I will save you*

di Kaori_97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PROLOGO. ***
Capitolo 2: *** CHAPTER ONE. ***
Capitolo 3: *** CHAPTER TWO. ***
Capitolo 4: *** CHAPTER THREE. ***
Capitolo 5: *** CHAPTER FOUR: ***
Capitolo 6: *** CHAPTER FIVE ***
Capitolo 7: *** CHAPTER SIX ***
Capitolo 8: *** CHAPTER SEVEN ***
Capitolo 9: *** CHAPTER EIGHT ***



Capitolo 1
*** PROLOGO. ***


Ok rieccomi con il prologo della mia nuova long, nulla di eclatante, spero comunque che vi piaccia!


I will save you*


PROLOGO.


A casa Foster la sveglia era suonata da un po’, ma Gillian, quella mattina con il sonno particolarmente profondo, non l’aveva sentita, e dormiva ancora avvolta dalle lenzuola del suo letto.
A farle aprire gli occhi, fu il clacson di una macchina che la fece sobbalzare. Ancora frastornata non si rese conto che era tardi, così colpita dalla pigrizia si rinfilò sotto le coperte.
Solo pochi istanti dopo quando fu del tutto sveglia si accorse di che ora si era fatta, guardò l’orologio:
Accidenti sono quasi le nove!”
Saltò fuori dal letto e corse in bagno a farsi la doccia, non c’era il tempo per lisciare i capelli, se li asciugò con una botta di fono, facendoli diventare mossi, si vestì, si mise un velò di trucco e uscì di corsa da casa.
Forse la sera prima era rientrata un po’ troppo tardi…


Cal era nel suo ufficio, al pc, mentre faceva scorrere le numerosissime mail di clienti che chiedevano la collaborazione del Lightman Group per i soliti casi di infedeltà coniugale. Ormai di mariti troppo gelosi e di mogli dai facili costumi ne aveva la testa piena. Era un po’ che non ricevevano qualche proposta interessante. Senza nemmeno leggerle le cestinò tutte.
“Se Gillian lo scopre mi ammazza.” Pensò.
Ora che ci pensava erano già le nove, ed era molto strano che lei non si fosse fatta ancora vedere, di solito era la prima ad arrivare...
Si alzò dalla poltrona della scrivania e uscì dal suo studio, appena fuori vide Ria alla macchina per il caffè, e andò da lei.
“Torres! Sai che fine ha fatto Foster?”
“No, non la vedo da ieri sera, quando mi ha detto che sarebbe uscita con…” La ragazza si bloccò. Aveva dimenticato che Gillian le avesse detto di non parlarne con Lightman.
“Con…?” Chiese l’uomo oscillando le braccia impaziente.
“Con… Una sua amica…” Rispose mascherando la bugia con un sorriso  falso.
Ma cosa sperava di fare? Cal assunse la sua solita espressione, in grado di trapassare un iceberg  gigante:
“Stai mentendo.”
“Io? No…” Continuava a dire l’apprendista con una risata nervosa. Lo sguardo di Lightman si faceva sempre più inquietante, alla fine cedette: “Oh ma insomma cosa te ne importa di con chi è uscita ieri?”
“Cosa me ne importa?! Mi importa eccome!”
“Abbassa i toni Torres!” Disse l’uomo prima di voltarsi e andarsene.
“Tu sei geloso!” Lo accusò Ria.
Cal improvvisamente si fermò e tornò indietro puntando il dito verso la ragazza:
“No, non è così! E’ in ritardo sul posto di lavoro, il mio interesse e strettamente professionale” Disse agitando la mano davanti a se.
“Non sei l’unico qui dentro a capire se una persona mente…” Affermò la giovane donna alludendo a se stessa.
L’uomo, in difficoltà, si limitò a rispondere con un semplice: “Torna a lavoro!” poi si dileguò tra i corridoi.


Foster arrivo in ufficio verso le nove e quindici, quando aprì le porte si ritrovò davanti Ria:
“Scusa scusa scusa, mi è scappato!”
Gillian non capì subito di cosa stesse parlano, ma tutto le fu più chiaro quando si sentì chiamare da Lightman.
“Foster, potresti venire nel mio studio?”
La donna fece cenno di si con la testa e poi lanciò un occhiataccia a Torres, dopodiché seguì il collega.


“Non sono dovuta a darti delle spiegazioni.” Disse poggiando la borsa sulla sedia.
“No… Infatti…Non devi…”Disse cercando di sorridere e sbragandosi sulla poltrona. “Ti sei divertita ieri?”
“ A dire il vero si!”
“Bene, e lui chi è?”
“Si chiama Derek, ti dirò solo questo!” Ripose la donna.
“E’ attraente?” Disse con sguardo ammiccante
“Cal! Smettila!” Esclamò Foster nervosamente.
“Avete già… Capisci cosa intendo…?” Chiese con tono malizioso.
“Ora basta!” Sbottò Gillian. “Smettila! Non puoi… non puoi sempre intrometterti nella mia vita!”
“Non capisci che sto maledettamente cercando di dimenticarti?”
“Non mi sto… Intromettendo… Sto cercando di capire perché… Arrivi tardi a lavoro!”
“Come faccio a non immischiarmi se si tratta di te?!”
“Facendomi un interrogatorio sull’uomo con cui sono uscita?!”
“Non ti sto ‘interrogando’ ti sto solo…” Si alzò di scatto dalla sedia.
In quel momento bussarono alla porta.
“Avanti…” Si ributtò sulla poltrona.
Entrarono Ria e Eli insieme a un’ agente federale con dei fascicoli in mano.
“Questo è l’agente speciale John Deever.” Lo presentò il giovane.
“Che ci fa qui l’FBI?!” Chiese Cal rivolgendosi a Loker.
“Siamo qui perché ci serve il vostro aiuto.” Si intromise l’agente.
“Ero stata chiara con il vicedirettore Dillan.  Noi non…”  Gillian cominciò a parlare.
“Questo è un caso di estrema importanza. Il vostro ausilio è indispensabile.”
Gillian con espressione rassegnata fece cenno di accomodarsi sulle poltrone.

“Si tratta di un serial killer è attivo da circa due anni, fino a circa quattro mesi fa operava solo in Florida, nella zona di Miami, ma ora compie i suoi delitti qui a Washington. Ha già colpito tre vittime ma…
“E cosa dovremo fare noi per aiutarvi? Avete assunto il Lightman Group non dei detective della omicidi… Le persone ci servono vive!” Contestò Torres.
“Come dicevo qui a D.C. ha colpito già tre vittime, ma una di esse è sopravvissuta. E’ ancora in ospedale… Non è in grado di parlare per ora, probabilmente a causa dello shock, i dottori dicono che la sua memoria è a posto e ricorda tutto. Però è troppo spaventata e si rifiuta di collaborare. Non accenna nemmeno un si o un no. Pensiamo che voi possiate riuscire a farla parlare, o per lo più a capire qualcosa con la vostra scienza… Com’ è che si chiamano? Le… Le…”
“Le micro espressioni. Consegnateci tutto il materiale che avete  su ogni aggressione…”
“Scusi agente.” Disse Ria “Lei ha detto che il killer qui a Washington ha  fatto tre aggressioni e solo una di queste persone è sopravvissuta… Questo vuol dire che ha ammazzato altre persone in Florida?” Chiese l’apprendista.
“Esattamente, in Florida ha compito ben sette omicidi, purtroppo nessun sopravvissuto. Nessuno è in grado di identificare l’assassino se non la signora  Zooey Scarlett ricoverata in ospedale.” Confermò Deever.
“Va bene… In tanto consegnateci tutto; i fascicoli e il materiale che avete sulle i vittime, comprese quelle di Miami.  Dopo averle analizzate andremo a parlare con la sopravvissuta.”






Kaori_97
Alloraa comincio col dire che molte cose saranno più chiare nel capitolo che posterò tra un po’.
Approfondirò molto le cose da sapere sul killer, spero seguirete questa mia long!
Un bacio :)

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Capitolo 2
*** CHAPTER ONE. ***


Heei eccomi qui! Con il primo vero capitolo della mia long! Ho modificato una cosina nel prologo, avevo scritto che il killer si era spostato a Washington da solo 2 mesi, ora l’ho cambiato in 4 per motivi organizzativi! :)
Beh, buona lettura! ^^

Ah ultima cosa, ho dimenticato di dirvi che nei capitoli ci saranno anche i pensieri dei personaggi, ccapirete di chi sono perchè saranno inseriti subito dopo il discorso diretto della persona a cui appartengono! 



I will save you*


CHAPTER ONE.


“Ricapitoliamo. Sappiamo che i bersagli del killer sono solo donne, mai d’età inferiore ai trent’anni, o almeno fino ad adesso, tutte le donne che ha rapito avevano tra i 30 e i 45 anni…
Non sappiamo quale sia, o quale siano i luoghi del delitto perché dopo aver stuprato e ammazzato le vittime, sposta il cadavere. Le due donne morte qui a Washington, Deborah Johanson e Lily Saroyan sono state ritrovate entrambe in un vicolo del  Northwest Street. Anche la signora Scarlett, ma fortunatamente lei è sopravvissuta. Probabilmente il killer non sa che Zooey è viva, l’hanno trovata circa un mese fa, ma si è svegliata dal coma, da poco più di una settimana. L’FBI ha impedito alla stampa il diffondersi della notizia  per avere più possibilità di catturarlo, altrimenti avrebbe potuto scappare. In Florida non si sono mai neanche lontanamente avvicinati a catturarlo, come qui a D.C. del resto…” Concluse Lightman.
“Qui c’è scritto che lascia un marchio nel lato interno della porta principale della casa della vittima… C’è anche una foto… sembra… Una specie di cerchio crociato… E’ alquanto inquietante… E sul polso delle vittime, lascia sempre un’ ustione, post-mortem  causata dal contatto della pelle con una sigaretta accesa.” Aggiunse Foster con un foglio in mano.

“Povere donne… Torres, Loker,  rileggete e sistemate queste scartoffie, io e Foster andiamo a parlare con la signora Scarlett..”
Seppur a malavoglia i due apprendisti obbedirono al loro capo.

Foster e Cal erano in macchina da circa cinque minuti, ma nessuno dei due aveva aperto bocca.
Ad un certo punto il telefono di Gillian squillò.
“Pronto?... Ciao… Ora? Non so… sto lavorando e… Se ti va possiamo incontraci dopo, ora sono occupata… Va bene, allora dopo, ciao” Attaccò la chiamata.
Cal si volò verso la donna e cominciò a studiare il suo viso.
 Sorriso. Felicità. VERA FELICITA’.
Foster si accorse che il collega la stava fissando e un tantino imbarazzata fece un espressione interrogativa.
“Chi era?” Chiese Lightman.
“Nessuno che ti riguardi…” Rispose lei.
“Era Derek?” Domandò di nuovo l’uomo con un tono di evidente gelosia.
“Non sono affari tuoi, ora per favore puoi guardare la strada?”
Smettila di intrometterti! TI PREGO smettila”
Cal si voltò e tornò a guardare davanti a se.
“E’ lui…”
Gillian invece si girò dalla parte del finestrino.
Nessuno dei due proferì parola, fino all’arrivo in Ospedale.

Una volta dentro chiesero informazioni su dove potessero trovare la camera di Zooey Scarlet, quando la raggiunsero nella sua stanza c’erano alcuni parenti.
“Salve, siamo del Lightma Group… Dovremo parlare con vostra figlia.” Disse Cal.
Quella che probabilmente era la madre della donna fece una carezza alla figlia  e poi uscì dalla stanza seguita da tutti gli altri.
“Per favore, cercate di non metterle troppa pressione…” Aggiunse fermandosi poco prima di varcare la soglia della porta.
“Faremo il possibile per farla sentire a suo agio, non si preoccupi signora.” La rassicurò Foster.
Dopo che tutti furono usciti i due scienziati cominciarono a interrogare la povera donna.


Torres e Loker nel fra tempo stavano ancora sistemando i fascicoli sul caso.
“Hai visto la faccia di Lighmtan quando siamo entrati? Era tipo: ‘Non rompete i coglioni e andatevene!’ forse stava parlando di qualcosa di importante con Foster, lei sembrava molto irritata.” Cominciò a parlare il ragazzo.
“Già… Probabilmente…” Fece la vaga Ria.
In quel momento Eli posò tutte le carte che aveva in mano.
“Tu sai di cosa stavano parlando… Vero?”
“Credo sia perché stamattina il capo ha cancellato dalle mail tutte le richieste che avevano mandato alcuni uomini per indagare sulle mogli… Erano davvero tante…” Rispose ambiguamente la ragazza dai capelli scuri.
“Tu stai mentendo. Tu sai benissimo di cosa stessero parlando!” Affermò l’amico.
“No. Non è vero…”
“Oh si invece, e da brava collega condividerai le tue informazioni con me.” Ammiccò Loker.
Torres roteò gli occhi. Alla fine cedé.
“E’ da un po’ che Foster mi parla di un uomo, sembra felice di stare con lui, Lightman lo è venuto a sapere e… Beh c’è bisogno che te lo spieghi?!”
“E da quanto va avanti la storia con quest’ uomo?”
“Poco più di un mese… Ma nelle ultima settimana  me ne parla e ci esce molto più spesso…”
“Un mese?! E lo chiami ‘un po’?!”
“Forse agli occhi di voi uomini può sembrare tanto, ma per noi donne non è poi molto… Comunque Gillian sembra felice, ogni volta che nomina Derek le spunta un sorriso sulla faccia…” Raccontò Ria.
“Mmm… Ma come lo ha saputo Lightman? E’ risaputo che non riesce a leggere Foster. Cos’è… L’ha pedinata? C’era da aspettarselo…”
“Ecco veramente…”
“Glielo hai detto tu!” La accusò il ragazzo riccioluto.
“Io?! Cosa?! No! Cioè…  Si, ma mi è scappato!”
“Oh ora si che ci saranno problemi, il capo non fa altro che immischiarsi nella vita di Foster… E questo a lei non piacerà…”



“Zooey, noi vogliamo solo aiutarti, e impedire che il killer possa colpire altre vittime!” Disse Foster stringendo la mano alla donna.
Lei non fiatò.
Da più di un ora i due scienziati cercavano di farla parlare.
“Se lei non ci aiuta a capire chi sia questo pazzo che è a piede libero per Washington presto ci saranno altre vittime, non tutte saranno fortunate come lei signora.” Disse Cal
Ancora una volta niente, solo paura.
Lo scienziato prese una sedia e la avvicinò al letto.
“Va bene allora, proviamo così… Zooey, Zooey mi guardi… L’uomo che l’ha aggredita, lo conosceva?”
Nessuna risposta. Sbarrò gli occhi ma  subito abbassò la tesa e distolse lo sguardo.
“E’ un si. E da quanto? Una settimana? Due?”
Nulla.
“Un mese?”
Spalancò gli occhi.
Era di nuovo un si.
Bussarono alla porta, era un infermiera.
“Scusatemi sono costretta a chiedere di andarvene o di tornare più tardi, la paziente si sta incominciano ad agitare e devo visitarla.”
“Va bene, allora torneremo sta sera. Andiamo Foster…”
Sicuramente non era il caso di pensare a quelle cose, ma il modo in cui il suo collega aveva detto ‘Andiamo Foster’ non le era piaciuto per niente, aveva un tono diverso dal solito,  e questo la faceva stare male. Probabilmente sapeva anche quale fosse la causa del suo comportamento, ma adesso le cose cominciavano a funzionare con Derek… E non voleva che lui si intromettesse.

I due, uscirono dall’ospedale e tornarono in macchina.
Per pochi istanti nessuno dei due proferì parola, la tensione tra i due saliva sempre di più.
“Cal…”Cominciò lei.
“Scusami, mi dispiace.” Disse con lo sguardo basso. “Non avrei dovuto intromettermi nella tua vita privata.” La interruppe lui.
Lei lo guardò negli occhi, poi per pochi istanti chinò il capo e subito dopo tornò a guardare i suoi occhi
“Non… Non ti preoccupare ok? Non fa niente.” Rispose lei con un lieve sorriso.
“Non mi immischierò  più nella tua vita privata... Scusami  ancora tesoro...”
“Va bene Cal. Grazie.” Disse poggiando una mano sulla sua spalla. “
Vedendo lo sguardo dell’amico ancora triste, prese il telefono in mano e scrisse un messaggio che poi inviò.
“Andiamo a mangiare qualcosa? Visto che siamo fuori...”Propose Gillian.
“Credevo... Che avessi un appuntamento con... Derek.” Disse con un accenno di disprezzo che però Foster ignorò.
“Si in effetti è vero...Ma gli ho inviato un messaggio per disdire… E… Mi manca pranzare insieme a te…” Rispose un po’ imbarazzata. Ultimamente tra di loro regnava sempre l’imbarazzo.
Lightman qualche secondo dopo le fece una carezza sulla guancia, e poi si abbracciarono.
“Va bene tesoro, sono felice di poter passare un po’ di tempo con te, anche fuori dal lavoro.” Disse lui, appena dopo aver sciolto l’abbraccio.
“Anche io. Ora andiamo, sto morendo di fame!” Esclamò lei con un sorriso stampato in faccia.


“Secondo te che tipo è il killer?” Domandò Foster addentando un panino.
“So solo che è uno psicopatico che va in giro a stuprare e ad ammazzare delle povere donne, per poi buttare il cadavere in un vicolo buio di Washington…” Rispose Cal con un espressione disgustata in volto.
“Però… Zooey lo conosceva…Vuol dire che l’assassino prima l’ha conosciuta, e probabilmente fatto amicizia per avvicinarla… I serial killer seguono sempre il loro modus operandi… Immagino che  si sia comportato così anche con tutte le altre donne che ha ucciso.”
“Ma non dovevamo ‘non parlare di lavoro’?”
“Ma noi non stiamo ‘parlando di lavoro’   stiamo solo…”Pensò per qualche istante “Esponendo le nostre idee su un serial killer…”
Cal alzò un sopracciglio e la guardo esasperato.
Gillian sorrise divertita, e il suo collega ne rimase incantato, nonostante questo lui la osservava con espressione triste.
Ripensò al suo sorriso di prima in macchina, quando era al telefono con Derek.
**“Vorrei essere l’unico a farti ridere…”
Il pensiero che anche quell’uomo riuscisse a farla sorridere lo stava torturando.
Quando Gillian si accorse di essere fissata dall’uomo, e vedendo la sua malinconia gli si avvicinò un po’.
“Cosa c’è che non va?” Chiese con tono dolce lei.
“Oh… Nulla tesoro. Perché?”
“ Cal…Me  ne accorgo quando hai qualcosa che non va…”
“Perché ora fai così Cal?”
“Non ti preoccupare tesoro.” Rispose facendole una carezza sulla guancia e spostandole i capelli dietro l’orecchio.
La donna decise di non fare altre domande, anche se sapeva che qualcosa lo turbava.
Tornò al suo posto e abbassò il capo.
Ci furono pochi secondi di silenzio. L’aria allegra che fino a poco prima aleggiava tra i due era di nuovo sparita ed era tornata a regnare la tensione. Nemmeno loro sapevano il perché, magari lo immaginavano però non lo ammettevano a loro stessi. Le cose andavano sempre peggio.
“Sono già le tre e quindici” Disse Cal dopo un po’. “Dobbiamo andare in ufficio.” Continuò alzandosi dalla sedia.
Lightman lasciò i soldi del conto sul tavolo e uscirono dalla tavola calda.


“E’ la quarta volta che rileggo questi fogli! Il capo si aspetta delle novità quando tornerà, ma non ho trovato nulla di  nuovo…” Sbottò Torres.
“Lightman ha detto che il killer prima di uccidere una vittima la conosce… Ma a che scopo? Perché non le ammazza e basta?”
“Forse ha bisogno di stabilire un rapporto con queste donne, magari vedere soffrire una persona famigliare lo fa eccitare… Dopo tutto è uno psicopatico....” Constatò la ragazza.
“A  proposito di psicopatici… Chissà come se la sta cavando Cal con Gi…”
“Ricorda allo psicopatico di licenziarti appena finito il caso.” Esordì Lightman spalancando la porta del suo studio.
“Dov’ è Foster?” Chiese Ria.
“E’ nel suo ufficio. Tutti fuori ora. Ho bisogno di una pausa.” Disse con un tono forse troppo alto e indicando la porta con un dito.
Si accasciò sul divano, e si mise la testa tra le mani.
Poco fa era riuscito a resistere, e a non fare una scenata davanti a lei, ma per quanto ci sarebbe riuscito?
Era abituato a essere l’unico uomo a potersi avvicinare a lei da un bel po’ di tempo, e invece ora arriva questo Derek a rovinare tutto. E lui non ne sapeva nulla fino a quella mattina, perché Gillian non le aveva detto niente?
“Non posso lasciare che uno qualunque me la porti via…”





Kaori_97
Allora? Cosa ne dite? Spero vi sia piaciuto! E spero in una piccola recensione!
Baci.

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Capitolo 3
*** CHAPTER TWO. ***


I will save you*


CHAPTER TWO.


La pioggia cadeva  lentamente sull'asfalto ormai bagnato.
Era in piedi vicino alla finestra intento ad osservare quelle piccole goccioline prendere forma sul vetro bagnato.
Erano due ore ormai che Cal Lightman era chiuso a chiave dentro il suo studio.
Lo stress per il caso che stavano seguendo e la terribile gelosia per Gillian lo stavano opprimendo sempre di più. In questa situazione di solito si sarebbe gettato nell’ alcool ma era stanco persino di quest’ultimo, ormai nemmeno quello riusciva a farlo sentire meglio.  I più non riusciva a capacitarsi dell’idea che Gillian lo aveva tenuto all’ oscuro di tutto, e lui non si era accorto di niente. E’ vero che nell' ultimo mese le appariva più allegra del solito, ma non immaginava che fosse a causa di quel  Derek.
Si allontanò dalla finestra e si andò a sedere sulla sua sedia accavallando i piedi alla scrivania davanti a lui.
forse avrebbe dovuto tornare in ospedale  dalla signora Scarlett ma la confusione che aveva in testa gli avrebbe impedito di lavorare bene.
Bussarono alla porta.
“Cal… Sono io.” Disse Gillian dall’ 
altra parte.
“Cosa vuoi Foster?”
“Dobbiamo tornare in ospedale?” Chiese lei.
“No… Andremo domani mattina.” Rispose freddamente lui, una freddezza che non sfuggì alla donna che era fuori dal suo ufficio.
“Stai… Stai  bene Cal?” Chiese insicura.
Qualche istante di silenzio.
“Si.”
No…”
“Allora… E’ un problema per te se torno a casa prima oggi? Vorrei farmi una doccia prima di andare a cena con De…”
“Nessun problema. Vai a casa.”
Non le lasciò finire di pronunciare quel nome, avrebbe fatto troppo male.



Si era ripromesso di restare fuori dalla vita sentimentale della sua amica, ma non ci era riuscito. Anche questa volta la gelosia aveva preso il controllo della sua mente.
Era seduto qualche tavolo più in là, nascosto tra la folla, ma non aveva ordinato niente.
Li vedeva. Stavano chiacchierando e poi lui posò la mano sopra quella di Gillian.
Derek le si avvicinò sempre di più fino a che non la baciò.
Quello che Lightman vide lo ferì brutalmente. Non poteva sopportare quella visione.
Vedere la sua Gillian, con accanto un altro uomo, che le stringeva le mani che la baciava lo faceva soffrire terribilmente.
Poco dopo arrivò da lui un giovane cameriere:
“Mi scusi signore, ma sono costretto a chiederle di lasciare libero il tavolo, ci sono dei clienti  a cui servirebbe e questo è l’ultimo rimasto… Visto che lei non ha ordinato niente, le…”
“Va bene va bene, ho capito…”
Cal guardò il ragazzo poi per qualche istante tornò a osservare il tavolo dove era seduta la sua collega.
Decise di andarsene, tanto rimanere lì non sarebbe servito a niente, così si alzò dalla sedia e più velocemente che poté si diresse verso l’uscita.
Proprio quando stava per varcare la soglia si senti chiamare:
“Cal?”
Si voltò
“Accidenti. E’ lei…”
“Cal cosa ci fai qui?”
Gillian era insieme ad un uomo alto e robusto, con i capelli neri e gli occhi chiari, che le cingeva la vita.
“Ehi Foster… Ero da queste parti… Ma non hanno tavoli disponibili.” Disse Cal osservando l’uomo con lei. “Cal Lightman.” Disse poi tendendo la mano all’ accompagnatore della donna.
“Oh Cal! Gillian mi ha parlato molto di te! Piacere il mio nome è Derek Pierce.” Rispose stringendogli la mano. “Beh Cal, sei fortunato, noi ce ne stavamo giusto andando, il nostro tavolo è libero.”
“Mmm, no, credo che farò a meno di mangiare qui… E… Dove andate di bello?” Chiese Lightman.
“Pensavamo di fare una passeggiata e poi di…”
“Derek puoi scusarci un minuto?”  Lo interruppe lei.
“Oh certo, io intanto vado a prendere la macchina”

“Cosa ci fai qui?” Domandò di nuovo lei
“Te l’ho detto, ero da queste parti.” Ripose cercando di essere credibile più che potè.
“Sono le dieci e mezza Cal. Tu non mangi a quest’ ora. Perché sei qui?” ripete cercando di mantenere la calma.
Nessuna risposta.
“Ti ho visto Cal, ti ho visto. Sei entrato poco dopo di noi… E sei stato a controllarci per tutto il tempo.”
“No. Non è vero…”
“Cal! Come… Come puoi mentire anche su questo?! Ti ho visto! Tu sei sempre stato qui!” Esclamò stringendo i pugni.
Lui non rispose, dopo tutto cosa poteva dirle? “Si tesoro, vi ho spiato perché sono geloso, e non voglio che tu esca con lui."
“Rispondi Cal.”
“Tesoro, io…”
“No, niente tesoro… Dammi una spiegazione.”
“Dammi una spiegazione credibile, ti prego.”
“Non c’è…”
“Ti amo.”
“Mi avevi chiesto scusa… Avevi detto che non ti saresti più immischiato…” disse lei trattenendo le lacrime.
“Perdonami…”
“Ti avevo già perdonato… Ma evidentemente ho commesso un errore, di nuovo… Io voglio solo una spiegazione, te lo leggo in faccia, una spiegazione c’è…”
“Beh visto che sei così brava perché non mi dici tu il motivo eh Foster?!” Disse con forse troppa aggressività.
Gillian non rispose, intimidita dal suo tono.
“Come immaginavo…” L’uomo fece per andarsene.
Una lacrima cominciò a solcare il volto della donna. E subito dopo un singhiozzo, che cercò inutilmente di trattenere.
Cal si bloccò.
“No ti prego… Non piangere”
Il suono del suo pianto era doloroso quanto uno sparo al cuore.
“Gill…” Si avvicinò a lei per carezzarle la guancia, ma  questa indietreggiò.
“Non toccarmi. Questa volta hai davvero toccato il fondo… Mi avevi fatto una promessa.  E non…”
Un clacson suonò. Era la macchina di Derek.
Foster si asciugò le lacrime.
“E non l’hai mantenuta…”
“Derek mi sta aspettando… Ciao.”
“Gillian, aspetta…” Cercò di fermarla.
“Devo andare.” Senza aggiungere altro se ne andò, e prima di salire dentro l’auto di Pierce si voltò un’ultima volta.
Cominciò a piovere, prima solo qualche goccia, poi più intensamente.
Cal rimase  lì, fermo e immobile nel bel mezzo del marciapiede, sotto la pioggia. Le mani in tasca e la testa chinata. Non riusciva nemmeno a pensare, perché nella sua testa si ripeteva solo l’immagine del volto di Foster in lacrime.
Passarono alcuni minuti, ormai fradicio decise di  tornare a casa, perché restare lì a rimuginare non sarebbe servito a niente. A casa avrebbe avuto qualcuno con cui parlare. A casa ci sarebbe stata Emily, a casa avrebbe potuto ricevere conforto.


“Derek… Potresti riaccompagnarmi a casa? Scusami… ma non sono in vena di uscire per la città.”
“Va bene Gillian, se è quello che vuoi, ti riporto subito, anche se è un peccato…”
“lo so, mi dispiace…”
“Non preoccuparti cara.”
Pierce fece retromarcia e imbocco la strada per il ritorno.


Lightman rientrò a casa, ormai erano le undici. Emily al rumore della porta che si apriva scese di corsa le scale.
“Papà! Ma si può sapere dove sei stato? Sei tutto bagnato!”
Nessuna risposta.
“Va… Va tutto bene papà?”
“No, niente va bene Em. Niente…”
La ragazza vide la tristezza negli occhi del padre, si avvicinò per abbracciarlo.
Cal ricambiò l’abbraccio stringendo a se l’ unica creatura che in quel momento riusciva a tirarlo su di morale.
Qualche secondo dopo Emily si scostò da lui e lo guardò negli occhi.
“Cosa è successo?”
Beh lei ormai sapeva quello che provava per Foster, tanto valeva raccontarle tutto…
“Gillian… Temo di aver rovinato tutto …”



“Scusa ancora… Se vuoi… Ci vediamo domani?” Chiese Gillian portandosi una mano sulla fronte appena arrivata sulla soglia della porta di casa sua.
“Non mi inviti ad entrare?” Domandò Derek avvicinandosi alla donna.
La stava per baciare ma lei lo fermò quando ormai era vicinissimo, posandogli delicatamente una mano sul petto.
“Qualcosa non va Gill?” Chiese lui.
“No, non ti preoccupare, nulla di grave… Sono solo stanca… E’ stata una giornata pesante oggi, voglio solo andare a dormire.” Rispose.
“Va bene…” Disse Derek amareggiato.
 Gillian fece un piccolo sorriso.
“ A domani.”
Appena l’uomo ebbe voltato l’angolo, con un ultimo sospiro aprì la porta d’ ingresso ed entrò.
Poggiò la borsa e il cappotto sul divano e si diresse in cucina, dove mise a bollire dell’acqua per preparare del tè. Poi andò in salotto si levò i tacchi, gli orecchini e la collana che portava al collo.
Si accasciò sulla poltrona con la testa chinata indietro indietro, poi chiuse gli occhi.
Perché aveva lasciato che Cal rovinasse la sua serata con Derek? Perché dopo aver litigato con lui, non aveva più voglia di rimanere con Pierce ancora un po’  quella sera? Teneva molto a Derek, ma perché Lightman riusciva sempre a farla entrare in confusione con se stessa?
Qualche minuto dopo sentì il fischio assordante della teiera, e stancamente si alzò per andare a spegnere i fornelli.
Si versò un po’ di tè in una tazza con due cucchiaini di zucchero, poi tornò nel soggiorno.
Stava camminando verso il divano ma all’improvviso sentì un forte colpo alla testa, la tazza gli cadde dalle mani e il tè finì per terrà. Le gambe si fecero sempre più deboli, fino a quando non furono più in grado di sorreggere il corpo, era tutto confuso, l’ultima cosa che vide prima di cadere a terra fu una sagoma dai contorni  non ben definiti. Poi più niente.








Kaori_97
Ook, non fucilatemi per questo, ma adoro i colpi di scena :3
Spero vi vada di lasciare una recensione! Grazie per aver letto ^^
Ah dimenticavo, non l'ho riletta quindi potrebbero esserci errori e roba varia xD Scusatemi in anticipo!
 

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Capitolo 4
*** CHAPTER THREE. ***


Scusate il ritardo, ecco qui il nuovo capitolo :)


I will save you


CHAPTER THREE


Intorno a lui, la confusione totale.
Telefoni che squillavano, persone che facevano avanti e indietro per i corridoi, apprendisti rompiscatole che bussavano alla porta.
Quella mattina il caos quotidiano era particolarmente fastidioso. La sua mente era impegnata in altri pensieri, e non aveva tempo per il resto. A peggiorare le cose era il terribile ritardo dell' FBI che sarebbe dovuta essere lì già da un'ora, ma dell'agente Deever nemmeno la traccia.
Ma la cosa che veramente lo infastidiva era il fatto che Gillian non fosse li, il fatto che probabilmente a quell'ora era ancora a letto casa di quel Pierce, o magari era lui a casa sua. 
Si sforzava di non pensarci, si sforzava di fingere che tutto andasse bene, e che a lui non interessasse della relazione di Foster, ma non riusciva a trattenersi, non con lei. Questo lo faceva imbestialire, con se stesso, ma anche con Gillian, e il fatto di prendersela con lei lo irritava, perché in fondo lei non ne aveva colpa.
Dopo svariati minuti passati a rimuginare sulla sera prima, decise che era il momento di pensare al caso, perché seppur non fosse complicato, la tematica era pesante e gli infondeva un leggero senso di inquietudine. L'unico problema infatti era solo riuscire a far parlare la donna in ospedale, una volta fatto, si sarebbe potuto identificare facilmente il killer con un identikit, tutto il resto del lavoro lo avrebbero lasciato ai federali.
Stava sfogliando per l'ennesima volta i fascicoli del caso, quando entrò Ria.
"Avanti." Disse Lightman con tono stressato, che la ragazza subito notò.
"Va... Tutto bene?" 
Cal sbuffò.
"Cosa vuoi Torres?" Chiese seccato.
"Cercavo Foster, non è ancora arrivata e non risponde al cellulare. Devo chiederle alcune cose, sai do..."
"Non so dove sia." Rispose freddo.
"Mm... Va bene. Allora... Proverò a richiamarla." Disse lei con qualche dubbio, causato dal tono di Cal.
Poi Torres uscì dall'ufficio chiudendosi la porta alle spalle.
Una volta solo, l'uomo chinò la testa all'indietro e accavallò le gambe sopra la scrivania. Non fece in tempo a chiudere gli occhi che il cellulare nella sua tasca cominciò a vibrare, ma non rispose, e dopo qualche secondo smise. Finalmente sembrava esserci un po' di pace, ma nemmeno riuscì a formulare il pensiero che cominciò a squillare il telefono della società. Per quanto possibile cercò di ignorare anche quello nonostante il rumore assordante. Ma anch'esso dopo poco finì di suonare. 
Ora forse sarebbe riuscito a concentrarsi un po' su se stesso e sul caso.
Circa cinque minuti dopo qualcun'altro busso la porta.
"Non si può avere un attimo di pace?!"
Entrò Hanna, stringeva il cordless al petto con la mano destra e con l'altra era poggiata alla porta. 

"Chi era al telefono?" Chiese strofinandosi la faccia con la mano.
"Era... Era L'FBI." 
"Perché ancora non è qui?"
"Foster, lei è... Foster, è... E’..." La segretaria non riusciva a terminare la frase.
"Hanna!" Sbraitò Cal innervosito.
"Gillian... Gillian è scomparsa.... Il killer l'ha rapita." Disse con tono preoccupato.
Lightman non riuscì subito a rendersi conto di quello che le aveva detto.
"Cosa...?"
"Gli agenti sono a casa sua... Adesso..." Aggiunse la donna.
Lui non disse niente, non riusciva a dire niente, prese la giacca e uscì di corsa dallo studio.
“No… Non può essere…”



Si svegliò di colpo, non riconosceva l’ambiente intorno a se.Era confusa, non ricordava cosa era successo e soprattutto era stanca e la testa le faceva molto male, e sentiva un bruciore al polso. All'improvviso alcuni ricordi vaghi e offuscati riaffiorarono alla sua mente.

“Mi avevi chiesto scusa… Avevi detto che non ti saresti più immischiato…”
“Perdonami…”
“Ti avevo già perdonato… Ma evidentemente ho commesso un errore, di nuovo… Io voglio solo una spiegazione, te lo leggo in faccia, una spiegazione c’è…”
“Beh visto che sei così brava perché non mi dici tu il motivo eh Foster?!”

                                   

***                                                           


“Derek… Potresti riaccompagnarmi a casa? Scusami… ma non sono in vena di uscire per la città.”
“Va bene Gillian, se è quello che vuoi, ti riporto subito, anche se è un peccato…”


       
Non riusciva a ricordare nient’ altro, solo il litigio con Cal, e Derek che l’ aveva riportata a casa.
Cercò di alzarsi, ma inutilmente, aveva i muscoli indolenziti. Era spaventata.
Sotto di lei c’era qualcosa di morbido, qualcosa come un materasso, ma senza molle, solo uno strato di gomma.
Quando si riprese alcuni istanti dopo cercò di capire in che posto si trovasse. Riprovò ad alzarsi, ci riuscì ma le gambe le facevano male e a una caviglia aveva attaccata una catena, che gli permetteva di muoversi, ma non di allontanarsi troppo.
Tutto intorno a lei era nero. Era totalmente al buio.
Non era come quando sei a casa, di notte, e ti svegli circondata dalle tenebre ma poi guardando meglio riesci a vedere quello spiraglio di luce che ti fa sentire meglio, che ti fa vedere i contorni degli oggetti. Quello era  vero buio
Non aveva mai avuto paura del buio ma quello era diverso. Iniziò a piangere silenziosamente, era spaventata, non aveva idea di quello che stava succedendo e i quello che le sarebbe accaduto.




Quando Cal arrivò, davanti casa di Gillian c’erano due auto della polizia e due SUV dell’ FBI.
Per qualche minuto restò in macchina ad osservare tutto da fuori.  Dopodiché scese  e senza pensarci  scavalco lo striscione, ma un poliziotto lo fermò.
“Mi scusi signore non può passare.”
“Levati dai piedi!” Disse evitandolo Lightman.
“Signore, non può passare!” Ripeté questo mettendogli una mano sulla spalla per fermarlo.
“E’ tutto apposto. Lui può passare sta con noi.” Intervenne l’agente Deever avvicinandosi ai due.
“E tutto apposto? E’ TUTTO APPOSTO?! No! Non è tutto apposto! La mia collega si trova tra le mani di un serial killer!”
“Dottor Lightman… Stiamo facendo il possibile per  trovare delle tracce… Ma i nostri agenti  non hanno trovato niente.  Dentro ci sono solo gli effetti personali  della dottoressa Foster.” Spiegò il federale.
“Voglio entrare.” Disse Lightman
“Va bene, ma faccia attenzione a non toccare nulla, potrebbe compromettere eventuali indizi.”
Cal varcò la soglia della porta.
Riconobbe  il marchio: l’incisione di un cerchio con una croce sopra.
Non poteva essere, no, non lei, non Gillian, la sua Gill.
L’agente notò l’agitazione dello scienziato, così si avvicinò a lui.
“Dottore, vedrà, la troveremo.”
“Non faccia promesse che non è sicuro di poter mantenere. Non a me!  Leggo i volti! Mi avete assunto per questo! E voi pensate che la mia collega non abbia molte possibilità di rimanere viva! La smetta di perdere temo con me. Faccia il suo  lavoro!”  Rispose Cal con aggressività.  Il suo respiro si faceva sempre più affaticato, e nervosamente cominciò a camminare per il salotto guardandosi in torno. Era in cerca di qualcosa, di un qualsiasi particolare che potesse essere sfuggito alla polizia o all’FBI.
“Signore noi… Ce la metteremo tutta, faremo del nostro meglio. Vada a casa, qui non è d’aiuto.”
Lightman si fermò. Respirò profondamente e si calmò, o almeno apparentemente, perché dentro di lui regnava il caos più totale, l’angoscia e la paura.
Non aveva idea di dove fosse Gillian, sapeva solo che se non l’avesse trovata al più presto sarebbe… 
No, non voleva nemmeno immaginarlo…
Ma decise di tornare a casa, sapeva che in quel momento non aveva il controllo di se stesso. Rimanere ancora lì non sarebbe servito a niente, anzi forse avrebbe reso difficile lavorare agli agenti, e se fosse tornato in ufficio probabilmente avrebbe scaricato la sua angoscia sugli impiegati e li avrebbe maltrattati.
Aveva bisogno di Emily, aveva bisogno della sua casa.




Passò il tempo, non sapeva quanto. Era impossibile contare le ore, e lei rimase su quel materasso immobile. Le lacrime erano finite ma non l'angoscia.
 Sentì dei passi, poi all'improvviso una luce, talmente forte da accecarla, da non riuscire a vedere niente.
“Chi… Chi c’è?” Chiese con voce tremante.
I passi si facevano sempre più vicini. Poi una mano le carezzò la faccia. Gillian sussultò.
“Chi sei?” Era terrorizzata, e stava tremando.
“Ciao Gillian.” Disse una voce molto calma e familiare. “Non mi riconosci? Sono io, sono Derek.”
Finalmente i suoi occhi si abituarono alla luce.
“Derek!” Esclamò la donna sollevata. “Cosa ci faccio qui? Ti prego aiutami ad uscire!” Disse all’uomo chinato di fronte a lei.
“Temo che tu non abbia ben compreso la situazione cara. Tu non uscirai.” Rispose l’uomo alzandosi.
“Ma come? … Perché?” Domandò confusa.
L’uomo rise.
“Ahahah, ancora non ci arrivi? Davvero? Ti facevo più sveglia. Ti dicono niente i nomi: Deborah Johanson,  Lily Saroyan e Zooey Scarlett? Beh ecco… Tu sarai la prossima. E non dirmi che non ti sei accorta del polso mia cara.”
Ora che poteva vedere la donna si accorse che il bruciore era causato dall’ ustione di una sigaretta.
Pierce notò l’espressione della donna, era spaventata.
“Sai, è anche per questo che amo il mio lavoro, disse cominciano a girarle intorno, ho sempre a che fare con donne bellissime e adoro  vederle impaurite e indifese, proprio come sei  tu adesso allungò il braccio per s le scostarle una ciocca di capelli, ma lei lo evitò.
“Eh no Gillian, non cominciamo affatto bene, più opporrai resistenza, più sarà lunga la tua angosciante attesa.
Lui si girò e fece per andarsene, gli lasciò fare qualche passo poi con tutta la forza che aveva si alzò per cercare di raggiungerlo e colpirlo, ma le catene  fecero rumore e l’uomo si voltò. Con violenza le prese i polsi, premendo sulla bruciatura.
“Aaaah!” Gillian gemette per il dolore.
Derek la spinse all' indietro e lei cadde a terra.
“Non fare giochetti mia cara.. Non ho armi con me ma se proverai ad avere la meglio guadagnerai solo un peggior trattamento.”  Uscì e chiuse la porta.
E di nuovo era immersa nel nero. Si sentiva oppressa dalla sensazione di nulla intorno a lei.  



Cal si svegliò tremante. Guardò l’orologio, erano le due di notte.  Aveva appena fatto un sogno orribile. Era ricoperto di sangue, il sangue di Gillian, e ogni volta che la sfiorava lei perdeva sempre più sangue,
sempre di  più.
“Gill… Io ti salverò”

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Capitolo 5
*** CHAPTER FOUR: ***


Scusate per l'enorme ritardo ahaha
Ho postato stasera in fretta e furia... Sicuramente qualche errorino di digitazione lo troverete!
Beh...  Buona letturaaa!



I will save you


CHAPTER FOUR


A Washington DC, erano le cinque e trenta del mattino, e al Lightman Group le luci erano già accese da molto. Ma a nessuno importava dell’ora, erano tutti preoccupati per Foster e, per l’ennesima volta cercavano tra i vari documenti qualcosa che potesse essere utile.  Quella notte, Cal dopo aver  avuto quell’incubo era schizzato fuori di casa e poi corso in ospedale. Inutile dire che gli infermieri non lo fecero entrare, lui cercò di spiegare la situazione, è l’urgenza della cosa, ma “La paziente ha bisogno di riposare, non  ancora stabile. L’orario delle visite è dalle undici di mattina, nessuna eccezione.” Quella fu la loro risposta, e a quel punto lui aveva quasi sfondato un carrello dei medicinali con un calcio , prima di andarsene. Così si era rintanato in ufficio  e chiamato Ria e Eli, dicendo loro per la prima volta “Per favore, venite in ufficio. Ho bisogno del vostro aiuto.”

“Torres. Fai una ricerca approfondita su… Sul modo in cui vengono torturate le vittime. Ci dovrebbero essere alcuni fogli sulla scrivania di Foster… Se ne stava occupando lei. Vedi se riesci a capire qualcosa sulla psicologia di questo pazzo.” Disse Cal.
A pronunciare quelle parole gli venne la nausea, il solo pensiero che Gillian soffrisse, era per lui stesso una tortura lenta e dolorosa. “Loker… In questi fogli sono segnate tutte le tracce di materiale organico, e composizioni del terreno e ogni tipo di tracce presenti sul corpo della signora Scarlett al suo ritrovamento, tu te la cavi con queste cose no? Cerca di individuare con il sistema del computer il luogo dove lui…” Lightman deglutì, “Dove stupra e uccide le vittime.

*

Gillian era rannicchiata in un angolo del suo  piccolo “materasso” , si era addormentata quando la stanchezza era troppo forte e le palpebre troppo pesanti per riuscire a tenere gli occhi aperti.

D’improvviso qualcuno la afferrò per entrambi i polsi e la trascinò via dallo strato di gomma in cui si era addormentata, fu un risveglio brusco, lui la continuava a trascinare e lei gridò mentre si dimenava cercando inutilmente di liberarsi.
“Devi stare ferma.”
Era ancora lui, Derek.
Ma questa volta non c’era nessuna luce accecante, era ancora totalmente al buio.
Pierce la portò fino a una pertica che dal pavimento arrivava al soffitto, e poi le lasciò le braccia e lei cadde in ginocchio.
Lei non lo riusciva  a vedere, fino a che una lampadina sopra di lei non si accese.
Gillian a fatica provò a colpirlo e  riuscì a dargli un pugno sul naso mentre si era voltato per prendere qualcosa dietro di lui.
L’uomo fece un piccolo gemito poi si mise la mano sotto il naso e vide che stava sanguinando.
A quel punto Derek alzò lo sguardo e con gli occhi iniettati di sangue si avvicinò sempre di  più alla donna, che quasi strisciando cercava di indietreggiare.  Ma lui più veloce di lei la afferrò per il collo e la alzò fino a che i loro volti furono a pari altezza. La morsa al collo di Gillian diventava sempre più stretta e le dita affondavano sempre di più nel suo collo. Cercava disperatamente di combattere ma la, mancanza di aria la rese più debole di quanto non fosse già. il peso schiacciante dell’uomo sul suo petto stava diventando insopportabile. Stava soffocando.
Sarebbe morta di li a poco.
Proprio mentre stava per cedere Pierce mollò la presa. Foster cadde a terra e fece un grosso respiro, si portò le mani al collo tossendo. Aveva gli occhi spalancati per il dolore e per la paura.
“Ti converrà ascoltarmi la prossima volta. E questo è il secondo avvertimento. Non ce ne sarà un terzo.” Disse freddo Derek.
“Ti prego... Lasciami andare…” mormorò Gillian con la gola dolorante e senza voce.
Lui la colpì con un calcio sul torace facendola girare.

L’uomo con lui aveva un borsone nero, si inginocchio a terra e incominciò a cercare qualcosa dentro essa, dopo qualche secondo tirò fuori una bottiglietta di plastica, riempita d’acqua solo fino a metà.
“Tieni.” Disse lanciandola verso di lei. “Ti servirà, non vogliamo che muori prima del previsto giusto?” Disse sarcastico il killer.
Foster guardò la bottiglia rotolare fino ai suoi piedi, ma non la prese.
“Oh non preoccuparti, è semplice acqua.”
Lei non sapeva se credergli o meno, ma aveva troppa sete per fermarsi a riflettere. Con cautela la raccolse e la stappò, poi la bevve tutta d’un sorso. L’uomo aspettò che finì e dopo avergliela levata di mano, con rudezza la fece voltare di spalle le legò le mani  in alto, facendole stendere completamente le braccia, ma lasciandola con le gambe inginocchiate.
Derek tornò a frugare dentro il borsone nero.
“Co-Cosa vuoi fare?” Chiese ansimante la donna. Persino parlare era un dolore atroce, i muscoli del suo collo erano indolenziti e ogni singolo respiro gli costava molto.
“Perché non me lo dici tu Gill? Non stavi seguendo il mio caso insieme al tuo caro amico Cal Lightman?”
Gillian lo guardò con un espressione mista tra paura e disprezzo.
Dalla borsa estrasse un coltello. Non molto grande, ma molto affilato. Lei lo vide.
Voleva torturarla
“Questa è quella che chiamo fase due, mia cara.”
Non tentò nemmeno di muoversi, non sarebbe servito a niente, era completamente immobilizzata dalle catene e dalla paura.
Quando la lama incise per la prima volta la sua schiena lei gridò per il dolore, non vedeva la sua faccia era talmente esausta che non riusciva nemmeno ad alzare e girare il capo per guardarlo in volto, ma sapeva che stava godendo del male chele infliggeva. Incise una X.
Di nuovo il coltello incise la sua pelle ma stavolta rimase in silenzio, così come le quattro dopo, mentre le lacrime scendevano copiose sulle sue guance.
Quando finì la sua opera semplicemente la slegò e spense la luce sopra di lei, poi Derek se ne andò.
Gillian sentiva freddo, tremava e aveva tutta la schiena sanguinante con la camicetta a brandelli. Le ferite bruciavano e lei non poteva  far niente per fermare quel dolore atroce.
Era indifesa nell’oscurità totale. Strisciò di nuovo fino al materasso. Una volta raggiunto tutte le sue energie erano finite. Incapace di muovere un muscolo per la stanchezza e il dolore chiuse gli occhi sperando che tutto finisse il più presto possibile.
“Cal ti prego, salvami… Vienimi a prendere subito…”



03.30 pm.

Ormai da un’ ora Cal era ospedale. Ma la donna continuava a non collaborare.
“Zoey, per favore.  Ho bisogno che lei mi dia delle risposte. “
Niente.
“Mi ascolti… si ricorda la donna che due giorni fa era qui con me? Il killer ha rapito anche lei. La prego…
La prego, mi aiuti a salvarla,  mi aiuti a impedire che venga  torturata, stuprate e…” Cal non riuscì a terminare la frase.
La signora Scarlett anche questa volta non rispose. Continuava a fissarsi  la punta dei piedi.
Lightman aspettò per più di qualche minuto, lì, immobile in attesa di una risposta. Dopo un po’ si alzò dalla sedia vicino il letto, era inutile rimanere ancora lì, lei non collaborava e ogni secondo che passava la vita di Gillian era sempre più in pericolo.
Stava per varcare la soglia della porta.
“Da quanto è sparita la sua collega?” Chiese improvvisamente la donna.
Cal si immobilizzò e tornò indietro, e  come se non avesse capito la domanda si avvinò a Zoey.
“Quando.. Quando l’ha rapita?” Chiese di nuovo.
“Due notti fa.”
La signora Scarlett  si portò una mano dietro la schiena, dove aveva delle cicatrici
“Mi… mi dispiace, mi dispiace.” Disse lei con le lacrime che si stavano formando nei suoi occhi. “La fase due… E’ cominciata...”
“La fase due…?” Cal non sapeva di cosa stesse parlando.
“La torturerà! La torturerà! L’ha già torturata! Ma continuerà! Continuerà finche lei non avrà più la forza di muoversi, fino a che non diventerà come un fantoccio!”
La donna aveva appena avuto un’ attacco di panico.
“Signora, si calmi, si calmi per favore!”
In realtà Cal era più agitato di lei, ma cercava di mantenere il controllo di se stesso.
“Per favore, mi dica quello che sa, quello che ricorda, ogni piccolo particolare”
“Io… Io ricordo un posto buio, non riuscivo a vedere nulla…  Solo quando… Sol quando voleva torturami.. accendeva una luce sopra la mia testa…Poi lui, la sua risata era terrificante… Non sentivo nessun rumore, nessun clacson di auto, io credo che mi abbia portata nelle campagne… Dentro una cantina… Ma io… io non lo so!” La macchina attaccata al cuore segnava che alla donna era venuta la tachicardia.
“Mi dispiace, le devo chiede di andarsene, la paziente si è appena stabilizzata, dobbiamo evitare problemi come questo.” Un infermiera arrivò in stanza.“
“Zoey! Zoey si sforzi!” Ripetè Lightman!
La tachicardia aumentava.
“Signore! Signore se ne vada!” L’infermiera ora lo stava spingendo fuori con la forza.
“Morirà! Se non la trovo morirà!” Gridò lui ormai fuori dalla stanza, ma l’infermiera aveva già chiuso la porta.
Cal si strinse i capelli tra le mani, con violenza calciò ancora una volta un carrellino del pronto soccorso, attirando l’attenzione di alcuni medici nei dintorni. Poi uscì e salì in macchina.
Posò i gomiti sul volante e appoggiò la fronte su una mano.
Erano due giorni che non vedeva Gillian. Da quando otto anni fa avevano cominciato a lavorare insieme la vedeva praticamente tutti i giorni, e non era abituato a non sentire più la sua presenza al suo fianco. Ma cosa più importante erano due giorni che lei era nelle mani di un folle senza pietà, e non aveva idea di quanto tempo  gli restasse per trovarla.
 Dopo qualche minuto, ricevette una telefonata
dall’ agente federale Deveer:
“Lightman.”Rispose
“Dottore, dobbiamo farle alcune domande, venga subito.
“Che succede?”
“Ne parliamo quando sarà qui.”
“Okay, arrivo.”



Non sapeva quante ore, o quanti giorni fossero passati. Era impossibile calcolare il tempo chiusa in quella cella buia e umidiccia.
Si aprì la porta, di nuovo vide quella luce accecante, Derek tornò ma  lei rimase in silenzio.
“Cambiamo gioco mia cara che ne dici?” Le chiese lui.
Da dietro la schiena tirò fuori un ferro rovente, di quello con cui si marchiano le mucche e le si avvicinò. Provò ad indietreggiare ma sapeva che era inutile.
“Pe-Per favore…” Supplicò Foster con tono debole.
“Togliti la camicia, altrimenti prenderà fuoco.”
“Ti prego… Lasciami andare…”
L’uomo le diede un forte schiaffo e lei si lasciò sfuggire un gemito.
“Ho detto:  togliti la camicia.” Ripeté Derek
A quel punto Foster obbedì, non era esattamente caldo lì dentro e aveva bisogno dei vestiti per quando zuppi di sangue e tagliati.
Quando poggiò il ferro sulla sua pelle urlò a pieni polmoni. I taglietti chele aveva fatto precedentemente sembravano niente in confronto a questo dolore. L'odore di carne bruciata le dava la nausea e lui rideva, lo sentiva. Non gli bastò una volta sola.
La marchiò sulle spalle, sul ventre e poi sulle gambe.
Aveva il suo marchio addosso, indelebile. E se lo sarebbe portato per il resto della sua vita.
Come aveva già fatto, una volta completato il lavoro Pierce se ne andò e la luce cessò.
Si distese su un fianco per non poggiarsi sulle bruciature. Non sapeva quanto avrebbe potuto resistere.
Si sentiva debole e muovere un solo le costava parecchio. Sopraffatta dal dolore, Gillian svenne.

Mentre Cal era alla guida verso l’edificio dell’ FBI ricevette una chiamata da Loker
“Lightman.”Rispose
“Ho fatto una ricerca, su tutti i corpi delle vittime qui a D.C sono state trovate tracce di trizio, detto anche irogeno-3, è un isotopo radioattivo dell'idrogeno con un nucleo formato da un protone e due neutroni. In condizioni standard di pressione e temperatura il trizio forma un gas di molecole biatomiche e…”
“Radioattivo!? Parla chiaro Loker!” Disse Cal tra il preoccupato, non capendo molto di quello che il ragazzo diceva.
“Come stavo dicendo… A meno che il trizio non venga ingerito non è dannoso per l’uomo. E fino ad ora la scientifica non ha avuto riscontri di esposizioni interne della sostanza nei corpi delle vittime.”
Cal fece un respiro di sollievo.
“Bene… C’è altro?”
“Si… Il trizio è rarissimo, è quasi impossibile trovarlo qui a Washington… L’unico posto plausibile è una fabbrica abbandonata da oltre sessant’ anni… Si trova nella periferia di DC quasi al confine con la Virginia.
E’ sulla 150, è molto grande, e facile da tro-” Loker non riuscì a terminare la frase
“Okay Loker, chiama l’FBI e di a quegli incapaci di raggiungermi lì alla fabbrica.” Cal attaccò, la chiamata,
“Ma non dovei andare dall’ Agente Deveer?Non penserai di-” Troppo tardi.
Lìghtman mise in moto la sua auto e partì.
“Sto arrivando Gill, tieni duro. Io ti salverò.”

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Capitolo 6
*** CHAPTER FIVE ***


Eccomi qui! Scusate il ritardo! 


I will save you*



CHAPTER FIVE


Gillian tremava si poteva leggere il terrore nei suoi occhi.
Tutte le ferite, le cicatrici e i lividi nel suo corpo facevano talmente male da non riuscire quasi a respirare.
Lungo le sue guance si potevano vedere i segni delle lacrime leggermente anneriti per via degli ultimi residui del trucco. Sentiva che da un momento all’altro sarebbe svenuta.
Pierce si avvicinò alla donna, le tolse le catene, nelle sue caviglie ne era rimasto il segno, poi le carezzò una guancia ma lei si scostò. Questo gesto le costò un altro schiaffo.
“Ne ho abbastanza di te Gillian!”- la afferrò per un braccio per la gola per farla alzare, ma non era abbastanza forte per reggersi in piedi allora lui incominciò a trascinarla per un braccio.
“Basta.. ti prego basta…” 
Percorsero qualche metro, in modo da trovarsi proprio al centro della luce che proveniva dalla porta aperta e poi Derek lasciò rudemente la presa dal braccio di Foster facendola cadere sulla schiena dove l’aveva precedentemente ferita. Lei gemette per il dolore.
“STAI ZITTA!” Le urlò contro il rapitore.
Le legò i polsi e poi l’appese ad un gancio che non le permetteva di toccare per terra con i piedi. Le corde erano strette e facevano male. Sapeva che non sarebbe sopravvissuta a un’ ulteriore tortura.
“Ora devo andare… Sai ho commesso un’ errore… Mi sono distratto e la carissima Zoey è ancora viva… Menomale che ci sei stata tu che mi hai avvertito qualche giorno fa, mentre cenavamo, ora posso rimediare.” Disse sfiorandole la guancia con le labbra. Gillian si era irrigidita quando lui le si era avvicinato. 
“Ma come? Sei ancora così imbarazzata? Quando tornerò andrò ben oltre quello che ho appena fatto. Me lo merito giusto? Ci siamo frequentati per un mese intero e non mi hai mai accontentato nel modo che volevo. Beh anche questo si risolverà presto.” Disse Pierce con un tono da far gelare il sangue.
“Ora devo proprio andare, mi dispiace lasciarti qui da sola. Ma vedrai che tornerò presto.”
Sentì i suoi passi farsi sempre più lontani. Dopo di che il mix di paura dolore e angoscia le fece perdere conoscenza.

Lightman inchiodò davanti la grande struttura.
Gillian era li dentro. Tra poco l’ avrebbe potuta vedere. L’avrebbe potuta abbracciare.

Dopo qualche minuto Cal riuscì a entrare rompendo una finestra di vetro, tutte le entrate erano sigillate.
Si guardò intorno e cominciò a girare alla ricerca di Foster:
“Gillian! Gillian!!” Continuava a chiamarla senza ricevere alcuna risposta.
Camminando, dopo un po’ notò una porta spalancata. Andò verso essa, accelerando il passo ogni secondo di più, fino a che non raggiunse la stanza.
Quello che vide lo paralizzò.
Era proprio lei. Immobile. Appesa ad un gancio, i polsi arrossati. Il collo gonfio e annerito dai lividi. I vestiti a brandelli e ricoperti di sangue e segni di bruciatura, graffi ovunque sul suo corpo e sulla faccia. La sua carnagione era ancora più bianca del normale. 
A vederla così gli venne una morsa al cuore, dolorosa e angosciante. Chi può fare questo a una donna? Come può un uomo avere il coraggio di picchiare a tal punto una donna così… Una donna come la sua Gill.
“Mio Dio… Gillian!” 
“Gillian!” Senza aspettare un secondo di più si precipitò da lei, sperando che fosse ancora viva.
La slegò, e con cura la fece sedere al suolo facendola poggiare al suo torace.
Le sentì il polso.
“Oh Dio GRAZIE! E’ ancora viva…”
Il battito c’era. Debole, ma c’era.
“Gillian! Svegliati! Ti prego!” 
Delicatamente provò a scuoterla, ma niente.
“Gill, amore, non puoi abbandonarmi.
La scosse di nuovo.

Qualcosa spingeva Gillian ad aprire gli occhi. Ma era come se qualcosa glielo stesse impedendo, rendendolo sempre più complicato. Ma .per quanto difficile lei doveva combattere contro la paura, il dolore e la stanchezza. Le pesanti palpebre sbatterono e poi, lentamente, poco alla volta si aprirono. La vista annebbiata. Foster sbatté le palpebre più volte ancora. Qualcuno era lì nella stanza. E la stringeva.
Un uomo. La donna si irrigidì.
“Gill!”
Qualche secondo dopo cominciò debolmente a dimenarsi e a urlare.
“Lasciami andare!” Ti prego non ce la faccio più… Ti prego lasciami…” Il so era un grido disperato-
“Gillian! Va tutto bene tesoro, è tutto okay sono io… Sono Cal!”
La donna riconobbe la voce.
“Cal…?”
Cal era li.
“Cal… Sei qui?”
Non era sicura che non fosse uno scherzo della sua mente.
Gill sbatté le palpebre quasi con forza per mettere a fuoco. Dopo alcuni secondi la prima cosa che vide furono delle familiari sfere verdi ambra, che la guardavano intensamente. La psicologa che era in lei non poté fare a meno di analizzare la sua espressione. Sollievo, preoccupazione entrambe allo stesso tempo.
Non era un sogno. Lui era li!
Lacrime di sollievo sfuggirono agli occhi di Gillian.
Fino a quando Cal era li tutto sarebbe okay. Forse era un sentimento ingiustificato di agio, perché di solito è Cal quelloi che finisce nei guai, ma era così che si sentiva. Semplice al sicuro.
“C-Cal…” mormorò faticosamente.
Il collo le faceva talmente male che anche delle azioni semplici come parlare e respirare erano dolorose.
“Si! Si tesoro sono io!”
Era congelata e tremava.
Si levò la giacca e gliela mise sulle spalle.
Cal la strinse delicatamente a se. Non voleva rischiare di causare altro dolore.
Poteva sentire la sua pelle a contatto con la sua, il suo cuore battere, il respiro sul collo e le sue mani avvinghiate saldamente alle spalle. E le sue lacrime inumidirgli la camicia.
“Dob-biamo andarcene, lui…Lui tornerà…Tornerà tra poco…”
“Lui chi? Gillian, chi ti ha fatto questo?”
“De-Derek…”
“Cosa?!”
“Figlio di puttana…”
“Dobbiamo andarcene… S-subito…”
“Va bene Gill, ce la fai ad alzarti?” Chiese lui facendole una carezza e spostandole alcune ciocche di capelli.
“Posso- Posso provarci.”
“Okay tesoro, aggrappati a me! Sei pronta?”
“S-si.”
Gillian provò a mettersi in piedi.
“AAAAAH”
Ma un dolore lancinante la colpì allo stomaco e alle gambe.
Faceva talmente male da mozzarle il fiato.
“Non fa niente tesoro, non ti preoccupare, ti porto io!” Disse Cal cercando a tutti i costi di mantenere la calma.
Senza pensarci due volete Lightman sollevò la malridotta amica e più veloce che poté si diresse verso l’uscita, usare la finestra di prima era praticamente impossibile perché era situata in alto nella parete.
Provò ad aprirla. Magari era bloccata dall’esterno ma dall’interno poteva essere… 
“Dannazione”
Chiusa.
Nel frattempo Gillian lottava con tutta se stessa per non chiudere gli occhi e svenire. Ma sentiva che le forze la stavano abbandonando.
“Gill! Gill resta sveglia, ti tirerò fuori da qui, te lo prometto tesoro! Ti tirerò fuori!”
Con molta cura posò la donna per terra.
“Vado a cercare altre uscite, torno subito!”
Foster con una smorfia di dolore fece cenno di si con il capo, dopo di che Cal cominciò a cercare.

Passarono alcuni minuti.
“Maledizione, maledizione!” Diceva tra se e se li scienziato.
Quando sembrava non esserci più speranza, notò un’ altra finestre quasi totalmente rottea, ma stavolta accessibile anche da terra. Tirò un sospiro di sollievo, e corse di nuovo dall’ amica.

Stavano per andarsene, stava per portarla via da quel posto orrbile.
“No!”
Quando la raggiunse, c’era un uomo accanto a lei.
“Pierce…”
“Cal.” Disse lui sfoggiando un sorriso malato e soddisfatto.
“Lasciala andare bastardo!” Gridò aggressivo Lightman.

Solo dopo Cal si accorse che l uomo che era in piedi accanto a Gillian stava tenendo una pistola, in una delle sue mani. 




Kaori_97
Alloraaa,  è un capitolo un po' corto, spero vi sia piaciuto lo stesso! :)
Mi piacerebbe sapere come la pensate!

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Capitolo 7
*** CHAPTER SIX ***


Scusate il ritardo, ecco il capitolo sei, spero vi piaccia ^^


I will save you*




CHAPTER SIX


Gillian era lì, incapace di muoversi. Paralizzata dalla paura e dal dolore.
Il suo respiro era affannato e i suoi occhi rossi è colmi di lacrime che da un momento all’altro sarebbero traboccate.
Per un minuto Cal aveva creduto di potercela fare. Cal era convinto di riuscire a portarla fuori di li.
E invece lei era davanti a lui con una pistola puntata addosso.

L’uomo le levò la giacca che Lightman le aveva messo sulle spalle e la lanciò via.
“Cosa vuoi farle?” Disse Cal con tono forte.
“Non credevo fossi così ingenuo. Voglio divertirmi un po’ con la tua… amichetta.” Disse divertito Derek.
Con la mano libera, Pierce sbottonò il primo bottone della camicetta di Foster.
“Levale le mani di dosso!” Gridò mentre faceva grandi passi veloci verso di lui.
“Hey hey hey! Sta indietro!” Rispose Pierce mantenendo un tono calmo.
Cal vide come pressò la pistola sulla gamba di Gillian e allora si fermò.
Gillian trattenne il rispiro e chiuse gli occhi, le lacrime cominciarono a cadere senza sosta sul suo viso, ma lei non produceva alcun singhiozzo. 
“Così non è divertente Gill.” Disse con un tono di voce malato mentre continuava a sbottonare la camicia della donna.

Arrivò al terzo bottone.
Riusciva a leggere l'eccitazione nei suoi occhi.
Non poteva starsene fermo a guardare, ma se si fosse avvicinato quel bastardo avrebbe fatto fuoco. Era totalmente inutile.
“Perdonami Gill...”
Quarto bottone.
Quinto.
Gli ultimi due bottoni restati li strappò e gettò via la camicetta.
Cal stringeva i denti e i pugni. Avrebbe voluto strozzare quel bastardo per quello che stava facendo a Gillian.
Lui stava letteralmente giocando con lei. Si nutriva del suo dolore e delle sua paura.

Improvvisamente la porta principale si spalancò e degli agenti fecero irruzione dentro l'edificio.
"FBI non ti muovere sei circondato"
"NO, NO NO! Fermi!" Gridò Cal con le braccia in avanti verso di loro "Fermi o la ammazzerà!"
Pierce guardò verso di loro, poi diede un ultimo sguardo malato a Lightman e infine i suoi occhi si posarono su Gillian.
"Mi dispiace Gillian, devo affrettare le cose." Le disse lui.
Alzò la mano con la pistola e gliela punto al petto.
"NO! NO Ti prego non farlo!" Cal era disperato.
"Butta la pistola!" Gridò l’agente Deever
Pierce non dava segni di resa. Anzi si preparò a fare fuoco

“Dio no! Ti prego no!”
Il federale lo precedé e sparò un colpo mirando alla mano dello psicopatico.
“Aaaggh,” La pistola gli cadde, e i federali si diressero velocemente verso di lui.
In quel momento Lightman prrovò un enorme senso di sollievo, ma subito dopo vide qualcosa sul volto di quell’uomo. Rabbia, dolore, disprezzo, e…
"Hey! Hey! Dovete fermarlo! La sta per colpire! No! NO! GILLIAN!!"Lightman con un grido disperato corse verso lei, ma ormai… Era troppo tardi. 

Fu tutto in meno di un secondo
Pierce afferrò un coltello ai suoi piedi con la mano sana e senza aspettare un solo istante lo conficcò e lo ritrasse dall’addome di Foster
In pochissimo tempo Cal si trovò vicino a lei.

Derek l’aveva accoltellata.

Gillian respirava irregolarmente, con una mano sopra la ferita. Quando la vide sporcarsi di sangue e suoi occhi si spalancarono per il puro terrore e per il dolore insopportabile che provava.
"Chiamate un' ambulanza!” Gridò lui andando da lei.
Strappò in modo rapido un lembo della sua giacca e la pressò saldamente contro la ferita aperta.
Le sue mani in pochi secondi erano ricoperte di sangue, contro la fredda pelle di Gillian. 

Era abituato ad avere il controllo di tutto, ma non adesso. 

La mano insanguinata di Gillian si posò sopra il petto di Lightman.
I suoi occhi… I suoi occhi lo colpivano come una pugnalata al cuore.
"E’ tutto a posto, Gill. L’ambulanza sarà qui presto, molto presto. Te lo prometto. Andrà tutto bene, tutto bene. 
“C-Cal…” Era terrorizzata.
"Andrà tutto bene, tesoro . Fidati di me. Ho bisogno che tu resista." Ha lottato per non far trapelare la disperazione dalla sua voce, per non farla agitare ancora di più, ma era inutile.
"Ci-ci s-sto’ provando..." Sibilò debolmente lei.
Respirare, per lei stava diventando sempre più difficile. 
"Resisti tesoro! Resisti!" Gli occhi di Foster si stavano lentamente chiudendo. "Resta con me Gill! Apri gli occhi!"
“C-Cal.. Non… Non ci riesco…”
Nei suoi occhi appena aperti, Cal poteva vedere che stava lottando per rimanere cosciente. Aveva già perso un sacco di sangue, il suolo la camicetta entrambe le sue mani ne erano la prova. 
"Apri gli occhi, tesoro. Sai che adoro i tuoi occhi. Non chiuderli! Resta sveglia!" Le mani gli tremavano.
Sentì il rumore delle sirene in lontananza, fece un respiro di sollievo. 
“Sono qui Gillian! Sono arrivati! Resisti ancora un po’!”
“Non ce la fac- faccio…” 
“No, no, no, no! Gill tieni gli occhi aperti!” La stava implorando
"Sc-scusa… Io… Non… Non..” La sua mano lasciòuna scia insanguinata sulla camicia di Cal e poi cadde a terra, i suoi occhi si chiusero definitivamente.

“Maledizione.”
Dei paramedici con una barella entrarono nell’ industria abbandonata, e si diressero verso di loro
“Muovetevi idioti!” Gridò Lightman.
Quando li raggiunsero, chiesero a Cal di spostarsi per poter prendere Foster.
Esitò qualche secondo, poi prese le distanze e i paramedici la misero sopra la barella.



La stiamo perdendo! Non abbiamo nessun impulso!” Gridò uno dei paramedici.
“Avvia il massaggio cardiaco mentre preparo il defibrillatore!”
Lo stesso prese gli elettrodi del defibrillatore e li posizionò sul torace di Gillian. 
“Carica a 200!”
Tutto era confuso, sentiva quel rumore stridulo e stressante del monitor cardiaco. La linea era piatta. 
“Nessun battito! Carica a 300!”
Tutto stava andando al rallentatore per Cal. Gli sembrava di essere bloccato in un incubo che non finiva mai, quando finalmente il monitor indicò un ritmo cardiaco normale. E in quel momento Lightman ringraziò un Dio in cui non era nemmeno sicuro di credere.
L'ambulanza stava viaggiando a grande velocità verso l'ospedale. E lui non tolse lo sguardo dal volto pallido di Gillian nemmeno per un secondo.



Era seduto in sala d’attesa. Era lì a fissarsi le mani. Erano sporche di sangue, del suo sangue.
Si sentiva quasi responsabile.
Perché non l’ho capito subito? Perchè non mi sono accorto prima che l’uomo che usciva con Gill era un serial killer? Perché sono così inutile?
Nel profondo sapeva che non era realmente colpa sua, ma se le cose in sala operatoria fossero andate storte, non se lo sarebbe mai perdonato.
Solo adesso si era reso conto di quanto fosse cieco, oltre che nel leggere Gillian stessa, anche in tutte le cose che la riguardavano.
Affianco a lui seduta c’era Emily, nemmeno lei riusciva a tranquillizzarlo. Dalla parte opposta del corridoio invece c’erano Ria e Eli, che non erano in condizioni migliori di Lightman, tranne per il fatto che loro non erano ricoperti del sangue della donna che ora si trovava in sala operatoria a combattere perla propria vita.
Dopo quattro interminabili ore finalmente arrivò un medico, Cal si alzò e si avvicinò.
Il dottore prese un respiro e parlò:
“La dottoressa Foster ha presentato un enorme ferita penetrante nell’addome, sono stati coinvolti anche diversi organi…   Ha battuto molto forte la testa, e per questo ha causato una contusione celebrale, ha anche diverse costole fratturate, probabilmente causati da forti colpi che deve aver ricevuto in quella zona… Una di questa ha perforato il polmone destro. Ha subito anche molte altre ferite superficiali quali i diversi tagli sulla schiena e le ustioni sparse per il corpo… Ha molti ematomi sul collo… Causati da… Da strangolamento e…”
“Dottore. Lei come sta?” Lo interruppe Lightman impaziente.
“L’intervento è stato difficile, abbiamo dovuto interpellare un chirurgo cardio-toracico, un neurochirurgo  e un chirurgo ortopedico. Hanno fatto del loro meglio. L’operazione è riuscita.





Kaori_97:
Beh,  fatemi sapere che ne pansate, il capitolo mi piace, ma credo di averlo scritto male, non so se capite cosa inendo ahaha

Baci :)

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Capitolo 8
*** CHAPTER SEVEN ***


Heeei belli! Scusate per la lunga attesa, sono stata un tantino impegnata ultimamente... Comnque... Spero che il capitolo vi piaccia, è leggermente più lungo rispetto agli altri!


I will save you*




CHAPTER SEVEN


“Aveva detto che l’intervento era riuscito!” Gridò Cal al chirurgo.
“Signore… L’intervento è stato molto difficile, e si… E’ riuscito, ma a volte… succede che il paziente… “
“Cosa vuole dire?!” -Lo interruppe Lightman con gli occhi iniettati di sangue- “Che Gillian non si risveglierà più? E’ questo che sta cercando di dire?!” Continuò scattando in avanti verso il medico, e per non prenderlo per il collo si dovette controllare.
“Noi non possiamo fare niente… Mi dispiace… Ma potrebbe anche risvegliarsi…”
“Oh andiamo! Mi conosce, sa cosa faccio, e entrambi sappiamo che nemmeno lei crede alle sue parole! Sono passate tre settimane! TRE SETTIMANE! Sono tre settimane che  è lì immobile su quel letto, tre settimane che non mangia per davvero, tre settimane che-“
“Dottor Lightman, la paziente…”
“Gillian.” Precisò Cal.
“Non è in coma reversibile, a almeno non ancora. E le assicuro che sta ricevendo tutti i nutrimenti necessari, que-“
“Ma lo vede anche lei? Sta dimagrendo a vista d’occhio!! E poi che vuol dire ‘non ancora’?” Cal era furibondo.
“E’ normale perdere peso dopo un’ intervento di questa portata…”
“Le dico io cosa è normale! E’ normale che se Foster non si sveglia più le spacco la faccia!”
“Posso capire che lei sia stressato, ma noi stiamo facendo il possibile per…”
“No lei non può capire u-”
“Papà!”
Cal fu interrotto da Emily che entrò nella stanza con due caffè in mano, che appena vide la scena tra suo padre e il medico, posò sul comodino vicino, per andare fermarli.
La ragazza si scusò con il dottore, che poco dopo se ne andò.
Non aveva mai visto suo padre in quello stato, era un misto di senso di colpa, rabbia, tristezza, impotenza e dolore. Un grande dolore.
La giovane abbracciò Cal e lui automaticamente le avvolse le spalle con le sue braccia.
“Vedrai che si sveglierà papà… Si sveglierà.”

Quando si separarono Emily riprese i caffè e ne porse uno al padre che andò a sedersi sulla sedia accanto al letto di Gillian e le presa la mano fragile e sottile e con delicatezza la strinse e la baciò.
Era gelida, a al tocco le labbra di Cal si gelarono .
Era molto tempo che lui e Gillian non passavano del vero tempo insieme.  Anche a causa del suo nuovo “fidanzato” che poi si è rivelato uno psicopatico omicida. Ed era per colpa sua se ora lei era qui in ospedale, in coma da tre maledette settimane. Per di più quelle orribili macchie blu sul collo erano ancora li, a farle ricordare quanto lei debba aver sofferto. Poi c’erano anche quelle dannate ustioni… Dio sembrava così fragile che aveva persino paura di toccarla.
La giovane gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla.
“Papà, vai a casa.” Disse dolcemente.
“Non posso devo restare qui con lei…”
“Rimango io con Gillian, tu adesso devi andare a casa a riposare ma  un po’ mangiare qualcosa e fari una doccia.” Insisté.
Cal sospirò.- “Va bene, chiamai per qualsiasi cosa… Tornerò qui prima di stasera.”
Carezzò un ultima volta la mano di Foster, poi si sporse per darle un bacio sulla fronte e senza che sua figlia potesse sentirlo sussurrò parole dolci all’orecchio della sua amica. Poi prese la giacca, salutò sua figlia e uscì dall’ospedale.
La piccola Lightman prese il posto del padre sulla sedia.
“Hey Gill… Mi senti?” -Chiese la ragazza sperando che Foster potesse sentirla.- “Devi svegliarti! Ci manchi molto sai? Manchi a tutti! Soprattutto a papà… E’ distrutto… Non va più a lavoro ed è tanto se si fa la doccia una volta a settimana…” -Disse prendendo la mano pallida della donna- “Non vuole mai lasciarti qui da sola… Ogni volta è una battaglia con lui per farlo andare a casa a darsi una sistemata… Si da la colpa di tutto… Perché lui dice che avrebbe dovuto vederlo, che se ne sarebbe dovuto accorgere che qualcosa non andava…” -Emily sospirò- “Sai… Lui ti ama tantissimo… Ti ama veramente… Penso che sia per questo che non lo ha capito… Perché era geloso… Talmente tanto che è rimasto accecato e… Beh… E’  successo tutto questo casino…” -La giovane strinse poco di più la mano di Gillian- “Perciò… Devi svegliarti… O lui non se lo perdonerà mai… Ti prego Gillian… Svegliati…” - Concluse lasciandole la mano per asciugarsi una lacrima che le aveva rigato la guancia.


...Cinque giorni dopo*


Cal come sempre era all’ospedale da Foster, e stava parlando al telefono con Eli. E girovagava per la stanza.
“Quali parte di ‘Dovete cavarvela da soli’ non capisci?! ... No! ... Non mi interessa! Dille che sono occupato! Non ho intenzione di-” Qualcosa attirò la sua attenzione: Foster aveva appena prodotto un piccolo gemito.
“Devo andare.” Lighaman riattacco senza spiegazioni e subito si avvicinò a lei.
“Foster?” -Le prese la mano- “Gillian mi senti?”
“Mmghh”
Cal corse ad affacciarsi alla porta- “Ho bisogno di un dottore! Mi serve un dottore!” -Poi tornò subito da lei- “Tesoro riesci a sentirmi?” Cominciò a carezzarle la guancia ma subito arrivo il dottore seguito da due infermiere e fu costretto ad allontanarsi.
Le parole che dissero da quel momento in poi furono per lui incomprensibili, ma dopo pochi secondi la riconobbe. Era la sua voce, impaurita e confusa:
“CAL!” La sentì mentre lo chiamava, con un grido spaventato. “Cal! Dove…”
Lei era circondata da gente sconosciuta che  non faceva atro che dire cose che per lei non avevano senso, e che non voleva capire, lei ora voleva solo Cal.
“Dottoressa Foster è al Washington Hospital Center, io sono il dott-”
“Cal! Dové Cal?” Chiese agitata mentre si guardava intorno.
“Sono qui tesoro, sono qui!” L’uomo si spostò in avanti e sorpassò una delle infermiere
I  loro occhi si incontrarono per un secondo ma Lightman fu costretto subito ad arretrare.
“Stia indietro, dobbiamo visitarla!” Lo ammonì il dottore.
Questo scatto improvviso però causò ancora più confusione nella testa di Gillian.
“No! No! Lasciami andare!”
“Dottoressa Foster la prego, si calmi, è in ospedale, ha subito un duro intervento.”
“Mi lasci passare!” -Disse Cal imbucandosi  di nuovo e prendendole la mano- “Tesoro va tutto bene, sei al sicuro adesso! Devono solo visitarti, puoi stare tranquilla.” Quando la ebbe rassicurata si allontanò per permettere ai medici di lavorare.
La donna lo seguì con lo sguardo, ora era un po’ più calma.

Quando la visita fu finita Cal e Gillian rimasero soli.
L’uomo  le si avvicinò e si sedé al bordo del letto, avrebbe tanto voluto abbracciarla, ma aveva paura di farle del male, così si limitò a carezzale la pallida guancia inumidita da qualche lacrima silenziosa.
“Hey hey, tesoro… Va tutto bene” La rassicurò  mentre manteneva il contato tra di loro.
“Dové? Dové lui?” Chiese con voce tremante.
“Lo hanno arrestato Gill, lo hanno preso.” Rispose dolcemente.
La donna provò a sollevarsi un po’ ma appena ci provò un dolore lancinante la colpì allo stomaco ed emise un leggero gemito per il dolore.
“Piano, piano… Vuoi che ti alzi un po’ lo schienale del letto?”
Foster annuì, come le lacrime cominciarono di nuovo a scendere lungo il suo viso. Odiava questo senso di impotenza, odiava non riuscire a muoversi liberamente, odiava il dolore praticamente ovunque nel suo corpo e odiava l’intera situazione. E Lightman la odiava anche più di lei, avrebbe dato qualsiasi cosa per essere al suo posto ora. Vedere la sua migliore amica così lo destabilizzava, non era abituato. Di solito Gillian Foster era sempre allegra spensierata con un sorriso raggiante  che riusciva sempre a scaldare il suo cuore. O la sua risata cristallina che per lui era come l’ossigeno.  Tutte queste cose, essenziali per lui, ora non c’erano. La sola cosa che lo teneva a galla era il fatto che Gillian era viva! E ora anche sveglia! E di una cosa era sicuro, lui non l’avrebbe lasciata nemmeno per un secondo.
Ora aveva bisogno di sentire la sua voce, aveva aperto bocca si e no, due volte da quando si era ripresa.
Cal sospirò- “Come ti senti?”
*Domanda stupida…*
La donna alzò le spalle e fece una smorfia con la bocca.- “Bene…  Credo…” Rispose fissando un punto vuoto davanti a lei
L’uomo la guardò, chiunque avrebbe capito che stava mentendo, il dolore era chiaro nella sua espressione.
“Mi dispiace tanto Gill…” -Le disse baciandole la mano.
“Non- Non è colpa tua, lo sai.” Disse portando una mano alla gola che le doleva.
“Ma avrei potuto evitarlo…”
“No.” Affermò Gillian chiudendo gli occhi e scuotendo la testa.
“No..?” Chiese confuso Cal.
“No. Non avresti potuto. Non avresti potuto fare nulla…”
“Si, quando vi ho seguiti a quel ristorante, quando lo ho visto in faccia…  Avrei dovuto capi-“
Lei posò la mano sopra quella di Cal e finalmente si girò verso di lui, poi la strinse.
“No. Cal… Non puoi sempre vedere tutto… E nemmeno io… non devi darti la colpa… Ti prego.”
il discorso di Gillian non aveva lo aveva convinto per niente, ma era felice che avesse creato quel contatto con lui.
“Beh tesoro… Comunque il peggio deve ancora venire… Sappi che da ora in poi non ti libererai di me tanto facilmente, ti seguirò ovunque, anche in bagno!” Scherzò lui
Gillian sorrise, Cal era bravo in queste cose, lui riusciva sempre a farla ridere anche nei momenti peggiori, come quando a casa sua c’era la sorellina di Torres e quei ragazzi avevano fatto irruzione, lui la aveva fatta ridere dicendole “Sei una bambina piagnucolosa” e questa era una delle cose che amava di lui.
Cal rispose al suo sorriso e anche alla stretta di mano, dato che in quel momento era l’unica cosa che poteve fare.


...Una settimana dopo*
 

I suoi muscoli non sembravano voler collaborare.
Cal la teneva per il braccio destro e Emily per il sinistro mentre Gillian cercava di disporre il suo peso in modo uguale su tutte e due le gambe.
"Bene dottoressa Foster." L'infermiera davanti a lei sorrise.
Gillian si chiese perché mai lei stessa fosse così eccitata, sapendo che se uno dei due la lasciava andare, sarebbe caduta. 
Ma la reazione dell’ infermiera era positiva, così pensò che dopo tutto non stava andando così male,  che era un buon primo tentativo. 
Le sue gambe si stabilirono un po’, così Gillian tentò di fare un passo.
"Attenta tesoro!" la donna poteva sentire la preoccupazione nella voce di Cal, e se non si sbagliava, una punta di orgoglio.
Quando provò a spostarsi completamente con il peso sulla gamba davanti vacillò.
"Va bene, penso che possa essere sufficiente per ora." Renee, l’infermiera,  prese il posto di Emily e la accompagnò verso il letto e Cal seguì l'esempio. 
"Molto bene. Proveremo ancora tra un po’."
“Sei stata brava Gillian!” Affermò Emily, mentre suo padre e l’infermiera  si allontanarono un po’.
Lui era  preoccupato perché lei sembrava un po' pallida.-  "E 'normale?" Chiese.
"Sì, lo è. Lei non ha usato i suoi muscoli per molti giorni, è per questo che è debole, le ci vorrà un po’ per riprendere tutte le sue forze. E la grande cicatrice  nel suo addome è ancora in via di guarigione e i punti potrebbero farle male." -Renee sorrise velocemente- “Ma lei starà bene.”
Lui annuì prima di avvicinarsi a Gillian, e prenderle la mano.
"Okay, tornerò più tardi per provare di nuovo. Se hai bisogno di qualsiasi cosa sai cosa fare." L’infermiere sorrise a entrambi prima di uscire fuori.
“Vado anche io, domani ho un test importante, devo studiare.” Emily li salutò e poi se ne andò
Nel momento in cui Cal ha aperto bocca, un inserviente entrò con un vassoio di cibo.- "Mi dispiace, niente di speciale."-  Il giovane ha tirato fuori il  tavolino dal mobile vicino a Gillian e posò il vassoio sorridendo. 
 Uscì dalla stanza e Cal lo seguì nel corridoio. Sentiva gli occhi curiosi di Gillian su di lui mentre si allontanava
"Hey tu, pensi che potresti farmi un favore?"
"Certo, se posso."
"Potresti far avere un budino al cioccolato alla mia amica?" Cal teneva la voce bassa.
"Uhm, non so…" Si fermò, si voltò a guardarla seduta sul letto prima di tornare  guardare Lightman.- "Vado a controllare. Non posso promettere niente, però…”
“Grazie.”
"Non c'è problema". Il giovane fece un piccolo cenno del capo prima di tornare al suo lavoro e proseguendo lungo il corridoio.
"Di che si trattava?" Gillian alzò un sopracciglio mentre Cal tornava verso di lei
"Niente. Perché?” -Si sedette sulla solita sedia accanto al letto- "Ha intenzione di mangiare?"
Brodo vegetale, una fettina di petto di pollo con patate e gelatina al limone.
Gillian rispose con un sguardo vagamente disinteressato. "Credo... Ma non il pollo… No.”
Cal era di nuovo in piedi.- “Cos’ ha che non vai pollo? Voglio dire… Non farà poi così schifo…”
“Io… Io non ce la faccio” All’improvviso Gillian era tornata triste e si portò una mano sulla spalla, dove era rimasta la cicatrice di una delle bruciature.- “Ho sentito la puzza della mia carne bruciare Cal. Era insopportabile e nauseante. E faceva male. Io… Io non posso credere che anche gli animali da allevamento subiscano questo dolore. Ora che lo so… Io… Io non ce la faccio” Terminò stringendosi sulle spalle.
Cal sospirò…- "Non ti preoccupare tesoro… Ma ti dico una cosa. Se mangi tutti il resto come una brava ragazza forse ci sarà una sorpresa per te." Sperava di essere riuscito a distrarla di nuovo come lei fece un sorriso sospettoso.
"Che cosa? Tu non ti fidi di me?" Si finse offeso.
"E 'una domanda trabocchetto?" Domandò Foster.
Cal le sorrise, poi le diede un buffetto sulla guancia.- “Forse, ma ora mangia!” 






Kaori_97
Alloraaaa, in teoria questo é il penultimo capitolo... E dato che questa ff fa parte di una serie, di non so ancora quante storie, vi avverto che da ora in poi (nelle mie ff) Gillian sarà vegetariana, mi dispiace se questo cambiamento del personaggio possa dare fastidio a qualcuno, ma io Gillian vegetariana ce la vedo troppo bene! 
Spero continuerete a seguirmi!
Un  bacio

Ps. Viva i vegetariani YEEEAH.



A

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Capitolo 9
*** CHAPTER EIGHT ***


Heeei ciao a tuttii ecco l’ultimo capitolo!
Più o meno a metà storia troverete il  POV di Gillian, lo ho inserito per far capire meglio il suo stato d’animo!!
Enjoyyyy!!!



I  will save you*


CHAPTER EIGHT


Finalmente stava per lasciare l'ospedale. Gillian sembrava ancora un po' fragile e traballante, ma era in piedi. Si stava riprendendo.
"Si prenda cura di se stessa dottoressa Foster.” Disse  dolcemente Renee
“Grazie” -Rispose sorridendo- “Anche lei.”
"Ci può scommettere". L’infermiera si raddrizzò, per guardare Cal in faccia. Puntandogli un dito al petto. "In quanto a lei." -Il suo viso si addolcì quando lui le rivolse un sorriso sbilenco senza denti.- "Sa che ho 71 anni giusto? Il suo  fascino inglese non ha alcun effetto su di me."
Infine Cal raddrizzò il suo sorrisa e mostrò i denti.
"Okay, forse un po'." Ammise scherzando l’infermiera. "Si prenda cura di se stesso anche lei. Non si trascuri più."
L’anziana signora, lasciò la stanza regalando loro un ultimo sorriso.
Lui la seguì con lo sguardo per un attimo, poi si voltò verso Gillian.
Era il momento di tornare a casa.
“Andiamo tesoro.” Si avvicinò a lei e le cinse la vita, con la mano libera invece prese la sua per aiutarla a camminare.
Lungo il tragitto dalla camera fino al parcheggio Foster rischiò di cadere un paio di volte, ma per fortuna con lei c’era Cal il suo migliore amico.
Mentre era in macchina seduta affianco a lui sul sedile anteriore fu assorta da alcuni pensieri.
Cal, il suo migliore amico, l’unica persona di cui si fidava cecamente l’ aveva salvata, ma il punto era che lui aveva DAVVERO messo a rischio la propria vita per lei, aveva rischiato di morire per proteggerla. Certo, adesso lei non era in splendida forma e il suo corpo le faceva male più o meno ovunque, ma era viva. Tutto questo grazie a lui. Il suo migliore amico…  Dio… si sentiva così in colpa per questo… In quei pochi minuti di lucidità in cui era rimasta cosciente i suoi pensieri erano tutti su di lui. Vattene. Ti farai ammazzare. Ti prego va via di qui. Certo lui ne era uscito illeso, ma aveva rischiato grosso. E le venne in mente la discussione che avevano avuto fuori da quel ristorante…


“Cosa ci fai qui?”
“Te l’ho detto, ero da queste parti.”
“Sono le dieci e mezza Cal. Tu non mangi a quest’ ora. Perché sei qui?”
Nessuna risposta.
“Ti ho visto Cal, ti ho visto. Sei entrato poco dopo di noi… E sei stato a controllarci per tutto il tempo.”
“No. Non è vero…”
“Cal! Come… Come puoi mentire anche su questo?! Ti ho visto! Tu sei sempre stato qui! Mi avevi chiesto scusa… Avevi detto che non ti saresti più immischiato…”
“Perdonami…”
“Non toccarmi. Questa volta hai davvero toccato il fondo… Mi avevi fatto una promessa.”



Dio quanto avrebbe voluto tornare indietro per evitare tutto questo… Lui le aveva salvato la vita quando lei lo aveva trattato malissimo…
“Hei tesoro va tutto bene?” Le chiese Cal vedendola con un espressione di rimpianto sul volto.
“Mh?” Gillian si voltò a guardarlo confusa era troppo assorta nei suoi pensieri che non aveva capito cosa aveva detto.
“Gill… Stai bene?”
“Vuoi dire oltre ad avere una voglia pazzesca di mangiare un intera scatola di gelato al cioccolato e di tornare a casa?”
“Digressione… Sicuramente se ne sarà accorto…”
Cal lasciò perdere, notando che lei preferiva non parlarne. Così cambiò discorso.
“Oh dimenticavo, verrai a stare da me, non andrai a casa tua.” Disse Lightman come se fosse la cosa più normale del mondo.
“Cosa? Perché?!”
“Non voglio lasciarti sola, e comunque non sei proprio nelle condizioni di potertela cavare senza aiuto per adesso.”
“Hai mai pensato di parlarmene o almeno di avvertirmi?!” Chiese Foster esasperata.
“L’ ho fatto, appena dopo il tuo risveglio in ospedale ricordi? E comunque lo sto facendo anche adesso.”
“… Sappi che da ora in poi non ti libererai di me tanto facilmente, ti seguirò ovunque, anche in bagno!”
Gillian sorrise involontariamente al ricordo di quelle parole, poi si riprese.
“Ma io-“ Fu interrotta.
“Niente ma tesoro, non costringermi a usare la forza!” Disse ghignando.
La donna si arrese. In realtà era compiaciuta che lui si preoccupasse per lei a quel modo, e era felice alla prospettiva di passare del tempo con lui.  Al sicuro. Perché a pensarci bene a casa da sola non voleva starci.
Sorrise impercettibilmente, quando ormai Cal era tornato a guardare la strada, e proseguirono.

Una volta arrivati Lightman accompagnò Gillian dentro casa, e la fece sedere sul divano.
Emily era partita il giorno prima per Chicago dalla madre, ma prima, come le aveva chiesto suo padre aveva recuperato un po’ delle cose di Foster e portate a casa loro.
“Allora… Cosa posso preparare per cena a questa neo vegetariana?” Chiese Cal andandosi a sedere (buttare) sul divano affianco a lei appoggiando la mano sullo schienale dietro le sue spalle.
“Mmm…  Sorprendimi!” Rispose sorridendogli- “Io ho bisogno di una doccia…” Disse lei alzandosi forse  troppo velocemente.
Vacillò leggermente e Cal fu subito affianco a lei per stabilizzarla.
“Tutto okay tesoro?” Chiese preoccupato.
“… Si grazie…” Disse poggiando una mano sul suo petto per sorreggersi meglio.
“Ti accompagno sopra…” Disse con tono dolce.
“Va bene.”
Arrivati al bagno fece sedere l’amica sul bordo della vasca, poi lasciò la stanza per portarle vestiti e asciugamani puliti.
“Grazie.” Disse Gillian sorridendo.
“Niente tesoro… Ti serve una mano con quelli?” Disse indicando i vistiti che aveva a dosso, con un ghigno.
La donna sorrise maliziosamente- “No grazie.” Rispose.
“Sicura di farcela a stare lì in piedi da sola?” Scherzò Cal questa volta agitando il dito davanti alla doccia.
“Si! Ne sono sicura.” Rispose Foster ridendo e arricciando le labbra.
“Va bene, allora… ” -Disse fingendosi deluso- “Vado in cucina a prepararti qualcosa di delizioso!” Disse agitando le braccia in modo teatrale-  “Per qualsiasi cosa chiamami.” Stavolta era serio, poi lasciò la stanza.
Poggiando la mano al muro Gillian si alzò lentamente. Forse era meglio  farsi un bagno date le sue condizioni, però ci avrebbe impiegato molto più tempo e non voleva restare sola. In ospedale praticamente con lei c’era sempre qualcuno, l’infermiera Renee o il suo migliore amico Cal o Emily, ovviamente quando doveva lavarsi o cambiarsi era la donna ad aiutarla, ma ora era da sola, certo Cal era solo al piano di sotto, ma dentro il bagno c’era troppo silenzio per i suoi gusti, un silenzio che non sentiva più da quella notte.
Cominciò a spogliarsi. Era davanti allo specchio e ogni volta che scopriva una parte della sua pelle rivelava una cicatrice.  E questo le riportava alla mente di nuovo quel silenzio. Quella notte e tutte le cose orribile che aveva comportato.
Tirando indietro le lacrime e sostenendosi al muro si infilò dentro lo doccia e aprì l’acqua.
La fece scorrere sul suo corpo fino a quando non si sentì pronta per uscire.

Nel fra tempo Cal era giù in cucina armeggiando ai fornelli per preparare qualcosa da mangiare a Foster, aveva pensato a delle polpette di legumi e spinaci in padella con maionese e insalata. Era praticamente pronto, e ci aveva messo una buona mezz’ora a cucinare  tutto. Ma allora perché Gillian non era ancora uscita?
“Gillian?” Disse ad alta voce affacciandosi alla rampa delle scale.
Dato che non sentì nessuna risposta salì al piano di sopra e andò davanti la porta e riprovò.
“Tesoro?”
Ninete.
“Hey va  tutto bene?” Chiese cominciando a preoccuparsi.
Ancora nulla.
“Gill… Sto entrando…” Lentamente aprì la porta, per dargli il tempo di prepararsi nel caso non lo avesse sentito.
Quando entrò la trovò rannicchiata a terra con le gambe al petto strette tra le braccia e la testa chinata sulle ginocchia. Era completamente nuda, ed era ancora bagnata. Cercando di seppellire tutti i suoi istinti primordiali prese l’asciugamano che era ancora sul bordo della vasca e prima che la stoffa poté toccare le sua spalle vide le cicatrici  e le bruciature che erano e sarebbero sempre rimaste sulla sua pelle.
Si sedette per terra accanto a lei.
“Gill… Stai bene?” Chiese a bassa voce.
Come se si fosse accorta solo ora della presenza dell’uomo al suo fianco la donna cominciò ad agitarsi.
“Cal! “ Esclamò la donna cercando di coprirsi  come meglio poteva.
“Tranquilla tesoro! Non ho visto niente…” La rassicurò.
Gillian non disse nulla e puntò lo sguardo fisso sul muro davanti a lei.
“Tesoro sei… Scivolata?”
Lei annuì senza dire  una parola



.                                                                              POV GILLIAN                                                                          .

Sono un incapace. Non riesco nemmeno a stare in piedi. Fino a poco più di un mese fa camminavo sui tacchi perfettamente. E ora? Ora scivolo come una stupida perché le mie gambe sono troppo deboli per sostenermi. Per quanto tempo resterò così in queste condizioni? Mi guardo e vedo solo una donna che non è stata capace di difendersi. Vedo  il mio ventre con un’ orribile cicatrice che non sparirà mai, come tutte le altre del resto. Questo non è il mio corpo, questa non sono io. Sento qualcosa che mi avvolge le spalle e improvvisamente mi risveglio dai miei pensieri. E’ Cal, che mi a coperto con un asciugamano.
Oh Dio ma sono completamente nuda!
“Cal!”
Cerco di coprirmi, non voglio che mi veda così.
“Tranquilla tesoro! Non ho visto niente!”
Cerca di rassicurarmi, probabilmente si riferisce al fatto che sia completamente svestita. Ma io non voglio che veda il mio corpo martoriato, del resto mi interessa ben poco al momento...
“Tesoro sei… Scivolata?”
Io annuisco, ma non ho i coraggio di parlare.
“Vieni qui.”
La sua voce ha un suono dolcissimo. Mi aiuta ad alzarmi, e insieme usciamo dal bagno per andare nella camera degli ospiti dove sono tutte le mie cose, e mi fa sedere sul letto.
Io sono ancora muta. Dovrei dire qualcosa.
Prende una borsa e la posa proprio affianco a me, poi si allontana leggermente.
“Ti serve una mano per vestirti?”
La sua voce ancora una volta è calda e dolce. E non vedo nessuna traccia di malizia o altro. Lui è veramente preoccupato per me. Ma è una cosa che devo fare da sola.
“No.”
Scuoto la testa.
“Va bene… Quando hai finito prima di alzarti chiamami… Di sotto c’è una squisita cenetta che ti aspetta!”
Mi carezza una guancia cercando di rallegrarmi e poi si volta per andarsene, ma io gli afferro una mano e lo fermo facendolo girare a guardarmi.
“Grazie.”
Lui mi sorride. Probabilmente se le mie gambe fossero abbastanza forti  gli sarei già saltata addosso. Amo quel ghigno.
“Di niente Gill.”
Mi stringe un ultima volta la mano e poi esce dalla stanza chiudendo la porta.
E io comincio a vestirmi

.                                                                                                                                                                           .

*

Finito di mangiare le cose si erano alleggerite.
“Grazie era tutto buonissimo.” Disse Gillian sorridendo.
“Per te questo ed altro!” -Rispose- “ Aspetta domani! Vedrai ti stupirò con le mie doti di cucina vegetariana!”
Foster rise nel vedere Cal che si atteggiava a grande chef.
“Ne sono sicura!”
Era incredibile l’influenza positiva che Cal avesse su di lei, meno di un’ora fa era a terra piagnucolando e ora rideva allegramente con lui.
Lightman, d’altra parte faceva del suo meglio per distrarla, ed ogni volta lei gli regalava un sorriso radiante e sincero. Era tutto quello di cui lui aveva bisogno.

Qualche ora più tardi Cal l’aveva accompagnata di sopra, nella camera degli ospiti, le aveva dato la buona notte e poi era tornato giù in salotto.
Stava usando il pc quando sentì le sue urla. Corse su per le scale,  aprì la porta della camera e vide la sua migliore amica seduta sul letto con le ginocchia al petto, e lacrime che le solcavano le guance . Vide la paura nei sui occhi. Si precipitò al suo fianco, si sedette sul letto e delicatamente la prese tra le braccia.
“Shh Gill, va tutto bene… Tranquilla… tranquilla tesoro…” Le mormorò dolcemente
Lui gentilmente le carezzava la schiena. Ci volle un po' per farla calmare. Quando finalmente ci riuscì, lui allentò la presa su di lei. " Vado a  prenderti, un po’ d’acqua okay?"
Lei lo afferrò impedendogli di farlo allontanare.
"Vado solo in cucina. Torno subito, te lo prometto.”
Lei lo lasciò andare, e prima di alzarsi Cal le carezzò la guancia.
Dopo pochi minuti le era di nuovo seduto accanto sul letto. "Vuoi  parlarne?"
"…Continua a colpirmi, più e più volte." Sussurrò. “E non riesci… Tu non riesci… Ad arrivare in tempo prima… prima che…” Di nuovo Gillian era in balia delle lacrime
L’uomo rabbrividì a quel pensiero.
"Sono qui, e lui non può avvicinarsi a te.” -Si sdraiò, e con un braccio avvolto intorno a lei la attirò sulla sua spalla.- "Cerca di dormire un po' tesoro. Io sono qui." Le ha infilato delicatamente le dita tra i capelli e la strinse ancora di più vicino a se. Le baciò la fronte e in pochi minuti Foster si addormentò. Non molto tempo dopo, il sonno raggiunse anche lui.


 


Beneeeeee finalmente la ho finita! Allora moltee saranno deluse, immagino che vi aspettavate che si mettessero insieme alla fine della storia… Ma ci sono due motivi per cui non lo ho fatto:
1) Prima che succedesse tutto questo, Gillian stava veramente bene con Derek, insomma… Prima di scoprire che fosse uno stupratore- assassino ahah quindi penso che non possa subito impegnarsi di nuovo…
2) E in una fase post/trauma, e nonostante io tra le righe ogni tanto abbia fatto notare il suo amore per lui, anche se in modo non proprio esplicito, penso anche qui che debba passare un po’ di tempo…
Quindi, posterò una OneShot, spero il prima possibile, dove finalmente tutti avremo il nostro lieto fine Callian!

Un bacio, e grazie a chi mi ha seguito!
In particolare alla mia Honey <3 qui conosciuta come Jenny o Gillian_Lightman  che da SEMPRE mi segue<3
TI VOGLIO TANTO BENE!!


Kaori_97


 

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