E se la storia, per qualcuno, cambiasse finale?

di SamWeasley
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Battaglia a Hogwarts ***
Capitolo 2: *** Ricostruzione e ri-incontri ***
Capitolo 3: *** Alla Tana ***
Capitolo 4: *** Avviso... ***



Capitolo 1
*** Battaglia a Hogwarts ***


“Fred attento!” urlò una ragazza a uno dei due gemelli Weasley mentre, con un salto, lo spingeva lontano da quel muro sul punto di esplodere.
Toccarono terra proprio nel momento in cui calcinacci e pietre riempivano il punto dove i due ragazzi si trovavano pochi istanti prima.
“Ci è mancato poco” disse, tirando un sospiro di sollievo, il ragazzo “però se non ti sposti, temo che morirò soffocato” aggiunse, ridendo, rivolto alla ragazza che era atterrata proprio sopra di lui.
“Oh sì, scusa” disse lei, rialzandosi, rossa di vergogna.
Proprio in quel momento i rumori della battaglia si spensero pian piano intorno a loro, e urla di giubilo per la morte di Voldemort si levarono da molte delle persone rimaste in vita, mentre i Mangiamorte superstiti fuggivano.
“Sembra che abbiamo vinto” commentò il ragazzo, con un sorriso velato di preoccupazione per la sorte di amici e familiari.
“Sembra di sì” confermò la ragazza, ancora bloccata dall’imbarazzo.
I due si separarono, correndo nella Sala Grande di Hogwarts per incontrarsi con gli altri e conoscere la sorte di chi gli era più caro.
Proprio nella Sala Grande si rividero, il ragazzo sommerso dall’abbraccio della sua numerosa famiglia, e la ragazza in compagnia dei pochi coetanei rimasti a combattere e usciti vivi dalla guerra.
“Pensavo davvero che quel muro ti avesse sommerso” singhiozzò Percy, uno dei fratelli maggiori di Fred, abbracciandolo “non avrei sopportato che le tue ultime parole fossero state per me. Non l’avrei meritato.”
“Su Percy, basta piangere” scherzò Fred, sciogliendo l’abbraccio “ormai quel che è stato, è stato. Siamo di nuovo una famiglia. E stiamo tutti bene.”
“Fred, come hai fatto a spostarti in tempo? Eri lì, e un attimo dopo eri come scomparso” chiese Ron, il più piccolo dei maschi di casa Weasley, che aveva assistito alla scena.
“Beh, un angelo custode mi ha spinto via” disse, ammiccando alla ragazza, che arrossì ancora una volta.
“È Sam, una ragazza di Tassorosso del mio anno” disse Ginny, entrando nel discorso.
“Quindi la conosci?” chiese George indispettito “e non ce l’hai mai presentata?”
“La conosco poco, dividiamo qualche lezione, tutto qui” rispose lei, seccata.
“Ragazzi, vi sembra questo il momento di parlare di ragazze?” li rimproverò mamma Molly “Remus e Tonks sono morti” e scoppiò a piangere.
“Sarebbero felici di sapere che c’è un po’ più di amore nel mondo” disse Fred, citando una frase che proprio la signora Weasley disse ai Lupin dopo la morte di Silente.
“Oh Fred, non ti smentisci mai” disse la donna, abbracciando il figlio.
Nel frattempo Sam contava i morti della sua casa e in generale piangeva le tante perdite subite dalla scuola in quella tetra sera di maggio.
Ma ogni volta che girava a malapena la testa verso la famiglia Weasley, incontrava lo sguardo di Fred, e, immancabilmente, arrossiva.
Dopo la terza o quarta volta una sua compagna di Tassorosso, di un anno più grande e sua amica se ne accorse e gli sussurrò all’orecchio: “Com’è che Weasley continua a guardarti?”
“Beh… potrei avergli salvato la vita” sussurrò, arrossendo violentemente.
“Cosa?” commentò la ragazza stupita “Così Mr. Gemello Perfetto Weasley si accorgerà di te.”
“Non lo so” disse la ragazza con un filo di voce.
“Io penso di sì, sta venendo qua” disse l’amica, sparendo tra gli altri studenti.
Fred Weasley stava attraversando la sala a grandi falcate, con un’espressione strana in volto, per raggiungerla. La bocca era spalancata in un grande sorriso, ma gli occhi non sorridevano, erano velati di una qualche tristezza, o forse era paura?
“Ciao” le disse, quando furono faccia a faccia “sono venuto a conoscere la mia salvatrice.”
Fred allungò una mano davanti a sé per stringere quella della ragazza che, esitando, ricambiò la stretta.
“Io sono Sam” disse, balbettando, bloccata dall’imbarazzo.
“Piacere, Fred. Ma questo già lo sai” disse, allargando ancora di più il sorriso “come hai fatto a riconoscermi, prima? Anche mia mamma ci scambia, alle volte.”
“Beh, sai… le orecchie. Le hai entrambe” rispose la ragazza, usando l’incidente accorso a George come scusa.
«Perché ho una cotta per te dal mio primo anno» avrebbe voluto rispondergli, ma non se la senti proprio di spiattellargli in faccia la verità.
“Già, le orecchie” rispose Fred, con un pizzico di delusione nella voce “avrei sperato in qualcosa tipo perché sono innamorata di te, o altro del genere, ma mi saprò accontentare” aggiunse, ridacchiando.
Sam si sentì avvampare, per la centesima volta quella sera, assumendo un’espressione un po’ idiota.
«Cosa vuol dire che si aspettava qualcosa come sono innamorata di te? Che ricambia i miei sentimenti? È impossibile, sono solo una Tassorosso più piccola di tre anni, non mi avrà mai notato prima di stasera. Sta scherzando, come suo solito. In fondo è Fred Weasley.»
“Ora devo andare” disse il ragazzo, salutandola “spero di rivederti, Sam.”
“C-c-ciao” balbettò lei, scuotendosi dai suoi pensieri.
Mentre Fred tornava dalla sua famiglia, Sam si sedette su quella che era stata una panca del tavolo dei Serpeverde, senza distogliere lo sguardo da lui.

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Capitolo 2
*** Ricostruzione e ri-incontri ***


Di lì a pochi giorni Sam tornò a Hogwarts per dare una mano con i lavori di ristrutturazione del castello, nonostante i genitori, babbani, avessero il terrore che potesse succederle qualcosa.
“Ho combattuto una guerra, so badare a me stessa” aveva detto loro prima di materializzarsi a Hogsmeade.
Appena arrivata al castello, vide subito una massa di capelli rossi che saliva sulla strada dietro di lei.
C’erano proprio tutti: Arthur e Molly, Bill accompagnato da Fleur, Charlie, Percy, George, Fred, Ron, per mano a Hermione, e Ginny, vicino a Harry.
Si voltò di scatto per evitare lo sguardo del gemello, e aumentò la velocità del passo verso il portone spalancato.
Fu un attimo ma Fred si accorse del movimento dei suoi riccioli mori e del suo corpo perfetto che si allontanava da lui.
Ma perché si allontanava da lui? Prima gli salvava la vita e poi lo evitava e faticava a rivolgergli la parola. La mente delle ragazze, per lui, era sempre stata incomprensibile.
Mentre il ragazzo si assillava con tutti questi pensieri, Sam era entrata nel castello ed era andata dritta dalla professoressa Sprite, la direttrice della sua casa, senza voltarsi indietro.
Capì che la famiglia Weasley era entrata nella Sala Grande quando un fragoroso applauso accolse Harry che era con loro, ma si guardò bene dal girarsi. Ascoltò il discorso della professoressa McGranitt guardando fisso davanti a sé, e alzò gli occhi solo quando lei la nominò.
“A quanto mi riporta il qui presente signor Weasley dobbiamo ringraziare Samantha Fitz se questa battaglia non annovera anche lui nel conto delle vittime.”
Un applauso si levò mentre tutte le persone nella Sala Grande volgevano lo sguardo verso di lei.
Arrossì violentemente e scosse la testa quando la professoressa McGranitt la invitò a raggiungerla al banco del preside da cui stava parlando.
«Caro Fred Weasley, questa me la pagherai» pensò, poi girò i tacchi e si diresse verso l’uscita, lasciandosi alle spalle tutti quegli sguardi incuriositi.
“ Ci penso io” disse, a bassa voce, Fred alla McGranitt, poi si apprestò a seguire la ragazza.
La raggiunse sui gradini dell’entrata, dove lei si era seduta, rossa di vergogna e con gli splendidi occhi color smeraldo lucidi, come se stesse per scoppiare a piangere.
“Sam, mi dispiace, io non intendevo offenderti” cercò di scusarsi il rosso, inutilmente.
“Non fa niente. Non far finta che te ne importi qualcosa” gli sbraitò contro la ragazza, facendo per alzarsi.
“Cosa stai dicendo?” le chiese lui, fermandola “l’ho fatto solo per farti avere la gloria che meriti, devi essere ricordata come un’eroina di questa guerra, come e più di tutti gli altri. Hai rischiato di farti uccidere da un muro che stava esplodendo, pur di salvarmi la vita” si giustificò, sedendosi accanto a lei su un gradino di pietra, freddo e ancora sporco di polvere e sangue.
“Io… io non ci ho nemmeno pensato al rischio di morire. Ti ho visto lì e avevo paura per te…” disse, singhiozzando.
“Grazie” fu l’unica parola che disse il rosso, prendendo la ragazza fra le braccia.
Lei si sciolse in un pianto liberatorio, scaricando tutta la tensione accumulata negli ultimi anni. Da quando Voldemort era tornato, aveva vissuto nel terrore che il mondo cui aveva scoperto di appartenere appena sei anni prima gli fosse portato via, perché il Signore Oscuro odiava i Sanguesporco come lei. Non voleva rinunciare a Hogwarts, non voleva che le portassero via la bacchetta, se avesse perso la magia non le sarebbe rimasto più niente e, in più, avrebbe perso anche Fred.
“Scusa” disse al ragazzo, a cui aveva inzuppato la maglietta di lacrime.
“Non ti preoccupare, ne avevi bisogno” la scusò il ragazzo “ma ora sorridi, che sei più bella quando lo fai.”
Lei sorrise e arrossì di nuovo, gli occhi verdi arrossati dal pianto e le guance rigate di lacrime.
Con un bacio sulla guancia Fred si alzò e tornò dentro.
Lei si dette una sistemata e lo seguì nel castello, dove accettò gli sguardi riconoscenti e l’applauso che tutta la sala gli tributo.
I lavori continuarono per quello che avrebbe dovuto essere il resto dell’anno scolastico.
Sam e Fred si incontravano ogni giorno, ma non si rivolsero più di qualche sorriso e qualche educato saluto. Fino a quello che avrebbe dovuto essere l’ultimo giorno di lavori.
Il castello era completato e si ergeva di nuovo in tutto il suo splendore, come se il 2 maggio 1998 non ci fosse mai stato. Classi, dormitori e uffici risplendevano forse più di prima, e niente faceva trasparire che lì c’era stata una battaglia solo due mesi prima, tranne una lapide affissa all’entrata della scuola. Era stata creata in ricordo di chi quel giorno aveva perso la vita, di chi si era sacrificato per garantire al mondo una nuova ritrovata pace.
A inaugurarla fu la professoressa McGranitt, nominata nuova preside di Hogwarts.
“Vorrei che Silente fosse qui, quest’oggi, per vedere il lavoro compiuto da chi gli è stato fedele fino alla fine” iniziò, con gli occhi lucidi “ma anche perché con i discorsi era più bravo di me” aggiunse, sorridendo dietro le lacrime.
“Durante quest’anno abbiamo dovuto affrontare numerose perdite di professori, colleghi, alunni, compagni, amici, figli, genitori, fratelli. Ma abbiamo soprattutto imparato cosa significa lottare per un ideale di libertà, un sogno di pace e, soprattutto, che uniti si vince, come il professor Silente amava dire.
“ Sarebbe fiero di voi studenti che siete rimasti per lottare, per difendere la vostra scuola, Tassorosso con Corvonero, Grifondoro con Serpeverde, andando oltre le diversità.
“Sarebbe fiero di anche di chi era troppo piccolo per combattere, ma ha voluto essere eroe fino in fondo, anche perdendo la vita.
“Sarebbe fiero degli ex-studenti che sono tornati per difendere la pace del mondo magico e l’invalicabilità della scuola.
“Sarebbe fiero di chi è rimasto, ma ha deciso di cambiare schieramento.
“Sarebbe fiero anche di coloro che sono rimasti in disparte, perché hanno riconosciuto di non avere il coraggio o la possibilità di aiutare la propria gente, e hanno deciso di non metterla in pericolo.
“Sarebbe fiero di tutti voi, dal primo all’ultimo, che siete, siete stati e sarete dalla parte giusta e non da quella più facile.
“Ed io sono fiera di voi forse più di quanto lo sarebbe stato lui, perché ho visto tutti, nessuno escluso, dal primo all’ultimo, superarsi.”
Terminò il discorso mentre un applauso fragoroso riempì di nuovo quella sala, e il rumore soffocò quello di migliaia di singhiozzi e di lacrime versate, ancora una volta.
Mentre la folla si disperdeva, un solo ragazzo andava controcorrente. Era Fred Weasley che sfidava la calca per raggiungere il suo angelo custode.
La vide che, parlando con un’altra ragazza, si stava avviando verso l’uscita.
“Sam” le urlò, per fermarla.
La ragazza si girò e si bloccò in mezzo alla Sala, cercando con lo sguardo il ragazzo.
“Sam, sono qui, aspettami.”
Lei lo vide e gli andò incontro.
“Dimmi Fred” gli disse, quando lo raggiunse.
Sembrava che due mesi di sguardi rubati e sorrisi l’avessero sciolta un po’.
“Volevo chiederti se avevi impegni per stasera” le chiese, tutto d’un fiato “la mamma fa una festicciola/commemorazione alla Tana e ci ha chiesto di invitare chi volevamo.”
Lei rimase un po’ sorpresa. Perché fra tutte le ragazze presenti, stava invitando proprio lei?
«Mi vorrà ringraziare per avergli salvato la vita» pensò, tra sé.
Stava per inventarsi una scusa per non andare quando vide un’ombra di preoccupazione negli occhi di lui che le fece cambiare idea.
“Mi piacerebbe, ma non saprei come arrivarci” disse, rendendosi conto che era la verità.
“Ti vengo a prendere io! Ci troviamo a Hogsmeade e poi ci materializziamo insieme alla Tana” suggerì lui, con ritrovata fiducia.
“Certo. Per che ora?” chiese ancora lei.
“Per le sette?”
“Allora alle sette a Hogsmeade” confermò lei, finalmente sorridente.

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Capitolo 3
*** Alla Tana ***


“Mamma, io esco” urlò Sam da camera sua alla madre, in cucina.
“Scusa dove vai? La prima sera che puoi stare tranquilla a casa, esci?” brontolò suo padre, varcando la soglia della porta.
“Lasciala andare, Jack. Poi ti spiego” lo calmò la madre “ciao Sam, fai la brava e comportati bene” aggiunse poi, rivolta alla figlia.
“Ciao” si affrettò a dirle il padre, mentre tendeva un orecchio alla moglie, incitandola a raccontare.
Una volta sentito il “CRAC” della materializzazione, la donna disse al marito: “Durante la battaglia alla scuola, Sam ha salvato la vita a un ragazzo, Fred, che le piace. E lui stasera l’ha invitata a una festa a casa sua. Non potevo non lasciarla andare.”
“La mia bambina, con un ragazzo” disse il signor Fitz, laconico.
“Ha diciassette anni, quasi diciotto. E credo sia molto più grande di quello che credi” concluse la mamma.
Nel frattempo Sam era arrivata a Hogsmeade, ma di Fred non c’era nemmeno l’ombra.
Mentre lo aspettava, la ragazza iniziò a percorrere la strada principale, su cui si affacciavano tutti i famosi negozietti, ormai chiusi. Il sole stava scendendo verso l’orizzonte, e più il tempo passava, più Sam si chiedeva se Fred si fosse dimenticato di lei.
Ma, anche se in ritardo, il ragazzo si presentò.
“Scusa il ritardo” le disse, sorridendo “pronta?”
Lei annuì, lui le afferrò la mano e con due “CRAC” si materializzarono alla Tana.
Prima di entrare, però, il ragazzo la trattenne un attimo in giardino. La guardò della punta della coda di cavallo alla punta degli stivali di marroni di pelle, soffermandosi sul vestito verde smeraldo, così in tinta con i suoi occhi. Poi alzò lo sguardo e, guardandola dritto in faccia, le sussurrò: “Sei bellissima” con un grande sorriso stampato sulle labbra.
Lei arrossì, sorridendo, poi lo seguì dentro senza dire una parola.
“Ah, eccoti Fred. E lei è Sam, vero?” chiese la signora Weasley, avvicinandosi.
“Piacere di conoscerla, signora Weasley” disse, gentile, la ragazza, porgendole la mano.
“Ma quale signora e signora. Chiamami pure Molly” le rispose la donna, stringendole la mano “Fred, vai a prendere la burrobirra fuori in giardino? C’è già George. Intanto io presento lei agli altri” aggiunse, rivolta al figlio.
Tutta la famiglia Weasley, ad eccezione dei gemelli, era riunita nella piccola cucina e, come promesso, Molly la presentò a tutti.
Poi la affidò a Ginny, che la portò a vedere la casa e a conoscere i pochi altri ospiti che non aveva già incontrato.
Poi finalmente Fred ritornò, e la rapì per tutta la sera. Fu un ospite esemplare.
Fu la commemorazione funebre più strana a cui la giovane strega avesse mai partecipato, anche perché, oltre ad essere una commemorazione, era anche una festa per la vittoria.
La serata passò tranquilla, ma purtroppo presto arrivò per Sam il momento di tornare a casa.
Nonostante potesse tornarci tranquillamente da sola, Fred si propose di accompagnarla.
“Così vedo casa tua e posso venirti a trovare” disse, come scusa.
“Ok” acconsentì la ragazza, col cuore pieno di gioia per le ultime parole del ragazzo.
Sam decise, però, di non materializzarsi in camera sua, ma nel giardino dietro casa, tanto a quell’ora nessuno li avrebbe visti.
Appena arrivati, Fred spalancò la bocca, estasiato.
Osservava tutto, dalla foglia sulla cima dell’albero più alto, al tappeto d’erba sotto i loro piedi.
“Se mio padre sapesse che sono in una casa babbana! Pagherebbe l’oro che non ha per essere al mio posto!”
“Se vuoi, puoi portarlo qui, un giorno” disse, speranzosa.
Almeno Fred avrebbe avuto un motivo per tornare.
“Lo farò” disse, sorridendo.
Poi con la bacchetta fece apparire una coperta, la stese a terra e ci si sdraiò, guardando le stelle.
“Vieni anche tu, è bellissimo” disse, senza distogliere lo sguardo dal cielo.
La ragazza non si fece pregare e si sdraiò vicino all’oggetto del suo desiderio.
Ora che erano così vicini le sembrava di essere di nuovo a Hogwarts, nel mezzo della battaglia.
Doveva essere così anche per lui, perché disse:
“Quella notte, durante la battaglia, quando mi sei caduta sopra, scherzavo quando ti ho detto che sarei morto soffocato. Non pesi così tanto.”
“Menomale” rispose lei, ridendo.
“In effetti, ce la faccio benissimo a sorreggerti” le disse, tirandola sopra di sé con un braccio solo.
Lei arrossì di nuovo, ancora più violentemente, e dovette combattere l’istinto di gettarsi su quelle labbra che desiderava baciare da tanto tempo. Ma mentre lei cercava di trattenersi, lui le mise una mano dietro la nuca e la tirò a sé, fra le loro bocche c’era meno di un centimetro.
Alla fine si lasciò andare, assaporando finalmente il bacio più atteso di tutta la sua vita.
 Una luce si accese in una delle finestre di casa Fitz, facendo staccare i due ragazzi, ancora abbracciati e alle prese con un’infinita scia di baci.
Sam si alzò di scatto, lasciando Fred da solo sulla coperta, ancora sdraiato ai suoi piedi.
Fortunatamente nessuno si affacciò alla finestra, e ben presto la luce si spense, facendo piombare di nuovo il giardino nell’oscurità.
“Sarà meglio che vada” disse Fred, stringendo di nuovo la ragazza.
“Se proprio devi” disse la ragazza, con un filo di tristezza nella voce.
“Non so se i tuoi genitori sarebbero d’accordo se dormissi qui.”
“Non credo proprio, però vieni su, devi vedere la mia stanza. Di giorno non potrai materializzarti qui.”
Lo prese per mano e “CRAC” furono in camera.
“Bellissima, come te” le disse, baciandola ancora una volta.
Poi si staccò e tornò alla Tana.
 

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Capitolo 4
*** Avviso... ***


Chiedo scusa in quanto questo non è un capitolo!

Volevo informarvi che questa storia è momentaneamente sospesa perchè, come potete vedere, ho avuto l'ispirazione per un'altra e con gli impegni dell'università non riesco a portarle avanti entrambe!

Spero di riuscire ad aggiornare presto!

Sam_

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