Russian Roulette

di RoriStark
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** sabbia e sangue ***
Capitolo 2: *** no home no pain ***
Capitolo 3: *** S P I C E ***
Capitolo 4: *** breathe ***



Capitolo 1
*** sabbia e sangue ***


Sono almeno tre giorni che vago senza meta tra le dune del Sahara. Mi hanno lasciato nel bel bezzo del nulla. Il deserto è arido, non ho nemmeno un inalatore per respirare bene. La sabbia mi brucia i polmoni che gonfiandosi vanno ad urtare le mie costole incrinate. Il dolore è inimmaginabile. L’unica cosa che sento è il sapore del mio stesso sangue che si mescola con la poca saliva rimasta. Mando giù fingendo che fosse il mio champagne preferito. Per un secondo, per un solo dannatissimo secondo quasi ci credo. Mi spingo a fare un altro doloroso passo verso il nulla, verso un'altra duna e un'altra ancora, dove sto andando in fondo? Prendo dalla tasca quello che Bond mi ha lasciato, una lattina di olio per auto. Quel liquido sembra quasi invitante tanta è la  sete. Avvicino la lattina alle labbra spaccate e sanguinanti ed il solo contatto mi provoca un dolore assurdo. Mando giù un sorso, sto per vomitare ma resisto e ne butto giù un altro, se tutto va bene dovrei morire avvelenato, se tutto va male mi sparerò in testa con l’unico proiettile che mi ha dato quel figlio di puttana. Le gambe cedono mentre sento una fitta allo stomaco. Forse morirò per colpa di questo fottuto intruglio. Insomma complimenti  le Chiffre, stai morendo avvelenato da una lattina di Olio per automobili. Complimenti davvero. Una morte degna per un uomo come te insomma. le ginocchia cedono,male, mi trascino per un paio di metri e cado sulla schiena, peggio ancora. Chiudo gli occhi accecato dal sole. Dicono che la vita sia difficile, ma forse morire lo è di più visto che sono ancora qui a soffrire come un cane. Le mani tremano e io respiro ancora per quel po che riesco, non va bene. Prendo la pistola e la punto alla tempia, pregando che sia veloce e soprattutto indolore. Rido amareggiato, ho perso tutto,sono andato  all in come avrei detto un tempo.  Sono un drawing dead e Bond ha appena chiuso un full. Non importa, alla fine all’inferno non potrò di certo riscattare la mia anima con una giocata di Poker. Perciò addio, per Le Chiffre la giocata si conclude qui.

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Mi chiamo Bunny Boggs, e come al solito mi sono fatta coinvolgere troppo dalle idee folli della mia amica durante le nostre ferie dall'ospedale. Ma certo Reira, facciamo un bel documentario sugli animali del Sahara! Facciamo vedere la vita nel deserto!. Seh, quale vita, non ho trovato nemmeno un insetto tra le dune e la mia telecamera rischia di liquefarsi tanto è il calore, sto andando avanti verso l’ennesima duna, tenendo comunque conto della Jeep alle mie spalle, quando all’improvviso uno strano rumore mi fa sobbalzare. Sembra una risata umana, forse il sole mi sta dando alla testa. Mentre maledico me stessa per non aver portato della crema solare, scorgo una figura a terra ad una decina di metri da me. Allucinazioni? Non credo proprio. Corro verso quella figura e noto che si sta puntando una pistola alla tempia. Dio mio ma tutti io li trovo? Corro gridandogli di fermarsi, o almeno cerco di attirare la sua attenzione. L’uomo abbassa la pistola e lentamente si volta verso di me. Ha un vestito nero, elegante. Insomma sembrava appena uscito da un matrimonio. Ha i capelli  scuri scomposti ed  il viso pieno di sudore. Le labbra sono martoriate e chissà da quanto tempo quella creatura era lì. Prendo la pistola, la prima volta che tocco un arma. La lancio lontano sperando non spari un colpo mentre prendo il volto dell’uomo tra le mani. Cerco di farlo reagire mentre gli faccio ombra con il mio corpo

“eih! Va tutto bene! Sta tranquillo..”

L’uomo si divincola appena, ma è troppo debole e si ferma per osservarmi. Ha gli occhi di due colori diversi. Uno verde scuro e l’altro sembra di cristallo. Quasi bianco, la cicatrice sulle palpebre mi portano alla conclusione che è cieco da un occhio, non ha l’aria del bravo ragazzo insomma. E’ confuso e perde sangue dalla bocca. Prendo un fazzoletto e lo bagno con l’acqua della mia borraccia. Al solo contatto mi afferra per la schiena con una forza che mai avrei immaginato ed immerge il viso nel fazzoletto.  Gli accarezzo i capelli mentre lui sembra immobile, non so perché lo faccio ma è piacevole.

“piano…”

Lo rassicuro mentre lui torna a fissarmi. Il suo sguardo è penetrante e sembra studiarmi da capo a piedi mentre l’unica cosa che io riesco a vedere attraverso quegli occhi è la sofferenza che ha dovuto patire. Prendo la borraccia e bagno di nuovo il fazzoletto, non può bere direttamente dalla borraccia, rischia di strozzarsi, prende il fazzoletto e con un sospiro vi immerge le labbra chiudendo gli occhi. Io prendo una delle mie tovagliette di spugna che di solito amo usare nelle pause pranzo e la bagno. La poso sulla sua fronte mentre lui è intento a bere. Mi ricorda quella volta che salvai un cucciolo di cane dalla strada. Vedo che riesce a deglutire, perciò gli poso la borraccia sulle labbra. Lui la afferra terminandola in meno di un minuto. Gli lascio la tovaglietta sulla testa e sembra quasi buffo con quel coso rosa in testa.

“aspetta qui…prendo la Jeep..”

Mi avvio al mio mezzo mentre poso di fretta l’attrezzatura, era davvero messo male e non c’era tempo da perdere. Certo che oggi la giornata ha preso una piega davvero bizzarra. Penso accostando vicino al corpo dell’uomo. Mi avvicino mentre lo aiuto ad alzarsi, è molto alto ed ha un fisico asciutto. Poso la mano sul suo ventre e sento bene i muscoli contrarsi, deve avere dei bei addominali dato che li sento perfino da dietro alla camicia. E’ debole e a malapena riesce a raggiungere il mezzo a meno di un metro di distanza. Si siede e poi si volta verso di me mentre mi sistemo al volante

“chi sei?”

Mi chiede prima che mi allontani. Mi volto e sorrido appena

“ Mi chiamo Bunny Boggs… Tu? Hai un nome?..”

Resta in silenzio un po’ lasciandosi sfuggire una leggera risata, poi volge di nuovo lo sguardo verso di me. Ha i lineamenti duri . Gli occhi indagatori, sembrano scavarmi dentro alla ricerca di chissà quali informazioni. Le labbra suscitano dolcezza e crudeltà allo stesso tempo. Resto immobile mentre lui volge lo sguardo altrove e pronuncia il suo nome

“Damian…Coen…”

“ti porto in ospedale adesso Damian…”

“no!”


La sua risposta mi fa sobbalzare mentre lui mi fissa, e lentamente ogni neurone del mio cervello mi dice “ sei essere appena caduta con tutti i piedi su un gran bel casino” Deglutisco cercando di calmarmi e non entrare nel panico, pensando sul da farsi. Ma di certo non posso rimetterlo a terra,sono un infermiera ed il mio lavoro mi costringe a prestargli soccorso. Forse dovrei portarlo in ospedale e non badare a quel che dice. Sto per chiedergli spiegazioni quando lui mi anticipa sul tempo

“io…non ho una casa e di certo non ho una mutua…ho perso tutto a...Poker e degli strozzini mi hanno abbandonato qui…sicuramente cercheranno negli ospedali vicini se sono riuscito a salvarmi e mi uccideranno…quindi tanto vale che mi lasci qui..”

Resto ferma a fissarlo mentre sospiro sollevata, almeno non ho salvato la vita ad un serial killer. Sorrido appena mentre tendo una mano per sistemargli la cintura di sicurezza.Lui mi guarda e capendo le mie intenzioni accenna ad un sorriso e poggia la noca sul sedile sospirando, mi fa quasi tenerezza. Accendo l’auto mentre penso a quale scusa inventerò con mia madre quando verrà a trovarmi per la cena del sabato sera.

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Capitolo 2
*** no home no pain ***


Tutto intorno a me sembra ovattato, quel poco di acqua che ho bevuto mi ha reso la bocca più morbida e finalmente sento ancora un po’ di saliva. Mi tolgo il sangue dalle labbra mentre quella giovane mi fissa.  Stavo per premere il grilletto, stavo per porre fine alla mia vita quando ecco questa ragazzina sbuca dal nulla  e mi salva la vita. Non so se esserne felice dato che per me non c’è più niente ormai e sicuramente l’unica certezza che ho è che un giorno  morirò con una pallottola in testa. Se non per causa mia, per causa di Bond che mi verrà a cercare quando non troverà cadaveri nel deserto. Eppure qualcosa dentro di me si aggrappa ancora alla vita, qualcosa dentro di me mi spinge a chiederle asilo. Lei mi guarda, ha gli occhi azzurri ed i capelli di una strana tonalità di  lilla con delle ciocche rosa raccolti da una coda laterale. Ha un vestito rosa in pizzo, mi ricorda molto una bambola. Da sotto alla gonna noto il tatuaggio di un uccellino sulla coscia destra e due sulla schiena. Sul sedile posteriore noto un attrezzatura da cameraman. La osservo un altro po’ quando lei mi parla di nuovo

“ne parleremo dopo, adesso hai bisogno di cure…sei fortunato, io lavoro in opedale...”

La giovane mette in moto e parte con la sua Jeep mentre io continuo a fissarla stupito

“perché mi stai aiutando?”

“quello che ti hanno fatto è stato terribile…non posso di certo lasciarti qui…in qualche modo voglio aiutarti”

Rido amaramente , nemmeno mia madre mi ha mai detto una cosa del genere, per la prima volta mi trovo davanti a qualcuno che vuole aiutarmi e non uccidermi o usarmi come sua pedina. Ho inventato al volo un nome falso e sembra esserci cascata. Ma ora cosa farò? E’ così difficile, se non impossibile pianificare una vita dopo che si è morti dentro.
 Arriviamo in quello che sembra una vecchia baracca poco distante dalla città. CI sono volute circa cinque ore di auto e credo di aver perso i sensi diverse volte nel tragitto. Lei mi aiuta a scendere dall’auto mentre io a malapena mi reggo in piedi. Non sembra molto robusta e faccio del mio meglio per non far cadere entrambi. Ogni scala sembra una tappa della via crucis. Entriamo in casa, lei mi toglie la giacca portandola probabilmente a lavare mente io  trovo ristoro sopra un divano in pelle marrone. L’aria è respirabile anche se sento il bisogno del mio inalatore per respirare come si deve. Resto in silenzio mentre Bunny entra in stanza e posa le cose a terra per poi correre subito da me. Mi osserva tamponandomi il viso con un panno freddo, io lo prendo con la mano premendolo sulla fronte. Poi sento che lei mi tira la manica della camicia.

“che c’è?”

Chiedo secco mentre cerco di prendere un attimo di respiro. Sposto lo sguardi su di lei che ha in mano una flebo di fisiologica enorme

“sei molto disidratato e almeno un po’ di questa devi farla…ti metterò una farfallina temporanea non temere…posso avere il braccio?”

Sospiro allungando il braccio mentre con l’altro premo la pezza sulla fronte per farmi colare un po’ di acqua fresca sul viso. Sento le piccole dita di lei tirare su la manica e  tastarmi il braccio alla ricerca di qualche vena da infilzare. Mette un laccio emostatico e si complimenta con me per le belle vene che ho. Non le rispondo ed aspetto di sentire l’ago che mi perfora la pelle. Sento appena un pizzico, è davvero delicata. Mi volto e vedo che ha messo un piccolo cerotto al braccio giusto per fissare l’ago in vena.

“non muoverti che qui l’ago c’è…rischi di farti male..”

“ok..”

La osservo un altro po’ mentre lei regola il flusso della fisiologica. Mille pensieri mi invadono la mente. Perchè quella ragazzina mi ha portato a casa sua? Perché tutta questa gentilezza verso un completo estraneo. Inoltre non ho un aspetto molto rassicurante, né l’aspetto di un cucciolo ferito. Eppure eccomi qui, coccolato come mai in vita mia mentre osservo una giovane bella come poche in giro. Si gira di nuovo verso di me e mi prende la pezza per poterla bagnare di nuovo, io le prendo il polso prima che si allontani. Voglio che stia qui, la voglio vedere. Non dico nulla e mi limito solamente a fissarla, lei sorride e mi sfiora il viso carezzandomi la barba incolta.

“perchè?...”

“cosa?”

“perché fai tutto questo?...sono un estraneo e forse un malvivente…non hai paura di me?”

“un po’ sì in effetti…ma ora che mi dici così sono certa che non mi faresti del male…un assassino non dice mai alla sua vittima di essere tale no?”

Ride appena mentre torna in cucina a bagnare il panno, ma io continuo ad osservarla, è così ingenua. Questo piccolo coniglio non si rende contro di avere un lupo ferito in casa.

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Sento gli occhi di lui fissi su di me.  Quando mi ha tirata a sé sembrava aver quasi paura che me ne andassi. Mi osserva come per analizzarmi, ha  le sopracciglia sottilissime e bionde, quasi inesistenti. Solamente da vicino sono riuscita a notarle. Senza volerlo gli  accarezzo il viso. Era davvero bello. Se lo avessi incontrato in un'altra occasione l’avrei pedinato trascinando con me le mie amiche e fantasticando sul nostro matrimonio e sulla nostra grande villa in riva al lago. Eppure eccomi qui, a rinfrescargli la fronte senza la minima idea di cosa fare una volta che si sarà ripreso. Dalla mia camera sento dei guaiti. Accidenti! Sono proprio un idiota!

“Damian! Sei allergico ai cani??”

"no..”

“ok!allora ti presento un amico!”

Apro la porta mentre un piccolo shiba inu dal pelo scuro esce dalla stanza scodinzolando e saltandomi in braccio contento.Per fortuna è un bravo cagnetto e sa usare la lettiera, altrimenti non avrei mai potuto portarlo con me in viaggio. Il piccolo si avvicina poi a Damian annusandolo incuriosito ed intimidito allo stesso tempo. Vedo che lui allunga la mano libera per sfiorargli la testa e subito il cucciolo comincia a scodinzolare. Mi avvicino sorridendo, di solito ha paura degli estranei e il vederlo così affettuoso nei suoi confronti è una novità.

“Damian…ti presento Hannibal…Hannibal..lui è Damian!”

“ciao…Hannibal…”

Sussurra lui massaggiando le orecchie dell’animale. Sorrido mentre mi avvio in cucina per vedere in frigo se c’è ancora qualcosa di commestibile. Spero che Damian non abbia il palato troppo raffinato, altrimenti dovrà accontentarsi di una frittata ed un paio di wurstel. Anche se credo che per la fame mangerebbe anche me.  Prendo le uova e gli altri ingredienti, preparo la pentola e metto tutto a cuocere, mi diverte cucinare. Mi rilassa molto e in questo momento ne ho davvero bisogno. Cosa faccio con lui?Non è un randagio, magari una volta ripreso si prenderà una casa e si rifarà una vita. Arrotolo la frittata e la metto su un piatto tagliandola a fettine mentre sento dei passi alle mie spalle. Mi volto e vedo Damian appoggiato alla porta che annusa l’aria e chiude gli occhi. Ha in mano la fisiologica quasi finita. Porto lo sguardo verso il suo braccio temendo che l’ago si fosse sfilato o peggio avesse rotto la vena, ma lui teneva il braccio lungo il fianco, senza problemi. Sorride portando lo sguardo verso di me.

“che buon odore.”

Sussurra avvicinandosi alle stoviglie, barcolla un po’ ma sembra stare meglio.  Sto preparando i Wurstel e sento che presto dovrò ordinare un kebab per me visto  che il mio pranzo sarà il suo. La sua presenza alle spalle mi da una strana sensazione di sicurezza. E’ alto, molto alto. Mi basta alzare il capo per vederlo che mi osserva, o meglio, osserva quello che sto cucinando. Rido appena mentre metto tutto su un piatto. Lui mi segue attento, nemeno Hannibal mi seguiva così quando era ora della pappa. Mi volto verso di lui

“dammi il braccio”

Lui obbedisce e io subito prendo un batuffolo di cotone dal cassetto e tolgo l’ago cercando di non fargli male. Gli premo il batuffolo sul braccio e subito lui avvicina la mano per tenere il batuffolo al posto mio. Lo lascio fare e mi allontano per buttare ago e fisiologica nell’immondizia. Quando mi volto lui è già seduto, continua a tenere premuto ma dopo un po’ posa il batuffolo su un lato del tavolo con eleganza e prende forchetta e coltello.

“tu non mangi?..”

“nono! Adesso ordino un kebab tranquillo! Tu hai bisogno di mangiare ora”

Dico mentre lui comincia a divorare la frittata.Io pulisco il tavolo e butto il batuffolo sporco di sangue nel cestino. Nonostante la fame mangia con un eleganza che in  confronto  al mio modo di mangiare sembro una donna delle caverne. Mi siedo di  fronte a lui e prendo il cellulare, la mia amica Reira vive nella casa a fianco e di solito a quest’ora  dovrebbe essere in città. Mi risponde dopo un paio di squilli, la sua voce mi conforta un po’

“eih! Sei in città? Puoi portarmi un…due kebab? Uno non piccante e uno…”

Guardo Damian che intanto stava addentando un wurstel, lui ricambia lo sguardo mandando giù il boccone mentre muove le labbra senza produrre il minimo rumore “extra piccante” sembra voler dire

“extra piccante! No, non sono impazzita ehm…voglio provare un gusto nuovo!ok ciao!”

Metto giù il telefono e mi siedo davanti a lui mentre lo osservo mangiare. Chissà da quanto era a digiuno, ripenso al momento in cui si stava puntando la pistola alla tempia e mi viene un brivido. Se fossi arrivata più tardi, o se non ci fossi stata io, lui sarebbe morto.  Mi viene il magone al solo pensiero e cerco di cacciare via quelle immagini. In fondo sono arrivata in tempo ed è quello che conta. Ho salvato una vita e dovrei esserne orgogliosa.

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Osservo la mia salvatrice un attimo, ma poi mi rimetto a mangiare tanta è la fame. Ho bisogno di una doccia e ad ogni boccone le labbra mi fanno ancora male. Ma ho troppa fame per pensarci. Quella flebo mi ha tirato su, ma sono ancora molto debole e non penso riuscirei a concludere nulla andandomene in queste condizioni. Per questo credo sia meglio restare ancora un po’. Certo che cucina bene questa ragazza, la osservo mentre aspetta il suo Kebab e mi rendo conto di aver mangiato anche la sua porzione. Senza pensarci le porgo il piatto dove c’è rimasta un ultima fetta di quella che sembrava una frittata arrotolata. Lei sorride e scuote il capo spingendolo di nuovo verso di me

“mangia, ne hai più bisogno tu..”

Non glie lo faccio ripetere e finisco di mangiare. La osservo nuovamente e sembra imbarazzata. Probabilmente non sa cosa dire, normale visto che ha un perfetto sconosciuto davanti. Dovrei metterla a suo agio ma non ho le forze per pensare a qualcosa di logico da dire. Ho paura che se dico troppo usciranno domande su di me che preferirei evitare.

“da quanto sei nel deserto?”

Ecco una di quelle. Sospiro prendendo un sorso d’acqua, ho la testa pesante ed ho dolori ovunque, molto probabilmente ho qualche costola incrinata dopo lo scontro con Bond, che alla fine mi ha dato un calcio nello sterno. Per fortuna non si è vendicato per quella cosa della tortura. Osservo Abby e finalmente le rispondo.

“tre giorni..”

Lei mi guarda come se fossi un cucciolo abbandonato. Io per un attimo avrei preferito spararmi in bocca piuttosto che suscitare pietà. Cerco di non farci caso mentre lei riprende a parlarmi dicendo che mi avevano lasciato nella parte più isolata del deserto ed era una fortuna che lei fosse lì. In un certo senso era vero.

“non c’erano nemmeno insetti o lucertole, di solito ci sono in quei….un momento..non le avrai mica mangiate??”

Io la guardo e per nu attimo non le dico nulla. Sto al gioco tanto per distoglierla dal fare altre domande sul perché fossi lì. Sorrido appena enigmatico mentre lei storce il naso

“oh mio dio! Non dirmi che sei un fan di quel tizio che si fa abbandonare in giro per il mondo e per sopravvivere mangia tutto quel che trova??”

Io rido divertito mentre scuoto il capo, il dolore alle costole però mi obbliga a fermarmi. Porto una mano al petto cercando di non dare nell'occhio.

“stavo scherzando, piuttosto mi sparo in bocca…cosa che stavo per fare..”

Lei sobbalza come se quello che ho detto le avesse suscitato brutti ricordi. Probabilmente quella ragazza non aveva mai vissuto momenti del genere e per poco non vedeva un tizio spararsi in testa per la disperazione. Mi guardo intorno e vedo il suo cane che si alza sulle zampe, sembra mi stia facendo le feste da come scodinzola. Di solito i cani hanno una forte empatia, a quest’ora mi avrebbe dovuto azzannare se fosse vero. Forse questo cane è stupido. Gli sfioro la testa, non avevo mai toccato nulla di così morbido ed è una piacevole sensazione. Mi volto verso Bunny che mi osserva sorridendo, è davvero una bella ragazza. Sono stato con moltissime donne nella mia vita, eppure lei era diversa. Così semplice e allo stesso tempo elegante. Abituato come sono alle scalatrici sociali che mi hanno guardato solamente per il portafogli ed io non posso far altro che vederle come trofei da esporre al mio tavolo insieme alle fiches. Lei invece era diversa, aveva uno sguardo da cerbiatto, i capelli le cadono morbidi sul viso, hanno un colore davvero particolare, sento il suo profumo da qui, lavanda, azzeccato anche per il colore che porta in testa. Sento un forte calore all’occhio, sto lacrimando di nuovo sangue. Vedo la giovane alzarsi allarmata mentre io ormai abituato prendo un fazzoletto e mando via la lacrima. La trovo al mio fianco ed il suo sguardo è pieno di preoccupazione, sorrido appena per rassicurarla e le mostro il fazzoletto.

“non temere, non sto morendo, è una brutta patologia che mi porto dietro da non so quanto…non farci caso”

Lei sembra meravigliata e non è una novità. Tremava ancora un po’, deve essersi presa uno spavento, così le do una piccola carezza al viso trattenendomi dal tirarla a me. Lei non è come le altre, non potrei mai farle qualcosa contro il suo volere. Per fortuna il campanello la fa allontanare, io resto fermo ad osservare il piatto vuoto mentre mi bagno le labbra doloranti. Non posso rovinare la vita di questa giovane, non posso.

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Capitolo 3
*** S P I C E ***


Mi ha sfiorata con il dorso della mano, ed ora il mio viso sembra andare in fiamme, per fortuna il campanello mi ha salvata da una strana situazione. Mi avvio alla porta ed apro, vedo la mia amica con un paio di sacchetti che mi sorride allegra con il mio pranzo tra le mani,anche se mi sembra di notare porzioni che non ho ordinato.

“Reira! Sei un tesoro…grazie..”

Sto per prendere i sacchetti quando lei tira indietro le mani ridendo

“eih ma che hai oggi? Dai ho preso anche un piatto per me, possiamo mangiarlo insieme, era da un po’ che non mangiamo insieme! Offro io!”

Vado in panico. Non posso mandare via Reira, è la mia migliore amica e non è affatto giusto rifiutare quell’offerta. Ma cosa le avrei detto? Che ho trovato un tizio nel deserto e me lo son portato a casa? Beh certo sarebbe una cosa normalissima, per di più è un tipo con degli strozzini alle calcagna. Vai Bunny, dille la verità tanto cosa accadrà? E’ solo la tua migliore amica, sorella per scelta, nulla di che insomma, non le importerà nulla di te e non andrà nel panico più totale per chiamare la polizia al fine di  salvarti la vita da un potenziale maniaco/malvivente trovato nel deserto.

“ok, ti volevo giusto presentare il mio ragazzo!”

Dico senza pensarci due volte, la mia amica mi guarda con gli occhi spalancati mentre immagino Damian che rimpiange di aver lasciato la pistola nel deserto. Mi mordo il labbro mentre sul volto della mia amica compare un gran sorriso e mi strizza l’occhio

“ecco per chi era il piccante! “

“già, vieni..”


La accompagno in sala da pranzo. Lei si blocca all’entrata mentre Damian è seduto composto come se ci stesse aspettando, sembra tranquillo mentre mi avvicino  a lui posando una mano sulla sua spalla

“Reira lui è Damian…Damian lei è Reira, la mia migliore amica”

Damian china lievemente il capo in segno di saluto mentre Reira lo saluta impacciata. Poi si avvicina a me e posa i kebab sul tavolo. Mi osserva mentre allontano la mano dalla sua spalla e ride divertita

“tranquilla Bunny! Non sono mica tua mamma, puoi anche abbracciarlo se vuoi!”

Mi sento alle strette. Sorrido imbarazzata mentre sento il braccio di Damian che mi tira di nuovo a sé stringendomi piano, mi ritrovo con la tempia sul suo petto mentre lui  sorride e mi bacia la fronte. Posso sentire il suo cuore battere in modo regolare e con colpi possenti che quasi posso sentirlo solleticarmi l’orecchio da dietro alle costole.

“la piccola è ancora un po’ impacciata, vero?”

“eh sì..”


Sento che a breve mi  verrà un infarto. Quando mi lascia dalla sua presa Reira mi prende per mano e ride allegra portandomi verso la porta. Io non faccio nulla per impedirlo. Mi sento come se mi avessero sparato un sedativo. Il cuore mi martella in petto mentre torno a fissare Damian. Stava recitando davvero bene, io al contrario sembravo un idiota. Mentre mi stringeva ho provato una sensazione stupenda e terribile allo stesso tempo, le sue braccia forti mi stringevano mentre quel bacio sulla fronte mi rassicurava ancora di più. Per un attimo quasi ci cascavo anche io.

“andiamo in bagno un attimo!”

Dice all’improvviso a Damian mentre mi prende per la vita sorridendo. Ripete la solita frase sulle donne che non vanno mai al bagno da sole. Damian sorride,e da quel sorriso credo abbia capito al volo le intenzioni della mia amica. Lo guardo rammaricata mentre lui mi strizza l’occhio e si volta di nuovo. In bagno Reira chiude a chiave la porta e si volta verso di me saltellando ed emettendo gridolini di gioia, mi abbraccia senza smettere di saltellate mentre io rido convulsivamente per il momento imbarazzante.

“oh mio dio Bunny! Ma che razza di figo ti sei portato in casa? Ha il fascino del bello e dannato!! E poi quando ti ha presa, ti guardava con gli occhi di un cucciolone! Si vede che è cotto di te”

Cotto di me? Ma sei pazza Reira?? Certo che Damian ci sa fare quando recita.Innamorato di me, ma figuriamoci se si innamora di me. Santo cielo sto per impazzire, sorrido arrossendo ed annuendo mentre prego che tutto questo finisca il prima possibile. Dovrò ricorrere a tutto il mio autocontrollo per non scoppiare.

“già…è davvero bellissimo,stiamo insieme da poco e sono ancora imbranata..”

Cerco di giustificarmi tirando indietro una ciocca ci capelli mentre prego che questo piccolo confessionale finisca il prima possibile. E come se qualcuno avesse ascoltato le mie preghiere, Reira apre di nuovo la porta allegra mentre torniamo al tavolo. Spero che la situazione migliori o che almeno passi presto.

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Le due ragazze tornano dal bagno, molto probabilmente la sua amica ha scambiato il suo parere su di me. Che diavolo mi è preso? Sono bravo a recitare ma ho esagerato con quel gesto. Per un attimo ho sentito una voce dentro di me che mi diceva di afferrarla e non lasciarla andare. Ho mascherato tutto fingendo di recitare la mia parte e Bunny sembra averlo capito. Si siede accanto a me e mi sfiora il braccio con la punta delle dita, sento un brivido alla schiena e tendo la mano per sfiorarle un attimo la pelle candida. Lei si siede mentre Reira ci guarda come una fan guarda la sua soap opera preferita in tv. Bunny mi porge il kebab che ho ordinato, lei prende il suo e Reira fa lo stesso. Prendo un morso del panino ma stranamente non sento nulla. Avevo detto piccante, eppure questo sembra con salsa…yogurt. Mi volto di scatto verso Bunny che dopo il primo morso butta giù e diventa rossa in viso, mi scappa una risata mentre lei si fionda sul bicchiere d’acqua buttandola giù come nemmeno io avevo fatto. Gentilmente le carezzo una mano mentre Reira sta ridendo come non mai. Prendo una mollica di pane e la avvicino alle sue labbra

“mordi, l’acqua peggiora e basta”

Lei mi ascolta e da un piccolo morso al pane. Per fortuna non ha fatto un morso chissà quanto grande sul kebab ed il fastidio passa subito. Scambio i panini e finalmente lei addenta soddisfatta il suo pasto. Di nuovo sorrido e addento il mio kebab. Stavolta il piccante si fa sentire, non tanto nel palato quanto sulle labbra, chiudo gli occhi mentre il dolore è insopportabile. Le Chiffre, sei davvero un geniaccio. Con le labbra spaccate a mangiare il piccante. Applauso con tanto di  inchino a Le Chiffre.

“tesoro…ti fanno ancora male?”

La piccola mano di Bunny stringe forte la mia. Apro gli occhi incontrando i suoi, non c’è finzione nelle sue parole, nei suoi gesti. Io la guardo mentre mi posa sulle labbra il suo bicchiere freddo. Sorride mentre Reira chiede come mai abbia le labbra ridotte in quello stato

“ho accompagnato Bunny a fare i suoi documentari e non ho protetto abbastanza le labbra dal caldo torrido”

Rispondo con calma mentre poso il bicchiere e taglio un pezzetto di panino evitando quindi di doverlo mordere, non mi sembra vero di essere ancora vivo, di poter provare ancora qualcosa. Uno come me non merita seconde opportunità, eppure eccomi qui a mangiare un Kebab come se nulla fosse. Guardo la mia salvatrice che da un pezzetto di carne ad Hannibal che poi va anche da Reira ad elemosinare del cibo.

“dai Bunny che fai?? Gli fanno male le labbra!”


“lo so, per questo ha il ghiaccio, non è nulla di grave tranquilla!”

“sì ma con un bacino passa prima!”


Bunny si volta verso di me, ha una faccia sconvolta. Confusa e spaventata, io per la prima volta mi trovo spiazzato mentre cerco di sorridere a Reira. Se lei si rifiuta ci scopre, Se invece accetta potrei però farle ancora più male.Non so davvero che fare, aspetto quindi che sia lei a fare la prima mossa. Non posso fare nulla se non guardarla negli occhi e cercare di capire le sue intenzioni. Ma non ci riesco, eppure sono bravo in questo.

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Devo baciarlo, devo baciarlo davvero. Sorrido cercando di sembrare disinvolta. Mi avvicino a lui e mi mordo il labbro, gli prendo la mano sussurrando un flebile

“scusami” 

Mi avvicino a lui mentre la sua mano mi sfiora il viso come per avvicinarmi a sé. Sento gli occhi pesanti, come se avessi sonno all’improvviso. Sento il suo respiro sulle mie labbra e lentamente le sfioro con le mie. Sono ruvide e sento il sapore metallico del suo sangue in bocca. Ma non mi importa, premo ancora un po’ le labbra attenta a non fargli male. Buffo, il mio primo bacio, un finto bacio. Mi separo un attimo da lui per riprendere fiato, per un attimo come d’istinto mi avvicino di nuovo alle sue labbra respirando affannata su di lui. Il mondo intorno a me sparisce all’improvviso. Restiamo soli. Lui mi guarda e sorride appena massaggiandomi la nuca con la mano

“fanno ancora male qui…”

Sussurra baciandomi a sua volta, le sue labbra esperte giocano con le mie mentre io chiudo gli occhi e mentre la mia mente si ribella il mio corpo si lascia andare rilassandosi completamente. Quando le nostre labbra si separano sono ancora tutto un tremito.  Di nuovo io torno a sedere rossa in viso mentre Reira  sorride e riprende a mangiare. Sa che siamo una giovane coppia e non fa caso all’imbarazzo.  Quelle labbra erano ferite, avevo paura che premendo gli avessi fatto male. Eppure, nonostante fossero piene di tagli e secche. Ne volevo altri, ogni volta che le nostre labbra si separavano, le mie labbra cercavano di nuovo lui. Una sensazione che veniva dallo stomaco, una sensazione simile alla paura, ma era una bella paura.  Di nuovo cado dalle nuvole quando Reira riceve una telefonata.  Si allontana dal tavolo per rispondere ed entra nel bagno. Subito mi volto verso Damian

“scusami, io non credevo fosse rimasta, mi dispiace tanto…ho dovuto dirle così altrimenti si sarebbe preoccupata”

Cerco di giustificarmi come quando al liceo non avevo fatto i compiti. Mentre le mie scuse sembrano non avere il minimo senso logico. Lui se ne accorge e ride divertito mentre scuote appena il capo. Mi guarda e sembra intenerito dal mio modo di fare. Sembrerò una bambina ai suoi occhi. Mordo il mio kebab mentre lui fa lo stesso con il suo, attento a  non farsi male. Lo vedo ancora parecchio debole e questo mi preoccupa. Spero che si riprenda presto. Il silenzio è troppo, quasi insopportabile, così alzo il capo e sorrido appena cercando di rompere il ghiaccio.

“però siamo stati bravi a recitare..perchè…abbiamo recitato vero?”

Lo chiedo come se stessi chiedendo conferma di quello che ho detto. Mi sento una stupida a chiedere certe cose, lui mi prenderà per pazza o peggio capirà che io non ho recitato in realtà. O magari penserà che io ho frainteso il suo comportamento e spero tanto in quest’ultima.  Poi di nuovo quella sensazione, quella vocina nella mia testa che spera che lui dica che non lo abbiamo fatto. La faccio sparire di nuovo, non posso davvero innamorarmi di un perfetto sconosciuto. Non mi era mai capitato, ho conosciuto molti ragazzi che sono stati gentili con me, adesso arriva in casa lui e io mi ritrovo con il cuore in gola ogni volta che mi guarda. Non so davvero cosa fare, capisco i colpi di fulmine ma questa cosa è assurda.

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La osservo mentre termino di mangiare. E’ davvero confusa e io mi rendo conto di aver fatto di nuovo una delle mie cazzate. Ma non a lei, non dopo che mi ha salvato da quell’inferno di sabbia. Schiarisco la voce. Avrei dovuto recitare prima, invece eccomi qui, pronto a mentire. Ma almeno stavolta mentirò per il bene di qualcuno. Sorrido inclinando il capo mentre Bunny mi osserva. Mi pentirò di questa cosa, ne sono certo. Ma devo farlo.

“certo…sono bravo a recitare..

Mento prendendo un sorso d’acqua. Bunny  abbassa lo sguardo e sorride annuendo. Sento una fitta allo stomaco mentre anche io sono costretto a guardare altrove. Con la paura di farle del male in futuro, glie lo st facendo ora. Sto per rimangiarmi tutto, sto per dirle la verità, quando la sua amica torna al tavolo di fretta. Afferra la sua borsa e si mette davanti a noi come per fare un annuncio alla nazione.

“scusate! Mi hanno chiamata dalla residenza che hanno problemi con i bagagli! Vedi di svegliarti domani o a casa non ci torniamo!”

Bunny si alza per seguirla ma Reira la ferma sorridendo

“tranquilla! Ci penso io, domani mattina partiamo con l’aereo delle 14 ok?”

“ok! Allora ci vediamo domani!”


Risponde allegra lei accompagnando Reira alla porta e chiudendola alle spalle vi resta appoggiata lasciandosi scivolare a terra con un lungo sospiro. Io mi alzo ed appoggiandomi alle pareti raggiungo di nuovo il divano. Tolgo le scarpe e prego di rimettermi in sesto almeno per farmi una doccia. Bunny si avvia a sistemare la cucina ed io la seguo con gli occhi, ma lentamente questi si fanno pesanti e senza accorgermene mi addormento. Quando apro di nuovo gli occhi sento un peso sullo stomaco, apro gli occhi e sento qualcosa di morbido. Mi rendo conto che Hannibal si è addormentato sopra di me, certo che questo cane è davvero stupido. Lo prendo per il fianco e lo sistemo sul divano mentre io mi metto a sedere guardandomi attorno ancora intontito, ma sento che un po’ di forze mi sono tornate, così mi alzo e comincio a fare un giro della casa. Entro in quella che deve essere la camera di Bunny, sta dormendo anche lei. E’ sulla scrivania sopra a un libro, stava studiando probabilmente e si è addormentata per la stanchezza. Approfitto per cercare nel mio portafogli i miei documenti falsi. Nonostante la confusione mi ero ricordato il nome falso che stavo usando e per fortuna avevo tutti i documenti. Lancio sul divano il portafogli ed entro nel bagno. Chiudo a chiave e finalmente mi concedo una doccia. Ho messo i miei abiti a lavare non avendone altri di ricambio. Appena esco dalla doccia mi asciugo come posso ed avvolgo l’asciugamano alla vita. Esco dal bagno ancora con i capelli bagnati per rinfrescarmi ancora di più.  Entro in cucina e mi rendo conto che sono quasi le 8, Bunny sembra ancora nel mondo dei sogni così decido di preparare qualcosa da mangiare. Non sono molto bravo in cucina, nel frigo c’è solo frutta così decido di fare una sottospecie di macedonia. Per fortuna almeno quella la so fare. Metto tutto sul tavolo quando sento dei passi alle mie spalle, mi volto e vedo Bunny che mi guarda stupita.  E’ rossa in viso e io mi ricordo di avere addosso solamente l’asciugamano. Perfetto insomma.
 
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Mi sono svegliata da poco e barcollando mi dirigo verso la cucina. Metto a fuoco la situazione, devo essermi addormentata mentre studiavo un po’ di medicina e ora devo anche preparare cena. Appena varco la soia della porta vedo qualcuno ai fornelli. Ha il mio asciugamano avvolto attorno alla vita, appena mi sente si volta ed io mi ritrovo a contare i suoi addominali. Ha un fisico asciutto  ed i muscoli ben definiti, mi chiedo se stia ancora sognando. Mannaggia Bunny che razza di sogni perversi stai facendo? Ma poi mi rendo conto che quello non è affatto un sogno. Damian ride appena mentre posa sul tavolo quella che sembra una grande macedonia di frutta

“scusami, ti ho spaventata?”

Hai solamente acceso in un attimo tutti i miei istinti di donna, nulla di che insomma.

“no! Figurati! Hai fatto la doccia?”

Chiedo imbarazzata mente mi mordo il labbro per reprimere ogni singolo pensiero riguardo lui e quel dannatissimo asciugamano. Guardo altrove così magari riesco davvero a pensare qualcosa di logico

“i miei vestiti sono in lavatrice, non ho altri ricambi”

“li prenderemo a Londra, non preoccuparti”

“non ho soldi a dire il vero…”

“non temere offro io!”


Ride appena mentre si avvicina a me, io indietreggio appena istintivamente mentre lui sembra ancora zoppicare. Mi accorgo poi che ha dei lividi al petto e delle cicatrici ai fianchi, alcuni tagli sembrano profondi. Senza pensarci allungo una mano sfiorando i lividi freschi al petto preoccupata

“ti fa male?..”

“quando respiro..”


Impallidisco mentre mi rendo conto che quest’uomo ha le costole incrinate, visto il pesante colpo allo sterno che sembra aver ricevuto, non so come non si siano rotte ma comunque aveva bisogno di andare in ospedale.

“sei sicuro di non voler..”

“no Bunny…te l’ho detto, io sono morto…e devo restare tale..”

“ma ti, ti fa male Damian!”

“passerà”

“io non voglio che tu soffra così”


“merito questo ed altro invece Bunny, non prenderti pena per uno come me”

Abbasso lo sguardo , la mia mano sfiora il petto vellutato di lui, il petto di un uomo. Lentamente appoggio la fronte sul suo sterno senza fargli male. Profuma di buono, deve aver usato il mio bagnoschiuma ma su lui sta ancora meglio. Sento le sue mani prendermi le spalle e stringermi piano a sé. Ma poi mi allontana all’improvviso prendendomi il viso tra le mani. Sembra serio, mi guarda negli occhi mentre mi passa il pollice sulle gote

“ascoltami…domani partiremo per Londra, tu tornerai a casa tua ed io appena avrò un po’ di soldi con me me ne andrò, sei una ragazza davvero meravigliosa ed io non merito nulla del genere. Come tu non meriti uno come me..adesso mangia un po’, io vedo se posso recuperare i miei vestiti”

Mi bacia la fronte e si allontana in bagno. Un dolore al petto mi pervade, un capogiro mi costringe a sedermi mentre la gola comincia a fare male. Cerco di calmarmi anche se ormai il panico si è impadronito di me. Lentamente mi alzo e cercando di fingermi calma, prendo un paio di ciotole dalla credenza di fianco a me e metto sul tavolo. Prendo la mia porzione di macedonia e comincio a mangiare. Di cosa voglio illudermi? Certo che sono davvero una stupida. Sento di nuovo i suoi passi, stavolta appena mi volto lo vedo di nuovo con il suo vestito da sera. Elegante, perfetto, ora che riesce a camminare meglio sembra ancora più alto e forte. Sorride appena e si siede accanto a me prendendo anche lui la sua ciotola.

“Damian…cosa intendevi per…uno come te?”

Lui posa il cucchiaio sospirando mentre sposta lo sguardo verso di me

“diciamo che non ho molti amici, e non voglio che tu venga coinvolta...”

Sussurra mangiando un pezzo di fragola. Io annuisco appena mentre a malapena riesco a mandar giù un boccone

“e come mai hai perso i soldi?”

“non sono stato fortunato nell’ultima partita di poker”


Ride appena mentre io mi alzo dalla sedia. Non mi importa, non può soffrire così una persona. E soprattutto lui non merita tutto questo. Lui mi guarda alzando lo sguardo incuriosito dalla mia reazione. Non so perché ma vorrei dire quanto lui non meriti tutto questo, che non deve vedersi come un mostro. Che deve restare. Eppure resto in silenzio, persa nel suo sguardo, non riesco a dire nulla di sensato ma qualcosa devo pur dire. Sorrido cercando di sembrare allegra en inclino il capo ridendo appena per la battuta che sto per fare

“beh allora ti serviranno ripetizioni di poker”

Battuta idiota , lui ride appena per educazione abbassando lo sguardo mentre io sistemo le stoviglie. Almeno ho trovato una scusa per il fatto di essermi alzata. Mi volto verso di lui  e sorrido sistemandogli il collo della camicia. Non ho pigiami e credo che stanotte dormirà più elegante del solito.

“io vado a dormire…domani mattina partiremo per Londra ok? Vedrai andrà tutto bene, ti piacerà Londra”

“non ne dubito”


Mi risponde inclinando il capo e regalandomi un sorrisetto sornione. Mi abbasso un po’ per potergli dare un bacio veloce sulla guancia. Lui per un attimo mi afferra per il polso, ma appena mi riavvicino a lui mi lascia andare chiedendomi scusa di quel gesto. Sorrido di nuovo inclinando il capo mentre non smetto di fissarlo.

“buona notte Damian…”

“buona notte Bunny”

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Capitolo 4
*** breathe ***


Mi sono messa a letto da un po’ sto leggendo, o meglio, cerco di leggere una delle tante riviste accatastate di fianco al mio letto , ne sfoglio una  cercando di fingermi disinvolta, certo, dovevo recitare perfino con me stessa, no? Cerco di fare il quadro della situazione ma non è facile fingere che non sia accaduto nulla. Deglutisco lentamente mentre osservo alcune offerte di abiti in super sconto a Londra. Già, presto ce ne saremo andate via da questo inferno. Cosa avrei fatto poi? Avrei fatto stare Damian sul mio divano a Londra? Avrebbe trovato lavoro? Se ne sarebbe andato per la sua strada? Comincio ad entrare in un tunnel di puro panico e terrore, soprattutto per via dei suoi problemi con gli strozzini, rischierò di fare la fine della tipa del ricercato che muore al posto suo? L’agnello sacrificale? O magari me lo troverò in casa morto ammazzato e ne soffrirei da morire. Devo assolutamente parlarne, magari spiegandogli la situazione se ne andrà spontaneamente appena sceso dall’aereo, non posso tenerlo ancora in casa, potrei affezionarmi troppo. Già, se ne andrà, deve andarsene.
Scendo le scale mentre la conclusione che credevo fosse la migliore mi si era piantata in gola come un coltello e lentamente sembrava tramutarsi nell’idea peggiore. Raggiungo la sala, mentre sento dei rumori che mi allarmano e non poco, lo sento respirare male, malissimo.

“Damian?”

Mi metto davanti al divano, quando vedo il suo viso contratto in una smorfia di pura sofferenza, il suo respiro è corto, improduttivo  e le labbra sono cianotiche, mi getto in ginocchio di fronte a lui mentre con una mano gli tiro indietro i capelli dalla fronte e con l’altra gli sfioro il toccare

“eih…eih che succede..”

Chiedo come se all’improvviso mi fossi dimenticata del mio lavoro e tutto il tirocinio fatto in giro per il mondo. Cercai di concentrarmi sul suo respiro, capire cosa stava succedendo, ma non riesco, sono in panico e non capisco perché. Gli continuo ad accarezzare il viso mentre lui dischiude le labbra come se avesse fame d’aria. Ha le costole incrinate, potrebbe avere un polmone collassato

“ti prego non morirmi così…non morirmi così Demian!”

Le lacrime mi rigano il viso mentre cerco nella borsa un ago abbastanza lungo per potergli drenare il torace, ma sento la mano di lui afferrarmi

“as…ma”

Sussurra con un rantolo, solo in quel momento capisco da cos’è dovuto quel respiro tanto flebile, mi precipito a prendere una siringa dalla borsa, aspiro il cortisone e glie lo inietto nella gamba senza nemmeno togliere i pantaloni, torno quindi vicino a lui e gli poso la mano sul petto

“sono qui Damian, respira con me..”

Lo imploro mentre poggio la fronte sulla sua e con l’altra mano gli accarezzo il viso. Chiudo gli occhi e comincio a respirare regolarmente mentre gli prendo una mano e la poso sul mio petto

“respira con me…”

Continuo a dire mentre le lacrime continuano a scivolare sulle mie gote finendo poi sul viso di Damian

“non morire…non morire..”

Lo supplico mentre sento che lentamente il suo respiro si fa regolare, smette di respirare a vuoto e le sue mani lentamente vanno a poggiarsi sulla mia schiena. Chiude gli occhi e prende un respiro profondo mentre anche io finalmente torno a respirare , sto attenta a non premere troppo sulla cassa toracica, ma quando sento il suo petto che si alza e si abbassa regolarmente,mi scosto appena per dargli spazio e lo vedo che mi fissa serio in volto, poi sulle labbra sembra incresparsi un leggero sorriso

“scusami..”

Sussurra mentre io di nuovo torno ad affondare il viso nell’incavo del suo collo e piango, piango forte per la tensione, lo stress e la paura di vedermelo scivolare via dalle mani come ogni maledetta volta in ospedale in cui Dio sembra volerci ricordare che la nostra vita non è del tutto nelle nostre mani. Sento che mi stringe a sé piano, io cerco di restare con la schiena inarcata, per non premere sulle costole, mi accarezza i capelli

“calmati…”

Mi sussurra

“respira con me…”

Mi fa il verso come per prendermi in giro o rassicurarmi, non lo so, fatto sta che stavolta sono io a dover seguire il suo respiro per calmarmi.

“perché non mi hai detto che avevi questo problema? Scemo..”

“pensavo di poter farne a meno..”

“scemo..scemo scemo!”


Ripeto quasi con rabbia mentre lui mi stringe appena

“perché piangi per me?”

Mi chiede all’improvviso mentre sento le sue dita scorrermi tra i capelli

“perché stavi per morire…”

“sarei stato un peso in meno…mi hai salvato la vita, te ne sono grato, ma ora sono un problema, per te, per la tua sicurezza. Dovresti essere felice se..”

Mi tiro indietro di scatto, un attimo, e la mia mano formicola davanti alla sua gota arrossata

“tu non sei un peso, sei un essere umano e come tale meriti di vivere, che tu abbia rubato soldi o tentato di fregare qualcuno a carte tu non meriti di morire. Sono loro i cattivi, quelli che vogliono ammazzarti per una ragione stupida come i soldi! E soprattutto come osi pensare che io sia felice nel vederti morire dopo..dopo che ti ho..”

Non riesco a concludere il mio monologo, le sue mani mi afferrano per i fianchi e mi tira a sé con forza, prepotenza, preme una mano sulla mia nuca e in un attimo mi ritrovo a baciarlo. Lento le sue labbra premere sulle mie, chiudo chi occhi mentre smetto di lottare e mi lascio andare, caccio via le lacrime mentre il mio corpo sembra sciogliersi, mi allontano appena da lui e gli prendo il viso tra le mani, poso la fronte sulla sua e tento di respirare piano

“la tua vita conta….ora conta per me, non posso farci niente”

Lui sorride appena

“anche se fosse la vita di un mostro?”

Io socchiudo gli occhi e continuo ad accarezzargli il viso, lo fisso negli occhi ed annuisco piano

“anche se fossi il diavolo in persona..”

Lo bacio di nuovo, mentre mi alzo dal divano e prendo un sacco a pelo che avevo abbandonato in un angolo e mi sistemo accanto a lui. Damian mi osserva stupito, io faccio spallucce mentre mi sistemo un cuscino per terra

“non si sa mai”

Dico mentre mi infilo nel sacco a pelo e mi metto su un fianco per dormire, chiudo gli occhi e prendo un respiro profondo mentre sento la mano di lui che scende verso i miei capelli, mi accarezza un altro po’ non so per quanto, dato che lentamente mi ritrovo a sprofondare tra le braccia di morfeo ormai esausta

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