Reborn

di Lady_Wolf_91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Primo capitolo-Jacke ***
Capitolo 2: *** Secondo capitolo-Emily ***
Capitolo 3: *** Terzo capitolo-Jacke ***
Capitolo 4: *** Quarto capitolo-vari Pov ***
Capitolo 5: *** Quinto capitolo-Daphne ***
Capitolo 6: *** Sesto capitolo-vari Pov ***
Capitolo 7: *** Settimo capitolo-Daphne ***
Capitolo 8: *** Ottavo capitolo- ***
Capitolo 9: *** Nono capitolo-vari Pov ***
Capitolo 10: *** Decimo capitolo- ***
Capitolo 11: *** Undicesimo capitolo-vari Pov ***
Capitolo 12: *** Dodicesimo capitolo-vari Pov ***
Capitolo 13: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** Primo capitolo-Jacke ***


Una storia d’amore,
una storia di lupi,
una storia di rinascita
    
 
 
 
 
 
 
 
                                           
 
 
Reborn
 
 
 
 
     PRIMO CAPITOLO
 
 
Jacke
 
 
 
 
Scivolavo sempre più giù nell'acqua pungente.
Dicono che quando stai per morire rivedi tutta la tua vita come in un
film, per me non fu così, riuscivo solo a pensare al freddo pungente che
mi entrava nelle ossa, alle mie dita che diventavano blu e insensibili, ai
vestiti che sembravano fatti d'amianto e mi trascinavano sempre più
giù, in quell'abisso profondo.
A un tratto qualcuno iniziò a tirarmi in superfice, cercai di
farmi forza e collaborare, ma il mio
cervello non reagiva, riuscivo solo a pensare al freddo.
Del mio
salvatore riuscivo a vedere solo le mani, dolci e affusolate, come quelle di una
donna, ma forti e possenti come quelle di un uomo, furono proprio
quelle mani a trascinarmi fuori dall'abisso e furono sempre loro a portarmi al sicuro, in un angolo sulla neve morbida, lontano dal
lago ghiacciato. Intanto tutto quello che riuscivo a fare era
tremare, cercai di parlare senza successo, tremavo come un povero agnellino prima di essere sbranato, nel più completo silenzio sentivo solo il battere dei miei denti, il mio corpo
tentava disperatamente di riscaldarsi, senza però avere successo.
Il mio salvatore rimaneva in silenzio, non sentivo più le
sue mani su di me, forse, anzi, probabilmente era andato via, d’altronde chiunque mi avesse visto in
quel momento, mi avrebbe scommesso un centesimo sulla mia sopravvivenza, sorrisi o almeno immaginai
di averlo fatto, mentre già mi vedevo sulla prima pagina del giornale in
una delle mie pose migliori “giovane e brillante (chissà perché dicono
sempre cosi dei morti) muore tragicamente durante una gita in
montagna, disperati parenti e amici".
Immaginavo che mia madre avrebbe finito con l’incolpare di tutto a mio padre e che, lui, si
sarebbe buttato nell'alcol, sarei stato un ottimo pretesto per farli, finalmente, divorziare.
Mia sorella, lei sicuramente avrebbe pianto, era così legata a me, stavo male al solo
pensiero non ero solo suo fratello ero amico padre e madre. Sì, probabilmente lei e i miei amici avrebbero pianto.
A un tratto, il flusso dei miei pensieri fu bloccato da qualcosa di liscio e caldo che aveva iniziato a leccarmi il collo. Tentai, in vano, di girarmi, riuscii
solo a muovere gli occhi che rimasero come incantati da due occhi verde zaffiro che mi
scrutavano, distolsi lo sguardo da quegli occhi così magnetici e notai che erano contornati da un naso grande nero e umido
che si muoveva in modo impercettibile e, da due grandi orecchie appuntite
che in movimento, alla ricerca d’informazioni.
                    Lupo
Non sarei morto
congelato come pensavo, sarei morto sbranato dai
lupi, bene, fantastico, udii un rumore alla mia sinistra, distolsi per un momento lo sguardo dal grande lupo bianco che avevo difronte e vidi altri due lupi fare capolino, il più vicino era grande e nero con due occhi glaciali che non smettevano di fissare il lupo bianco, l’altro,
il più piccolo, era marrone,
gli occhi grandi color nocciola, se ne stava con la testa inclinata, quasi come se stesse pensando.
Notai subito che erano molto
grandi, e pensai che almeno sarei morto in fretta.
Il lupo bianco, il più grande dei tre, continuava a
guardarmi con insistenza mi sentivo quasi violato da quegli occhi come
se potessero leggermi dentro e non si limitava a fissarmi, mi toccava, mi
leccava, mi annusava, sembrava quasi che volesse assaggiarmi.
 Eppure non avevo paura, forse perché ero mezzo morto o forse perché ero
tutto matto, ma riuscivo solo a pensare che fossero
bellissimi, cosi grandi e imponenti, mi sarebbe piaciuto
toccarli, soprattutto il lupo dagli occhi verdi con il manto
candido che dava l'impressione di essere morbidissimo.
A un tratto ripensai al mio salvatore, forse i lupi erano il motivo per cui era scappato, o forse avevano ucciso prima lui? Ispirai profondamente, ero stanco, volevo solo chiudere gli occhi, sentii delle voci, voci che urlavano
il mio nome, mi stavano cercando, qualcuno mi stava cercando ma ormai sapevo
che non sarebbero arrivati in tempo, erano troppo lontani, anche se i lupi
fossero scappati, anche se fossero riusciti a ritrovarmi, ormai era troppo tardi, potevo sentire la vita che lentamente mi abbandonava.
I lupi si agitarono, il più piccolo guai e mentre il lupo nero ringhiò,
 quello bianco continuava a guardarmi come se stesse
aspettando una risposta a una domanda che non aveva fatto o che io non
avevo sentito,poi,all'improvviso, mi alitò in faccia, il collo iniziò a
formicolarmi, le mani a prudermi, iniziai a sentirmi sudato, stonato, confuso, gli
altri due lupi iniziarono a ululare, anche se a me sembrava che cantassero, infine il
lupo bianco digrignò i denti e mi morse.
All inizio non sentii nulla, pensai fosse perché ero mezzo congelato, fu quando si staccò dal collo per mordermi il fianco che iniziai a sentire le stelle,
il collo sembrava andarmi a fuoco e con una forza, che non credevo di avere,
urlai, mi voltai a guardare per un’ultima volta quegli occhi verdi e svenni.
 

Mi risvegliai col suono acuto e fastidioso dei macchinari medici, al caldo, avvolto
da coperte e borse d'acqua calda, riuscivo a muovere le mani e i piedi,
A girare la testa e a vedere, un ricordo mi attraversò la mente, come un lampo e senza accorgermene portai la mano al collo, fasciato, feci la stessa cosa con il fianco sinistro, fasciato anche quello, quindi, non era stato un orrendo incubo? Mi ritrovai a sorridere, in quel momento dovevo sembrare una mummia, ma stranamente non sentivo il minimo dolore, immagino dovessi ringraziare chiunque avesse inventato i sedativi.
Solo dopo un po’ mi accorsi della presenza di un’infermiera, una bella donna sulla trentina con un delizioso neo appena sotto la bocca e dei boccoli rossi tenuti a bada da un cerchietto nero lucido, mi guardò sorridendo dolcemente"finalmente!ben tornato
Jacke vado a chiamare il medico" si precipitò fuori dalla stanza tenendo stretta tra le braccia una cartellina grigiastra, subito dopo mia madre entrò con un passo deciso e con un
un’espressione accigliata, portando nella stanza il suo orribile
profumo dolciastro che mi diede fastidio più del solito. Mi guardò con
occhi stanchi e spenti, senza lasciar trapelare la minima emozione, accanto a lei c'era June, la mia sorellina che con una mano si torturava i lunghi capelli castani, raccolti in una treccia e con l’altra si stropicciava il vestitino blu. Appena mi vide sveglio sorrise e i suoi piccoli occhioni si riempirono di lacrime, mi corse in braccio mentre mia madre rimaneva
impassibile."Jakieeee!"mi abbracciò così forte che i tubicini collegati alle macchine si schiacciarono dichiarando immediatamente la mia morte "June
smettila di fare la bambina e scendi da tuo fratello!” non fare la
bambina detto a una bambina di sei anni, vi fa capire qualcosa in più su mia madre, June ubbidì sbuffando, mentre lei si avvicinò e prese ad accarezzarmi i capelli
"Sarai contento eh Jacke..cosa diremo ora alla gente?” non
risposi, non dissi una sola parola, per tutto il tempo, da quando mi ero risvegliato, non avevo aperto bocca, avevo paura che se l’avessi fatto ne sarebbe uscito solo ghiaccio.
A interrompere quel silenzio imbarazzante ci pensò la bella infermiera "Ottimo! Jacke i tuoi parametri vitali sono davvero sorprendenti, sosterremmo altri esami per sicurezza ma, sono sicura che  tra un paio di giorni potrai tornare a casa!"
Gli esami furono tutti incredibilmente positivi, medici e infermieri erano fieri dei miei prodigiosi progressi, ben presto, venne il giorno di ritornare alla mia vecchia vita.
 

Il viaggio in macchia fu lunghissimo,interminabile,nessuno diceva nulla
persino June se ne stava in silenzio, limitandosi a stringermi forte la mano, quasi temesse che potessi volare via.
 
 
Tornati a, mio padre mi abbracciò senza dire nulla, mia madre si
accese una sigaretta e se ne andò in cucina, mi staccai dall’abbraccio paterno e me ne andai in camera seguito da June, che mi lasciò solo, dopo che le giurai di non andare da nessuna parte e che non mi sarebbe successo nulla!
Nessuno di noi parlò, nessuno di noi  aveva voglia, non parlammo dell’incidente o di quello che mi era successo dopo, non ne parlammo quella sera, né le successive.











Angolino mio di me
e alla fine ho deciso di cancellare la storia e ripostarla da capo, perché ammetto di averla postata in modo confuso e quindi, niente, non nego che mi è dispiaciuto farlo, ma questa storietta mi ha dato delle soddisfazioni e ho ricevuto dei commenti (non vi ringrazierò mai abbastanza) che mi hanno scaldato il cuore e che ricorderò per sempre *^*
quindi mi sembrava giusto, ora che mi sono decisa a rileggerla ripostarla in modo completo, ok, non mi resta che dirvi, buona lettura ^^

 

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Capitolo 2
*** Secondo capitolo-Emily ***


SECONDO CAPITOLO
 
 
 
Emily
 
 
 
 
 
 
Impotente, ecco come mi sentivo, impotente mentre mio padre andava via di casa quand'ero piccola, impotente mentre la malattia si  portava via mia nonna, impotente mentre perdevo il controllo su tutta la mia vita.
"Tesoro dai non tenermi il broncio vedrai che ti piacerà è un posto
fantastico circondato dal verde e la casa poi è bellissima!" guardai fuori dal finestrino i fattorini avevano caricato anche l'ultimo scatolone e noi potemmo partire.
Iniziò così il viaggio più lungo della mia vita "e poi tu sei un'artista non puoi non amare la natura" sbuffai alzando di più il
volume del mio Ipod "e poi sei minorenne e finché non avrai diciotto anni, decido io per te ragazzina!" "tu proprio non capisci mamma!! Lo sai che non sono una bambina e sai, lo sai che avrei capito!! Volevo solo...che tu me ne parlassi, volevo il tempo per salutare i miei amici volevo... volevo almeno fingere che questa cosa l'avessimo decisa insieme!" "mi dispiace, è vero avrei dovuto parlartene prima, ma non c'era niente di sicuro e lo sai con tua nonna e... è successo tutto così in fretta e poi è sbucato questo posto e…vedrai che staremo bene Emily, andrà tutto bene!"
parlare con mia madre era impossibile, tra le due era sempre stata la più infantile, era lei quella che aveva tentato il suicidio
quando mio padre era andato via, lei che mi aveva abbracciato ed era scoppiata a piangere come una bambina, quando mia nonna era morta, sapevo che le dispiaceva, ma sapevo anche che non capiva di avermi ferito e questo mi faceva stare ancora più male.
Alla fine, mi limitai a sospirare e guardarmi un'ultima volta indietro per salutare la mia amata California .
Prendemmo un aereo e dopo un'ora di volo e quattro d'auto, arrivammo in una cittadina che sembrava deserta, una cittadina che, per intenderci, faceva tanto Heidi mia madre però, non si fermò e quasi vomitai quando imboccò una strada stretta e ripida, dopo
diversi minuti o forse ore raggiungemmo un enorme cancello nero con una scritta in oro "BroneyWood" scendemmo dalla macchina, la neve mi copriva le caviglie, e nemmeno non fosse pieno inverno "Fantastico mamma, davvero un posto con taanto verde vedo!" la guardai di sottecchi ma non rispose al mio sarcasmo "Signore Sullivan?" un uomo grassoccio e basso ci sorrise venendo
venendoci incontro, mentre nella mano destra sventolava un, rumoroso, mazzo di chiavi, mia madre sorrise entusiasta "oh si io sono Peggy Sullivan e lei è mia figlia Emily, lei invece dev'essere Bob?" Bob? chi diavolo era Bob? "si si proprio io, ma risalite in macchina forza vi apro il cancello così potete entrate.
Mia madre mise in moto mentre io la fissavo in attesa "Bob è...è tipo il guardiano della villa ecco" tipo? "che significa lo è o no?" "ecco
lui...non è proprio che guardi la villa...ma diciamo ciò che ci sta intorno ecco..." "tipo il giardiniere quindi?" mia madre rise "Santo celo
no che assurdità, è il guardiano della riserva di BroneyWood!" "cioè in questo posto c'è una riserva?" mia madre fece una smorfia "ecco in realtà, tesoro, la nostra villa è parte della riserva!" "come scusa?!" "ma non devi preoccuparti è una riserva di daini lepri e cose cosi" "ne sei davvero SICURA mamma?" "si certo ora sorridi, scendi e salutalo"
Bob ci fece strada fin dentro casa, mia madre sospirò estasiata "Wou è ancora più grande di quanto immaginassi, non è enorme Emily?" mi guardai intorno e rabbrividì "sì, enorme e gelida, non esistono i riscaldamenti in questa villa?" "oh no signorina qui abbiamo solo un grande camino!" ricambiai il sorriso di Bob con uno sguardo funesto “scherzavo signorina ci sono, solo sono spenti perché è da tanto che non c'è nessuno" mi sforzai di sorridere in modo sincero, infondo lui non centrava nulla "grazie Bob io, ehm ora andrei nella mia camera che si trova?" Bob mi guardò leggermente perplesso "certo signorina, al secondo piano in fondo a destra".
"La scusi Bob, mia figlia deve aver dimenticato le buone maniere in California" ignorai il commento di mia madre e salii nella mia nuova
camera, spalancai la porta e rimasi a bocca aperta, odiavo ammetterlo ma era davvero una bella casa e sicuramente questa stanza era molto più grande della mia vecchia.
Il pavimento era interamente rivestito di parquet, così come il resto della casa, sul muro era stata applicata una carta da parati con decori che riprendeva il paesaggio di BroneyWood, alberi innevati, ruscelli cristallini e animali; il mio nuovo armadio era
enorme, di un viola caldo e con gli ante intarsiate, la luce entrava da una finestra con le tende rosa, a sinistra c’era una piccola scrivania e uno scaffale che avrebbe accolto tutti i miei libri. Al centro della stanza c’era il letto, un letto a due piazze di legno con mille
coperte di varie gradazioni di viola e piccoli cuscini in tinta, non era male, non era male per niente, sperai che Bob si muovesse ad accendere il riscaldamento e poi iniziai a svuotare gli scatoloni (...)

"Ehi hai intenzione di fare notte qua dentro?" alzai pigramente lo sguardo da un vecchio album di disegno e vidi mia madre appoggiata allo stipite della porta che mi guardava da sopra gli enormi occhiali rossi "tu non sai quanta polvere c'era in questa stanza e poi non posso semplicemente prendere le cose dallo scatolone e metterle a posto!" si aggiusto gli occhiali e si tolse un po’ di polvere
dalla canottiera bianca "Be sai tesoro è così che si fa" "no! non io almeno a ogni oggetto è legato un ricordo e non posso certo far finta
di nulla e riposarli senza nemmeno un po’ di accortezza! tu piuttosto che hai fatto in tutto questo tempo?" indicai con la testa la macchia di vernice sui suoi jeans scoloriti "oh be ho dato una rinfrescata un po’ lì e un po’ qui, comunque, pensavo, che ne dici di andare di sotto a preparare la cena?" alzai gli occhi al cielo, mia madre era proprio negata in cucina, capace persino di bruciare un uovo sodo, quello che io sapevo sulla cucina, l’avevo imparato tutto da mia nonna “certo, ci penso io, ma tu non toccare niente!”
Scesi le scale cigolanti ed entrai in quella che aveva tutta l’aria di essere una cucina molto attrezzata, con una grande e spaziosa dispensa, un gigantesco e moderno forno, un microonde e un enorme frigo, un enorme e vuoto frigo costatai aprendolo, sospirai esasperata "Mammaaaa? Tu hai fatto un po’ di spesa, vero??” la sentii borbottare qualcosa su figlie degenere e mille impegni, mentre scendeva le scale "accidenti, me ne sono dimenticata, però sai, Bob ha detto che c'è un supermercato ben fornito proprio giù BroneyWood, non puoi sbagliarti perché è l’unico edificio nelle vicinanze, che ne dici di farci un salto?" farci un salto?  come parlava?  “va bene, dove sono le chiavi?" "no cara sai come la penso niente macchina fino ai.." "si si ai diciotto anni, fantastico sempre più fantastico!" indossai tutto quello che potevo sciarpa, giubbino e guanti, presi la borsa e mi avventurai fuori.
La strada era tutta in discesa, il che, non era affatto positivo, perché la stessa strada era anche tutta ghiacciata e quindi scivolosa, imprecai contro mia madre e iniziai a scendere lentamente, finché non raggiunsi il supermercato.
All’interno regnava un’atmosfera lugubre e apatica, all’entrata c’era un cassiere con i denti storti e pieno di brufoli che continuava a fissarmi con un’aria bastonata, poi scrollò le spalle e tornò ai suoi fumetti. Presi un cestino blu, di quelli in plastica e vagai per gli scaffali in cerca di qualcosa, alla fine comprai del pollo, delle uova, del latte e altri alimenti basilari pagai il commesso che mi sbadigliò rumorosamente in faccia e andai via.
Uscita dal supermercato sospirai mi ritrovai davanti ad un nuovo dilemma, come diavolo
facevo a risalire per la strada congelata e con le busta della spesa?
maledissi nuovamente mia madre e iniziai a camminare concentrata al massimo per non cadere, mi concessi anche il tempo per guardarmi un po’ intorno, la strada era circondata da un fitto bosco innevato con grandi alberi e cespugli, per il resto era il deserto, dopo appena pochi passi iniziai a sentire un rumore, all’inizio lo ignorai e continuai a camminare, ma poi lo sentii di nuovo e mi fermai, spinta dalla curiosità mi avvicinai a un cespuglio, due occhi glaciali erano li e mi fissavano, un naso umido iniziò a muoversi assaggiando l'aria, il pelo color nocciola sembrava morbidissimo anche se bagnato, probabilmente a causa della neve, senza nemmeno
rendermene conto mi avvicinai e tesi una mano, il lupo, perché ero sicura che fosse un lupo e non un cane, la fissò, inclinò la testa e con uno scatto scappò via lasciando solo impronte sulla neve e un odore intenso come quello del muschio(...)

Buttai le buste sul tavolo e urlai con tutta la forza che avevo "MAMMAA!" lei  fece capolino dal fondo del corridoio, gli occhiali nuovamente scesi sul naso la tuta sporca di vernice e i capelli neri legati con una matita "finalmente iniziavo a preoccuparmi!" "oh davvero? E  di cosa mamma? Magari che un daino mi avesse rapita? O magari che un coniglietto volesse derubarmi? oh ehi, si, aspetta forse ci sono, per caso pensavi che un lupo mi avesse mangiato?" si alzò gli occhiali "ma di cosa parli?" "com'è che avevi detto mamma? Ah si, daini, lepri e cose cosi! sai immaginavo che per cose così tu intendessi farfalle e uccellini non certo lupi, lupi mamma, sai quei mammiferi carnivori con zanne e artigli?" "tesoro non è come…" in quel momento dalla porta sbucò il testone pelato di Bob "scusate, ho sentito delle urla tutto bene?" mia madre gli sorrise "Si scusa tu Bob, già che sei qui, potresti a spiegare a mia figlia che nessun lupo la mangerà?" Bob rise "no signorina non deve avere paura" incrociai le braccia al petto come un bambina "Io non ho paura, io AMO gli animali ma immagino ci siano delle precauzioni per i lupi, no?" "non deve preoccuparsi questi lupi non mangiano le persone e per precauzione, c'è una recinzione che passa per tutta a BroneyWood e i lupi non possono certo oltrepassare le recinzioni" mi fece un occhiolino, poi, così com’era arrivato, sparì.
"Ti senti più tranquilla adesso?" sospirai e rientrai in cucina, preparai del pollo in umido che mangiammo in silenzio, finita la cena, tornai nella mia nuova camera, sistemai le ultime cose e mi misi a letto, sospirai ancora cercando di prendere sonno.
 

 
 
 
 
 
 

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Capitolo 3
*** Terzo capitolo-Jacke ***


TERZO CAPITOLO
 
 
 
Jacke
 
 
 
 
Erano passati tre mesi dal mio incidente, due settimane da quando mi
ero risvegliato. I giorni erano tornati pian piano alla normalità, all’inizio erano tutti curiosi, facevano domande ed io non rispondevo, la verità era che non sapevo cosa rispondere. Non ero ancora uscito di casa, ci avevo provato, ma l’idea di quello che mi aspettava uscito mi bloccava ogni volta, così, me ne stavo chiuso nella mia stanza, sul mio letto a fissare il soffitto.
A volte, mio padre entrava senza dire nulla e se ne stava in silenzio a fissarmi per ore, quando non c’era lui, lo faceva mia madre, io mi limitavo a ignorare entrambi.
June era l’unica che non ignoravo, non perdeva occasione per
abbracciarmi e riempirmi di baci o disegni.
 

Andare a scuola era l'ultimo dei miei pensieri, in effetti, non ci avevo
proprio pensato.
 “Jacke è il tuo ultimo anno alla Priston non puoi non saltarlo!”
Fu con queste parole che mia madre si decise a rompere il silenzio di quei giorni riportandomi alla realtà scolastica. “e se chiedono qualcosa, non rispondere o dì che non ti ricordi, vedrai che presto si stancheranno!” Certo, era questa la cosa importante per lei, non era mica sapere come mi sentissi, se stavo bene, o se facessi incubi, no, la cosa importante per lei era che gli altri continuassero a guardarci come la famiglia perfetta, col figlio perfetto e con la testa sulle spalle, non certo come uno di quelli che si mette a camminare sul ghiaccio solo per una stupida scommessa? "certo mamma, preoccupati sempre di
questo, June ti accompagno io domani? “siiiiiiiiiiiiii " June mi
abbraccio con un sorriso enorme... era lei la più felice della
famiglia.(...)

Non so come mi aspettassi dal mio rientro a scuola, forse gente che
nell'ombra m'indicava magati immaginandomi versione ghiacciolo o non so altro,
ma in realtà fu tutto normalissimo, forse anche troppo.
La prima a venirmi incontro con un enorme sorriso sul volto fu Isabel...ah Isabel occhi azzurri, labbra carnose, capelli biondi, fisico da modella, la donna perfetta, c'eravamo frequentati per un periodo, ma tra noi non funzionava, era tanto sexy quanto infantile, i suoi pensieri fissi erano la moda e la popolarità, così c’eravamo lasciati, ripresi, lasciati ancora e via di seguito "Jakiii! non sai
quanto mi sei mancato, oh sei mancato a tutti, ma a me di più! ehi ma guarda che
muscoli che ti sei fatto, che bello che sei!" mi staccai dal suo
abbraccio e dai suoi baci, salutai i miei amici che mi riempirono di
pacche sulle spalle e scompigliate di capelli.
Tutto a un tratto la mia vita era tornata quella di prima e il giorno
dell’incidente mi sembrava lontano anni luce, ero sicuro che niente
sarebbe potuto succedere...mi sbagliavo?
 

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Capitolo 4
*** Quarto capitolo-vari Pov ***


 
QUARTO CAPITOLO
 
 
                                 Emily
 
 
 
Primo giorno di scuola, è normale essere agitati, avere i brividi e sudare freddo no? In fondo ero solo una diciassettenne, l’agitazione e l'ansia
mi scorrevano nel sangue.
Eppure odiavo questo lato di me, ero sicura di non essere la classica
ragazzina urlante agitata per cose così stupide come il primo giorno di scuola,      infondo in California ne avevo viste di tutti i colori! Invece era da, ormai un'ora
che stavo ferma immobile in preda all'agitazione, il problema
principale è che non riuscivo a decidere cosa mettermi, non avevo mai
avuto questo problema prima, perché, nella vecchia scuola, indossavamo la
divisa, ecco il motivo per cui me ne stavo immobile a fissare il mio armadio in attesa di risposte
"Oh armadio, armadio delle mie brame, dimmi tu cosa devo indossare!" mi voltai
furente e vidi mia madre appoggiata alla porta che rideva" non sei per niente divertente e nemmeno d'aiuto!" lei mi fece l'occhiolino "tesoro, si semplicemente te stessa e vedrai che piacerai a tutti, ora muoviti non posso aspettarti in eterno, inoltre non vorrai fare tardi proprio il primo giorno di scuola? " "bè se possedessi una macchina..." non rispose era
già scesa di sotto, sbuffai maledicendomi e maledicendo la nuova scuola,
misi una maglia verde, una delle mie felpe più pesanti, il mio jeans portafortuna e scesi di sotto.
Fuori faceva un freddo notevole e mi strinsi nella mia sciarpa
guardando il paesaggio intorno, neve, neve e ancora neve con altra neve
che cadeva dal cielo m’infilai in macchina e poco dopo mia madre e Bob
comparvero con le chiavi in mano tutti sorridenti ma che avevano da
ridere poi?
 
La scuola non era distante dopo una ventina di minuti eravamo
arrivate  “Guardala, che meraviglia non è stupenda?" mi tolsi le cuffie
e guardai fuori dal finestrino, certo l’edificio era imponente, con una
grande scalinata e un giardino, il tutto ovviamente ricoperto di neve
"Priston High School bè, sembra molto importante non trovi?" "già..."
"allora ti passo a prendere io o...?" la guardai "o cosa credi che abbia intenzioni di farmi quell'enorme salita a piedi o che magari mi metta a chiedere passaggi il primo giorno?" "ok ok chiedevo solo ci vediamo dopo allora, in bocca al lupo!".

Scesi dalla macchina incoraggiandomi mentalmente, subito gli stivali
affondarono nella neve gelida, ma perché c'era così tanta neve? non
esisteva spazzaneve in questo posto? O magari c’era una legge che evitava lo sgombero della neve? Mi avvicinai alle scale guardandole con perplessità
e pregai il dio della neve di non farmi scivolare, arrivata quasi a metà scala, iniziai a rilassarmi e mi concessi il tempo per guardarmi intorno, perlopiù era deserto, ma c’erano alcuni ragazzi, stretti nei loro giubbini, intenti a parlare e a ridere
mi voltai dall’altro lato e fui colpita da un ragazzo in particolare, alto, bruno, pelle olivastra, occhi grigi e quel che sembrava un fisico prestante, rimasi a fissarlo come incantata, in realtà c’era qualcosa che mi turbava, insomma, tutti, me compresa, eravamo ricoperti di giubbini, felpe, guanti e sciarpe e lui, lui sembrava quasi un alieno venuto da un altro mondo, mentre fissava gli altri ragazzi con aria assente e non sembrava provare il minimo freddo, nonostante avesse semplicemente dei jeans attillati, davvero troppo attillati, e una maglietta bianca, di quelle di cotone a maniche corte, talmente leggera che se mi sforzavo, potevo quasi vedere il profilo dei suoi addominali. Ora, le ipotesi erano due, o aveva perso una scommessa e quella era la sua penitenza, oppure era un ragazzo pieno di se, pronto a tutto pur di mostrare il suo fisico prestante.
Distolsi lo sguardo non appena i suoi occhi grigi incontrarono i miei e rossa in viso mi decisi a entrare.


Mia madre aveva ragione, se dall’esterno quel luogo sembrava prestigioso, dall'interno era ancora meglio. L’edificio sembrava essere fatto interamente in mogano pregiato, alle pareti, dipinte di rosso, erano appesi lussuosi quadri e lungo il corridoio facevano mostra preziose sculture, il pavimento era ricoperto da un tappeto rosso di due toni più scuri delle pareti, alla mia destra c’erano alcune aule, mentre alla sinistra una nuova e imponente scala di marmo granito, ero davvero capitata in un posto elegante. Sospirai mentre i
condizionatori iniziavano a fare il loro dovere ed io riacquistavo colore, girandomi vidi quella che doveva essere la segreteria, bussai ed entrai timidamente.

La segreteria era piccola e accogliente con piante sparse per
l'ufficio e altri quadri appesi alle pareti, osservai le quattro scrivanie, vuote, e mi concentrai sull’unica occupata da una persona, una donna sulla quarantina con i
capelli castano chiari raccolti in una morbida treccia e degli enormi
occhiali neri che le coprivano parte del naso, quasi sicuramente rifatto, mi avvicinai un po’ e rimasi a fissarle l'enorme spilla dorata attaccata alla camicetta nera, troppo
aperta "posso aiutarla?" le mani, con lunghe unghie laccate di un rosso vivo
tenevano una rivista di gossip "signorina...posso aiutarla?" sussultai interrompendo il flusso dei miei pensieri "oh si io…io sono Emily, Sullivan ehm...quella nuova" "oh sì la nuova studentessa" chiuse la rivista storcendo la bocca per la scocciatura e spari dietro ad una porta che non avevo notato, dopo un po’ ritornò con numerose cose in mano, rabbrividii al pensiero che erano tutte per me "Bene signorina Sullivan, allora, questa cosa colorata è la piantina della scuola, questo foglio con tutti questi quadretti, è l'orario della settimana e questi sono solo una parte dei suoi libri" mi guardò come se stesse parlando con un
analfabeta e sorrise "benvenuta alla Priston High School" la guardai e
guardai la mole di roba che mi aveva dato, ripetei ancora il gesto "tutto qui? cioè non c'è una specie di comitato di benvenuto che mi guidi fino alla mia classe? sa…nuova studentessa, non so, dove andare..."mi guardò alzando un sopracciglio "è per questo che abbiamo fatto la piantina tesoro" "si, ed è molto bello, ma vede la scritta sei qui? ecco io non so nemmeno dov'è questo qui...non potrebbe almeno alzarsi da quella
sedia abbandonare quella rivista e indicarmi la mia classe?" si guardò
intorno ed io la imitai "e gli altri come fanno?" avrei tanto voluto
prendere la pianta che avevo di fronte e rompergliela in testa, oltre a noi non
c'era nessun altro, non riuscii a ribattere perché i suoi occhi
s'illuminarono "Oh Jackee che tu sia benedetto, avvicinati pure" certo
avvicinati pure Jacke, chiunque tu sia, tanto mica stava parlando con me? Quando il ragazzo
si avvicinò notai che era il tipo che fissavo prima, così mi feci piccola, piccola
sperando che non mi riconoscesse "Estel è un piacere rivederti, sono passato solo a salutarti e a recuperare l'orario…" Estel lo guardò incantata, quasi come se avesse avuto una visione, andiamo, d’accordo si, è un bel ragazzo ma Estel aveva anche
un'età e sembrava volesse violentarlo lì davanti a me, iniziai a
sentirmi sempre più imbarazzata e mi guardai le punte dei miei stivali.
Alla fine Estel sembrò ricordarsi di me "oh a proposito Jacke hai biologia
alla prima ora e quindi passi davanti all'aula della prof Robins perché non
accompagni..." mi fissarono entrambi ed io sbuffai, sapevo che si ricordava il mio nome "Emily..." "giusto perché non accompagni la signorina Emily? è nuova e non sa leggere la pianta" la fulminai con lo sguardo, ovvio che intendevo quello, Jacke fece un ampio
sorriso e annui "seguimi pure Emily" lo feci ignorando Estel che sussurrava
"ecco il tuo comitato di ben venuto!"

Salimmo la grande scala e iniziamo a percorrere un altro, lungo corridoio,
io, intanto, continuavo a fissarmi i piedi minacciandoli di morte se solo si azzardavano a farmi cadere "Ma certo, tu sei la ragazza che mi fissava all'entrata?" come non detto, inciampai e mi ritrovai a terra, insieme ai miei libri,
Jacke si abbassò per aiutarmi senza smettere di sorridere, io ero sempre più rossa
"io...non è che, cioè no, non ti stavo fissando, io...stavo, stavo solo pensando al perché eri senza giubbino, insomma sai sei, voglio dire hai solo questa maglietta che non sembra molto calda e, lo so, non sono affari miei" mi guardò un attimo, indeciso forse se credermi o meno e, sotto il suo sguardo, il mio cuore perse un battito, poi, invece di arrabbiarsi, scoppiò a ridere "ok…quindi la tua era, un’osservazione scientifica?" arrosi ancora
di più maledicendomi in tutti i modi possibili, cercai poi di sviare la domanda “quindi, come fai? A non sentire freddo?” diventò improvvisamente serio “non lo so, forse dopo quello che ho passato, il mio concetto di freddo è, cambiato e…e questa è la tua aula, Emily, è stato un piacere!” “oh, g-grazie” mi restituì alcuni libri e si allontanò, fu subito raggiunto da una ragazza bionda che si voltò per incenerirmi, ripensai alle sue parole, che cosa aveva passato quel meraviglioso ragazzo dagli occhi grigi? Scossi la testa, presi un profondo respiro ed entrai in aula.
 
 
 
                                Jacke
 
 
 
 

"Allora Jakii, cosa facciamo dopo la scuola?" cristo ero appena tornato
e lei già mi assillava" Isabel, le lezioni non sono nemmeno iniziate, non puoi
già pensare a cosa faremo dopo" mi toccò i capelli" lo so, ma sei stato
via così taanto, dobbiamo organizzarci non possiamo rimanere
indietro" tolsi la mano, mi stavo innervosendo più del solito "sai
non sono stato proprio in vacanza e te l'ho già detto, noi due non
stiamo insieme e non staremo insieme!" mi guardò imbronciata poi mi
diede un leggero bacio "ci vediamo a pranzo Jakii" a me scoppiava la testa
mi sentivo esplodere, soffocare, mi prudevano le mani, il collo e iniziava a formicolarmi il fianco, avevo caldo troppo, maledissi i condizionatori, all’improvviso mi
tornò in mente la conversazione di poco fa con la ragazza
nuova, com’è che si chiamava? Ah Emily, non riuscii a non sorridere, era buffo come una perfetta sconosciuta avesse notato qualcosa che gli altri non avevano, o non volevano notare, qualcosa che in effetti era intimamente legata all’incidente, perché era proprio d'allora che non avevo freddo, anzi, avevo costantemente caldo, accompagnato da un forte mal di testa e un assillante fischio nelle orecchie senza contare il continuo senso di nausea che seguiva qualsiasi odore troppo forte. Però gli esami medici non avevano trovato nulla, per il dottore ero sano come un pesce, ma io, io non mi sentivo per niente sano, mi sentivo un animale in gabbia sul punto di esplodere, sentivo che c’era qualcosa che non andava in me, solo che non riuscivo a capire cosa.


 
 
                              
 
                              Emily
 
 
 
 

In aula fui accolta dalla professoressa Roberts, una bella dona con i capelli grigi perfettamente in ordine e una camicetta a pois bianca e nera, dai mille sorrisi dei miei nuovi compagni e da un vassoio pieno di focaccine. Mi presentai brevemente, ricordandomi di sorridere a tutti. Dopodiché iniziò una lunga e noiosa lezione di storia, cui ne seguì una di biologia e una di fisica, arrivai alla pausa pranzo
sfinita e ringraziai mentalmente chiunque avesse avuto l'idea ddelle focaccine
perché avevo dimenticato il mio pranzo a casa.
Raggiunta, non senza difficoltà, la sala pranzo addentai una focaccina, in pochi minuti il tavolo si riempi di ragazzi e ragazze che mi osservavano, manco fossi un'aliena e iniziarono
a riempirmi di domande" da dove viene?" "cos'è che fanno i tuoi?" "come
mai vi siete trasferiti?" ingoiai la focaccina e tentai di rispondere a
tutti, quando, però dissi che abitavo a BroneyWood calò un silenzio tombale, rotto poi da una voce timida e incerta "ma come…non avete paura dei lupi?" a cui poi se ne aggiunse un’altra "già, non sai che i vecchi residenti sono stati sbranati?" li guardai sbalordita "s-sbranati? ma…la recinzione? io…" "ORA BASTA!" dal fondo del tavolo si alzò una ragazza
minuta dai capelli ramati e occhi glaciali, occhi che stranamente mi
sembrarono familiari, tutti si ammutolirono, infine si allontanarono, la ragazza si avvicinò a me sorridendomi "ciao, piacere sono Cristal" io stavo ancora cercando di riprendermi "non pensare a quello che hanno detto, i lupi non possono attraversare la recinzione, inoltre la polizia non crede che siano stati uccisi, non ha trovato tracce di sangue o corpi" il mio cervello iniziò ad elaborare immagini di uomini e lupi, uomini con i fucili e lupi con zanne e artigli, ma non riusciva proprio a pensare a lupi che pulivano la
scena del crimine, così annui, cercando di sorriderle e tornai alle focaccine, disgustata al pensiero del sangue, senza pensarci mi voltai e vidi Jacke circondato da quelli che dovevano essere i suoi amici e dalla ragazza bionda, rimasi a fissarlo ammirando i suoi occhi grigi
e il suo sorriso, sorriso che al momento non sembrava per niente sincero, o almeno non come quello che mi aveva fatto prima, come se potesse sentirmi si girò, cogliendomi per la seconda volta, in un solo giorno, a fissarlo, mi diedi della stupida e invece di fare finta di niente arrosi. Tornai a Cristal che, evidentemente, doveva avermi fatto una domanda perché continuava a guardarmi con aria interrogativa, mi passai una ciocca di capelli dietro l’orecchio "Ehm...come scusa?" "ti ho chiesto se hai scelto un corso?" mi sorrise "un cosa?" "un corso, ti danno dei crediti extra e uno è obbligatorio" "oh tipo sport scolastici cose così?" stavolta rise, come se avessi fatto una grande battuta "no, sono corsi di biologia, scienze musica e fotografia" deglutì biologia? chi è che poteva scegliere liberamente
un corso di biologia? "e uno è…" "obbligatorio!" ok Emily, lei non sembra male, puoi sempre scegliere il suo stesso corso " tu quale frequenti?" mi sorrise ancora e iniziai seriamente a preoccuparmi, quanto sorrideva questa ragazza? "biologia!" oh, fantastico, ed ecco chi poteva scegliere un corso del genere, maledissi la mia poca attinenza allo studio di materie scientifiche e mi buttai sull'unico corso fattibile "credo…credo che sceglierò fotografia!" tentai di sorridere come lei, senza molto successo "è un corso bellissimo, io però sono proprio negata, oggi pomeriggio c'è la prima lezione e lo frequenta anche Jacke...il ragazzo che stavi guardando" ignorai il modo in cui sottolineò che lo stavo guardando, anche perché non lo stavo mica guardando, casualmente il mio sguardo si era posato su di lui "lo conosci?" gonfiò le guance e mi ricordò tanto una bambina “da piccoli giocavamo insieme, è un bravo ragazzo, se elimini l'influenza negativa che ha Isabel, che sarebbe l’arpia bionda, su di lui! Quest'anno sarà difficile per lui, dovrà recuperare il
tempo perso a causa dell'incidente" stavo per chiederle qualcosa di più
ma la campanella suonò interrompendoci, presi il telefono per avvertire mia madre del
corso e tornai in classe.
 
 
 
 
                                 Jacke
 
 
 

Non avevo fame non avevo toccato nulla, ero lì nella sala pranzo mentre i
miei amici ridevano e scherzavano, io continuavo ad annuire mostrando un finto
sorriso, ma dentro, dentro mi sentivo scoppiare, volevo dire loro di
smetterla, di stare zitti, che le loro voci acute m’infastidivano come se
stessero urlando, volevo spegnere tutto, tutti i rumori, tutte le luci
tutti i profumi, volevo solo immergermi in una vasca
gelata…rabbrividì, il solo pensiero del ghiaccio mi eccitava e
terrorizzava al tempo stesso, non stavo bene ed ero stanco di
fingere il contrario, a un tratto sentì due occhi puntati su di me, mi voltai, lei era lì, minuta, fisico asciutto, capelli castani che le arrivavano alle spalle, occhi color miele, Emily, appena notò che l’avevo sorpresa, di nuovo, a fissarmi, arrossì tornando a guardare delle focaccine sul tavolo e finse di prestare attenzione a quello che diceva Cristal, mentre il suo volto si tingeva di rosso, mi ritrovai a paragonarla a Isabel, non aveva niente di quello che fino a poco tempo fa consideravo la mia ragazza ideale, eppure, in lei c’era qualcosa, qualcosa che riusciva a placare i miei mal di testa, le mie nausee e il mio malumore, qualcosa che mi faceva venir voglia di sorridere.
La campanella mi riportò alla realtà, suonando più squillante del solito, facendomi prendere un piccolo infarto, mi ritrovai a fissarla come se volessi mangiarla, poi
mi alzai e tornai in aula ripensando a Emily mentre un sorriso sincero tornava a
illuminarmi il viso.


 
 
                               Emily
 
 

Finite le lezioni il professor Miles fu così gentile da accompagnarmi
all'aula di fotografia, dove mi accolse un tizio alto, magrolino sulla
trentina, anche se portati malissimo, con una lunga barba incolta e dei
capelli neri arruffati, una giacca più grande di due taglie, una camicia
bianca, ma di un bianco tendente al giallino, un golfino nero tutto
rovinato e una cravatta di un rosso sgargiante.
Lui salutò presentandosi come il professor Flyn, ricambiai le
presentazioni e andai a sedermi in fondo all’aula, in tutto eravamo solo
sei, davvero un corso molto seguito, per quel che mi riguardava sapevo tutto della fotografia e lo avevo scelto solo perché obbligatorio.
Il professor Flyn iniziò la lezione mostrando una diapositiva di una
macchina fotografica smontata iniziando a spiegarne tutti i vari pezzi,
presi il mio fidato blocco da disegno e iniziai a
scarabocchiare, a un tratto alzai lo sguardo e vidi Jacke entrare volgendo un cenno del capo al professore, mi nascosi nel mio blocco sperando che mi ignorasse, mi faceva
davvero un brutto effetto quel ragazzo, mi rendeva troppo nervosa.
Mi superò e tirai un sospiro di sollievo, però poi tornò indietro e, senza chiedermi nulla, si accomodò accanto a me.
"Allora Emily, com'è andato il primo giorno di scuola?" ignorai il suo
sguardo su di me e, continuando a fissare il blocco, indicai il
professore intento a spiegare le meraviglie dell'esposimetro, Jacke mi
tirò via il blocco dalle mani, mentre lo fissavo contrariata iniziò a sfogliarlo
senza guardarmi, la testa appoggiata sulla mano destra "non devi preoccuparti di lui, quando entra nel suo mondo ignora tutto il resto" in effetti il professore non si fermò nemmeno quando qualcuno gli chiese di andare in bagno. Iniziai a giocare con i miei
capelli, ecco, ero nervosa tutta colpa sua "carino questo, l'hai fatto dalla
recinzione?" guardai il disegno a cui si riferiva, un lupo stilizzato che
avevo fatto parecchio tempo prima "la recinzione della riserva
dici?" tornò a fissare il disegno "si abiti a BroneyWood no? li c'è un posto bellissimo per
guardare i lupi" lo guardai stupita avevo visto solo neve da quando ero li, lui mi guardò con i suoi occhi profondi e mi sorrise "va bene domani ti ci porto" il mio cuore sussultò "c-come? Io, no, voglio dire, non ci conosciamo nemmeno, per quel che ne so potresti essere un
serial-killer!" oh dio, l’avevo davvero detto? evidentemente si perché lui mi guardava
perplesso, un sopracciglio alzato "fidati Emily, non lo sono...allora
domani dopo scuola è deciso!" deciso? chi l'aveva deciso? non riuscì a
controbattere, non riuscì a dire niente, rimanemmo in silenzio per il resto della lezione, finché Jacke si alzò e mi salutò, regalandomi l’ennesimo sorriso.
Mi ritrovai all’uscita, mentre la mia mente iniziava a pensare a quello che era successo, mi sentivo confusa, e con il cuore in pappa, fissai l’orologio, mia madre era in ritardo, mi venne in mente che probabilmente, anzi sicuramente, si era dimenticata di me? Iniziai a valutare l’idea di risalire a piedi, poi, per fortuna, arrivò Bob, lo fissai accigliata, lui abbassò il finestrino “sua madre mi ha chiamato” senti la rabbia crescere sempre di più, mia madre l'aveva chiamato per dire che faceva
tardi, mia madre aveva chiamato Bob per avvertirlo del ritardo e non
me.
Arrivata a casa mangiai una cosa in fretta e mi buttai sul letto sprofondando nel
sonno, domani sarebbe stata una nuova, lunga giornata.

Il mattino seguente fu, se possibile, ancora più gelido del primo, mi rannicchiai sotto
il piumone, non avevo dormito bene e l'idea di alzarmi e affrontare il
grande freddo non mi entusiasmava molto, sentii dei rumori provenire
della cucina, evidentemente mia madre stava tentando
di preparare la colazione per farsi perdonare, chissà quali
disastri stava combinando, spinsi la faccia nel cuscino e urlai, mi decisi ad alzarmi, buttai
via il piumone battendo i denti e mi buttai sotto
l'acqua calda, finalmente il mio cervello non pensava più al freddo, la
prima cosa a cui pensai furono gli occhi di Jacke e il suo sorriso
arrosi guardandomi intorno come se potesse esserci qualcun altro in quella
doccia, pensai alla nostra ‘uscita’ se così si poteva chiamare, e mi prese il panico, cosa dovevo mettermi? urlai di nuovo per la frustrazione, mi odiavo, da quando ero
cosi? maledetto Jacke, uscii dalla doccia per niente rilassata, fulminai
il mio armadio e alla fine presi le prime cose che trovai jeans, felpa
calda e convers.
Scesi in cucina dove mia madre era concentrata su dei pancake "tutto
bene? ti stai dedicando al canto oggi?" ignorai la sua battuta e presi
un pancake...bruciato da un lato e crudo dall'altro, sospirai esasperata
"com'è andato il corso ieri?" davvero? davvero pensava di
passarla liscia "Ah molto bene e a te? a proposito dove diavolo sei
stata? lo sai che hanno inventato un certo aggeggio elettronico
chiamato cellulare? ma certo che lo sai perché è proprio con quello che
hai chiamato Bob, BOB! non ti è saltato in mente che forse era meglio
chiamare me?!" mi guardò con due occhi da cerbiatto "mi dispiace...continuo a sbagliare non è così?" perché non poteva essere una madre normale come tutte? cercai di cambiare argomento "allora mi accompagni tu?" lei sorrise "bè sai, ho chiesto al frigo ma si è
rifiutato!!" "ah, fortuna che una di noi due ha ancora voglia di scherzare…e per tua fortuna non dovrai venirmi a prendere, ho, ehm, un impegno!"

Salimmo in macchina e feci un respiro profondo...dovevo calmarmi assolutamente.

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Capitolo 5
*** Quinto capitolo-Daphne ***


QUINTO CAPITOLO
 
 
                                Daphne
 
 
 
Dovevo calmarmi, dovevo respirare e calmarmi, era a questo che continuavo
a pensare mentre correvo con i miei due beta a fianco. Continuavamo a
correre veloci come nessuno, senza voltarci, con le zampe possenti che
scalfivano la neve e la nostra calda pelliccia a proteggerci dal freddo.
Cercavo di trasmettere tutta la calma che potevo ai miei beta, non
dovevano agitarsi, dovevano solo correre, gli umani non
dovevano vederci col ragazzo, non dovevano vederci affatto, avrebbero
preso i fucili, loro impugnano sempre i fucili.
Cosa diavolo mi era saltato in mente? Mordere quell'umano? certo, probabilmente, anzi sicuramente gli avevo salvato la vita, ma davvero non avevo imparato niente? Avevo fatto un casino, un colossale casino e per giunta era già la seconda volta da quando ero
Alpha! Ringhia contro me stessa mentre i miei beta rallentavano, ormai
eravamo lontani, feci un sonoro sbuffo, scrollai le spalle e cambiai pelle, mi aspettava
una bella strigliata.
"Come accidenti ti è venuto in mente? mordere quel ragazzino? te ne
rendi almeno conto?" mi girai accigliata alla mia destra "smettila
Kevin sarebbero morto lo sai!!" lui non abbassò lo sguardo continuando a
guardarmi con quegli occhi glaciali che tanto avevo amato "noi non facciamo
così, non andiamo in giro a mordere la gente solo perché rischia di
morire... " ringhiai con tutta la mia forza, come osava parlarmi con quel tono saccente?     anche con questa pelle continuavo a essere il suo Alpha, maledizione un po’ di rispetto! "non preoccuparti Kev, so benissimo cosa facciamo e cosa no, comunque, ormai
è fatta, conosco il suo odore, lo troverò, aspetterò che si trasformi e lo porterò al branco, si unirà a noi vedrai!" i suo occhi glaciali non smettevano di fissarmi "lo spero davvero, sarà meglio per tutti...e per l'amor del cielo Daphne, fa che non finisca come l'ultima volta!" certo, ancora che mi rinfacciava quel maledettissimo errore, avrebbe mai smesso? Mi voltai non volevo che vedesse le mie lacrime, mi ringhiai contro ancora una volta, scrollai le spalle e cambiando nuovamente pelle, ricominciai a correre, lasciando i miei beta indietro a guardarmi preoccupati per ciò che sarebbe potuto
accadere.

Adoravo essere un lupo, le zampe possenti e veloci, i sensi sviluppati
la sensazione di essere invincibile, era un dono, un dono speciale che
non andava sprecato, avevo commesso degli errori in passato, mordere Mike era stato il più grande, se solo avessi saputo cosa sarebbe successo non l'avrei mai…mai
morso! era stato un errore enorme, uno sbaglio che aveva minato la fiducia del
branco dividendolo, Kevin e Louis erano rimasti con me, ma il resto del branco
non mi aveva perdonato e non l'avrebbe certo fatto ora che avevo morso
un altro umano, ma io avevo imparato dal mio errore, davvero, e non volevo morderlo, non volevo farlo davvero, ma poi l'avevo visto, Jacke, l'avevo visto camminare sul ghiaccio e
scivolare sempre più giù, ero corsa a tirarlo via sperando che bastasse, sperando che non fosse necessario altro, ma l'ho visto mentre diventava sempre più blu, ho sentito il suo cuore rallentare e i polmoni cedere, ho aspettato fino all'ultimo, ripetendomi che non era
una buona idea e mentre lo facevo lo guardavo, guardavo la sua anima ed è stato in quel momento che l’ho visto, il lupo, il lupo che era sempre stato destinato a essere.
 
 

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Capitolo 6
*** Sesto capitolo-vari Pov ***


 
SESTO CAPITOLO
 
 
 
                                 Jacke
 
 
 
Mi risvegliai completamente sudato, avevo sognato per l'ennesima volta
quegli occhi verdi che mi osservavano, pronti a leggermi dentro, avevo sognato ancora di essere avvolto dal ghiaccio.
Mi alzai dal letto, che mi sembrava un forno e vidi June avvolta nel
piumone che mi guardava con occhi spaventati, doveva avermi sentito
urlare, mi alzai e andai ad abbracciarla "Ehi topino tutto bene?" annui "perché urlavi?" le sorrisi tentando di rassicurarla "ho solo fatto un brutto sogno tutto qui "guardò per un attimo il pupazzo che teneva stretto tra le mani "se vuoi, ti lascio mister Tinkols, lui combatte contro i brutti sogni!" la abbracciai forte e lei fece una smorfia "sei caldo
Jacke...forse hai la febbre vero?" annui, sapevo di non avere la febbre l'avevo misurata almeno mille volte" sì, sicuramente è così ora torna a dormire topino va bene?" mi diede un forte bacio e lasciandomi mister Tinkols se ne andò.
Scesi in cucina per bere qualcosa "non dormi Jacke?" mia madre mi
fissava con l'aria stanca e una sigaretta tra le mani "non sto bene, oggi niente scuola" "Jacke…" "non.sto.bene!" mi sforzai di non urlare, di non prendere e rompere tutto ciò che trovavo davanti “,vuoi che chiami il medico?" sorrisi nervoso "no…è solo febbre...vado a
dormire e starò meglio." Presi il cartone del latte e tornai di sopra, ero stanco, stanco e
accaldato, mi spogliai, mi rimisi a letto pensando che avrei dovuto dare
buca a Emily, si sarebbe arrabbiata...chiusi gli occhi e subito lo sguardo del lupo
mi ritornò in mente.

 
                                Emily
 

Rimasi in ansia per tutta la giornata, cercando per i corridoi gli
occhi grigi di Jacke senza mai trovarli, cominciai a innervosirmi... forse
mi aveva dato buca, entrai in sala pranzo e continuai a cercarlo ma non
c'era, sì, mi aveva sicuramente dato buca.
"Tutto bene?" Cristal mi guardava preoccupata "s-si io, vado in classe
non ho fame ci vediamo dopo ok?" ma in fondo era meglio così no? Si insomma
io non volevo nemmeno andarci no? aaah che stupida, se solo pensavo a
tutta la scenata di stamattina…ridicola, ridicola e stupida ecco
cos'ero e lui era un'idiota, poteva almeno avvertirmi, perché nessuno
aveva la stupida abitudine di avvertire le persone? fissai la porta del
bagno e per un attimo pensai di sbatterci violentemente la testa
contro, così giusto per darmi una lezione! Alla fine accantonai l'idea e
tornai in aula senza prestare attenzione alle lezioni.

  

                              
                             Jacke
 

Vagavo per casa come un fantasma, June era andata a scuola, i miei a
lavoro, avevo ricevuto quindici chiamate da Isabel... quindici... decisi
di spegnere il telefono.
Guardai l'orologio a forma di gatto nel corridoio le 14.30, ripensai ad
Emily e feci un enorme respiro, indeciso ecco come mi sentivo, andare o non andare? ripensai a quand'era arrossita nell’aula di fotografia...al diavolo! Iniziai a vestirmi
maledicendo quello stupido senso del pudore che ci obbligava a
indossare vestiti, caldi e soffocanti vestiti, sbuffai, presi le chiavi e
chiusi la porta...volevo, anzi no, dovevo vederla.
 



 
                           Emily
 
 

Ero uscita in ritardo, cercando inutilmente di chiamare mia madre per
farmi venire a prendere, era davvero incredibile, la ramanzina non le
era bastata evidentemente. Tentai anche di chiamare Cristal per elemosinare un passaggio ma era uscita un'ora prima, stupido, stupido Jacke come avrei fatto ora? Iniziai
a camminare maledicendolo e sbuffando, il parcheggio era deserto, tutti erano andati via, tutti tranne il proprietario di una Volkswagen nera lucente con i finestrini abbassati, pensai a chi potesse appartenere e mi venne in mente Jacke, poi scossi la testa ricordandomi che quello stupido di Jacke non era venuto!
Continuai a camminare avvicinandomi alla macchina e mi bloccai di
colpo, era davvero di Jacke, se ne stava seduto e dormiva, stupido, stupidissimo, ma era davvero bello, anche mentre dormiva, mi avvicinai ancora mentre, la rabbia svaniva lasciando il posto a un altro sentimento che non sapevo definire...
"Buongiorno Emily!" feci un salto arrossendo di colpo, ma non stava dormendo? "come
facevi a sapere che ero io?" si girò aprendo gli occhi e sorridendo "il tuo odore" ripresi a respirare normalmente "uso un profumo uguale a quello di altre cento ragazze qua dentro!" il suo sorriso diventò più largo, aprì la portiera e si avvicinò a me "no, ho detto, il tuo odore, non il tuo profumo" mi morsi un labbro "mi stai dicendo che puzzo?" quasi si piegò in due dalle risate "no, non è questo...non...non so come spiegarlo, tu... odori di cannella e zenzero" smise di guardarmi e iniziò a esaminarsi le scarpe con uno sguardo colpevole, come se mi avesse appena confessato di aver investito un gattino          "oh… quindi...non mi stai dicendo che puzzo, ma che sei una specie di serial killer ossessionato dai profumi e che mi ucciderai perché odoro di zenzero e...." tornò a
guardarmi sorridendo "cannella!" ricambia il sorriso mentre il mio cuore
faceva le capriole, mi ricordai la rabbia di poco prima, mi girai e
iniziai a camminare "dove stai andando? sbaglio o avevamo un appuntamento?" mi voltai puntandogli un dito contro "non era per niente un appuntamento! e poi non sei venuto a scuola... e pensavo che... " "ricordo chiaramente, di aver detto dopo scuola e mi sembra di essere qui, quindi qual è il problema?" sbuffai cercando un modo per controbattere, in effetti, aveva ragione "sì, ma non lo sapevo, per quello che ne sapevo io, potevi anche non venire e darmi buca, insomma sarebbe stato carino, avvertire non mi piace non sapere le
cose e non potevo sapere che venivi e" si avvicinò di nuovo sorridendo "è un modo californiano per chiedermi il numero di telefono?" tutto ciò che di me poteva arrossire lo fece "n-no io dicevo solo che…" scosse la testa divertito "possiamo ricominciare da capo e salire in macchina?" lo guardai perplessa mentre mi apriva la portiera invitandomi a entrare "buongiorno Emily, allora com'è andata la giornata? " ripresi a respirare imponendomi di calmarmi ed entrai in macchina.

Quella macchina non era solo bella, ma era anche dannatamente accogliente, Jacke iniziò a guidare senza più dire niente "macchina da ricchi" provai a punzecchiarlo "figlio perfetto"
mi rispose lui, mi voltai per guardarlo meglio "quindi saresti un figlio perfetto?" "cosi dicono in giro" "e come mai, un figlio perfetto, ha un sacco di cose da recuperare
quest'anno?" si rabbuiò "beh il figlio perfetto, si è messo a giocare sul ghiaccio ed è quasi morto" mi fece un sorriso triste e tornò a guardare la strada davanti a se, io quasi smisi di respirare immaginandomelo, freddo…e immobile...quindi era questo che aveva passato? "Emily tutto bene?" "s-si…scusa io non volevo..." guardai fuori dal finestrino, avevamo iniziato la lunga salita che portava alla riserva" è tutto ok...cambiamo argomento" invece
di proseguire dritto girò a sinistra e mi ricordai il motivo per cui eravamo lì "quindi ti piacciono i lupi?" tornò a ridere ed io mi sentii meglio "io...ehm…non so se sia giusto dire così…ma se ti sto portando dove ti sto portando è perché a te, piacciono i lupi!" lo guardai
perplessa "e chi lo avrebbe detto?" fermò la macchina per potermi guardare meglio "tu…insomma…il disegno?" sorrisi "che era solo un disegno insomma mi piacciono ma non credevo che..." "allora perché hai accettato?" alzai gli occhi al cielo "io non ho mai accettato, in realtà hai fatto tutto tu" “mmh vuoi tornare indietro?" gli sorrisi "no…sono
curiosa andiamo..." "va bene".
Ripresi a guardare fuori, poi decisi di punzecchiarlo ancora un po’ "allora, a te non
piacciono i lupi?" "non ho detto questo...è...complicato...loro, io, loro sono affascinanti" "beh si sono lupi, belli e potenti!" sorrisi più che potevo e Jacke ricambiò,
girò ancora una volta a sinistra e dopo, un paio di minuti si fermò.
 
 
 
 
                                    Jacke
 
 

Non capivo bene perché ma con lei, era diverso, da quando ero tornato
dall'incidente mi sembrava di non sopportare nessuno, nessuno tranne lei.
Con lei…stavo bene, non era finzione, mi sentivo davvero bene, anche quando le avevo parlato dell'incidente mi era sembrata la cosa più naturale del mondo, lei non mi aveva giudicato, non mi aveva assillato con stupide domande di circostanza, aveva ascoltato e aveva taciuto e poi aveva cambiato argomento, parlando dei lupi, certo non
poteva sapere quanto i lupi centrassero con il mio incidente, non era colpa sua...mi
aveva chiesto se mi piacevano i lupi e io non sapevo cosa
risponderle, insomma non potevo mica dirle che ero ossessionato da loro
e che cercavo quegli occhi verdi in ogni lupo che vedevo? mi avrebbe
considerato un pazzo, più di quanto forse non mi considerasse già.
Scendemmo dall'auto ed Emily affondò i piedi nella neve emettendo un
piccolo urlo, sorrisi e le andai vicino tendendole una mano, il suo
odore mi entrò dentro nei polmoni, era davvero particolare e
buono, sorrisi di nuovo, per la seconda volta mi aveva dato del serial killer     "Wau…questo posto è davvero, davvero…bianco!" risi di gusto, non riuscivo a trattenermi, mi metteva di buon umore, poi la girai dal lato giusto "è li che dovresti guardare..."rimase in silenzio guardando i lupi a pochi passi da noi, separati solo dalla
recinzione "quindi, questo è tipo il club del lupo? voglio dire, tutti i
lupi si riuniscono qui?" "si…una specie, insomma se escludi me nessuno
viene mai qui è un posto tranquillo, soprattutto per i cuccioli" ne
indicai che giocavano tra loro e sorrise tirando fuori l'album da disegno che avevo visto il giorno prima e iniziando a fare uno schizzo dei due cuccioli, rimasi un attimo a guardarli giocare mentre la madre riposava "quindi...ti piace?" "scherzi? io credevo che
questo posto fosse solo neve e invece guarda qui...guardali…sono così fantastici!" "si lo sono davvero" continuò il suo disegno rimanendo in silenzio, rimasi a osservarla, alcuni capelli erano scappati alla stretta coda che si era fatta e le scivolavano morbidi di lato, avrei voluto scioglierla, era molto più bella con i capelli sciolti, ogni tanto li richiamava
all'ordine spostandoli dietro alle orecchie ma, quelli imperterriti
tornavano a sfiorarle il viso, a un tratto si fermò e guardò con sguardo preoccupato i lupi oltre la recinzione" tu lo sai?" la guardai aspettando che aggiungesse altro "si insomma…quello che è successo a BroneyWood" "ti riferisci ai vecchi inquilini vero?" "si, cioè a scuola raccontano storie...be un po’ inquietanti" le sorrisi tentando di
rassicurarla "immagino ti abbiano detto che sono stati i lupi?" lei annui senza dire niente e tornando a calcare per l'ennesima volta la zampa di un cucciolo "è un'assurdità...alla gente piace fantasticare!" quindi tu non ci credi?" alcuni lupi in lontananza iniziarono ad inscenare una lotta ed io ebbi lo strano impulso di unirmi a loro...mi concentrai su
Emily e l'impulso svanì "no, insomma, ma tu ce li vedi i lupi che puliscono la scena del crimine e nascondono prove? si sono intelligenti ma questo è un po’ troppo non credi? senza contare la recinzione, che solo una persona potrebbe aprire o scavalcare!" iniziò a
guardarmi senza dire nulla e di colpo arrossi, che non stesse pensando più
ai lupi? feci un leggero colpo di tosse e tornò in se "ehm, ma allora, cos'è successo?" "non saprei forse sono semplicemente andati
via, anche se..." "anche se?" ispirai...l'odore dei lupi era così forte e pungente, cosi familiare "qualche settimana dopo la loro scomparsa, hanno rivisto, nei pressi di BroneyWood, il figlio maggiore della coppia, qual era il suo nome? ah si Mike, hanno provato a chiamarlo ma lui è sparito nei boschi...il punto è che se si fossero trasferiti
avrebbero portato con se anche il figlio no?" mi guardò perplessa "quindi credi che li abbiano uccisi? oh…aspetta tu credi che, lui, li abbia uccisi?" "altrimenti che motivo aveva per scappare?" tornò a guardare il disegno e lo finì in silenzio.
Intanto il sole era quasi sparito e lei doveva avere freddo perché iniziò a tremare leggermente "forse è meglio tornare a casa inizia a fare freddo" mi guardò sorridendo e
alzò un sopracciglio "freddo? tu sempre senza giubbino!" avvicinai la mia bocca al suo orecchio "ma io lo faccio solo perché cosi tu possa guardarmi meglio!" le sorrisi e lei arrosi, salì in macchina mentre lei rimaneva ferma, le feci cenno di
entrare in macchina e lei obbedì.
"A proposito di freddo, questa macchina non ha il riscaldamento?" misi in moto "certo che c'è l ha" rabbrividii il riscaldamento, già così stavo morendo di caldo, sperai che non insistesse, invece iniziò a battere i denti, alzai gli occhi al cielo e accesi il maledetto
riscaldamento "contenta ora?" "molto grazie!" sorrise, aveva davvero un bellissimo sorriso.


Iniziammo la lunga discesa mentre il cielo diventava sempre più blu e
alcune stelle iniziavano a fare capolino "quasi dimenticavo, perché hai saltato la scuola?" "non stavo bene" "oh...ma poi sei venuto lo stesso?" le sorrisi "poi stavo meglio!" pensai a mia madre, accidenti, mi avrebbe riempito di domande, Emily mi distolse dai
miei pensieri perché iniziò a giocare con lo stereo, passando senza
dare alle canzoni nemmeno il tempo di iniziare, mi rilassai stavo, benissimo, avrei voluto che quella giornata non finisse mai.

 
                               Emily
 

Avrei voluto che quella giornata non finisse mai, chissà se lo pensava
anche lui, probabilmente no, ma era cosi bello stare insieme, cosi
rilassante mi sembrava di non avere pensieri, riuscivo a essere me stessa come se lo
conoscessi da sempre.
Mi piaceva ascoltarlo, parlare con lui e avevo
l'impressione che anche lui stesse bene, insomma dopotutto era venuto
no? poteva darmi buca invece no era lì ad aspettarmi, sorrisi ripensando
ai suoi occhi su di me mentre disegnavo, non avevo alzato i miei quasi
per paura di rompere quella specie di magia, io lui e i lupi.
Immersa nei miei pensieri non parlai per tutto il viaggio e quando
Jacke si fermò, me ne pentii subito "be siamo arrivati Emily!" "si, si bè
grazie è stata, una bella giornata… ci vediamo domani a scuola" gli
sorrisi e subito mi sentii avvampare, accidenti a me "domani niente
scuola Emily" oh…era vero, ma io volevo rivederlo, stare con lui, anche
in silenzio, ma stare con lui" rimasi immobile con la mano sulla maniglia "che ne dici se ti passo a prendere e facciamo un giro?" sorrisi e mi morsi un labbro, non volevo che pensasse che mi agitavo per così poco" beh…si perché no, cioè se non hai niente
da fare!" stavolta fu lui a sorridermi e posò i suoi occhi grigi nei
miei "Buonanotte Emily a domani!" scesi dall'auto col cuore
impazzito, entrai in casa e ignorando mia madre, salì in camera non
riuscivo a smettere di sorridere e volevo evitare mille stupide
domande, mi buttai sul letto e ripensando ai suoi occhi mi
addormentai...buonanotte Jacke...

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Capitolo 7
*** Settimo capitolo-Daphne ***


SETTIMO CAPITOLO
 
 
                               Daphne
 

Finalmente ero riuscita a trovarlo, non sembrava che si fosse già
trasformato, ma il suo odore, quello si era mutato.
Dovevo pensare a un piano e procedere con cautela, stavolta doveva
filare tutto liscio, così ero rimasta appollaiata sull'albero che stava di fronte alla
finestra della sua camera e mi limitavo, per il momento, ad osservarlo.
L'osservavo mentre dormiva e notai che quasi sempre, nel sonno si agitava, ero
preoccupata, avrebbe già dovuto trasformarsi, il suo corpo era
pronto, nella notte i muscoli si estendevano, il cuore batteva più forte,
il respiro accelerava, i denti tentavano di allungarsi provocandogli
dolore, così come gli artigli e lui urlava e si contorceva, poi, il tempo
di un battito di ciglia e tutto tornava normale.
Non capivo, non era mai successo prima, era come se ci fosse qualcosa
che lo bloccava...ma cosa?
Le notti passavano tutte uguali, lui era sempre sul punto di
trasformarsi e il più delle volte si risvegliava e rimaneva seduto
immobile.
Quel giorno si era svegliato, si era alzato ed era sparito per
un po’ al piano di sotto, poi era ritornato a letto.
Si era alzato solo verso le 14.00 e aveva cominciato a girovagare per casa con aria assente,  aveva guardato un orrendo orologio di porcellana a forma di gatto, le 14.30 sbadigliai e
intanto lui si era vestito, aveva preso delle chiavi da una ciotola colorata ed era uscito…finalmente un po’ di vita, scesi dall'albero e iniziai a
seguirlo.
 Si fermò nel parcheggio della scuola, un brivido mi attraversò
la schiena, cosa ci faceva lì a quell’ ora? Chiuse gli occhi e fu un
attimo, il suo respiro accelerò, il cuore batteva più forte, i canini
spingevano per sorgere e poi...poi una ragazza anonima si avvicinò
alla macchina, Jacke ispirò il suo odore a pieni polmoni e tutto tornò
normale...fantastico...non era qualcosa...ma qualcuno!!
Non sapevo ancora come o perché, ma era lei a bloccare la
trasformazione, annusai l'aria cercando di percepire qualcosa di strano
in lei ma niente, odorava di buono, di zenzero e cannella feci un
respiro profondo e decisi di seguirli.
Quasi subito mi maledissi, non avevo le scarpe adatte per inseguire una
Volkswagen nella neve, scrollai le spalle e mutai forma, zampe possenti
e sensi acuti, quella era la forma giusta per un inseguimento.
Lui la portò in un posto aperto con moltissimi lupi, divisi solo da una
recinzione...e lo sentii senti l'ansia, l'eccitazione e la
preoccupazione di Jacke davanti a tutti quei lupi, la ragazza invece non
batté ciglio, mi confusi tra gli altri lupi e iniziai…bè, a origliare,
quasi il mio cuore si bloccò quando iniziarono a parlare di Mike,
ispirai forte e mi calmai non sapevano nulla, non potevano sapere, ma
Jacke c'era andato incredibilmente vicino.
Continuai ad osservarli mentre dei lupi intorno a me iniziarono a
giocare ad un tratto i miei muscoli si tesero, sentivo degli occhi
puntati su di me, mi ero distratta e non mi ero accorta di lei, la
riconobbi dall'odore, muschio e anice, mi girai ed eccoli lì, due occhi
glaciali che mi osservavano con disprezzo…feci un ringhio di
avviso, non ero lì per quello, non avevo nessuna intenzione di litigare
con lei, evidentemente lei si, perché rispose al mio ringhio, che
illusa, l'avrei buttata a terra in un secondo, non feci in tempo a
girarmi che mi fu addosso, i suoi artigli nei miei fianchi e i denti
che cercavano la mia giugulare, ringhiai più forte scrollandomela di
dosso e fu allora che lo sentii, l'istinto...l'istinto di Jacke che
gli diceva di agire e di aiutare il suo Alpha sorrisi soddisfatta, ma fu
un attimo, così come era comparso quell'istinto sparì, maledetta
ragazza, intanto la mia avversaria, stava tentando
di mordermi le zampe per farmi cadere a terra, che stupida la morsi appena
sopra la spalla facendola uggiolare di dolore mentre il suo manto
color nocciola iniziava a sporcarsi di sangue e terra.
Si rimise in piedi continuando a squadrarmi e a mostrare le
gengive…davvero? davvero credeva di intimidirmi? mi avvicinai a lei con
la stessa lentezza con cui un predatore si avvicina alla sua
preda, ringhiai forte lei provò ad attaccarmi ancora, era davvero
testarda, puntò di nuovo alla gola e la fermai con le zampe spingendola
a terra col muso premuto sulla neve, feci scoccare le mie fauci a un
centimetro dalla sua gola, uggiolò arrendendosi, allora la lasciai
rialzare, mi guardò per un attimo e mi fece segno di seguirla, mi
girai, Jacke e la ragazza non c'erano più, così acconsentii.
Mi portò in un vecchio capanno e dandomi la schiena ritornò umana
mentre i capelli ramati le ricadevano sulle spalle sfiorandole il
morso che le avevo inflitto poco prima, ghignai non le sarebbe guarito
subito, si rivestì mettendosi un vecchio maglione arancione e un
jeans, si infilò degli stivali neri e mentre si legava i capelli si
girò verso di me, mi guardò stupendosi che fossi ancora avvolta dal mio
morbido manto bianco, mi indicò dei vestiti poggiati su una
sedia, io mi avvicinai gli diedi un'occhiata veloce e tornai umana, i
graffi che mi aveva fatto erano già completamente guariti, indossai un
vestito di lana a quadri verde che si intonava con i miei occhi e
delle calze pesanti, mi passai una mano tra i capelli biondi e mi
girai "che cazzo ci fai qui?!" la guardai senza riuscire a trattenere
una risata "tu cosa ci fai qui!" i suoi occhi azzurri, leggermente più
scuri di quelli da lupo, si ridussero a due fessure "ti ricordo che
questa è casa mia Daphne...sei tu che mi devi delle spiegazioni!" non
riuscii a trattenere un ringhio "io.non.ti.devo.niente!" feci per uscire,
mi ero già stancata di quella situazione "perché seguivi Jacke?" alzai
gli occhi al celo, ovviamente lei conosceva anche Jacke, poi sorrisi "e
tu… Cristal perché lo stavi seguendo?" sospirò "è diverso...il suo
odore, da quando è tornato è diverso e poi...è come se…" "come se
stesse per trasformarsi da un momento all'altro?" "già, ma perché l'hai
fatto? pensavo che dopo Mike" ringhiai più forte che potevo e la sbattei
con forza contro il muro "tutto...tutto quello che è successo con Mike è
successo per colpa tua!" si liberò dalla mia presa "colpa mia?! Mike era
un bravo ragazzo, noi due stavamo insieme, eravamo felici prima che
arrivassi tu...TU hai rovinato tutto io ho solo cercato di
salvarlo!!" continuò a guardarmi con occhi furenti, avevamo
ragione, entrambe avevamo ragione, ma nessuna delle due l'avrebbe
ammesso, sospirai tentando di calmarmi "lo hai più visto?" si sistemò la maglia
"dall'ultima volta che ha tentato di uccidermi dici? No, mi dispiace non so dove
sia!” Abbassai lo sguardo osservando il tappeto imbrattato di terra, ne
tolsi un po’ con la punta dello stivale "sarebbe morto, Jacke…stava
morendo" Cristal mi guardò e si toccò una ciocca di capelli "...cos'hai
intenzione di fare ora? con lui" chiusi gli occhi non dovevo essere
lì, perché tutto quello che facevo mi riportava lì? per quanto ancora
dovevo essere punita? "aspetterò che si trasformi e lo porterò con
me" rise "tu davvero credi che lui verrà con te? davvero?" "gli ho salvato
la vita!" "ah quindi vuoi obbligarlo?" mi avvicinai a lei "non posso
lasciarlo qui!" "lo hai visto, intendo con lei, lui non la lascerà, lo
senti anche tu come cambia quando sta con lei" imprecai "chi è quella
ragazzina?" "si chiama Emily, è nuova, si sta innamorando e lui
ricambia e no, non la lascerà, ti ritroverai con un pugno di
mosche" aveva un'aria così soddisfatta "l'amore...basta mostrare un bel
corpo e un uomo dimentica il significato di questa parola...è già
successo con Mike, tornerà a succedere con lui!" ringhiò "è
diverso, puoi dire che Mike aveva il suo stesso odore? no lui non è mai
stato innamorato di me, non come lo amavo io e nonostante questo io mi sono opposta a te ed ero solo un essere umano, cosa pensi farà lui? "girai la faccia, non avevo avuto
problemi a sedurre Mike, a portarlo dalla mia parte, potevo fare lo stesso con Jacke
imprecai ancora, quella ragazzina era un problema, un vero problema si stavano innamorando e lei riusciva a bloccare la trasformazione, dovevo sbarazzarmi di lei, aprì
la porta "cosa vuoi fare?" Cristal mi bloccò ancora "farò quello che
devo…in un modo o nell'altro Jacke sarà mio!" affondò gli artigli nel
mio braccio e quando mi girai i suoi occhi erano quelli del lupo "non torcerai
un capello a Emily e non porterai via Jacke!" mi staccai e le ringhiai
ordinandole di farsi da parte, non ero il suo Alpha, non totalmente
almeno, ma avevo comunque un certo potere su di lei e non poté
disubbidirmi.
Apri la porta e corsi via...avrei avuto Jacke, lui era la mia occasione,
la mia redenzione e se avrei dovuto uccidere quella Emily o fare a
pezzi Cristal, poco importava avrei avuto Jacke...avrei avuto
finalmente la mia redenzione!
 
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Ottavo capitolo- ***


 
 
 
 
OTTAVO CAPITOLO
 
                                 Emily
 

Mi risvegliai con il sorriso sulle labbra, per la prima volta, da quando
ero lì, il mio primo pensiero non era solo il freddo. Mi stiracchiai nel letto continuando
ad avere un espressione da ebete, poi decisi di alzarmi e scendere in
cucina dove trovai mia madre intenta a litigare con la macchinetta del
caffè, scossi la testa senza smettere di sorridere, la spinsi via e riuscii a chiuderla  con estrema facilità. Iniziai a preparare la colazione per entrambe, mentre continuavo a pensare al giorno prima "siamo di buon umore oggi eh?" alzai lo sguardo tornando sulla
terra "cos hai detto?" mia madre si infilò una giacca grigia e si sedette al tavolo fissando il piatto in attesa della colazione "niente…sai pensavo, che potremmo approfittarne oggi e fare un giro per il paese...cosa ne dici?" versai il caffè bollente in due tazze gialle con dei fiori verdi, che non ricordavo dove mia madre avesse preso "in realtà...cioè mi piacerebbe certo, ma, ho già un impegno..." cercai di evitare il suo sguardo non volevo parlare di
Jacke con lei, non ancora almeno "mmm capisco, lo stesso impegno che avevi ieri?" le misi
un pancake nel piatto e della pancetta "forse" "ooooooh" alzai gli occhi al cielo "no, non iniziare niente ooh!" "è un ragazzo vero? oddio si è un ragazzo stai arrossendo…e lo vedi due volte di fila!" sbuffai e spinsi via il mio piatto, mi si era chiuso lo stomaco "smettila!" "e
com'è insomma è carino, oh è CARINO!!" "non ho intenzione di parlarne...e comunque siamo solo amici...e no mamma non ho intenzione di presentartelo!" mi guardò con un'espressione sconsolata mentre risalivo le scale per andare nella mia stanza.
Feci un respiro profondo e iniziai a guardarmi allo specchio, sbuffai e poi indossai un jeans, degli stivaletti caldi viola e un maglione a righe, recuperai sciarpa e giubbino e
riscesi le scale.
Quasi urlai vedendo mia madre intenta a spiare dalla finestra "MAMMA!!" si girò con gli occhi spalancati "quella, macchina, è il tuo...amico?" alzai un sopracciglio e buttai le chiavi nella borsa "bè, immagino sarebbe più giusto dire che il proprietario della
macchina è mio amico" "ma…ma...ma quindi è un figaccione?! e tu non
vuoi presentarmelo?" sbuffai esasperata "ciao mamma, addio mamma!" apri la
porta e vidi Jacke appoggiato alla macchina che mi guardava, subito
ricominciai a sorridere, come una vera idiota, lo avevo quasi raggiunto quando, mia madre iniziò a urlare "ciao figaccione! fate i bravi" o mio dio, aveva davvero detto figaccione? evitai di guardarlo ed entrai in macchina "hai detto a tua madre che sono un figaccione?" "NO!" si stava trattenendo dal ridere "oh, quindi non pensi che lo sia?" "s-si…cioè, no, voglio dire" "forse, dovrei prendere in considerazione l'idea di uscire con tua madre" lo guardai male "ok ok, scherzavo, cambiamo argomento" iniziai a mordicchiarmi nervosamente un labbro"...quindi, dov'è che andiamo?" diventò tutto serio "in realtà sai
pensavo di portarti giù al lago, farti a pezzi e buttarti in acqua" lo guardai, indecisa se prenderlo sul serio o meno, infondo c'era qualcosa in lui che mi inquietava, poi scoppiò a ridere "scusa, è che non mi hai ancora dato del serial killer, iniziavo a preoccuparmi!" sorrisi
scuotendo la testa e gli diedi un colpetto sulla spalla "stupido! Allora, dove andiamo?" "direi…dove ci porta la macchina!" prima che potessi rispondere il mio sto stomaco brontolò in modo imbarazzante e Jacke mi guardò "oppure, dove ci porta il tuo stomaco" gli sorrisi iniziando a giocare con i miei capelli.

Scendemmo giù per BroneyWood ed ebbi come la strana sensazione che un lupo ci stesse seguendo, scossi la testa a quell'assurda idea e mi accorsi che
avevamo oltrepassato la scuola. Continuammo dritto, poi dopo un paio di
minuti svoltammo a destra e arrivammo davanti a un grazioso edificio
marrone con all’esterno piante e fiori finti, l interno ricordava quelle
trattorie antiche, quadri rappresentanti del cibo erano appesi alle pareti e i tavoli erano in legno massiccio, ci venne incontro una ragazza dai capelli rossi e gli occhi azzurri, con un
vestitino verde che lasciava ben poco all'immaginazione. Ci guardò e iniziò a
sorridere in modo ammiccante a Jacke, ci invitò ad accomodarci a un tavolo vicino ad una piccola finestra luminosa, la guardai andare via in modo ancheggiante e Jacke mi sorrise "non stiamo ancora insieme e sei già gelosa?" ancora? arrosi e feci finta di non
aver sentito nascondendo la mia faccia nel menù "allora cosa posso fare per voi?" la cameriera ammiccante apparve dal nulla, oh immaginavo cosa volesse fare con Jacke e di certo non aveva niente a che fare con il cibo, lui continuò a sorridere, non so se per la mia faccia, o per ricambiare la cameriere "per me il solito, grazie!" "ottimo!" scrisse l'ordine di Jacke quasi slogandosi la mascella, mi toccò tossire per far notare che c'ero
anche io, infatti se ne stava andando, si girò verso di me con un finto
sorriso stampato sul volto, mentre Jacke, tratteneva a stento le risate "cosa le porto?" la
guardai con una faccia tra lo schifato e l'assassino, poi il mio stomaco protestò "Waffle e un succo d'arancia...grazie..." "arrivano subito” lanciò un ultimo sguardo a Jacke e sparì nella cucina, non era una questione di gelosia, era proprio irritante lei e poi, santo celo hai un
lavoro? fallo bene invece di fare la gatta morta con i tuoi clienti, scossi la testa "il solito, quindi vieni spesso qui?" Jacke alzò lo sguardo fino a raggiungere i miei occhi "in realtà, non più così spesso, prima quando la mia famiglia era ancora normale, venivamo spesso, si" mi guardai intorno "bè, è un posto carino, se escludi alcune cose" tornò a sorridere "io trovo
che Laura, faccia parte delle cose carine di questo posto" mi guardò cercando di provocarmi, ma non accolsi la sua sfida e cambiai argomento "allora, la tua non è una famiglia normale?" "è un po’, incasinata mettiamola cosi" alzai le spalle "almeno tu hai una famiglia" mi guardò dolcemente "almeno tua madre è simpatica" feci una smorfia "certo…molto, se non ci vivi insieme, per diciassette, lunghi, anni" "siete sempre state sole?" "no, prima c'era mia nonna con noi, poi…poi è morta" Laura sbucò nuovamente dal nulla, facendomi sobbalzare, porse dolcemente il vassoio a Jacke e quasi mi lanciò contro il mio, guardai l'aranciata oscillare pericolosamente e valutai seriamente l'idea di saltarle alla gola, mi sforzai di placare i miei istinti omicidi e mi concentrai su Jacke o meglio, sulla quantità di cibo nel piatto, lui mi guardò perplesso "tu, ne vuoi un po’ ?" "no grazie!" fissai
il mio waffle, certo, non era il piatto più leggero del mondo, ma lui aveva tre pancake ricoperti da sciroppo d'acero e burro d'arachidi e un milkshake alla vaniglia con doppio caramello gigante "ma dove metti tutta quella roba? insomma lo metabolizzi trasformandolo in muscoli?" mi guardò fermando la forchetta a mezz’aria, accidenti, quindi non l’avevo solo pensato, l’avevo davvero detto? misi in bocca un pezzo enorme di waffle sperando che non dicesse nulla, lui si limitò a sorridere e a scuotere la testa, poi iniziò a
mangiare "e tuo padre?" bevvi del succo per non affogarmi e deglutii "lui, è andato via…quando ero piccola, ha semplicemente deciso che una ventenne era molto meglio di sua moglie e sua figlia" non avevo mai parlato di mio padre, infondo era tutto lì non c'era molto da dire "e lei, l'hai mai vista?" scossi la testa addentando un
altro pezzo di waffle, mentre Jacke sorseggiava il suo milkshake "…hai mai avuto animali domestici?" rischiai nuovamente di affogarmi "non sapevo che questo era un esci e vedi a quante domande riesci a rispondere prima di affogarti!" mi sorrise mantenendo il suo milkshake come se fosse pronto a scappare da un momento all'altro "io, cerco solo di
conoscerti meglio" mi guardò con quello sguardo adorabile, bevvi l'ultimo sorso di succo e partii a razzo "ook, allora no, non ho mai avuto animali, mia madre è allergica al pelo, al pelo di non so cosa non l'ha mai specificato, il mio compleanno è a dicembre, il 22, quindi
quasi tutti mi fanno un solo regalo che vale anche per natale, che cosa fregatura, mmm, ah da piccola ho avuto tutte le malattie di questo mondo, mia madre, bè, lei non crede nei vaccini, c’è di buono che ora mi è praticamente impossibile ammalarmi! mmm…mia nonna mi ha trasmesso la passione per la cucina e mi ha insegnato tutto quello che so al riguardo, la fotografia invece mi piace perché....sembra tutto così eterno in
foto così bello, si, si può dire che amo, la fotografia…ah mi piacerebbe avere una macchina, ma il motto di mia madre è ‘non fino ai diciotto anni!’ si, una macchina e un cavallo! o solo una macchina...o solo un cavallo, e, non sono abituata a questo freddo
cosi, insomma, così freddo davvero, non so come facciate voi...ma, devo ammettere che sto rivalutando questo posto, insomma ha il suo perché dopotutto" Jacke era rimasto ad
ascoltarmi per tutto il tempo in silenzio, a volte scuoteva la testa, altre sorrideva.
"Forse ho parlato troppo, a volte lo faccio" "no, mi piace!" intanto il
suo piatto era vuoto, guardai il mio ancora a metà e mi affrettai a finirlo.
Uscimmo, seguiti dallo sguardo afflitto di Laura e ci infilammo in macchina, accesi il riscaldamento, senza alzarlo troppo, avevo capito che Jacke non lo sopportava e mi girai sorridente verso di lui "ora tocca a te, anche io voglio conoscerti meglio!"
 
 
 
 
                                  Jacke
 
 
“Va bene, ma non pensare che inizierò a fare un monologo lungo come il tuo!” mi sorrise e iniziò a torturarsi una ciocca di capelli  “chiaro, allora, la ragazza bionda, a scuola, cosa c’è tra voi?” “mmmh, niente” “e lei lo sa?” “si, sono stato abbastanza chiaro con lei, siamo stati insieme, un po’ di tempo fa, ma, storia vecchia” “capisco, a quanto pare fai innamorare di te tutte le ragazze?” sorrisi “non lo so, dimmelo tu, faccio innamorare di me tutte le ragazze?” arrossì, togliendo una macchia che non c’era dai pantaloni, passarono alcuni minuti e non disse più nulla “ti è già passata la voglia di conoscermi?” si guardò i piedi “no, è che non so, se, avrai voglia di rispondere” fermai la macchina vicino all'entrata del parco “tu chiedi, se non mi va di rispondere passiamo alla prossima domanda!” le sorrisi guardandola negli occhi che, al sole erano leggermente più chiari “mmm...io...mi chiedevo...sai, il tuo...bè, il tuo incidente, si, cos'è successo?” rimasi a guardarla per alcuni minuti “ok, sai, non devi rispondere, si davvero io, cambiamo domanda bene, hai sorelle o fratelli? O, entrambi?” scesi dalla macchina e lei mi imitò, sospirai “ero in vacanza con i miei genitori e alcuni amici” cercò di interrompermi “davvero, io non lo voglio più sapere” le presi la mano, una leggera scossa mi percorse il corpo al contatto con la sua mano gelida, la guidai fino ad una panchina poco distante “stavamo facendo un'escursione, c'era questo tizio…la nostra guida, che parlava delle meraviglie del lago e di quanto pericoloso fosse in quel periodo a causa del ghiaccio instabile, io e alcuni ragazzi iniziammo a parlare e a prenderci in giro, poi, qualcuno disse che sarebbe stato figo fare una scommessa e vedere chi riusciva a camminare sul lago ghiacciato, il mio amico si rifiutò io invece pensai che non era poi un idea tanto cattiva, così ci organizzammo, dandoci appuntamento per il pomeriggio, quando i nostri genitori e la guida erano impegnati in un'altra escursione.
Così, mi inventai una scusa con i miei e raggiunsi i ragazzi al lago all'ora decisa, io, iniziai a camminare sul lago, raggiungendo quasi il centro, poi iniziarono a chiamarmi e a dirmi di tornare indietro che poteva bastare, così mi girai e feci due passi…e… il ghiaccio intorno a me iniziò a creparsi, i ragazzi urlarono e corsero via, in cerca d'aiuto e...e io iniziai ad affondare” avevo tirato fuori tutto, per la prima volta dal mio incidente, avevo tirato fuori tutto quello che avevo dentro, ed Emily, lei, mi guardava senza dire niente, ma non aveva uno sguardo accusatore, come a dire be sei stato uno stupido e hai avuto quello che meriti, no, lei semplicemente era rimasta lì ad ascoltarmi e a guardarmi come nessuno aveva saputo fare, così decisi di dirle davvero tutto “e...e poi ci sono stati i lupi, insomma, non so chi ma, qualcuno mi ha tirato fuori per poi scomparire subito dopo e sono apparsi i lupi, erano tre e mi fissavano, probabilmente pensavano che sarei stato una buona cena, poi...non lo so, sono svenuto, credo e mi sono risvegliato in ospedale...e si, ho una sorella e si chiama June” tentai di sdrammatizzare il tutto e mi grattai la testa,mi sentivo davvero meglio, lei intanto aveva iniziato a guardare alcune anatre che stavano litigando per un pezzo di pane “è per questo che vai a vedere i lupi? ti chiedi, perché non ti hanno...” “si...io credo, non lo so, è come se ci mancasse un tassello e in qualche modo l'avessero loro, so che non ha senso ma...” “no, io credo che c'è l'abbia un senso, credo, sia normale farsi domande dopo una cosa del genere” mi guardò sorridendomi dolcemente “June, lei è più piccola o più grande?” non le risposi, l'abbracciai, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Rimanemmo così, stretti in quell'abbraccio per alcuni minuti, quando iniziò a nevicare, tornammo in macchina ed Emily iniziò a soffiarsi le mani per riscaldarle “più piccola” mi guardò con aria interrogativa “mia sorella è più piccola” “oh, si certo!” misi in moto dirigendomi verso l'uscita “torniamo a casa ora?” la guardai “vuoi tornare a casa ora?” abbassò gli occhi e scosse la testa “andiamo in un posto allora!” si illuminò “cioè dove?” “..lo vedrai!”
 
 
 
 
                            
 
                             Emily
 
 
Per il resto del tragitto nessuno di noi due disse niente, Jacke era concentrato a guidare, io mi stavo perdendo nei miei pensieri, pensavo a quello che era successo al parco, al fatto che si fosse confidato con me, che mi avesse abbracciato, come se fosse la cosa più naturale del mondo, così, mentre la mia mente divagava e fantasticava pensando a cosa eravamo in quel momento, lui fermò la macchina in un grande parcheggio rotondo, cercai quindi di tornare sul pianeta terra “dove siamo?” non mi rispose, mi prese la mano, provocandomi una leggera scossa come prima al parco e iniziò a guidarmi lungo un corridoio stretto, con le pareti rosse accese e il tappeto consumato “quindi eri serio? insomma sul fatto dell'uccidermi, eri serio? perché questo, davvero sembra un luogo molto lugubre, ideale per un omicidio direi” mi fermai di colpo e lui si avvicinò a me soffocando una risata tra i miei capelli “ti piacerà” “oh, l'essere fatta a brandelli da te? Si, non ho dubbi guarda, anzi non vedo l'ora” “cammina!” stavo ancora difendendo la mia tesi, quando si fermò e mi bloccai di colpo, lo guardai e guardai la stanza che avevo di fronte, rifacendo lo stesso gesto più volte “tu...io...e...que-” mi guardò, seriamente preoccupato per la mia sanità mentale “se avessi saputo che questo posto ti faceva quest'effetto, non ti ci avrei portato, o ti ci avrei portato prima, dipende dai punti di vista” non gli prestai troppo ascolto, ero troppo meravigliata e intenta a osservare le centinaia di foto appese  “una mostra, è una mostra...tu mi hai portato a una mostra di fotografia?!” “si, hai detto, che ti piace insomma...” gli diedi un bacio sulla guancia presa dall'euforia e iniziai a saltellare  per le due grandi stanze piene di foto con Jacke al seguito.
“ok...possiamo anche andare ora” gli dissi dopo un bel po', con un enorme sorriso “sicura? no perché credo che dieci giri siano pochi, insomma, magari ti è sfuggita qualche foto?” “ah, ah spiritoso!” stavolta fui io a prendergli la mano e a trascinarlo via.
Fuori aveva smesso di nevicare e il sole bianco splendeva più del solito, lo stomaco di Jacke iniziò a brontolare e dopo un po’ si unì anche il mio, ci guardammo ridendo “direi di andare a mangiare qualcosa” disse e io lo guardai ripensando alla nostra colazione, iniziò a sorridere, capendo quello che stavo pensando “sai, pensavo di tornare dove siamo stati stamattina, fanno una carne alla griglia fantastica” gli lanciai un'occhiataccia ripensando a misscamerierammicanteLaura “ma, penso che un panino al chiosco possa andare bene” gli sorrisi soddisfatta e annuì.
Il chiosco di cui parlava in realtà, non era molto distante dal parcheggio della mostra, infatti dopo un paio di minuti arrivammo, il tizio del chiosco era un uomo con dei baffi grigi e una pancia tonda, iniziò a squadrarci con fare indagatore, ricambiai il suo sguardo alzando un sopracciglio e notando le macchie di salsa sulla maglia, Jacke mi diede un colpetto “oh...mmm per me hamburger con doppio formaggio e patatine a parte” tentai di sorridergli mentre lui mi guardava con sufficienza “per me invece, doppio hamburger e insalata...”il tizio ricambiò il nostro sorriso mostrando un dente d'argento, lo salutammo e tornammo in macchina trattenendoci dal ridergli in faccia.
Afferrai il mio panino e guardandolo intensamente, doppio formaggio, mi sarei sporcata, o avrei sporcato la macchina, matematico, ma cosa mi era saltato in mente? guardai Jacke, il suo panino era leggermente più grande del mio, ma l'addentò senza troppa difficoltà guardandomi come a chiedere cosa avessi, io scossi la testa e tornai al panino, scelsi un lato da mordere e pregai il dio dei panini di non farmi fare danni poi iniziai a mangiare.
Finito i panini Jacke ricominciò a guidare, io inizia a bere la mia coca in modo molto rumoroso, ottenendo svariate occhiatacce da parte di Jacke.
Arrivammo rapidamente, troppo per i miei gusti, davanti casa mia e spense il motore iniziai a pensare a qualcosa da dirgli, insomma era stata una bella giornata, avrei voluto che non finisse mai, lui iniziò a guardarmi “bè…”non so cosa mi prese “…direi che...”non credevo di esserne capace, si, insomma non era proprio da me “…è stata una bella giornata no? Em-“ non lo lasciai finire, gli buttai le braccia al collo e lo baciai, aprii la portiera e mi precipitai dentro casa. 
 
 
 
                              Jacke
 
 
Me ne tornai a casa, domandandomi perché fosse scappata via senza darmi il tempo di fare nulla, respirai profondamente ed aprii la porta di casa.
Ad accogliermi venne subito June, mentre mio padre si limitò a un cenno del capo tornando poi a guardarsi la partita.
“Si può sapere dove sei stato?” mia madre non mi guardò nemmeno, rimase seduta senza scomporsi più di tanto, continuando a sfogliare un'enorme rivista “buonasera anche a te!” “non fare lo stupido e rispondi!” sbuffai “saranno anche affari miei no?” sbatté con forza la rivista sul tavolo “no Jacke, non sono affari tuoi finché continui a vivere in questa casa e vuoi sapere il perché?! perché l'ultima volta che erano affari tuoi, ti abbiamo ritrovato mezzo morto, quindi non dirmi che sono affari tuoi!” feci per andarmene, non avevo voglia di stare lì a sprecare fiato “non osare andare via mentre ti sto parlando, lo sai almeno quello che abbiamo passato a causa tua?!” sentì la testa sul punto di scoppiare “VOI?!e tu lo sai, lo sai cosa ho provato io? come mi sentivo io? o pensi che solo perché sono stato un coglione non importi? Sai, hai la minima idea cosa pensavo io? eh sai cos'ho pensato fino a un paio di giorni fa? che sarebbe stato meglio se fossi annegato, sarebbe stato meglio se quei dannati lupi mi avessero sbranato, sarebbe stato meglio se fossi morto! E vuoi sapere perché? Perché, così non avrei dovuto darti spiegazioni, non avrei dovuto guardare la tua faccia e sentirmi inutile e disprezzato dalla donna che più di tutti dovrebbe amarmi, troppo concentrata a pensare a quel che cazzo crede la gente per accorgersi di me!” mi arrivò un sonoro ceffone e lasciai la stanza, le parole mi erano uscite via come lava infuocata e non ero riuscito a fermarle, se mi sentivo meglio? no anzi, mi sentivo come investito da un camion, così mi buttai a letto, iniziai a ripensare ad Emily, alle sue labbra che delicate si poggiavano sulle mie e chiusi gli occhi, sperando di dimenticare l'ultima, disastrosa parte di quella giornata perfetta.
 
 
 
                           Emily
 
Stupida, stupida, stupida e stupidi ormoni, si, stupida io e stupidi ormoni! Ma cosa mi era saltato in mente? si va bene non avevo ucciso nessuno, ok lo avevo solo baciato e questo voglio dire, andava anche bene, ma perché ero scappata? avrà pensato che ero una baciatrice-scappatrice compulsiva.
Rimasi a riflettere sulla mia stupida stupidità per alcuni minuti, rimanendo sotto le lenzuola con la faccia spiaccicata sul cuscino, alla fine decisi di alzarmi e scendere in cucina, mia madre era ancora in vestaglia e sfogliava un grosso giornale, mi fece un grande sorriso “buongiorno tesoro” l’ignorai e andai alla ricerca del caffè “come mai ancora in pigiama oggi?” niente caffè, così passai alla ricerca di piccoli viveri cioccolattosi e mi illuminai trovando la nutella “si, bè pensavo di rimanere così oggi” mi guardò quasi scioccata “ma come? non esci con il tuo amico?” “no” “ma, ma, ma non c'è due senza tre...è la regola!” la guardai, bloccandomi mentre tentavo disperatamente di aprire quel maledetto barattolo “cosa sarebbe questa regola? comunque no, si vede che sono l'eccezione alla regola!” sorrisi vittoriosa, quando il barattolo si decise ad aprirsi, “non è che lui, sai, non è che ha...” “o dio no…mamma smettila no, semplicemente non, ci siamo organizzati!” “e perché?” perché tua figlia non gli ha dato nemmeno il tempo di mandarla a quel paese, figurati se ci organizzavamo, iniziai ad arrossire e a salvarmi fu il campanello “oh sicuramente sarà Bob, doveva portarmi delle carte...vai” alzai un sopracciglio mentre affondavo il dito nella nutella “cosa? vai tu” “no Emily, io sono in pigiama, vai tu” la guardai e mi guardai “bè anche io, un pigiama con gli orsacchiotti felici mamma...” “ma andiamo è Bob, non un tizio figo a caso!” “be non voglio che nemmeno Bob mi veda, è imbarazzante e se va a parlarne con qualcuno?!”mi guardò e mi sequestrò il barattolo, alzai gli occhi al cielo “va bene, vado!” mi recai alla porta borbottando tra me e me e aprii aspettandomi di vedere il faccione sorridente di Bob e per poco, davvero per poco, non urlai, non era Bob, ma Jacke che mi fissava con un mezzo sorriso spento, senza pensare e con il cervello in fumo, gli chiusi la porta in faccia.
“Hai appena chiuso la porta in faccia a Bob?” mia madre si avvicinò lentamente, “n-non era Bob” “sei sicura che non era Bob?” alzai gli occhi al celo “che vuol dire se sono sicura? ci vedo ancora, quello non è Bob!!” “ma allora chi è?” la guardai negli occhi e quasi urlò “o, mio, dio è figaccione vero??”iniziò a fare piccoli saltelli sul posto “ma fallo entrare! ma perché gli hai chiuso la porta in faccia? spostati apro io!” “mamma ”mi spinse via mi nascosi dietro la porta.
“Ciaoo io sono la mamma di Emily è un veero piacere!” gli sorrise in modo radioso, un po' troppo radioso “ehm, salve io, dovrei parlare con Emily” mia madre mi guardò e io inizia a scuotere la testa e a inviarle segnali di fumo, doveva dirgli che non c'ero, certo, come se prima non mi avesse visto, lei alzò un sopracciglio “s-si, ehm...lei...è...in bagno, è corsa via in bagno e ora...”non finì la frase e gli chiuse la porta in faccia “in bagno mamma davvero?” “cosa c'è di male sei un essere umano, gli esseri umani vanno in bagno” “si, ma ora probabilmente penserà che mi è venuto un attacco di colite fulminante!” “be è stata la prima cosa che mi è venuta in mente va bene?” mi misi una mano in faccia “e poi perché gli hai chiuso la porta in faccia?!” “i-io ero sotto pressione, con te che mi facevi segni strani, ora cosa facciamo tesoro?” “ok, ok...respiriamo...e, ora, tu vai a vestirti e io lo faccio entrare...nono aspetta, io vado a vestirmi e tu lo fai entrare si, e per favore mamma, non, imbarazzarlo ok?” corsi su per le scale, mentre mia madre apriva la porta a Jacke per la terza volta in pochi minuti.
Mi precipitai nella stanza e presi le prime cose che trovai, un maglione blu, un jeans anche se un po' rovinato e corsi fuori, infilandomi le scarpe tra un gradino e l'altro, sbucai nel salone col fiatone mentre mia madre e Jacke erano seduti comodamente sul divano e ridevano, o meglio mia madre rideva, Jacke era seduto con la mano destra poggiata sulle gambe fasciate da un pantalone, stretto, troppo stretto nero mentre con l'altra stringeva una tazzina di caffè fumante, l'osservai per un momento accorgendomi che c'era qualcosa che non andava, scossi la testa alla vista dello sguardo di mia madre che indugiava un po' troppo sui muscoli che si intravedevano dalla maglietta grigia, mi morsi un labbro avvampando leggermente e mi avvicinai “ehi” mia madre sobbalzò, quasi come se avessi urlato e rovesciò del caffè sulla poltrona, Jacke invece si alzò e si avvicinò baciandomi sulla guancia “ciao” lo guardai negli occhi, continuava a sembrarmi strano “io, avevo bisogno di parlarti” lo disse come se si stesse giustificando per qualcosa “si, vieni” gli presi la mano e salimmo le scale fino ad arrivare nella mia stanza, solo quando entrammo mi ricordai che non avevo avuto il tempo di riordinare ma ormai era tardi, Jacke si era già accomodato sulla sedia della scrivania e facendo un mezzo sorriso indicò il pigiama “già, io...mmm, è l'unico pigiama pesante che avevo e così…”smisi di parlare, lo vidi sfogliare un quaderno con lo sguardo spento “Jacke?” mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla spalla, si mosse appena senza guardarmi, poi si alzò “mi spiace, io non dovevo venire così all'improvviso” fece per andarsene ma lo bloccai prendendogli la mano calda, si girò e iniziò a guardarmi con lo sguardo che hanno i cuccioli quando fanno qualche marachella, mi avvicinai e lo abbracciai, mi sembrava che in quel momento avesse bisogno di quello.
Lo feci sedere sul letto, rimanendo abbracciati e iniziai ad accarezzargli i capelli, mia nonna faceva sempre così quando ero triste e io mi sentivo subito meglio, dopo un po' ispirò lentamente sul mio collo “scusa” mi guardò come se avessi detto una parolaccia “perché mi stai chiedendo scusa Emily?” abbassai gli occhi “per, averti baciato ieri, insomma per averti baciato ed essere scappata” aprì leggermente la bocca, come per obbiettare, poi la chiuse e sorrise, questa volta sinceramente, mi prese il viso tra le mani, mi guardò negli occhi e poi mi baciò, un bacio diverso da quello della sera prima, più intenso, più umido, con più passione, si separò lentamente e mi sussurrò sorridendo “ora dovrei scappare” gli diedi un colpetto sulla spalla e lo ribaciai.
Rimanemmo un po' distesi sul letto, le mani intrecciate “se…hai voglia di parlarne” puntò i suoi occhi grigi nei miei “di cosa?” “del vero motivo per cui sei venuto qui” gli accarezzai una guancia ruvida a causa della barbetta che stava ricrescendo “ho, litigato con mia madre è complicato” rimasi in silenzio aspettando che continuasse, ma non lo fece “la mia non smetteva di fissarti prima” “già, è molto simpatica e carina” gli diedi un buffetto dietro al collo e lui mi baciò “ora che ci penso, sbaglio o mi avete chiuso per due volte la porta in faccia?” seppellì la faccia nella sua spalla “ehm, ero…imbarazzata” “per ieri?” “già”iniziò a passarmi una mano tra i capelli “e tua madre? Che io ricordi, lei non mi ha baciato per poi scappare via” lo colpii ancora “lei, era agitata e quando è agitata non connette e si comporta come una bambina” “le ho detto delle cose orribili, insomma…le pensavo ma, non avrei dovuto dirle non in quel modo, io” mi alzai guardandolo “eri arrabbiato?” annui “succede, sai quando si è arrabbiati, si dicono cose cui poi ci si pente, sono sicura che anche tua madre lo sa”mi guardò per un momento “come fai?” “come faccio a fare cosa?” “a rendere tutto così chiaro, così semplice...è come se, mi leggessi dentro” “be, è molto semplice, vedi, non te l ho detto prima, ma sono un supereroe e la mia missione e salvarti” mi tirò una ciocca di capelli “ero serio!” gli feci l'occhiolino “anche io!”.
“Siete nudi? vi prego ditemi che non siete nudi” mia madre entrò, coprendosi gli occhi con una mano, noi ci alzammo dal letto “no mamma, non siamo nudi!” sorrise, più a Jacke che a me “io sto uscendo ho delle commissioni da fare...voi fate i bravi chiaro? bene vi saluto, mi raccomando, Jacke è stato un piacere conoscerti e sappi che per me rimarrai sempre mister figaccione!” scossi la testa mentre lei andò via continuando a sorridere, Jacke mi si avvicinò “sarò sempre mister figaccione” gli feci la linguaccia “comunque...hai fame?” sorrise e iniziò a baciarmi spingendomi contro il muro “si, io intendevo fame di cibo...”sorrise ancora attaccato alle mie labbra e annui.
Scendemmo in cucina e iniziai a preparare le uova con pancetta e toast, ci sedemmo sul divano e iniziammo a guardare la televisione tra una chiacchiera e un bacio.
Nel pomeriggio si voltò verso l'orologio e sospirò “devo andare, mia madre sta per tornare e io, non voglio litigare ancora tu, non hai paura vero?” mi alzai “di stare da sola nella casa in cui sono morte delle persone? naa” lo abbracciai accompagnandolo alla porta, ci baciammo ancora, fino a rimanere senza fiato “ci vediamo domani, a scuola?” annui e lo salutai mentre saliva in macchina e andava via.
Tornai al divano e quasi mi bloccai sentendo un ululato spaventoso, tornai alla porta e la chiusi a chiave “come se i lupi sapessero scassinare le porte, oh fantastico, ora parlo da sola” feci un enorme sospiro, alzai il volume della tv e iniziai a cucinare per mia madre, ignorando il latrato lamentoso che continuavo a sentire.

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Capitolo 9
*** Nono capitolo-vari Pov ***


NONO  CAPITOLO
 
 
 
 
                                  Daphne
 
 
Tardi, mi ero persa in chiacchiere e ora era troppo tardi, quei due idioti si erano lasciati andare, non avevo bisogno di vederli, mi bastava sentire il cuore di lei battere all'impazzata e quello di lui armonizzarsi al suo in modo così...umano, ululai frustrata appena lui se ne andò lasciandola sola, le avrei staccato la testa, feci un respiro più profondo,no, Daphne, andiamo, lavoro pulito ricordi? staccarle la testa non avrebbe portato a nulla, lui ormai si era innamorato, sarebbe impazzito e probabilmente avrebbe cercato di uccidermi...no, dopotutto staccarle la testa non era una buona idea..
Rimasi a riflettere per un po',mentre la neve ricominciava a scendere, sorrisi, dovevo solo rimanere calma e accelerare il mio piano.
Mi alzai dal mio nascondiglio e iniziai a correre verso il capanno dove mi aveva portato Cristal l'altro giorno.,
Per fortuna non c'era nessuno, ma la porta, non era chiusa a chiave, così entrai e iniziai a frugare tra il mucchio di vestiti portati da Cristal, quella ragazza non aveva poi un gusto così malvagio.
Decisi di indossare una maglia di lana sottile, con un ampia scollatura, una gonna che faceva risaltare le mie forme e degli stivali, certo un abbigliamento non molto consono all'inverno, ma infondo il freddo non era un mio problema!
Sorrisi tra me e me e pensare che stavo per staccarle la testa, questo era un piano molto più semplice, in fondo anche se fossi stata un brutta donna(e non era certo il mio caso) Jacke non avrebbe comunque mai potuto resistermi dato che ero il suo Alpha, sorrisi soddisfatta di me e tornai sull’albero.
Jacke, si era appena svegliato e sembrava stranito, guardò verso la finestra e io smisi di respirare, iniziò a vestirsi cosi scesi dall'albero e m'incamminai verso la scuola, mi sarei appostata al limitare del bosco e avrei atteso l'occasione giusta che mi avrebbe permesso di prendere due piccioni con una fava, sorrisi ancora, stavo diventando maledettamente geniale!
 
 
                               Jacke
 
Mi risvegliai con una strana sensazione addosso come se qualcuno mi stesse osservando, mi voltai anche verso la finestra ma non vidi nessuno, scossi la testa e iniziai a vestirmi, presi le chiavi e guidai fino a scuola.
La testa iniziava a farmi male, più del solito e mi sentivo percorso da brividi freddi, mi girai e vidi Emily che scendeva dall'auto e salutava confusamente sua madre, si girò e mi vide, le sorrisi e lei ricambiò, mi sentii subito meglio, iniziai ad andare verso di lei, quando una donna si mise in mezzo, bloccandomi, be, bloccandomi, mise semplicemente una mano sul mio petto, ma non riuscii più a muovermi “Jacke” voltai lo sguardo per capire chi mi avesse chiamato e tornai a fissare quella donna, i lunghi capelli biondi le ricadevano confusi lungo il volto, i grandi occhi verdi mi fissavano intensamente mentre le labbra, contornate da un rossetto scarlatto, rimanevano chiuse in uno strano sorriso “Jacke” le sue labbra non si aprirono, eppure ero sicuro che fosse stata proprio lei a parlare.
Il mio corpo iniziò a reagire al tocco leggero di quella mano, ferma sul mio petto, sentivo continue scariche elettriche e il mio cuore sembrava impazzito, tentai di muovermi, niente, tentai poi di parlare, non riuscii ad aprire bocca, le sue labbra me lo impedirono, non riuscii a fare niente, sapevo che era sbagliato, ma allo stesso tempo mi sembrava la cosa più giusta del mondo.
E lei, lei continuava a baciarmi e a toccarmi come se fossimo soli, come se le appartenessi e in un certo senso mi sembrava davvero di essere suo.
Poi, fu come un lampo, inizia a sentire nelle orecchie un suono ovattato, come di un cuore che batteva all'impazzata in preda alla rabbia e alla delusione e l'immagine di Emily in lacrime si fece largo nella mia mente, solo allora trovai la forza di staccarmi.
Lei continuò a guardarmi con quel sorriso strano e quegli occhi grandi, allontani il mio sguardo alla ricerca di Emily, non c'era, dovevo trovarla, parlarle, mi voltai verso la donna che mi fissava con una mano tesa verso di me, scossi la testa e mi girai verso l'entrata della scuola “non puoi scappare…tu sei mio” mi voltai, ma la donna era già lontana, quelle parole dovevo essermele immaginate, deglutii iniziando a sentirmi ancora più male, corsi verso la scuola con un solo pensiero in testa, trovare Emily.
 
 
                                
                                   Emily
 
Ero rimasta a fissarli come una scema per alcuni minuti, avevo visto lei, avvicinarsi sempre di più e lui, rimanere fermo senza indietreggiare, senza protestare, solo dopo alcuni istanti realizzai che lo stava, no, che si stavano baciando e mi sentii stupida, illusa e inutile, con la voglia di piangere e di prendere quella tizia per i suoi splendidi lunghi capelli e trascinarla sulla neve, ridurla a brandelli e darla in pasto ai lupi, dopo esserle passata numerose volte sopra con una macchina.
Senti gli occhi inumidirsi, mi ricordai di non essere sola, avrebbero dovuto ricordarselo anche quei due, che sembravano due animali in calore, scossi la testa, non volevo piangere in mezzo a gente che nemmeno conoscevo, così corsi verso scuola alla ricerca di un qualche nascondiglio in cui sprofondare o in alternativa, un'alternativa che mi piaceva di più, trovare un mitra o una qualsiasi altra arma.
Cercai di raggiungere l'aula di chimica, infondo li c'erano acidi e cose del genere no? intanto le lacrime iniziavano a scende, rimasi a fissare la porta dell'aula per alcuni minuti “Emily tutto bene?” mi girai, ritrovandomi gli occhi azzurri di Cristal puntati addosso, mi asciugai una lacrima, sperando che non si accorgesse del mio cuore che urlava disperato “io…si...ecco...no, ma non è niente insomma non è niente” “è per Jacke?” la guardai stupita “scusa?” poggiò una mano sulla spalla che iniziò a prendere calore “ho visto fuori una tizia che baciava Jacke” “si baciavano, hai detto che baciava, ma in realtà loro si baciavano, insomma entrambi, comunque non importa” “pensavo che voi due, sai ti ho visto salire in macchina sua l'altro giorno” e lei chi era? Cristal la piccola investigatrice coraggiosa? “be no...noi ci siamo solo…niente, non voleva dire niente ” posò anche l'altra mano sulla spalla e mi sembrò estate, davvero non pensavo di poterlo mai dire in quel posto, ma avevo caldo “ci hai parlato?” scossi la testa mentre alcune cocciute lacrime continuavano a bagnarmi il volto “sai, dovresti farlo, dargli modo di spiegare sono sicura che c'è una spiegazione valida” l'allontani e presi la borsa che era caduta per terra “stava baciando una tizia in mezzo a tutti, quanto valida può essere la sua spiegazione?” abbassò gli occhi “dovresti, provare a capire è complicato e...”non finì perché un sonoro “EMILY” ci fece voltare entrambe, Jacke correva per il corridoio appoggiandosi al muro, era sudato scosso da fremiti e sembrava sul punto di svenire, si avvicinò a noi e Cristal sbiancò come se avesse una qualche malattia mortale contagiosa “v-vado in infermeria a chiamare qualcuno” Cristal mi rivolse un ultima occhiata preoccupata e corse via, mentre Jacke si era appoggiato alla porta e iniziava a boccheggiare alla ricerca d'ossigeno.
 
 
 
                                   Jacke
 
 
Stavo male, mi sentivo esplodere, i muscoli mi tiravano e bruciavano, la testa mi scoppiava e vedevo tutto sfocato, senza riuscire a distinguere i colori, senza contare che la gente sembrava preferire urlare piuttosto che parlare in modo normale.
Entrai a fatica a scuola e dopo due passi quasi non mi accasciai a terra, tentai di respirare ma mi uscì solo un suono roco che non riuscivo a descrivere, poi sentii la voce di Emily, come se fosse lì, vicino a me, alzai lo sguardo ma niente, non c'era nessuno, mi appoggiai al muro e continuai a camminare dopo un po’ la vidi, stava con Cristal e parlavano mentre alcune lacrime le solcavano il viso, tentai di chiamarla ma non usci nulla, ci riprovai ancora e si girarono verso di me. Emily aveva lo sguardo preoccupato, mi avvicinai ancora e cercai di parlare, di dirle che mi dispiaceva, che ero stato un'idiota che quella donna doveva avermi fatto qualcosa, ma dalla mia bocca non usci nulla, non un suono nemmeno un sussurro, la guardai un attimo negli occhi prima di svenire in preda a forti tremori.
 
Mi risvegliai in un letto color panna, mi sentivo ancora male, ma almeno il modo sembrava aver smesso di girare, voltai lo sguardo e vidi Emily seduta con in mano un libro di biologia che continuava a sottolineare “sei rimasta…” alzò appena gli occhi per poi riabbassarli subito “doveva rimanere qualcuno” chiusi gli occhi un istante, ricordando quando mi ero svegliato nella stanza d'ospedale dopo l'incidente e un brivido mi percorse la schiena “mi dispiace” “mi hai risparmiato l'ora di biologia, quindi non dispiacerti” “non per questo” strinse con più forza il libro “non capisco di cosa parli allora” “Emm…lo sai, per stamattina, io” “NO! senti io, ero solo preoccupata dato che sembravi mezzo morto ma non, non voglio parlare in realtà non voglio parlarti non mi interessa quello che hai da dire, perché sono arrabbiata, scioccamente arrabbiata e ho una stupida e insensata voglia di piangere e di afferrare una delle numerose siringhe presenti in questo posto e ficcartela dritto nel petto, quindi no, non voglio parlarti e non voglio ascoltarti e dato che ti sei risvegliato me ne vado!” si alzò e si diresse verso la porta, mi alzai anche io ancora dolorante e la bloccai “Emm per favore, ascoltami io” mi guardò, uno sguardo misto tra rabbia e frustrazione “cosa? non è come sembra? no perché, c'ero anche io e vi ho visto e io sai cosa, no non importa, perché noi ci siamo solo baciati, non è, si non è niente tu eri arrabbiato con tua madre ed è stato un modo per distrarti quindi si, ok, lo supererò, la vita va avanti anche senza di te, quindi lasciami il braccio per favore!” “ti prego, ascolta almeno quello che ho da dire poi puoi andare via e anche ficcarmi una siringa nel cuore se vuoi” non si girò, ma non si ribellò nemmeno alla mia presa “lo so, io lei mi ha baciato e io...io pure, ma mi devi credere io non so nemmeno chi sia quella donna, so solo che mi sentivo come...come se lei fosse in diritto di fare quello che ha fatto, lo so, non è una valida o chiara spiegazione e... dio Emm, non ti ho baciato perché ero arrabbiato con mia madre, ti ho baciato perché morivo dalla voglia di farlo e stamattina, appena sono sceso dall'auto ho detto ehi, oggi non è una giornata di merda perché guarda, laggiù c'è proprio Emily che...che mi sta sorridendo” si girò mentre io iniziavo ad annaspare alla ricerca d'aria “eppure l'hai baciata...perché?” “vorrei...vorrei avere una risposta, dirti che non mi è piaciuto dirti, io non lo so” ed eccolo, il mondo bastardo riprendeva a girare e i colori a mescolarsi tra loro “Jacke...stai bene? Jacke guardami, ok v-vado a chiamare l'infermiera ok tu...” “Jackee” “no, per favore, rimani qui Emm…rimani…io” iniziai a tremare e non so se per compassione o altro Emily mi abbracciò “ok, rimango qui, ma respira va bene? ho detto che volevo pugnalarti con una siringa…non che mi morissi tra le braccia ok? Jacke…mi senti?” “mi sentii Jackee non puoi scappare, lei non può capire…non può salvarti, io si, l'ho già fatto Jacke...”quella voce, era come se fosse nella mia testa e mi confondeva “Emm…mi dispiace io..”
 
 
 
                             Emily
 
 
Jacke svenne tra le mie braccia, iniziai a urlare per chiamare l'infermiera che arrivò e mi cacciò via, ripresi a piangere come una bambina “pronto...m-mamma” “tesoro? è successo qualcosa? stai piangendo” “no…io…puoi solo venire?” “...no, io, sono a lavoro e in realtà non torno a casa, starò via per due settimane, a meno che tu” “no, va bene si non preoccuparti...non è niente di importante…ciao” stupida, davvero pensavo che mia madre potesse essermi d'aiuto? sospirai rialzandomi dal pavimento freddo, mentre l'infermiera usciva dalla stanza “puoi tornare in classe, ho chiamato l'ospedale l’ambulanza sta arrivando” “si certo, ma come sta?” “è svenuto, ho chiamato l'ospedale per sicurezza, ma probabilmente sarà solo un calo di zuccheri” un calo di zuccheri? davvero? aveva vinto un concorso delle patatine per diventare un infermiera così brava? “si...grazie di niente comunque”.
Me ne andai con un senso d'ansia e angoscia e con mille domande, confusa più di prima, e se fosse morto? insomma l'ultima cosa che gli avevo detto era che volevo infilzarlo con una siringa magari infettata, ok infettata non l'avevo detto, ma sicuramente con l'impeto del momento non sarei stata schizzinosa, scossi la testa e respirai profondamente, vidi Cristal “Ehi...dove vai?” si girò confusa “…dal preside, mi faccio fare un permesso così vado all'ospedale per trovare Jacke” la guardai titubante “come sai dell'ospedale?” mi guardò arrossendo appena “oh, lui aveva una brutta cera e ho sentito i professori parlarne quindi...”mi sorrise senza troppa convinzione e tentai di ricambiare “dici che lo fa anche a me?” si attorcigliò una ciocca di capelli tra le dita mentre rifletteva, come se le avessi fatto una domanda difficilissima “forse, sai cosa si andiamo insieme” mi sorrise e mi sentii leggermente meglio.
Il preside ci guardò a lungo, poi senza dire niente ci firmò i permessi.
Uscimmo dirette al parcheggio e salimmo sulla Jaguar di Cristal “bella macchina”mi fece l'occhiolino allacciandosi la cintura “mi piace la velocità!”
Impiegammo circa un'oretta ad arrivare all'ospedale e ci ritrovammo di fronte un infermiera grassoccia con dei capelli arruffati che sbadigliò sonoramente, fu Cristal a parlarle “salve…siamo qui per vedere un ragazzo che è stato portato da poco, si chiama Jacke” non aveva molto il tono che mi sarei aspettata da Cristal, sembrava quasi un ordine il suo, l'infermiera sbadigliò ancora “non è orario di visite” “si, certo ma ha visto o non ha visto il nostro amico?” si guardarono per alcuni istanti con aria di sfida “alto, capelli scuri occhi grigi bel faccino?” Cristal sorrise, un sorriso che mi fece rabbrividire “proprio lui” “si, l'hanno portato qui....ma dopo nemmeno cinque minuti è venuta una ragazza, alta, bionda occhi verdi molto persuasiva, più di te tesoro e se l'è portato via dicendo che non gli serviva l'ospedale, ha parlato con il medico e via” ebbi un tuffo al cuore, aveva appena descritto la donna di stamattina quindi…Jacke mi aveva mentito, la conosceva, sentì Cristal sussurrare un “Daphne” presi il telefono e composi il numero di Jacke “lui è con me…smettila di cercarlo, smettila di pensarlo, è mio e non ti vuole…addio!” era la voce di quella donna, lo sapevo anche se non l'avevo mai sentita, Cristal mi sorrise e in silenzio tornammo alla macchina “chi è Daphne?” sbiancò appena “come?” “prima hai detto Daphne, è quella donna vero, si chiama cosi?” “Emily…” “no ti prego, non dirmi che è complicato, sono stanca, dimmi solo se la conosci…insomma voi tre vi conoscete?” sospirò “...si la conosco, ma no...non siamo amiche” “e Jacke, anche lui la conosce?” “...in un certo senso...ma davvero Emily è complicato e lungo da spiegare, magari un giorno ti spiegherà tutto lui ” girai la testa “se mai tornerà” sorrise “lo farà, ne sono più che sicura!” “e cosa te lo fa credere?” mi guardò “tu! tu sei qui...e lui tornerà!”.
 
Arrivammo a casa e Cristal mi salutò con un lieve sorriso, entrai alla ricerca di mia madre, poi mi ricordai che era partita e sospirando andai a farmi una lunga doccia, non avevo fame, ero distrutta, ma nonostante questo non riuscii a dormire continuai a rigirarmi nel letto fino alle tre, poi chiusi gli occhi e feci un incubo terribile, Jacke in ginocchio sulla neve, ricoperto di sangue con quella donna, quella Daphne che lo teneva per una spalla...mi risvegliai urlando e non chiusi più occhio.
 
Le notti passarono uguali un dopo l'altra, tentavo di non chiudere occhio e appena lo facevo rivedevo Jacke e mi risvegliavo urlando.
 
Anche i giorni continuavano a susseguirsi in modo uguale senza Jacke.
L'unica cosa che mi faceva sentire bene erano le chiacchierate con Cristal, anche lei non veniva più a scuola, ma continuava a chiamarmi tutti i giorni e parlavamo per delle ore, disse di avere la febbre, per questo non veniva a scuola, ma non so perché non riuscii a crederci.
 
Quel sabato iniziai a fare le pulizie, poi cucinai roba che nessuno avrebbe mai mangiato, dato che io in quei giorni avevo lo stomaco chiuso, ma avevo bisogno di tenere la mente occupata.
Verso le due, sentii un rumore provenire dal retro, all'inizio non ci prestai attenzione pensando che forse era Bob che armeggiava con qualcosa, quando però divenne più forte misi il cappotto ed uscì, non c'era nessuno, mi girai, pronta a rientrare e sentii come un guaito, mi girai e lo vidi.
Era un lupo, un lupo grande, con il pelo folto e nero, delle lunghe orecchie e delle grandi e possenti zampe, mi fissava immobile con due grandi occhi grigi, quasi bianchi, inclinò la testa come un cane, poi si alzò ed io indietreggiai, così tornò a sedersi, continuando a guardami come se mi conoscesse...e io...io continuavo a guardare i suoi occhi...come, come se... “J-acke?” sussurrai, scuotendo poi subito la testa a quell'assurdità, lui però si alzò guaendo appena, quando poggiò la zampa sinistra che notai essere ferita, deglutii e mi avvicinai a lui notando che il suo pelo non era totalmente nero, ma aveva una decina di sfumature di grigio, tornai a guardare i suoi occhi “Jacke...s-sei, tu? n-no, è...impossibile io” lui mosse la testa come per annuire, tesi una mano verso il suo muso affusolato, passarono un paio di secondi e iniziò a ringhiare mostrando i denti appuntiti, ma, non ringhiava a me, mi girai e vidi un grosso lupo bianco che mi fissava con gli occhi verdi iniettai di sangue, tentai di alzarmi e scappare ma ero immobilizzata dalla paura, il lupo bianco fece un enorme balzo e chiusi gli occhi aspettando di sentire i denti affilati passarmi la carne, ciò non avvenne, quindi riaprii gli occhi e vidi che i due lupi stavano litigando, il lupo nero era leggermente più piccolo ma continuava a tenergli testa, a un tratto uggiolò di dolore quando il lupo bianco affondò i denti nella zampa già ferita che riprese a sanguinare, tentai di nuovo di alzarmi, avevo come l'impulso di mettermi in mezzo a quei due e proteggere il lupo nero, che ormai ero quasi sicura che in qualche modo fosse Jacke, anche a costo della mia vita.
Riuscii ad alzarmi ma caddi nuovamente a terra, sentii un ululato e mi girai trovando un altro lupo, dal manto color nocciola e gli occhi glaciali, rabbrividii l'avevo già visto, il primo giorno…tra i cespugli, mi guardò intensamente quasi a volersi assicurare che stessi bene ed ebbi un altro tuffo al cuore “Crist-al?” smise di guardami e si buttò nella mischia prendendo le difese del lupo-Jacke. 
Anche se era solo il lupo bianco riusciva a tener testa a entrambi e li buttò a terra più volte poi tutti e quattro sbandammo udendo un colpo di fucile, il lupo bianco ringhiò forte e poi scappò via mi girai, e vidi Bob che mi sorrideva “tutto bene?” annui titubante mentre il lupo-Jacke si avvicinò a me, ancora in ginocchio, mi guardò per alcuni minuti, poi infilò la sua testa tra il mio petto e il braccio e iniziò a leccarmi una guancia solcata da una lacrima, portai l'altra mano nel suo morbido e soffice pelo e rimasi immobile “immagino ci siano delle cose da spiegare, ma entriamo fa freddo” no, volevo solo rimanere così stretta in quello strano abbraccio ancora per un po' e dimenticare tutto, mi girai verso Bob “...e loro?” lui mi sorrise continuando ad accarezzare la testa del lupo col manto nocciola “entrano anche loro, ma dobbiamo trovargli dei vestiti” Lo guardai ancora confusa, poi mi alzai e ci dirigemmo, umani e lupi, dentro casa, precisamente nel salotto, Bob mi sorrise e poi scomparve per alcuni minuti alla ricerca di vestiti così, rimasi sola con i due lupi che mi guardavano “e così...siamo...rimasti noi tre...bene....ehm...v-vuoi che ti…fasci la zampa?” il lupo nero inclinò la testa, poi riapparve Bob “oh meno male sai non era il massimo della conversazione, oh tu hai trovato i vestiti, quindi tu...vuoi davvero...insomma....vestirli? tipo i cani vestiti con i coordinati? No perché non credo gli servano i vestiti...” “quando siamo lupi non ci servono, ma quando torniamo umani si” mi voltai il cuore in gola era la voce di Cristal mi girai, il lupo dal manto color nocciola non c'era più, il suo posto era stato preso da una Cristal completamente nuda, con i capelli arruffati e macchie di sangue e fango sparse per il corpo, mi sorrise toccandosi i capelli mentre Bob le porgeva dei vestiti “ehm...s-se vuoi...puoi, ecco...non so farti una doccia, secondo piano porta a sinistra...” “grazie Emily, quando torno ti spiegheremo tutto” mi sorrise e iniziò a salire le scale, io ero ancora confusa e indecisa se fosse un allucinazione o se uscendo fuori avessi sbattuto la testa contro qualcosa e ora mi trovavo in coma, intanto tornai a guardare il lupo nero “così...l-lui...lui…quindi...”Bob mi mise una mano sulla spalla, sotto i miei occhi il lupo nero iniziò a contorcersi, il pelo iniziò come a ritirarsi e le zampe si allungarono, ci vollero un paio di minuti, infine, il lupo nero non c’era più, aveva lasciato il posto ad un essere umano, aveva lasciato il posto a Jacke!
Deglutii e lo guardai, guardai il suo volto che non vedevo da quattro giorni, i suoi occhi,   la prima cosa che avevo riconosciuto, guardai il suo corpo, pieno di graffi e piccoli segni, come di morsi, il suo braccio invece aveva una lunga ferita sporca di sangue, rimasi a fissarlo come incantata, Bob tossi leggermente e io mi girai guardando altrove, iniziando ad arrossire “mi spiace, non abbiamo un altro bagno dovrai aspettare che finisca Cristal” Bob gli andò incontro porgendogli un paio di pantaloni grigi di una vecchia tuta, che non sapevo dove avesse trovato, lui li indossò e poi riprese a guardarmi, mi sentivo bruciare sotto il suo sguardo grigio “…io, vado a vedere se Cristal ha bisogni di, qualcosa” Bob mi fermò “non preoccuparti Emily vado io, tu potresti guardare il braccio di Jacke?” lo indicò con un cenno del capo e poi salì le scale.
Evitai di guardarlo “vieni” e lo portai in cucina, dove avevo una cassetta del pronto soccorso, lo feci sedere e iniziai a disinfettargli la ferita sul braccio, lui non mi staccava gli occhi di dosso, chissà cosa pensava, chissà se gli ero mancata come lui era mancato a me...scossi la testa “smettila!” sorrise leggermente, continuando a guardarmi “di fare cosa?” spinsi con più forza l'ovatta imbevuta di medicinale sulla ferita provocandogli un leggero sussulto “di fissarmi, sto tentando di concentrarmi...e di respirare...e di non iniziare a urlare come una pazza e di non pensare a...” “...a me versione pelo e zanne?” sospirai, in realtà principalmente a te versione nuda nel mio salotto, ma cosa avevo che non andava? “anche” sorrise “anche?” sbuffai “non fare quella faccia, sono già abbastanza confusa e sto seriamente pensando di trovarmi in uno dei miei incubi...” diventò serio, mi mise una mano sulla guancia e quel contatto mi fece male, non volevo che fosse tutta un illusione, non volevo svegliarmi e ritrovarmi di nuovo senza di lui “hai avuto degli incubi?” annui mentre vidi la ferita rimarginarsi sotto i miei occhi, gli diedi un leggero colpetto “potevi anche dirmelo risparmiavo la fatica!” alzò le spalle “sto imparando…anche io sono confuso Emm, anche io non capisco alcune cose e sto cercando d-”va bene l'autocontrollo, va bene l'orgoglio, va bene che forse era solo un sogno, ma non c'è la facevo più, mi era mancato davvero troppo, gli buttai le braccia al collo e lo strinsi forte, seppellendo la testa nell'incavo del suo collo, rimanemmo così per quello che mi sembrò un eternità, finché Bob non si affacciò alla porta e ci avvertì che Cristal aveva fatto “dobbiamo andare Emm, avremo tempo per noi, promesso” annui ancora appoggiata lui, mi staccai solo dopo alcuni secondi e mi guardò negli occhi “sei pronta?” “non so nemmeno per cosa, ma...si” mi girai e iniziai a camminare, fermata subito dalla sua mano, che mi riportò da lui “oh ancora una cosa” mi baciò, brevemente, ma con passione e intensità “credi ancora di essere in uno dei tuoi incubi?” sorrisi e scossi la testa, no, dopotutto, forse, quella era davvero la realtà.
 
In salotto Bob e Cristal erano seduti sul divano “siediti Emily, penso sia meglio” esegui il consiglio-ordine di Cristal e mi abbandonai sulla poltrona, la mano di Jacke stretta tra la mia.
“Allora...cosa credi di aver capito...fino ad ora?” tutti mi guardarono e io strinsi la mano di Jacke con più forza “ehm, ecco che il lupo bianco è cattivo e gli altri due sono i buoni?” Cristal e Bob alzarono un sopracciglio mentre io abbassavo lo sguardo “ok, i-io, non lo so v-voi fino a un attimo prima…eravate lupi, con tanto di zanne e artigli ed era tutto un grr e un worf...e poi, siete tornati a essere voi, nudi, nel mio salotto e, i-io, non, sono confusa...”Bob sorrise bonario “va bene Emily non ti preoccupare, Cristal puoi spiegare tutto dall’inizio, così chiariamo le idee anche a te Jacke” Cristal si alzò, iniziò a massaggiarsi le tempie “bene, va bene...prima di tutto Emily, la nostra definizione, se così vogliamo chiamarla è licantropi, è questo che siamo, più intelligenti, più forti, più astuti e più grandi dei lupi normali, noi licantropi abbiamo i loro pregi raddoppiati e manteniamo il nostro lato umano, così da non diventare bestie assetate di sangue...non sempre almeno.
In generale i licantropi seguono la filosofia di vita dei lupi, vivono in branchi formati da alfa, beta e gamma, infine ci sono gli omega, i lupi solitari che per un motivo o per un altro non appartengono a nessun branco, ma andiamo per gradi, tutti i licantropi, alla loro prima trasformazione, vivono la fase dello ‘squarta e uccidi’ sta al loro Alfa aiutarli a controllarla, comunque la maggior parte di noi , riesce a superare questa fase abbastanza rapidamente e vive tranquillamente, confondendosi tra la gente senza nessun problema, tutto chiaro fino a qui? hai qualche domanda?” cercai di assimilare tutto quello che stava dicendo, mettendo a tacere quella parte di me che urlava, è una pazzia, pazzi siete tutti pazzi “ehm quindi…l-luna e proiettili d'argento?” sorrise “no, sono solo leggende! è vero, la luna, ci rende più suscettibili, vale soprattutto per le prime trasformazioni, ma siamo perfettamente in grado di controllarci, per quanto riguarda i proiettili d'argento, bè in passato, all'argento, veniva dato un potere purificante e quindi si pensava che potesse purificare la bestia e in definitiva ucciderla, ma, in realtà, sono solo più complicati da togliere rispetto ai proiettili normali e pizzicano molto di più, se non togliamo il proiettile non possiamo rigenerarci e se non possiamo rigenerarci potremo morire, proprio come ogni altro essere vivente! Oh, l'aconito...se mai vorrai uccidere un licantropo, procurati tanto aconito o come lo chiamiamo noi, la radice del diavolo, quella, bè, può confonderci e come detto, in grande quantità ucciderci.” Bene, rifletti Emily, dove si vende quest'aconito? evitai di chiederlo ad alta voce “ok, dicevi alfa, beta, gamma?” “si vedo che prestavi attenzione, bene partiamo dall'alfa!
L'alfa è il capobranco, colui, o colei, che ha il compito di proteggere e guidare gli altri...in realtà, proprio come per i lupi, anche per i licantropi gli alfa sono due e generalmente sono compagni per la vita.
I beta invece sono i lupi più giovani, i ‘nuovi nati’ più forti e più attivi, nei branchi di lupi vanno alla ricerca di cibo e controllano che non ci siano intrusi e poi, i gamma, i lupi anziani si occupano di addestrare i beta e di mantenere l’ordine, infine, ci sono gli omega i lupi solitari, non hanno un branco, i motivi possono essere vari.
Tutto chiaro?” annui, mentre notavo negli occhi di Cristal una certa tristezza “perfetto, ora un alfa può recedere e diventare beta e addirittura omega, questo vale anche per i beta, mentre gli omega, possono al massimo essere accettati come beta, mai come alfa,
Ovviamente, gli ordini vengono dagli alfa, i beta hanno il compito di obbedire, per i licantropi, un beta non può rifiutarsi di eseguire un ordine dato da un proprio alfa, è una cosa, che provoca un dolore atroce, finché il beta non cede
Chiarito anche questo, passiamo alle presentazioni ufficiali, io sono un'omega, Bob è un gamma e Jacke, tu sei un beta e...Daphne...il lupo bianco...è un alfa, è, il tuo alfa!” Rimanemmo tutti in silenzio, strinsi ancora più forte la mano di Jacke “q-quando l'ha morso e perché?” si attorcigliò una ciocca di capelli ancora umida “i lupi che hai visto dopo il tuo incidente, altri non erano che Daphne e alcuni membri del suo branco, di solito i licantropi non mordono le persone, non a caso almeno, se lo fanno è per accrescere il potere del proprio branco, ora c’è da dire che senza il morso saresti probabilmente morto, ma, come vi ho già detto, gli alfa solitamente sono due, Daphne, lei, è alla ricerca di un compagno, probabile che abbia visto in te un buon candidato…” spalancai gli occhi, bè, che se lo andasse a cercare da qualche altra parte un compagno! “e tu, insomma...lui non può fare come hai fatto tu? Voglio dire, non può diventare un omega?” “è diverso, io, io sono stata morsa due licantropi diversi, quindi appartengo a tutti e due e a nessuno, il mio essere omega, non è una scelta, comunque, nemmeno in condizioni normali un licantropo può scegliere di diventare omega e non credo che nemmeno lo farebbe, sono, siamo animali sociali, non ci piace stare soli” un sorriso triste le illuminò il viso e sentii una stretta al cuore, mi voltai verso Bob “e così, tu sei un licantropo, un, gamma” lui sorrise compiaciuto annuendo “perché non ti sei trasformato prima? E qual è il tuo alfa?” Bob rise “quante domande ragazzina, il mio alfa è morto tempo fa, sono l’ultimo del mio branco, per la trasformazione, alla mia età è parecchio dolorosa, inoltre più invecchiamo, più la rapidità della trasformazione diminuisce, in poche parole non possiamo trasformarci per sempre, arriva un momento, in cui il nostro licantropo esaurisce le sue forse, e noi rimaniamo degli esseri umani con dei sensi un po’ più sviluppati degli altri” Cristal gli mise una mano sulla spalla “lui mi ha insegnato tutto quello che so Emily e ora noi lo insegneremo a Jacke” “ok, un momento…c'è ancora qualcosa che mi sfugge, insomma hai detto che l'alfa ha il controllo sui suoi beta, allora perché non ha semplicemente ordinato a Jacke di andare da lei e ha permesso che lui l'attaccasse?” lei e Bob si guardarono sorridendo, Jacke mi lasciò la mano “lo ha fatto Emily, per tutto il tempo, la fuori ha, continuato a ordinarmi di ucciderti era per questo che mi ha permesso di scappare, pensava che non mi sarei controllato e che ti avrei ucciso...” “e invece?” “e invece, la sua voce era come un battito d'ali per me, riuscivo solo a pensare a te, a quanto mi eri mancata, a quanto volevo abbracciarti e l'ho ignorata...” “e il dolore?” “non era niente in confronto al pensiero di farti del male” ci guardammo negli occhi senza dire niente “immagino che tutte queste informazione siano tante per te, così, tutte in un giorno cerca di dormirci su, domani ne riparliamo e non preoccuparti per Daphne, io e Bob staremo di guardia” Cristal mi abbracciò e sparì insieme a Bob.
Iniziai a salire le scale per raggiungere la mia camera la mano di Jacke, di nuovo stretta nella mia.
 
 
                                
                                  Jacke
 
Finalmente dopo quattro, lunghi giorni la mani di Emily era di nuovo stretta nella mia, finalmente potevo toccarla, baciarla, guardarla, finalmente non era più solo un sogno o un'illusione ma la realtà.
Appena mi ero liberato dalla presa di Daphne, ero corso da lei e avevo sperato, pregato che mi riconoscesse e soprattutto che io riconoscessi lei, che non le facessi del male e così era successo, la guardavo con occhi da lupo e riuscivo a sentire che non aveva paura di me, in qualche modo, sapeva che ero io, poi Daphne era entrata nella mia testa, mi ordinava di attaccarla, di ucciderla e so, che avrei dovuto farlo, avrei dovuto ubbidirle, la spiegazione di Cristal era stata chiara, un beta non può disubbidire ad un ordine del proprio alfa, ma io sapevo solo che in quel momento, il lupo dentro di me, urlava solo proteggi!!
 
Arrivammo in camera e ci sedemmo sul letto, in silenzio, Emily poggiò la sua testa sulla mia spalla “come ti senti?” si accoccolò ancora di più “non lo so, sto cercando di capire, più che altro di assimilare tutto quello che ha detto e, ehi aspetta, mi chiedi come sto...tu come stai? insomma sei tu quello che diventa un quadrupede peloso non io!” sorrisi “dovresti essere sconvolta, urlare magari, certo non preoccuparti di come mi sento io!” “..sono una persona razionale, le persone razionali non urlano” “io e Cristal eravamo lupi e poi ci siamo trasformati davanti ai tuoi occhi, cosa c’è di razionale in questo?” arrossì leggermente “non l'ho mica dimenticato, come non ho dimenticato che anche Bob è un...licantropo...” “Emily, se hai qualche domanda, se vuoi che ti chiarisca qualcosa o” “ho una domanda...” “bene, dimmi” “..tu come stai?” sospirai “sei un caso perso lo sai?” mi guardò senza dire niente “...ok...sto...bene, all'inizio stavo malissimo, poi mi sono trasformato e mi sono sentito meglio senza contare tutti i vantaggi della cosa!” “del tipo?” “più forte, più veloce, vedo e sento meglio...sento anche il tuo cuore” sorrise stropicciandosi gli occhi “sai, credo che dovresti dormire, so che sei una persona razionale, ma dopo tutte queste informazioni…” “no, non ho sonno, voglio sapere cos'è successo in questi quattro giorni, come hai fatto a disobbedirle? Cristal ha dett-” fece un grande sbadiglio, le passai una mano tra i capelli e la spinsi piano sul letto “chiudi gli occhi Emm, domani parliamo!” le baciai la fronte e sentii il suo cuore perdere qualche battito “non vado da nessuna parte Emm, promesso, domani ti racconto tutto!” chiuse gli occhi “se domani non ti ritrovo qui..” “si, lo so mi pugnalerai con qualcosa di appuntito, ricordati di immergerlo prima nell’aconito!” la baciai e crollò in un sonno profondo.
 
Mi svegliai presto, mentre Emily dormiva beatamente in una posizione assurda, mi stiracchiai attento a non fare rumore e mi voltai alla ricerca di qualcosa da fare, presi un libro e iniziai a sfogliarlo senza prestargli troppa attenzione “hai dormito su quella sedia?” alzai lo sguardo e vidi Emily fissarmi da sotto le coperte con aria interrogativa, chiusi il libro e mi avvicinai a lei annuendo “non dovevi, sai, potevi dormire qui…con me...quella sedia, non sembra molto, comoda...e...la smetti di fissarmi, di qualcosa?” scossi la testa e le presi il volto tra le mani “sto cercando di dirti buongiorno!” “oh, ehm, ok...b-buongiorno...”sorrisi e la baciai “cos'è questo?” “il mio buongiorno” “non questo scemo, questo profumo” tentai di riportarla sulle mie labbra mettendole una mano dietro la schiena “mmmm Cristal, pensava fosse carino preparati la colazione” si staccò di nuovo da me “ma no! insomma siete una specie di ospiti no? sono io che dovrei prepararvi qualcosa” alzai gli occhi al cielo sbuffando “siamo venuti da te, ti abbiamo confessato cosa siamo, una persona normale sarebbe in crisi adesso, quindi si, lei pensa sia una cosa carina prepararti la colazione!” mi guardò per un secondo “oh, giusto la storia dei licantropi, al mattino non connetto molto...mmm, quindi...un licantropo giù, mi sta preparando la colazione...mentre un altro è seduto sul mio letto e mi sta baciando, una donna potrebbe abituarsi a queste attenzioni sovrannaturali” risi e la baciai ancora, poi scendemmo di sotto.
 
 
 
                                 Emily
 
Ero sveglia già da un po',ma non avevo il coraggio di aprire gli occhi, ero ancora confusa e la possibilità di non ritrovare Jacke era troppo dolorosa.
Quando sentii un leggero fruscio mi decisi ad aprirli e lo vidi, era di fronte a me, seduto sulla sedia della scrivania che sfogliava senza troppo interesse un vecchio libro, rimasi in silenzio ripensando al giorno prima, quindi non era stato un sogno? bè l'idea del coma profondo però mi sembrava ancora molto valida, accantonai anche quella, quando Jacke si sedette vicino a me e iniziò a baciarmi, no, quelle sensazioni non potevano essere solo frutto della mia mente.
 
Quando scendemmo in cucina vidi una Cristal inedita, intenta a sfornare quantità industriali di muffin dai gusti diversi, non ero più abituata all'idea che qualcuno preparasse qualcosa per me da quando mia nonna era morta. Lei si girò e iniziò a sorridermi “non sapevo quali ti piacevano!” “oh, ma non era necessario davvero...” “gliel'ho detto anche io, ma quando Cristal si mette in testa qualcosa non si riesce a dissuaderla!” mi voltai e vidi Bob, sorridente come al solito, che sorseggiava del caffè in una tazza rosa a fiori sorrisi e lo salutai.
Ci sedemmo a tavola tutti insieme, altra cosa a cui non ero più abituata e iniziammo a mangiare “allora Emily, come stai?” Jacke posò il bicchiere pieno di succo “oh lei sta bene, è una persona razionale!” gli diedi un colpetto e tornai a guardare Bob mentre Cristal iniziò a sorridere “sto, metabolizzando la cosa” “bene, tu hai capito che...”inghiotti un pezzo di muffin “che siete tutti licantropi e che mmm Daphne che vuole uccidermi perché così, potrà ordinare a Jacke di far parte del suo allegro branco e diventare il suo compagno?” Jacke e Cristal iniziarono a ridere mentre Bob alzava un sopracciglio “ho capito, lo devo solo metabolizzare!” “te l'ho detto Bob non è come le altre ragazze!” Cristal smise di ridere e tornò a guardare me e Jacke “noi non permetteremo a Daphne di farti male e a proposito di questo, dovremo iniziare l'allenamento” “allenamento?” “si Emily...Jacke deve imparare ancora tante cose se vuole proteggerti e sovrastare Daphne!” la guardai “dove vi allenate?” Bob si alzò e mi sorrise “in realtà pensavo che potremmo farlo qui, insomma qui fuori...”sorrisi “certo non c'è problema!” finimmo di mangiare, Jacke mi baciò e uscirono fuori, mentre io andai a mettermi qualcosa di pesante, mi fermai un attimo e mi guardai allo specchio “ok Emily, va tutto bene, stai solo per assistere a un allenamento di licantropi ma è tutto normale e tu, ce, la, puoi, fare ”mi feci un grosso sorriso, scossi la testa e scesi le scale.
Aperta la porta trovai Bob di spalle che rideva, mentre Jacke si rialzava da terra scrollandosi della neve dalle spalle e Cristal lo guardava vittoriosa, Bob si girò “Emily, appena in tempo per assistere alla prima lezione, siediti forza!” mi accomodai su un dondolo che non sapevo avessimo e guardai Jacke, mi girai verso Bob quando iniziò a parlare “Jacke, non devi puntare solo sulla forza o affidarti alla vista è per questo che Cristal ti ha battuto, quando combatti devi combinare tutti i tuoi sensi! riproviamo forza” sentii un leggero ringhio provenire da Jacke, poi lui e Cristal iniziarono a guardarsi in modo…lupesco camminando in circolo “concentrati, puoi sentire il suo odore e il suo cuore mutare un attimo prima che attacchi, smetti di pensare come un umano, lascia che sia il lupo a guidarti!” fu un attimo, Cristal fece un affondo laterale, ma Jacke riuscì a evitarla, le ringhiò contro e tentò di afferrarle una spalla, lei fu più veloce e gli bloccò la mano rispedendolo a terra, era elegante e affascinante e allo stesso tempo una vera furia, sorrisi mentre Jacke ringhiava frustrato, si rialzò e questa volta riuscì a colpirla e il ringhio di Cristal mi fece rabbrividire la colpì ancora e stava per rifarlo, quando Cristal iniziò a ridere lui si portò le mani sulla testa “così non è leale Cristal, Bob dille di smetterla!” per tutta risposta lui scosse la testa “Cristal basta e comunque Jacke non va bene così, devi ignorare ciò che succede nella tua testa e concentrarti solo sulla lotta! altrimenti non hai speranze contro Daphne!” continuarono per circa un'oretta tra ringhi, sbuffi e colpi poi Bob li richiamò all'ordine “basta, facciamo una pausa!” tornammo dentro e misi a fare il caffè mentre Jacke e Cristal si andarono a cambiare “cos'è che gli ha fatto Cristal prima?” mi sorrise “comunicava con lui come fanno i lupi...nella testa” “oh...” quando i due lottatori tornarono versai il caffè in quattro tazze e ci sedemmo sul divano “quando torna tua madre Emily?” mi voltai verso di lei “credo, che starà via ancora una settimana” “per te è un problema se rimaniamo tutti qui?” sorrisi “no certo che no!” finimmo il nostro caffè, Bob e Cristal si alzarono “abbiamo delle cose da sbrigare, ma torneremo presto” Cristal mi fece l'occhiolino e poi andarono via.
Mi voltai verso Jacke che mi sorrise inclinando la testa proprio come un cane “finalmente soli!” sorrisi anche io e mi avvicinai a lui “si, così finalmente puoi raccontarmi quello che è successo ”sbuffò “io in realtà pensavo ad altro” “io pensavo proprio a questo invece!” sbuffò sonoramente “ok...cosa vuoi sapere?” “tutto!” “non c'è molto da dire...non ricordo molto, ricordo solo che stavo male, che lei mi ha portato via dall’ospedale e che mi sono trasformato e la seguivo, poi sono ritornato in me e le ho detto che volevo venire da te, lei me lo ha impedito, poi...è arrivata Cristal e…sono riuscito a scappare...tutto qui...”
Prese a guardarsi le mani e lo abbracciai, senza accorgercene iniziammo a baciarci, sempre più intensamente, mentre le mie mani vagavano sul suo corpo e le sue esploravano il mio, dopo un paio di minuti ci ritrovammo stesi sul divano e iniziai ad avere caldo, molto caldo, stavo cercando di togliergli la maglia quando sobbalzai “ahi! p-perché l'hai fatto?” Jacke si bloccò e smise di respirare, mi aveva dato un morso leggero sulla spalla sinistra, non era profondo, non usciva nemmeno il sangue, ma mi aveva preso alla sprovvista “...io, scusa non...non sono riuscito a trattenermi” si sollevò e abbassò lo sguardo preoccupato e imbarazzato al tempo stesso, gli toccai i capelli “guarda che non mi hai mica aperto la gola?” rabbrividì a quelle parole e si girò dall'altro lato “Jacke, scherzavo, sto bene...”gli presi il viso tra le mani e fu costretto a guardarmi “scusa è stata una cosa...istintiva” gli diedi un bacio sul collo e lo riguardai “istintiva? c-cioè?” mi guardò arrossendo “se te lo dico, prometti di non ridere?” annui “...ricordi che Cristal, ha detto, che ci comportiamo come i lupi?” annui ancora “…in, natura...il lupo quando sceglie una compagna è, per sempre…e quando un lupo, quando due lupi stanno insieme il maschio, lui morde la femmina...per far capire agli altri maschi che lei è…sua e di nessun altro, Bob e Cristal hanno detto che è per questo che non mi trasformavo, perché il mio lupo, lui, ti aveva, già scelta e tu, lo calmavi” lo guardai per alcuni minuti senza sapere cosa dire, poi risi “avevi promesso!” mi guardò imbronciato “non sto ridendo!” sbuffò e si girò di nuovo, io lo abbracciai poggiando la testa sulla spalla “quindi, mi stai dicendo, che tu, mi hai scelto come tua compagna?” non si girò, mi morsi il labbro “...e lei, c-cosa deve fare lei per, per dire alle altre di tenere giù le zampe?” si girò guardandomi negli occhi, mentre io arrossivo “…lei non deve fare niente, lui è già suo è sempre stato suo” sorrisi e ripresi a baciarlo e poi…poi fu un intrecciarsi di mani, di lingue, di fiati e di corpi che si univano tra loro in modo perfetto, come se fossero fatti l’uno per l’altro.
 
Rimanemmo accoccolati fino a che i suoi sensi mannari non fecero percepire a Jacke il ritorno di Bob e Cristal, così ci alzammo, ci rivestimmo e andammo ad accoglierli senza riuscire a smettere di sorridere.
 
 
 
                              
                                Daphne
 
 
Correvo, ringhiando e ululando, chiamando a raccolta il mio branco, che stupida, stupida! Avrei dovuto pensarci prima, avrei dovuto vagliare tutte le possibili complicanze e invece ero stata stupida e presuntuosa, avevo sottovalutato quell'impicciona di Cristal mi ero dimenticata di quel vecchio lupo di Bob e avevo di nuovo sopravalutato me stessa!
Mi fermai, il cuore che batteva a mille, quanto odiavo il suono acuto dei fucili e l'odore pungente e soffocante della polvere da sparo, ripensai a quando avevo avuto la possibilità di staccare la testa a quella ragazzina...ora era troppo tardi, c'erano i tre moschettieri ora a difenderli, io ero più forte, certo ero un alfa...ma erano in due senza contare quel maledetto fucile, senza contare il potenziale di Jacke, ringhiai contro me stessa frustrata, poi, mi bloccai.
Mi misi a sedere, alzai il naso e iniziai a ispirare forte, quell'odore, iniziai a muovere le orecchie nervosa, assaggiai ancora l'aria...no...no...ispirai un'ultima volta, forte e lo vidi, avanzava fiero ed elegante, le zampe possenti sembravano danzare sulla neve, il pelo, grigio ondeggiava seguendo il vento, si fermò alzando il collo, mostrando l'intensa sfumatura nera che gli decorava il petto, infine mi guardò, con i suoi occhi color miele, uno più scuro rispetto all'altro, iniziai a tremare e lui sorrise...più che un sorriso fu un ghigno che mi fece rizzare i peli del collo e battere i denti, distolse lo sguardo e mi mostrò un'immagine nitida, Jacke, morto, disteso in una pozza di sangue, era per questo…solo per questo che era tornato, riprese a camminare senza guardarmi, senza dire niente e dopo un po' sparì.
Sentii le zampe cedermi, la testa girare, il respiro fermarsi, i tremori farsi sempre più forti, poi, poi tornai umana, mi raggomitolai su me stessa e iniziai a piangere, le lacrime mi bruciavano come se quello che scivolava dai miei occhi fosse lava incandescente, sentivo il lupo, dentro di me, gridare forte per poi farsi piccolo, accartocciarsi su se stesso fino a scomparire, il cuore mi batteva così forte da farmi male, avrei voluto tirare fuori gli artigli e strapparmelo dal petto, avrei voluto riempirmi di graffi, tirarmi i capelli, farmi male e avrei voluto seguirlo, prenderlo per le spalle e dirgli di tornare com'era prima, dirgli di stringermi a se, di baciarmi, di dirmi che era stato tutto un incubo, che non avrei dovuto avere più paura, che non sarei più stata costretta a stare sola e combattere contro tutti, continuando a sentirmi incompleta, come se mi mancasse un braccio e poi...poi c'era l'altra parte di me, che voleva raggiungerlo si, ma per affondargli gli artigli nella carne, prenderlo a morsi e ucciderlo.
Smisi di piangere mettendomi a sedere sulla neve, certo, ora era tutto più chiaro, se era tornato voleva dire che ci avevo visto giusto, Jacke non era un semplice beta, dentro di se, aveva il potenziale per diventare un alfa, ecco come aveva fatto a sfuggire al mio ordine, ovvio che ora lui era venuto per mettere in chiaro il possesso del territorio, BroneyWood era sua e di nessun altro, chiusi gli occhi, una strage, ecco cosa avrebbe fatto, una strage di nuovo e di nuovo, in qualche modo, era colpa mia, spalancai gli occhi...il mio branco!
Mi alzai, scacciando via le lacrime che continuavano a scendere, respirai forte e ordinai loro di rimanere dov'erano, di non azzardarsi a superare il confine, avrebbe ucciso anche loro, non si sarebbe fermato davanti a niente e non potevo permetterglielo, loro...loro erano la mia casa, la mia famiglia no...no stavolta no, stavolta non gli avrei permesso di ferire nessuno.
Tornai lupo e ululai, ululai forte doveva sentirmi, doveva sentire la mia rabbia, doveva sentire che questa volta non gli avrei permesso di fare quello che voleva, che questa volta, avrei fatto di tutto per portarlo indietro, per salvarlo…o l'avrei ucciso con le mie stesse zanne nel tentativo. Chiusi gli occhi e respirai forte, iniziai a correre prendendo una scorciatoia lungo la riserva, corsi più forte che potevo, sperando con tutto il mio cuore, che i tre moschettieri avessero un po' di sale in zucca e non volessero fare gli eroi!
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Decimo capitolo- ***


DECIMO CAPITOLO
 
 
                                    Emily
 
 
Aprimmo la porta e rimanemmo immobili, il mio sorriso sparì all'istante, mentre quello di Jacke si trasformò in un ringhio, davanti a noi, c'erano Bob, Cristal e…Daphne!
“Calmiamoci ora” Bob si frappose tra Jacke e Daphne, che aveva risposto al ringhio, io strinsi più forte la sua mano “cosa ci fa lei qui?” “dobbiamo parlare” tirai un po' Jacke “…allora entrate”
Ci sedemmo sul divano mentre Daphne si guardava intorno con fare altezzoso, aveva un maglione lungo color senape e dei pantaloni neri aderenti, i capelli, biondi, le ricadevano lungo le spalle, era bella e dannatamente perfetta, i miei occhi incrociarono i suoi, grandi e verdi, distolsi lo sguardo, mentre lei passava il suo indagatore su di me “deve rimanere anche lei?” mi indicò come fossi una cosa, come se non fossi presente, Jacke ringhiò ancora e Cristal si alzò in piedi sbuffando “ora basta! si rimane anche lei e sarà meglio che ti sbrighi a parlare Daphne, perché se c'è qualcuno che dovrebbe andarsene quella sei tu!” lei si girò, passando le lunghe dita su un mobile, poi decise di sedersi incrociando le gambe, guardò Cristal “Mike è tornato!” lei non batté ciglio “questo lo hai già detto ed è il motivo per cui sei qui, sulle tue gambe” Cristal mi sembrava una bomba pronta ad esplodere “vuole uccidere Jacke e ucciderà chiunque si metta sulla sua strada” ebbi un sussulto e strinsi la mano più forte ancora “p-perché?” mi guardò con aria saccente come se avessi fatto la domanda più stupida del mondo “perché è un licantropo, un maschio alfa per la precisione e se questo idiota mi avesse ascoltato, se mi avesse seguito, ci avrebbe risparmiato tutto questo, ma lui no, poverino doveva tornare dalla sua amata!” Bob si lisciò la barba “perché vuole Jacke? Non rappresenta una minaccia per lui…a meno che” “sinceramente, credevo che tu ci saresti arrivato prima di tutti vecchietto, si, Jacke è una alfa, o almeno è nella sua natura esserlo, il potere è latente, dato che non ha un branco, ma c’è, e Mike, in quanto Alfa, può sentirlo” deglutii “ ma non era andato via? Come fa a sentirlo?” alzà sopracciglio   ghignando “non ti hanno raccontato niente bambolina? noi licantropi siamo...come posso dire, animali sociali è raro che uno di noi sia isolato, cerchiamo la compagnia dei nostri simili, cerchiamo, un branco e possiamo sentirci a miglia di distanza, senza il bisogno di conoscerci per forza…lui l'ha saputo ancora prima che Jacke si trasformasse completamente, ha solo aspettato il momento giusto, o, conoscendolo, il più divertente” Cristal rimase con gli occhi chiusi per tutto il tempo, non avevo bisogno di sensi luposi per sapere che stava trattenendo le lacrime, si alzò e senza dire niente uscì dalla stanza, Daphne la ignorò “non siete pronti per Mike, lui è troppo preparato, troppo forte...avrete bisogno del mio aiuto!” Bob si grattò la testa “e tu cosa vuoi in cambio?” lei sorrise e guardò Jacke, mi strinsi di più a lui “io non vengo con te” senza smettere di sorridere riprese a guardare Bob “voglio solo mettere una volta per tutte la parola fine a questa storia!” c'era qualcosa in lei, non riuscivo proprio a fidarmi, da quando mi avevano raccontato questa faccenda dei licantropi lei era stata la prima a farmi paura, scaccia via un brivido e ripensai a Cristal “io vado a cercarla” Jacke annui e mi baciò, sentii un ringhio basso e inquietante provenire da Daphne, non la guardai, semplicemente prolungai il nostro bacio e poi uscii alla ricerca di Cristal.
 
La trovai fuori, seduta sul dondolo a fissare il vuoto, andai a sedermi vicino a lei maledicendomi per non aver pensato a mettermi un cappotto, rabbrividii “tutto bene?” “non dovevi venirmi a cercare per forza...non era necessario” “scherzi? mi hai preparato la colazione e riportato Jacke...è più che necessario” “volevo solo prendere un po' d’ aria” continuava a guardare un punto lontano, mi abbottonai la felpa più che potevo “non la sopporti proprio eh?” alzò le spalle “neanche tu sembra” “...vuole mettere le sue lunghe e perfette zampacce su Jacke e ha tentato di uccidermi....mi sembra un valido motivo per odiarla, il tuo invece?” mi guardò, gli occhi più chiari del solito, più da lupo “ha morso il mio ragazzo, che poi è impazzito e ha tentato di uccidermi...” “oh, molto valido come motivo” tornò a guardare l'ignoto “…posso farti una domanda? Tu hai detto, che hai ricevuto due morsi come...” “la prima volta è stato Mike, mi ero illusa che fosse tornato da me, invece voleva solo usarmi, quando non gli servivo più mi ha morso, ma non per trasformarmi, ma per uccidermi, ero così, stupida e innamorata...e, la cosa più assurda è che sono ancora innamorata di lui, ma dimmi Emily si può essere innamorate di chi ti ha tradito? di una persona che, senza tanti scrupoli ti ha usato e poi ha tentato di ucciderti?” mi guardò trattenendo a stento le lacrime, mentre io iniziavo a non sentirmi più le dita “...mio padre, lui ci ha abbandonato quando, io ero molto piccola è scappato, con una, lasciando a mia madre, una figlia da crescere e una montagna di debiti...ma, nonostante questo, lei, non ha mai smesso di amarlo...non si è mai cercata qualcun altro e aspetta ancora, che lui torni e, se dovesse mai farlo, lei lo accoglierebbe a braccia aperte...quindi si, penso che si possa amare qualcuno anche se non si dovrebbe, anche se non è giusto, anche se l'unica cosa da fare sarebbe odiare quella persona, l'amore non è razionale, non riflette se lo facesse si eviterebbero tanti problemi...”mi sorrise leggermente “capisco perché Jacke ti ama” arrossii mentre le mie mani iniziavano ad assumere uno strano colore, strinsi i denti “...e-l-l'altro m-morso?” “lui, mi lasciò in una pozza di sangue, in preda ai fremiti, Daphne lei era lì, mi trovò e mi morse, salvandomi la vita, ironico no?” “perché è impazzito, v-oglio dir-e per-ché t-u e J-ack-e si-et-e n-ormali” riflettei sulla definizione di normali, non era la parola più appropriata forse ma avevo troppo freddo per pensare ad altro “Bob mi ha detto che il lupo che diventiamo dipende dalla persona che siamo prima e da quella che vorremo essere, Mike, lui era pieno di odio...odiava la sua famiglia, che lo voleva perfetto in tutto, odiava la scuola, i suoi amici, odiava tutto e tutti, c’è stato un tempo in cui mi illudevo che fossi l’unica persona che non odiasse, è evidente che mi sbagliavo, poi è diventato un lupo e tutti questi sentimenti si sono ampliati, ha manipolato Daphne, l'ha illusa di essere innamorato di lei, si è fatto insegnare tutto e poi si è ribellato...a lei, alla sua famiglia è...diventato un mostro...sai…Jacke per certi versi, gli assomigliava molto credo che se non ci fossi stata tu avrebbe fatto la sua stessa fine ”rabbrividii al pensiero e annui “grazie Emily, mi ha fatto bene parlarne con te, ora rientro, tu rimani qui?” annui di nuovo, senza riuscire più a dire niente, lei sparì dietro la porta, ma i licantropi non sono tipo super sensitivi? mi riguardai le mani e iniziai a pensare di essere un unico pezzo di ghiaccio
“Emm? che stai facendo su quel dondolo?” mi bastò sentire la sua voce per riuscire ad alzarmi, corsi dentro e mi precipitai tra le sue braccia calde, mentre Jacke mi fissava perplesso, appena lo abbracciai una sensazione di calore mi pervase fino ad arrivarmi dentro le ossa, ricambiò il mio abbraccio e iniziò ad accarezzarmi i capelli mentre notavo che le mani riacquistavano colore “non sono mica il tuo termosifone personale sai?” sorrisi stringendomi di più a lui “come sta Cristal? ci hai parlato?” “mmmm il suo ex, che continua ad amare ha tentato di ucciderla in passato e ora è tornato e vuole ucciderci tutti ma a parte questo bene, è una tosta lei, voi cosa avete concluso con miss perfezione?” si allontanò un po' senza staccarsi completamente, giusto il necessario per guardami negli occhi “lei…rimarrà qui, può insegnarmi molte cose e conosce tutto di Mike, ci sarà d'aiuto” sbuffai “Emm...” “si, si lo so, ma ti avviso se prova solo a toccarti...licantropo o non licantropo la faccio a fettine e nemmeno tu sarai risparmiato!” sorrise baciandomi il naso “ricevuto!”.
 
Salimmo in camera, mentre sentivo Bob e Cristal continuare a parlare con la nostra nuova ospite, mi infilai il pigiama e mi buttai nel letto, tra le calde braccia di Jacke, che se ne stava comodamente accoccolato con una mano dietro la nuca “non, vuoi stare giù con loro e sentire quello che dicono?” mi sorrise spostandomi una ciocca di capelli dal viso “udito mannaro, non ho bisogno di stare giù per sentire quello che dicono” “mmm, interessante” iniziammo a baciarci e le sue mani cominciarono a vagare sotto il mio pigiama “anche loro quindi?” si staccò perplesso “anche loro cosa?” “anche loro sentono quello che facciamo di sopra? ” “Em...”tentò di baciarmi ancora ma lo fermai “chi tace acconsente?” sbuffò, mentre io mi risistemavo il pigiama e lo riabbracciavo “pensavo...domani c'è la scuola” pensare alla scuola in quel momento mi sembrava stupido e inutile “davvero? mentre ti baciavo tu pensavi alla scuola?” mi guardò alzando un sopracciglio “scemo! Non in quel momento, in generale, immagino che tu e Cristal non verrete?” “no, andremo nel bosco, con Daphne...allenamento speciale...” “già, ci sarà un combattimento quindi...e sangue...e ciuffi di pelo sparsi in giro...e” “Em, non pensiamoci ora ok?” annui e chiusi gli occhi avevo davvero bisogno di dormire.
 
Mi svegliai presto e rimasi in silenzio per non svegliare Jacke, gli misi una mano sul petto e iniziai a disegnare dei piccoli cerchi concentrici, lui si mosse leggermente e iniziò a fare dei versetti rumorosi, mi fermai perplessa “mmmm perché ti sei fermata?” rimase con gli occhi chiusi “sei sveglio allora!” ricominciai i miei cerchi e lui ricominciò con quei versetti adorabili “cosa sono questi?” non rispose “oh...aspetta...tu stai, facendo le fusa? sono fusa? oh scusa, è che io per tutto questo tempo credevo si stesse parlando di lupi mannari, invece siete dei gatti...gatti mannari, che fanno le fusa vero?” si girò dall'altro lato borbottando, ripresi a muovere le dita, sulla sua schiena stavolta, lui si trattenne per un po',poi ricominciò con i versi e io risi “piantala Em!” “no, insomma è una cosa carina, molto, molto luposa e....” “hai finito? non è divertente, non sono fusa sono, ok sono fusa, sai i lupi le fanno quando qualcosa gli piace particolarmente” gli misi le braccia al collo mentre lui tentava di alzarsi “oh, quindi è così mmmm, anche l'altra sera erano fusa?” alzò gli occhi al celo e si alzò “ehi dov'è il mio buongiorno?” si girò “mi hai appena dato del gatto mannaro, non sono cose che un lupo dimentica facilmente” “e se, mi facessi perdonare?” si avvicinò scuotendo la testa “non ne hai il tempo, devi andare a scuola ricordi?” sbuffai “non devo per forza andare a scuola, potremmo rimanere qui, in questo comodo letto, mentre gli altri iniziano ad andare al bosco e poi raggiungerli, più tardi” mi baciò mentre tentavo di togliermi la maglia “programma interessante, ma la risposta è...no, devi andare a scuola, è pericoloso, non puoi venire con me e no non puoi rimanere da sola qui, Bob ti accompagnerà e verrà a prenderti, poi staremo insieme” sbuffai “ok, ma il mio piano era più divertente” “oh, non ne dubito!” si girò e lo fermai “tu, la terrai a bada vero?” “Em, non devi essere gelosa, non provo niente per lei...non m'interessa nessun altra!” “si, dicono tutti così, ma io ricordo ancora quel bacio che vi siete dati e poi lei è molto bella e...” “Em, lo sai che quel bacio non significa niente, che era solo perché” “si, perché è il tuo alfa e ti ha plagiato e okok, la smetto! mi vesto e vado a scuola!” mi diede un ultimo bacio “devo andare” uscì dalla porta e io iniziai a vestirmi, Quando scesi di sotto era rimasto solo Bob che mi accompagnò a scuola con il suo solito sorriso.
 
Le prime ore trascorsero in modo tranquillo, alla pausa pranzo non avevo fame e iniziai a vagare per i corridoi desolati, in attesa che la campanella suonasse, all'improvviso iniziai a sentirmi strana, come osservata...mi voltai e vidi appoggiato al muro un ragazzo bellissimo, alto, biondo, gli occhi chiusi, sorrideva e mi sentii come spinta da una forza invisibile ad andare da lui, feci due passi e mi fermai, lui aprì gli occhi, il cuore iniziò a battermi come impazzito, volevo correre lontano, andare da Jacke ma, mi sentivo come intrappolata, immobile, mi guardò senza smettere di sorridere, con due occhi profondi e inquietantemente gialli, si avvicinò lentamente a me, come un cacciatore con la sua preda “quindi tu sei Emily?” deglutì continuando a rimanere immobile, mentre il mio io interiore mi diceva di scappare, facile per lui, mica doveva guardare quegli occhi magnetici “…e...tu saresti?” allargò il suo sorriso, muovendosi più vicino a me in maniera sinuosa “un amico” “u-un amico di chi?” inclinò la testa, mostrando una cicatrice profonda sul collo “di Jacke” “m-mi spiace, lui non c'è e io devo andare” mi prese il volto tra le mani obbligandomi a guardare i suoi occhi “oh Emily, non devi mentirmi, sento il tuo cuore” “c-cosa vuoi da me?” mi sfiorò le labbra con un dito “la domanda giusta è, cosa posso fare per te” “non capisco” “se ti dicessi che posso salvare Jacke dal suo problema…peloso? Non saresti felice di non dover avere più niente a che fare con Daphne?” “e in cambio cosa vorresti?” mi mise una mano dietro il collo, mentre con l'altra iniziò a sfiorarmi i fianchi “se la risposta fosse, tu?” mostrò i denti bianchissimi e appuntiti e mi baciò con foga, quasi volesse rendermi parte di lui, sentii il vomito risalire e una lacrima iniziare a scendermi lungo il viso, poi si staccò “a presto Emily, porta i miei saluti a Jacke” si voltò guardandosi intorno e poi mutò forma, diventando un lupo grande e grigio, con un cerchio nero intorno al collo, si girò un'ultima volta guardandomi con quegli occhi gialli diversi uno dall'altro, ghignò e andò via.
Mi lasciai cadere a terra e rimasi a guardare il vuoto, finché la voce di Bob mi riportò alla realtà.
 
 
 
                             Jacke
 
 
Mi sentivo profondamente in colpa per aver lasciato Emily da sola, si era al sicuro a scuola ma mi sembrava comunque ingiusto!
Daphne e Cristal mi aspettavano in macchina lanciandosi occhiate assassine, raggiungemmo lo spazio aperto appena sopra la riserva, dove avevo portato Emily a vedere i lupi, chiusi gli occhi, pensai al nostro primo incontro, ripensai a mia madre, in quei giorni caotici l'avevo chiamata le avevo detto che stavo bene e di dare un bacio a June, non aveva chiesto, non aveva detto niente, come al solito,
sospirai e scesi dall'auto.
C'era una tensione incredibile tra quelle due, da un lato c'era Daphne, bellissima, alta statuaria, con la pelle diafana e gli occhi verdi penetranti, non era solo bella, era la personificazione della forza, combattere contro di lei era stato come scontrarsi contro un treno in corsa, era un vero lupo, un lupo anche da umana, mi affascinava, questo poteva attribuirsi al fatto che fosse il mio alfa, ma la trovavo stupenda nei movimenti così fluidi e sinuosi...
Dall'altro lato invece c'era Cristal, più piccola, con i capelli ricci ramati e quegli occhioni azzurri che le davano un'aria innocente e fragile, ma non lo era per niente, era una vera furia, l'avevo capito quando era venuta a salvarmi, il modo in cui fronteggiava Daphne nonostante fosse più piccola e meno forte, lo sguardo di fuoco che le aveva riservato, vero era che era speciale, in lei scorrevano il sangue di ben due alfa, quello di Daphne e quello di Mike...già, lui non avevo mai voluto conoscerlo, non eravamo mai stati amici, troppo simili per esserlo, scoprire che era stato lui a massacrare la sua famiglia non mi aveva sorpreso, ero rimasto più sconvolto nel sapere che Cristal e Bob, avessero nascosto corpi e prove.
“Vuoi concentrarti o no Jacke?” iniziammo con degli affondi, come Bob anche Daphne mi rimproverò sul fatto che usassi troppo la vista, lei e Cristal continuavano a lanciarsi sguardi ringhiosi finché decisero che era meglio sfogare quella mania omicida su di me, odio ammetterlo ma in poche parole mi massacrarono, quando decisero che era abbastanza mi aiutarono ad affinare i miei sensi “ispira Jacke, cosa senti?” “niente” una delle due mi colpi con forza “Jacke!!” “…muschio, neve, corteccia, una lepre a sinistra che…scava e mamma uccello ha portato la colazione agli uccellini” Daphne ringhiò scoccando le dita ma Cristal la precedette e mi colpì di nuovo “che c'è avete detto cosa sento!” alzarono entrambe gli occhi al celo e io rabbrividii, erano davvero inquietanti “uccellini e lepri non ci interessano Jacke!” “si, uccellini e lepri non ci attaccheranno da un momento all'altro per ridurci a brandelli!” smisero di guardarmi per guardarsi “esatto! Oh, a meno che non siano uccellini e lepri mannare!” “giusto, ma anche in quel caso con le loro zampettine e i loro piccoli becchi affilati non penso possano nuocere molto!” “ok basta ho capito va bene, cosa volete che senta?” tornarono serie “lui!” “non so nemmeno che odore ha!” “non ne hai bisogni, chiudi gli occhi, si lupo Jacke, lascia che sia il lupo a guidarti e lo troverai” feci un enorme respiro e chiusi gli occhi, quelli del mio lupo iniziarono come a viaggiare senza che io mi muovessi, trovarono un branco di lupi intenti a mangiare una vecchia carcassa di un cervo, oltrepassarono un fiume arrivarono fino a casa di Emily, scesero la strada innevata e si fermarono poco più avanti, lo vidi, un ammasso di pelliccia e muscoli, sembrava fissarmi con quegli occhi gialli, sentii il suo odore così aspro e pungente, ghignò soddisfatto, come se mi stesse aspettando, si alzò e scomparve lasciandomi con un solo pensiero in testa…Emily.
Tornai in me e la testa iniziò a girarmi, il cuore prese a battermi forte, le gambe mi tremavano, il respiro si accorciava...mi sentii come in trappola, come braccato.
Daphne e Cristal iniziarono a scuotermi e ricambiai il loro sguardo preoccupato “Jacke, Jacke cos'è successo?” presi il telefono e chiamai Bob, doveva andare a scuola, doveva prendere Emily lui avrebbe fatto prima… salì in macchina “dove vai?” “a casa, venite con me o restate qui?” salirono e guidai più veloce che potevo.
 
Arrivammo, Bob ed Emily ancora non c'erano “vuoi dirci cos'è successo?” “non lo so! Io l'ho visto, lui era come se mi aspettasse e...” “pensi sia andato da lei?” annui massaggiandomi le tempie “come ha fatto a sentirmi?” Daphne si morse un labbro “sapeva che l'avresti cercato è furbo,voleva farsi trovare ”sentii il cuore di Emily battere forte e mi precipitai fuori lasciando Cristal e Daphne in casa, la prima cosa che feci fu quella di abbracciarla, tremava ancora leggermente, solo dopo un po’ mi accorsi di qualcosa, un...un odore mescolato a quello di Emily, ispirai meglio, era l'odore di Mike, fu come un Flash lo vidi a scuola, mentre Emily si avvicinava a lui e lo baciava, sapevo che lei non l'avrebbe mai fatto ma non riuscii a trattenermi, non ero io a parlare, ma il lupo che si sentiva tradito “l'hai baciato?” mi guardò, gli occhi spalancati “J-Jacke” “Emily rispondimi...tu, l'hai, baciato?” mi uscii fuori un ringhi forte, più di quanto avrei voluto “c-come ti salta in mente! E non ringhiarmi contro sai...” “tu, hai, il suo odore addosso” indietreggiò, aveva paura, paura di me, lo sentivo “e l'unica spiegazione valida è che io l'abbia baciato vero?!” “allora spiegami Emily!” “no! perché non te la meriti nemmeno una spiegazione perché io, io, sai cosa lascia perdere” si voltò e iniziò a camminare “Emily aspetta!” “no Jacke lasciami sei un'idiota ”recuperai un po' di buon senso “lo so, io mi dispiace, ma sono, è il lupo” “no, questa non è una buona scusa, ok? Io sono venuta qui e tu sai come mi sono sentita? Ne hai la minima idea? no perché non c'eri quindi ti prego lasciami!” tolsi la mano sentendomi stupido e infantile, avevo permesso al mio lupo di prendere il sopravvento sulla persona che più amavo, lei raggiunse la porta quando uscì Daphne con l'aria disgustata “puzzi di lui” la ignorò ed entrò dentro, provai a raggiungerla ma Daphne mi bloccò “te l'ho già detto Jacke, lei non è come noi, non può capire e guarda com'è stato facile per Mike insinuarsi tra voi, è evidente, non ti ama, non abbastanza” le ringhiai forte mentre le zanne iniziarono ad allungarsi “tu mi appartieni Jacke, sei mio e per quanto puoi pensare di amarla il vostro legame non varrà mai quanto il nostro” iniziai a tremare, ecco la parte della trasformazione che odiavo, quando non eri più umano, ma non eri nemmeno ancora lupo “io,non,sono,mai,stato,tuo,lei,potrà,pure,odiarmi,lasciarmi,tradirmi,ma,io,non,smetterò,mai,di,amarla,e,non,amerò,mai,te!”furono le mie ultime parole, poi il lupo prese il sopravvento e mi trasformai.
 
 
 
                               Emily
 
 
Entrai in casa come una furia sbattendo la porta “Emily tutto bene?” Cristal sollevò lo sguardo e mi guardò preoccupata, sbuffai “ti prego, sappiamo entrambe che hai sentito tutto!” abbassò velocemente gli occhi arrossendo leggermente “scusa non avrei dovuto” il suo sguardo era sinceramente colpevole, “se ti va puoi annusarmi anche tu, sembra essere l’hobby del giorno!” scosse la testa con un timido sorriso, la guardai, indecisa se scusarmi o meno, poi iniziai a salire le scale “Emily” mi girai, gli occhi di Cristal puntati nei miei “...lui ci sta provando, fidati non è facile ma ci sta provando...quando l'ho ritrovato non riusciva ancora a controllarsi ma l'unico pensiero, l'unica cosa a cui riusciva a pensare eri tu e al fatto che volesse tornare da te, lui...ci tiene davvero, lo so ha esagerato ma, solo, dagli tempo Emily, solo questo” annui e poi mi girai ricominciando a salire le scale, entrai nella mia stanza e chiusi la porta, volevo buttarmi sul letto ma mi bloccai subito, Jacke o meglio, la forma tutto peli e denti di Jacke, era comodamente steso sul mio letto
“che cosa ci fai qui? così poi...”mi guardò mettendosi a sedere e inclinando la testa, abbassò le orecchie “se questo è il tuo modo per dire mi dispiace, sappi che non funziona!” iniziò a guaire e a scodinzolare timidamente “che vuoi?” guardò il letto, poi me, di nuovo il letto e ancora me, alzai gli occhi al celo “non mi va di sedermi grazie” guaì più forte iniziando a sbattere una zampa sul letto “ok! ecco seduta contento?!”posò l'enorme testa sul letto vicino alla mia mano e la leccò iniziando a scodinzolare più forte “smettila, non mi incanti sai, con questi occhi da cucciolo, queste orecchie morbide, queste zampe con i cuscinetti e… aaah ti odio!” iniziai ad accarezzargli la testa, poi gli grattai le orecchie e infine lascia sprofondare le mani nel suo morbido e vaporoso pelo, iniziò a fare versi di apprezzamento e si girò mostrando la pancia, iniziai a fargli dei leggeri grattini mentre lui si contorceva e finì col muovere vigorosamente la zampa posteriore sinistra, mi guardò con aria compiaciuta e io mi fermai, la mano ancora sulla sua pancia “sai, così non vale, non posso essere arrabbiata con te mentre fai il cucciolo felice...”continuò a guardarmi, chiuse i grandi occhi e sospirando tornò il mio Jacke, rimase nella stessa posizione sollevandosi sui gomiti per potermi guardare “così va meglio?” tolsi la mano, ancora sulla sua pancia, “no, non posso essere arrabbiata con te mentre te ne stai tutto nudo sul mio letto, quindi rivestiti!” si alzò, mettendosi la prima cosa che trovò e tornò a sedersi sul letto “mi dispiace” evitai di guardarlo “sai che ti picchierei ora se solo non sapessi che fosse inutile!” “lo so, vuoi raccontarmi quello che è successo?” alzai un sopracciglio “davvero credevo che avermi annusata ti bastasse!” si guardò le mani “non volevo” sospirai “stavo camminando da sola nel corridoio, a un tratto è stato come se, come se mi sentissi fatta di pietra, mi sono girata e lui era lì, che mi fissava, mi ha chiamato e poi ha detto che ti conosceva che poteva farti tornare normale e...poi mi ha baciata ed è sparito” mi voltai e vidi sul suo viso un'espressione corrugata “aspetta, hai detto che ti ha chiamata? insomma ha detto ehi ciao bella ragazza o cosa?” “n-no lui ha detto, ha detto ciao Emily, mi ha chiamata per nome?”mi guardò per un secondo poi si alzò e si precipitò giù per le scale mentre un ringhio fortissimo gli usciva fuori dai denti molto meno umani del solito, lo seguii e lo vidi scaraventarsi addosso a Daphne che ricambiò il suo ringhio scrollandoselo di dosso “che diavolo ti prende?!”gli occhi di Jacke non erano più umani, la bestia stava di nuovo prendendo il sopravvento “lui sapeva il suo nome tu, sei stata tu, gli hai detto di lei?!” Cristal, che era rimasta in disparte fino a quel momento, si alzò sfoderando gli artigli “ora BASTA, calmatevi tutti e comportiamoci da PERSONE non da animali!” Bob non aveva bisogno di fare scena, ringhiare o cacciare gli artigli, lui trasmetteva una certa autorità che anche io riuscivo a percepire, Jacke sbuffò ma si allontanò e Bob sorrise “bene, ora spiegaci Daphne!” lei si guardò la manica che Jacke le aveva squarciato “non gli ho detto proprio un bel niente, non abbiamo parlato dall'ultima volta che risale ad anni fa! ma...”si morse un dito, mi avvicinai a Cristal che ritirò gli artigli ricomponendosi “ma cosa?” “deve, l'altro giorno, quando l'ho visto, lui dev'essere riuscito a leggere i miei pensieri, ero arrabbiata e sconvolta, non ci ho proprio pensato...” Cristal mi guardò, poggiandomi una mano sulla spalla “cosa ti ha detto?” mi chiesi se non avesse già ascoltato la conversazione con Jacke e chiusi gli occhi “che, conosceva un modo per far tornare Jacke normale” gli occhi di Cristal e Jacke si riaccesero e tornarono a fissare Daphne che ringhiò senza muoversi “è vero? esiste un modo?” lei si aggiustò una ciocca di capelli “certo, indossare una camicia intessuta di foglie di prezzemolo selvatico!” la guardammo tutti con occhi spalancati, lei sbuffò “si chiama sarcasmo, mai sentito parlare? l'unico modo è morire e tu lo sai!” guardò Cristal che chiuse gli occhi per poi riguardarmi “quando muori, hai alcuni minuti da umano, come un piccolo extra, non esiste nessuna cura...”abbassai lo sguardo mentre mille dubbi e domande si accavallavano nella mia testa “allora perché l'ha detto?” “sveglia ragazzina! Ti ha detto in un modo più articolato, che ha intenzione di uccidere Jacke!” forse era vero, però continuavano ad essere assalita dai dubbi, non feci in tempo a fare un'altra domanda che il telefono squillò, corsi a rispondere “pronto?” “tesoroo? non prendere mai il telefono mi raccomando eh” guardai gli altri “ehm, mamma ciao” “come stai? la scuola? la casa cade a pezzi? il figaccione?” scossi la testa “...come mai questa telefonata mamma?” “oh perché sto per partire sai torno prima, contenta?” “c-come mai?” “non è la risposta che mi aspettavo, ma ora devo andare ci vediamo domani, come sono contenta un bacio!” chiusi il telefono e mi girai scoprendo otto occhi che mi fissavano.
 
“Fantastico...e ora? che tipo è tua madre? si arrabbierà? ci lascerà stare qui?” guardai Daphne con aria di sfida “oh intendi, se si arrabbierà per il fatto che cacciata zanne e artigli cercando di ammazzarvi o perché uno psicopatico, provvisto tra l'altro anche lui di zanne e artigli, vuole ucciderci tutti?” ancora una volta Bob riportò la calma “facciamo tutti un bel respiro, stanotte rimarremmo qui, domani si vedrà, se la signora Sullivan non ci vuole andremo al capanno, così saremo abbastanza vicini da continuare a proteggere anche Emily” annuimmo tutti e risalii in camera, buttandomi sul letto fissando il soffitto, chiusi gli occhi pensando a tutto quello che era successo in quei giorni e riflettendo sul perché non urlassi e tentassi di scappare via, lontano “posso?” mi alzai leggermente e vidi gli occhi grigi di Jacke fissarmi da dietro alla porta, gli feci cenno di venire sul letto, sospirammo entrambi “così, torna tua madre, sarai contenta” lo guardai indecisa se prenderlo a schiaffi o buttarmi tra le sue braccia, tornai a fissare il soffitto “non voglio che andiate via, insomma non penso vi caccerà via, ma non voglio che tu vada via” sospirò portandosi una mano sul volto “Em, mi dispiace per prima io, vorrei solo cancellarlo e” al diavolo, lo abbracciai nascondendo la testa nell'incavo del suo collo “questa giornata è stata tutta da cancellare, tranne per le tue fusa, quelle erano dolcissime” la tensione si allentò un po' “se vuoi te le rifaccio” sorrisi senza staccarmi da lui “…secondo te cosa vuole? Intendo, davvero insomma se vuole solo ucciderci tutti perché non l'ha già fatto? perché non mi ha, cosa sta aspettando?” “credo che il punto sia che non vuole solo ucciderci, vuole dimostrare la sua forza e il suo potere, vuole giocare con noi e divertirsi” lo guardai negli occhi “…mi sentivo tipo un burattino, incapace di fare nulla, ma continuavo a pensare a te” “lo so...è successo più o meno la stessa cosa anche con Daphne” “ti sentivi così?” “già, aggiungici un po’ di dolore fisico in più” sospirai “Cristal, mi ha detto che lei e Bob pensavano che tu, saresti diventato come lui ” mi strinsi un po' di più a lui “lo so, l'hanno detto anche a me, io e Mike per certi versi siamo molto simili, ma io ho una cosa che lui non ha, te può provarci quanto vuole, possono provarci tutti ma, nessuno mi allontanerà mai da te” “allora è proprio vero” “cosa?” “che i lupi sono molto possessivi” sorrise “riesci mai a essere seria?” lo guardai, sorrisi e gli chiusi gli occhi con una mano “seriamente, non so come o cosa hai fatto, ma mi sono innamorata subito di te, da quel giorno a scuola e, sappi che non te lo dirò mai più, perché non sono proprio quel tipo di ragazza ma, per quanto mi riguarda, non permetterò mai a nessuno, lupo o non, di portarti via da me!” sorrise e tolse la mano, iniziammo a baciarci e senza curarci degli altri ci lasciammo andare alla passione.
 
 
 
 
                                   Daphne
 
 
Non riuscivo a dormire, così me ne stavo fuori, seduta sul dondolo a guardare le stelle, odiavo ammetterlo ma ero invidiosa, terribilmente invidiosa, non servivano i sensi da lupo per percepire l'amore di quei due, ed ero invidiosa di quella stupida ragazzina che aveva quello che io bramavo e che non riuscivo ad avere “cos'è mi stai diventando sentimentale?” ringhiai voltandomi verso Cristal “anche se fosse non sono affari tuoi!” si avvicinò sogghignando “lo sono, dato che sento le tue emozioni anche a grande distanza!” sbuffai tornando a guardare le stelle così luminose e lontane, la malinconia mi assalì mentre iniziavo a pensare al mio branco, chissà cosa stavano facendo “perché non torni da loro? Jacke non verrà mai con te, lo sai, quindi se fai tutto questo per lui...” “lo faccio per me! quel bastardo ha ucciso un membro del mio branco e mi ha fatto passare per un alfa incompetente, sai quanti beta hanno abbandonato il branco?” “...senza contare che ti ha ingannato giocando con i tuoi sentimenti!” “cosa vuoi insinuare?” “niente, dico solo che la vendetta è donna!” “vale anche per te allora!” “ovvio...dopotutto ha tentato di uccidermi no?” alzai le spalle “non riuscirai a batterlo, se ti ordinerà di fermarti dovrai farlo, è pur sempre il tuo alfa, anche se a metà” chiuse gli occhi “sappiamo entrambe che non lo farà, è qui solo per giocare, vuole divertirsi...è questo che siamo per lui un passatempo, è sempre stato così” annui mentre mi tornava in mente il suo gelido sorriso dopo che aveva massacrato l'intera famiglia, rabbrividii, avevo bisogno di liberare la mente e riposare “dovremo andare a letto...” “...Daphne...”mi girai appena “si?” “se un giorno, se volessi, se, io” le sorrisi “il mio branco aspetta un nuovo membro, non è necessario che sia Jacke e poi, saresti un cucciolo valoroso” ricambiò timidamente il mio sorriso, tornai in casa maledicendo quei due e il loro stupido amore, mi stavano contagiando, andai a stendermi sul divano e chiusi gli occhi.
 
Subito il giallo invase i miei pensieri, i suoi occhi mi trovarono, pronti a regalarmi l'ennesimo incubo!
 
 
 
                              Emily
 
 
Un incubo, un orrendo incubo ecco cosa mi aveva risvegliato, Jacke mi strinse un po' più forte e io ispirai un po' del suo profumo, ripensai al sogno, avevo visto gli occhi inquietanti di Mike, i corpi senza vita di Jacke e Cristal e il sorriso gelido di Daphne, chiusi gli occhi strusciando la testa contro il suo petto “stai bene?” annui sapendo di essere vista anche se eravamo al buio “brutto sogno?” annui ancora iniziando a disegnare piccoli cerchi con le dita sul suo cuore, che batteva forte, non passò molto e iniziò le sue particolari fusa, sorrisi e continuai fino a che la sua mano non mi bloccò “...tua madre ha appena aperto la porta” seppellì la faccia sul cuscino “non ci credo, non è mai stata puntuale in vita sua” mi accarezzò i capelli “sta salendo le scale, vuoi che” “no, rimani qui” mi alzai e aprii la porta trovando mia madre intenta a parlare da sola, appena aprii la porta si sporse un po' verso la stanza, poi tornò a guardarmi “perché Bob è di sotto a preparare del thé e perché con lui ci sono due ragazze? e perché mister figaccione è mezzo nudo nel tuo letto?” chiusi la porta e feci un enorme respiro “ok, dobbiamo parlare mamma io” non mi fece finire che diede un urlo “o mio dio, o mio dio tu, tu sei incinta vero?” spalancai gli occhi “c-cosa? No, o celo, no!” “ma certo, tutto torna, la tua freddezza a telefono ed ecco perché loro sono qui, fanno da testimoni così che non possa ucciderti...ooo mio dio...” “mamma la vuoi smettere…aspetta se fossi incinta tu mi uccideresti?” alzò le mani al cielo “ma cosa ho fatto di male per meritare una figlia che fa sesso senza usare precauzioni? E di chi è? Insomma di figaccione o di qualcun altro?” “Mamma! per chi mi hai preso! ora smettila e poi le usiamo le precauzioni e poi non sono incinta” si alzò gli occhiali che le erano scivolate sul naso “hai fatto il test?” “ma mi ascolti quando parlo? n-o-n s-o-n-o i-n-c-i-n-t-a!” “va bene vado subito a comprarlo” l'afferrai per le spalle e iniziai a scuoterla “non ho nessuna intenzione di fare la pipì su un bastoncino per dimostrarti che non sono incinta, ora calmati, respira così possiamo parlare ok?” annui e iniziammo a scendere le scale.
Ci sedemmo sul divano mentre Bob ci porse le tazze con del thè bollente dentro, per poi si dileguò seguito da Cristal e Daphne, guardai la tazza bianca decorata con dei grandi fiori rosa “...mamma...io...mi dispiace...insomma...lo so che avrei dovuto dirti che...ecco si che invitavo, degli amici e anche di Jacke ma, è successo tutto così in fretta e non ci ho pensato, insomma dai non siamo mai state la classica coppia mamma e figlia e ok, no solo mi dispiace! ”mia madre sospirò “in effetti, ti ho sempre detto che eri libera di fare quello che volevi, solo, pensavo di potermi fidare di te e volevo solo che ne parlassi con me...”strinsi la tazza più forte “proprio come tu mi hai parlato del trasferimento...”alzò gli occhi al celo “ancora questa storia? quindi cos'è l hai fatto per ripicca? e poi mi sembra che ti sia ambientata molto bene qui” lanciò uno sguardo verso le scale, io chiusi gli occhi “ok, si lasciamo perdere, mi dispiace ok? storia chiusa?” si alzò gli occhiali e bevve un sorso di thè facendo poi una smorfia disgustata, preferiva il caffè “si, si va bene, quindi, usate le precauzioni?” sbuffai “si mamma te l'ho già detto!” annui “bene, bene e chi sono quelle due ragazze?” deglutii “sono...ehm, Cristal, quella più bassina, coi capelli ramati e gli occhi azzurri, lei, viene a scuola con me e sai, dato che non ho una macchina e lei si, mi ha accompagnato a scuola in questi giorni, così, per ricambiare le ho proposto di dormire qui...”be dopotutto il fatto che venisse a scuola con me era vero no? “...anche l'altra? mi sembra un po' grande per la scuola” ok Emily, su puoi farcela “lei è la cugina di Cristal e non abita qui, è venuta a trovarla e, è solo un caso che oggi sia qui e poi c'è Bob, lui è un adulto ed è molto responsabile, ci controlla ogni tanto...”mi guardò, l'aria perplessa, trattenni il respiro “...Emily, devo crederti? è la verità quella che mi stai dicendo?” annui e lei sospirò poggiando la tazza sul tavolino di mogano e massaggiandosi le tempie “va bene, va bene, io ora però devo farmi una doccia, ne ho davvero bisogno” mi alzai e la fermai “quindi, ehm loro possono rimanere?” “no! se quello che mi hai raccontato è vero...non c'è alcun bisogno che rimangano dato che sono tornata” “ma io” “niente ma signorina! ora io doccia, tu saluta i tuoi amici!” sbuffai e mi lasciai sprofondare sul divano, proprio ora doveva fare la madre responsabile? “sei una pessima bugiarda lo sai?” mi voltai e vidi Jacke, lo abbracciai “davvero? credevo di essere andata benino, ho fatto pena?” sorrise “il tuo cuore batteva all'impazzata, mi stavo seriamente preoccupando!” “be, meno male che mia madre non è un licantropo allora! dici che mi ha creduto?” “era molto agitata, ma più parlavi e più si calmava credo che abbia capito che le nascondi qualcosa e, no...non credo proprio cambierà idea su di noi, quindi c'è ne andiamo” mi spostai per guardarlo meglio, non so c'era qualcosa, nei suoi modi, nella sua voce, nel modo in cui sfuggiva al mio sguardo che mi fece tremare “intendi, al capanno, giusto?” continuò a evitare il mio sguardo “…il capanno, si infondo non è tanto male...e tu hai fatto già molto per noi...ne approfitterò anche per tornare a casa e dirgli...”potevo sentire il mio cuore battere forte, mi stava nascondendo qualcosa “dirgli, che stai bene e tornerai presto da loro?” si guardò i piedi “…si...si...per dirgli questo...” “Jacke!” cercai il suo sguardo “cosa?” “smettila!” “di fare cosa?” mi guardò con uno sguardo colpevole “...non mi serve essere un licantropo per capire che mi nascondi qualcosa, Jacke ti prego...” “siediti Emily” “perché?” sospirò “abbiamo deciso, di andare via...” “abbiamo chi?” “io...io ho deciso che andare via, è la cosa migliore...” “...via per quanto?” “sempre” strinsi i pugni “cos'è cambiato ora?” “tutto Emily, tu, io, tua madre, non voglio che menti a tua madre per colpa nostra, non voglio che siate in pericolo per colpa mia, ci ho pensato a lungo ed è, è la scelta migliore per tutti” “tu, ci hai pensato a lungo? quand'è che hai iniziato a pensarci per la precisione?” “...da quando Daphne è tornata per dirci di Mike, non ho smesso mai di pensarci, avrei voluto che le cose andassero in maniera diversa, ma questa è la soluzione migliore” trattenni le lacrime “perché, perché sei tornato, perché sei rimasto, perché hai permesso che m'innamorassi di te se, se sapevi che io…”non riuscivo a parlare, trattenevo i singhiozzi, mi sentivo stupida, vuota e inutile, il mio cuore aveva fatto le valige ed era scappato via, evidentemente insieme al mio cervello dato che non riuscivo più a parlare, volevo picchiarlo, volevo fargli male, volevo che mi abbracciasse, che mi dicesse qualsiasi cosa e invece lui, rimaneva fermo immobile a guardarsi le sue dannatissime scarpe e non mi guardava nemmeno “ragazzi tutto bene?” mi voltai, mia madre ci fissava con aria interrogativa avvolta dal accappatoio “tutto benissimo, stanno andando via” mi allontanai iniziando a salire le scale “mi spiace” vidi Cristal guardarmi in modo a dir poco pietoso “tu lo sapevi?” annui, certo ero l'ultima a saperlo infondo non ero niente no? “...vai anche tu?” annui ancora “...Bob?” “rimane...nel caso ci sia bisogno” rimanemmo in silenzio per un po', ormai le volevo bene ma insomma, gli amici non si comportano così no? “...buon viaggio!” proseguii e raggiunsi la mia camera, mi chiusi dentro e solo allora mi lasciai andare ad un lungo pianto.
 
 
 
 
                               Jacke
 
 
Che fossi un'idiota lo sapevo già, che fossi anche così stronzo, no, come avevo potuto farle questo? la verità era che ero stato un egoista, volevo godere della sua compagnia il più possibile, sospirai, avevo fatto la cosa giusta in fondo, lasciarla era la cosa migliore no? il modo migliore per tenerla al sicuro no? e allora perché mi sembrava un enorme errore? perché avevo voglia di seguirla e di dirle che mi dispiaceva? perché mi sentivo così male? perché mi veniva da vomitare? perché sentivo il lupo dentro di me ululare e contorcersi dal dolore?
chiusi gli occhi, tentando di ignorare tutte queste domande, provai a fare come se io ed Emily non ci fossimo mai conosciuti.
 
Arrivati al capanno Cristal e Daphne iniziarono a litigare per decidere quando partire, le fermai “...io vado a casa a salutare, quando torno partiamo...”mi guardarono e annuirono.
Accesi il motore e sospirai ancora odiavo dire addio, ma potevo anzi dovevo farcela, arrivato davanti casa rimasi per qualche minuto seduto a fissare il vuoto, poi mi decisi ad entrare, mio padre spalancò gli occhi e mi abbracciò, chiedendomi se stavo bene, dopo un po' della scale scese correndo June che mi saltò in braccio, sospirai ancora, tutto questo mi sarebbe terribilmente mancato, come potevo dire addio alle persone che più amavo? a June? a Emily?
“Alla fine ti sei preso il disturbo di tornare vedo” mi voltai, con June ancora in braccio, si, persino lei mi sarebbe mancata “dobbiamo parlare” mi guardò “va nella tua stanza June” lei la riguardò imbronciata “fai come dice mamma, poi vengo da te ok?” annui sorridendomi e corse in camera sua.
Segui mia madre in cucina, mi diede le spalle e iniziò a preparare del caffè, la guardavo mentre le sue braccia, esili ma forti continuavano a muoversi alla ricerca di questo e di quello, in passato avevo desiderato così tanto che quelle braccia mi abbracciassero, che mi dessero un po’ di conforto, mi chiesi come avesse reagito se avesse saputo la verità, probabilmente avrebbe tentato di rinchiudermi in un manicomio “me ne vado” non si girò, non trapelò nessuna delle sue emozioni, prima avrei detto ecco cosa ti aspettavi Jacke? la solita gelida no? invece ora...ora sentivo il suo cuore perdere un battito al suono delle mie parole e la sua ansia diventare sempre più forte “bene hai trovato casa è qui vicino? Sai...per June” “no, io vado proprio via da qui, lontano, nessuno potrà venire a trovarmi” ancora un battito mancato “e dove si troverebbe questo posto?” “non è necessario che tu lo sappia” si girò, facendo cadere una delle tazzine per terra “Jacke per l'amor del celo! sono pur sempre tua madre!” paura, ecco quello che provava, paura di perdermi, paura di sbagliare, paura di rimanere sola, non me n'ero mai accorto prima, non avrei potuto, era così brava a nascondere i propri sentimenti alle persone “tutto bene qui?” mi padre fece capolino dalla porta, senza entrare del tutto in cucina, lei lo guardò, “ma certo! tuo figlio si trasferisce, ma io non ho il diritto di sapere dove, è tutto normale per te no?!” iniziarono a litigare come al solito perché, perché aveva deciso di diventare una donna fragile proprio adesso? La verità è che forse, lo era sempre stata ma io, non ero mai riuscito ad accorgermene, mi alzai guardandoli “mi mancherete” uscii da quella cucina, non riuscivo a sopportare tutto quel dolore causato dalle mie parole, salii le scale, fino alla stanza di June, era tutta concentrata a colorare “cosa fai?” non mi guardò continuando la sua opera minuziosamente “coloro!” mi avvicinai “mmm cosa?” guardai il disegno e non potei trattenere un sorriso “due lupi!” “brava, sono molto belli” “non sono due lupi qualsiasi!” mi appoggia sul letto “a no?” scosse convinta la testa “questi sono due lupi, innamorati che non si lasceranno mai mai mai, perché ha detto la mia maestra che quando un lupo trova una compagna è per sempre” mi sorrise contenta, mentre il mio cuore veniva preso a calci e pugni, scaccia il pensiero di Emily “interessante” diede un ultimo colpo di colore, poi si girò verso di me con il disegno tra le mani “è per te!” sorrisi e presi il disegno “June, noi, non ci vedremo per un po’” abbassò lo sguardo “per un po' tanto o per un po' poco?” il suo piccolo cuore prese a battere più forte in attesa di risposta “non lo so, ma voglio che tu faccia la brava e che sappia che ti voglio bene ok?” gonfiò le guance cercando di non piangere “e poi dovrai controllare la mamma e il papà così quando torno mi racconti tutto, ok?” sorrise e mi si buttò tra le braccia “quindi torni?!”ringraziai che non fosse un licantropo “certo, tornerò prima che tu te ne renda conto!” rimasi ancora un po’  con lei, che iniziò a raccontarmi della scuola e dei suoi amici fino ad addormentarsi, presi il disegno lo infilai in tasca, le diedi un forte bacio e me ne andai.
 
Quando tornai al capanno era notte ormai “c'è ne hai messo di tempo!” fulminai con lo sguardo Daphne che si zittì all'istante, guardai Cristal “allora tutto pronto? partiamo?” “Jacke, ne sei sicuro? possiamo rimanere qui possiamo combattere magari” “no! ho deciso, sei libera di rimanere qui se vuoi” abbassò lo sguardo, riguardai Cristal “quanto ci vorrà?” “se partiamo adesso dovremmo arrivare per domani sera!” “partiamo allora!” mi fermai a guardare Bob “starà bene, prima o poi lei starà bene Jacke!” annui e uscii.
 
Fu Daphne a guidare, mi misi dietro e rimasi in silenzio per tutto il viaggio, chiusi gli occhi evitando di guardare quello che stavo lasciando, evitando di ascoltare il lupo dentro di me che scalpitava, evitando di concentrarmi sulle lacrime incessanti di Emily.
 
 
 
                                 Emily
 
 
Rimasi in camera a guardare il soffitto per tutto il resto del giorno, non scesi a pranzare o a cenare, la notte non chiusi occhio e il mattino seguente mi sentivo uno straccio rovinato, di quelli che si usano per lavare per terra.
Evitavo di chiudere gli occhi perché farlo significava rivedere il volto di Jacke e risentire le sue parole, mia madre bussò un paio di volte senza ottenere risposta.
Scossi la testa, le sette e un quarto, sospirai, io non ero così, non avevo mai pianto per un ragazzo, non ero mai stata ferma un intero giorno a lasciare che la vita mi scorresse intorno, mi alzai, mi vestii in modo meccanico e scesi in cucina “vado a scuola” mia madre per poco non si strozzò con il suo caffè “v-vuoi che ti accompagni?” “no è presto faccio due passi ”si, camminare, camminare mi avrebbe fatto sicuramente bene! Arrivai al supermercato, girai a sinistra e mi incamminai per la scuola “Emily che caso fortuito e che piacere rivederti” mi bloccai riconoscendo quella voce, sentii lo stomaco attorcigliarsi e una piccola vocina urlare scappa, corri, grida, ma non feci niente di tutto ciò, mi limitai a girarmi, gli occhi gialli di Mike mi squadravano mentre il suo sorriso si faceva largo sul suo volto, fu un attimo, mi raggiunse e tutto divenne nero.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 11
*** Undicesimo capitolo-vari Pov ***


UNDICESIMO CAPITOLO
 
 
                             Jacke
 
 
Ci fermammo un paio di volte, Daphne non era più abituata a guidare a lungo, era irritante, non smetteva di sorridere o di parlare “il mio branco sarà così felice di rivedermi e di conoscervi” Cristal sbuffava, altre volte invece ricambiava il suo sorriso, io rimanevo in silenzio, presi il disegno di June, lo guardai a lungo, un tuffo al cuore, un groppo in gola, lo ripiegai e lo posai, chiusi gli occhi e a un tratto non mi trovavo più in macchina, non sentivo più le loro voci, non vedevo più niente, era tutto buio e continuavo a sentire un insistente ronzio nelle orecchie, cercai di scacciarlo senza riuscirci “Jacke, oh povero caro Jacke, davvero credevi fosse così facile? davvero credevi che il tuo assurdo piano funzionasse? o forse hai solo scelto la strada più facile? forse volevi solo salvarti la pelle e al diavolo le persone che dicevi di amare! mi hai deluso, mi aspettavo molto da te, ma non hai deluso solo me, oh, no c'è qualcuno che in questo momento sta soffrendo molto di più” spalancai gli occhi, quella voce era di Mike ne ero certo, ma, forse, era stato frutto della mia immaginazione, si era così, deglutii poi smisi di respirare, qualcosa iniziò a rompersi in me, mentre un orrenda idea prendeva il largo nella mia mente, che stupido, stupido idiota come, come avevo solo potuto pensare che quello fosse un buon piano? come potevo pensare che funzionasse? che Mike si limitasse a lasciarci andare o al massimo a inseguirci? come avevo anche solo potuto pensare che lasciarla fosse una buona idea?! ringhiai contro me stesso, Daphne si fermò di colpo guardandomi dallo specchietto, scesi dall'auto senza dire niente e iniziai a correre, più veloce che potevo, non passò molto che Daphne e Cristal mi seguirono, l'avevano sentito anche loro, il dolore di Emily era il mio e il mio dolore era il dolore del branco e poi c'era il sangue, quella puzza di sangue così forte e intensa, continuai a correre e per tutto il tempo correvo e pregavo, pregavo di arrivare in tempo.
 
 
 
                     
                            Daphne
 
 
Puzza, puzza di sangue e morte, era questo che tutti avevamo sentito dopo il ruggito di Jacke, sangue e un immenso dolore, Jacke iniziò a correre senza nemmeno trasformarsi, Cristal lo seguì quasi subito, mi voltai, ancora qualche ora di cammino e sarei arrivata a casa, mi morsi un labbro e presi a correre con loro.
Jacke aveva paura, sentivo il suo cuore battere all'impazzata, il suo respiro accelerare, era troppo agitato per trasformarsi, riusciva solo a pregare.
Seguimmo l'odore pungente del sangue fino ad arrivare nei pressi del lago ghiacciato, rabbrividii al ricordo di quel posto, ci guardammo intorno, dal fitto del bosco apparì Mike, ancora umano, sorrideva, sporco di sangue, camminava trascinando per un braccio il corpo inerme e pieno di lividi della ragazzina, sentii il cuore di Jacke cedere, Mike ci guardò soddisfatto, alzò Emily per un braccio, le leccò il collo insanguinato e la lanciò con tutta la forza che poteva quasi al centro del lago, la ragazzina, nonostante provasse un dolore lancinante provò ad alzarsi, ricadendo subito a terra, quasi sicuramente una delle gambe era rotta, la rabbia di Jacke aumentava sempre di più, gli occhi lampeggiavano pieni di furia mentre artigli e denti affilati si allungavano sempre di più, emise un ringhio profondo contro Mike, stava combattendo, il lupo dentro di se voleva uscire e fare a pezzi il suo avversario, la sua parte umana voleva solo correre dalla ragazzina, Cristal lo guardò, capì e iniziò a correre verso il centro del lago, solo allora Jacke si lasciò andare, si trasformò e si scagliò contro Mike, non si era nemmeno accorto che la corsa di Cristal era stata interrotta quasi subito da un grosso lupo dal manto rossiccio con un solo occhio che la travolse buttandola a terra, non ebbi il tempo di fare nulla, un secondo lupo mi si parò davanti, mi fissava, le orecchie indietro, gli occhi iniettati di sangue il muso arricciato, a tutto, quello stronzo aveva pensato a tutto, sapeva che Jacke l'avrebbe sentita, sapeva che noi lo avremmo seguito e si era portato i rinforzi, a quel punto una cosa era sicura, quella ragazzina sarebbe morta e Jacke non se lo sarebbe mai perdonato, ringhiai contro il lupo, mi abbassai trasformandomi e mi preparai allo scontro.
 
 
 
                            Jacke
 
 
 
Lo sentivo, potevo sentire il suo dolore, la sua paura, il suo sangue scorrere senza sosta, ancora prima di arrivare sapevo che le aveva fatto del male, ma vederla, quello era mille volte peggio, ricoperta di sangue raffermo mentre altro continuava a scorrere, i vestiti strappati, mentre lui la trascinava senza rispetto sulla neve, il volto pieno di lividi ed era tutta colpa mia, se solo non me ne fossi andato, lo guardai prenderle un braccio mentre lei tremava, lo guardai leccarle il collo mentre lei piangeva e lo guardai lanciarla lontano sulla distesa ghiacciata, non ci vidi più, il lupo dentro di me ringhiava forte, bramava il suo sangue, voleva vendetta, vidi Cristal precipitarsi verso Emily e allora lasciai che il lupo prendesse il sopravvento e mi scagliai contro Mike, provai a morderlo, ma le mie zanne scoccarono tra loro, riuscii invece a graffiargli la pelle ancora umana, sorrise leccandosi un labbro, si trasformò, era grande davvero grande e continuava a fissarmi, ululò mostrandomi con delle immagini come aveva preso Emily, come l'aveva torturata e picchiata, tirai le orecchie indietro mentre il pelo si rizzava sempre di più, ringhiai così tanto da mostrare le gengive e mi avventai sul suo collo affondando i denti in profondità, si liberò della mia presa e mi morse la zampa sinistra, gli morsi con forza un orecchio e riuscii a liberarmi, poteva anche uccidermi, almeno Cristal aveva preso Emily, mi voltai e per poco non mi venne un colpo, lei era ancora lì, distesa sul freddo ghiaccio ma Cristal che stava facendo? mi voltai ancora e la vidi, stava combattendo contro un grosso lupo dal manto rossiccio, poco lontano da lei anche Daphne era alle prese con un altro lupo molto simile al primo, Mike, approfittando della mia distrazione mi si avventò contro graffiandomi la schiena e affondando i canini nel fianco, scossi la testa, dovevo concentrarmi, lui era in vantaggio, lui non sentiva il rallentare costante del cuore di Emily, il suo respiro accorciarsi, il suo corpo irrigidirsi, non sentiva il sapore metallico che le riempiva la bocca, non sentiva il continuo scricchiolio del ghiaccio che sotto il suo corpo iniziava a rompersi, mi liberai dalla sua presa e riuscii a buttarlo a terra, mi girai e iniziai a correre, dovevo toglierla di lì, ma con un balzo mi superò, ringhiai frustrato mentre continuava ad avere sul muso grigio quel ghigno odioso, ripresi a combattere, mordendo più forte che potevo, non potevo perdere tempo con lui, se combattevo con lui non potevo salvare Emily, chiusi gli occhi, il suo cuore batteva sempre più piano, il ghiaccio s'incrinava sempre più velocemente e ancora prima che accadesse, sapevo che quella era la fine.
 
 
 
                            Daphne
 
Quindi quella era davvero la fine? mi rialzai per l'ennesima volta, squadrando il mio avversario, Mike aveva scelto bene e soprattutto li aveva addestrati bene, non mollava, quel lupo era tanto grosso quanto cocciuto, nonostante la zampa rotta e le numerose ferite non mollava, avevo qualche costola rotta e anche la spalla mi bruciava, ma il dolore più insopportabile era sentire la sofferenza di Jacke nel veder morire la persona che amava, ringhiai, non poteva andare di nuovo così, ripresi a combattere mordendo più a fondo e graffiando più forte, lottavo con tutte le mie forze mentre sentivo Cristal fare lo stesso, cadeva e si rialzava si lanciava contro il suo avversario con tutta la sua forza e tratteneva i lamenti quando questo la spingeva a terra e si rialzava per un nuovo attacco, pensai a quella ragazzina, non era un licantropo eppure, dopo tutti quei colpi e con quel freddo doveva già essere morta e invece resisteva, dove trovava tutta quella forza? come faceva a non urlare? a non preferire la morte a quell'estenuante dolore?
Vidi Jacke bloccarsi di colpo, finalmente l'aveva sentito, lo scricchiolare del ghiaccio, era iniziato non appena Mike l'aveva lanciata con forza, ma lui era troppo arrabbiato per accorgersene prima, ancora un crak, più forte, stavolta anche un essere umano l'avrebbe sentito, ululai, il lupo cocciuto mi aveva appena morso, mi ero distratta, maledizione, sentii anche Cristal ululare forte, il suo avversario la schiacciava con tutto il suo peso continuando a morderla, imprecai, quelli non erano licantropi erano dei veri e propri mostri come Mike! non provavano dolore o pietà, respingevano i nostri attacchi restituendoceli con più forza, mi avventai nuovamente contro di lui e finalmente riuscii a buttarlo a terra, ringhiai vittoriosa, mi lanciai sull'altro lupo che continuava a non dare tregua a Cristal, lui mi guardò col suo unico occhio e mi ringhiò contro, stavo per attaccare quando sentii un ululato librarsi nell'aria, seguito subito da un altro e un altro ancora, rimasi immobile, quasi senza respirare, poi risposi a quello che era un richiamo, il richiamo del mio branco, erano venuti per me, nonostante gli avessi detto di non farlo, non sapevo se essere più arrabbiata o felice, il nostro avversario si spaventò indeciso su cosa fare fece vagare il suo sguardo alla ricerca del suo alpha, ma Mike era così impegnato che non si accorse di nulla e infine arrivarono, in prima fila c'era Bob il manto un tempo bianco come il mio si muoveva sinuoso a ogni suo movimento, ma certo, doveva essere andato alla ricerca d'aiuto non appena Mike aveva preso quella ragazzina, dietro di lui procedevano con passo svelto Kevin e Tim continuando a fissare il grosso lupo dal manto rossiccio, lui che fino a quel momento era stato fermo sembrò tornare in se e tentò ancora di mordermi, subito Kevin gli fu addosso, Tim lo imitò e dopo un paio di morsi il grande lupo crollò a terra inerme.
Kevin mi guardò, gli occhi azzurri pieni di ansia, gioia e paura per me, sentì il mio cuore fare una capriola, avrei, Tim mi saltò addosso leccandomi e scodinzolando come un cucciolo felice, poi si fermò e iniziò a guardare incuriosito Cristal che tentava di alzarsi sulle zampe tremanti, le si avvicinò, l'annusò, scodinzolò leggermente e iniziò a leccarle alcune ferite, facendole trovare un po' di sollievo, lei  alla fine riuscì ad alzarsi poggiandosi a lui che la sosteneva con molto orgoglio.
Bob si avvicinò, gli occhi color ambra mi scrutarono, abbassai la testa in segno di rispetto, dopotutto era lui il lupo anziano, Jacke e Mike smisero di lottare e si girarono a guardarci, entrambi erano pieni di ferite più o meno profonde, Mike mi guardò, con la sua solita aria di sfida, volevo lanciarmi contro di lui e azzannargli il collo, Kevin mi toccò leggermente col muso, respirai, no quello sarebbe stato il suo gioco, da soli, poteva ucciderci tutti, ma insieme eravamo una forza troppo grande, Bob ringhiò, Jacke con un salto si unì a noi e iniziammo a muoverci in cerchio puntando la nostra preda, sei lupi che si muovevano come uno solo, ghignai, impara Mike è così che fanno i lupi! lui ringhiò forte e si lanciò contro di me, fu bloccato da Kevin e Tim che lo attaccarono dai due lati opposti spingendolo a terra, Cristal mi guardò, prese tutta la forza che aveva e si lanciò sulla sua schiena mordendogli il collo in modo che stesse fermo, mi avvicinai e lo guardai a fondo, alla ricerca di una traccia del vecchio Mike che amavo, rabbrividì, non c'era nulla in lui se non odio, anche ora, mentre i miei due beta lo mordevano, mentre la sua ex ragazza gli stava sulla schiena tenendolo fermo, anche ora lui pensava solo al volerci uccidere tutti “è tutta colpa tua Daphne, se lo fai, mi avrai per sempre sulla coscienza” chiusi gli occhi, non avevo nessuna intenzione di farmi manipolare da lui, non più “no Mike...questo, tutto questo è solo colpa tua io ti ho morso, saresti potuto diventare un grande lupo...ma guardati ora, corrotto dall'odio e dal male, non meriti nulla nemmeno la compassione” sentii Jacke ringhiare forte, morsi con forza il muso di Mike esponendo a Jacke la sua giugulare, lui la guardò per un momento e morse, forte e a fondo, Mike rantolò, tornò umano, mi guardò e rise, poi, finalmente, morì.
I lupi intorno a me iniziarono a ululare contenti, Jacke corse subito da Emily, avevamo vinto ma per lei, per lei forse era troppo tardi.
 
 
 
 

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Capitolo 12
*** Dodicesimo capitolo-vari Pov ***


DODICESIMO CAPITOLO
 
                                    Emily
 
 
Scivolavo sempre di più nell'acqua gelida, i vestiti sembravano fatti di piombo, mi si azzeccavano addosso e mi tiravano a fondo, mi mancava il respiro, non riuscivo a pensare, vedevo solo il volto di mia madre, triste e quello di mia nonna sempre più vicino, sentivo il corpo irrigidirsi sempre più, l'acqua era rossa del mio stesso sangue, pensai fosse la fine, finché due mani forti mi afferrarono per le spalle tirandomi in superficie, tentai di muovermi senza successo, ci impiegai un po', ma riuscii a girare la testa e vidi Jacke, chino su di me che cercava di scaldarmi con il suo corpo, mi chiamava accarezzandomi il volto, quanto mi era mancato il suo tocco, caldo e delicato, tentai di rispondere ma niente usciva dalla mia bocca, provai allora ad allungare una mano verso di lui, senza però riuscirci, era così frustrante averlo lì e non poterlo toccare, intuì i miei pensieri e prese la mia mano portandosela al volto, mi abbandonai sul suo petto, non avevo bisogno dei sensi da lupo per sentire il mio cuore rallentare sempre di più, Jacke continuò a chiamarmi a dirmi che sarebbe andato tutto bene...chiusi gli occhi in attesa della fine.
 
 
                                     Jacke
 
 
Stava morendo, non ero arrivato in tempo, il ghiaccio aveva ceduto già da un po' e il corpo di Emily, già provato dalle numerose ferite si stava arrendendo al freddo e ora stava morendo, lei che mi aveva capito più di tutti anche di me stesso, che mi aveva accettato così com'ero, che mi aveva amato come nessuno aveva mai fatto, lei stava morendo tra le mie braccia, il suo cuore ormai era un battito impercettibile anche per me, se solo fossi stato più forte, più veloce, se solo non l'avessi lasciata ma ora, ora non importava più niente perché stava morendo e io mi sentivo inutile e patetico, non potevo fare nulla...o...forse...c'era qualcosa che potevo fare...
 
 
 
                                 Emily
 
 
Ero in attesa che la morte prendesse il sopravvento su tutto quando ad un tratto non sentii più il corpo caldo di Jacke contro il mio, con uno sforzo enorme girai la testa, di Jacke erano rimasti solo gli occhi, grigi e profondi, che mi fissavano pieni di timore, si avvicinò e iniziò a leccarmi, lo guardai iniziai a tremare più forte, non sentivo più le gambe o le mani, ricambiò il mio sguardo inclinando la testa, capii quello che voleva fare, tentai di pensare a un valido motivo per rifiutare, col morso sarei stata per sempre legata a lui...ma infondo già lo ero! chiusi gli occhi, mi sforzai di alzare la mano e l'affondai sulla sua morbida pelliccia annui in attesa.
Rimase immobile senza fare nulla, pensai che forse avesse cambiato idea, forse era lui a non voler essere legato a me per sempre e poi, poi mi morse il collo, all'inizio non sentii dolore anzi, si staccò dal collo, che iniziò a formicolare e mi morse il fianco, fu allora che il collo sembrava bruciare, che tutto il mio corpo sembrava bruciare, iniziai a contorcermi sul ghiaccio stringendomi più che potevo a lui, infine si staccò anche dal fianco, lo vidi tornare umano, si inginocchiò riprendendomi in braccio e iniziò a cullarmi a dirmi parole che non riuscivo a comprendere, mi baciò e fu come se Mike non mi avesse picchiato a sangue, come se non mi avesse rotto una gamba e qualche costola, come se non mi avesse baciato con in bocca il sapore del mio sangue, come se il mio corpo non fosse stato immerso nell'acqua gelata, il dolore svanì e mi lasciai avvolgere totalmente dal suo calore.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 13
*** epilogo ***


EPILOGO
 
 
 Mi risvegliai in una stanza che non avevo mai visto, ma non ero in ospedale ne ero sicura, non c'era la caratteristica puzza, mi sentivo stonata, come quando si ha molto sonno e non si riesce a dormire, ma non avevo dolore, mi feci coraggio e provai a muovere il braccio sinistro, nessun dolore, provai col destro niente, sorrisi e mi guardai intorno, la stanza era di legno, con una piccola finestra e due poltrone verdi piene di vestiti sopra, il letto su cui ero stesa, era grande con un caldo piumone blu, forse un po' troppo caldo, mi toccai il volto, nessun gonfiore, nessun graffio niente, il collo e il fianco iniziarono a formicolarmi “ti sei svegliata” alzai di colpo gli occhi, Jacke mi fissava poggiato alla porta, le braccia incrociate sul petto, forse era tutto un sogno? gli feci cenno di avvicinarsi, lui lo fece e prese posto con me sul letto, tentai di toccarlo ma era troppo lontano, feci un verso strozzato e si avvicinò di più, lo toccai, era lui, era reale, non era un sogno, abbassò gli occhi “mi dispiace Em, per averti lasciato sola per...per tutto...io” gli misi un dito sulle labbra, non volevo continuasse, non volevo ricordare, volevo solo godermi quel momento “dove sono?” “al capanno” “quanto ho dormito?” sorrise, finalmente rivedevo il suo sorriso “per due giorni, ti sei ripresa molto velocemente” sembrava quasi, orgoglioso, ricambiai il suo sorriso “O mio dio...mia madre, lei tu, qualcuno l'hai chiamata?” mi mise una mano sulla spalla “Cristal le ha detto che stavi da lei, ma suppongo che dovremo andare a parlarci ora che ti sei svegliata” annui, lo guardai, ancora quello sguardo triste, colpevole, lo abbracciai “hai uno strano odore” iniziò a ridere “mi stai dicendo che puzzo?” lo guardai negli occhi “no, odori di fragole e cioccolato” sorrise e mi baciò, finalmente, rimasi con la testa appoggiata a lui “ora sono come te?” scosse la testa “no Em, tu sei mille volte meglio di me, lo sei sempre stata” lo baciai ancora, era così bello stare di nuovo con lui “lo sapevo! l'avevo detto a tutti che ti saresti ripresa presto!” mi voltai verso la porta e vidi entrare  Cristal, raggiante come non l'avevo mai vista, seguita da un ragazzo un po' più alto di lei, con i capelli biondo scuro e gli occhi chiari “Cristal! che bello vederti, l-lui chi è?” Jacke stava per rispondermi ma lei lo fermò e mi sorrise “chiudi gli occhi, cosa senti su di lui?” feci come mi aveva detto e storsi il naso “odora di Daphne” il sorriso di Cristal si allargò sempre di più e anche Jacke iniziò a sorridermi “lo sapevo! c'è poco da fare, noi donne siamo migliori in tutto, anche nel essere lupo!” ebbi un leggero brivido a quelle parole “...lei dov'è?” “dopo la battaglia è tornata a casa, quello che doveva fare qui l'ha fatto, io e Tim, la raggiungeremo ma prima sai, volevo salutarti!” sorrisi e vidi la mano di Tim intrecciarsi in quella di Cristal che si avvicinò a me e con la mano libera, mi abbracciò forte “questo non è un addio Emily ora siamo sorelle e avremo molte occasioni per incontrarci ancora!” la strinsi forte e la guardai negli occhi, finalmente sereni “siete proprio una bella coppia” lei arrossi mentre Tim sorrise, mi salutarono ancora ed andarono via.
“Sembra che tu abbia bisogno di un insegnante!” sorrisi e tornai ad abbracciarlo, stare lontano da lui mi bruciava e poi ci ero stata già troppo “forse è merito tuo” mi guardò, dio quanto mi erano mancati quegli occhi “Jacke non è stata colpa tua, non voglio che lo pensi, anzi voglio che non pensiamo più a questa storia, andiamo avanti pensiamo ad ora, pensiamo a noi, io, ti amo, quindi smettila di guardarmi con quella faccia da ‘è tutta colpa mia non riuscirò mai a rimediare’” lui scoppiò a ridere mentre il suo cuore batteva più forte “credevo non fossi quel tipo di ragazza, sai che dice cose smielate...”lo guardai e mi ributtai ancora sulle sue labbra, mi staccai solo quando mi balenò in mente una domanda “chissà di che colore è il mio pelo!” rise ancora “sai di non essere normale vero?” “prf la normalità, sai che noia!” “io penso che sarai un bellissimo lupo dal manto color crema...ma...è ancora presto vedremo” “mmm prima parliamo con mia madre eh?” lui sorrise e riprese a baciarmi, con più passione stavolta “si...in effetti...potremmo fare anche questo prima” chiusi gli occhi lasciandomi andare totalmente a lui!
Quello era il primo giorno della mia nuova vita e bisognava iniziarlo bene, domani, domani avrei pensato a mia madre e a tutto il resto, ora c'eravamo solo io, Jacke e il nostro amore e questo, non sarebbe cambiato mai, perché quando un lupo scegli un compagno è per sempre.
 
 
 
 
Fine












Sempre io!
sarò ripetitiva, scusatemi, ma ci tengo a ringraziare ancora, tutti quelli che avevano letto e quelli che avevano recensito la prima edizione(??) di Reborn.
Spero che questa nuova versione venga letta da tanti e perché no, che qualcuno lasci un commento e se volete Bitten e Master Plan sono i capitoli conclusivi della storia! con questo e con un grosso bacio vi saluto!
con affetto Lady_Wolf_91 ^^
              
 

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