In realtà mi
sembrava brutto aprire solo con quel capitolino iniziale...
Così, be', bonus! :)
«
Che Dio abbia pietà di noi! Speriamo che quelle nuvole non
decidano
di scaricarsi...»
Madonna
Gray finse di non aver sentito l'ennesima lamentela della cameriera
che aveva scelto perché l'accompagnasse, proprio come aveva
stabilito di ignorare le proteste dei due soldati che le erano stati
assegnati come scorta per volere della regina. Intendeva raggiungere
York al più presto e non c'era nulla, uomini o donne o
fenomeni
atmosferici, in grado di farle mutare parere né, tanto meno,
di
convincerla a rallentare ancora il cammino.
Già
il viaggio era stato ritardato di due settimane a causa di una
improvvisa indisposizione della regina - circostanza della quale
Laetitia non aveva alcuna intenzione di lasciare che Alice Perrers si
avvantaggiasse in alcun modo -, e se pure aveva provveduto a far
partire per York il proprio bagaglio con un carro otto giorni prima
sapeva, conoscendo certi suoi familiari e le loro mire sul patrimonio
della zia, che l'arrivo dei bauli difficilmente li avrebbe tenuti a
bada a lungo e meno ancora li avrebbe distolti dai propri progetti.
Era necessaria la sua presenza, e nel minor tempo possibile: e questo
era precisamente il motivo per cui era stata costretta a sopportare
per tutto il viaggio le lagnanze di Catherine, che non aveva
accettato di buon grado l'ordine di cavalcare fino a York
“quando
si poteva benissimo viaggiare comodamente su un carro”.
«
Che Dio ci assista... »
Laetitia
tirò con forza le redini, facendo voltare il cavallo in modo
da
sbarrare la strada alla giovane cameriera. « Basta, per
l'amor di
Dio! Basta. Siamo passati per Bishopthorpe un'ora fa, York è
vicinissima: pensi di poterci dare un po' di tregua? »
La
ragazza abbassò lo sguardo e non parlò
più. Era inquieta per il
cambiamento della sua padrona: non sembrava più la stessa,
forse a
causa dell'aria del nord... Che madonna Gray sentisse con troppa
forza il ritorno nella sua terra? La guardò cavalcare, lo
sguardo
fisso sulla strada, una destrezza insospettata nel governare
l'animale, una fretta non del tutto consona alla sua posizione di
dama di corte.
Erano
tutte cose che Laetitia Gray sentiva rinascere sin da quando avevano
messo piede nella regione; com'era possibile che vivere a Windsor
avesse a tal punto obliato la persona che era stata fino ai primi
anni della sua adolescenza? Come aveva potuto dimenticare di essere
una donna del Nord? Viaggiare giorni e notti con poche soste di poche
ore e ancor meno riposo avevano riportato in superficie una forza che
la corte del re aveva con buona evidenza sopito, e la giovane donna
trovava la cosa enormemente eccitante.
Ora
percorrere le vie affollate della città le imponeva
sensazioni
difficili da comprendere e ancor più da gestire - non
ultima, quella
per certi versi assurda di trovarsi a casa.
La scorta le accompagnò al palazzo dell'arcivescovo; mentre
si
avvicinavano al grande portone e le guardie si facevano avanti per
domandare la loro identità madonna Gray alzò gli
occhi verso
l'ampia finestra sopra di loro, che dominava la strada e trattenne
istintivamente il respiro. La figura imponente dell'arcivescovo si
stagliava dietro il vetro nitida e familiare. Laetitia ebbe
l'impressione che stesse sorridendo.
« Spero vi
rendiate conto del
mio aspetto...e della vostra crudeltà...per avermi costretta
a
venire da voi senza potermi prima rinfrescare e cambiare d'abito.
»
Sul viso di Thoresby si disegnò un sorriso obliquo mentre
alzava le
sopracciglia.
« Se vi
dicessi che non potevo
aspettare oltre per vedervi? » Madonna Gray
sospirò, per darsi il
tempo di ricordare a se stessa che l'uomo di fronte a lei amava quel
tipo di giochi e che per quanto sincero potesse sembrare non era
affatto detto che lo fosse.
«
Ve ne sarei molto grata ma non so se vi crederei. E ad ogni modo,
questo non credo proprio che potrebbe porre rimedio alla reazione
scandalizzata della mia cameriera di fronte alla vostra convocazione,
» concluse ridendo. Thoresby la guardò; c'era
qualcosa di diverso
in lei, e non si trattava solo del semplice abito da viaggio che
indossava al posto di quelli riccamente ornati di corte - per quanto
le linee essenziali e sguarnite di orpelli esaltassero le sue forme
anziché mortificarle. Appariva più...forte, se
possibile più
sicura di sé, più libera... In un certo senso indomabile,
pensò. Tornare nella sua città natale sembrava
avere avuto un
effetto rinvigorente su di lei e l'arcivescovo si scoprì
orgoglioso
di amministrare quelle terre. Sollevò il braccio e lei si
fece più
vicina; le accarezzò una guancia col dorso della mano e per
un
istante il suo sguardo si addolcì.
« Temevo
di trovarvi più
provata. Il viaggio è assai lungo, e le circostanze non...
Senza
contare che cavalcare così tanto dev'essere stato faticoso.
»
Laetitia assecondò il suo movimento, nutrendosi di quel
contatto che
tanto aveva desiderato. Non aveva pensato che a lui per tutto il
tempo che era servito a coprire la distanza tra Windsor e York, a
quanto mancasse ancora per mettere fine a quel silenzio durato mesi e
interrotto solo da tre biglietti – quello con cui gli aveva
comunicato la decisione della regina riguardo il suo matrimonio,
quello con la notizia della morte di Daniel, e le poche parole di lui
in risposta, Non riesco a dispiacermi della vostra vedovanza,
che per ovvie ragioni non erano state neppure corredate di una firma.
« Ero
sorretta da buone
ragioni, lord cancelliere, » disse senza staccare gli occhi
da
quelli dell'uomo. Com'era naturale che accadesse, Thoresby
tornò in
sé.
«
Sono a conoscenza delle mire dei vostri cugini sull'eredità,
sì.
Immagino che la cosa vi dia pensiero. »
«
Non potrebbe essere altrimenti. » Sovrappensiero la donna
abbassò
gli occhi sulle proprie mani. « Questa eredità
rappresenta il mio
futuro... La regina non vivrà per sempre, e se pure il re
dovesse
concedermi di rimanere a corte nemmeno lui, ahimè, sarebbe
eterno...
E ho compiuto trent'anni. A corte non servono a nessuno, le donne
della mia età. » La fronte dell'arcivescovo si
corrugò per un
attimo, conosceva fin troppo bene quel genere di riflessioni.
«
Non vi ho neppure offerto un po' di vino per riavervi dalla fatica
del viaggio. »
«
Lo accetterò volentieri. » Thoresby
chiamò il proprio servitore e
dopo qualche minuto il ragazzo era già di ritorno con due
calici di
vino speziato. Trovò il suo padrone e madonna Gray seduti in
silenzio davanti al fuoco - era una giornata fredda, nonostante la
primavera inoltrata.
«
Ho dato disposizioni affinché il vostro bagaglio fosse
trasportato
qui da casa di madonna Fullmer. Ora che siete arrivata in persona non
c'è più bisogno che siano i bauli a tenere il
diritto che vi
spetta... »
Laetitia
si sforzò di non attribuire a quel gesto più
significato di quanto
ne avesse e ridere non fu semplice. « Un pensiero gentile:
devo
forse preoccuparmi? »
John
Thoresby rise a propria volta. « Piccola impudente.
»
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