Quaero Libertatem

di Maliks_Kebab
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Chapter 5 ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


 
 
 
Tutto era iniziato 3 settimane prima, quando successe. Ero in una sala da biliardo con i miei due amici Steve e James; non avevo idea di cosa mi stesse accadendo, fattostà che svenni, o almeno credo. Ero pienamente coscente però, vedevo quella strana ombra che si muoveva molto velocemente quasi fosse un serpente. La vidi girarsi verso un lago e in quel momento mi parve di vedere il suo punto di vista. intendo che riuscii in qualche modo a vedere dai suoi occhi.
Non so spiegare la sensazione, so solo che quando mi risvegliai in ospedale capii che avrei dovuto cercare, qualunque cosa fosse, quell'ombra. Dovevo trovarla. Era come se in quella specie di sogno mi avesse chiamato.

I ricordi della sera prima erano totalmente o quasi offuscati e non riuscivo più a distinguere ciò che era successo da ciò che pensavo. Ricordavo solo quella cosa. Solo quel sogno. Mi sembrava persa quell'ombra, senza un corpo, senza una vita. Mi faceva tenerezza da un lato, ma dall'altro ero anche spaventato. Sì, spaventato della facilità con cui quelle immagini erano penetrate nel mio subconscio.

Mi sforzai di percepire un indizio che mi facesse risalire al luogo, ma niente, solo quel comune lago e poi il buio. Eppure deve esserci una spiegazione logica. Magari ero troppo ubriaco o troppo stanco. Erano forti quelle immagini. Mi hanno colpito nel profondo del mio cuore. Mi hanno letteralmente affondato.
<< Signore?>>
<< Si? >> risposi con aria assente.

<< C'è qualcuno che desidera parlare con lei, posso farlo entrare?>> chiese gentile
<< Certo, lo faccia pure entrare. >> Strano. Benchè fossi ancora sotto l'effetto dello svenimento, esitai quando la dottoressa riaprì la porta per far entrare il mio visitatore. Avevo il cuore a mille. Poi una fitta lancinante al polso destro. Poi tutto nero. Ma non di un nero qualunque. Un nero troppo scuro per essere naturale.







Spazio autrice!!

Saaaaalve!! Allora premetto che come inizio fa schifo, ma potete lasciare una recensione e dire la vostra: accetterò anche critiche della serie " Hey, la tua storia fa schifo, ciao." Siate dirette, serve a me per migliorare ;)

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Ero perso nei miei sogni.

Uno scossone mi fece scattare a sedere. Tentai di aprire gli occhi, ma ciò che vidi non era esattamente quello che mi aspettavo di vedere. Buio. Poi sentii delle voci schiarirsi sempre di più. Voci non familiari che sembrava provenissero davanti a me. Sentii anche il ruggire di un motore che chiaramente non era quello della mia Golf blu.

«Hey... Robert è sveglio»
«Lascia, lascia... Adesso puoi levargli il cappuccio. Siamo arrivati » Vidi la luce dei fari.
Poi una brusca curva e il rumore scricchiolante del freno a mano sulla ghiaia.
Sentii aprire una portiera. A quel punto non avevo proprio dubbi: ero stato caricato su un'auto ed ero stato effettivamente rapito.

« Alzati! » disse uno dei due uomini.
Ancora stordito non feci in tempo a rispondere che egli mi prese il braccio e mi trascinò dentro una casa modesta ma carina, dove mi fecero accomodare su una poltrona.

« Ci risulta che lei abbia studiato simbologia, giusto signore? » Domandò schietto quello che doveva chiamarsi Daniel.
« Sì, da ormai 12 anni » risposi col nodo alla gola. Sudavo freddo. Infondo erano i miei rapitori.
« Venga con me » rispose con aria sollevata.
« Ma chi siete? » risposi io esasperato.
« Siamo del Governo, signore.»
Sorpreso nel sentire quelle parole, rimasi pietrificato davanti alle loro tessere di riconoscimento.

Mi fecero strada fino ad una piccola stanza dove c'erano soltanto tre sedie in stile rustico con tavolo abbinato.
'Adesso?'
« Si accomodi. Perf..»
« Io cosa ci faccio qui?» lo interruppi
« Lascia che le spieghiamo sign...»
« Spiegare serve fino ad un certo punto! Mi avete rapito dall'ospedale Santo Dio! »
« Si calmi!» Urlò battendo un pugno sul tavolo.
« Abbiamo bisogno di lei. » si calmò subito.
Mi limitai ad annuire.
« Pochi giorni fa abbiamo ricevuto una telefonata da parte di un anonimo. Era davvero inquietante. Diceva di sapere cosa passa per la nostra mente e che aveva avuto un' idea. Ma serviva l'appoggio di tutti, compreso il Governo. Gli abbiamo chiesto di cosa si trattasse ma lui ha detto solo queste parole, poi ha agganciato »

' Tramkul è la via, solo va capita. Un giorno lo farete, e mi ringrazierete '
 

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


Raggelai.

Mi trovai di fronte ad una verità che non volevo accettare. Ricontrollai quelle parole ed il mio ragionamento sperando in un errore. Pultroppo non c'era.

Tramkul è la via.

La prima cosa che pensai alla vista di quella strana parola fu la Cambogia.
Un villaggio sperduto nella Cambogia chiamato Tramkul. Ecco a cosa ho pensato. Ci ero stato una settimana prima e adesso un signore, che probabilmente neanche conosco, invia messaggi subliminali a proposito di quel paese e stranamente il governo chiama proprio me a discutere il caso.

Strano.

Me ne sono accorto da subito: i paesani chiamano Tramkul esattamente con il nome di "Via" perchè vi passa all'interno un grande fiume che serve per i commerci.

Il problema non era la coincidenza però. Non riuscivo a capire quale fosse il nesso logico che legava questa scoperta a ciò che più mi preoccupava: Mkultra.


« Il progetto MKULTRA fu una serie di attività svolte dalla CIA tra gli anni cinquanta e sessanta che aveva come scopo quello di influenzare e controllare il comportamento di determinate persone.
Tali esperimenti prevedevano la somministrazione dell'ipnosi, sieri della verità, messaggi subliminali, LSD e altri tipi di azioni psicologiche su persone scelte allo scopo.
Il progetto venne portato all'attenzione del pubblico nel 1975, ad opera del Congresso degli Stati Uniti attraverso la Church Committee e la commissione Rockefeller. L'attività investigativa fu resa difficoltosa dal fatto che il direttore della CIA, Richard Helms, nel 1973, aveva ordinato la distruzione di tutti i documenti riguardanti l'operazione; si dovette quindi ricostruire il tutto attraverso la testimonianza dei diretti interessati e i pochi documenti recuperati.
A partire dal 1977 oltre 20.000 documenti sono stati ufficialmente declassificati grazie al Freedom of Information Act; tra questi, anche alcuni relativi al Progetto MK-ULTRA.» Spiegai nervoso.

« Scusi, ma cosa c'entra un progetto degli anni 60-70 con ciò che ci ha riferito il
soggetto?»

« Ho ragionato molto Daniel. La parola 'Tramkul' è in effetti la parola Mkultra scritta con una precisa tecnica inventata molti anni fa da uno studioso iracheno. È una tecnica che ormai conosco da tanto tempo e non mi è stato difficile riconoscerla.»​ sudavo freddo.
« Quindi lei pensa che ...»​
« Sia in atto un programma di controllo mentale a livello modiale? No, non credo. So solo che se il soggetto dovesse per qualche motivo continuare questa sua ricerca che sta facendo, noi lo verremmo a sapere: la CIA è dalla parte del governo, non dalla parte dei, per così dire, criminali.»​ cercai di abbozzare un sorriso, ma il mio nervosismo era così palese che faticai a credere che loro non si fossero accorti di nulla.
« Bene»​ disse l'agente 
Annuii.
Quella serata era stata decisamente lunga.


La mattina dopo mi svegliai molto presto. Era l'alba: mi sedetti al tavolino fuori sulla mia terrazza e sorseggiai un po' di caffè. Esitai. Un baleno di ricordi riaffiorò nella mia mente.

Era tutto più chiaro.

Ricordo adesso: la sera dell'incidente nella sala da biliardo, tutto.
Ricordo perchè mi trovavo con Steve e James: io l'ho sempre saputo. Ricordo che stavo studiando questo progetto proprio con i due miei amici. La memoria è tornata. Lui, chiunque sia, sapeva che avrebbero chiamato me per decifrare il suo codice. Lui voleva me. Ecco il perchè delle immagini nelle mia mente. E io l'ho sempre saputo. Lui ha già messo in pratica la sua opera, voleva rallentarmi, ma anche farmi sapere cosa stesse accadendo. Perciò ha modificato i miei pensieri, quelle immagini non erano mie, ma erano ricordi o invenzioni di qualcun altro! Sapeva che avrei potuto ostacolarlo.E io l'ho sempre saputo.


Tutto più chiaro
Tutto più spaventosamente reale.





Heilà!!
Spero che questo capitolo vi piaccia, anche perchè mi piace come è venuto: lo immaginavo più o meno così! Lasciate una recensione se vi è piaciuto :)
 

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


In quell'istante la mia preoccupazione raggiunse livelli mai raggiunti. Ero nel panico.


Nel frattempo l'avvocato Allen Welsh Dulles, non che finanziere, bancario e intermediario, passeggiava a passo svelto nel corridoio della stazione fissa dell'intelligence statunitense. Eh sì, era anche il direttore della CIA. Un uomo alto, magro, con il sorriso sempre stampato in faccia. I capelli corti brizzolati risaltavano i suoi lineamenti morbidi e infantili. Portava come sempre i suoi occhialetti, che coprivano gli occhi scuri e caldi, schiacciati alla sommità del naso che gli davano, insieme ad un completo classico, l'aria curiosa. Salutava i suoi dipendenti con l'aria di chi ha ritrovato un oggetto smarrito. E alla fine, trovata la porta del suo studio, la aprì e respirò profondamente.

"Che i giochi abbiano inizio"
Si guardò attorno, chiuse la porta a se e subito l'espressione felice e disinvolta che aveva prima svanì; chiuse le finestre e tirò le tende. Accese il monitor del computer e subito apparvero dei documenti. Alla sua destra stava un oggetto curioso: un attrezzo per modificare la voce. Subito accanto un telefono fisso con rete assolutamente protetta e irrintracciabile. Adesso squillava.

«Pronto?» rispose con una freddezza che non lo rappresentava per come lo conoscevano.
«Lui è qui. Sa tutto»
Si lasciò sfuggire un sorriso. " Troppo tardi "
Riagganciò la telefonata e riprese a leggere i suoi documenti.
Poi prese la sua pipa e iniziò a fumare. Completamente rilassato.

" Si pentirà di avermi intralciato il percorso con i suoi studi! Ma d'altra parte sarebbe stato troppo semplice. Accetterò il mio avversario, ma per adesso è bene rallentarlo."

Ancora si fece scappare un sorriso: "Lui non ha la più pallida idea"



300 km più a nord Robert stava cercando di rintracciare Steve.
«Steve, cavolo, rispondi è urgente»
*Bip*
" È il terzo messaggio che gli lascio in segreteria! Non capisco, lui risponde sempre"
«Qualcosa non va signor Collins?» Domandò Daniel con tono piuttosto arrogante.
Decisi di passarci su.
« In effetti...Un mio amico non risponde al telefono ed è molto strano perchè .. »
« Si tratta del suo amico Steve? Steve Denk?» Disse con ovvietà.
Rimasi di sasso. Non avevo mai detto il suo cognome.
« C-Cosa?»
L'agente si sentì a disagio. Come se avesse rivelato qualcosa che non aveva il diritto di dire.
« Ma basta!» disse l'altro agente.
« Harry, no!» urlò Daniel in preda al panico.

Alzai le mani alla vista della magnum  ad aria compressa che teneva ben salda nei palmi delle mani.

CONFUSIONE.

«Steve è morto. James è morto. E adesso lo sarai anche tu»

NON CAPISCO.
L’allarme dell’auto di fronte al mio appartamento al primo piano per fortuna distrasse gli agenti  e io senza pensarci due volte saltai giù dal balcone al lato opposto dove gli agenti stavano guardando.
Successe tutto in un attimo.
Per fortuna la mia caduta era stata attutita da un fitto prato d’erba sul retro della mia abitazione.
Adesso correvo arrancando delle parole di soccorso. Aprii in fretta il cancellino che mi divideva dalla strada e corsi. Corsi più che potei. Le mani mi tremavano, la testa mi faceva male e avevo gli occhi pieni di lacrime per i miei amici. 
“Non credo che la CIA stia dalla mia parte: è il nemico adesso”
Inghiottii quella brutta sensazione alla gola tipica delle situazioni difficili. Non ce la facevo più. Stavo correndo da non so quanto tempo. Decisi di fermarmi quando davanti a me intravidi un boschetto. Non vedevo quasi niente per le lacrime che faticavo a trattenere e che adesso mi stavano rigando il viso. Mi feci spazio fra i rami secchi e l’erbaccia. Una volta superata la burrascosa entrata, il bosco era bello.
Bello.
Non mi viene in mente nessun altra parola. La luce di metà mattina che filtrava fra i rami era di una delicatezza invidiabile. Camminai facendo scricchiolare le foglie secche dell’autunno sotto i piedi. Trovai poi un ammasso di pietre e massi.
Un flash. 
Mi vedevo lì, disteso su quella roccia. Ero deperito. Sporco. Denutrito.
Decisi di scacciare quel brutto pensiero. Non avevo nessuna intenzione di restare su una roccia tutta la vita. A scappare dal governo. No! Quelle immagini non erano reali, si vedevano solo nei film. 
“Mi devo nascondere, ma non lo farò di certo in questo modo.”
Ritornai a guardare la luce che filtrava dai rami. Allora mi sedetti sulla roccia e lasciai che le lacrime riempissero il mio viso. Ancora. Un’altra volta. 



Hey!!!!
Ecco a voi un altro capitolo  Spero davvero che vi sia piaciuto. Ci sono molti cambiamenti e ce ne saranno ancora! Spero solo di non confondervi troppo le idee.. hahahah!! Fatemi sapere se è stato di vostro gradimento lasciando un commento!! 

Un bacio x.

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Capitolo 5
*** Chapter 5 ***


Restai lì tutto il pomeriggio, fino alle sei e trenta circa. Rimuginai ore ed ore su quello che era accaduto. Ancora faticavo a credere alle parole dell’agente Harry : “ Steve è morto. James è morto. E adesso lo sarai anche tu”

Anche.
 


«Come sarebbe a dire “scappato”?» Urlò indignato Allen. Poi si sedette di nuovo sulla sedia da cui si era appena alzato per la sorpresa nel sentire quelle parole.
“Scappato..” ripensò il direttore. Fece di no con la testa.
Poi ci fu un lungo silenzio, nel quale il direttore preparò i documenti ufficiali per il licenziamento istantaneo. I due agenti non sbatterono un ciglio e entrambi con disappunto uscirono dall’ufficio. Per loro i sette anni di carriera si erano appena polverizzati. Entrambi camminarono a passo svelto e con la testa alta nel corridoio, senza rivolgere i saluti a nessuno. Spalancarono le porte e uscirono.

“Due in meno” si disse Dulles.  “ Devo pensare alla prossima mossa  ”
 

Erano le sette.
Robert in lontananza sentiva i rintocchi delle campane. Si stava chiedendo il perché tutto ciò era capitato proprio a lui. Non riusciva a immaginare come sarebbe finita la questione. Intanto l’unica cosa che voleva fare era ripararsi.
“ Ma dove vado?”  
Mi incamminai nella direzione da cui ero giunto e presto mi ritrovai sulla strada. In via St. Gorge, per precisione. Attraversai la strada a fatica, poiché non vedevo praticamente più niente, questa volta per via del buio pesto che avvolgeva la cittadina.

Vidi un auto.  “L’intelligence” pensai . Un brivido mi percorse la schiena.

“Mi hanno trovato” 

I fari dell’autovettura erano accecanti in quel buio. Poi non mi dettero più fastidio, ma di istinto chiusi gli occhi.

“Hanno spento i fari.Si sono fermati. Vogliono uccidermi”  Trattenni il fiato.
«D’accordo!» Urlai con voce tremante «Prendetemi!» Le lacrime scesero ancora.
Aspettai, ma niente.

Riaprii gli occhi e con mia sorpresa non vidi auto della polizia. Solo una ragazza. In tuta da ginnastica.
«Chi sei?» azzardò lei, un po’ spaventata.
Non risposi.
«Signore? Tutto bene?» domandò con fare premuroso.
Annuii. Poi rividi i fari abbaglianti e mi coprii la testa con le braccia.
«Signore è solo la mia torcia.» Disse tranquilla.
Deglutii.  “Una torcia”
«Cosa le è successo.. sembra.. molto spaventato»
«M-Mi riporti a casa. » dissi a fatica.
La ragazza con la coda di cavallo mi prese a braccietto e insieme ci avviammo.
«Ma dove andiamo?» chiesi con voce rotta.
«Non posso portarla a casa sua, ma posso almeno offrirle un riparo.»
Non avevo né voglia né forza per contrastare il suo volere. Allora mi lasciai trasportare. Almeno avrei avuto un rifugio.
 
 

Allen era fuori di sé, benchè non avesse intenzione di darlo a vedere. Per lui era una cosa inconcepibile.
“ Le basi dell’addestramento: obbedire agli ordini e non agire di testa propria”
Aprì il cassetto della sua scrivania e prese il cellulare.
«Stazione di polizia, buonasera. In cosa posso ess…»
«CIA» interruppi il segretario.
« Salve signor Dulles, le passo il capo» disse con tono garbato.
«Grazie Joe»  risposi.

« Cosa succede?» disse freddo  il capo della polizia Jonny
« Robert Collins. Sai dirmi niente?»
Ci fu un inaspettato silenzio dove Allen sentiva solo il rumore della tastiera di un comuter.
Pochi attimi dopo finalmente l’ansiosa attesa terminò.
«No, Jonny. Non c’è nello schedario»
“ Merda. Sarà più difficile del previsto“  Chiusi gli occhi e inspirai profondamente per calmare i nervi.
«Grazie lo stesso, buonasera» risposi.

Riattaccai. Presi la mia pipa e cominciai a fumare.

“ Un errore, mille problemi”
 
 

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