è proprio nulla da dire, nemmeno ora.. ma chi ti ha fatto entrare? Non ho sentito il camp.. –
– Tua madre stava uscendo per prendere la posta – taglia corto Peeta, risoluto.
Lui si avvicina e si stravacca sulla sedia girevole in tessuto morbido: – Ora sto qui finché non parli – dice minaccioso. Katniss sospira profondamente.
– Te lo ripeto Peeta, non c’è niente da dire – risponde ributtandosi sul letto – Gale mi ha baciata, punto e fine –
– Perché non mi dici anche che l’hai respinto? –
Katniss sembra stupita, e rimane istantaneamente senza parole (come se ne dicesse tante, questa benedetta ragazza) – come lo sai? –
– Diciamo che ho sentito più di una persona, stamattina –
Katniss si fissa i piedi silenziosa, e la sua espressione impassibile viene tradita dalla sfumatura rossa che inizia colorarle le guance e le orecchie. – Perché non mi sei venuta a parlare? Te ne frega così poco? –
– No! – esclama immediatamente Katniss – Dio, no! –
– E allora perché? – insiste Peeta.
– Io.. –
– Io cosa, Katniss? Vuoi parlare? – Il ragazzo inizia ad innervosirsi. Gli si legge una leggera ansia e pura delusione quando lei si limita a rispondere: – Non sapevo cosa fare, credevo di averti perso per sempre –
È ovvio che non gli basta questa risposta! Gesù Benedetto bambina mia, vuoi darti una svegliata? Sembra più reattivo il Dott. Haymitch dopo una notte insonne a causa delle voglie della signora Effie!
Eppure Peeta alza un angolo della bocca, in quello che sembra essere un sorriso.
Si avvicina al letto con la sedia girevole, spingendosi con le punte dei piedi e rischiando anche, ad un certo punto, di cadere dalla sedia scivolando sul tappeto.
Quando le arriva davanti, si fissano per un momento restando in silenzio; cercando indubbiamente di capire cosa l’altro stia pensando.
Peeta abbassa leggermente il viso ancora indolenzito e ferito, ma mantiene fisso il contatto con gli occhi grigi e tristi di Katniss. Il ragazzo in questo momento è veramente bellissimo con quello sguardo serio, e darei oro per sapere cosa ne sta pensando lei.
– Mi sono innamorato di te – dice poi, a bassa voce. Così bassa che solo Katniss (e io) può sentire.
Questo momento è così intenso che non credo di riuscire a trasmettervelo: Katniss sussulta leggermente e con gli occhi guizza nell’azzurro serio ed ora messo a nudo di Peeta.
I capelli che le circondano disordinati le guance sembrano ammorbidirsi all’istante, la fronte si rilassa e persino il suo corpo sembra afflosciarsi. In tutto questo però, lei non riesce a distogliere l’attenzione dal viso del ragazzo.
Le si inumidiscono gli occhi, ma scrolla la testa come per sforzarsi di non piangere. Apre le labbra e sembra voglia dire qualcosa di serio, ma la voce le si rompe in gola e sussurra: – Che sfortuna.. –
A Peeta muore il sorriso sulle lebbra e si fa improvvisamente gelido.
CHE COSA?! Ma questa è scema?!
– .. perché credo di esserlo anche io, di te – balbetta poi, concludendo – e non è una gran fortuna, stare con me –
Il ragazzo rimane leggermente scosso mentre acquisisce quanto ascoltato; e quando realizza, ride.
– Sono sicuro di essere il più fortunato del mondo, invece – dice, prendendole il viso con le mani e attirandolo a se, per un bacio dolce e gonfio di calore. Si vede chiaramente la lingua di lui insinuarsi fra le sue labbra, ed accarezzarle i denti per esplorarne poi infine la bocca nel profondo.
Katniss gli mette le braccia attorno al collo e lo attira a sé possessivamente, così serena in viso mentre bacia quel ragazzo che sembra non esistere nient’altro che loro sulla faccia della terra.
In mezzo minuto di bacio umido ed appassionato, Peeta finisce steso sopra la ragazza e la bacia a fiato corto.... sono davvero precoci questi ragazzini.
Quando senza nessun tipo di timidezza lui scende con le mani forti lungo i fianchi di Katniss, sino a raggiungere le cosce nude, lui si alza improvvisamente e con uno slancio violento, imbarazzato e con gli occhi sgranati.
– Che? – chiede lei rossa in viso e balbettante – Che c’è? –
– Ehm.. – Peeta si stringe nelle spalle e cerca di trovare le parole, ma è incredibilmente teso – Non sapevo che avessi delle gambe.. come dire.. Soffici.. –
Peeta abbozza un sorriso sbilenco mentre Katniss lo guarda come se avesse pitturato in faccia “sono scemo”. – Soffici? Soffici sono gli animali pel.. –
Katniss assume un’espressione mortificata e diventa, se possibile, ancora più rossa. – Ma che cazzo.. la ceretta l’ho fatta ieri.. – bisbiglia confusa mentre si sposta dal groviglio di coperte.
Ranuncolo.
Rannicchiato in mezzo alle lenzuola nel mezzo del letto, se ne sta appollaiato e saggiamente addormentato, incurante di essere appena stato carezzato venendo scambiato per delle pelose e “soffici” gambe umane.
Entrambi rimangono a bocca spalancata, ma ad onor del vero, ammetto che è Peeta ad avere la faccia più sollevata.
– Credevi fossi pelosa come un gatto?! – pigola Katniss mordendosi il labbro.
– Scusa – risponde Peeta sul l’orlo di una risata chiassosa. Sembra si stia proprio per trattenere, ma scoppiano a ridere insieme; imbarazzati e arrossati in viso mentre Katniss, con le convulsioni allo stomaco, prende Ranuncolo per la pelliccia e lo caccia fuori dalla stanza con un sonoro “Ti odio, stupido gatto”.
Dopo qualche minuto di tremolii e risate soffocate, sono di nuovo stesi sul letto, in un unico abbraccio.
Katniss tiene gli occhi chiusi mentre ascolta rasserenata il battito del cuore del ragazzo.
– Peeta, scusami ancora. Avrei dovuto parlare sin da subito –
Ma lui le risponde di tacere, con un piccolo e tenero bacio.
– Sarà meglio che vada, io e i miei fratelli dobbiamo farci da mangiare – dice lui accarezzandosi la pancia brontolante.
– E con Gale? – domanda Katniss mantenendo uno sguardo frastornato dalla dolcezza.
– Non me la sento ancora di parlare con lui –
La ragazza annuisce silenziosamente.
– Visto che stasera non andrai con lui alla messa di Natale.. ci vieni con me? –
 
 
Johanna Mason vorrebbe fare tutto, persino piangere, piuttosto di trovarsi seduta dov’è ora: su un tavolo imbandito di ogni ben di Dio, con due bambini e un dodicenne che lei definirebbe “scassa coglioni”, una donna petulante e il fidanzato depresso.
Ascolta con un sorriso falsissimo come Giuda le storie dell’asilo di Posy, delle elementari di Vick  e delle medie di Rory.
– Tua mamma non ha mai pensato di farsi legare le tube dopo aver avuto te? – domanda bisbigliando nelle orecchie di Gale. Lui in risposta, sospira tristemente. Johanna alza gli occhi al cielo come una supplica esasperata.
– Sono davvero felice di averti qui, Johanna – dice la signora Hawthorne, mettendosi le robuste mani sui fianchi – Non ci presenta mai le sue “amiche” – conclude facendo le virgolette con le dita.
– Ehm.. è un piacere anche per me.. signora – risponde perplessa Johanna, in tono forse più interrogativo di quanto volesse.
Gale sospira.
– E tu ragazzo, fatti vedere da uno psichiatra perché picchiarsi con Peeta vuol dire essere proprio scemi – lo minaccia sua mamma.
Johanna si volta, sentendosi osservata, e nota Vick che la sta fissando con i grandi occhioni di un bambino al termine delle scuole elementari; ma non tanto stupido come lei desidererebbe.
– Tu e mio fratello scopate? –
Johanna rimane interdetta, Gale si soffoca con il pezzo di pane che sta masticando, Hazelle si volta come se le avesse rotto il servizio di porcellana, Rory (da buon fratellino maggiore) soffoca una risata imbarazzata; e Posy continua indisturbabile a pasticciare i suoi broccoli in salsa dolce.
 
Ore 21.00, Vigilia del Santo Natale, Quartiere 12.
Il pomeriggio della vigilia di Natale, solitamente nessuno resta con le mani in mano: gli adulti sono impegnati nelle faccende domestiche per il pranzo del 25, gli adolescenti scorazzano ovunque allegri per il loro primo giorno di vacanze, i bambini affollano i parchi con le loro risate e decine di palloni volanti in ogni giardino circostante.
I nostri P&G erano soliti a passare ogni vigilia nel cercare i regali da darsi a vicenda. Si riserbavano l’ultimo giorno, da gran ritardatari, e insieme giravano ogni negozio del centro commerciale “The Arena” a sgomitarsi con la folla per i regali migliori.
Oggi invece, non si sono nemmeno visti. Peeta è rimasto tutto il giorno a passeggiare con Katniss e chiarire i loro sentimenti e parlare un po' di sé, Gale è stato accoccolato nel letto con Johanna praticamente da quando si è svegliato fino ad ora (pranzo imbarazzante escluso ovviamente).
Entrambi i loro occhi, seppur sereni delle attenzioni delle rispettive fidanzate (possiamo chiamarle così?), sono stati spenti tutto il tempo, e i sorrisi erano meno accesi, furbi o vivaci.
Ma ora ci siamo!
È la sera della vigilia! La sera della Ss. Messa!
 
Peeta si presenta elegante come non mai al campanello di Katniss, mentre aspetta che la famiglia Everdeen esca di casa per andare alla chiesa principale di Panem.
Questa sera, il coro scolastico del liceo “Scalini della Torre” nel quale Katniss si è tanto esercitata, canterà i cori Natalizi durante la celebrazione; e quindi è richiesto che i partecipanti arrivino almeno un’ora prima per le prove finali (la Messa sarà alle 22.30, qualcuno vuole venire?).
Mentre il ragazzo biondo saluta cordialmente la signora Elaisa e la piccola Primrose, prende la mano di Katniss con naturalezza. Stanno per salire in macchina, quando esita davanti alla portiera.
Si morde il labbro e si tortura le mani, continuando a guardare verso casa Hawthorne e le sue finestre che emanano una luce calda ed accogliente, e un rumore divertente di bambini protestanti per gli abiti poco comodi.
– Peeta? – lo chiama Katniss seduta nei sedili posteriori, che attende che salga.
– Katniss io.. – soffoca lui in un sospiro, continuando a guardare con velata malinconia verso la mansarda di Gale. La ragazza abbozza un sorriso, e scende dalla macchina chiedendo un minuto alla madre.
Gli schiocca un bacio sulle labbra fredde, e piega la testa di lato come se potesse osservare meglio la faccia da cucciolo che ha indosso il minore dei Mellark.
– Ci vediamo là – sussurra piano, e senza neanche attendere un secondo, Peeta sta già scavalcando il muretto degli Hawthorne.
 
Gale è seduto nel balconcino dei pasticcini, se vogliamo chiamarlo così, avvolto in una coperta che riscalda i suoi vestiti eleganti da cerimonia.
Ha lo sguardo perso e l’espressione imbronciata; sembra che niente possa risvegliarlo in quel momento dal suo stato catatonico.
Ecco perché sussulta spaventato, quando sente la porta finestra aprirsi alle sue spalle.
Ammutolisce e trattiene agitato il respiro, mentre guarda Peeta sedersi affianco a lui e rubargli un po' della sua coperta, rabbrividendo.
Rimangono in silenzio per un tempo che sembra infinito, entrambi imbarazzati e risentiti.
– Come sta Marvel? – chiede poi il ragazzo biondo, rompendo il ghiaccio.
– Diciamo che ha vissuto momenti migliori.. dopo il tuo pugno, il priorato si è scagliato su di lui – osserva Gale – ..gira voce che ti espelleranno per qualche settimana –
– Grandioso! – dice Peeta contento – prolungamento delle vacanze. Mitico – conclude, ed entrambi non proseguono la conversazione, lasciando solo gli ultimi uccelli notturni cantare nella gelida serata.
– Perché sei qui? – domanda Gale – Non credo di meritarmelo –
– No, infatti. Ma mi faceva pena pensarti solo e abbandonato – spiega il figlio dei Mellark.
Gale annuisce, come in un conflitto interiore dentro di sé.
– Peeta sai che non farei mai nulla per ferirti – dice.
– Ma l’hai fatto. Hai infranto i nostri comandamenti – risponde l’altro, glaciale.
– Lo so. Sono stato un idiota –
– Nemmeno io sono stato sempre sincero con te – ammette Peeta – non andavo dalla Trinket a decidere gli addobbi, dopo le riunioni. Andavo ad ascoltare Katniss cantare –
Il ragazzo moro sbuffa divertito. – Sai, l’ho intuito quando ho visto troppi, ma proprio troppi fiori, nell’allestimento. Riuscirai a perdonarmi, amico? –
– Non lo so.. – sussurra Peeta guardando oltre le sbarre del balcone, ed ignorando il lamento di delusione che viene dalla gola dell’amico.
– Non vai con Katniss? – chiede Gale, triste e rassegnato per la risposta che gli è stata data – Ti starà aspettando –
– Lei è già andata – ribatte il biondo immediatamente.
Quando Gale guarda interrogativo e confuso Peeta, questo alza le spalle sospirando: – Una tradizione è una tradizione –.
E poi sorride. Si sorridono, e gli occhi di Gale sembrano inumidirsi.
– Sai, Peeta: credo di adorarti – dice.
– Taci, cretino. Mantieni il tuo orgoglio – risponde Peeta, fingendosi disgustato, ma con una nuova luce negli occhi – Ora andiamo. Che Messa di Natale sarebbe senza i P&G? –
 
Ore 22.00, Cattedrale di Panem.
Tutti pronti. Tutti impettiti, ben vestiti, sbarbati i signori ed improfumate le signore; si apprestano ad entrare nella fantastica e gloriosa Cattedrale di Panem.
Ho visto Delly, insieme a qualche matta del priorato; Madge accompagnata dai suoi genitori; i signori Mellark con i figli meno che uno; la signora Trinket che si trascina dietro il marito stanco; tutti.
Molti preferiscono andare alla chiesetta del quartiere, ma da quando i P&G iniziarono ad allestire i loro presepi viventi quando erano piccoli, la gente ha preso l’abitudine di venire quasi tutti qui.
Salendo i gradini della chiesa, tutti si lisciano il vestito. Qualche bambino sbuffa insonnolito, le signore più anziane salgono trepidanti dei posti migliori, come se stessero dando la caccia all’ultimo prosciutto rimasto in tutti i supermercati del mondo; gli adolescenti si ritrovano e chiacchierano.
Ed eccoli. Eccoli, sbucare tra le centinaia di teste della folla che avanza; eccoli che stanno venendo proprio verso di ME, raggianti con i loro visi scolpiti da una bellezza acclamata da chiunque, con i loro denti bianchi e forti, i loro occhi furbi e vispi; e non intristiti come quelli di oggi.
Sistemo il colletto e sorrido felice, quando mi sono a pochi metri, e vengono a stringermi le mani per salutarmi.
– Buona sera, Don Snow. Pronto per celebrare la Messa? –
 
 
Caaaalma. Caaaalma! :)
Se avete mille domande in testa, tranquille, verrà chiarito tutto.
Spero di non essere stata troppo scontata, e che almeno un po' di voi non si sarebbero aspettate chi fosse veramente il narratore/narratrice misterioso; o per lo meno non si aspettassero il ruolo.
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto; so che
ci sono tante cose dentro, ma spero di essere stata chiara in tutti i punti e che vi abbia almeno fatto fare un sorriso.
Come sempre vi chiedo di farmelo sapere con una gentilissima recensione che potrete lasciare proprio qui sotto. Dopotutto, avete avuto tempo per leggere fino adesso, che vi costa recensire? Fatelo sempre, e con qualsiasi autore!

Angolo dello spot:
- "Andrà tutto bene.. alla fine!" di Flin815
- "What if.." di Una Rosa in Fiamme
 
Un bacione grande, e grazie di continuare a seguirmi, siete dolcissime (ok continuo a dare per scontato che siate tutte donne...)

MatitaGialla { che non può mettere "Gialla" in giallo perchè altrimenti non si legge.. che depressione :) }

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Capitolo 13
*** 13. Ah, il liceo! ***


* Attenzione: OOC, AU, What if?. TUTTO INSOMMA. GLI AVVENIMENTI DEI LIBRI SONO TOTALMENTE ESCLUSI A QUESTA STORIA.

13. Ah, il liceo!
 
Ed eccoli. Eccoli, sbucare tra le centinaia di teste della folla che avanza; eccoli che stanno venendo proprio verso di ME, raggianti con i loro visi scolpiti da una bellezza acclamata da chiunque, con i loro denti bianchi e forti, i loro occhi furbi e vispi; e non intristiti come quelli di oggi.
Sistemo il colletto e sorrido felice, quando mi sono a pochi metri, e vengono a stringermi le mani per salutarmi.
– Buona sera, Don Snow. Pronto per celebrare? –
 
Deluse che la vostra gossip girl di fiducia sia un sacerdote? Il Signore ha scelto per me questa vita, che amo come tutti i miracoli che ci ha dato. Ovviamente, tra i miracoli includo anche i P&G.
Vorrete che vi racconti la storia di come sono venuto a conoscenza di questa coppia di fratelli separati alla nascita immagino, ed eccola qui: sin da quando ricevetti il nobile incarico di Curato Parrocchiale, mi venne affidato il giro di benedizione delle case degli ultimi quartieri alla periferia del quartiere zero.
Sono passati tantissimi anni, ma ricordo come fosse stato ieri la faccina di Peeta Mellark che, confuso nel giardino della sua nuova casa quando si trasferì, giocava con delle formine di plastica di una cucina giocattolo.
Quando mi vide mi salutò, come se sperasse che io diventassi il suo nuovo migliore amico, nonostante iniziassi già ad avere la barba bianca.
Ed ecco che nel giro di pochi secondi; un bambino castano leggermente grassottello, forse di qualche anno più grande, corse nel giardino del bambino biondo con un arco giocattolo sulle spalle.
È come se tutto il tempo si fosse fermato. Si sorrisero e BAM! Senza nemmeno sapere quali fossero i rispettivi nomi, iniziarono a giocare come se si conoscessero da sempre.
E così è rimasto.
Con il passare degli anni, mi sono sempre tenuto informato su quei ragazzi; e vedendo la loro smisurata bellezza angelica aumentare passo per passo, gli chiesi di partecipare al presepe vivente.
Il resto, lo sapete già.
Cosa? Come ho fatto a sapere costantemente quello che accadeva? Figliole mie, le vie del Signore sono infinte: gli arcangeli mi illuminavano di sapienza in ogni momento della loro giornata.. Ok, non è vero.
Sae La Bidella è costantemente in confessionale, Plutarch Heavensbee passa i suoi pomeriggi a sbirciare i balconi dei P&G; persino Ranuncolo quando passeggia per i quartieri mi fa capire come si evolvono le cose, in base ai suoi miagolii che descrivono l’umore di Katniss.
Poi c’è la madre della preside Paylor, la signora Effie (il marito no, purtroppo non è molto credente; oltre ad essere vittima del peccato della lussuria) e infine Ceasar Flickerman, che ogni sera tiene alle 18.00 un corso gratuito per imparare l’arte dell’intrattenimento, ma finisce puntualmente a parlare di come quei due ragazzi disturbino in continuazione le sue lezioni.
Poi beh, ci sono un paio di cose scontate: ogni parroco è d’ufficio anche il professore di religione, e inoltre sono in collegamento diretto con Dio!
Anche se in realtà non avrei dovuto riferire ogni cosa, sono sicuro che per i P&G manterrete il segreto, vero?
 
 
 
Attualmente c’è un caldo infernale. Siamo agli inizi di luglio, e tutti gli uomini sono costretti ad abiti eleganti e di taglio lungo; mentre le signore restano fresche e libere nei loro abiti leggeri a motivi allegri.
Mi sistemo il colletto sacerdotale e continuo a guardare davanti a me, con gli occhi vagamente lucidi, seduto nella file dei professori dell’istituto.
.. Io sinceramente non credo che ognuno di noi, un giorno diventerà davvero “qualcuno”. Chi diventerà presidente, o finanziere, o teologo.. senza offesa, Don Snow – dice Gale, suscitando una risata leggera in tutta l’aula magna.
Ma se siamo qui oggi, alla nostra cerimonia del diploma, vuol dire che pur qualcosa dobbiamo valere. Cristo, questo coso di carta ce lo siamo meritato! – dice brandendo in aria il rotolo di carta scura, ed i neodiplomati fischiano e ululano allegri.
La Preside Paylor si schiarisce la voce, e con uno sguardo truce invita il rappresentante d’istituto Hawthorne a proseguire con un determinato contegno.
Comunque – riprende – Questi anni di liceo sono stati.. indescrivibili! Mi hanno permesso di conoscere persone sempre disposte a darti un consiglio – e osserva Finnick in prima fila, bellissimo con i suoi capelli bronzo che ricadono sulla fronte, e gli occhi azzurri che si confondono con il fagottino dormiente che tiene in braccio con immenso amore.
Persone che, in un modo o nell’altro, sarebbero disposte anche a dare un braccio pur di avere la tua fiducia – sorride a Mags che, con un cenno imbarazzato lo saluta di rimando. La ragazza si volta subito verso Delly, seduta nella zona destinata agli spettatori, che tiene saldamente la mano di Phil (eeh già, l’accoppiata “Sosia di Peeta in cerca d’amore” e “Malata per Peeta in cerca d’amore” ha, a quanto pare, fatto illuminare in modo giusto il cervellino del più piccolo dei Mellark).
Professori buoni e preoccupati del tuo benessere – prosegue voltandosi verso la nostra fila e facendo un elegante e scherzoso mezzo inchino, che ci fa scoppiare tutti in un applauso; causando così il pianto lamentoso del figlio ormai di qualche mese del Dott. Haymitch e la signora Effie.
Al liceo si incontrano persone che ti insegnano cosa vuol dire fermarsi un secondo, e ragionare su quali siano i sentimenti che proviamo tutto il giorno, ma che non ascoltiamo quasi mai
Johanna ammicca nel suo abito provocante, mentre stringe saldamente a sé il suo diploma; mostrando il dito medio al professor Flickerman che, disgustato, volta lo sguardo altrove.
Al liceo possiamo odiare incredibilmente i nostri genitori. Ma ora come ora, molti di noi non riescono ancora ad accettare che da settembre in poi, dovremo cavarcela da soli. Perché è anche grazie a loro se questo maledettissimo pezzo di carta ora è in mano nostra
Hazelle alza il braccio forte, fiera ed orgogliosa del suo ragazzo, mentre stringe saldamente al seno la più piccola. Vick e Rory, nel frattempo, si litigano una caramella sulle sedie affianco.
Gale prende un profondo respiro, e guarda in fondo alla sala, dove l’altra metà della sua vita lo sta guardando con occhi indecifrabili.
Il liceo non sarebbe mai “il liceo”, senza nuove compagne di scuola guasta feste o senza un amico speciale; disposto a farsi sospendere il doppio del tempo e quindi rischiare la bocciatura, pur di farti diplomare senza sgravi di condotta
Gale china lievemente il capo e mantiene lo sguardo fisso su Peeta che, in fondo alla sala diplomi, con le braccia incrociate, ricambia il capo chino sorridendo. Katniss, al suo fianco, si asciuga un angolo umido di un occhio. – Non sono nessuno per darvi insegnamenti o incoraggiamenti di vita; ho la vostra stessa età e tendenzialmente la vostra stessa media. Vi dico solo che la vita è solo una. Quindi.. spero di ritrovarvi tutti un giorno, e di non vedervi..
Gale si blocca, come se stesse cercando di trovare le parole giuste. L’ansia e la curiosità cresce nella sala, noi professori attendiamo quella che potrebbe essere una perla di soddisfazione per tutti; le studentesse preparano i fazzoletti pronte a commuoversi, mentre i maschi aggrottano le sopracciglia.
Dopo trenta secondi di silenzio e mormorii, nessuno (eccetto io, che lo conosco troppo bene) si rende conto che Gale sta facendo il suo sorriso da furbetto, e che Peeta è improvvisamente scomparso.
Il moro fa un secco cenno con la testa e, da dietro le quinte, tutti i ragazzi del consiglio studentesco (e ovviamente il presidente in carica Peeta Mellark) che non sono parte degli studenti dell’ultimo anno; lasciano librarsi in aria centinaia di palloncini colorati, scoppiano i festoni di coriandoli e stricole, mettono musica da discoteca a livelli assordanti e di gran corsa distribuiscono spumante in bicchieri di carta a tutti i gli studenti presenti, che si lasciano andare in gridolini ed esclamazioni di gioia e felicità.
.. spero di non vedervi troppo smussati a causa dell’università, gente. Divertitevi, che a studiare davvero ci penseremo più avanti! – detto questo se la fila dal palco, mentre noi professori e i genitori rimaniamo sgomenti davanti alla festa che si è appena improvvisata in mezzo alla sala.
 
14 Settembre, ore 19.00, Quartiere 12. Via S. Collins.
Gale posa le valigie al ciglio della strada, mentre carica quelle più leggere sulla macchina di Hazelle.
Peeta rimane seduto sul muretto in silenzio.
– Hai già salutato Katniss? Dovrebbe tornare a momenti – chiede il biondo, spezzando il ghiaccio.
Gale annuisce – Prima ancora che partisse per andare alle prove del coro. Ho salutato tutti, anche Glenn Jackson –
Si guardano. – Manchi solo tu –
Peeta si passa nervosamente una mano tra i capelli ricci. – Chi mi aiuterà nei compiti, ora? –
– Scommetto che te la caverai – ride Gale, in risposta. Peeta assimila, come se fosse troppo triste rispondere che in realtà si sentirà perso, senza di lui.
– Johanna per quanto si ferma da te? –
– Finché non appura che le sue coinquiline non sono delle “pazze schifose che vogliono rubarmi i vestiti”, come le ha definite lei. Poi passa letteralmente alla via accanto – spiega il moro.
Johanna e Gale frequenteranno lo stesso ateneo, seppur in facoltà diverse.
Quando Johanna Mason ha affermato, davanti alla commissione d’esame di maturità di voler frequentare l’università, il professor Flickerman si è messo quasi a piangere; pregandola di non distruggere la vita di nessun’altro insegnante.
Nonostante abiteranno nello stesso quartiere, hanno saggiamente deciso di non condividere il tetto. Non tanto per questioni sentimentali o di tempistiche, ma perché Gale ha chiaramente detto “Potrei ucciderti nel sonno, avendoti sotto mano 24 ore su 24”.
Lascio a voi interpretare cosa intende per “ucciderti avendoti sotto mano”; io sono un sacerdote e preferisco pensare che vogliano così mantenere il loro rapporto il più casto possibile, vivendo separati.
Peeta annuisce, e si stringe nelle spalle. – Chiamami appena arrivi –
– Sono ad un paio d’ore da qui, non vado in guerra – gli risponde Gale ridendo.
Hazelle chiude la porta di casa mentre sistema le ultime cose e incita il figlio a partire.
– è ora di andare – sorride Gale, ma i suoi occhi e la voce che gli si spezza tradiscono la sua compostezza.
Il biondo scende dal muretto, e senza troppa fretta gli tende la mano.
 – Ci vediamo a Natale – dice.
I P&G si abbracciano, dandosi forti pacche sulla schiena.
Non come farebbero due fratelli, due amanti o due semplici amici.
Si abbracciano come se non ci fosse null’altro a cui vale la pena aggrapparsi in quel momento.
– Ciao, moccioso – sussurra Gale.
– Ciao, scemo. Non dimenticarti dei comandamenti – gli risponde il più piccolo, dandogli un’ultima forte pacca sulla schiena e sciogliendo l’abbraccio.
– Mi manchi già – dice il ragazzo con i capelli scuri, fingendosi sconsolato: ma le guance gli si imporporano, e nonostante il suo aspetto da duro, si capisce benissimo che sta dicendo la verità, sotto sotto.
Peeta scuote la testa con energia ridendo, e gli occhi di Gale sembrano essere particolarmente lucidi, quando sale sulla macchina in silenzio.
Nel silenzio che si crea, quando il rumore del motore è ormai troppo lontano per essere udito; Peeta rimane fermo sul vialetto, con le mani in tasca e il sole che inizia a calare, creando una sfumatura arancio tenue che gli illumina le labbra che si aprono in un sorriso dolce – Anche tu – sussurra al vento.
 
– Partito? – chiede Katniss con voce morbida, comparendogli alle spalle pochi minuti dopo.
Peeta annuisce, continuando a guardare il vialetto ormai sgombero. – Ci sono io, ora – lo assicura la ragazza.
Il biondo sospira pesantemente e la guarda, sorridendole. Si china e la bacia dolcemente, assaporando il gusto delle sue labbra calde. – A chi darò ora i pasticcini? – pigola.
– Puoi darli a me – risponde Katniss. Peeta sembra pensarci seriamente, poi scuote la testa con decisione.
– Non sarebbe giusto, e poi ti verrebbe il culo a tanica –
Ridono entrambi abbracciandosi, sorridendo, facendosi il solletico e dandosi pizzicotti.
Rimangono poi in silenzio per qualche attimo, istanti nei quali Katniss siede sul muretto.
– Amerai mai me tanto quanto ami lui? – domanda sorridendo ed accarezzandogli i capelli morbidi come fili di seta. Peeta scuote la testa, e guarda con estrema profondità la mansarda ora vuota di casa Hawthorne.
– Assolutamente no. Ma tranquilla, gli stai alle calcagna –
 
 
ATTENZIONE: La storia non è, di per sé, ancora finita. Ci sarebbe infatti un epilogo. Tuttavia mi rendo conto che il modo in cui vi siete affezionati a questi personaggi, è ben oltre a quanto avevo previsto quando avevo scritto lo schema generale di questa storia, e questo epilogo potrebbe.. non piacervi, ecco.
Ergo:
se per voi è giusto che la storia  finisca così, non leggete oltre. :) Fidatevi di me!
Io ho comunque postato l’epilogo che ho sempre avuto, sin dall’inizio, in mente.
 
EPILOGO
 
Apro gli occhi, sudato e indolenzito. Alzando la testa mi rendo conto di essermi spiegazzato la pelle sopra alle penne sulle quali ho appoggiato la testa. Devo essere svenuto.
Il sapore velenoso del sangue infetto, e quello dolciastro dell’antidoto, mi si fonde ancora nella gola aumentando le mie piaghe. Quando qualcuno bussa al mio portone, mi sollevo ancora un po'; cercando di sembrare ben impostato su questa orribile sedia di velluto nero.
– Avanti – dico, e riconosco la mia voce come il filo narrante che ha riempito tutto il tempo il mio sogno.
– Signor Presidente – mi saluta il mio primo stratega, Plutarch Heavensbee, facendo un inchino – è diverso tempo che la chiamo. Si sente bene? –
– Ora sì – rispondo – Temo di essere svenuto –
– Dovrebbe smettere di prendere così tanti antidoti. Non le fanno bene – mi dice, mantenendo tutto il degno rispetto. E cosa dovrei fare? Lasciarmi morire ad ogni veleno che bevo insieme alle mie vittime?
– Siamo pronti? – chiedo, scrollandomi i pensieri di dosso ed ignorando il signor Heavensbee.
– Sì, signore – annuisce – è appena finito il servizio della Signorina Everdeen in abito da sposa. La busta dell’edizione è già al suo posto. Deve solo prenderla e leggerla in diretta –
Ora che lo guardo meglio, diversi pezzi del puzzle ricompongono voracemente il mio sogno, con una rapidità così fulminea che quasi non riesco a reprimere un ghigno, immaginando questo primo stratega ingozzarsi di paste alla crema senza glutine. Ad esser sincero, quel sogno non mi dispiaceva.
Controllo direttamente, attraverso il gigantesco monitor nel mio studio e le telecamere da intercettazione nascoste, la situazione in casa Everdeen e Mellark.
Rimango leggermente spiazzato, quando vedo Peeta sedersi sul divano con gesti nervosi e rapidi; solo ed abbandonato nel suo salotto.
– Dov’è Gale? – dico ad alta voce.
– Chi, signore? – mi domanda Plutarch leggermente stupito.
Reprimo i miei pensieri con ira, infastidito da questo turbinio continuo di sentimenti che sembrano sopraffarmi. Era uno stupido sogno. Katniss Everdeen deve morire, Peeta Mellark deve soccombere, tutti gli abitanti dei distretti devono sottomettersi a Capitol City; anche Phil e Pebble, o gli adorabili fratellini di Gale, o la signora che faceva la bidella e anche quel brutto gatto della bambina bionda.
– Bene – dico, spegnendo i monitor. Sento sulle mie dita il bruciare dei sensi di colpa.
Sarebbe così, la vita di quei ragazzi, se non ci fossi io e la mia sete di potenza?
– Signore?  La stiamo aspettando. – mi richiama Plutarch.
Mentre indosso il soprabito di seta lussuosa, e inizio a recepire il vociferare della città che attende solo la mia estrazione, una domanda mi sorge spontanea: a conti fatti, la situazione rimane tutt’ora simile.
– Mister Heavensbee? –
– Sì, signor Presidente? –
– Secondo lei la signorina Everdeen sceglierà Peeta o Gale? Il “cugino”, per capirsi – domando.
Plutarch sembra squadrarmi incredulo, come fossi ubriaco, poi torna improvvisamente serio; e non riesco a non sentire nella sua voce una tonalità di tristezza.
– Temo avremo modo di scoprirlo molto presto, signore – mi risponde.
Rimango ad assaporare quanto mi ha detto. Già. Sarebbe bello però, un mondo come nel mio sogno.
Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita”
Ma qui non siamo al liceo. Non ci sono chiese o cellulari, amori e balli di fine anno.
Siamo a Panem, e ci sono solo gli Hunger Games.
Scritto da MatitaGialla
01/04/2014
 
 
Ebbene, termina oggi la mia seconda fan fiction multicapitolo. Spero davvero di avervi lasciato qualcosa. :) E che voi lasciate qualcosa a me, tipo un insulto, o un commento. :)
Mi sono divertita tanto, tantissimo a scriverla, e mi dispiace averla finita così. Io stessa mi sono troppo affezionata ai P&G ed al contesto libero e felice, e fino ad ora che sto per pubblicare non ero troppo convinta della scelta; ma dalle mie decisioni non transigo, e ho voluto portare a termine la storia per come era stata inizialmente creata. Spero mi capirete, ahah! :)
Eccetto l’epilogo, che potrete apprezzare o meno, spero che questa storia vi sia piaciuta e che vi abbia fatto sorridere nei più disparati casi; e spero che vi porti a leggere il resto delle mie storie.
 
Cosa ne sarà di me ora? Mi riservo del tempo per correggere Dormire Insieme, per poi scriverne il seguito. Nel frattempo però, continuerò a pubblicare disparate One – Shot, perché la mia mente è sempre in movimento! :D
 
Ultimo angolo dello spot:
- “Andrà tutto bene.. alla fine!” di Flin815
- “What if..” Una Rosa in Fiamme

Auguro a tutti voi una splendida serata, e un immenso grazie per l’infinito successo di questa fan fiction, che devo esclusivamente a voi! :) Siete state tutte carinissime! (continuo a credere che siate tutte donne.. ahah!)
Un bacione,
MatitaGialla

 
 

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