Che ne è stato di noi?

di EriTommo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lansdowne College. ***
Capitolo 2: *** Mi ricordo quando ho detto che ci sarei sempre stato. ***
Capitolo 3: *** Un bacio alcolico. ***
Capitolo 4: *** Lei aveva bisogno di me, o meglio, io avevo bisogno di aiutarla. ***
Capitolo 5: *** Che ci faceva lui qui? ***
Capitolo 6: *** La solita monotonia. ***
Capitolo 7: *** Questo è per te, Selena. ***
Capitolo 8: *** eppure ho questo vuoto tra lo stomaco e la gola, voragine incolmabile, tensione evolutiva. ***
Capitolo 9: *** 'you are not alone' ***
Capitolo 10: *** Da 0 a 10. ***
Capitolo 11: *** Un nuovo inizio. ***
Capitolo 12: *** Ti prego, domi con me. ***



Capitolo 1
*** Lansdowne College. ***


Londra, Lansdowne College.
Avete presente il figo della scuola? Quel tipico ragazzo bello da far paura, viso da angelo e corpo da Dio greco, ma allo stesso tempo un perfetto stronzo strafottente?
Bene, lui era Louis, Louis William Tomlinson. Capelli castano scuro, spesso portati disordinati, occhi di ghiaccio, azzurri come il mare, sorriso mozzafiato, corpo perfetto, muscoloso, forte e scolpito, sempre con la battuta pronta, amato da tutte le ragazze e ammirato e invidiato da qualsiasi ragazzo, o quasi, sebbene fosse il ragazzo più sfacciato, irrispettoso, arrogante e presuntuoso che purtroppo conoscevo.
Capitano della squadra di football della scuola e eccellente in tutte le discipline sportive, un atleta perfetto insomma.


Se la tirava? Oh, si. Certo che se la tirava.
Per lui le visite all’ufficio del preside erano routine, ma a quanto pare non sembrava dargli fastidio, dato che continuava a comportarsi sempre allo stesso modo.
Sfoggiava il trofeo di essersi portato a letto praticamente tutte le ragazze della scuola, o almeno tutte le ragazze che lui considerava.  Per lui esistevano solo quelle alte, belle, magre con tette, culo e poco cervello, come lui d'altronde, dato che era stato bocciato già due anni.
Non che fosse stupido, anzi, ma non si applica e se ne frega di tutto. Questo sentiva dire sua madre ai colloqui con gli insegnanti.


Io?  Beh, io ovviamente non ero tra le sciacquette che avevano scopato con lui, sebbene Louis lo conoscessi molto bene.
Selena, Selena Gray, questo è il mio nome.
Diciottenne, capelli biondi, lisci, occhi azzurri, altezza media, non troppo magra, anzi, ora stavo anche bene, fino a un mese e mezzo fa ero una mezza balena. Il mio aspetto fisico non era stato un grandissimo problema fino all’inizio delle scuole superiori. Non mi piacevo, ovvio, ma non ero mai stata presa in giro o esclusa per quei chili di troppo.


Chi era Louis per me? L’inferno, da lui erano partiti tutti i miei problemi, grazie a lui erano iniziati i miei complessi.


Lo odiavo? No, mi aveva solo fatto notare come stavano le cose, com’era la realtà, forse nel modo sbagliato, ma sapevamo entrambi che lui aveva ragione, il mio corpo faceva schifo.
Lo conoscevo da sempre, ero cresciuta con lui. Mia madre e sua madre erano migliori amiche e quindi sin da piccoli siamo stati insieme, sebbene lui avesse due anni in più di me.
Era il mio migliore amico, io, lui e Summer eravamo un trio perfetto.
Poi tutto un tratto mi son ritrovata sola. Ero in seconda media quando Louis mi ha abbandonato, lui aveva appena iniziato le scuole superiori e pian piano ci siamo persi di vista, mi evitava, ogni scusa era valida per non uscire con me.

Il motivo?  Non lo so, probabilmente si vergognava di me.


Poi fu la volta di Summer, la conobbi in prima elementare.
Ricordo ancora le prime parole che ci scambiammo:
“- Ciao, come ti chiami?-
- Summer, te?-
- Selena. ma che nome è Summer?
- Non lo so, la mia mamma dice che è il nome più bello del mondo.”


Da li iniziò tutto, le feci conoscere Louis e diventammo inseparabili. Ma l’ultimo anno di medie dovette trasferirsi a Oxford perché il padre aveva trovato un nuovo lavoro lì.
Così mi ritrovai sola per un anno, non avevo amici, fin quando non conobbi Niall e Zayn.
Ci siamo conosciuti con l’inizio del liceo. Frequentavamo quasi gli stessi corsi e facemmo amicizia facilmente.  Neanche loro erano di quei ragazzi popolari, anzi erano persone semplici.


 Zayn era un ragazzo di origini Pakistane, come si poteva intuire dal colore della sua pelle ambrata, alto, occhi profondi, color cioccolato, capelli neri come la pece corti ai lati e più folti sopra, spesso sistemati in una cresta.
 Non era un brutto ragazzo, anzi era molto carino, oserei dire stupendo, molto più bello di quei figli di papà con la puzza sotto il naso, semplicemente era Pakistano e non avrebbe mai potuto far parte della crema della scuola.
Niall invece era il suo opposto. Biondo, pelle chiarissima, occhi azzurri come il mare, irlandese, con una risata che ti mette il buon umore e una fame insaziabile.
Anche lui aveva il suo fascino, e che fascino!
Lui non era un ragazzo popolare per scelta, avrebbe avuto tutte le qualità per farne parte, ma non era nel suo carattere, lui non se la tirava, anzi era il ragazzo più disponibile e gentile che conoscessi, un angelo.
Beh, loro erano diventati i miei migliori amici, dopo che, beh, dopo quel che era successo. Erano praticamente gli unici che avevano ancora il coraggio di starmi accanto dopo che Louis e company iniziarono a prendersi gioco di me, perché, purtroppo frequentavo lo stesso istituto di Tomlinson.
“Selena, io sono pieno, vuoi finirlo tu il mio pranzo?”, “oh ma cosa sono quelli? dei nuovi pantaloni? carini ma segnano un po’ troppo non credi?”, “gente fate spazio! Sta arrivando la Gray”. Frasi di questo tipo erano ormai all’ordine del giorno, ormai ci avevo fatto l’abitudine non avevano più alcun effetto apparentemente su di me, anzi rispondevo a tono.
Ecco appunto apparentemente. Mi sarebbe piaciuto essere una di quelle persone che se ne frega di quello che le dice la gente, ma purtroppo non lo ero. Ci stavo male, davvero. Non lo dimostravo, lo nascondevo ma dentro di me ogni volta era come un pugno nello stomaco.
Nemmeno Zayn e Niall sapevano tutto, ovvio intuivano che mi ferivano, ma non sapevano cosa mi avevano portato a fare Tomlinson e i suoi due amichetti.
Ops, devo ancora presentarveli. Beh, niente di che. Avete presente due cagnolini a guinzaglio? Ecco Styles e Payne erano i cagnolini di Louis.
Harry, Harold Edward Styles. Altro, moro e riccio, occhi verde smeraldo, sorriso perfetto contornato da due apparentemente dolci fossette ma che in realtà di dolce non avevano proprio niente. Era il perfetto figlio di papà quel ragazzo che tutte le madri sognavano come nuovo fidanzato per la propria figlia.
Liam, Liam James Payne. Forse tra il trio era il più pacato. Capelli chiari, quasi biondi, occhi nocciola e con una voglia sul collo che non saprei come definire, forse sexy.
Entrambi erano due ragazzi niente male, ma a me facevano veramente schifo. Non di aspetto fisico, erano carini bisognava ammetterlo, ma avete presente delle persone insensibili? Ecco, loro erano i re degli insensibili, senza togliere niente a Louis, ovviamente.
Frequentavamo tutti l’ultimo anno e alcuni corsi li avevamo in comune, per mia sfortuna.
Da due anni a questa parte era iniziata la mia persecuzione, ma ora basta.
Era finita l’era in cui tutti si prendevano gioco di me, non ce la facevo più a sopportare quelle stupide battutine e avevo deciso di cambiare.
Zayn e Niall non sapevano quello che ormai da più di un mese mi avevano portato a fare, neanche io ne avevo piena coscienza, sinceramente. Non capivo bene quello che mi stesse succedendo sapevo solamente che ogni volta che mangiavo, anche un piccolo pezzo di pane, il mio stomaco non lo sopportava, correvo in bagno e dopo essermi infilata due dite in gola mi liberavo di tutto quel veleno che avevo ingurgitato.
Il cibo era diventato il mio veleno, mi faceva male. Vomitandolo mi sentivo più libera più leggera e i risultati li avevo ottenuti. Otto chili, avevo perso otto chili in un mese.
La situazione era sotto controllo, lo facevo volontariamente, sapevo regolarmi.
Louis e compagnia bella aveva smesso di prendermi in giro, su quell’aspetto, non che fossero diventati gentili con me, non sia mai, ma ora le battutine erano di altro genere, avevo ottenuto lo stesso trattamento di tutte le altre persone non popolari, a differenza che io a contrario degli altri rispondevo alle provocazioni, non facendomi mettere i piedi in testa da quegli sfigati.
Sia i miei genitori che i miei due amici si domandavano il motivo della mia inspiegabile dieta improvvisa e con risultati così rapidi.
‘Ho cambiato alimentazione e mi sono messa a fare sport’ queste era la mia risposta e sembrava alquanto convincente.


SELENA:

LOUIS:


SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti, questa è la mia prima ff, spero vi piaccia, ho bisognio di molti consigli e opinioni quindi se avete piacere lasciate una recensione e sarò felice di rispondere, per ora basta ma tornerò presto, un bacio.
Erika:)

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Capitolo 2
*** Mi ricordo quando ho detto che ci sarei sempre stato. ***


Buongiorno mondo. Se è vero che il buon giorno si vede dal mattino allora io dovrei passare le mie giornate a tagliarmi le vene. Ma cosa pretendiamo? Fin che a svegliarmi è un suono metallico acuto e fastidiosissimo. Se poi questo sottospecie di apparecchio si trova a poco più di cinque centimetri dal tuo viso è veramente una sensazione stupenda.
Come ogni mattina ero in ritardo, mi lavai il viso velocemente e indossai i primi pantaloni e la prima maglia che trovai sulla sedia e dopo aver preso lo zaino mi fiondai giù per le scale.
- Selena, la colazione-  mi fermò mia madre prima che potessi uscire dalla porta.
- mamma sono in ritardo, prenderò qualcosa per la strada- dissi avvicinandomi a lei e scoccandogli un grosso bacio sulla guancia.
Senza darle il tempo di ribattere uscii di casa, salutandola e sfoggiando uno dei miei migliori sorrisi. Questa era l’unica cosa che giocava a mio favore sul fatto di essere in ritardo: non serviva mi inventassi strane scuse per saltare la colazione, non avevo il tempo materiale per farla.
In meno di tre minuti raggiunsi la fermata dell’autobus dove trovai Zayn, Niall sarebbe salito due fermate dopo la nostra.
- Ciao Zayn- dissi alzando una mano in segno di saluto.
- principessa- sorrise lui.
Amavo quando mi chiamava così, mi faceva tornare bambina, come se in quei pochi attimi in cui pronunciava quella parola mi catapultassi nel mondo delle fiabe: con principi, matrigne e cavalli bianchi, lontano dalla realtà.
 Purtroppo l’arrivo dell’autobus interruppe i miei pensieri. Come ogni mattina era pieno di gente infatti ne io ne Zayn riuscimmo a sederci.
- ciao belli- ci salutò Niall appena salì in autobus.
- ciao Niall- rispondemmo io e Zayn.
-possibile che quest’autobus si rimpicciolisca sempre di più? - chiese il biondo.
- Niall, non è l’autobus che si stringe ma le persone che aumentano- risposi io ridendo.
- beh se tutta questa calca mi porta questo.. io non mi lamento- intervenne Zayn sfoggiando un sorriso malizioso.
In effetti io e lui eravamo abbastanza avvinghiati, per tenermi ero stretta al suo petto e lui mi sorreggeva con un braccio nella parte bassa della schiena, mentre l’altro era appeso a un palo, inoltre i nostri visi erano vicinissimi.
- ma non vale, anche io voglio- sbuffò Niall.
- mi dispiace amico, sali prima la prossima volta-  scherzo il moro.
- ma che sono una bambola? Siete fortunati che se mi sposto rischio di finire per terra, altrimenti vi starei già picchiando. Ah e Zayn... la mano.- dissi ridendo.
- che mano?- chiese lui divertito.
- quella che hai tranquillamente appoggiato al mio culo- risposi acida ma non troppo infastidita.
Era un giochetto tra di noi, non lo facevamo con malizia, era così, uno scherzo tra amici.
Una volta arrivati a scuola salutammo Zayn che si diresse al corso di storia, mentre io e Niall andammo nell’aula di biologia.
E come copione Tomlinson & Co erano lì, nel fondo dell’aula a schiamazzare.
Mi sedetti accanto a Niall in seconda fila e quando il professor Johnson entrò in aula iniziò la lezione.

- Tomlinson e compagnia bella, la smettiamo?- urlò il professore esasperato, interrompendo per l’ennesima volta la spiegazione.
Non ricevette nessuna risposta da parte dei tre ragazzi, era ormai la terza volta che venivano richiamati in un’ora e chiunque si sarebbe reso conto che non era il caso di controbattere o trovare qualche scusa assurda.
- Louis fai una bella cosa, vieni qui in secondo banco, alla destra della signorina Gray c’è un banco libero- continuò con tono calmo e mieloso, gli sbalzi dell’ intonazione della voce di quell’uomo mi sorprendevano ogni giorno di più.
Non potevo credere alle sue parole.
Su tutti i posti che c’erano in classe proprio accanto a me? Okay che era l’unico banco libero, ma non era giusto. Insomma, se lui parlava non dovevo essere io a subirne le conseguenze.
- ma prof- provai a controbattere ricevendo un occhiata storta da parte dell’insegnante.
- faccia silenzio signorina Gray e non controbatta, a meno che non voglia passare questo pomeriggio in detenzione con la magnifica compagnia del signor Tomlinson-  ridacchio lui sotto i baffi.
Mi zittii all’istante. Tutto, ma un pomeriggio con Louis mai.
- Ciao Selena- disse il ragazzo con un tono strafottente dopo essersi accomodato accanto a me.
- Tomlinson non rompere! - sbottai infastidita, girandomi dal lato dove era seduto Niall, calmandomi subito alla vista di quegli occhi angelici.
-come sei acida, cos’è sta mattina era finito lo zucchero a casa tua?- domando facendo spuntare uno stupido sorrisino nel suo viso che trasmetteva di tutto a parte sincerità.
Quel sorriso, era davvero bello. Era lo stesso sorriso di dieci anni fa, quel sorriso che ti lascia intendere tutto ma non ti assicura niente, un sorriso spontaneo e contagioso con tutti tranne che con me, almeno ora.
Decisi ignorarlo notando le occhiate del professor Johnson non era il massimo, rispondergli in quel momento avrei solo peggiorato le cose.
Le due ore furono interminabili, tra Louis che continuava a stuzzicarmi e la matematica che provocava sonnolenza il tempo non voleva saperne di passare.
L’ora di chimica passò più veloce di quel che credevo, seguivo il corso con Zayn e sebbene fossimo a scuola il tempo con lui volava.
Per finire la mattinata mi subii un’ora di letteratura, in quel corso non c’era nessuno che conoscevo, a parte qualche ragazzo di cui a malapena ricordavo il nome, ma non avrebbe cambiato niente, mi avrebbero ignorato comunque.

 Finite le lezioni i corridoi si affollarono di studenti, chi si dirigeva agli armadietti, chi raggiungeva il gruppo di amici, chi andava in biblioteca per riordinare e ripassare gli appunti della mattinata o per prendere ripetizioni, chi scambiava il corridoio per una passerella e ci faceva una sfilata di moda cercando di far notare il più possibile un nuovo taglio, l’ennesimo capo nuovo o le scarpe appena comprate e infine c’era chi, come me, cercava in tutti i modi di arrivare alla mensa facendosi notare il meno possibile.
Alla porta trovai Niall e Zayn e dopo averli salutati andammo a sederci in un tavolo libero.
Oggi come pranzo la mensa offriva pasta al pomodoro e pollo. Poco mi importava, tanto non avrei toccato cibo. Decisi comunque di prendere un po’ di pasta, giusto per non destare sospetti.
Come sempre la mensa era piena di gente e io sbadata com’ero di certo non andavo a guardare quello che fanno gli altri, dato che ero intenta a non rovesciare il mio vassoio.
Ma dato che quella era una giornata no, il caso volle che un perfetto idiota, conosciuto sotto il nome di Louis Tomlinson volontariamente o meno, poco importava, mi rovesciò sulla maglia tutta la coca cola che aveva in mano.
Idiota, idiota, idiota.
Lo odiavo, eccome se lo odiavo.
Voleva smerdarmi davanti tutta la scuola, faceva sempre così con tutti, ma sta volta non ci sarebbe riuscito. La figura da fesso sta volta l’avrebbe fatta lui.
Così, senza pensarci su due volte, presi il piatto di pasta che tenevo nel vassoio e ‘involontariamente’ lo rovesciai nella nuova maglia firmata di Louis.
In fin dei conti a quella porzione di pasta era andata anche bene, se fosse stato per me sarebbe finita in un cestino o nel water.
- oh, scusami, non l’ho fatto apposta- dissi forse un po’ troppo strafottente.
A quanto pare il moro non si aspettava quella reazione da parte mia, dato che il suo viso era sconvolto.
- Tomlinson chiudi la bocca, altrimenti entrano le mosche. O forse aspetti altro? Magari a forma cilindrica con la punta arrotondata? – c’ero andata giù pesante, è vero, ma ormai c’avevo preso gusto.
Feci per andarmene, lasciando li Louis imbambolato avrebbe reso tutto più teatrale o soddisfacente, ma d’altronde io sono Selena Gray e una cosa non può andarmi completamente liscia per una volta.
Infatti sentii una presa stretta al polso che mi fece voltare.
- Tomlinson, non rompere- sbottai, ma mi bloccai quando vidi che il braccio che stringeva il mio non era quello di Louis, ma quello possente della signorina Anita, che poi tanto signorina non era, l’inserviente della mensa.
Ebbi un certo che di soddisfazione notando che anche il fighetto era nella mia stessa situazione.
- Gray, Tomlinson, andate a fare la guerra di cibo nell’ufficio del preside, ora!- urlò l’inserviente.
Silenziosamente ci incamminammo verso l’ufficio del signor Smith.
Anita era insegnante di Karate e nessuno osava contraddire quello che diceva.
- fanculo Gray – sussurrò Louis prima di entrare.
- ovunque pur di non stare qui con te- risposi acida.

Dopo aver passato quasi un’ora a ascoltare il signor Smith che faceva il predicozzo e ci riempiva di rimproveri ero veramente esausta, e come se non bastasse mi ero pure beccata la detenzione, avrei dovuto passare il pomeriggio a dipingere una stupida scenografia per il teatro, per di più con Louis. Che rabbia!
 Controvoglia ci incamminammo verso il teatro, mi aspettava un pomeriggio noiosissimo.
Trovammo una bidella e dopo averle spiegato che ci facevamo lì ci consegnò del materiale da dipingere.
Per la prima parte del pomeriggio nessuno apri bocca, l’atmosfera era abbastanza tesa.
Mi ritrovai perfino a fissare Louis, era bello.
Ma che diavolo stavo dicendo? No,no,no, non era bello per niente.


Tutto d’un tratto la mia testa iniziò a riempirsi di complessi.
Erano ormai passati tanti anni da quando io e Louis eravamo amici e non facevamo un discorso serio.
Anni che per me erano stati infernali.
- Louis – lo chiamai senza pensarci due volte.
- che vuoi?- mi rispose freddo, senza neanche alzare la testa, era normale, probabilmente pensava che stessi per insultarlo, erano quelle le uniche occasioni in cui ci rivolgevamo parola.
- perché te ne sei andato?- chiesi guardandolo di sfuggita, mi metteva in soggezione e in imbarazzo.
- non me ne sono andato, non mi sono mai alzato di qui. Gray che cazzo mangi al mattino? Latte e cocaina? - domando divertito, non capendo il vero significato della domanda.
- No, non ora, non qui- presi un bel respiro – perché quando hai iniziato le superiori non mi hai più cercato?-
- ah- disse per poi iniziare a fissare un punto nella stanza in silenzio.


Estate 2000.

- Boo, io e te rimanemmo amici per sempre?-
- Sì, per più di sempre-
- ti voglio bene-
-anche io Selena-
- ora andiamo a giocare sull’altalena! -


LOUIS.

- No, non ora, non qui- fece un attimo di pausa – perché quando hai iniziato le superiori non mi hai più cercato?-
 - ah-  fu l’unica cosa che uscì dalla mia bocca, tutto ciò che riuscii a dire.

E se gli avessi detto la verità? Se gli avessi spiegato che il problema non era lei, ma io? Che le superiori erano solo una scusa? Che in realtà io mi ero preso una bella cotta per lei, per la mia migliore amica, ma mi vergognavo troppo a dirglielo, primo per paura di rovinare tutto, ma ancora più perché non avevo le palle di affrontare i miei amici, non avevo il coraggio di farmi vedere con lei solamente perché era grassottella?
No Louis ma che stai blaterando? ci hai messo due anni per dimenticarla e ora vorresti buttare all’aria tutto il tuo duro lavoro per una sua semplice curiosità?
E poi pensa un po’ a lei, come si sentirebbe? cosa penserebbe di te solo perché non avevi il coraggio di dirle che ti piaceva per paura di essere preso in giro?
 Se ti odia ora dopo questa tenterebbe di impiccarti.

Erano passati una manciata di minuti da quando mi aveva fatto la domanda, lei si era messa a dipingere di nuovo, probabilmente pensava che non avrebbe mai ottenuto una risposta da me, e io ero rimasto a pensare con lo sguardo perso nel vuoto.
- Ormai io ero cresciuto, tu eri ancora una bambina. Poi diciamocela tutta Selena, insomma non frequentiamo le stesse persone, io sono popolare, conosciuto e devo mantenere una certa immagine, tu eri troppo ingenua e forse lo sei tutt’ora- dissi tutto d’un fiato,  mi faceva male dirle quelle cose, avevo cercato il modo meno offensivo per esprimere il concetto ma il risultato non era un gran che, sicuramente il discorso suonava meglio nella mia mente.
Lei non rispose, abbassò lo sguardo, forse le scese anche una lacrima ma non la vidi dato che si girò.
E pensare che una volta c’ero io al suo fianco pronto ad aiutarla, a asciugargli quelle lacrime, a farla tornare felice.
Tornai a dipingere quella stupida luna, meglio non pensarci.

Dieci minuti dopo avevo finito. Anche Selena era a buon punto, ma dovevamo aspettare che arrivassero le cinque e trenta per potercene tornare a casa in santa pace.
Decisi di infilarmi le cuffiette e ascoltare un po’ di musica.
Riproduzione casuale. Best Friend- Jason Chen
Direi che ora potevo proprio tagliarmi le vene.

‘Mi ricordo di quanto ho detto che ci sarei sempre stato
sin da quando avevamo dieci anni, bambina.’

 
Mi voltai verso di lei, sorrideva canticchiando una canzone che non riconobbi.
Com’era bella, aveva gli stessi occhi allegri di dieci anni fa, lo stesso sorriso solare.
Ora che aveva perso quei pochi chili in più sembrava una modella, anzi era ancora meglio di una modella, una dea.
Ma lei era lei e io ero io. Il periodo in cui eravamo noi, Selena e Louis, i due migliori amici, era finito ormai da un pezzo.

D’un tratto il suo colorito roseo svanì e nel suo viso si fece avanti una cera bianca, gli occhi iniziarono a farsi opachi e il respiro le venne irregolare e affaticato, finché non cadde a terra svenuta.
Mi avvicinai, fortunatamente non si era fatta male, ma non avevo la più pallida idea di che fare.
L’infermeria era chiusa e i professori erano ormai andati a casa.
Poi mi venne in mente una lezione di pronto soccorso che ci avevano fatto al secondo anno, non avevo seguito molto ma l’infermiera era davvero carina così quando fecero le prove prestai molta attenzione.
Presi le gambe gliele alzai e le poggiai su una sedia e poi bagnai un fazzoletto e glielo misi sulla testa.
- cazzo, Selena svegliati- sussurrai in preda al panico.
Passò qualche minuto, ma niente, infine decisi di schiaffeggiarla un po’, riuscendo a svegliarla.
- come stai?- domandai. Ma ero scemo? era appena svenuta idiota, come vuoi che stia?
- bene, non preoccuparti, sto bene. Mi succede spesso ultimamente, sarà un abbassamento di pressione, devo solo dormire un po’ e poi tornerò come prima, tu no badare a me- rispose con un filo di voce per poi chiudere di nuovo gli occhi.

Ormai erano quasi le cinque e venti, fra dieci minuti sarei potuto tornare a casa, ma non avevo intenzione di muovermi da li fin che Selena non si sarebbe svegliata.
Mi avvicinai e posai la sua testa sulle mie gambe, dormire sul pavimento non era proprio il massimo della comodità.
Mi ritrovai più volte incantato a fissarle il viso. Era tornato del solito colore, rosa pallido.

5. 40, dormiva ancora.
5.57, nessun segno di vita.
6.06, mi addormentai anche io.

- Louis, Louis svegliati- era una voce dolce che mi chiamava, non era di certo quella acuta di mia madre.
Aprii gli occhi e mi trovai Selena davanti, probabilmente mentre aspettavo che si svegliasse mi ero addormentato anche io.
- ch ore sono?- chiesi cercando di far mente locale.
- meno dieci alle sette, che ci fai ancora qui?- disse lei.
- non mi fidavo a lasciarti sola così ho deciso di aspettare che ti svegliassi, ma ho preso sonno anche io- spiegai.
- non serviva che ti fermassi, potevi benissimo andare a casa- rispose con un pizzico di acidità e imbarazzo nella voce.
- dai andiamocene da qui che per oggi penso possa bastare- tagliai corto.

Percorremmo parte della strada assieme, abitavano nello steso quartiere.
Quando fu il momento di separarci fu lei a interrompere il silenzio che aveva regnato per tutto il tragitto.
- grazie- si limitò a dire.
- figurati- le sorrisi – ciao- la salutai voltandomi.
- ciao- concluse andandosene.

Che giornata, chi se lo sarebbe mai aspettato?
Selena era la ragazza più straordinaria che avessi mai conosciuto, cazzata ho fatto a lasciarla scappare così. Ma niente poteva tornare come prima.
Domani sarebbe stato come sta mattina, come ieri e come l’altro ieri, era meglio per entrambi se dimenticavamo questo pomeriggio.


LOUIS:
 

SELENA:





SPAZIO AUTRICE:
Eccoci qui con il secondo capitolo, è lungo lo so ma ogni capitolo ha lunghezza diversa. Che ve ne pare? avete già qualche idea di ciò che succederà con il tempo?
Fatemelo sapere in una recensione sarò felice di rispondervi, a presto.
Erika, xoxo :) 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Un bacio alcolico. ***


SELENA.

-Selenaa! Selena tesoro svegliati, altrimenti perderai l’autobus-
Mia madre.
Guardai di sfuggita l’ora sull’orologio, porca puttana le 7 e 25, fra cinque minuti sarebbe passato l’autobus.
Mi infilai le prime cose che trovai per la stanza e mi fiondai fuori casa con un veloce – ciao mamma- quando fui sulla soglia.
In meno di due minuti cosi alla fermata, l’autobus era già arrivato e mi fiondai a bordo.
- Dieci secondi e l’avresti perso- puntualizzò Zayn che era appoggiato a un palo li accanto a me.
- buongiorno anche a te- risposi ironica.
- ciao amore mio, come stai? – disse ridendo – così va meglio?- continuò abbracciandomi.
Scoppiai a ridere anche io, questi sbalzi erano normali se consideriamo che si sta parlando di Zayn.
Nel frattempo era arrivato anche Niall: - devo preoccuparmi? Voi due vi trovo sempre così- disse divertito. Io e Zayn eravamo ancora abbracciati.
- si Niall in realtà noi due siamo fidanzati da molti anni- scherzai.
- ora si spiega tutto- stette al gioco il biondo.
- come è andata ieri Selena?- chiese Zayn cambiando discorso.
- in detenzione? Bene, c’è oddio, bene è una cosa grande, ma diciamo meglio di quello che credevo- riposi io.
- tutto qui?- domandò Niall un po’ deluso.
- non è successo niente di che, siamo stati zitti per una buona parte del pomeriggio, poi non so per quale assurdo motivo gli ho chiesto perché se ne era andato e lui mi ha detto che in poche parole eravamo troppo diversi e poi appena ne abbiamo avuto la possibilità siamo tornati a casa- risposi, tralasciando la parte in cui ero svenuta, li avrei fatti preoccupare per niente, ero solo stanca e magari un po’ debole.. niente di grave.

Cinque minuti dopo arrivammo a scuola, era affollata di studenti, ogni uno con il suo gruppetto di amici.
- Ciao Niall-  disse una ragazzina, probabilmente del terzo anno: era carina, aveva i capelli rossi, anzi no erano fuxia, occhi scuri, marroni, non troppo alta, magra e con un sorriso dolcissimo.
 - Ehi, tutto bene?- rispose il biondo arrossendo leggermente.
- si, tu?- domandò lei.
- bene bene, mi chiedevo se oggi a pranzo, ecco.. non è che ti andrebbe se andassimo a pranzo assieme?- riuscì a chiedere Niall tutto imbarazzato.
- Certo! per me va bene- esclamo lei con un sorriso a trentadue denti.
- perfetto, ah non ti ho nemmeno presentato i miei amici! Ariel, loro sono Zayn e Selena, i miei migliori amici – disse rivolto verso la ragazza, - Zayn, Selena, lei è Ariel l’ho conosciuta qualche giorno fa in coda per la segreteria – concluse rivolto a me e a Zayn.
-Piacere-
- beh vado, ci vediamo a pranzo- disse salutando me e Zayn con la mano e lasciando un bacio sulla guancia a Nialll.
Appena fu lontana io e Zayn ci lanciammo un occhiata complice.
- Niall- inizio Zayn – credo che tu debba raccontarci qualcosa- continuai ridendo.
- chi io? Naah!- sorrise lui.
- e quella?- domandò Zayn.
- un amica- rispose vago lui.
Guardai l’orologio, fra poco sarebbe suonata la campanella, se andavamo avanti così non ci avrebbe mai detto niente.
- dai biondino, fai poco lo spiritoso e sputa il rospo- scherzai.
- beh, si chiama Ariel, è del terzo anno, l’ho conosciuta in coda per la segreteria è molto simpatica, dolce e gentile e poi l’avete vista? E’ bellissima - rispose con gli occhi a cuoricino.
- ohh! qualcuno ha preso una cotta- lo canzonò Zayn.
- e bravo il nostro Niall, siete dolcissimi! Vi vedrei davvero bene assieme- dissi, ero davvero contenta per lui, sembrava quella giusta.
La campanella interruppe quella conversazione.
- non pensare di cavartela così- scherzò Zayn prima di andare nella sua aula, io e Niall avevamo matematica assieme.

La signorina Evans, l’insegnante di matematica, dovette richiamarci più volte quel giorno, ma non m’importava, il mio piccolo Niall era veramente preso da quella Ariel e da buona amica io dovevo ascoltarlo, che tra l’altro quella ragazza stava simpatica anche a me, trasmetteva una dolcezza e un’allegria infinita.
 Dopo due ore di matematica toccava a poesia, ero in corso da sola ma amavo quella materia e il tempo trascorse velocemente.
La lezione di informatica la frequentavo sia con Niall che con Zayn e sfortunatamente anche con Louis e amici belli.
Non mi calcolò nemmeno, era prevedibile.
Il pomeriggio lo passai sui libri, stupida storia, la fantastica professoressa aveva deciso che domani mi avrebbe interrogato e dato che non avevo intenzione di dargliela vinta, visto che faceva di tutto per abbassarmi la media, passai ben tre ore a impararmi a memoria gli avvenimenti della prima guerra mondiale.
Quando arrivò sera non riuscivo a reggermi in piedi e decisi che era meglio andare subito a letto.
- mamma, io vado a letto, sono esausta non mi reggo in piedi- avvisai mia madre che era intenta a preparar la cena in cucina.
- tesoro, ma la cena?- domandò lei.
- per sta sera passo- risposi.
- ma ho preparato fish and chips,  uno dei tuoi piatti preferiti- ribatté.
- mettimelo via per domani, scusa mamma, ma studiare storia mi ha distrutto- conclusi dandole un bacio sulla guancia.
- va bene, mandami giù tua sorella-
Salii le scale con l’eleganza pari a quella di un elefante.
- Linette, Linette scendi è pronta la cena- urlai bussando alla sua porta.
Linette aveva 14 anni, era totalmente diversa da me, riccia, capelli scuri, occhi che sembravano due pozzi neri, magra non molto alta, era davvero una bella ragazzina, eravamo ne di quelle sorelle tutte amiche che non litigano mai, ma nemmeno cane e gatto, a me era indifferente quello che faceva e io ero indifferente a lei, non parlavamo molto ma dato che ero la più grande quando gli serviva un consiglio Linette sapeva che poteva contare su di me.
- tu non mangi?- chiese notando che mi stavo dirigendo verso la mia camera.
- no, sono troppo stanca vado a letto- risposi sorridendole.
- Selena, sicura di non voler mangiare? mi sto iniziando a preoccupare, sei dimagrita tantissimo in poco tempo- disse seria.
- tranquilla sorellina, ti ho già spiegato come ho fatto, non preoccuparti sto bene- conclusi prima di mandarle un bacio volante e chiudermi in camera.

La mattina dopo a scuola fu tutto regolare, l’interrogazione di storia andò bene, B+ , ero più che soddisfatta.
Pranzai con Zayn e Niall.
- ehi ragazzi- li salutai appena li vidi.
- Selena!- urlarono in coro.
- com’è andata l’interrogazione?- chiese Niall.
- bene bene, ho preso B+- risposi entusiasta.
-oh, allora si deve festeggiare- esclamò Zayn che non perdeva mai un occasione per uscire.
- sta sera, offro io- dissi.
- ragazzi, io per sta volta passo- fu la timida risposta dell’irlandese.
- come mai?- domandò il moro.
- mi vedo con Ariel- rispose Niall arrossendo.
- e bravo il mio irlandese!- sorrise Zayn scompigliandogli i capelli.
- Davvero? Niall che cosa carina, sono felicissima per te- urlai io saltandogli in braccio.
- grazie- rispose lui tra le risate.
- beh allora faremo una cosa intima io e te- se ne usci Zayn con un sorrisetto malizioso.
-sono tutta tua- scherzai io.

Presto arrivarono le sei e trenta, Zayn sarebbe venuto a prendermi verso le otto e decisi di iniziare a prepararmi.
Dopo essermi fatta una doccia, mi piastrai i capelli e dopo una scelta accurata su come vestirmi decisi per un paio di jeans, una canotta bianca e un copri spalle argento forato ne troppo semplice ma nemmeno molto sofisticato.
Un po’ di mascara, ombretto argento e lucidalabbra e ero pronta.
- mamma, io sta sera esco- dissi a mia madre.
- dove vai?- domandò lei premurosa.
- a fare un giro, sono con Zayn- sorrisi.
- oh, va bene, salutamelo- rispose lei.
Mia madre adorava quel ragazzo, non c’era un motivo particolare ma le trasmetteva fiducia e sicurezza, se ero con lui stava tranquilla.

Alle otto puntuale Zayn suonò il campanello e dopo aver salutato mamma e Linette uscii.
-ma che meraviglia- fu il commento di Zayn dopo avermi squadrato da testa a piedi.
- ma smettila- gli tirai una sberla sulla spalla facendogli appena il solletico.
- dove andiamo?- domandò.
- mh, non saprei, andiamo all’ Haven?- risposi.
- per me va bene- sorrise mettendo in moto l’auto.
L’Haven era uno dei migliori locali di Londra, formato da tre piani con tre stili diversi di arredamento, era a circa venti minuti da casa mia, in una via del centro.

Una ventina di minuti dopo Zayn stava parcheggiando l’auto, eravamo arrivati.
Non c’era molta gente infatti entrammo quasi subito.
Ordinammo due drink e una volta finiti ci buttammo in pista a ballare.
Sembravamo proprio una coppia.

La serata passò tra il banco degli alcolici e la pista da ballo, verso le due decidemmo che era meglio tornare, forse avevamo esagerato un po’ con l’alcol, io non la smettevo di ridere e di sparare cazzate e Zayn non era messo molto meglio visto che andava avanti barcollando.
- Ehi, io non voglio che mi porti a casa, sei ubriaco- dissi con una voce più acuta del solito per colpa dell’alcol.
- lo so, come facciamo?- chiese lui appoggiandosi alla macchina per non cadere.
- chiamiamo Niall- dissi io ridendo.
-noo, si starà divertendo con la sua nuova morosetta- fu la risposta di Zayn causando una forte risata da parte mia, alla quale si aggiunse anche lui.
- li c’è un Bed and Breakfast, vuoi che prendiamo una stanza?- domandai.
- meglio va-

Affittammo una stanza doppia, il letto era matrimoniale dato che non ne avevano con i letti divisi.
Mandai un messaggio a mia madre dicendole che avrei dormito da Zayn. Lui viveva da solo quindi non serviva che avvisasse nessuno.
- c’è il letto matrimoniale- disse Zayn entrando nella camera.
- lo so, per me non è un problema- risposi.
-neanche per me-
Feci appena in tempo a togliermi il copri spalle che Zayn mi prese imbraccio, ma non avendo molta stabilità mi face cadere nel letto, ritrovandomelo sopra.
Scoppiai a ridere mentre lui mi fissava in silenzio.
Mi posò un dito sulle labbra facendomi zittire.
A quel tocco un brivido mi percorse la schiena.
Non mi piaceva Zayn, era un buon amico e sicuramente un ragazzo molto attraente, ma non lo vedevo in altri modi se non come tale, però forse l’alcol mi aveva scombussolato un po’ e aveva scombussolato parecchio anche lui, infatti quando il suo viso si avvicinò ulteriormente al mio non opposi nessuna resistenza.
Eravamo li ormai da qualche secondo a fissarci negli occhi, impazienti di sapere ciò che sarebbe successo dopo, due ragazzi ubriachi che volevano solo divertirsi un po’, perfetta come descrizione per quel momento.
Mi morsi il labbro maliziosamente e finalmente Zayn si decise a annullare la piccola distanza che c’era tra di noi.
Un bacio alcolico, alcol e tabacco, erano questi i sapori di quel bacio, che inizio come una cosa innocente, ma presto divenne tutto meno che casto,le nostre lingue si cercavano, sembrava giocassero a nascondino, portai le mie mani nei suoi capelli scuri mentre lui le spostò verso la parte bassa della mia schiena.
Ribaltammo la situazione, non sapevamo ciò che stavamo combinando, ma in quel momento non ce ne rendevamo conto.
Le sue mani si infilarono sotto la mia canotta, iniziando a accarezzarmi la schiena.
Ogni tocco un nuovo brivido.
Lentamente me la  sfilò, iniziando a torturarmi il collo.
Sta volta fui io a giocare con i lembi della sua maglia, per poi toglierla e lasciare delle scie di baci umidi lungo il suo petto.
Si spostò sull’orlo dei miei jeans, iniziando a giocare con il bottone, una volta slacciato infilò delicatamente le mani all’interno dei pantaloni accarezzandomi le cosce e provocando dei flebili gemiti che soffocai nel suo collo.
Una volta sfilatomi i pantaloni tornò a giocare con le mie labbra, mentre io accarezzavi i suoi addominale scolpiti.
Lentamente feci scivolare la mano fino all’orlo dei suoi boxer, iniziando a torturarlo giocando con l’elastico di questi.
Abbassai la zip e lentamente gli sfilai i pantaloni.
Le sue labbra passavano dalla mia bocca al mio corpo lasciando qualche succhiotto qui e li.
Sentivo il suo bacino premere contro il mio.
Sfortunatamente o fortunatamente quel momento così intimo venne interrotto dal mio telefono che iniziò a squillare. Era Niall.

-pronto?- risposi con la voce rocca a causa dell’eccitazione per quello che era successo poco prima.
-Selena, tutto bene? – chiese preoccupato.
- si si Niall, perché hai chiamato?- domandai schiarendomi la voce.
Si poteva ancora sentire l’effetto dell’alcol segno che la sbronza non era ancora passata.
- volevo raccontarti di Ariel, ma da quel che sento non sei nelle condizioni migliori- disse con un velo di tristezza nella voce.
- scusa Niall, mi dispiace- risposi. Aveva ragione anche se mi avesse raccontato com’era andata con Ariel la mattina dopo non mi sarei ricordata niente.
- tranquilla, ti dico domani a scuola, fai la brava mi raccomando. Buonanotte Selena- disse ridendo.
-buonanotte Niall- attaccai.

Per tutta le telefonata Zayn era rimasto a fissarmi, o meglio a fissare il mio culo coperto solo da un paio di mutande.
Tornai da lui, ormai il momento era passato e penso che sia stata una fortuna che Niall ci avesse interrotto, non oso immaginare quello che sarebbe potuto succedere dopo.
Ci ritrovammo a fissarci senza dire niente, poi Zayn si avvicino e sussurrò: -prendilo come un bacio della buonanotte-
Riprese possesso delle mie labbra per un ultimo bacio, meno profondo di quelli precedenti, ma pur sempre un bacio da mettere i brividi.

Mi svegliai con i raggi del sole che riscaldavano la stanza, maledetta la mia pigrizia che non mi fa chiudere le tende la sera.
 Aprii gli occhi, un attimo, avevo un braccio che mi circondava il bacino. Mi girai e riconobbi Zayn, che ci faceva a casa mia?
Mi guardai bene in torno, quella non era la mia camera, a meno che qualcuno durante la notte non l’avesse colorata di verde perla e avesse rinnovato mobili e letto.
Mi girai verso Zayn sempre più sconvolta, intanto un mal di testa fortissimo martellava le tempie, era in mutande. Spostai lo sguardo su di me, anche io ero in mutande.
Cazzo!
-Zayn, Zayn che cazzo svegliati- urlai. Mi dispiaceva un po’ svegliarlo così ma dovevo sapere cosa avevamo fatto ieri sera, anche se una mezza idea ce l’avevo ma speravo di sbagliarmi.
Dopo due ore a cercare di svegliarlo riuscii a fargli aprire gli occhi.
- Selena che cazzo urli? aspetta ma che ci fai a casa mia?- domandò.
- idiota questa non è ne casa mia ne casa tua, dove siamo? ma soprattutto perché siamo in mutande?-
- oh, cazzo non lo so, il bed and breakfast, siamo al bed and breakfast, ieri sera eravamo troppo ubriachi per guidare-
- giusto è vero, cazzo ma perché siamo in mutande? ti prego Zayn dimmi che non è come penso- piagnucolai.
- non lo so Selena non me lo ricordo, non credo, c’è insomma penso che me lo ricorderei se avessimo scopato-
- Niall, ieri sera mi aveva chiamato Niall, si si, ora ricordo Niall ci ha interrotti. Oh grazie a Dio, per fortuna che esiste quel biondo con il viso da angelo, gli sarò grata a vita-
- si ora ho fatto mente locale anche io, Selena che cazzo stavamo per fare? porca puttana ti voglio tutto il bene del mondo ma insomma..- rise lui.
-lo so, lo so! Eravamo ubriachi e non ci rendevamo conto di quello che facevamo, siamo stati fortunati! Dio, pensa se non ci avessero fermato, insomma la mia prima volta.. così-
- dai non pensiamoci più, quel che è successo è successo, ora torniamo, a scuola non facciamo in tempo ad andare vado a fami una doccia tu intanto avvisa Horan- concluse prima di scomparire dietro la porta del bagno.
 
-  c’è spiegatemi bene, voi due, a letto assieme?- chiese il biondo divertito.
Appena Niall aveva finito scuola aveva raggiunto me e Zayn nell’appartamento del moro e si stava facendo raccontare nei minimi dettagli quello che era successo la sera precedente.
- si Niall, si. Evita di ricordarmelo ogni due secondi- risposi un po’ scocciata mentre Zayn annuiva.
- scusate, solo che boh mi sembra così strano, mi sa che è meglio se non vi lascio più uscire da soli, non voglio avere due migliori amici genitori a diciott’anni- continuò il biondo.
- Niall, ora mi sembra esagerato, dai non abbiamo fatto niente alla fine- controbatté Zayn.
- perché ho chiamato Selena- rispose pronto il biondo.
- a proposito, sbaglio o qualcuno deve raccontarci della sua splendida uscita con Ariel?- cambiai discorso io, facendo arrossire l’irlandese.
- ah è andata bene- iniziò a raccontare.


Due ore dopo riuscii finalmente a scappare da Niall e il racconto della sua serata con Ariel.
Quei due assieme erano tremendamente dolci, mi facevano salire il colesterolo.
Una passeggiata per il centro, un gelato e tante risate, questa era stato il loro appuntamento.

SELENA:


LINETTE:


ARIEL:


SELENA E ZAYN:


SPAZIO AUTORE:
Eccoci qui al terzo capitolo, inanzi tutto grazie a chi segue, ha messo tra le preferite e ricorda la storia.
Zayn e Selena, che ve ne pare? bel pasticcio, masarà un incidente o solo linizio di qualcosa? 
Fatemi sapere le vostre idee tramite una recensione e ovviamente ditemi se vi sta piacendo la storia o qualciasi tipo di critica/consiglio.
Un bacio, a preso.
Erika:)

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Capitolo 4
*** Lei aveva bisogno di me, o meglio, io avevo bisogno di aiutarla. ***


La mattina dopo mi svegliai più debole del solito, ero stanca e anche abbastanza pallida ma mia madre mi obbligò ad andare a scuola comunque.
Le lezioni non passavano mai, in più ci si mise il mal di testa a peggiorare la situazione.
- Gray nuova moda cadaverica? sai ti dona il bianco in viso, sembri proprio una befana- Louis, Harry e Liam, chi se no!
- Sai Louis, preferisco avere una faccia di un bianco cadaverico piuttosto che trovarmi una faccia da culo come la tua- risposi sfoggiando un sorrisetto strafottente.
- la mia faccia da culo però fa conquiste!- ribatté il moro.
- con delle troie che pare abbiano un palo in mezzo alle gambe dato che sono sempre aperte? Louis, se mi travestissi da uomo e prendessi un vibratore la darebbero anche a me- dissi acida.
- che c’è Selena, sei gelosa?- continuò sempre più sicuro di se.
- sei proprio sulla strada sbagliata mio caro Tomlinson- risi- ne dovrà passare di tempo prima che io diventi gelosa di quelle sgualdrine. Ora è meglio che vada sta arrivando la tua cara Alexia, non vorrei che si ingelosisse- conclusi voltandomi.
Alexia era una di quelle ragazze alla portata di Louis, bionda tinta, alta magra, con un culo da capogiro e due davanzali come tette, ma in testa non aveva un briciolo di cervello. Una troia in poche parole.
Tornai a casa esausta, mia madre era al piano di sopra e per raggiungerla ci misi un secolo.
In cima alle scale non mi reggevo in piedi, feci appena a tempo a dire un flebile:- mamma sono tornata- che le gambe cedettero facendomi cadere a terra.
Avevo preso una botta abbastanza violenta alla testa scivolando e ero svenuta.
Mia madre presa dal panico chiamò un ambulanza che mi portò il prima possibile in ospedale, ancora senza sensi.

LOUIS.

Finalmente quella benedetta campanella si era decisa a suonare. Finalmente libero. Salutai velocemente Harry e Liam e mi fiondai a casa, avevo una fame allucinante.
Quella sera mi sarei visto con Alexia, mi aveva chiesto se ci potevamo incontrare da lei.
Non era la prima volta con Alexia, ma non cera niente di più che un po’ di divertimento, almeno questo è quello che pensavo io e speravo fosse lo stesso anche per lei, non ero pronto per una relazione seria.


Verso le sei notai mia madre che si stava preparando per uscire.
- Mamma, dove vai?- domandai distratto.
- in ospedale, vado a dare il cambio a Hanna, sai è da ieri sera che è li a badare a Selena e ha bisogno di riposarsi, mi fa una pena.. povera donna!-
Una lampadina mi si accese in testa.
-Selena? in ospedale? che ha fatto?- domandai preoccupato.
In effetti era vero, sta mattina non era a scuola.
- Louis ma dove vivi? Ne stavo parlando ieri con Lottie, è entrata in anoressia, non mangiava più. L’hanno scoperto perché ieri ha perso i sensi e ha sbattuto la testa, Hanna l’ha portata in ospedale e con dei controlli hanno capito che stava male- rispose mia mamma continuando a prepararsi.

Selena era anoressica?
Cazzo.
Era tutta colpa mia, solo colpa mia.
Tutte quelle battutine, le prese in giro, ero un coglione.
Anche in detenzione, non era solo stanca, avrei dovuto capirlo subito.
Dovevo rimediare, assolutamente, dovevo fare qualcosa.


- mamma vai da Hanna tu, aiutala e stalle vicino, ci penso io a Selena- esclamai.
- cosa? Louis per favore, si serio- rispose mia madre.
 - mai stato più serio, lasciami andare in ospedale- insistei.
- se ci tieni tanto, ma si responsabile, è ancora in coma- disse lei tremendamente seria.
- non preoccuparti- conclusi correndo in camera a prendere lo stretto necessario per passare la notte in ospedale.

In meno di quindici minuti arrivai in ospedale, rispettando ben pochi limiti di velocità.
All’accoglienza trovai una giovane infermiera, perfetta per altre situazioni, ma quello non era il momento più adatto per pensare certe cose, me ne rendevo conto anche io.
- scusi, sa dirmi dove posso trovare la signorina Selena Gray?- domandai interrompendola dalla lettura del suo giornalino pieno di gossip.
- come ha detto che si chiama la ragazza?- rispose lei non essendo stata molto attenta,
- Selena, Selena Gray. E’ ricoverata in questo ospedale- ripetei.
- Stanza 720, terzo piano corridoio a destra- concluse dopo aver controllato i dati nel PC che teneva di fronte.
-Grazie, salve- la salutai incamminandomi.


Qualche minuto dopo mi ritrovai davanti la stanza 720, prossimo ad entrare.
In realtà avevo un po’ di paura a entrare negli ospedali, diciamo che non mi andavano a genio.
L’ultima volta che ero venuto in un luogo simile era stata quando mio padre e quello di Selena vennero ricoverati dopo un incidente d’auto.
Erano andati a pescare e la sera si erano fermati in un parco con un fornellino e una griglia a mangiare ciò che avevano preso nel pomeriggio.
Verso le 11 e 30 si rimisero in viaggio verso casa ma un gruppo di ragazzi che guidavano ubriachi li travolse.
Il papà di Selena morì sul colpo mentre il mio ci lasciò dopo due giorni di coma.


Dopo aver preso un respiro profondo aprii la porta.
All’interno della stanza trovai Selena con gli occhi chiusi e una flebo attaccata al braccio, era pallida e magra, non più di quello che era stata nei giorni precedenti, ma forse la situazione la faceva sembrare pelle e ossa.
Indossava un completo bianco, candido e era ricoperta fino al collo dalle lenzuola azzurrine che rivestivano il letto. Accanto a questo c’era una poltrona, probabilmente quella dove stava sua madre e dove sarei dovuto stare io. La stanza era di un giallo pallido, una camera doppia, ma al momento non la condivideva con nessuno.

Silenziosamente mi avvicinai al letto, che poi non capivo il motivo di tutta questa attenzione a non far rumore quando sapevo benissimo che non stava dormendo.
Allungai un braccio sfiorando la sua mano, era morbida e fredda. Un brivido mi attraverso la schiena, era strana questa situazione.
Mi lasciai andare nella poltrona accanto al letto, non avrei mai creduto, ma mi faceva mele vederla così.
Era talmente fragile e indifesa che avrei preferito cento volte vederla urlarmi contro qualche insulto, con le guance arrossate dalla rabbia, perché sì, era bella anche quando era incazzata con me, forse era più bella che mai.


Era abbastanza strano trovarmi in quella situazione, io, accanto a un letto di ospedale, con Selena in coma.
Assurdo, davvero assurdo.
Eppure in questo momento non sarei voluto essere in un altro posto che non sia questo, lei aveva bisogno di me, o meglio: io avevo bisogno di aiutarla.
Era tutta colpa mia, coglione Louis, coglione.
Mi meriterei io di stare li al suo posto, sono un verme, lurido bastardo.


Ormai ero dentro quella stanza da quasi due ore e Selena non dava segno di volersi svegliare.
Decisi così di andarmi a fare un giro.
Mi incamminai verso la macchinetta del caffè,  l’ospedale era praticamente vuoto, a parte qualche infermiera e pochi parenti o amici di malati non c’era nessuno, ma era prevedibile alle undici di sera.
Bevei il mio caffè nel silenzio più totale. Non avevo sonno, ero agitato e preoccupato per Selena, se non si fosse più svegliata?

Una decina di minuti dopo mi rincamminai verso la stanza 720.
Un dottore stava uscendo proprio in quel momento.
- scusi- lo fermai.
- buonasera- mi salutò cordiale.
- è lei che si occupa della signorina Gray?- domandai.
- si, piacere sono il dottor Adams. Lei è? Il suo ragazzo?-
- oh, no no. Piacere, io sono Louis, un amico di famiglia- risposi afferrando la mano che mi aveva teso - come sta Selena?- continuai.
- Beh, sicuramente le sue condizioni non sono delle migliori, ma abbiamo visto di peggio. La forma di anoressia che presenta non è molto avanzata, anche se dobbiamo tenerla sotto controllo per far si che migliori e che non degeneri. Ora ha una flebo che la nutre e che le da energia. Si dovrebbe svegliare tra qualche ora o domani mattina, secondo i nostri calcoli, staremo a vedere- disse il medico.
- quanto starà dentro?- chiesi titubante.
- dipende da com’è la situazione al suo risveglio, potrebbe tornare a casa fra due giorni come tra una settimana-
- okay, grazie mille dottor Adams - sorrisi.
- Oh, figurati ragazzo, per ogni evenienza chiamami pure!- mi salutò con una pacca amichevole sulla spalla.


Il tempo in quella stanza non si decideva a passare, era logorante trascorrere ore e ore li dentro.
Ormai si erano fatte le cinque di mattina e Selena non si era ancora svegliata.
Non avevo chiuso occhio per tutta la notte, non riuscivo a dormire.
- Dai Selena svegliati, ti prego- sussurrai accarezzandole il dorso della mano pallido.
So che se avessi iniziato a parlare avrei fatto solo un monologo ma ero un tipo logorroico e erano sei ore che non aprivo bocca, avevo bisogno di sfogarmi.

- Ma come hai fatto a ridurti così? Guardati, sei qui, pallida e debole, magra come non mai e non hai nemmeno la forza di reggerti in piedi. Praticamente vai avanti grazie a questo stupido flebo, tu poi, che hai sempre odiato ogni tipo di ago e di punture.
Mi fa un effetto davvero strano essere qui, a parlare da solo tra l’altro, se mi vedesse qualcuno mi prenderebbe per scemo. Forse mi direbbero che ho sbagliato reparto, che quello di psichiatria è dall’altra parte dell’ospedale. Eppure è qui che io voglio stare, almeno fin che tu sei in queste condizioni. Perché lo so che è anche colpa mia se sei in questa situazione, anzi è solo colpa mia.
Ma tu non puoi capire. Fa male vederti ogni giorno a scuola e sapere che non sarai mai mia. Parlarci solo per prenderci in giro e insultarci. Sapere che negli ultimi anni non sono stato io la causa del tuo sorriso, che è la cosa più bella che tu abbia. Guardati, Dio sei stupenda, e non serviva di certo fare tutto questo per diventarlo. Lo sei sempre stata, fin da quando andavamo assieme sull’altalena. Se potessi sentirmi mi prenderesti ancora più per deficiente, insomma ti ho allontanato io e ora sono qui a dirti che mi manchi e che sei bellissima. Forse però avresti ragione anche in questo caso, sono proprio un deficiente e ho fatto solo cazzate ultimamente. Ma una cosa è certa, mi manchi da morire, mi manca la mia migliore amica. Quella ragazza che ha un energia e una forza d’animo inumana, che sprizza allegria da tutti i pori, che sorride continuamente e che ha sempre il consiglio giusto al momento giusto. Spesso mi sento solo ripensando a quello che eravamo, è vero ci sono Harry e Liam, ma loro sono ragazzi e poi non mi conoscono come mi conosci tu. Forse è proprio per questo che ti ho allontanato, mi conoscevi troppo e avevo paura di apparire fragile e debole, mi avrebbe rovinato tutta l’immagine che mi ero creato.
E’ stata la cazzata più grande che abbia mai fatto. Ma ora è inutile star qui a rimpiangere gli errori del passato, quel che è fatto è fatto.
Mi piacerebbe davvero tanto riavvicinarmi a te, ma non so se ho la forza. Ormai mi importa troppo il giudizio della gente, cosa penserebbero gli altri?
Scusa Selena, penso che meriti le mie scuse, ma sono troppo codardo per fartele. Sono capaci tutti a fare un monologo davanti a una persona che dorme, ma quando ti svegli riuscirò a ripetere tutto questo bel discorsetto? Non credo proprio-
Solo quando finii di parlare mi accorsi che gli occhi mi erano diventati lucidi, non avrei mai immaginato di piangere per una ragazza invece era proprio quello che stava succedendo in questo momento.


L’alba arrivò presto, era bellissimo vedere il sole sorgere.
Era la prima volta che lo vedevo e mi aveva colorato un po’ quella giornata grigia.
Verso le sette feci un salto a casa a cambiarmi e farmi una doccia, poi tornai all’ospedale. Volevo esserci quando Selena si sarebbe svegliata.
Al mio ritorno l’infermiera mi disse che un ragazzo ambrato con un altro ragazzo biondo erano venuti a fare visita a Selena. Sicuramente erano Niall e Zayn.
Ero contento che non mi avessero visto, non so bene il motivo, ma sicuramente trovandomi li non avrebbero capito e non avrebbero approvato.


SERENA:


LOUIS:

ALEXIA:


SPAZIO AUTRICE:
Eccoci al quarto capitolo, che dire? Bel pasticcio con Selena in ospedale, Louis ovviamente ora si sente in colpa ma sono capaci tutti a piangere sul latte versato.
Voi che ne penate?
grazie a tutti quelli che seguono, ricordano e han messo la storia tra le preferite, e a chi recensisce anche se mi pare siano davvaro poche, dai che sono curiosa di sapere che ne pensate.
A presto, Erika:)
 

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Capitolo 5
*** Che ci faceva lui qui? ***


SELENA:

Mi girava la testa e avevo un forte senso di nausea. Vedevo tutto nero, non riuscivo ad aprire gli occhi.
All’altezza della parte interna del gomito sentivo uno strano fastidio, come se ci fosse un ago che mi pizzicava e infine la mia mano era intrecciate a quella di qualcun altro.
Mi sentivo molto debole ma volevo aprire gli occhi ad ogni costo, volevo sapere dov’ero e cosa c’era in torno a me.
Ero sempre stata una ragazza curiosa e tutta quell’insicurezza mi faceva saltare i nervi.

Con uno sforzo socchiusi le palpebre e i raggi del sole mi accarezzarono il viso. Ero in una stanza completamente bianca con una terrazza che si affacciava su Londra. Delle lenzuola di un azzurro smorto avvolgevano il mio flebile corpo. Indossavo una camicia da notte orribile, bianco candido. Un ago era infilato nel mio braccio e un tubicino o collegava a una specie di sacchetto.
Ero in ospedale.
Che cazzo ci facevo li?
Alla mia sinistra un ragazzo castano era seduto su una poltroncina con i viso schiacciato sul materasso, probabilmente stava dormendo e mi teneva la mano.
Indossava una maglietta a righe, bianca e rossa e dei bermuda beige.
Dalla corporatura e l’abbigliamento sembrava Louis ma non poteva essere, non avrebbe avuto senso, anche se in quella situazione davvero non ci trovavo molte cose normali.
Ero ancora debole e pochi minuti dopo mi addormentai di nuovo.

Non so per quanto dormii, ma quando  i svegliai il sole era splendente in cielo e il ragazzo che prima era sulla poltroncina si era spostato a guardare fuori dalla finestra chiusa.
Non so perché ma ero sempre più convinta fosse Louis.
Non si era ancora accorto che mi ero svegliata così decisi di muovermi, facendo confusione con le lenzuola, per attirare la sua attenzione.
Quando si girò tutti i miei dubbi, o almeno buona parte ebbero una risposta: era davvero Louis.
Ma che ci faceva li?


Appena si accorse che ero sveglia nel suo viso si dipinse un sorriso ingenuo, proprio quel sorriso che tanto amavo.
- Oddio, Selena finalmente ti sei svegliata! Che bello! Come stai?- mi chiese con gli occhi che gli brillavano e forse con un po’ troppo entusiasmo.
- Abbastanza bene, sono ancora un po’ frastornata però. Che ci faccio qui?- domandai con un filo di voce.
- sei svenuta e hai sbattuto la testa, ti hanno ricoverata due giorni fa e sei stata in coma fino ad adesso. Il medico ha detto che sei in una forma di anoressia non molto avanzata, la situazione non è grave, ma non è nemmeno delle migliori- rispose.
Il suo tono di voce era cambiato completamente, da allegro e possente era diventato debole triste.
Era una caratteristica che aveva anche da bambino.
 

Merda, fu questa l’unica cosa che mi passò per la mente. Più che per il fatto che stavo male mi interessava come aveva reagito mia madre, Linette, Zayn e Niall.
Louis lo potevo vedere di fronte a me, era preoccupato, seriamente preoccupato.
Che poi non capivo gli strani comportamenti che aveva negli ultimi periodi, ma non era proprio quello il momento di complessarmi la mente, avevo già abbastanza problemi di mio.
Nel frattempo era arrivato un dottore che mi aveva fatto le solite domande, come mi sento, mi fa male qua, mi fa male di la e bla, bla, bla.
- penso che domani potrai tornare a casa- disse in fine prima di uscire, salutando Louis con un cenno del capo.
-da quanto tempo sono qui?- domandai a Louis una volta rimasti soli.
- due giorni- rispose lui.
- cazzo, mia madre? Niall e Zayn? Linette?- chiesi preoccupata.
- tua mamma è a casa, ieri sera le ho dato il cambio e sta mattina prima di andare a scuola sono passati Niall e Zayn-
- quindi tu hai fatto la notte qui?- esclamai stupita.
- si- disse sicuro.
Oh merda! Non era la prima vota che passavamo la notte assieme, da piccoli era da routine, ma non in quelle condizioni.
Lui aveva sacrificato una notte di sonno e una mattinata scolastica per far assistenza a me, da solo.
Non riuscivo a spiegarmelo.
- Louis- lo richiamai e quando si girò continuai: - perché tu sei qui?-
- perché ho dato il cambio a tua madre- rispose tranquillamente.
- e perché proprio tu e non qualcun altro?-
- perché mi sentivo in colpa- borbottò.
In effetti non aveva tutti i torti, se ero in quelle condizioni un po’ era anche colpa sua.


LOUIS:

-e perché proprio tu e non qualcun altro?- mi domandò.
- perché mi sentivo in colpa- sussurrai “ e perché, anche se non sembrerebbe ci tengo troppo a te per lasciarti sola in queste condizione” aggiunsi tra me e me.
Lei annuì leggermente con il capo, non capii pienamente il significato di quel gesto, forse condivideva il fatto che se era li era per causa mia.
Qui seguì il silenzio, che fu interrotto solamente dieci minuti dopo dall’arrivo di sua madre.
- sarà meglio che vada- dissi dopo qualche minuto.
- Oh, Louis grazie mille- mi ringrazio la madre di Selena abbracciandomi affettuosamente.
Io iniziai a raccogliere le mie cose mentre Selena stava nel letto nulla facente e sua madre era andata a prendere un tè.
- Stammi bene – sussurrai avvicinandomi al letto e prendendole una mano.
Come risposta ricevei un sorriso un po’ sforzato seguito da un debole “grazie”.
Velocemente mi chinai e le lasciai un bacio su una guancia per poi fuggire in fretta.

Non mi sarei mai dovuto comportare così, il bacio intendo, era tutto sbagliato.
Sapevo benissimo che una volta a scuola sarebbe tornato quasi tutto come prima, ma in quel momento non riuscii a resistere.
Che bastardo che sono.


SELENA:
E adesso che gli prendeva?
Era ufficiale, io non avrei mai, e ripeto, mai capito il comportamento di Louis William Tomlinson.
Prima mi insulta e poi mi aiuta, prima mi abbandona e poi mi protegge, prima mi schifa e poi mi saluta con un bacio sulla guancia. Quel ragazzo era peggio di una donna mestruata.
Tanto appena uscita di li sarebbe tornato tutto come prima.
Ma per fortuna erano appena arrivati Zayn e Niall a farmi tornare il sorriso.
- Ehi patatina- mi salutò Zayn con un bacio sulla fronte.
- Ciao Zayn- ricambiai il saluto.
- Selenaaa!- urlo Niall correndomi in contro per abbracciarmi.
- Niall, Niall piano o mi ammazzi- scherzai io.
Sulla soglia della camera c’era anche la bella Ariel con un mazzo di fiori in mano.
- Ciao Selena, questi sono per te- disse posandoli nella scrivania accanto il mio letto.
- Oh Ariel, grazie! Non serviva che ti disturbassi- la ringraziai.

Il pomeriggio passo abbastanza velocemente, con Ariel, Niall e Zayn mi divertii moltissimo.
La sera mia madre venne a farmi assistenza e iniziò a fare la borsa, finalmente la mattina dopo sarei potuta tornare a casa.

Per le dieci e mezza riuscii a mettere piede a casa mia, mi era mancata così tanto, eppure erano passati solo pochi giorni.
- Selenaa! Mio Dio quanto mi sei mancata!- urlò Linette abbracciandomi.
- Ehi piccolina! Anche tu mi sei mancata un sacco!- risposi.
- come stai?-
- meglio, molto meglio- dissi, prendendo le borse e dirigendomi verso la mia stanza.
Lei mi seguì aiutandomi, vedevo che doveva dirmi qualcosa ma non ne aveva il coraggio, così iniziai io il discorso.
- Linette?- attirai la sua attenzione.
- si?- rispose lei voltandosi verso di me.
- che c’è?-
- niente-
- avanti che devi dirmi? Lo so che hai qualcosa, ti conosco troppo bene, lo capisco-
- ecco vedi Sel, io lo sapevo, mi ero accorta che eri dimagrita troppo in fretta e sospettavo qualcosa ma non ti ho detto niente per non farti arrabbiare e perché se lo hai fatto avrai avuto i tuoi motivi, però io sono stata in ansia questi tre giorni, come avrei fatto io senza di te?-
Non risposi, mi avvicinai a lei e la strinsi fortissimo, lasciandole un bacio sulla fronte.
- non preoccuparti, non ti lascerò più!-

SERENA:


LOUIS:


NIALL & ZAYN:


SPAZIO AUTRICE:
Eccoci al quinto capitolo, è un po' di passaggio quindi non succede niente di che ma era neccessario per continuare la storia.
Grazie mille a chi ricorda/segue e ha messo tra i preferiti la storia e anche a chi recensisce, sebbene negli ultimi capitoli abbia ricevuto una sola recensione.
Non so se sia perchè la storia non vi entusiasma o cosa però a me farebbe molto piacere sentire il parere di qualcuno di voi, anche se dovesse essere negativo.
Un bacio, Erika:)
 

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Capitolo 6
*** La solita monotonia. ***


La settimana successiva non andai a scuola e mia mamma si prese un po’ di giorni di ferie. Era iperprotettiva nei miei confronti, controllava ogni cosa che mangiavo e mi faceva fare meno sforzi possibili, non ce la facevo più.
Zayn e Niall vennero spesso a trovarmi, ogni tanto il biondino portava anche Ariel, quei due ormai erano inseparabili, mi faceva piacere passare del tempo con loro, rendevano le mie giornate noiose e monotone più movimentate e divertenti.


- Selena, sicura che te  la senti domani di andare a scola?- mi chiese mia mamma la sera prima del mio rientro.
- si mamma, come te lo devo dire? sto bene!- risposi scocciata, avevamo affrontato quel discorso un sacco di volte e ormai non la sopportavo più, capivo che era preoccupata per me ma ora era giunta al limite.
Proprio in quel momento suonò il campanello e entrarono Theresa e Lottie, la mamma e la sorella di Louis.
- ciao Hanna, ciao Selena come stai?- chiese cordiale Theresa.
- meglio, molto meglio grazie. E voi tutto bene?- risposi.
- si si tutto bene grazie-
Theresa segui mia mamma in cucina mentre Lottie raggiunse mia sorella al piano superiore, ecco che in quel momento mi tornò in mente Louis, se ci fosse stato anche lui e se fossimo stati ancora amici probabilmente si sarebbe seduto con me nel divano oppure saremmo usciti a fare un giro assieme, invece no, lui non c’era. Io e Louis non eravamo più amici.
Come sospettavo non si era fatto più vivo, dopo la notte all’ospedale non avevo avuto più notizie di lui, prevedibile.
Sentii mia madre parlare con Theresa animatamente di una vacanza, così interessata entrai in cucina.
-che state organizzando?- domandai curiosa.
- Selena sei arrivata al momento giusto- mi sorrise mamma – abbiamo deciso di andare dieci giorni al mare, che ne pensi?-
- beh mamma ma è fantastico, andrete solo voi due o porterete anche Linette e Lottie?- continuai.
- verranno anche loro- rispose Theresa.
- Selena, vedi, io avrei piacere che venissi anche tu- aggiunse mia mamma.
- ma mamma ormai sono grande, Linette e Lottie si trovano bene tra di loro e io mi sentirei in più- cercai di ribattere.
- ecco sai, dopo tutto quello che è successo non sarei molto tranquilla a lasciarti a casa da sola, non che non mi fidi di te, però preferirei che venissi anche tu-
-quando sarebbe?- chiesi.
- dal dieci al venti giugno-
Tutto sommato sarei potuta anche andare, alla fine erano solo dieci giorni e non avevo niente di meglio da fare, dato che Niall in quel periodo sarebbe andato a trovare i genitori di Ariel e Zayn andava in Italia con le sue cugine, poi Louis non sarebbe di certo venuto e quindi non ci sarebbero stati problemi.
- va bene, se ti fa così tanto piacere verrò- conclusi.
Poco dopo andai a letto, non avevo ancora tutte le forze in corpo e mi ci voleva poco per stancarmi.


La mattina seguente decisi di andare a piedi, non distavo molto dalla scuola, massimo un quarto d’ora e dopo aver scritto un messaggio a Niall e Zayn mi incamminai.
La mattina passò molto velocemente, non successe niente di particolare, ormai si avvicinava la fine della scuola e di conseguenza l’estate e le lezione non erano molto impegnative. Ovviamente Louis non mi filò di striscio anche se almeno per la mattinata evitò le frecciatine limitandosi a sguardi molto intensi. Lo sbagli più grande fu incontrare i suoi occhi, erano come le calamite, una volta incrociati non riuscivi più a lasciarli, quell’azzurro intenso era travolgente e trasmettevano una vivacità indescrivibile, fatto sta che per distogliere lo sguardo dovei lottare con tutta me stessa.

Mancava solo una settimana alla fine della scuola e il clima era molto piacevole, quel periodo dell’anno era il mio preferito, le giornate erano colorate, c’era sempre il sole, le persone erano felici e tutti i giovani ancora in città, quel pomeriggio andai con Linette a fare una passeggiata e ci stendemmo un po’ nel prato accanto casa nostra.
- Sel- attirò lei l’attenzione a un certo punto.
- si?- risposi.
- sei felice?- mi chiese.
In effetti avevo appena sorriso, mi era tornato alla mente un ricordo di molti anni fa:

“- fra due giorni andiamo al mare assieme- urlò Louis scendendo dall’auto di sua madre.
- devvero? Che bello- mi esaltai saltellando.
- mamma andiamo al mare con Louis?- chiesi conferma tutta entusiasta.
- si tesoro partiamo lunedì- rispose lei.
Non riuscii nemmeno a sentire la fine della frase che mi precipitai a abbracciare il mio amico che rispose alla stretta sollevandomi un po’ da terra.
- ci divertiremo un sacco- eslamò.
- non vedo l’ora Boo-


- Selenaa- mi riportò alla realtà mia sorella.
- si scusa Li, stavo pensando a una scena di qualche anno fa, quando io e Louis eravamo ancora bambini e gioivamo entusiaste immaginandoci la nostra vacanza assieme- spiegai sorridendo.
Ci fu qualche secondo di silenzio che venne interrotto dalla domanda di Linette:
- ti manca vero?-
Non lo so, mi mancava? In un certo senso no, lo vedevo ogni giorno, ma sapevo benissimo che quella risposta non avrebbe convinto nessuno, ne mia sorella e tantomeno me stessa.
- sinceramente si, c’è non lui fisicamente dato che lo vedo spesso, ma mi manca ciò che eravamo, mi manca ciò che era per me e ciò che io ero per lui. Sai, non mi manca Louis, mi manca il mio Boo. Pensa che ormai nessuno lo chiama così e sapere che sono stata e sarò l’unica a usare quel nome sinceramente mi rende felice- conclusi lasciandomi sfuggire un sorriso soddisfatto.
- secondo me se ne è pentito e anche tu gli manchi, forse non dovrei dirtelo ma l’altra sera mentre ero da Lottie ho sentito chiedere a Theresa come stavi, in fondo ci tiene ancora a te, si interessa a come stai- disse.
- non lo so, probabilmente è solo senso di colpa- sospirai –sarà meglio tornare è quasi ora di cena- tagliai corto notando che gli occhi mi stavano diventando lucidi e sinceramente piangere davanti a Linette non era il massimo, per Louis poi.


SELENA:


LINETTE:


SPAZIO AUTRICE:
Eccoci qui, che dire, intanto mi scuso per la scifezza che è venuta fuori, questo capitolo è orribile e mi dispiace, ma serve pe ciò che accadrà dopo.
Siamo arrivati a 10 recensioni complessive, beh grazie mille a ogniuno di voi, sia chi recensisce, come Hazz__ e MaryDirectioner01 che hanno recensito il primo capitolo, dodo_1D_HPsweat stiles e directionlove01 che hanno recensio quello precedente e infine un grazie speciale a Tomma_Ash che recensisce ogni singolo capitolo, è grazie a voiche continuo a scrivere la storia e anche grazie a tutte le persone che ricordano, seguono o han messo la storia tra i preferiti.
Come sempre se avete qualcosa da dire su questo capitolo lasciatemi una recensione che a me fa molto piacere, per ogni tipo di critica, consiglio, domanda o anche un semplice mi è piaciuto il capitolo non mi è piaciuto io sono qui.
Un bacio, a presto, Erika:)

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Capitolo 7
*** Questo è per te, Selena. ***


Quella mattina il suono della sveglia fu molto meno irritante del solito, appena mi resi conto che giorno fosse balzai in piedi come una cavalletta, era l’ultimo giorno di scuola e domani sarebbe iniziata l’estate.
Ci misi qualche minuto in più a prepararmi, non so che mi prese quella mattina ma mi sentivo più bella rispetto gli altri giorni, forse era il sole che splendeva in cielo o l’aria d’estate che si sentiva in giro ma quella mattina stranamente mi sentivo felice.
Dopo aver indossato un vestito a fiori bianco e blu dal ginocchio scesi a fare colazione.
-ciao mammina- dissi raggiante lasciando un dolce bacio nella sua guancia.
-Sel, tutto questo entusiasmo?_ chiese lei sorridendo.
- bah, sono felice, sarà che è l’ultimo giorno di scuola- risposi addentando un biscotto.
Dopo aver bevuto il mio caffelatte andai a truccarmi e pettinarmi, matita nera, rimmel e una coda alta, converse bianche ai piedi e di fretta verso la fermata dell’autobus.
Mi sedetti in braccio a Zayn con Niall che ovviamente non si risparmiò le battutine.
Passati i cancelli della scuola ci accolse una musica giovanile, quella mattina non ci sarebbero state lezioni ma una serie di attività che comprendevano tutta la scuola come la partita di calcio, lo spettacolo finale e un piccolo rinfresco.

-Hey ragazzi- ci salutò Ariel appena ci raggiunse per poi stringersi tra le braccia di Niall per scambiarsi il buongiorno.
- Ciao bella- ricambiai il saluto e lo stesso fece Zayn.
-che dite, andiamo in palestra?- domandò il biondo.
- dai muoviamoci altrimenti ci toccherà stare in piedi- si incamminò Zayn, con me al suo fianco, non avrei mai voluto fare la terza incomoda tra Niall e Ariel.

Ci sedemmo verso la parte alta delle tribune dato che le prime file erano già occupate e aspettammo l’inizio dello spettacolo, molti ragazzi che frequentavano la scuola si sarebbero esibiti in ciò che meglio sapevano fare: ballo, canto, recitare, magia e via dicendo.
Qualche minuto prima dello spettacolo entrarono anche Harry, Liam, Sophia, un’amica di Alexia, che la seguiva subito dopo con Louis, già in tenuta calcistica.
Si sedettero proprio la riga dopo la nostra, involontariamente mi girai e notai che Louis mi stava guardando. Titubante mimai un timido ciao, quasi impercettibile, a dire il vero forse me l’ero immaginato ma quando le labbra del moro si schiusero in su debole sorriso capii che il messaggio era arrivato. Appena Alexia parlò l’attenzione tornò incentrata su di lei e io mi voltai per non essere coinvolta in situazioni spiacevoli ma non riuscii a togliere molto facilmente dalla mia testa quella figura angelica. Rimasi felice da quel comportamento, sinceramente non me l’aspettavo, non era chissà che ma rispetto a qualche giorno fa era un gran passo avanti.

Lo spettacolo durò quasi due ore, fu interminabile, per quanto talentuosi potessero essere i ragazzi della nostra scuola tutto aveva un limite. Da li a poco sarebbe iniziata la partita di calcio e anche gli ultimi posti liberi furono occupati da insegnanti e studenti.
- Io ho sete- se ne uscì Niall ad un certo punto.
- a chi lo dici amico- rispose subito Zayn.
- Ariel che ne dici se per questa volta facciamo le gentil donne e andiamo a fare rifornimento? Ho bisogno di sgranchirmi le gambe- sorrisi alla rossa, che poi dovrei dire fuxia ma va bene così.
- certo- si alzò lei lasciando un tenero bacio sulla guancia di Niall.
- e tu amore, niente bacino dell’arrivederci?- scherzò Zayn rivolto a me, scatenando una risata da parte di tutti.
- certo mio dolce cavaliere- restai al gioco io avvicinandomi al suo viso.
Appena le mie labbra toccarono la sua guancia, ricoperta da un piccolo strato di barba, il mio bacio si trasformo in un morso che fece sussultare Zayn e ridere i due piccioncini.
Il moro si finse offeso ma non durò per molto perché presto un sorriso fece capolino nel suo viso contagiato dalla risata allegra dell’Irlandese.
Ci voltammo per andare al bar e con una veloce occhiata notai che Louis non era più seduto con i suoi amici, non ci misi molto a capire che era in spogliatoio, da li a pochi minuti sarebbe iniziata la partita e d'altronde lui era il capitano della squadra.

Al bar c’era una coda interminabile, io e Ariel ci mettemmo subito il cuore in pace, se volevamo qualcosa avremmo dovuto passare li almeno venti minuti.
- allora Ariel, come va con Niall?- iniziai la conversazione io.
Prima ancora che iniziasse a parlare le si illuminarono gli occhi, quant’erano dolci.
- benissimo grazie, sembra tutto perfetto, mi sembra di essere dentro un film, davvero stento ancora a crederci!- disse lei sognante.
- che carini, siete proprio fatti l’uno per l’altra- risposi contagiata dell’entusiasmo.
- spero che duri il più possibile perché davvero io mi sento in una favola, a volte mi sembra tutto così surreale, la sua dolcezza, i suoi modi gentili, la sua timidezza e il suo imbarazzo, per non parlare di tutte le sue qualità fisiche, non vorrei essere negativa ma mi è capitato di non sentirmi abbastanza, insomma lui è così perfetto mentre io sono solamente io- continuò la ragazza.
- non dire sciocchezze Ariel, state così bene assieme, non preoccuparti dei modi estremamente dolci di Niall lui è così e fin che starà con te continuerà a farti sentire una principessa e poi che storia è quella che tu non sei abbastanza? Sei la miglior cosa che potesse accadergli, quando parla di te gli si illuminano gli occhi e lo stesso accade a te, non preoccuparti, te lo dico da amica, goditi questo momento con lui e non pensare al futuro, trascorri ogni giorno essendo te stessa e vedrai che questo film non finirà- conclusi sorridendole.
- grazie Sel, sei un’amica- mi abbracciò la bionda. –tu invece, tra te e Zayn c’è qualcosa?- domando poi.
Non riuscii a trattenere una risata e Ariel mi guardo confusa.
-scusa- dissi poi –solo che sono in molti a pensarlo, la verità è che siamo solo amici, lui è perfetto, come amico e non saprei vederlo in altro modo quindi no, nessuna storia segreta, è capitato solo una volta, da ubriachi che ci baciammo ma si concluse tutto quella sera , se ci penso ancora rido e lo stesso è per Zayn-
- beh, secondo me stareste molto bene assieme- sorrise la bionda.
- non lo so, ma penso di essere innamorata di qualcun’altro, è una storia molto lunga un giorno se ti va posso raccontartela- sorrisi e lei di risposta annuì.
Era ormai giunto il nostro turno, tra le chiacchere con Ariel il tempo era passato molto velocemente.
- ciao ragazze ditemi pure- chiese cordiale la signora Viviette, la storica barista della scuola.
Non feci attempo a rispondere che un Louis molto affannato si precipitò al bancone.
Era in tenuta calcistica, mi voltai e persi un battito quando incontrai i suoi occhi.
- oh, ciao Selena ti dispiace se ti passo davanti, ho bisogno solo di una bottiglietta d’acqua per la partita- disse cordiale rivolgendo l’ultima parte della frase più a Viviette che a me.
- oh, no no fai pure- risposi con un leggero imbarazzo nella voce, ricordando ciò che avevo detto poco prima a Ariel.
La donna gli pose la bottiglietta e Louis la ringraziò non badando le urla della signora che chiedeva i soldi.
- scusate- poi si rivolse a noi –ditemi pure-
- ci fa tre coca cole e un tè alla pesca per cortesia?-
- arrivano subito-
- nel conto aggiunga pure la bottiglietta di Tomlinson, gliela pago io- dissi.
- sono 6 £-
Pagai e con le bibite in mano tornammo da Niall e Zayn.
- ce ne avete messo di tempo- ci punzecchiò subito il moro.
- scusami tanto se al bar c’era il mondo- risposi a tono.
- è già iniziata?- chiese Ariel alludendo alla partita.
- no è riscaldamento ancora- disse Zayn.

La partita era iniziata ormai da venti minuti, insegnanti contro studenti, il risultato era fermo sullo zero a zero.
Con il numero 10 c’era un Tomlinson in splendida forma, giocava come attaccante e devo dire che era migliorato molto rispetto a quando ci scambiavamo dei passaggi in giardino.
- Dai cazzo, muovete quel culo- urlò qualcuno dietro di noi.
Alla fine del primo tempo il risultato non era cambiato e i giocatori tornarono in spogliatoio leggermente scoraggiati.
- non è possibile- sentii civettare alle mie spalle –ora vado da lui e gli faccio tornare io la voglia di giocare- continuò con voce maliziosa. Era Alexia che senza badare alle proteste di Harry e Liam era già diretta negli spogliatoi.
Sentii una leggera stretta all’altezza dello stomaco, com’era possibile? Gelosia? Invidia? Io? Di Alexia? Per Louis? Ma non fatemi ridere. Eppure non riuscii a non voltarmi per vederla scendere gli scalini sculettando e allontanarsi dagli spalti.

LOUIS:

Che partita di merda, stavamo giocando da schifo, zero a zero, contro gli insegnanti? Non era accettabile, non si sarebbero potuti permettere ne di pareggiare ne tantomeno di perdere, sarebbe stata un’umiliazione troppo grande.
Era questo che in quel momento affollava la sua mente e fu lo stesso che disse ai suoi compagni di squadra motivandoli.
- Louis c’è una ragazza che vorrebbe parlarti- gli disse un suo compagno di squadra.
La mia mente pensò subito a Selena e non mi seppi spiegare il perché, sapevo benissimo che lei non sarebbe mai venuta in spogliatoio, ma dentro di me nascondevo una piccola speranza.
Appena usci mi ritrovai davanti la chioma bionda tinta di Alexia che mi sorrideva stretta in un top attillato.
-Alexia- la salutai.
Lei si avvicinò e posando le labbra accanto al mio orecchio sussurrò –Ciao micetto mio, ho da proporti una sfida. Se vincerete questa partita avrai una ricompensa adeguata altrimenti ci si rivede l’anno prossimo- sussurrò con una voce molto eccitante.
Sorrisi non sapendo cosa rispondere in quella situazione, fatto sta che accettai e guardai la bionda allontanarsi dopo avermi lasciato un bacio sull’angolo della bocca.


Non ero molto convinto di ciò che avevo appena fatto ma alla fine scopata in più o scopata in meno con Alexia che cambiava?


Poco dopo feci il mio rientro in campo seguito dai miei compagni di squadra, notai che giusto la fila prima dei miei amici era seduta Selena con il suo gruppetto, involontariamente sorrisi, vederla la a fare il tifo per me mi caricò molto.

Lo sapevo, quella sarebbe stata l’azione dell’uno a zero, me lo sentiva, presi palla e dopo uno scambio con un compagno mi diressi deciso verso la porta e calciai con tutta la forza che avevo in corpo, chiusi gli occhi per qualche secondo e quando li riaprii vidi la palla in rete e i miei compagni che mi correvano incontro, avevo segnato.

Abbracciai i miei amici per poi voltarmi verso gli spalti a esultare. La maggior parte degli studenti erano in piedi a festeggiare, mi diressi dove erano seduti i miei amici sorridente, tutti mi salutavano e mi sorridevano.
Notai che anche Selena era in piedi sorridente.
Alzai il braccio destro e dopo aver indicato la porta portai la mano verso quella zona degli spalti, Selena e Alexia erano sedute l’una dietro l’altra e era proprio li che il mio dito puntava.
Non sapevo bene a chi avevo appena dedicato quel gol, o meglio io si, ne ero sicuro ma nessuno oltre a me lo capì, tantomeno la diretta interessata dato che si voltò per osservare Alexia sbracciarsi.

SELENA:

LOUIS:

ALEXIA:

ARIEL:


SPAZIO AUTRICE:
Eccomi con il nuovo capitolo, grazie a chi è arrivato fin qui, chi legge, ricorda e segue le storie, chi recensisce e chi ha messo tra i preferiti.
Ho aggiornato in fretta, apprezzate la rapidità e avrei piacere che recensiste questo capitolo per farmi sapere che ve ne pare, mi ripeterò ma siete la mia forza, ho bisogo dei vostri consigli, un bacio.
Erika:)

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Capitolo 8
*** eppure ho questo vuoto tra lo stomaco e la gola, voragine incolmabile, tensione evolutiva. ***



SELENA:

La partita finì uno a zero per i ragazzi e tutti con molta fretta si diressero al rinfresco.
Lasciata passare la bolgia ci alzammo anche io e Zayn seguiti dai due innamorati e seguimmo la scia fino in atrio dove trovammo un rinfresco e molti studenti che si accalcavano e si abbuffavano.
Questa volta fummo io e Ariel ad essere servite dai ragazzi che ci portarono uno spicchio di pizza. Non la mangiavo da secoli, era.. buona, anche se tremendamente calorica e grassa.
Purtroppo non mi era ancora passata del tutto la mia fissa, chiamiamola così, verso il cibo e capitava ogni tanto che mi sentissi in colpa mentre mangiavo qualcosa di troppo unto.

I ragazzi avevano già finito la loro porzione mentre io ero neanche a metà.
- Hei Sel, che c’è non ti piace? Se vuoi la mangio io- chiese Niall affamato come sempre.
- No Niall- si affretto a rispondere Zayn con tono severo –la finisce lei-
- giusto- aggiunse il biondo tornando a parlare con Ariel.

Non feci a tempo a ribattere il tono da padre di Zayn che arrivarò Harry a punzecchiarmi.
- Gray, io se fossi in te starei attenta, non vorrei che tutta quella pizza finisse sui fianchi- rise acido.
- oh si Selena, brutte storie!- aggiunse Alexia al suo seguito.
Trattenevo le lacrime a stento, non riuscivo a credere alle mie orecchie, è vero loro non sapevano tutto, anzi non sapevano niente di me, gli unici che erano a conoscenza della mia anoressia erano Zayn, Niall, Ariel e Louis.
Dopo tutto quello che avevo passato faceva davvero male sentirsi dire quelle cose, ma la cosa che più mi feriva era che Louis non aveva detto niente per salvarmi. Probabilmente lui era l’unico a conoscere la situazione fino in fondo, sapeva che la mia linea era andata a farsi fottere con la perdita di mio padre e se ne restava li indifferente, lui che aveva passato ore e ore in ospedale aspettando che mi svegliassi dal coma ora reagiva così. Di certo non mi aspettavo che si schierasse contro i suoi amici per difendermi, ma un comportamento così menefreghista, tanto da girarsi e parlare con Liam faceva davvero male.
Zayn mi aveva stretto la mano ma in quel momento avevo solo bisogno di andarmene, gettai la pizza nel cestino e iniziai a correre, lontano da Harry, lontano da Alexia, lontano dal cibo, lontano da Zayn, Niall e Ariel, lontano da Louis, ma in realtà avevo bisogno di scappare solo da me stessa, da quel turbinio di emozioni contrastate, verso il cibo, verso gli altri, verso me ma soprattutto verso Louis, perché un’altra volta era al centro del mio problema, me l’ero presa con lui per non avermi difeso, quando era una persona come le altre che assisteva alle cattiverie di quei due.

Corsi mentre le lacrime scendevano lungo le mie guance, ero ferita, non un male fisico ma qualcosa che mi divorava lo stomaco.
Raggiunsi il bagno e vomitai quel poco che ero riuscita a mangiare, per poi sciacquarmi la bocca nel lavandino e ripartire a correre mentre ad ogni passo le gambe sembravano cedere sempre di più.
Raggiunsi il terrazzo dove il laboratorio di scienze aveva creato il proprio orto, era pieno di piante e fiori di ogni genere, ma soprattutto era un posto isolato, non ci andava mai nessuno a parte la sottoscritta e quando avevo voglia di passare del tempo con i miei pensiero non c’era luogo migliore.
Mi rannicchiai in un angolo e piansi ogni lacrima che avevo in corpo, ero stremata e nonostante ci fossero più di 27 gradi sentivo freddo, un freddo che partiva dal cuore.

‘eppure ho questo vuoto tra lo stomaco e la gola, voragine incolmabile, tensione evolutiva’

Non so per quanto tempo rimasi li, immobile, persa tra i miei pensieri, tra messaggi e chiamate avevo raggiunto il numero di cinquanta, ignorate dalla prima all’ultima ovviamente.
Passai veloce i messaggi ricevuti, la maggior parte erano di Niall e Zayn, qualcuno di Ariel e poi tra tutto quel casino ne trovai anche uno di Louis, ‘Scusa!’ recitava.
Lo eliminai velocemente prima che le lacrime potessero iniziare a scendere di nuovo. Patetico.


Scrissi a Niall, Ariel e Zayn che stavo bene, ormai il rinfresco era finito e me ne tornai a casa.
Bel modo per finire la scuola, davvero, ciò che ogni studente sogna.


LOUIS:

- Gray, io se fossi in te starei attenta, non vorrei che tutta quella pizza finisse tutta sui fianchi- rise acido Harry.
- oh si Selena, brutte storie!- aggiunse Alexia al suo seguito.
Merda.
Vi ammazzo.
Selena era li, fragile, con gli occhi gonfi di lacrime che sarebbero potuti esplodere da un secondo all’altro, li guardava in silenzio, sconfitta moralmente e fisicamente.
Mi sentivo male per lei, non riuscivo a assistere a quella scena senza poter far niente, ma come dovevo reagire? Io che la difendo? Ma fatemi il piacere, da Harry e Alexia poi, no Louis, non perdere la ragione.
Mi voltai verso Liam e feci l’indifferente quando in realtà questa situazione mi stava distruggendo, sapevo che Selena avrebbe cercato il mio sguardo e non sarei riuscito a resistere, meglio così.
Scappò, scappò da tutto, da Harry e Alexia, dai suoi amici, dal cibo e anche da me. Forse una persona saggia l’avrebbe seguita ma io non lo ero di certo e la guardai allontanarsi.
Zayn colpì Harry sul viso e poi se ne andò, seguito dall’irlandese e la rossa, quanto vorrei essere stato io al suo posto.
Me ne uscii senza aiutare Harry ad alzarsi, come invece stava facendo Liam e dopo aver rubato una sigaretta al primo fighetto di turno mi misi a fumarla seduto sulla muretta del cortile.
Non era mia abitudine fumare, lo facevo solo quando ero molto nervoso, ma in quella situazione non seppi trattenermi, dovevo sfogarmi in qualche modo.
A rovinare la mia quiete arrivò Alexia, non sapeva a cosa stava andando in contro, non l’avrei retta per molto.
- ehi Louis- civettò.
Non le risposi ma lei non ci fece molto caso.
- ti ricordo che hai ancora il tuo premio da riscuotere- insistette avvicinandosi.
- vattene- mi limitai a dire senza alzare lo sguardo da terra.
- ma come? Mi hai anche dedicato il gol- aggiunse mordendosi un labbro.
- quanto sei ridicola e ingenua- dissi alzandomi e allontanandomi da lei.

Che cazzo, neanche una cicca in pace potevo fumarmi ora, prima Alexia e poi il professore di chimica a rompere i coglioni.
- Tomlinson, l’area fumatori è accanto alla muretta- mi rimproverò.
- prof non rompa il cazzo e si faccia una scopata ogni tanto- risposi sgarbato, avevo perso il controllo.
- ma come si perette? Informerò il dirigente scolastico di questo suo comportamento- continuò.
- sa quanto me ne fotte?- risposi gettando ciò che rimaneva della mia sigaretta e entrando in atrio con gli altri studenti, Selena non era ancora tornata.

Il prima possibile me ne andai senza salutare nessuno, tanto la sera ci saremmo rivisti tutti per il ballo di istituto, che gran cagata.
D’istinto presi il telefono e scrissi a Selena: ‘scusa!’
Ero consapevole che lo avrebbe ignorato ma tanto valeva provare.

SELENA:


LOUIS:



SPAZIO AUTRICE:
Ce l'ho fatta, ho aggiornato! che dire questa storia è un vero casino povera Selena ne passa di tutti i colori.
Vi avverto solo di prestare attenzione anche alle cose che possono sembrare banali perchè serviranno.
Grazie a chi segue/preferisce e ricorda le storie e chi recensisce anche se sono sempre meno, che devo fare io per farmi dire che ne pensate? per ogni curiosità domanda commento e critica sempe la sono.
A presto, Erika:)

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Capitolo 9
*** 'you are not alone' ***


SELENA:

La vibrazione del mio cellulare mi riportò alla realtà, ero ormai distesa da due ore a pensare a niente.
- pronto?- risposi al cellulare.
- ciao Sel, sono Ariel- disse una voce titubante all’altro capo.
- ciao Ariel- cercai di apparire serena.
- come stai?- chiese.
- meglio di prima dai- mentii sembrando il più convinta possibile.
- bene dai, ecco mi chiedevo se avevi voglia di venirti a preparare da me per il ballo di questa sera- domandò titubante.
- Ariel, non credo di venire-
- no Selena questo non te lo permetto- disse decisa – è il tuo ultimo anno e non ti lascerò rovinare il tuo ultimo ballo da quei deficienti!-
- non ho niente da mettere e nemmeno la forza di prepararmi-
- per questo ti invito da me, fidati ho molti abiti e poi mia mamma è truccatrice e ne sa anche di acconciature, sarai bellissima, ti aspetto fra mezzora- concluse la frase e riaggancio senza lasciarmi il tempo di ribattere, per fortuna esisteva quella ragazza, mi aveva convinto.


Venti minuti dopo ero davanti la porta di Ariel e aspettavo che qualcuno mi aprisse.
Mi trovai davanti una signora sulla cinquantina, mora con gli occhi chiari, ora capivo da cove Ariel aveva preso tutta quella bellezza.
- ciao cara- sorrise –tu dovresti essere Selena-
- esattamente- risposi ricambiando il sorriso.
-entra pure- mi fece spazio. –Ariel c’è Selena- urlò poi.
- vuoi qualcosa da bere?- si rivolse poi a me cordiale.
- sono a posto così- risposi vedendo Ariel entrare in soggiorno sorridendomi.
 - Selena vieni andiamo di sopra- mi invita a seguirla.
La stanza di Ariel era bellissima, enorme, luminosa, con le pareti rosa salmone e bianche, in tinta con le lenzuola, qui e li vi erano scritte delle frasi in corsivo e appese per la stanza c’erano tantissime foto.
Nella parete sinistra c’erano alcune mensole piene di libri e accanto a queste si apriva una porta che lasciava intravedere una cabina armadio.
-Dio, Ariel, la tua camera è stupenda- esclamai a bocca aperta.
- grazie- sorrise lei –fa come se fossi a casa tua-
Ci dirigemmo verso la cabina armadio e rimasi ammaliata dall’infinità di abiti che conteneva, per non parlare delle scarpe, borse e i vari accessori.
-Quando mi avevi detto che avresti avuto un vestito anche per me di certo non i aspettavo tutto iò- risi.
- beh avere la mamma che lavora nel mondo dello spettacolo ha i suoi vantaggi, spesso mi porta a casa ciò che usano, ha la fortuna di avere la taglia standard e quindi mi va quasi sempre bene tutto- rispose lei-

Passammo li dentro una quindicina di minuti, ero estasiata, non avevo mai visto nulla del genere, ne uscimmo con un po’ di vestiti. Ariel aveva deciso di indossarne uno rosa con il corpetto e un accenno di tulle nella gonna, mentre io ero indecisa tra uno rosso e un tubino nero.
- Io tifo per il rosso, è stupendo e ti sa benissimo, poi risalta con i tuoi capelli- disse Ariel.
- Sicura?- domandai titubante -non mi convince è un po’ troppo appariscente per me-
- ma cosa? Ti sta benissimo e poi se davvero bella non dovresti aver nessun problema a essere notata- continuò lei.
- ti ascolto, ma sul fatto di bella avrei molto da ridire- risi.
Ci abbinammo le scarpe e la pochette e aspettammo sua madre che ci venisse a truccare e acconciare.


- raazze siete pronte? Vi ho portato un tè- disse sua madre entrando in camera.
- ma state benissimo, avrete tutti ai vostri piedi- rise.
- grazie- sussurrai.
- mamma vuoi fare prima me così intanto Serena decide- chiese Ariel.
- per me è indifferente- rispose la donna.
La ragazza si fece raccogliere i capelli solo in parte lasciando sciolto qualche boccolo, il trucco era leggero, sfumature rosa appena accennato, il tutto contornato da matita nera e rimmel.
Io invece li piastrai e li lasciai sciolti, perfettamente lisci. Il trucco semplice, sfumature nere sugli occhi e rossetto rosso scuro nelle labbra, il tutto in giusta misura, non troppo appariscente.
- siete meravigliose- ci disse la mamma di Ariel con gli occhi lucidi.
Noi di risposta sorridemmo imbarazzate per poi guardarci allo spechio.
Ero senza parole, non riuscivo a descrivermi, ero bella? Si, mi sentivo bella, anzi bellissima, rispetto a come stavo questa mattina il mio umore era alle stelle e quella donna era riuscita a fare un miracolo rendendomi così.
Anche Ariel era stupenda, era mozzafiato.
- grazie- mi rivolsi alla signora.
- figurati cara- rispose lei.



Uscimmo dalla porta di casa di Ariel e ci trovammo Zayn e Niall in smoking con tanto di papillon in tinta, erano davvero molto affascinanti.
La loro reazione fu davvero divertente, non fecero parola, rimasero a fissarci a bocca aperta.
- che c’è da guardare?- chiesi leggermente infastidita da tutte quelle attenzioni.
- siete- balbettò Zayn.
- siete davvero bellissime- riuscì a sussurrare Niall.
In risposta io e Ariel scoppiammo a ridere mentre ci incamminavamo verso l’auto.


La palestra della scuola era addobbata a dovere, c’era un palco e molti decori nelle pareti, un tavolo dove si poteva prendere cibo e bevande e la pista da ballo contornata da poltroncine bianche.
Era pieno di studenti, le ragazze erano preparate a pennello e i maschi elegantissimi, non sembravano nemmeno quei ragazzi svogliati che vedevo ogni giorno a scuola.
La figura di Alexia spiccava tra tutte, di certo con quel vestitino molto corto verde e quella coroncina in testa non passava inosservata.  


Ormai era passata un’ora e mezza da quando eravamo arrivati, Niall e Ariel erano andati a fare i piccioncini da qualche parte mentre io ero con Zayn a scherzare.
- Sei davvero stupenda questa sera- si complimentò il moro.
- grazie anche tu sei niente male- ricambiai il complimento.
- se non la smettono di fissarti così potrei diventare geloso, ma questi non l’hanno mai vista una bella ragazza?- sbuffò riferendosi ai vari ragazzi che mi guardavano.
Non ero mai stati in una situazione del genere, sicuramente mi imbarazzava essere così puntata ma di certo non mi dava fastidio essere apprezzata, più di qualcuno aveva fatto commenti su di me, gentili o meno erano pur sempre complimenti.
- dai Zayn non essere geloso, sai che sarai sempre il mio principe- scherzai io.
- è il minimo, dai andiamo a ballare che adoro questa canzone- si alzò trascinandomi con lui al centro della pista.
- si, ok ma piano che con questi trampoli non sono capace di reggermi in equilibrio- dissi ridendo.
Ballammo per qualche canzone, poi Zayn andò a salutare alcuni amici conosciuti alla lezione di matematica mentre io mi sedei nei divanetti con i piedi doloranti.


Proprio in quel momento vidi entrare Liam, seguito da Louis e Harry, anche loro molto eleganti.
Non prestai molta attenzione a loro tre ne tantomeno alle puttanelle che gli stavano appresso, mi stavo divertendo e non avrei permesso a quei coglioni di rovinarmi la serata.
- Ehi- disse un ragazzo avvicinandosi.
- ciao- risposi voltandomi.

Era Blake, un ragazzo abbastanza popolare nella scuola. Faceva nuoto e aveva davvero un bel fisico, alto, muscoloso, capelli castano chiaro e occhi azzurri e sorriso spettacolare.
Che voleva da me?


-posso?- chiese indicando il posto accanto al mio.
Annuii senza parlare e mi feci più piccola possibile.
- tutto bene?- chiese facendo spuntare un sorriso da Dio.
- si, te?- chiesi più per gentilezza che per interesse.
- bene grazie- sorrise, di nuovo – io sono Blake- si presento allungando una mano.
-Selena- risposi stringendogliela.
- sai non ti avevo notato a scuola ma sei davvero molto carina- disse facendomi arrossire.
Abbassai la testa per non far notare il mio colorito.
-ti va di ballare un po’?- domandò poi indicando la pista.
- certo- mi alzai e lo segui al centro della sala.
La palestra era avvolta dalla voce di Michael Jackson, a ritmo di ‘You are not alone’ (vi consiglio di farla partire http://www.youtube.com/watch?v=-GqdbQWY_e0 ) e Blake mi posò le mani sui fianchi io incastonai la testa nella sua spalla e iniziammo a ballare un lento.


‘How could it be, you are not here with me, you never said goodbye, someone tell me why, did you have to go and leave my world so cold’
 
Bene, direi di bene in meglio! Uno dei ragazzi più carini della scuola mi aveva appena chiesto di ballare e io mi perdevo a pensare al coglione di Louis, che stupida.
Potevo sentire la presa di Blake nei miei fianchi, aveva le mani calde e si muoveva lentamente, potevo sentire il suo respiro caldo.
Il problema? Poco mi importava di quella situazione così romantica, i miei occhi erano stati intrappolati da quelli di Louis, la mia calamita alla quale non sapevo resistere.
Dopo tutto quello che era successo quella mattina il suo sguardo mi aveva fatto accelerare il battito, il messaggio ignorato, io che scappo con le lacrime agli occhi e ora il suo viso, come un ombra che mi perseguita, la persecuzione più bella che una ragazza possa desiderare.
Perché? Mi meritavo davvero tutto ciò? Io lo volevo? Boo, il mio Boo, quanto tempo.


‘Just the other night I thought I heard you cry, asking me to come and hold you in my arms, I can hear your players, your burdens I will bear but first I need your hand then forever can begin’

Ho avuto bisogno di lui, forse ne ho tutt’ora, ma non mi meritavo tutto questo, io non lo volevo, avremmo potuto iniziare a volare insieme dopo questa caduta, questa lunga caduta durata anni, ma non sarà mai possibile e io non voglio illudermi ulteriormente, ma come evitare il suo sguardo? I suoi occhi erano la mia salvezza e il suo sorriso mi toglieva il fiato, ma sapevo benissimo che non sarebbe mai potuto essere mio.
I nostri occhi si stavano ancora attraendo, erano gli uni puntati sugli altri, chissà forse aveva davvero capito quello che ceravo di comunicargli, forse aveva letto il mio pensiero e era fiero di me, o magari era distrutto, magari lui non voleva niente di tutto ciò, Selena ricordati che se né andato, e non sarai di certo tu con la tua semplicità a farlo tornare indietro, può avere chi vuole non perché una sera tu ti senti leggermente più bella del solito allora cambierà il mondo.
‘you are always in my heatr. You are not alone’

Proprio così Louis, tu sarai sempre nel mio cuore, non sarai mai solo, sebbene tutto ciò possa essere sbagliato e possa divorarmi lo stomaco io ci sono e ci sarò, basta che tu mi cerca e io arriverò di corsa.


 
In un film magari sarei dovuta liberarmi dalla presa di Blake e correre verso Louis ma per fortuna avevo ancora un briciolo di consenso e me ne rimasi li con gli occhi lucidi fino che lui non tolse lo sguardo e io mi ritrovai con le labbra di Blake sulle mie. Non opposi nessuna resistenza, ero troppo scioccata da quello che era appena successo e non feci molto caso a il ragazzo che ballava con me e quando ci staccammo gli sorrisi e dopo aver sussurrato uno scusa scappai in cortile.


LOUIS:

Raccolsi tutta la forza di volontà che avevo in corpo e distolsi il mio sguardo dai suoi occhi, non mi rendevo neanche più conto che tra le mie braccia c’era una ragazza, carina niente da dire, ma niente in confronto a Selena, questa sera poi sembrava una Dea greca, una visione divina, quell’abito le stava d’incanto, era sexy ma non volgare e lei era più attraente che mai.


Non feci attempo a voltarmi che con la coda dell’occhio notai che Blake aveva fatto incontrare le sue labbra con quelle della bionda e lei non aveva rifiutato, pensare che in quello sguardo avevo notato un senso di mancanza, di voler tornare da me, povero illuso.
Strinsi le mani a pugno facendo diventare le nocchie bianche e mi trattenei dall’andare a tirare un cazzotto a Blake, alla fine io non ero nessuno per essere così geloso.
Poi Selen usci e non la vidi più fino a fine serata.

SELENA:


ARIEL:


ALEXIA:


BLAKE:



SPAZIO AUTRICE:
ok, pariamo chiedendovi scusa per lo schifo di capitolo che è uscito, l'ho scritto un po' di fretta perchè volevo aggiornare ma il risultato non mi entusiasma, per il resto boh, c'è Blake che è entrato a far parte di questa storia e non so ancora quale sarà il suo ruolo, voi che dite? Selena/Blake vi piace o melgio Selena Louis?
la parte della canzone è molto complicata e magari anche orribile, ma l'ho scritta di impulso, mi veniva da dentro.
grazie a chi legge/ segue/ ricorda e ha esso tra i preferiti la storia grazie a chi recensisce sapete che sono sempre qui, recensite, recensite, recensite!
un bacio, Erika:)

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Capitolo 10
*** Da 0 a 10. ***


SELENA:

Ero sveglia ormai da cinque minuti, amorfa nel letto, pensavo, pensavo a quello che era successo la sera prima, a lo sguardo con Louis, la canzone, il ballo e il bacio con Blake e il tempismo di Zayn che mi portò a casa senza chiedere spiegazioni.
- tesoro, sarà meglio che inizi a prepararti la valigia, mancano solo due giorni alla partenza- disse mia madre mentre illuminava la stanza dal buoi della notte.
Mugugnai qualcosa di indecifrabile come risposta e controvoglia andai in baglio a farmi una doccia.
Lavata e profumata decisi si iniziare a tirar fuori quello che avrei dovuto mettere in valigia: magliette, shorts, canotte, qualcosa di carino per la sera, costumi e qualche raro vestito, non si sa mai.


Dopo pranzo, mentre ero assorta nella lettura sentii squillare il telefono.
-pronto- bofonchiai.
- ehi principessa, sono Zayn- rispose lui dall’altro lato.
- ciao Zayn- dissi con non troppo entusiasmo. La sua voce mi aveva riportato alla mente la sera precedente, sicuramente voleva delle spiegazioni.
- come stai?- chiese.
- bene, tu?-
- tutto bene. Ascolta – iniziò il discorso –non vorrei risultare invadente, ma se hai voglia di parlare e raccontarmi quello che è successo ieri sono qui-
In effetti aveva tutto il diritto che gli spiegassi, mi aveva trovato in lacrime fuori dalla palestra e quando gli chiesi di portarmi a casa lo fece senza fare nessuna domanda.
- va beh se non ti va non importa- disse interpretando male il mio silenzio.
- no Zayn scusa, stavo pensando. Se vuoi venire qui che ti racconto non ho molto di meglio da fare, magari poi andiamo al parco- dissi sembrando convincente.
- va bene, fra un’oretta sono li- concluse attaccando.


Sentii suonare il campanello un’oretta dopo la mia telefonata e senza scomodarmi dal letto urlai amia madre che se era Zayn poteva mandarmelo di sopra.
Dopo aver sentito vociferare in cucina per qualche minuto qualcuno busso alla mia porta e senza scomodarmi bofonchiai un flebile ‘avanti’ privo di alcun entusiasmo.
Zayn fece capolino nella mia stanza e senza proferire parola si sedette nel letto accanto a me.
Non sarei mai voluta essere nei suoi panni, la mia faccia era priva di emozioni, avevo passato la mattinata a logorarmi il cervello su tutte quelle strane situazioni che si erano create il giorno prima, ovviamente senza giungere a nessuna conclusione, anzi, creando ancora più confusione in testa e ottenendo un umore pessimo.


Dopo qualche minuto trascorso in un religioso silenzio, mentre Zayn aveva cercato di farmi rilassare accarezzandomi i capelli, si decise a parlare.
- principessa- sussurrò al mio orecchio. Una sola parola e il mio umore era già migliorato di dieci punti.
Non riuscii comunque a rispondere se non con un mugugno.
 - Direi che è ora di alzarsi dal letto, vestiti che andiamo a fare un giro-
Lo guardai di traverso, tutto, ma uscire da quella stanza no, non se ne parlava e le mie condizioni non aiutavano affatto.
- sai che se non lo farai tu ti preparerò io a costo di portarti fuori in braccio- mi minaccio Zayn senza alcuna ironia nel suo discorso. Sapevo benissimo che sarebbe stato in grado di farlo e credo non sarebbe nemmeno stata la prima volta, così controvoglia e senza alcun entusiasmo mi resi presentabile.
Zayn era al piano di sotto che mi aspettava mentre ingannava il tempo chiacchierando con Linette.
 -finalmente- mi sorrise dirigendosi verso la porta per uscire.
Mi sforzai di sorridergli anche io seguendolo.



Il percorso da casa mia al parco fu ricco di silenzio, se non per qualche tentativo di conversazione molto isolato. Zayn stava cercando in tutti i modi di non essere invadete chiedendomi della sera precedente sebbene la curiosità era a livelli stellari, lo percepivo dal modo in cui si torturava le mani.
Una volta seduti decisi di porre fine alla sua tortura e iniziai a raccontare tutto dall’inizio non ponendo troppo l’attenzione sui miei sentimenti non trascurando però alcune emozioni, inutile negare l’evidenza, Zayn lo avrebbe capito da solo, per lui ero come un libro aperto.


-Odio- fu questa l’unica parola che disse Zayn alla fine del mio monologo.
Continuai a fissarlo, incentivandolo a continuare e dopo una breve pausa continuò: -sai, mi aspettavo che centrasse Tomlinson in tutto questo, ma di certo non mi aspettavo questa situazione e sinceramente al momento non saprei neanche cosa dirti, semplicemente mi hai stupito, per non ire sconvolto-
Gli rivolsi un sorriso amaro e poi tolsi lo sguardo dal suo cercando di nascondere il luccichio che si era forato nel mio viso.
- comunque, parere maschile, per me hai molto più di qualche speranza, sei una bella ragazza, hai carattere e determinazione e poi lui ha sempre avuto un debole per te, quindi non gli sei indifferente, gioca bene le tue carte e cadrà ai tuoi piedi- continuò sicuro di se.
- Zayn è finita la scuola, le occasioni per vederlo sono quasi nulle ora e poi io voglio dimenticarlo- dissi con un velo di tristezza nella voce, voglio non era il termine corretto, la parola giusta sarebbe stata devo.
- mai dire mai- mi sorrise Zayn, incamminandosi di nuovo verso casa mia.


La nostra conversazione fu interrotta dal mio telefono che iniziò a suonare, era un numero sconosciuto e dopo due squilli risposi.
-pronto?-
- Selena?- chiese qualcuno dall’altro capo del telefono. Era una voce femminile, giovane, una voce familiare ma che non riuscivo a associare a nessuno.
- si- risposi titubante.
- Ciao Selena sono Summer- ecco che il mio cuore si fermò. Summer, la mia Summer. Mi dovetti reggere a Zayn che mi guardava con un’espressione divertita, il mio viso era sconvolto, non riuscivo a realizzare di essere al telefono con quella che per tanto tempo era stata la mia migliore amica.
- oh mio Dio- esplosi dopo qualche secondo di silenzio, liberandomi in un sorriso che sprizzava allegria da tutti i pori. -Summer come stai?- chiesi.
- tutto bene grazie, tu?-
- bene bene-
- ecco Selena ti chiamavo perché mi piacerebbe venirti a trovare- disse lei un po’ titubante.
Erano ormai sei anni che avevamo perso i contatti, nei primi tempi eravamo rimaste in un rapporto a distanza, ci scrivevamo spesso e a volte c’era anche qualche telefonata, ma poi con il passare del tempo ci perdemmo di vista.
Le spiegai che sarei partita per le vacanze poco tempo dopo e che sarei stata molto felice se avesse voluto raggiungermi li. Restammo d’accordo che si saremmo sentite a breve per organizzarci meglio.
 
-Era Summer?- chiese Zayn quando attaccai.
Annuii entusiasta, il malumore era passato e aveva lasciato spazio a una carica incredibile.
Quella sera Zayn si fermò a mangiare da noi per poi aiutarmi a fare la valigia, spiegai a mia mamma e a Linette la telefonata che avevo ricevuto nel pomeriggio e furono felici della mia proposta, Summer era una ragazza fantastica e mancava a tutti.
Zayn se ne andò verso mezzanotte, dopo aver guardato un film con le signore Gray al completo e io in pochi minuti finii nel mondo dei sogni.

SELENA:


ZAYN:


SUMMER:


SPAZIO AUTORE:
Eccomi, non sono morta. scusatemi tantissimo per il ritardo, tra gite, compiti e tantissimo studio non sono più riuscita a aggiornare, chiedo perdono.
Nonostante il tempo trascorso il capitolo fa comunque schifo, che dire? c'è il itorno di Summer, io già la amo, avete visto come me la sono immaginata? per chi conosce Gossip Girl era il minimo.
grazie mille a chi segue, ricorda o ha messo tra i preferiti la storia, a chi recensisce un grazie speciale e fatemi sapere che ve ne pare, consigli e      pareri sono sempre ben accetti, a presto!
Un bacio, Erika:)

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Capitolo 11
*** Un nuovo inizio. ***


La mattina della partenza ero raggiante, il malumore dei giorni precedenti era passato nell’esatto momento in cui avevo sentito la voce allegra di Summer, ancora stentavo a crederci.
Ci avrebbe raggiunto qualche giorno dopo il nostro arrivo e io ero già in fibrillazione.

Verso le 7 io, mamma e Linette raggiungemmo le signore Tomlinson a casa loro.
Contro tutte le mie aspettative ci invitarono a far colazione da loro e mia madre accettò entusiasta, ci mancava solo l’incontro pre partenza con Louis, tanto sarebbe stato fuori sicuramente, o dalla sgualdrina di quella notte o impegnato in un festino per l’inizio dell’estate.

Ci accomodammo in cucina a prendere un caffè e a riepilogare la lista di ciò che avremmo dovuto portare.
Dopo qualche minuto qualcuno si presentò alla porta della cucina, coperto solo da dei semplici pantaloncini da calcio blu.
- Buongiorno- dissero mia madre e sua madre in coro.
- Giorno- sussurrò lui sorpreso dalla situazione che si era trovato davanti.
Io mi limitai a fissarlo, in primo luogo non sapevo cosa dire e soprattutto ero troppo presa dal suo torace per riuscire a parlare.
Dovevo dire che era cresciuto proprio bene! Non aveva mai avuto un brutto fisico, anche da ragazzino prometteva bene, ma avere la conferma di ciò che si nascondeva sotto la sua maglia era tutta un’altra cosa. Pettorali appena accentuati che sovrastavano degli addominali appena segnati, braccia forti e muscolose, trasmettevano quasi sicurezza e poi la mia rovina, l’inizio di una V che scendeva sotto l’elastico dei pantaloncini; avevo sempre avuto un debole per quel punto del corpo di un ragazzo, ma la sua era quasi statuaria.
Mi resi conto solo dopo un po’ che ero rimasta immobile a fissarlo, probabilmente anche con sguardo adorante e bocca socchiusa, mancava solo la bavetta e avrei proprio fatto la figura della fessa. Mi ripresi senza attirare l’attenzione sperando che non se ne fosse accorto nessuno ma il sorrisetto compiaciuto che aveva Louis in viso mi faceva intendere tutto il contrario.

Non mi alzai dalla sedia della cucina, ero terrorizzata all’dea di rivedere Louis in quelle condizioni e fare di nuovo una figura da ragazzina con gli ormoni in subbuglio.
- tesoro, vai chiamare tua sorella e Lottie in camera per favore- mi disse mia madre.
Annuii e mi incamminai verso il piano superiore.


-Selena- sentii una voce alle mie spalle appena prima di bussare nella camera di Lottie.
Mancava solo lui.
Sebbene adorassi il mio nome pronunciato dalle sue labbra e nell’ultimo periodo le occasioni per sentirlo erano davvero poche, in quel momento avrei preferito sotterrarmi.
Mi girai con la velocità di un bradipo cercando di riprendere un colorito accettabile e sperando vivamente di trovarlo vestito.
Almeno su quello la fortuna fu dalla mia parte, indossava una maglietta bianca che gli cadeva morbida, i miei ormoni protestarono leggermente ma ringraziai il cielo per l’esistenza di quel sottile tessuto.
-si?- domandai non sapendo cosa aspettarmi come risposta.
- parti anche tu?- chiese scrutandomi attentamente.


LOUIS:
-parti anche tu?- improvvisai non trovando nulla da chiedere.
Ma che cazzo di domanda era? Patetico, ridicolo, banale e soprattutto coglione.
- mh, si!- annui lei.
E ora che mi invento?
Maledetta la mia bocca di merda, non sapevo mai stare zitto, lasciarla entrare in camera di mia sorella tranquillamente no eh?
Però la tentazione di parlarle era troppa, insomma, era così bella e io non riuscivo a resisterle, ancora più patetico.
- comunque- continuai prendendo tempo per inventarmi qualcosa –ho notato che hai apprezzato lo spettacolo che ti è stato offerto sta mattina- buttai li d’un fiato.
Ops, scelta sbagliata.
Volevo conversare tranquillamente e ero finito per attaccarla.
Boccheggiò qualche secondo per poi nascondere il rossore che si era formato sulle sue guance abbassando la testa.
Poteva essere reale una creatura così bella?
Con le gote arrossate era una vera e propria visione.
Lei non era figa, o no assolutamente, lei era bellissima, non era oca e tantomeno troia, era dolce e sensuale.
Scosse il capo e mi lanciò uno sguardo assassino, riuscivo a adorare il suo viso anche quando sprigionava rabbia da tutti i pori.
Si voltò e senza degnarmi di una risposta fece per entrare nella stanza di Lottie, ma fortunatamente, o probabilmente sfortunatamente riuscii a fermarla appena in tempo.
E ora? Lei era lì, a pochi centimetri da me, seria in viso in attesa di qualche mio parola.
O la va, o la spacca, pensai.
Mi feci forza e con tutto il coraggio che avevo in corpo mi avvicinai lentamente alle sue labbra, senza mai togliere il mio sguardo dal suo.


15 centimetri.
Ero pronto a fermarmi se lo avesse voluto, insomma mica la stavo obbligando, anche se le conveniva farlo più in fretta possibile perché da lì a poco sarebbe stato davvero difficile allontanarmi da lei.

10 centimetri.
Un ondata di profumo mi avvolse, il suo profumo. Dolce ma allo stesso tempo fresco. Un aroma di pesca, lo stesso che aveva anni fa, solo più maturo, più completo, semplicemente più femminile.
La mia testa si stava già offuscando, com’era il discorso che se avesse voluto mi sarei staccato?
5 centimetri.
I suoi occhi leggermente lucidi e le sue labbra appena dischiuse erano qualcosa di inspiegabile.  Provocavano delle fitte all’altezza dello stomaco, un senso di nausea che avrei definito quasi piacevole.
Dai Louis, sembri un quindicenne in piena crisi ormonale, per un semplice bacio poi.

3 centimetri.
Eravamo davvero vicinissimi, sentivo il suo respiro leggermente affannato sul mio viso.
Mi rendevo perfettamente conto che dopo quel bacio sarebbe cambiato tutto, la mia speranza era in positivo, ma conoscendo la situazione e soprattutto conoscendomi avevo davvero molta paura di rovinare tutto, quel tutto che c’era tra di noi, che equivaleva a niente, ma quel niente era già qualcosa.

2 centimetri.
Quanto poteva essere intenso il sul sguardo, aveva quel qualcosa di speciale. I suoi potevano sembrare degli anonimi occhi marroni all’apparenza ma se li si osservavano attentamente non era così. Avevano delle sfumature oro e sembravano resina colata, un qualcosa di inebriante, capaci di provocare dipendenza.

1 centimetro.
Ero pronto? Insomma aspettavo questo momento da così tanto tempo che non me ne rendevo neanche conto, a differenza del mio stomaco, lui si che aveva capito tutto. Quella leggera sensazione di nausea quasi piacevole aveva lasciato il posto a una stretta di bisogno al limite della sopportazione. Avevo bisogno di lei, della mia piccola Selena.
Ora o mai più.

Con un leggero spostamento annullai la distanza che ci separava unendo le nostre labbra.
Un caldo sapore di caffè mi avvolse.
Lei non rispondeva al mio bacio, ma non mi aveva neanche respinto, era già qualcosa.


SELENA:

Selena, Selena, Selena calma.
Calma un cazzo, mi aveva baciata, anzi mi stava baciando e io non facevo niente.
Mi ripresi il prima possibile dallo stupore iniziale e risposi al bacio dolcemente, non era nulla di esagerato, le nostre labbra quasi si sfioravano timorose delle conseguenze, ma quello era il nostro momento e non sarei voluta essere in nessun altro luogo se non quello.
Sapeva di menta e cioccolato, sicuramente quella mattina aveva mangiato un cornetto alla Nutella, lo faceva sempre anche da bambino.
Sentii la sua lingua accarezzarmi dolcemente le labbra e le schiusi per lasciargli approfondire il bacio.
Mi cinse i fianchi con le mani e io molto titubante allacciai le mie dietro il suo collo per poi iniziare a giocare con i suoi capelli.
Il bacio si stava approfondendo eccome, da casto e dolce, quali proibito era molto più intenso e sensuale, mantenendo comunque la dolcezza che solo il mio Boo sapeva trasmettermi.

Non so quanto tempo passò ma quando si staccò avvampai all’istante e abbassai lo sguardo non riuscendo a mantenere il suo così intenso.
Avevo paura mi leggesse dentro, avevo paura capisse tutto il desiderio e l’amore che mi stava scoppiando dentro nei suoi confronti.

Sapevo bene che da li sarebbe cambiato tutto ma ero ancora troppo presa per realizzare il casino in cui ci eravamo appena cacciati.
Mi lasciai sfuggire un sospiro e tornai a scrutare i suoi occhi.
Erano di un azzurro più intenso, mille volte più belli.

- buon viaggio- sussurrò a pochi centimetri del mio viso per poi lasciarmi con un bacio a fior di labbra e chiudersi nella sua stanza.
Appena presi di nuovo coscienza chiamai mia sorella e Lottie e mi misi in macchina pronta a partire, iniziando a pensare e a riempirmi di complessi.



Spazio Autrice:
Scusate, scusate scusate per il tempo che vi ho fatto aspettare e per la schifezza qui sopra.
Ho cercato di fare del mio melgio ma non è uscito un gran che e visto che non volevo farvi aspettare ancora ho posato il capitolo così, perdonatemi!
Lasciatemi un commento, sapete che mi fa immensamente piacere sentire i vostri pareri, anche critiche vanno bene!
grazie millle a tutte, un bacio
Erika:)

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Capitolo 12
*** Ti prego, domi con me. ***


VI SCRIVO UN ATTIMO QUI PRIMA CHE INIZIATE A LEGGERE: ci sono delle scene un po' rudi in questo capitolo, forse sarebbe da ratings rosso, ma non sto li a modificare tutto per un capitolo, io vi ho avvisato.
Ci vediamo giù:)


Dopo una buona mezzora persa nei miei pensieri mi addormentai per svegliarmi a Brighton quaranta minuti dopo.
Erano anni che andavamo in quell’appartamento, l’avevano comprato mio padre e il padre di Louis per andare a pesca e spesso lo usavamo nelle vacanze estive.
Da piccoli io e Louis condividevamo la stessa camera e stessa cosa valeva per le nostre sorelline.

Aiutai mia madre a disfare i bagagli e sistemare la casa, finché il mio telefono non squillò.
- pronto?- risposi senza guardare chi era.
- Lenaa- rispose entusiasta Summer dall’altro capo, era l’unica che mi chiamava così, ormai sebbbene lo odiassi c’avevo fatto l’abitudine.
- ehi Summer, come sei presa?- domandai entusiasta.
- sto facendo la valigia, oddio ancora non ci credo che fra due giorni potrò riabbracciarti-
-non vedo l’ora- continuai sognante.
- ti lascio che così finisco questa santa valigia, non so te ma sembra che mi trasferisca- rise divertita.
- va bene, ci sentiamo- chiusi la telefonata.
Due giorni e poi sarebbe arrivata, dovevo resistere solo due giorni.

Il pomeriggio passò velocemente, con Lottie e Linette eravamo andate in spiaggia e la sera dopo cena facemmo una veloce passeggiata per il centro.
Stessa cosa il giorno successivo, spiaggia, centro e letto.
Fortunatamente ero riuscita a prendere un po’ di sole e il mio colorito si era leggermente ravvivato.
Non ero mai stata una ragazza molto pallida ma preferivo la mia pelle in estate, non diventavo troppo scura, prendevo un color olivastro molto particolare e sinceramente non mi dispiaceva affatto.

La mattina seguente mi svegliai esuberante, la sera precedente mi ero accordata con Summer che sarei andata a prenderla verso le due dalla stazione.
Quel giorno non andai nemmeno in spiaggia, tanto ero eccitata che preparai la mia camera e saltai pure il pranzo.

Ero arrivata con dieci minuti di anticipo, l’ansia era troppa. Chissà se l’avrei riconosciuta, in questi anni era cambiata e cresciuta un sacco, magari non la riconoscevo nemmeno.
Ad un certo punto vidi venirmi in contro una ragazza  mora, con dei boccoli che scendevano lungo le spalle, elegante nella sua semplicità, con un viso dolce e simpatico, come me lo ricordavo tanti anni fa.
Appena si accorse di me inizio a correre e appena mi raggiunse ci abbracciamo come in uno di quei film romantici.
- Selena, quanto sei bella- sussurrò non staccandosi dal mio abbraccio.
- ti sei vista?- mi complimentai a mia volta.
Rimanemmo così qualche minuto per poi incamminarci verso casa.
Mi raccontò moltissime cose.
Era stata assieme a un ragazzo per più di un anno e mezzo ma non era finita molto bene e ora voleva solo divertirsi, i suoi stavano bene e suo padre con il nuovo lavoro aveva fatto fortuna, era nato un fratellino più piccolo, ormai aveva cinque anni, Marc.
Stessa osa feci io, le raccontai di Louis, di Niall e Zayn, dell’ospedale e ogni cosa che successe, tralasciando solo il bacio di qualche giorno prima; era una cosa troppo strana anche per me, figurarsi raccontarla.
Nel frattempo decidemmo che quella sera saremmo uscite, c’erano moltissime feste in quella città e ne avevamo vista una che faceva proprio al caso nostro.

Sia mia madre che la Theresa erano entusiaste di vederla, un tempo era di casa per entrambe.
La portai in camera e continuammo a spettegolare per un pezzo.
Verso le iniziamo a prepararci, ci facemmo una doccia e afrontammo il problema più grande, come vestirci.
Summer si era davvero portata via l’intero guardaroba e mi obbligò a mettere uno dei suoi mini-abiti ‘dove pensi di andare con quel vestitino da prima comunione’ esclamò appena vide il mio.
Optai per un vestito bordeaux, stretto, un po’ particolare sulla collatura e un paio di sandali vertiginosi oro, mentre lei indossò un abito nero, semplice ma sensuale con delle scarpe sempre nere con qualche decorazione bianca.
Lei raccolse i capelli mentre io li lasciai sciolti, trucco leggero e eravamo pronte.
Solo in quel momento mi resi conto di quanto mi era mancata quella ragazza in tutti quei anni.


 
Molo 69, era questo il nome del locale dove si svolgeva la festa. Io e Summer arrivammo verso le dieci e trovammo già parecchia gente.
La spiaggia era piena di ragazzi che ballavano con dei drink in mano. A detta della mia amica era prevista un sacco di gente perché il dj che avrebbe suonato era parecchio bravo e lo sarebbero venute a vedere persone da tutta l’Inghilterra.
Per quel poco che avevo sentito non mi lamentavo, anzi. Non ero mai andata matta per quel genere di musica, ma quando c’era da ballare non mi tiravo in dietro, era una cosa che mi divertiva molto, con Summer poi non ci sarebbe stato certo pericolo di annoiarsi.
- andiamo a prendere qualcosa da bere?- propose la mia amica dirigendosi al bancone senza aspettare una mia risposta.

- ciao piccola, cosa ti porto?- ammiccò il barista verso Summer. Era un tipo molto carino, alto capelli scuri e occhi verdi.
- per me un  vodka lemon, grazie- sorrise lei.
- e alla tua amica cosa faccio?- chiese poi a me.
- Sex on the beach, grazie- risposi io.
Summer prese il portamonete per pagare ma lui prontamente la fermò.
- baby, questo ve lo offro io, a patto che entro fine serata torni a salutarmi- disse il barista facendo l’occhiolino alla mia amica.
- con molto piacere- rispose pronta lei afferrando i due bicchieri e dirigendosi fuori dalla massa.

- era carino, no?- chiese la mia amica.
- eh? Chi?- domandai io tornando alla realtà. Mi ero nuovamente persa nei miei pensieri, quel bacio mi avrebbe tormentato per molto tempo.
- Sel, ma ci sei? Il barista, hai visto come ammiccava?- rise spensierata.
- ah, sisi. Beh si è davvero un bel tipo- approvai io.
- non ti dispiace vero se più tardi passo a salutarlo vero?-
- ma figurati, ora però andiamo in pista- la trascinai verso il centro del locale iniziando a muoverci  ritmo di musica.


Non so quanto tempo ballammo ma quando ci dirigemmo verso il bagnasciuga eravamo esauste e con i piedi dolenti.
- non mi ricordavo che far festa fosse così faticoso- rise la mia amica su di giri, contagiandomi.
La mia risata però cessò poco tempo dopo, lasciando spazio ha un’espressione pietrificata nel mio viso.
Non poteva essere, non qui, non lui, non così.
C’era una ragazza che ballava convulsamente e strusciandosi esageratamente addosso a un ragazzo che conoscevo fin troppo bene.
Summer seguì il mio sguardo e la scena che si trovò davanti fu quella di Alexia che ballava molto affiatatamene, se così potevamo definirlo, con Louis, lo stesso ragazzo che pochi giorni prima mi aveva baciata.
Mi irrigidii non lasciando tralasciare tutta la delusione che mi stava esplodendo dentro e sentii la mia amica prendermi le mani. Lei non sapeva del bacio, ma aveva capito subito che il modo con cui io tenevo a quel ragazzo era molto ambiguo, fin troppo per due amici, figurati noi che non ci parlavamo da anni.
- ehi- sussurrò accarezzandomi una spalla.
Abbassai lo sguardo ma non me la sentii di guardarla, sarei potuta scoppiare a piangere da un momento all’altro e non mi andava proprio di rovinare la serata anche a lei.
- Selena tutto bene?- chiese poi Summer.
Alzai la testa e le rivolsi un sorriso, o quello che più si avvicinava.
- si, sto bene- dissi decisa, non mi sarei fatta rovinare la vita da quel coglione.


Proposi a Summer di andare a prendere qualcos’altro da bere e ovviamente accettò più che volentieri.
- Ehi, ti secca se mi fermo un po’ a parlare con il barista?- domandò lei dopo essersi assicurata che stessi bene.
- ma figurati, vai e conquistalo, scrivimi se ci dovessero essere cambi di programma per il ritorno- ammiccai facendola ridere.
Io mi avviai verso la pista mentre finivo la mia bibita.
Ora potevo sentire l’alcol scorrere nelle mie vene, il secondo drink era parecchio forte e la testa mi girava un po’, niente di esagerato, ma non ero proprio completamente lucida e iniziai a ballare sola.
Non so come mi ritrovai a ballare sopra un tavolo, circondata da ragazzi allupati.

LOUIS:

Alexia era una cosa impossibile, me l’ero trovata pure quella sera e non aveva intenzione di scollarsi dal mio cazzo.
Harry aveva insistito tanto per uscire, forse aveva ragione, mi stavo rammollendo negli ultimi tre giorni, ma la fa facile lui che non sa cosa vuol dire desiderare così tanto delle labbra da star male, le sue labbra.
- ehi amico, ma quella è la Gray?-  disse Harry cercando di sovrastare la musica.
Alzai lo sguardo seguendo il suo e posso giurare che il cuore mi si fermò.
- porca puttana, che pezzo di figa- sentii borbottare Liam accanto al riccio.
Ero inerme, non riuscivo a muovermi, a malapena respiravo.
Selena stava ballando sopra un tavolino, stretta in un abito bordeaux che le fasciava il sedere e si apriva in un abbondante scollatura nel seno, a stento la riconoscevo.
Si muoveva a ritmo di musica in una danza innocente ma proprio per questo talmente sensuale da mandare a puttane qualsiasi ormone maschile. E gli effetti si vedevano eccome, era circondata da ragazzi eccitati che bramavano per toccare quel corpo così appagante.

Non avevo idea di che fare, io non ero nessuno e lo sapevo bene, ma mi rodeva il culo, lei era la mia piccola e tutti quegli sguardi sul suo corpo mi infastidivano parecchio.
Senza pensarci due volte mi avvicinai al cubo dove stava dando spettacolo e la trascinai giù, sorvolando sugli insulti che ricevei da tutti quei cazzoni che le stavano appresso.
Lei non si ribellò e così la portai in un posto  più isolato dove poter parlare.
- che stai facendo?- sbottai a pochi centimetri del suo viso.
Lei non rispose ma rimase a guardarmi con gli occhi spenti.
- Selena che cazzo stavi facendo?- domandai di nuovo al limite della pazienza.
- ballando- rispose lei innocente.
- no, non stavi ballando, te lo dico io cosa stavi facendo, tu stavi dando spettacolo, hai visto quanti maschi avevi appresso? Tutta quella gente era pronta a scoparti alla prima occasione- le urlai in faccia.
La visi esitare un attimo prima di parlare ma quello che disse fu più doloroso di una pugnalata.
- Louis, ma che cazzo vuoi da me? Chi sei mio padre? Non credo proprio e tantomeno il mio ragazzo. Sono libera di fare ciò che voglio della mia vita e non devo renderne conto a nessuno, nemmeno a te, e ora ti sarei grata se mi lasciassi tornare a ballare, se non te ne eri reso conto mi stavo divertendo- urlò lasciandomi li imbambolato e scioccato dalle sue parole.

Mi incamminai verso la spiaggia moralmente distrutto, avevo il cuore a pezzi, le sue parole mi avevano fatto male, sapevo che erano vere. Alla fine chi ero io per dirle quello che poteva fare o meno?
Raggiunsi la fine del pontile e mi sedei li accendendomi una sigaretta.


SELENA:

Lo odiavo. Lo odiavo perché la tristezza che avevo intravisto nei suoi occhi mentre gli urlavo tutte quelle stupidaggini mi aveva fatto male, ma cosa pretendeva? Pero quanto lo desiderassi lui non era nulla per me e io standogli dietro avrei sofferto e basta.
Tornai nel locale ma non passarono dieci minuti prima che un ragazzo sui 25 anni mi si avvicinasse.
Era molto robusto, sicuramente passava molto tempo in palestra e puzzava d’alcol.
- ehi piccola- disse con un tono superiore, facendo aderire il suo bacino al mio sedere.
Cercai di allontanarmi ma la stretta sui miei fianchi aumento non lasciandomi scelta.
- vieni ti porto in un posto- continuò iniziando a baciami il collo.
- lasciami- dissi fredda.
Non calcolò nemmeno le mie parole e tappandomi la bocca mi trascinò a forza verso la spiaggia.
Per quanto provai a divincolarmi dalla sua presa era cento volte più forte e io con il mio corpo gracile non avrei potuto fare nella.
Quanto avrei voluto che Louis fosse stato con me in quel momento.

Mi ritrovai stesa su un lettino da spiaggia con le mani di quel ragazzo che mi boccavano le spalle.
Provai a urlare ma nulla, era come se mi avessero tolto le corde vocali, la paura mi aveva tolto la voce.
Sentii le mani fredde dell’uomo mi alzarono il vestito quel poco che bastava e con un rapido gesto mi sfilò le mutandine.
Iniziai a piangere silenziosamente mentre il terrore mi avvolgeva.
Poi fu un attimo, un dolore brutale mi avvolse la parte bassa dello stomaco e non riuscii a trattenere le urla di dolore.
-oh, sei una verginella quindi- sentii sghignazzare l’uomo iniziando a muoversi dentro di me non curante delle mie grida.
Iniziai a piangere convulsamente non riuscendo a trattenere i singhiozzi.
Una volta che il ragazzo ebbe soddisfatto le sue voglie se ne andò lascandomi li sussurrando un –grazie piccola- ricco di disprezzo.

Il dolore era insopportabile e le lacrime non avevano intenzione di smettere di scendere.
Mi rannicchiai nello sdraio nascondendo il viso nelle ginocchia esausta ma non riuscendo allontanare il ricordo di quello che era successo poco prima.

LOUIS:
Una volta gettata la sigaretta gettai il mozzicone nel mare e mi incamminai nel lungo mare.
Sentii un urlo in lontananza e continuai il mio cammino perso nei miei pensieri.

Qualche centinaia di metri dal pontile dove stavo fumando scorsi una figura rannicchiata in un lettino da spiaggia, con il viso tra le ginocchia mentre singhiozzava.
Fui tentato dall’idea di passare avanti facendo finta di niente, ma quando la vidi vomitare dolorante il mio buon senso mi obbligò  a avvicinarmi.

La scena che trovai però mi stupì e non poco.
La ragazza che avevo davanti era la persona che nell’ultimo periodo aveva scombussolato il mio corpo, mente, cuore, stomaco e ormoni compresi. Era li, piccola e rannicchiata mentre piangeva tutte le lacrime che aveva in corpo e io mi sentii quasi svenire, pur non sapendo quello che le era successo.

-Selena- dissi avvicinandomi velocemente.
Lei alzò appena la testa fissandomi intensamente negli occhi, come se volesse dirmi tutto solo con uno sguardo.
Le lacrime non avevano smesso di scendere lungo le sue guance e io titubante mi avvicinai, posando una mano nella sua spalla.
La vidi sussultare e chiudere gli occhi al mio tocco, ma non si scostò, come se avesse paura che le potessi far del male.
Mi avvicinai ancora un po’ circondandola con le mie braccia e accorgendomi che stava tremando.
- ehi, Selena che ti è successo?- sussurrai.
Lei non rispose, si limitò a abbassare lo sguardo facendo una smorfia.
Provai a farla distendere e lei si lasciò sfuggire un gemito di dolore dalle labbra che mordeva convulsamente.
Feci passare lo sguardo lungo il suo corpo e solo in quel momento mi resi conto della gravità della situazione.
Le sue mutandine giacevano a terra e il vestito era strappato e macchiato di sangue nella parte inferiore. Sperai con tutto me stesso di aver frainteso ma il suo silenzio e i suoi singhiozzi andarono a confermare la mia teoria.
Avevano abusato di lei, qualcuno l’aveva violentata.
La rabbia mi invase, ma mi bastò vedere la gracile figura di Selena davanti a me per capire che quella di spaccare la faccia a quel pezzo di merda non era la mia priorità.
Mi sedetti accanto a lei senza turbarla in alcun modo e accarezzandole lo stomaco provai a farmi raccontare quello che era successo, non ottenendo molto più di sospiri e singhiozzi.

Decisi di portarla a casa, aveva bisogno di una doccia e così la presi in braccio incamminandomi verso l’auto. Lei allacciò le sue braccia attorno al mio collo e cercò di trattenere il più possibile gemiti di dolore, ma ero consapevole di quanto stesse soffrendo in quel momento.
Scrissi ai ragazzi che avevo preso io la loro auto e mi diressi verso l’appartamento che avevo condiviso con Selena le scorse vacanze.

Selena aveva preso sonno lungo il tragitto, me ne accorsi quando sentii cessare i suoi singhiozzi e una volta arrivati la presi in braccio per portarla dentro casa.
La adagiai nel letto e cercando di fare il meno rumore possibile le tolsi il vestito. Non riuscii a trattenermi e le posai un veloce bacio sulle labbra, riusciva a essere bella anche così stremata e debole.
Solo in quel momento mi accorsi dei lividi che aveva lungo il corpo e la corpi con il lenzuolo quasi per nascondere quel dolore ai miei occhi, dolore che stava distruggendo anche me.
A malincuore, una volta che a vasca fu pronta la svegliai. Lei non disse una parola e mi lascio fare, non completamente cosciente.
le tolsi anche il reggiseno immergendola poi nella vasca tiepida. Erano quasi trena gradi ma lei non aveva smesso di tremare neanche per un secondo.
Mi accorsi che a contatto con l’acqua il suo viso si rilassò leggermente e riuscii a sentire quel grazie che sussurrò appena.
- vuoi che esca? Ce la fai da sola?- chiesi sapendo che la mia presenza li la metteva in imbarazzo.
Annuì e dopo averle baciato la fronte mi diressi verso la sua stanza sedendomi nel suo letto ad aspettare.

Selena fece capolino nella stanza quindici minuti dopo, con addosso l’intimo che le avevo preparato in bagno mentre lei ancora dormiva.
Si sedette accanto a me nel letto e prendendomi le mani iniziò a parlare.
- Quando mi sono accorta che c’eri anche tu alla festa la rabbia mi invase, eri tutto preso da Alexia che si strusciava convulsamente su di te. Non so come sono finita sopra quel tavolo, ma ti assicuro che non era mia intenzione dare spettacolo, io stavo solo ballando e non me ne poteva fregare di meno dei tipi che stavano sotto, se non me l’avessi fatto notare tu probabilmente neanche me ne sarei accorta. Poi quando sei venuto da me a dirmi quelle cose non c’ho più visto e ti ho urlato addosso tutte quelle cattiverie. Dieci minuti dopo la nostra discussione un ragazzo sui venticinque anni si avvicinò a me e senza tanti convenevoli mi portò dove mi hai trovato. Era molto più forte di me e io non ero in grado di oppormi.- sospirò mentre una lacrima silenziosa le scivolò lungo la guancia. Prontamente la raccolsi con il mio pollice lasciandole una carezza di conforto.
-Ha abusato di me senza un minimo di senso di colpa e quando si accorse che ero vergine ne fu quasi contento- qui le lacrime iniziarono a scendere senza modo di fermarle e la strinsi al mio petto cullandola appena.
Non avrei mai immaginato che il dolore di un'altra persona potesse farmi così tanto male, mi stava consumando lo stomaco.
-shh- sussurrai al suo orecchio –ci sono qui io ora- continuai cullandola tra le mie braccia.
- Selena- iniziai poi più deciso –tu non immagini neanche quanto male mi faccia vederti in questo stato, e per la seconda volta la colpa è mia- scosse la testa e mi posò un dito sulle labbra facendomi zittire.
- dormi con me, ti prego- sussurrò quasi supplicandomi.
Le accarezzai i capelli e accennando un sorriso dissi: -ora stenditi, vado un secondo in bagno e arrivo subito-

Pochi minuti dopo tornai da lei che mi fece spaio nel suo letto, trattenendo il dolore causato dai movimenti bruschi.
Mi sfilai pantaloni e maglietta e mi infilai sotto il lenzuolo sentendo Selena rilassarsi quando la sua schiena venne a contatto con il mio petto.
Si voltò appena per rivolgermi un sorriso si gratitudine e io mi avvicinai a lei baciandola dolcemente.
- Summer- bofonchiò una volta che ci fummo staccati e afferrò il cellulare per vedere se aveva sue notizie.
mi girò lo schermo facendomi leggere il messaggio che le aveva mandato la mora: ‘tesoro sta sera non torno, il barista si è rivelato proprio un bel tipo. Un bacio. Buonanotte. S xxx’
Sorrisi e una volta che lei spense la luce le circondai la vita con le braccia accarezzandole appena il basso ventre e lasciandole qualche bacio cui capelli.
- buonanotte Boo- sussurrò lei.
- notte stellina e non preoccuparti, supereremo anche questa- risposi io per poi essere avvolti entrambi tra le braccia di Morfeo.

SELENA:


SUMMER:


LOUIS:


SPAZIO AUTRICE:
Scusate per il ritardo, prima cosa.
Poi, con questo capitolo ho firmato la mia morte. non so neanche che dire.
Non doveva essere così ma questo è il risultato, spero di non aver scandalizzato nessuno ma nemmeno di aver banalizzato la situazione.
Avrei davvero bisogno di sentire il vostro parere perchè ho molta paura a posare questo capitolo.
Povera Selena.
Summer è stupenda, l'avete vista? che ne pensate?
grazie a tutte le persone che in qualche modo seguonpo la storia e a presto, un bacio.
Erika:)

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