I'll teach you how to be free

di Just_For_Fun
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The Spring Storm ***
Capitolo 2: *** You Are Free ***



Capitolo 1
*** The Spring Storm ***



The Spring Storm 

Quando si è adolescenti i sentimenti ti travolgono senza neanche chiederti il permesso. È tutto un'insieme di sensazioni strane mai provate prima. Molte persone datano il loro primo amore al tempo del liceo. Altri affermano che il loro primo ed unico grande amore lo hanno conosciuto da adolescenti. Gli adulti descrivono quegli anni come i migliori della loro vita. Ma mentre li vivi non fai altro che pensare: 'non vedo l'ora di diventare grande'. Credo che sia perché siamo spaventati da tutto ciò che proviamo. I cambiamenti spaventano sempre, soprattutto se così radicali. E non ci sono solo i sentimenti, anche la scuola crea molti problemi. La voglia di studiare sempre assente, i professori che sembrano odiarti e i genitori che ti fanno pressioni. Oh, i genitori. Sembra sempre che loro non capiscano mai lo stato d'animo dei loro figli. 'Non mi capisci' o 'Tu non puoi capire,sei vecchio' sono le frasi che ripetiamo di più senza renderci conto che prima di noi ci sono passati loro. 

Matt per esempio era uno di quei ragazzi a cui non importava nulla della scuola, della vita o dei sentimenti. Aveva una ragazza da due anni, sì ma questo non gli aveva mai impedito di fare come voleva lui in ogni circostanza. La sua ragazza Amber non era da meno. Era la ragazza più popolare della scuola, molto carina ma soprattutto molto stupida. A Matt piacevano così. Non si sarebbe dovuto sforzare molto in fondo. Era uno di quei ragazzi che non passavano inosservati. A detta delle ragazze della sua scuola era molto sexy. Sapeva di fare un certo effetto alle ragazze e per questo se ne approfittava sempre. Quella mattina era in ritardo come al solito. Si era svegliato tardi e aveva perso l'autobus che portava a scuola così aveva dovuto andare a piedi. Ormai aveva smesso di fare finta che gli importasse qualcosa. Era al secondo anno ma i professori si erano già arresi, per loro era senza speranza. Quando entrò nell'edificio venne assalito dall'ansia. Era una cosa che gli succedeva ogni mattina ma non capiva il perché di quella stana sensazione. Era come se non si sentisse a suo agio lì dentro. La definiva una galera. 

"Jonson che ci fai in giro, fila in classe."Lo rimproverò il professor Watson. Matt non si degnò neanche di rispondergli. Si diresse in classe con molta calma. Al solo pensiero che mancassero ancora 2 ore e mezza prima del pranzo, si sentiva male. 

"Che onore averla in classe con noi,signor Jonson."Affermò la professoressa Shepard non appena entrò in classe."Siediti e non fiatare." Si mise seduto vicino le finestre ed iniziò a guardare fuori. Pioveva a dirotto. Una delle tante giornate tristi. Matt odiava la pioggia, i lampi, i tuoni. Ne era terrorizzato. Odiava troppe cose. La sua vita per prima. Era noiosa, monotona. Non succedeva mai niente di nuovo, mai niente di divertente. Era tutto scontato. Riusciva a prevedere persino ciò che i suoi amici avrebbero detto o ciò che Amber avrebbe fatto. Stava cambiando e nessuno se ne accorgeva. Nemmeno lui. Le sue priorità non erano più quelle di qualche mese prima. I suoi sogni neanche. Non riusciva a spiegarsi il perché di quel cambiamento. Pensava che fosse l'età il motivo, ma aveva solo 16 anni. 

Alla fine della lezione uscì di corsa dall'aula. Cosa ci faceva ancora là dentro? Aveva voglia di scappare. Di correre via e di non guardarsi mai indietro. Cosa lo tratteneva lì? La razionalità probabilmente. Ma per una volta decise di non ascoltare il suo cervello. Per una volta, forse la prima volta in tutta la sua vita, decise di seguire il suo cuore ed uscì dall'edificio scolastico. Respirò a fondo l'aria primaverile. Se non fosse stato per il calendario, non avrebbe mai detto che la Primavera era arrivata. Gli era sempre piaciuta quella stagione. Lo faceva sentire libero e lui amava sentirsi così. C'erano delle volte in cui si sedeva sulle panchine del parco e chiudeva gli occhi. In quei momenti immaginava la sua vita come l'aveva sempre desiderata. Era in quei momenti che sentiva di non essere soltanto vivo ma di star vivendo per davvero la sua vita. Una vita fittizia però. Corse verso la sua macchina. Mentre la pioggia lo colpiva si sentì come ripulito di tutto. Delle preoccupazioni, delle paure, da tutto. Era una sensazione piacevole che terminò non appena entrò nel veicolo. Mise le mani sul volante e sospirò a fondo. Mise in moto ed iniziò a guidare senza meta. Si stava allontanando dalla città. Il telefono cominciò a squillare: era Amber. Non rispose. Non aveva voglia di ascoltare la voce stridula della sua ragazza, non in quel momento. Si fermò davanti un bar nella periferia della sua cittadina. Si sedette al bancone. Ordinò una Coca-Cola. Avrebbe voluto qualcosa di più forte ma non avendo 21 anni poteva prendere solo quello. 

"Cos'è questa faccia triste?" Matt alzò lo sguardo e notò che la barista gli stava sorridendo. Sembrava giovane, non molto più grande di lui. Probabilmente non arrivava neanche a 20 anni. Aveva una canotta nera, uno strofinaccio appoggiato sulla spalla destra e un sorriso da mozzare il fiato. Ai lati della bocca le si erano formate delle fossette. Matt avrebbe voluto sfiorarle. 

"Non mi piace la pioggia." Disse scrollando le spalle. La ragazza sorrise nuovamente. "Tu come mai sei così allegra?" Chiese quasi infastidito dalla sua felicità. Era invidioso. 

"Sono una persona libera." Quelle parole lo colpirono particolarmente. Era come se fosse scesa dal paradiso in un momento di bisogno, il suo angelo custode. Doveva essere per forza un angelo visto la sua bellezza fuori dal comune. 

"E cosa si prova ad essere liberi?" La ragazza sembrò rattristarsi a quella domanda. Matt si rese conto che non sempre la libertà ti porta ad essere felice. Una cosa che non aveva mai messo in conto. 

"Tante cose. Quanti anni hai?" Uscì dal bancone e si sedette vicino a lui. Il bar era vuoto. C'erano solo loro due. 

"16. Ma sembro più grande, lo so." La precedette non appena notò che stava per dire qualcosa. Lei scosse il capo sorridendo. 

"Stavo per dire che io ero come te. Lo sono ancora…" Da vicino era più bella. Aveva i capelli castano chiaro, mossi e lunghi. Gli occhi grandi e marroni, con venature d'orate. Lo sguardo allegro ma assente. Il naso dritto e la bocca carnosa contornata da un rossetto rosso non particolarmente acceso. Un seno prosperoso, lasciato un po' scoperto dalla scollatura della canottiera. Sembrava davvero un'angelo. 

"Sei giovane." La ragazza scoppiò a ridere. Matt non capì il perché di quella sua reazione. 

"Ho solo 2 anni in più a te." Affermò poi sorridendo. "Mi chiamo Beth." Matt la guardò dritta negli occhi e si sciolse davanti al suo sorriso caldo. 

"Matt." Non era in vena di parlare. Ma lei sembrava parecchio curiosa. 

"Non dovresti essere a scuola?" 

"Anche tu." Beth lo guardo seria. "Sono scappato. Non ce la facevo più a stare lì dentro…" Annuì appena e abbassò lo sguardo. Poi improvvisamente sorrise. Si ricordava di come si sentiva ogni volta che entrava a scuola. Matt le assomigliava parecchio. 

"Alla tua età sono scappata di casa. Non vado a scuola da allora…" Matt notò che il suo sguardo allegro era diventato triste. Lei aveva avuto il coraggio di fare ciò che lui aveva spesso desiderato di fare.

"Come hai fatto?" Lo sguardo della ragazza sembrò rinascere. 

"A sopravvivere intendi? Mi trovo lavori come barista o cameriera ovunque vado. Ho sempre disprezzato la mia vita, il modo in cui vive la mia famiglia. C'è stato un periodo in cui disprezzavo persino me stessa. Poi un giorno mi sono svegliata, ho guardato fuori dalla finestra e ho capito. Il mio posto era da qualche parte nel mondo. Ho fatto le valige, ho preso i miei risparmi e sono andata via. In quel momento ho iniziato ad apprezzare chi ero." Matt sembrava ipnotizzato dalla sua voce. Era così sensuale e calda. 

"Non potevi aspettare?" Beth scosse il capo e sorrise. 

"Sono uno spirito libero. Non posso aspettare, mai. E poi la mia vita non era come desideravo che fosse. Ero oppressa dai miei genitori. Più che altro da mio padre. La cosa più carina che mi ha detto è stata : sei una fallita. Non ho mai ricevuto complimenti da lui. Mia madre diceva sempre a me e a mia sorella di trovarci un college lontano da casa e di non tornare più. Non avrò mai il futuro che aveva progettato per me. Forse non farò mai niente nella mia vita. Ma almeno quando mi guarderò indietro potrò dire di averla vissuta come ho sempre sognato." Beth guardava nel vuoto. Non le piaceva parlare dei suoi genitori. 

"Anche io vorrei scappare. Vivere secondo le mie regole. Ma non posso farlo…" Sospirò affranto. Avrebbe voluto essere un po' più coraggioso e prendere in mano la sua vita come aveva fatto Beth ma non era facile. Non lo era affatto. 

"Sai Matt, con il tempo ho scoperto che non c'è bisogno di scappare per vivere la vita che si desidera. Puoi fare ciò che vuoi quando vuoi. Se lo vuoi davvero, farai di tutto per ottenerlo." 

"Perché non sei tornata a casa allora?" Beth sorrise di nuovo. Matt era un ragazzo curioso, amante della vita proprio come lei. Non gli avrebbe mai permesso di commettere i suoi stessi sbagli. 

"Perché l'avrei data vinta a mio padre. Lui ha sempre detto che senza i suoi soldi non valevo niente e facendo così gli dimostro che invece ce la posso fare anche da sola." Matt smise di guardarla quando notò che gli occhi le erano diventati lucidi. 

"Quanto ci hai messo per decidere di andare via?" Stava davvero cominciando a pensare che quella era una buona soluzione. 

"Hai mai letto ' La mia vita è uno zoo?' " Matt scosse il capo. Non era un'amante della lettura, lo annoiava facilmente. "Ci voglio 20 secondi di incredibile coraggio. Sembrano pochi ma in realtà sono anche troppi." 

"Sono troppo pochi…" Disse scostando il bicchiere. 

"Cos'è la cosa più folle che hai fatto di recente?" Matt ci pensò attentamente ma non trovò nulla. Del resto aveva solo 16 anni. Cosa poteva fare di folle? 

"Scappare da scuola può andare?" Chiese ridendo. Non poteva credere di averlo fatto davvero. I suoi genitori lo avrebbero ucciso se lo avessero scoperto. Beth sorrise e si alzò. 

"Vieni con me." Aprì la porta ed aspettò che Matt la seguisse. "Avanti, sarà divertente." Beth rappresentava tutto ciò che Matt avrebbe voluto essere e fare. Lei era libera. "Andiamo con la tua macchina." 

"Dove vuoi andare?" Era una sconosciuta, che diavolo gli passava per la testa?

"A vivere." Disse sorridendo prima di entrare in macchina. Matt seguì le indicazioni di Beth fino ad arrivare ad una collina. Da lì si vedeva tutta la città. 

"Perché mi hai portato qui? Vuoi rapirmi o…o robe del genere?" Beth pensò che stesse scherzando ma quando capì che era serio scoppiò a ridere. "Hai ragione, domanda stupida. Scusa." Beth sorrise e scosse il capo. 

"No, è ok. Del resto perché una sconosciuta ti avrebbe portato qui?" Matt le sorrise appena e aspettò che la ragazza disse qualcosa ma non successe. Si sedette su una roccia e chiuse gli occhi. Un sorriso smagliante le comparve sul viso. Sembrava in pace con se stessa. 

"Che fai?" Chiese curioso Matt. 

"Cosa vedi?" Chiese Beth indicando con la testa oltre la collina. Matt si sedette vicino a lei e guardò oltre. 

"La città." Beth sorrise di nuovo. 

"Chiudi gli occhi." Matt la guardò con fare scettico. "Non ti butto di sotto, puoi fidarti." Esitò qualche istante prima di obbedire. "Cosa vedi adesso?" Matt cominciò a sorridere. 

"Il mondo…ai miei piedi." Per un istante si sentì libero. Ma non appena smise desiderò fortemente di tornare a sentirsi in quel modo. 

"Alzati. Avanti, fidati." Lo incitò sorridendogli e porgendogli una mano. Matt si alzò e rimase a fissare Beth che nel frattempo contemplava la città. "Quando ero triste venivo qui, chiudevo gli occhi e poi mi alzavo e urlavo. Urlavo forte ciò che sentivo. Ti senti bene con te stesso quando lo fai. Vuoi provare?" Matt la guardò preoccupato. Urlare come si sentiva in quel momento? Imbarazzante. Era lui il maschio. Come poteva fare una cosa del genere. Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi prima di urlare. 

"Mi sento vivo!" Beth rise appena e Matt riaprì gli occhi sorridendo. "Sì, ci si sente meglio." Asserì soddisfatto. 

"Ottimo. Adesso passiamo alla parte inquietante." Matt sbiancò di colpo. L'avrebbe ucciso, se lo sentiva. Da qualche parte teneva nascosta un'arma e presto si sarebbe sentito morto, molto morto. "Oh tranquillo, non è niente di assurdo. Semplicemente sono il tuo Angelo Custode e da questo momento in poi ti insegnerò ad essere libero." Iniziò a contare fino a tre. Matt urlò e iniziò a correre. Beth scosse il capo. "Perché fanno tutti così quando glielo dico?" Si materializzò davanti a lui facendolo urlare di nuovo. "Ehy, calmati. Non sono un mostro." Matt si fermò e respirò con calma. 

"È uno scherzo. Deve per forza essere uno scherzo. Tu…tu sei frutto della mia immaginazione!" Disse in fine soddisfatto. "Non sono pazzo." Beth sorrise di nuovo. 

"Ascolta, resterò con te per un po'. Giusto il tempo di renderti più libero e meno…te. Poi  andrò via. E se porterò a termine il compito potrei anche tornare a vivere, intendo ed essere un essere umano. Quindi non rovinarmi il piano. Sarà divertente." Dopo altri 20 minuti Beth riuscì a tranquillizzare Matt. Rimasero in macchina un bel po' in silenzio. Matt aveva le mani sul volante che stringeva forte. Beth teneva le braccia incrociate e aspettava che Matt smettesse di pensare a lei nuda. 

"Posso leggerti nella mente. E per la cronaca io non faccio certe cose…" Matt la guardò severa prima di arrossire. 

"Numero uno: non leggermi nella mente. Numero due: devi rispondere a tutte le mie domande. Numero tre: non c'è un numero tre." Beth rise. Alla fin fine l'aveva presa bene questa storia dell'Angelo Custode. 

"Non lo farò più promesso. Avanti, domanda." Matt si strofinò le mani e prese un respiro profondo.

"Perché proprio io?" 

"I capi pensano che ci assomigliamo e che quindi posso mostrarti la strada meglio di chiunque altro." Matt annuì e riprese a pensare. 

"Hai detto che se porti il compito a termine tornerai a vivere. Come è possibile?" 

"Possono rendere il mio spirito solido. Lo hanno fatto parecchie volte ad essere onesti. Ma non dovrei dirtelo…" Matt rise appena per l'espressione di Beth. 

"Come sei morta? Perché sei morta, giusto?" Beth abbassò il capo poi lo alzò di nuovo e sorrise nervosa. 

"Incidente con la moto. La libertà ha il suo prezzo…" Sembrava triste. 

"È vera la tua storia?" 

"Sì, è vera. Ma i miei non lo sanno che sono…morta. Nessuno lo sa." 

"Come è possibile?" Matt sembrava incuriosito. Del resto chi non lo sarebbe stato in una situazione come quella? 

"Il mio corpo non è mai stato ritrovato e la moto era rubata…" Matt sbarrò gli occhi. "Ehy, non giudicare. Ero una morta di fame con un'incredibile capacità nel flirtare." 

"Non devi leggermi la mente, è inquietante." La rimproverò severo. Era ancora un po' spaventato. "Perché vuoi tornare a vivere? Non è più figo restare giovani e belle per sempre?" 

"Più…più figo." Ripeté con un sorriso nervoso. "Matt la vita non è fatta solo di bellezza e divertimento. Io l'ho capito troppo tardi. Voglio tornare a vivere per rimediare ai miei errori. La mia vita era peggiore della tua, te lo assicuro. Tu sei solo svogliato, annoiato e viziato. Io invece ero piena di vita, innamorata ma infelice. Ho sacrificato tanto per essere libera, per vivere con le mie regole e ne ho pagato il prezzo. Sono qui per impedirti di compiere il mio stesso errore. Suicidarti? Ma sei scemo?" Matt la guardò severo di nuovo. 

"Senti Edward Cullen al femminile, io non la trovo una cosa sexy quindi smettila!" Le urlò contro. 

"Be' comunque non puoi farlo. Hai troppe cose da fare per suicidarti. Hai una vita da vivere. Questo è un periodo e passerà, fidati. Basta solo che tu pensi a tutto ciò che vuoi fare, quelle sono buone ragioni per continuare a vivere. E scappare di casa non è una buona scelta. Puoi essere libero anche restando a casa tua." 

"Sì? Come?" Chiese scettico. 

"Essendo te stesso. E seguendo i miei consigli. Adesso devi tornare a casa, questa è la giustifica." Disse passandogli un foglio di carta. 

"Come hai…?" Beth sorrise divertita.

"Essere un Angelo ha i suoi vantaggi." Ammiccò sorridendogli. Quella si presentava come una collaborazione interessante. Molto interessante. 

 

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Capitolo 2
*** You Are Free ***



You Are Free

Era passata una settimana da quello strano incontro con Beth e più passava il tempo, più Matt credeva di essere pazzo. La vedeva ovunque, la sentiva parlare ma non poteva risponderle altrimenti lo avrebbero scambiato per uno psicopatico. Si aspettava qualche consiglio da parte della ragazza ma tutto ciò che lei faceva era rimproverarlo per ciò che diceva o faceva. Pensava che Dio gli avesse mandato Beth per punizione a tutte le sue lamentele e pregava ogni sera chiedendogli di riprendersela. 

"Stai dritto con la schiena, ti viene la gobba." Matt si spaventò non appena sentì la sua voce. Era nello spogliatoio maschile, si stava cambiando insieme ai suoi compagni di squadra per l'allenamento. Avrebbe tanto voluto chiederle di andarsene ma non poteva. 
"Stavo pensando che oggi, dopo l'allenamento, potremmo andare su quella collina, ti va?" Matt la guardò con fare ovvio. 
"Oh giusto, non puoi parlare. Ti ricordo che se tu mi dessi il permesso, potrei leggerti i pensieri..." Il ragazzo venne distratto dall'entrata del coach. Quando notò l'espressione di Beth, meravigliata probabilmente dalla bellezza di quell'uomo, si portò una mano sulla fronte e scosse il capo sorridendo. 
"Be' io adesso vado. Ci vediamo in macchina tua alla fine dell'allenamento." Scomparì nel nulla.
Gli sembrava ancora strano che Beth esistesse davvero, che fosse un'Angelo, il suo Angelo. Non riuscì a pensare ad altro per tutto il tempo. Non aveva mai creduto in niente ma adesso doveva rivalutare tutto ciò che pensava perché Beth era lì, la poteva vedere e sentire ma era morta. Era una sorta di miracolo. Gli aveva detto che c'erano molti angeli in giro che aiutavano le persone in difficoltà, anche nella sua scuola, ma lui non poteva vederli. Poteva vedere solo lei. E in più era bellissima. Una tortura averla così vicina e non poterla toccare. Beth, più che un'Angelo, sembrava una bambina e la vita era il suo gioco preferito. Tutto per lei era un gioco. Amava sperimentare cose nuove, mettersi alla prova, proprio come lui. Erano come fatti l'una per l'altro e non riusciva a spiegarselo. Aveva anche cominciato a chiedersi se essere libero era ciò che voleva davvero. Finire come Beth non era nei suoi piani. Però passare il tempo con lei, anche se fastidiosa e logorroica, era piacevole, molto più piacevole che passarlo con Amber. Da quando Beth era entrata a far parte della sua vita, Amber era diventata più paranoica. Ma Matt faceva finta che non esistesse e la chiamava solo quando aveva bisogno di fare sesso. Matt non capiva perché Beth fosse lì. Sì, gli aveva detto che lo avrebbe aiutato, ma in quel momento non stava facendo niente per lui. Era solo una delle tante persone che gli dicevano come comportarsi, cosa dire, cosa pensare. Alla fine dell'allenamento era distrutto. Voleva parlare con Beth, essere sincero, chiederle ogni cosa che gli passava per la testa. La trovò in macchina, con una lima per unghie in una mano, la picchiettava sul palmo dell'altra. Sembrava infastidita. 

"Lo so che ho fatto tardi ma l'allenamento è durato di più." Sorrise appena. Sapeva che odiava i ritardi e lui puntualmente ritardava. 
"Senti Beth, possiamo parlare senza che tu diventi una specie di mostro?" Beth si voltò verso di lui e alzò un sopracciglio. 

"So cosa pensi di me, che sia un'incapace ma fare  il mio lavoro non è facile. Cerco di creare un rapporto prima di sconvolgere la vita delle persone, un rapporto non troppo forte perché me ne andrò prima o poi ma neanche troppo leggero perché ho bisogno che vi fidiate di me. Ti fidi di me?" Sembrava esasperata. Era come se non ne potesse più di aiutare gli altri e di non fare ricevere un qualcosa in cambio. Matt sapeva di essere il suo ultimo caso, e che se fosse riuscito a cambiare lei sarebbe stata libera. Voleva renderla felice. Voleva aiutare qualcuno che tenesse a lui e non volesse niente in cambio. Beth metteva il benessere dei suoi protetti al primo posto perché sapeva come si sentivano: volevano essere amati. Matt lo aveva capito e voleva restituirle il favore. 

"Parlo con un fantasma da una settimana e non sono ancora andato da un neurologo per capire se ho dei problemi. Direi che mi fido anche troppo di te." Un sorriso luminoso comparve sul volto di Beth. 

"Bene. Adesso metti in moto e andiamo. Oggi inizia il nostro lavoro insieme..." Matt mise in moto e guidò fino alla collina. Scesero dalla macchina e un'improvvisa ondata di tristezza assalì Matt. 
"Devi smetterla di pensare che non vali niente come persona. Inizia a credere in te stesso." Non capì le sue parole. 

"Io credo in me stesso." Beth lo guardò con fare ovvio. 

"Quando dico 'inizia a credere in te stesso' non intendo dire 'fai il megalomane egocentrico come sempre'. Sei un ragazzo intelligente...e anche affascinante, te lo concedo. Tu puoi farcela..." C'era una strana luce nei suoi occhi, una luce che gli fece credere di potercela fare sul serio. 

"Nessuno crede in me." Beth sorrise appena. 

"Io credo in te. Conosco le tue potenzialità e posso fare in modo che tutte le vedano. Ma sarebbe più bello e gratificante se lo facessi da solo, non credi?" Annuì appena e sorrise. Si mise a guardare il panorama e iniziò a pensare a come fare. 

"Vorrei che i primi a notare che non sono un'idiota, siano i miei." Disse convinto. Non capiva a cosa serivsse quel lavoro di autostima ma si fidava di Beth. 

"Ok, lo sento quando sei dubbioso. Vuoi essere libero di fare quello che ti pare, no? Allora inizia a dimostrare ai tuoi di essere una persona responsabile. Arriva in anticipo a casa, se tua madre o tuo padre ti chiedono di fare una cosa falla senza lamentarti. Gli dimostrarai di non essere più un bambino ma un ragazzo maturo. Poi c'è un punto dolente, anzi due." Matt corrucciò la fronte. Era leggermente spaventato da ciò che Beth avrebbe potuto dirgli. 
"La scuola." Matt roteò gli occhi al cielo e sbuffò rumorosamente. "Se vai bene a scuola automaticamente ti lasceranno più spazio." 

"Lo farò solo per te, sappilo questo. Il secondo punto dolente?" Beth boccheggiò prima di riuscire a parlare. 

"Amber. Lei non ti fa bene. So che è una bella ragazza ma è... Matt, detto tra di noi, è la ragazza più stupida che abbia mai visto in tutta la mia vita." Matt la guardò con fare divertito. "Hai capito cosa volevo dire." Lo rimproverò nervosa.
"Io voglio il tuo bene e quella ragazza...è un incubo."

"Lo so. Ma è la mia ragazza e non voglio lasciarla. È l'unica cosa certa della mia vita in questo momento." Beth iniziò a picchiettare il piede per terra e a mordersi il labbro.

"Oh e va bene, te lo dico: c'è una ragazza. Una che non hai ancora conosciuto. Lei ti renderà felice." Matt si ravvivò improvvisamente. 

"Chi è? Com'è? Ha le tette grandi?" Sembrava quasi eccitato all'idea di una ragazza che non fosse Amber. 

"Non so chi sia ne come sia fatta. Mi hanno solo detto che incontrerai l'amore della tua vita...prima o poi. Dipende tutto da cosa succederà con me." Scrollò le spalle e fece una faccia dispiaciuta. Poi si rese conto che le aveva chiesto del seno della ragazza e si rese conto di star parlando con un uomo preistorico, un po' come tutti gli altri.

"Tu mi stai dicendo di lasciare una scopata sicura per una che non si sa quando verrà?" Sembrò quasi stupito da quella richiesta assurda. "Oh...ho capito. Ti sei innamorata di me e non vuoi vedermi con Amber. Lo capisco, davvero, sono perfetto ma tu sei morta..." Beth scoppiò a ridere. Non poteva credere che Matt avesse davvero detto una cosa del genere. 

"Matt, non per sminuire la tua teoria, ma gli Angeli non provano sentimenti..." Matt non poteva credere che Beth non provasse sentimenti, per lui era inconcepibile. 

"Come fai a vivere senza sentimenti?" Chiese quasi arrabbiato. 

"Io non vivo... Ma non è importante adesso. Voglio che tu ti concentri, pensa a ciò che vuoi intensamente. Ora chiudi gli occhi e continua a pensarlo." Sentì la voce di Beth allontanarsi e, preoccupato, li riaprì subito. Si ritrovò sulla stessa collina, di notte. Il cielo stellato illuminava quella notte buia. Si voltò alla ricerca di Beth che vide avvicinarsi a lui con un lungo vestito bianco. Il suo primo pensiero fu: è già ora di lasciarla andare? 
"Onestamente avrei scelto qualcos'altro" Disse sorridendo mentre si avvicinava a lui. 

"Di notte è più facile andare via..." Si sedette per terra e iniziò a guardare il cielo.

"Tu non vuoi andare via. Hai pensato ad una notte stellata non ad una buia. Vuoi essere fermato." 

"Cos'è, adesso fai anche la psicologa?" Beth rise appena.

"No, semplicemente è quello che volevo anche io. Vuoi essere libero? Lo sei per una giornata. Niente genitori, scuola, Amber..." Disse l'ultima parola con un certo ribrezzo. 

"Davvero?" Chiese entusiasto. "E cosa facciamo? Dove andiamo? Posso rubare anche io una moto?" Beth lo guardò con fare serio. 

"Sarai da solo per un giorno. Io non ci sarò... E non puoi rubare una moto, è illegale." Matt sembrò confuso. Come faceva senza di lei?

"Non voglio farlo senza di te..." Beth sospirò e si sedette vicino a lui. 

"È una prova. Voglio che tu capisca esattamente cosa voglia dire andare via di casa nel cuore della notte, senza soldi ne un posto dove andare." Matt la guardò con fare arrabbiato. 

"Ti sei infilata nella mia testa di nuovo!" Beth abbassò il capo mortificata. 

"Pensavo di averti convinto che quell'idea è folle. Ma visto che non ci sono riuscita stanotte dormi in macchina e domani sera potrai tornare a casa." Si alzò ma Matt non voleva stare da solo così provò a fermarla e per un secondo giurò di averla toccata. Beth si voltò scioccata e si toccò la mano che Matt aveva sfiorato. Lo aveva sentito. 
"Come...come hai fatto?" Chiese ancora meravigliata.

"Io...non lo so. Volevo fermarti e-e-e-" Beth lo fermò. 

"Rifallo." Gli porse il braccio. In tutto quel tempo nessuno era mai riuscito a sfiorarla o a toccarla, neanche per sbaglio. 

"Beth non so se-" Lo interruppe di nuovo.  

"Fallo!" Gli ordinò con disperazione. Matt allungò la mano e provò a toccarla. Beth sorrise quando vide che Matt poteva toccarla, il suo periodo da Angelo stava terminando. 
"Sai questo cosa vuol dire?" Matt scosse il capo e iniziò a guardare le loro mani. La pelle di Beth era morbida come quella di un bambino. 
"Che sto tornando umana." Matt sorrise felice. 

"Resterai qui con me anche dopo?" Beth spalancò la bocca per dire qualcosa e divenne improvvisamente seria. 

"Quando...quando il mio lavoro con te sarà finito mi chiameranno di sopra e mi faranno una domanda: le ali o la vita? Sceglierò la vita e...questo comporta la rimozione della memoria." Matt tolse la mano da quella di Beth. 

"Oh...ehm...capisco. Be' allora ci vediamo domani." Disse severo. Beth decise di lasciarlo solo e andò via. Matt non poteva credere che Beth sarebbe andata via per sempe. Pensava che una volta che avesse scelto la vita sarebbe tornata da lui. Aveva bisogno di lei. Come faceva a sopportare le giornate a scuola senza di lei che faceva facce buffe ai professori. O quando gli toglieva l'udito ogni volta che i suoi genitori gli urlavano contro. Aveva bisogno di lei per andare avanti. Pensare che lei non ci sarebbe stata per sempre lo faceva stare male. L'unica consolazione che aveva era che avrebbe conosciuto una ragazza che gli avrebbe cambiato la vita, prima o poi. 

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