'Beyond Mars.'

di Claire_Elen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3 ***
Capitolo 4: *** Chapter 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5- Meeting. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6 ***
Capitolo 7: *** Chapter 7 ***
Capitolo 8: *** Chapter 8 ***
Capitolo 9: *** -CAPITOLO FINALE- ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


Capitolo 1- Oh my GOD!



L’unica cosa a cui pensava Ginevra in quella fredda giornata invernale era di tornarsene a casa; la temperatura era scesa sotto i 15 gradi e il suo cappotto in pelle minacciava di lasciarla congelata in meno di cinque minuti. Con un imprecazione, si strofinò le mani lungo le braccia per tentare di ravvivarsi, ma così le pelle dell’indumento strofinava contro la pelle gelata, aumentando il dolore.

Strinse la propria migliore amica, Samantha, la mente contorta di quella ragazza che l’aveva trascinata fin lì, senza un motivo e senza spiegazioni, in una freddissima giornata d’inizio Gennaio.

La neve aveva attecchito al suolo e formato uno strato di ghiaccio scivoloso, sulla quale aveva già fatto la prima figura di merda della giornata, finendoci sopra con il fondoschiena.

Mentre avanzavano nelle file sentiva il fiato caldo della sua amica respirarle vicino al collo, facendole venire la pelle d’oca.

- Perché mi hai portata qui? Pensavo che andassimo solo a prendere un caffè da Starbucks.

La ragazza girò lo sguardo verso di lei, puntando i suoi bellissimi occhi azzurri su quelli nocciola dell’amica, con le guance gonfie e arrossate, simile ad una bambina imbronciata.

- Eddai Ginny, è un’ idea grandiosa.

- Non so che idea sia, visto che non ne ho fatto parte.

- Ne stai facendo parte ora.

Eccola che ricominciava con quella tiritera; finse di ascoltarla mentre portava lo sguardo sulla facciata del palazzo sotto a cui erano, che riportava la scritta ‘MagnumRecords.’ Un vecchio negozio di cd e di musica che ormai nessuno ascoltava più.

- Sam, l’unica cosa che vorrei ora è tornarmene a casa e farmi una bella cioccolata calda nella mia tazza con la renna.

Adorava quella dannata tazza: le era stata regalata per il suo quindicesimo compleanno da sua madre, ed era la osa più preziosa del suo passato, in quella casa.

Sua madre se n’era andata quando aveva appena compiuto quindici anni. Senza un ma e senza un perché le aveva fatto il regalo del compleanno e poi se n’era andata.

Puff.

Scomparsa com’era entrata nella sua vita.

Suo padre non aveva mai voluto spiegarle il perché di quel gesto: a volte si limitava a dondolarsi nella sedia e a mormorare un ‘E’ tutta colpa mia.’

Per questo andava dallo psicologo due giorni su tre; la perdita della moglie era stata così veloce e dolorosa da renderlo fuori di testa.

Uno strattone dell’amica la costrinse a girare il viso verso le voci di alcune ragazze, che entravano a fiotti in quel negozietto. Cosa poteva avere di tanto speciale da incassare così tanti clienti in un solo giorno?

Mentre Samantha faceva capolino con la testa Ginevra la seguì, e rimase allibita da quel che vide.

 

 

- Mi hai portato qui per loro?

- Non sono grandiosi?! Sono qui a Detroit per un po’ di tempo prima di iniziare il loro nuovo tour. Kyaa! Sono così eccitata!

- Attenta a non bagnarti allora.

L’amica la fulminò e poi si girò di nuovo verso la vetrata, con il naso spiaccicato contro.

- Guarda che scatta l’allarme del negozio.

- Eddai Ginevra, rilassati un pochettino! Se non sbaglio a te piaceva Jared.

- Jared?

- Il cantante del gruppo!

Sbottò con aria seccata, aggrottando le sopracciglia e indicando il ragazzo fra i tre, con una giacca blu e i capelli corti elegantemente tirati su con la lacca, che firmava autografi seduto su una vecchia scrivania, a gambe accavallate.

- Ora che lo guardo meglio.. preferisco quello basso.

- Intendi Shannon?

- Aah, come vuoi tu! Non so come si chiamano.

Appena furono dentro cominciò a rilassarsi pian piano; le guance ripresero vigore e il loro colorito naturale e ricominciò a sentire il tatto delle dita. Gran bel segno.

Mentre si avvicinarono, lei con un foglio di carta e Sam con una pila intera di cd, portò lo sguardo verso i membri del gruppo: quello basso che aveva adocchiato all’entrata non era per niente male. Ad occhio e croce doveva essere sul metro e settanta, con un paio di braccia forti e vigorose, e un tatuaggio su quello sinistro. Portava degli occhiali da sole neri, probabilmente Rayban, anche se fuori non c’era il sole. L’altro, con un cartellino con scritto “Tomo.” Abbracciava distrattamente le fans e Ginny fù colpita dalla barbetta incolta che gli ricopriva il viso. Anche lui era davvero carino.

‘Prendi nota mentale del gruppo. Magari a casa potrò ascoltarli.’

Poi la sua attenzione venne interrotta dal cantante che porse verso di lei la mano, aprendo un largo sorriso e puntando gli occhi contro di lei; fu un’ istante.

Le guance di Ginevra presero fuoco mentre si immergeva in quelle iridi azzurro ghiaccio e in quel sorriso perfetto. Gli porse tremolante il foglietto e una risatina di Shannon la fece riprendere velocemente, tornando composta.

- She’s cute, isn’t it?

- No, i’m not.

Mormorò appena fra i denti, imbarazzata da come era apparsa difronte a loro.

Stranamente, anche se era uno sconosciuto, si sentiva timida e imbarazzata difronte a lui, come se fosse uno che conosceva da sempre.

Poi lui che la guardava incuriosito e con un sorriso dolce al lato delle labbra non l’aiutava di certo.

Imprecò sottovoce e girò i tacchi, afferrando Sam che stava stritolando il collo al batterista della band e uscendo velocemente con il fiatone corto, neanche avesse fatto una corsa di dieci chilometri.

- Cosa ti è preso? Sei diventata.. tutta rossa.

- Non è successo niente, nulla di nulla.

Voleva solo andare a casa e bere una cioccolata.

Non avrebbe lasciato che uno sconosciuto qualsiasi, uno stupido cantante, rovinasse la sua giornata.

- Sai, Jared mi ha dato il suo numero! Sicura di non volerlo?

- NO!

Ma afferrò il bigliettino che le stava sventolando davanti, infilandolo in tasca mentre camminava via, con l’amica che le sgomitava sul fianco sinistro.



Battè un pugno sulla lavatrice, con un imprecazione.

Era mai possibile che quel dannato arnese non andasse mai quando ne aveva bisogno? Tirò un ulteriore calcio prima di girare la giacca in pelle al contrario, pronta per metterla a lavare.

Svuotò le tasce trovando un pacchetto di chewing-um, due sigarette, un accendino e un bigliettino malridotto piegato in tre.

Lo aprì e lesse il numero scritto sopra, alzando un sopracciglio.

555-…

Non ricordava di chi fosse, così fece per strapparlo ma la sua attenzione venne puntata verso la porta al piano di sopra che suonava insistentemente.

Salendo le scale con il cesto, lo posò sul tavolo e andò ad aprire.

- Buongiorno bellezza.

- Buongiorno a te.

Una Samantha sorridente e invecchiata di due anni le stava porgendo il giornale del mattino, entrando e togliendosi di dosso il cappotto rosso laccato, con sotto un abito elegante e informale, nero con una spaccatura a v sulla schiena.

- Sei andata a far baldoria ragazza?

- Dovresti provare anche tu. Hanno appena aperto un locale qui vicino ed è F A V O L O S O.

- Il modo in cui l’hai detto non mi piace.

Gonfiò le guance e accavallò le gambe, distendendosi sul divano.

- Come vuoi tu, ma sappi che fra poco si esce.

Ginevra puntò lo sguardo indeciso sullo specchio davanti al divano, guardando la propria immagine riflessa; la maglietta nera con cui dormiva normalmente era sudicia, i capelli castani scompigliati e le iridi color nocciola stanche da una lunga giornata di lavoro.

- Dovrò impiegarci almeno 3 ore per sistemare questo nido di uccello che mi ritrovo come capelli. Non possiamo rimandare?

- No. Ti voglio far conoscere un ragazzo carino che è interessato alla fotografia. Coincidenza no? Tu sei una fotografa!

Ed era vero. Il suo amore dopo la tazza con la renna era sicuramente la sua Canon. Nessuno l’avrebbe separata da essa.

- Non ne ho voglia. Approposito, sai di chi è questo numero?L’ho trovato nella tasca della giacca.

Porse il bigliettino stracciato all’amica che sbattè le ciglia annoiata, prima di sgranare gli occhi e alzarsi in piedi come se un riccio gigante le avesse impiantato gli aculei su per il sedere.

- Ma certo!

- Cosa? Hai scoperto di chi è?

- Sei scema? Come abbiamo fatto a dimenticarci dopo tutto questo tempo!

- Anche se non so cosa intendi, ho avuto parecchio da fare ultimamente. Devo ancora finire quella dannata galleria di foto..

- Questo numero..questo numero è di Jared Leto!

- Chi?

- Il cantante della band che ci piaceva due anni fa!

- Che TI piaceva, Sam. TI piaceva.

L’amica roteò gli occhi, sventolandole davanti quel pezzo di carta.

- Mi hai capito o no?!

- E allora?

- E ALLORA.. potresti provare a chiamarlo, no?

- Sarà sicuramente falso. E poi non voglio immischiarmi nella vita di una Rockstar. Ho ben altro a cui pensare.

- Fa come vuoi casalinga piena-di-faccende. Ma se non lo fai tu qualcun altro si prenderà quel bel bocconcino.

- Aspetta.. hai appena chiamato Jared bel bocconcino?

- Ti sei ricordata di come si chiama!

- Oh, falla finita SAMANTHA!

Si girò mentre l’amica le passava il telefono, con il numero già digitato.

- Oh, e va bene.

Cosa le costava provare? Si sarebbero fatte due risate dopo.

Appoggiò la cornetta all’orecchio mentre mescolava l’ impasto della torta.

Fù quasi sorpresa di sentire l’altro rispondere, con una voce assonnata.

‘ Hi. Jared Leto speaking.’

‘ E io sono la regina d’Inghilterra.’

‘ What? I don’t understand..’

‘ Jared, is that you? I’m Ginevra.. the girl you met two years ago.’

Continuarono a conversare mentre Samantha si muoveva sul divano, saltellando di gioia, probabilmente al pensiero di aver trovato l’uomo della sua vita.

- Se sono occupata fra un’ora? Ecco..

Guardò l’amica che scuoteva energicamente la testa.

- No, sono libera. Ok, si, ciao.

Quando riattaccò la ragazza le cinse il collo con le braccia, rischiando di farle cadere l’impasto a terra.

Si chiuse in camera e, che voi ci crediate o meno, tre quarti d’ora dopo era pronta, vestita casual con il paio di Sneakers migliore che aveva.

Camminando nella strada principale pensò se non era tutto uno scherzo: magari poteva essere un maniaco che si spacciava per lui e la voleva stuprare in un vicolo. La sua fantasia era davvero sfrenata quando le capitavano certe cose.

Non poteva davvero star andando ad un appuntamento con un personaggio famoso, vero? Naah.

Mezz’ora dopo e quattro Starbucks più tardi,  si appoggiò all’angolo dell’incontro e si guardò intorno, ma dell’uomo nemmeno l’ombra.

Fù quando vide un berretto di pelliccia e dei pantaloni stretti in pelle che lo riconobbe; agitò una mano nella sua direzione, e pensò che poteva aver sbagliato persona.

Si guardò dietro ma non c’era nessuno, e infondo lei non era cambiata di una virgola dopo due anni.

Lasciò che si avvicinasse cautamente, porgendole la mano.

- Gi..nevra, right?

- Jared?

Incastrò gli occhi nocciola nei suoi, mentre lui ricambiava lo stesso sguardo interessato.

- Yes, i am.

Non era possibile che su tutte le milioni di persone che abitavano a Detroit incappasse proprio in lui. Ma quegl’occhi erano difficili da dimenticare.

 

 // Fine primo cappy! >w< spero sia piaciuto!

Grazie a chi lo leggerà :) 


 

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


Capitolo 2- City Of Angels.
( Consiglio a chi la leggerà di ascoltarsi nel frattempo 'City Of Angels, entrerete di più nell'animo di questo cappy :'3)
//
 
Quando Ginevra finì anche il secondo caffè decaffeinato, si costrinse ad alzare lo sguardo per affrontare la persona che le stava davanti.
Alzò un sopracciglio e passò lo sguardo sui lineamenti del viso, sui capelli che una volta erano corti, ora erano di un castano brillante con le punte bionde, un nuovo look, sembrerebbe.
Continuò a guardare il cappello di pelliccia che portava addosso, evidentemente sintetico, e i pantaloni in pelle visibili da qui da quanto aderivano alle sue gambe magre; chiama la cameriera e nel momento in cui lo fa lui la guarda, chinandosi verso di lei e puntando gli occhi sul suo corpo morbido.
Questo la fece indietreggiare appena con la testa, mentre un flebile rossore compare sulle gote.

- Quindi..Ginevra. Mi hai detto che sei una fotografa.
- Si. Faccio dei set fotografici

Ma quando arriva questa cameriera?
L’ unica cosa a cui pensa ora Ginny è quella di bere più caffè possibile, in modo da dimenticare perché aveva accettato di uscire con lui.
Forse si sarebbe fatta portare una bottiglia di Whisky insieme al caffè.
Anche se.. non sembra poi così male.
I lineamenti sono magri e aggraziati, gli occhi non eccessivamente piccoli ma ben proporzionati. Il naso piccolo e piegato appena all’ insù, le braccia piene di vene in rilievo. Questo è decisamente un punto a suo vantaggio.
Quando le sue labbra si appoggiarono sulla tazza in ceramica lo osservò incuriosita dalla piega che prendevano mentre sorrideva e tentava di bere nello stesso tempo.

- Hai visto qualcosa di interessante, Gin?
Dev’ essere la mia immaginazione.
- Scusa, puoi ripetere?
- Ho detto..bella giornata oggi eh?

Indica con l’ indice la finestra, picchiettando le gocce di pioggia che scorrevano.

- Cos’ avevi capito?
- Nulla che valga la pena dire.

Prese il Blackberry dalla tasca posteriore dei jeans e lo posò sul tavolino, accanto alle proprie mani.
Con un piccolo sorriso notò che lui faceva lo stesso, picchiettando le dita sullo schermo.
Puntò lo sguardo fuori e vide che tutte le luci della città si stavano spegnendo mentre quelle delle case si accendevano e risplendevano nella notte calma e fredda con alcuni fiocchi di neve che scendevano lungo la vetrata che prima era bagnata dalla pioggia.
Cosa c’ era in quell’ uomo che l’ attirava così tanto? Sicuramente le mani.
Per qualche strana ragione, Ginevra era fissata con le mani degli uomini.
Le sue poi, erano particolarmente belle.
Non eccessivamente grandi, ma possessive e calorose.
Così calorose che sentiva il calore farle venire i brividi sulle gambe, sotto i pantaloni da ginnastica.
Nel momento in cui lei rabbrividì lui si chinò maggiormente verso di lei e posò le dita sul dorso della mano della ragazza, accerazzando due piccole vene che lo solcavano, forse nel tentativo di farla scaldare.
Meglio così visto che per com’era vestito poteva sembrare un pervertito: si era aspettata, chissà perché, che lui si lanciasse verso di lei con le braccia spalancate per donarle una stretta calorosa.
Poi, il silenzio imbarazzante.
Quando lei si piegò dolorosamente con la schiena per andare incontro a quel tocco lui rafforzò la presa e le strinse il braccio, quel che basta per passare le altre dita sulla mano e aprirla contro la sua, stringendola.

- Hai freddo, Ginevra?

Ginny stava appunto per dire di star morendo congelata in quel bar dell’ angolo più remoto di Detroit, su quella poltrona che sembrava pelle sintetica ma che faceva rimanere incollato il fondoschiena ad essa, quando strozzò la frase prendendosi il labbro inferiore fra i denti e muovendo la testa con un ‘No.’
Vedendo che lui stava per porgerle il proprio giaccone.
Anche se sembrava aver caldo, tutti sarebbero morti assiderati senza la giacca in quella giornata.

‘Dannazione, perché non mi metto mai una giacca più  pesante quando esco?’

Posò l’ altra mano distrattamente sul vetro per indicare un fiocco di neve che era sceso sul piccolo balcone della finestra, sentendo il freddo sotto la punta delle dita, che si arrossarono immediatamente. La chiuse a pugno e la strinse in tasca, sbuffando aria calda dalle narici.
La cioccolata che la cameriera le aveva portato dieci minuti prima ora assomigliava ad un ghiacciolo gusto cioccolato fondente, tanto era fredda: il secondo tè che si era fatta portare al posto della cioccolata si era anch’ esso raffreddato subito, facendo la sorte della precedente bevanda, ed eliminando quindi ogni speranza di potersi ravvivare le mani stringendo la tazza in ceramica.
Stava quasi per alzare il dito ed ordinarsi la terza consumazione, promettendosi di berla anche se voleva dire scottarsi la lingua, quando lui si alzò e le strinse la mano, porgendo i soldi in mano alla ragazza e trascinandola fuori.

- Ehi Jared..che c’è?
- La vedi? La neve?
- Si.. e allora?
- Non vedevo l’ora che venisse l’ inverno ma..sfortunatamente non sono sempre così caloroso. Mi raffreddo facilmente.

Ed era vero.

La stessa mano che prima l’ aveva stretta fra le sue dita era fredda, congelata.
Strinse anche l’ altra intorno alla sua, nella speranza che fosse lei stavolta a scaldarlo, ma non ottenne buoni risultati.
Si girò  a guardarla con un breve sorriso sulle labbra sottili, mentre sempre tenendola per mano cominciava a camminare, stringendosi il berretto di pelliccia sulle orecchie rosse.
Quando Ginny stava appunto per dire che si era fatto tardi e trovare una scusa per lasciare la sua mano, non che lo volesse davvero infondo, lui la bloccò ed alzò un braccio, salutando due ragazzi che camminavano nella loro direzione, entrambi salutandolo.
Mentre si avvicinarono Ginevra riuscì a riconoscere quelli che ben presto avrebbe conosciuto come ‘Shanimal.’  e ‘ Jesus’ e che sarebbero diventati i suoi migliori amici.
Tenete ben conto di questa cosa, il loro legame si vedrà  nei prossimi capitoli)
.. Ginevra riuscì a riconoscere quelli che aveva notato due anni prima insieme a lui, i due componenti della band.
Scambiò un timido ‘Ciao.’ Ad entrambi e li abbracciò trovando un calore immenso e dolce nell’ abbraccio che Shannon le diede, e una forte stretta in quello di Tomo,
ascoltando la conversazione in inglese che stavano intrattenendo e sforzandosi di capire più di quanto aveva dovuto durante l’ uscita con Jared.
‘Ah, parlavano così  dannatamente veloci!’
Riuscì a intuire un ‘Domani’ e ‘Concerto. Cominciò a sbadigliare, mentre alcuni fiocchi le andavano sul viso, sciogliendosi sulle guance accaldate.

- Jared, devo tornare a casa..
- Ma certo.

Salutò entrambi per la seconda volta e continuarono a camminare sul terreno ghiacciato, rischiando quasi di cadere all’ unisono su una lastra di ghiaccio, liberando una risata e tenendosi su a vicenda, come due vecchi amici.
Lei guardava l’ oceano di taxi che si muovevano, anche in quell’ ora di sera, mentre  lui cantava una strofa di’ City of Angels.’ Riuscendo a catturare la sua attenzione, trovando la sua voce estremamente melodica e bellissima, anche se non aveva mai avuto modo di ascoltarla durante quei due anni. E nemmeno prima.
Circa mezz’ ora dopo, Ginevra stava rigirando le chiavi ferma sulla porta, mentre le mani andavano a strofinarsi lungo le maniche del suo giubbotto.

- Allora.. ci vediamo.
- Si.. ci vediamo.

Infilò le chiavi nella toppa e la girò aprendo per metà la porta, mentre lui le bloccava una mano, sorridente.

- Mh? Che c’è?
- Non ti stai dimenticando di qualcosa?

Si chinò chiudendo lievemente gli occhi ghiacciati e appoggiò la mano contro la porta dietro di lei, facendo avvampare le guance pallide della ragazza che entrò in casa, praticamente trascinandoselo dietro.

- Che razza di buffone!
- E’ solo un bacio. Di buonanotte, ovviamente.

Chiuse un occhio e la guardò mentre lei si alzava appena sulle punte e si faceva baciare sulla guancia, in un punto vicino alle labbra.
- Ah. Tieni questo. Ti servirà, sei parecchio infreddolita.
Si tolse il cappello e glielo porse, mettendoglielo in mano.

- Perché?
- Così hai una scusa per riportarmelo, ti pare? Una scusa per incontrarci di nuovo.
- Ribadisco che sei un buffone.

Sorrise e se lo ficcò  in testa, con le orecchiette da orso che sventolavano ai lati della testa.

- Buonanotte, Jared.
- Buonanotte, Ginevra.
 

// Eccomi qui con la fine anche del secondo capitolo! (Certe volte mi stupisco di me stessa. ) di questa fanfic romantica
Grazie a chi segue, alla prossima!
Shanimal GAH. Che nickname carino per Shannon.

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Capitolo 3
*** Chapter 3 ***


// Capitolo 3- Knock Knock? Ginevra? Are you in?

Ginevra si svegliò più stanca del solito: guardandosi allo specchio vide delle occhiaie spaventose e il trucco sbavato che le dava un aspetto a panda appena uscita dalla doccia; i capelli erano scompigliati e buttati all’aria.
Imprecando ficcò la spazzola senza pietà nella capigliatura, cercando di districare quei nodi terribili, lanciando ogni tanto un urletto e saltellando per il dolore quando si toglievano più capelli insieme e rimanevano attorcigliati fra loro.
Poi, a completare il banchetto, alcuni ciuffi erano come se una mucca durante la notte li avesse leccati e ora erano sparati in tutte le direzioni, talmente orribili che avrebbero fatto venire i brividi anche alla parrucchiera di Jared Leto. Un momento, perché pensava a lui in un momento del genere?!
C’era un’emergenza e un’ intera colonia di uccelli minacciava di far nido sulla sua testa e lei pensava all’ ultimo uomo sulla terra che poteva aiutarla e alla sua parrucchiera che era abituata a fare capolavori con i suoi capelli?!
 
Ma almeno ti ascolti, dannazione? Non sei più capace di pensare con la tua testa.
OH, AL DIAVOLO. Era ancora capace di pensare in modo ben più che razionale.
 
Si diede un piccolo schiaffetto sulla guancia e strinse il naso con due dita, inspirando profondamente e guardando il proprio riflesso stanco.
Così optò per una doccia prima di poter mettere nuovamente piede nel mondo esterno; infondo era una giusta decisione.
Anche se non aveva sognato tutto e se davvero era uscita con una Rockstar la sera prima, non era sicura di quanto potesse piacergli conciata così.
Mise l’acqua sul tiepido e tolta il pigiama con i gattini ricciolosi e grassi che le aveva regalato sua zia un inverno prima e che era finito, chissà come, nella sua valigia, si buttò sotto bagnandosi completamente.
Mischiò lo shampoo alla rosa con il bagnoschiuma alla vaniglia e abbondò, affondando le dita nei capelli e districando le punte con dell’olio post-shampoo di cui non aveva mai avuto bisogno, avendo avuto sempre i capelli corti.
Mentre era appoggiata al muretto freddo in attesa che l’olio facesse effetto pensò alla serata precedente e al bacio che le aveva dato vicino alle labbra, che si sfiorò con un dito.
Il cappello di pelliccia si era rivelato più utile del previsto; le aveva tenuto calde le orecchie durante la nottata gelida e ora giaceva sul guanciale, o meglio in qualche parte remota del letto.
Si avvolse nell’ asciugamano ed uscì legandosi con una molletta i capelli bagnati sulla nuca, passando davanti allo specchio a grandezza naturale e buttando velocemente l’occhio sul cappello che come aveva pensato era appoggiato sulla scrivania.
Aprì l’armadio e cominciò a scegliere un capo di vestiti del tutto normale, indossando però delle scarpe con la suola appena rialzata, per non apparire del tutto bassa difronte a lui. Non che lo fosse, sia chiaro.
 
Aspetta, cosa mi fa pensare che lo rivedrò? Cosa mi fa pensare che quel ‘Buonanotte’ non sia stato un addio? E soprattutto, perché cazzo ci sto ancora pensando?
 
Scosse la testa sbattendo contro lo specchio e prendendosi la testa fra le mani cominciò a tirare insulti a se stessa per essere sempre così dannatamente sbadata.
 
Vaffancuore!
 
Proprio mentre stava afferrando il completo più decente che aveva sentì la porta squillare, così rimise i pantaloni in pile del pigiama e una canotta nera, scendendo ad aprire, con i capelli ancora bagnati lungo le spalle.
 
Ma chi è a quest’ora?
 
Aprì la porta senza guardare nell’ occhiello chi era e si dovette tenere alla porta per non cedere alla tentazione di chiuderla subito dopo averla aperta.
 
Si, idiota. Intanto Jared ha la visione perfettamente perfetta della scollatura della tua canotta striminzita e dei tuoi pantaloni imbarazzanti con i gatti obesi.
 
Vaffancuore, dico davvero. C’è un girone dell’inferno per quelli che mi vedono con questi cosi addosso.
 
Mentre lei apriva e chiudeva la bocca cercando qualcosa e una scusa da dire per essersi vestita in modo così poco decoroso, anche se era in casa sua, lui la guardava a bocca aperta, indeciso se passare lo sguardo dalla scollatura abbondante o sui pantaloni che lui riteneva teneri e stravaganti, quasi da bambina.
 
‘ Avanti, dì qualcosa. Apri la bocca e fallo entrare, no?!
‘ Conciata così?! Sta zitta coscienza. La mia figura di merda è iniziata dal momento in cui ho aperto quella dannata porta. E con una persona che conosco da nemmeno tre giorni!’
 
‘ Cosa faresti senno’?
 
‘Fingerei di non vivere qui.’
 
‘ Ma cosa? Oh, ma per piacere.’
 
- Ciao Ginevra.. ti ho appena svegliata?
- Eh..cosa?
- Ho chiesto se ti ho svegliata.
 
Con uno sguardo d’ intesa si rivolse ai suoi pantaloncini, ma la sua attenzione venne interrotta da lei che si sistemava il reggiseno sulle spalline, guardandolo con un occhio socchiuso e lucido.
 
- Ah, no! Avevo appena finito la doccia e così.. eccomi qui. Scusami per come sono vestita, non mi aspettavo di vederti così presto.
 
‘ Non mi aspettavo di vederti davvero.’
 
- Ah, beh.. sai com’è. Sono passato di qua. Io e i ragazzi andiamo a registrare un nuovo pezzo. Vorresti venire a vederci?
- Intendi..stare in sala di registrazione..con voi?
- Perché no? Mi ha fatto piacere uscire con te ieri.
 
Allargò uno dei suoi sorrisi innocenti da bambino e le porse un bigliettino da visita di un’ agenzia di musica, con un indirizzo stampato sotto.
 
- Ecco, è lì. Se vuoi venire a vederci, anche i ragazzi sarebbero felici.
 
- Intendi Shannon e Tomo?
 
Jared sembrava sorpreso tanto quanto lei che si fosse ricordata i nomi della band, poi annuì e si scostò una ciocca bionda dal viso, entrando in casa.
 
- Ah, approposito. Non ti dispiace se mi faccio una doccia veloce vero? Sono pessimo.
 
All’ inizio lei cominciò a dubitare di aver lasciato in giro il suo reggiseno per il bagno, ma poi si rispose che non era una cosa così tanto grave in confronto a quello che indossava ora. Annuì e lo scortò fino alla camera dove lo lasciò e si piazzò davanti alla televisione con una pila di fritelle e sciroppo d’acero, rivedendo gli VMA’s su MTV e masticando piano, prima che uno Jared in asciugamano scendesse le scale e si chinasse verso di lei, con le ciocche bagnate.
 
- Ah! Che spavento..
 
Annusò l’aria intorno, con un profumo di vaniglia e fragola e dopobarba. Sapeva di fresco, sapeva di buono.
Mentre lasciava che si rivestisse si dimenticò di cambiarsi i pantaloni e invece andò di sopra, mentre lui le urlava un ringraziamento di sotto e chiudeva la porta, con un sorriso di lei che si sporgeva dalla ringhiera delle scale e la mano per salutarlo.
Passò davanti al bagno, venendo investita dal suo profumo e dal vapore che ne usciva, guardando il foglietto sul comodino e passando le dita sul bigliettino da visita del negozio.
Poi prese la giacca e uscì.


Eccoci qui anche con il terzo capitolo!
guarda ore
Pubblicato alle 0:07! Nuovo record!
La notte e ascoltare ‘City of Angels’ aiuta davvero tanto, sisisi.
Poi sono sclerata a scrivere del suo pigiama ( Che fra parentesi, è quello che ho su ora.)
Vabbè la finisco.
Grazie a tutti!

 

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Capitolo 4
*** Chapter 4 ***


Capitolo 4- Boulevard of hope and dreams.
 
 
Con il bigliettino in mano, Ginevra si guardò intorno in cerca dell’ indirizzo: ogni persona a cui chiedeva informazioni scuoteva energicamente la testa senza sapere dove si trovava e come aiutarla, limitandosi a camminare velocemente via, neanche avesse chiesto di un posto in cui si riunivano delle sette sataniche.
Solo quarantacinque minuti più tardi si decise a lasciar perdere e tornarsene a casa. Infondo, chi glielo aveva fatto fare?
Stava benissimo senza vedere nuovamente Jared.
Magari con il tempo avrebbe dimenticato l’orribile figura del giorno prima, e con il dimenticare anche quei suoi maledettamente imbarazzanti pantaloni in pile del pigiama.
Si grattò la nuca e girò i tacchi, prima di sentire una mano che le picchiettava le spalle del giubbotto in pelle con le borchie su di esse, agitando una mano davanti al suo viso.
 
- Ciao, sono Tomo. Jared ha pensato che potevi aver difficoltà nel trovare il posto e così mi ha mandato a cercarti.
 
- Ah, Tomo! Non ci siamo ancora presentati per bene..
 
Gli porse la mano, mentre lui la stringeva e la baciava sulla guancia, strozzando una risatina.
 
- Non c’è bisogno, sappiamo tutto di te.
 
‘La notizia della mia figura di merda è già volata di bocca in bocca così velocemente? Spero che quel dannato non abbia spifferato nulla sui miei pantaloni.
 
- Ah, che novità..
 
Si limitò a dire, mentre Tomo alzava un sopracciglio e piegava la testa, cercando di capire di cosa parlava.
 
- Nulla, andiamo, fai strada!
 
Come se fosse stato un amico di vecchia annata lo prese per il braccio e camminarono insieme lungo le strade di sotto la neve, quella mattina.
Parlarono di tutto; dagli animali che avevano a casa al proprio ex ragazzo che l’aveva mollata bruscamente, al modo di farsi bene una barba.. insomma, alla fine Ginevra ì solamente che lui aveva circa cinque gatti e Shannon e Jared avevano solo cani.
Dopo circa mezz’ora di cammino si fermarono difronte all’insegna del negozio di musica che Ginny non aveva mai notato fino a quel momento; essia che abitava a da ormai due anni, e poteva dire di conoscerla come le sue tasche.
Quando entrò pensò che probabilmente le persone di erano davvero ottuse come si diceva in giro.
Il negozio non era per niente brutto. Aveva un angolo dove vendeva batterie e altri strumenti e una sala di registrazione più lontano, incorniciata da velluto rosso.
In una parte della sala sedevano, a gambe accavallate, Jared e Shannon Leto.
Ginevra si fermò sul posto con un tuffo al cuore, mentre cercava disperatamente il suo Blackberry che non si trovava da nessuna parte, avviandosi verso la sala.
 
- Ah, Tomo! Ci hai messo parecchio! Ciao Ginevra!
 
Uno Shannon sorridente alzava il braccio per salutarla, mentre reggeva una tazza di Starbucks dimensione grande stracolma di caffè e panna, bevendo a lunghi sorsi e sporcandosi appena la barbetta di panna.
A Ginny venne quasi voglia di toglierla con la lingua, prima che si schiaffeggiasse mentalmente per Jared che la guardava con un sopracciglio alzato, notando l’effettivo interesse di lei verso il fratello.
 
- Ah, volevi un po’ del mio caffè? Sembri distrutta.
 
 
‘Non comportarti come una fottutissima fan che si butterebbe fra la gente per avere l’acqua sputata dalle sue labbra. Spina dorsale, Ginevra.’
 
E per una volta, la sua coscienza aveva pienamente ragione.
 
Si ricompose e accettò il caffè, prendendone però solamente un sorsetto.
Scottava, ed era decisamente troppo forte per lei. Ma che metteva in quel dannato caffè?!
 
Poi si accomodò vicino all’addetto registrazioni mentre i ragazzi entravano nella sala e prendevano posto, Jared sistemandosi le cuffie, Shannon impugnando le bacchette e Tomo sistemando l’amplificatore della chitarra.
Ascoltò attentamente il testo della canzone trovando la voce di Jared semplicemente magnifica e tamburellando il ritmo della batteria sulla gamba con la punta delle dita, canticchiando in sottovoce.
 
Sembrava come se Shannon facesse battere la batteria come i battiti del loro cuore, Jared cantava con una voce dell’anima e Tomo era l’atmosfera che li racchiudeva. Quei tre erano semplicemente magnifici, come aveva potuto non notarli in tutti quegl’anni?
 
Vide gli occhi di Jared cercare i suoi e incatenarli, chiudendone uno per fare un piccolo occhiolino per poi tornare concentrato sulla canzone.
 
Si alzò in piedi e applaudì, mentre tutti e tre facevano un inchino uscendo dalla sala e accomodandosi sui divanetti davanti alle macchinette automatiche.
Sbucò con la testa e si sedette su un divanetto a parte per non disturbarli, finchè tutti e tre gridarono nella sua direzione, mandando al diavolo il proprietario che li osservava con occhio cinico per tutta quella confusione, sedendosi sulle gambe di Jared che la faceva saltellare.
Accarezzò il ginocchio fasciato dai pantaloni in pelle mentre tutti e tre parlavano fra di loro dei loro progetti futuri, mettendola al corrente.
Le avevano detto che sarebbero partiti il giorno dopo per Londra ma che sarebbero comunque tornati.
Ginevra cominciò ad intristirsi e questo parve arrivare a Jared, che le accarezzò la guancia con un dito affusolato, baciandola sull’orecchio e riavviando la ciocca dietro ad esso.
A cena andarono tutti e tre al Mc’ donalds per ravvivarla un po’, ma lei era già da un’altra parte al pensiero di non rivederli più per molto, molto tempo.
Quando salutarono Shannon e Tomo che tornarono in albergo a fare le valigie rimasero solamente lui e lei, a guardarsi senza capire bene cosa dire.
 
- Potevi avvisarmi che saresti partito.
- Dovevo dirtelo? Davvero?
- Si! Almeno.. ti avrei salutato come si deve. Insomma, davvero, Jared? Parti domani e mi saluti così stasera? Non so davvero cosa dirti.
- Mi.. dispiace. Ma abbiamo un tour da finire, poi saremmo liberi di andare dove vogliamo..
 
‘Altolà, ferma lì. Chi ti da il permesso di entrare nella vita di una Rockstar? Avevamo detto di non complicarci la vita. Siete usciti una volta a prendere un caffè e il giorno dopo lui ti ha vista in pigiama. Finita lì. Non sei nemmeno una fan.’
 
- Allora se è solo questo quello che hai da dire.. le nostre strade si dividono qui.
 
Fece per girare i tacchi, mentre lui invece le afferrò il polso facendola scontrare sul proprio petto e far aderire le labbra contro le sue. Fù una cosa breve ma intensa.
Si mossero all’unisono finchè le due lingue non si sfiorarono e si intrecciarono, respirando aria calda dalle labbra dischiuse, formando delle nuvolette di aria vicino alle loro teste.
Lei portò una mano dietro alla sua nuca, per poi allacciare le braccia intorno al suo collo mentre lui faceva lo stesso intorno alla sua vita, intrecciando le mani dietro alla sua schiena.
 
- Desidero davvero rivederti, Jared.
- Ci vedremo presto. Molto presto. E poi i ragazzi non vedono l’ora di uscire ancora con te.
 
Lasciarono lentamente le rispettive mani finchè entrambi andarono in direzioni opposte, come se fossero diventati all’improvviso due sconosciuti che non avevano condiviso nient’altro al di fuori di un bacio e qualche stretta di mano.
Nemmeno la musica poteva essere considerata una passione in comune.
Non avevano niente in comune, a parte quel contatto fisico.
Anche se Ginevra non stava guardando il cielo in quell’attimo una stella cadente cadde rompendo le nuvole invernali, mentre lei si stringeva addosso il cappotto.
Il suo desiderio si sarebbe avverato molto presto.
 
 
// Ed eccomi di nuovo qui con il quarto capitolo!
Pubblicato prestissimo e abbastanza corto, ahimè!

Spero non sia stato troppo smieloso D:
A presto!
-ShanimalClare.
 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5- Meeting. ***


Capitolo 5- Meeting.
 
Ginevra battè i tacchi, spazientita da quel ritardo ingiustificato del suo migliore amico all’angolo della strada, dove c’era il loro bar preferito in cui facevano il miglior caffè del mondo, cosa di cui Ginevra andava pazza.
Guardò la pioggia che continuava a scendere lungo il vetro e battè i denti, sfregando le mani contro le maniche della giacca che stavolta era pesante, invernale, ma che non teneva abbastanza caldo in quella giornata umida.
Tirò un imprecazione, picchiettando le gocce di pioggia sul vetro con il pollice e desiderando con tutta sé stessa che diventassero fiocchi di neve, ma la temperatura fuori non era abbastanza bassa.
Quando sentì la porta aprirsi con il suono del campanello sopra ad essa alzò lo sguardo dal caffè denso e scuro che non era riuscita a non ordinarsi mentre aspettava, incollando uno sguardo cattivo e duro sul ragazzo biondo che si grattava la nuca e camminava verso il suo tavolo, stirando le labbra come un bambino che viene sgridato.
 
- Scusami, Ginny. C’era parecchio traffico e quel tassista faceva passare praticamente chiunque.
 
- Sei in ritardo di un’ora e mezza. Qualunque ragazza con un minimo di buon senso se ne sarebbe andata mandandoti al diavolo.
 
- Ma tu non sei una ragazza qualsiasi, vero? Sei la mia migliore amica Ginevra.
 
- Fanculo, non provare a fare il ruffiano ora. Sono davvero arrabbiata.
 
- Posso provare a tirarti su il morale con una bella tazza di caffè bollente con panna?
 
Ginevra fissò la propria tazza con aria scettica, mentre riportava l’attenzione sulla strada fuori, osservando una moltitudine di persone che correvano con e senza ombrello per strada.
Tirò un sospiro e fece un cuore del tutto innocuo sul vetro appannato, costringendosi a girare il viso per ascoltare il giovane che le spiegava tutta la sua giornata.
Agitò una mano mentre i suoi occhi si puntavano sul Blackberry che non accennava a svegliarsi, pigiando il tasto centrale ma nessun messaggio era visibile, e la spia rossa non stava lampeggiando.
Quindi il telefono era ben carico e non aveva messaggi in entrata.
 
‘Ah, fanculo. Perché ci sto ancora dietro? Da quando ha lasciato la città mi sono rimpromessa di non cercarlo neanche una volta. Perché dovrei rompere il patto e il mio orgoglio nello stesso istante, e perdipiù ora?’
 
Erano passati due mesi, e lui non aveva ancora chiamato.
Nessuna chiamata, niente messaggi. Zero.
Ma infondo cosa si aspettava da una Rockstar di quel calibro? Che la guardasse come una ragazza normale? Si, perché infondo loro fan era diventata solo dopo averlo conosciuto, e ora il suo Iphod era pieno e strapieno delle loro canzoni.
 
- Mi stai ascoltando, Ginevra?
 
- Eh? Co-cosa? Hai detto qualcosa Alex?
 
- Ho detto, com’è andata al lavoro?
 
- Ah, bene..bene.
 
Lasciami pensare. Stai ancora pensando a lui, vero? Il suo numero ce l’hai, chiamalo.’
 
‘Da che parti stai, stupida fottuta coscienza?’
 
‘Dalla sua, ovvio.’
 
‘Va al diavolo.’
 
Mentre pensava fra se e sé vide finalmente il telefono squillare, ma il numero era anonimo.
Si morse un labbro, decisa o indecisa sul rispondere o meno, finchè non vide lo sguardo perplesso del suo migliore amico fissare lo schermo che si illuminava.
Fece appena in tempo a sbloccare la tastiera che la chiamata cadde, così prese il numero e cercò di ricordare di chi era, ma non l’aveva mai visto prima.
Con un tuffo al cuore, pensò che potesse essere Jared.
Già, perché no?
Infondo si sarebbe spiegato il perché non si era mai fatto sentire neanche finito il tour.
Fece per ricomporre il numero, quando la sua attenzione venne distolta da qualcuno che picchiettava il vetro del bar.
Sbattè le ciglia più volte e la prima vide un Jared sorridente che la salutava e batteva, e il secondo dopo non c’era più nessuno.
 
‘Grande, ora la mia mente gioca brutti scherzetti, eh?’
 
Tossì appena prima che la sua attenzione venne capovolta nuovamente alla finestra.
Stavolta si girò seccata verso chi o cosa le stesse facendo lo scherzo.
 
E lui era lì.
Sorridente e bellissimo come era sempre stato.
 
Agitava una mano nella sua direzione e le faceva segno di uscire.
Come se non avesse capito niente, Ginevra si alzò senza nemmeno pagare e scusarsi e uscì di corsa, andando sotto la pioggia che..
 
‘Un momento. Da quando ha cominciato a nevicare?’
 
Cercò di focalizzare e sbattè più volte le palpebre per capire se aveva avuto ancora le allucinazioni, perché in quel caso aveva 3 dollari e 40 da pagare e scuse da fare ad Alex.
 
Ma invece era lì.
 
Aprì le braccia e si chinò appena al suo livello, mentre lei prendeva una rincorsa e scivolava, letteralmente visto il ghiaccio per terra, fra le sue braccia.
Mentre lui avvolgeva le braccia intorno ai suoi fianchi si morse un labbro e sentì il gusto ferroso del sangue, leccandosi il labbro inferiore.
Mille e molte più domande le affollavano la mente.
 
‘Dove sei stato? Cos’hai fatto? Con chi eri? Shannon e Tomo stanno bene? Dove siete stati tutti questi mesi?’
 
‘Non sei sua madre.’
 
‘Grazie. Penso che farò come voglio io stavolta.’
 
- Dove sei stato? Cos’hai fatto? Con chi eri? Shannon e tomo stanno bene?
 
Liberò una risata roca, alzandosi la sciarpa fino al naso arrossato e allargando un sorriso vago, scuotendo la testa.
 
- Cosa sei, mia madre? Calmati Ginevra, ti dirò tutto quello che vuoi sapere.
 
- Allora comincia col dirmi perché non mi hai mai chiamata. Anche se credo di sapere la risposta.
 
- Se la sai perché me lo chiedi?
 
- Perché spero che non sia come penso io.
 
- E tu cosa pensi?
 
- Oh santoiddio. Smettiamola con i giri di parole, Jared Leto! Sei stato con un’altra, non c’è altra spiegazione!
 
 
 
Si tappò la bocca con un guanto e rivolse l’attenzione altrove, mentre le guance si coloravano di rosso, e non per il freddo.
 
- Oh, Ginevra. È gelosia quella che sento nella tua voce?
 
- Non puoi sbucare dopo due o tre mesi e dirmi che sono come tua madre. Non puoi, è illecito. Come è illecito picchiettare il dito sulla finestra di un bar e interrompere la conversazione.
 
- Con quello? Avanti, non è il tuo tipo.
 
- Che razza di faccia tosta! TU NON SEI MIA MADRE! Non mi puoi dire con chi devo o non devo uscire!
 
- Hai ragione, non sono tua madre.
 
Si ricompose presto, baciandole la fronte.
 
- Comunque, anche io sono felice di vederti.
 
E allora Ginevra fece l’unica cosa stupida e irrazionale che stava pensando per tutto quel tempo, si alzò sulle punte e premette le labbra contro le sue, mentre i due respiri caldi si fondevano, e lui scorreva una mano calda sotto il suo maglioncino, liberando una flebile risata.
 
- Sei più alta.
 
- Ho i tacchi, capitanovvio.
 
- Scusami. Colpa mia anche stavolta.
 
Liberò una risata più aperta con due file di denti bianchissimi e perfetti, dischiudendole le labbra con un pollice e infilando la lingua fra le sue labbra, mentre lo alzava maggiormente e scorreva sotto il reggiseno, con un tremito da parte di lei.
 
- Sai, è da quella volta che mi hai aperto la porta che desidero passare le mani sul tuo corpicino. Come stanno i tuoi pantaloni in pile?
 
‘Vaffanculo. Andrai all’inferno per questo, Jared Leto.’
 
- Stanno..bene.
 
Mormorò lei, cercando di ignorare i brividi che correvano lungo la spina dorsale, andando a imbucarsi in un vicolo più appartato e in semi-oscurità.
Pizzicò appena i capezzoli turgidi per il freddo e chinò il viso, andando a leccarli appena per poi passare un paio di dita fine e affusolate fra i suoi capelli, mentre una mano di lei andava a slacciargli i pantaloni.
 
- Meriti più di questo, baby. Meritiamo una notte d’amore dopo questi lunghi mesi. Coraggio.
 
Detto questo se la caricò sulla spalla, mentre le persone li guardavano amorevolmente e lei rideva e gli batteva sulla schiena, sentendo un calore che le arrivava al petto.
 
Ginevra poteva non ammetterlo, ma era completamente, e incondizionatamente innamorata di lui.’
 
 
//NOTEEEE:
L’ultima frase l’ho presa da Twilight, ma era troppo fdsajfkdsajflaksfjas per non metterla.
Questo capitolo mi piace tantissimo, anche se l’ho scritto in fretta e furia, visto che è da tre giorni che non pubblico mi arruginisco.
Spero di non averla fatta troppo sdolcinata.
NON è FINITA QUI!
Ancora uno o due cappy, tranquilli . <3
Grazie a Stelish, Glo, e Miky per seguirla, a presto!
 
 

 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Chapter 6 ***


 
‘Non così Jared, ah!’
 
La ragazza si divincolò appena sotto il tocco delle sue mani, fremente e rannicchiata, mentre lui andava ad esplorare il suo corpo con la punta dei polpastrelli caldi. Aveva un tocco esperto, dolce, ma allo stesso possessivo.
 
‘Nessuno mi aveva fatto mai provare una sensazione così..’
 
Non ti dimenticherai mai di me. Non dopo stanotte.’
 
Con un piccolo cenno del capo a indicare un ‘Si.’ Ginevra guardò il proprio maglioncino volare alla base del letto insieme al reggiseno che fece subito compagnia alle mutandine, mentre la camicia in di lui era abbandonata poco lontano su una sedia, buttata alla rinfusa.
Puntò gli occhi scuri contro i suoi e tirò appena una ciocca castana con le punte bionde per premere poi le labbra contro quelle di lui che sospirò compiaciuto e piegò i gomiti, stringendo le dita sul cuscino accanto alla sua testa.
Passò le dita affusolate sulle triade degli avambracci prima di chinare la testa e percorrerle con la lingua, estremamente compiaciuta dalle vene che li solcavano.
 
‘Chi ha detto che voglio dimenticarti?’
 
‘Non ti lascerò uscire dalla mia vita come tutte le donne con cui sono stato. Non sbaglierò, non stavolta.’
 
Passò un indice sul rossore che stava facendo capolino sulle guance pallide di lei e poi sulle labbra a cuore, dischiudendole col pollice. Piegò una coscia solo per scorrere le proprie sulla pelle pallida e lasciò un morso sull'interno.
 
‘Rilassati. Non essere così tesa.’
 
‘E’ una cosa elementare per te, per me no!’
 
Le dischiuse le labbra con un pollice per poi far intrecciare le due lingue, andando ad esplorare la sua bocca e aprendo un sorrisetto compiaciuto quando sentì lei che premeva insistentemente i fianchi contro quelli di lui, fasciati ora solo da un paio di boxer neri e dorati.
 
‘Senti come ti agiti. E poi tu saresti quella che non vuole farlo?’
 
Alzò nuovamente il bacino andando a scontrarsi mentre lui si strusciava lentamente; aveva il corpo dannatamente caldo. Niente a che vedere con il Jared infreddolito che aveva incontrato la prima volta al bar, davanti ad una tazza di caffè.
Si tirò i capelli folti all’ indietro e riavviò due ciocche dietro alle orecchie, in modo che lei potesse vederlo completamente in viso mentre scivolava in lei.
 
‘Fa..male.’
 
I pugni di lei si chiusero sulle lenzuola, mordendosi internamente una guancia per non tralasciare nessun tipo di gemito o mugolio che altrimenti le sarebbe sfuggito.
Ne liberò uno quando lui cominciò a muoversi su di lei, poggiando le braccia accanto alla testa mentre i capelli rossi di lei erano sparsi sul cuscino che ora era stretto da una mano sul bordo.
Portò la mano sulla sua e intrecciò le dita schiacciandogliele contro il cuscino, mentre lei gemeva a voce bassa e sentiva una sensazione di calore provenire dal basso.  
‘Ja-jared..’
 
Si lasciò scappare il suo nome seguito da un mugolio, mentre lui spingeva con più violenza dentro di lei, ormai i due corpi avevano preso il ritmo e lei graffiava completamente le sue spalle, inarcando a volte la schiena e premendo la fronte contro il cuscino.
Strinse una ciocca castana e nel frattempo le due lingue cominciarono a giocare, soffocando alcuni gemiti di lei che si premeva sempre più ostinatamente, sentendolo scivolare dove nessun altro era mai arrivato.
Posò le mani contro lo schienale di legno del letto, facendolo cigolare lievemente ogni qualvolta accennava una spinta più veloce, togliendosi e andando a pizzicare un capezzolo turgido, tirandolo fra due dita.
 
‘Smettila, smettila..’
 
Ma ogni volta che questo pensiero faceva capolino lei lo estingueva con uno scuotere veloce della testa, sentendo di avere gli occhi troppo lucidi e la mente troppo incasinata per fermarlo adesso.
Così un gemito soffocato lo implorò di aumentare, mentre lui rispondeva a questa sua richiesta, stringendo maggiormente le dita sulla tastiera del letto.
Con le ultime spinte i muscoli di lei si strinsero intorno al membro di lui, venendo entrambi mentre le dita di lei andavano a sgualcire il lenzuolo sotto i loro corpi.
Appena si separò, realizzò ciò che aveva fatto e Ginny si portò velocemente il cuscino sul viso, coprendo l’imbarazzo crescente.
 
 
- ti imbarazzi? Sono solo io.
- Appunto. Sei solo tu.
- E’ una cosa negativa?
- Non credo..no.
- Io credo solo in una cosa. Che dovremmo sempre dire ti amo alle persone che amiamo..
 
Le guance di lei diventarono fucsia. Almeno, così se le sentì Ginevra.
Lasciò che un brivido le percorse la schiena, giù, fino alle gambe, mentre osservava fuori dalla finestra, ma era completamente buio.
Cercava di ignorare la sensazione del suo corpo contro il proprio, ma non ci riusciva completamente.
I battiti dei loro cuori all’unisono. I respiri calmi. Il suo respiro contro le proprie labbra.
si stava così..affezionando? No. Affezionando non è la parola corretta.
Si stava..
 
Innamorando.
 
Mentre pensava questo, accarezzò una ciocca dei suoi capelli mentre non sentiva reazioni da parte di lui, solamente un respiro calmo e caldo contro il proprio collo.
Si era addormentato.
Con una mano alzò la coperta per coprire entrambi e portò una mano sotto il cuscino, girando il viso di lato e chiudendo gli occhi.
 
Non sapeva se quando si fosse svegliata lo avrebbe ritrovato lì accanto a sé.
Forse si sarebbe svegliata da quel sogno
Per ora, sentiva solo il profumo dei suoi capelli, la lieve barbetta contro il suo collo, le mani di lui strette sulla sua schiena.
 
 
// BENE, FINALMENTE SONO ARRIVATA AL 6. SOSPIR
Mi dispiace di aver pubblicato così tardi, ma il lavoro mi sta INVADENDO LE GIORNATE.
Ciao a tutti!
-Shanimal
 

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Capitolo 7
*** Chapter 7 ***


Capitolo 7- Where am i?
 

La prima cosa che Ginevra pensò quando si svegliò quella mattina fù:
 
Oh mio dio. Dove diavolo mi trovo? E perchè cazzo sono nuda?’
 
Trovò le risposte che cercava mentre sentiva un flebile movimento accanto a sé, un fruscio di coperte rosse che si spostavano appena e una mano che andava a posarsi sulla sua coscia nuda, accarezzando la pancia e tracciando appena il seno.
 
‘Avrebbe riconosciuto quelle triadi in qualunque parte del mondo le avesse viste.’ ‘Merda.’
 
Un flebile brivido le percorse la spina dorsale prima di stringersi addosso il lenzuolo, scostandola con un breve schiaffo e alzandosi trascinò con sé tutto il corredo matrimoniale lenzuolo-coperte-copriletto, lasciando un Jared Leto nudo a pancia in giù che brontolava, agitando una mano per trovare le coperte mancanti.
Le guance di lei si imporporarono quando gli occhi si spostarono sul fondoschiena di lui che ora era girato dalla sua parte ad occhi chiusi, con un sorriso aperto stampato sulle sue magnifiche labbra sottili.
Le venne quasi la tentazione di buttare le coperte sul suo corpo nudo ma pensò che infondo non era un male. E poi non voleva correre il rischio di svegliarlo. Vero? VEROO?!
 
‘Infondo..è a pancia in giù. Avere una visione a trecentosessanta gradi del sedere di Jared Leto non è così male. ‘
 
Inclinò appena il viso divertita dalla propria reazione, mentre portava il dorso della mano davanti alle labbra per trattenere una risatina.
Chissà, se lui si fosse svegliato le avrebbe detto su di tutti i colori.
Una celebrità come lui, trovarsi ad essere così scostumato davanti ad una ragazza.
Anche se..non sembrava farsi tanti problemi.
Appena Ginny si chinò per raccogliere la propria t- shirt che era raggomitolata in un angolo abbandonato della stanza sentì un lieve tossire e girò la testa nella direzione del letto, sempre tenendo ben stretto il lenzuolo sul petto.
 
‘Quel dannato uomo stava lì a guardare ammirato il fondoschiena di lei, piegata alla maniera giusta, con le braccia dietro la testa e per di più a pancia in su.’
 
‘Porcaputtana.’
 
Si tirò subito su afferrando la maglietta e sostituendola al lenzuolo che cadde a terra, cercando di trovare un altro punto su cui portare la sua attenzione che non fosse lui messo in quel modo, per di più a quell’ora del mattino.
 
Già, che ore erano?
 
Lo sguardo di Ginny si spostò velocemente sulla sveglia del comodino che segnava le 11:05.
Infondo non aveva dormito più del solito.
Raccolse tutta la sicurezza che stava minacciando di abbandonarla da un momento all’altro e si sedette sul bordo del letto, ad una distanza di sicurezza da lui.
Magari se si sedeva più in là non sarebbe riuscito ad afferrarla per una gamba e tirarla a sé.
Con questo pensiero fisso sculettò di dieci centimetri più distante e si guardò velocemente intorno spostando le iridi nocciola su ogni dettaglio della stanza, che evidentemente le erano sfuggiti la sera prima.
Solo di una cosa lei era rimasta colpita.
 
Non si sentiva come se avesse fatto sesso con una celebrità.
 
Si sentiva come se avesse fatto sesso con una persona qualunque.
 
Lasciò che lui liberò una risata roca e si grattasse i capelli appena scompigliati ma sempre perfetti, nonostante tutto quello che avevano fatto.
Maledizione, erano decisamente perfetti.
Nemmeno un capello fuori posto.
Lei invece, anche se non si era vista, era molto più che sicura di avere un groviglio di nodi proprio in cima alla testa e il mascara era sicuramente colato creando il non-desiderato-effetto-.
La maglietta che stava indossando era sgualcita, stropicciata e strappata in un angolo in cui lui evidentemente aveva tirato troppo, e ora alcuni fili di lana penzolavano in un lato.
 
‘La-sua-maglietta-preferita.’
 
Puntò lo sguardo acido su di lui che intanto aveva sempre tenuto gli occhi fissi su di lei, mettendosi a gambe incrociate senza farsi poi tanti problemi.
 
-Puoi metterti un po’ più distante la prossima volta, non arrivo a prenderti nemmeno se avessi una corda con un gancio e prolunga.
 
Lei ignorò quest’ultimo commento e si schiarì la voce, sentendosi la bocca impastata.
 
- Sai che cosa hai fatto, Leto?!
- Ho reso fantastica una notte di una ragazza?
- Hai completamente rovinato la mia maglietta preferita. Io ti ammazzo con le mie mani.
- Dici veramente? E’ carina sì, ma non valeva tutto quello che abbiamo passato.
 
E come se avesse detto una formula magica smise di tenere quel finto broncio, tirandogliela in faccia e prendendo nuovamente le coperte per coprirsi.
Lui la evitò e si chinò verso di lei, riuscendo appena in tempo ad afferrarle il braccio prima che lei potesse scappare a tutta velocità verso la porta.
 
‘Contieniti, Ginevra. C’è gente che pagherebbe per stare dove sei tu ora.’
 
- Quella maglia vale davvero tutte le cose che ci siamo sussurrati stanotte? Tutti i movimenti e tutti i graffi sulle lenzuola?
 
Mentre sussurrò questo accanto al suo orecchio lei si piegò lentamente verso di lui, contorcendosi appena.
Quando faceva così le faceva perdere la testa. Non poteva continuare a parlarle con quel tono, e per di più così vicino alle orecchie.
Lei si scostò appena scuotendo vigorosamente la testa prima di aprire l’armadio e mettersi una delle sue magliette larghe, tenendo sotto dei pantaloncini neri del pigiama e puntandogli il dito contro.
 
- Per oggi abbiamo finito di fare sesso, Leto!
- Posso dire che sei ingiusta, baby? Una volta solo..
 
Ampliò quegl’occhioni dolci e azzurri che la fissavano senza pietà, come un gattino in cerca di coccole.
 
- N-NO!
 
Appena riuscì a comporre la parola aprì di scatto la porta e corse giù dalle scale, tirandosi indietro il ciuffo che faceva capolino sul suo viso.
Ma non entrò subito in cucina, no.
e?
 
e in cucina c’erano Shannon Leto e Tomo seduti a fare colazione. Nella cucina di casa sua.
E nel momento in cui la videro allargarono un sorriso poco raccomandabile, sghignazzando.
 
Sapevano..cos’era successo!?
Ginevra desiderò che la terra si aprisse sotto di lei.
 
 
 
 
Ce ne saranno altri, chissà, forse..MAHYBE?! (?)
Ringrazio ‘Stelish’ senza la quale non avrei avuto la motivazione di scrivere anche se le palpebre mi stanno cadendo e si stanno staccando dagl’occhi dalla sonno AHHAHAHAHA scherzo amore.
LI AMO.
Chissà cosa diranno Shannon e Tomo?!
Alla prossima!
-Shanimal

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Capitolo 8
*** Chapter 8 ***


Capitolo 8- We’re a family now.
 
‘Voglio sotterrarmi. Qualcuno mi presti una fottuta pala vi prego. ‘
 
Ginevra tossicchiò per attirare l’attenzione dei due ragazzi che continuavano a fare colazione come se non si fossero nemmeno accorti di lei, indecisa se puntare lo sguardo verso Shannon che continuava a ridacchiare fra i baffi e a rigirare il caffè caramellato o Tomo che spiaccicava senza pietà una cucchiaiata di nutella sui che lei aveva cucinato due giorni prima.
Passò accanto ai due sentendo i loro sguardi pungenti sulla propria schiena e facendo finta di nulla prese la marmellata alle amarene e si sedette accanto a Shannon, spalmandola sul primo pancake.
Proprio mentre stava per addentare un morso un Jared Leto assonnato a petto nudo, con solo dei strettissimi che gli fasciavano i fianchi, stava scendendo le scale grattandosi la pancia e liberando uno sbadiglio sonoro.
 
‘Non alzare lo sguardo Ginevra. Magari lì sotto avrai ceduto ma non cederai ancora. La spina dorsale è ancora al suo posto? Si? E ALLORA USALA.’
 
Con un altro colpo di tosse sorseggiò il proprio caldo ignorando lo sguardo accusatorio di Shannon da:
 
‘HAI-TRADITO-IL-CAFFE’-CON-QUELLA-MISERA-BEVANDA-ARANCIONE.’
 
Alzò le spalle facendo finta di nulla e trangugiando il più velocemente possibile la propria colazione per poi scappare e sorvolare su quello che era accaduto la notte precedente.
Stava giusto per salutare tutti quando lo sguardo di Jared si puntò sulla maglietta di lei che ora era sporca di marmellata.
 
‘Maledizione, quand’è che mi sono sporcata?’
 
Lo sguardo di lei si andò subito a puntare su Shannon che stava parlando con Tomo.
Ma certo!
Le aveva tirato una gomitata e si era sporcata di marmellata.
E ora le guance di lei erano di un viola acceso.
 
Era lì, con i tre ragazzi più belli della terra, in particolare uno, con i capelli scompigliati, il mascara colato e la maglietta sporca di marmellata alle amarene, mentre loro non avevano una singola ciglia fuori posto.’
Oddio. Sotterratemi.’
 
Si strofinò una manica sulla guancia e guardò a terra.
 
- Scusami! Mi sono macchiata a colazione..dev’essere stata la marmellata.
 
‘La pagherai molto salata per questo, signor Shannon. MOLTO SALATA.’
 
Mentre pensava questo guardò il ragazzo che ricambiava lo sguardo in modo divertito, girandolo subito dopo.
 
Jared la guardò interessato e si avvicinò di colpo, afferrandole il mento con la mano sinistra e lo alzò verso il proprio costringendola ad alzarsi sulle punte per non farlo piegare troppo.
Una vampata arrivò alle guance della ragazza che inclinò il viso e si affrettò a raggiungere le sue labbra, premendole con una decisione che non aveva mai avuto fino a quel momento.
 
‘Ti stai rammollendo, Ginevra. E’ strano non avere più le cose sotto controllo eh?’
‘Shut up.’
 
Ignorò i commenti mentali della propria testolina accettando la mano di lui che andava sotto la sua maglietta e indugiando con i pollici sotto le costole, aspettando forse un segno da parte di lei.
Annuì con un breve cenno della testa e lui sfiorò il seno delicatamente, con il tocco di una piuma ma che le fece indurire i capezzoli all’istante.
Mentre si sottraeva realizzò che in cucina non erano soli.
Lentamente, girò lo sguardo verso Shannon e Tomo che erano girati verso di loro, interessati.
 
- Che guardate di così interessante!? Giratevi!
 
Shannon e Tomo continuarono a ridere e parlare fra loro, ignorando completamente Jared. Come se lui non riuscisse a cogliere il loro MAGNIFICO sarcasmo.
 
- é dovremmo? Insomma Jared, hai una ragazza così bella! Anche io voglio una così.
 
Shannon mise il broncio e rigirò il cucchiaio nello zucchero facendo tremolare il labbro come un bambino sul punto di piangere.
Ginevra non riuscì a trattenere la dolcezza che la stava invadendo nel vederlo così.
Gli arrivò alle spalle e sciolse il codino che aveva legato ordinatamente sopra la testa e gli tirò la testa sotto il braccio, scompigliando i capelli per poi baciarlo sulla guancia.
 
- Troverai una ragazza fantastica anche tu. Sei un ragazzo meraviglioso, Shan. E anche tu, Tomo!
 
E con quelle parole, Ginevra si sentì davvero a casa. Con la sua vera famiglia. La famiglia che aveva trovato lungo la sua strada, così strana, eppure così bella.
 
Abbracciò tutti e tre stringendoli forte mentre Tomo liberava una risata sonora, portandosi il dorso della mano sulle labbra per evitare di farsi sentire da tutto il vicinato.
 
- Tornando su un altro punto.. cosa avete fatto ieri notte, eh? Porcellini!
- Non mi pare che la cosa ti riguardi, stupido Shanimal!
- AH SI?! ORA MI VEDI!
 
Detto questo le balzò addosso e rotolò con lei sul tappeto, mentre cercavano di bloccarsi a vicenda finchè lei gli piegò un braccio dietro la schiena e si sedette su di essa.
 
- Vedi che succede ad essere bassi? Si perde!
- Sono molto più muscoloso di te. Potrei bloccarti quando voglio.
 
Entrambi liberarono una risata mentre Jared mangiava un pancake vegano e li guardava sorridente, si vedeva che era appena irritato ma non spiaccicò parola, continuando a fissare lei.
 
- I love you guys.
 
- Stavo giusto pensando.. potremmo uscire? Ho finito il mio caffè e la macchinetta non va!
- Ok Leto, ma andiamo con la tua macchina!
- Oh, é la mia?! E va bene!
- Jared? Vai a vestirti, subito!
 
Ginevra puntò il dito contro Jared che dal canto suo sorrise e andò di sopra ad infilarsi qualcosa, mentre lei faceva lo stesso, sistemandosi capelli e trucco in bagno.
Mezz’ora più tardi e un paio di mascara dopo erano tutti pronti e vestiti.
Lei prese le chiavi di casa, il portafoglio e la giacca, con Shannon e Tomo che si tiravano delle gomitate fuori casa, avviandosi alla macchina.
Rimase a fissarli per pochi istanti prima di aprire un sorriso, con Jared che avvolgeva una mano calda sul suo fianco.
 
- Come ti senti?
- Come.. se fossi a casa.
- Ah si? Bene..in questo caso.. benvenuta in famiglia.
- Jared, Ginny?! Vi muovete o no? Shannon sta congelando!
- E’ colpa tua che ti metti solo canotte strette e maglioni fatte con i sacchi di Yuta!
- Non insultare il mio maglione, piccoletta!
- Senti chi parla, nano!
- Veloci!
 
Lei annuì e poi prima di uscire guardò dentro casa, sospirando di felicità per poi chiudersi la porta dietro le spalle e con essa aprirne un’altra.
Una porta di felicità con una persona che ormai era entrata nella sua vita come un uragano, e come un uragano l’aveva scossa.
Una persona che ormai sentiva di amare.
E due migliori amici, un po’ pazzi e un po’ fuori di testa.
E una sola famiglia.
La loro.
 



// STO PIANGENDO. SERIAMENTE.
-Shanimal

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Capitolo 9
*** -CAPITOLO FINALE- ***


 -CAPITOLO FINALE-
E’ come se tutto fosse perfetto, ora.
 
 
Dicembre. 24 dicembre. Vigilia di natale.
 
- Ginevra, dov’è Samantha?! Non la trovo da nessuna parte!
- Ha detto che sarebbe arrivata in tempo!
- Ormai qui abbiamo finito. E..pronta!
 
Delicatamente un’assistente la fece alzare e la portò davanti allo specchio a parete, facendole aprire gli occhi.
Ciò che appariva davanti ai suoi occhi era..diverso da quello a cui era sempre stata abituata.
 
Sono davvero io?
 
Il vestito blu scuro le cingeva i fianchi e si apriva alla base con una gonna ampia e vaporosa, una scollatura metteva in risalto il decolltè e i capelli castani e biondi tinti da poco erano tirati dietro la testa con una molletta anch’essa blu con dei cristalli trasparenti.
 
Qualcosa di vecchio.
Qualcosa di blu.
Qualcosa di nuovo.
Qualcosa di prestato.
Qualcosa di regalato.
 
Non sono mai stata tipa da tradizioni.
Anzi, le ho sempre odiate.
E invece eccomi qui.
Con il vestito regalato dalla mamma, la molletta prestata da Samantha, i capelli nuovi, l’abito blu, e le scarpe del matrimonio di mia nonna.
 
Puoi farcela, Ginevra.
 
Con un ringraziamento uscì e si trovò davanti una Samantha sorridente, con i capelli scompigliati che le si buttò praticamente contro dalla gioia.
 
- Scusami il ritardo bellezza, casini lavorativi. Sono venuta appena ho potuto.
- Non scusarti. E’ il mio matrimonio, no? Ti perdono.
- Ti stai per sposare! Sei sicura di fare la scelta giusta?
- Si. E’ il modo giusto per dimenticare tutto.
- Ti accompagno, dolcezza.
- Non farmi cadere. Ti chiedo solo questo.
 
Con una breve risatina le fece scendere le scale ampiamente decorate da boquet di rose blu e bianche, un tappeto bianco era disteso per terra e si estendeva oltre alla porta chiusa che portava in giardino, dove si sentiva già il rumore degli invitati e la musica iniziale;
Alibi, loro, e ‘All of me’ di John legend con una cover di Diogo Picara.
Samantha la precedette e le porse il boquet di rose, aprendo piano la porta.
Fuori, come Ginevra potè constatare con una breve risatina, faceva un freddo cane.
Sua, infondo, l’idea di fare la cerimonia all’aperto, in una villetta.
Marciò lentamente tenendo lo sguardo fisso sull’uomo sorridente all’altare decorato di fiori, con i capelli lunghi biondi sulle punte, uno smoking con farfallino bianco, vicino a Shannon e Tomo, entrambi vestiti allo stesso modo con la cravatta che le sorridevano.
Shannon aveva appena gli occhi lucidi.
Le veniva quasi voglia di avvicinarsi e stritolarlo di abbracci.
Quel ragazzo meritava davvero una ragazza speciale.
La sua amica Clare poteva essere quella giusta, sapeva che uscivano insieme, e sapeva della morte del padre di lei.
Invece avanzò sicura, sentendo un fiocco di neve posarsi sulla sua spalla pallida.
 
Neve.
 
Quando gli fù davanti lui le alzò delicatamente il velo e mentre il sacerdote parlava entrambi estraevano due pezzi di carta con delle promesse.
Per prima cominciò lei;
 
‘ Eccomi qui.. beh, non avrei mai pensato di scrivere i miei propositi in un pezzo di carta e leggerli al mio matrimonio…’
 
Risatina generale.
 
‘…Ma sono qui. Intanto prometto di non romperti le scatole durante i Vyrt e di lasciarti parlare in pace con Obama al tuo telefono-banana.
Prometto di non litigare con te per cucinare, é tanto cucinerò sempre io. So che fai schifo e ho perso il conto di quante volte ho dovuto sistemare la cucina dopo che le hai dato fuoco…’
 
Risatina.
 
-‘…Prometto di ascoltarti sempre e di non interferire con la tua vita lavorativa. Di non romperti sul fatto di tagliarti i capelli, é non lo devi assolutamente fare.
Di non litigare con Shannon per fare il caffè la mattina se mai vivremo tutti insieme, farò quello pure io é so che lui non lo sa fare.
Di assecondarti nelle tue pazzie ma allo stesso tempo di farti capire dove bisogna fermarsi.
 
-… E infine, la cosa più importante.
Prometto di amarti fino alla fine dei miei giorni.
Finchè la morte non ci separi.
Ti darò tutto di me, se tu mi darai tutto di te.’
 
Quando alzò gli occhi vide che lui aveva gli occhi lucidi; nonostante tutto aprì il suo e cominciò a leggere;
 
‘Valgono per me tutte le tue cose.
Prometto di non stressarti per andare al mare é so che ami il freddo e la montagna.
Di non cercare di cucinare é nella maggior parte dei casi, darei fuoco alla cucina.

Nel caso avremo un cane, vorrei che lo chiamassimo Sky.
E per la bambina..o bambino che sia..non so come lo chiamerei.
Infine, prometto di amarti fino alla fine dei miei giorni.
Non ho mai amato così tanto una persona da pensare di non essere nessuno senza.’
 
Entrambi si guardarono e lui le mise l’anello al dito, mentre lei faceva lo stesso.
 
- Vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa.
 
Allora Jared prese Ginevra per la schiena e la strinse a sé, premendo con decisione le labbra contro le sue, sorridente.
 
é tutto me, ama tutto di te,
Tutte le tue perfezioni ed imperfezioni.
Sei la mia fine e il mio inizio.
 
 
Ora erano davvero..tutto ciò che avevano sempre sognato.
 
 
 
 
// SSALVE.
Con questo chiudo definitivamente la storia ‘Beyond Mars.’
Spero abbiate letto l’ultima fanfiction con Shannon, é è di quella Clare che Samantha parla per Shannon, è tutto collegato.
Spero di non essere stata troppo sdolcinata (LO SONO STATA.)
Ma volevo fare tanto una scena in cui loro si sposavano, scusate.
E’ ascoltandola che ho buttato giù questo capitolo.
Bene, ringrazio infinitamente tutte le STUPENDE PERSONE che hanno seguito e recensito questa storia.
VI AMO!
-Shanimal
 
 

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