KISS OR KILL? Entrambi. Come sempre

di Aurora_Nanana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo primo ***
Capitolo 2: *** Capitolo secondo ***
Capitolo 3: *** Capitolo terzo ***



Capitolo 1
*** Capitolo primo ***


Non sono mai stata brava nelle relazioni. Erano il mio tallone d'achille. Punto. E vi chiederete come è possibile con due genitori come i miei non sapere minimamente come comportarsi in una relazione. Me lo sono chiesta anch'io e sono arrivata alla conclusione che è tutta colpa dei geni, quei maledetti, sono passati tutti a mio fratello, Scorpius, a me nulla. Genitori io ritengo voi responsabili. Comunque, tendo a divagare; torniamo all'argomento principale: le mie relazioni. Ne avrò avute a decine, ma non sono durate mai più di tanto, non ci riesco e basta. La mia libertà ha sempre il sopravvento. Il mio nome è C, si C e basta. Ovviamente non è solo il mio nome, ma a me il mio nome proprio non piace. E non accetto repliche da parte vostra. Tutto ebbe inizio quella sera. E credo che forse, per un volta potrei anche riuscirci... ma non lo so.

 

CAPITOLO PRIMO

 

Li odiavo, con tutte le mie forze. Ma continuavano a seguirmi. Dannati pivellini. Marciavo. E no, non sto scherzando, marciavo a grandi passi lungo i corridoio che avrebbe portato alla Sala Grande il giorno dopo l'arrivo a scuola, avevo pur sempre una missione. Adele, la mia migliore amica, teneva il passo senza problemi (ci credo quella ragazza è un gigante!) e se la rideva sotto i baffi. Quando l'ennesima ragazzina (i ragazzini erano sempre troppo spaventati per avvicinarsi subito, ma non disperate, dopo qualche tempo ci arrivavano anche loro; e questo sostiene la mia tesi: i maschi sono esseri ritardati.) inciampò nei suoi stessi piedi, mi fermai e lanciai loro un'occhiataccia gelida.

«Beh? -domandai -che volete?» le ragazzine si ripresero immediatamente, e cominciarono a farmi domande contemporaneamente con la loro dannata voce bianca. Adele ora non tratteneva neanche più le risate. La incenerii con uno sguardo, degno del mio cognome e poi tornai a osservare le ragazzine che sembravano aver ripreso un certo contegno. Una, con i capelli biondi e gli occhi marroni, non mi sarei mai ricordata la sua faccia (affrontiamo la realtà, faccio pena a ricordarmi le facce, i nomi quelli sì, ma le facce no. A malapena riconosco per strada le persone che conosco da una vita... okay ora sto esagerando, comunque il punto è che mi dimenticherò di tutte loro presto) aprì la bocca per parlare. Un'altra ragazzina, più minuta dalla pelle scura e gli occhi pece ci passò di fianco con fare regale, mi sorrise (e ovviamente risposi al suo sorriso; ei è praticamente mia cugina!): «Ciao C» ed entrò nella Sala Grande. Ghignai. Quella sì che sarebbe diventata qualcuno. Portai le mani ai fianchi e inarcai un sopracciglio, loro si ripresero dallo shoc:

«Ma tu sei...» cominciò la ragazzina di prima; o forse no. «La figlia di Draco Malfoy? Sì» e tutte strabuzzarono gli occhi. «E tua madre è...» fece un'altra.

«Hermione Malfoy, Ministro della Magia? Sì. E il nome è C, nulla di più nulla di meno. Ora se non vi spiace; sciò sciò, evaporate, puff, sparite. Ho ben altro da fare che portarmi appresso voi» Ma loro non ci pensavano neanche. Sbuffai e proseguii la mia missione.

Fui sicura di essere vicina alla realizzazione della sopracitata quando le pivelline si persero in sospiri innamorati; ah perfetto... già si comincia. Allungai il passo e lo raggiunsi, stava in mezzo ai suoi amici, e ai miei... ora che mi ci fate pensare.

«Ei buongiorno, tesoro» mi apostrofò, ma la mia faccia gli disse altrimenti e cominciò a sghignazzare come un matto. Mi fermai a pochi passi da lui. In quel momento avrei voluto fare due cose diverse: abbracciarlo e ucciderlo (è almeno normale?).

Optai per nulla di fisico e inarcai un sopracciglio alzando la mano incriminata, e mostrandogli la biancheria sexy nera di pizzo che aveva trovato impacchettata nel mio baule; come sapevo che era lui il colpevole? Lo so e basta. È sempre stato così, ho finito anche solo di illudermi che mi possa lasciare in pace. Stupido Grifondoro. Lui la ispezionò con occhio critico, facendosi avanti di un passo.

«Mmm... la bimba è cresciuta -sentenziò infine (bambina??? è solo più grande di me di una manciata di giorni!) -spero tu usi le protezioni con il tuo fidanzato» okay, ora opterei decisamente per strangolarlo. «Potter -sputai -perché?» lui ricominciò a sghignazzare, non si era ancora spostato il che significava che mi torreggiava, è troppo alto! «O beh pensavo potesse esserti utile, visto il tuo... come dire...outing all'ultima sfilata benefica del Ministero» sono abbastanza sicura che i miei occhi sputassero fuoco. Solo allora il mio caro fratellino, che se la rideva di gusto si rese conto di cosa veramente stessi reggendo in mano e cominciò a imprecare; se non ci fosse stato il suo migliore amico presente, sono abbastanza sicura che quel cretino non avrebbe visto il prossimo tramonto, o non sarebbe più stato capace di camminare normalmente; a voi la scelta.

«Beh -dissi, cambio di tecnica. -sai penso tu abbia ragione, questa allora me la tengo io». Accaddero più cose contemporaneamente: Scorpius spintonò Al (che lo stava trattenendo) tanto forte da farlo cadere addosso alla sua ragazza, Catherine, che cadde su Fred Weasley che a sua volta cercava di trattenere il suo migliore amico da fare scenate. Esattamente. Perchè James, il nostro caro James aveva un debole per il melodramma.

«Tu, signorina! -urlò infatti, strappandomi la biancheria di mano -non ci pensare proprio! Anzi penso che dovrò fare una chiacchierata con Goyle» ma Scorpius lo aveva già raggiunto, sono così orgogliosa del mio fratellino, è alto quasi quanto quel cretino!, e lo aveva preso per il colletto della camicia pronto a sferragli un pugno.

«Malfoy! -tuonò la voce di Lily Potter, e Scorpius si fermò con la mano a mezzaria -per quanto sospetti che mio fratello si meriti quel pugno. Non penso tu voglia finire in detenzione il primo giorno di scuola» Scorpius arrossì dalla punto dei capelli a quella dei piedi.

«E non è detto che non capiti lo stesso» tuonò la voce, ci voltammo.

«Professore...» ma non ne volle sapere. «Potter senior, Malfoy senior con me nel mio ufficio» disse infatti. Tutti si dileguarono, spintonai James con una spallata e gli sibilai: «Sia chiaro che per quanto mi riguarda è tutta colpa tua» lui sghignazzò e io incrociai le braccia al seno alzando gli occhi al cielo.

Penso che il nostro rapporto sia sempre stat così, mamma dice che anche quando eravamo nella pancia lei e Ginny non potevano soppravvivere se vicine. Poi adduce sempre come spiegazione che io e James volevamo così tanto stare vicini che o loro erano lontane oppure erano appiccicate... balle. Secondo me non ci sopportavamo già in pancia.

«Allora hai già deciso la location della cerimonia?» mi domandò mentre seguivamo Neville.. erh professore Paciok (che mio padre ancora non sopportava) nel suo ufficio. Sapevo benissimo di che cerimonia si parlasse e risposi solo con uno sguardo di sufficienza, ma lui stava già parlando. In parole povere, quello stronzo di Teddy (si per quanto mi riguarda è tutta colpa sua), quando io e James avevamo tipo quattro anni pensò fosse simpatico avere un matrimonio a quattro: io e James, Torie e lui. Da allora James andava avanti con questa storia. Nei primi tempi ci credevano anche a scuola che eravamo fidanzati, ma poi avevano capito che era solo un altro modo di James di cercare di irritarmi. Se avevo accettato? E certo, voi forse non avete mai visto James da piccolo: era così carino! Adesso invece è solo irritante.

«Aspettate qui» fece Neville entrando nel suo ufficio. Io e James ci guardammo insospettiti.

«Mi piacciono i capelli fatti così» si complimentò d'un tratto. Avevo tagliato i miei boccoli scuri (sì assomigliavo incredibilmente a mia mamma, mentre Scorpius era la fotocopia di papà) a caschetto e mi davano un'aria molto alla Marilyn Monroe, se solo fossi stata bionda... gli sorrisi: «Grazie».

«Comunque -chiarii -io e Goyle ci siamo lasciati» lui sospirò. «Che c'è? Era troppo possessivo!?» esclamai, lui alzò gli occhi al cielo e Paciok ci chiamò in ufficio.

Era tutto cominciato quella sera.

 

«Clarette – (sì mia mamma mi chiama con il mio nome intero) -tra poco tocca a te. Dio tuo padre avrà la mia testa» le sorrisi. L'aveva convinta a farmi sfilare per ultima, con una cosina... beh diciamo che mi faceva sembrare donna e lei dopo lunghe litigate aveva acconsentito... mio padre... beh meglio fosse una sorpresa. «Tranquilla mamma -la rassicurai, passandole accanto -papà ti ama troppo per ucciderti per una cosa del genere» lei mi sorrise e sentii la voce del Clarckson chiamare la mia passerella. Uscii.

Le persone smisero di parlare mentre a Clarckson giuro si appannarono gli occhiali mentre diceva: «Signorina Malfoy -il solito rompipalle -cosa ne penseranno papà Malfoy e Nonno Granger di questo? Beh signori, comunque dovete ammetterlo, ne vale la pena» ghignai quando Scorpius e mio padre saltarono su per urlarli contro, ma mia zia Astoria li trattenne. Avevo tagliato i capelli che mi incorniciavano il viso in boccoli ampi corti e disordinati. Indossavo un babydoll e bianchieria, mio padre a bocca aperta, ma non era il solo. Forse mamma aeva ragione; papà avrebbe avuto la sua testa. Ghignai quando sentii la voce di James esclamare, mentre si liberava dalla presa assassina di una sgualdrina bionda, ei non mi piacciono le sue ragazze, se sceglie solo oche, non è colpa mia; «Questa è la mia ragazza!» alzando il drink nella mia direzione, Al di fianco alla sua ragazza cominciò a sghignazzare mentre Scorpius tentava di raggiungere il fratello, ma questa volta era mio zio Blaise a trattanerlo, il quale mi fece l'occhiolino. Ghignai ancora e tornai indietro. La sfilata era finita.

*

«Tu signorina!» esclamò la voce della mia migliore amica mentre mi raggiungeva. Stavo parlando con le mie madrine: Ginny Potter e Pansy Zambini, indossavo un vestito corto, a strass, blu con la schiena scoperta e che arrivava appena sopra il ginocchio. Adele mi abbracciò esclamando: «Sei il mio mito» le mie madrine scossero la testa divertita.

In un angolo mio padre parlava concitato con mio nonno e mia madre rideva cercando di calmare entrambi gli uomini mentre Scorpius era stato calmato con successo da Lily Potter che mi fece l'occhiolino quando le mimai un “grazie”.

«Hai fatto prendere un colpo a tuo padre -mi rimproverò (per scherzo ovviamente) Pansy -povero non so se il suo unico neurone si riprenderà mai dallo shock» sghignazzai, adoravo le mie madrine. «Dov'è la mia principessa?» e anche mio zio Blaise, che mi abbracciò sorridendo.

«Scusa ti posso parlare un attimo?» era Angus, il mio ragazzo, Angus Goyle, nel mio anno. Annuii, dandogli un bacio a fior di labbra: «Zio, Madrine, Adele; ci vediamo tra un po', godetevi la festa io e mamma ci abbiamo messo secoli a renderla perfetta». Loro annuirono.

Angus non sembrava a suo agio. Si grattava la nuca. «La sua ragazza, hm?» mi domandò. Non di nuovo. Alzai gli occhi al cielo. «Sai com'è Potter. È il suo modo di fare. Sai bene che se sto con te, vuol dire che non c'è niente fra me e lui, sennon mutuo desiderio di irritarci» angus annuii, pensieroso. «però, avresti potuto avvertirmi... insomma.. lo sai che non mi piace che sei così... così indipendente dal mio giudizio... non mi è piaciuto il modo in cui ti sei posta..» lo loccai sul nascere. Era una di troppo questa. Non si tocca la mia libertà. «Angus dopo cosa? -esclamai -mi dirai che non posso uscire da sola con le mie amiche, che devi decidere tu il mio guardaroba??» lui guardò in basso colpevole: «Ti avevo avvisato. Non si tocca la mia libertà, ma tu l'hai fatto già troppo spesso. Via! Sparisci dai miei occhi. Non voglio più avere nulla a che fare con te» e me ne andai a grandi passi, sentendomi sollevata. 

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Capitolo 2
*** Capitolo secondo ***


CAPITOLO SECONDO

 

«Non posso credere che la vecchia megera ci ha minacciati di sospenderci dal Quiddich se quest'anno non ci comportiamo bene!» esclamò James mentre uscivamo nei corridoi. «Affrontiamo la realtà, C! -esclamò -i Grifondoro se la possono cavare! Albus è un'incredibile attaccante, anche se mi sostituiscono con un Cercatore delle balle ce la caveremmo comunque, ma i Serpverde senza la loro punta di diamante sono nella merda!» ma oggi era in vena di complimenti? Ero diventata la punta di diamante della Squadra?

«Piuttosto -dissi -sai mica che lezione abbiamo?? tanto hai preso i miei stessi corsi» dissi sicura, lui sorrise colpevole: «Come lo sapevi, che avrei preso i tuoi stessi corsi?» mi scrollai nelle spalle: «Lo fai sempre». Colpito e affondato.

«Non ne ho idea comunque -disse -quindi direi che saltiamo la prima mattinata di scuola» alzai gli occhi al cielo, se c'era una cosa che io e James facevamo insieme era bigiare le lezioni. E farci tatuaggi insieme. Okay, in mia difesa ero ubriaca. E mio padre non mi ha permesso di uscire di casa non accompagnata per il resto dell'estate. E comunque mi piaceva il fatto che avevo un tatuaggio e che nessuno avrebbe potuto togliermelo. «Okay» dissi.

Ci sedemmo sotto un albero a fare nulla di particolare sennon parlare. Quelli erano i pochi momenti in cui io e James non ci scannavamo, anche se, non ci siamo mai scannati davvero. C'è sempre stato una sorta d'affetto tra noi. E ne sono sempre andata fiera.

«Meno male che hai lasciato Goyle -mi disse d'un tratto -mi stava antipatico» inarcai un sopracciglio. «Anche a me stava antipatica Gina -gli feci presente -però non ti ho mica fatto le congratulazioni quando l'hai lasciata» dissi.

«Veramente sì lo hai fatto, e pubblicamente per di più» Oops. Okay Potter -1 Malfoy -1 (come quando ho fatto punto!? Ma quando gli ho fatto presente che sceglie i miei corsi tutti gli anni; dio riuscite a seguire il filo di questa storia??).

«Era una troia antipatica» mi giustificai e lui cominciò a sghignazzare. Sentivo i capelli tutti annodati; stupido vento; James sembrò capire e fece apparire un pettine, si alzò e si sedette dietro a me, cominciando a pettinarmi delicatamente i capelli. Mi sarebbe piaciuto dire che lo faceva per tutte le donne della sua vita, ma sarei una bugiarda. Per dirla con i suoi termini: aveva un debole per i miei capelli e adorava domarli. Come se fosse possibile (duh!) ma a me piaceva la sensazione di essere pettinata. Mi faceva sentire curata e amata. No, non fatevi strane idee, chiunque fosse stato mi avrebbe fatto lo stesso effetto.

«Sai -disse d'un tratto -mamma non fa che parlare di te dalla sfilata. Una mattina mi ha perfino detto: “Muoviti a farle la proposta, se non vuoi che qualcuno si prenda la tua fidanzata storica. Io quella donna di classe la voglio come nuora”» scoppiai a ridere. Adoravo Ginny.

«E sentiamo -dissi, prendendolo in giro -perché mi vorresti sposare?» glielo avevo chiesto anche quella volta che avevamo fatto quel finto matrimonio. Lui sorrise, come lo sapevo?, lo sapevo e basta. A volte con James è semplicemente così.

«perché così potrei baciarti ogni volta che ne ho voglia» rispose. La stessa risposta che mi aveva dato tredici anni fa. Ghignai. Silenzio. Era bello il silenzio.

«Sapevo che vi avrei trovati qua -disse la voce di Adele -ho preso io i tuoi orari, e suppongo che tu abbia li stessi suoi» conitnuò rivolta a James che annuì. Li presi. «Ahrr.... Doppia transfigurazione. James non voglio andare!» esclamai lasciandomi cadere all'indietro e finendo schiena contro petto. Lui ghignò.

«Ci dobbiamo andare per forza C, se non vogliamo finire nella merda. Già la Chang mi odia perché papà l'ha scaricata non so quanti anni fa!» sbuffai- anche se era vero -e misi il muso, ma mi alzai comunque. Che studentessa modello.

Adele aveva un sorriso saputo quando disse: «Giuro, io a volte il vostro rapporto proprio non lo capisco» mi scrollai nelle spalle. «James tu hai la roba?» domandai, lui scosse la testa. Fantastico. Guardai l'orologio: «Beh non abbiamo tempo! Meglio correre se non vuoi che la Chang ci dia un'altra detenzione il primo giorno di scuola» lui mi superò e si fermò davanti a me, di schiena: mi fece cenno di salire: «Sei lenta in confronto a me, e devo farmi perdonare quella biancheria intima» lanciai un gridolino vittoriosa, yeah! Ei me undicenne batti il cinque! Lo abbiamo costretto a farlo di nuovo! Obbedii e lui passò le braccia sotto le mie cosce; cominciò a correre.

Arrivammo giusto in tempo, ma tutti erano già seduti, la Chang non avrebbe potuto toglierci neanche un punto perché eravamo entrati in classe un decimo di secondo prima che la campanella annunciasse l'inizio della lezione. Ci guardò di storto poi sibilò: «Dieci punti in meno a Grifondoro e Serpverde per atteggiamenti non consoni» oops, James mi liberò dalla sua stretta e inarcò un sopracciglio, ma fu abbastanza furbo da restare zitto. «Malfoy, Potter qui davanti a me» sibilò ancora, indicando con la bacchetta i due posti rimasti in prima fila. Trattenni uno sbuffo a stento prendendo posto. James alzò gli occhi al cielo ma mi imitò.

Dopo due ore di lezione teorica sugli Animaghi la Chang disse: «Non ho ancora finito, avete una ricerca da fare a coppie, e ciascuno estrarrà dal Capello – come aveva ottenuto il capello parlante!!? -un argomento.» ci fu uno sbuffo generae al quale la Chang rispose con un'occhiata gelida. Ci porse il Capello, guardai James interdetta e lui mi fece un gesto galante con la mano: «Prego, prima le donne» sapevo che se fosse stato un argomento impossibile (il che era estremamente probabile) la colpa sarebbe diventata la mia così, ma Chang mi osservava con quei suoi occhietti neri e piccoli, inquietanti, quindi evitai di iniziare una litigata e infilai la mano nel capello. Ne estrassi un pezzettino di pergamena che aprii: «Oh la storia degli Animaghi, e lo sviluppo del diritto di tali creature -disse la Chang con falsa sorpresa nella voce (capisco perché non sopportasse James, ma perché doveva odiare anche me? Che le avevo fatto di male??) -molto interessante. Sono ansiosa di vedere la vostra ricerca» io e James ci guardammo e lo sentii imprecare tra i denti. Per fortuna la Chang era troppo presa dalla distribuzione degli argomenti per prestargli attenzione.

 

«Voglio ucciderla!.. -esclamai, quando fummo abbastanza lontani dalla sua aula -farla a pezzettini e darla in pasto al mostro del Lago Nero!» James sghignazzò. Adele e Fred (anche loro per qualche strano scherzo del destino, anche se ero quasi certa che ci fosse lo zapino di James, avevano sempre gli stessi corsi) ci raggiunsero, ora ci toccava Difesa e avremmo conosciuto il nuovo professore, che la sera precedente non era potuto essere presente alla festa. «Speriamo sia meglio della Vehmen -disse Fred sbadigliando -quella donna era un'incompetente» James annuii, mentre io e Adele cominciammo a chiacchierare tra di noi.

Entrammo nella sala, era ghermita di nostri compagni, ma non c'era nessuno, e probabilmente sarebbe stata una lezione pratica, visto la mancanza di banchi, questo nuovo professore mi piaceva già; chiunque egli/ella fosse.

«Molto bene ci siamo tutti?» domandò la voce alle mie spalle. E feci una smorfia, mentre ci voltavamo, stupiti.

«TEDDY!» esclamarono James e Fred (a cui si aggiunse anche Louis, cognato di Teddy) saltando sul posto. Lui sorrise poi portò il suo sguardo su di me: «Stronzo» lo apostrofai; si lo chiamavo così da quando mi aveva attaccato quella sanguisuga di James Potter addosso: «Buongiorno C -rispose educato -è un piacere rivederti anche per me» gli feci la linguaccia, molto maturo lo so, però sono fatta così e non c'è giudizio che tenga.

Dopo che si fu presentato spiegò in poche parole come creare un Patronus. Ah ecco, inziava con il botto. Poi sorrise. «Ora che ne dite se proviamo? Mettetevi in fila; Fred vuoi provare tu, visto che ti senti abbastanza sicuro da chiacchierare con James?» James sghignazzò e Fred si fece avanti insicuro, ma Teddy ne aveva anche per il figlio del suo padrino. «E dopo tocca a te James» fu il mio turno di ghignare con Adele che aveva un'aria saputa, ancora. «E non pensare che mi sia dimenticato di te, Clarette - “Stronzo!” -dopo di James toccherà a te, gli altri disponetevi come meglio prefeite» James si voltò verso di me ghignando, gli regalai un dito medio, era già finito l'idillio di questa mattina.

Il Patronus di Fred era un po'... incorporeo, indefinito? Ma c'era. Teddy annuì e disse: «Lavora meglio sul movimento di polso» Fred annuì e si levò di mezzo. «James, prego» gli disse Teddy.

James si preparò fisicamente (ovvero prendendo un lungo respiro e distanziando i piedi) alzo la mano della bacchetta ed esclamò: «Expecto Patronus!» dalla punta della sua bacchetta uscì un raggio bianco-evanescente. Un'enorme tigre fece la sua apparizione nella sala e rimasi a bocca aperta. «Molto bene James» si complimentò Teddy. Cerca solo di renderlo un po' più corporeo.

«Clarette» feci un passo in avanti e vidi James raggiungere Fred e cominciare a chiacchierare. «Quando vuoi» mi disse lo stronzo. Alzai la mano sinistra e chiusi gli occhi, mio padre mi aveva spiegato che solo così era riuscito a evocare un Patronus, cercai il ricordo che mi rendeva più felice. Come seppi quando lo avevo trovato? Quando sentii le mie labbra incurvarsi in un sorriso, aprii gli occhi e sussurrai: «Expecto Patronus» dalla mia bacchetta uscì un enorme felino, più piccolo e femminile di quello di James e inoltre non era leggermente arancione evanescente, ma tendente al bianco evanescente e gli occhi erano di un profondo azzurro. Teddy sembrava stupito quanto il resto della classe, vidi con la coda dell'occhio James rivolgermi un'occhiata orgogliosa e ricca di qualcos'altro che non riuscii a identificare perché l'enorme felino si sedette per roteare la testa e poi mi raggiunse e si accoccolò ai miei piedi come fanno i gatti, dapprima chiuse gli occhi poi quando Teddy fece un passo verso di me incerto, li aprì e li fisso su di lui. «Posso?» domandò quindi a me, annuii e Teddy si avvicinò accovacciandosi e osservando l'animale che ricambiò il suo sguardo con occhi intelligenti. Il felino emise un brotolìo e Teddy si alzò allontanadosi un po':

«Una tigre bianca -annunciò -è un essere rarissimo. Inoltre hai compiuto un'ottimo Patronus. Cinquanta punti a Serpeverde!» con un rapido gesto della bacchetta fece sparire il felino e notai che i miei compagni mi guardavano ammirati. Teddy mi fece cenno di spostarmi e lo feci.

«Signor Paciok, prego provi lei» mi andai a sedere vicino a James e Fred che esclamò: «Come hai fatto a trattenerlo così tanto! Sembrava quasi vivo» gli sorrisi: «Non so, ho provato e basta.»     

 

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Capitolo 3
*** Capitolo terzo ***


CAPITOLO TERZO

 

«Molto bene -disse Teddy a lezione conclusa, sembrava scosso -direi un dieci punti a chiunque sia riuscito a ottenere un Patronus abbastanza corporeo e un cinque a chi ha almeno evocato un' entità. Potete andare» io, Adele, James e Fred fummo gli ultimi ad uscire e lo vidi trafficare su dei libri e borbottare: «Non può essere l'ultima caso documentato sono stati Lily e James Potter...» ma non ci feci troppo caso.

«Beh -fece James, non avevamo altre lezioni quel pomeriggio -io vado devo fare il calendario del Quiddich» spiegò, Fred alzò gli occhi al cielo: «Io ho fame» disse. Noi annuimmo. «Beh ci si vede. Noi andiamo al nostro tavolo» Fred annuì e ci separammo, James si dirigeva già fuori dalla Sala Grande quando mi chiamò, mi voltai: «Ero sicuro che ci saresti riuscita» mi disse prima di correre via.

«Ma che ha, oggi?» domandai ad alta voce «è il terzo complimento oggi» spiegai ad Adele mentre ci siedevamo al tavolo dei Serpeverde.

«E' l'amour!» esclamò lei, beccandosi un'occhiataccia mentre mi riempivo il piatto e cominciavo a mangiare.

«Se mangi tutta quella roba finirai per diventare grassa -disse la voce -e chi lo vuole un Capitano grasso?» incantevole come sempre. Elena Nott, una mia amica d'infanzia, anche se frequentavamo compagnie diverse. Avevamo quel tipo di rapporto in cui si resta amiche pur insultandosi: «Incantevole, Nott -le dissi -ma ho bisogno di energie per fare i provini, dobbiamo rimpiazzare il Cercatore, un Battitore e gli altri due Attaccanti. Greyson mi ha lasciata nella merda» Greyson era il nostro ex capitano, si era diplomato l'anno scorso.

«E James le ruba un sacco di energie» aggiunse con fare innocente Adele, la guardai male.

«Oh cosa sentono le mie orecchie! -esclamò Elena -hai finalmente deciso di dare al poveretto una chance dopo che ci prova da anni?» inarcai un sopracciglio. «Tu! -dissi, indicando Adele con la forchetta -sei una stronza; tu -indicai Elena -hai bisogno di un paio di occhiali, posso chiedere a Harry dove compra i suoi, certo saranno tondi, ma fanno tendenza di questi tempi i gusti retrò.» poi vidi un ragazzino colpire in pieno una Tassorosso con un fagiolo, e i Tassorosso erano a una decina di metri da noi: «E tu! -esclamai indicandolo -devi fare i provini come Attaccante!» le mie due amiche scoppiarono a ridere. Ma qualcos'altro aveva attirato la mia attenzione.

Ad esempio, se ve lo state chiedendo, mio fratello che regalava una rosa rossa a Lily Potter, chiedendole qualcosa e la ragazzina che sorrideva e annuiva, e poi, come se non bastasse che si alzava sulla punta dei piedi e stampargli un bacio sulle labbra. Ei! Quello è mio fratello sorella!

Lanciai uno sguardo verso Albus che ghignava dal tavolo dei Grifondoro, chissà perché avevo l'impressione che lui centrasse qualcosa. Lily prese Scorp per mano e lo condusse al tavolo con lei. Però bisognava ammetterlo! Erano bellissimiiiiiiiiiiiiiiiiiii!

Elena intanto si era seduta e stava mangiando anche lei. Ripresi il mio pasto con tranquillità tanto non avevo lezioni quel pomeriggio.

*

Passeggiavo per i corridoi semideserti; odiavo non avere nulla da fare, poi ebbi il colpo di genio e mi diressi al Settimo Piano. Entrai nella stanza delle Necessità che si era già modificata e adattata ai miei desideri; aveva infatti le pareti ricoperte di oggetti smarriti. Mi divertivo a guardare gli oggetti perduti da altre persone che avevano camminato per i miei stessi corridoi. Mi piaceva immaginare le facce delle persone che avevano erso quegli oggetti, il loro carattere, le storie i ricordi dietro ognuna delle reliquie.

Mi sedetti a gambe incrociate a terra e presi in mano un amuleto. Era una collana, con un ciondolo eburneo che rappresentava un'essere marino, una sirena, di spalle che si pettinava con le lunghe mani i capelli indomabili; sulla schiena nell'essere un tatuaggio che scendeva verticalmente curvandosi leggermente verso l'esterno con fiori dai colori scargianti, formati a una più attenta analisi, da piccolissime pietre preziose: rubini, smeraldi, zaffiri, ametiste e proprio nell'incavo tra i fianchi un diamante grosso quanto il capo di un ago. Doveva essere appartenuto a una donna molto importante e molto ricca, pensai, lo reggevo in mano, con una tenevo la catena a cui era applicato il ciondolo, nell'altra reggevo con attenzione il ciondolo stesso.

Non era né ricca, né importante. Non so se qualcuno effettivamente lo disse o me lo immaginai; non l'avrei mai saputo, comunque, ma questo mi provocò un brivido lungo la schiena tanto che riposi il ciondolo dove l'avevo trovato e quando mi voltai ancora nella direzione da cui l'avevo appoggiato era già scomparso. A volte era meglio non giocare con le cose antiche.. erano più potenti di quanto non sembrassero.

Clarette, ripeté la voce. Perfino nel mondo dei maghi sentire le voci non è un bel segno.. anzi. Stavo forse impazzendo? Clarette. Okay, la cosa non mi piaceva proprio per nulla. Scattai in piedi e girai su me stessa; dov'era la porta, già? Clarette. Ripeté la voce.

«Chi sei?» chiamai, a nessuno in particolare mentre mi avvicinavo alla porta. Clarette. Ripetè la voce, con più decisione sta volta.

«Non puoi essere Clarette -dissi -quello è il mio nome» e con un ultimo scatto uscii dalla Stanza delle Necessità e corsi lungo il corridoio, scendendo le scale più veloce che potevo mentre la voce si faceva mano a mano meno insistente e meno forte, seppur più disperata.

Mi fermai solo nella sicurezza del Quarto Piano, appoggiai una mano alla parete e presi lunghi respiri per calmare il cuore impazzito e il fiatone. Mi lasciai cadere a terra e portai le mani alla testa. Emicranie. Ne soffrivo fin da piccola, ma ormai erano anni che non ne avevo una. Presi lunghi respiri, ma il dolore alla tempie era fortissimo.

Mi ricordai cosa mi diceva sempre mamma, quando ero piccola, ovvero che quando avevo le emicranie dovevo correre da qualcuno che riuscisse a calamarmi, con cui mi sentissi a mio agio, in maniera che riuscisse a distrarmi dal dolore. Ma ero troppo shoccata, e comunque non c'era nessuno che potesse aiutarmi. In genere solo mio padre ci riusciva. E certo non potevo sapere dove fosse con Harry in chissà quale missione, esattamente, mio papà ora era quasi amico del Bambino-Sopravvisuto (o che-semplicemente-non-può-restare-morto, come lo chiama mio padre per prenderlo in giro) e sia Harry che Ron per mia madre sono scesi a compromessi e ora si tollerano anche Weasley e Malfoy. Con quel poco di coraggio che mi rimaneva mi tirai su e mettendo su la mia facciata tranquilla mi diressi con passi lenti e calcolati verso l'aperto. Stare all'aperto mi aveva sempre fatto stare bene.

*

Arrivare al pian terreno era stato più difficile di quanto non pensassi; con tutti quei dannati quadri che sussurravano di qualche strano evento a cui non feci caso, il loro vociare silenzioso mi impediva di prestare attenzione a quello che stessero dicendo. Finalmente mi trovai sotto il porticato e mi appoggiai a una colonna per riprendere il respiro. L'emicrania magica, non era qualcosa con cui scherzare, solo soggetti estremamente sensibili ne erano affetti, era come un allarme che scattava quando l'istinto si sentiva minacciato. Non era un mistero di come mi fosse venuta sta volta. L'ultima volta che mi era successo, era caduta nel torrente vicino a casa e avevo rischiato di morire, seriamente.

«C?» alzai lo sguardo. Erano James e Fred che bardati da Quiddich, scopa in pugno tornavano dal campo. Dovevano aver appena finito una partita tra di loro. Fred mi guardava stranito, ma non riuscivo a mantenere la mia attenzione su di lui. «Ma che ha?» domandò, James scosse la testa, senza staccare gli occhi da me, li sentivo bruciare sulla mia pelle. Dio lo odiavo quando mi faceva questo effetto. Fece un passo verso di me incerto, quando mi vide che mi era tesa impercettibilmente, mollò la scopa a terra e prese un ultimo passo deciso nella mia direzione.

Lo sentii ancora prima di avvertire la sua mano sul mio braccio; ancora prima che mi ritrovassi premuta al suo petto, prima ancora di riuscire a rilassarmi. Mi lasciai quasi cadere lì dov'ero, ma qualcosa, non so esattamente cosa mi diede la forza di non cadere a terra, come una marionetta a cui vengono tagliati i fili.

Sentii che poggiava il suo viso sulla mia testa, era troppo alto, e sentii i miei nervi rilassarsi. Lo sentì anche lui e lo immaginai ghignare per qualche strana battuta che si doveva essere immaginato.

Invece mi stupì prendendomi le braccia e portandole a incontrarsi dietro alla sua schiena, costringendomi a ricambiare l'abbraccio.

«Cosa è sucesso?» mi domandò. James era una delle poche persone a sapere; solo perché era stato presente a una crisi, non erano riusciti a scollarlo dalla sedia che aveva preteso vicino al mio letto, finché non mi ripresi; ci vollero quasi tre settimane, le tre settimane più calde dell'anno e lui non uscì neanche una volta, rimase a tenermi compagnia, quando anche mio fratello era fuori a giocare. Scossi la testa e quando mi sentii abbastanza forte mi allontanai leggermente, arricciando il naso; lui mi guardò interrogativo: «Puzzi Jam» lo rimproverai usando il soprannome che avevo coniato proprio io per lui quando eravamo piccoli (ei non riuscivo a dire “James” era troppo lungo), lui scoppiò a ridere di cuore; aveva ancora le braccia attorno ai miei fianchi notai, anche se la presa era meno ferrea.

«Lo sai -mi disse tra le risa -un sacco di ragazze lo troverebbero sexy» inarcai un sopracciglio e incrociai le braccia al seno: «Sei disgustoso. E non è vero» ma sorrideva come un cretino. Mi liberai dalla sua presa e lo guardai interdetta:

«Che hai da ridere come un ebete?» il suo sorriso si fece ancora più largo. «Lo sai quanti anni erano che non mi chiamavi così?» inarcai un sopracciglio, ma se ne stava già andando. Scossi la testa.

Hagrid insegnava ancora, così quando mi presentai alla sua lezione con un sorriso sornione liberò i poveretti che seguivano le sue lezioni e mi sorrise.

«Eya! -mi salutò -come te la cavi, C?» domandò mentre tornavamo alla sua capanna. Ci sedemmo e lui mise sul fuoco il the. «Bene, grazie. Tu Hagrid? Mamma mi ha detto di ricordarti di prendere le tue medicine» lui annuì sovrappensiero. Tempo che la teiera cominciasse a fischiare un Professor Paciock trafelato entrò di slancio nella capanna. «Hagrid c'è un problema! La preside ti vuole vedere, Malfoy? Che ci fai qui?» alzai gli occhi al cielo: «Professore si dimentica un po' troppo spesso che sono anche la figlia di Hermione Malfoy» lui ignorò la mia frecciatina e disse: «Beh suppongo debba venire anche tu, la cosa ti potrebbe riguardare». Ci alzammo e lo seguimmo.

Mentre raggiungevamo il quinto piano sentii l'emicrania tornare, mi appoggiai al muro e presi lunghi respiri; Hagrid mi guardò preoccupato, ma gli sorrisi e ripresi a camminare. Quando entrammo nella Sala dei Ritratti Proibiti sentii tutto andare buio.

 

Punto di vista di qualcun altro

Mi voltai quando sentii la scarica elettrica attraversarmi il corpo, lungo la spina dorsale. La porta era aperta; notai solo in quel momento che c'era un'altra persona: C. La vidi quando gli occhi le si chiusero e cadde a terra come se avesse perso ogni forza. Un'altra persona alla mia destra cacciò un urlo, ma non ci feci caso.

La dovevo raggiungere in tempo. E lo feci, ricordo di averla afferrata mentre tutti i suoi nervi si tendevano. Quasi un rigor mortis, solo che non era morta. Le spostai un ciuffo castano dal viso e la sentì mentre ilr espiro le si bloccava in gola. Era ricominciato. Come avevo potuto permetterlo? Era stato già abbastanza spaventoso la prima volta. Ma adesso che ragione aveva di sentirsi in pericolo? A meno che, in quel momento mi resi conto di essere ferito e che la McGrannit, Neville e Hagrid mi guardavano preoccupati.

 

C pov

Aprii gli occhi. Una stanza bianca. Fredda. L'unico arredamento era costituito da un enorme specchio dalla cornice dorata. Era ricominciato.  

Che ne dite???

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