My Fault

di Polloistheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** CAPITOLO 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** CAPITOLO 1 ***


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CAPITOLO 1


«Conor sei un'idiota!» si lamentò Grace.

«Sei sempre così gentile con me...» ironizzò il ragazzo mentre abbracciava la sua migliore amica. La mora rise e lo strinse a sé.
«Lo so Maynard, lo so»

La bionda prese un'altra foto dall'album e la girò

12 Dicembre 2009
«Buon compleanno Grace» quella mattina Conor la svegliò urlando.
«Buongiorno» borbottò lei, mentre si alzava.
La foto era stata scattata a colazione, quando la sua torta si era sciolta e il cioccolato soprastante s'era squagliato. Conor l'aveva stuzzicata
davanti a sua madre finché lei non aveva risposti e la situazione era degenerata.

«Conny smettila» lo rimbrottò mielosa lei carezzandogli una spalla.
«NON mi chiamare Conny!» il ragazzo si buttò verso di lei che intanto aveva raccolto del cioccolato fuso dalla torta e glielo spiaccicò in faccia. Sua madre fece la foto proprio in quel momento.

Era la migliore di tutto l'album. La rimise al al suo posto e ne pescò un'altra... l'ultima.

5 Gennaio 2012
«Conor buona fortuna... mi mancherai tanto» le lacrime scesero dal suo viso come un fiume in piena.
«Grace non piangere. Vi verrò a trovare, ti verrò a trovare. Sei la mia migliore amica, lo sarai sempre. Ti voglio bene. Non dimenticarmi»
«Ehi ti vedrò ogni volta alla TV e nei tuoi video. Sei tu quello che non mi deve dimenticare.» gli ricordò.
Lui la strinse a sé cercando di infonderle tutto l'amore che provava per lei. Grace non se ne accorse, non l'aveva mai fatto.
Conor salì sul treno diretto a Londra, verso la sua nuova vita. Ancora una volta non era riuscito a dire alla sua migliore amica che l'amava.
Ed era solo colpa sua.


2 Dicembre 2013
“Sto tornando a casa. Rivedrò la mia Grace. Questa volta le dico cosa provo. Devo.” la macchina proseguiva lentamente nel traffico di Londra.
“Ancora due ore e sarò da lei” pensò chiudendo gli occhi.

Grace corse giù dalle scale e saltò tra le braccia di Brant, il suo ragazzo, che la prese e la fece volteggiare.
Da quando Conor se n'era andato si era messa a dieta, più per lui che per sé stessa.
Brant era capitato nella sua vita per caso: un giorno, mentre all'Università avevano dato alla classe mezz'ora di pausa, lei era uscita a prendere una fetta di
torta nella pasticceria davanti all'edificio.

In vetrina aveva trovato quello che cercava: un pezzo di sacher la aspettava, ma quando fece per prenderla si scontrò con un ragazzo del suo corso che la voleva per sé.
Dopo due mesi si erano fidanzati, anche se lei non era per niente convinta.
Gli voleva bene, certo, ma non lo amava. Il cuore di Grace Sullivan era ormai rapito da tanto.

 

 

“Sono qui, ci sono. Ora sono a casa, manca poco.” si continuava a ripetere Conor mentre le ultime case del suo paese si stagliavano all'orizzonte, e lì, infondo ad un campo di erba medica c'era la sua casa. Si era messo d'accordo con sua madre che si sarebbero trovati tutti a casa loro, e che lei avrebbe invitato Grace, senza dirle il motivo, per farle una sorpresa.
Dalla sua partenza si erano sentiti via messaggio solo un paio di volte, a causa dei loro impegni.
Lui voleva scriverle su Twitter o in alternativa su Facebook, ma lei non era una tipa tecnologica.
Amava la natura, i libri e il buon odore che avevano quando si compravano nuovi. Glielo aveva sempre detto.

 

«Perchè continui a prenderne di nuovi? C'è la biblioteca!» si lamentò dopo due ore in una libreria.
«Perché mi piace poterli toccare e scriverci sopra, sottolinearli, renderli personali, ma soprattutto perché non li leggerò così tanto come fanno in biblioteca e l'odore di inchiostro e quello della carta rimarranno forti e intensi come ora.» concluse passandogli un libro sotto il naso, non smettendo di sorridere. Sorrideva sempre quando era con lui.

 

Era davanti a casa sua, pochi secondi e avrebbe rivisto la sua Grace, la ragazza che amava. Con passo deciso entrò nella casa e trovò seduti sul divano i suoi genitori e due sconosciuti.
No aspetta, la ragazza non era una sconosciuta...
«GRACE!» urlò andandola ad abbracciare. Lei lo strinse a sé e lo baciò su una guancia.
«Dio come sei cambiata, guarda quanto sei dimagrita, hai tinto i capelli! Sei stupenda» disse tutto d'un fiato.
«Conor! Ah, mi sei mancato in questi due anni. Non sai quanto. Beh saluta i tuoi, ti sto monopolizzando.» scherzò spostandosi e lasciando spazio ai suoi genitori.
«Ciao mamma, mi sei mancata. Soprattutto il tuo cibo. Il tacchino che fanno a Londra sembra una suola di scarpa con del sale sopra.» salutò anche suo
padre e poi la donna si intromise dicendo a Grace di presentare il ragazzo.

«Oh, sì. Brant, lui è Conor. Conor lui è Brant, il mio ragazzo» tre parole, una pugnalata al cuore. Anzi sembrava che il suo corpo si stesse disintegrando in
mille pezzi.

«P-Piacere di conoscerti»
«Il piacere è tutto mio. Grace mi ha parlato molto di te. Ogni volta che c'era una tua intervista, una tua canzone o un servizio su di te si fiondava alla TV.
È quasi paranoica.» rise, e Grace arrossì.

«Perché devi sempre sputtanarmi davanti a tutti?» si lamentò.
Conor rise nervosamente e dopo alcuni istanti di silenzio, utilizzò la scusa della stanchezza per andare in camera sua e buttarsi sul letto. Fece tutto sotto lo
sguardo penetrante di lei.

No non glielo avrebbe detto. Non più. 

 

EVVAI!!! 
Sono riuscita ad intasare anche questo fandom!
Preciso che non sono una fan accanita di Conor: 
mi piacciono le sue canzoni e lui come persona, 
ma non venitemi a chiedere niente sulla sua vita,
perchè la mia conoscenza si ferma qui.
Vi prego non criticatemi per questo. :(
Love 
Gaia

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


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CAPITOLO 1

Can nobody hear me?
I've got lot that's on my mind.
I cannot breathe
Can you hear it, too?

Hear Me_ Imagine Dragons

 

Grace si dileguò con Brant,e arrivati a casa sua dichiarò che doveva aiutare sua madre nelle faccende di casa lo fece uscire. Voleva parlare con Conor. Voleva chiedergli perché se ne fosse andato così, con quella scusa così futile. Perché lei sapeva che non era per stanchezza, sapeva che aveva mentito.
Recuperò la patente, la macchina di suo padre e si diresse nuovamente a casa Maynard.
Salutò i genitori di Conor e si fiondò in camera sua, spaventandolo a morte.
«Allora?» esordì la bionda sedendosi sul letto pesantemente.
«Allora cosa?» domandò lui chiudendo gli occhi.
«Perché sei scappato così.» ribatté Grace.
«Non sono scappato ok? E poi ho detto che ero stanco» borbottò Conor girandosi dall'altra parte.
«Sai...Quest'anno, anzi questi due, non ci siamo sentiti quasi niente, non ci siamo chiamati, né visti per niente.tu hai calcato tutti i più importanti palchi del
mondo mentre io sono rimasta qui,ad aspettarti. E ora che sei tornato sei convinto che non ti conosca più? Anche se è passato del tempo di conosco come
le mie tasche e so che stai mentendo. Ora dimmi il VERO motivo»
«Non... non mi sta molto simpatico quel Brant. Poi, era il momento del mio ricongiungimento con te e la mia famiglia e mi ritrovo uno sconosciuto a casa
che ti prende anche per il culo. Insomma... hai capito» spiegò aprendo gli occhi. Li richiuse subito dopo, serrando le labbra.
«Conor guardami» sussurrò Grace avvicinandosi. Lui scosse la testa e si morse il labbro inferiore.
«Ehi, Con, sono sempre la tua migliore amica»
“No sei la ragazza che amo” pensò, e anche se riluttante aprì gli occhi. La visione che si trovò davanti fu mozzafiato.
«Vuoi che lo molli?» la ragazza lo chiese concisa, chiara e senza segno di pentimento.
«N-no, cioè sì... no. No perché si vede che ti piace e che lui... ti ama.» pronunciò quella parola con fatica e alla fine sospirò. Non poteva amarla, non come
Conor stesso, comunque.
Lei si tolse i pantaloni e la maglietta e si distese al suo fianco, abbracciandolo. Conor deglutì e cercò di pensare ad altro e non al corpo perfetto di lei che si stringeva al suo.
«Grace... che fai?» balbettò.
«Dormo con il mio migliore amico, sono due anni che non lo faccio. » mugugnò la bionda. Le sue labbra baciarono il petto di Conor che si alzava ed
abbassava velocemente, da sopra la maglia.
«Ti voglio bene Con. Sono felice che tu sia tornato» sospirò mentre il suo migliore amico si posizionava meglio e la circondava con le braccia.
«Ti voglio bene anche io pulce» sussurrò lui appoggiando il mento sulla testa della ragazza.
La mattina seguente il cellulare di Grace suonò insistentemente per la terza volta e lei corse a rispondere.
«Mamma? Oddio corro! No, ero da Conor. Sì Conor Maynard. Sì è tornato, calma ti racconto in macchina. Arrivo» lasciò un bigliettino a Conor con su scritto
che si sarebbe fatta sentire e scappò a casa.
«Mamma sono qui» urlò entrando nell'appartamento.
«Dai muoviti che andiamo a fare la spesa, poi puoi andare da Brant. Però dobbiamo sbrigarci perché alle dieci e mezzo devo essere a lavoro e in più
dobbiamo preparare il pranzo per tuo padre e stirare il mio camice» spiegò sua madre mentre salivano in macchina.
«Allora?» esordì sua madre mentre pagavano i pochi acquisti alla cassa.
«Cosa?» Grace cadde dalle nuvole.
«Con Conor intendo. Non fare la finta tonta» la rimproverò Jessica.
«Mamma! Niente! Sai che io e lui siamo migliori amici. Cosa ti metti a pensare?» la bionda sussultò.
«Ma oltre che il tuo migliore amico lui ti piace molto» la donna scrollò le spalle come se quello che aveva appena affermato non importasse. Grace
giocherellò con una ciocca di capelli e borbottò un “non è vero” poco convinto.
Sua madre in tutta risposta le sorrise e le passo un pezzo di cioccolato.
 

Quella sera Grace si vestì con la sua tuta comoda e uscì nel vento gelido di dicembre per fare la sua corsetta giornaliera.
Infilò le cuffie nelle orecchie e schiacciò play.
Continuò a correre un altra decina di minuti, poi si fermò e fece un po' di stretching. Un bracciò le circondò la vita e lei urlò dallo spavento, voltandosi a pugni
stretti.
«Ehi! Vengo in pace, metti giù quelle mani» Conor la fissava paralizzato.
«Conor sei un emerito coglione. Come ti viene in mente di fare una cosa del genere? E poi cosa ci fai qui?» strillò esasperata.
«è una parco pubblico, no?» scrollò le spalle e si sedette sulla panchina dove lei aveva appoggiato la gamba.
«Sì ma è a chilometri da casa tua» ribatté scettica lei.
«Sono solo due chilometri. Ricordi? È il posto dove ci siamo conosciuti per la prima volta: abbiamo giocato insieme lì»indicò un albero. Alzò lo sguardo
verso il cielo stellato e poi lo spostò negli occhi verdi di lei.
«Lo so» sospirò Grace «sono passati diciannove anni»
«Non me lo ricordare, mi sento vecchio»
«Ehi! Tu sembri ancora un sedicenne, sono io la vecchia. È cambiato tutto da quel giorno.» borbottò. Conor si voltò verso di lei.
«Eh già, in meglio» il biondino sorrise.
«Non sempre» mormorò lei con gli occhi. Vedendola così fragile Conor si alzò e andò ad abbracciarla.
«Lo so, ti ho lasciata sola. Sono un mostro. Ma rimedierò giuro.» lei alzò il volto verso quello del ragazzo, più in alto del suo.
Lui si abbassò e lei schiuse le labbra, aspettando che venissero a contatto con le sue, ma quel momento non arrivò.
La bocca di Conor si posò sulla sua fronte fresca e poi appoggiò il mento sulla sua testa.
«D- devo andare» balbettò Grace correndo via. Le lacrime non tardarono a scendere dai suoi occhi.
Conor rimase lì e ficcò nuovamente le mani nelle tasche.
Quanto aveva desiderato quelle labbra.

«Tesoro sei tu?» sua madre la accolse con un sorriso, che si spense non appena vide le lacrime.
«Mamma» singhiozzò fiondandosi tra le sue braccia.
«Che c'è cuore? Che c'è?» domando Jessica preoccupata che si fosse fatta male correndo.
«Avevi ragione tu. Hai sempre ragione!» si lamentò Grace.
«Che dici?» la rimbrottò la donna.
«Che mi piace Conor. Hai ragione. Ma che posso fare? Non posso mica andare lì e dire: Hey Con mi piaci!» sua madre rise.«Che ti ridi? Sto morendo»
sbuffò Grace.
«Certo che puoi! Non ti rendi conto? Gli piaci... insomma accorgiti di come ti guarda qualche volta!» Jessica le diede un buffetto sulla testa e lei andò a
letto.
 

La mattina dopo si svegliò e andò all'Università di buon'ora.
«Brant» lo salutò semplicemente. Lui alzò un sopracciglio, ma non chiese niente. A pranzo, dopo quattro ore di lezione, Brant scoppiò.
«Dio poi Grace! Mi dici cos'hai?»
«Mmmh» mugugnò quando lui le strinse il braccio con forza.
«GRACE!» urlò. Lei lo fissò socchiudendo gli occhi.
«Mollami il braccio» disse perentoria.
«Tu dimmi che succede» ribatté lui.
«Stavo pensando a noi»
«Perché?»
«Perché non so che fare. Forse non voglio più continuare» proferì.
«COSA?» gridò sconvolto Brant.
«Hai capito benissimo»
«Ma... pensavo che andasse tutto bene»
«Non ti accorgi di come mi tratti. Io ho aperto gli occhi solo ora»
«E chi ti ha fatto aprire gli occhi? Maynard? Come? Con una scopata l'altra notte quando sei andata da lui?» la derise lui con voce aspra.
«Brant come? No! Non è stato lui. Ieri ho parlato con mia madre.» sussurrò lei con gli occhi sbarrati.
«Come ti tratto eh? Ti controllo? Sì lo faccio. Sono geloso? Anche questo sì. E poi?»
«Tu mi spii. Oddio! Sei una stalker» balbettò cercando di andare verso il portone. Le mancavano così pochi metri
«Ehi a lui l'hai data e a me no? Bene, lo farai adesso.» era completamente andato. Folle.
«NO!» cercò di divincolarsi dalla sua stretta, ma era così forte che faceva male.
«Toglile le mani di dosso. SUBITO»
Quella voce. L'avrebbe riconosciuta ovunque.
«Conor» piagnucolò Grace cercando di togliere la mano di Brant dal suo polso.
«Se no che fai Maynard? Chiami il tuo papino?» lo derise il moro.
Le lacrime della ragazza scesero quando Conor si avvicinò.
“Per favore no” mimò con le labbra. Sapeva benissimo che il suo migliore amico non era un tipo fisico.
Brant strinse ancora e Grace sentì uno schiocco. Urlò di dolore e pregò il suo ragazzo di mollarla.
Conor a quel punto corse verso di loro e tirò un sinistro ben assestato sul viso al ragazzo che lasciò il suo polso dolorante per tenersi il naso.
Mentre Brant era distratto Conor trascinò Grace alla macchina e partì velocemente.
«Grace, Grace tutto bene?» le chiese stringendole la mano.
Lei gridò e lui tolse la mano frettolosamente continuando a chiedere scusa.
La ragazza cercò di sorridere ma rimase solo una smorfia di dolore.
Conor la portò all'ospedale, al pronto soccorso, dove la portarono a fare dei raggi e non appena venne fuori la dottoressa le rivelò che aveva una lieve frattura, ma che fortunatamente tutto si sarebbe sistemato in meno di un mese. Le lacrime della ragazzo continuarono a scendere anche quando Conor la portò a casa.
«Signora Sullivan!» chiamò in salotto. La madre di Grace si affacciò dalle scale e scese a capofitto quando Conor le raccontò tutto.
«Brant mi ha fatto male mamma. È pazzo, devo denunciarlo...» singhiozzò sua figlia abbracciandola.
«Va tutto bene Grace, domani mattina lo facciamo subito, lo giuro. Prenderemo quel bastardo. Grazie Conor.» Jessica sorrise e strinse a sé anche il
ragazzo che si staccò per abbracciare Grace.
«Se ti serve qualcosa chiama» la avvisò cercando di sorridere. La madre sorrise alla sguardo implorante della figlia e si congedò con un “vi lascio soli”
«Aspetta, Conor devo dirti una cosa...»
 

SPAZIO AUTRICE_
Aahhahahah siete rimaste con il fiato
sospeso eh? Muahaha sono cattiva :)
Beh il capitolo è cortino, ma vedrò di
fare di meglio la prossima volta.
Non vi dico assolutamente niente di
quello che dirà Grace a Conor :')
tipo che nessuno leggerà... va beh
GRAZIE ALLE RAGAZZUOLE CHE HANNO
RECENSITO LO SCORSO CAPITOLO.

VI AMO.

 

 

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