New event, new characters but old danger

di Lady Kid 1412
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una Nuova Squadra ***
Capitolo 2: *** Destino ***
Capitolo 3: *** Segreti ***
Capitolo 4: *** Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Incubi ***
Capitolo 6: *** Indizi da svelare ***
Capitolo 7: *** Danger ***
Capitolo 8: *** Fortuna ***
Capitolo 9: *** Fine? ***
Capitolo 10: *** Ultima difficoltà ***
Capitolo 11: *** Pivello ***
Capitolo 12: *** La Resa dei Conti ***



Capitolo 1
*** Una Nuova Squadra ***


Erano passati diversi mesi dal giorno in cui tre mercenari, assoldati da un ex marine, avevano cercato di uccidere Tony. Questo marine era stato riconosciuto come Thomas Jefferson accusato da Gibbs sette fa per traffico d’armi rubate alla base di Quantico e nuovamente arrestato da DiNozzo due anni fa per traffico di droga. Jefferson, tuttavia era irreperibile da un anno ed era ricercato dalla polizia per essere evaso di prigione.
Quella sera Tony era uscito prima dal lavoro e si diresse in un locale a soli dalla sede nel Ncis.   
“Ciao Tony” salutò il barista vedendo DiNozzo entrare “è da tanto che non ti si vede” continuò l’uomo.
“Ciao Sam” salutò DiNozzo sedendosi su una delle sedie attorno al bancone “Ho avuto da fare ultimamente” concluse ordinando una birra.
Una volta finita la birra Tony, si voltò a guardare gli altri ‘ospiti’ del pub, quando vide una giovane dai lunghi capelli castani, gli occhi di un azzurro brillante come il mare e non riuscendo a resisterle, si avvicinò.
“Salve, è strano trovare una bellissima donna tutta sola in un pub a quest’ora” disse Tony spavaldamente.
“Potrei dire lo stesso si te” disse lei alzando gli occhi verso di lui e contemplando l’affascinante uomo con uno sguardo provocante che fece sorridere Tony, “vuole sedersi?” chiese la donna subito.
“Certo, stavo pensando al modo con cui chiederglielo… ma mi ha preceduto” disse sorridendo DiNozzo.
Non restarono a lungo in quel pub, infatti, dopo soli dieci minuti che si erano conosciuti, si avviarono verso l’appartamento di DiNozzo, dove rimasero insieme tutta la notte…
Quando Tony si svegliò, la ragazza era andata via e sul cuscino aveva lasciato un foglietto con scritto ‘Chiamami allo 0394384739’.
Tony non era tipo da relazioni durature, si può dire che era una persona da una notte e via, tuttavia rievocando con la mente quella splendida notte che non avrebbe dimenticato facilmente, mise il foglio nella tasca della giacca, e fu allora che vide l’ora… era in ritardo e Gibbs sicuramente sarà furioso. Si vestì in fretta e corse in macchina senza mai smettere di pensare a quella donna che le aveva rubato il cuore, non lo avrebbe mai ammesso, ma dentro di lui sapeva di essersi innamorato.
 
Quella mattina, Gibbs era di pessimo umore, come lo era sempre quando qualcuno prendeva decisioni che lo riguardavano al suo posto. Quel giorno il direttore gli aveva ordinato di aggiungere alla propria squadra due agenti specializzati: il primo un uomo di origine spagnola con i capelli biondi e gli occhi castani, era laureato in psicologia criminale, mentre la seconda era, una donna laureata in Storia antica, che aveva lavorato nella Capitaneria di porto per qualche anno. Tuttavia, la cosa che infastidiva di più Gibbs era stato il ‘trasloco’ che aveva modificato l’ordine della stanza, mentre prima Ziva si trovava, affianco a Gibbs e davanti Tony e McGee. Ora nella scrivania di Ziva c’era la nuova arrivata con vicino Gibbs e dall’altra parte l’altro arrivato, di fronte a loro c’erano Tony e McGee che non aveva subito modificazioni. Non si era salvato, invece, il grande televisore che utilizzavano per visualizzare le foto, infatti, al suo posto c’èra la scrivania di Ziva. 
 
Una volta arrivati tutti gli agenti, tranne Tony, il direttore spiegò che per regolamento una squadra deve essere composta da sei o più membri e avere un laureato in psicologia.
“Non potevi chiedermi consiglio prima?” chiese seccato Gibbs al direttore Shepard.
“Non mi sembrava necessario informarti” ribatte lei contenta della vittoria su Gibbs, “Bene, allora lei è l’agente speciale Galanti Marie, mentre lui è l’agente speciale Fernández Alejandro” terminò il direttore, “spero che impariate presto a rapportarvi tra di voi, così potrete iniziare subito a lavorare” e detto questo si allontano, lasciando Gibbs con un’aria arrabbiata, e dopo poco tempo la seguì nel suo ufficio.
“Salve, io sono l’agente speciale Ziva David” disse Ziva stringendo la mano ai due nuovi arrivati. “Io, invece, sono l’agente speciale Timothy McGee” disse presentandosi il pivello.
“Salve a tutti” saluto timidamente Marie, mentre Alejandro che era sicuramente più audace si presentò a Ziva, che incominciò a rendersi conto di quanto fosse carino.
In quel momento, Gibbs che si trovava di fronte all’ascensore fischiò “Forza voi due, vi mostro il piano di sotto” 
“È meglio se corri”, consigliò McGee a Marie, mentre Alejandro continuava a fare la corte a Ziva.
Vedendo le porte che si aprivano e Gibbs che entrava, premendo un tasto, Marie ringraziò Tim e corse verso l’ascensore, dove vi entrò all’ultimo secondo, al contrario di Ale che non riuscì a entrare.
“Salve agente speciale Gibbs, mi chiamo Marie” si presentò la ragazza, mentre l’ascensore scendeva. Gibbs iniziò a fissarla e poi insolitamente dalle altre volte, a Marie sembrò che gli occhi dell’uomo fossero lucidi.
“Ciao” disse piuttosto turbato, “chiamami pure Jethro”, a quanto pare qualcosa in Marie aveva colpito il duro marine, ma la ragazza non poteva sapere di cosa si trattasse.
Una volta al piano di sotto, Gibbs mostrò a Marie il laboratorio di Abigail Sciuto o per gli amici “Abby”. La ragazza dai capelli neri raccolti in due codine si trovava davanti a un computer e alla vista dei due si girò.
“Salve Gibbs e tu devi essere quella nuova giusto?” disse Abby sorridendo.
“Si esatto, sono Marie” disse ricambiando il sorriso.
“Benvenuta nel mio regno Marie” continuò Abby mostrandole ogni singola macchina del laboratorio, mentre Gibbs continuava a fissare Marie, con gli occhi lucidi.
  
Tony non smise per un secondo di pensare alla donna della sera prima, ricordava ogni particolare di lei, ma la cosa che l’aveva colpito più di tutte erano i suoi occhi, in apparenza calmi e tranquilli e subito dopo maliziosi e seducenti. Pensò di chiamarla, non poteva stare senza di lei, sfortunatamente nell’ascensore il telefono non aveva campo, avrebbe dovuto subire il rimprovero di Gibbs sul suo ritardo prima di chiamarla. In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono e Tony corse fuori per raggiungere il più in fretta possibile la scrivania, sfortunatamente non calcolò che qualcuno si trovasse il davanti, così DiNozzo finì per andare a sbattere su di Marie che cadde a terra con Tony sopra.
A Tony gli parve di avere un déjà vu, aveva già vissuto quella scena, e vide chiaramente anche il viso della donna di cui si era innamorato, l’unica eccezione è che quella volta erano svestiti.
“Scusami non volevo urtarti” si scuso il ragazzo aiutando la ragazza ad alzarsi.
“Tranquillo è tutto ok…” Marie lo guardò e riconoscendolo divenne rossa in viso, da quel gesto Tony capì che non stava sognando la ragazza con i capelli raccolti davanti a lui, era la stessa che ieri sera aveva dormito con lui...

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Capitolo 2
*** Destino ***


Si fissarono per qualche secondo senza dire una parola, tuttavia, con la mente entrambi pensavano alla sera scorsa, facendo ogni tanto un sorrisetto impercettibile.
“Ehi, DiNozzo” sbraitò Gibbs “te la sei presa comoda, oggi”.
“Scusi capo” replicò senza mai smettere di fissare la ragazza.
“Tony accompagna Marie in archivio e portatemi il fascicolo 04853” ordinò sempre furioso.
“Si capo” dissero contemporaneamente i due entrando nell’ascensore.
“Ziva… Ziva!” la chiamò McGee quasi sussurrando.
“Dimmi” lo incitò lei.
“Secondo te tra Marie e Tony c’è qualcosa?”   
“Si sono appena visti!” dichiarò lei
“Secondo me è possibile” s’intromise Ale.
 
Una volta entrati nell’ascensore, Tony premette il pulsante per arrestare il mezzo e si girò verso Marie.
“Ciao” le disse teneramente Tony.
“Ciao” rispose lei “lo sai che non so nemmeno il tuo nome?”
“Rimediamo subito io sono Anthony DiNozzo”
“Marie Galanti”
“Sei italiana?” chiese Tony sorpreso.
“Sì.. sono del Veneto, come l’hai capito?”
“Anch’io sono italiano” sorrise lui.
“Davvero?! Fico!”
“Che coincidenza lavorare allo stesso caso” finì per dire Tony.
“Per la verità io lavoro qua” disse Marie.
“Cosa.. e da quando? Possibile che non abbia mai notato una ragazza stupenda come te!?” rispose perplesso il ragazzo.
“Ho cominciato oggi a lavorare per Gibbs”
“Davvero? Allora siamo colleghi” a quelle parole Marie sorrise felice e con lei anche Tony.
“Senti, so come vanno certe cose” Tony divenne improvvisamente cupo in viso, mentre Marie pensava cosa, il ragazzo stesse cercando di dirle.
“Lavoriamo per lo stesso capo, di solito si fanno fantasie sui colleghi, ma niente di più, quindi se vuoi, la finiamo qui e fingiamo che ieri sera non sia successo nulla” disse sospirando.
“È quello che vuoi?” chiese Marie.
“Beh, non posso condizionarti” “comunque vorrei che continuasse..” disse piano.
“Nemmeno io vorrei che finisse” dichiarò lei,Tony la guardò perplesso e allo stesso tempo felice, ma non fece in tempo a rispondere che Marie si avvicinò al viso dell’uomo e lo baciò appassionatamente.
“Senti ho trovato.. ehm.. un tuo indumento a casa mia” dichiarò Tony.
“Ah.. beh allora dovrò passare a riprenderlo” sorrise lei.
“Ho forse potrei passare io..” scherzò lui.
“Non credo che potresti venire in un albergo religioso”
“Vivi lì??” domandò sorpreso DiNozzo.
“Non posso permettermi un hotel e finché non avrò abbastanza soldi, non potrò affittare un appartamento.”
“Che ne diresti di venire a stare da me?” propose il ragazzo.
“Dici davvero?” domandò allegramente lei.
“Certo!” rispose Tony “Comunque devo proprio dirtelo... baci davvero bene” disse riattivando l’ascensore.
“Nemmeno tu sei tanto male” sorrise Marie.
 
“DiNozzo!” sbraitò Gibbs “quanto tempo ti ci vuole per prendere un fascicolo!”
“Scusi capo” disse Tony rifugiandosi vero la scrivania, mentre Marie appoggiava il fascicolo sulla scrivania di Gibbs e si andava a sedere sulla scrivania che una volta era di Ziva, fu allora che Tony notò i cambiamenti avvenuti nella stanza tuttavia non perse tempo a guardare, era felice che Marie si trovasse con la scrivania davanti alla sua.
-Ma perché sono sempre così felice con lei?- nella sua mente DiNozzo non pensava che a lei, se non è amore quello, non saprei come definirlo.
“Salve agente speciale DiNozzo” disse il biondino che mettendosi davanti a Tony gli impediva di guardare la ragazza che scriveva al computer.
“Tu chi diavolo sei?” disse Tony alterato per essere stato interrotto.
“Sono un suo collega, lavorerò nella vostra squadra come nel caso di Marie”.
“Lascia perdere Ale” disse Ziva notando che Tony aveva altri pensieri per la mente “lui è un caso a parte”.
“Scusa Ziva, stavi dicendo?” chiese Tony alla collega.
“Stavo parlando con Ale” disse lei seccamente, “Vieni Ale, ti mostro l’ufficio” disse cambiando tono e accompagnandolo verso l’ascensore.
“Sono davvero lusingato che una bellissima donna come te si occupi di me” rispose Alejandro, entrando in ascensore con lei, e fu allora che Tony vide Ziva arrossire.
“Ehi McGee”
“Che vuoi Tony?”
“Hai visto quel tipo che fa il play boy con Ziva”
“Sì, mi ricorda qualcuno..”
“Anche a me..” disse piano Marie sorridendo e lanciando un’occhiata elettrizzante che Tony non aveva mai notato in nessuna donna, McGee che continuava a fissarli si convinse della sua teoria che Ziva aveva escluso.. tra Tony e Marie c’èra qualcosa..
 
La mattina seguente, Tony fu svegliato dal profumo di caffè caldo e cornetti alla marmellata.
“Buongiorno pigrone” salutò Marie “come stai oggi?”
“Benone, e voi signorina?”
“Mai stata meglio”, “comunque sbrigati, non possiamo arrivare tardi!”
“Già, Gibbs ci ucciderebbe”
“Mi spieghi una cosa.. come mai considerate Gibbs come se fosse una persona terribile”
“Non ti fa paura?” chiese Tony fingendo stupore.
“No, anzi sembra una persona molto amabile”, sentendo quelle parole Tony alzò di scatto la testa e la fissò stupito, era la prima volta che sentiva qualcuno definire Gibbs “amabile”.
 
“Sbrigatevi abbiamo un caso” disse Gibbs  ai sottoposti che si trovavano seduti alle loro scrivanie “Io Ziva, McGee e Fernández andremmo con il furgone del Ncis” “DiNozzo, tu e Marie userete la macchina di Tony”.
“Strana coincidenza” sussurrò Tony all’orecchio della ragazza che sorridete tranquillamente.

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Capitolo 3
*** Segreti ***


“Capo, ma.. credevo di dover venire in auto con Marie” brontolò Tony, al nuovo ordine di Gibbs.
“Beh ho cambiato idea, tu starai con gli altri nel furgone” dichiarò Jehtro.
“Si capo..” rispose deluso il ragazzo, tuttavia penso che se non stava con la ragazza per dieci minuti non sarebbe caduto il mondo, in fondo la vedeva tutte le sere a casa sua.
“Ah DiNozzo.. un’ultima cosa” si ricordò Gibbs, “ho concesso il permesso a Ziva di guidare, insisteva da molto” terminò avvicinandosi alla macchina lasciando sfuggire un sorriso, mentre il viso di Tony s’incupiva al pensiero del modo pericoloso di guidare di Ziva.
- Ecco perché Gibbs ha preferito andare in macchina con Marie, ed io che credevo nelle coincidenze – pensò avviandosi verso i colleghi che avevano già occupato i posti nel mezzo.
In quel caso Tony si sbagliava, Gibbs aveva preferito andare in auto per un altro motivo sconosciuto, che era seduto in macchina e alla vista del capo che entrava al posto di Tony, non fece domande, ma diventò rossa per il timore.
“Ciao Marie, ho preferito venire in auto perché Ziva non è il massimo in fatto di guidare” disse Gibbs una volta accesa la macchina.
“Salvo capo” disse lei timidamente.
“Ehi!” esclamò Gibbs fingendosi offeso, “non ti avevo chiesto di chiamarmi Jethro”.
“Ah si è vero..” disse lei “il fatto è che Tony mi ha detto che nessuno la chiama per nome in ufficio, solo il dottor Mallard e il direttore”
“È ora anche tu” la corresse lui ridendo.
“Giusto” rispose lei ricambiando il sorriso, mentre Gibbs accendeva la radio, proprio nel momento in cui trasmettevano la canzone di Eros Ramazzotti, “Siamo fuoco nel fuoco”. Era la canzone preferita di Marie, senza contare tutte quelle di Nek che occupavano la primissima posizione in fatto di preferenza.
Senza accorgersi la ragazza stava canticchiando la canzone che era legata a molti ricordi passati e persi nel tempo.
Gibbs che la ascoltava non riuscì a non sorridere.
- ha una bellissima voce- pensò, quando nella sua mente affiorarono ricordi molto dolorosi e gli occhi gli diventarono lucidi, come la prima volta che aveva visto Marie, ma stavolta lei lo notò.
“Jethro..” lo chiamò piano, riportando l’uomo alla realtà.
“Sì, dimmi” disse prontamente.
“Tutto ok?” domandò lei preoccupata.
“Scusa, canti molto bene lo sai?” a quelle parole la ragazza diventò viola, non si era accorta di cantare.
“G-Grazie” disse timida, ma lui non la stava guardando, era tornato nei suoi pensieri e aveva tirato fuori una bottiglietta d’argento, nella quale Marie riuscì a leggere solo una parola, per la verità era un nome “Kelly”.
 
“Tony” il ragazzo ancora scosso per il viaggetto nel furgoncino, si girò e vide la sua dolce coinquilina che gli si avvicinava, fu colto da un brivido lungo la schiena e non poté non baciarla, sperando che nessuno li vedesse e per fortuna fu proprio così.
“Ehi devi aver passato proprio un brutto quarto d’ora” le disse ridendo.
“Già” riuscì a dire lui con un filo di voce.
“Che esagerato sei.. comunque senti te hai mai sentito Gibbs parlare di una certa Kelly?” domandò Marie decisa a scoprire il di Jethro.
“Kelly? No mai, perché?” rispose perplesso
“No nulla”
“Ehi DiNozzo, ti muovi” urlò Gibbs, facendo scattare i due. “Ti da fastidio?” chiese poi preoccupato a Marie, “No Cap..” riuscì a fermarsi in tempo per correggersi “Jethro”.
Tony la guardò preoccupato, pensava che Gibbs l’avrebbe sgridata, ma non lo fece al contrario le sorrise e si avviò verso il luogo dell’omicidio. Marie stava per seguirlo quando Tony l’afferrò per il braccio fermandola
“Hai forse fatto un sortilegio a Gibbs?” domandò scherzosamente “se io lo chiamassi per nome, finirei a dirigere il traffico”
“Beh.. io ho più fascino di te” rispose lei avviandosi dietro a Gibbs, mentre Tony fece un sorrisetto furbesco, ma accortosi di essere l’ultimo raggiunse di corsa i compagni.    
 
“Ehi Marie”
“Ciao Ale” salutò la ragazza quando il biondino che le si avvicinava.
“Come te la passi?” continuò lui.
“Bene, e tu ti sei ambientato?”
“Certo, penso che tra poco io e Ziva..” non disse altro, ma l’espressione apparsa sul suo volto parlava per lui.
“Sei sicuro? Non credo che Ziva si una che va col primo che trova” affermò Marie leggendo l’espressione sul volto di Alejandro.
“È qui che ti sbagli” disse “Ho saputo che le piaccio.. e molto anche”
“Se lo dici tu..” rispose Marie titubante.
“E tu invece? Come va la tua relazione con DiNozzo” a quelle parole la ragazza si girò quasi intimorita.
“Cosa?”
“Ma si dai, si vede subito che tra voi c’è una storia”
“E se anche fosse? Non sono affari tuoi!” disse fingendosi infuriata.
“Ok ok, comunque volevo farti una domanda.. che rapporto hai con Gibbs?”
“In che senso?”
“Amicizia, lavoro.. amore”
“AMORE!?” “ma stai scherzando vero?” la ragazza era diventata nuovamente viola in volto “è un rapporto di lavoro e basta! Come tutti gli altri”
“Si.. ma a noi non ci da il permesso di chiamarlo per nome”.
– Ha ragione – pensò Marie, nessuno della squadra lo chiamava per nome, solo lei.. ripensandoci anche in ufficio tratta sempre in modo irruente i colleghi.. tutti.. tranne lei, perché?
Alejandro vedendo che la ragazza aveva perso il sorriso penso di aver parlato troppo.
“Allora” disse distogliendo Marie dai suoi pensieri “Ti propongo una sfida”
“Che sfida?” chiese lei curiosa.
“Vediamo chi di noi due è il preferito dai nostri colleghi” disse sorridendo, e fu felice di vedere che anche Marie sorrideva.
“Allora, Ziva voterà sicuramente per me” disse in tono spaccone.
“Beh, allora Tony e Gibbs voteranno per me” replicò lei.
“Uhm.. giusto” stavolta era Ale ad aver perso il sorriso, pensando di aver perso, tuttavia s’illumino nuovamente “manca McGee” disse trionfante.
“Ah già” non fece in tempo a dire altro, Alejandro aveva già raggiunto di corsa McGee.
“Ciao McGee” salutò
“Salve Alejandro”
“Ma no, chiamami Ale tutti i miei amici mi chiamano così”
“Ciao Tim, posso chiamarti Tim vero?” era arrivata anche Marie, non aveva alcuna intenzione di perdere.
“Certo” le rispose con un sorriso.
“Posso chiamarti anch’io Tim, vero?”
McGee era perplesso, fu allora che decise di rovesciare la situazione a suo favore, si avvicinò all’orecchio del timido Timothy e gli sussurrò qualcosa che fece sbiancare il già pallido agente.
“Beh.. Ale credo sia meglio fargli subito quella domanda” disse la ragazza.
“Si hai ragione.. Tim chi preferisci tra me e Marie” disse Alejandro andando dritto al punto.
McGee lo fissò turbato e superando la timidezza disse “Scusami Alejandro, ma preferisco Marie”.
A quelle parole Ale si rattristò ammettendo la sconfitta, mentre Marie trionfante raggiungeva i colleghi che avevano raggiunto il cadavere nel mezzo di un boschetto.
“Scusa McGee” lo fermò Ale “cosa ti ha detto Marie all’orecchio?”  
“Beh.. mi detto della tua situazione..” disse imbarazzato Tim.
“Della mia situazione? Che situazione scusa?”
“Beh.. del fatto che ti piacciono.. ehm.. gli uomini” detto questo, si affrettò a raggiungere Marie dentro il boschetto.
Alejandro a quelle parole era rimasto senza parole - Marie ha detto a McGee che sono un omosessuale!? – pensò, ma qualcosa lo fece sorridere – Penso di essermi sbagliato a giudicarla, non è timida come fa credere a tutti.. è l’esatto contrario.. proprio il tipo che piace a me-.
 
“McGee, Ziva e Fernández cercate prove nei dintorni” esclamò Gibbs “DiNozzo e Marie voi pensate alle foto, mentre io aspetto Ducky” davanti a loro c’era il cadavere di un marine, o almeno quello che ne restava, infatti il corpo doveva essere già da molto in decomposizione.
“Ehi Tony, tutto ok?” chiese Marie notando che il collega sembrava turbato, anche Gibbs si girò a guardarlo.
“Si si.. mi sono tornati alla mente alcuni ricordi” la tranquillizzò il ragazzo.
“Non starai pensando a quello che è accaduto tre mesi fa, vero DiNozzo?” domandò Gibbs.
“Ecco.. per la verità si” rispose il ragazzo, mentre Marie li guardava attentamente, che era successo tre mesi fa? Una nuova domanda si era aggiunta alle altre, e doveva ancora trovare le risposte.
“Invece di pensarci, occupati di questo caso”.
“Si capo, scusi”. Passarono tutta la mattina a scattare foto, mentre Ziva e gli altri tornarono dalla perlustrazione a mani vuote, facendo arrabbiare Gibbs.   
 
Una volta tornati in ufficio, Marie si mise subito al computer decisa a trovare risposte alle sue domande, così cerco il caso che tre mesi fa perseguitava ancora Tony. 
– Mamma mia quale sarà di questi il caso che cerco? – pensò alla vista del lunghissimo elenco che era apparso sullo schermo, uno di essi era evidenziato in rosso e Marie incuriosita lo aprì, si trattava di un caso irrisolto, perché il mandante identificato come l’ex marine Thomas Jefferson, non era stato ancora arrestato. Jefferson aveva assoldato degli uomini per vendicarsi sulla squadra di Gibbs,  questi uomini avevano teso una trappola alla squadra tentando di uccidere Tony. La squadra è riuscita ad arrestare i colpevoli, tranne Jefferson che è irreperibile. 

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Capitolo 4
*** Rivelazioni ***


“Ehi Marie” la voce di Tony distolse la ragazza dalla lettura “vieni Gibbs ci vuole da Abby”
“Si eccomi” rispose lei chiudendo la pagina web e correndo nell’ascensore.
“Che stavi facendo al computer?” domandò DiNozzo una volta che le porte si chiusero.
“Nulla, perché?” mentì lei
“Così” disse sorridendo fermando l’ascensore.
“Da quanto tempo non ti do un bacio?” domandò lui.
“Mah.. qualche ora credo” scherzò lei.
“Cosi tanto? Allora rimediamo subito” disse baciandola teneramente.
“Dai è meglio muoverci” disse lei riattivando l’ascensore, ma dopo qualche piano ripensandoci bloccò nuovamente il mezzo.
“Qualcosa non va?” Tony la guardava insicuro, sperando in una risposta, tuttavia una volta che Marie gli espose la domanda lui, si maledì per averle domandato come stava.
“Tony.. perché il marine Thomas Jefferson tre mesi fa ha ordinato a tre uomini di ucciderti?” Marie non poteva tenersi la domanda dentro, e ora cercava di convincersi che aveva fatto bene a esigere una risposta.
“Ecco cosa facevi al computer..” disse con un sorrisetto malinconico “Voleva vendicarsi di me e Gibbs, perché secondo lui gli abbiamo rovinato la vita. Contenta ora?” disse con tono duro l’uomo attivando l’ascensore. La ragazza ci era rimasta male nel vedere l’amico arrabbiarsi, era la prima volta che lo vedeva infuriato con lei e non sapendo che dire Marie aspettò che le porte si aprissero e senza dire nulla andò da Abby seguita da Tony.
“Alla buon ora, stavo per mandare McGee a prendervi” sbraitò Gibbs, ma notando l’espressione cupa di Marie, preferì non dire altro.
“Abby cerca nel database l’identità del morto”
“Un per favore è chiedere troppo?” lo sgridò Abby iniziando la ricerca aiutata da McGee, mentre Ziva e Ale si erano messi in un angolo e parlottavano allegramente.
“Tony.. vieni un secondo” lo chiamò Gibbs
“Si capo”.
I due entrarono nell’ascensore che Marie vide fermarsi a metà strada dal piano superiore.
“DiNozzo, che hai fatto a Marie?” gli chiese senza esitazioni Gibbs.
“Niente.. perché?”
“Quando siete entrati, sembrava molto triste..”
“E hai pensato che io le abbia dato fastidio” concluse Tony ancora più irritato.
“Non ti sto accusando, ti ho solo fatto una domanda!”
“Posso farti una domanda?” stavolta era Tony a voler colmare la sua curiosità.
“Dimmi”
“Per quanto ricordo i nuovi arrivati li tratti sempre in malo modo, perché stavolta non lo fai?”
“Guarda che Fernández lo tratto esattamente come trattavo te il tuo primo giorno al Ncis..”
“Non parlavo di Alejandro..” Gibbs fissò il ragazzo, aveva lo sguardo di uno che non si sarebbe accontentato di una mezza risposta.
“Non riesco a trattarla come facevo con voi” disse semplicemente, ma a Tony non bastava.
“Perché non puoi? Perché è diversa da me, Ziva o McGee?”
“Assomiglia moltissimo a una persona che amavo e che ora non c’è più, sono due gocce d’acqua” dagli occhi di Gibbs scese una piccola lacrima solitaria, che turbò profondamente Tony, non aveva mai visto il capo piangere. Ma chi mai può essere la persona che Gibbs amava e che gli ricordava Marie, non le sue ex mogli loro avevano tutte i capelli rossi. In quel momento si ricordò della domanda che Marie gli aveva fatto qualche ora prima, Kelly.. deve essere lei la persona cui il suo capo si riferiva.
“Scusi capo.. non volevo riaprire vecchie ferite” disse mortificato Tony, era chiaro Jethro si riferiva certamente a sua figlia Kelly Gibbs, uccisa insieme alla madre Shannon da un trafficante di droga messicano nel 1991 mentre Gibbs era impegnato nella missione Desert Storm.
 
“Ho trovato un riscontro” annunciò Abby, mentre i presenti erano ancora intenti nei loro compiti.
“Il cadavere al piano di sotto è l’ex marine Thomas Jefferson scomparso da un anno, il che coincide con la data stabilita da Ducky per la morte”, nel sentire quelle parole a Marie gli si gelò il sangue nelle vene.
“S-Scusa Abby, come hai detto che si chiama?” chiese spaventata
“Thomas Jefferson, perché lo conoscevi?” domandò Abby vedendo Marie spaventata.
“Ed è morto da un anno.. sei sicura?” disse ignorando la domanda che le era stata fatta.
“Beh.. si certo, Ducky aveva già detto che il corpo, essendo in quello stato di decomposizione, doveva essere morto da un anno o più” a quelle parole, Marie uscì di corsa dalla stanza, mentre Abby guardò, i colleghi rimasti “Voi ne sapete qualcosa?” “No.. forse lo conosceva” azzardò McGee.
 
– Dove cavolo si è cacciato Tony? – pensò Marie mentre lo cercava di corsa per tutte le stanze, era terrorizzata all’idea che qualcuno, di cui non si sapeva l’identità volesse uccidere Tony e così iniziò a piangere. Così cercò di tranquillizzarsi, quando andò a sbattere contro qualcosa o meglio qualcuno.
“S-Scusi...” disse mortificata.
“Dove stai andando così di corsa?” domandò Tony da sotto la ragazza.
“Tony!”
“Stavi piangendo.. qualcosa non va?”
“Ti chiedo scusa, non dovevo curiosare nei tuoi affari” disse senza riuscire a trattenere le lacrime.
“No, è colpa mia.. non avrei dovuto trattarti così in malo modo, non lo meritavi.. mi puoi perdonare?”
“Facciamo così, io ti perdonerò.. solo se tu mi perdoni a tua volta” sorrise tranquillamente Marie, quando si ricordò il motivo della sua fretta e aiutò Tony ad alzarsi.
“Tony c’è un problema..” disse poi tenendo la testa bassa, mentre Gibbs li osservava da dietro un angolo.
“Il marine trovato morto... Abby l’ha identificato...” Tony la guardava incuriosito, 
- Come mai è così turbata?- pensava DiNozzo. 
“Il marine che secondo Ducky è morto da più di un anno.. è Thomas Jefferson”.
Tony e Gibbs nel sentire quel nome si allarmarono e fissarono Marie confusi,
“Ne sei certa?” disse Gibbs che fino ad ora era rimasto in disparte,
“Abby è sicura...” disse lei piano
“Quindi non è stato lui a cercare di uccidermi..” disse Tony cupo “Ma allora chi è stato?”
“La vera domanda è se ci riproverà..” Sospirò Gibbs.   

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Capitolo 5
*** Incubi ***


Tony si avvicinò tristemente alla porta di casa, era turbato all’idea che qualcuno potesse fare del male a lui o ai suoi amici, mentre infilava la chiave nella serratura, notò con sorpresa che questa era aperta.
– Deve essere entrato qualcuno – pensò estraendo la pistola, mentre controllava le stanze.
Non c’era nessuno e tirando un sospiro di sollievo si tranquillizzò, quando sentì un rumore provenire da una delle camere, il cuore riprese a battere molto forte che sembrava volesse esplodere.
Appoggiò la mano sulla maniglia della porta e cercò di non fare rumore aprendola lentamente, mentre con l’altra mano teneva la pistola.
La porta si aprì.
Tony si fiondò dentro la stanza tenendo la pistola davanti a sé, ma non fece in tempo a proteggersi.
Fu colpito con un calcio alla mano che gli fece cadere l’arma e in seguito con la stessa gamba, la figura nascosta dietro la porta lo colpì allo stomaco così forte da far perdere i sensi al ragazzo, che si accascio a terra. 
 
– Dove sono?- si chiese il ragazzo risvegliandosi.
Osservando il luogo in cui si trovava legato, notò con angoscia che si trovava nello stesso luogo in cui tre mesi fa quei sicari l’avevano rinchiuso per ucciderlo.
– Non è possibile – pensò tentando di liberarsi, quando si accorse della figura davanti a lui che gli puntava una pistola.
“Finalmente potrò vendicarmi..” disse ridacchiando in modo sinistro la losca figura.
“Prima che tu mi uccida, posso sapere chi sei?” disse furente Tony capendo ormai che il suo destino era segnato.
“Mi spiace, per ora non posso dirtelo, ma sta tranquillo che presto lo scoprirai a tue spese” rispose tranquillamente lo sconosciuto alzando di scatto la pistola e sparando alla testa di Tony, mentre tutti i ricordi del ragazzo gli passarono davanti agli occhi, lasciando il posto al vuoto.. il nulla più totale.
 
“Ehi Tony!” lo chiamò Marie schiaffeggiandolo piano sulla faccia, “Dai svegliati, non puoi essere tanto debole da perdere i sensi per un semplice calcio”.
Riaprendo gli occhi, Tony si accorse di trovarsi sdraiato sul divano di casa, mentre Marie cercava di svegliarlo. – Era solo un sogno.. per fortuna – pensò tirando un sospiro di sollievo.
“Ehi, ti sei svegliato!” sorrise la ragazza.
“C-Che è successo?” domandò Tony riprendendosi dal colpo ricevuto.
“Ehm.. Sei entrato in camera mia con la pistola verso l’alto.. quindi mi sono difesa!” spiegò Marie.
“Cosa?! Sei stata tu a colpirmi!” sbraitò lui.
“Tu mi hai spaventato!” si giustificò lei.
“Hai lasciato la porta di casa aperta, non potevi fare attenzione! È chiaro che mi sia preoccupato”.
Passarono vari minuti prima che la ragazza si decidesse a parlare, “Ti sei calmato ora?” disse provando molta pena per l’amico.
“Sì.. certo che sei davvero forte, sei riuscita a farmi perdere i sensi con un solo colpo!” rispose Tony cercando di recuperare il sorriso.
“Beh.. ho fatto Karate per qualche anno” si vantò lei, ma notò che il ragazzo non l’ascoltava, stava ripensando al sogno che aveva fatto, “presto lo saprai” gli aveva detto l’ombra davanti a lui prima di sparargli.
Non è possibile che fosse solamente un sogno.. era troppo reale, si ricordava ancora il rumore del proiettile e il freddo pezzo di ferro che gli colpiva la testa.
Rabbrividiva al solo pensiero e pensò che se Marie non gli fosse rimasta vicina sarebbe impazzito.
“Sei sicuro di stare bene?” insistette Marie.
“Sì.. ho fatto solo un brutto pensiero” disse Tony avvicinandosi alla sua stanza.
“Va bene, comunque non permetterti più di entrare in quel modo in camera mia, sei fortunato che non ti ho sparato!”
“Cosa!? Avrei sparato prima io” s’infurio il ragazzo.
“Mi spiace Tony, ma ci ho messo pochi secondi a stenderti”
“Ok ok.. mi ritiro dalla lite” disse DiNozzo entrando in camera sua e chiudendo la porta.
 
La mattina seguente, Tony, non aveva voglia di andare al lavoro e si era finto malato, chiedendo a Marie di coprirlo. La ragazza aveva accettato di coprire l’amico, ma continuava a sentirsi preoccupata per la situazione che si era creata e rimase seduta alla propria scrivania per molte ore.
“Ehi piccola! Come mai quella faccia?” domandò Alejandro. Marie non rispose e rimanendo con un’espressione abbattuta, Ale capendo la situazione cercò con lo sguardo Gibbs e si rallegrò notando che non era presente, quindi prese la ragazza per il braccio e la trascinò fino agli ascensori prima che lei potesse accorgersi di quello che accadeva.
“Ehi che fai?” domandò stupita
“Ti porto a fare un giro, così potrai sfogarti” le spiegò uscendo dall’edificio e portando la ragazza in un bar le offrì da bere facendosi spiegare la situazione.
Una volta usciti dal bar Marie si sentiva decisamente meglio, l’essersi sfogata con l’amico l’aveva aiutata molto.
“Siamo stati via due ore.. Gibbs ci ucciderà” disse Ale preoccupato
“Ti sbagli.. Gibbs TI ucciderà, io sono perdonata” disse ridendo la ragazza.
In quello stesso momento dall’edificio di fronte ai due agenti un vaso di notevoli dimensioni gli stava cadendo addosso, mentre si sentiva solamente un tenue rumore, quasi impercettibile all’orecchio di una persona non esperta, fu allora che Alejandro si accorse del pericolo.
“Attento!” gridò la ragazza scagliandosi sopra il collega e riuscendo a spostarlo in tempo per evitare l’impatto con il vaso che cadde a terra provocando l’attenzione di tutti, mentre una signora corse giù dall’edificio.
“Vi prego di scusarmi, stavo sistemando i vasi e uno mi deve essere caduto, vi siete fatti male” chiese la donna.
“Per fortuna stiamo bene” sorrise Marie.
“Già per un pelo, grazie Marie.. mi hai salvato” disse Ale facendo alzare la ragazza.
Mentre si allontanavano Ale, guardò la ragazza “Secondo te hanno cercato di uccidermi?” chiese spaventato.
“Forse hai ragione” disse lei, notando l’espressione attonita del collega, “Secondo me quella signora voleva liberare il mondo dalla tua presenza” disse ridendo.
“Guarda che non sei spiritosa!” si offese lui
“Scusatemi ancora” disse la signora mortificata, vedendo i due allontanarsi e poi girandosi verso il vaso frantumato a terra, si meravigliò quando non riconobbe l’oggetto.

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Capitolo 6
*** Indizi da svelare ***


“Perché non hai detto a Gibbs che hanno cercato di uccidermi?” chiese Ale, mentre con Marie raggiungeva l’auto per poi tornare a casa, dopo il rimprovero di Gibbs riguardo al loro allontanamento dal luogo di lavoro.
“Pensi che Gibbs si preoccupi di un banale incidente?” disse la ragazza entrando in auto e dopo aver salutato l’amico, si avviò verso casa lasciando Alejandro da solo, mentre un’ombra gli si avvicinava alle spalle.
Ale continuò a osservare la macchina della collega allontanarsi, mentre la figura nera dietro di lui si avvicinava silenziosamente, finché il suo profilo non diventò più riconoscibile.
“Che fai tutto solo?” chiese lo sconosciuto.
Ale si voltò di scatto per lo spavento, ma si tranquillizzò subito nel riconoscere Ziva, “Ehi, mi hai spaventato” scherzò Alejandro fingendosi arrabbiato. “Lo sai, oggi sei più bella del solito” disse guardandola negli occhi e fu allora che Ziva lo baciò intensamente, solo quando fu ora di andare a casa si separarono, e la donna salì in macchina con Ale diretti nell’abitazione di quest’ultimo. 
 
Nemmeno quella mattina Tony volle uscire di casa ed era inutile cercare di fargli cambiare idea, così Marie andò al lavoro da sola.
“Tony non viene nemmeno oggi?” chiese McGee vedendo la ragazza uscire dall’ascensore da sola.
“No, certe volte non lo capisco” rispose lei seccata, “si è fissato che qualcuno lo vuole uccidere” stava andando a sedersi quando Gibbs le passò vicino, sembrava arrabbiato. molto arrabbiato... una volta entrato nell’ascensore la ragazza si girò verso i colleghi “Secondo voi mi ha sentito?”
 
Tony era seduto tranquillamente sul divano quando qualcuno bussò alla porta, “Chi è?” chiese, ma al posto di una risposta sentì altri colpi alla porta.
“Arrivo.. arrivo” disse sbuffando, “Ma chi diavolo è che... ehm salve capo.. che ci fa qui?” chiese Tony sbalordito dalla presenza del suo superiore alla porta.
“Offrimi da bere” ordinò Gibbs sedendosi nel divano del piccolo appartamento.
“Ehm.. si capo” disse prendendo due birre dal frigorifero e consegnandone una a Gibbs, “Come mai sei venuto qui?”
“E tu perché non vieni più al lavoro?” domandò a sua volta Gibbs bevendo un sorso di birra.
“Beh.. non lo so, è come se qualcosa m’impedisse di uscire..”
“Non è una buona motivazione, avresti dovuto trovare una scusa migliore” lo schernì Gibbs impassibile.
 
“Che cosa guardi?” chiese Marie guardando Alejandro che teneva tra le mani una busta chiusa.
“Guarda.. è indirizzata alla squadra di L.J. Gibbs” rispose lui mostrando la busta alla ragazza “La apriamo?”
“Sei impazzito?! Gibbs si arrabbierebbe di sicuro”
“Veramente è indirizzata alla squadra.. non a lui” disse aprendo la busta bianca
“Secondo me.. finirai nei guai” disse Marie, che tuttavia guardava curiosa il collega che fece cadere sul palmo della mano un proiettile.
“Questa è sicuramente la lettera più strana che io abbia mai ricevuto” osservò Ale guardando il proiettile.
“Mettiti i guanti” gli ordinò Marie
“Aspetta.. c’è dell’altro..”
 
“Ehi Gibbs, ti ha chiamato McGee vero?” chiese Abby vedendo il capo entrare nel laboratorio della ragazza seguito da Tony.
“Che cosa c’èra dentro la busta?” domandò sbrigativo Gibbs
“All’interno c’èrano il proiettile di una pistola semi-automatica, che ho identificato come una Beretta da 92 FS o meglio conosciuta come Beretta M9”
“Certo che potevano scegliere una pistola meno conosciuta” sbuffò Tony “non credo che ci possa servire come indizio”
“Non è detto DiNozzo, Abby controlla se quel tipo di proiettile è stato utilizzato in qualche vecchio caso” ordinò Gibbs.
“Per la verità, ho già trovato un riscontro..” rispose la ragazza piano
“E quanto aspettavi a dircelo?!”
“Le striature di questo proiettile coincidono con altre munizioni che hanno estratto dal corpo di Tony tre mesi fa”
“È tornato” disse Tony a denti stretti, il timore si era trasformato in rabbia grazie all’intervento di Gibbs
“Si è tornato, ma stavolta non la passerà liscia” rispose Gibbs recandosi verso l’ascensore.
“Non ho finito..” disse Abby
“C’era dell’altro?” chiese Tony che non era riuscito a entrare nell’ascensore con il capo.
“Si c’èra questo” affermò lei porgendo al ragazzo un foglietto
“La 47°13'N Lo 119°17'O” lesse DiNozzo “Che significa?”
“Non lo so ancora, comunque mostralo a Gibbs forse lui ci aiuterà a decifrarlo”
“Hai rivelato impronte?”
“Solo quelle di Alejandro” rispose lei “certo che poteva stare più attento ha riempito il foglio d’impronte... Gibbs lo ucciderà”.
 
“Ecco Gibbs, meglio che scappi” disse Marie ad Ale vedendo il capo uscire dall’ascensore.
“Perché? Che ho fatto?”
“Oh nulla, hai solo compromesso la prova” rise la ragazza, che tuttavia era preoccupata per l’amico.
“Avete scoperto qualcosa?” sbraitò Gibbs nervoso, senza degnare di uno sguardo Alejandro
“Per ora nulla capo” disse Ziva, ma quando Gibbs era sul punto di mettersi a gridare nuovamente, Tony gli arrivò alle spalle e gli porse il foglietto che gli aveva dato Abby.
“C’era anche questo dentro la busta”
“Perché non mi avete avvisato?!” disse lui guardando il foglio
“Capo sei andato via subito, Abby non aveva finito..” si giustificò DiNozzo, poi senza farsi vedere si girò verso Marie e le sorrise amabilmente.
“Qualcuno ha capito che vogliono dire questi numeri?!” Gibbs era veramente furioso quel giorno, ma il motivo di questo accanimento verso la squadra era difficile da percepire.
“Ehm.. non siamo ancora arrivati a una soluzione..” disse titubante McGee, ma vedendo l’espressione che Gibbs stava assumendo si corresse “cercheremo di decifrarla”
“Cercheremo McGee? DOVETE vorrai dire!” sbraitò Gibbs
“Forse io ho capito..” annunciò Alejandro in tono arrogante
“Davvero?” chiese Ziva sorpresa
“Bene e sentiamo, cosa avresti capito?” disse Gibbs indifferente

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Capitolo 7
*** Danger ***


“E’ facile con quel codice si intende... una determinata Latitudine e Longitudine” concluse Fernández trionfante, mentre il resto della squadra lo guardava titubante.
“Tu dici?” chiese Tony per primo “E come hai fatto a pensare ad una cosa di questo genere?”
“Beh... mi è venuto così...” si giustificò Ale
“E secondo te è la giusta interpretazione?” domandò Gibbs
“Può aver ragione capo” disse McGee accendendo il computer per svolgere qualche ricerca.
“Dimmi McGee, se fosse come dice Ale, dove si troverebbe il luogo delle coordinate?” chiese Gibbs
“Rosaryville Park a Washington lungo la statale 301” annunciò McGee, mentre Alejandro accennò un sorriso, che tuttavia svanì subito.
“Abbiamo una pista” comunicò Gibbs “McGee...”
“Vado da Abby per aiutarla con le altre prove” concluse McGee
“Ziva..”
“Alejandro ed io cerchiamo eventuali fatti accaduti in quel luogo” disse a sua volta Ziva, andando a sedersi alla scrivania.
“Tony e Marie voi andate in quel parco, potrebbero esserci nuovi indizi, ma state attenti” stavolta Gibbs riuscì a fare una frase senza essere interrotto.
“Si capo” dissero i due prendendo le pistole e andando verso l’ascensore
 
“Come mai hai cambiato idea?” chiese Marie a Tony una volta partiti.
“Riguardo cosa?” domandò lui a sua volta
“Stamattina mi avevi detto che per nessun motivo saresti uscito”
“Ah già...”
“Che ti ha detto Gibbs?”
“Abbiamo discusso...”
“Di cosa?”
“Mamma mia, che curiosa!”
“Ok, basta dirlo che non vuoi parlarne” si offese lei.
“Siamo arrivati... stai attenta mi raccomando...” Marie lo guardò perplessa per qualche secondo prima di uscire dall’auto “Quello che deve stare attento sei tu” le ricordò.
Controllarono il parco per tutto il tempo, senza trovare ulteriori prove, finché il cellulare di Tony non prese a squillare e la voce squillante di Gibbs gli ordinò di tornare indietro.
 
“Eccoci capo” dissero Marie e Tony entrando nel laboratorio di Abby,
“Alla buon ora DiNozzo” lo riprese Gibbs “la prossima volta non vi aspettiamo”
“Scusi capo...”
“Allora Abby ora puoi spiegarci cosa avete scoperto” disse Gibbs
“Sì, allora grazie anche all’aiuto di Ziva e Ale ho scoperto che nel Rosaryville Park si sono svolti molti casi, si passa dall’omicidio al furto e durante uno di essi la vittima fu una donna, marine Sarah Spencer” spiegò Abby
“Com’è morta?” chiese curioso Ale
“Un serial killer...” continuò la ragazza “due anni fa uccise sette donne prima di essere arrestato da Gibbs”
“Ricordo quel caso... tutte le donne erano giovanissime e avevano i capelli biondi” disse Tony “Ma non è possibile che sia questo il caso, nel primo indizio diceva che erano sette gli anni che aveva aspettato per vendicarsi”
“Magari intendeva il numero delle vittime...” disse piano Ale
“Possibile... certo che poteva essere più chiaro, ci ha mandato fuori pista” si lamentò McGee
“L’importante è che questo indizio sia giusto... ora abbiamo una nuova pista da seguire” gli rispose Gibbs pensoso
“Oh oh...” disse Abby che continuava a leggere il fascicolo riguardate quel caso
“Qual è il problema?” chiese Tony scrutando gli occhi della ragazza come se volesse trovare da solo la risposta.
“Il serial killer una volta arrestato, ha passato cinque mesi in prigione prima di venir condannato a morte” sospirò Abby.
“Non è possibile! Vuoi dire che abbiamo sbagliato ancora!” Tony era furioso, perché non riuscivano a prendere quel maledetto pazzo che minacciava le loro vite. Non poteva lasciarlo a piede libero... doveva arrestarlo. Ormai per Tony questo non era più un semplice caso da risolvere, era diventata una sfida... una guerra che si sarebbe conclusa solo con la morte di qualcuno.
“Non è detto che la pista sia sbagliata” Marie interruppe i pensieri di Tony, la sua voce calma e rilassata si trasferì nel ragazzo facendolo calmare. “In fondo potrebbe non essere il serial killer a volere vendetta, ma qualcun altro”
“Per esempio chi?” chiese Ziva
“Beh, per esempio un familiare del killer...” Marie si era messa nei guai da sola, voleva rassicurare Tony e ora non sapeva che altro dire.
“Oppure potrebbe essere qualcuno che conosceva una delle vittime e voleva vendetta” tutti si voltarono a guardare Alejandro “Beh... è possibile” disse piano il ragazzo abbassando lo sguardo.
“Perché uno dei familiari avrebbe cercato vendetta?” chiese McGee curioso “se io fossi uno di loro, cercherei di vendicarmi sull’assassino, non sulle persone che lo vogliono arrestare”
“Ziva, McGee andate in archivio a cercare i reperti di questo caso” disse Gibbs, fissando storto Ale, si vedeva subito che al duro agente speciale non piaceva il ragazzo, anzi si potrebbe dire che dubitava di lui.  
 
“Come mai oggi sei così ingegnoso pivello?” domandò Tony, quando Gibbs si allontanò dalla stanza.
“Scusa... dici a me?” era la prima volta che lo chiamavano pivello e Alejandro, si sentì frustrato nel sentire il suo nuovo nomignolo.
“Beh ora sei tu il più giovane”
“Veramente la più giovane è Marie”
“Ma Marie è più preparata di te”
“Ehi! state parlando di me?” Marie si era affacciata da dietro il computer della scrivania e si mise a osservare i ragazzi che discutevano
“Se se, la verità è che non la offenderesti mai...” disse Ale sorridendo
“E se anche fosse? A te cosa importa?” Tony si stava irritando e non si sarebbe calmato, vista la quantità di rabbia che aveva accumulato in quei giorni.
“Tony, ti ricordi che hai lasciato il distintivo in auto?” Marie, visibilmente seccata della situazione che si stava creando, decise che era ora di cambiare discorso.
 “Accidenti è vero! Uff... mi tocca andarlo a prendere, puoi andare tu?” chiese speranzoso il ragazzo
“Solo questa volta però” disse lei avviandosi verso l’ascensore.
“Aspetta Marie!” gridò Alejandro che era diventato pallido in volto.
“Dimmi” disse la ragazza voltandosi
“No niente...” nel sentire le parole di Ale, la ragazza alzò le spalle ed entrò nell’ascensore.
“Qualcosa non va?” chiese Tony incuriosito dalla scena
“No, tutto ok...”
“Non me la racconti giusta”
“Beh la verità preferivo che lei fosse presente... durante la nostra discussione” disse Ale abbassando lo sguardo, come non volesse guardare negl’occhi il collega e quest’ultimo capendo la situazione lasciò stare, quando l’edificio iniziò a tremare per l’impatto di una bomba, mentre il piano terra, che conduceva al parcheggio, era invaso dal fumo. 

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Capitolo 8
*** Fortuna ***


Il piano terra era invaso dal fumo e solo dopo qualche minuto, le persone accorse a vedere cos’era successo, poterono intravedere le pareti annerite e i mobili sopravvissuti all’esplosione sparsi in giro.
Tra i presenti, Tony, osservava dei corpi privi di vita a terra cercando di non pensare al peggio, mentre anche il resto della squadra arrivava sul posto scoprendo il doloroso paesaggio che si era creato.
“Che è successo?” chiese Ziva ma Tony non rispose, con la mente stava ripercorrendo tutti gli attimi passati con Marie. Era chiaro che tra loro si era creato un rapporto molto stretto e il pensiero di averla persa faceva diventare gli occhi di Tony rossi e gonfi per le lacrime, mentre si sentiva invaso dal rimorso per averla mandata in auto al suo posto.
“Ehi DiNozzo” la voce scontrosa di Gibbs riportò il ragazzo alla realtà “che è successo?”
“N-non lo so”
“Allora che ti prende?” chiese McGee guardandolo, Tony stava tremando... era la prima volta che lo vedeva così, e sia Tim che Ziva s’intristirono nel vederlo così.
“è morta?” chiese una voce alle spalle della squadra.
“Di chi parli?” chiese Gibbs girandosi a guardare Alejandro, che era sempre rimasto in disparte.
“Marie stava andando verso il parcheggio quando il pacco è esploso” disse tristemente Ale.
Nel sentire quelle parole anche Gibbs, Ziva e McGee s’intimorirono, ma più di tutti Jetro che guardando meglio la stanza, gli ricordo la triste fine che avevano fatto l’agente Cassidy e, la sua squadra, qualche anno prima, morti per mano di un terrorista, poi i suoi pensieri si spostarono sulla triste fine di Kate e infine su Shannon e Kelly.
In quel caso furono le parole di Ale a risvegliare Tony '... quando il pacco è esploso’, aveva detto, ma come faceva a sapere che si trattava di un pacco e non di qualcos’altro...
 
 
“Controlli tu quel pacchetto che ci hanno consegnato, per favore?” chiese la guardia al secondo uomo vicino a lui
“Perché dobbiamo aprirlo?” chiese l’uomo lamentandosi “Di solito basta passarlo nel metal detector”
“Ordini dall’alto, dobbiamo aprire tutta la posta destinata alla squadra di Gibbs... e quello è per DiNozzo”
“Ehi, ma il fattorino non ha firmato la consegna”
“Allora che aspetti vai a chiamarlo prima che vada via”
In quel momento le porte dell’ascensore si aprirono e Marie uscì salutando i due uomini che ricambiarono.
“Ehi Marie” disse uno dei due “siccome esci, puoi farci un favore?”
“...va bene”  – mi devono aver scambiato per un tutto fare oggi- pensò sospirando la ragazza.
“Un fattorino ha consegnato un pacco, ma si è dimenticato di firmare, potresti fargli siglare la consegna”
“Ok...” disse lei uscendo
“Grazie” rispose l’uomo iniziando a controllare il pacchetto.
 
 
“Come fai a sapere cos’è successo?” gridò Tony prendendo Ale per il colletto della maglia.
“Ho sentito che ne parlavano, e comunque non penserai che sia stato io ad organizzare tutto questo?!”
“Tony, lascialo stare” disse Ziva allontanando i due rivali aiutata da McGee, mentre di Gibbs non c’èra più traccia.
“Sono sicuro che mente...” bisbigliò Tony a denti stretti, mentre Ziva portava lontano Ale.
In quel momento il telefono di DiNozzo squillò...
 
“Ehi signore, aspetti un secondo” gridò Marie, riuscendo a fermare il fattorino che stava salendo in macchina.
“Mi dica...” disse quest’ultimo “ehi, ma tu sei Marie vero?”
Marie lo guardò incuriosita “Ci conosciamo?”
“Ti conosco solo di nome, sei nella squadra di Gibbs no?”
“Si è esatto”
“Beh Gibbs si che lo conosco, e anche DiNozzo...”
“Capisco... quella è sua figlia?” chiese la ragazza notando la foto di una giovane ragazza sul cruscotto dell’auto.
“Sì...”
“è una bella ragazza, complimenti”
“Già, pensa che voleva fare la dottoressa”
“Voleva?”
“è morta da due anni ormai” disse l’uomo rattristandosi
“Oddio... mi spiace, non volevo...”
“Non importa, sono sicuro che a Emily piace che qualcuno parli di lei”
“Ah... mi stavo dimenticando si era dimenticato di firmare per la consegna del pacco”
“Oh, che sbadato” l’uomo prese una penna dal cruscotto e firmò il foglio “Ecco a te” disse infine porgendo a Marie il modulo.
“Grazie... Thomas” disse lei leggendo il nome sul foglio
“Di nulla, a presto” disse Thomas avviandosi, in auto, verso la strada principale. 
Marie si avviò verso l’entrata della sede, quando si ricordo del distintivo di Tony e tornò indietro verso il parcheggio. Si era allontanata di pochi metri dalla porta, quando la bomba esplose e l’onda d’urto fece cadere a terra la ragazza. 
 
Tony e McGee entrarono nel laboratorio di Abby, mentre quest’ultima era occupata davanti al computer
“Perché ci hai chiamato?” chiese McGee
“Gibbs ha detto che mi dovete aiutare, ho troppo lavoro!” si lamentò Abby “Allora McGee mi aiuterai qui al computer”
“Sicura che Gibbs sappia che ti stiamo aiutando?” domandò McGee sospettoso, ma la ragazza lo ignorò “Tony tu puoi occuparti di un identikit?”
“Io?” domandò DiNozzo ancora assorto nei suoi pensieri
“Vedi qualcun altro qui dentro?” scherzò la ragazza “dai, sbrigati ti sta aspettando” le disse spingendo DiNozzo nella piccola stanza vicino al laboratorio.
“Chi lo sta aspettando?” chiese McGee curioso
“Non lo immagini?” rispose secca Abby.
“Ehm... no” Tim guardò Abby sempre più perplesso, e lei invece di rispondere gli tirò un pugno sulla spalla. 

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Capitolo 9
*** Fine? ***


“Tranquillo Ducky, non mi sono fatta niente, è solo una botta!” si lamentò Marie cercando di sopportare il dolore alla gamba, mentre il dottor Mallard continuava a disinfettarle la ferita.
“Solo una botta dici?” si offese il patologo “ancora qualche centimetro e questa scheggia avrebbe provocato seri danni alla gamba”
“Allora sono stata fortunata” disse lei ripensando all’accaduto “Ci sono state vittime?”
“Sì, due uomini della sicurezza sono morti e un passante è ferito gravemente” rispose tristemente Ducky “Ma davvero hai visto l’assassino?”
“Credo di sì... Abby ha telefonato all’agenzia delle consegne e nessun Thomas Connors lavora per loro.”
In quel momento la porta si aprì e Marie, vedendo Ducky sorridere, si girò di scatto...
L’espressione cupa sul volto di Tony scomparve, lasciando il posto alla sorpresa, mentre qualche piccola lacrima di felicità gli segnava i lineamenti del viso.
“Che fai, resti alla porta?” chiese la ragazza, aveva appena finito la frase quando Tony la abbracciò romanticamente.
“Forse è meglio se vi lascio soli” disse Ducky uscendo, ma nessuno badò all’uscita del patologo.
“Come stai? Ero così preoccupato per te!” le disse Tony
“Di la verità, pensavi che io fossi morta” rispose seccata, mentre il ragazzo sorrideva
“Sì... in effetti lo pensavo”
“Scommetto anche che sei rimasto a fissare la stanza senza fare nulla, vero?”  
 “Beh... si è vero, ma perché me lo chiedi?”
“Se non fosse stato per Gibbs, ora sarei ancora lì fuori, mentre muoio dissanguata”
“Dissanguata? Dai non esagerare” disse Tony guardando la benda che Ducky aveva messo sulla gamba della ragazza. “Ma che centra Gibbs?”
“è stato lui a trovarmi fuori dall’edificio, io non riuscivo a camminare e lui mi ha portato in braccio da Ducky e...” Marie smise di parlare quando Tony la baciò dolcemente.
 
“Non credete che sia sbagliato spiarli?” domandò McGee, mentre Abby e Ducky osservano la scena del bacio attraverso il computer del laboratorio, grazie al quale Abby era entrata nel sistema delle telecamere.
“Non stiamo spiando, McGee, almeno non io e Ducky” disse Abby senza smettere di guardare lo schermo del pc.
“Concordo con Abbigail” disse Ducky “Io sto controllando che alla mia paziente non si riapri la ferita alla gamba”
“Ed io controllo che DiNozzo non rompa qualche strumento” terminò Abby, mentre McGee li guardava sorpreso.
“Se Gibbs lo scopre...”
“Che cosa dovrei scoprire McGee?” domandò una voce, mentre prontamente Abby digitò un codice al computer, cambiando l’inquadratura.
“Ciao Gibbs, stiamo riguardando i danni provocati all’ingresso, davvero notevoli” disse Abby.
“E chi sono quei due che si baciano?” domandò Gibbs guardando lo schermo.
“Ehm... capo, non per giustificare Tony, ma credo sia contento che Marie è viva... e credo si sia lasciato prendere dall’entusiasmo” McGee era diventato paonazzo, ma contento per aver aiutato i colleghi.
“Che cosa centra Tony, McGee?”chiese Gibbs irritandosi
“Ma... non ved...” McGee si voltò verso il computer e fu allora che notò la sostituzione che Abby aveva apportato all’inquadratura, infatti, non si vedevano più Marie e Tony, ma Ziva e Alejandro.
Per qualche secondo nessuno parlo, erano tutti intenti a osservare la scena, salvo Gibbs che tirò uno scappellotto alla nuca McGee, il quale non parlò.
“Ziva e Alejandro? Il mondo sta andando a rotoli” commentò Abby sarcastica.
 
“Abby abbiamo finito l'identikit” disse Tony rientrando nel laboratorio con Marie e posando un foglio sopra un tavolo pieno di documenti e foto.
“Ah grazie, diramo subito un avviso” rispose la ragazza chiudendo il video che McGee e Ducky stavano osservando.
“Marie, non dovresti sforzare la gamba” la richiamò Ducky
“Ma ho le stampelle!” si lamentò lei, fu allora che noto una foto sopra il tavolo...“Strano”
“Cosa strano?” chiese McGee
“Mi sembra di aver già visto questa ragazza...”
“Fa vedere” disse Abby prendendo la foto dalle mani della ragazza, “Questa è Emily Taylor, la settima vittima del killer”
“Sei sicura che di cognome sia Taylor?” chiese Marie “Questa ragazza è la copia esatta della figlia di Thomas Connors”
“Ne sei sicura?” chiese Gibbs, che fino ad allora era rimasto in disparte.
“Si certo, ricordo che la foto era sopra il cruscotto dell’auto”
“Hai ragione Marie” disse Abby chiudendo il fascicolo che aveva appena finito di leggere “Questa ragazza ha preso il cognome dalla madre, ma con il cognome del padre sarebbe Emily Connors” 
“McGee trova subito l’indirizzo di questo Connors” ordinò Gibbs
“Si capo” disse Tim andando al computer “Trovato!”
“DiNozzo, McGee forza venite” disse Gibbs uscendo dal laboratorio
“Tony” lo chiamò Marie, mentre il ragazzo insieme a McGee stava per seguire il capo, “Stai attento”
“Non ti preoccupare” disse lui, quando la ragazza gli si avvicinò sussurrando qualcosa all’orecchio di Tony.
“Guarda che hai giurato” disse lui ridendo “Non scordartelo” concluse correndo verso i colleghi.
“Possiamo sapere cosa vi siete detti?” chiese Abby curiosa
“Ah... nulla d’importante” rispose Marie sorridendo
 
La casa dei Connors sembrava disabitata, nel giardino l’erba era molto alta e nel garage l’auto sembrava inusata da molti mesi, tuttavia la porta era semiaperta e mentre Gibbs e McGee entravano dalla porta principale, DiNozzo entrò dal retro impugnando la pistola.
Controllarono tutto il piano terra, ma del sospetto nessuna traccia, così salirono al primo piano.
“Libero” gridò McGee controllando la camera, le stesse parole le gridò anche Gibbs che era entrato nello studio e stava guardando le carte appoggiate sulla scrivania.
Tony entrò in quella che doveva essere la camera di Emily, le finestre erano aperte e da esse entravano i raggi del sole che illuminavano la stanza, salvo per l’ombra di un uomo seduto sul letto di fronte alla finestra.
“Alla buon ora, stavo già pensando a un nuovo indizio da mandarvi” disse ironico Thomas.
“Dovrai rinunciarci, quelli che hai mandato possono bastare” rispose DiNozzo a denti stretti, ma l’uomo fece solamente un sorrisetto che faceva gelare il sangue.
Una volta arrestato, l’uomo fu portato nella sala degli interrogatori, in attesa che Gibbs lo interrogasse.
“è finita?” domandò Marie a Tony mentre osservavano l’uomo seduto nella stanzetta buia vicino alla sala interrogatori.
“Direi proprio di si” le sorrise, il ragazzo aiutandola a uscire. 

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Capitolo 10
*** Ultima difficoltà ***


 “Hai visto Marie?” chiese Tony a Ziva
“Sì, era così stanca ed è andata a casa” disse la donna.
“Cosa? Da sola?”
“No tranquillo...”
“Ah meno male”
“L’ha accompagnata Alejandro”
“Cosa!? Lo sai che non mi fido di quel tipo!”
“Dai smettila, Alejandro è una bravissima persona”
“Sarà ma io non mi fido, meglio che vado a casa anch’io” disse Tony prendendo la giacca
“Tony” lo chiamò McGee “Abby ti doveva parlare”
“Ah... grazie” disse rassegnato, mentre i suoi pensieri erano incentrati su Marie e Alejandro, - Cercherò di fare in fretta- pensò entrando nell’ascensore.
 
“Grazie dell’aiuto Ale”
“Ma ti pare, per così poco” rispose Alejandro aiutando Marie a entrare in casa, “Piuttosto come stai?”
“Non ti preoccupare sto bene, tu invece, come mai quell’aria così preoccupata”
“Preoccupato? No, ti sbagli” disse cercando di cambiare espressione, “è stata una giornata dura per tutti”
“Già, ma finalmente è fin...”
“Che c’è?” chiese Ale guardando la ragazza, l’espressione sul suo viso era un misto di sorpresa e timore “Marie?” ma lei non rispose, faticosamente si mise di lato alla porta semiaperta dalla quale aveva visto un’ombra e impugno la pistola, sotto lo sguardo atterrito di Ale.
Fu questione di un secondo, Marie aprì la porta e sorprese i due uomini che si erano nascosti nella stanza, i quali alla vista della pistola puntata verso di loro non poterono che alzare le mani.
“Chi diavolo siete?” chiese Marie visibilmente irritata, ma i due non risposerò.
“Marie che succede...” disse Alejandro avvicinandosi alla porta e scoprendo gli uomini.
“Credo che sarà meglio chiamare Gibbs” rispose la ragazza, quando notò che i due uomini sorrisero in modo sinistro.
Marie li osservò meravigliata, mentre abbassavano le braccia, - Che cosa stanno facendo?- pensò la ragazza “Fermi o sparo” gridò, ma nessuno dei due ascoltò.
“Scusami Marie” sussurrò una voce dietro di lei.
Udite quelle parole, la ragazza cercò di girarsi, ma non fece in tempo, qualcuno l’aveva colpita alla gamba e mentre lei si accasciava a terra per il fortissimo dolore, uno dei due uomini di fronte a lei la colpì facendole perdere i sensi. 
Gibbs entrò nella stanza degli interrogatori, dove Thomas Connors aspettava da molto tempo, “Pensavo non venisse più nessuno” disse tranquillamente.
Gibbs aveva affrontato molti interrogatori e questo non era diverso, si sedette e cominciò a fissare l’uomo davanti a lui.
“Non mi fa delle domande?”
“Che cosa dovrei domandarle?”
“Il motivo del mio gesto, la mia situazione mentale... ci sono tante cose di cui parlare e così poco tempo per dirle tutte”
“A cosa si riferisce?” Stavolta era Gibbs a essere impaziente di una risposta, poiché le parole di Thomas l’avevano turbato.
Per risposta l’uomo guardò l’orologio “Mi dispiace Agente Gibbs, ma il momento non è ancora arrivato”
“Intanto che aspettiamo, perché non mi spieghi la motivazione di questa inutile caccia”
“Le assicuro che non sarà inutile...” Gibbs fissò l’uomo, l’unico modo per scoprire il segreto che Thomas continuava a nascondere, era fargli delle domande a tranello.
“Come mai te la sei presa con l’agente DiNozzo?”
“Non avevo niente contro di lui... ma so molto bene quanto tieni alla tua squadra e soprattutto al tuo agente più anziano”
“Quindi sono io il destinatario delle tue azioni... vero?”
“In effetti è proprio così, ho voluto prendermela con l’agente DiNozzo e Galanti solo per farla pagare a te, l’unico artefice della morte di Emily”
“Mi spiace signor Connors, ma non so a cosa si riferisce” mentì Gibbs, era sulla buona strada, tra poco Thomas si sarebbe ingannato.
“è colpa vostra se Emily è morta” un senso di rabbia e frustrazione invase l’uomo “Non siete arrivati in tempo per salvarla!” urlò alzandosi di scatto dalla sedia “Dopo tre mesi mia moglie si è suicidata dal rimpianto, mentre io sono stato rinchiuso in un centro per malati mentali! Almeno finché lui non mi ha aiutato a uscire qualche settimana fa, promettendo la vendetta”
“Quell’uomo l’ha aiutata solo per interesse, non gli importava nulla della vendetta” disse calmo Gibbs.
“No si sbaglia, lui amava mia figlia! Sono stati fidanzati per lungo tempo e lui non ha mai dimenticato Emily!”
A quelle parole Gibbs uscì dalla stanza soddisfatto, era riuscito nel suo intento, e ora doveva solo scoprire chi era il ragazzo di Emily.
 
“Abby te l’ho già detto, ti racconto tutto domani” promise Tony correndo verso l’ascensore “Scusa, ma devo scappare”.
“Tony!” sbuffò Abby irritata.
“Dai non fare così” la rincuorò McGee “Sai che Tony è molto misterioso riguardo alle relazioni che considera serie”
“Poteva... anzi DOVEVA rispondermi” disse lei sempre più irritata, quando Gibbs entrò nel laboratorio.
“Abby mi serve che tu e McGee scopriate il nome del fidanzato di Emily Connors”
“Gibbs è un’impresa impossibile, sul mio computer non ho cartelle riguardo alle relazioni sentimentali dei sospetti”
“Prova a cercare tra gli oggetti presi in casa Connors, ti do quindici minuti”
“Capo non credo sia possibile in così poco tempo” si lamentò McGee
“Va bene allora vi do dieci minuti e vi mando giù Tony e Ziva per aiutarvi”
“Tony è andato a casa... sai voleva stare vicino a Marie” disse Abby tranquillamente.
“Allora vi mando Ducky” disse Jetro uscendo dal laboratorio.

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Capitolo 11
*** Pivello ***


“Idiota! Non dovevi colpirla così forte, poteva morire!”
“È solo una ferita... non ha nessun trauma celebrale... non ho colpito così forte”
“Non importa ! Gli accordi non erano questi”
Fu il profondo dolore a svegliare la ragazza, la ferita alla gamba aveva ripreso a sanguinare, mentre dal capo un sottile filo di sangue le scendeva fino al collo, passando sopra l’occhio destro.
“Ecco hai visto? Si sta già svegliando” disse una voce “è una botta da nulla”
Marie era piuttosto confusa, osservò la stanza che poi riconobbe come il salotto dell’appartamento di Tony.
Cercò d’alzarsi più volte ma le gambe non la sostenevano.
“Come stai?” le chiese una voce familiare
“A-Alejandro...” sussurrò Marie, ma per il dolore troppo forte non riusciva a concentrare la mente su quello che stava accadendo davanti a lei.
“Sì... sono io, come stai?” chiese in maniera dolce Fernández
“C-Che diavolo succede?”
“Scusami Marie, non doveva andare a finire così...”
 
“Era davvero una bella ragazza...” commentò McGee guardando le foto trovate tra gli oggetti personali di Emily Connors.
“McGee cerca di lavorare... o chiamo Gibbs!” rispose irritata Abby.
“Ho detto qualcosa di male?” chiese lui, ma Abby lo ignorò continuando il suo lavoro.
“Questo deve essere un ex di Emily...” disse Abby osservando una foto di Emily che giocava con un altro bambino all’asilo.
“Abby... erano all’asilo... troppo piccoli perché si fidanzino”
“Perché? Io mi sono sposata con un mio amichetto all’asilo” rispose Abby sorridendo, mentre McGee la guardava perplesso, per poi abbassare lo sguardo sul tavolo con le foto di Emily.
In mezzo a tutte le foto, solo una sembrava diversa.
McGee la prese in mano incredulo...
“N-Non è possibile...” disse lentamente
“McGee... che hai?” stavolta fu Abby a fissarlo perplessa.
“No è impossibile...”
 
“Sono tornato!” gridò Tony entrando in casa “Ehi Mari...”
“Ciao Tony” rispose una voce maschile
“Che diamine ci fai tu qui?” chiese Tony furioso vedendo Alejandro andargli incontro
“Ho accompagnato Marie a casa...”
“E cosa ci fai ancora qui?” disse duramente
“Controllo che vada tutto bene... si è addormentata”
“Va bene, allora grazie... ora, però vattene” ordinò Tony guardandolo negli occhi.
“... L’hai capito vero?...” disse piano Ale abbassando lo sguardo “Se quella volta ti fossi lasciato uccidere ora sarebbe tutto risolto e lei non soffrirebbe così...”
Tony non disse nulla e si limitò a guardarlo con gli occhi pieni di rabbia, mentre lentamente andava ad impugnare la pistola senza farsi notare.
“Non volevo che a tanta gente fosse fatto del male... almeno non per mano mia...”
Il rumore di uno sparò sibilò nell’aria, seguito dal suono di un corpo che cade a terra.
 
“Pensavo non tornasse più Agente Gibbs” disse Thomas vedendo rientrare Jetro nella sala interrogatori “scoperto qualcosa?”
“Se si riferisce al suo piano... si l’abbiamo scoperto” disse Gibbs sedendosi con un bicchiere di caffè in mano.
Thomas lo guardò sorpreso “Non pensavo foste così bravi, agente Gibbs... stanno tutti bene?”
“A chi si riferisce?”
“All’agen...”
Qualcuno bussò alla porta, “Scusi capo” disse McGee rosso in viso “Devo parlarle subito”
“McGee, non ora!” gridò Gibbs
“Ma capo riguarda...”
“MCGEE!” Tim guardò il capo sorpreso, non l’aveva mai visto così arrabbiato.
“Era un bluff, vero?” disse Thomas quando McGee richiuse la porta “Siete stato furbo Gibbs, stavo per cascarci”
“Non importa... voglio sapere lo stesso a chi ti riferivi” disse Gibbs stringendo i pugni
“...Non è ancora il momento, mi spiace” disse guardando l’orologio “Ma non si preoccupi, tra meno di un’ora tutto si risolverà”

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Capitolo 12
*** La Resa dei Conti ***


Premetto, sono in un ritardo incredibile!! ma continuavo a dirmi, che senso ha pubblicare ora che è passato così tanto tempo xD però l'idea di lasciare la storia senza il suo capitolo finale, mi rendeva triste... quindi ecco a voi, dopo secoli!! l'ultimo capitolo della mia fan fiction^^


“Tony!!” gridò Marie guardando l’uomo cadere a terra “Che cosa gli avete fatto maledetti!” disse arrabbiata cercando di liberarsi dalla sedia a cui era stata legata.
“Signorina...” disse uno dei due uomini di Thomas staccando una striscia di nastro adesivo e applicandola sulle labbra della ragazza “Che ne dice di lasciar parlare noi adulti?”
“Maledetti...” balbettò Tony portandosi una mano nel punto in cui era stato ferito
“Che c’è DiNozzo?” domandò Alejandro guardando il collega “Mi pareva di avertelo già detto, ognuno è artefice dei gesti che compie... se tu ti fossi fatto uccidere ora anche lei non sarebbe in pericolo”
Tony spostò lo sguardo verso Marie che lo guardava spaventata, mentre delle lacrime le segnavano il volto “Marie...” disse piano Tony chiudendo gli occhi e battendo un pugno per terra
“Capo, cosa facciamo ora?” domandò uno dei due uomini che avevano assoldato
“Faremo finta che qualcuno si sia introdotto in questa casa e, dopo aver ucciso DiNozzo, sia scappato portando via Marie...” disse Alejandro prendendo la sua pistola
“Che cosa? Ma non sarebbe meglio eliminarli tutti e due?” domandò di nuovo l’uomo
“Sono d’accordo... anche se è davvero un peccato dover uccidere una bella ragazza come te” disse il secondo uomo passando una mano sul volto di Marie
“Non toccarla!” gridò Tony furioso, quando il suono di uno sparo riecheggiò nuovamente nell’appartamento.
Marie guardò terrorizzata l’uomo di fronte a lei accasciarsi senza vita sopra di lei facendo sbilanciare la sedia che cadde a terra con un tonfo.
“Che cosa diavolo ha fatto?!” gridò l’ultimo complice rimasto guardando Alejandro che ancora teneva la pistola alta “Perché lo ha ucciso?!”
“Ho pensato che sarà più facile far credere alla polizia che sia entrato qualcuno qui... se ne trovano i cadaveri, mi basterà dire che vi ho sparato per proteggere Anthony e Marie, ma non ci sono riuscito”
“Questa è una follia, lei non può...” l’uomo non finì la frase che un proiettile lo raggiunse in piena fronte senza dargli scampo di salvarsi
“Nessuno mi deve dire cosa posso e non posso fare” ringhiò Alejandro.
 
Gibbs uscì furioso dalla sala interrogatori e subito si mise davanti a McGee che lo stava aspettando fuori con Ducky.
“Spero per te che si tratti di qualcosa di importante! Hai appena mandato a monte l’interrogatorio” sbraitò l’uomo
“Capo... so chi è il complice di quell’uomo!” ammise McGee leggermente preoccupato “Non ci crederà, ma si tratta dell’agente speciale Fernández!”
“Da non credere” disse Ducky guardando la foto di due ragazzi, Emily che sorrideva e Alejandro che la stringeva a se “Fernández era il fidanzato di Emily Taylor?”
“Proprio così” annuì McGee
“Dov’è lui adesso? E DiNozzo?” domandò Gibbs guardandosi intorno
“Se cercate Tony...” disse Abby avvicinandosi al gruppo “è appena tornando a casa a vedere se Marie stava bene”
“E Alejandro invece?” domandò nuovamente Gibbs facendosi più preoccupato
“Beh... lui ha accompagnato a casa Marie, solo che non è ancora tornato” disse Abby notando gli sguardi turbati dei colleghi “Perché me lo chiedete, è successo qualcosa?”
“Quel maledetto!” sbraitò Gibbs “McGee chiama Ziva e dille che ci vediamo con i rinforzi davanti all’appartamento di DiNozzo! Non c’è un secondo da perdere!!”
 
“Tu sei un pazzo...” disse Tony guardando l’uomo con aria di sfida
“Pensala come vuoi, ma finalmente avrò la mia vendetta!” rispose l’uomo voltandosi “Ora che anche l’ultimo ostacolo sta per essere eliminato, la mia Emily può riposare in pace”
“Pensi che lei sia felice di vedere che sei diventato uno sporco assassino?” domandò Tony, mentre Alejandro gli puntò la pistola sulla fronte
“Non importa più ormai... ho fatto questa promessa a suo padre e la manterrò... addio agente speciale Anthony DiNozzo”
Proprio mentre stava per sparare, alle spalle di Alejandro comparve la figura di una persona e prima che l’uomo potesse accorgersene, questa lo colpì alla testa con un vaso che andò subito in frantumi.
Fernández cadde a terra privo di sensi, mentre anche la persona alle sue spalle si lasciò cadere a terra senza forze.
“Marie...” la chiamò Tony trascinandosi verso di lei e facendola alzare con delicatezza, la strinse in un caldo abbraccio “Accidenti hai perso troppo sangue...” notò lui guardando le ferite sul corpo della ragazza
“Niente che Ducky non possa ricucire” sospirò lei lasciandosi fuggire un sorriso “Per fortuna quel tipo mi è finito addosso... altrimenti non avrei potuto liberarmi”
“Regola numero 9, mai uscire senza un coltello” disse Tony dandole un leggero colpo sulla nuca “Stai tranquilla ora, è tutto finito...”
“Tony, mi dispiace... avrei dovuto stare più attenta” disse ad un certo punto la ragazza scoppiando in lacrime.
“Ma non dire stupidaggini! Nessuno poteva immaginare che quel tipo fosse un complice di Thomas” continuò lui stringendola ancora più forte a sé “però ora sarà meglio avvisare il capo dell’accaduto... o come minimo ci elimina lui” sorrise Tony prendendo il telefono dal cellulare, quando Alejandro si alzò all’improvviso e, riprendo la pistola che gli era caduta, la puntò contro i due.
“Pensavate davvero che fosse finita così?” disse quasi ridendo Alejandro “Mi avete sottovalutato”
“Speravo ti fosse rimasto un po’ di buonsenso...” lo aggredì Tony cercando di proteggere Marie con il suo corpo
“Facciamo così...” ammise lui puntando la pistola contro Marie “Ti prometto di non farle nulla se me la consegni subito”
“Me lo prometti?” disse Tony titubante
“Si, ma questa sarà l’ultimo favore che ti faccio in quanto ex colleghi”
“Non ti ho mai considerato un mio collega...” continuò l’agente guardando l’uomo chinarsi su di loro e prendere per il braccio Marie.
“Andiamo, ti ho detto che non devi preoccuparti per lei, non ho intenzione di farle del male” disse Fernández tirando la ragazza verso di sé.
“Non toccarmi!” gridò lei cercando di dimenarsi con un gemito di dolore.
“Stai tranquilla tesoro, ancora qualche minuto e sarà tutto finito” continuò lui passando un braccio attorno al collo della ragazza e puntando la pistola contro Tony, che non smetteva di guardarlo furioso “Mi libero di questo tizio e potremmo andarcene via”
“Ti prego Ale, non farlo!” lo supplicò lei inutilmente.
Alejandro stava per premere il grilletto quando alle sue spalle echeggiò il suono di un proiettile che andò a conficcarsi esattamente nel cuore del ragazzo che morì sul colpo.
Tony guardò stupito Gibbs che, insieme a Ziva e McGee, erano entrati nell’appartamento con le pistole in mano, ma prima di dire qualcosa raccolse le ultime forze e alzandosi prese in braccio, Marie, che stava cadendo a terra insieme al corpo senza vita di Fernández.
“Per fortuna siamo arrivati giusti in tempo” sorrise Ziva guardando i due colleghi
“McGee chiama subito un’ambulanza” disse Gibbs rimettendo apposto la pistola.
“Hai visto?” sorrise infine Tony guardando Marie “adesso si che è finalmente finita”
“Per favore... non dirlo... porta sfortuna!” disse lei ricambiando il sorriso, poco prima di perdere i sensi, mentre tutto intorno a lei diventava nero.
 
 Erano passati tre giorni da quell’ultimo incidente, Thomas Connors era finalmente stato arrestato e avrebbe scontato un ergastolo, così all’interno dell’ufficio dell’Ncis era finalmente tornato tutto tranquillo. Marie e Tony erano stati portati subito in ospedale, ma, dopo una settimana di controlli, finalmente erano pronti a tornare a casa.
“Odio i dottori” disse Marie uscendo con le stampelle dall’ospedale
“Solo loro? Io non posso sopportare neanche i politici e gli avvocati” sorrise Tony aiutandola a raggiungere una stupenda Ford Mustang Shelby GT 500 color rosso fuoco con due strisce bianche da corsa, che avevano noleggiato “Non male vero? può fare da zero a sessanta in 5.2 secondi”
“Mi piace! Ma ora cosa facciamo?”chiese lei una volta salita sull’auto.
“Forse Gibbs si arrabbierà... però che ne dici di trasgredire la regola numero 3?”
“Mai essere irrintracciabili?” sorrise lei “beh dato che anche la numero 12 non l’abbiamo rispettata... almeno ci prendiamo un richiamo solo”
Senza farselo ripetere, l’automobile, partì a tutta velocità dal parcheggio dell’ospedale senza avere una metà stabilita.
 

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