Love Leaves Scars

di wintershield_
(/viewuser.php?uid=164210)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Parte I. Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Parte II. Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16. ***
Capitolo 17: *** Parte III. Capitolo 17. ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18. ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19. ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20. ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21. ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22. ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23. ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24. ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25. ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26. ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27. ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28. ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. Capitolo 1 ***


 

 

 



Prologo
 
1.

 
Aprì lentamente la porta, il cuore le batteva più che mai e il respiro aumentava di secondo in secondo. Decise di calmarsi, o non solo le sarebbe venuto un infarto, ma si sarebbe anche fatta scoprire. La porta emise un cigolio alquanto sinistro, dava seriamente l’impressione di essere in un film dell’orrore. Dimenticava che con molte probabilità vi ci si trovava veramente. La stanza in cui si ritrovò era completamente ricoperta di polvere, segno che era stata abbandonata da tempo, molto tempo. Le uniche parti che non erano impolverate erano delle tracce sul pavimento. Questo era un buono e cattivo segno allo stesso tempo. Buon segno perché c’era qualcuno nella casa e quindi non era venuta lì per niente. Cattivo perché allo stesso tempo non sapeva chi ci fosse, e anche se si fosse trattato della persona che stava cercando, non era sicura di uscire viva da quel luogo.
Strinse più forte la sua Colt. Lo zio gliela aveva data prima che partisse, dopo averle insegnato tutto quello che c’era da sapere per fare quel “mestiere”, sempre che di mestiere si potesse parlare.
Si era imposta un obiettivo, e non ci avrebbe rinunciato, di certo non per paura: doveva trovare Lilith, la doveva uccidere. Molto probabilmente sarebbe morta facendolo, ma anche in quel caso, Juliet avrebbe avuto la sua consolazione: avrebbe raggiunto Daniel.
Certo era una consolazione, ma lei non voleva morire, non più, ora voleva vendetta, e l'avrebbe ottenuta ad ogni costo.
Seguì le tracce fino ad un'altra stanza, dove sentì delle voci.
"Probabilmente è di qui..."
"Forse dovremmo dividerci..."
"D'accordo, Sammy, ma stai attento, e se vedi o senti qualcosa, non esitare ad ucciderlo."
Per un momento la ragazza pensò di aver trovato Lilith, ma la sua illusione svanì subito: quelle erano voci maschili. Si affacciò per vederli meglio, non si erano nemmeno accorti della sua presenza. A prima vista sembravano all'incirca della sua età, ma non poteva sapere se erano umani oppure se erano stati posseduti dai demoni. Che cosa ci facevano lì, in quel luogo sperduto? Di certo, del tutto umani o...umani normali non erano.
Alzò la sua Colt e la puntò verso i due: "Fermi dove siete o giuro che vi sparo!", minacciò cercando di mantenere la voce ferma, ma senza molti risultati.
I due si voltarono e quando videro che la ragazza aveva in mano una pistola, si scambiarono uno sguardo piuttosto perplesso e alzarono le mani fin dietro la testa.
"Bravi, così...", fece lei guardandoli bene. Il più alto dei due aveva  i capelli castani di media lunghezza e lisci, mentre i suoi occhi non erano particolarmente grandi, ma di un colore incredibile, a metà tra il grigio e il verde.
L'altro, nonostante fosse più basso, sembrava essere il più grande dei due. I suoi capelli erano biondo cenere, corti e scompigliati leggermente con il gel. Gli occhi erano simili a quelli dell'altro, ma più grandi e di un verde striato di nocciola. Decisamente un peccato se avesse dovuto eliminarli. "Chi siete?", chiese poi.
"Potremmo farti la stessa domanda...", le disse il biondo con un tono un po' seccato.
"Ve l'ho chiesto prima io, e dato che sono io quella con in mano la pistola, ho io il diritto di fare domande!"
Vide il ragazzo assumere un'espressione un po' sorpresa a causa della sua risposta, forse non credeva che una ragazza potesse tirare fuori tanta spina dorsale.
"Uao, ehm, okay! Il mio nome è Dean Winchester, e lui è mio fratello Sam."
"W-Winchester?", saltò su perplessa, non ci poteva credere. Suo zio le aveva parlato di loro. Erano due cacciatori molto famosi e lui conosceva il loro padre, John. Ricordò tutti i racconti di suo zio, tutte le storie che le aveva raccontato sui famosi fratelli Winchester. Aveva sempre sognato di incontrarli, di vivere un'avventura con loro, ma questo era prima della morte di Daniel. Da allora aveva dimenticato tutti i progetti, i sogni, e si era dedicata solo alla vendetta.
Ora però i due fratelli erano lì davanti a lei e...non ci poteva credere.
Un momento...io sto ancora puntando contro di loro la pistola?
"Vorresti dirci chi sei tu? E magari anche abbassare la pistola?", chiese Sam in tono gentile.
"Sì, ehm...”, abbassò l'arma di scatto, provando un improvviso senso di vergogna, e anche voglia di scappare. "Il mio nome è Juliet Hale...", si presentò, "Mason Hale è mio zio e mi ha parlato tanto di voi, delle vostre storie. Conosceva vostro padre..."
"Sì, papà ci ha parlato di Mason, ma non sapevamo avesse una nipote...", continuò Sam, ma prima che Juliet potesse rispondere, un getto d'acqua le bagnò la parte superiore del corpo, inzuppandole la camicetta lilla e...il giubbotto di pelle, il suo amato giubbotto di pelle.
Urlò dallo stupore e rimase un attimo scossa, prima di rivolgersi all'autore di quel gesto, ovvero Dean: "Figlio di puttana! Giuro che se mi hai rovinato il giubbotto di pelle ti uccido!"
"Beh, scusa, ma dovevo verificare che non fossi un demone!"
"Già, magari se mi avessi fatto finire di parlare, avresti evitato! Stavo dicendo che non è da molto che faccio la cacciatrice, e quindi non ho ancora fatto niente per farmi conoscere nel vostro giro..."
"Oh, e allora che cosa ci fai qui?", chiese Dean.
"Sto dando la caccia a un demone di nome Lilith."
"Questo è il tuo primo caso, e vuoi uccidere Lilith? Stai scherzando, vero?", saltò su di nuovo Dean in un tono derisorio che fece irritare molto la ragazza.
"No, non sto scherzando. Devo vendicarmi di lei e non mi fermerò finché non lo avrò fatto!"
"Beh, buon funerale!"
"Juliet, ignora mio fratello e i suoi modi. Sta cercando di dirti che Lilith non è una preda facile, noi è da un po' che la stiamo cercando e credimi quando ti dico che ci sta dando del filo da torcere. Temo che da sola non riusciresti a farcela..."
"Questo lo avevo messo in conto, però non ho scelta."
"Posso chiederti cosa è successo?"
"Lei...", prima di rispondere, la ragazza trasse un profondo respiro. Non ne aveva mai parlato praticamente con nessuno. "Lei ha ucciso il mio fidanzato.", rispose con un groppo alla gola.
L'espressione di Sam mutò improvvisamente: "Io...mi dispiace molto. Ma se ti può consolare, so cosa si prova..."
"Lo so...mio zio mi ha raccontato la storia di Jessica..."
"Ah beh, tu sai tutto di noi, ma noi non sappiamo niente di te!", intervenne Dean, sbattendo le braccia.
"Ehi, è diverso! Mi hanno raccontato le vostre avventure, ma non vi conosco, così come voi non conoscete me, e..."
"Vuoi unirti a noi?", chiese Sam.
"Cosa?", strillò Juliet.
"Cosa?", la seguì Dean. Non strillò, ma la voce gli uscì piuttosto acuta.
"Beh, stiamo tutti cercando Lilith. Lei da sola non ce la può fare, e a noi un aiuto non farebbe male!"
"Non ci serve un aiuto, e anche se ci servisse, di certo non ce lo potrebbe dare lei!", intervenne Dean.
"Cosa? Un momento, e perché?", saltò su la ragazza, offesa.
"Beh, senza offesa Juliet, ma...non hai esattamente tanta esperienza..."
"Dean!", lo riprese Sam, ma lei non ci fece caso.
"Okay, è vero! Ho poca esperienza, e di certo non quanto voi, ma ho imparato tutto quello che c'è da sapere per fare questo lavoro. E' quello che voglio fare, ora lo so, mi sono impegnata per avere sangue freddo e lasciare fuori tutto il resto. Voglio aiutarvi, lo voglio da quando mio zio mi raccontava le vostre storie. Voglio uccidere qualche figlio di puttana con voi, e, se me ne darete la possibilità, posso dimostrarvi di saperlo fare!", disse la ragazza, proprio rivolta al biondo. Era l'ultima e unica possibilità che aveva per convincerlo.
 
Dean rimase sorpreso ed ammirato dalla determinazione della ragazza. Le ricordava molto Sam. Era evidente che aveva voluto diventare una cacciatrice per via della morte del fidanzato, e una parte di lui voleva dirle che una volta entrata in quel mondo, non ne sarebbe più uscita e le avrebbe avvelenato l'anima...ma come poteva fermare quella forza, quella determinazione che leggeva negli occhi nocciola di quella strana ragazza spuntata dal nulla?
"D'accordo. Vieni con noi. Però non sarà per sempre, questo lo sai?"
"Certo, morta Lilith ognuno per la sua strada. E poi, avrò acquistato la pratica necessaria per cavarmela da sola."
"No, poi avrai ottenuto la tua vendetta e potrai tornartene a casa a vivere la tua vita."
Sam lo guardò in maniera strana, temendo che non si stesse rivolgendo solo a Juliet con quel discorso, ma anche a lui. Ricordò tutti i litigi che avevano avuto all'inizio, sul fatto che dopo che avesse vendicato Jessica, sarebbe tornato a studiare e non avrebbe cacciato più. Avevano affrontato tante volte quell'argomento che al solo pensiero Sam aveva la nausea.
"E' questa la mia vita, ora.", la voce di Juliet interruppe il suo flusso di pensieri.
"Spero ci ripenserai."
"Perché?"
"Perché non auguro a nessuno questa vita, nemmeno ad una ragazza sconosciuta e presuntuosa."
"Io cosa?"
"Basta, basta! Dean, ma cosa...?", lo riprese il fratello.
"Quindi io sarei presuntuosa? Senti da che pulpito viene la predica! Mister FacciaDaFotomodello con il giubbotto di pelle in stile used! Ma per favore, dove hai parcheggiato l'Harley?"
"L'Harley non lo so, dolcezza, ma la mia Chevy è lì fuori!", rispose lui indicando la grande finestra della stanza, che dava sulla strada, con aria soddisfatta.
Juliet seguì la direzione indicata da Dean e notò l'auto. "O mio Dio! Quella è un Impala del '67! Cavolo, che bella!"
"Sei...appassionata di auto?", chiese Dean perplesso.
"Mh, un po', quanto basta per riconoscere e adorare quell'auto!", rispose lei e corse fuori per ammirarla. Sam e Dean la seguirono e quest'ultimo le disse, con il petto gonfio dalla soddisfazione. "Juliet, questa è Baby!"
"E' perfetta. Tranne che per una cosa, peccato..."
"Cosa? Cosa ha che non va la mia macchina?", chiese Dean, per poi guardare attentamente il suo gioiellino, in cerca del difetto che la ragazza aveva notato e lui no.
"Il proprietario!", rispose lei, scoccandogli un'occhiata tagliente ma soddisfatta di averlo spiazzato. Sam iniziò a ridere. "Seccato in pieno!", esclamò rivolgendosi al fratello.
"Già, haha, davvero divertente. Vogliamo andare prima che cambi idea e ti lasci legata ad un palo con il guinzaglio?"
"Punto primo: vai al diavolo.”
“Già fatto…”
“E punto secondo…”, continuò lei ignorando quell’appunto, “Mi sono dimenticata di dirvi una cosa, ho la Colt!"
"Tu hai cosa?"
"La Colt! Hai presente la pistola che uccide i demoni? Non mi dirai che un esperto come te non sa che cosa sia!"
"Certo che lo so, Miss So-Tutto-Io! Ma ce lo dici così?"
"Come avrei dovuto dirvelo? Ve l'ho anche puntata contro!"
"Tu...ah, lascia perdere! Ma si può sapere come cavolo fai ad averla?"
"L'ultima missione di mio zio prima di andare in 'pensione'  è stata quella di recuperarla, affinché io potessi usarla. E lui sa il fatto suo, credetemi."
"Beh, Dean, adesso non puoi più non volerla!"
"Io ho sempre voluto la Colt!"
"Parlo di Juliet!"
"Lo so, l'avevo capito!"
"Bene! Allora, mi fai guidare?", intervenne Juliet sfoderando un sorriso a trentadue denti.
"Sì, certo. Quando il mondo finirà!"
"Di questo passo non  mancherà molto!"
"Uh, già...beh, nemmeno in quel caso te la farei guidare!"
"Ma che simpatico!", disse lei sorridendo falsamente per poi salire in macchina.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte I. Capitolo 2 ***



 

Parte I
La Vendetta Della Strega
 
2.   

 
"Guarda Sam, deve essere molto comoda, ma se frenassi di colpo la farei accartocciare contro il sedile!", fece Dean rivolgendosi al fratello, ma alzando apposta la voce per farsi sentire da Juliet, seduta, o per meglio dire, quasi coricata sul sedile posteriore dell'auto mentre cercava di prendere sonno.
"Dean...", lo rimproverò Sam, guardandolo storto.
"Che c'è?", chiese Dean abbassando la voce, e l'altro lo guardò come per dire che il motivo era evidente e fece un cenno verso Juliet.
"Dean, stai per caso progettando un modo per uccidermi?", intervenne lei mantenendo gli occhi chiusi come se stesse dormendo. In realtà era per manifestare il suo disinteresse per la questione. "E io che pensavo di piacerti!", ghignò.
"Oh sì, mi fai impazzire tesoro, ma mi da fastidio che mentre io mi spacco la schiena e guido da dieci ore senza fare praticamente sosta, la signorina Hale si fa un pisolino stravaccata sui sedili della mia macchina! Spero almeno che non ci abbia messo su le scarpe!"
"Tranquillo! Poi ti ricordo che sei stato tu a dirmi di sedere dietro, ma se vuoi...", rispose lei alzandosi a sedere e appoggiando il mento sul sedile in modo da guardare Dean, "...posso guidare io!"
"Oh no, te lo scordi!"
"Allora non lamentarti se dormo!"
"Tu brutta...", emise un verso a metà tra il sospiro e il grugnito. "D'accordo. Buonanotte! Ma se freno e ti ribalti, non fare storie!"
"E tu vedi di frenare in modo delicato...per favore!"
Dean frenò la macchina di colpo: "Okay, Sam, saluta Juliet perché lei scende qui!"
"Dean, andiamo, non ti sembra di esagerare?", fece il fratello.
"Esagerare? Se vuole fare le sue battutine, può tranquillamente accomodarsi a fare l'autostop, perché sulla mia macchina non voglio vipere!"
"Ehi, biondino, ti ricordo che hai cominciato tu!"
"Io cosa?"
"Basta, basta e basta!", tuonò Sam e gli altri due si zittirono. "Mi fate venire il mal di testa!"
"D'accordo...", risposero in coro Juliet e Dean, poi quest'ultimo rimise in moto la macchina.
La ragazza si voltò verso Sam e gli chiese: "Allora, dove stiamo andando di bello?"
"Da un nostro amico, Bobby Singer, anche lui un cacciatore. Stava cercando delle tracce di Lilith, e ha una mezza pista che sembra valida."
"Magari la troviamo anche prima del previsto..."
"Mh, vorrei che fosse così facile, ma purtroppo è successo altre volte: ci sembra di trovarla e poi ci scappa. Temo che non sia detta l'ultima parola, Julie..."
"Julie? Passi già ai nomignoli, Sammy?", intervenne Dean ridacchiando.
Juliet lo fulminò con lo sguardo, ma distolse immediatamente l'attenzione da lui per tornare a rivolgerla a Sam. "Allora posso chiamarti Sammy?"
"Se proprio ci tieni, ma io preferisco essere chiamato Sam, è questo il mio nome. Solo Dean mi chiama Sammy, perché vuole sempre evidenziare il fatto che sono il suo fratellino..."
"Okay, allora ti chiamerò Sam...", rispose lei sorridendo. "Però tu puoi chiamarmi Julie, se ti va..."
"D'accordo, però mi piace molto anche Juliet...adoro Shakespeare!", rispose lui ridacchiando.
"Anche mia madre...", fece la ragazza alzando gli occhi al cielo divertita.
"Ehi, da quando in qua sei simpatica?", chiese Dean.
"Sono simpatica con le persone che mi ispirano simpatia!"
"E io non sono tra quelle?"
"Haha, certo. Comunque non ci credo che sei sempre così pure tu. Come fai a conquistare una ragazza con il tuo pessimo carattere?"
"O, credimi, ci riesco!"
"Non ti ci vedo ad essere dolce..."
"So esserlo, quando tengo parecchio alla persona in questione."
"E c'è una persona in questione al momento? A parte Sam, c'è una persona speciale nel tuo cuore?"
"No, questa vita purtroppo non permette legami."
"Già...", rispose lei e improvvisamente divenne pensierosa. Ricordò tutte le discussioni avute con Daniel quando la voleva convincere a smettere, a come le diceva che avrebbe dovuto rinunciare a loro se voleva intraprendere quel tipo di vita. Si sentì schiacciare per l'ennesima volta il cuore dai sensi di colpa.
Se solo gli avessi dato ascolto prima...
Riemerse dai suoi pensieri quando Dean inchiodò.
"Che è successo?", chiese lei.
"La strada è sbarrata. C'è anche la polizia..."
Scesero dall'auto e si avvicinarono all'agente che aveva fatto loro segno di fermarsi. Il maggiore dei Winchester si rivolse all'uomo, un tipo alto, con i capelli scuri a spazzola e un paio di baffetti abbastanza ridicoli. "Cos'è successo? Perché non possiamo passare?"
"C'è stato un incidente, niente di interessante da vedere. La strada sarà libera tra un paio d'ore, nel frattempo potete deviare da quella parte. Vi porterà di nuovo sulla strada principale, anche se impiegherete una mezzora in più."
Juliet dovette trattenere una risata nel vedere come quell'uomo ridicolo si crogiolasse tanto nel suo ruolo.
"La ringrazio, ma noi...", continuò Dean.
"E' tutto ragazzi, buon viaggio."
La ragazza si avvicinò, sbucando tra Sam e Dean e mostrandosi all'uomo che non si era ancora accorto della sua presenza. "Mi scusi, agente...", fece una pausa per leggere il nome sulla targhetta, "Green, non trova strano che si sia verificato un incidente così brutale in una strada poco trafficata e oserei quasi dire deserta?", intervenne sfoderando un sorriso a trentadue denti.
L'atteggiamento del poliziotto cambiò improvvisamente e sorrise anche lui. "In effetti, signorina, è strano, anche perché non abbiamo trovato segni né di frenate, né di schianti di nessun'altra auto. Probabilmente si è trattato di un colpo di sonno..."
"E i passeggeri? Come stanno?"
"Un uomo e una donna, morti sul colpo."
"Oh, accidenti!", assunse un'espressione sconvolta decisamente marcata. "Agente, mi spiace moltissimo, la ringrazio molto e buon lavoro.", concluse e si voltò, tornando verso Sam e Dean con aria trionfante. "Prego, non c'è di ché.", disse ai due.
"Oh, ma per favore! Lei gli ammicca e quello si scioglie come neve al sole e le dice tutto!", saltò su Dean, seccato.
"Suvvia, non essere geloso!"
"Io cosa?"
"Vado a mettere in moto l'auto, vedete di non scannarvi troppo...", intervenne Sam e uscì di scena ridacchiando.
"Geloso? Di te? Ti piacerebbe!"
Juliet era sul punto di ribattere e stava cercando le parole giuste da dire. In una situazione normale avrebbe trovato snervante questo continuo bisticciare e lanciarsi frecciatine, invece trovava questo suo rapporto con Dean divertente, se non quasi piacevole.
Conosceva quel ragazzo da una decina di ore e già riusciva a sentirsi bene insieme a lui, nonostante tutto.
Però lui la odiava sul serio, di questo ne era certa.
All'improvviso, qualcosa alle spalle di Dean la fece trasalire e impallidire.
"Ehi, che c'è? Tutto bene?", le chiese lui, posandole due dita sotto il mento.
La ragazza fece appena in tempo a rabbrividire per il tocco delicato di lui, poi gli prese il braccio per farlo voltare.
C'era una donna davanti a loro, con i capelli lunghi, neri e lisci e la pelle scura. Indossava un abito nero, probabilmente un'antica uniforme da cameriera, e la sua pelle era solcata  da profonde ferite ed ustioni impressionanti, in particolare una sul braccio, che lasciava intravedere parte dell'osso. Aveva le guance scavate  e gli occhi segnati da terribili ombre nere.
Senza ombra di dubbio, la ragazza si trovava davanti al suo primo fantasma.
Anche Dean si bloccò nel vederla e si mise a fare da scudo alla ragazza. "Resta dietro di me e non ti muovere, capito?"
"E ora che facciamo?"
"Non lo so, non ho proiettili al sale con me..."
"Ehi Dean prendi questa!", urlò Sam, lanciando un fucile a canne mozze al fratello, che sparò al fantasma, facendolo svanire nell'aria.
"Grazie, Sammy..."
"L'ho vista dalla Chevy e vi ho portato l'arma...tutto bene? Julie? Sei piuttosto pallida..."
"Io...non avevo ancora visto un fantasma, andrò a spuntarlo sulla mia lista delle cose da fare…comunque, sbaglio o abbiamo passato un paese poco tempo fa?"
"Sì, me lo ricordo anch'io...", rispose Sam. "Mi sa tanto che Bobby aspetterà, credo che abbiamo un caso..."
"Lo chiamo subito, voi intanto andate alla macchina.", disse Dean, e Sam e Juliet si avviarono.
"Primo fantasma, eh? Come ti senti?"
"Piuttosto strana e...terrorizzata credo. Ma io sono una dura, quindi non lo faccio vedere..."
Sam rise e scosse la testa.
"E tu? Te lo ricordi il tuo primo caso?"
"Perfettamente, come se fosse ieri...". Il suo viso si rabbuiò e Juliet non chiese altro, ma immaginò dovesse avere a che fare con Jessica.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


3.

 
Milton Creek, se paese si poteva chiamare. Le case erano  vecchie, sporche e sembravano anche abbandonate. In giro per le strade non c'era anima viva e si sentiva solo il rumore del vento che entrava dal finestrino dell'Impala.
Trovarono un edificio che dall'insegna doveva essere una locanda.
"Io non ci resto qui a dormire...", disse Juliet a bassa voce, con una strana paura addosso.
"Speriamo ci sia almeno un letto decente su cui stare...", rispose Sam.
"La vedo dura. C'è qualcosa di strano in questa città. Non saprei spiegarlo, è qualcosa di...terrificante."
"Sarà certamente infestata...e anche se non si mostrano, i fantasmi ci sono e la loro presenza è percepibile."
Entrarono nella locanda e notarono che al bancone non c'era nessuno. La stanza era piuttosto inquietante: le pareti in legno scuro erano rovinate e ammaccate, con ragnatele agli angoli e vi regnava un odore di chiuso e di abbandono. Ai muri erano appese teste di animali impagliate, probabilmente trofei di caccia.
"Ehm...buonasera...c'è nessuno?", chiese la ragazza senza ottenere risposta.
"In che razza di posto siamo finiti?", si rivolse poi a Dean sottovoce, "Sembra il motel del film Psycho!"
"Non saprei, ma spero di non doverci restare molto..."
All'improvviso da una porticina sbucò una ragazza giovane, con dei capelli lisci rosso carota, numerose lentiggini e degli occhi piccolissimi, tanto che Juliet non riuscì a distinguerne il colore finché si avvicinò di più per parlarle, notando che erano di un azzurro molto chiaro.
"Cosa posso fare per voi?", chiese guardando distrattamente lei e Sam, per poi sfoderare un sorriso enorme alla vista di Dean, che si avvicinò al bancone ammiccando alla ragazza. "Stiamo cercando una stanza, tripla."
La rossina rimase e fissarlo imbambolata e allora Juliet, già irritata per un motivo che nemmeno lei sapeva, si frappose fra i due dicendo: "Senti rossina, andiamo di fretta e abbiamo delle cose da fare, non possiamo stare qui tutto il giorno, ci dai la stanza o no?"
La ragazza tornò dietro al bancone e perse il sorriso.
"Ellie! Torna qui e lascia in pace i clienti!", fece una voce maschile proveniente dalla stessa porta dalla quale era uscita lei.
"Ma papà..."
"Vattene, tua madre ti aspetta.", disse l'uomo, un signore anziano e gobbo con la barba e un aspetto perfettamente intonato con il resto della stanza: inquietante.
"Sì, papà.", rispose lei a testa bassa e scomparve dietro la porta.
"Ho sentito che volete una tripla, è così?", disse l'uomo in modo burbero.
"Sì, è così...", rispose Dean.
"Un nome a cui intestarla e un documento, prego..."
"Ecco qui, la intesti a Plant, Robert Plant."
Juliet lo guardò in tralice e roteò gli occhi.
"Ecco la chiave. Restate quanto volete, pagherete alla partenza."
"La ringrazio. E mi saluti sua figlia...", fece  Dean, ma mentre lo disse guardò Juliet. Non che gli interessasse quella ragazzina, però voleva vedere l'espressione di Juliet, che già prima si era infastidita. Non sapeva se fosse gelosa o semplicemente acida, però una parte di lui sperava per la prima motivazione.
"Non ci conti.", rispose l'uomo brusco e rientrò nella porta.
Juliet fece il verso a Dean e poi disse: "Patetico.", passandogli accanto e spintonandolo con la spalla, facendo ridacchiare il ragazzo. "Gelosa?"
"Cosa? Tsk, hai sbagliato persona!"
"Ah, davvero? Mi sembravi parecchio infastidita..."
"Non ero infastidita!"
Prima che potesse continuare, l'uomo uscì ancora dalla porta. "Siete turisti? Qui non c'è niente da vedere."
"Infatti, ma il viaggio che dobbiamo fare è piuttosto lungo e ci prendiamo un paio di giorni di sosta.", rispose Dean in tono calmo.
L'uomo grugnì in risposta e sparì di nuovo.
I tre si guardarono perplessi, poi si diressero nella loro stanza.
Sistemarono le loro cose e ovviamente Juliet prese il letto singolo. Poi iniziarono subito le indagini, non avevano tempo da perdere e dovevano rendere il loro soggiorno a Milton Creek più breve possibile.
Quando scesero in paese era ormai già notte e per le strade non c'era anima viva.
"Possibile che nemmeno di sera non ci sia nessuno in giro? Dov'è tutta la gente?", chiese Juliet un po' seccata, quel posto iniziava davvero a spaventarla.
"Non lo so...", rispose Sam, "Di sicuro è molto strano. Di solito quando in un posto c'è un fantasma, la gente non sa niente di quello che sta succedendo...ma qui, non so, sembra che sappiano, che abbiano qualcosa da nascondere."
Camminarono per le vie della città sempre rimanendo attenti ad ogni singolo rumore, come se potesse spuntare un fantasma da un momento all'altro. Invece dei fantasmi non ce ne fu nemmeno l'ombra.
Le strade erano completamente deserte e silenziose e i lampioni illuminavano in maniera irregolare le vie, emanando l'unica luce presente, dato che le case erano buie.
La cittadina confinava con un bosco e quando passarono accanto alle prima file di alberi, Juliet non poté fare a meno di chiedersi cosa ci fosse in quel buio fitto e apparentemente eterno, come se il mondo finisse aldilà dell'albero che aveva di fronte. Un brivido le percorse la spina dorsale, e si sentì osservata alle spalle, ma Sam e Dean le erano di fianco.
Si voltò e non vide niente tranne il cartello con scritto: 'State lasciando Milton Creek, buon viaggio!'
"Credo che dovremmo controllare nel bosco.", si ritrovò a dire.
"D'accordo, ma penso che sia meglio farlo domani mattina. Non vedo a un palmo dal naso con questo buio.", rispose Dean. Gli altri due si trovarono d'accordo e tornarono alla locanda.
 
***
Quella notte Juliet non riuscì a dormire. Ripensò a quello che era successo, a come la sua vita fosse cambiata così radicalmente in così poco tempo. Un anno prima era una promettente studentessa universitaria, con ottimi voti e un fidanzato adorabile e adesso era a caccia di demoni e fantasmi, con due tipi tanto belli quanto strani.
Si girò e rigirò nel letto, ascoltando i respiri regolari di Sam e Dean, mentre i suoi erano lunghi, profondi e...tormentati, in un certo senso. Talmente lunghi che sembrava che le mancasse l'aria, e dovette alzarsi dal letto. Si alzò alla svelta e le girò per un momento la testa, quindi prese un respiro profondo e si calmò. Poi afferrò il suo giubbotto di pelle e uscì sul terrazzino.
Si sedette per terra e accese una sigaretta che aveva nella tasca del giubbotto.
Non fece in tempo nemmeno a fare tre tiri che sentì dei passi alle sue spalle. Si voltò e vide Sam, in piedi, appoggiato alla finestra.
"Non riesci a dormire?", le chiese.
"Beh, a quanto pare nemmeno tu.", commentò soffiando il fumo.
"No...in effetti c'è una cosa di cui dovrei parlarti.", mormorò sedendosi accanto a lei.
"Spara."
"Io sono contento che tu cacci con noi e che ci aiuti, davvero. Ma ci sono un sacco di persone e...cose, che odiano me e Dean e ci vogliono vedere morti. Quindi ho bisogno di potermi fidare di te...capisci?"
"Certo. Mica posso piombare dal nulla e pretendere di giocare con voi a fare la famiglia felice, lo so. Spero di potervi dimostrare un giorno di meritare la vostra fiducia."
"Perché non cominci parlandomi di te? Magari di quello che è successo al tuo fidanzato..."
"E' una storia molto lunga."
"Beh, abbiamo tutta la notte..."
La ragazza rimase in silenzio e non rispose, indecisa sul da farsi. Così Sam continuò: "Io ti vedo. Vedo che cerchi di mascherare i tuoi sentimenti facendo la stronza, litigando con Dean e attaccando briga con tutti. Cerchi di non creare legami e lo capisco. Ma ogni tanto il tuo sguardo si spegne e io riesco a vederlo perché ci sono passato, so quello che vuol dire. Quindi credimi quando ti dico che può fare meglio parlarne con qualcuno, non tenerti dentro quello che senti. Anche se ci siamo appena conosciuti...dicono che sia più facile parlare con gli estranei. E butta via quella sigaretta, che è inutile."
Juliet ci pensò su ancora qualche secondo, non aveva mai parlato a nessuno di Daniel. Suo zio più di un tanto non aveva voluto sapere e non aveva mai avuto una vera amica con cui confidarsi. Forse era arrivato il momento, di sfogarsi, di dire tutto. Dopotutto Sam avrebbe potuto capirla.
Prese un respiro profondo e lanciò via la sigaretta. "Non mi piace fumare, detesto il sapore del fumo, ma spesso non posso fare nient'altro."
"Adesso puoi, puoi parlare con me."
Si voltò a guardarlo, e rimase di nuovo colpita da quanto fosse bello, poi le parole iniziarono ad uscire: "Daniel e io stavamo insieme da tre anni ormai, anche se ci eravamo già conosciuti al liceo. Lui era davvero il ragazzo perfetto. Era un musicista: suonava la chitarra e scriveva canzoni, canzoni bellissime. Da fuori non avresti mai detto che era un musicista rock. Capelli biondi scuri, corti ma con la frangia, e occhi blu, non azzurri. Lui mi piaceva perché era speciale. Non diverso, speciale. Mi piaceva perché sapeva prendersi cura di me. E anche perché da lontano assomigliava a Leonardo Di Caprio…", sentì Sam ridacchiare e poi riprese a raccontare. "Comunque…io e lui stavamo davvero bene insieme ed io ero felice. Poi, è venuta ad intrecciarsi un’altra storia, ossia quella dei miei casini familiari. Un giorno stavo rovistando nella soffitta di casa mia per vedere se c’era qualcosa che volevo portarmi al campus, quando sono incappata in una vecchia fotografia di famiglia: c’erano mio padre, mia madre con il pancione più altre due persone. Dietro c’era anche una dedica: a Camille e Richard, che sono i miei genitori, un abbraccio e un augurio di tanta felicità. Firmato Mason e Gloria. Chiaramente sono subito andata a chiedere informazioni a mia madre e mi ha detto che quelli erano i miei zii ma che erano entrambi morti. Gloria di cancro e Mason di infarto poco tempo dopo…"
“Quindi tu non conoscevi tuo zio?”
“No, l’ho conosciuto solo quando mi sono documentata su di lui per saperne di più e ho scoperto che in realtà era vivo e vegeto. Mia zia Gloria era davvero morta per un tumore, ma mio zio godeva di ottima salute.”
“E perché te lo avevano nascosto?”
“Era la domanda che tormentava anche me. Così ho deciso di andare a trovarlo senza dirlo a nessuno, tranne che a Daniel. Io e zio Mason abbiamo parlato per quasi tutto il pomeriggio e alla fine è saltato fuori l’argomento ‘caccia’. Ho dovuto strapparlo fuori dalla bocca di mio zio con una tenaglia ma alla fine ha sputato il rospo. I miei genitori volevano tenermi lontana da lui perché non volevano che anch’io mi avvicinassi alla caccia. E così hanno cambiato città e mi hanno mentito.”
"Quindi è così che hai iniziato ad avvicinarti a questo mondo?"
"Esatto, mi interessava. Così ho cominciato a vedere mio zio di nascosto. Non l’ho detto a nessuno, tranne che a Daniel, a lui dicevo tutto. Ed è qui che rientra in gioco. Quando gli ho parlato di questa cosa lui ci ha creduto quasi subito. Pensavo mi avrebbe presa per pazza e invece era più preoccupato a impedirmi di continuare che a chiedermi spiegazioni…"
“E’ possibile che lui sapesse già qualcosa? Che avesse esperienze con il mondo soprannaturale?”
“No, non credo proprio. Non era il tipo da certe cose…lui diceva di farlo per il mio bene ed era vero, aveva ragione. Così, anche se ci ho messo un po’ di tempo, alla fine gli ho dato ragione e sono andata da mio zio per dirgli che interrompevo tutto. Quando sono tornata a casa poi…io…ho trovato…Daniel…”, non terminò la frase poiché la sua voce si spezzò. Si voltò per non far vedere le lacrime che le bagnavano il volto, ma Sam le circondò le spalle con un braccio e lei si appoggiò contro il suo petto.
Riprese a parlare districandosi fra i singhiozzi: “C’era un biglietto vicino a…lui. Diceva: ora sei mia, Lilith. È stata lei, ma non so perché, non avevo mai sentito parlare di lei fino a quel giorno. Io voglio sapere perché, dannazione!”
“So quello che si prova, so cosa vuol dire vedere il fondo, sentirsi abbandonati, sentire di essere soli e di aver perso tutto. L’unica cosa che può fartene uscire è sapere di non essere sola. Dean mi ha fatto capire che io non ero solo, e…anche se mi conosci appena, io vorrei farlo sapere a te…”
Alzò gli occhi verso di lui: era proprio quello che voleva sentire. Avrebbe voluto dirgli mille cose, ma le uscì solo un debole "Grazie" dalle labbra. "Lo sfogo mi ha fatto venire sonno, però, e hai già visto troppe lacrime, non va bene. Ricordati che io sono una dura!"
Sam ridacchiò: "Sì, certo."
"E poi domani mattina avrò sicuramente gli occhi orribili e gonfi e Dean mi prenderà per il culo, quindi meglio andare a dormire.", concluse alzandosi e rientrando in stanza.
Prima di infilarsi sotto le coperte, sussurrò: "Grazie davvero, di tutto."
"Grazie a te, per esserti aperta."
"Buonanotte."
"Buonanotte."


*Spazio autrice*
Allora, dopo i primi due captitoli di assestamento posso cominciare a intervenire!!
Questa settimana aggiorno in anticipo perché devo partire e fino a venerdì prossimo non torno, per cui non volevo saltare un turno!
Ringrazio tutte coloro che hanno recensito e anche le lettrici silenziose! :D

Sono un po' di fretta, la prossima volta scriverò di più qui, ma per ora posso solo dirvi di non dare niente per scontato! qui può succedere di tutto! xD
Alla prossima people!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***





4.
 

La mattina dopo Sam fu il primo a svegliarsi, si alzò stiracchiandosi e si diresse in bagno a lavarsi la faccia.
Dopo pochi secondi fu raggiunto da suo fratello Dean, che si chiuse la porta alle spalle.
"Dean...tutto bene? Perché ci hai chiusi nel bagno?"
"Devo parlarti...ed è meglio che lei non senta..."
"Okay, dimmi..."
"Vi ho visti parlare ieri sera..."
"Ma non dormiva nessuno?"
"Mi sono passate due persone davanti per raggiungere il terrazzino, mi avete svegliato voi!"
"Beh, okay, scusa! Arriva al punto!", fece Sam divertito, suo fratello si comportava in modo piuttosto strano.
"Non mi racconti niente? Andiamo, sembravate...intimi!"
"Intimi?"
"Già, intimi. Volevo solo sapere se il mio fratellino aveva fatto colpo!", rispose Dean dando al fratello un colpo sulla spalla.
"Okay, ci sono tre motivi per cui tu saresti qui a chiedermelo: o hai ricominciato con la storia 'Troviamo una fidanzata per Sam', o ti piace Juliet e sei qui per dirmi di lasciartela. Oppure non hai ancora ammesso a te stesso che ti piace e sei qui per sondare il terreno..."
"Sammy, andiamo, mi conosci, potrebbe mai piacermi una così?"
"Così come? Bella, sveglia, coraggiosa, determinata, che ti tiene testa, ascolta la tua stessa musica e venera la tua auto...ed è pure una cacciatrice. Decisamente non il tuo tipo!", disse sarcastico.
"Beh, sarà pure tutte quelle cose, però è anche presuntuosa, antipatica ed arrogante. Già, decisamente non è il mio tipo."
"E' solo una maschera e tu lo sai, non ci vuole un genio per capirlo, e se magari la smettessi di litigarci in continuazione, ne avresti anche la prova."
"E perché?"
"Perché se ci parlassi seriamente una volta, capiresti che non è così, idiota!"
"Ah, e così avete parlato?"
"Sì, solo questo. E' una brava ragazza, dalle tempo, sii più gentile con lei, vedrai che le cose andranno meglio."
"Perché mi stai dando dei consigli? Non voglio fare colpo su di lei!"
"Quindi non ti piace? Sei sicuro?"
"Per l'amor di Dio, certo che non mi piace! A te...sì, insomma, a te sì?"
"Beh, diciamo che ci sono delle buone basi, ma non è ancora detto. Certo che se piace a te, mi faccio indietro subito, davvero."
"No, non mi piace. E anche se fosse, te la lascerei comunque, perché meriti più tu di essere felice, e perché te ne piacciono poche, quindi quelle non bisogna lasciarle scappare."
Un bussare insistente alla porta li fece sussultare. "Ehi! Che ci fate lì? Perché vi siete chiusi in bagno?", urlò Juliet dall'altra parte.
"Complimenti, è tutta tua!", fece Dean battendo una pacca sulla spalla al fratello e aprendo la porta. "Luce dei miei occhi, eccoti qua!"
"Mi spiegate perché diavolo vi siete barricati in bagno come due bambine delle elementari? No, un momento, forse non lo voglio sapere. Forza, via le riviste porno perché devo farmi una doccia!"
"Ma che simpatica! Come se noi ne avessimo bisogno!"
"Certo, Dean, come vuoi. Ora devo farmi una doccia!"
 
***
"Avanti Juliet! Non abbiamo tempo da perdere! Sam è già in macchina, puoi anche non impiastricciarti i capelli!", urlò Dean sulla porta pronto ad uscire.
"Non me li sto impiastricciando, idiota, li sto asciugando! Non posso uscire con i capelli bagnati o mi becco un malanno!"
"Oh, ma che disgrazia sarebbe!"
Un dito medio spuntò dalla porta del bagno.
"E immagino", continuò il ragazzo, "Che il phon sia stato posseduto da un demone e che ora tu stia lottando disperatamente per salvarti la vita!"
Il rumore del phon cessò e Juliet uscì dal bagno, dirigendosi verso la sua borsa. Estrasse una piccola boccettina di lacca e la mostrò a Dean. "Ecco...ora sì", disse abbassando la testa e spruzzando la lacca sui suoi capelli assicurandosi di spruzzarne un po' anche addosso a lui, "Che me li sono impiastricciati."
Dean tossì imprecando e mandandola al diavolo, ma quando gli passò accanto venne invaso dal profumo dei capelli della ragazza e notò quanto in effetti fossero soffici.
Non riuscì a trattenere l'impulso di accarezzarli e li scostò dal suo collo. Juliet si irrigidì di colpo e si voltò, mentre Dean ritrasse subito la mano. "Io...io pensavo di aver visto, ehm, qualcosa sul tuo collo. Invece era solo un'ombra...", si giustificò lui.
"Ah...", rispose lei imbarazzata, e rossa in volto. "Bene, andiamo..."
"Sì, meglio."
Juliet lasciò che Dean la precedesse e mentre scendevano le scale, si toccò inavvertitamente il punto del collo dove le dita di Dean l'avevano sfiorata e sorrise.
Sam li attendeva appoggiato alla portiera dell'Impala.
"Merda!", imprecò Dean.
"Che c'è?", chiese il fratello.
"Ho dimenticato le chiavi dell'auto in camera!"
"Da quando ti dimentichi le chiavi?"
"Non so, vado a prenderle, torno subito...", disse per poi correre via.
"Ma che gli è preso?", chiese Sam a Juliet, che arrossì all'improvviso.
"Ah, non chiederlo a me!"
Dean tornò dopo alcuni minuti.
"Tutto bene? Perché ci hai messo tanto?"
"Mi ha telefonato Mason..."
"Mio zio? E che cosa ti ha detto? Perché non mi ci hai fatto parlare?"
"Ha detto che voleva parlare con me. Mi ha chiesto se tu eri riuscita a trovarci e se stavi bene. Ha aggiunto però che è molto preoccupato per te e preferirebbe che tu tornassi a casa..."
"Ma io...non posso mollare ora! Ora che sono riuscita a trovarvi, che ho la possibilità di trovare Lilith, io..."
"Lo so, per questo mi sono preso la responsabilità di prendermi cura di te, a patto che ti lasciasse con noi..."
"Cosa?"
"Hai sentito. Quindi torna in camera e restaci, a questo caso ci pensiamo io e Sam."
Juliet rimase in silenzio per qualche secondo, spiazzata da quello che le aveva appena detto Dean. "Ehi, un momento! Io voglio venire con voi!", lo fermò.
"Non hai sentito quello che ti ho appena detto?"
"Sì, ma...Dean, dai, ti prego! Vi voglio aiutare! Come farò a sconfiggere Lilith se non mi fate affrontare nemmeno un fantasma? Hai promesso di prenderti cura di me, okay, fallo, ma mentre sono con voi!"
"Dean, ha ragione. Sono sicuro che lei sia un'ottima cacciatrice, ma deve fare pratica, e questa mi sembra l'occasione migliore...", intervenne Sam a sostegno della ragazza.
"Dai, Dean...è d'accordo anche Sam, e in più ti faccio gli occhi dolci!"
Il biondo roteò gli occhi e infine disse: "Oh, e va bene! Ma, mi raccomando, stammi vicina!"
Juliet batté le mani felice e salì sull'auto.
 
Quando ai addentrarono nel bosco, la nebbia aveva incominciato a salire e la visuale era un piuttosto ostruita.
Vagarono un po' per i sentieri, attenti al minimo rumore o alla minima traccia, quando, a un certo punto, Juliet notò una cosa: una buca scavata sotto delle rocce.
"Ehi, ragazzi, dite che lì si va da qualche parte?", chiese, puntando la torcia nella cavità.
"Potrebbe essere una tana di qualche animale...", suggerì Dean.
"E quanti animali usano le scale?", rispose la ragazza, illuminando dei ripidi gradini di legno che scendevano nell'oscurità .
"Okay, scendiamo. Io vado avanti, Juliet sta in mezzo e Sam chiude la fila. Va bene?"
Gli altri annuirono e iniziarono a scendere.
All'ultimo gradino, la ragazza scivolò, finendo addosso a Dean, che l'afferrò in vita per non farla cadere.
"D'accordo che ho promesso di proteggerti, ma cerca di rendermi il lavoro più facile possibile, almeno.", commentò lui ridendo.
"Okay...", rispose lei soffermandosi sui riflessi nocciola che assumevano le sue iridi nell'oscurità, illuminata solo dalla luce della torcia.
Dean lasciò andare la presa che aveva su di lei, così la ragazza poté ricomporsi e proseguire a camminare, fino a quando trovò un cancello bloccato da un lucchetto.
"Merda, è chiuso."
"Aspetta, faccio io. State indietro ragazzi.", fece Dean e poi sparò nel lucchetto, mandandolo in mille pezzi. Il cancello si aprì con un cigolio e i tre entrarono. 

*Angolo Autrice*
Ed eccoci giunte al 4 capitolo!!
Ringrazion di cuore Nerea_V e Thanatos TH per le fedelissime e puntuali recensioni!! mi fa piacere che la storia vi piaccia e mi piace anche vedere che iniziate a tifare le coppie...chissà come andrà a finire! muahahah non date niente per scontato! :P
ringrazio anche le lettrici silenziose, siete importanti anche voi però le recensioni fanno sempre bene agli autori, positive o negative che siano!
p.s.

"[...]o hai ricominciato con la storia 'Troviamo una fidanzata per Sam"[...]"
l'inidimenticabile 1x19 ahahah
alla prossima
Ju.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***




5.

 
Quando entrò, Juliet non poteva credere ai suoi occhi. Aveva letto parecchi libri a riguardo, ma non ne aveva mai vista una.
"Ma dove diavolo siamo finiti?", chiese Dean puntando qua e là la torcia.
"Io lo so che cos'è questa...", mormorò Juliet e poi usò l'accendino per dare fiamma alle candele e illuminare la stanza. "Vengono chiamate Sale di Magia, ma in parole povere sono i luoghi nei quali le streghe praticano e archiviano i loro incantesimi più potenti. Chissà quante cose possiamo trovare fra questi libri...", continuò.
"Streghe? Non stavamo dando la caccia ad un fantasma?"
"Non lo so...ma posso assicurarvi che questa è una Sala di Magia."
"E se ci trovassimo di fronte al fantasma di una strega?", suggerì Sam, "Insomma, quel fantasma in strada lo abbiamo visto tutti e tre...era una donna, con abiti molto antichi. Probabilmente era la proprietaria di questo posto e sta cercando i suoi incantesimi."
"Magari siamo i primi ad entrare in questo posto da secoli...", fece Dean. "La teoria di Sam può andare...ma perché uccidere quei due in auto?"
"Magari sapevano qualcosa...o forse troppo..."
"Un momento ragazzi, rallentate.", intervenne Juliet, "Qualcuno è stato qui di recente. C'è della cera liquida sotto le candele, troppa per il minuto che è passato da quando le ho accese io...e il lucchetto che chiudeva la porta era recente. No, non siamo i primi ad entrare qui...e chiunque ci entri, sa perfettamente cosa sia, o altrimenti non si sarebbe preso tanta briga a sigillare il cancello."
"Dici che c'è una strega viva e vegeta in città?"
"Non saprei...sinceramente spero di no."
"Anch'io...le streghe sono delle autentiche puttane."
"Direi di cercare qualcosa di interessante in giro...il primo che trova qualcosa fa un fischio."
"Okay."
Si misero a guardare fra i vari vasetti e libri impolverati, ma erano tutti oggetti rovinati o di origine sconosciuta.
Juliet aveva appena riposto un libro illeggibile in uno scaffale, quando sentì Dean emettere un verso di disgusto.
"Che c'è?"
"Ossa di bambino...così c'è scritto sull'etichetta. E'...terrificante. E disgustoso."
"Lo so...forse è meglio che lasci stare i barattoli..."
"Già."
"A proposito...anzi, a dire la verità non ha nulla a che fare con questo, ma...sì insomma, ti volevo ringraziare..."
"Come hai detto scusa? Temo di non aver sentito bene..."
"Senti Dean, sto uccidendo il mio orgoglio per dirti questo, quindi non farmelo ripetere e non prendermi per il culo o giuro che ti sparo!"
Lui ridacchiò e lei riprese a parlare: "Grazie...per quello che hai fatto. Per aver parlato con mio zio, per avergli detto che...beh, che ti prenderai  cura di me. E' stato un bel gesto, considerato anche che non mi sopporti..."
"No, non è vero che non ti sopporto. Siamo molto simili e questo ci porta a scontrarci, ma non sei così  male in fondo...chissà, magari un giorno diventeremo pure amici."
"Non esageriamo..", rispose lei ridacchiando.
"Ehi, credo di aver trovato qualcosa!", intervenne Sam, "C'è un libro qui sul tavolo, è l'unico ed è aperto su una pagina..."
Juliet si avvicinò ed esaminò la pagina. "E' un incantesimo, anzi, più precisamente è un rituale...che porta all' esecuzione di un incantesimo."
"In che senso?"
"Beh, gli incantesimi possono essere fatti solo dalle streghe, mentre gli incantesimi ottenuti con rituali possono farli anche le persone normali, perché l'importante non è la magia in sé ma l'ingrediente e la procedura. Quindi con gli ingredienti giusti, e qui direi che non mancano, chiunque può riuscire a farlo."
"Quindi non è detto che abbiamo a che fare con una strega, potrebbe anche trattarsi di persone normali che eseguono questo rituale...in che cosa consiste?"
"Sembra serva per tenere lontani i fantasmi..."
"Lontani?", chiese Sam, "Ma noi l'abbiamo visto..."
"Mi sa che dobbiamo capire chi sia questo fantasma prima di fare ipotesi.", disse Dean.
"Buona idea, andiamo a cercare informazioni...abbiamo passato una biblioteca per venire qui, giusto? Direi di cominciare da lì.", propose Sam e i tre lasciarono quel luogo. Juliet decise di prendere il libro per studiarlo, era sempre stata interessata alla stregoneria, e trovare un autentico libro di una strega, non era cosa da poco.
 
Vagarono un po' per la biblioteca, frugando tra libri e giornali del luogo, ma non trovarono niente. Di persone morte ce n'erano state, ma nessuna corrispondeva al fantasma che avevano visto.
"Trovata!", esclamò Sam a un certo punto, portando con sé uno scatolone di fogli. "Se quel luogo era usato dalle streghe, ho pensato che forse non stavamo cercando abbastanza indietro, dopotutto la caccia alle streghe era in voga nel Settecento e il fantasma indossava abiti antichi, come da cameriera o qualcosa del genere. Era di colore, quindi probabilmente una serva che praticava magia, era uno stereotipo piuttosto comune. E' bastato cercare un po’ tra gli episodi di stregoneria ed è saltato fuori!"
"Sam sei stato geniale!"disse Juliet poggiando una mano sulla spalla di lui."Allora, chi é?"
"Eccola qui…", rispose mostrando un articolo stampato dal web. "Elizabeth Grant. E' stato il caso di stregoneria più eclatante della contea. La ragazza venne accusata di praticare riti di magia nera e fu bruciata viva nella piazza centrale. Ci fu una vera e propria congiura contro di lei, e nessuno ascoltò i suoi disperati tentativi di dichiararsi innocente. Prima di morire arsa dalle fiamme, la leggenda dice, lanciò una maledizione contro gli abitanti di Milton Creek. Il suo spirito non avrebbe trovato pace finché non fosse riuscita a sterminare tutti i colpevoli della sua morte e i loro discendenti.
Negli anni successivi le persone appartenenti alle famiglie fondatrici furono barbaramente uccise, ma il ciclo di omicidi si è interrotto dopo pochi anni."
"Pensate che qualcuno abbia trovato il libro di incantesimi e abbia praticato il rituale per tenere lontano Elizabeth?"
"Penso proprio di sì, dopotutto noi abbiamo visto il fantasma fuori dai confini della città, e ho scoperto che la donna morta nell'incidente che abbiamo visto noi, faceva di cognome Sparks, come la famiglia per la quale lavorava Elizabeth.", aggiunse Sam.
"Incredibile... quindi da tutti questi anni le persone praticano ogni notte il rituale per tenere il fantasma fuori dalla città! E non possono mai lasciarla o vengono uccisi..."
"Coloro che non discendono dalle famiglie fondatrici possono farlo."
"Ma quante persone sono coinvolte adesso?", chiese Dean.
"Non saprei...era un piccola città, quindi i fondatori non saranno stati tanti...", rispose Sam.
"Dodici...", fece Juliet.
"Come?"
"Credo siano dodici, undici se togliamo la donna dell'incidente. Ho visto che al tavolo della Sala c'erano dodici sedie. Molto probabilmente sono tutte le persone a conoscenza di questo, quindi quelle che rischiano. Merda..."
"Cosa?"
"Il libro! Ne avranno bisogno per stasera dobbiamo riportarlo!"
"Juliet, è rischioso!", le disse Dean, "Saranno incazzati perché gliel'abbiamo preso, non ci accoglieranno a braccia aperte!"
"Ma dobbiamo..."
"No! Non ti lascerò andare là! Rispediamo questo fantasma all'inferno!"
"Ma come facciamo? E' stata arsa viva! Non ci sono suoi resti! A meno che..."
"A meno che cosa?"
"Le streghe erano solite intrecciare dei loro capelli nei talismani, per renderli più potenti. I capelli sono validi come resti?"
"Sì certo, ma io non ho visto talismani laggiù."
"Magari lo conservano da qualche parte, magari...", disse Sam, poi alzò gli occhi e indicò la finestra alle spalle di Dean e Juliet, che si voltarono a vedere. "Lo conservano al museo..."
"Ma come facciamo ad esserne sicuri?", chiese la ragazza.
"Mh, ehi Dean, perché non lo chiedi a quell'impiegata che ti sta fissando da quando siamo entrati?"
"Sì, potrei...di sicuro lo sa…e in più è anche carina!"
"Non mi sembra una buona idea!", saltò su Juliet.
"E perché?", chiese Dean divertito.
"Perché...non abbiamo tempo da perdere! Dobbiamo fare in fretta, prima che sia buio! E se il talismano non fosse lì, dobbiamo ricominciare da capo a cercarlo!"
"Beh, se il talismano invece ci fosse? Dobbiamo esserne sicuri e lei lo può sapere! Ma se sei troppo gelosa, vai pure tu a chiederlo, anche se io otterrei più risultati..."
"Tu, brutto...io non sono gelosa, capito? Sto solo cercando di salvare vite innocenti, ora, se vuoi, vai pure a provarci con la bibliotecaria, mentre io vado alla Sala a riportare il libro!"
"Ti ho già detto che non ci devi andare! E' pericoloso, dannazione!"
"E io so badare a me stessa!"
"Ne dubito!"
"Okay, adesso vado a riportare gli articoli negli scaffali, altrimenti ti spacco la faccia! Tu vai pure a chiedere informazioni alla tizia!"
"Bene!"
"Bene!"
Si voltarono e iniziarono a camminare in due direzioni opposte, mentre Sam alzava gli occhi al cielo.
Quando Juliet fu fuori dalla visuale dei Winchester, ne approfittò per sgattaiolare tra gli scaffali e uscire dalla biblioteca.
Adesso gli farò vedere che so badare a me stessa, razza di pomposo idiota.

*Angolo autrice*
Alluoraaa! Innanzitutto ci tengo a precisare che tutte le teorie, affermazioni ecc riguardanti le streghe in questo capitolo sono state inventate da me senza alcun fondamento! Magari alcune cose sono "accertate" ma altre hanno ancora meno senso, però servivano alla storia,  per cui non prendetele troppo sul serio, perché non solo sono leggende, ma leggende inventate...^^

Grazie alle mie adorate recensori:

Nerea_V : eh già, l'opzione era la terza, Dean è prevedibile! XD Sam potrebbe fare come suggerisci tu, ma potrebbe incappare in un rischio, non credi? E se si innamorasse lui?  bah..lo scoprirai solo leggendo! XDXD

ThanatosTH: La DivaH GerardaH!!!! o cielo quanti ricordi ahahaha e già si beccano si beccano...solo il tempo ci dirà che succederà! XD Per Cassie bello purtroppo dovrai aspettare ancora qualche capitolo!! Tieni duro!!
Un bacio a tutti
Ju!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***




6.
 

Quando Juliet entrò nel bosco era già ormai scesa la sera.
Fu percorsa da parecchi brividi e si poteva percepire la paura nell'aria, la paura che aveva lei, la paura che regnava sovrana in quella città.
Riuscì miracolosamente ad orientarsi e a trovare la strada per l’entrata sotterranea, e quando la vide a pochi metri di distanza, aumentò il passo per raggiungerla.
Tentò di urlare quando un braccio le chiuse improvvisamente la gola, ma l'urlo fu soffocato da una mano che le tappò la bocca con un fazzoletto umido.
Iniziò a dimenarsi e a scalciare, ma le forze le venivano meno ad ogni movimento, probabilmente il fazzoletto era stato imbevuto di qualche liquido e le braccia la tenevano così stretta che temeva potesse spezzarle qualche ossa.
Con il panico alle stelle e le lacrime ad appannarle la vista, perse i sensi.
 
***
"Ed ecco qua un depliant del museo e il numero di telefono della bibliotecaria!", esclamò Dean trionfante mostrando i due pezzetti di carta.
Sam roteò gli occhi e rise. "Il talismano è lì?"
"Sì, esposto nel salone principale. E il museo chiude alle sei, quindi quindici minuti fa, possiamo andare! Dov'è Juliet?"
"Lo sai, è andata a riportare i libri al loro posto, probabilmente si è fermata a leggere qualcosa..."
"Andiamo a riprenderla...mi fa tante storie perché non abbiamo tempo da perdere, e poi lei si ferma a leggere!"
Girarono per gli scaffali senza trovarla, e quando poi si incontrarono di nuovo al punto di partenza si guardarono perplessi.
"Dove diavolo è andata?", chiese Sam allargando le braccia.
Dean rifletté un momento e poi impallidì. "E' tornata là sotto. Dannazione, ma perché non mi ascolta! E' anche da sola..."
"Okay, Dean, calmo, adesso l'andiamo a prendere."
"No che non mi calmo! Giuro che se esce viva da lì, la uccido io!"
"Dunque, cerchiamo di organizzarci...sai dove si trova il talismano, giusto? Quindi, tu vai a bruciarlo e intanto io vado a cercarla. Dobbiamo davvero fare in fretta."
"D'accordo, non appena uno dei due riesce a fare quello che deve fare chiama l'altro."
"Andata.”
“Sammy..."
"Cosa?"
"Trovala."
"Certo."
***
Quando Juliet aprì gli occhi, aveva la vista annebbiata e non si rese subito conto di dove si trovava.
I ricordi degli ultimi avvenimenti stentavano a presentarsi alla sua mente, e quando la testa smise di girarle, si accorse di essere seduta in terra, legata ad una fredda colonna di pietra, con mani legate e bocca imbavagliata.
A terra accanto a lei c'era la sua borsa, rovesciata e aperta: mancava il libro.
Non ci mise molto a capire chi l'aveva rapita e perché. Girò la testa e vide delle persone, comprese il proprietario della locanda, sedute attorno al tavolo, nel tentativo di completare il rituale.
Una folata di aria gelida e terrore invase la stanza, e la ragazza capì che era troppo tardi. Il cancello si spalancò, venne scardinato e lanciato contro un uomo, che venne infilzato e ucciso da esso.
Gli altri iniziarono ad urlare e il fantasma di Elizabeth apparve all'entrata, scaraventando il tavolo all'indietro. Si avvicinò alla donna che sedeva capo tavola e la toccò con due dita la fronte. Come se la stesse prosciugando, la donna si sciupò, e in pochi secondi di lei rimase solo la pelle.
Fu solo allora, dopo lo shock iniziale, dopo che si rese conto di quello che stava accadendo, che urlò.
Vide morire tutte le persone presenti, una alla volta, con la stessa procedura, e non poté fare niente per salvarli, riusciva solo a sentire il terrore allo stato puro in ogni cellula del suo corpo.
Quando il fantasma finì di compiere la sua vendetta si voltò verso di lei e iniziò ad avanzare nella sua direzione.
Quante volte nell'arco di quell'ultimo anno aveva desiderato morire, porre fine a tutto il dolore e il rimorso che provava...ed ora, che la morte stava arrivando, sentì di non volerla più, sentì che c'era qualcosa per cui valeva la pena vivere, c'era qualcuno...
I tratti del suo viso cominciarono a formarsi nella sua mente e chiuse gli occhi. Voleva che fosse l'ultima cosa che avrebbe visto.
All'improvviso la destò il rumore di uno sparo, e quando aprì gli occhi vide che il fantasma era sparito e Sam era davanti a lei con un fucile in mano.
Il ragazzo la liberò subito e le chiese premuroso: "Ehi, Julie...stai bene?"
"Io...sì, credo."
"Stai tremando..."
"Sono stata rapita, legata e ho visto morire undici persone in un minuto...scusa se sono...", ma non terminò la frase, che entrambi vennero sbattuti contro il muro.
Il fucile a sale di Sam cadde lontano da loro di parecchi metri, e prima che il ragazzo potesse rialzarsi per recuperarlo, venne di nuovo atterrato.
Il fantasma ricomparve e avanzò di nuovo verso di loro sibilando.
Sam afferrò Juliet e la strinse forte a sé.
Elizabeth era vicinissima a loro e allungò un dito per toccarli, ma prima che potesse farlo, venne avvolta da una lingua di fuoco e scomparve.
"Se ne è andata per sempre?", chiese Juliet.
"Sì, Dean deve aver bruciato il talismano. Tu stai bene? Perché sei scappata?"
"Sam, ti prego, non farmi la ramanzina..."
"Sì che te la faccio! Ero molto preoccupato e non oso immaginare cosa sarebbe successo se fossi arrivato anche solo pochi secondi dopo...", disse prendendole il mento.
"Grazie per avermi salvato...", mormorò lei guardandolo negli occhi.
Sentì qualcosa di strano alla bocca dello stomaco e il cuore iniziò a batterle più forte. Sentiva che non rispondeva più al suo cervello, che era andato come in tilt.
I loro visi si avvicinarono e proprio quando i nasi si toccarono, il telefono di Sam squillò.
"Pronto...", rispose Sam visibilmente scosso. "Sì, lo so..." "L'ho trovata, sta bene, arriviamo subito."
"Era Dean...", si rivolse a lei.
"L'avevo capito. Sarà meglio andare...Sam, per quanto riguarda quello che stava per succedere, io..."
"E' stato il momento, insomma, siamo scampati per un pelo alla morte. Quando si sta per morire non si può pensare a nulla di sensato..."
"Già, sono d'accordo.", rispose la ragazza e si alzò, ripensando anche all'immagine che aveva evocato prima dell'arrivo di Sam.
Quando si sta per morire non si può pensare a nulla di sensato...
Tornarono alla locanda e trovarono Dean appoggiato alla portiera.
Non appena vide Juliet, scattò verso di lei.
"Che cosa volevi dimostrare, eh? Che sapevi cavartela da sola? A volte mi chiedo se hai tutte le rotelle a posto, perché non sembrerebbe!"
"Dean...", lo fermò Sam. "Non è il caso..."
"Mi spiace. Avrei dovuto ascoltarti...", sussurrò lei prima di camminare via, diretta nella loro camera.
Usò la chiave che aveva con sé, entrò e si sedette sul letto chiudendosi a riccio.
E' inutile. Non cambierà mai...
"Ehi...", disse Dean, affacciandosi alla porta qualche minuto dopo. "Posso?"
"La stanza è anche tua, la paghi."
"Veramente la paga un certo signore perfettamente inventato di nome Robert Plant..."
La ragazza ridacchiò e lui si sedette accanto a lei. "Sam mi ha spiegato quello che è successo laggiù. Mi spiace di averti urlato contro, non avrei dovuto."
"Non ti devi scusare...sono morte undici persone per colpa mia..."
"Non è vero, perché ti senti in colpa?"
"Sono io che ho voluto prendere il libro, se lo avessi lasciato, sarebbero riusciti a fare il rituale in tempo..."
"Shh, basta, ehi, non è stata colpa tua. Anzi, sei stata utilissima, senza di te non avremmo mai capito con cosa avevamo a che fare, non avremmo mai saputo del rituale e del talismano. Noi facciamo il possibile per salvare le persone, ma non sempre riusciamo a farlo. Abbiamo sconfitto il fantasma e non farà più del male a nessuno. Pensa a questo...il libro lo dovevamo prendere per studiarlo meglio. Non avremmo potuto fare altrimenti..."
Juliet annuì, davvero convinta dalle parole di Dean, poi notò un bigliettino sul letto, che era caduto dalla tasca di lui.
"Hai perso questo...", fece prendendolo ed esaminandolo. "Mary Beth - 555 0174. Ah, dimenticavo.", disse sarcastica mentre sentiva un nodo allo stomaco.
Dean le prese il biglietto e lo guardò. "Già, anch'io...", rispose prima di strapparlo in due.

*Angolo autrice*
Ed eccoci qua al capitolo 6! la prima parte è ormai conclusa ma le cose si stanno complicando! (non temete, la storia è ancora lunga!) 

Un grazie enorme alle mie adorate followers! Scusate se non vi rispondo privatamente, ma altrimenti non saprei come riempire questo spazio! :P
@Nerea_V: eh già la signorina è piuttosto orgogliosa! altrimenti non si sconrerebbero così tanto quei due! ma non possono litigare per sempre, su questo puoi star certa! (non anticipo altro comunque u.u)
ti ringrazio molto per le recensioni, sono contenta che la mia storia ti stia appassionando! :D

@ThanatosTH: ma allora decidi! ahahah ti piace con Sam o con Dean, cambi ship ad ogni capitolo!?? :P:P:P 
chi è che ti ricorda scusa?? stai per caso alludendo che sono una testona??? XDXD
un bacione e alla prossima!
Ju 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***



 

7.

 
Quando Juliet aprì gli occhi, l'ultima cosa che ricordava era di aver preso sonno rannicchiata sul sedile posteriore dell'Impala.
Ora era in una specie di cripta sotterranea nella quale il grigio era il colore dominante.
Fu abbastanza sicura che stesse sognando, ma cercò comunque di capire che posto fosse quello.
All'improvviso una voce alle sue spalle la fece sobbalzare.
"Buongiorno, Juliet."
Era una voce femminile, ma non l'aveva mai sentita, non sapeva a chi appartenesse, finché non si voltò e vide una ragazza alta e bionda, che avanzava verso di lei. Non era sicura della sua identità, ma immaginò chi potesse essere, e infatti sussurrò il suo nome. "Lilith..."
"Ti trovo bene, sai? Meno sciupata da come ti avevo vista poco tempo fa. Ti fa bene stare con i Winchester, a quanto vedo. Ti posso dare un consiglio? Tienili tutti e due..."
"Tu sei solo frutto della mia immaginazione, io sto sognando..."
"Sì, è vero, stai sognando, ma non stai immaginando tutto. Sono io che ho voluto questo sogno, che mi sono voluta mostrare a te."
"Che cosa vuoi?"
"So che mi stai cercando. Sono ansiosa di incontrarti, però non è ancora tempo che tu mi trovi, ogni cosa a suo tempo..."
"Sai che ti voglio uccidere, vero?"
"Certo che lo so."
"E allora perché vuoi incontrarmi?"
"Per due motivi: innanzitutto tu non sei in grado di uccidermi, nemmeno con le tue nuove guardie del corpo, e in secondo luogo, non vedo l'ora di dirti una cosa..."
"Cosa?"
Il demone rise: "Se te lo dicessi adesso non sarebbe divertente, e non mi crederesti..."
"Non ti crederò nemmeno quando me lo dirai, tu sei solo una lurida e subdola puttana."
"Oh, invece credo che quando te lo dirò mi crederai, o se non altro insinuerò in te il dubbio e con il tempo finirai per credermi."
"Non ci contare."
"Invece ci conto. Se vuoi ti posso dare una piccola anticipazione...ricordi Daniel, il tuo caro fidanzatino?"
"Non ti azzardare a nominarlo in mia presenza..."
"Oh, scusa! Beh, ricordati solo che non era quello che diceva di essere...", disse con un ghigno e poi tutto si dissolse.
"Juliet? Juliet?"
La ragazza aprì gli occhi sobbalzando. "Ehi, Juliet, stai bene? Stavi tremando...", le chiese Dean.
"Sì, io...un brutto sogno. Un momento, siamo fermi?"
"Sì, devo fare benzina e ne approfitto per fare un po' di spesa..."
"Sam?"
"Dorme come un bambino."
"Posso accompagnarti?", chiese. Non seppe bene perché, dopo quello che era successo nella cripta con Sam, stare da sola con Dean era l’ultima cosa che avrebbe dovuto fare. Però una parte di lei sentiva che ne aveva bisogno.
"Certo, vieni."
La ragazza scese dall'auto e seguì Dean al negozietto.
"Dunque, vuoi qualche provvista per il viaggio?", chiese lui.
"Intendi dire cibo da gita scolastica? Patatine, giuggiole e robe varie?", rispose lei ridendo.
"Esattamente!"
"Come rifiutare?"
Presero qualcosa, ridendo e scherzando, poi Juliet tornò seria e decise di parlargli del sogno.
"Dean...i demoni sono in grado di comparire in sogno a loro piacere?"
"Sì, penso proprio di sì...perché?"
"Ricordi il sogno che stavo facendo prima, in auto?"
Dean annuì e lei continuò: "Lilith...mi è apparsa."
"Davvero? E che cosa ti ha detto?"
"Ha detto che vuole incontrarmi, e che ha una cosa da dirmi riguardo Daniel..."
"Qualsiasi cosa sia, non le devi credere. Ti vorrà manipolare e vorrà far crollare tutte le tue certezze."
"Lo so. Dean, ho paura di non farcela..."
"A fare cosa?"
"Ad ucciderla..."
"Ci siamo anche noi, ti aiuteremo e ce la faremo..."
"E se non ci riuscissimo? Se alla fine qualcuno di noi si facesse male o lei riuscisse a scappare e sarà stato tutto inutile? Certe volte mi chiedo se tutto questo non sia sbagliato e se forse sarebbe meglio che trovassi un modo per andare avanti..."
"Ehi, piccola, ascoltami bene...", le disse prendendole il viso tra le mani, "La cosa giusta da dirti sarebbe di lasciar perdere e di continuare con la tua vita, magari dimenticare. Ma ricordo perfettamente la sensazione di inutilità e di vuoto che si sente quando vuoi vendicare una persona che ami. Azazel ha ucciso i miei genitori e io lo dovevo uccidere quel figlio di puttana, ad ogni costo. Ne ho passate di tutti i colori, ma avevo quell'obiettivo e non mi sono fermato finché non l'ho raggiunto. Ti direi di smettere, ma io stesso non ci riuscirei e quindi sarei un ipocrita."
Juliet sentì le lacrime appannarle gli occhi e le ricacciò dentro con forza, non poteva permettersi di piangere, non era nei piani. Si alzò leggermente sulle punte fino ad appoggiare la fronte su quella di Dean e disse: "La uccidiamo quella puttana."
"Certo. Farò in modo che sia tu a farlo, te lo prometto. E se non ci riuscirai, lo farò io per te."
Prima che potesse rispondere, la ragazza vide Sam dirigersi verso il negozio. Non li aveva notati, ma preferì staccarsi da Dean lo stesso. Sapeva che stava sbagliando ad essere lì con lui, anche se allo stesso tempo sentiva di volerlo.
Sam girò per gli scaffali finché non li trovò.
“Ehi, dove eravate spariti?”
“A fare rifornimento!”, rispose Juliet sfoderando il sorriso più disinvolto che conoscesse.
“Dovevo immaginarlo. Mio fratello non rinuncerebbe mai al suo cibo spazzatura.”, disse scherzando. Quando tornò serio si rivolse a Juliet: “Possiamo parlare un attimo da soli? Sempre se non ti dispiace, Dean.”
“No certo fate pure.”, rispose l’altro, allontanandosi verso un altro scaffale. Juliet lo osservò ed ebbe il sospetto che da quella distanza potesse comunque sentire ma non ci fece troppo caso, un prepotente senso di agitazione le aveva invaso la bocca dello stomaco.
“Che c’è Sam?”, chiese cercando di calmare la voce.
“Volevo parlarti di quello che è successo nella cripta…”
“Sam, tranquillo ne abbiamo già parlato, è tutto a posto.”
“No, non è tutto a posto perché non ti ho detto la verità laggiù.”
“In che senso?”
“Quando ti ho detto che è stato per via del momento…non era vero. Io ti stavo per baciare perché volevo farlo. E se Dean non avesse telefonato sarei andato fino in fondo. Hai capito quello che sto cercando di dirti? Perché in questo momento vorrei volentieri correre a sotterrarmi…”
“Certo, ho capito. Credo che sarei andata fino in fondo anche io, sì. Però…sono un po’ confusa a dire la verità.”
“E’ per via di…”
“Daniel.”, intervenne lei prima che Sam potesse dire il nome sbagliato, quello che iniziava con la stessa lettera ma che avrebbe complicato tutto ancora di più. “E’ passato poco tempo e…temo di non essere ancora pronta per una storia.”
“Certo, io non ti volevo chiedere di stare insieme, so quello che si prova e so anche che andare avanti non è facile. Volevo solo mettere in chiaro questo: tu mi piaci e non è stato un errore, per cui non è escluso che in futuro ci riproverò ancora.”, concluse con un sorrisino tenero ma intrigante.
Lei rise nervosa. “Beh, stiamo a vedere cosa ci riserverà il futuro, allora.”
Raggiunsero Dean, che si esibì in un sorriso forzato. Aveva sentito tutto. “Siamo pronti?”, chiese. Sam e Juliet annuirono.
Tornarono all'Impala in silenzio, Dean salì e mise in moto.
"Possiamo andare?", chiese in tono duro.
"Sì...", rispose Sam con un filo di voce. Juliet alzò lo sguardo e lo puntò nello specchietto retrovisore, dove incrociò gli occhi verdi di Dean. Lui guardò immediatamente altrove e lei si sentì improvvisamente come se il mondo fosse per un attimo andato avanti senza di lei, senza che lei potesse intervenire a modificare il corso degli eventi.
E, molto probabilmente, non si poteva più tornare indietro.

*Angolo autrice*
Beh ovviamente i soliti ringraziamenti vanno alle mie lettrici! poche ma buone! vi voglio bene! <3
Che dire di questo capitolo? I sentimenti di Juliet sono un po' sottosopra da come avrete capito! e poi il fattore Daniel non va dimenticato! Staremo a vedere!! XD
con questo capitolo la prima parte è conclusa, da sabato inizierà la seconda! (sono tre, non preoccupatevi, non è Guerra E Pace! XD)

@Nerea_V beh ti posso dire che la storia è già tutta scritta, per cui il destino è già stato deciso!! *si sente importante*! continua a sperare, chissà magari finisce come vuoi tu...oppure no...okay sto facendo la stronza la smetto! XD sono contenta che la storia ti piaccia!! :D
@ThanatosTH: come ti ho già detto i momenti fluff arriveranno, prepara l'insulina!!
Apprezzo la tua quotation di TVD! spero che Juliet assomigli a Elena fino ad un certo punto, I mean, la signorina Gilbert è davvero TROPPO indecisa!! 

un bacio e alla prossima!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Parte II. Capitolo 8. ***




Parte II
Incubus

 
8.

 
Dean chiuse il cellulare. "Era Bobby, ha detto che c'è stato un cambio di programma e che non dobbiamo più andare a casa sua ma alla Roadhouse..."
"Roadhouse?", chiese Juliet.
"Un bar gestito da una nostra amica, anche lei cacciatrice."
"E perché dobbiamo andare lì?", intervenne Sam.
"Ha detto che c'è qualcuno che ci vuole vedere, non ha specificato chi."
Juliet si allarmò subito pensando al sogno e a quello che le aveva detto Lilith, ma poi convenne che era impossibile che Bobby permettesse questo.
Tuttavia continuò ad arrotolarsi la lunga treccia castana attorno alle dita per tutto il viaggio, cercando di controllare la tensione.
Quando giunsero a destinazione scesero dall'auto ed entrarono nella locanda, venendo subito accolti da una donna sulla quarantina, che sorrise ai tre.
"Ciao ragazzi, benvenuti!"
"Ciao Ellen!", salutarono in coro i Winchester.
"E immagino che tu sia Juliet, non è così?"
"Proprio io!", rispose la ragazza stringendo la mano ad Ellen.
"Sei anche più bella di come tuo zio ti ha descritta! Oh, ecco Jo! Lei è mia figlia. Jo, ti presento Juliet.", la introdusse a una biondina magrolina davanti a lei, e la salutò con un cenno.
"Lei conosce mio zio?"
"Sì, beh, tra noi ci si conosce un po' tutti, ed è tutto il pomeriggio che mi parla di te..."
"Un momento...quindi..."
"Sì, lui è nell'altra sala."
"E' la voce della mia adorabile nipotina quella che sento?", da una porta uscì un uomo alto, sui cinquantacinque con capelli e barba brizzolati. Juliet corse ad abbracciarlo quasi commossa. "Ciao zio!"
"Ciao piccolina mia, tutto bene?"
"Sì, adesso più che mai!"
"Ti trattano bene i Winchester?"
"Certo che sì, zio!"
"Non me li fai conoscere per bene, allora? Non li vedo da quando Dean aveva cinque anni e Sam portava ancora il pannolone!"
"Eccoli qua!", fece lei mettendosi in mezzo ai due. "Dean e Sam, cresciuti da come te li ricordavi!"
"Salve Mason!"
"La mia nipotina è speciale, non è vero?"
"Zio...", iniziò lei scocciata, purtroppo non poté evitare la risposta che seguì.
"Già...", risposero in coro Sam e Dean. Si voltò verso i due fratelli con aria scioccata e vide che anche loro avevano la scritta "gaffe" tatuata in fronte.
"Posso offrirvi una birra?", ruppe il ghiaccio Ellen.
"Sì, direi che è meglio..."
Dopo poco tempo le bottiglie erano  già aperte sul bancone, e Dean era seduto accanto ad esso da solo, sorseggiando la sua.
Nel frattempo era entrato anche Bobby e si era presentato, mettendosi a sedere al tavolo con gli altri per parlare di 'bei vecchi tempi', come aveva detto Mason.
"Ehi, lupo solitario, vieni con noi? Mio zio è in vena di ricordi nostalgici, e probabilmente tirerà fuori anche cose imbarazzanti!", disse Juliet avvicinandosi a Dean.
"Magari dopo..."
"Tutto bene?"
"Sì.", rispose secco.
"Ah, va bene. Pensavo avessimo superato la fase di odio e freddezza..."
"Sì, infatti, ma ora come ora sono in vena solo di ubriacarmi, va bene?"
"Non credi faresti meglio a parlarne? Di qualsiasi cosa si tratti?"
"No, non credo."
Juliet rimase ferita dal tono duro con cui le stava parlando, e non seppe più cosa dire. Jo intervenne all'improvviso: "Ehi, qualcosa non va?"
"No, Jo, mi daresti un'altra birra? Anzi no, qualcosa di più forte..."
"D'accordo."
Juliet guardò Dean ancora per qualche secondo, cercando di capire cosa gli passasse per la testa, ma poi lui si girò verso di lei con aria impaziente, come se volesse che se ne andasse. La ragazza prese le birre e, senza dire una parola ma con le lacrime a pizzicarle gli occhi, tornò al tavolo.
Dopo un paio di minuti sentì dei passi alle sue spalle e si voltò appena in tempo per vedere Dean uscire dal locale.
La serata stava passando, Bobby, Mason ed Ellen continuavano a parlare delle loro avventure e il locale si era riempito.
All'improvviso Juliet sentì che le mancava l'aria e decise di andare in bagno a rinfrescarsi. Sentiva un peso sul cuore, un senso di disagio e di tristezza e non sapeva come scacciarlo.
Uscì dal bagno e trovò Dean ad aspettarla fuori dalla porta. Improvvisamente quella sensazione di prima si dissolse.
"Mi dispiace, per prima. Non avrei dovuto trattarti così...", iniziò a dire lui, prima che la ragazza potesse formulare qualsiasi pensiero.
"No, non avresti dovuto, ma ti perdono. Non mi vuoi dire quale è il problema?"
"Scusa, ma non me la sento..."
"Va bene...", disse lei, appoggiando una mano sul suo braccio in segno di conforto.
Poi fu un secondo, la sua mente si azzerò e in un attimo si trovò ad abbracciarlo.
Quando il suo cervello si ricollegò inventò immediatamente una scusa per giustificare il suo gesto, sorprendendosi del fatto che lui non l'avesse respinta. "Sai, dicono che gli abbracci possano fare meglio..."
"Forse sì...", sussurrò lui, dopodiché prese la treccia di lei e la sistemò bene sulla spalla. "Ti sta meglio di lato..."
"Dici?"
"Sì...", la mano di lui passò a sfiorarle la mandibola e posò un pollice sul suo labbro inferiore.
Sembrò che il cuore volesse esploderle nel petto. Pensò che Dean dovesse aver perso completamente la ragione. E lo stesso stava succedendo anche a lei, perché non solo lo stava lasciando fare, ma schiuse addirittura le labbra.
Desiderava baciarlo, desiderava quelle labbra, voleva sentirne il sapore, la morbidezza.
Ormai aveva già chiuso gli occhi ed eliminato qualsiasi collegamento con il suo cervello, quando sentì il calore delle labbra di Dean allontanarsi dal suo viso. E il bacio che aspettava non arrivò.
"Non posso fare questo a Sam...", sussurrò lui, più a se stesso che a Juliet.
"Hai ragione...non so cosa diavolo mi è preso.", disse lei con sincerità. Non era il tipo di persona che si comportava così e non avrebbe mai immaginato di farlo. Stentava a riconoscersi e quello che vedeva di sé non le piaceva, però al contempo sentiva anche la…necessità di farlo, perché sembrava così naturale e giusto, nonostante fosse completamente sbagliato.
"Forse è meglio se ci allontaniamo per un po', intendo io e te."
"Come?"
"Tu piaci a Sam, e anche tanto, se ha fatto quello che ha fatto. E ultimamente noi due abbiamo legato troppo, ci siamo presi troppe confidenze...prima l'abbraccio, e ora questo…dobbiamo smettere."
"Ma a Sam non darà fastidio se noi due diventiamo amici, l'hai detto a Milton Creek, ricordi? Che forse io e te saremmo diventati amici un giorno. Tralasciando…questo, che forse è anche dovuto ad una birra di troppo, non ci vedo niente di male se diventiamo amici."
"Io non posso esserti amico."
"Ma perché?”
Lui assunse un'espressione dura, rispondendo con tono asciutto: "Perché tu non mi piaci, non mi piacciono le persone come te, è stata antipatia a prima vista, mi dispiace."
Juliet sentì un dolore sordo al petto come se la stessero stritolando all'interno.
“Ma…”, mormorò la ragazza piuttosto sconvolta. Che cosa significava quello che era appena successo?
“N-non è vero.”, disse infine. Non poteva essere vero.
“Come?”
“Non è vero. Io non ti credo…allora perché stavi quasi per…?”
“Ho davvero bevuto troppo. Non potresti mai piacermi.”
Questo faceva male, davvero. Una parte di lei continuava a non crederci, eppure lui sembrava così sincero e la sua espressione non ammetteva repliche.
Si avvicinò, ormai con le lacrime agli occhi, e gli sussurrò quasi sibilando con rabbia: "Allora la prossima volta pensaci due volte prima di provare a baciare qualcuno che non sopporti!". Dopo corse via, pregando che lui non avesse visto quella lacrima traditrice sulla sua guancia. Troppo tardi.

*Angolo autrice* 
Bene bene! le cose si fanno interessanti vero?? vi anticipo che il nuovo caso (che verrà introdotto a breve, tranquilli) sarà un po'...particolare e tutto frutto della mia testa (oltre che dell'ispirazione che mi è venuta guardando un quadro :D)

Posso dire che questo capitolo distruggerà la mia fedelissima Nerea_V, però le posso dire di leggere tra le righe, e di stare pronta perché presto arriverà qualcosa che le piacerà! :P basta, non anticipo altro! Intanto la ringrazio di seguire e recensire sempre la mia fic (non è una cosa scontata)! E non preoccuparti cara che io sono anche più scema di te! ahah 
un bacio e alla prossima! 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***





9.
 
 

Rientrò in bagno e iniziò non trattenne più le lacrime. Quel dolore alla bocca dello stomaco non le dava tregua e la lasciava respirare appena. Ripensò a tutto quello che era successo da quando aveva incontrato i Winchester. Era stato così poco tempo, eppure erano successe tante cose, troppe cose. Lei e Dean avevano litigato fin dal primo momento in cui si erano incontrati, e c'erano stati momenti in cui l'avrebbe strozzato, era vero, ma in fondo non lo odiava per niente. Da ingenua credeva che anche per lui fosse così, non ne era sicura, ma lo sentiva. Da illusa aveva cominciato a credere anche che lui potesse provare dei sentimenti per lei, ma ovviamente si era sbagliata.
Benché ostentasse tanta sicurezza e determinazione, sotto sotto si sentiva il più delle volte insicura e fragile, soprattutto riguardo alle cose, o meglio persone, alle quali teneva.
E malgrado si opponesse con tutte le sue forze a questa realtà, Dean era fra quelle.
Eppure per lui, le litigate e gli insulti erano veri, davvero la odiava, forse il quasi bacio che c'era appena stato tra loro era solo una presa in giro per umiliarla.
Calmò le lacrime così come i pensieri, e si lavò il viso, per nascondere il più possibile i segni del pianto. Non riuscì totalmente nel suo intento, ma sperò che gli altri, specialmente Sam, non se ne accorgessero.
Tornò nel salone principale, e notò che Dean, Sam e Bobby stavano giocando a freccette. Il più giovane dei Winchester si voltò quando la sentì arrivare, andandole incontro. "Ehi, stai bene? Non ti vedevo più arrivare, mi ero preoccupato."
"Sto bene, Sam, davvero."
"Sei sicura? Allora perché hai pianto?"
"Io cosa...?", merda.
"Si vede che hai pianto, Julie. E' successo qualcosa? Lo sai che con me puoi parlare di tutto..."
La ragazza guardò distrattamente verso Dean, notando che anche lui li stava guardando.
"Io sono solo un po' scossa da quello che è successo a Milton Creek, aggiungici la tensione per Lilith, un po' di sbronza triste, ed avrai un perfetto cocktail di pazzia!", mentì cercando di essere il più convincente possibile.
"Capisco, mi spiace, non avrei dovuto impicciarmi..."
"Sam, tu sei carinissimo a preoccuparti per me, davvero. Non scusarti, ti prego, resti sempre adorabile...", mentre pronunciò quelle parole si sentì tremendamente in colpa. Non voleva mentire a Sam, lui era davvero così dolce e comprensivo, e lei era davvero una merda. Fu tentata di dirgli tutta la verità, ma non sapeva nemmeno a cosa corrispondesse.
Lui le passò un braccio attorno alle spalle e la condusse vicino al bancone, chiamando Dean.
Quando li raggiunse, Juliet evitò accuratamente il suo sguardo, sentendo però addosso quello di lui.
"Ho parlato con Ellen, potrebbe avere un caso per noi.", iniziò Sam.
"Non credi che dovremmo concentrarci su Lilith?", chiese la ragazza.
"Lo so, però Bobby è ancora in alto mare e ci vorrà ancora un po' di tempo prima di poterla rintracciare. Se...se non te la senti di affrontare questo caso, puoi tornare a casa con tuo zio e ti chiamiamo quando troviamo Lilith."
L'idea era davvero allettante, e Juliet la prese in considerazione. Sarebbe stato più facile tornarsene a casa e rientrare in scena solo al momento di uccidere Lilith, ma lei non era il tipo da scegliere la via più facile.
"Di che si tratta? Il caso, intendo."
"Cinque ragazze morte, tutte di un'età compresa tra venti e i ventotto anni. Erano ricoverate in una clinica psichiatrica perché avevano terrificanti incubi, e iniziavano a confonderli con la realtà. Sono morte nel giro di qualche giorno, con una febbre altissima, fino a toccare i 45 gradi. Credo che non sia solo influenza. Allora, sei con noi?"
La ragazza rifletté ancora qualche secondo, guardando prima Sam e poi Dean. Non sarebbe stato facile continuare a stare con loro visto quello che stava succedendo, ma non sarebbe passata per la codarda di turno.
La sua attenzione si focalizzò sul bersaglio malandato delle freccette. Tiro fuori il suo coltellino tascabile, mirò al centro facendovi sovrapporre diverse immagini che avrebbe voluto scacciare per sempre, poi lanciò.
La punta della lama colpì dritto il cerchio rosso con una precisione impressionante.
"Cazzo...", mormorò Bobby.
"Risolviamo questo caso, poi troviamo quella puttana, sto tenendo in caldo un altro tiro di questi, dritto al suo cuore."
 
***
Si misero in viaggio quasi subito, giusto il tempo di salutare gli altri, e raggiunsero la città di Green Bay il giorno seguente, già a pomeriggio inoltrato.
Presero una stanza al primo motel che incontrarono, tutti stravolti dal viaggio. Dean offrì a Juliet di portarle la borsa fino in camera, e lei ringraziò a denti stretti. Ma appena aprirono la porta c'era una sorpresa ad attenderli all'interno.
"Ciao ragazzi.", li salutò un uomo in trench beige.
"E tu chi cavolo sei?", saltò su Juliet sobbalzando per la sorpresa.
"Castiel."
"Ah…chi?"
"Castiel ha tutti i suoi modi per venirti a trovare...", intervenne Dean. "Comunque vi presento. Castiel, lei è Juliet. Juliet, lui è Castiel."
"Piacere!", si presentò lei allungando la mano, ma l'altro non la strinse.
"Lascia stare, Juliet...Castiel è...beh, lui è un angelo.", la fermò Dean.
"Angelo? Wow! Non pensavo esistessero..."
"Sì, esistono, e sono dei figli di puttana. Esclusi i presenti, ovvio!"
La ragazza ridacchiò, però tornò seria immediatamente. Anche se per un secondo aveva dimenticato la litigata con lui, non significava che non ci fosse stata.
"Che cosa ci fai qui, Castiel? Ci sono problemi?", chiese Sam.
"Avete novità su Lilith?"
"Non ancora, perché?"
"Si parla parecchio di lei e dei suoi piani in paradiso. Sappiamo che è in cerca di un nuovo contenitore. Temo possa volere Juliet."
"Cosa? Lilith vorrebbe possedere me? E perché?"
"Non lo so ancora, ma sono venuto ad avvisarvi. Smettetela di cercarla, me ne occuperò io."
"No...", prima che Juliet potesse continuare l'angelo scomparve nel nulla.
"Non possiamo fermarci! Non ora!"
"Mi spiace Julie, ma stando così le cose, credo che sia meglio che tu lasci perdere la questione Lilith...", fece Sam.
Juliet lo guardò stralunata, non poteva credere alle sue orecchie. "Sam! Mi stai dicendo di smettere? Di arrendermi?"
"E' per il tuo bene! Rischi troppo..."
"Ora rispondi ad una domanda: se ti avessero detto di fermarti e di smettere di cercare di uccidere Azazel, lo avresti fatto? Entrambi, lo avreste fatto? Eppure era abbastanza pericoloso, non trovate?"
"Julie..."
"No, Julie niente! Non mi credete abbastanza forte da affrontare Lilith?"
"Ti vuole come contenitore!"
"E io glielo impedirò! Andiamo, chi meglio di voi mi può capire? Dean, mi hai promesso che avresti fatto in modo che fossi stata io ad uccidere Lilith, ricordi?"
"Mi ricordo, sì..."
"Ti prego, non dirmi che hai cambiato idea da una giorno all'altro, anche su questo..."
Perché su di noi hai cambiato idea, hai rinnegato tutto.
"No, hai ragione."
"Ma, Dean!"
"Sammy, lo so che è pericoloso, ma, davvero, se ci avessero detto di non dare più la caccia ad Azazel, avremmo smesso?"
Sam rifletté un secondo, guardò entrambi e poi parlò: "E va bene, ora ci occupiamo di questo nuovo caso, e poi penseremo a cosa fare. Continuo a non essere d'accordo, ma non posso darti torto."
"Grazie Sam…”
"Non ringraziarmi, sei tu quella che rischia di più in tutta questa situazione."
"Saprò cavarmela."
"Lo spero. Ora, vi giuro che crollo dal sonno, tutte queste ore di viaggio mi hanno distrutto!"
"E con me lo dici? Meno male che abbiamo tre letti separati questa volta. Sammy, dai veramente tanti calci, lo sai?"

*Angolo autrice*
Eccoci qua!!! nemmeno in questo capitolo succede molto, non linciatemi! Il caso è stato iniziato ed è anche arrivato un personaggio molto amato dalla mia ThanatosTh (che adesso sarà contenta! XD), ovvero Castiel.
Sono contenta che al nostro piccolo gruppetto si sia aggiunta anche Concy_93_, ti ringrazio per quello che hai scritto e sono contenta che ti piaccia la mia storia!

Dal prossimo capitolo la storia si rimpolpa ve lo prometto! :D
un bacio 
Ju

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


10.

 
 
Rumori di auto che passavano a media velocità sulla strada.
Uccelli notturni che non riuscì a riconoscere.
I respiri di Sam e Dean, il primo sistemato nel letto di fronte al suo, quello accanto al termosifone, vista la sua sofferenza nei confronti del freddo. L'altro lì, così vicino che se avesse allungato una mano avrebbe toccato il suo letto.
Per il resto, silenzio dappertutto. Tranne che nella mente di Juliet, lì regnava il caos più totale.
Vi si mescolavano i ricordi di quella sera stessa, quelli di Daniel, del giorno della sua morte.
Si chiese dove sarebbe stata se quel giorno non avesse trovato la foto di suo zio. Si chiese cosa sarebbe successo se avesse dato ascolto a Daniel prima di quel giorno. Probabilmente tutto, o probabilmente niente.
Si voltò su un fianco ad osservare Dean dormire. Il buio avvolgeva tutta la stanza, ma poteva comunque definire la sua figura. Stava su un fianco con le braccia attorno al cuscino, come se volesse abbracciarlo.
Non russava, ma il suo respiro era marcato, non stava dormendo in maniera completamente rilassata. Ma almeno stava dormendo, mentre lei del sonno non ne conosceva nemmeno il significato, non quella sera.
Rimase a guardarlo per un minuto, o forse un'ora, non si rese conto del tempo che passò, quando chiuse gli occhi controvoglia, come se fosse stata costretta a farlo, e si addormentò.
 
Un auto stava arrivando alle sue spalle e salì sul marciapiede per non farsi investire. Guardò avanti e calcolò distrattamente quanto mancava per arrivare a casa. Era stanca morta e non vedeva l'ora di potersi coricare sul letto e dormire.
Gli esami si avvicinavano e passava un sacco di tempo in biblioteca a studiare.
Si sarebbe fermata a riposare nella sua stanza al campus ma aveva promesso a Daniel che si sarebbero visti quella sera. Avevano in programma di mangiare pizza e guardarsi un film, come facevano spesso, però questa volta la scelta del film era spettata a lei. Strano che glielo avesse lasciato fare, sapeva già il film che avrebbe scelto: il suo preferito, Titanic. Un film che Daniel detestava per un motivo sconosciuto, ma che ogni tanto sorbiva giusto per farle un piacere. E per sentirsi dire che assomigliava a Leonardo Di Caprio.
Juliet sorrise tra sé e sé inserendo la chiave nella serratura, ma quando entrò venne investita da una sensazione spiacevole. Come se dovesse aspettarsi qualcosa, come se qualcosa dentro di lei stesse cercando di avvisarla.
Sentì l'impulso ad uscire da quella casa per non entrarci mai più, ma era assurdo, era tutto completamente assurdo.
Lei e Daniel avevano da poco fatto pace per la storia della caccia, non c'era nessun motivo di essere preoccupati, o ancor peggio avere paura.
Però...perché Daniel non era lì? In cucina, con la pizza nel microonde e lo stereo acceso con il cd dei Guns'n Roses?
"Daniel? Dan, amore dove sei? Tutto bene?"
Probabilmente era andato in camera a schiacciare un pisolino ed aveva perso la cognizione del tempo.
Arrivata davanti alla porta della stanza da letto, notò del liquido rosso sul pavimento, proveniente proprio dall'interno.
"No...". Sfondò praticamente la porta e quando entrò trovò il corpo del fidanzato steso per terra, con il petto squarciato, immerso in un lago di sangue.
Si gettò su di lui chiamandolo e iniziando a piangere, cercando di farlo rialzare, come se avesse potuto farlo.
Guardò le sue mani, imbrattate di sangue e d'improvviso ricordò tutto, ricordò di aver già vissuto quel momento, di essere già entrata in quella camera.
Di lì a poco avrebbe chiamato la polizia, e mentre li aspettava avrebbe trovato il biglietto di Lilith, ma non lo avrebbe mostrato agli sbirri, perché anche se non sapeva ancora chi fosse, sapeva che nessuna forza dell'ordine avrebbe mai potuto prenderla. Sapeva già che, chiunque essa fosse, prenderla sarebbe stato come afferrare il fumo a mani nude.
Un freddo improvviso la fece rabbrividire, invadendola con una sensazione che non ricordava. Aveva capito che si trattava di un incubo, l'ultimo di una lunga serie. Eppure quello che vide quando abbassò gli occhi sembrava tremendamente reale.
Daniel non era più lì, ora il suo posto era stato preso da un'altra persona, che giaceva lì ferita a morte.
I suoi occhi verdi fissavano il soffitto con espressione vuota, le tenui lentiggini risaltavano di più sul pallore mortale del suo viso e le sue labbra erano bianche e prive di quella sensualità che le caratterizzava.
"No...no!, gridò lei sollevando la testa di Dean per appoggiarla sulle sue gambe. "Per favore, non tu...", singhiozzò, pregando qualcuno, nessuno o chiunque. Appoggiò la fronte contro la sua e una lacrima bagnò la guancia fredda del ragazzo. “Non lasciarmi…”
Un sibilo alle sue spalle la fece voltare. Non c'era nessuno eppure avvertiva una presenza, qualcosa che le girava intorno insistentemente.
Probabilmente lo shock e il terrore le fecero immaginare tutto, ma le sembrò di sentire una voce sibilante sussurrare: "Interessante...", prima di svegliarsi.
 
Si alzò a sedere, riuscendo miracolosamente a non urlare per la sorpresa. Sudava, tremava, sentiva il viso bagnato dalle lacrime e la testa le girava.
Dovettero passare un paio di secondi prima che si rendesse conto di dove si trovasse.
"Juliet...che è successo? Ti senti bene?" , sentì qualcuno accanto parlarle sottovoce. SI voltò e riuscì ad intravedere il volto di Dean nell'oscurità. Il cuore le esplose nel petto, ricordava perfettamente il viso senza vita del giovane, come se fosse stato tutto vero.
La sensazione di sollievo la investì e la spinse ad allacciare le braccia intorno al collo del ragazzo. "Sei vivo...", sussurrò stringendolo.
Dean ricambiò la stretta e per qualche secondo rimase lì, senza dire o fare nulla, rimasero semplicemente a godersi quell'attimo che sarebbe rimasto solo loro.
"Certo che sono vivo, che sta succedendo?"
"Un incubo...sulla morte di Daniel. Uno dei tanti, ma anche..."
"Anche cosa?"
"Io...non so come dirtelo senza sembrare ridicola.", balbettò ringraziando di essere al buio o altrimenti l'avrebbe vista arrossire.
"Non penserei mai che tu possa in un qualche modo essere ridicola.", disse Dean con un tono serio che non ammetteva repliche, mentre le asciugava le lacrime con il pollice.
"A un certo punto tu avevi preso il posto di Daniel...", mormorò la ragazza rifugiandosi ancora tra le sue braccia. "Sentivo qualcosa di strano attorno a me, non era un semplice incubo. Di solito sentivo colpa, tristezza, vuoto e dolore...questa volta avevo paura, ero terrorizzata.", si sfogò guardando un punto indefinito nell'oscurità della stanza. "Scusa, io...neanche poche ore fa mi hai esplicitamente detto che dovevamo evitare qualsiasi espressione di affetto, ed ora vengo a piagnucolare da te così...hai tutte le ragioni per mandarmi a quel paese."
"Juliet, la smetti di dire cavolate, per favore? Mi dispiace per le cose che ti ho detto alla Roadhouse, non erano vere."
"Come?"
"Se avrai bisogno di un amico, io ci sarò..."
La ragazza fu tentata di chiedergli il motivo di quel gesto, di quelle parole, se lo era chiesta più volte quella sera, ma lì, in quel momento, l'unica cosa che disse fu: "Ora ho bisogno di te. Non di un amico, ma di te."
"Sono qui..."
"Smetteranno mai di tormentarmi, questi incubi?"
"Con il tempo migliorerà tutto, e prima o poi saranno solo un pallido ricordo, credimi."
"Lo spero."
"Ora torna a dormire, che dici?"
"Okay."
Lo sentì alzarsi, dirigersi verso il suo letto ed infilarsi sotto le coperte.
"Dean?", lo chiamò lei a bassa voce.
"Dimmi."
"Ho paura…di sognare di nuovo.", le costava fatica e una ferita all’orgoglio ammettere le sue debolezze, ammettere di avere paura. Aveva già fatto la sua bella figura da bambina piagnona quella notte, ma non ricordava neppure di avere mai sentito quella sensazione di terrore fin nelle ossa."Allunga la mano...", le disse e lei obbedì, trovando quella di lui e stringendola. "Tienimela stretta”, continuò Dean, “Così mi porterai negli incubi con te e potrò proteggerti."

*Angolo autrice*
Oddio scusate ma tra una cosa e l'altra ieri mi sono dimenticata di aggiornare!!!
Beh ecco qui il nuovo capitolo! E' stato parecchio difficile da scrivere perché avevo un sacco di idee e di 'buoni propositi' ahah spero vi sia piaciuto!!!

Beh a livello sentimentale direi che qualcosa è successo!! (per la gioia di Nerea_V che aspettava un momento tra Dean e Juliet tipo dal primo capitolo ahahah, un bacio cara!) e anche a livello di caso, anche se forse può non sembrare!!


Un ringraziamento anche alla bellissima recensione di ThanatosTh (che ci va duro con le minacce!) e a quelle (grazie ancora per aver recensito anche tutti i capitolo vecchi) di Concy_93_
Alla prossima!
Un bacione
Ju
Un saluto anche alle lettrici silenziose, lo so che ci siete! una parolina è sempre gradita, giusto per la cronaca! :D 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***



 

 

11.

 
La mattina dopo si svegliò aprendo gli occhi lentamente. Vide una luce giallognola penetrare dalle finestre e capì che doveva da poco essere sorto il sole.
Inizialmente non ricordava bene la notte appena trascorsa, ma poi l'occhio le cadde su un particolare: la sua mano era appoggiata per terra, e sfiorava quella di Dean.
I ricordi le furono improvvisamente chiari e sentì un brivido percorrerle il braccio fino alla punta delle dita. Tienimela stretta, così mi porterai negli incubi con te e potrò proteggerti.
Ritrasse la mano e si voltò a pancia in su, guardando il soffitto bianco e ascoltando il silenzio.
Non si era mai aspettata quella situazione, di sicuro non la stava cercando, ma ora che c’era dentro non vedeva molte vie d’uscita. Da un lato c'era Dean, che la faceva sentire in un continuo maremoto di emozioni contrastanti e travolgenti, ma dall'altro c'era Sam, così dolce e protettivo. Le dava un senso di sicurezza e familiarità che nemmeno Daniel era riuscito a darle.
Ma forse era proprio questo il problema: familiarità.
L'amore doveva essere quello? Familiarità, sicurezza? Oppure doveva essere insicurezza, instabilità, marea, alternanza tra odio e batticuore?
Sentì un rumore provenire dal fondo della stanza e vide Sam sgusciare fuori dalle coperte.
"Buongiorno...", disse a bassa voce per non svegliare Dean.
"Buongiorno Julie! Già sveglia?"
"Sì..."
"Dormito bene?"
"Ho dormito meglio, diciamo..."
Il ragazzo si alzò ed andò a sedersi sul bordo del suo letto.
"Perché Dean dorme con un braccio per terra?"
"Ah, non chiederlo a me!", mentì avvampando.
"Comunque, che è successo questa notte? Non sei stata bene?"
"No, solo un incubo."
"Ti va di parlarmene?"
Prima di rispondere, la ragazza lanciò una rapida occhiata a Dean. Doveva mentire ancora una volta? Quante bugie avrebbe dovuto ancora dire prima di ammettere a se stessa e a Sam che provava qualcosa per Dean?
Forse altre, o forse nessuna, però doveva andarci piano. Decise di raccontargli la verità sul sogno, ma non su quello che era successo dopo.
"Ehm, all'inizio era il classico sogno della notte in cui è morto Daniel, ma poi è cambiato, e al posto del suo corpo c'era…sì insomma, quello di Dean...", cercò di cogliere l’espressione del ragazzo, per capire la sua reazione a quelle parole. Vide che rimase leggermente sorpreso, di certo non se l’aspettava. Non vide rabbia o delusione come si era aspettata, piuttosto sembrò stordito.
"Ah. E poi...?"
"E poi niente, mi sono svegliata. L'unica cosa è che quell'incubo era così vivido e intenso che per un momento avevo creduto che si trattasse della realtà. E poi, forse potrei anche essermelo immaginato, ma mi è sembrato di sentire una voce, appena prima di svegliarmi..."
"Una voce?"
"Sì, come un sibilo."
"E che cosa ha detto?"
"Qualcosa come 'interessante', ma non ne sono sicura. Il punto è che il ricordo dell'incubo è così vivo, come se fosse quello di un fatto accaduto veramente. Insomma, in teoria i ricordi degli incubi non dovrebbero sbiadirsi?"
"Beh in teoria sì, ma la cosa che mi preoccupa è che noi siamo qui per seguire un caso sugli incubi e tu ne hai avuto uno parecchio strano."
"Oh, Sam, per favore..."
"No, sono serio! E anche un po' preoccupato, dovremmo darci da fare e capire con che cosa abbiamo a che fare al più presto..."
Un mugugno lamentoso li interruppe e Dean cacciò la testa sotto il cuscino.
Sam e Juliet ridacchiarono e quest'ultima andò a premere le mani sul cuscino, come se volesse farlo soffocare, ovviamente per gioco.
Il ragazzo riuscì a voltarsi e a liberarsi del cuscino iniziando a colpirla con quell'oggetto.
"E la prossima volta che cerchi di uccidermi non sarò così gentile!", disse in tono scherzoso.
"No, la prossima volta non fallirò!", rispose lei con una smorfia, poi rise e gli rilanciò il cuscino.
Dean tornò serio e chiese guardando anche Sam: "Va tutto bene?"
"Sì, stavamo parlando del mio sogno di stanotte..."
Il biondo parve sbiancare, ma prima che la ragazza potesse accertarsene, Sam parlò: "Temo che Juliet possa correre il rischio delle altre ragazze."
"Beh, l'età è quella, in effetti e da come hai descritto l'incubo..."
"Un momento...Dean, come fai a sapere del suo incubo?”
Merda!
"Beh, ecco...", saltò su Dean, "L'ho sentita agitarsi nel sonno e così sono andato a svegliarla per calmarla..."
"Io gli ho raccontato del sogno, abbiamo fatto due chiacchiere, e siamo tornati a dormire!", completò Juliet.
"Già!"
"Ah, okay. Comunque resta il fatto che dovremmo iniziare ad indagare subito su questa storia, mi piacerebbe saperne di più."
"Sì, forse avete ragione. Allora, siete voi gli esperti, da dove si comincia?"
"All'inizio andrei all'obitorio a cercare indizi nei corpi delle vittime, di solito partiamo da lì.", fece Sam. “Però”, continuò, “Adesso vado a farmi una doccia, così mi sveglio e possiamo cominciare!”
Quando il ragazzo entrò nel bagno, Dean e Juliet rimasero a fissare la porta bianca e chiusa. La ragazza sentiva le guance particolarmente in fiamme e non riusciva a guardare lui negli occhi. C’era una cosa che le premeva dirgli, quindi prese un bel respiro e parlò: “Dean, quello che mi hai detto stanotte era vero? Insomma, sul fatto che se io avrò bisogno di te, tu ci sarai…”
Notando che la risposta non arrivava, alzò gli occhi fino a Dean, e vide che lui la stava guardando con uno sguardo così…intenso e dolce che le bastò come risposta. Lui si avvicinò prendendole la mano. “Conosci già la risposta, l’hai sempre saputa.”
“In che senso l’ho sempre saputa?”
“Alla Roadhouse hai davvero creduto a quello che ti ho detto?”
“Beh, sì, non hai lasciato molte altre interpretazioni possibili, anzi, sei stato piuttosto chiaro!”
“Wow, io…non pensavo l’avresti bevuta.”
“Dean, mi vuoi spiegare di cosa stai parlando?”, stava parlando da stupida, avrebbe già dovuto capire quello che lui voleva dirgli, eppure la sua mente non era più lucida e ogni pensiero che voleva formulare moriva sul nascere.
“L’ho fatto per mio fratello. E’ la persona più importante della mia vita e quello che conta di più è vederlo felice, quindi se io non troncavo qualsiasi cosa stesse nascendo tra noi…”
“Lo avresti fatto soffrire.”, completò lei, capendo le intenzioni di Dean. “Capisco, ma…e se i miei sentimenti fossero diversi? Insomma…se io provassi dei sentimenti per te? Ipoteticamente parlando, ovvio!”
“In tal caso, dovrei comunque rinunciare a te, perché se io e te ci mettessimo insieme lui ne uscirebbe distrutto.”
“Rinunceresti alla tua felicità per non ferire tuo fratello?”
“Questo ed altro per lui.”
Juliet sorrise, ma qualcosa dentro di lei si spezzò. Quello che aveva appena detto Dean era stupendo e dimostrava quanto amasse suo fratello.
Allo stesso tempo, però capì anche che non poteva più negare i suoi sentimenti per Dean e questo poteva significare solo una cosa: era ufficialmente nella merda.

*Angolo autrice*
Ciaooooo!!!!! Ecco qua il nuovo capitoletto! Non succede molto per quanto riguarda il caso, però i sentimenti di Juliet hanno preso una piega interessante, e beh, il triangolo è avviato ufficialmente! :P le piacciono entrambi, che ci volete fare?? A chi non piacciono??XD

Un grazie speciale alle mie lettrici
@Nerea_V sono contentissima di quello che hai scritto grazieee!!! e complimenti per l'intuito! (non dirlo nessuno ma le tue previsioni sul caso sono molto buone XD) 

@Concy_93_ waaaa grazieee!! la pelle d'oca addirittura!! grazie mille, sei troppo dolce!! spero che la storia continui a piacerti!

@ThanatosTH inutile dirti che quella canzone è stata la mia colonna sonora del capitolo! (e di metà della storia in generale :P)
Ed eccoti con la puffie puffie che hai fregato a Cas, adesso lui non la può più usare, e sta piangendo in camera sua abbracciando il suo pupazzo di unicorno (?), sto deliderando, lascia perdere. 
grazie per la tua recensione, è bellissima!
Tutte lo sono, VI ADORO! 
♥♥♥
alla prossima
Ju

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***




12.
 
 

Non aveva mai pensato di ritrovarsi in una situazione del genere, non aveva mai pensato che si sarebbe presa una cotta per due ragazzi contemporaneamente. Due fratelli, il che rendeva le cose ancora più gravi, meravigliosi che aveva adorato come eroi durante i racconti di suo zio e che aveva adorato, tra alti e bassi, quando li aveva conosciuti di persona. Forse avrebbe potuto prevederlo, insomma era già praticamente cotta di loro ancora prima di conoscerli.
Eppure eccola lì, tra due fuochi…
"Ecco qui, agenti. Gwen Master, è tutta vostra!", la voce del dottore la fece trasalire e la distolse dai suoi pensieri.
"Ehm, g-grazie...", rispose perplessa, guardando il cadavere steso davanti a lei, che era appena uscito dalla cella frigorifera.
I Winchester cominciarono ad esaminarla, mentre lei se ne stava un po' disparte. "So che fa parte del mestiere, ma mi fa un po' senso..."
"Tranquilla Julie, ci pensiamo noi...", le disse Sam sorridendo, poi si rivolse al fratello: "Non ci sono segni di aggressione, sembra davvero morta di cause naturali..."
"Sì, dipende che cosa ha provocato queste cause...", intervenne Dean.
"Ha delle occhiaie molto profonde e marcate, questo è un po' anomalo."
"Dici che è per la storia degli incubi? Come se prima di morire non avesse dormito per molto tempo?"
"Non saprei, dovremmo controllare le altre vittime. Hai tu i loro nomi, Juliet?”
“Sì, ecco…”, rispose mostrando il ritaglio di giornale che si erano procurati. Cercarono anche le altre e constatarono che riportavano gli stessi segni della prima: solo profonde occhiaie, così marcate da sembrare solchi.
“Okay, a questo punto sono davvero anomale. Che razza di creatura può provocare la morte attraverso gli incubi?”, chiese la ragazza.
“Non so, ma stando a quello che dice qui, la causa della morte è stata una febbre altissima, gli incubi erano la patologia che avevano prima, non sono apparentemente collegati alla loro morte. Il problema è che tutte loro avevano questi tremendi incubi che si confondevano con la realtà. E se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni di caccia è che le coincidenze non esistono.”, spiegò Dean.
“Forse dovremmo parlare con il dottore che le aveva in cura. Magari ci potrebbe spiegare meglio come si manifestavano questi incubi, o le varie fasi della loro malattia.”, suggerì Juliet.
“E’ una buona idea”, approvò Sam, “Dite che questo dottore lavora qui all’ospedale?”
“Proviamo a chiedere al tizio dell’obitorio.”, fece Dean per poi uscire a chiamare l’uomo.
“Per cosa le posso essere ancora d’aiuto, agente?”
“C’era un medico che aveva in cura tutte le pazienti? Qualcuno che tutte avevano in comune?”
“Oh, sì, erano tutte in cura dal dottor Jefferson, il miglior psichiatra dell’ospedale.”
“E potremmo parlarci con questo dottor Jefferson?”
“Penso proprio di sì, il suo studio è al terzo piano dell’ospedale, chiedete lì e vi diranno dove trovarlo.”
“La ringrazio molto. Andiamo.”
Abbandonarono l’obitorio e si diressero al terzo piano. Scendendo dall’ascensore si scontrarono con uomo di media altezza con i capelli brizzolati e i baffetti.
“Ci scusi.”, mormorò Sam.
“Niente, scusate voi.”
Prima di andare oltre, Juliet lanciò un’occhiata al cartellino che l’uomo portava attaccato al camice.
“Un momento, lei è il dottor Jefferson, lo psichiatra?”
“Sì, sono io. Chi mi cerca?”, rispose l’uomo, passando ai raggi x la ragazza.
“Agente Pierce, FBI.”, fece lei secca alzando gli occhi al cielo e mostrando il distintivo, falso ovviamente.
“E per cosa vi servo, agente?”
“Dobbiamo farle qualche domanda sulle ragazze morte recentemente.”, intervenne Dean con tono seccato. “Quindi si concentri su quelle morte e non le vive.”
“Come scusi?”
Juliet fulminò Dean con lo sguardo, d’accordo che entro poco tempo quel tizio avrebbe ricevuto un calcio nelle parti intime, ma reagire così non era conveniente per il loro caso. Il biondo ricambiò lo sguardo della ragazza e ne capì le intenzioni.
“La prego di scusarmi, sono un po’…protettivo nei confronti della mia collega. Procediamo?”
“Sì, venite pure nel mio studio.”
Quando entrarono Sam iniziò a fare le domande al dottore. “Quindi, lei ha avuto in cura tutte le giovani morte?”
“Tutte quante, sì.”
“Esattamente che cosa avevano manifestato in comune?”
“Inizialmente erano andate in cura da uno psicologo per insonnia e incubi molto frequenti, ma poi vedendo che i casi si moltiplicavano, le hanno mandate da me. Gli incubi si intensificavano sempre di più e mentre dormivano la loro temperatura saliva vertiginosamente.”
“Quanto tempo è passato prima che morissero?”
“Una settimana, non di più. Anche noi stiamo cercando di capirci qualcosa, ma l’unica ipotesi che finora abbiamo formulato è stata quella di un’epidemia che provoca febbre e allucinazioni…”
“Però è un’ipotesi un po’ tirata, non crede? Un’epidemia che colpisce solo ragazze sui venticinque anni?”
“Non esistono altre soluzioni razionali. Andiamo, non si possono uccidere delle ragazze con incubi e febbre, come si farebbe?”
“Non ne ho idea.”
“Appunto. A questo proposito, che ci fa l’FBI qui? Non mi sembra un caso di vostra competenza…”
“Lo lasci decidere a noi questo.”
“D’accordo, se è tutto, vi saluterei. Ho parecchio lavoro da fare.”
La risposta non arrivò alle orecchie di Juliet, perché la sua attenzione era stata catturata da un dipinto appeso alla parete dello studio del dottore.
“Non è bellissimo?”, la interruppe l’uomo.
“Come scusi?”
“Il dipinto di Henry Füssli, The Nightmare. E’ un capolavoro, non trova signorina? Come cattura l’attenzione e ti rapisce, ti attrae ma allo stesso tempo ti spaventa.”, fece lui passandole un braccio intorno alle spalle.
“Anche se sono un’appassionata d’arte, questo quadro mi trasmette solo inquietudine. E mi tolga le mani di dosso, subito.”
“Ma io volevo solamente…”
“Ho una pistola. Uomo avvisato, mezzo salvato.”
La verità era che c’era davvero qualcosa in quel dipinto che la attirava molto, come se la volesse tenere lì incollata per sempre. Non ne capiva il motivo, ma sarebbe rimasta lì a guardarlo tutto il giorno. Sentiva una paura maggiore crescerle dentro ogni volta che il suo sguardo si posava sulla creatura che spiccava al centro del dipinto. Non la riconobbe, non aveva mai visto niente del genere nei libri di suo zio. Era una specie di mostriciattolo con un aspetto grottesco ma spaventoso allo stesso tempo.
Il dottore fece un gesto arrendevole con le mani e andò ad aprire la porta del suo studio per uscire i tre e questo la distolse dai suoi pensieri.
Prima di abbandonare la stanza, Dean si fermò sulla soglia e affrontò l’uomo con uno sguardo duro e minaccioso. Juliet alzò gli occhi al cielo, tornò indietro e lo trascinò con se prendendolo per un braccio.
“Sam, per favore, aspettaci in macchina. Io e Dean dobbiamo fare un discorsetto.”, disse lei con tono minaccioso.
“Non mangiatevi…”, rispose il ragazzo prima di lasciare l’edificio diretto al parcheggio. Juliet aspettò che fu fuori dalla sua vista per spintonare Dean.
“Ehi, ehi!”
“Ma che diavolo ti è preso, eh? Vuoi far saltare la nostra copertura?”
“Oh, scusami davvero tanto, se ti volevo difendere da un maniaco!”
“Per l’ultima volta, Dean, io mi so difendere da sola! Non c’è bisogno che tu faccia l’eroe!”
“Beh, a Milton Creek non mi è sembrato che tu ti sia saputa difendere molto bene!”
“Era una situazione diversa, okay? Mi hanno colta di sorpresa!”
“Certo…”
“Quando fai così mi viene davvero voglia di metterti le mani addosso!”
“In che senso?”, chiese con aria maliziosa e divertita.
Juliet grugnì e lo spintonò ancora. Uscì con l’eco della risata di Dean a farle da sottofondo.
Raggiunse l’Impala e vide che Sam non era da solo. Stava parlando con una ragazza molto più bassa di lui, con i capelli castani e mossi. Sentì immediatamente una fitta fastidiosa alla bocca dello stomaco.
Dean arrivò pochi secondi dopo. “Ehi, Juliet, non ti sei arrabbiata davvero, giusto? Stavo scherzando, giuro.”
“Lo so, lo so. Piuttosto, chi è quella ragazza con cui sta parlando Sam?”
“Oh, merda.”
“Perché? Chi è?”, chiese allarmata. Comprese subito che quelli erano palesi sintomi di gelosia.
“Adesso lo scopri.”
Sam e la ragazza misteriosa si avvicinarono ai due e il più giovane dei Winchester si rivolse a Juliet.
“Finalmente vi posso presentare: Juliet, lei è Ruby. E Ruby, lei è Juliet.”

*Angolo autrice*
Beh, oltre a ringraziarvi delle bellissime recensioni, oggi voglio riempire diversamente questo spazio, ovvero con un po' di...gif!!!!
Cercherò di essere parziale con le coppie per non far intendere nulla!!
Ci tengo a precisare che le gif non sono mie, le ho solo montate come piacevano a me! altre invece sono prese da video crossover qua è là! 
Spero vi piacciano!!
Vi saluto, un bacione! e vi dirò che il prossimo capitolo ci sarà lunedì perché nel fine settimana sono alla JUS IN BELLOOOOOOOOOOOO!!!!! per cui andrò da LORO cioè ODDIO! e farò la foto con Jared e Jensen, posso morire felice dopo.
Per evitare di sclerare oltre, vi lascio con le gif!
Ciaooo!!
un bacio
Ju 


Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***




13.
 
 

“La famosa Juliet!”, disse Ruby.
“Famosa?”
“Sam mi ha così tanto parlato di te che era come se ci conoscessimo!”
“Ah, davvero?”, chiese la ragazza un po’ stranita.
“Beh, diciamo che ho voluto parlare a Ruby di te…”
“Sì, della splendida ragazza per cui si è preso una cotta!”
“Ruby!”
Juliet assistette alla scena infastidita, fino a quando non sentì l’ultima frase pronunciata da Ruby, che la fece arrossire fino alla punta dei capelli. Lanciò un sorriso a Sam che ricambiò imbarazzato. Recuperata la facoltà di respirare Juliet si rivolse a Ruby: “Oh, quindi tu saresti un’amica di Sam o…?”
“No, lei è un demone.”, fece secco Dean, “Ed anche parecchio puttana.”
“Grazie Dean, sei sempre adorabile.”
“No, un momento! Calma!”, saltò su Juliet, non ancora sicura di aver capito bene. “Sam, la tua amichetta è un demone?”
“Sì, ma non è quello che sembra.”, disse Sam in sua difesa.
“Ah no?”
“No. Lei ci ha aiutato in più di un’occasione e…”
“Ed ha sempre avuto un secondo fine. Ce l’ha anche adesso, solo che mi piacerebbe sapere quale!”, intervenne Dean.
“Guardate che sono qui…”, fece Ruby.
“E allora?”, si rivolse a lei Dean, e il demone in risposta gli alzò il medio.
“Dean, smettila! Ne abbiamo già parlato mille volte, eri all’inferno e avevo bisogno di aiuto per i casi…”, intervenne di nuovo il più giovane dei Winchester.
“Aiuto per i casi, ma sentilo!”
Juliet sentì una morsa allo stomaco, cosa significava quello che stava dicendo Dean? Che Ruby e Sam…no, non era possibile. Sam non era tipo da…no, non era semplicemente possibile.
“Dean, chiudi subito quella maledetta bocca, ora!”, tuonò Sam rivolgendo uno sguardo eloquente verso Juliet, per far capire al fratello che così avrebbe peggiorato la situazione già delicata con la ragazza. Sapere che lui aveva dei…precedenti con un demone non l’avrebbe di certo convinta a stare con lui.
“Okay, ragazzi calmatevi. Sam, mi spiace non appoggiarti, ma questa volta sto con Dean, non ci possiamo fidare di un demone.”, ma non sono assolutamente gelosa, pensò al contempo.
“Sono sempre qui…”, mormorò Ruby.
“Taci…”, fece Dean spazientito alla mora.
“Che strano…”, mugugnò Sam.
“Cosa?”, chiese Juliet.
“Dico, che strano che stai con Dean! Non me lo sarei mai aspettato! Litigate in continuazione ma trovate sempre il modo di essere pappa e ciccia alla fine, o sbaglio?”, esordì in tono sarcastico.
“Io…”, iniziò la ragazza ma la verità era che non aveva la più pallida idea di come continuare.
“Sammy, per favore…”, intervenne Dean.
“No, Dean. Sai benissimo come stanno le cose.” Il ragazzo non ascoltò più e risalì in macchina accendendo lo stereo ad alto volume.
“Forse è meglio che vada…”, disse Ruby.
“Dici?”, fece Dean.
“Vaffanculo.”, concluse il demone e poi sparì.
Per tutto il breve viaggio di ritorno al motel nessuno dei tre aprì bocca, e solo all’arrivo Dean parlò:
“Sam, io e te dobbiamo parlare. E se non è un problema, vorrei che Juliet ne restasse fuori. Questioni di famiglia, spero tu possa capire…”
“Certo che capisco. Andate pure, io vi aspetto qui in macchina e mi chiamate quando avete finito.”
I due fratelli entrarono nella stanza e non appena chiuse la porta, Dean si rivolse a Sam. “Perché è tornata Ruby? Non ci possiamo fidare e sai che non la voglio con noi.”
“Lo so che tu ce l’hai con lei e lo posso capire, davvero, però ci può aiutare. Conosce bene Lilith e se abbiamo Ruby dalla nostra parte, abbiamo un vantaggio su di lei.”
“Non ho detto che non sarebbe utile, solo che non possiamo fidarci di lei.”
“Ti chiedo di fidarti di me, allora.”
“No, non mi piace l’effetto che lei ha su di te, diventi molto diverso e non so perché.”
“Non è vero.”
“Ah no? E allora la scenata di prima?”
“Quello è un discorso completamente diverso, che tra l’altro dobbiamo affrontare. Ma prima chiudiamo la questione Ruby.”
“Sammy…”
“Una possibilità, prova a darle una possibilità, se fa una cazzata per tradirci, la puoi ammazzare, anzi ti aiuterò a farlo, ma se davvero è dalla nostra parte, non immagini nemmeno quanto ci può essere utile per trovare Lilith.”
Dean rifletté per qualche secondo sui pro e i contro della situazione, indeciso sul da farsi.
“D’accordo, le do una possibilità, ma al primo sgarro le ficco il pugnale nella gola, puoi starne certo.”
“Bene. È andata anche meglio di come credevo. Ora dobbiamo affrontare un’altra questione, di natura diversa…”
“Sam, non c’è niente fra me e Juliet…”
“A me non sembra proprio così.”
“Ti prego, non cominciare con questa storia…”
“Dean non sono uno scemo, okay? Posso passare sopra al fatto che lei ti sogni e che tra voi ci sia sintonia, perché così possono comportarsi due amici. Ma ho gli occhi, vedo come vi guardate, c’è tensione fra di voi ed è percepibile lontano un miglio.”
“Non è quello che sembra.”
“Ricordi la prima volta che ne abbiamo parlato? Io credevo che lei interessasse a te, ne ero piuttosto convinto. Ma tu hai continuato a negare e allora mi ero convinto che era la verità e che tu non provavi niente per lei. Così mi sono fatto avanti io…”
“Dove vuoi arrivare con questo discorso Sam?”
“Voglio che tu mi dia delle risposte. Che cosa provi realmente per lei?”
“Andiamo Sammy non essere ridicolo…”
“Dean, è una cosa seria. Se tu ora mi dici che non provi niente per lei, ti chiedo di smetterla di vivere come se fossi in simbiosi con lei, perché se si dovesse innamorare di te, sarebbe il casino più grosso di tutti. Se invece anche tu provi qualcosa per lei…allora la situazione è diversa.”
“Diversa in che senso?”
“Che deve essere lei a decidere, e non noi. Ognuno vuole vedere l’altro felice e non spetta a noi scegliere…”
“Hai ragione…”
“Quindi? Qual è la risposta?”

***

 
Intanto, nell’auto, Juliet si stava mangiando velocemente le unghie per il nervoso. Era giusto che i due fratelli avessero la loro privacy e non condividessero tutto con lei, però allo stesso tempo moriva dalla curiosità: e se stavano parlando di lei? Aveva il diritto di sapere? Più o meno…
Prese un respiro profondo e decise di calmarsi, ma un improvviso freddo la fece rabbrividire. La temperatura era calata vertiginosamente ed improvvisamente, e la ragazza se ne stupì.
Tuttavia ebbe la conferma che stava succedendo qualcosa di strano, quando il suo alito si condensò. Non poteva esserci così freddo, non così tutto d’un tratto.
Fece per scendere dall’auto per avvisare Sam e Dean che qualcosa non andava. Aprì la portiera e sgusciò fuori, ma un capogiro le fece momentaneamente perdere l’equilibrio.
Si appoggiò al tetto dell’Impala per non cadere e sentì un peso opprimerle le palpebre, come se avesse un disperato bisogno di dormire.
Il freddo aumentava tanto da impedirle i movimenti e la sua mente non era più lucida. Non sentiva più i rumori attorno a sé, solo un sussurro, un sibilo che non riusciva a comprendere ma che sembrava vorticarle intorno freneticamente.
“Lasciami…”, mormorò non sapendo nemmeno cosa la stava attaccando, cosa le stesse succedendo.
All’improvviso sentì due braccia forti cingerle la vita per sorreggerla.
“Ho detto di lasciarmi!”, gridò sentendosi attaccata. Faticava a tenere gli occhi aperti e non aveva capito chi si trovava davanti.
“Juliet, sono io, Dean. Che ti succede? Stai male?”
“Dean…io…ho tanto freddo.”
“Freddo? tu scotti, sei bollente.”
“Mi sento gelare e non ho la forza di tenere gli occhi aperti. Cosa mi sta succedendo?”
“Non lo so piccola. Adesso vieni dentro e chiamiamo Castiel, sperando che ci possa aiutare lui. Aggrappati alle mie spalle, così ti porto meglio…”
La ragazza obbedì e non appena fu sollevata da terra, si sentì subito meglio. Appoggiò la testa nell’incavo del collo di Dean, e lì chiuse gli occhi.

*Angolo autrice*
Ciaoooo!!! rieccomi sopravvissuta alla meravigliosa Jus In Bello 4!!!! <3333
Come avrete saputo, a causa di un problema grosso in famiglia, Jared non è potuto venire alla con...mi è mancato molto e sì, ho anche pianto più di una volta, ma Jensen è stato bravissimo a consolarmi!! mamma mia quanto è bello!!!
Ma basta parlare di questo!
Veniamo alla storia così non mi vado a riprendere la foto con Jensen stando lì a fissarla per ore, che stasera è tardissimo!! 
Sono contenta che il personaggio di Juliet vi piaccia, davvero! Ci ho lavorato su tantissimo e volevo davvero che incarnasse il mio personaggio femminile ideale!!  <333
E sono contenta anche che non vi piaccia il dottore marpione! ahahahahaha

ps, se ve lo state chiedendo, in questo capitolo, non mi sono dimenticata della risposta di Dean, è che sono stronza e non vi voglio far sapere nulla fino a tempo debito! XD
un bacione a tutte, vi ringrazio tantissimo! scusate il ritardo, scusate l'ora!
Alla prossima, vi lascio con una gif!
Bacione one one one
Ju

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***




14.
 
 

Dean rientrò ed adagiò Juliet sul letto priva di sensi.
“Ehi cos’è successo?”, chiese Sam preoccupato, accarezzando il viso della ragazza.
“Si è sentita male, non so cos’abbia.”
“Scotta, deve avere la febbre molto alta. Vado a prenderle dell’acqua per rinfrescarla, dobbiamo pensare a qualcosa, non è influenza, non così all’improvviso…”
“Lo so, solo che non abbiamo ancora cavato fuori nulla da questo caso, non ho idea di cosa fare. Provo a chiamare Castiel, io sto andando nel panico.”
Sam corse in bagno ed imbevette delle salviette di acqua fredda che poi appoggiò sulla fronte della ragazza. Nel frattempo il fratello iniziò a pregare l’angelo amico affinché si materializzasse lì per aiutarli: “Castiel, porta le tue chiappe piumate qua, subito! È un’emergenza!”
“Hai uno strano modo di pregare, Dean.”, disse l’angelo dagli occhi oceano dopo essere spuntato alle spalle del cacciatore.
“Non importa, conta che funziona per chiamarti.”
“Lo sai che mi precipito, se tu mi chiami…”
“Lo so, ma stavolta non si tratta di me, è per Juliet.”
“Che le è successo?”
“Sì è sentita male all’improvviso, ha la febbre alta ma non sappiamo perché…”
“E’ la stessa cosa che ha colpito le altre ragazze qui…”, diagnosticò Castiel.
“Merda, come possiamo guarirla? Chi è il figlio di puttana che sta facendo tutto questo?”
“Non so chi ci sia dietro, ma so che deve svegliarsi, non ti agitare e respira, o tra un po’ perderai anche tu i sensi…”
“La dobbiamo…svegliare?”
“Sì. Sta dormendo, è capitato anche alle altre, probabilmente sta anche sognando.”
Sam la scosse leggermente per svegliarla. “Ehi, Julie? Mi senti? Svegliati…”
“Non si può svegliare, non da fuori.”, disse l’angelo.
“E come facciamo?”, urlò il maggiore dei Winchester.
“Dean, siediti e prendi un bel respiro…”
“No che non mi siedo, io…”
“Fidati di me, ti aiuterò a salvarla, ma tu mi devi ascoltare.”
“Va bene, va bene, mi siedo.”, obbedì.
“Allora, posso farti entrare nel suo sogno, tu trovala e cercate di svegliarvi, dall’interno. C’è solo un modo per farlo…”
“Morire all’interno del sogno.”
“Già.”
“Si può fare.”
Castiel alzò due dita fino a toccare con entrambe la fronte di Dean, che dopo neanche un secondo cadde steso sul letto e si addormentò.
 
Juliet si svegliò di scatto e saltò a sedere. Sgranò gli occhi e se li stropicciò un po’ con le mani per vedere nel buio quasi totale che la circondava.
Scese dal letto su cui si trovava e si avvicinò alla tenda, scostandola. Al di fuori di quella stanza c’era una strada tranquilla immersa nell’oscurità e nel silenzio.
Uno spostamento d’aria seguito da un sibilo la fece voltare, ma non c’era nulla alle sue spalle.
Tastò il muro fino a trovare un interruttore, lo premette ma non funzionava e la stanza rimase al buio. Decise quindi di provare a raggiungere la porta e quando la trovò, girò il pomello ed uscì, trovandosi in un corridoio, sempre oscuro ma leggermente più illuminato della stanza, in modo che si potessero vedere i muri e il pavimento.
Il corridoio era piuttosto lungo, e non se ne vedeva la fine.
Iniziò a percorrerlo e ad un certo punto, le sembrò di scorgere qualcosa con la coda dell’occhio, qualcosa che aveva già visto.
Fece qualche passo indietro finché vide quell’oggetto appeso al muro.
Un brivido le percorse la spina dorsale vedendo lì il dipinto di Füssli, già incontrato nello studio del dottor Jefferson.
Si avvicinò, notando che c’era qualcosa di diverso nel dipinto, qualcosa mancava.
All’improvviso capì: il mostriciattolo che stagliava minaccioso sul corpo della ragazza non c’era. Eppure il dipinto sembrava proprio quello.
Sentì di nuovo una presenza vorticarle attorno anche se non riusciva a vederla. E se quella creatura fosse uscita dal quadro ed ora fosse lì, in quel luogo, in quel corridoio?
Soprattutto, dov’era quel luogo? Era un sogno o la realtà?
Il fatto che non riuscisse a distinguerle era un cattivo segno, stava impazzendo e doveva fare qualcosa per fermare tutto quello.
La temperatura si abbassò di colpo e il freddo investì la ragazza.
Conosco le tue paure…”, sussurrò una voce nella sua testa.
Si voltò terrorizzata, anche se non sapeva esattamente da dove fosse venuta la voce appena sibilata.
“Chi c’è? Che cosa sei?”
Io leggo dentro la tua mente. So i dubbi, le colpe e le paure che ti tormentano…”
“Chi sei? Fatti vedere!”
Le tue mani sono sporche del sangue di Daniel…”
“Non è vero!”
Sì, che lo è. È colpa tua!”
“No!”
“Juliet…”, una voce chiara e concreta la chiamò alle sue spalle.
“Non è possibile…”, mormorò la ragazza prima di voltarsi, l’aveva già riconosciuta. “Daniel…”
Il suo fidanzato era lì, di fronte a lei. “Sei proprio tu? Sei qui?”, chiese incredula avvicinandosi a lui.
“E’ colpa tua.”, disse lui freddo.
“Cosa…?”
“Io sono morto per colpa tua, perché non mi hai dato ascolto, perché hai lasciato che questo mondo si mettesse fra noi. Sei responsabile della mia morte e dovrai fare i conti con questo per…”, non terminò la frase che uno sparo risuonò nel corridoio. Daniel cadde morto, ma prima di toccare terra, svanì nel nulla, dissolvendosi in nebbia.
“No…”, sussurrò Juliet, poi alzò gli occhi e vide chi aveva sparato a Daniel, ovvero Dean. “Perché l’hai ucciso?”, gridò scaraventandosi contro di lui.
“Juliet, non era lui!”
“Sì che era lui! E tu l’hai ucciso!”
“No! Ascoltami, stai sognando! Niente di tutto quello che vedi è vero!”
“Quindi nemmeno tu lo sei! Stai lontano da me!”
“No, ti prego, io sono vero, sono Dean! Sono qui perché Castiel mi ha fatto entrare nel tuo sogno. Devo portarti via da qui!”
“No, non è vero! Sei la creatura!”
“Juliet, guardami! Sono io!”, le disse prendendole la mano. “Ricordi? Tienimi stretta la mano, così mi porterai con te negli incubi e…”
“E potrai proteggermi…già, mi ricordo.”, completò lei prima portargli le braccia al collo ed abbracciarlo. Si staccò subito dopo, imbarazzata e rossa in volto.  “Ehm, dunque…come facciamo ad andarcene da qui?”
“L’unico modo che abbiamo per svegliarci è morire all’interno del sogno.”
“Praticamente dobbiamo ucciderci?”
“Tecnicamente sì.”
“Come possiamo fare?”
“Beh, io ho la pistola, ma è una sola.”
“Okay, allora, uccidi me e poi immediatamente dopo spari a te stesso.”
“Non se ne parla.”
“Perché?”
“Perché non posso pensare di ucciderti, nemmeno in sogno.”
“Dean, hai detto tu stesso che è l’unico modo!”
“Sì, ma…”
“No, niente ma!”
“E se mi sbagliassi, se questa fosse la realtà e ti uccidessi per davvero?”
“Non la è, ora lo so.”
“Come?”
“Perché se fosse la realtà non troverei mai il coraggio di fare questo…”, disse la ragazza tutto d’un fiato prima di avvicinarsi a Dean e catturare le sue labbra in un bacio, che il ragazzo ricambiò, stringendola forte in vita.
Quando si separarono, lui estrasse la pistola e la puntò al cuore della ragazza, ma ancora esitava. Lei gli prese la mano, facendogli forza con uno sguardo e con un sorriso. Dean premette il grilletto.
Rumore assordante.
Dolore.
Luce. Aprì gli occhi e saltò a sedere sul letto gridando, seguita da Dean pochi istanti dopo. 

*Angolo autrice*
Ciaoooooo!!!! Se l'altra settimana avete aspettato un po' di più, questa volta l'attesa è stata più corta!!

Capitolo pienotto, che dite??? Voglio lo sclero di chi tifa Dean e Juliet, perché dopo 13 capitoli quei due meritano uno sclero!! ahahahahahah
Ci tengo comunque a precisare che non è ancora detto niente, potrei sempre cambiare strada, c'è ancora molto tempo!! :P

Ringrazio la mia fedelissima Nerea_V che spero non mi odi perché ho spaciugato Jensen! ahahahaha l'anno prossimo ci dobbiamo trovare alla JIB perché voglio spaciugare anche te! u.u

Questa gif ci sta proprio in questo capitolo!! 
Baci
Ju

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***



 

15.
 

“Ehi, state bene?”, chiese Sam avvicinandosi apprensivo.
“Sì…almeno credo.”
“Mi ero preoccupato, anche Dean aveva iniziato a scottare. Probabilmente avevi assorbito anche i suoi sintomi. Però ho delle buone notizie: ho scoperto con cosa abbiamo a che fare.”
“Davvero? Come?”
“Beh, ho cercato un po’ qua e là mettendo insieme tutti i pezzi e alla fine ho trovato la creatura. È un Incubus.”
“Un che? Non avevo mai letto niente sui diari di nostro padre su questi esseri.”
“Infatti la questione è un po’ complicata. Oltre ad essere solo una leggenda, a quanto pare però piuttosto reale, questi esseri non sono creature vere e proprie. Sono delle entità mentali che possono assumere qualsiasi forma, ma appaiono solo nelle menti delle loro vittime, manipolandole.”
“A pensarci bene io non ho mai visto la creatura…”, intervenne Juliet riflettendo ad alta voce. “Nel quadro che c’era nello studio del dottore e anche nel mio sogno aveva le sembianze di un mostriciattolo. Poi però nel sogno è diventato anche Daniel…”
“Esatto, così è come l’hanno dipinto, ma possono assumere qualsiasi forma. Una volta trovata quella più adatta a tormentare la vittima, le succhiano la vita.”
“E come si uccidono questi figli di puttana?”, chiese Dean.
“E’ questo il problema. Come uccidi una creatura mentale?”
“Un modo lo trovo, giuro che farò fuori questo stronzo.”
“Ho letto che gli Incubus non spuntano dal nulla, c’è sempre qualcuno che li evoca, e sono vincolati ad esso…”
“Quindi se muore chi lo ha evocato…”
“Muore anche l’Incubus…o comunque sparisce.”
“Adesso dobbiamo trovare chi lo ha evocato…”
“Io punto sul dottor Jefferson…”, disse Juliet. “Non chiedetemi perché, è una sensazione. E poi aveva il quadro che ho visto nel mio sogno!”
“Magari potresti averlo assimilato da lì, il sogno…”, suggerì Dean.
“E’ possibile…ma sento che è lui. Quando quel viscido mi si è avvicinato ho percepito la stessa presenza di quando ho incontrato Daniel nel sogno.”
“Indagheremo, subito. Non dovrebbe essere un problema se torniamo già da lui, dovremo inventarci una buona scusa…”, iniziò Dean  pensando ad alta voce.
“Ehm Dean, quando tempo pensi che sia passato da quando vi siete addormentati?”, intervenne Sam.
“Non lo so…un’ora?”
Sam scosse la testa: “Otto…”
“Cosa?”, urlarono in coro Dean e Juliet.
“Sì…sono rimasto con voi tutto il tempo…adesso è da poco passata la mezzanotte. Quindi a meno che il nostro dottore non faccia il turno di notte, non dovremmo avere problemi ad entrare.”
Iniziarono immediatamente a preparare armi e travestimenti, e mentre Juliet stava sistemando i suoi distintivi falsi, Dean le si avvicinò.
“Ehi.”, le disse a voce bassa.
“Ehi…”, fece lei imbarazzata. Ricordava perfettamente il sogno, e soprattutto aveva una vivida immagine dell’ultima parte. Ti prego fa che non voglia parlare di quello.
“A proposito di quello che è successo nel sogno, intendo alla fine…”
Appunto.
“Intendi il…beh, era un momento…estremo.”
“Estremo?”
“Sì, insomma…potevo morire. Ero abbastanza sicura che non si trattasse della realtà, però la certezza non c’era, in quella situazione per giunta! E quando sono in quelle situazioni non so bene quello che faccio!”
Grande codarda…
 
“Okay. Ti sei lasciata prendere dal momento, capisco. In effetti non me lo spiegavo! Ho anche temuto che tu avessi una cotta per me!”
“Cosa? Io? Tsk, senza offesa, ma non sei il mio tipo.”
Ottima bugiarda…
“Certo, nemmeno tu!”
E perfetta stupida.
“Noi siamo solo amici o qualcosa del genere!”, replicò.
“Ovvio!”
“Bene, ora che abbiamo chiarito quello che proviamo, o meglio, che non proviamo, l’uno per l’altra, abbiamo un caso da risolvere!”
“Sono d’accordo.”
“Bene.”
“Bene.”
La ragazza si voltò ed uscì, maledicendosi mentalmente.
 
Quando arrivarono all’ospedale, scoprirono che il dottor Jefferson non era di turno quella notte.
“Introduciamoci nel suo studio.”, propose Juliet.
“Non ti sembra di esagerare, adesso?”, fece Dean. “Solo perché è un porco con un quadro che hai sognato, non è detto che abbia evocato lui l’Incubus!”
“Io sento che è così! Tu non puoi capire, okay?”
“Ti stai fissando su questa cosa!”
“Perché non provi per una volta a fidarti di me? Nel sogno ha funzionato, ci siamo svegliati! Forse non sono solo una stupida ragazzina come credi!”
“No, non lo sei, ma vorrei che la smettessi di agire per impulsi e…sensazioni e cominciassi a ragionare sulle cose!”
Non si stava riferendo al bacio, vero? Vero?
“E io vorrei che, anche solo per una volta, tu mi appoggiassi!”
“Okay, ragazzi calma…”, intervenne Sam, “Io sono con Juliet, andiamo nello studio del dottore e cerchiamo degli indizi. Così, se è lui, abbiamo il nostro uomo, altrimenti escludiamo una pista, va bene?”
“Grazie Sam…vedi, è così che mi dovresti rispondere!”, sbottò la ragazza rivolgendosi a Dean, che in risposta roteò gli occhi.
Aspettarono che il corridoio fosse vuoto, poi Dean aprì la serratura della porta ed entrarono.
“Eccoci qua…”
“Mettiamoci subito a cercare degli indizi, sento che c’è qualcosa…”, disse Juliet, prima di mettersi a frugare nei cassetti. “Forza, datemi una mano!”, disse per esortare i due fratelli.
Li rovistò tutti senza trovare nulla, tranne uno che era chiuso a chiave. “Merda, questo è chiuso, dobbiamo trovare la chiave che lo apre!”
“Okay, Juliet, perché non ti calmi un secondo?”, la fermò Dean prendendola per le spalle e facendola voltare verso di sé. “La stai prendendo troppo sul serio, non siamo sicuri che sia lui il nostro uomo…”
“Io lo sono!”
“Ma come fai a dirlo?”
“Non senti anche tu la stessa atmosfera del sogno qui? Non avverti quella stessa sensazione?”
“Ci vorrebbe ben altro per rievocare quell’atmosfera…”, disse lui prima che potesse accorgersene.
Juliet lo guardò stupita e incredula che se lo fosse lasciato scappare in presenza di Sam.
E poi cosa diavolo voleva dire? Ne avevano parlato da pochi minuti ed avevano chiarito quanto quel bacio non avesse significato nulla, decidendo di lasciarselo alle spalle e di dimenticarlo. Cosa significava quella frase?
Vedendola così frastornata, Dean scosse la testa e cambiò argomento: “Va bene, allora. Apriamo questo cassetto, anche se secondo me non troveremo nulla, vale la pena guardarci.”
“Bene. Dunque, secondo voi la chiave è qui o l’ha  portata con sé?”
“Beh, se io dovessi nascondere degli indizi riguardanti il fatto che ho evocato una creatura infernale, credo che porterei la chiave con me…”
“Vero. Però è anche vero che come Dean ha aperto la porta d’ingresso, la stessa cosa potrebbe fare anche con questo minuscolo cassetto!”
“Ma per chi mi hai preso, scusa? Per uno scassinatore?”
“Dean…”, lo rimproverò.
“Oh, e va bene, va bene!”
“Dean, quando hai fatto potresti uscire? Dovremmo parlare…”, saltò su Sam.
“Magari parliamo quando finiamo qui, che dici? Tanto c’è tempo per…”
“No, Dean, io voglio parlare con te, adesso. Fuori e da soli.”
“Sam, va tutto bene? Se ci sono problemi…”, iniziò Juliet ma venne subito interrotta.
“No, nessun problema, tranquilla. Voglio solo parlare un momento da solo con mio fratello.”
“Certo va bene….”, rispose lei.
Dean aprì il cassetto e disse: “Ci sono un po’ di carte, qua, prova a guardare se trovi qualcosa di significativo, mentre io parlo con Sam…”, prima di seguire il fratello fuori dallo studio.
“D’accordo…”, fece lei rivolta alla porta chiusa, e iniziò a sfogliare i documenti. 

“Cosa c’è di così tanto importante da interrompere il caso?”, chiese Dean. 
“Lo sai…”
“No, in realtà no.“
“Prima che Juliet si sentisse male, avevamo iniziato un discorso che non abbiamo potuto terminare. Cioè i tuoi sentimenti per lei.”
“Sam, senti…”
“Ho bisogno che tu mi dia una risposta, e anche che mi dica cos’è successo tra voi durante il sogno. Non provare nemmeno a negare perché la tensione tra di voi si tocca con mano.”
“Okay, allora…risponderò prima alla seconda domanda.”, prese un respiro profondo e continuò: “Io e Juliet nel sogno ci siamo baciati…”
“Che cosa?”
“Lo so, è stata una cazzata, ma per lei non ha significato niente, me lo ha detto.”
“E per te? Che cosa ha significato? Dean, mi vuoi dire una volta per tutte che cosa provi per lei? Sai, credo proprio di saperlo, ma voglio sentirtelo dire ad alta voce.”
“Sammy….”
“Dillo, o dimmi che ho torto.”
“No, hai ragione. Sento qualcosa per lei, qualcosa di molto strano, che non ho mai sentito prima. Credo di esserne innamorato, va bene? E più lo nego a lei, a me stesso, a tutti, più sento il sentimento crescere. Ho provato in ogni modo a starle lontano, ma niente è servito, è come se ci fosse qualcosa che mi riporta sempre da lei. Ecco, ora che lo sai, sei autorizzato a prendermi a pugni.”
“No, non lo farò, anche se c’è una parte di me che vorrebbe farlo…”
“Capisco se ce l’hai con me…”
“No, ce l’ho con me stesso per non averlo capito subito, quando te l’ho chiesto la prima volta. Avrei dovuto capire che in realtà ti piaceva. Come diavolo siamo finiti in questa situazione?”
“Non lo so, Sam, ma ci siamo finiti e basta e davvero non so come fare ad uscirne.”
“Di sicuro non possiamo scegliere noi al posto suo.”
“Vero, deve essere lei a decidere.”
“Quindi sono spacciato…”
“Sammy perché dici questo?”
“Dean, ma hai visto come ti guarda? Come ti parla?”
“Sì, mi rimprovera e litighiamo ogni tre secondi. Sam, mi ha detto chiaramente che io non sono il suo tipo, okay? E come biasimarla? Qualsiasi cosa le dico, finisco per ferirla. È giusto che lei stia con te, perché potete entrambi essere felici. E ve lo meritate, davvero.”
“Mi uccideresti se facessi un tentativo?”
“In che senso tentativo?”
“Beh, pensavo di chiederle di uscire…”
“Uscire?”
“Sì, una specie di appuntamento. Portarla da qualche parte che non sia il motel di turno o l’Impala. Voglio provare a capire quello che prova per me, indipendentemente da quello che mi hai confessato adesso, perché è ora di fare chiarezza.”
“Già, capisco.”
“Ti dispiace? Perché se ti fa star male lascio perdere.”
“No, Sam, figurati. È giusto che tu faccia così, devi avere dei chiarimenti.” rispose Dean sincero ma anche distratto. Ora che aveva confessato a suo fratello i sentimenti che provava, avrebbe dovuto sentirsi meglio, leggero, sollevato da un peso enorme. Gli aveva anche raccontato del bacio senza essere massacrato di botte. Avrebbe dovuto sentire il suo senso di colpa alleviarsi eppure ora sentiva comunque un peso sul cuore, anche se era un peso diverso.
Si sentiva legato, come imprigionato in una rete dalla quale non vedeva vie di fuga.
Non avrebbe mai potuto dire a Juliet quello che provava, perché innanzitutto lei lo avrebbe preso per un pazzo schizofrenico che un secondo prima ti odia e quello dopo ti ama, in secondo luogo lei non ricambiava i suoi sentimenti e da parte sua non c’era tutta quella tensione che aveva avvertito Sam. Infine, ultimo ma non ultimo, era proprio Sam il problema. Anche escludendo e risolvendo le prime due considerazioni, lui e Juliet non sarebbero mai potuti stare insieme, perché Sam avrebbe sofferto troppo, e lui era la persona più importante per Dean, più di chiunque altro.

*Angolo autrice*
Scusate scusate per il ritardo e per l'ora, ma mi è passato di mente di aggiornare!!

Le cose per Dean e Juliet non possono essere così facili, non se l'autrice sono io! XD 
Almeno Sam e Dean hanno finalmente affrontato la questione! :D

Grazie a tutte per le recensioni!! 
Vi voglio bene, un bacione gigante!
Ju

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16. ***




16.

Juliet sfogliava con attenzione i documenti che aveva davanti: i primi erano delle copie delle cartelle cliniche delle giovani ragazze morte, ma poi incominciavano dei fogli scritti a mano, con su disegni di simboli e scritte in latino e altre lingue antiche.
Alcuni di quelli rappresentavano figure simili a quelle del quadro che era appeso nella stanza. Strane formule e rituali, probabilmente usati per evocare la creatura. Per lei erano prove sufficienti a dimostrare la colpevolezza del dottore.
Una scritta in particolare attirò la sua attenzione, perché poteva esserle di aiuto:
Lux pavores illuminat, contro la creatura.  (*)
Era un modo per ucciderlo? Allontanarlo? La memorizzò comunque e si alzò per andare a mostrare a Sam e Dean quello che aveva trovato, e il suo sguardo balzò proprio al dipinto dell’Incubus.
La creatura era lì dove doveva essere e sembrava solamente…dipinta e non viva come era accaduto nel sogno. Tirò un breve sospiro di sollievo, pensando che ormai si stava avvicinando la fine di quella terribile storia.
Prima di raggiungere il pomello della porta socchiusa si sentì invadere da un freddo fin troppo conosciuto e la porta sbatté improvvisamente, bloccandosi.
“No…”, mormorò provando inutilmente ad aprirla. “Sam! Dean!”, urlò picchiando contro la porta per farsi sentire. “Merda!”, imprecò poi. Rivolse di nuovo lo sguardo verso il quadro: la creatura era scomparsa.
Dato che non ricevette risposta si voltò, raggiunse la scrivania e provò inutilmente ad aprire  la finestra, anch’essa bloccata. Prese allora una statuetta dalla scrivania che le sembrava sufficientemente robusta e iniziò a colpire il vetro, che fortunatamente andò in frantumi. Uscì e si ritrovò sulle scale anti incendio dell’edificio, che percorse fino alla fine in discesa, sentendosi inseguita dal nulla.
Quando raggiunse il parcheggio iniziò a camminare a passo svelto, ma una voce alle sue spalle la fermò: “Signorina…che cosa ci fa ancora qui?”
Rabbrividì nel sentirla, e sentì  un senso di primordiale paura prendere possesso del suo corpo. “Dottor Jefferson…”, disse voltandosi verso l’uomo, mentre andava alla ricerca delle armi che aveva con sé.
“Oh, sono lusingato che lei si ricordi ancora il mio nome. Allora ho fatto colpo, almeno un pochino?”
“Non nel senso che spera lei.”
“Ma che peccato. E io che speravo che il mio amico avesse messo una buona parola per me…non mi dica che preferisce quel biondino da strapazzo…”, continuò lui avvicinandosi.
“Stia lontano da me. O giuro  che se ne pentirà.”, minacciò estraendo un coltello.
“E pensi di fermarmi con quello?”
“Perché ha evocato quella creatura?”
“Mh, diversi motivi. Un po’ per noia, un po’ per avere delle belle ragazze alla mia mercé e anche per quella straordinaria sensazione di potere che ti da il fatto di avere la vita delle persone nelle tue mani: ti fa sentire come Dio.”
“Figlio di puttana.”
“Sì, se vuoi chiamarmi così, fai pure. Non cambierà la tua sorte.”
Prima che la ragazza potesse ribattere, vide addensarsi una nebbia a fianco dell’uomo e presto ne prese la forma, facendo comparire due punti rossi al posto degli occhi.
L’uomo di nebbia si fuse con il dottore, che presto assunse caratteristiche affini. La sua pelle diventò più grigia, e gli occhi divennero completamente rossi. Lui e l’Incubus si erano fusi insieme, diventando un tutt’uno, una creatura terrificante e infernale, che nemmeno nei suoi peggiori incubi aveva mai potuto immaginare.
Lanciò il coltello cercando di mirare il più possibile vicino al cuore, e quando lo colpì, l’essere emise un verso acuto e stridulo, simile a quello di un uccello rapace. Subito però si estrasse il coltello dal petto, parlando questa volta con il classico sibilo che usava nei sogni, assimilabile alla voce che avrebbe un serpente se potesse parlare. “Mi hai fatto il solletico.”
Fu allora, dopo essere stata per alcuni minuti rapita da quel terrificante spettacolo, che Juliet iniziò a correre.
Non fece in tempo a fare pochi metri, però, che fu scaraventata a terra, e batté la testa, sentendo i sensi venirle meno. In un attimo al creatura le fu addosso.
“È colpa tua. È sempre stata colpa tua. Hai rovinato la vita di Daniel, portandolo alla morte, e ora stai rovinando anche la vita dei Winchester. Li farai separare, dividerai la loro famiglia.”
Le forze della ragazza diminuivano ad ogni parola. La creatura si avvicinò ancora di più alla sua testa e Juliet la sentì invaderle i pensieri, scavando sempre più a fondo.
Lui non ricambia i tuoi sentimenti, non ti vuole e non ti vorrà mai, non sei abbastanza per lui.”
Prima di chiudere gli occhi sentì degli spari colpire il mostro. “Ehi, figlio di puttana! Guarda un po’ da questa parte! Prendersela con lei? Pessima mossa!”
Ma che piacere vederti, Dean! Questi proiettili non mi fanno nulla, non puoi sconfiggermi! Lei sarà mia, assorbirò ogni singola goccia della sua linfa vitale!”
Dovrai passare sul mio cadavere!”
Oh, beh, nessun problema!”, ghignò prima di aggredire Dean.
Lo atterrò come aveva fatto con Juliet e dopo averlo colpito più volte, iniziò a prendere la sua energia.
“Ma cosa vedo qui? Che ragazzo combattuto e tormentato. Hai addosso la responsabilità di salvare il mondo tutti i giorni, mentre sei anche impegnato a mantenere fede alle promesse fatte a tuo padre. Tra queste qual’era la più importante? Ah già, proteggere Sam! Quindi qua entra in ballo l’altro grande problema: Juliet, non è vero? La ami, la ami troppo, ma ami di più tuo fratello, e sei pronto a rinunciare a lei per la felicità del caro Sammy. Beh, non dovrai fare molti sforzi, perché lei non ama te, tu non sei abbastanza per lei, non ti vuole e mai ti vorrà.”
 
Juliet assistette alla scena, sentendosi sempre peggio. Anche se la creatura si era allontanata da lei, ora se la stava prendendo con Dean, e questo le provocava un dolore quasi uguale. Non riusciva a sentire quello che gli stava dicendo ma lo vedeva divenire sempre più pallido.
Nella disperazione e nel panico si ricordò di quello che aveva letto su quei fogli.
“Lux pavores illuminat!”, pronunciò ad alta voce, quasi senza speranza.
La creatura si irrigidì voltandosi verso di lei, ma prima che si avvicinasse, lo disse ancora: “Lux pavores illuminat!”
Vide per un secondo la figura di nebbia staccarsi dall’uomo, così insistette nel pronunciare la frase, fino a che riuscì ad isolare l’uomo dall’Incubus.
Dean rotolò fino a prendere la pistola, che era caduta poco lontano e sparò diversi colpi in direzione del dottore, che cadde a terra morto. Immediatamente dopo l’essere di nebbia si dissolse lanciando strazianti gridi acuti e scintille rosse.
Quando scomparve del tutto, Dean e Juliet rientrarono in possesso delle loro forze, e riuscirono ad alzarsi. Camminarono in direzione l’uno dell’altra, e quando si raggiunsero, si abbracciarono.
“Questa sì che si chiama collaborazione…”, mormorò la ragazza. Dean rise: “Siamo una bella squadra, in fondo.”


(*): spero che la frase latina sia giusta! :P se è sbagliata chiedo scusa! l'ho tradotta usando le mie minuscole conoscenze del latino! XD NdA

*Angolo Autrice*
Ciaooooo!!!!
Vi chiedo scusa per il ritardo, questa volta non è stata una dimenticanza ma sono intervenute cause esterne! T_T ovvero che mi sono beccata la tosse con tanto di febbre e mi sono fatta un interessantissimo weekend a letto, per cui il pc è stato il mio ultimo interesse...
Ad ogni modo sono qua! e visto che non ho altro da fare XD risponderò alle vostre bellissime recensioni!!! :D

@Nerea_V: ti sei risposta da sola tesoro! ahaha le gente è strana in questi casi!! e sono tre testoni (due più dell'altro) quindi puoi ben immaginare!!! ahaha sono molto felice che i miei Sam e Dean siano fedeli agli originali, è una cosa su cui mi sono molto impegnata e a cui tenevo per cui sono contenta di esserci riuscita!! 
grazie sempre per la tua puntualità e fedeltà! Alla prossima JIB PRETENDO di vederti perché ti voglio abbracciare!!!!!!!

@Holly_8: muahahahah lo so, sono perfida!!!! non posso dirti di più, solo di tenere duro! XDXD grazie per la recensione e un bacio! 

@MickyWinchester: ma certo che mi interessa quello che pensi! altrimenti non esisterebbero le recensioni! XD posso dirti che dato che Dean e Juliet stanno litigando da 15 capitoli mi era sembrato il momento di inziare a smuovere un po' le cose, e poi lo ha detto a Sam non a Juliet! Quindi conoscendo Dean ci vorrà un po' prima che lo faccia, non trovi? XD poi vabbè i Winchesters sono così, loro si vogliono troppo bene e non riescono a dirsi bugie per troppo tempo, prima o poi le cose saltano fuori. :D grazie comunque per la tua recensione spero che la storia continui a piacerti!!! :D

@Faye_Valentine: oh ma wow! cioè grazie, sono commossa!!! a saperlo prima ci saremmo potute incontrare alla JIB, davvero! Beh dato che io sarò lì anche l'anno prossimo, se ci sarai anche tu lo faremo di certo!!!! sono contenta che ti piaccia Troian! non sai che sudata per scegliere il prestavolto avrò cambiato idea mille volte!! poi alla fine ho visto lei, è ho subito detto "no, cavolo, è perfetta!!!" e così eccola lì,  nel ruolo più bello che ci sia!!  hahahaha XD (chi non farebbe cambio con lei!) 
come ho già scritto sopra sono molto felice che i miei Sam e Dean siano IC, è una cosa davvero importante per me!

Grazie a tutte e un bacione gigante!!
Alla prossima, spero con puntualità una volta! XD
Ju






 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Parte III. Capitolo 17. ***




Parte III
Demoni Dal Passato

17.
 
 

“Stai bene però?”, chiese Dean apprensivo.
“Sì, sì, qualche graffio dovuto all’essere stata lanciata sull’asfalto indossando la gonna, ma niente di incurabile, la prossima volta che devo lottare con un mostro metto i jeans.”
“Beh, per lottare non saprei, ma per il resto stai bene anche così…”
La ragazza sorrise imbarazzata e piantò lo sguardo verso il terreno.
“Ehm, insomma, io non intendevo dire…ecco, mi sono espresso male, io…dov’è Sam?”
“Te lo stavo giusto per chiedere…non era con te?”
“Sì, quando siamo venuti a cercarti ha detto che mi raggiungeva subito. Dove diavolo è andato?”
“Prova a telefonargli, intanto torniamo all’Impala. Ehm…il tipo lo lasciamo qua?”
“No, ce ne dobbiamo sbarazzare.”
“In che senso sbarazzare?”
“Lo facciamo io e Sam, meglio.”, rispose vago componendo un numero al cellulare. Juliet assunse un’espressione schifata, intuendo quello che voleva dirle Dean.
“Pronto? Sammy, ma dove diavolo ti sei cacciato?” “Sì, ti sei perso qualcosa, abbiamo chiuso il caso, Jefferson è morto ed anche l’Incubus. Ma dove sei stato?” “Con chi? E che emergenza era più importante della vita di Juliet e del caso? Senti, lascia perdere, ne parliamo dopo, intanto vieni qui nel piazzale posteriore, dobbiamo sistemare il dottore.”
Dopo che ebbe chiuso la telefonata, Juliet lo interrogò sul contenuto.
“Ha detto che Ruby lo ha chiamato per un’emergenza. Qualcosa con un demone…”
“Ruby? Ci ha piantati in asso per Ruby?”
“Oh, credimi, non è una cosa di cui stupirsi.”
“Ma insomma chi è questa Ruby? Perché Sam si fida così tanto di lei?”
“Quando c’era stata la questione del mio patto con il demone, Ruby si era presentata come l’unica in grado di aiutarci. Ovviamente io non le ho mai creduto, ma Sam nella disperazione lo ha fatto subito. E in effetti lei ci ha aiutato, anche se purtroppo il suo aiuto non è servito a molto. Se non fosse stato per Castiel sarei ancora all’inferno. Il problema è che Sam ha continuato a frequentarla per tutto il tempo anche se ormai non c’era più motivo. Quando è con lei o si parla di lei, è diverso. Ha una cattiva influenza su di lui, capisci quello che intendo?”
“Sì, certo…hai provato a parlarne con lui?”
“Circa mille volte, ma è sempre irremovibile, la considera una preziosa alleata, mentre io vorrei solo ficcarle il pugnale nella gola. Questione di punti di vista.”
Sentirono arrivare dei passi alle loro spalle, e quando si voltarono Sam e Ruby stavano venendo verso di loro. “Eccoci, ci siamo persi qualcosa di interessante?”, chiese la mora.
“No, solo una lotta con l’Incubus, io e Dean che rischiamo la vita, ma niente di che, davvero!”, rispose Juliet con tono sarcastico.
“Scusami. Era un’emergenza.”, si giustificò Sam.
“Davvero? E di che tipo?”, la reazione che ebbe Juliet fu molto da fidanzata gelosa e se ne accorse. Dopotutto anche se lei e Sam non stavano insieme si ricordava delle cose che lui le aveva detto in quella stazione di servizio. Possibile che avesse dimenticato tutto per Ruby? Possibile che avesse messo da parte lei per quel demone? Se era così, era decisamente infuriata e sì, anche gelosa.
“Un demone che aveva delle informazioni su Lilith. Siamo andati da lui e abbiamo cercato di ottenere le informazioni…”
“Cercato? Quindi non ci siete riusciti?”, chiese Dean.
“No. Non ci ha detto niente, e dopo un po’ lo abbiamo ucciso.”
Dean e Juliet si guardarono dubbiosi, la storia di Sam non stava in piedi, o comunque era molto tirata.
“Mi spiace avervi abbandonato, farò in modo che non succeda più. State bene?”
“Certo che stanno bene, Sam! Hanno avuto un’occasione per restare soli e giocare a salvarsi le vite a vicenda! Hai fatto loro un favore!”, saltò su Ruby.
“E questo che cazzo vorrebbe dire?”, chiese Dean irato.
“Osi negare che ti dispiace essere il suo unico eroe?”
“Okay, adesso basta. Ti conosco da un giorno e già non puoi immaginare la voglia che ho di ucciderti, per cui se non cuci immediatamente quella tua bocca da puttana ti pianto un proiettile nel cervello, capito?”, fece Juliet affrontando Ruby.
“Oh, cara, non sei costretta a dire le stesse cose che dice Dean. Pendi già abbastanza dalle sue labbra, e si nota, tranquilla!”
Juliet si voltò verso Dean: “Io adesso l’ammazzo. Ti prego, passami la Colt o il pugnale.”
“Con molto piacere.”, rispose lui porgendole il coltello.
“No, no, ehi! Calmi! Ruby, è meglio se te ne vai, adesso. Grazie per l’aiuto, ma la situazione sta degenerando!”
“Va bene, sparisco. A presto…”, concluse e suonò quasi come una minaccia.
“Sam, andiamo, non puoi fare sul serio!”, tuonò Juliet.
“Di cosa stai parlando? E poi mi spieghi perché te la sei presa così tanto?”
“Fai sul serio? Te la fai con un demone?”
“Non me la faccio con Ruby. Sei gelosa per caso?”
“No, sono preoccupata.”
“Già, preoccupata. Mi sembrava strano che fossi gelosa.”
“Che vuoi dire?”
“Niente, lascia perdere.”
“No, non lascio perdere!”
“Basta, non mi va di parlarne, non adesso.”
Juliet non ribatté più, convinta dalla fermezza di Sam.
Dopo aver fatto sparire il corpo del dottore, tornarono al motel, e per tutto il tempo Sam non disse una parola e nemmeno cambiò espressione.
L’unica cosa che disse, mantenendo comunque un tono piatto, fu esprimere il desiderio di farsi una doccia.
Dopo essersi sbattuto la porta del bagno alle spalle, si sentì solo il rumore dell’acqua che iniziava a scorrere.
Juliet si andò a coricare sul letto, sospirando e chiudendo gli occhi.
“Ehi…”, disse Dean sedendosi sul bordo del letto.
“Non mi va.”
“Ma non sai nemmeno cosa sono venuto a fare!”
“Non mi va lo stesso…”
“Oh, beh, vorrà dire che rimetterò nel frigobar questa birra.”, disse e fece per alzarsi.
“No, dove credi di andare?”, lo fermò lei afferrando la manica della sua camicia.
“Ah, visto che ti va? Propongo sempre delle cose intelligenti io…”
“Oh, sì, certamente…”, fece lei ridacchiando e bevendo un sorso. “Che cosa dovrei fare con Sam?”
“Dovresti parlargli e dirgli la verità su quello che provi per lui. È questo il suo problema, non sa come comportarsi con te perché non sa quello che provi tu.”
“Nemmeno io lo so…”
“Cerca di capirlo…”
“Già.”
“Ehi ragazzi.”, chiamò una voce alle loro spalle. Entrambi sussultarono. Non si aspettavano di certo l’improvvisa comparsa di Castiel.
“Accidenti Castiel, ma devi fare sempre così?”, imprecò Dean.
“Scusate, ma è importante.”
“Che c’è? Qualche problema?”
“Sì, aspettavo di poter parlare con voi due da soli…senza Sam.”
“Perché?”
“Oggi quando vi ho mandati nel sogno e siete rimasti addormentati per ore, io non sono rimasto qua tutto il tempo.”
“Bene…e allora? Ci vuoi raccontare la tua giornata?”
“No Dean, fammi finire. Sono tornato a vedere come stavate dopo qualche ora, prima che vi svegliaste. E Sam non c’era.”
“Non c’era?”
“No, eravate soli nella stanza, vi sarebbe potuta succedere qualsiasi cosa e non ce ne saremmo accorti.”
“Ma allora dov’è stato?”, intervenne Juliet.
“Non lo so, è proprio quello che dobbiamo scoprire.”
“Credo di avere un’ipotesi…”, pensò Dean ad alta voce.
“Pensi a quello che penso io?”, gli disse la ragazza.
“Ruby.”, fecero in coro.
“Dobbiamo andare in fondo a questa storia. Nasconde qualcosa e noi dobbiamo scoprire cosa.”, continuò Dean.
“Già, ma come?”, chiese la ragazza.
“Avrei un’idea, ma non sarà esattamente piacevole.”

*Angolo autrice*
Ciaooooo!!!!
Avete visto che brava bimba sono stata questa settimana????
Non solo ho aggiornato puntualmente ma vi ho anche risposto personalmente alle recensioniiiiii!!! :D *applausi*

Questo spazietto sarà un po' più vuoto del solito, però mi sembrava da snob non rispondere mai! Ho voluto seguire le regole!! XD 
Che diteeee???
No vabbè ma non c'è nessuno che preferisce Juliet e Sam??? Poverini, sono così carini insieme!!! Beh allora ci saranno o tante piccole (3/4) fans felici o tante piccole (3/4) fans tristi! XD
O magari chissà! tra quelle lettrici silenziose che si nascondono evitando accuratamente le recensioni c'è qualcuna che preferisce loro! Mi piacerebbe comunque sentire anche la vostra opinione! Fa sempre piacere! ;)

Grazie a Nerea_V (oddeeeeoooo la tua icon, l'ho vista adesso *morta*), Holly 8 e Faye_Valentine, mie fedelissime seguaci! Capperi tutte che icon! *O*
un bacione e alla prossima
(stavolta mi firmo io)
Valentina

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18. ***




18.
 

“No, non lo farò!”, esclamò Juliet. “E mi sembra orribile che tu me lo abbia chiesto!”
“Juliet, è per il suo bene! Dobbiamo scoprire cosa nasconde, e questo è l’unico modo per riuscirci…”
“Dean, io…io non ne sarei così sicura. Insomma, non è detto che ci riesca.”
“Io credo di sì, invece. O perlomeno ci andrai vicino. Non si tratta di prenderlo in giro, e so che ci tiene a te, però è importante anche capire quello che sta combinando. E poi guarda il lato positivo, potrai approfittarne per fare chiarezza sui tuoi sentimenti, non lo prenderai in giro. Ti prego, fallo per lui, fallo per me.”
La ragazza alzò lo sguardo, incrociando quello di Dean. Farlo per lui, già. Cosa non avrebbe fatto per lui? “D’accordo.”
“Ti ringrazio…”, un rumore di serratura li fece voltare. Dean si alzò. “Adesso vado, tu intanto parlagli, okay?”
“Va bene.”
Sam uscì dal bagno proprio mentre Castiel scomparve così come era arrivato e Dean lasciò la stanza.
“Dove va?”
“Ha detto che deve sistemare delle cose sull’auto.”, rispose la ragazza sbrigativa, voleva cambiare subito argomento. “Ehm, Sam, possiamo parlare un momento?”
“Se vuoi continuare a insistere sul tasto Ruby risparmia il fiato.”
“E questo risponde alla prima domanda che volevo farti, cioè se sei ancora arrabbiato…”
“Ho fatto una doccia, non un mese di vacanza.”
“Una doccia di acqua fredda, a quanto vedo.”, rispose secca Juliet.
“Sei qui per chiarire o per litigare ancora?”
“Scusa,  mi è scappato. Io…sono qui per dirti che mi dispiace. Non dovevo parlarti in quel modo e non dovevo aggredirti.”
Lo sguardo di Sam sia ammorbidì subito: “Accetto le tue scuse. E mi spiace di essermela presa così, ammetto di essere stato infantile…”
“Non importa. Senti, io stavo pensando a una cosa…ma non so bene come chiedertela, non vorrei rendermi ridicola…”
“Di sicuro non più ridicola di me che cerco di tenerti il muso.”, rispose ridacchiando, ma si intuiva che era un po’ nervoso. Erano in due.
“Ecco, io…volevo chiederti se magari un giorno di questi, prima di incominciare la caccia furiosa a Lilith, ti andava di fare un giro. Da soli, insomma solo io e te.”
“Mi stai chiedendo di uscire?”
“Qualcosa del genere, sì…sempre se ti va.”
“Certo che mi va! Non ci crederai, ma…stavo pensando di farti la stessa proposta.”
“Oh beh, ci siamo letti nel pensiero…”, disse ridacchiando mentre nella sua testa continuava a ripetersi: “Sei una merda, Juliet, un’autentica merda!”
“Domani, ti andrebbe? Che poi tecnicamente, visto l’orario, è tra poche ore.”
“Sì, perché no?”
“Ti direi che ti porto in un posto carino, ma non conosco nulla di questa città. Facciamo che ti porto nel posto che sembra più bello dall’elenco telefonico.”
“Una pizzeria va più che bene!”
“Allora ti porto nella pizzeria che mi ispira di più dall’elenco telefonico!”, disse ridendo. La ragazza si unì alla risata: “Va bene, allora mi affido alla tua ispirazione.”
“Adesso vado a vedere se Dean ha bisogno di una mano. Grazie…”
“Per cosa?”
“Per aver migliorato la mia giornata. O nottata, quello che è.”, rispose Sam lasciandole un lieve bacio sulla guancia e poi uscì dalla stanza.
La ragazza appoggiò una mano su quella guancia appena sfiorata ma già infiammata. Il cuore iniziò a batterle a mille, sintomo che si trovava davanti ad un gran bel problema.
Durante la notte non trovò praticamente sonno, continuando a pensare a quello che era successo, e a quello che sarebbe successo di lì a poco.
Si sentiva male per via di Sam, perché lei non era intenzionata ad invitarlo ad uscire, forse nemmeno avrebbe accettato se glielo avesse chiesto lui. Lo aveva fatto perché il piano di Dean prevedeva quello, lo aveva fatto per Dean. Però dopo quel bacio, seppur leggero e apparentemente insignificante, non riusciva a pensare ad altro che a Sam, alla sua dolcezza e al suo sorriso.
Forse quell’uscita l’avrebbe aiutata a chiarire i suoi sentimenti, o forse li avrebbe incasinati ancora di più.

***
“Allora, andiamo? La pizzeria è qua vicino, possiamo fare una passeggiata.”, chiese Sam.
“Sì, certo, andiamo!”, prima di lasciare la stanza, Juliet lanciò uno sguardo in direzione di Dean. Forse voleva dirgli che il piano avrebbe funzionato, o forse…nemmeno lei lo sapeva.
Quando furono usciti la solitudine di Dean non durò molto, infatti dopo pochi secondi apparve Castiel.
“Dove vanno?”
“Escono.”
“Ah.”
“Cosa vuol dire quell’ ah?”
“Niente. E a te sta bene?”
“Ho detto io a Juliet di farlo, comunque no, non mi sta bene, però me lo devo fare andar bene, perché è giusto così.”
“Ah.”
“Accidenti, quanto parli oggi! Ti è andata una piuma di traverso?”
“No, sto cercando di capire la situazione.”
“La situazione è molto semplice, la difficoltà sta nell’uscirne! Io e Sam proviamo entrambi dei sentimenti per Juliet, però io ho le mani legate perché ho paura di far soffrire Sam.”
“Io non sono molto…pratico di queste cose, però secondo me dovresti lottare di più per quello che vuoi. Sam capirà…”
“Se lei sceglierà lui, non sarà necessario.”
 
“Ed ecco a voi le vostre pizze!”
“Grazie.”
“Würstel e salame piccante? Niente male per una ragazza così esile come te!”
“Mi piace mangiare! E devi vedermi davanti ad un hamburger, magari accompagnato da patate fritte e birra, potrei impazzire!”
“Mi ricordi Dean sotto questo punto di vista…”
“Davvero?”, aveva decisamente sbagliato argomento, decise di cambiarlo subito, “E tu? Pizza vegetariana?”
“Sì, non sono un amante della carne.”
“Beh, buon appetito, allora!”
“A te!”
“Allora, come va in questo periodo? In generale…”, iniziò lei.
“Bene, adesso bene. Anche se devo ammettere che ho passato un periodo di merda.”
“Per la storia di Dean all’inferno?”, non dovevo cambiare argomento?
“Già, ho passato quattro mesi senza mio fratello, ma con il senso di colpa per essere il responsabile della sua morte.”
“Ma non è stato così…lui ha fatto un patto con un demone per salvarti la vita, Sam. A quest’ora saresti morto.”
“Lo so, ma in realtà lui lo ha fatto per se stesso, perché non voleva rimanere da solo.”
“Può darsi, ma da quello che ho potuto conoscere di Dean, lui fa tutto, e farebbe tutto per te. Tu meglio di me lo dovresti sapere, lui è fatto così. Non riesce ad essere egoista, deve sempre dare agli altri e aiutare le persone che ama. Lo fa a modo suo, ma lo fa sempre. Riesce sempre ad esserci quando hai bisogno di lui…”, disse lei sorridendo istintivamente. Era sola con Sam, nel pieno del loro “appuntamento” eppure riusciva a pensare solo a Dean, ma che razza di problemi aveva?
“Sì, è vero. Ma se ne è già parlato abbastanza, si è risolto tutto per il meglio. Castiel lo ha riportato fuori.”
“Già, che strano tipo, Castiel. Sembra sempre un po’ stralunato…”
“Sì, ma è uno okay. Ci si può fidare di lui.”
“Già. Anche se credo che dovrebbe avvisare prima di comparire così…”
“Effettivamente…”, ridacchiò lui.
Terminato di cenare, Sam propose di fare una passeggiata in un parco poco distante. Lei accettò e camminarono in silenzio per un po’, poi il ragazzo la bloccò per un braccio. “Ascolta, c’è un motivo per cui volevo chiederti di uscire. Io…volevo chiarire quello che c’è tra di noi.”
“Già, lo immaginavo…”
“Aspetta, lasciami finire. Ho capito però che non è così semplice, intendo per te. Perché oltre alla questione Daniel, c’è anche Dean, e so che provi qualcosa per lui. So anche che nel sogno vi siete baciati, quindi voglio avere anch’io una possibilità.”
All’inizio la ragazza non capì che cosa intendesse Sam, ma poi quando lo vide avvicinarsi iniziò a capire. Lui alzò una mano un po’ tremante e la portò ad accarezzare lievemente il viso di lei. Juliet capì che in quei gesti e nel suo sguardo si nascondeva una muta domanda, un permesso che le stava chiedendo. Concesse quel permesso chiudendo gli occhi e schiudendo le labbra. Si alzò in punta di piedi per raggiungerlo meglio vista l’altezza di lui e le loro labbra si incontrarono.
Quasi contemporaneamente le braccia forti e muscolose di lui strinsero la vita esile di lei, e invece le mani di Juliet si insinuarono nei capelli serici di Sam. Dopo alcuni lenti e dolci secondi si staccò dolcemente da lui sorridendogli.
Ripresa coscienza di dove si trovasse e calmato il cuore impazzito si rese conto che non era lì per quel motivo, sebbene non ricordasse un bacio più bello di quello. “Sam, c’è una cosa che devi sapere.”, disse infatti. Non c’era più motivo di prenderlo in giro, non dopo quello che aveva provato. Le doleva il cuore, ma mentire non sarebbe più servito a niente. “Non ti ho chiesto di uscire per chiarire il rapporto fra di noi, e non è nemmeno stata una mia idea…”
“Cosa?”
“Io e Dean crediamo che tu stia nascondendo qualcosa con Ruby, e questo era l’unico modo per chiedertelo. Non pensavo di arrivare a questo…e non pensavo che il mio cuore battesse così forte. Non voglio mentirti ancora, ma non te la prendere nemmeno con Dean, lo sta facendo per il tuo bene…”
“Non ci credo.”, mormorò ridendo in maniera nervosa, segno che la rabbia stava crescendo dentro di lui. “Ma certo, in fondo avrei dovuto capirlo…un’ora dopo che dico a Dean di volerti chiedere un appuntamento, lo chiedi tu a me. Ti sei divertita a prendermi in giro, almeno?”
“Non ti sto prendendo in giro, Sam. Io…non avevo previsto questo. L’idea può anche essere partita come una cosa pianificata, ma il bacio è stato vero, te lo posso giurare.”
“Sì, certo. Vuoi davvero sapere che cosa faccio con Ruby, eh? Vuoi davvero sapere il mio grande segreto? Te lo dirò, così poi potrai tornare dal tuo amato e raccontargli tutto.”
“Sam, ti prego…”
“Mi serve il suo aiuto, e la sto usando per avere più potere.”, la interruppe lui, non voleva sentire altre scuse.
“Potere?”
“Sì, ho una specie di potere mentale, che mi permette di esorcizzare i demoni con la forza del pensiero e Ruby mi aiuta a svilupparlo.”
“A…svilupparlo? E come?”
“Non capiresti…”
“Sam, dimmelo, ti prego.”
“Ecco!”, sbottò estraendo dal giubbotto una fiaschetta in metallo e porgendola alla ragazza, che la aprì, annusandone il contenuto.
“Cosa diavolo è? Questo non è alcool.”
“No, infatti.”, fece lui, poi riprese la fiaschetta e verso una goccia di liquido sul dito. Juliet rabbrividì: era denso e rosso, quasi fosse…
“Sangue. È sangue di demone. Io bevo il sangue d Ruby per essere più potente e uccidere i demoni.”

*Angolo autrice*
Ciaoooooooooooooooooooooooooooooooooooo!!!
Rieccomi con i miei soliti ritardi! Però questa volta ho una buona giustificazione! Ovvero che ieri con la prenotazione del pass per la Jus In Bello 5 è stato il delirioooo!! E ancora ovviamente non so che pass abbia! 

Dunque, alle recensioni ho già risposto (ma perché non l'ho fatto prima anche con gli altri capitoli?? boh, andate a capire questa pazza! XD)

Questo capitolo...allora, sì lo so che adesso mi arriveranno le scarpe e tutti gli oggetti che avrete a disposizione! Spero di avervi almeno stupito con questo colpo di scena. Sarà definitivo? Sì!
No!
Boh!
(no, in realtà lo so perfettamente, è solo che voglio farvi soffrire perché sono cattiva!)

Un grazie speciale a Holly 8, Nerea_V, Faye_Valentine e dany the writer per aver dedicato qualche minuto della vostra esistenza a leggere e recensire la mia fic!
Un bacione, vi lascio con questa gif fresca fresca e adatta al capitolo 
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19. ***




19.
 

Il ritorno al motel fu piuttosto lungo e silenzioso. Juliet era troppo scossa dagli avvenimenti della serata per aprire bocca, e Sam era troppo arrabbiato.
Quando arrivarono, il ragazzo entrò, aprendo la porta talmente forte che sembrò che volesse sfondarla. Si diresse direttamente da suo fratello Dean, e prima che sia lui che Juliet potessero accorgersene, gli tirò un pugno in pieno labbro.
“Sam, no!”, urlò la ragazza.
“Sammy, ma che cazzo fai?”
“Ora sarai contento! La vuoi, eh? Così tanto da giocarmi un colpo basso come questo? Bene, è tutta tua, io non la voglio più vedere.”
“Ma di cosa stai parlando?”
“Siete proprio fatti per stare insieme, complimenti. Non aspettatemi alzati.”, disse, per poi uscire di nuovo, sbattendosi la porta alle spalle.


Prima che Dean potesse fare domande, Juliet corse all’armadio, estraendo il suo borsone. Quando lo aprì sul letto e iniziò a riporvi dentro i suoi vestiti, lui la raggiunse subito.
“Ehi, ferma! Cosa stai facendo?”
“Non lo vedi? Me ne vado.”
“Ma cosa è successo?”
“Ho rovinato tutto, voi non meritate questo, io non ho alcun diritto di mettermi tra di voi…”, la sua mano tremava mentre piegava le camicie e le lacrime le pizzicavano violentemente gli occhi.
“Ti vuoi calmare per un secondo e dirmi cosa diavolo è successo?”
“Io e Sam ci siamo baciati. E poi mi sono sentita in colpa per quello che stavo facendo. Allora gli ho detto tutto del nostro ‘piano’. Ovviamente si è incazzato, però in compenso mi ha detto quello che nasconde con Ruby.”
“E cioè?”
“Cioè che ha un potere mentale in grado di esorcizzare i demoni con la sola forza del pensiero. Ma non è tutto, lui…beve sangue di demone per incrementare questo potere.”
“Cosa?”
“E’ tutto quello che mi ha detto. Ora se vuoi scusarmi, ho delle borse da preparare.”
“Tu non te ne puoi andare.”
“Ah no? E sentiamo, perché? Chi sei tu per dirmi cosa devo o non devo fare? Sam mi detesta, non mi vuole più vedere, lo ha detto lui stesso. E tu…”
“Io? Avanti, sentiamo, io?”
“Tu…beh tu mi avevi detto che non sarei rimasta con voi per sempre. Quindi il momento è arrivato…”
“No.”
“Dean…”
Lui le prese i polsi, facendole lasciare la borsa. “Tu non esci da quella porta, mi hai capito? È vero, ti avevo detto che non saresti rimasta con noi per sempre, ma questo era prima che tu diventassi così importante per me. Ora come ora non riuscirei ad immaginare la mia vita senza di te.”
Il cuore di Juliet le esplose nel petto, quelle parole le fecero venire quasi le lacrime agli occhi. Dopo tutto quello che era successo non sapeva più che pensare riguardo a Dean. Un giorno sembrava che la odiasse, l’altro si comportava da buon amico e poi…poi quelle parole.
“Dean, io…non voglio essere la causa della rottura dei rapporti fra te e Sam…”
“Ma non sei tu, è Ruby.”
“Non è vero. Ruby è il capro espiatorio che abbiamo usato fino ad ora, per non ammettere che il problema sono io.”, disse la ragazza fra le lacrime, appoggiando la sua fronte contro quella di Dean. Era il modo per stargli più vicino possibile. Lui le sollevò il volto prendendolo tra le mani e la guardò dritta negli occhi.
“Ascoltami bene. Sam non è così. Anche se tu non lo conosci bene quanto lo conosco io, hai visto che lui non è così, e che è strano da quando passa molto tempo con Ruby. Ora capisco anche il perché, noi dobbiamo aiutare Sam, ma dobbiamo farlo insieme.”
“Ce la faresti meglio da solo, e lo sai benissimo.”
“Ma perché non vuoi capire? Non voglio che resti per aiutare Sam, voglio che resti per me, perché io voglio che tu rimanga con me!
Detto così, con quelle parole, con quel tono, con quello sguardo, avrebbe fatto cedere un muro.
“Non avevi detto che non ero il tuo tipo?”
“Non dico sempre la verità.”
“Nemmeno io.”, rispose lei non riuscendo a trattenere un sorrisino.
“Resti?”
Lei lo guardò di sottecchi. “Ad una condizione…”
“Tutto quello che vuoi.”
“Oh, hai sbagliato ad essere così generico! Potrei chiederti qualsiasi cosa!”, disse lei ridacchiando.
“Avanti spara!”, sul viso di lui si distese un sorriso di sollievo.
“Mi devi lasciare almeno per una volta, anche se per poco tempo, guidare Baby!”
“Ah! Dovevo aspettarmelo!”
“E dai! Sarà per poco tempo, e ne avrò tanta cura, te lo giuro!”
“E va bene! Mi sentirò strano sul sedile del passeggero…sarà per un brevissimo tempo, però!”
“Sì, cioè, non esagerare! Non farmi fare cento metri!”
“No, quando sentirò che il dolore di vederla guidare da qualcun altro senza il mio tocco magico e il mio stile sarà insopportabile, allora ti fermerò.”
“Tocco magico e stile, ma davvero?”
“Sì, unico e inimitabile!”
“E modesto!”
“Anche quello, sì!”
“Eppure riesci a piacermi lo stesso…”, si lasciò scappare. Aveva pensato a voce alta senza rendersene conto, presa dall’euforia di quello che Dean le aveva detto poco prima. Si morse il labbro inferiore e desiderò andare a sotterrarsi.
“Beh, non mi stupisce. Io non posso non piacere!”, disse lui lasciandosi cadere a peso morto sul letto.
“Quando fai così sei davvero insopportabile!”, finse di innervosirsi lei, ma in realtà sentendosi sollevata che l’avesse buttata sul ridere.
Dean rise: “Avanti, vieni qui!”, disse poi prendendola per una gamba e facendola coricare accanto a lui. La ragazza urlò per la sorpresa, ma poi si ritrovò a ridere insieme a lui. “Tu sei pazzo!”
“Anche quello tra le mie altre qualità, lo ammetto.”
“E a volte anche un idiota!”, rispose lei unendosi alla risata e iniziando a colpirlo con un cuscino ripetutamente.
Quando lui riuscì a rubarglielo di mano la lotta si fermò. Juliet notò che Dean teneva a stento gli occhi aperti: doveva essere stanco morto.
“Vuoi dormire?”, gli chiese.
“Non sarebbe una cattiva idea…”
“D’accordo, allora vado. Buonanotte.”
“No, resta qui…”
“Okay.”, rispose. Poi appoggiò la testa sul petto di lui e quando si sentì avvolgere dalle sue braccia, la ragazza chiuse gli occhi.


Li riaprì solo quando il sole le illuminò il viso. A differenza della sera prima le lenzuola la coprivano scaldandola, ma la cosa più importante non era cambiata: Dean era ancora lì, che la abbracciava, con gli occhi chiusi, intento a dormire serenamente.
Rimase un po’ ad osservarlo, stupendosi ogni minuto di più di quanto fosse bello. Approfittando del fatto che sembrava dormire intensamente, si avvicinò e lasciò un lieve bacio appena accanto alle sue splendide labbra. Dopo poco Dean aprì gli occhi e la guardò con uno sguardo un po’ assonnato ma incredibilmente dolce.
“Ciao…”
“Ciao a te…”
“Dormito bene?”
“Mh, sì. Il cuscino non era molto morbido, però…”, disse Juliet battendo con la mano sul petto di lui, che ridacchiò.
Un rumore di serratura e poi la porta si aprì, facendoli sobbalzare.
“Oh, siete ancora lì? Non ci credo!”, commentò Sam acido.
“Un momento…dove sei stato tutta la notte?”, chiese Dean.
“Ero tornato verso l’una, ma poi vi ho visti abbracciati e mi veniva da vomitare, così sono tornato da Ruby. Non ringraziatemi.”
“Sam…”, iniziò Juliet scattando in piedi. Un enorme senso di colpa si abbatté su di lei e cercò disperatamente di trovare le parole adatte per far capire a Sam che non era come pensava e che tra lei e Dean non c’era niente. Ma poi era la verità? Poteva dire di non provare niente per Dean?
“E non parlatemi, soprattutto. Ruby ci sta aspettando a casa di Bobby. Ci sono novità su Lilith. Abbiamo una pista.”

*Angolo autrice*
Ritardo, ovviamente, naturalmente. Scusa della settimana: maturità.
Mi sa che oramai conviene che il giorno ufficiale diventi la domenica.
Vi faccio un saluto veloce perché devo tornare a sistemare la tesina.
Giovedì ho l'orale, quindi settimana prossima sarò una persona libera, felice e spensierata e mi dedicherò a voi, lo prometto!

Ps. mi sono fatta perdonare per lo scorso capitolo? XDXD
Grazie a tutte le tesore che hanno recensito, vi adoro!
Alla prossima
baci
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20. ***




20.

 
 
“Ciao ragazzi! Come è andato il caso?”, chiese Bobby quando Sam, Dean e Juliet varcarono la porta di casa sua.
“Piuttosto insolito, ma abbiamo risolto tutto.”, rispose Dean.
“Ci sono novità su Lilith?”, domandò Juliet.
“Sì, è stata avvistata ad Auburn, nel Maine.”
“E che cosa ci fa nel Maine?”
“Sta cercando qualcosa…”, disse una voce proveniente dall’altra stanza: Ruby.
“Tu cosa diavolo ci fai qui?”, saltò su Dean.
“Viaggio più veloce di voi…”
“Che cosa sta cercando?”, riprese Juliet.
“Non lo so. Ma so che lo farà qui…”, fece il demone mostrando alla ragazza un volantino.
“Cosa diavolo è?”, esaminò il foglietto e poi alzò lo sguardo verso Ruby: “Un…ballo? È uno scherzo?”
“Non è un ballo, è una festa per l’inaugurazione del nuovo municipio. Un infiltrato che ho tra i suoi mi ha riferito che lei non ha detto nulla su quello che sta cercando, ma è sicurissima che lo troverà a questa festa. Sono riuscita a procurarmi gli inviti per noi quattro.”
“Allora non ci resta altro che andarci, scoprire cosa vuole e perché e prenderlo prima che lo faccia lei.”, suggerì Sam.
“No, calmi, un momento!”, intervenne Dean. “Non andremo ad uno stupida festa perché ce lo sta dicendo Ruby! Insomma, che prove abbiamo che è vero?”
“Dean ha ragione. Io propongo di andare ad Auburn, stanarla e farla fuori.”, disse Juliet.
“E pensi che sia così facile stanarla?”, le chiese Sam, “Dobbiamo giocare d’astuzia con lei, fare il suo stesso gioco, o non la prenderemo mai! L’idea della festa è ridicola, ma è l’unica pista e possibilità che abbiamo, volete davvero ignorarla solo perché ve l’ha suggerita Ruby?”
Dean e Juliet si guardarono un secondo e poi risposero in coro: “Sì!”
“Siete incredibili…”
“Ragazzi, scusate, voi sapete che io non faccio parte del fan club di Ruby, ma credo che questa volta abbia ragione Sam.”, intervenne Bobby. “Date la caccia a Lilith da quanto tempo? E non l’avete mai nemmeno avvicinata. Forse è arrivato il momento di cambiare tattica, forse fare il suo stesso gioco è l’ultima possibilità che vi rimane…”
Dean rifletté qualche secondo poi parlò: “D’accordo…”
“Dean…”
“Lo so, Juliet, lo so. Ma purtroppo è davvero l’ultima carta che abbiamo da giocare. Oppure chissà quando ci ricapiterà di trovarla.”
“Bene! Allora si va!”, esclamò Ruby. “Sammy, ti va di accompagnarmi?”
“Sì, va bene…”, fece il minore dei Winchester, anche se con poco entusiasmo.
Lo sguardo di Juliet fulminò il demone e poi saettò verso Dean, traendo le conseguenze di quello che avevano appena detto i due. Ruby diede voce ai suoi pensieri: “Sì, voi due andrete insieme! Divertitevi! Anche se è solo una formalità, non resteremo lì a lungo…forse.”
“Io continuo a ritenerla una cosa ridicola…”
“Come vuoi, Juliet. In ogni caso, sarete ad Auburn domani nel pomeriggio. Quindi tempo di prepararci e andremo lì. Ho già prenotato l’albergo…”
“Albergo? Sei impazzita? E che fine ha fatto la storia dell’andare nel primo motel dell’elenco telefonico?”
“Beh, è un’occasione speciale, possiamo permetterci un lusso in più, no?”
“No! E poi chi se ne frega!”, intervenne Dean.
“Beh, ormai ho preso la stanza, perdonatemi se per una volta non vi faccio dormire in un motel di terz’ordine.”

Prima di lasciare la casa di Bobby, Sam fermò Juliet per un braccio chiedendo di parlarle.
“Juliet, io…ti volevo chiedere scusa per la reazione che ho avuto stamattina.”
“No, non ti devi scusare, piuttosto sono io che ti devo chiedere perdono. Quello stupido piano è stato una cazzata, non avrei mai dovuto accettare.”
“Già, lo credo anche io.”
“Però posso giurarti che il bacio è stato vero, non volevo prenderti in giro.”
“Lo so, però devi ammettere che quello che ho visto stamattina contraddice un po’ quello che mi hai appena detto.”
“Io…non c’è niente tra me e Dean.”
“Sei sicura? Guardami negli occhi e dimmi che non provi niente per lui e che sei sicura al cento per cento che è con me che vuoi stare.”
Juliet alzò lo sguardo puntandolo dritto negli occhi di Sam e poi…non fu in grado di dire nulla.
“Ecco, lo immaginavo. Senti, so che è difficile, ma non possiamo continuare così. Guardati dentro, cerca di capire di ami.”
Lei aprì bocca per dire qualcosa ma di nuovo non disse niente. Sam continuò: “Quando chiudi gli occhi ma non riesci a dormire, a chi pensi? Rispondi a questa domanda e capirai. A volte è più facile di quanto sembri.”
Juliet lo guardò allontanarsi. A chi penso quando chiudo gli occhi ma non riesco a dormire?
 

***

Quando varcarono la porta della loro stanza rimasero a bocca aperta. Era grande e lussuosa, con due camere da letto e un salottino, tutti all’interno.
“Wow…”, mormorò Juliet.
“Ditemi che non la pago io…”, fece Dean.
“Credo la paghi Ruby.”, rispose Sam.
“Ha acquistato un punto simpatia.”, disse Juliet esplorando la stanza.
“Lo bramavo…”, commentò il demone in maniera sarcastica, comparendo sulla porta.
“E lo hai appena perso.”
“Sbrigati, devi procurarti un vestito. Non credo che tra quegli stracci ci sia qualcosa di adatto a questa sera…”
“Sai Ruby…”, intervenne Dean, “Con addosso quegli stracci, Juliet è sempre più bella e raffinata di te mentre indossi uno Chanel.”
Il demone fece una smorfia mentre la ragazza arrossì violentemente.
“Comunque sarà meglio che vada a comperare qualcosa da mettermi, perché dalla mia borsa non tiro fuori mezza cosa di elegante, davvero. Credo che dovrò prendere tutto…”, disse per poi avviarsi verso l’uscita.
Dean la raggiunse e si chiuse la porta alle spalle, in modo da rimanere da solo con lei.
“Che c’è?”, chiese la ragazza sorridendo istintivamente. Lui le faceva questo, la faceva sorridere, così, senza un motivo.
“Io volevo darti questi…”, rispose estraendo delle banconote dalla tasca.
“Soldi? E per cosa?”
“Beh, per comprarti il necessario per stasera. Questa storia della festa è davvero una stupidaggine, però…se dobbiamo fare una cosa, facciamola bene, no?”
“Sì, ma non è necessario che mi dai del denaro. Posso permettermi un vestito, spero.”
“Lo so, ma hai appena detto che ti serve tutto e io…beh, dai voglio farti un regalo.”
Era in evidente imbarazzo mentre cercava di dirle le sue intenzioni e questo la fece sorridere ancora di più.
“E’ un pensiero stupendo, ma non posso accettarli, davvero.”
“Dai, ti prego. Li ho vinti a poker tempo fa, non me li sono sudati, giuro.”
Juliet rise: “Oh beh, in tal caso…”, allungò la mano fino a prenderli e poi disse: “Te li restituirò, promesso.”
“Solo se non sarai bella come ti immagino. Ma sono sicuro che supererai di gran lunga le mie aspettative.”
“O mio Dio, smettila.”, fece lei nascondendo il viso tra le mani e arrossendo come un pomodoro. Era una sua impressione o la temperatura stava aumentando?
“Che c’è?”
“Tu sei…”
“Io sono cosa?” Iniziò a ridacchiare, divertito dall’imbarazzo di Juliet.
La ragazza scosse la testa, poi i tacchi e allontanarsi per il corridoio dell’albergo. Chiamò l’ascensore, che purtroppo era diversi piani più sotto.
Dean era lì, appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte, a guardarla con uno sguardo divertito e vispo.
“Ma quando arriva  questo dannato ascensore? Volevo fare un’uscita di scena!”, sbottò lei.
Lo sentì ridere, poi finalmente le porte scorrevoli si aprirono.
 

“Sul serio?”, chiese Sam alzando un sopracciglio.
“Non ti ho insegnato a non origliare?”
“Pareti sottili, non è colpa mia.”
“Ma davvero? E comunque sì, sul serio. Che c’è non posso farle un regalo?”
“Certo che puoi, ma non ti sembra troppo…impegnativo per i tuoi standard?”
“Che cosa intendi dire?”
“Beh, la vostra storia durerà al massimo due settimane, non credi che sia eccessivo farle dei regali?”
“E sentiamo, cosa ti fa essere così sicuro di ciò?”
“Semplice, ti conosco. Alla prima cameriera carina di un bar ti sarai già dimenticato di lei…”
“Questa volta è diverso, Sam. Lei è diversa.”
“No, non lo è. Ti stancherai di stare con lei perché le relazioni stabili e che durino più di una notte non fanno per te, e quando lei soffrirà, io sarò la spalla su cui verrà a piangere, rendendosi conto che quello giusto per lei sono io. Quindi è solo questione di tempo, prima che sia mia.”
“Sai, se non fossi mio fratello ti avrei ricoperto di botte. Sto trattenendomi, credimi. Tu non sai un cazzo di quello che provo per lei. Anzi, il vero Sam lo sa, ma il Sam drogato di sangue demoniaco che mi ritrovo davanti è solo una pomposa testa di cazzo.”
“Sono sempre io, e non sono drogato.”
“Ah no? Io invece direi di sì, ma cosa diavolo ti è saltato in mente di bere del sangue di demone?”
“Non succede niente di male, anzi mi aiuta a sviluppare il mio potere. Possiamo uccidere i demoni senza alcuna arma! E senza fare del male al contenitore! Dean, quante persone abbiamo ucciso per far fuori i demoni? Non coglieresti anche tu al volo l’occasione per cambiare le cose?”
“Ma a quale prezzo, però? Diventare come loro, un demone?”
“Non esagerare adesso…”
“No, io non esagero per niente! Ma ti rendi conto di come sei diventato? Di come ti comporti, di come parli? Quando abbiamo parlato della questione Juliet all’ospedale, mi avevi detto che anche se lei non avesse scelto te, saresti stato contento per me, o sbaglio? E adesso non vedi l’ora di portarmela via, questo non lo interpreti come un cambiamento?”
“Dean, ma non riesci a capire? Salvo delle persone, che ti importa se sono un po’ più nervoso del solito?”
“Mi importa, perché non ha senso salvare tanta gente se perdo mio fratello! Perché, puoi dire o fare quello che vuoi, ma rimani sempre la persona più importante per me.”
“Davvero? Sai, non sembrerebbe…”
“Senti Sammy, non sono perfetto, okay? Mi sono innamorato della stessa ragazza della quale ti sei innamorato tu, d’accordo. È una situazione del cazzo, lo so. Io ho provato in tutti i modi a rinunciare a lei e a spingerla verso di te, ma evidentemente quei filmetti da quattro soldi che dicono che al cuore non si comanda hanno ragione! Questo non diminuisce il bene che ti voglio!”
Sam non rispose e si chiuse nell’altra camera.

*Angolo autrice*
Ciaoooooo
Finalmente ho finito con la maturità! Ora mi godo le meritate vacanze!!!!!!

La storia comincia ad avvicinarsi al succo, preparatevi perché i prossimi capitoli saranno piuttosto intensi!!!!!

Un bacio e alla prossima
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21. ***



 

21.

 
Juliet rientrò ormai verso sera, praticamente sommersa dalle borse degli acquisti fatti.
“Ciao! Credevo non ce la facessi!”, la accolse Dean. Indossava già il completo giacca e cravatta ed era…perfetto.
“Ciao…guarda non parlarmene, è stato un delirio ma alla fine ho preso tutto.”
“Mi fai vedere?”
“No, è una sorpresa. Mi vedrai fra poco!”
“Sbrigati, siamo già in ritardo!”, fece Ruby comparendo alle spalle della ragazza. Indossava un abito lungo fino alle ginocchia, di colore bordeaux con le spalline intrecciate.
Doveva ammettere che stava bene, e lei di sicuro sarebbe stata ridicola nell’abito che aveva comprato, troppo bello per lei. Era stata molto indecisa su quale prendere, poi aveva optato per quello verde smeraldo. Aveva lo scollo fatto a cuore senza spalline e la gonna arrivava fino ai piedi con anche un po’ di strascico.
Lo indossò facendo la massima attenzione, non era assolutamente pratica di quegli abiti e aveva il terrore di sbagliare qualcosa.
Fu molto indecisa sulla pettinatura e dopo aver provato diversi modi ancora non era arrivata ad una soluzione. Cominciò a scoraggiarsi, non era già abbastanza ridicola in quell’abito da principessa che non le stava per niente bene? Doveva anche aggiungere il fatto che i suoi capelli erano uno schifo in qualsiasi modo li mettesse?
La porta si aprì e per un momento temette che si trattasse di Dean, invece era solo Ruby.
“Se sei venuta a dirmi che sono in ritardo, già lo so.”
“No, ero venuta a vedere se avevi bisogno di una mano…”
“Oh, ma andiamo! Dì piuttosto a ridere di me!”
“Ammetto che non mi sarebbe dispiaciuto farlo, ma non posso…”
“Ah no? E perché?”
“Perché non c’è niente da ridere, sei un incanto.”
“Già certo, se me lo dice un demone!”
“Perché non provi a portarli di lato? I capelli, intendo.”
“Come?”
“Aspetta…”, si avvicinò a lei e cominciò a sistemare alcune ciocche. Ne legò una parte, in modo che però non si vedesse che erano raccolti e la portò sull’altra spalla. Alla fine tutti i capelli erano raccolti su un lato e ricadevano sul petto di lei in tanti morbidi boccoli castani.
“Wow…sono perfetti, grazie.”
“Sì, sì, adesso sbrigati.”
Indossò le scarpe e poi si diede un’ultima occhiata. Forse non era imbarazzante, ma restava comunque inadatta a tutto quello. Sperò solo che Dean non ridesse di lei.
Si recò nell’altra stanza con lo sguardo piantato rigorosamente in basso. Quando lo alzò vide che Dean la stava guardando con occhi increduli e bocca semi aperta.
“Che c’è?”, chiese preoccupata.
“Sei…”
“Cosa? Ridicola? Lo so, ma a mia discolpa posso dire che non sono abituata a…”
“Ridicola? Ma ti sei vista? Sei…divina.”
“Dici…dici sul serio?”
“Assolutamente sì.”
“Uhm, okay…se lo dici tu. Allora andiamo?”
Lui tese la mano e lei la afferrò.
 

***

“Cosa mai potrebbe volere Lilith qui?”, chiese Dean riferendosi  alla sala che aveva di fronte.
“Non lo so, ma di sicuro ci saranno un sacco di suoi scagnozzi qui, per cui massima attenzione.”, rispose Ruby.
“Se ci sono dei demoni ho del lavoro da fare…”, intervenne Sam.
“Sammy, fai attenzione. Per quello che ci siamo detti prima.”, lo ammonì Dean.
“Sì, lo farò.”
Sam e Ruby presero un’altra direzione, per poter tenere d’occhio le diverse zone.
Rimasti lì, Dean e Juliet iniziarono a camminare per la sala, guardandosi intorno per cercare di individuare qualche demone o comunque qualcosa di sospetto. Un cameriere passò accanto a loro, portando un vassoio pieno di antipasti di vario tipo. Dean ne afferrò al volo qualcuno iniziando a mangiarli.
“Ma come fai a mangiare?”, chiese Juliet.
“Ho fame!”, rispose lui masticando.
“Vediamo di farci riconoscere, eh! Piuttosto, non mi chiedi di ballare?”
“Io? Ballare? Non ci penso proprio piccola.”
“Oh, andiamo, fai il cavaliere, concedimi un ballo!”
“No, io detesto ballare e non ballerò!”
“Ah, ho capito…”
“Cosa?”
“Non ne sei in grado e hai paura di fare una figuraccia!”
“Cosa? No, io non faccio figuracce! E sarei perfettamente in grado, solo che non voglio farlo!”
“Ah è così? Bene, allora ti sfido!”, lo provocò lei allungando la mano.
“Brutta piccola…non mi tiro indietro! Accetto la sfida!”, la prese in vita, sbagliando però a posizionare le mani.
“Facciamo un ripassino delle regole di base, che dici?”
“Forse è meglio…”
Juliet rise e poi lo guidò nei primi passi. “Ecco così…ahi no, quello era il mio piede!”
“Scusa…”
“Beh, per essere la prima, e aggiungerei ultima, volta nella tua vita non te la cavi male!”
Fecero ancora un paio di giri, poi si fermarono. “Direi che ti ho torturato abbastanza.”
“Beh non è poi così male…no, a ripensarci è una tortura.”
Juliet ridacchiò, ma il suo sorriso si spense subito.
“Che c’è? È per qualcosa che ho detto?”
“Ma no certo. Scusa, è che sono un fascio di nervi. Sento di essere vicina a Lilith e sono tremendamente tesa.”
“Lo vedo…”, fece lui, poi le accarezzò il viso. “Cos’è che ti agita tanto?”
“E’ solo che…sento che siamo vicini ad una svolta. Aspetto questo momento da quasi un anno, e se qualcosa dovesse andare storto? Se ci sfuggisse di nuovo? Oppure, ancora peggio, se dovessi perdere qualcun altro per colpa sua? Se perdessi te, io…”
“Ehi, piccola, calmati. Ne ho passate così tante, sono persino stato all’inferno! Credi che mi farò fermare da una puttanella da quattro soldi?”
“No, hai ragione.”, rispose Juliet, ridacchiando, ma con gli occhi velati di lacrime.
“Lei sarà anche Lilith, ma io sono Dean Winchester, l’unico e solo!”
Juliet lo abbracciò e lo strinse forte, poi disse: “Promettimi che non ti succederà nulla.”
“Sì, e tu fa lo stesso con me.”
“Va bene.”, lei chiuse gli occhi e si fece quella famosa domanda, trovando finalmente una risposta. A chi penso quando chiudo gli occhi ma non riesco a dormire? Era sempre stato così facile scegliere, in fondo lo aveva sempre saputo, ma allora perché aveva dovuto tirare in mezzo anche altre persone, una in particolare, e farla soffrire? Perché era una stupida, ecco perché. Ma adesso le sembrava di iniziare a vivere per la prima volta dopo troppo tempo. Non poteva aspettare un minuto di più.
 “Dean, devo dirti una cosa. E se non lo faccio ora non lo farò mai più…”
“Ti ascolto…”

Juliet prese un respiro profondo cercando le parole adatte ma le uniche che trovò furono le più semplici e le più importanti: “Ti amo.”
“Come?”
“Hai sentito. Ti amo. Mi sono innamorata di te dal primo giorno, anche se me ne accorgo solo ora. Amo tutto di te: amo il tuo sorriso, le tue labbra, amo i tuoi occhi e il modo in cui mi parlano. Amo i tuoi capelli, amo il tuo profumo, amo il tuo stile, il tuo modo di fare. Odio le tue battutine taglienti, ma…amo il modo in cui le odio, amo le nostre litigate e amo il nostro modo di fare pace. Amo tutto ciò che abbiamo in comune e anche quello su cui invece non andiamo d’accordo. Amo il modo in cui mi guardi, amo il modo in cui mi fai sentire al sicuro. Ti amo, al completo, con pregi e difetti.”, quando ebbe terminato pregò che non scappasse o che non la rifiutasse in qualsiasi modo.
Lui la guardò negli occhi ancora per un secondo, prima di prenderla in vita, attirarla a sé e, finalmente, baciarla. Fu il bacio che entrambi avevano sempre sognato, fu il bacio che entrambi aspettavano. Le gambe di Juliet sembrarono cedere ad un certo punto tanto era forte l’emozione che provava, ma era sicura che non sarebbe caduta perché le braccia di Dean erano lì a sorreggerla e a stringerla forte.
Dopo pochi secondi o forse parecchi minuti si separarono, i loro respiri erano ansanti e i loro cuori impazziti. Lui continuava a tenerla stretta a sé e non aveva intenzione di lasciarla andare. “Juliet…”
“Ragazzi!”, una voce interruppe l’idillio. Ruby comparve alle loro spalle. “Sam…è nei guai!”
“Cos’è successo?”
“Abbiamo trovato un demone, e Sam lo ha portato in una stanza per esorcizzarlo, ma i suoi poteri sono deboli, non beve sangue da due giorni e non è più forte. Dovete andare ad aiutarlo!”

*Angolo autrice*
Eccoci qua!!!! Ci siamo finalmente!! Il grande giorno è arrivato e la nostra signorina ha finalmente fatto la sua scelta!! Contente?????
Se sì, vi tranquillizzo perché da qui non si torna indietro, d'ora in avanti ci sono questioni ben più importanti da risolvere e i sentimenti sono sistemati!!!

Spero di avervi fatto felici, anche se come vi avevo già detto era stato tutto deciso da parecchio tempo! xD
Un bacio a tutte, aspetto le vostre sclerate fangirl delle recensioni!
Vale (e sono anche stata puntuale, amatemi)

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22. ***




22.
 
 

“Ma come vi è venuto in mente di catturare un demone senza dirci niente?”, sbottò Dean seccato.
“La situazione era sotto controllo! Finché Sam non ha cominciato a cedere…”, si giustificò Ruby.
“Questa storia del sangue deve finire, Ruby. Mi hai capito?”
“No, non deve finire. Fa solo del bene a tutti!”
“A tutti tranne che a se stesso! E non negarlo, lo sai perfettamente!”
Lei non rispose perché i tre erano arrivati alla stanza in cui c’erano Sam e il demone, che aveva preso un cameriere come contenitore.
“Oh, ecco la banda al completo…i Winchester e la loro puttana.”
Dean sferrò un pugno dritto sull’occhio del demone, che iniziò a ridere. “E’ tutto qui quello che sai fare, Dean?”
“Ora come ora lui sì, ma io ho una sorpresa per te!”, disse Juliet piantando il pugnale nella schiena del demone, che si voltò sorpreso a guardarla, poi iniziò a barcollare e cadde a terra agonizzante.
“Questo è per avermi chiamata puttana.”, disse accovacciandosi a terra accanto a lui. “Ora dimmi quello che sta cercando Lilith!”
L’essere sghignazzò soddisfatto. “La mia signora ha una bella sorpresa per te…”
“Dov’è? Che cosa vuole?”
“Uccidimi, so che muori dalla voglia di farlo. Lei ti troverà comunque, in un modo o nell’altro.”
“Bene, la sto aspettando.”, concluse lei, prima di dare il colpo di grazia al cuore della creatura.
“Juliet! Avrei potuto rispedire il demone all’inferno senza uccidere il contenitore!”, fece Sam arrabbiato.
“Oh, ma andiamo! In carenza della tua ‘bevanda energetica’ non sei nemmeno in grado di spingerlo, un demone!”
“Come hai detto?”
“Hai sentito perfettamente!”, rispose lei, poi fece per uscire dalla stanza, ma Dean la fermò per un braccio: “Che succede, perché fai così adesso?”
“Così come, Dean? E’ quello che pensi anche tu! Questa storia del sangue è assurda e disgustosa, inoltre siamo in questo stupido posto perché un demone, e sottolineo un demone, ci ha detto che Lilith sta cercando una cosa qui. Quindi si presume che lei sia qui! Mentre fino ad ora abbiamo trovato solo una mezza calzetta! Dov’è Lilith, eh Ruby? Che cosa sta cercando in questa città del cavolo, in questo posto del cavolo?”
“Juliet, calmati, ti sei innervosita e agitata. Adesso per favore guardami e calmati, va bene?”, disse Dean prendendo il viso della ragazza tra le mani. Lei lo guardò, ma di calmarsi non ne aveva la minima intenzione, si sentiva così arrabbiata che avrebbe voluto rompere tutto. E sommando anche l’adrenalina come conseguenza dell’aver appena ucciso il suo primo demone si poteva ottenere un’imminente esplosione.
“Mi avete promesso la sua testa su un piatto d’argento. Ora la pretendo. Pretendo di servircela sopra io stessa.”
“Juliet…”
Non voleva più ascoltare. “Vado in bagno. Il pugnale tienilo tu, direi che darei nell’occhio con un coltello insanguinato in mezzo a una sala piena di gente. E, per favore Dean, non seguirmi.”, ordinò prima di lasciare la stanza.


Si recò in bagno, dove iniziò a rinfrescarsi il viso, respirando lentamente per calmarsi.
Quando riuscì nel suo intento si pentì subito di quello che aveva detto a Sam e di come aveva parlato a Dean, e decise di tornare da loro per chiedere scusa, quando una ragazza terrorizzata e in lacrime entrò nel bagno. “Oh, grazie al cielo ho trovato qualcuno…”, disse tremando come una foglia.
“Ehi, che ti è successo?”, chiese Juliet avvicinandosi a lei e circondandole le spalle con un braccio. La giovane si passò le mani fra i capelli biondi e rispose: “C’era un uomo di là, lui…si è avvicinato a me e ha iniziato a parlarmi e a provarci con me. Io l’ho respinto, ma lui insisteva. Poi, a un certo punto i suoi occhi sono diventati…no, è impossibile, mi prenderai per pazza.”
“Credimi, non lo farò.”
“Sono diventati neri. Completamente neri, capisci? Come diavolo è possibile?”
Juliet si fermò un attimo a riflettere su come avrebbe dovuto rispondere alla ragazza. Decise di portarla da Sam e Dean, di certo erano più esperti anche in queste situazioni e avrebbero saputo come trattarla. “Ascolta, vieni con me, ti porto al sicuro.”
“No, come faccio a sapere che non sei una di loro?”
“Beh, ti dovrai fidare di me.”
“Nessuno lascerà questo bagno finché non avremo finito la nostra conversazione, Julie cara.”, disse la biondina e poi la porta si chiuse davanti a Juliet improvvisamente. Si voltò a guardare la ragazza, che ora stava ghignando.
“Finalmente ci incontriamo.”, aggiunse e poi, un battito di ciglia e i suoi occhi erano diventati completamente bianchi, di un bianco che sapeva di morte. Lilith. Juliet iniziò a tremare.
“Che scelta stupida quella di lasciare il pugnale a Dean. E’ tutto troppo facile. Come me la cavo come attrice? Non male, vero?”
“Che cosa ci fai qui?”
“Oh, non lo hai ancora capito? È per questo che sei qui. Tu sei qui per te, in un certo senso. Sei tu la cosa che sto cercando.”
“Cosa vuoi da me?”
“Prima di tutto voglio rivelarti un grande segreto, poi quando sarai colma di odio e di disperazione mescolati insieme, così tanto da non avere più motivo per cui vivere, mi impossesserò del tuo corpo. E credimi, tu sei un’arma molto potente, specialmente adesso che sei così importante per i Winchester. Posso stare certa che per un bel po’ mi lasceranno in pace…è abbastanza esaustiva come risposta? Come vedi per adesso i miei piani sono piuttosto semplici. E anche se io le preferisco bionde, mi accontenterò di una nullità come te, anche se ancora mi domando cosa tu abbia di tanto speciale.”
“Qual è il grande segreto che devi rivelarmi?”
“Oh, aspettavo con ansia questa domanda…”
 

“Al diavolo, io vado a vedere come sta.”, saltò su Dean alzandosi e iniziando a camminare. Ruby lo fermò subito: “No! Ha detto di non seguirla, lasciala calmare, vedrai che tornerà subito!”
“Ma non l’hai vista prima? Chiaramente era scossa e non stava bene, e io non la lascio sola in questi momenti. Andrò da lei anche se dovessi sfondare la porta del bagno delle donne.”

 
“E’ evidente che non vedi l’ora di rivelarmelo, quindi avanti, cosa aspetti? Demoliscimi, tanto sicuramente sarà una bugia.”
“Non pretendo che tu mi creda subito. Voglio però insinuare il dubbio dentro di te, e se un po’ ti conosco, ti metterai a cercare delle prove. E, credimi, le troverai. Immagino ti sarai chiesta perché io abbia ucciso il tuo caro Daniel. Vuoi saperlo? Bene, l’ho fatto per ripicca, perché mi aveva fatto molto arrabbiare e anche perché ormai non mi serviva più.”
“Un momento…di che cosa stai parlando? Tu conoscevi Daniel?”
“Ops, immagino che lui non te l’abbia detto. E già, l’ho ucciso prima che potesse farlo…”
“Dimmi che cosa!”
“Mentre il caro Dan giocava a fare il fidanzatino perfetto con te, in realtà lui lavorava per me e…beh, c’era anche dell’altro fra noi…”
“No…non è vero. Sei una bugiarda!”
“Oh, no che non la sono. Chiediti una cosa: perché quando gli hai rivelato il tuo piccolo segreto, lui si è preoccupato solo di allontanarti da quel mondo senza prenderti per pazza perché improvvisamente te ne eri uscita fuori con l’esistenza di spiriti e mostri?”
“Lui si fidava di me, sapeva che non gli stavo mentendo.”
“Sì, questo è quello che lui ti ha fatto credere. La verità è che lui sapeva benissimo di cosa stavi parlando…essendo anche lui un cacciatore.”
“Daniel era…”
“Esatto, un cacciatore. Che da un po’ di tempo era passato dalla parte dei cattivi, dopo aver conosciuto me. Eseguiva i miei ordini e faceva i lavori sporchi per me. Il motivo per cui non voleva che tu diventassi una cacciatrice era perché in fondo un po’ a te ci teneva e non voleva trovare il tuo nome sulla lista delle persone da eliminare.”
“Tutto questo è solo un enorme bugia.”
“Credi a quello che vuoi, ma se indagherai un po’, troverai le prove. I cacciatori si conoscono tra di loro, di sicuro avrà lavorato con qualcheduno di voi.”
“Juliet! Juliet apri la porta!”, urlò Dean.
“Dean, sono qui!”, rispose la ragazza battendo sulla porta bloccata.
“Oh, no tesoro mio, il tuo cavaliere dall’armatura scintillante non ti salverà questa volta. Sai non vedo l’ora di aver sfruttato al meglio il tuo corpo come contenitore, perché ho un’incredibile voglia di ucciderti.”
Detto questo, con un movimento della mano la mandò a sbattere contro il muro. Juliet tentò di alzarsi, ma iniziò come a vomitare sangue senza che potesse nemmeno trovare la forza di muoversi.
Cominciava lentamente a perdere i sensi, l’immagine della perfida risata di Lilith impressa a fuoco nella mente e i suoni ovattati.
Dean riuscì a sfondare la porta e si fiondò all’interno brandendo la Colt, ma prima che potesse sparare un fumo nero uscì dalla bocca della biondina e Lilith fuggì, dissolvendosi nei condotti dell’aria condizionata.
L’ultima immagine che Juliet vide fu Dean che sia avvicinava a lei, prima di vederlo svanire nel buio.

*Angolo autrice*
Ciaoo!!
Come va? Vi piace la piega che ha preso la storia?? Sono riuscita a sorprendervi oppure vi aspettavate qualcosa del genere???
Adesso però bisogna scoprire se Lilith sta dicendo la verità oppure no.. ;)

Scusate se non ho risposto alle recensioni, è stata una settimana piuttosto movimentata..rimedierò il più presto possibile :D
Baci
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23. ***




23.
 

Quando la ragazza riaprì gli occhi si trovava ancora a quella maledetta festa, in una stanza che non era quella principale, e stesa su un divanetto. Ne aveva fin sopra i capelli di quel luogo. La prima cosa che ebbe voglia di fare fu quella di alzarsi e andarsene il più presto possibile, ma poi si ricordò tutto. L’incontro con Lilith, quello che le aveva detto su Daniel, il sangue, la sensazione di non avere più la terra sotto ai piedi, e poi il buio. Poi si accorse di non essere sola.
“Ehi, piccola. Come stai?”
Dean. Ricordò anche prima. Il loro ballo, se così si poteva definire, la sua dichiarazione (ancora non poteva credere di aver detto davvero tutto quello che aveva detto) e poi il bacio. Tutto concentrato lì, davanti a lei in quel preciso istante.
Ah già, si era dimenticata di rispondergli. “Mi gira un po’ la testa ma sono stata peggio.”
“Hai perso i sensi per alcuni minuti, stavo per portarti all’ospedale.”
“Oh no, non lo farai. Odio gli ospedali. Ti rivoltano da capo a piedi, chiedono un sacco di documenti e fanno un mucchio di domande…”
“Tranquilla. Se mi giuri di stare bene non ti ci porto.”
“Sto bene, te lo giuro.”, affermò e per provarglielo si alzò, mettendosi a sedere invece che coricata. Lui le passò un braccio intorno alla vita attirandola a sé. Le loro labbra si trovarono immediatamente.
Dopo poco però, senitrono che la porta stava per aprirsi e si separarono di scatto, mettendo fra di loro la distanza sufficiente a far apparire quel momento come una semplice conversazione. Dio, come avrebbero fatto a dirlo a Sam? “Ehi Julie, stai bene?”, chiese infatti Sam entrando.
“Sì, sono sopravvissuta.”
“Sarà meglio andare, non è sicuro stare qui. Ci aspettano tutti alla Roadhouse.”


Durante il viaggio, Juliet rievocò i ricordi di quanto le aveva detto Lilith. Aveva veramente pochi motivi per crederle, i demoni mentivano in continuazione per far soffrire le persone sui loro punti deboli. Eppure c’era qualcosa dentro di lei, un tarlo che le invadeva il cervello e non se ne voleva proprio andare. Forse per il fatto che Daniel le avesse creduto subito sulla storia della caccia, cosa che aveva insospettito anche lei, o forse perché aveva sempre avuto la sensazione di non conoscere un aspetto della vita di Daniel, una parte di lei le faceva credere alle parole del demone.
Arrivarono la mattina dopo, e Sam si coricò in auto per dormire un po’ dato che per la maggior parte del viaggio aveva guidato lui, mentre Dean e Juliet scesero ed entrarono nel bar.
“Ciao ragazzi. Come è andata?”, chiese Ellen.
“Di merda.”, rispose Dean. “Abbiamo trovato Lilith, però è fuggita dopo aver aggredito Juliet.”
“Tesoro mi dispiace tanto. Come stai?”
“Adesso bene, grazie. Posso chiederti se hai un posto dove posso cambiarmi? Adorerò per sempre questo vestito, ma comincio a non riuscire più a portarlo.”
“Certo cara, vai pure nel retro, e anche tu Dean se vuoi puoi cambiarti. Ovviamente non nello stesso posto di Juliet, però!”, disse la donna notando le mani intrecciate dei due e ridacchiando.
Dean e Juliet divisero immediatamente le mani imbarazzati e la ragazza seguì Ellen.
“Sai, sei davvero bellissima vestita così.”
“Grazie Ellen.”
“Sicura di stare bene? Devo prepararti qualcosa?”
“Solo un caffè per non svenire dal sonno, ma per il resto sto bene, davvero.”

Quando si fu cambiata tornò dagli altri, Dean era già a posto, seduto a un tavolo a bere da un’enorme tazza di caffè. Quando la vide si alzò e la raggiunse. “Come stai? E non mentirmi.”
“Fisicamente sto bene. Psicologicamente è tutta un’altra questione.”
“Cos’è successo?”
“E’ per via di una cosa che mi ha detto Lilith…”
“Cosa?”
“Lei…”, prese un respiro profondo e continuò, “Mi ha raccontato una parte della vita di Daniel che assolutamente non conoscevo. Mi ha detto che anche lui era un cacciatore e che lavorava per lei, oltre a beh…puoi ben immaginare quale fosse il loro tipo di rapporto.”
“Ferma, ferma! Non c’è assolutamente nulla che possa provarti che questa sia la verità, Julie. I demoni mentono, lo fanno in continuazione e lo fanno per farci soffrire il più possibile. Non crederle.”
“Lo so che non dovrei crederle, ma forse perché effettivamente mi ha sempre stupito il fatto che lui mi abbia creduto senza esitazioni quando gli ho parlato della caccia, o forse anche per una…sensazione che sento, io…”
“Le credi, non è così?”
“Il dubbio si è radicato in me, capisci? Ora devo assolutamente scoprire la verità, o questa cosa mi tormenterà per sempre.”
“Potresti chiedere a Ellen o a Bobby. Se Daniel era un cacciatore magari loro lo avranno conosciuto.”
“Hai ragione…”
“Però non sei obbligata a farlo. Potresti sentirti dire delle cose che non vorresti sentire.”
“Tu al posto mio cosa faresti?”
“La stessa cosa, ma non voglio che tu soffra.”
Juliet si avvicinò e lo baciò. “Se tu sarai con me, starò bene.”
“Sempre.”
“Ellen, Bobby, posso parlarvi un momento?”, chiese la ragazza agli altri presenti, ai quali si era appena aggiunto anche Sam dopo aver dichiarato che se avesse trascorso ancora un minuto sull’Impala avrebbe perso l’uso della spina dorsale.
“Certo cara.”, rispose la donna.
“Voi per caso avete mai conosciuto un cacciatore di nome Daniel Fields?”
“Daniel Fields…può essere ma non ne sono sicuro.”, rispose Bobby pensieroso.
“Un momento Julie…intendi Daniel, il tuo Daniel? Un…cacciatore?”, intervenne Sam.
La ragazza annuì e poi continuò: “Era alto circa un metro e ottantacinque, capelli biondo scuro, lisci e con la frangia, occhi blu, portava sempre un giubbotto di pelle marrone…”
“Ah sì, ora ricordo!”, saltò su Ellen. “Daniel, quel ragazzo così carino che è venuto qua circa un anno e mezzo fa, me lo ricordo! Lo abbiamo aiutato per un Poltergeist!”
“Un momento, ne siete sicuri?”, chiese Dean.
“Certo, è difficile dimenticare un visino come quello! Daniel di Providence, esatto? Ma come mai me lo chiedi?”
Juliet non rispose, guardava davanti a sé senza vedere nulla.  Ne aveva la prova, Daniel era veramente un cacciatore. Le aveva mentito per tutto il tempo, l’aveva tradita. Mai, in nessuna occasione, le aveva rivelato che anche lui era un cacciatore. Ma perché? Non avrebbero potuto cacciare insieme come stava facendo con Dean? Evidentemente no, o avrebbe dovuto dirle anche di Lilith e del loro rapporto.
Sentì Dean parlare ma senza capire quello che disse, probabilmente spiegò brevemente agli altri quello che avevano scoperto.
La persona che aveva amato per tanti anni l’aveva sempre ingannata. Sentì una stretta al cuore e un senso di vuoto prendere possesso di lei. Non si era mai sentita così sola in tutta la sua vita.

Quasi non si accorse che la fecero alzare dalla sedia e Dean la portò fuori a prendere un po’ d’aria. Iniziò a respirare di nuovo quando il ragazzo le prese il viso, costringendola a guardarlo.
“Ti prego, Juliet, fai qualcosa, qualsiasi cosa. Urla, rompi qualcosa, piangi. Ma ti prego non rimanere così perché mi spaventi.”
“Non ho voce per urlare, né forza per rompere qualcosa e non riesco nemmeno a piangere.”
“Ascoltami, posso solo immaginare quello che stai passando in questo momento. So che sei distrutta, ma devi tenere a mente una cosa: qualsiasi cosa abbia fatto Daniel è passato. Lui è il tuo passato. È morto, non c’è più nulla che tu possa fare, se non andare avanti. Ieri sera mi hai detto che vuoi vivere ogni singola emozione, ora io ti chiedo di dimenticare tutto e tutti. Dimentica il tuo passato, almeno per un secondo, e guardami. Io sono il tuo presente e, se lo vorrai, anche il tuo futuro.”
Juliet alzò gli occhi e lo guardò. Ritrovò immediatamente la voglia di vivere, una nuova luce illuminò i suoi occhi, che divennero lucidi per le lacrime. Era riuscita a piangere, piangere di felicità.
“Non volevo essere io la causa del pianto, però.”, disse Dean con tono scherzoso.
Lei lo riprese con un pugno e lo zittì con un bacio. 

*Angolo autrice*
Okay, non mi sono ancora fatta viva con le recensioni, vi chiedo di nuovo scusa. In questa settimana vedo di mettermi in pari, intanto ringrazio tutte per le bellissime recensioni, sono davvero contenta che la storia vi piaccia e spero continui così!! Ormai manca solo una manciata di capitoli! Ce la faranno i nostri eroi?

Un bacione
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 24. ***




24.
 
 

 
Clap clap.

“Complimenti, siete davvero adorabili. Bacio alla francese,eh? Assolutamente da dieci!”, commentò Ruby sbucando praticamente dal nulla.
Juliet sobbalzò staccandosi dalle braccia di Dean e lui sbuffò annoiato. “Non ne posso davvero più di te, che cosa vuoi ancora?”
“Oh, io sono qui per parlare con Sam, il povero terzo incomodo.”
“No, tu non lo farai!”, esclamò Juliet con fermezza avvicinandosi al demone per affrontarla.
“Ah no? E perché?”
“Perché io te lo impedirò. Ti impedirò di fargli ancora il lavaggio del cervello con le tue manipolazioni e quella merda che ti scorre nelle vene.”
“Scusa, e da quand’è che ti importa di lui?”
“Lurida puttana…”
“Ehi che cosa succede qui?”, intervenne Sam comparendo dalla porta del bar. “Ruby, che cosa ci fai  qui?”
“Avrei bisogno di parlarti.”
“Se è per Lilith puoi parlarne anche davanti a loro.”
“No, è una questione più privata…”, disse indicando con un’occhiata veloce il suo stesso braccio. Tutti intesero a cosa si riferiva. “Ne hai bisogno e lo sai.” Sangue.
“Sammy no.”, lo fermò Dean andandogli incontro.
“Ti prego, non farlo più.”, aggiunse Juliet, implorandolo anche con lo sguardo oltre che con le parole.
Sam li guardò entrambi e per un secondo sembrò cedere. Ruby se ne accorse perché si avvicinò subito al gruppetto. “Sam, avanti vieni, fallo per loro…”
“Per loro?”, chiese lui perplesso.
“Sì, vedi poco fa abbiamo interrotto le loro…effusioni amorose se così le vogliamo chiamare.”
“Come?”
“Sammy, noi…”, provò a spiegare Dean ma Sam gli impedì di continuare.
“Lasciate perdere, l’ho già capito da tempo che sarebbe finita così, forse l’ho capito anche prima di voi. Ora è meglio se vi lascio da soli.”, fece Sam duro. Il suo tono non ammetteva repliche e si avvicinò ad una Ruby malignamente ghignante. Sam la sorpassò senza degnarla di uno sguardo ma lasciando intuire che volesse essere seguito e il demone così fece.
Inutili furono i tentativi di Dean e Juliet per fermarlo.
 

***

Quella sera i due erano tornati al motel dopo una giornata intera passata alla Roadhouse con Bobby ed Ellen alla ricerca di dove si potesse trovare Lilith, senza per altro ottenere nulla se non un fortissimo mal di testa.
Dean si lasciò cadere stancamente a peso morto sul letto e Juliet gli sedette accanto. Rimasero per un po’ in silenzio, troppo stanchi per parlare, con una mano di Juliet intenta a carezzare il palmo di quella di Dean con naturalezza e tenerezza.
“E’ tutta colpa mia.”, disse lui ad un certo punto.
“Per cosa?”
“Per Sam.”
“No, semmai è mia. Avrei dovuto dirgli prima come stavano le cose.”
“Tu non capisci. A Milton Creek lui mi aveva chiesto cosa io provassi per te, perché non voleva fare niente senza essere sicuro che io non sentissi le stesse cose. Allora io gli avevo risposto che non provavo niente e che poteva tranquillamente provarci con te, ma non era vero. Io e te litigavamo ogni due secondi, e ammettere che in realtà pensavo a te di continuo sarebbe stata una specie di sconfitta. Se invece di dare ascolto al mio stupido orgoglio avessi dato più ascolto al mio cuore ora non saremmo in questa situazione.
Inoltre gli dissi che ti avrei lasciata a lui perché meritava più di me di essere felice. Poi hai iniziato a piacermi sul serio e tutto è diventato davvero difficile.”
Presa da un irrefrenabile moto di tenerezza si stese accanto a lui e lo abbracciò affondando il viso nell’incavo del suo collo. Quando sollevò la testa i suoi occhi si scontrarono con le pietre verdi che erano quelli di Dean. Portò istintivamente un dito ad accarezzare il suo zigomo e poi il resto della guancia. “Molto spesso le cose succedono e tu ti chiedi se non avresti potuto fare qualcosa per cambiarle. Poi ci si rende conto che molto probabilmente sarebbero avvenute lo stesso, magari in un altro momento e in un altro modo, ma sarebbero avvenute.”
“Sei una di quelli che crede nel destino?”
“Solitamente no…ma da quando ti conosco sto cominciando a farlo.”
“E perché?”
“Perché non può essere solo una coincidenza che tu sia arrivato nel momento in cui ne avevo più bisogno.”
Lui la prese in vita facendola avvicinare a sé e la baciò teneramente.

Un bussare insistente alla porta li fece separare di scatto e Dean andò ad aprire. Non appena vide chi era fu invaso da un moto di sollievo, che si spense non appena il suo sguardo cadde sulla bocca di lui. “Cristo santo…”, mormorò.
“Che succede?”, chiese Juliet allarmata avvicinandosi ai due. “O cielo Sam, ma che diavolo…?”
Le sue labbra erano imbrattate e circondate da un alone di sangue fresco. Il sangue però non era suo, questo significava che aveva bevuto quello di demone ed anche in grosse quantità.
“Ah, sì, adesso ti importa di me? Per tutto il tempo che mi hai preso in giro però?”
“Come?”
“Sam adesso basta comportarti come un adolescente ferito, non è da te. Ce l’hai con me?  Fai bene, affrontiamo il problema, non tirare in ballo lei.”, intervenne Dean.
“Su una cosa hai ragione, fratello. Dobbiamo affrontare il problema.”, fece Sam per poi sferrare un pugno dritto alla mascella del fratello.
“Sam ma che diavolo fai?”, urlò Juliet.
“Stanne fuori.”, la avvisò Sam prima di scagliarsi ancora contro Dean, che rispose però prontamente colpendolo.
“Dean per favore basta! Vi comportate come bambini!”
Nessuno sembrò ascoltarla, o almeno fecero finta di non averla sentita.
“Juliet, ricorda bene quello che sto per dirti…”, saltò su Sam. “Mio fratello non si innamora, mai. Semplicemente non è in grado di farlo. Per cui qualsiasi cosa ti abbia detto non credergli. Alla prima tipa con un bel sedere che incontrerà, ci andrà a letto e se ne fregherà di te, credimi. È solo una questione di tempo.”
Dean si scagliò ancora contro di lui. “Non ti permetto di parlare così. Ma che fine ha fatto mio fratello, eh? Perché questo stronzo che ho davanti non sei tu.”
“Strano, e pensare che lo stronzo davanti pensavo di avercelo io!”
“Adesso basta, tutti e due!”, si intromise ancora la ragazza prendendo Sam per un braccio per allontanarlo da Dean.
“Ho detto che devi starne fuori!”, sbraitò lui e la spinse via facendola sbattere contro un mobile.
La ragazza urlò dal dolore e cadde a terra.
“Ma che cazzo fai?”, urlò Dean prima di colpirlo così forte da stordirlo. Dopo si avvicinò a Juliet e le chiese, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi: “Tutto bene?”
“Sì…ahi, cioè più o meno…”, rispose lei, prendendogli la mano.
“Posso vedere?”, chiese indicando il punto dove la ragazza si stava massaggiando.
“Sì…”
Ma prima che potesse anche solo sfiorarle la maglietta, Sam si ributtò su di lui, atterrandolo. Dean batté la testa contro lo stesso mobile e rimase stordito, mentre Sam continuava a colpirlo senza pietà.
Ogni colpo che riceveva Dean, era una stilettata al cuore per Juliet e le sembrava di sentire anche un dolore fisico nel punto in cui lui veniva colpito, inutili erano le sue urla e i suoi tentativi di fermarlo. A un certo punto non resistette più e decise di ricorrere ad una soluzione estrema.
Infatti non appena sentì del metallo freddo sulla base del collo, Sam si fermò.
“Allontanati da lui, o giuro su Dio che ti sparo.”, disse con voce ferma e il più fredda possibile.
“Arriveresti anche ad uccidermi?”
“No, non ti ucciderei mai, ma ti sparerei al braccio giusto per farti stare fermo e calmare questa tua follia.”
“Non faresti nemmeno questo.”
“Non ti conviene mettermi alla prova.”
“Bene, allora me ne vado.”
“Non voglio che tu te ne vada, voglio solo che ti calmi.”
“E se invece io volessi andarmene?”, fece lui girando il pomello ed aprendo la porta.
“Sammy…”, disse Dean con un filo di voce. “Se esci da quella porta non tornare mai più.”
Sam lanciò un ultimo sguardo al fratello: “Allora addio.”, poi si chiuse la porta bianca alle spalle.

*Angolo autrice*
Ehilà! Oggi pubblico con un piccolo anticipo perché domani parto e vado in montagna quindi non potrò aggiornare.
Sempre a questo proposito, resterò là per due settimane, quindi si pone un piccolo problema per quanto riguarda il prossimo capitolo...
Cercherò di aggiornare lo stesso, se riesco a trovare un po' di connessione ma non vi garantisco niente. Giuro però che farò il possibile! Nel peggiore casi dovrete resistere per due settimane al prossimo capitolo, so che ce la farete! :D

Allora, questo capitolo...devo ammettere che è stato difficile scriverlo. Difficile perché è stao brutto scrivere di un Sam così...voi direte:"Ha cercato di mantenere i personaggi IC per tutta la storia e adesso rovina tutto così???"
A mia difesa posso dire che alla fine della quarta stagione una scena del genere c'è veramente, sempre per la storia di Ruby! ^.^
Spero che vi sia piaciuto! 
Bacioni
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** Capitolo 25. ***




25.
 

Quando Juliet aprì gli occhi la mattina dopo, dovette fare mente locale per ricordare bene quello che era successo la sera prima. Quella notte era stata strana, era riuscita a dormire, eppure il suo sonno era stato disturbato più che da sogni da strane sensazioni.
Si alzò a sedere sul letto e guardò accanto a sé. Dean dormiva a pancia in su in una posa che doveva essere piuttosto scomoda, ma in fondo l’unica che non gli causasse dolore, visto i numerosi lividi che aveva riportato dopo lo scontro con Sam.
Si mosse appena e lei ne approfittò per scivolare tra le sue braccia attenta a non fargli male. Senza aprire gli occhi lui le passò un braccio intorno alla vita girandosi su un fianco.
“Come stai?”, domandò lei.
Dean aprì gli occhi lentamente. “Bene.”
“Davvero?”
“Sì.”
“Vuoi che vada a prenderti dell’altro ghiaccio?”
“Tesoro, sei un’ infermiera fantastica ma sto bene, voglio solo dormire ancora un po’.”
“Va bene…”, rispose lei lasciandogli un delicato bacio sulle labbra.
Lui chiuse gli occhi immediatamente e dopo poco il sonno stava prendendo il sopravvento anche su di lei, ma un fruscio alle sue spalle le fece spalancare gli occhi.
C’era qualcuno nella stanza, c’era qualcuno dietro di lei. Senza perdere ulteriore tempo ad avere paura, si voltò, prese di scatto la pistola che aveva sul comodino e la puntò contro…Castiel.
“O mio Dio, mi hai fatto venire un infarto!”, esclamò abbassando l’arma e cercando si calmare il battito cardiaco.
“Scusa, non volevo spaventarti.”
Dean si svegliò ancora un po’ stordito: “Ma che succede qui? Castiel?”
“Ciao Dean, alzati c’è del lavoro da fare. Però, ti ha ridotto piuttosto male Sam.”
“Tu come fai a saperlo?”, chiese Juliet.
“Sono un angelo, so molte cose.”
“Ah, wow. Beh, che ci fai qui di prima mattina?”
“Ho trovato Lilith.”
“Che cosa?”
“Sì, è a Providence adesso. Conviene che andiate là subito, se volete ucciderla e recuperare Sam.”
“Un momento, cosa c’entra Sam?”, chiese Dean.
“Ruby lo ha portato con sé fino a Lilith.”
“Ma cosa vuole fare? Vuole ucciderla da solo?”
“Non credo che l’intento di Ruby sia quello. È lei che muove le pedine al momento.”, disse Castiel con tono criptico.
“Che cosa vorresti dire?”
“C’è un’altra cosa che ho scoperto…”
 
***
“Ruby, che cosa ci facciamo a Providence?”, domandò Sam.
“Sam, sono così contenta che tu abbia aperto gli occhi sull’inutilità ed anche la dannosità di tuo fratello e di quella sciacquetta. Sei destinato ad essere molto di più che un semplice cacciatore, tu possiedi un potere inimitabile che non devi assolutamente sprecare. E io voglio darti la possibilità di essere di più.”
“Ma di cosa diavolo stai parlando?”
“Lilith vuole darti l’opportunità di lavorare al suo fianco, al nostro fianco.”
“Cosa? Tu eri in combutta con Lilith, lo sei stata per tutto questo tempo?”
“Non ho mai voluto farti del male, Sam.”
“Tu sei la puttana di Lilith, e vuoi far diventare anche me così?”
“Lei ha in serbo un sacco di cose per te, e con il mio sangue tu sarai fortissimo, niente e nessuno ci fermerà.”
“E Dean? Che ne sarà di lui?”
“Potrai farne ciò che vorrai. Però dovrai lasciare Juliet a Lilith, perché c’è una questione personale in gioco.”
“Che tipo di questione?”
“Una questione che, suo malgrado, sta molto a cuore a Lilith, ma non posso dirti altro. Accetterai di allearti con noi?”
Sam parve riflettere indeciso e ad un certo punto alle sue spalle comparve proprio Lilith che gli parlò: “Ho intenzione di usare Juliet come contenitore, non ti devono interessare le mie motivazioni. Puoi star certo però, caro Sam, che lei e Dean si separeranno una volta per tutte e quando avrò finito con lei sarà tutta tua.”
Sam guardò da una parte e dall’altra riflettendo su quello che le due gli stavano proponendo. Ad un certo punto disse, guardando in direzione di Lilith: “Accetto.”
“Benissimo Sam, prego accomodati dentro, discuteremo del tuo compito.”
Il ragazzo seguì la direzione indicata da Lilith, mentre la bionda si avvicinò a Ruby e le sussurrò: “Nessuno è in grado come me di strisciare fra i punti deboli e fare centro in quello che qualcuno brama di più. Tutto sommato, ottimo lavoro.”
 
***
“Io lo sapevo! L’ho sempre saputo che quella puttana faceva il doppio gioco! Non posso credere che Sam ci sia cascato con tutte le scarpe!”, sbottò Dean non appena Castiel finì di spiegare ai due la verità su Ruby.
“Dean, calmati…”, disse Juliet.
“No che non mi calmo! Giuro che se esce vivo da questa storia lo ammazzo con le mie mani!”
“Dean, ti prego! Così non risolveremo niente. Dobbiamo essere pronti ad affrontare Lilith e Ruby e per farlo dobbiamo essere uniti. Anche io sono arrabbiata ma non abbiamo tempo per questo…”, disse prendendo le mani di lui.
“Hai ragione. Dobbiamo andare a Providence al più presto. E in macchina ci metteremmo troppo tempo…”
“Che vuoi dire?”
“Cas, puoi darci un passaggio?”
“Certo, anzi vengo con voi, così posso aiutarvi.”
“Temo di non aver capito bene…in che senso passaggio?”, chiese Juliet un po’ allarmata. Dean la prese per un braccio avvicinandola a sé e poi la prese in vita. “Siamo pronti.”
“Dean mi vuoi dire per cos…”, prima che potesse terminare la frase Castiel alzò le mani fino a toccare le fronti dei due. Tutto intorno a lei divenne una bianca luce abbagliante per una frazione di secondo e poi si ritrovò in un luogo completamente diverso.
“Dove siamo?”
“Providence.”, rispose Castiel.
“Wow, quindi è così che tu viaggi? Questo è…davvero fico!”
“Ora ti spieghi perché compaio sempre all’improvviso.”
“Già. Comunque dov’è Lilith?”
“Laggiù.”, rispose l’angelo indicando un vecchio mausoleo…all’interno del cimitero della città.
Si avvicinarono ma improvvisamente Juliet ricordò che quella non era una zona qualunque del cimitero. Con le ginocchia che tremavano si avvicinò ad una lapide, seguita immediatamente da Dean.
“Dovevo immaginare che Lilith non avesse scelto un luogo casuale per lo scontro finale: la mia città, la tomba di Daniel…”
La lapide infatti recitava:
Daniel Fields
12 Febbraio 1981
4 Maggio 2007 *[1]
Nonostante tutto quello che aveva scoperto, la ragazza non riuscì a trattenere delle lacrime traditrici che iniziarono a rigarle la guancia.
Dean la abbracciò e lei si rifugiò contro il suo petto. “Non voglio più piangere per lui, non dopo che so quello che mi ha fatto.”
“Piccola, non puoi cancellare la memoria che hai di qualcuno così…il ricordo di lui e dei bei momenti che avete passato insieme deve sempre rimanere vivo, capito? Anche mio padre ha fatto parecchie cazzate e ammetto che alcune volte vorrei dirgli delle cose non esattamente carine, ma lui è stato una delle persone più importanti della mia vita, non potrei mai dimenticarmi di lui, capisci quello che intendo?”
“Sì, ed hai ragione. Però sono così stanca di essere triste.”
“Non lo sarai a lungo. Quando tutto questo sarà finito, prometto che ci prenderemo una vacanza solo io e te, che ne dici?”
“Dico che è davvero una bellissima idea.”, rispose lei sorridendo per poi baciarlo. “Grazie, grazie davvero per tutto.”, sussurrò infine contro le sue labbra.
“Ora però dobbiamo fare il culo a strisce a due puttane e riprenderci Sam.”
“Allora andiamo.”



[1] La storia è ambientata nel 2008, ovvero all’epoca della quarta stagione di Supernatural

*Angolo autrice*
Ciao!!! Scusate
scusate
scusate
scusate
:(
no davvero mi spiace un casino avervi fatto aspettare. Ci ho provato, giuro che ci ho provato con tutte le mie forze! ma non sono proprio riuscita ad aggiornare...la connessione era così scarsa che apriva a stento google..non ci ho nemmeno provato con efp...ora però ci sono e spero che l'attesa sia ripagata!
Ormai siamo agli sgoccioli gente, la "battaglia finale" è alle porte e da qui non si torna più indietro!
Che ne dite della scelta di Sam? Avrà davvero deciso di allearsi con Lilith e Ruby oppure avrà qualche asso nella manica?
Staremo a vedere!!
Baci
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Capitolo 26. ***




26.
 
 
 

“Dovevamo immaginare che avesse degli scagnozzi a pararle il culo.”, borbottò Juliet nascosta dietro un albero mentre osservava i due uomini davanti all’entrata del mausoleo.
“A loro ci penso io, voi mantenete le forze per Lilith e Ruby.”, disse Castiel uscendo dal nascondiglio.
“Cas, aspetta! Non dovremmo prima pensare ad un piano?”, cercò di fermarlo Juliet.
“Quando saremo entrati lo faremo.”, rispose Dean e seguì l’angelo, lo stesso fece poi lei.
Castiel si avvicinò ai due demoni, che provarono immediatamente ad attaccarlo. Dean e Juliet intervennero nella lotta atterrando i due in modo che l’angelo potesse posare le mani sulle loro fronti. Un’intensa luce bianca fuoriuscì dagli occhi e dalla bocca delle creature che caddero poco dopo a terra.
“Mi piace il tuo stile angioletto.”, disse Juliet ridacchiando per poi spingere il portone in legno. Dean la aiutò e poi furono finalmente dentro.
“Comunque anche tu non combatti per niente male piccola.”, le disse Dean strizzandole l’occhio.
“Oh, è un complimento quello che sentono le mie orecchie?”
“Non bene quanto me, comunque.”, corresse il tiro lui.
“Ah no? Ti sei appena guadagnato una sfida per quando avremo finito qui.”
“Accetto con piacere.”

La ragazza ridacchiò poi iniziò a guardarsi intorno. “Questa sembra solo una grande tomba. Perché aveva i buttafuori? Dov’è Lilith?”
“Magari c’è un’entrata segreta. Io sono sicuro che è questo il luogo.”, disse Castiel.
Juliet iniziò a tastare i muri e i vari mattoni di cui essi erano formati.
“Piccola, non è che schiacciando i mattoni si apre un varco nel muro, non siamo in un episodio di Scooby Doo.”, le disse Dean.
Juliet roteò gli occhi ma non ci fece più di tanto caso. Si appoggiò quindi al muro pensando a dove si trovasse un’altra entrata. Guardò verso il pavimento e una lampadina si accese nella sua mente. “Dean!”, chiamò ad alta voce. “Credo  di aver trovato qualcosa, vieni qui!”
Lui la raggiunse: “Che c’è?”
“Guarda qui per terra. Ci sono delle tracce di fango e a giudicare dalla dimensione del piede direi che appartengono a Sam.”
“Già lo credo anch’io. Un momento, ma dove portano? Non è possibile…”
Eppure lo era, le impronte portavano dritte ad una bara.
“Apriamola.”, suggerì Juliet.
“Come? Vuoi aprire una bara sigillata?”
“Secondo me non è sigillata, anzi il passaggio segreto è qui.”
“In una bara? Andiamo come ti salta in mente?”
“L’ho visto fare in un episodio di Scooby Doo.”
Lo sguardo di Dean fu più eloquente di mille parole.
“Proviamo, che ci costa? E se è così ti prenderò per il culo per l’eternità.”
“Carina…ricordami perché ti amo.”
“Perché sono bella, coraggiosa e irresistibile.”, scherzò lei. Si accorse solo dopo che anche se scherzando le aveva detto di amarla, cosa che non aveva ancora fatto.
“E anche modesta.”
“Oh, no, quello l’ho preso a furia di stare con te.”
Castiel scosse la testa. “Avanti proviamo a spingere questa bara e vediamo se salta fuori qualcosa.”
Provarono a rimuovere la parte superiore che dopo pochissimo sforzo, grazie alla forza di Castiel, si spostò rivelando delle scale che portavano al buio più totale.
Juliet alzò lo sguardo e guardò verso Dean trionfante. “Errare è umano, amore mio, non devi preoccuparti…”, disse poi con tono derisorio.
“Prego, mia adorata, entra pure nel passaggio che hai scoperto tu. E se scivoli non preoccuparti, ci sarò io dietro a spingerti.”
“Ma quanta tenerezza in una persona sola.”, fece lei ma prima che potesse mettere un piede sul primo gradino Dean la fermò. “Ehi, ovviamente scherzavo. Vado io, tu stammi dietro, va bene?”, disse quindi dandole un bacio. Lei non se l’era presa sul serio, ci era abituata, ma dovette ammettere che quel bacio le diede sollievo.


Dean accese la torcia e iniziarono a scendere le scale. Man mano che scendevano l’ambiente si illuminava sempre di più. C’erano delle finestrelle che davano sull’esterno e fuori era pieno giorno.
Arrivarono in una stanza anch’essa vuota ma che terminava con un grosso portone di legno. Varcarono anch’esso, portava ad una cripta con i muri di pietra grigia. Juliet ebbe una strana sensazione. “Un momento…”, disse. “Io ci sono già stata qui.”
“Davvero?”, chiese Dean. “E quando?”
“In sogno…”, rispose ricordando quando aveva sognato Lilith sull’auto.
Improvvisamente una voce provenne dalle loro spalle. “Mi dispiace ma gli angeli non erano previsti.”
Prima che chiunque dei tre potesse accorgersene Castiel scomparve in un fascio di luce bianca. Quando la luce si dissolse riuscirono a vedere Lilith che poggiava la mano su un simbolo dipinto sul muro che Juliet non aveva mai visto.
“Ma che diavolo…?”, chiese.
“Maledetta.”, sibilò Dean. “Quello è un sigillo in grado di respingere gli angeli, purtroppo per un po’ Castiel sarà fuori gioco…”
“Già e quando potrà tornare qui sarà tutto finito oramai.”, completò la bionda. “Mi scuserai Dean se non faccio gli onori di casa, ma ho un conto in sospeso con la tua ragazza…”
“No che non ti scuso. Dov’è mio fratello?”
“Con noi.”
“Lascialo andare, subito.”
“Oh ma non è nostro prigioniero, anzi. Ha liberamente scelto di unirsi a noi.”
“Non è possibile.”
“Invece sì, guarda un po’. Ora devo chiederti di lasciarmi sola con Juliet.”
“Scordatelo.”
“Va bene, non avrei voluto arrivare a tanto ma…se non mi lascerai Juliet ucciderò Sam. Scegli caro Dean: la tua ragazza o tuo fratello?”
“Sei una puttana.”
“Lo so, ma è troppo divertente questo vostro triangolo, voglio proprio vedere come andrà a finire. Avanti bel cacciatore fai la tua scelta!”
“Dean, vai.”, intervenne Juliet.
“No, non ti lascio con lei! Sarebbe come condannarti a morte!”
“Non hai altra scelta, ucciderà Sam.”
“Un momento, Lilith perché vuoi che io me ne vada? Potresti uccidermi all’istante e risolvere il problema.”
“No mio caro. Vedi, ho preparato una sorpresa per te. Ho ripescato qualcuno dall’inferno giusto per questa occasione. Qualcuno che ha davvero voglia di conoscerti e di fare quattro chiacchiere con te.”
“Chi?”
“Vai e lo scoprirai!”
“Dean, ascoltami devi andare.”, disse di nuovo Juliet.
“No! Ti ucciderà, io non ti posso perdere!”
“Ma se resti perderai Sam, vai a prenderlo. Lui è la tua famiglia, è tutto ciò che ti serve, non puoi vivere senza di lui.”
“Ma nemmeno senza di te.”
“Non è vero. Riuscirai a dimenticarmi e andrà tutto bene, tutto tornerà come prima.”
“Ma lo vuoi capire che niente sarà più lo stesso senza di te?”
“Dean, arrivare qui era il mio destino, sapevo che prima o poi questo momento sarebbe arrivato. Ma sappi…”, la sua voce si ruppe e iniziò a piangere. “Che conoscerti è stata la cosa più bella che mi sarebbe mai potuta capitare nella vita. Se…se io dovessi cambiare, se lei riuscirà a prendere il mio corpo e mi vedrai fare delle cose terribili, devi sapere che io ti amo, ti ho amato dal primo giorno, dal primo insulto che ci siamo lanciati e ti amerò per sempre, non dimenticarlo mai.”
Una lacrima scivolò anche sul viso di Dean, la strinse forte e la baciò. “Anche io ti amo, più di quanto immagini, ed è per questo che non posso accettare di dirti addio, quindi ora prendi questo pugnale e uccidi quella stronza perché col cavolo che ti lascio, d’accordo?”
Lei rise e prese il pugnale. “Addio Dean.”
“No, non dirmi addio maledizione! A dopo, okay?”
“Okay.”
La baciò di nuovo e poi a malincuore si staccò da lei. Si avviò verso l’uscita e quando passò accanto a Lilith si fermò e le disse: “Ti troverò, dovessi mettere a soqquadro ogni singola città di questo fottuto mondo, verrò anche all’inferno se sarà necessario, ma stai pur certa che ti troverò. E quando l’avrò fatto ti torturerò in tutti i modi possibili. Solo quando sarai distrutta e mi implorerai di ucciderti ti accontenterò facendo in modo che nell’universo non resti un solo pezzo di te.”
“Allora abbiamo un appuntamento.”

Quando Dean ebbe varcato il portone si voltò ed incrociò di nuovo lo sguardo di Juliet prima che Lilith chiudesse la porta definitivamente.
Non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che sentì una voce sconosciuta alle sue spalle. “Dean Winchester, è un vero piacere conoscerti. Immagino che tu sappia chi sono io, se non altro di fama.”
Dean si voltò ma non riconobbe la persona davanti a lui, quando però si soffermò sui tratti del suo viso capì rabbrividendo.
“Dopotutto…”, aggiunse l’altro, “Mi hai fregato la ragazza.”

*Angolo autrice*
Ehilà!
Allora, eccoci qua con un nuovo capitolo! Vi avviso che la fine è molto vicina, mancano un paio di capitoli più l'epilogo, quindi ci stiamo avvicinando alla fine di questa avventura (devo ammettere che sono un po' triste al pensiero *sob*)

Beh dai! Che ve ne pare?? E' abbastanza struggente l'addio tra Dean e Juliet? (T.T)
Avete capito chi stava aspettando Dean, vero? Come la vedete?
Spero che li capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Capitolo 27. ***



 

*Angolo autrice #1*
Salve! Questo capitolo richiede una piccola premessa. 
Vedrete i tre protagonisti, ora divisi, affrontare separatamente i loro nemici. Le tre scene qui descritte avverranno contemporaneamente, per questo il capitolo non sarà prorpiamente lineare. Alla fine del capitolo, quando Sam raggiungerà Juliet, la storia inizierà a scorrere normalmente.
Scusate per l'interruzione, buona lettura.
Baci

 

27.

 

 Dean

“Tu sei morto. Lilith ti ha ucciso, perché ora sei dalla sua parte?”
“Oh ma infatti questo non sono propriamente io, diciamo che sono l’incarnazione di tutto quello che c’era di negativo in me quando ero vivo. E qui Lilith non c’entra nulla, sono qui per te.”
“Vuoi uccidermi?”
“Wow, allora non sei tutto muscoli e niente cervello, che perspicacia!”
“Perché?”
“Tu non puoi nemmeno immaginare quanto io sono stato stufo di vedere la mia fidanzata tornare a casa tutte le sere e raccontarmi le ultime avventure dei fratelli Winchester! Ehi, mio zio mi ha raccontato che Dean a sedici anni aveva già eliminato un fantasma! Non sapeva nemmeno chi tu fossi e già ti venerava come un Dio. Vi ho odiati, tu e tuo fratello, vi ho davvero odiati. E poi, che cosa succede? Io sono morto da otto mesi ed eccola già pronta a rifarsi una vita…con chi? Ma con il meraviglioso, strabiliante Dean Winchester! Lei era innamorata di te anche prima di conoscerti e ora non posso accettare che sia tua, non te la lascerò mai! La preferisco morta che al tuo fianco!”
“Strano detto da uno stronzo che diceva di amarla e poi la tradiva con un demone! Vuoi uccidermi? Provaci pure, io farò di tutto perché tu muoia una seconda volta.”
Fu Dean il primo a colpire, non aveva tempo da perdere con una specie di fantasma, demone o quello che era l’essere che si trovava davanti. Doveva trovare Sam e tornare a salvare Juliet, doveva riuscire a salvare entrambi perché erano troppo importanti.
Continuarono a lottare per parecchio tempo. Daniel era più forte di quanto credesse e non dava segni di cedimento, mentre Dean cominciava a stancarsi, le ferite e i lividi riportati dopo lo scontro con Sam si facevano sentire.
Dopo l’ennesimo colpo le forze di Dean stavano iniziando a venire meno. All’improvviso un ghigno comparve sul volto di Daniel.
“A quanto a pare hai perso Dean.”
“Che cosa stai dicendo? Sono ancora in piedi e non la smetterò di combattere fino a quando mi sarà rimasto fiato in corpo.”
“Ah sì? E per cosa combatterai? Lei è morta.”
“Come?”
“Sì, Lilith l’ha appena uccisa.”
“Non è vero, stai mentendo.”
“Lo hai detto tu stesso, sono morto. Credi che non sappia quando qualcuno muore nella stanza accanto? Dopotutto era solo questione di tempo. Non era abbastanza forte per Lilith e lo sapevi, eri cosciente che non l’avresti più rivista quando quella porta si è chiusa.”
“No…”, mormorò Dean lasciandosi cadere sulle ginocchia. Incapace di compiere qualsiasi movimento, momentaneamente paralizzato dal dolore, non sentì nemmeno arrivare il colpo di Daniel che gli fece perdere i sensi.
 

***

Sam

“Che cosa succede? Mi è sembrato di sentire delle voci.”, disse Sam allarmato voltandosi di scatto.
“Probabilmente Dean sarà arrivato, ma non preoccuparti non troveranno mai il passaggio segreto.”, disse Ruby. “Avanti Sam, dobbiamo andare.”
“Un momento, voglio sapere cosa sta succedendo!”
Ruby tese l’orecchio e poi guardò il ragazzo con aria terrorizzata. “Sono qui. Ma come hanno fatto a trovarci? Il passaggio nella bara…”, iniziò a riflettere la bruna, poi in un lampo temette di aver capito. Si voltò verso Sam appena in tempo per vedere la canna della Colt puntata contro il suo viso.
“Pensavi davvero che avrei voltato le spalle a mio fratello e alla ragazza che amo per due puttane? Andiamo, è stato fin troppo facile ingannarvi, non pensavo ci sareste cascate con tutte le scarpe.”
“Tu li hai condotti qui.”
“Diciamo che mi sono solo assicurato di passare nel fango prima di entrare qui. Se ho lasciato delle tracce che li hanno condotti nel passaggio segreto è stato di certo un gesto involontario.”, spiegò in tono sarcastico.
“Erano le tue intenzioni fin dall’inizio, vero? Non hai mai pensato di allearti con noi.”
“La sola idea mi disgusta. E ora ti sarei molto grato se mi portassi da Lilith, ci sono un paio di proiettili per voi in questa pistola.”, concluse facendo aderire il metallo della canna alla tempia di Ruby. “Fammi strada.”
“Perché lo stai facendo? Posso aiutarti a salvare Dean e poi ve ne andrete.”
“Senza Juliet non mi muovo da questo edificio.”
“Ma perché la vuoi salvare? Lei nemmeno ti ama!”
“Ma io amo lei, e solo perché ha scelto mio fratello non vuol dire che debba lasciarla morire. Ora, se tu mi porterai da Lilith può darsi che io ritrovi un po’ di magnanimità e ti lasci andare viva.”
 

***

Juliet

“Bene, a noi due puttana!”, disse Juliet a denti stretti stringendo forte il pugnale. Corse verso Lilith brandendo l’arma ma prima che potesse avvicinarsi venne lanciata contro il muro. Il demone le venne incontro per colpirla ma lei si scansò e riuscì a ferirle una gamba con un pugnale. Lilith urlò dal dolore e con un gesto della mano la lanciò dall’altra parte della stanza. “Come osi, inutile essere?”
Juliet, anche se un po’ stordita riuscì ad alzarsi. La testa le girava e le faceva male un ginocchio: l’atterraggio sulla pietra non era stato dei migliori.
Prima che potesse rendersene conto l’avversaria le fu addosso e le strinse il collo con la mano mentre con l’altro braccio la tenne ferma contro il muro.
“Lo vuoi sapere perché ho ucciso Daniel? Il vero motivo? Lui aveva scelto te, aveva deciso di abbandonarmi per stare con te. Voleva iniziare a cacciare insieme alla sua fidanzatina, più o meno come tu stai facendo con il tuo caro Dean adesso. E io non potevo sopportare di essere messa da parte così.”
Juliet iniziò a sentirsi tremendamente in colpa. In quegli ultimi giorni aveva odiato Daniel per quello che le aveva fatto, lo aveva giudicato come una persona orribile quando invece lui alla fine aveva deciso di rimanere con lei.
Si sentì tremendamente male ma non aveva tempo per i rimorsi, doveva solo uscire viva di lì.
“Lui ha già pagato, e adesso è giunto il tuo turno.”, aggiunse Lilith prima di far sbattere la testa della ragazza contro la pietra del muro. Juliet sentì un fortissimo dolore alla tempia e per un secondo temette di perdere i sensi, il che avrebbe significato la morte certa.
Fu in quel momento di panico e di dolore allucinante alla testa che le venne un’idea e tutto le sembrò più chiaro.
“Lo vuoi sapere tu il vero motivo per cui hai ucciso Daniel e ora vuoi uccidere anche me?”, disse.
“Avanti sentiamo, saranno le tue ultime parole. Non mi impossesserò più del tuo corpo, ho deciso che morirai quest’oggi.”
“Tu amavi Daniel. Ne eri innamorata, per questo ti ha dato così fastidio che lui avesse scelto me. Per questo lo hai ucciso, perché non potevi sopportare che l’unica persona che avessi mai amato in tutta la tua vita ti avesse abbandonata, non è vero?”
La stretta intorno al suo collo si fece più forte. Stava funzionando, ora doveva solo darle il colpo di grazia.
“Adesso capisco il biglietto che mi hai lasciato. Ora sei mia. Non ti riferivi solo a me e al fatto che volevi il mio corpo come contenitore, vero? Una parte di te voleva riferirsi anche a Daniel, perché solo da morto sarebbe stato tuo.”
Vide che il polso di Lilith cominciava a tremare e la stretta intorno al suo collo e al resto del suo corpo si allentò quanto bastava perché Juliet potesse ferire il fianco del demone con il pugnale. La bionda urlò di nuovo e si piegò in due. La ragazza la guardò trionfante: “Sai, è tutto merito tuo. Ho imparato dalla migliore a far sì che i punti deboli dei miei avversari divenissero il mio migliore attacco.”
“Non avrò pace finché non sarai morta.”
Improvvisamente una porticina in fondo alla stanza che prima Juliet non aveva notato si aprì ed entrò Ruby seguita immediatamente da Sam, che le puntava una pistola alla testa.
“Oh Sam! Non è possibile! Che ci trovate tutti in questa?”, sbottò Lilith. “Pensavo che ti saresti preso Dean e te ne saresti andato!”
“Tu sapevi che mentivo quando ho detto di volermi alleare con voi?”, chiese Sam perplesso.
“Certo! Sono in giro da parecchio tempo, ormai capisco quando qualcuno mente. Bene, sei in tempo per vedere la tua cara Juliet morire. Solo mi chiedo perché tu non abbia ancora ucciso Ruby, pensavo sarebbe stata la prima cosa che avresti fatto…”
“Come?”, chiese la mora, “Tu mi hai lasciato con lui sapendo che voleva tradirci? Mi hai offerto come vittima sacrificale!”
Lilith rispose con un’alzata di spalle: “Niente di personale Ruby, semplicemente non mi servivi più.”
“Sam ti prego lasciami andare, ti aiuterò a salvare anche Juliet, te lo prometto! Hai detto che se ti avessi condotto qui mi avresti lasciato andare.”
“No, ho detto che forse lo avrei fatto e sai Ruby, mi sono fidato troppe volte di te. Mi hai ingannato, usato e drogato. Francamente non me ne faccio niente del tuo aiuto. Addio.”, prima che lei potesse ribattere qualsiasi cosa Sam premette il grilletto e sparò un proiettile dritto nella testa del demone che cadde a terra privo di vita emanando piccole scosse elettriche. 


*Angolo autrice #2*
Piriuiuiiiiii!! (verso senza senso)
Come va? Perdonate la mia premessa formalissima ma era necessario specificarlo, avevo paura che il capitolo fosse troppo incasinato altrimenti! XD

Lo so, ora direte: "Che cosa? Aggiorna addirittura in anticipo??????"
Già. Il fatto è che domani riparto e vado una settimana al mare. Tranquilli però! Sabato prossimo sarò già di ritorno, quindi nel prossimo weekend aggiornerò senza problemi come al solito.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Un bacio e...preparatevi alla resa dei conti!
Vale

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Capitolo 28. ***




28.
 
 
Juliet si coprì la bocca con la mano, incredula. Certo le faceva piacere che Sam alla fine avesse capito che Ruby non era altro che un mostro, e doveva ammettere che non era riuscita a credere che si fosse veramente alleato con loro. Sam non l’avrebbe mai fatto, anche se quel Sam che aveva aggredito brutalmente suo fratello era stato reale.
Forse una piccola parte di lei lo aveva creduto e adesso si sentiva male, perché non si era fidata nemmeno di Sam.
Avrebbe potuto prendere Dean e scappare e invece era rimasto lì, a combattere per lei, rischiando la vita per salvare la sua.
Decisamente non si era sbagliata quando aveva deciso che i Winchester sarebbero stati i suoi eroi, anche se mai avrebbe pensato che lo sarebbero stati veramente.
“Davvero impressionante Sam.”, disse Lilith, “Speravi di colpirmi uccidendo lei? Speravi di ferirmi, di tirarmi un brutto colpo?”
“No, il mondo non gira intorno a te. Era una questione personale.”
“Già, beh allora mi capirai se ti dico che io ho una questione personale con lei. Vattene e prendi tuo fratello, la vostra puttanella è mia.”, disse la bionda e poi alzò una mano in direzione di Juliet.
La ragazza, perplessa, non capì quello che aveva intenzione di fare anche perché sul momento non sentì nulla. Quando però Lilith strinse il pugno sentì la gola stringersi improvvisamente.
Iniziò a non riuscire più a respirare, come se avesse un masso a opprimerle la gola. Le gambe le cedettero e la vista iniziò ad appannarsi.
“Mi scuserai Lilith ma io sono qui per riprenderla, la nostra puttanella, lei è solo nostra.”, intervenne Sam  poi alzò la Colt e sparò un colpo nella direzione di Lilith, mancandola. Riuscì però a distrarla, cosicché interrompesse di attaccare Juliet.
Il demone rise e poi si fiondò su Sam atterrandolo. “Mi spiace, ma devi fare meglio di così se vuoi sperare di sconfiggermi.”
“Però è strano Lilith, perché io non ho mai avuto problemi a sparare colpi estremamente precisi…”, disse Sam lasciando la frase in sospeso come se volesse che Lilith intuisse qualcosa.
“Che cosa vuoi dire?”, chiese lei infatti.
“Avanti, sei così intelligente.”
“Mi hai mancata apposta…”,
“Io ho risolto la mia questione personale, e adesso tocca a lei. Tu sei sua.”
La bionda realizzò quello che intendeva dire e si voltò immediatamente in tempo per vedere Juliet conficcarle il pugnale nello stomaco.
Emise un gemito strozzato e iniziò ad agonizzare lasciandosi andare sulle ginocchia.
“Proprio all’ultimo hai dimenticato di guardarti le spalle? Vedi Lilith, mi hai già portato via troppo, non puoi avere anche la mia vita.”, con queste parole la ragazza estrasse la lama insanguinata.
Con il fiato corto e gemiti di dolore Lilith cadde stesa sul pavimento agonizzante. Juliet si inginocchiò accanto a lei, si rigirò il pugnale tra le mani prima di impugnarlo con entrambe e con forza, decisione e fermezza conficcarlo nel petto del demone, in pieno cuore.
Anche la bionda emise delle scariche elettriche prima di chiudere per sempre gli occhi.


Juliet si rialzò in piedi con le ginocchia che le tremavano e la testa che le girava. Non poteva ancora credere a quello che era appena successo, a quello che aveva appena fatto. Lilith era morta, era tutto finito.
La prima cosa che fece fu quella di andare ad abbracciare forte Sam.
“Grazie, ti devo la vita.”
“Non sentirti in debito. È stato buona parte per merito tuo se ho smesso di bere il sangue di Ruby, tu me lo hai chiesto e io ho fatto di tutto per accontentarti. Anche se ieri sera ho dato il peggio di me con Dean…”
“Lascia perdere. Quello che è stato è stato e Dean non è arrabbiato con te. Dov’è?”
“Come dov’è? Io pensavo fosse con te.”
“No, Lilith lo ha costretto a lasciarmi sola con lei, è venuto a cercarti.”
“Io non l’ho visto.”
“O mio Dio, allora dov’è?”, domandò lei nel panico e iniziò a correre verso la porta.
Dopo pochi passi però la testa le girò troppo e fu sul punto di perdere i sensi. Sentiva anche un forte dolore nel punto in cui aveva sbattuto.
Sam corse a soccorrerla per sostenerla. “Sei ferita e debole, resta qui cerco io Dean.”
“No, non ci penso nemmeno.”
“Le tue condizioni potrebbero peggiorare.”
“Non mi importa, morirei per lui.”, disse con convinzione. Qualcosa dentro di lei le suggerì di raccogliere la Colt che era caduta di mano a Sam e poi iniziò di nuovo a correre.
Aprì il portone in legno e la scena che vide davanti a sé la paralizzò.
Dean era a terra privo di sensi che veniva ripetutamente colpito da…

“Daniel…?”, chiese incredula lei. “Che cosa stai facendo? Fermati!”
Lui si voltò a guardarla. La ragazza rabbrividì: non era il Daniel che ricordava, aveva la pelle del viso tesa e pallida, lo sguardo torbido e le labbra grigiastre.
“Ma tu che cosa sei?”, chiese sconvolta.
“Juliet, sono io, Daniel! Sono tornato.”
“No, non è possibile. Tu sei morto.”
“In questo periodo da cacciatrice non dovresti aver imparato che la morte è un limite superabile?”
Lei era una statua di marmo, completamente pietrificata.
“Possiamo avere un’altra possibilità, Juliet. Potremo stare di nuovo insieme come una volta, e niente e nessuno ci potrà più separare. Vieni via con me.”
Si sentì un gemito appena accennato: Dean si mosse lentamente fino ad afferrare con le poche forze che gli erano rimaste la gamba di Daniel, cercando di tirarlo giù.
“Ma non ti arrendi mai tu? Che cosa ci vuole per farti stare fermo?”, sbottò l’altro tirandogli l’ennesimo pugno. Dean chiuse gli occhi perdendo nuovamente i sensi. Juliet gridò come se lei stessa fosse stata colpita.
Recuperò le sue facoltà mentali e alzò la Colt fino a puntarla verso Daniel.
“Che cosa stai facendo?”, domandò lui allarmato.
“Mi dispiace Daniel. Ti ho amato davvero, ma ti ho detto addio tempo fa, ora sei il mio passato. Lui è il mio futuro e non ti permetterò di fargli ancora del male. Perdonami…”, con le lacrime ad appannarle la vista premette il grilletto.
 Il corpo di Daniel cadde a terra e lei si fiondò subito su Dean appoggiando la testa di lui sulle sue gambe.
“Dean! Dean apri gli occhi. Ti prego, non mi lasciare.”, cominciava a singhiozzare. “Hai detto che non volermi dirmi addio ricordi? Ti prego non puoi lasciarmi, non posso perderti. Dean…”, i singhiozzi erano diventati singulti. Sentì Sam chiamare l’ambulanza, prese la mano di Dean mentre ormai la sua mente non collegava più nulla, completamente annebbiata dalla paura di perdere un’altra volta la persona più importante della sua vita. Non lo avrebbe sopportato, questa volta non ce l’avrebbe fatta.
Baciò lievemente le sue nocche sporche di sangue e portò la sua mano fino alla guancia. La pelle era ancora calda e nel polso c’era battito, forse non era troppo tardi.
Il suo dolore alla testa aumentava e sentì che anche lei iniziava a perdere i sensi.
Nemmeno si accorse di essersi accasciata al suolo fino a quando non vide Sam correre verso di lei.
Allungò la mano fino a prendere quella di Dean che aveva lasciato andare e la strinse. Con la coda dell’occhio vide Castiel comparire nella stanza ed accorrere nella loro direzione.
Le sue palpebre non erano più in grado di rimanere aperte, ma prima di chiuderle riuscì a sussurrare in direzione dell’angelo: “Salvalo…”

*Angolo autrice*
Eccomi qua con l'ultimo capitolo della storia!
La prossima settimana pubblicherò l'epilogo con ringraziamenti, frasi commoventi e strappalacrime che di sicuro mi faranno piangere. Però la prossima volta farò anche un annuncio che spero vi piacerà ^.^

Beh ma che ne dite del finale?? E' morta abbastanza gente (per la seconda volta tra l'altro)? XD no seriamente critiche, complimenti, tutto quello che volete perché questa storia sembrava non avere mai una fine, almeno mentre la scrivevo, eppure eccoci qui.
T.T
Alla prossima
un bacio
Vale

 

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Epilogo ***


 
*Angolo autrice*#1 Mi raccomando, leggete l*Angolo Autrice* #2 alla fine della pagina! È molto importante!!
 

Epilogo.
 
 
 
Aprì lentamente gli occhi e un’intensa luce bianca la abbagliò tanto che dovette richiuderli subito. Per un assurdo secondo temette di essere morta e di trovarsi in paradiso. Forse avrebbe aperto gli occhi e si sarebbe trovata davanti Castiel a darle il benvenuto. Ma quando finalmente i suoi occhi si furono adattati alla luce vide suo zio Mason seduto accanto al suo letto addormentato su un quotidiano.
“Zio?”, chiamò ancora piuttosto stordita.
Lui sobbalzò svegliandosi di soprassalto e accorse da lei. “Piccola mia finalmente sei sveglia!”
“Dove sono?”
“Sei in ospedale, mi ha chiamato Sam ieri sera raccontandomi quello che era successo…”
“E Dean? Ci sono notizie di Dean? Come sta?”
“Non lo so, suo fratello è rimasto con lui tutto il tempo…”
La ragazza si alzò dal letto sistemandosi la camicia da ospedale. “Juliet, dove credi di andare?”
“Che domande, da Dean. Devo sapere come sta.”
“Non puoi farlo! Il dottore ha detto che devi evitare movimenti bruschi! Tesoro, hai evitato per un pelo un trauma cranico! È una cosa seria!”
“Anche Dean è una cosa seria e devo sapere come sta a tutti i costi!”
“Sei testarda come tua zia, aspetta che ti accompagno…”
“Sì anche perché non ho idea di dove andare…”, prima che potesse terminare la frase Castiel le comparve davanti. Juliet sussultò allarmata: “Castiel, cosa succede?”
“Devo dirti una cosa…”
“Non mi dirai che Dean…”
“No, lui sta bene.”
Il sollievo che la invase fu talmente grande che ebbe quasi voglia di sedersi. “Volevo chiederti scusa…”, continuò l’angelo.
“Per cosa Cas?”
“Sono stato colto impreparato e vi ho abbandonati nel momento del bisogno.”
“Oh ma non è stata colpa tua, hai fatto tanto per aiutarci e senza di te non l’avremmo mai trovata né raggiunta.”
“Mi sento come se fossi scappato. So che non è così, ma…avrei dovuto prevedere che lei aveva creato un sigillo.”
“Cas, ti prego, non ti devi scusare. Siamo vivi, questo importa okay?”
“Direi che si è fatto perdonare…”, intervenne Sam, che arrivò dal corridoio. “Tu avevi un trauma cranico piuttosto grave e Dean parecchie cose rotte…troppe cose rotte. Sareste morti entrambi se non fosse arrivato lui. Non ha potuto guarirvi del tutto perché io avevo già chiamato l’ambulanza e non volevamo destare sospetti…”
“Ora però posso completare il mio lavoro.”, aggiunse Castiel e le posò due dita sulla fronte. Il dolore alla testa e lo stordimento che Juliet sentiva svanirono all’istante e si sentì subito meglio.
“Sono…guarita?”
“Completamente.”
“Accidenti, grazie angioletto.”, disse lei abbracciandolo. Castiel rimase fermo immobile nella sua posizione. “Okay, se non mi abbracci anche tu mi sentirò terribilmente in imbarazzo!”, scherzò lei vedendo Sam ridere sotto i baffi. L’angelo rispose all’abbraccio in maniera un po’ impacciata e questo fece ridere anche la ragazza. Lui e Mason uscirono dalla stanza e Sam entrò. Juliet corse verso di lui che la strinse forte prima di dirle: “Ho detto a Dean di aspettarti nella sua stanza, ma non so quanto resisterà, muore dalla voglia di vederti.”
“Beh allora mi devo cambiare, queste vestaglie da ospedale sembrano delle tende, non voglio che mi veda così…”
“E perché no? Sei bellissima.”


Quella voce, la sua voce. Era lì, sulla porta della sua stanza, appoggiato allo stipite. Jeans blu scuro, camicia a quadri grigia che si intravedeva appena dal giubbotto di pelle marrone perfettamente modellato sulla forma scolpita delle sue spalle. Capelli biondo cenere leggermente scompigliati in maniera disordinata ma curata, e i suoi occhi…se avesse chiesto al più bravo dei pittori di dipingerne il colore esatto, non ci sarebbe mai riuscito. I loro riflessi cambiavano a seconda della luce e dei suoi stati d’animo: verde opaco e torbido quando arrabbiato o preoccupato e verde luminoso ramato di nocciola quando sereno.
Senza nemmeno accorgersene si era precipitata tra le sue braccia. Si strinse al suo collo alzando i piedi. Lui la sollevo da terra facendo fare ad entrambi una giravolta. Juliet temeva di scoppiare a piangere da un momento all’altro, era davvero troppo felice. Però era davvero stanca di piangere, anche se in questo caso sarebbero state lacrime di gioia. Voleva davvero essere felice una volta per tutte.
Sam uscì dalla stanza lasciandoli soli e lei si staccò dalle braccia di Dean per poterlo guardare bene. Portò una mano fino alla sua guancia accarezzandola: “Credevo che non ti avrei rivisto mai più…”
“A me lo dici? Quando quella porta si è chiusa mi sono sentito annientato. Invece eccoti qua, hai ucciso Lilith, ce l’hai fatta. Sono fiero di te…”
“Se Sam non fosse intervenuto sarei morta.”
“Io non ne sarei così sicuro, Sam mi ha detto che quando è entrato ce l’avevi in pugno.”
“Potrei aver fatto una buona mossa sì…però non ce l’avrei fatta.”
“Hai idea di quanto tu sia stata coraggiosa ad affrontarla da sola? Hai dimostrato non solo di essere una cacciatrice formidabile ma anche un’eroina…non è da tutte sacrificarsi per salvare la vita di un amico, non potevi sapere che Sam aveva la situazione sotto controllo…”
“Smettila di farmi complimenti, mi farai arrossire…”
“Oh andiamo, con la tua faccia tosta ci vuole molto per farti arrossire!”, quest’ultimo intervento gli fece guadagnare un pugno sul braccio e un insulto pronunciato a denti stretti. 
Come spesso accadeva però, al pugno seguiva un bacio e Juliet credeva davvero che non avrebbe più avuto l’occasione di farlo. Si fermò ancora un secondo a guardarlo e poi finalmente lo baciò. Non si staccarono per parecchi secondi e quando lo fecero fu solo per riprendere aria.
“E’ meglio che ti cambi ora…”, sussurrò lui con voce roca.
“Perché?”
“Perché il tuo completo di pizzo nero chi si intravede da questa vestaglia dannatamente sottile e trasparente mi sta facendo impazzire, e siamo in un ospedale non mi sembra il luogo più adatto per certe cose…”
Lei abbassò lo sguardo sorridendo imbarazzata e arrossendo violentemente.
“Ecco! Sei arrossita finalmente!”
“Smettila!”, lo riprese lei scherzando. “E adesso girati che devo cambiarmi!”
“Oh andiamo…”
“Dean! Girati!”
“E va bene!”, si arrese lui voltandosi. La ragazza si tolse la veste e indossò un paio di jeans grigi scuri e una camicetta di pizzo color crema completando il tutto con il suo amato giubbotto di pelle nera. Quando ebbe finito disse a Dean che potevano andare e lo vide ridacchiare sotto i baffi. Prima che gli chiedesse il perché ebbe un forte sospetto. “Un momento…tu hai…”
“Non potevi chiedermi di resistere!”
“Sei un porco!”
In risposta lui rise ancora e la prese per un braccio attirandola a sé per poi baciarla. “E tu sei bellissima. Vieni ti offro la colazione giù al bar, che dici?”
“D’accordo.”
Scesero le scale dell’ospedale tenendosi per mano e senza curarsi di quanto quel gesto fosse da coppia sdolcinata. Erano vivi e stavano bene, e quelle cose non le avrebbero più date per scontate.
“Allora cosa vuoi? Cornetti o merendine dietetiche senza niente dentro e fuori che devono avere più o meno il gusto della carta ma che piacciono a voi donne in fissa con la dieta?”
“Oh andiamo Dean, mi hai già visto mangiare, ho i tuoi stessi gusti anche in quello!”
“Allora vada per quelli alla crema…”
“Assolutamente!”


Mangiarono e poi la prese per mano accompagnandola fuori. “Adesso vieni, devo mantenere una promessa.”, aggiunse poi.
Lei lo seguì fuori confusa, non sapeva a cosa si riferisse. “Dean, di quale promessa stai parlando?”
Si fermarono davanti all’Impala e Dean le mise in mano le chiavi dell’auto.
“Mi fai guidare?”
“Io mantengo le promesse. Sempre se vuoi ancora farlo…”
“Certo che sì!”, esultò lei prendendo le chiavi e posizionandosi sul sedile del guidatore. Aspettò che Dean si sedette accanto a lei e poi partì.
“Devo ammettere che non te la cavi affatto male…”
“Perché? Avevi dubbi? Non rispondere.”
Lui ridacchiò e scosse la testa. Dopo essere usciti dalla città ed essere arrivati in campagna, la ragazza accostò fermando l’auto in un campo che aveva tutta l’aria di essere abbandonato.
“Ehi perché ci siamo fermati?”, chiese Dean.
“C’è un’altra cosa che abbiamo in sospeso…avanti scendi dall’auto.”
Lui obbedì con aria interrogativa. Lei si posizionò di fronte a lui e…lo colpì.
“Ma cosa stai facendo? Ti diverti a picchiarmi?”
“Non ricordi più la sfida che ti ho lanciato e che tu hai accettato?”
Lo sguardo di Dean si illuminò. “Ah certo. Beh, mi spiace ma non faccio a botte con una ragazza…”
“Oh, adesso non puoi più tirarti indietro o sarai un codardo!”
“Non osare darmi del codardo!”
“Certo che oso, non vuoi combattere con me! Coniglio!”
“Adesso te lo faccio vedere io il coniglio!”, esclamò prendendole un braccio e immobilizzandola con la schiena premuta contro il suo petto. In quella posizione aveva un ottimo accesso al suo collo che iniziò a baciare. “Spiacente, ma il migliore sono sempre io. A quest’ora in un combattimento vero avresti un braccio rotto.” Lei provò a divincolarsi e a muoversi ma senza risultati. “Okay, hai ragione, mi arrendo.”, disse lei con aria sconfitta. Quando lui lasciò andare la presa però ne approfittò per attaccarlo nuovamente e stenderlo a terra. “Tu sei bravo tesoro mio, ma devi ricordarti sempre una cosa: il tuo nemico non combatte mai lealmente.”
“Sai come prendere di sorpresa…te ne do atto.”
La ragazza si alzò con aria trionfante ma non ebbe nemmeno il tempo per dire niente che si ritrovò con la schiena contro il metallo freddo dell’Impala. “Hai ragione piccola: il tuo nemico non combatte mai lealmente.”
“Mai.”, rispose Juliet prima di baciarlo, usando quindi la mossa più sleale di tutte. Si dimenticò però del contrattacco e rimase lì fra le sue braccia. Lui la sollevò leggermente da terra facendosi avvolgere la vita dalle gambe della ragazza, che si tenne in equilibrio forte del sostegno dell’auto contro la sua schiena e della stretta delle braccia di Dean. A un certo punto, con la voce tremante dall’emozione e i brividi in tutto  il corpo si staccò dalle sue labbra dicendo: “Hai detto che non ritenevi l’ospedale adatto a certe cose. Pensi la stessa cosa dell’Impala?”
Lui la guardò sorpreso ma contento, si potrebbe dire meravigliato: “Assolutamente no.”
Aprì la portiera e non ebbero più bisogno di parlare.
 
***
“Hai preso tutto?”
“Beh non è che abbia poi un sacco di cose! Riesco sempre ad infilare tutto in un borsone!”
“Alla fine dove avete deciso di andare?”, chiese Sam sorseggiando un caffè.
“Beh, non sono mai stata in California e così abbiamo deciso di girarla tutta in auto.”, rispose Juliet.
“Vi auguro di non trovare fantasmi.”
“Speriamo di no! Voglio due settimane di tranquillità!”
“Dovremmo poterci programmare le ferie! Insomma per questi giorni i mostri se ne stanno bravi e buoni.”, disse Dean. “E tu Sammy?”
“Ellen ha trovato una pista per un caso, ci lavorerò con loro.”
“Mi raccomando fratellino, sta attento. Per qualsiasi emergenza chiama, d’accordo?”
“Certamente, puoi contarci.”
“E mi raccomando non fate finire il mondo mentre siamo via, d’accordo?”, aggiunse Dean rivolto al fratello.
“Cercheremo di tenerlo in piedi…”, rispose Sam ridacchiando.
Juliet e Dean salirono in macchina e partirono. Tutto andava bene. Per ora.
 
FINE.
 
*Angolo autrice* #2
Eccoci qua. Stavolta è finita davvero. Spero che l’epilogo vi sia piaciuto, come vedete non è successo nulla di che, però la storia meritava una bella fine.
Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno seguito la storia, che l’hanno aggiunta tra preferiti, ricordate ecc. ma soprattutto a tutti quelli che l’hanno recensita!
Le più fedeli e immancabili Nerea_V e Holly 8, che mi hanno accompagnata fin qui e hanno gioito e sofferto insieme ai ragazzi, ma anche tutti gli altri che hanno iniziato dopo o che hanno smesso di lasciare recensioni, mi ha fatto comunque piacere leggere i vostri commenti!
Adesso sto per piangere, quindi passiamo alla cosa bella, ovvero l’annuncio!!
Ebbene anche io sentivo troppo la mancanza di Juliet e delle sue avventure con i Winchester, così, all’inizio un po’ per gioco, ma adesso sul serio posso dirvi che…

Ho deciso che Love Leaves Scars avrà un seguito!!!!!!!!!!!!!!!!!!   Prima di festeggiare lo devo scrivere, ho già pronti 5 capitoli ma come sapete non pubblico man mano perché voglio finire tutto il pacchetto prima di pubblicare!
Spero che la notizia vi piaccia! Quindi questo non è un addio, ma solo un “alla prossima avventura, gente!”
Bacioni, bacioni, bacioni
Vale

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1616729