Quando l'amicizia diventa amore.

di fly90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritorno di David ***
Capitolo 2: *** La festa. ***
Capitolo 3: *** Le amiche ***
Capitolo 4: *** Dubbi di David. ***
Capitolo 5: *** Non è successo niente. ***
Capitolo 6: *** Il giorno dopo l'abbandono. ***
Capitolo 7: *** Pensieri di David. ***
Capitolo 8: *** La cena. ***
Capitolo 9: *** La prova del nove. ***
Capitolo 10: *** Il piano. ***
Capitolo 11: *** Il centro commerciale. ***
Capitolo 12: *** The end ***



Capitolo 1
*** Il ritorno di David ***




1

 

"Sei pronta?Dobbiamo andare tra circa dieci minuti!" Mi urlò mia madre dal soggiorno.

"Si,un minuto e arrivo!"Urlai di rimando.

Mi faceva sempre innervosire con la sua impazienza! Era tornata in fretta e furia dal lavoro per andare a trovare dei vecchi amici che non vedevamo da molto tempo.

Per me sarebbe stata una noia terribile quella sera; avrebbero parlato del lavoro, di quanto noi ragazzi siamo cresciuti, della scuola e di tutte quelle cose che a me non interessano e per di più non ci sarebbe stato nemmeno David il figlio degli amici di mia madre nonchè mio amico d'infanzia. Era partito due mesi fa per via del viaggio di studio che aveva intrapreso con alcuni amici. Mi sembravano secoli che non lo vedevo! Chissà se si stava divertendo? Beato lui che non doveva stare,a differenza mia, sempre nello stesso piccolo e angusto paese dove ero nata e cresciuta...Accidenti ai genitori protettivi!

Mi guardai allo specchio che, come sempre, riflettè la mia immagine.

Non ero mai stata bella ma avevo imparato a conviverci. Non ero più alta di 1.60, ero magra e chiara di pelle che poco si intonava ai miei capelli castani e agli occhi verdi.

Guardai pensierosa i miei capelli castani pensando se raccoglierli oppure no, decisi per il no.

"Ne sono passati già cinque di minuti Kimberly! Vuoi sbrigarti? Non sarà una bella figura presentarsi in ritardo!"Urlò impaziente mia madre vicino alla porta di camera mia.

"Stò arrivando!"Dissi mentre aprivo la porta con troppa foga per l'irritazione.

Mi guardò a lungo con quello sguardo che conoscevo bene...

"Sei bellissima con la gonna, dovresti metterla più spesso sai?"Disse con un sorriso.

"Lo sai quanto odio le gonne!Lho messa solo per farti un favore!" Dissi con l'aria corrucciata.

Odiavo le gonne con tutta me stessa, mi facevano sentire a disagio al contrario dei miei comodissimi jeans ritenuti poco eleganti dalla mamma.

Lei era sempre super elegante: gonna al ginicchio, camicetta e tacchi.A volte la invidiavo! Stava così bene con quelle gonne! Aveva gambe bellissime nonostante stesse in piedi tutto il giorno a servire i clienti in un centro commerciale a differenza mia che quando le mettevo sembravo un'ippopotamo zoppo per quanto ero goffa e imbarazzata!

Danielle, mia madre, era bellissima!

Notai subito che si era messa il nuovo tailleur bianco che le aveva comprato la nonna una settimana fa,inutile dirlo stava da dio con i capelli raccolti in una morbida coda che le scendeva sulla spalla sinistra in modo da lasciare scoperta quella destra. Non c'era nulla da dire:mia madre era perfetta con quei suoi occhi azzurri come il mare e quei suoi lunghi capelli corvini! Era molto corteggiata ma lei non aveva avuto più nessuno uomo dopo l'abbandono di papà, diceva di non avere tempo per queste cose ma io sò che soffriva e piangeva quando pensava che dormissi.

La guardai per un lungo momento mentre pensavo alla sua sofferenza, lei, ignara dei miei pensieri, mi sorrise e si avviò verso la porta.

 

Non distava molto la casa dei McKanzie così in una decina di minuti ci trovammo davanti all'enorme piazzale.

Subito Angela ci venne incontro sorridendo.

"Ciao! Come state? Accidenti Kimberly, come sei cresciuta! Sei bellissima come tua madre!"

Feci un sorriso e le risposi:"Ciao Angela! Tutto bene grazie."Ignorando il "sei bellissima".

Mi ritirai dalla conversazione posando la mia maglia sul sedile posteriore dell'auto.

"Ehi, non si salutano più i vecchi amici?"  mi sorprese una voce da dietro le spalle.

Mi girai di scatto non molto sicura che quella voce appartenesse a lui e mi trovai faccia a faccia con David.

Rimasi di stucco: era totalmente diverso da come l'avevo lasciato due mesi prima!

Era diventato altissimo, aveva messo su un bel pò di muscoli , ed aveva persino cambiato il timbro della voce divenuto più profondo.

"Ciao!"Boccheggiai mentre cercavo di riprendermi.

Lui mi abbracciò forte come aveva sempre fatto ma chissà perchè quando mi ritrovai fra le sue braccia ebbi un sussulto.

"Vieni, ho un sacco di cose da raccontarti!"Mi disse entusiasta.

"Ma tu non dovevi essere ancora in viaggio?" Gli chiesi riaquistando il controllo.

"Si, in effetti sarei dovuto tornare il mese prossimo ma c'è stato un contrattempo." Mi spiegò.

"Ciao Kimberly!"Mi salutò Matt il padre di David.

"Ciao Matt!"Risposi semplicemente osservandolo.

Era un uomo sulla cinquantina basso e robusto da cui David non aveva preso nulla.

No, lui somigliava tutto ad Angela, aveva gli stessi occhi scuri e la stessa carnagione bronzea.

Attraversammo il lungo corridoio per arrivare alla sua camera.

Quando entrai mi sentii come a casa, quanti pomeriggi passati in quella stanza a scherzare e a raccontarci tutto!

Era sempre stata la persona di cui mi fidavo di più, sapevo di potergli dire tutto perchè era come un fratello.

"Allora raccontami un pò cos'hai fatto in tutto questo tempo senza di me." Mi disse sedendosi sul grande letto e facendomi posto.

Mi sedetti accanto a lui e mi strinsi nelle spalle."Non ho fatto granchè.Mi sei mancato molto, senza di te è un mortorio!"

"Anche tu mi sei mancata molto. Mi sono divertito con Andrea e Kevin ma lo sai che ho sempre preferito la tua compagnia a quella degli altri!" Mi disse facendomi uno dei suoi bei sorrisi aperti e sentii quanto mi era mancato.

"Adulatore!"Dissi ridendo.

"Strega!"ringhò di rimando.

"Io strega?Non ti permettere ranocchio!"Dissi con una smorfia.

Per tutta risposta mi fece la linguaccia.

Era sempre lo stesso buffone di due mesi fa! Almeno quello non era cambiato.

Ci guardammo negli occhi e scoppiammo a ridere.

 

Fu una lunga cena ma per fortuna c'era David a rallegrarla.Finimmo di mangiare e scappammo letteralmente nel giardino. Come d'abitudine ci sedemmo sul vecchio dondolo.

"Che bella serata!"Sospirò David accanto a me.

"Già. Peccato che è già quasi finita!"Dissi con un pò di tristezza, era sempre così quando lasciavo David dopo le nostre giornate insieme.

"Non ti preoccupare.Ora che sono tornato potremmo vederci anche tutti i giorni se vorrai!"Mi disse con un sorriso.

"Ora non esageriamo! Non sopporterei il tuo brutto muso tutti i giorni!"Scherzai.

"Ah no eh! Beh sappi che nemmeno io sopporterei il tuo!"Mi rimbaccò ridendo.

"Mi sei mancato sai?"Dissi guardandolo negli occhi.

"Ora mi fai arrossire!"Scherzò lui.

Poi aggiunse serio:"Anche tu mi sei mancata!"

Fummo interrotti da mia madre e Angela che si salutavano. Ci salutammo anche noi e ci dammo appuntamento per l'indomani.

Ero così felice che fosse tornato!

 

  



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Capitolo 2
*** La festa. ***


2



L'indomani David venne a trovarmi e mi chiese di andare con lui ad una festa.

“Ce l'hai qualcosa di decente da metterti?” Mi chiese una volta che ci fummo sistemati in camera mia.

“Ehi, ma cosa pensi? Guarda che so benissimo cosa mettermi” Risposi fintamente indispettita.

Lui fece una smorfia dicendo: “ Si si, come minimo senza i miei consigli verresti in jeans:”

E detto ciò aprì l'armadio e si mise a scrutare i miei vestiti.

Tirò fuori una gonna ed una camicetta bianca che mi lanciò.

“Scusa ma dovresti uscire...Mi devo cambiare.” Borbottai.

“Come sei timida. Dai mi giro.”E detto ciò si girò di schiena.

“Ok, ma se guardi ti uccido.”Lo minacciai.

“Che bel completino!”Rise.

Sussultando sollevai lo sguardo ma era ancora di spalle. Gli tirai una ciabatta. Lui e i suoi stupidi scherzi!

Quando si girò decise che non andavo bene così. Dopo una seconda incursione tirò fuori un vestito rosa e disse che stasera dovevo mettermi quello. Dopodiché se ne andò promettendo di tornare alle otto a prendermi.


Dopo cena corsi a prepararmi.

Misi il vestito rosa, tirai su i capelli,misi un velo di trucco e un paio di orecchini pendenti.

Nel frattempo lui arrivò. Quando lo vidi non potei fare a meno di notare quanto il completo nero gli donasse e sottolineasse il suo corpo muscoloso.

E lui parve sorpreso di vedermi vestita così.

“Se ti vestissi sempre così potrei innamorarmi di te Kim.” Mi disse con un gran sorriso.

Il mio cuore perse un colpo a quelle parole. Ma che mi prendeva?


Arrivati alla festa una ragazza bellissima mora con gli occhi azzurri da gatta si avvicinò a David con un sorriso che avrebbe illuminato da solo la stanza. Diede due baci all'angolo della bocca al mio amico e il mio stomaco si strinse.

Ma lui sembrò non farci caso e lasciata la ragazza mi prese per mano portandomi a ballare.

Ci scatenammo finché la ragazza tornò alla carica e gli chiese di ballare.

David si scusò e prese a ballare con lei.

Non levai un secondo gli occhi di dosso alla ragazza che ballava appiccicata a David e tentava in tutti i modi di stargli il più vicino possibile. Morivo di gelosia. L'avrei picchiata volentieri.

Cavolo, ma perché ora mi fa quest'effetto? Perché sono così gelosa di lui?

Venni scossa dai miei pensieri dalla mano di David che mi tirò verso la pista sussurrando:” Non ti ci provare a staccarti più da me! Quella era peggio del Bostik.”

Appena ci piazzammo però attaccò un lento. Ci guardammo negli occhi e dopo un alzata di spalle lui mi strinse a sé. Gli appoggiai la testa sulla spalla e ballammo stretti stretti. Sentivo il cuore galoppare e sperai che lui non se ne accorgesse.

Sentivo il profumo che si era messo per la serata ed il calore del suo corpo.

Mi sembrava di volare, non c'era altro posto dove volevo essere in quel momento.

Tra le sue braccia forti mi sentivo protetta.


Quando la canzone giunse al termine mi portò fuori, in giardino dove ci sedemmo su una panchina.

Restammo in silenzio per un po' guardandoci negli occhi. Poi ad un tratto lui mi prese il mento col le dita e mi sollevò un poco il viso.

Istintivamente chiusi gli occhi e sentii le sue labbra sulle mie.

Il cuore sembrava impazzito.

Continuammo a baciarci dolcemente per non so quanto tempo.

Quello era di sicuro il giorno più bello della mia vita.


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Capitolo 3
*** Le amiche ***


3



Potevo ancora sentire la dolcezza dei baci di David, la sensazione delle sue labbra morbide sulle mie.

Con un sorriso finii di truccarmi per uscire con Sabrina e Fiona le mie migliori amiche.

Non vedevo l'ora di raccontar loro cos'era successo. Potevo scoppiare se non l'avessi detto a qualcuno.

Mi sembrava di volare mentre uscivo per raggiungere la villa di Fiona.


Sabrina era già lì quando arrivai. Ovviamente erano curiosissime e vollero sapere tutto nei minimi particolari.

Finito il racconto Sabrina prese subito parola:” Kim! Sono così contenta per te! E poi David è un gran bel ragazzo!” Detto ciò mi si lanciò addosso.

Fiona invece fece un gran sospiro sconsolato.

Lei era l'eterna infelice e tutto perché non aveva un ragazzo.

Sabrina invece usciva da due anni con Luis un ragazzo di origini Equadoriane.

Sabrina ed io ci scambiammo uno sguardo d'intesa e le lanciammo un cuscino per uno.

Si diede inizio ad una spietata guerra dei cuscini che durò per ben mezz'ora.

Sfinite ci accasciammo sul divano.

“Ti luccicano gli occhi Kim! Sei proprio innamorata!” Mi fece Sabrina sistemandosi la coda di cavallo ormai disfatta.

“Non lo so nemmeno io. Fino a ieri eravamo come fratelli e ora invece mi ritrovo qui a non sapere cosa sia successo. Ma nonostante tutto sono felice.” Risposi sognante.

Fiona mi fece un gran sorriso stringendomi la mano.

Mi fermai ad osservare le mie splendide amiche.

Non potevano essere più diverse. Fiona era una mora con occhi di un azzurro cielo, mite e gentile, con una punta di persistente malinconia.

Sabrina era l'esatto opposto, rossa di capelli e con occhi verde smeraldo che riflettevano il suo carattere esuberante e divertente.

Fui interrotta da un cuscino in piena faccia lanciato da Sabrina.

“Ehi Cenerentola torna sulla terra!”

Inutile dire che riprendemmo la battaglia.



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Capitolo 4
*** Dubbi di David. ***


4



Ero ancora agitato per quanto successo la sera precedente, non avevo dormito per niente e continuavo a pensare a quei baci.

Avevo baciato Kim! La mia migliore amica!

Com'era potuto succedere? Cosa mi era preso?

Forse l'avevo baciata perché eravamo allegri, perché mentre ballavamo avevo ispirato il dolce profumo dei suoi capelli, forse perché con quel vestito era bellissima.

Insomma non lo sapevo perché.

Nervoso scacciai le coperte con un calcio, mi vestii e uscii di casa per andare a casa dei miei amici Kevin e Andrea.

Dovevo parlare con qualcuno e subito.


Dovetti suonare almeno cinque volte prima che un assonnato Kevin mi aprisse.

“Scusa per l'ora ma ho bisogno di dirvi una cosa.” E senza aspettare una risposta entrai scostandolo.

Mi diressi in cucina dove una tazza di cereali campeggiava in mezzo al tavolo.

Mi sedetti e osservai Kevin sbadigliare e sedersi davanti alla tazza.

“Che succede?” Bofonchiò guardandomi con occhio spento.

Rimasi in silenzio cercando le parole adatte.

“Devo leggerti nella mente o me lo dici?” Scherzò.

Mi sistemai sulla sedia e buttai lì:” Ho baciato Kim.”

La reazione di Kevin fu quasi comica. Rimase col cucchiaio sospeso a metà tra il piatto e la bocca aperta. Dopo qualche secondo posò il cucchiaio e chiuse la bocca attonito.

“Che pensi di fare ora?” Chiese.

“Se lo sapessi non sarei qui ora t...” Ma fui interrotto dall'arrivo di Andrea.

“ Che ci fai qua?” Chiese con un sorriso.

“Dovevo parlarvi. Non so che fare mi trovo in una situazione molto particolare e non so che...”

“Ha baciato Kim e no sa come fare adesso.” Lo interruppe Kevin conciso e chiaro come sempre.

“E dove sta il problema scusa? Kim è una uno schianto e non so come hai fatto a non farlo prima.” Disse semplicemente Andrea.

Io e Kevin ci scambiammo un sorriso. Andrea come al solito pensava con tutto tranne che col cervello. Era il classico biondo sciupa-femmine che passava di ragazza in ragazza con la stessa facilità con cui si cambiava le maglie.

Mi affidai a Kevin, il più saggio e calmo del gruppo. Scrutai a fondo le sue iridi grigie in cerca di una risposta che non tardò ad arrivare.

“ David, devi solo capire cosa ti ha portato a baciarla. Per te Kim è un'amica o la vedi come una possibile fidanzata?”

“ Ma quale fidanzata? E' giovane per le cose serie. Te devi solo divertirti chiaro?” Si intromise Andrea accigliato.

“ Ehi, ricordati che è di Kim che stiamo parlando.” Lo redarguii.

“Beh devi pensare bene a ciò che fai perché potresti rovinare una bella amicizia.” Mi consigliò Kevin.

Ci pensai su e finalmente un po' più sereno me ne tornai a casa.

Ora sapevo cosa dire a Kim.

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Capitolo 5
*** Non è successo niente. ***


5



Ero ancora vagamente intontita dall'aura di serenità che mi aveva provocato il bacio di David.

Non ci potevo credere: ero innamorata del mio migliore amico!

L'avrei gridato a tutto il mondo. Ma il bello era che lui ricambiava i miei sentimenti. Non potevo credere di essere così fortunata.

Per fortuna la mamma non aveva fatto domande sulla mia improvvisa felicità il che, per me, era meglio. Non mi andava ancora di dirle il perché di tanta felicità, non sapevo come avrebbe reagito, erano tutti abituati a vederci come amici non so come avrebbero preso il nostro "fidanzamento".

Forse correvo troppo, magari lui non avrebbe dato tutta questa importanza al nostro bacio in fondo eravamo due ragazzi, alla nostra età i ragazzi si scambiavano baci per divertimento. Speravo che non fosse il nostro caso.

Chissà se ci aveva pensato anche lui in questi giorni?

Insomma, ormai David era il mio chiodo fisso. Era la prima cosa a cui pensavo al risveglio e l'ultima a cui pensavo prima di addormentarmi. Era incredibile come le cose potevano cambiare in poco tempo.

Non mi ero mai posta il dubbio che potessimo un giorno provare amore l'uno verso l'altra, eravamo sempre stati solo amici.

A dire il vero, prima di una settimana fa, non consideravo nemmeno il suo aspetto fisico per me era semplicemente David.

E invece ora mi trovavo a osservarlo ingorda nei minimi dettagli, avevo scoperto che mi piaceva il suo sguardo e quel suo sorriso aperto che scopriva una fila di denti candidi come la neve. Oramai ero innamorata persa di lui. Non potevo mentire a me stessa.

Suonò il campanello ed io schizzai letteralmente alla porta sicura che fosse lui.

Me lo ritrovai davanti in tutta la sua altezza. Era cresciuto molto visto che ormai per guardarlo dovevo tirare indietro la testa.

Sorrisi ma il sorriso si smorzò ancor prima di aprirsi del tutto. Incrociai il suo sguardo inquieto e cominciai ad avere una brutta sensazione come se mi dovesse dire qualcosa di brutto.

"Che cos'hai?" Chiesi preoccupata.

Non mi rispose subito ed entrò sfiorandomi con il lato sinistro del corpo. Anche quel gesto mi dava i brividi.

Puntò dritto al soggiorno ma non si sedette sul divano come al solito andò invece alla finestra e si perse a guardare lontano.

Mi avvicinai titubante. Forse era meglio che non gli facessi pressione avrebbe parlato quando si sarebbe sentito pronto.

Mi sedetti sul divano mentre l'ansia saliva, ormai ero certa che quella che mi doveva dare non era una bella notizia.

Lo fissai mentre mi dava ancora le spalle. Poi finalmente parlò.

"Ascolta, l'altra sera non so cosa mi sia preso, forse sarà stata colpa dell'euforia, non avrei dovuto baciarti. Ti chiedo scusa." Disse rivolto ancora verso la finestra.

Chiusi gli occhi con le lacrime che minacciavano di straripare e respirai a fondo un paio di volte finché non ebbi abbastanza voce per poter parlare.

"Non divi scusarti. Non c'è nulla di cui scusarsi."Riuscii a dire.

"Invece si che mi devo scusare. Ho rischiato di mandare a rotoli la nostra amicizia per un gesto frivolo. Spero che potremmo fare finta che non sia successo."Rispose con durezza.

Dovetti prendermi dell'altro tempo per rispondere. E quando aprii bocca mi resi conto di non riuscire quasi più a trattenere le lacrime.

"Si, va bene." Questo è quanto riuscii a dire.

Lui si girò verso di me e si avvicinò, mi prese la mano e mi fece alzare.

"Sei la migliore amica che ci possa essere!" Mi disse mentre mi abbracciava.

Feci segno di si con la testa e schiacciata contro il suo petto cercai di trattenere le lacrime che mi bruciavano negli occhi. Mi tenne così per po' di tempo dandomi modo di riprendermi così, quando mi lasciò andare, sembravo normale.

"Sai, per un attimo ho creduto di averti persa per sempre." Disse col tormento negli occhi.

"Tu non mi perderai mai David, lo sai. Sarò sempre qui per te anche se un giorno decidessi di non volermi più nella tua vita." Risposi con le lacrime agli occhi.

Lui scambiò le mie lacrime di dolore per commozione e mi prese il viso tra le mani baciandomi sulla fronte.

"Io avrò sempre bisogno di te Kim, sempre!" Cercò di rassicurarmi abbracciandomi di nuovo e mi tenne così fino a che le mie lacrime cessarono, solo allora mi lasciò andare chiedendomi se volevo che rimanesse con me quel pomeriggio.

"No, ho già un impegno." Mentii.

"Ok, allora vado. Ci vediamo presto." Disse mentre si dirigeva verso la porta.

Non appena sentii la porta chiudersi crollai per terra in lacrime.

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Capitolo 6
*** Il giorno dopo l'abbandono. ***


6



Non saprei dire quanto tempo rimasi a singhiozzare accasciata sul pavimento ma credo che sia stato molto.

Cercai di riprendermi prima che tornasse mia madre, non avrei saputo spiegarle il perché di quel pianto.

Squillò il telefono. Era mia madre. Mi diceva che stasera non sarebbe tornata per cena, molto tardi e che non dovevo aspettarla alzata.

Mi sentii sollevata, perlomeno non avrei dovuto preoccuparmi di nasconderle il mio dolore.

Non mi andava di restare sola così chiamai Sabrina e Fiona che appena capirono il mio stato d'animo si fiondarono da me.

Quando aprii la porta mi fiondai fra le braccia di Sabrina in lacrime. Le feci entrare e tenendomi stretta aspettarono che mi calmassi.

Non appena fui abbastanza calma per parlare raccontai loro cos'era successo.

"Quello stronzo, cretino, porco!" Esclamò Sabrina indignata.

"Che insensibile!" Si limitò più gentile Fiona.

"Insensibile è poco!" La corresse Sabrina.

"Non è colpa sua! Lui non sa che sono innamorata di lui." Cercai di difenderlo.

"Lo so ma non deve andare in giro a baciare le ragazze per poi dire "fa finta che non sia successo"!Così è troppo facile!" Sbottò Sabrina arrabbiata.

"Già, su questo ha ragione lei. Non si può fare le cose e poi cancellarle con un colpo di spugna." Le diede manforte Fiona.

"Forse avete ragione il problema è che io sono innamorata ed anche se mi ha spezzato il cuore non riesco ad avercela con lui..." Dissi sconsolata.

"Lo sappiamo piccina! Dai, ora non ti preoccupare e tirati un po' su di morale. Vedrai che domani starai meglio." Mi consolò Fiona poco convinta.

Come me sapevano che c'avrebbe messo un po' a guarire in  più, non era facile dimenticare quando vedevi quella persona praticamente tutti i giorni. Mi chiesi come avrei fatto a fare finta di nulla e com'era possibile dare un bacio ad una persona quando per essa non si prova nulla, perché mi aveva baciato allora?

Non mi accorsi di essermi addormentata, ero sfinita. Mi svegliai che era già giorno. Fiona e Sabrina dovevano essere andate via la sera prima senza svegliarmi.

Cos' avrei fatto senza di loro? Erano i miei angeli custodi.

Mi alzai dal divano stiracchiandomi e la voce della mamma mi fece sobbalzare:"Buongiorno tesoro! Ti avevo detto di non aspettarmi alzata e a quanto pare sei crollata prima che io arrivassi."Mi rimproverò dolcemente.

"Già, deve essere andata così." Mentii sperando che non si accorgesse di nulla.

"Ora devo andare a lavoro. Buona giornata."Mi salutò

."Buon lavoro." Risposi mentre andavo verso il bagno per concedermi una doccia."

Ah, se vedi David digli che domenica sono tutti invitati qui a cena." Mi urlò mentre usciva di corsa.

"Ci mancava pure questa!" Borbottai. Non mi bastava vederlo tutti i giorni ora pure a cena!

Mi misi sotto il getto dell'acqua lasciando che le lacrime venissero lavate via.

 

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Capitolo 7
*** Pensieri di David. ***


7



Non sapevo ancora bene come mi sarei comportato con Kim dopo tutto quello che era successo. Sarei riuscito ad abbracciarla come facevo prima oppure a baciarla sulla guancia?

Ci sarebbe stato imbarazzo fra noi o tutto sarebbe stato come prima che accadesse?

Non riuscivo a dormire la notte perché questi pensieri mi ronzavano in testa appena chiudevo gli occhi rendendomi nervoso. Ero intrattabile, persino i miei avevano quasi paura a rivolgermi la parola, bastava poco per farmi andare su tutte le furie. Per di più me ne stavo rintanato in casa per paura di incontrarla. Chissà come si sarebbe comportata lei se ci fossimo visti per caso?

Erano diversi giorni che non la vedevo e questo di per se era strano visto che ci vedevamo praticamente tutti i giorni.

Mi chiedevo cosa pensasse di questa situazione, se anche lei ora si stava spaccando la testa per trovare il modo di uscire da questo casino.

Stavo ancora pensando quando fui interrotto dal telefono.

"Pronto?"

"Ciao, sono Kim! Ehm,come stai?" La voce di Kim uscì dal ricevitore dopo parecchie titubanze.

"Ciao. Tutto bene...Tu?" Risposi con altrettante pause di riflessione.

"Direi bene anch'io grazie." Fece lei dopo averci pensato su un attimo.

Sembrava che stesse mentendo e lì per lì mi chiesi il perché di quella bugia.

Era successo forse qualcosa?

Non le chiesi nulla, sarebbe stata poi lei a dirmi tutto se lo voleva.

"Avevi bisogno di qualcosa?" Chiesi alla fine.

"No, cioè si. Ho chiamato per dirti che la mamma vi ha invitato domenica a cena da noi." Rispose a voce bassissima come se le costasse un'immensa fatica dirlo.

"Beh, devo chiedere ma penso che vada bene. Grazie per l'invito."Dissi mentre il cuore iniziava a battere un po' più forte.

"Ok."Rispose semplicemente.

"Ok" Dissi io.

"Allora ciao." Mi salutò.

"Ciao." Ricambiai.

Misi giù e ricominciai a pensare.

Cosa gli avrei detto domenica?

Andai in bagno e aprii l'armadietto dei medicinali prendendo un'aspirina. Avevo un gran mal di testa. Fu così per tutta la giornata. Credevo che la testa mi sarebbe scoppiata incapace di contenere tutti quei pensieri!    

L'indomani fu anche peggio, continuavo a pensare a quel bacio, a quanto io in quel momento l'avessi desiderata, l'avessi voluta con tutto me stesso.

Mi sembrava di essere diventato matto!

Era sempre stata pura e semplice amicizia fra noi ma dopo l'altra sera non ero più tanto sicuro di quello che provavo per lei...

Che mi stessi invaghendo della mia migliore amica? Non poteva essere!

Come l'avrebbe presa se l'avesse scoperto?

Mi avrebbe chiuso la porta in faccia offesa e indignata?

Avrebbe capito e deciso di starmi accanto lo stesso pur non ricambiando i miei sentimenti?

Avrei tanto voluto essere nella sua testa soltanto per capire come avrebbe reagito.

Passò un altro giorno ed ormai avevo capito che provavo più di una semplice amicizia per Kim.

Era un' incubo passare i giorni solo a pensare a lei, Kevin e Andrea non li avevo più visti, preferivo stare con me stesso a logorarmi con i miei assurdi pensieri.



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Capitolo 8
*** La cena. ***


8



Finalmente arrivò domenica. Ero agitatissimo ed iperattivo così per tenermi occupato lavai la macchina da cima a fondo ma finii troppo presto così dovetti cercarmi qualcos'altro da fare.

Dopo un paio di minuti a valutare le opzioni decisi di mettere in ordine l'armadio e buttare via tutte le maglie vecchie e ormai logore. Aprii le ante e mi crollarono addosso almeno cinquanta maglie...L'ordine non era mai stato il mio forte!

Sospirai e cominciai a raccogliere una ad una le maglie. Buttai via molta roba, ero cresciuto molto nell'ultimo periodo e le maglie mi arrivavano ormai a metà pancia, buttai persino la mia maglia preferita troppo corta per coprirmi come una volta.

Quando ebbi finito rimaneva ben poco da mettere via così decisi di andare a comprare un po' di roba se non volevo rischiare di andare in giro seminudo.

Presi la macchina di mio padre:la mia l'avevo appena tirata a lucido!

Entrai nel negozio e mi persi davanti a migliaia di maglie. Sarebbe stato diverso se ci fosse stata, come sempre, Kim, lei aveva buon gusto e sapeva dirmi con sincerità se una cosa mi stava bene oppure no. Scrollai la testa come per mandare via il pensiero e presi un paio di maglie.

Puntai verso una maglia blu che mi sembrava perfetta per me. La provai e dovetti ammettere che mi stava bene. Forse la presi ricordando che una volta Kim mi aveva detto che il blu mi stava bene.

Uscii dal negozio con le mie borse ma il pensiero di Kim non mi diede scampo.

"Meno male che sei tornato! Dobbiamo sbrigarci se vogliamo arrivare in tempo per aiutare Danielle con la cena." Mi accolse mia madre una volta tornato a casa mentre sfrecciava di stanza in stanza per prepararsi. Non risposi e andai in camera, appoggiai la borsa a terra e aprii l'armadio. Lo richiusi poco dopo:mi sarei messo la maglia blu che avevo appena comprato.

 Danielle venne alla porta e salutò tutti con un bacio sulla guancia. Entrai titubante. Mi guardai intorno ma non vidi Kim da nessuna parte.

"E' in bagno!" Mi disse Danielle leggendo il mio sguardo. Risposi accennando un sorriso.

Mi sedetti sul divano mentre loro chiacchieravano dirigendosi in cucina. Aspettai un'eternità oppure fu una mia impressione vista l'agitazione che avevo addosso. Mi interrogai cercando di capire le emozioni che avrei provato quando l'avessi avuta davanti.

Fui interrotto proprio dalla sua voce."Ehi, ciao!"

La guardai a lungo: era la cosa più bella che avessi mai visto!

Soltanto ora notavo come il suo sorriso fosse inspiegabilmente dolce, come il ciuffo dei capelli gli proiettava un'ombra sul viso d'angelo che aveva ma sopratutto notavo solo ora quanto i suoi occhi fossero luminosi ed intensi.

"Che ti prende?" Chiese dopo una pausa vedendo il mio sguardo.

Lo abbassai imbarazzato e risposi:"Scusami. come stai?"

Mi guardò e fece un' altro sorriso anche se nei suoi occhi leggevo una certa sofferenza che non mi spiegavo.

"Ce l'hai la domanda di riserva?" Disse spostando lo sguardo sul pavimento.

"C'è qualcosa che non va'?" Chiesi mettendole un braccio intorno alle spalle cercando di essere normale. Lei si strinse a me ed ebbi un fremito. Per fortuna non si accorse di nulla.

"No, è che sono un po' giù di morale. Tutto qui." Rispose con gli occhi bassi.

Era così piccola e indifesa che mi venne l'istinto di baciarla nuovamente ma repressi il desiderio con un certo sforzo.

"Stai tranquilla piccola ora ci sono qui io. Stasera chiudi fuori i tuoi pensieri e divertiamoci." le sussurrai dolcemente all'orecchio cercando di farla riprendere.

"Grazie di essere qui." Disse appoggiando la testa sul mio petto che venne scosso dai battiti accelerati del mio cuore.

"Dovresti farti controllare il cuore, hai la tachicardia!" Mi fece notare lei con la faccia premuta contro il petto.

"Già, e tu dovresti controllarti il cervello perché ha avuto una paralisi!" La buttai sul ridere sperando di smorzare la tensione del momento.

Funzionò perché si staccò e mi diede un pizzicotto sul braccio.

"Ahi! Mi hai fatto male!" Mi lamentai.

"Ti sta proprio bene così impari a insultarmi!" Rispose facendomi la linguaccia.

Mi avvicinai e le feci il solletico. Per la foga cademmo a terra e mi ritrovai sopra di lei. Ci fermammo di botto. Restammo a guardarci negli occhi per un lungo momento poi lentamente ci avvicinammo e le nostre labbra stavano quasi per sfiorarsi quando Danielle urlò dalla cucina: "Ragazzi, è pronto!"

Chiusi gli occhi e mi rialzai piano aiutando Kim. L'atmosfera era ormai rotta. Scendemmo a sederci insieme agli altri.

Durante la cena ci scambiammo spesso sguardi intensi. Cercavo di trasmetterle il mio desiderio. Lei mi guardava ed arrossiva leggermente.

Era proprio bella!

Finimmo di cenare e fummo interrotti dal cerca-persone di mio padre. Era un dottore perciò intuii che era un' emergenza. Infatti fummo costretti a finire bruscamente la cena e andare a casa.

Non ebbi nemmeno la possibilità di parlare con Kim, avrei voluto dirle tante di quelle cose e invece mi ero limitato a baciarla sulla guancia e scappare letteralmente perché i miei erano già in macchina.

Il suo sguardo mi seguì mentre ci allontanavamo.

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Capitolo 9
*** La prova del nove. ***


9



Mi svegliai dopo aver sognato Kim. Dio quant'era bella domenica sera. Finalmente la vedevo davvero.

Forse non l'avevo mai vista sul serio, prima di averla baciata la vedevo come una sorella.

Non mi ero mai veramente soffermato sulla sua bellezza, invece ora mi perdevo in quegli occhi verdi scuro, andavo matto per quel sorriso dolce che faceva comparire le fossette sul suo viso.

Non potevo più mentire: mi ero innamorato di lei.

Però avevo anche molta paura di perderla se mi fossi dichiarato e non potevo perderla per nessuna ragione al mondo. Lei era troppo importante per me.

Dilaniato dai dubbi presi la macchina e andai da Kevin e Andrea in cerca di sostegno.


“Ragazzi io credo di essermi innamorato di Kim.” Dichiarai serio mentre sedevo sul divano sfondato al centro del salotto di Kevin.

Andrea sputò letteralmente la limonata che stava bevendo sul pavimento aggiudicandosi un'occhiataccia da parte del pulito e preciso Kevin.

“Ma stai scherzando?? Innamorato di Kim? Non è possibile bello mio ti sei bevuto il cervello? E' come se fosse tua sorella!”

“Non è sua sorella Andre! Non vedo cosa ci sia di male a scoprirsi innamorati della tua migliore amica.”Intervenne Kevin in mia difesa.

“Si lo so però se lei non ci sta ha rovinato un'amicizia per cosa?” Ribadì Andrea sistemandosi sul divano in un moto di stizza.

“E' proprio questo il punto. Io sono innamorato perso di lei ma ho una paura folle di perderla. Non so cosa fare.” Mi misi le mani nei capelli sentendo tornare il mal di testa.

Ci fu un momento di silenzio poi Kevin con voce calma e convinta cominciò a darmi la risposta.

“Al cuore non si comanda. So quanto lei sia importante per te ma non credo riusciresti in qualsiasi caso a mettere da parte i tuoi sentimenti. Secondo me ti devi dichiarare in fondo non è detto che lei non ricambi, baciare vi siete baciati e lei non mi pare ti abbia respinto.”

“Beh no, anche lei mi ha baciato.” Confermai con la speranza nel cuore.

“Frenate tutti e due. Perché prima di giungere a conclusioni affrettate non facciamo la prova del nove?” Si intromise Andrea.

Lo guardammo interrogativi. Lui per fare scena si alzò dal divano, gonfiò il petto e si schiarì la voce.

“Ti ricordi la ragazza della festa, Miriam?”

“Quella che mi ha chiesto di ballare?” Chiesi pensieroso.

“Esatto proprio quel bel bocconcino. Io penso che dovresti uscirci domani sera e vedere come va. Se non ti senti nemmeno lontanamente attratto da lei, che farà ogni cosa possibile per attrarti, allora vuol dire che sei proprio cotto di Kim e potrai andare a dirle che la ami alla follia.” Spiegò soddisfatto Andrea.

Guardai Kevin, il saggio del gruppo che dopo un momento di riflessione fece si con la testa :”Mi sembra un idea sensata.”


E così fu, Andrea mi organizzò l'uscita al cinema con Miriam.

Arrivò in anticipo con una gonna cortissima rossa e un top senza spalline nero.

Devo ammettere che era una bellissima ragazza, quegli occhi così chiari catturavano.

Ma io continuavo a confrontarla con Kim, mi fermavo a pensare che lei mai si sarebbe vestita così, che i suoi capelli avevano un profumo diverso e la sua voce aveva un tono molto più dolce mentre Miriam usava un tono sensuale, sembrava che l'unico suo pensiero fosse quello di inebetire ogni ragazzo che le passava accanto.


Per tutta la serata lei fece di tutto per cercare il contatto fisico con me, mi toccava il braccio, posava una mano sulla gamba, mi appoggiava la testa alla spalla.

Ma in nessuno di quei casi la cosa mi piacque anzi ne fui piuttosto irritato.

Alla fine della serata la salutai e lei si alzò sulle punte dei piedi prendendomi alla sprovvista e baciandomi.

Niente...Non sentivo proprio nulla, tempo fa ne sarei stato contento se una bella ragazza mi avesse baciato così non avrei certo perso l'occasione ma ora riuscivo solo a pensare che non erano le labbra giuste, che non era Kim.

Con una leggera spinta la allontanai.

“Scusami, credo tu abbia frainteso il mio invito. Mi spiace di averti illusa ma sono innamorato di un altra. Scusa davvero.” E detto questo mi girai e corsi a casa.

Lasciai lì Miriam da sola e stupita. In quel momento non mi interessava, avevo bisogno di pensare.


Con il cuore in subbuglio mi chiusi la porta della camera alle spalle e sorrisi come un completo idiota.

L'indomani mi sarei dichiarato a Kim.

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Capitolo 10
*** Il piano. ***


10



Avevo pensato molto a quella cena, più precisamente a quei momenti passati da soli quando ci eravamo avvicinati troppo e quasi era scattato un altro bacio.

Durante la cena mi aveva guardato spesso in modo strano come se mi volesse comunicare qualcosa che a parole non riusciva a dire.


Era evidente che mi ero innamorata seriamente di lui. Non potevo tornare indietro ne cambiare i miei sentimenti con un colpo di magia.

Allo stesso tempo non potevo permettermi di perderlo come amico.

Decisi che avrei soffocato il mio amore, per lui e per la sua amicizia avrei messo da parte i miei sentimenti in un modo o nell'altro. Se non potevo averlo come fidanzato almeno lo avrei avuto come amico.


Suonarono alla porta, finalmente Fiona e Sabrina erano arrivate.

“Ehi ragazze! Entrate.” Le accolsi con un abbraccio ciascuna.

“Come stai tesoro?” Chiese Fiona accarezzandomi la guancia.

“Non sto bene per niente ma sono giunta ad una conclusione. Continuerò ad essere quella di sempre facendo finta di non amarlo con tutta me stessa.” Cercai di darmi un contegno, di sembrare convinta delle mie parole.

“Ma come pensi di fare Kim? Non si può far finta che sia tutto come prima. Fra voi è cambiato qualcosa, non funzionerà.” Mi disse Sabrina dopo avermi scrollata un paio di volte.

“Ma lo devo fare. Non posso perderlo, se mi dichiarassi lui sparirebbe. Non capisci, è l'unico modo.” Continuai imperterrita.

“Hai un' idea precisa?” Si intromise Fiona.

“Si, ho pensato a tutto. Appena lo vedo gli dico che mi sono interessata ad un ragazzo così quando mi vede giù di morale penserà che sto male per quel ragazzo.” Feci sfoggio del mio piano.

“ E se ti chiede chi è che gli dici?” Volle sapere Sabrina accigliata.

Ovviamente trovava la mia idea una gran cazzata.

“Gli dirò che è Manuel quello di 5A.”

Nessuna delle due parlò, si limitarono a guardarmi e a scuotere il capo.

“Vedrete che andrà bene. Prima o poi questa cosa passerà ed io tornerò ad essere la sua migliore amica. E' solo una fase di passaggio.” Cercai di convincerle.

“Spero che funzioni davvero Kim perché puoi solo soffrire in questo modo.” Sussurrò Fiona venendo ad abbracciarmi.

Dopo qualche secondo all'abbraccio si unì anche Sabrina per farmi capire che, anche se non era d'accordo mi avrebbe sostenuta.

Le strinsi più forte ringraziandole in silenzio.


Ora mi aspettava la parte più difficile: dirlo a David.

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Capitolo 11
*** Il centro commerciale. ***


11



L'avevo chiamata per invitarla al nuovo centro commerciale con la scusa di dover assolutamente comprarmi una giacca nuova per l'inverno.

Volevo passare del tempo con lei e dirle finalmente ciò che provavo.

Non sarebbe stato facile trovare le parole giuste, mi ero preparato un discorso a mente ma continuavo a cambiarlo perché non mi sembrava mai chiaro.

Cercando di darmi la carica da solo indossai il giubbotto di pelle nera che le piaceva tanto e uscii per passare a prenderla.


Dio quant'era bella!

Indossava un maglioncino lungo che le copriva i fianchi sopra dei jeans molto stretti, ai pedi un paio di stivaletti di cuoio neri.

Aveva lasciato i capelli liberi sulle spalle. Ad ogni suo movimento mi arrivava una zaffata del profumo del suo shampoo.

Potevo perfino percepire il suo calore sulla parte destra del mio corpo.

Il viaggio in macchina fu quasi un tormento, dovevo a tutti i costi trovare una scusa qualsiasi per poterla toccare.


Il centro commerciale era immenso e impiegammo un intera ora per girarlo tutto. Ci furono scherzi, abbracci, sguardi intensi tra noi.

Andammo nel reparto abbigliamento e frugammo tra i vestiti.

Lei tutta felice prese un vestitino rosso fuoco piuttosto corto, mi lanciò un'occhiata e chiese.

“Secondo te con questo starei bene? Potrei attrarre l'attenzione di un ragazzo?”

“Beh, certo che si, con quello addosso attireresti l'attenzione di ogni ragazzo che ti vede!” Risposi con un sorriso. Già me la stavo immaginando deliziosa e tutta mia.

“Allora lo compro. Devo farmi notare da quel ragazzo di 5A, Manuel.” Fece lei guardandosi i piedi imbarazzata.

Quelle parole furono peggio di un pugno allo stomaco. Mi salì la rabbia insieme ad una bruciante gelosia.

“Manuel? Con quello addosso ti prenderebbe per una facile. E' questa l'impressione che vuoi dare di te?” Le urlai addosso furioso.

Li per lì rimase in silenzio scioccata dalle mie parole e dal tono della voce.

Non proferì parola e la mia rabbia crebbe ancora.

“Sei una stupida, pensavo fossi diversa dalle altre ragazze e invece sei solo una che perde la testa per ogni ragazzo che vedi. Ci hai mai parlato con Manuel?”

Continuai sempre urlando.

Fu allora che vidi le lacrime salirle agli occhi. Mi guardò negli occhi ferita e tremante di rabbia.

“No tu sei uno stupido, arrogante, insensibile stronzo! Come ti permetti di dirmi una cosa simile? Che cosa ho fatto di male per innamorarmi di un ragazzo del genere?” Mi urlò in faccia in uno scoppio improvviso d'ira. Detto questo buttò a terra il vestito e corse via.

Rimasi un istante immobile insicuro di aver capito il significato delle sue parole.

Aveva detto che era innamorata di me? Lo aveva detto sul serio?

Scrollai la testa confuso e sentii una gioia esplodermi nel petto. Con un sorriso presi a correre per raggiungerla.


Non dovetti fare molta strada per trovarla.

La trovai seduta sul marciapiede con il viso tra le mani scossa dai singhiozzi.

Mi si strinse il cuore a vederla così.

Mi avvicinai e le sedetti accanto appoggiando una mano alla base della sua schiena.

“Kim, sono un completo idiota. Scusami, non volevo ferirti. Cosa volevi dire con quelle parole?”

Le chiesi in un sussurro.

Non mi dette risposta subito, attesi diverso tempo prima che lei sollevasse il viso e con un filo di voce mi dicesse:” Sono innamorata di te David. Quella sera, quando mi hai baciata, io ho capito di essere presa da te. Non mi chiedere come sia possibile perché non lo so nemmeno io. Non voglio rovinare la nostra amicizia ma non posso più mentire. Sono innamorata di te.”

Rimase in attesa guardandomi con gli occhi pieni di dolore e lacrime. Era bella anche così.

Non potei più trattenermi, la bacia con foga stringendola a me come se avessi paura che scappasse da un momento all'altro.

Ma lei non lo fece, invece premette il suo corpo contro il mio rispondendo al bacio con una dolcezza mista alla passione che mi lasciò senza fiato.

Quando trovai la forza per staccarmi un secondo da lei la guardai negli occhi a lungo poi finalmente dopo tanto tempo passato a torturarmi con inutili dubbi le dissi semplicemente:”Ti amo Kim. Con tutto me stesso.”

E le labbra di Kim si spalancarono in un un enorme e luminoso sorriso, gli occhi presero a brillare non di dolore ma di commozione.

Con voce tremante rispose:”Ti amo anch'io. Non ho mai amato nessuno come te.”

Tornammo a baciarci ignari degli sguardi che la gente ci lanciava.

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Capitolo 12
*** The end ***


12


Erano ormai passati tre mesi da quel pomeriggio al centro commerciale ed io ancora non mi capacitavo della mia fortuna.

Avevo un fidanzato, che era anche il mio migliore amico, il mio fratello mai avuto.

Era tutta la mia vita e lo amavo da morire.

Era come una favola, c'era la principessa felice e c'era il principe azzurro bello come il sole e dolce come il miele.

Ed era tutto mio e mio soltanto.

Da quel giorno ci vedemmo tutti i giorni, eravamo indivisibili e finalmente felici insieme.

Se qualcuno mi avesse detto che mi sarei innamorata di David probabilmente gli avrei riso in faccia.

E credo che anche lui avrebbe reagito così prima.


Ma il destino a volte ci sconvolge la vita e fa avverare cose che sembrano impossibili.

Non riesco ad immaginare come sarebbe andata se uno dei due non avesse condiviso i sentimenti dell'altro, non ci voglio nemmeno pensare.


A volte dopo un lungo bacio ci guardavamo negli occhi e lui mi sussurrava: “ Non potevo lasciarti andare per niente al mondo. Probabilmente avrei fatto qualsiasi cosa per farti innamorare di me.”

Io gli facevo un sorriso e rispondevo che anche in un altra vita mi innamorerei di lui.


Il campanello della porta mi distoglie dalla mie fantasticherie, con un sorriso apro la porta e butto le braccia al collo del mio ragazzo che mi depone un bacio sulle labbra sorridendo e tirandomi a sé.

Ci prendiamo per mano e camminiamo verso un altra giornata felici ed innamorati come solo i ragazzi della nostra età sanno essere.


FINE


Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti, se siete arrivati fino a qui vi ringrazio per la vostra pazienza infinita:-)

Sono molto legata a questa storia perché è la prima che ho scritto in assoluto.

Spero che vi sia piaciuta e che lasciate il vostro parere.


Un ringraziamento speciale va a MangaMania, che con il suo costante sostegno mi incita a scrivere sempre storie nuove, a te dedico questa storia sicura che la amerai visto il genere. Ti voglio tantissimo bene, senza di te non sarei qui a scrivere.


Ps: a chi mi conosce già dico che di solito scrivo horror e non ho accantonato il genere, volevo solo pubblicare una storia di molti anni fa e so che il genere romantico non fa per me...

Grazie ancora.

Con affetto.

Fly90

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