Demi, i need your help. Only this.

di roberta_everdeen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Only silence as it’s ending, like we never had a chance. ***
Capitolo 2: *** I need a light to take me home. ***
Capitolo 3: *** I'm just gonna get in my car and drive, and drive. ***
Capitolo 4: *** This is a story that I’ve never told ***
Capitolo 5: *** So let me give your heart a break... ***
Capitolo 6: *** Someone to save. ***
Capitolo 7: *** I need to change my ways. ***
Capitolo 8: *** I'm losing myself trying to compete with everyone else. ***



Capitolo 1
*** Only silence as it’s ending, like we never had a chance. ***


Only silence as it’s ending, like we never had a chance


10 Luglio, ore 20:45



Mancava poco e sarei salita sul palco. Mi batteva forte il cuore e mi tremavano le mani, succedeva sempre così prima di ogni concerto. Mi esercitai nei vocalizzi mentre i miei ballerini si riscaldavano
-Signorina Lovato il palco è pronto, manca solo lei-
Ecco, ero pronta. Era il mio momento. Dal backstage sentivo i miei Lovatics gridare il mio nome. Salii su una pedana che pian piano iniziò a salire fino a portami nel palco. Era tutto buio ma appena inizio:

Baby, when they look up at the sky
We'll be shooting stars just passing by
You'll be coming home with me tonight
We'll be burning up like neon lights

Il pubblico impazzii e cantava con me mentre delle luci illuminavano il palco. Al ritornello tutti iniziarono a saltare, a ballare e a cantare ancora più forte di prima. Il concerto andò avanti così finchè non decicisi di aggiungere una canzone alla scaletta. Prima di cantare Warrior cantai Skyscraper. Non il sapevo perché di questo mio cambiamento ma sapevo che sarebbe un’esibizione stupenda.

Skies are crying, I am watching, catching teardrops in my hands….
Tutto era così stupendo. Vedi alcuni miei fan che piangevano ma c’era una ragazza che catturò la mia attenzione. Nella braccia aveva scritto “Stay Strong” con il pennarello. Piangeva a dirotto ma soprattutto aveva una luce nei suoi occhi molto familiare. Dopo varie canzoni il concerto finì. Salutai i miei Lovatics e scesi dal palco. Mentre attraversavo il corridoio che portava al mio camerino sento delle grida varie ragazze.
-Non potete entrare, la signorina Lovato è stanca- disse un uomo delle sicurezza
-Vi prego, solo un saluto!- pregò una ragazza.
Li raggiunsi e congedai la sicurezza.
Rimasi a parlare con le mie fan e feci qualche foto poi andai nel mio camerino. Mi sedetti davanti al mio specchio intenta a struccarmi ma sobbalzai in aria. Uno scatolo sopra l’armadio cadde. Andai a raccoglierlo quando da dentro l’armadio sentii dei gemiti. Presi la mia spazzola, in caso di difesa, e aprii l’armadio con il piede molto lentamente. Quella ragazza, quella con la scritta “Stay Strong” nella braccia, quella con la luce nei occhi. Era rannicchiata nel mio armadio tra i miei vestiti.
-Hey ma come hai fatto ad entrare?- chiesi un po’ confusa aiutandola ad uscire dall'armadio
-S-s-sono e-e-ntrata di nascosto- disse lei impaurita. L’abbracciai per tranquillizzarla.
-Come ti chiami?- chiesi mentre eravamo ancora abbracciate
-Emily…-
Guardai le sue braccia: oltre alla scritta notai qualcos’altro. Nei polsi c’era del fondotinta scolato. Presi lo struccante e levai i residui di fondotinta. Mi venne una fitta al cuore quando vidi quello che c’era. Dei tagli, come quelli che avevo io.
Emily mi guardo con le lacrime agli occhi, mi abbracciò e disse:
-Demi, sei la unica salvezza, aiutami. Sono qui solo per questo-
Dovevo aiutarla, dovevo salvarla.
-Tranquilla piccola, tu diventerai una guerriera-

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Capitolo 2
*** I need a light to take me home. ***


I need a light to take me home.


Rimanemmo abbracciate per un paio di minuti. Si sentiva a suo agio nella mie braccia. Tra i vari abbracci passò subito il tempo e si fece l’una di notte.
-Emily si è fatto tardi, dovresti andare a casa, con chi sei venuta?- chiesi quasi in colpa. Guardò il pavimento e poi rispose:
-Non sono venuta con nessuno, sono sola. Sono scappata di casa per venire al tuo concerto. Avevo bisogno di incontrarti- Mi venne un’altra fitta al cuore. Era sola, senza nessuno che potesse accompagnarla. Decisi che l’avrei accompagnata io ma il problema era un altro: cosa avrei dovuto raccontare alla sicurezza? Presi per mano Emily e uscimmo dal camerino. Nel frattempo pensavo ad una soluzione. Senza rendercene conto arrivammo davanti all’uscita e puntualmente c’era Robert, il mio body-guard e il mio autista.

-Demi ma lei chi è?- venne subito al sodo
-Lei è……- guardai Emily che nel frattempo si nascose dietro di me –Lei è una mia cuginetta, è venuta a trovarmi- risposi sfoderando il mio più bel sorriso.
Robert scrollò le spalle e aprì la porta per farci uscire. Meno male. Salimmo in macchina e dopo pochi metri Robert guardando lo specchietto mi disse
-Demi, Ally sta dando una festa in un locale, se non sbaglio è il Silver. Ti ha invitata, vuoi andarci?-
Rimasi perplessa. Ally è la mia mia migliore amica sarebbe un peccato lasciarla sola. Ma Emily era più importante. La guardai. Non mi ero nemmeno accorta che si era addormentata.
-No Robert, per stasera preferirei tornare a casa, domani chiamerò Ally e le spiegherò tutto-

Arrivammo a casa subito dopo. Non sapevo dove abitava Emily e non volevo svegliarla perciò avrebbe dormito a casa mia. La presi in braccio e la portai in camera mia. Mentre la tenevo in braccio mi accorsi che era molto magra. Riuscivo quasi a toccargli le ossa. Questa cosa mi diede un piccolo brivido nella schiena, non poteva fare questo al suo corpo così esile. La portai nel mio letto e la coprì con il lenzuolo. Lei abbracciò il cuscino, come se fosse un peluche. Mi sedetti accanto a lei e la guardai. Lei e la sua pelle chiara mi ricordavano una di quelle bambole di porcellana che avevo da piccola. Così piccola, così fragile. Le canticchiai un po’ di Nightingale,con la bocca chiusa. Poi uscii dalla stanza e mi coricai nel divano del mio salotto, ringraziai mentalmente Dallas per avermi fato scegliere questo divano perché era davvero comodo. Nemmeno il tempo di cambiarmi e sprofondai in un sonno profondo.

Mi svegliai abbastanza presto. Preparai dei pancake, non per me ma per Emily. Li misi in un vassoio con un bicchiere di latte. Sotto il piatto misi un biglietto con scritto “I wanna wake up feeling beautiful..today. You’re beautiful” Portai il tutto a Emily che era già sveglia. Appena lesse il biglietto mi abbracciò. MI piacevano i suoi abbracci. Erano pieni di dolcezza.
-Hey principessa preparati, devo riportarti a casa- le dissi dandole un bacio in fronte.
Lei non rispose, mi sorrise e basta.
Mi preparai e chiamai Emily. Stavo per aprire la porta per uscire quando vidi che Emily si fermò davanti allo specchio appeso all’ingresso. Mi avvicinai a lei e appena vidi il riflesso mi bloccai.
Eravamo io e lei. Lei, una ragazzina magra e con la pelle molto chiara, una frangetta, dei capelli castani e degli occhi leggermente a mandorla, castani e un sorriso quasi malinconico. Poi c’ero io. Capelli castani, mossi, con un filo di trucco, occhi grandi castani e un sorriso sempre stampato in faccia. Sembrava di vedere me da piccola e me da grande. Stavo per iniziare a piangere quando pensai che non potevo farmi vedere debole da Emily. Uscimmo e salimmo in macchina.
Mi disse dove abitava. Era il quartiere più povero della città. Arrivate lì scesi dalla macchina mano nella mano con lei. Bussai alla porte della casa che Emily mi indicò. Aprii una signora sulla quarantina. Aveva la pelle molto scura, dietro di lei c’erano bambini e ragazzi di tutte l’età.
-Emily! Razza di ragazzina insolente- disse quella donna prendendo con forza Emily per un polso e portandola dentro casa.
-DEMIIII- gridò Emily da dietro la porta. Bussai più di una volta e forzai la porta per entrare ma non ci riuscii. Sentii solo dei tonfi e la voce di Emily strillare il mio nome.



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Capitolo 3
*** I'm just gonna get in my car and drive, and drive. ***


I'm just gonna get in my car and drive, and drive.


Ero terrorizzata, non sapevo che fare. Bussavo e tiravo pugni alla porta gridando il suo nome. L’unica risposta che avevo era la sua voce, un grido soffocato, lei che urlava il mio nome.

Tutto si fermò. Ero impalata davanti alla porta, tremavo e avevo le lacrime agli occhi. Sentii devi passi e mi allontanai della porta. La porta si aprì con forza e mi ritrovai faccia a faccia con la donna scura di prima.
-TU! JAMIE, FEMI, DEMI O COME CAVOLO TI CHIAMI, NON CERCARE MAI Più EMILIAN O DOVRAI VEDERTELA CON ME BRUTTA IMPICCIONA!- disse puntandomi il dito e alzando ancora di più la voce sulla parola “impicciona”.
Una scarica di adrenalina salii dentro di me. Non aveva il diritto di trattarmi così, soprattutto dopo aver picchiato una ragazzina di 15 anni. Risposi con lo stesso tono:
-IO IMPICCIONA?!?! DOVREBBE ESSERE CONTENTA, MIA CARA, CHE IO NON ABBIA CHIAMATO LA POLIZIA. VEDIAMO SE INDOVINO QUESTA È UNA CASA FAMIGLIA E LEI È LA PROPRIETARIA. CAZZO, NON VORREI MAI VIVERCI QUI CON UNA COME LEI! PREFERIREI DORMIRE PER STRADA CHE ESSERE PICCHIATA DA LEI!-

Mi sentii soddisfatta. Sputai quelle parole e dopo che la minacciai e e le gridai “cazzo” nelle orecchie mantenni l’educazione dandole del lei. Cavolo.
Con tutto questo ragionamento e questo Bulldog cioè signora con gli occhi sgranati e pieni di rabbia che avevo davanti a me non mi accorsi nemmeno di Emily che guardava da dentro la casa. Aveva un livido sotto l’occhio e uno nel braccio e un altro ancora nella gamba. Aveva le lacrime agli occhi.
-Demi……. Vattene- disse la piccola con un tono serio.
L’avevo delusa, non dovevo rispondere così a quella donna, in fin dei conti era pure sempre la persona che si occupava di lei. Mi allontanai dalla porta lentamente con lo sguardo basso.
Salii in macchina e partii, senza sapere dove andare. Dopo mezz’oretta mi accorsi che ero in spiaggia. Scesi, mi tolsi le scarpe e mi sedetti su una sdraio vuota. C’era un leggero venticello ma anche sole molto caldo. Sentivo i raggi del sole sfiorare la mia pelle finchè non fui distratta dalla mia gamba sinistra che vibrava. Dannazione! Avevo dimenticato di chiamare Ally! Avevo 8 messaggio e 13 chiamate perse, tutte sue.

-Ma porco cane, Devonne ma che stai combinando? Non puoi capire da quanto tempo ti sto cercando!- disse lei con il suo accento inglese che adoravo
- Scusami, Patricia, ma sono stata davvero impegnata. È una storia lunghissima, se vuoi ci vediamo da Starsbucks così mi racconti anche com’è andato il party di ieri, d’accordo?- dissi io con tono moooolto lecchino.

Patricia era il suo secondo nome, un nome statunitense. Lei odiava questo nome e odiava quando la chiamo così. Sua madre, che non c'era più, era statunitense mentre suo padre era inglese. Vivevano a Liverpool ma lei era la mia ballerina nel tour perciò quando ero in tour lei si trasferiva qui negli Stati Uniti. Era la mia migliore amica e la mia miglior ballerina, non vivevo senza di lei.
-D’accordo, lecchina che non sei altro. Ci vediamo li. Ti voglio bene-
Andai subito al solito Starsbucks dove ci incontriamo io e Ally e spesso anche altri ballerini.
Ally era di spalle. Andai da lei e l’abbracciai da dietro. I suoi capelli verde muschio mi caddero davanti agli occhi ma non m’importava. Avevo bisogno di un abbraccio.
-Allora sexylady cosa è successo di tanto grave da non venire al mio party?- mi chiese mangiando una ciambella.
Iniziai a raccontarle tutto, senza tralasciare niente.
-Mia piccola Demetria. Tu hai sempre avuto un cuore così grande e ti arrabbi raramente. Hai sclerato perché volevi aiutarla. Lei però non lo sa-
- Ally, che vuoi dire?-
-Voglio dire che hai promesso di aiutarla e devi mantenere la tua promessa. E io ti aiuterò- disse con aria soddisfatta.
-Ma che vuoi fare?- dissi mentre bevevo il mio bel Starsbucks
-Stasera mangio da te. Di sera, tardi verso mezzanotte circa andiamo a casa sua. Andremmo insieme a Emily in quel posto che noi chiamiamo “In cima al cielo” gli faremo vedere come tu hai superato le tue insicurezze. E non sto parlando del rehab!- disse pagando il conto
Ero in estasi, non vedevo l’ora. Facemmo tutto quello che disse Ally, solo che mentre eravamo in auto mi accorsi solamente dopo che Ally faceva puzza di alcoll. Aveva bevuto e se non erro dall’odore, aveva bevuto del whisky.
-Ally, fermati, sei ubriaca ed è anche tardi. Facciamo un’altra volta questa cosa oppure guido io!- la implorai
-No no no no no no no- disse agitando la testa.
-Fermati vai troppo veloce! Ally! Ally fermatiiiiiiiii- No, non si fermò. Vidi solamente l’auto prendere in pieno un corpicino esile, fin troppo conoscente.




Nota dell'autrice
Ciao a tutti i lettori! Mi scuso per aver perso un po' di tempo prima di questo capitolo ma tra la nuova scuola, nuovi compagni e professori non ho avuto proprio il tempo. Allora, che ne pensate di Ally? Questa ballerina stravagante con i capelli verdi vi attira? Ditemi cosa ne pensate e se volete recensite. Baci :)


Stay Strong

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Capitolo 4
*** This is a story that I’ve never told ***


This is a story that I’ve never told.



Ally fermò l’auto e di corsa scendemmo. L’immagine che mi ritrovai mi fece gelare il sangue: Emily era distesa a terra con un ranuncolo di sangue che gli usciva dalla bocca.
-Ally ma che cosa hai fatto? Te l’avevo detto di farmi guidare, ti odio dannazione!- strillai con tutto il fiato che avevo in corpo.
Ally scrollò solo le spalle.
-Forza aiutami a farla entrare in macchina, dobbiamo portarla all'ospedale!- ordinai a Ally
-Demi, sono stanca. Facciamo un'altra volta- disse con menefreghismo
-Cosa sentono le mie orecchie! Questo è il minimo che puoi fare! L’hai appena presa di petto e sei ubriaca, io ti avevo espressamente di fermarti. Sappi che se non mi dai una mano ora, ti odierò fino alla morte Ally!- strillai di nuovo.
-E va bene. Cavolo- disse lei aiutandomi a prendere in braccia Emily.
Dio, la puzza di alcool si sentiva lontano 3 km. Mi ha sempre detto di aver smesso di bere ma evidentemente non era vero. Salimmo in macchina e feci coricare Emily nel sedile posteriore con la testa appoggiata alle ginocchia di Ally. Io guidavo presa totalmente dalla paura.
Mi accostai al primo ospedale che vidi. Era buio e non riuscii a leggere nemmeno il nome dell’ospedale ma non m’importava. Quello che m’importava era la salute di Emily.
Presi in braccio Emily e appena entrai nell’ospedale dei dottori mi accerchiarono facendomi domande sull’accaduto. Un infermiere prese in braccio Emily e mi disse di andare alla reception per dare i dati personali della ragazza nel frattempo Ally si sedette in una sedia nella sala d’attesa, con la testa appoggiata al muro e gli occhi chiusi. La ignorai totalmente e andai alla reception.
-Allora prima di tutto ho bisogno di sapere il nome e cognome della ragazza, l’età e il vostro stato di parentela- mi chiese la signora dietro lo sportello.
-Si allora si chiama Emily…. No aspetti il vero nome è Emilian….. ha 15 anni e….-
-Signorina, lei non è una sua parente, vero? Perché vedo che non ricorda nemmeno il suo cognome. Mi scusi ma preferirei parlare con un parente della ragazza- disse la signora.
Ora che ci penso, io e Emily in questi due giorni abbiamo parlato pochissimo. L’ho conosciuta solo ieri. Sapevo solo la sua età e il suo nome di battesimo. Non restava altra soluzione: chiamai Robert e gli diedi l’indirizzo della casa famiglia di Emily. Avrebbe portato qui quella signora scorbutica di stamattina.
Mi andai a sedere con Ally che era caduta ormai in un sonno profondo. Rimasi a guardarla per qualche secondo: i capelli verdi erano tutti spettinati e il trucco degli occhi era sbavato. Aveva la testa un po’ piegata verso destra ed era accovacciata sulla sedia. Sapere che beve ancora mi fa stare male. Come mi fa stare male quest’ospedale. Mi ricorda il periodo del rehab. Sono stanca dei ricordi.
Vidi la porta d’entrata spalancarsi e con gioia vidi Robert. Dietro di lui c’era la tutrice di Emily che sgridava a squarciagola parole impronunciabili. Ad un certo punto Robert si gira verso di lei e urla:
-Ma vuole stare zitta? La gente a quest’ora dorme e soprattutto siamo in ospedale-
-Ma cosa si permette! Lei non ha il dirit……. TU!- urlò indicandomi. Si avvicinò con furia a me. Sembrava di essere alla corrida: lei il toro e il torero. Mi mancava solo un telo rosso e a lei delle corna e un septum ed era perfetta!
-Sapevo che centravi tu, disgraziata, ti avevo avvertito di non avvicinarti a Emilian. Ora dovrai vedertela con me!- mi disse faccia a faccia. Devo ammettere che non mi ero mai accorta che era così bassa, addirittura più bassa di me. E c’è ne vuole.
-Signora. Io non centro niente *quasi* è stato un incidente. Ero con una mia amica.. ehm ecco… era buio e…. –
-L’hai investita! OMICIDAAAA!- strillò facendo sobbalzare un dottore che stava passando di là.
Guardai Ally e poi di nuovo la signora.
-Si, l’ho investita. Ma non l’ho fatto di proposito. Voglio farmi perdonare. Quindi se gentilmente può dare i dati personali di Emily alla reception le sarei grata.- dissi con malinconia.

Mi sono appena presa la colpa di qualcosa che non ho fatto solo per proteggere la mia migliore amica. Mi viene da piangere.
La signora annuii con la rabbia negli occhi e l’accompagnai alla reception.
-Signora, lei è la tutrice della ragazzina- dissi alla signora di prima.
-Bene. Signora, ho bisogno che mi dica i dati personali della ragazza e anche i suoi-
-Si chiama Emilian Kuroki. Ha 15 anni. Io sono la sua tutrice: Tanisha Aholou. Ho 47 anni- rispose la donna
-Perfetto, compili questi moduli. Presto le diremo tutto su Emilian-
-La ringrazio-

Andammo nella sala d’attesa dove Tanisha compilò i moduli. Appena finì non resistetti a dire:
-Kuroki. Non è un cognome di queste parti-
-Emilian è orfana. Suo padre era giapponese mentre sua madre canadese. Morirono entrambi in un incidente stradale. Un ragazzo ubriaco guidava un motore a tutta velocità e non si accorse dei suoi genitori che erano dentro un auto. L’auto deviò e si schiantò con un camion di passaggio. Emily aveva 4 anni e non aveva nessuno, i suoi parenti si rifiutavano di adottarla. In quell’anno io mi trasferii qui negli Stati Uniti dall’Africa per cercare lavoro. Non trovai niente perciò decisi di prendere un attestato per prendermi cura di ragazzi orfani o anziani. Emily fu la prima. È la figlia che non ho mai avuto- raccontò fissando il vuoto.
-Ma allora perché lei.. la picchia?- chiesi con imbarazzo
Tanisha poggiò la testa tra le mani.
-Per gelosia, per paura. Ho paura che lei trovi qualcuno che la faccia stare bene più di me. Per paura che lei mi lasci sola. Ma sono gelosa di tutti perché gli altri possono dargli quello che io non ho-
Stavo per abbracciarla quando un dottore si avvicino a noi.
-Signora Aholou, può vedere la ragazzina-
Lei si alzò e seguii il dottore. Io mi appoggiai alla spalla di Ally e caddi tra le braccia di Morfeo.

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Capitolo 5
*** So let me give your heart a break... ***


So let me give your heart a break....




Mi svegliai lentamente, stiracchiando le braccia e sistemandomi il più comodo possibile sulla sedia. Notai che qualcuno mi aveva coperto con una copertina di pile. Sorrisi leggermente tastando la sedia accanto a me. Ally non c’era. Si sarà svegliata prima di me, succede sempre così dopo una sbronza.
Piegai la coperta e andai alla ricerca di qualche macchinetta. L’ospedale era silenzioso e quasi vuoto. Tutto il trambusto di ieri sera è passato.
-Mi scusi lei è la signorina Lovato?-
Un infermiere, un poco più alto di me.
-Si sono io, mi dica-
La signorina con i capelli verdi mi ha lasciato questo bigliettino e mi ha detto di darglielo. Comunque se vuole, può dare a me la coperta- prese la coperta e poi aggiunse- la ragazzina sta bene. Può andare a trovarla quando vuole-
-La ringrazio- sorrisi e lessi il bigliettino.
“Ciao splendore! Tranquilla non sono nei guai, mi sono solo alzata presto per andare a fare colazione, qui fa tutto schifo! Comunque tu puoi restare qui con la ragazzina. Ti voglio bene”
Sbuffai. In quell’ospedale non c’era nemmeno una macchinetta, ci credo che abbia preferito andare altrove. Decisi di andare anch’io a mangiare fuori.
Camminai per qualche isolato finché non vidi un piccolo bar con un’enorme scritta”Henry”. Era piccolino ma accogliente. I tavoli erano di legno e sparsi qua e la e c’era qualche cliente che mangiava silenziosamente. Mi avvicinai al bancone principale. C’era un uomo robusto con una folta barba che serviva i clienti, chiesi semplicemente una brioche e del caffè. Il tutto arrivò subito e devo dire che tutto era delizioso. Rimasi lì, seduta in quel bancone a pensare. Era cambiato davvero molto negli ultimi due giorni. Insomma chi l’avrebbe mai immaginato che una ragazzina di 15 anni, molto simile a me, mi avrebbe rubato il cuore? Perché in fin dei conti era successo questo. Mi aveva colpita.
Restai qualche altro minuto lì a pensare quando un urlo mi fece ritornare sulla terra. Mi girai a vidi un flotta di ragazzine spiaccicate nella vetrina del bar che urlavano il mio nome.
-Ma che succede? Cos’è questa confusione?-chiese urlando l’uomo del bancone.
-Ehm quelli sono i miei fan. Io sono una cantante, mi avranno seguito- dissi io imbarazzata.
-Senti non vorrei essere scortese ma davvero, io non voglio perdere tempo. Qui si lavora, non possiamo perdere tempo. Trova una soluzione-
Annuii. Guardai i miei Lovatics che con le lacrime agli occhi e sorridendo chiamavano il mio nome. Stavo per raggiungerli quando vidi dei flash. Flash d’ovunque. C’erano dei paparazzi che avevano scavalcano l’onda di fan e che ora mi stavano fotografando. Portai una mano in faccia per coprirmi quando qualcuno mi prese per il polso trascinandomi dietro il bar, uscendo dall’uscita di emergenza.
Guardai il mio “salvatore” e notai che era solamente un ragazzo. Alto, biondo con gli occhi chiari.
-Ciao tu sei Demi Lovato giusto?-
-Ehm si sono io. Grazie, come ti chiami?- -Io mi chiamo Kyle. Scusa se ti ho trascinata ma ti ho visto in difficoltà e…
-Hey tranquillo. Hai fatto la cosa giusta. Ti ringrazio Kyle- appoggiai una mano nella sua spalla e sorrisi.
-Io sono il figlio di Henry, il proprietario. Aiuto mio padre quando esco da scuola-
-Da scuola? Quanti anni hai?-
-Ecco io…ne ho 17-
Cavolo, sembrava molto più grande. Soprattutto con quella corporatura muscolosa e anche per il fatto che era molto alto per la sua età.
-Senti devo andare a trovare una persona all’ospedale qui vicino. Può indicarmi la strada?-
Mi accompagnò per qualche metro poi mi indicò la strada. Lo salutai e mi avviai verso l’ospedale.
Ally non era ancora arrivata. Andai nella camera 25, la camera di Emily.
Entrai lentamente cercando di non fare rumore. Emily era distesa nel letto e guardava la televisione. Si era ripresa bene dopotutto.
Appena mi vide gli le si illuminarono.
-Demi!-
-Piccola- l’andai ad abbracciare accarezzandole i capelli.
-Come stai Emily?-
-Non posso dire bene. Ma meglio di prima- disse malinconicamente. Presi una sedia e mi sedetti accanto al suo letto.
-Se vuoi parlare, io sono qui con te.- la presi per mano.
-Grazie Demi-
Abbassò lo sguardò.
Le guardai gli occhi. Erano quasi lucidi e brillanti. Ragionai un po’. Tanisha mi disse che il padre di Emily era giapponese infatti il suo cognome è Kuroki, infatti i suoi occhi erano a mandorla con il solito taglio all’inizio dell’occhio, tipico degli occhi a mandorla. Solo che il suo era più delicato, si vedeva appena. Sorrisi.
Io e Emily parlammo un bel po’ del più e del meno. Parlammo di serie tv e di libri, di musica e di passioni. Scoprii che la sua più grande passione era la pittura e che il suo più grande sogno è aprire una galleria d’arte ma Tanisha non può permettersi un cavalletto e degli acquarelli perciò si limita a disegnare con pennarelli e matite.
-Emily insegui sempre i tuoi sogni-
Lei sorrise mostrando tutti i denti.
-Mi scusi signorina può uscire un attimo? Il dottore ha bisogno di controllare Emily e poi la mamma vuole parlare con la ragazza- aprii la porta quest’infermiera.
-Certo e poi per me è tardi, devo andare da un’amica. Ciao Emily- uscii dalla stanza.
Mi ritrovai davanti Tanisha. Era impassibile, non mi salutò nemmeno. Io la ignorai e ritornai a casa.
Mi sdraiai nel divano e presi il telefono. Ally non si era ancora fatta viva
-Ally dove sei?-
-Tesoro sono da mio padre. Scusa se ti ho lasciata da sola-
-Tranquilla, è successo qualcosa?-
-Nono voleva solo un aiuto con la macchina. È un po’ malconcia-
-Ah ok meno male. Mi fai compagnia?-
-Certo!-
Passai ben due ore al telefono con lei. Era da tanto che non facevamo una cosa del genere e sinceramente mi è mancato. Erano solo le tre del pomeriggio perciò decisi di uscire per prendere una boccata di aria fresca. Non avevo pranzato ma m’importava ben poco. Presi l’auto e iniziai a guidare finchè finalmente non arrivai a destinazione.

In cima al cielo.
Così lo chiamavamo io e Ally. Il posto dove volevo portare Emily, il posto dove ho conosciuto me stessa, la vera Demi Lovato. A prima vista può sembrare un semplice palazzo infatti lo è ma non è il palazzo in se di cui io parlo. Si perché il palazzo è una vecchia casa di riposo per anziani oramai non più in funzione ma nel tetto tutto diventa speciale. Presi la chitarra che tengo sempre nel bagagliaio e salii proprio li, nel tetto, tramite la scala antincendio. Arrivata mi posizionai al centro e allargai le braccia. Il leggero venticello mi scuoteva l’anima e mi rinfrescava la pelle candida. Mi sedetti sul cornicione del tetto e iniziai a suonare e a cantare. Mi sentivo libera senza nessun pensiero in testa. Suonai varie canzoni, tra queste anche This is me. La suonavo sempre durante il rehab ma dopo non l’ho mai intonata, neanche ai concerti. Cantai con tutto il fiato che avevo in corpo. Mi liberò da tutti i miei pensieri.
Dopo il rehab venni qui per caso e iniziai a cantare. Lì ho scoperto la vera me non al rehab.
Tutto fu interrotto dal mio cellulare che squillava impazientemente. Era Ally.
-Pronto Ally, che succede?-
-Demi devi venire subito in ospedale. Ci sono andata perché avevo dimenticato una cosa e ho trovato l’inferno! Vieni ora, subito!-
-Ma… Ally Emily sta bene?-
-Demi vieni e basta!-
Chiusi la telefonata e scesi subito in macchina.
Avevo un’inspiegabile adrenalina e non prestavo attenzione alla strada.
Arrivai subito in ospedale e appena entrai vidi infermieri e dottori preoccupati che correvano a destra e a manca.
Salii di fretta le scale che portavano alla camera di Emily.
-Demi!-
Vidi Ally davanti alla camera di Emily accanto c’era Tanisha che strillava il nome di Emily davanti alla porta battendo i pugni.
Sentii la malinconia entrare nel mio corpo. Mi ricordai di ieri, quando strillavo davanti alla porta di Emily gridando il suo nome mentre sentivo le sue urla.
Mi precipitai da Tanisha e l’abbracciai più forte che potevo. Lei ricambiò l’abbraccio.
Mentre ancora Tanisha era tra le mie braccia chiesi a Ally cosa stava succedendo.
-Emily si è chiusa in camera e non apre a nessuno. Poco fa sentivamo delle sue urla, tutti i dottori stanno cercando di aprire. Demi provaci tu, ti prego-
Annuii e lasciai la donna.
Bussai dolcemente alla porta.
-Emily sono io, Demi-
Dei singhiozzi, solo questo si sentiva.
-Emily ti scongiuro apri-
La porta di aprii e io entrai velocemente chiudendomi la porta alle spalle.
Mi dava le spalle, la testa rivolta verso il basso, le braccia lungo i fianchi.
-Demi-
-Emily-
Aveva una voce bassa, sottile, quasi soffocata ma soprattutto impassibile.
-Hai sentito la novità? Sembra che i dottori si sono accorti dei miei tagli, del mio squilibri alimentare. Vogliono mandarmi in un rehab-
Esitai un minuto poi risposi.
-Emily ma non è una cosa negativa! Li ti cureranno e….-
-MA IO NON SONO MALATA!.- urlò. Si girò verso di me. Stavo per svenire per la sua condizione.
-Io semplicemente ho una vita difficile. Il dolore è l’unica soluzione ai miei problemi. Sinceramente non so nemmeno il perché ti ho chiesto aiuto-
La guardai negli occhi. Stavo piangendo senza rendermene conto.
La guardai dritta negli occhi avvicinandomi.
La guardai dritta negli occhi leggendogli l’anima.
Abbassò lo sguardo. Stava mentendo, lo so. Qualche anno fa ero nella stessa condizione. Delusa, distrutta, senza speranza.
-Non credo di farcela. Sento che sto per crollare,sento che sto per cadere in pezzi- disse lei.
I suoi occhi erano pieni di lacrime. I suoi polsi erano lacerati. Qualche anno fa, ero nella stessa condizione, in camera mia, con una lametta in mano e l’intero mondo contro di me.
-Tu ci riuscirai, diventerai forte. Uscirai da questa situazione, in un modo o nell'altro- dissi determinata. La abbracciai come la prima volta che ci conoscemmo.



Scusate, scusate,scusate,scusate,scusate *lanciano pomodori*.
Lo so, lo so. Più di un mese che non pubblico un capitolo e mi dispiace, spero davvero che non capiti più ma purtroppo non avevo ispirazione. Ma comunque.... che ne pensate? Come avete visto questo capitolo emotivamente è molto forte (secondo me) ma soprattutto ho aggiunto un nuovo personaggio, Kyle. Che ne pensate di lui? Vi piace? Credetemi, all'inizio non era nei programmi ma la mia testa Lovatizzata l'ha fatto nascere e beh... ecco il risultato! Ora vi lascio ma prima tre punti:
1) Vi prego di recensire per sapere che ne pensate.
2) Se volete, sarei disposta a mettere alcune immagini dei personaggi, tipo Ally, Emily e Kyle. Se volete, ditemelo se no lascio perdere a vi affidate alla fantasia (cosa che faccio spesso)
3) È un po' meno importante ma lo pubblico lo stesso. Ho aperto un mio Tumbrl quindi se volete seguirmi o scambiare qualche parola andate qui
Ora vi saluto, baci!
Roby.

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Capitolo 6
*** Someone to save. ***


Someone to save.


-DEEEEEMI, EEEEEMILY. Ci siete???- urlò Ally da dietro la porta.
Guardai Emily e accarezzandole i capelli le domandai: -Ci siamo Emily?-
-Si Demi ci siamo-
Le diedi un buffetto sulla guancia.
-Emily torno subito. Vado un attimo da Ally e ritorno immediatamente-
-D’accordo…. Ma.. non raccontarle niente. Lì c’è mamma e non voglio farla soffrire..ancora-
Annuii e le baciai la fronte.
Aprii la porta e mi precipitai da Ally.
Le raccontai che Emily sta bene ma non le dissi altro.
-Ne parliamo a casa. Ora dovete lasciarmi altri cinque minuti con lei e con un’infermiera-
-Ok, Demz- mi abbracciò e ritornai in camera con l’infermiere che quella mattina mi aveva informato di Ally.
Gli feci vedere i tagli che aveva Emily nelle braccia. La fece sdraiare nel letto e iniziò a curare il braccio sinistro mentre io asciugavo il sangue di quello destro. Curò anche l’altro braccio.
Stava per andarsene ma io lo fermai.
-Mi scusi, ho saputo che la ragazzina dovrà andare in rehab….
-Si signorina è tutto vero. E quei tagli hanno peggiorato la situazione-
-Si questo lo so, ma non si può fare altro? Io ci sono stata al rehab per gli stessi motivi e lei sicuramente saprà meglio di me che anche se ti curano, lì non è un bel posto-
-Non credo si possa fare molto. Un dottore sta già mandando la richiesta. Se vuole posso parlargli ed chiedergli di rimandare l’entrata al rehab ma non posso prometterle niente. La condizione di Emily è grave e credo che dovrà stare un bel po’ sotto cura-
-MI farebbe un grandissimo favore. La ringrazio-
-Di niente signorina Lovato, giusto?-
-Si, giusto- sorrisi e lui ricambi. Lasciò la camera.
Emily si era addormentata. Mi ricordava due sere prima a casa mia. Lasciai la piccola e andai da Ally e Tanisha. Iniziammo a parlare di Emily. Tanisha mi raccontò che sospettava di questa situazione ma con più di 10 ragazzi a casa, provenienti da ogni parte del mondo, di tutte le età è difficile concentrarsi con solo uno di loro. Stavamo ancora parlando quando un dottore ci interruppe.
-Signora Aholou ho bisogno di parlare con lei. Ah e anche con lei, signorina Lovato-
Rimasi sorpresa, che c’entravo io?
Ci spostammo nello studio di questo dottore e ci sedemmo di fronte la scrivania in delle poltrone di velluto azzurre, dietro di noi c’era un lettino che usano i dottori per visitare le persone ed uno scheletro alquanto inquietante. Si sedette dietro la scrivania.
-Allora signora Aholou come le ho spiegato prima, Emily ha gravi disguidi alimentari. Prima di tutto pesa troppo poco per la sua età e poi assume poco calcio. Il problema però non tocca solo il corpo ma anche la mente. Emily ha alcune paranoie. Ha paura di relazionarsi con gli altri perché crede che tutti la possano ferire e per questo si rifugia nella musica- mi lanciò un occhiata.
-Continui- disse Tanisha
-Ha paura di non piacere agli altri, si sente sola e si scoraggia perché crede che non riuscirà a realizzare i propri sogni. Naturalmente questo può capitare, essendo nell’età adolescenziale solo che Emily si ciba di queste cose. È come se lei si fosse autoconvinta a tutte queste cose. Alla clinica noi l’aiuteremo anche in questo. Sarà isolata dalla famiglia e dagli amici ma la cureremo nel miglior modo. È una delle più indicate cliniche in città, è costosa ma di questo non devo porsi il problema. Quest’ospedale finanzierà tutto-
Tanisha guardò in basso.
-Signora, tutto bene?-
-Non proprio. Quanto dovrà rimanere lì?-
-Questo non è specificato ma credo che dovremmo tenerla un bel po’-
-Potrò andare a trovarla?-
-Come le ho detto poco fa, sarà isolata. Intorno avrà solo persone con le sua stessa situazione e dai dottori-
Iniziò a piangere. Presi parola io.
-Mi scusi, ha chiamato anche me. Potrei sapere la motivazione?-
-Beh, lei sicuramente è un punto di riferimento per Emily. Quando non era qui, non ha fatto che parlare di lei. So quindi che anche lei ha affrontato il rehab, quindi le chiedo solo di parlare a Emily. Lei naturalmente è scossa da questa notizia ma magari da una persona fidata e che a affrontato la stessa situazione potrà sentirsi meglio-
Non ne ero molto sicura. Si è vero ci sono passata ma non posso dire che è stato stupendo anzi non vorrei più tornarci.
-Io capisco quello che vuole ma appunto perché ci sono stata non posso dirle parole positive perché mentirei. Lei sa cosa intendo. Poi devo ammettere che non sono così sicura del rehab, insomma ci sono altri modi per salvare questa ragazzina, no?-
Il medico mi guardò poi annuii.
-Si ci sono altri modi. Ma questo è il più sicuro-
Silenzio. Dopo questa frase ci fu solo il silenzio. Io e Tanisha stavamo per congedarci quando mi venne un’idea. Pensavo a ciò che aveva detto l’infermiere:
“Se vuole posso parlargli e chiedergli di rimandare l’entrata al rehab….”
Mi girai di scatto verso il dottore.
-MI è venuta un’idea.- dissi gesticolando felice.
-Mi dica signorina Lovato- appoggiò i gomiti sulla scrivania.
-Allora, lei ha detto che Emily si rifugia nella musica e io sono il suo punto di riferimento. Poco fa un infermiere mi ha detto che si può rinviare la richiesta per un po’. Quindi ho pensato che Emily potrebbe stare a casa mia per qualche mese. Vediamo come va la situazione e in tal caso si Emily andrà al rehab, se no verrà annullato tutto- dissi tutto d’un fiato. Il dottore era perplesso.
-Mi scusi- si alzò e uscii dallo studio.
-Tanisha, per te va bene. Giusto?- posai le mie mani nelle sue spalle.
Mi guardò negli occhi. I suoi occhi erano colmi di lacrime. Mi si spezzava il cuore.
-Se serve a far stare bene la mia bambina, allora si sono d’accordo-
Ci abbracciammo. Avevamo uno scopo in comune e dovevamo collaborare. In un modo o nell’altro.
Rientrò il dottore. Si sedette di nuovo dietro alla scrivania e ci fece cenno di sederci.
-Signora Aholou, signorina Lovato. Dovete sapere che quello che sto per fare, potrebbe crearmi dei guai. Ma tutti noi teniamo alla salute della ragazza perciò…. vi darò il permesso per tenere Emily a casa della signorina Lovato. Dovete compilare solo dei moduli che ho preparato personalmente. Emily si trasferirà a casa della ragazza solo tra una settimana. Prima deve passare un po’ di tempo con la tutrice- disse bisbigliando.
Io e Tanisha eravamo al settimo cielo. Compilammo i moduli e tutto ciò che serviva, dopo di che il dottore che accompagnò fuori dall’ufficio.
-Comunque Emily potrà uscire domani. Ma se volete potete farle fare una passeggiata- ci disse, poi se ne andò.
Tanisha mi diede il permesso di portarla dove volevo. L’avrei portata “In cima al cielo”
Entrai in camera di Emily. Non le dissi niente di quello che si era deciso.
-Dai Emily preparati-
-Posso uscire?-
-Solo per un’oretta o due. Ma comunque uscirai definitivamente domani-
Sorrise.
-Dove andiamo?-
-Lo vedrai-
Andammo in macchina. Arrivate lì, Emily fece la stessa cosa che feci io qualche ora prima. Inspirò l’aria pura e fresca. La feci sedere e iniziammo a cantare tutte le canzoni che lei mi richiedeva.
-Cantami Warrior-
Appoggiò la testa nella mia spalla e chiuse gli occhi. Io iniziai a suonare.
“All the pain and the truth i wear like a battle wound so ashamed so confused, i was broken and bruised. Now I’m a warrior….”



Lo so, lo so, non è un granché questo capitolo. Non è neanche molto credibile, ma volevo a tutti i costi continuare e poi vi avevo promesso che avrei continuato al più perciò eccomi qui!
Vi avevo promesso anche un'altra cosa: le foto dei personaggi. Non è stato facile trovarle ma ne sono soddisfatta (per alcuni)
Ecco qui la nostra cara Ally!
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Per chi lo volesse sapere lei è Jenna Mcdougall. In realtà me l'immaginavo con un unione di Haley Williams e Ramona Flowers ma lei è stupenda.

Ecco la nostra Emily!
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Non è stato facile trovarla u.u

E infine ecco Kyle!
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Comunque ragazze, se volete conoscermi o scambiare quattro chiacchiere, vi lascio il mio Ask e il mio Tumblr, potete contattarmi lì.
Tumblr
Ask
Mi aspetto vostre recensioni.
Baci
roberta_everdeen.

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Capitolo 7
*** I need to change my ways. ***


I need to change my ways.


-Ahia Ally mi fai male!-
- Cazzo vuoi? Ti sto solo aiutando!-
-Si ma non così, piano piano!-
-Porco cane Demi, non lamentarti!-
Ecco, quello era uno di quei momenti in cui avrei voluto strozzare Ally. Le avevo chiesto un aiuto da esperta e lei mi stava aiutando, a modo suo. La casa discografica mi aveva chiamato chiedendomi quale canzone avrei voluto far diventare un singolo. Avevo scelto Neon Lights e il giorno dopo avrei avuto un’esibizione. Per l’occasione e per il video avevo pensato di sorprendere tutti, tingendomi i capelli di blu e chiedendo quindi aiuto ad Ally visto che comunque lei era esperta riguardo questo argomento. Avevo perso il conto di tutte quelle volte in cui lei aveva cambiato colore di capelli.
La signorina mi consigliò di eseguire la tinta nella vasca per avere più spazio. La tinta la faceva lei e non faceva altro che tirarmi i capelli.
-Ok abbiamo finito- disse sospirando.
-Ti ringrazio comunque. Il video sarà spettacolare. A proposito, hai ripassato la coreografia?- chiesi mentre mi avvolgevo i capelli in un asciugamano.
-Fino a ieri. Vuoi vederla?-
Annuii. Andammo in salotto, dove Ally mise Neon Lights iniziando a ballare. È sempre stata una ballerina fantastica. Da bambina, suo padre la iscrisse in una scuola di ballo. Iniziò tutto da lì. La conobbi ad un’audizione il tour di Camp Rock e d’allora non ci lasciammo mai.
Mentre ballava qualcuno suonò al campanello. Guardai l’orario: 15 e 45. Emily!
Corsi subito ad aprire mentre tenevo con una mano l’asciugamano avvolto come un turbante nei miei capelli. Nel frattempo Ally stoppò la musica.
Aprii, cercando in tutti i modi di tenere i capelli alzati.
-Ciao Demi. Interrompo qualcosa?-
Emily oggi era diversa, aveva una luce nuova, come se fosse rinata senza saperlo. Aveva il sorriso stampato in faccia. "Se sorride lei, sorrido io" pensai.
Titubai un po’ poi risposi.
-Ma che dici! Non potrei certo dimenticarmi del tuo arrivo! Vieni entra-
Mentre entrò in casa, guardai fuori dalla porta. C’era un furgone beige con una scritta sfocata nel lato destro. Probabilmente era quello che aveva portato qui Emily. Soprattutto controllai se c’erano paparazzi o giornalisti in giro. Da quando la notizia di me in un bar vicino ad un ospedale avev fatto il giro del mondo, i paparazzi non avevano fatto altro che perseguitarmi. Alcuni avevano sospettato che io fossi ritornata in clinica o che avessi bisogno di altri controlli.
Nella mia vita ne avevo passate tante, troppe. Ma dal momento che nei miei polsi c'erala scritta Stay Strong, sapevo che il passato era passato e che la vita non poteva di nuovo andarmi contro in quel modo. Sapevo che avrei avuti altri attacchi e altri ostacoli ma sapevo anche che mi sarei rialzata sempre, come...beh come un grattacielo.
Notai solamente dopo che stava piovendo. Una pioggerellina, rumorosa ma rilassante. Che ristora l’anima. Batteva sul vetro della finestra dolcemente. La cosa era alquanto strana insomma di solito a Luglio ci dovrebbe essere una cappa di caldo.
Ally e Emily si salutarono. Emily sembrava spaesata forse a disagio. Andai da lei e l’abbracciai.
-Stai tranquilla staremo bene. Qui tu sei a casa, mamma potrà venirti a trovare quando vuole. Potrai fare quello che vuoi. Certo se poi porti qui un ragazzo dovrò prima conoscerlo….-
-Demi! Ehy!- scoppiò a ridere con la sua risata cristallina.
-Andrà tutto bene- dissi mentre le baciavo i capelli.
Ally fece un colpo di tosse, non se volontariamente o per caso. Prese le valigie di Emily e mi fece cenno di salire.
Andammo di sopra e mostrai la camera a Emily. La stanza degli ospiti alias la stanza di Ally quando dorme a casa mia. Non era molto grande ma nemmeno piccolina. I muri erano dipinti di un celeste chiaro come le sfumature del mare. Nelle pareti c’erano foto mie e di Ally ai tempi di Camp Rock e di ora. Sulla destra una scrivania con una lampada e delle matite, un armadio di lato al letto e un tv proprio di fronte il letto.
-Quindi questa è la mia camera?- disse Emily buttandosi sul letto.
Mi stesi con lei e annuii. Chiuse delicatamente gli occhi, come se stesse sognando.
-Ti lascio riposare un po’. Le valigie le disfiamo dopo- senza aspettare una risposta spensi la luce e uscii dalla camera chiudendo la porta.
Io e Ally andammo in salotto dove rimanemmo per l’intero pomeriggio parlando delle varie sistemazioni. Decidemmo che quando doveva dormire a casa mia, il suo letto sarebbe stato il divano che come ho già detto una volta è comodissimo, ringraziando Dallas.


19:00.
Vidi Emily entrare in salotto con una faccia alquanto stordita. Si guardava intorno come se fosse atterrata su un nuovo pianeta anche se, effettivamente fosse così.
-Buona sera dormigliona!- esclamai io
-Ciao Demi, ma che ore sono?- rispose con la voce impastata di sonno.
-Sera, le sette-
Annuii ripetutamente.
-Che c’è?- chiesi
-Ehm… avrei un certo languorino..-
Guardai Ally sorridendo e lei mi schiacciò l’occhio.
-Ho capito, vado. Ciao Emily benvenuta in famiglia. Ciao Demi puffa-
Uscii di casa lasciandoci sole.
Non avevo idea di cosa preparare per cena perciò optai per una pizza. Dopo aver ordinata mi sedetti con Emily nel divano. Le chiesi cosa ne pensasse dei miei capelli.
-Sono.. sono.. colorati!- disse entusiasta
-Ma non mi dire!-
Parlai con lei del più e del meno finchè non arrivò la pizza che posai nel tavolino in salotto. Presi una fetta e la diedi a Emily mentre l’altra iniziai a mangiarla io. Emily però non la mangiò, rimase a guardare la fetta con la mozzarella che penzolava.
-Emily, mangia. Non ti succederà niente, te lo prometto- Mi annuii e avvicinò le labbra alla pizza e ne assaggiò un morso. Ne fui soddisfatta. Ma proprio sul più bello lei iniziò a correre verso il bagno con le lacrime e in fretta. Le corsi dietro, prendendola per la vita e abbracciandola da dietro.
-Sei salva, tranquilla, sei sana e salva-




Tan tan tan!!! Eccomi qui, sono ritornata! Non è un granchè il capitolo lo so. Allora prima di lasciarvi voglio dirvi due cose: la prima è che mi dispiace di non aggiornare con tempi regolari, ma i compiti mi distruggono. Ho notato che forse ho perso qualche lettore, guardando le recensioni che prima almeno erano 3-4, ora a stento 1. Questo mi dispiace tantissimo, cerco sempre di migliorare. Spero solo che non mi abbiate dimenticato del tutto. La seconda cosa è che probabilmente questa storia si sta svolgendo al termine, ma non vi prometto niente.
Aggiungo un'altra cosa: il video di Neon Light è uscito a Novembre (a proposito che ne pensate) mentre questa storia si svolge a Luglio. Di solito non faccio cambiamenti del genere ma ora è capitato e poi adoro i nuovi capelli di Demi, non potevo non metterli nella storia.
Finalmente vi lascio.
Al solito dove potete contattarmi: Tumblr
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Mi aspetto vostre recensioni, a prima che mi dimentichi: BUON ANNO!
Baci
roberta_everdeen.

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Capitolo 8
*** I'm losing myself trying to compete with everyone else. ***


I'm losing myself trying to compete with everyone else.





“Please still my heart cause it’s freaking out”
Quest’ultima frase scaturì un urlo di gioia da parte di tutti i presenti sul set. Il video fu davvero difficile da girare: dovemmo cambiare vari set, i ballerini, il trucco, i capelli, l’acqua in cui ero immersa ma soprattutto le luci che spiccavano nella sala. I ballerini furono proprio bravissimi come mi aveva promesso Ally prima delle riprese. Mi andai a congratulare con loro. Ci fu un abbraccio di gruppo, subito dopo mi allontanai.
Accarezzai i miei capelli ancora bagnati, presi un asciugamano e m’incamminai verso il mio camerino. Robert mi portò un caffè per rilassarmi un po’. Emily mi aspettava nel divano con il suo nuovo telefono in mano. Le labbra leggermente rosee dal lucidalabbra, i suoi occhi a mandorla risaltavano ancora di più grazie al trucco naturale. Le unghie laccate di un rosa confetto.
Appena mi vide si alzò e mi venne a salutare.
-Scusa se non ho seguito tutto il video ma il tuo telefono squillava impazientemente e l’ho portato qui- mi disse passandomelo.
Guardai la schermata. 3 chiamate perse. Anonimo.
Alzai un sopracciglio confusa. In quei casi avrei dovuto chiamare la mia manager per evitare problemi ma non feci in tempo che il telefono iniziò a squillare. Emily ritornò a sedersi.
-Pronto?- risposi
Sentii dei vari rumori poi finalmente qualcuno parlò.
-Demi? Sono Tanisha-
Guardai Emily che si stava aggiustando il trucco degli occhi e uscii dal camerino. Chiamai Robert e gli dissi che nessun avrebbe dovuto disturbami.
-Tanisha, salve. È successo qualcosa?-
La sentii sbuffare rumorosamente.
-Mi ha chiamato l’ospedale. Vogliono controllarla. Ogni mese ci sarà un controllo di circa trenta minuti per vedere se migliora. Mi hanno detto che se la situazione migliorerà andrà a rehab solo per un mese così da ricevere una certificazione medica. A Gennaio forse inizierà la scuola privata-
-L’hai iscritta in una scuola privata?-
-Si. Decisione mia-
Rimasi un po' sbigottita da quell'affermazione. Aveva preso in fretta le sue decisioni. Non che io fossi stata contraria, insomma era sua madre e aveva tutto il diritto di prendere decisioni per lei. Ma sembrava tutto troppo affrettato.
-Ok- sospirai e mi morsi il labbro. –A che ora dovrò essere lì?-
-Ti manderò un messaggio….- mi rispose in modo vago. La ringraziai in modo garbato per l'informazione. Poi mi appoggiai alla porta, aprendola leggermente per vedere cosa stesse facendo Emily. Era davanti allo specchio e si stava accarezzando i capelli.
-Tanisha… Vuoi parlare con lei?- chiesi con il cuore in gola. Era pur sempre una madre lontana dalla propria figlia. Si volevano bene. Tanisha era ingiusta ma era l’unica persona che sosteneva Emily, con violenza, ma lo faceva.Dopo di lei poi c'ero io che avevi raccolto la mano di Emily e l'avevo a riportata alla serenità. Mi sentivo responsabile di quest'allontanamento tra madre e figlia ma ero anche soddisfatta del mio lavoro. Emily divenne troppo importante per me e il suo sorriso m’incoraggiava a continuare. Stavo salvando una persona. No, lei non era una persona. Lei era la persona. La voce di Tanisha mi ricordo che avevo un obiettivo: dovevo salvare Emily con tutti i mezzi e le persone possibili.
-No.- rispose secco. –Dimmi solo come sta-
-Bene. È stupenda, sta diventando ancora più femminile: inizia a truccarsi. Le ho comprato un cellulare-
-Mmh. Va bene, ti ringrazio. Ci aggiorniamo.- chiuse la chiamata. Guardai il cellulare. Arricciai le labbra e ritornai da Emily.
All'uscita fummo travolte da tutti i miei fans che erano lì, ma per fortuna Robert riuscì a portarci in limousine con tranquillità. All'interno della limousine mi rilassai totalmente. Inspirai l'odore di muschio che vi era nell'aria, emanato dall'Arbre Magique e ne approfittai per mangiare qualcosa. Sussurrai il nome di Emily che nel frattempo guardava fuori dal finestrino.
-Si, Demi?-
Sospirai. Mi sentivo come quando dovetti far conoscere il mio primo fidanzato a mia madre. Nervosa, ansiosa, piena di aspettative.
-Volevo parlare di una cosa importante di cui non abbiamo mai parlato e ho bisogno che tu risponda sinceramente- Annuì e si voltò completamente verso di me.
-Come va a scuola?-
Si morse il labbro e intrecciò le dita.
-Con lo studio bene. In arte sono la più brava e mi diverte molto. Ho anche un’amica con cui vado d'accordo. È simpatica, dovresti conoscerla.
-Bene. Era solo una curiosità.Ora andremo a casa, pranzeremo e poi andremo in ospedale-
-Devo controllarmi?-
-Si.-
Alzò le spalle e riprese a guardare il finestrino.

**

Lo studio del dottore era lo stesso di come ricordavo. Stesse poltrone di velluto azzurre, stessa scrivania, stesso lettino ma soprattutto stesso scheletro inquietante alle mie spalle. Venne incontro a me ed a Emily con gentilezza. Controllò la cartella medica di Emily di quando si fermò in ospedale e la fece sedere nel lettino. Guardò le bende degli avambracci di Emily, disinfettò le ferite e le cambiò con dei cerotti. Emily abbozzò un sorriso.
Il dottore ritornò alla scrivania ed Emily accanto a me.
-Emily, Demi. Sono passate solo due settimane dall’incidente ma sembra che ci sia qualche cambiamento. Lo dico perché di solito chi è in queste condizioni fa fatica a smettere in due settimane. Emily, tu hai mai avuto in questo periodo cedimenti? –
Sporse le labbra e giocherellò con le dita poi rispose.
-No, sono stata distratta in questo periodo. Grazie a Demi ed a Ally-
Il dottore annuì e ci congedò dopo poco tempo.
Eravamo in macchina, Emily aveva lo sguardo basso. Era silenziosa, non giocava nemmeno con il suo cellulare. Lo lasciò nella sua borsetta bianca.
Il mio cervello cercò di formulare un qualsiasi argomento che le potesse piacere ma non riuscì a trovare niente.
Accesi la radio e iniziai a canticchiare un po’ come piaceva a lei ma parve inutile. Rimasi in silenzio anch’io a guardare la strada.
Emily aprì bocca solo appena posteggiai. Forse aspettava questo, di rientrare a casa. Sorrisi al solo pensiero. Emily considerava casa nostra forse un posto sicuro, dove potersi confidare.
-Era una bugia-
-Che cosa Emily?-
-Provai a tagliarmi la scorsa settimana.-
Inspirai aria dal naso e strinsi le mani ancora arpionate al volante. Le sue parole mi arrivarono come un pugno allo stomaco.
-Perché hai mentito?-
Guardò in alto.
-Non voglio perderti.-
-Così peggiori la situazione. Comportandoti così non farai altro che complicare tutto e una volta che sarai al rehab non aspettarti certo che sarà un castello e ti tratteranno come una regina. Qui non si scherza Emily!- stavo quasi per urlare.
-Ho paura Demi! Smettila di comandarmi!-
-Comandarti? È così che chiami il darti l’aiuto necessario? Emily io volevo cambiarti ma ora non sei più la stessa. Dov’è l’Emily decisa che ho conosciuto al concerto? Quella che si nasconde dentro un armadio solo per parlarmi? È quella l’Emily che adoro!-
-Smettila! Tu non capisci!.-
Sentii lo stomaco contorcersi dentro. Tremavo dalla rabbia e sentivo il sangue ribollirmi ad ogni sua parola. Ero delusa, afflitta. L’avevo salvata ma ora stava ricadendo nel burrone.
-Io non capisco? Bene, ritorna pure da tua madre e assapora di nuovo il dolore che ti faceva procurare.- scesi dalla macchina e la lasciai lì, sola.
Rientrai a casa, chiusi la porta e mi sedetti nel divano. Il telefono squillava ma lo ignorai, concentrandomi sulla voce di Emily che riecheggiava nella mia mente.


**




POV EMILY
Non piangevo, non ci riuscivo. Avevo l’amaro in bocca per le parole che dissi a Demi. Le urlai quelle parole con ferocità come se lei fosse davvero la causa di tutti i miei problemi. Ma non lo era ed io lo sapevo. Cosa mi stava succedendo? Forse ero stanca. O forse ero confusa. In quel periodo ci furono troppi cambiamenti, troppe emozioni di cui non sapevo le origini.
In trappola, ecco com’ero. Ingenua, una bambina che si credeva cresciuta. Ma non lo ero.
Volevo sentirmi potente, come se finalmente avessi conquistato il mondo, ma il mondo che tanto amavo mi si stava rivolgendo contro.
Scesi dalla macchina e m’incamminai verso una meta non definita. Non mi andava di incontrare Demi e di affrontarla. Presi il cellulare e provai a chiamare Ally. Mi rispose.
-Ciao Emily, come stai?-
-Ho bisogno di conforto- le parole mi morirono in bocca.
-Che succede? Dov’è Demi?- si preoccupò ma io la tranquillizzai.
-Demi sta bene. Solo.. vieni a prendermi-
Bloccai il cellulare solo dopo aver avuto l’assenso di Ally.
L’aspettai seduto nel vialetto.
La sua auto era blu e luccicante, molto egocentrica come Ally. Salii di corsa nell’auto.
-Andiamo in spiaggia?- mi chiese tenendo lo sguardo alla guida.
-No. In cima al cielo-
Mi guardò perplessa ma acconsentì e andammo immediatamente lì.
C’era un vento leggero che fece svolazzare i miei capelli. Mi piaceva quel clima, rilassava.
-Racconta- esordì Ally sedendosi sul cornicione.
Sospirai e iniziai a raccontare ciò che era successo. Ally ascoltava interessata ma soprattutto preoccupata. Non pose domande, solo alla fine. Appena finii, lei mise un braccio attorno alle mie spalle.
-Emily, Demi è così. Quando si punta un obiettivo cerca di raggiungerlo a qualunque costo e appena vede qualcosa che non va si arrabbia ma allo stesso tempo si sente in colpa. In questo momento starà sicuramente guardando Titanic mangiando gelato al cioccolato. Dopo che Rose dirà “Jack sto volando” e lo bacerà, Demi inizierà a piangere perché sa che non potranno stare insieme e che il loro sogno andrà in frantumi. È molto sensibile, anche troppo.-
-È anche molto buffa però, eh- dissi io ironicamente.
Ridemmo tutte e due.
Calò il silenzio tra di noi. Ally chiuse gli occhi, appoggiò le mani dietro e inclinò la testa dietro. La osservai un po’. I capelli verdi si stavano schiarendo lasciando spazio ai suoi capelli biondi naturale. Le guance rosee in contrasto con la pelle più chiara. Il piercing che brillava nel suo naso. Le labbra sottili e delicate. Era diversa da Demi. Più fine ma allo stesso tempo più letale, più istintiva. Mi piaceva averla come amica.
-Vuoi fare una scommessa?- mi chiese improvvisamente tenendo gli occhi chiusi.
Accettai.
-Che tipo di scommessa?- chiesi curiosa di scoprire la sua fantasia.
-Se appena arriveremo a casa, troveremo Demi piangere tu dovrai far pace con lei- disse aprendo gli occhi e stiracchiandosi.
-Ci sto. Invece se la troviamo in qualche altra situazione tu dovrai insegnarmi un bal---
-Ferma lì, Emily. Non avevo finito. Se troveremo Demi piangere dovrai fare pace con lei ma soprattutto dovrai smettere di mentire e buttare tutte le lamette che ci sono in casa- ribatté con la sua sfacciataggine.
Aprii la bocca e la richiusi. Era una scommessa importante e determinante. Ally non avrebbe accettato un no come risposta. Presi un gran respiro, guardai il cielo e risposi.
-D’accordo. Accetto-


Ciao! Nuovo capitolo. Come avete letto ho provato a raccontare dal punto di vista di Emily e devo dire che mi sono sentita molto a mio agio, anche se Emily è molto diversa da me.
Fatemi sapere che ne pensate.
Vi lascio, al solito, i link dove potete trovarmi. Se volete scambiare quattro chiacchiere o se volete qualche consiglio, scrivetemi pure.
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