Stronger.

di _transmarine
(/viewuser.php?uid=503272)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Le donne sono deboli. ***
Capitolo 2: *** Colpita e affondata. ***
Capitolo 3: *** Noi non andiamo fieri del nostro distretto. ***
Capitolo 4: *** Povero Peeta, poveri NOI. ***
Capitolo 5: *** L'arena. ***
Capitolo 6: *** Assassino. ***
Capitolo 7: *** Traditore. ***
Capitolo 8: *** Sto impazzendo. ***
Capitolo 9: *** Potremo tornare a casa, insieme. ***
Capitolo 10: *** L'ho abbandonata, e ho abbandonato me stesso. ***



Capitolo 1
*** Le donne sono deboli. ***


Le donne sono deboli.

Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Suzanne Collins; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Ronald Green, il nostro futuro accompagnatore, sale sul palco con passo sinuoso. Esordisce con un “Prima le signore!”. Mentre srotola il foglietto di carta mi si raggela il sangue. Valentine Row. La ragazza non osa neanche muoversi, sa che qualcun altro dovrà offrirsi al posto suo. Eccola, la sua voce. Non l'ho mai sentita prima, ma mi provoca uno strano calore in gola. Ora è lì sul palco, ed è stupenda.

Quello che faccio è automatico e forse un tantino affrettato. “Mi offro volontario come tributo!” dico, prima ancora che Ronald possa leggere il nome sul foglietto. Ho appena firmato la mia condanna a morte. Se qualcuno vincerà, quella sarà Clove, e io lotterò con tutte le mie forze per far sì che questo accada.

Più tardi incontriamo Brutus, il nostro mentore, che ci espone un suo programma ben preciso. Secondo lui creare un rapporto tra noi potrebbe essere compromettente per l'esito delle nostre imprese. Decide che ci alleneremo separatamente. Diamine, penso. Ci congeda e ci invita a rientrare il prima possibile nelle nostre stanze.
Domani mattina ci sarà la nostra prima sessione di allenamento.

Vengo svegliato dalla pizzicante voce di Ronald che sbraita “Se non ti alzi immediatamente sarò costretto a prendere severi provvedimenti”. Mi viene da ridere. Cosa c'è di peggiore che andare a morire?! Mi rigiro nel letto e guardo l'orologio. Le 7.12. Non credo di essermi mai svegliato così tardi prima d'ora. Mi convinco a trascinarmi nel bagno e mi lavo distrattamente, tanto che prima di uscire dalla mia stanza devo controllare se mi sono pettinato i capelli. La colazione trascorre molto silenziosamente. Meglio così, penso. Non avrei molto da dire. Guardo Clove e sembra persa nei suoi pensieri, tanto che mi riscopro a fissarla intensamente. Distolgo subito lo sgurdo. Spero che non mi abbia visto nessuno. Appena finita la colazione veniamo subito scortati alla prima sessione di allenamento. Hanno tutti un'aria risoluta e fiera, tranne forse la ragazzina dell'undici e il ragazzo del dodici. Lui non ha la faccia da tributo. Una donna parla per un pò e non mi prendo la briga né di sapere il suo nome né di prestare ascolto a quel che sta dicendo. Finalmente, dopo chissà quanti sbadigli, possiamo allenarci. Non credo che svegliarmi più tardi questa mattina mi sia stato d'aiuto, mi distraggo molto facilmente. E infatti, dopo neanche 10 minuti, mi sorprendo a fissare Clove che lancia coltelli a destra e a manca con incredibile precisione. Non l'ho mai vista all'opera. All'accademia uomini e donne non si incontrano quasi mai. E se si incontrano è comunque all'insaputa degli insegnanti. Ma di solito sono le donne che sbirciano gli uomini, noi non ci interessiamo a loro più di tanto. Così conobbi Clove. Era il nostro primo anno all'accademia e lei e una sua amica si intrufolarono nel nostro dormitorio. Le trovai nascoste sotto il mio letto. Clove, prima di chiudersi la porta alle spalle, mi fece segno col dito di stare zitto, e poi un altro che decisamente è poco carino. Mi minacciò di morte. Quei due semplici gesti mi conquistarono. Mi accorgo appena che sto sorridendo come un ebete quando sento un tonfo alla mia sinistra. C'è Clove lì in piedi, mi dà le spalle e, difronte a lei una sagoma, a terra, squarciata a metà, all'altezza del cuore.
Le donne sono deboli. Così diceva il mio maestro all'accademia. Io non l'ho mai pensata così.

E' la mia prima fanfic. Mi scuso per eventuali errori presenti nel testo. Spero vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate.

Un bacio,

_redsnow

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Colpita e affondata. ***


Colpita e affondata.

 

Mentre mi rilassavo alla postazione di armi da tiro una mano si protende verso di me. “Tanto piacere, sono Marvel. Distretto 1.” Esito un istante prima di stringergli la mano. “Cato. Distretto 2.” Lo osservo. Capelli biondi, occhi verdi, viso squadrato, spalle possenti.. Non male, penso. Prima che possa formulare un altro pensiero lui mi anticipa: “Potremmo essere alleati. Io e Glimmer, la ragazza del mio distretto, abbiamo già conosciuto i ragazzi del 4, loro hanno accettato. Tu che ne dici?” Non ha neanche finto di interessarsi a me più di tanto, ma neanche io lo farei. Non sono del tutto sorpreso della proposta e, anche se preferirei cavarmela da solo, capisco che prima o poi gliel'avrei sicuramente proposto io. Cerco Clove con lo sguardo. E' con una ragazza dai capelli lunghi e biondi che potrebbe sembrare apparentemente innocente, ma io so che non lo è. Lo capisco dal suo sguardo. Glimmer. Vedo Clove dirigersi con lei verso altri due tributi. Avrà accettato. Non perdo tempo. “D'accordo” dico con tono distratto. Lui mi sorride compiaciuto e poi mi guida verso il gruppetto di tributi. Dopo le presentazioni seguono inutili discorsi in cui ognuno loda sé stesso e le proprie capacità, accompagnati da sorrisi che a mio parere sono estremamente falsi. Comincio a stufarmi della situazione ma Clove sembra a suo agio a parlare con loro e decido di trattenermi. Osserviamo gli altri tributi e ci facciamo una bella risata quando il ragazzo del 12, mi pare si chiami Peeta, cade rovinosamente a terra dopo il tentativo fallito di arrampicarsi su una rete. Ma le risate durano poco. Gli si avvicina la ragazza del suo distretto, quella con la treccia, e gli mormora qualcosa. Lui pare indeciso, ma poi si alza e va verso la postazione di sollevamento pesi. Prende il più grosso che c'è e lo lancia contro delle lance a un'incredibile distanza. Rimaniamo tutti stupefatti. Non penso che io ci riuscirei. Tuttavia, ho sempre la stessa sensazione. Lui non ha la faccia da tributo. Osservo la ragazza con la treccia, sembra compiaciuta. “Sessione di addestramento conclusa” annuncia una voce. Ci muoviamo verso gli ascensori. Io e Clove ci ritroviamo nello stesso, da soli. “Potevi chiedere il mio parere prima di accettare”. Vorrei morire, perchè ho parlato!? Che idiota che sono! Lei mi guarda confusa e chiede “Come, scusa?”. E' inutile stare zitti a questo punto, anche perchè penso che lei abbia sentito benissimo. “Potevi chiedere il mio parere prima di entrare a far parte di un'alleanza”. “E da quando devo dare conto a quello che pensi tu? Se non sbaglio Brutus ha detto di non preoccuparci tanto l'uno dell'altro”. “Già, scusami tanto, sappi solo che io l'avrei voluto il tuo parere!” Butto lì. Esco dall'ascensore prima che il rossore per la vergogna sia troppo evidente e mi chiudo nella mia stanza. Il pranzo me lo faccio portare in camera. Rimango tutto il pomeriggio steso sul mio letto con un'incredibile rabbia che mi fa bruciare le tempie. Quando mi alzo è per farmi una doccia. Anche se non voglio devo cenare con lei, altrimenti penserà che sono fuori di testa. Prima di uscire dalla mia stanza, tuttavia, ho bisogno di sfogarmi per bene e così spacco un paio di vasi buttandoli da una parte all'altra della stanza. Il rumore fa accorrere un paio di inservienti di Capital City che mi osservano senza dire una parola. Il loro silenzio mi irrita. Esco frettolosamente dalla stanza lanciandogli uno sguardo decisamente poco carino, ma non m'importa. Quando arrivo in salotto c'è Clove che fruga nella dispensa e nasconde dei biscotti nelle tasche della felpa. Sussulta quando si accorge di me. Poi due gesti. Sta zitto, o ti ammazzo. Poi ride, mi sembra assurdo. Ride come non ho mai sentito ridere una persona, fino a non avere più fiato. E la sua risata mi scalda il cuore. Tuttavia rimango impassibile. Esordisce con un “Hai la stessa faccia di quando mi hai sorpreso sotto al tuo letto”. Allora se lo ricorda. Vorrei risponderle per le rime, ma sulla porta compare Brutus ed entrambi ci irrigidiamo all'istante. Ci guarda con sufficienza, attraversa la stanza e si siede al tavolo. Clove lo raggiunge. Io, invece, mi siedo sul divano con i gomiti sulle ginocchia. Viene servita la cena. Nessuno parla, come sempre. Ad un certo punto sorprendo Clove che mi guarda e appena il mio sguardo incontra il suo, i suoi occhi guizzano dalla parte opposta. Il suo colorito assume una lieve sfumatura di rosso.
Colpita e affondata. Vorrei scoppiare a ridere. Ma che stiamo facendo?



Okay, forse un po' troppo sdolcinata. Ma non sarà sempre così. Soprattutto quando arriverà il momento di uccidere. Presto Katniss e Peeta si inseriranno nella storia e da allora saranno indispensabili. Spero vi piaccia. Vi prego recensite. Accetto di tutto, critiche negative e positive. Che dirvi, a presto.

Un bacio,
_redsnow

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Noi non andiamo fieri del nostro distretto. ***


Noi non andiamo fieri del nostro distretto.

 

E' incredibile. Non riesco a dormire. Mi giro e rigiro nel letto pensando all'espressione imbarazzata di Clove quando l'ho sorpresa a fissarmi. Potrei sbagliarmi, spero di no. Fa caldo, queste lenzuola mi stanno soffocando. Ho bisogno di una boccata d'aria fresca. Esco lentamente dalla mia stanza cercando di non fare troppo rumore. Arrivato in salotto mi accorgo che non c'è neanche un balcone, solo grosse vetrate che mi opprimono ancora di più. Mi sento in gabbia. Provo ad aprire una finestra ma ha un blocco e da lì passa solo uno spiffero. Sono quasi all'esasperazione ma forse in cima al palazzo c'è una terrazza, ci deve essere. Prendo l'ascensore e arrivo fino all'ultimo piano. E' il piano riservato al distretto 12. Passo fuori ad alcune camere dove suppongo stiano dormendo i miei avversari e, infondo al corridoio, trovo una scaletta. La risalgo, spingo una botola e, finalmente, sono all'aria aperta. Il vento fresco mi riempie i polmoni e per un momento dimentico tutte le preoccupazioni. Poi la sento. Una musica assordante. Mi protendo fuori dalla balconata. Vorrei non averlo mai fatto. Gente in festa, che urla, balla, canta. Festeggiano noi, i nuovi tributi degli Hunger Games ed è proprio ora che mi rendo conto che questa è una grande ingiustizia. Vorrei ci fossero i loro figli, fratelli, nipoti, qui, in questo preciso istante, ad aspettare una morte quasi certa. Quello che vedo mi fa solo infuriare. Decido di tornarmene in camera mia. Mentre ripercorro il corridoio la porta di una camera si apre e, davanti a me compare Peeta. Alza un sopracciglio con fare interrogativo. “Ero venuto a prendere una boccata d'aria fresca ma..” “Ma quel che hai visto e sentito ti ha solo fatto infuriare”. “Già, credo che non ci tornerò più”. Lui rimane impassibile e annuisce impercettibilmente. Con un cenno del capo mi giro e ritorno al piano riservato al Distretto 2. Se non fosse per la situazione in cui ci troviamo penso proprio che potrei voler conoscere meglio quel ragazzo. Non ho mai avuto un vero amico, più che altro erano compagni e, siccome nel giro di due settimane morirò penso che non ne avrò mai uno. Mi rimetto nel letto e alla fine il sonno ha la meglio su di me.

Due giorni dopo

Come sempre mi risveglia la voce di Ronald. Vorrei strozzarlo. Quando arrivo in salotto sono tutti lì che mi aspettano. “Alla buon ora!”dice Ronald. Gli lancio uno sguardo che se potesse potrebbe ucciderlo. Ma lui sembra non accorgersene, si sposta dagli occhi il ciuffo biondo, molto biondo, giallo, si schiarisce la voce e inizia. “Ehm. Ehm. Come sapete cari ragazzi oggi non ci saranno sessioni di addestramento poiché sarete preparati per la sfilata e la successiva intervista di questa sera. I vostri stilisti hanno confezionato per voi costumi ME-RA-VI-GLIO-SI! Abbiate rispetto per il loro duro lavoro e siate fieri di rappresentare il vostro distretto!” Guardo Clove e so che sta pensando la mia stessa cosa. Noi non andiamo fieri del nostro distretto. Siamo le migliori marionette che Capital City possa offrire, ci addestrano alla guerra per anni e il concetto di “famiglia”decisamente non esiste nel nostro distretto. Siamo solamente degli spietati assassini. Vorrei rivolgerle la parola, non abbiamo più parlato da quella strana serata e ora mi sembra l'occasione giusta per farlo. Mi avvio verso la mia stanza siccome abbiamo due ore libere e la invito a raggiungermi. Menomale che Brutus non è nei paraggi. Da stamattina non si è visto.

Dopo un po' Clove mi raggiunge. Raccolgo tutto il mio coraggio e le parlo: “Scusami per l'altra sera, non volevo aggredirti” “Figurati, tu ti aspettavi solamente che chiedessi il tuo parere, ed era giusto,veniamo dallo stesso distretto!” “Ma non dovevo pretenderlo, devo comunque chiederti scusa” “Non preoccuparti, è acqua passata.” Segue un breve silenzio imbarazzante. “Non ridevo di te l'altra sera, ridevo della situazione, la stessa di quattro anni fa” “Già.” “Ti sei arrabbiato perchè ridevo vero?” “No, assolutamente. Ero solo un po'.. sorpreso” “Di cosa?” “Del fatto che tu ti ricordassi di me” “A quanto pare anche tu ti ricordi di me” risponde sulla difensiva. “Saremmo potuti essere amici, sai?” Sto per morire, l'ha detto sul serio. “Anche se uno dei due sicuramente morirà perchè non ci proviamo?” La richiesta è decisamente bizzarra, ma vorrei poterla conoscere un po' meglio così accetto senza pensarci due volte. A pranzo Brutus non c'è e l'aria è decisamente più rilassata. Io e Clove facciamo battute a non finire a discapito del povero Ronald che però sembra essere un po' tra le nuvole, oppure è mezzo scemo. Penso che quello lì abbia seri problemi. Ma il lavoro è lavoro e appena finito il pranzo ci butta tra le grinfie dei preparatori. Dopo tre ore la mia pazienza sta decisamente per esaurirsi e rischio di mettermi ad urlare quando finalmente finiscono e se ne vanno. Il mio stilista, un vecchio che assomiglia in maniera impressionante ad un bulldog, mi fa indossare il costume per la sfilata. Un armatura. Da vero guerriero. Solo che i guerrieri hanno uno scopo per combattere. Prima di salire sul carro incontro Clove. E' stupenda. Solamente che lei non approva a pieno la scelta dei costumi e quindi mi ritrovo a dover sentire le sue lamentele e a doverla assecondare. La sfilata ha inizio. La folla ruggisce. Non mi sento decisamente a mio agio ma Clove sa giocare benissimo con le telecamere e così mi lascio trasportare dal suo entusiasmo. Abbiamo un discreto successo fino a quando non entrano in scena i tributi del dodici. Rimango stupefatto io stesso. Sono torce umane! Fino alla fine mi sforzo di mostrare la faccia più fiera che conosca. Una volta usciti di scena tutti i tributi si ritrovano nella stessa stanza. Sono rimasti tutti stupefatti dai due ragazzi del 12. Clove sta sbraitando contro i nostri stilisti decisamente senza alcun rispetto per il loro duro lavoro. Ma io sto guardando la ragazza del 12. Ah, si, Katniss. L'altro giorno, alla sessione di addestramento, hanno preso un mio coltello. Me la sono presa con il ragazzo del 3. Non ero di buon umore quel giorno e così gli misi le mani addosso. Giurerei che lei stesse ridendo mentre mi scortavano fuori dalla stanza. A differenza del suo compagno, lei ha la faccia da tributo. E il fegato. Peeta le bisbiglia qualcosa, si è accorto che la sto fissando. Lei si gira e punta i suoi occhi nei miei. Sono deciso a non distogliere lo sguardo e neanche lei cede. Ma all'improvviso Ronald trilla che dobbiamo andare e mi spinge fuori di lì. Non spingere, idiota. Alla prossima Katniss.

Vi ringrazio di cuore per leggere la mia fanfic, ma vorrei anche qualche parere. Scatenatevi!
Un bacio,
_redsnow

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Povero Peeta, poveri NOI. ***


Povero Peeta, poveri NOI.
 


Potrei considerarmi elegante vestito così, se non fosse per la giacca grigia luccicante. Cosa crede di fare quel vecchio? Così mi mette solo in ridicolo. Mi dirigo con passo stanco allo specchio del bagno. Non ho neanche il tempo di vedere la mia immagine riflessa allo specchio che già desidero sciacquarmi il viso da tutto questo orribile trucco. Il viso mi prude. “Su su ragazzi, datevi una mossa!” Squittisce Ronald dal corridoio. Non credo che lui tolga il trucco quando dorme. Ci convive con questa roba e se ci riesce lui perchè io non posso per poche ore? Lancio un'ultima occhiata allo specchio e poi mi dirigo fuori, dove tutti ci stanno aspettando. Clove è meravigliosa in un abito rosa pesca che le sta alla perfezione. “Stai benissimo” dico, sovrappensiero. Per tutta risposta lei mi guarda, mi ispeziona da capo a piedi, mi rivolge un sorrisetto quasi beffardo e poi dice: “Anche tu non stai male..” Se non fosse per questa maledetta giacca. Ci avviamo nel territorio di Caesar Flickerman. Anche se un po' eccentrico nel modo di vestire mi sembra una persona normale. E la normalità sicuramente è un concetto sconosciuto a Capital City. L'intervista è molto rapida. Ogni tributo ha solo tre minuti. Quando arriva il momento della mia intervista mi accorgo che sono stato ridisegnato come il cattivo belloccio di turno. E la cosa di certo non mi dispiace. Un paio di donne, donne anziane, vecchie, svengono mentre parlo. Così mi diverto a lanciare sorrisetti maliziosi al pubblico ed è il caos più totale. Clove se la starà ridendo. Il resto delle interviste prosegue normalmente. Alla fine Peeta però ci sorprende tutti. Si ricorderanno di lui. Ha appena dichiarato in diretta tv il suo amore per Katniss che, a giudicare dall'espressione, pare sbigottita. Senza parole. E bravo Peeta, così sicuramente si è guadagnato l'attenzione del pubblico. Mi chiedo se non stia fingendo per le telecamere, ma qualcosa mi dice che è tutto vero.

Povero Peeta, poveri NOI.

Le interviste si concludono e ritorniamo tutti ai nostri rispettivi piani. In salotto c'è Brutus che ci attende. Ha un'aria soddisfatta e.. stanca. Dopo neanche 5 minuti infatti si congeda e va a dormire. Clove mi guarda con aria severa da quando siamo arrivati e sento il suo sguardo su di me: “C'è qualcosa che non va?” chiedo, forse con tono troppo innocente. “No, assolutamente, solo che se dovessi vincere gli Hunger Games, avresti sicuramente tante belle opportunità.” Capisco al volo a cosa si riferisce. “Non sono mica tanto belle..” rispondo. Lei mi guarda, con fare interrogativo. Poi si alza e scompare nella sua camera da letto. Anch'io mi dirigo verso la mia. Forse non se la stava ridendo. Mi butto sul letto togliendomi solo quella orribile giacca e rimango lì steso per un po' a guardare il soffitto. Il comportamento di Clove mi confonde. Perchè ha reagito così?

A quanto pare sono rimasto così per un bel po'. Sono le 2.00 di notte. Tuttavia non ho sonno e decido di andare sulla terrazza un'ultima volta. Per godermi il cielo e le stelle, un'ultima volta. Non so se nell'arena avrò la possibilità di farlo. Sto per aprire la botola quando sento due voci e mi blocco all'istante. Peeta e.. Katniss. Lui dice di non voler essere una pedina dei giochi di Capital City. Mi ritrovo perfettamente nel discorso di Peeta. E rimango sbalordito quando dichiara di non voler uccidere. Ecco perchè non ha la faccia da tributo.. Peeta è buono. Lei si infuria. Mi nascondo dietro un pilastro lì vicino mentre torna in camera con passo deciso. Bella stronza.

 

Eccomi di nuovo qui. Non so che dire. Siete davvero in tanti ad aver letto la mia fanfic e ne sono felicissima. Perdonatemi sempre per eventuali errori presenti nel testo.

 

Un bacio,

_redsnow

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** L'arena. ***


L'arena.

 

Sono pronto per la sessione privata con gli strateghi. Chiamano il mio nome. Clove mi da un pizzicotto e mi volto. Buona fortuna, sussurra. “Anche a te” rispondo. Entro e non so cosa fare, gli strateghi hanno tutti gli occhi rivolti a me. Decido di far vedere quel che so fare meglio e che ancora non ho mostrato loro. A meno che non si conti quando ho aggredito il ragazzo del 3. Chiedo un uomo per un combattimento corpo a corpo. Mi si presenta un vero e proprio bestione, ha la stessa stazza del ragazzo dell'11. Tuttavia non mi perdo d'animo. Gli salto addosso e mi ci avvinghio come un serpente, lui si dimena freneticamente e mi sferra una gomitata che mi fa lacrimare gli occhi, ma non mollo la presa. Spero solo di arrivare tutto intero nell'arena. La mia mascella ulula di dolore. Quel che accade dopo è confuso nella mia mente. Mi sento sollevare e sbattere a terra. Ora anche la mia spalla non sta tanto bene. Sta per saltarmi addosso quando gli afferro un gomito e lui sviene. Sposto il suo corpo pesante dal mio. Sembra svenuto. “Eccellente, eccellente!” grida uno degli strateghi, completamente fuori luogo. “Certo ragazzo, non tutti sanno attuare quella presa con così tanta facilità” conferma Seneca Crane. Che presa? Mi congedano ma io mi oppongo. Voglio mostrare loro di più. Mi rispondono che non serve, mi hanno già osservato abbastanza durante le sessioni di allenamento. Esco un po' sconcertato mentre chiamano il nome di Clove. Non so neanche come sia svenuto quel bestione, resta il fatto che l'ho messo KO. Ritorno al mio piano e racconto a Brutus dell'accaduto. “Beh, ragazzo, la fortuna è decisamente a tuo favore” si limita a dire. Più tardi ci raggiunge Clove. Ha un'aria soddisfatta. Anche lei ha fatto una buona impressione agli strateghi, sicuramente. La sera si avvicina troppo velocemente. Domani saremo gettati in un'arena a combattere e, uccidere. Siamo tutti riuniti intorno al televisore per vedere i voti che ci sono stati assegnati. Io e Clove prendiamo entrambi un 10. Saremmo quelli con il voto più alto se non fosse per la sorpresa del distretto 12 che quest'anno è al centro dell'attenzione come noi mai. Katniss Everdeen, con un punteggio di.. 11. Non è mai stata un granché durante gli allenamenti, mi è sembrata molto anonima. Solo ora mi rendo conto che forse è solo una strategia, ci ha nascosto il suo talento, e deve essere anche parecchio brava. Devo tenerla d'occhio.

Più il tempo passa più mi sento sveglio. Non riesco ad addormentarmi così mi siedo difronte alla grande vetrata che c'è in salotto. D'altronde ieri sera non sono più salito sulla terrazza e, anche se probabilmente è finto, quello che si presenta ai miei occhi è un meraviglioso cielo stellato. Sento dei passi e mi volto, è Clove. “Non riesci a dormire?” chiedo. “No. E neanche tu a quanto vedo.” risponde. Poi si avvicina e si accovaccia vicino a me. “Pensi di poter vincere?” Bella domanda. “Non posso vincere.” rispondo. “Si che puoi! Sei uno dei migliori.” esclama. “Spero che questo possa bastare per proteggerti”. Non respira più. Non m'importa più di quello che dirà. Molto probabilmente domani a quest'ora sarò morto. “Non devi.” Non rispondo. “Senti, io voglio che tu vinca questi maledetti giochi e che ritorni a vivere da persona libera.” “Pensi davvero che potrei vivere da persona libera dopo gli Hunger Games? Sarà molto peggio. Se non ci sarai tu con me la mia vita non avrà più senso.” “Ci saranno miliardi di ragazze nel mondo Cato!” “Ma non ci sarai tu. Io voglio te. Se vinci tu riuscirai a rifarti una vita e sarai felice, io voglio solo questo” “Non ne sono tanto sicura.” Grandioso! Una dichiarazione d'amore senza alcuna nota di romanticismo nella voce e senza guardarsi negli occhi. Ora voglio andare a dormire. “Vedremo” rispondo. Mi alzo e ritorno in camera mia addormentandomi all'istante, sognando Clove.

L'indomani.

Ci ritroviamo nell'hovercraft già vestiti e pronti per l'arena. Clove è seduta di fronte a me e da questa mattina non mi ha rivolto parola. Veniamo scortati in un locale sotterraneo. Ognuno di noi ha una stanza assegnata. Dentro a questa solo un tubo di vetro, sopra di noi, l'arena. Mi sudano le mani. Qualcuno corre nel corridoio e la porta si spalanca. Clove mi butta le braccia al collo e, dopo un istante in cui sono completamente spaesato, la stringo a me più forte che posso. Dopo ore, anni, secoli, sciogliamo l'abbraccio. Appoggia la sua fronte alla mia e chiude gli occhi. Una lacrima le riga la guancia. 30 secondi. Le poso un bacio sulla fronte.“Stai attenta”. Mi rivolge un triste sorriso. 20 secondi. “Anche tu”. Poi si volta e scompare dopo essersi chiusa la porta alle spalle. La sento correre nel corridoio. 10 secondi. Entro nel tubo. Vengo catapultato nell'arena senza neanche rendermene conto. “Che i settantaquattresimi Hunger Games abbiano inizio!”.

 

Scusatemi, ho sostituito il capitolo perchè mi ero dimenticata di un particolare molto importante. Cercherò di aggiornare ogni giorno ma non vi prometto nulla. Perdonatemi sempre per eventuali errori presenti nel testo.

 

Un abbraccio,

_redsnow

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Assassino. ***


Assassino.

 

60 secondi. La luce del sole mi acceca e, non appena la vista si fa più nitida, vedo la Cornucopia dorata che scintilla al sole proprio davanti a me. Intravedo un lago e un fitto bosco, poi della bassa vegetazione da un altro lato. Nella Cornucopia ci attendono prelibatezze di ogni genere e una morte quasi certa. Vorrei fuggire immediatamente da qui ma non so se poi riuscirei a sopravvivere. Riesco a intravedere Clove a un lato della Cornucopia. E' già in posizione per partecipare al bagno di sangue iniziale. Piego lentamente le ginocchia per scattare il più velocemente possibile dalla pedana. Squilla una sirena e quasi tutti ci tuffiamo a capofitto nella bocca della Cornucopia. Afferro un coltello e mi volto pronto a difendermi ma chi mi sta dietro sono i miei alleati. Qualcuno sta già correndo via da qui. Clove ha appena ucciso un ragazzo e ora lancia un coltello contro Katniss che però si fa da scudo con lo zaino che ha recuperato e poi scompare nel bosco. Mi accorgo appena che qualcuno sta per saltarmi addosso che lo afferro per il collo, lo faccio ricadere a terra con violenza e poi con due coltellate gli squarcio la gola. Non mi preoccupo neanche di sapere chi sia. Ho appena ucciso un ragazzo. Non è così difficile uccidere. Almeno non sembra. Sto correndo verso Clove, quando mi fermo ho il fiatone e stanno morendo gli ultimi tributi feriti. Clove sembra sconvolta mentre si guarda intorno, poi si controlla e assume un' espressione indifferente. “Ehi, Cato! Niente male eh? Guarda qua!” grida Marvel mostrandomi la faccia sfigurata di una ragazza. E' orribile. Vorrei dargli un pugno per togliergli quel ghigno soddisfatto dal viso e devo fare affidamento a tutto il mio autocontrollo per non farlo. “Devono recuperare i corpi, dobbiamo allontanarci per un po'.” dice Clove. Tutti la guardano sconcertati. “Dobbiamo prima recuperare quel che c'è nella Cornucopia.” ribatte Glimmer. “Volete sul serio portarvi dietro tutta quella roba? Non possiamo, sarebbe da idioti!” sento la rabbia crescere nella sua voce, ma quando poi parla di nuovo sembra scomparsa. “Lasciamo che portino via loro e poi ritorniamo qui.” Nessuno sembra convinto, intervengo io. “Nessuno ritornerà alla Cornucopia immediatamente, sono tutti terrorizzati. Ci accamperemo qui di giorno, avremo acqua e cibo a sufficienza e il controllo delle zone circostanti. Di notte qualcuno farà la guardia mentre altri andranno a caccia.” Non so se intendo di uomini o animali, e non voglio neanche chiedermelo. Siccome nessuno azzarda a muoversi io e Clove cominciamo a incamminarci verso il bosco. Dopo poco ci seguono. Ci sediamo accanto ai cespugli e aspettiamo che rimuovano tutti i corpi dal prato. Prima, però, sparano i cannoni. 11 tributi morti. Quando hanno finito io e Clove ci offriamo volontari per raccogliere un po' di legna da bruciare, anche se non siamo sicuri che ci servirà con tutto quello che trabocca dalla Cornucopia. Non ci allontaniamo molto, nessuno dei due parla se non quando chiedo a Clove se vuole che porti io la legna che ha raccolto, lei nega con un gesto silenzioso del capo. Mentre ci incamminiamo verso la Cornucopia sento un rumore di foglie calpestate. Lascio cadere tutta la legna che ho in mano e mi volto col coltello ben alzato, pronto ad uccidere. Davanti a me appare Peeta. Si avvicina lentamente e raccoglie la legna che sta ai miei piedi. “Potrei esservi utile.” dice, senza specificare in cosa. Abbasso il coltello e gli dico “Vai avanti tu.” Lui si incammina e Clove mi rivolge uno sguardo interrogativo. Per tutta risposta le tolgo la legna dalle mani e scuoto la testa sorridendo, comunque non saprei cosa dirle. Capisce che non è il momento adatto per parlarne.

Ci metto un po' a convincere gli altri a far rimanere Peeta. Alla fine, quando lui non può sentirmi, mento dicendo che ci porterà a Katniss. A quel nome molti visi si illuminano. Vogliono ucciderla. Vogliono dimostrare che non è la migliore.

Si unisce a noi anche il ragazzo del tre promettendo che dissotterrerà le mine presenti sotto alle pedane e le disporrà attorno alle provviste così che nessuno possa rubarle. Così quella stessa notte ci muoviamo tutti insieme per cacciare. Un fuoco acceso mi costringe a dirigermi verso una ragazza che sta dormendo beatamente. Tutti si aspettano che sia io ad ucciderla e lo faccio mentre lei mi implora di risparmiarla. Dopo un po' però il colpo di cannone non arriva e Peeta si offre volontario per tornare indietro e finire il lavoro. Eppure ero convinto di averla uccisa, ho puntato dritto al cuore. Non so se Peeta le abbia veramente inferto il colpo di grazia, sta di fatto che poco prima del suo ritorno il cannone spara.

Decidiamo di accamparci poco lontano da lì per la notte. Mi sistemo vicino ad un albero per il primo turno di guardia. Clove è poco lontano da me e si addormenta immediatamente. E' così bella quando dorme.

Guardandola, mi perdo nei miei pensieri. Oggi ho ucciso due ragazzi,senza esitazioni. Qualcuno starà piangendo le loro morti, ma io non provo rancore. Penso che ci si dovrebbe sentire almeno un po' in colpa e, stranamente, io non lo sono. Solo ora ci arrivo. Sono una persona cattiva, che non può provare sentimenti, il pubblico di Capital City l'ha capito già da tempo. Cato, tu sei un assassino.

 

 

Ringrazio:
- Blue Tokage
- Moustache
- Pally_Asdrubale

che seguono la storia.
Ancora :
- Blue tokage che l'ha inserita tra le preferite;
E infine :
- HiDear
- Pally_Asdrubale

per aver lasciato un parere.
Grazie!

Alla prossima,
_redsnow

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Traditore. ***


Traditore.

 

Ci incamminiamo lentamente verso la Cornucopia dorata, sarà una lunga giornata. Una volta arrivati ci mettiamo subito all'opera. Dissotterriamo ancora una volta le bombe e cominciamo a distribuire in grosse pile le varie cose che abbiamo trovato dentro la Cornucopia in prossimità del lago. C'è di tutto. Tende dai colori eccessivamente sgargianti, zuppe calde in grossi thermos di acciaio, frutta e verdura, armi di ogni genere, asce, coltelli, lance. Addirittura Clove si dirige verso di me e mi porge una scatola: ombretti di varie tinte, fard e lucidalabbra. La guardo divertito mentre grida: “Ehi, Glimmer, qui c'è qualcosa per te!”. La poverina dopo aver scoperto di cosa si tratta assume un'espressione offesa. Tuttavia tiene la trousse dopo che Peeta le chiede con incredibile vergogna, a giudicare dal colore delle sue guance, se può tenerla lui. Cosa vorrà mai fare con dei trucchi?! Dopo aver finito di posizionare le scorte il ragazzo del tre sotterra ancora una volta le bombe attorno a quella grande piramide. Poi mangiamo. Non ci manca proprio nulla, neanche il dessert. Mi stendo sul prato col viso rivolto al sole; sembra di essere andati a fare una scampagnata in montagna e qui, incredibilmente, mi sento al sicuro. Ma infondo so che, prima o poi, cercheremo di ucciderci tutti. Solo ora mi accorgo di quanto il sole mi stia scottando la pelle. Fa caldo, molto caldo, quasi non riesco a respirare. Mi accorgo che sono tutti ammassati dentro le tende a cercare di ripararsi dal sole anche se, molto probabilmente, lì dentro non riuscirei a respirare. Decido di andarmene sotto la Cornucopia, dove sarò protetto dal sole. Non potrei illudermi di più. Il metallo della Cornucopia è cocente, quasi tagliente. Decido che non ho altra scelta se non buttarmi nell'acqua fresca del lago. Avevo già tolto la maglia da un pezzo, ma i pantaloni decido di tenerli, così mi sfilo gli stivali e mi tuffo. So che rimanere in mutande è una cosa che si vede da una vita negli Hunger Games, ma io decisamente non sarei a mio agio. Dopo un po' mi raggiunge Peeta e poi tutti gli altri. Non posso fare a meno di guardare Clove. Lei, come altri, ha indosso solo la biancheria intima. Tanto sono distratto che non mi accorgo che il sole sta calando così esco per lasciare che l'aria calda mi asciughi prima che scenda la notte. Dopo cena, come sempre, andiamo a caccia. Anche stanotte uccidiamo un altro tributo.

 

Stiamo ancora dormendo quando un piccolo ticchettio mi fa voltare di scatto. Dietro di me si è appena alzata un'onda infuocata. Sveglio tutti in fretta e furia e scappiamo via. Quel fuoco non ha nulla di reale. Alberi a caso diventano torce infuocate quando cerco di aggirare l'incendio e ritornare in fretta alla Cornucopia. Capisco che non è lì che vogliono che vada. Allora discendo la collina e ci ritroviamo di fronte a un lungo fiume. Già, dovevo capire che avrebbe dovuto esserci dell'altra acqua altrimenti gli altri non avrebbero potuto sopravvivere. Mi guardo intorno; alcuni di noi hanno delle scottature e Clove ha le punte dei capelli bruciate. Sto per proporre di metterci sopra un po' d'acqua quando Marvel grida: “Cato, è lì! Seguiamola!”. Vedo Katniss che esce dall'acqua e corre verso il bosco mentre noi la inseguiamo. Dopo un po' lei smette di correre e si arrampica sopra un albero. Io la seguo a ruota. Fa sembrare così facile arrampicarsi su un albero, ma in realtà non lo è per niente, soprattutto se hai una spada in mano. Gli altri mi spronano “Prendila Cato! Forza Cato!Uccidila!”, sono quasi arrivato a lei che un ramo cede e io cado rovinosamente a terra. Senza perder tempo Glimmer prova a colpirla con un arco, inutilmente. E' la voce di Peeta a porre fine ai nostri tentativi: “Lasciamola lì, prima o poi scenderà, o morirà di fame.” Nessuno fa obiezioni e ci prepariamo a passare la notte sotto l'albero su cui si è rifugiata Katniss.

Dev'essere brutto restare intrappolati su un albero sapendo che quel che ti aspetta di sotto è morte certa. Io non riuscirei a resistere così. Piuttosto scenderei e mi farei uccidere. La notte arriva velocemente e così anche il freddo. Ieri sera un fuoco riusciva a tenerci abbastanza caldi tutti ma ora siamo costretti ad accenderne due. Si gela. Clove si fa piccola piccola e si rannicchia accanto a me. Il suo calore corporeo mi da sollievo. Mi soffermo a guardare le piccole nuvolette bianche che le escono dalla bocca a ogni singolo respiro. Poi ricordo che oggi aveva le punte dei capelli bruciate così prendo un coltello e glieli taglio con tutta la delicatezza di cui dispongo anche se alla fine il lavoro non è decisamente soddisfacente. A lei di sicuro non può interessare più di tanto, non è mai stata una principessina, ma io ci tenevo a tagliarli bene. Clove comunque mi ringrazia con un dolce sorriso che non le ho mai visto prima d'ora, e poi chiude gli occhi.

La mattina vengo svegliato da un tonfo e dal caos più totale. Tutti corrono e gesticolano come pazzi. Non ho il tempo di capire cosa siano quei piccoli puntini neri che Clove mi trascina per la giacca via di lì. Poi mi accorgo di un lieve pizzicore in tutto il corpo, Clove si graffia la faccia in preda al panico e quando capisco cosa sono quei piccoli insetti che ci girano intorno, capisco. Aghi Inseguitori. Comincio anche io a scuotere le braccia e continuiamo a correre. Dopo un po' ci fermiamo, quando tutto si è calmato. Ma io voglio capirne di più e così trascino con me Clove che fatica a starmi dietro. Pian piano riesco a scorgere i miei compagni dall'accademia attorno a un fuoco che festeggiano e poi tutto si fa luccicante. “Katniss che stai facendo? Corri!” la voce di Peeta mi giunge chiara alle orecchie. Ho perso Clove, non le sto stringendo più la mano. Sento una rabbia irrefrenabile crescere dentro di me. Traditore, sei un traditore Peeta! Ma a me che importa? Mi rendo conto di non riuscire più a formulare una frase di senso compiuto ma quando lo vedo davanti a me, esplodo. Recupero la spada e lo ferisco a una gamba, lui mi provoca un taglio al braccio col coltello che ha in mano. Sento che è un piccolo taglio ma ne esce una marea di sangue. Ed è solo questo che vedo prima di perdere del tutto conoscenza, sangue.

 

Eccomi qui! Più spietata che mai. Inutile dire che mi piacerebbe moltissimo ricevere un vostro parere sulla fanfic. Intanto ringrazio infinitamente:

- FraCarly

- HiDear

per aver iniziato a seguire la storia.

Come sempre, mi scuso per eventuali errori presenti nel testo.

 

Stay alive,

_redsnow

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Sto impazzendo. ***


Sto impazzendo.

 

Mi risveglio con un tremendo mal di testa e appena mi alzo non posso fare a meno di vomitare. Non so quanto tempo sia passato ma sono stato fortunato, nessuno mi ha trovato. Il taglio non è così grande, ed è colato solo un sottile rivolo di sangue quindi, tutto quel sangue me lo sono solo immaginato. Alla mia destra, a terra, spaccato a metà, c'è un gigantesco alveare. Katniss deve avercelo buttato addosso mentre ancora stavamo dormendo. E' stato orribile, soprattutto perchè non sapevo cosa fare. Ho ferito Peeta però. Ero arrabbiato con lui, lo consideravo un traditore in quel momento. Come ho potuto anche solo pensare una cosa del genere? Lui non doveva di certo dare conto a me. E' stato eroico. In tutto questo tempo ha cercato solo di proteggere Katniss, allora la ama davvero. Ma Clove? L'ho persa quando tutto è diventato luccicante. Provo a ritornare sui miei stessi passi ma ogni singolo movimento mi provoca un dolore allucinante. Dopo un po' la ritrovo tra dei cespugli, mentre ancora sta dormendo. Ho il timore che possa essere morta. Le scuoto con forza la spalla per farla risvegliare e lei lo fa, emettendo dei lamenti appena udibili. Ma certo! Non sarebbe qui se fosse morta. Forse il veleno non è ancora scomparso del tutto e mi offusca la mente. La prendo tra le braccia e tra i movimenti sconnessi che faccio e tutte le scuse che le sussurro potrei sembrare un matto. Non so dove trovo la forza ma arrivo fino al lago e lentamente tolgo tutti i pungiglioni dalle mie e dalle sue ferite. Una volta fui morso da un'ape all'accademia e la prima cosa che fecero fu togliere il pungiglione dalla pelle. Però quella volta ricordo che fu più doloroso. Penso che Clove sia svenuta di nuovo perchè non si lamenta da un bel po'. Meglio, non sentirà troppo dolore o almeno non se lo ricorderà. Un rumore di passi mi fa voltare all'istante. Non ho neanche la forza per difendermi. “Mettetelo sulle ferite, sarete come nuovi tra un paio d'ore” dice Marvel, mentre mi tende un piccolo vasetto con della crema verdognola. Scorgo dietro di lui il ragazzo del 3. “Glimmer?” chiedo. Per tutta risposta lui scuote la testa e poi si allontana. Uno in meno. Per quanto sia crudele non posso non pensarlo. “Qualcun altro?” chiedo al ragazzo del 3. “Il ragazzo dell'otto”. 2.

A mano a mano il dolore delle ferite scompare e sento solo un lieve pizzicore quando Clove si risveglia. Sono rimasto tutto il tempo con lei sulla riva del lago e di tanto in tanto la rinfrescavo con dell'acqua per non farle sentire troppo caldo. Inizialmente ha un'espressione spaesata e solo dopo essersi guardata intorno capisce dove ci troviamo. Poi vomita, e io le tengo la testa. Mi guarda imbarazzata, molto probabilmente perchè sono in mutande e forse un po' perchè anche lei è in biancheria intima. Ma io sono molto più a disagio. Non ho potuto fare a meno di spogliarla quando le ho curato le ferite. Entriamo in acqua per rinfrescarci un po' e le racconto quel che è successo. La sera siamo tutti troppo stanchi per andare a caccia così rimaniamo alla Cornucopia. Mi addormento con Clove seduta accanto a me mentre fa il suo turno di guardia.

 

Il giorno dopo è pomeriggio quando vediamo una nuvola di fumo innalzarsi sopra gli alberi. Non ce la faccio più a restare qui dentro. Voglio uccidere chiunque si trovi in prossimità di quel fuoco e , prima lo farò, prima Clove sarà libera. Discuto col ragazzo del 3 per farlo rimanere alla Cornucopia. In realtà voglio solo che se ne vada, che lo uccida qualcun altro, devo rompere il prima possibile questa alleanza. Alla fine io, Clove e Marvel ci incamminiamo verso il fuoco acceso. Lo troviamo ma lì intorno non c'è nessuno. Subito dopo ci accorgiamo di un'altra nuvola di fumo più avanti. Questa storia non mi piace ma voglio proprio vedere chi la scamperà questa volta. Non arriviamo al secondo fuoco che un'esplosione mi fa tremare la terra sotto ai piedi. Mi volto da dove siamo venuti. Penso che sia uno stupido giochetto degli strateghi perchè una nuvola di fumo nero aleggia sopra le nostre teste. Poi capisco. Corro come un pazzo urlando a Clove di seguirmi. Arrivo alla Cornucopia e tutto quello che vedo è resti infuocati di quel che una volta componeva la nostra piramide. Ora mi sto strappando i capelli per la rabbia, in ginocchio sul prato. Sto impazzendo. Clove sta cercando di farsi dire dal ragazzo del 3 come è successo ma lui la guarda e non parla. Ha solo le labbra semi aperte. Marvel non lo vedo, deve essere rimasto indietro. Oppure è andato via, ora non ha più nulla per cui restare. Mi alzo ancora furente e quando il ragazzo del tre non risponde alle mie domande non riesco più a controllarmi. Gli spezzo il collo con un gesto veloce e lui ricade a terra, morto.

 

Eccomi di nuovo qui. E' una vera e propria dipendenza ormai.

Ringrazio:

- Mrs_Direction che segue la storia;

- Jiulia Duchannes per aver recensito.

 

Mancano solo un paio di capitoli alla fine quindi, STAY ALIVE!

_redsnow

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Potremo tornare a casa, insieme. ***


Potremo tornare a casa, insieme.

 

Clove's POV

 

Senza provviste non riusciremo a sopravvivere per molto. Per fortuna il lago ci fornisce acqua potabile, senza saremmo morti da un pezzo. Sono infuriata con me stessa per non riuscire a procurare un po' di cibo e per essermi sopravvalutata. Solo ora mi rendo conto di non conoscere nulla di erbe o bacche, le mangiavo in un bel piatto di ceramica già belle e cotte. Ho paura di sbagliare qualcosa, ogni singola cosa. Cato è ancora nel migliore dei suoi sogni. Ha un'espressione rilassata e da qui giurerei di riuscire persino a vedere la sua bocca curvata in un sereno sorriso. Beato lui. Io non riesco a dormire, anche se c'è lui a vegliare su di me non chiudo occhio finchè il sonno non mi inghiotte come la morte. Sarà meglio che torni vicino a lui. L'ultima volta non mi ha vista e la sua voce tremava impercettibilmente quando mi disse “Ah, sei qui.” Ero dietro di lui eppure so che non avendomi vista è stato preso dal panico. Sorrido al pensiero. Dietro l'aria da duro e lo sguardo fiero c'è un ragazzo che vorrebbe essere proprio come tutti gli altri. Ce lo vedo proprio come un romanticone, che organizza cenette a lume di candela con quanto più impegno riesce a metterci.

“Attenzione tributi, attenzione” tuona la voce di Claudius Templesmith. Cato è scattato a sedere. “C'è stato un cambiamento nel regolamento. Quest'anno potranno vincere non uno, ma bensì due tributi, purché provengano dallo stesso distretto”. Il viso di Cato s'illumina, riesco a percepirlo anche se è notte fonda. “Potremo tornare a casa, insieme” dice, come se io non avessi capito. Non voglio illudermi e non voglio illuderlo. Nell'arena saremo solamente semplici alleati, nulla di più. E se mai riusciremo ad uscirne insieme, ben venga. Ci metto un po' a rispondere, avevo dimenticato che fosse una domanda: “Chissà come mai.” Non ho nient'altro da dire e lui sembra afferrare il concetto perchè cambia argomento. E' un sollievo che l'abbia fatto, non vorrei che alludesse a ciò che è accaduto poco prima di entrare nell'arena. Al solo pensiero sento le guance avvampare, ma io avevo bisogno di lui, ho bisogno di lui. “Perchè non ti riposi?” chiede. “Non ho sonno, potrei metterci un bel po' per addormentarmi.” “ Non hai nulla di cui aver paura, ci sono io qui.” Il tono con cui lo dice è assolutamente piatto e per niente dolce come invece dovrebbe essere. “Non ho paura.” rispondo sulla difensiva e subito dopo mi rannicchio in una delle due coperte che ci ha mandato oggi Brutus. So che non può offrirci di meglio se non ci impegniamo di più. In questo gioco la sopravvivenza dipende solo ed esclusivamente da noi. Questa sera nel cielo ci sono i volti di Marvel e Rue. Credo l'abbia uccisa lui perchè è corso via da noi urlando che aveva visto qualcuno ma non penso che Cato se ne sia accorto. Era sconvolto. Mi addormento molto più velocemente ascoltando il suo stomaco che brontola incessantemente.

L'indomani posso dire di essermi veramente riposata. E anche il mio spirito combattivo sembra essere rinato. Ho fatto un respiro profondo e, con quanto coraggio mi rimaneva in corpo, ho assaggiato delle bacche. Dopo quelle che mi sono sembrate un paio d'ore decido che sono innocue. Ne raccolgo parecchie, le avvolgo nella mia maglietta e corro da Cato a dargli la buona notizia. Le mangia con gusto solo dopo avermi fatto una lunga ramanzina. Ha detto cose come “dovevi svegliarmi” e “non ti sarebbe dovuto neanche passare per la testa”, ma non l'ho ascoltato più di tanto. Ormai quel che è fatto è fatto.

Senza più i morsi della fame a tormentarci la giornata passa più velocemente del previsto. Siamo di nuovo avvolti nelle nostre coperte quando risuona ancora una volta nell'arena la voce di Claudius Templesmith. Ci sta invitando a un festino l'indomani mattina, all'alba. Si terrà alla Cornucopia, proprio dove siamo noi adesso. Afferma inoltre che ci attenderà qualcosa di estremamente indispensabile per la nostra sopravvivenza. Non riesco ad alludere a cosa si riferisca, mi servirebbero così tante cose per sopravvivere! Dopo averne parlato con Cato decidiamo di allontanarci temporaneamente dalla Cornucopia. Ci nasconderemo tra gli alberi e, malvolentieri, ci divideremo per poter attaccare da entrambi i lati. Per arrivare dall'altro lato del bosco Cato deve inoltrarsi nella boscaglia per evitare che qualcuno lo veda. Prima di andare mi raccomanda un centinaio di volte di stare attenta e di urlare se casomai avrò bisogno di lui. Rimango a guardare la fitta boscaglia nel punto in cui Cato è sparito per un po' e, quando finalmente decido di avviarmi verso la Cornucopia, sta già spuntando l'alba. Non credo che Cato riuscirà ad arrivare in tempo nel punto stabilito.

Dal nulla spunta un tavolo dal terreno, proprio davanti alla bocca della Cornucopia, e sopra sono poggiati quattro pacchi. Dalla bocca della Cornucopia all'improvviso esce una ragazza dai lunghi capelli rossi, di cui ho un vago ricordo, e prima che possa muovere un muscolo, lei è già scomparsa nel bosco. Provo una rabbia incredibile. Potevamo nasconderci noi lì senza nemmeno allontanarci troppo. Subito dopo la ragazza del 12 si precipita verso la Cornucopia. Ha appena il tempo di afferrare il pacco e voltarsi che un mio coltello le taglia la fronte. Mi tira una freccia ma la estraggo facilmente dalla spalla, infondo ho sopportato dolori peggiori. In un attimo le sono addosso e ci rotoliamo l'una sull'altra fin quando non riesco a bloccarla. Ora è inchiodata a terra. Mi piacerebbe tanto torturarla un po'. Provo un odio incontenibile nei suoi confronti e non so neanche il perchè. Comincio a giocare col coltello, alludo al povero Peeta gravemente ferito e nascosto da qualche parte. Cato mi ha detto di averlo ferito gravemente, o almeno così crede. Lei comincia a urlare il suo nome e per un secondo temo che Peeta sia lì intorno, ma poi capisco che non arriverà nessuno. Sono veramente infuriata percome si sta prendendo gioco di me. Allora comincio a vantarmi del fatto che noi abbiamo ucciso Rue. Lei sembra perdere momentaneamente il controllo e, mentre si dimena come una pazza e io mi accingo a mutilarle le labbra, mi sento sollevare e vengo sbattuta contro la Cornucopia. E' Tresh. Cerco di liberarmi dalla sua presa, di ritirare quel che ho detto, ma dai suoi occhi capisco che non ha alcuna intenzione di risparmiarmi. Urlo il nome di Cato con quanto fiato ho in gola. Tresh è più veloce. Mi sbatte violentemente contro la Cornucopia e mi lascia cadere a terra. Non ho più la forza di muovermi, la vista mi si sta annebbiando. In lontananza sento Cato gridare il mio nome, lo vedo correre verso a me. L'ultima cosa che sento è il suo respiro affannato contro i miei capelli e le sue braccia che mi stringono forte prima che cada nell'oblio più profondo e lo sparo di un cannone squarci l'aria.

 

 

 

 

 

Alla fine del capitolo precedente vi avevo chiesto di restare vivi.. Beh, io sono temporaneamente deceduta. Tra versioni di greco e immensi capitoli di storia non sono riuscita ad aggiornare prima. Vi chiedo infinitamente perdono. Ho pensato di narrare la storia anche dal punto di vista di Clove prima che, ehm, fosse troppo tardi.

Ringrazio:

- bettykiagio

- Free_Girl

- ile223

per seguire la storia.

Ancora

- bettykiagio per averla inserita tra le preferite;

E

- ile223 per aver lasciato un parere.

Grazie mille!

 

Spero, a presto,

_redsnow

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** L'ho abbandonata, e ho abbandonato me stesso. ***


L'ho abbandonata, e ho abbandonato me stesso.

 

I miei ricordi sono abbastanza sfocati per essere comprensibili giusto un po'. Ricordo di aver guardato Clove negli occhi, aver visto la vita scivolarle addosso come acqua e abbandonarla. Ho provato un senso di impotenza così grande che non mi sono neanche preoccupato di stringerla a me un'ultima volta o, magari, posarle un bacio sulle labbra ancora calde. No, l'ho abbandonata, e ho abbandonato me stesso. Come ora. La pioggia picchia forte sulle sterpaglie che mi circondano e mi offusca completamente la visuale. Ha cominciato a piovere poco dopo che lei se n'è andata. La pioggia ha mascherato le mie lacrime disperate e quelle infelici. Sono stanco e impotente, ed è proprio per questo che me ne sto qui, seduto con le gambe strette al petto, sentendo che ogni singola goccia mi fa bruciare la pelle. Il mio primo istinto è stato quello di seguire Tresh e ucciderlo, per vendicare la sua morte. Sono riuscito a stargli dietro per circa un centinaio di metri poi, pian piano, le gambe hanno ceduto. Sento il vento scompigliarmi i capelli e, nonostante tutto quel che accade intorno a me non riesco ad evitare che le mie palpebre si chiudano.

Mi risveglio che ancora piove, zuppo d'acqua e molto probabilmente devo essermi preso la febbre. Ma dentro di me si fa strada una fortissima sensazione e, senza neanche sapere il perchè le mie gambe si muovono e dalle mie labbra escono grida che potrebbero essere sentite in tutta l'arena se non fosse per questa orribile tempesta. Grido a squarciagola il nome di Tresh per un tempo che mi sembra infinitamente lungo, e deve esserlo, perchè in un battibaleno è di nuovo notte. La pioggia non smette di battere forte e, più passa il tempo, più mi sento euforico. Non smetto di camminare e gridare per tutta la notte poi, finalmente, la tempesta si placa. E' l'alba. Non mangio da due giorni, ma non ho fame, né sete. La gola mi brucia incredibilmente e riesco ad emettere solo piccoli suoni gutturali appena appena udibili. Cammino alla ricerca di Tresh per un'altra giornata e verso sera, quando sto per cedere alla stanchezza, noto una specie di rifugio tra l'erba alta. Non vi trovo nessuno all'interno, ma di sicuro Tresh starà tornando qui perchè ci trovo il pacco del Distretto 2 che ha preso al festino e una grande quantità di bacche, le bacche di Clove. Prima controllo se c'è ancora qualcosa di utile nel pacco destinato a noi due. Vi trovo un'armatura dal tessuto morbido ed elastico, ma infrangibile, e la indosso; forse è troppo piccola per essere indossata da uno della stazza di Tresh. Insieme, c'è un coltello, incredibilmente affilato, che al minimo movimento emette un ronzio da pelle d'oca. Non so perchè Tresh non se ne sia appropriato. Possibile che abbia un'arma più potente? Mentre aspetto che torni mi assicuro di finire tutte le sue scorte.

Un rumore di erba calpestata mi avverte che è arrivato il momento. Sono pronto, non aspettavo altro. Esco allo scoperto e incrocio lo sguardo di Tresh, ma solo per un'istante. Qualcosa dietro di lui attira la mia attenzione. Al buio riesco a scorgere la figura di una specie di lupo, in piedi sulle zampe posteriori e con due occhi decisamente inquietanti, decisamente umani. La mia reazione è così immediata e palese che Tresh distoglie lo sguardo da me e si volta per guardare alle sue spalle. L'ibrido non perde tempo. In un'istante gli è addosso e tenta di sbranarlo. Io non posso fare altro che fuggire via di lì. Corro fino a non avere più fiato affrettando per quanto mi è possibile il passo non appena sento il colpo di cannone. Ho corso leggermente in diagonale e infatti, mi ritrovo nella foresta. Sto addentrandomi sempre di più quando un altro ibrido mi si presenta davanti, incredibilmente vicino. Quando mi attacca ho la prontezza di ferirgli una zampa col coltello, così riesco a togliermelo di dosso e corro nella direzione opposta, verso la Cornucopia. Sto per uscire dalla fitta boscaglia quando noto due figure appena fuori la foresta. Passo tra i due ragazzi del 12 senza preoccuparmi dell'arco teso di Katniss con una freccia che punta dritta al mio cuore. Rimbalza indietro quando tocca l'armatura. Ho intenzione di arrampicarmi sulla Cornucopia. I ragazzi del dodici mi sono alle calcagna, subito dopo di loro una decina di ibridi. Quando arrivo in cima alla Cornucopia non posso fare a meno di vomitare. I conati di vomito sono così forti da farmi mancare il fiato. I rigurgiti salgono su per la gola, bruciando.

Finalmente riesco a fermarmi. Katniss e Peeta sono un po' al di sotto di me. Lei scaglia frecce a destra e a manca colpendo gli ibridi che hanno cominciato ad arrampicarsi sulla Cornucopia. Peeta ferisce quelli più vicini con un coltello. Riscendo arrivando alle loro spalle, senza che neanche se ne accorgano. Afferro Peeta per la giacca e gli sferro un pugno all'altezza dello stomaco. Lui ricade a terra piegato in due dal dolore. Sto per colpirlo ancora quando Katniss mi afferra da dietro e mi scaraventa a terra. Gli ibridi hanno smesso di arrampicarsi, come se si stessero godendo lo spettacolo. Le getto l'arco ad un livello più basso della Cornucopia distraendola per un istante. Così l'afferro per il collo e stringo con quanta più forza posso. Sento che sta per crollare quando, ancora una volta, qualcuno mi afferra da dietro. Io e Peeta ci aggrappiamo l'uno all'altro come due lottatori di sumo mentre Katniss riprende fiato a fatica e tenta di recuperare l'arco. Riesco a bloccare Peeta con il coltello puntato alla gola. Più in giù Katniss tende l'arco nella nostra direzione. Se ne sta lì ferma, e allora capisco che le importa di Peeta. Preso da un'improvvisa compassione comincio a piagnucolare blaterando di esser già morto. Mi rendo conto di quanto possa essere ridicolo e me ne esco con una finta risatina divertita. E' vero, io sono già morto. Sono morto il giorno in cui ho ucciso quel ragazzo durante il bagno di sangue alla Cornucopia, ogni volta che ho ucciso un altro tributo. Ma sono morto del tutto solo quando ho perso Clove. Non posso essere così debole, non ora. Devo resistere per lei.

“Avanti tira! Moriamo entrambi e tu vinci!”. Tuttavia lei rimane immobile, sto prendendo in seria considerazione l'idea di sgozzare Peeta, proprio qui, davanti a lei, quando sento uno strano formicolio alla mano. Abbasso lo sguardo e scorgo il dito di Peeta che scivola via dal dorso della mano che gli cinge il collo. Alzo lo sguardo e, non ho neanche il tempo di ipotizzare le intenzioni dipinte sul volto di Katniss che la sua freccia mi centra in pieno la mano. La ritraggo di scatto, ululando di dolore mentre Peeta mi spinge giù dalla Cornucopia. Non riesco a percepire il dolore della botta dell'atterraggio che qualcosa di molto più doloroso mi attraversa il corpo. I pochi ibridi rimasti mi squarciano pezzi di pelle. Ogni strattone mi provoca un dolore più intenso. Ma si stanno decisamente divertendo. Fanno con calma, facendomi provare un dolore allucinante. Un forte odore di rose si fa strada nelle mie narici. Il sapore del sangue mi riempie la bocca. La cosa dura da così tanto tempo che non faccio neanche più caso al dolore. Mi limito ad emettere piccoli lamenti di tanto in tanto. Mi sono già arreso. Non vedo l'ora che tutto sia finito. Non vedo l'ora di rivedere Clove, di averla ancora accanto. E, nonostante tutto, mi sento più felice di quanto non sia mai stato. Ho voglia di morire il prima possibile così, quando Katniss si affaccia dalla Cornucopia con l'arco teso mormoro un “Ti prego” disperato prima che una freccia mi sfondi il cranio e tutto diventi nero.

 

Fine

 




Grazie a tutti coloro che mi hanno dato la forza di continuare a scrivere. Spero di aver raccontato al meglio la storia di Cato e Clove e che voi ne siate rimasti soddisfatti. Chiedo solo scusa a ile223, avevo tutte le buone intenzioni di riscrivere il capitolo precedente dal punto di vista di Cato, ma veramente non posso, il tempo comincia a mancare del tutto.

 

Un bacio,

_redsnow

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2150972