lust burning in hell.

di cruelintentions
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** vanilla. ***
Capitolo 2: *** nightmare. ***
Capitolo 3: *** bullshit. ***
Capitolo 4: *** invisible touches. ***
Capitolo 5: *** actuality. ***



Capitolo 1
*** vanilla. ***


Avviso : i personaggi della mia storia non mi appartengo in alcun modo, tutto quello che è riportato qui di seguito è semplicemente frutto della mia fantasia. 

 
LUST BURNING IN HELL. 

dddddd

 
VANILLA.



La sensazione della monetina sotto il dito non era propriamente piacevole, aveva incominciato a capirlo quando questa aveva preso a muoversi a destra e a manca componendo parole. Eppure lui non credeva a certe stronzate, fino a prova contraria.

Fece saettare gli occhi smeraldini su Zayn, seduto di fronte a sé e arteficie di quell'idea idiota – perché lo era stata davvero, forse troppo - , guardandolo come a dirgli “piantala di fare il cretino, non è divertente”.

Oh, sì, avrebbe tanto voluto vederlo scoppiare a ridere e prenderlo per il culo in maniera indegna – come la maggior parte delle volte - , ma così non fece.

Decisamente no.

Sarà stato per il pallore innaturale della sua pelle, tipicamente ambrata, dal modo in cui deglutì a vuoto o per la sua veloce negazione che capì che l'amico non c'entrava un fico secco. A quel punto che fare? Ovviamente, lui lo sapeva. Puntò lo sguardo accusatorio su Liam alla propria destra. Questo prese a negare con veemenza senza proferire parola, guardandolo come implorandogli di dire “in realtà sono io, non voi, ci siete cascati come dei dementi”. Avrebbe tanto voluto dirlo, tantissimo, ma non era lui a muovere quel dischetto su cui le loro dita erano incollate.

Mancava solo una persona all'appello. Niall.

Il biondino, quando si sentì gli occhi di Harry addosso, fece quello che avevano fatto pochi secondi prima i loro amici. Negò spudoratamente e con una velocità tale che non lasciò dubbio alcuno : non era lui.

Ora voleva ardentemente sapere perché diamine tre ragazzi della loro età avrebbero dovuto morire così giovani. Doveva ancora finire di fare le sue esperienze, sfondare nel mondo della musica e trovare l'amore della sua vita. Ok, l'ultima era una stronzata siccome non credeva esistesse.

Amore era sinonimo di puttanata, in presenza di Harry Styles, e forse stava diventando un tantino melodrammatico.

 

« Malik, brutto pezzo di merda. Fai qualcosa, qualsiasi cosa, ma levaci da sta roba. »

 

Forse, non era il tono adatto da usare in una situazione del genere. Forse, avrebbe dovuto lasciare la parola a Zayn, senza impicciarsi. Forse, lo avrebbe fatto se conoscesse minimamente le regole per usare la Tavola Uija.

Prima che l'amico potesse rispondergli a tono, data l'occhiata di uno che gli avrebbe volentieri sputato in faccia, la monetina prese a muoversi lentamente portando i tre a puntargli gli occhi sopra.

 

“R”, “I”, “L”, “A”, “S”, “S”, “A”, “T”, “I”.

 

Lo stava prendendo per il culo? “RILASSATI”? Adesso anche il mondo ultraterreno avrebbe saputo che cosa voleva dire avere a che fare con Harry Styles. Proprio per questo motivo Liam azzardò un “stai buono e fai parlare Zayn” che però venne bellamente ignorato.

 

« Rilassati a chi? Stenti, bello, stai parlando con Harry Edward Styles, rispetto.»

 

La moentina prese un nuovo percorso, seguito dalle dita dei quattro – tre dei quali emisero un sonoro lamento - .

 

“C”, “U”, “R”, “L”, “Y”, “E'”, “M”, “E”, “G”, “L”, “I”, “O”, “S”, “E”, “T”, “O”, “R”, “N”, “I”, “A”, “S”, “F”, “O”, “R”, “N”, “A”, “R”, “E”, “P”, “A”, “G”, “N”, “O”, “T”, “T”, “E”.

 

Cercava rogna. Era parecchio evidente. Come diamine faceva a sapere che lavorava in un forno? E tutta quella confidenza? “CURLY”?

 

« Chi diamine sei, esimea testa di cazzo? Fatti vedere che così ti prendo a calci nel culo. »

 

Zayn emise un basso ringhio, attirando l'attenzione su di sé mentre la monetiva riprendeva a muoversi.

 

« Harry, smettila. Non è un gioco, ora chiudiamo la seduta e prendiamo una boccata d'aria. »

 

Lui non aveva bisogno di nessunissima boccata d'aria, anzi, trovava quel profumo di vaniglia e pioggia davvero buono. Fermi tutti. Da quando c'era quell'odore nella stanza? Nessuno di loro usava profumi del genere. Senza rispondere torna con lo sguardo sulla moneta che aveva fermato il suo tragitto sulla lettera “S”.

 

« Grazie tante Malik, ora non saprò mai come si chiama il bastardo. »

 

Non voleva proprio demordere ad usare quel suo tono strafottente e quelle frecciatine.

“Chi gioca col fuoco..” com'è che diceva?

 

« Lo chiamano in tanti modi, ma lui ha detto che lo puoi chiamare Louis. »

 

Apprezzava da sempre l'attenzione di Liam, quando qualcosa gli sfuggiva poteva tranquillamente fare riferimento a lui. Senza contare che in quella situazione doveva essere parecchio concentrato. Iniziava a sentire caldo. Troppo, tanto da volersi svestire.

Louis”.

 

« Possiamo chiudere? »

 

Domanda Niall con voce alquanto insicura rispetto al suo solito, lasciando saettare la moneta sul “SI'”, senza lasciare il tempo di obbiettare a nessuno. Quel nessuno - naturalmente - era il riccio in questione che modellò le labbra in una smorfia alquanto contrariata. Lui voleva parlare con Louis, voleva sapere chi fosse e da dove venisse, voleva sapere perché continuava a sentire quel piacevole profumo.

 

« Arrivederci. »

 

Zayn emise un flebile sospiro dopo aver pronunciato quella parola, lasciandosi strasportare insieme agli altri verso la gemella al centro della tavola – fatta in casa e su un foglio di carta A4 -.

Una voce ovattata, lievemente acuta per quanto virile, nella sua testa gli suggerì “staccalo prima degli altri, fallo” . Sapeva di non doverlo fare, glielo avevano ripetuto tutti e tre prima di iniziare, eppure perché si era ritrovato con il dito sospeso poco sopra al dischetto prima del tempo?

Louis.

Era stato lui? Quella risata cristallina e tremendamente piacevole, che avvertiva nelle proprie orecchie era la sua?

 

« Harry Edward Styles, giuro che ti ammazzo. Ti avevo detto di non staccare prima del tempo, dovevo ancora contare fino a tre. Ti sei rincretinito? »

 

Una persona che non si vorrebbe mai vedere arrabbiata è Zayn Malik, e – rullo di tamburi – proprio lui lo stava rimbeccando con sguardo assassino.

 

« Ora abbiamo chiuso male! Se ti succede qualcosa sono fatti tuoi. »

 

Non era vero, lo sapevano tutti lì. “Fatti tuoi” era un sinonimo di “fatti nostri”, all'interno del loro gruppo.

Liam inspirò profondamente prima di alzarsi dalla sedia, prendendo la monetina da poco, attirando l'attenzione su di lui. Con passo calmo e calibrato – tipico suo, anche in situazioni come quella - , apre la finestra e la getta fuori. Come se quello bastasse a tenere lontano quella calamità di dubbia provenienza.

Harry avrebbe tanto voluto urlargli di chiudere, di non far circolare l'aria, così che quell'odore di vaniglia e pioggia non se ne andasse.

Voleva sentirlo costantemente.

Addosso a sé, attorno a sé.

Ovunque.

Qualcosa però lo costrinse a non farlo, la sensazione che fosse l'unico ad avvertirlo.

I suoi amici non sembravano essersi accorti di quell'aroma – dolciastro ma fresco – che alleggiava nell'aria.

 

« Harry, sei ancora tra noi? »

 

Mise a fuoco la figura di Niall che gli stava sventolando una mano davanti alla faccia, le labbra distese in un sorrisetto divertito. Che diamine.

 

« Battuta di cattivo gusto, Nialler. »

 

Proferisce agitando una mano come a voler scacciare un mosca.

 

« Sono solo stanco, sai com'è, sono le tre di notte passate. »

 

Avevano deciso di fare quell'esperimento – ben riuscito per giunta – durante “l'ora del Diavolo”.

A detta del pakistano “abbiamo più probabilità di riuscita, siccome simboleggia la trinità rovesciata” e doveva dire che aveva avuto ragione, fin troppa per i suoi sofisticati gusti.

 

« Andiamo a dormire, va. Domani bruceremo la tavola. »

 

Diversi borbottii di assenso, seguirono le parole di Payne che si era già buttato nel letto.

Quella sera si erano ritrovati tutti a casa di Malik. Nessuno si era offerto di concedere in prestito la propria dimora sapendo che cosa avrebbero fatto.

Idea sua, casa sua. Semplice.

Muovendo la massa di ricci che aveva in testa, giusto per dargli una sistemata, raggiunge in due falcate – dopo essersi alzato dalla sedia, facendola quasi cadere, con la sua solita grazia – il divano letto dall'altra parte della camera.

 

« Se russi ti butto di sotto. »

 

Niall avvisato, mezzo salvato.

 

« Io non russo, Harold. »

 

Mostrò bellamente il dito medio al biondo, che si mise a ridere mentre si infilava sotto il piumone, per averlo chiamato in quel modo. Detestava quel nome, lo sapevano tutti benissimo. Sebbene questo non mancavano di ricordarglielo ogni qualvolta volevano, proprio come in quel momento.

Tutto quello che voleva era dormire, abbandonarsi completamente tra le braccia di Morfeo e risvegliarsi l'indomani pronto per una razione di cupcakes alla vaniglia.

Vaniglia.

Quel profumo. Il suo profumo.

Mentalmente si diede dell'idiota, avvolgendosi nella pesante coperta e dando le spalle all'amico che aveva già preso sonno come gli altri, per aver collegato quello strano fenomeno a Louis.

Louis, che non sapeva nemmeno se esistesse davvero o se era frutto della sua immaginazione – al quanto fervida a suo parere - .

Eppure, ecco di nuovo le narici inebriate da quell'aroma che gli mozzava il fiato.

La finestra era ancora aperta – constatò sollevando appena il capo - , Liam se ne era dimenticato, il che rendeva inspiegabile e sovrannaturale il tutto.

Era dannatamente piacevole, ne voleva sempre di più.

Come se fosse stato ascoltato, udito o sentito, fu accontentato. Gli mancò il fiato a quell'ondata di vaniglia e pioggia che lo sommerse. Stava sprofondando e fluttuando contemporaneamente. Una sensazione inspiegabile, mai provata e a cui si abbandonò completamente. Decise di farsi cullare, pervaso da un piacevole tepore lungo il corpo, chiudendo lentamente le palpebre.

 

Fu allora che li vide. Due occhi azzurri, come il cielo primaverile.

 

 

 

 

 

 

 

 

- - - - angolino dell'autrice - - - - -

 

 

Premetto che é la prima volta che scrivo qualcosa su di loro, non sono nemmeno un fan accanita – non so tutto delle loro vite – ma avevo questa mezza idea da un po' per la testa.

E' un genere – parlo del sovvranaturale – che non ho mai trattato. Inserire per di più gli One Direction – quattro per la precisione più uno, lol – in un contesto del genere lo trovo molto divertente.

Probabilmente vi saranno alcuni – troppi – errori grammaticali, chiedo anticipatamente scusa per avervi fatto sanguinare gli occhi – io e la grammatica non abbiamo un rapporto molto buono - .

Il raiting al momento è arancione, giusto perchè é ancora all'inizio, ma poi diventerà rossocon mio sommo piacere - .

Anh, se non ti piace il Larry, se non approvi il Larry, se non sopporti il Larry o – aggiungere qualcosa di estremamente simile - , ti sconsiglio vivamente leggere la mia FF.

Credo di non aver tralasciato nulla – non ho intenzione di darvi spoiler sulla faccenda di Louis, asd – per cui, siate dei buoni recensori e digitatemi il vostro parere – critiche accettatissimissime - .

 

 

So, that's all! Good reading! 

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Capitolo 2
*** nightmare. ***


Avviso : i personaggi della mia storia non mi appartengo in alcun modo, tutto quello che è riportato qui di seguito è semplicemente frutto della mia fantasia. 

 
LUST BURNING IN HELL.
 

NIGHTMARE.


Harry Edward Styles, devi assolutamente chiamare e prendere appuntamento con uno strizza cervelli. Sembra tu ne abbia davvero bisogno. Prima di tutto perché non puoi svegliarti con quel nome ingabbiato fra le labbra, pronto per essere liberato e detto in un sospiro. In secondo luogo perché non puoi assolutamente e irrimediabilmente continuare a pensare a quegli occhi azzurri.

Un riflesso di un cielo primaverile che prometteva pioggia.

Avresti aperto le braccia e ti saresti lasciato pervadere dalle mille goccioline che sarebbe cadute, emandando un placido sospiro nel sentire finalmente il tuo cuore librarsi.

Volevi quella pioggia. Volevi quegli occhi.

“Sono lusingato, curly.”

Louis.

Aprendo gli occhi di scatto ti metti a sedere. Gli occhi smeraldini ad osservare attentamente in giro, sapendo che cosa cercare ma non trovando nulla di tutto ciò. Zayn, Liam e Niall ancora assopiti, un silenzio ovattato ad innondare quella camera ancora immersa nel terpore mattutino.

Eppure l'hai sentita quella voce. La sua voce.

“Non mi troverai, Harry.”

Ancora lui, eppure lui non c'era.

Che cosa stava succedendo? Stava forse impazzendo? Le probabilità erano troppe e si fece distrarre da un brivido che gli percorse la schiena. Alzandosi, trattenendosi dall'emmettere un flebile lamento per il contatto dei piedi con il pavimento freddo, va a chiudere la finestra rimasta aperta dalla sera prima.

“Non sai quanto mi piacerebbe farti impazzire.”

Questa volta il brivido che gli percorse la spina dorsale non era dovuto all'aria fredda della mattina, sapeva benissimo che la colpevole era quella leggera risata impertinente che alleggiava nella sua testa.

La sua testa, ecco la risposta. Louis era nella sua testa.

Quella voce ovattata, leggera come una carezza, risiedeva nella sua mente. Non voleva credere a quelle stupidaggini sovrannaturali, non voleva crederci e non ci credeva perché gli sembrava tutto così dannatamente reale.

“Finalmente ci sei arrivato, curly, stavo incominciando a perdere le speranze.”

 

« Louis, tu non sei reale. »

 

Niall emise un brontolio sollevando il capo e voltandolo nella sua direzione, corrugando appena la fronte. Prontamente gli fa cenno di rimettersi a dormire, ci mancava solo che iniziassero a pensare – anche loro – che fosse da clinica psichiatrica.

“Così mi offendi, potrei mettermi a piangere.”

Aveva detto quello che aveva detto come a volersi rassicurare che non fosse reale, che non ci fosse veramente quella voce nella sua testa. Auto-convinzione, Styles, coraggio.

Mentre decide di andarsi a fare una poderosa tazza di caffé, avverte una lieve pressione in mezzo alla schiena. Un piacevole calore, come se qualcuno avesse posato la sua mano e lo stesse invitando a proseguire.

“Pensi ancora che non sia reale, Harry?”

Rabbrividisce, sentendo quella mano invisibile tracciando una linea immaginaria con le dita fino alla base del collo.

Era tutto fin troppo reale. Anche il rumore che produsse la porta quando se la chiuse alle spalle, con il fiato corto, era reale.

“Stai cercando di scappare? Oh, curly, che cosa tenera.”

Il cuore che martellava nel petto, non sapeva se essere spaventato o abbracciare quell'eccitazione che gli procuravano quei sussurri.

“Così confuso, indifeso e mortalmente allettante.”

La gola improvvisamente secca lo fece muovere verso le scale, diretto verso il piano inferiore più che deciso a bere quel caffé, ignorando il modo in cui la parola “allettante” aveva eccheggiato nella sua testa facendolo fremere.

 

« Non sono indifeso, tanto meno confuso. In compenso lo so di essere allettante. »

 

Perchè diamine stava parlando ad alta voce come un matto? In più, gli stava seriamente dando corda in quel modo demente?

“In compenso so di essere allettante”, non avrebbe potuto dire qualcosa di meno egocentrico? Aspetta, che problemi esistenziali si stava facendo? Era seriamente preoccupato per quello che poteva pensare il suo nuovo “amico immaginario”? Ma suvvia, non scherziamo.

A conti fatti, sì, sarebbe finito in un manicomio.

Troppo ossessionato dalla voce che aveva in testa, da quegli occhi azzurri indimenticabili e da quel profumo inebriante che particolarmente apprezzava.

“Se vedessi il resto, la lista, si allungherebbe notevolmente.”

Per poco non rovescia il contenitore con il caffé per terra a quelle parole. Non poteva smetterla di leggergli nel pensiero? La privacy esisteva ancora, giusto per la cronaca.

 

« Che diamine vuoi, Louis? Mi hai già stufato e sono a malapena passate ventiquattro ore.»

 

Pronuncia quelle parole prima di bere un lungo sorso dalla tazza che reggeva in una mano – blu con delle righe bianche - , sedendosi cautamente su uno degli sgabelli della cucina.

Una cosa ormai risaputa era la curiosità che possedeva Harry, un po' per ogni riccio che aveva in testa. Troppa, ecco. Più tardava la risposta, più si chiedeva com'era fatto e che quali fossero le sue intenzioni.

Trovava la sua “presenza” una tortura. Nessuno era mai stato capacie di renderlo così impotente, vulnerabile e sensibile. Ora, invece, una persona – sempre se lo fosse – che nemmeno esisteva era in grado di farlo tremare dalla testa ai piedi con un piccolo sussurro o accenno di risata.

Tremava di piacere ogni qualvolta sentiva Louis parlare.

Ttremava di piacere ogni qualvolta sentiva Louis ridere.

Tremava di piacere ogni qualvolta chiudeva gli occhi e si immergeva in quelle pozzanghere azzurre.

Tremava di piacere al solo pensiero di Louis.

Louis.

Dannatissimo, Malik. Gliel'avrebbe fatta pagare. Era finito in quel casino solo per colpa dell'amico, a detta sua. Non avrebbe mai ammesso che in realtà lui centrava ben poco, siccome aveva boicottato l'intera seduta per via del suo carattere. Se doveva arrabbiarsi con qualcuno, quel qualcuno era lui.

 

« Louis? »

 

Ora lo cercava pure? Questo sì che era da sfigati.

Continuava a sentire troppo silenzio nella propria testa, avvertiva una mancanza.

Non c'era. Semplicemente non c'era.

Dove diamine era andato? Lo aveva lasciato lì da solo come un'imbecille? Incominciava a non tollerare questo comportamento. Gli aveva posto una domanda, per giunta sensata e seria, e quello che aveva fatto? Niente. Assolutamente niente.

Beve silenziosamente il caffè mentre si limita a guardare male un punto non indefinito della cucina, non gli piaceva essere ignorato in quel modo.

Posa la tazza sul tavolo, inspirando profondamente.

I suoi polmoni vennero riempiti di un profumo ormai familiare.

Vaniglia e pioggia.

Venne pervaso da un piacevole torpore, come la sera prima poco prima di addormentarsi e senza rendersene conto chiuse gli occhi in cerca di qualcosa.

Eccoli lì, di un'azzurro unico e inspiegabile. Puri, luminosi e incredibilmente vivi.

Louis.

“Voglio te, curly. Ti desidero.”

Quelle cinque parole rieccheggiarono nella sua mente, producendo un'eco che non sembrava avesse fine. Strinse di riflesso la mano attorno alla tazza, sentendo le gambe tremare come non avevano mai fatto. La schiena rigida, pervasa da mille brividi e da quella malizia mista a desiderio che risiedeva in quella voce.

 

« Perchè? »

 

Domanda al vuoto, al nulla, a sé stesso, a Louis.

Cercava chiarezza dove risiedeva solamente caos. Un caos che aveva qualcosa di concreto che normalmente non avrebbe dovuto esserci. Qualcosa di giusto, di tremendamente giusto.

“Perchè no?”

Socchiuse gli occhi, puntando le iridi smeraldine davanti a sé. La vista offuscata da un'improvvisa passione che non sapeva se appartenesse a lui o a qualcun altro. Un'emozione che non gli era mai appartenuta prima di quel momento, sconosciuta e ineguagliabile come i battitti accellerati del suo cuore. Un martellare incessante all'interno della sua gabbia toracica.

Non sapeva come ribattere, qualsiasi parola o voglia di ribellarsi moriva dentro di lui. L'improvvisa consapevolezza che forse stava annegando nel desiderio impossibile, irrefrenabile e incontrastabile che Louis fosse reale.

Carne e ossa. Anima e cuore.

 

« Cosa sei? »

 

Non aveva una risposta, non aveva una spiegazione per definirlo. Era indefinibile.

Non sapeva nemmeno se voleva saperlo, stava già entrando nell'ottica di essere partecipe di qualcosa di troppo grande ed estraneo. Aveva paura, una paura fottuta, di tutte quelle emozioni che lo stavano sovvrastando con una facilità disarmante. Tutte le bariere che aveva costruito attorno al suo organo vitale, scomparse. Anni della sua vita buttati al vento in meno di un secondo.

Quanto sarebbe durato tutto quello? Per quanto tempo avrebbe dovuto convivere con quella voce interiore che gli faceva contorcere le budella?

Un groppo in gola, al pensiero che da un momento all'altro lo avrebbe abbandonato. Lasciato solo. Nuovamente solo e non ascoltato. Nuovamente solo e freddo.

Si può sentire la mancanza di un qualcosa di effimero?

Si può sentire la mancanza di qualcuno che non si ha mai conosciuto?

Mancanza. Mancava. Mancherà per sempre.

Louis gli mancherà per sempre.

Louis e le sue emozioni, gli mancheranno per sempre.

“Sono il tuo peggiore incubo.”

 

 

L'amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- - - - angolino dell'autrice - - - - -

 

 

Premetto che é la prima volta che scrivo qualcosa su di loro, non sono nemmeno un fan accanita – non so tutto delle loro vite – ma avevo questa mezza idea da un po' per la testa.

E' un genere – parlo del sovvranaturale – che non ho mai trattato. Inserire per di più gli One Direction – quattro per la precisione più uno, lol – in un contesto del genere lo trovo molto divertente.

Probabilmente vi saranno alcuni – troppi – errori grammaticali, chiedo anticipatamente scusa per avervi fatto sanguinare gli occhi – io e la grammatica non abbiamo un rapporto molto buono - .

Il raiting al momento è arancione, giusto perchè é ancora all'inizio, ma poi diventerà rosso – con mio sommo piacere - .

Anh, se non ti piace il Larry, se non approvi il Larry, se non sopporti il Larry o – aggiungere qualcosa di estremamente simile - , ti sconsiglio vivamente leggere la mia FF.

Credo di non aver tralasciato nulla – non ho intenzione di darvi spoiler sulla faccenda di Louis, asd – per cui, siate dei buoni recensori e digitatemi il vostro parere – critiche accettatissimissime - .

 

 

So, that's all! Good reading! 

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Capitolo 3
*** bullshit. ***


Avviso : i personaggi della mia storia non mi appartengo in alcun modo, tutto quello che è riportato qui di seguito è semplicemente frutto della mia fantasia.

Avviso - parte due (?) - : Spero vivamente di riuscire ad aggiornare con una tempistica buona e corretta - ovvero il prima possibile -, per quanto ammetto che è un periodo piuttosto caotico della mia vita e potrei - sicuramente - ritardare nella stesura. 


LUST BURNING IN HELL. 

BULLSHIT


« Hazza, tutto bene? »

 

La voce insonnolita di Niall lo riscosse completamente, allontanado quel profumo come una ventata d'aria.

Semplice aria.

Inutile aria.

Ecco cosa stava respirando, ora.

 

« Buongiorno, Nialler. »

 

Proferisce scivolando giù dallo sgabello e andando a versarsi un'altra sostanziosa quantita di caffeina, ignorando di proposito la sua domanda.

No, non stava bene. Il suo benessere era scivolato via, lasciandolo inerme e senza voglia di vivere.

La vita lo aveva lasciato.

Louis lo aveva lasciato.

Tutta colpa del biondino che aveva deciso di svegliarsi. Non poteva starsene a letto ancora per qualche oretta, lasciandolo solo con quell'entità paradisiaca?

“Buffo, davvero buffo.”

La voce di Louis lo rincuorò, il cuore improvvisamente di nuovo vigoroso a battere nel suo petto.

“Sono paradisiaco? Ho decisamente dato una cattiva impressione, allora.”

Il tono capriccioso che aveva usato gli fece incurvare impercettibilmente le labbra, mentre si stava portando la tazza ad esse per bere un lungo sorso, facendo comparire quelle adorabili fossette sulle guance.

 

« Come mai stai sorridendo? Ti sei svegliato bene, noto. »

 

Una cosa che detestava era auto-strozzarsi mentre beveva o mangiava, cosa che stava succedendo in quel preciso istante e che provocò all'amico una genuina risata.

 

« Non ricordavo fossi così attento la mattina presto. A dire il vero, non ricordo affatto che tu sia attento e basta. »

 

Guardò Horan avvicinarsi – allontanandosi dalla porta della cucina - con passo strascicato, scuotendo livemente la testa nell'allontanare i suoi ricci invadenti dagli occhi.

 

« Torna a strozzarti, fammi sto favore. »

 

Mattina, pomeriggio, sera. Erano così. Tremendamente loro.

La felicità, quella vera, l'aveva provata per la prima volta quando aveva conosciuto quei tre dementi. Fu durante un convegno scolastico. Come rappresentati delle loro classi avevano partecipato – senza troppo entusiasmo – alla riunione. Aveva ardentemente sperato di tornare a Holmes Chapel ogni millesimo di secondo, ogni minuto e tutta l'ora in cui era stato seduto su quella scomoda – e orribile – sedia. Gli era sembrato surreale che i presidenti – quei cretini – del convegno, avessero seriamente raggruppato tutte quelle scuole per parlare di futili argomenti – che non interessavano a nessuno, specialmente a lui – a Londra. Lontano miglia e miglia dalla sua bella casetta, dal suo comodo lettino – dove passava la maggior parte del suo tempo - e della sua futile esistenza noiosa.

Si era ricreduto solamente al party serale che avevano organizzato, quando – sbronzo marcio – aveva conoscio Niall, Liam e Zayn – sbronzi anche loro, ovviamente -.

Da quel giorno si erano tenuti in contatto tramite mail, messaggi, chat e telefonate. Alle volte gli veniva da pensare a quanto era sfigato – lo era parecchio, specialmente nell'ultimo periodo -, a come sarebbe stato nel averceli attorno tutti i giorni, a come sarebbe stata viva la sua esistenza con quella compagnia tremendamente giusta. Fatta su misura per lui.

Liam e Niall erano gli unici col culo sfondo – non in senso letterale, o almeno non per l'irlandese – siccome frequentavano la stessa scuola.

Holmes Chapel, Wolverhampton, Bradford.

Harry, Liam e Niall, Zayn.

 

« Mi spiace, non sono progettato per dare certe soddisfazioni. »

 

Stende le labbra in un sorriso tirato, impertinente, beffardo e da perfetto stronzo.

Da perfetto Harry Edward Styles.

Accomodandosi nuovamente sullo sgabello, seguito dal biondino che prese posto di fronte a lui, posa la tazza sul tavolo.

 

« Per che ora hai il treno? »

 

Ecco l'altro problema della distanza. Incominciava ad averne abbastanza di sentire quel “al mese prossimo!” ogni qualvolta si dovevano salutare.

Harry Styles che si accontentava. Un miracolo.

Sua mamma infatti era parecchio stupita del impegno che ci metteva per essere presente quel giorno – fatidico – che cadeva ogni mese.

Per esserci. Per loro.

Amicizia.

 

« Tardo pomeriggio, sei e mezza se non erro. Tu? »

 

Non voleva saperlo, a dire il vero. Lo sapeva pure Niall che stava guardando con finto interesse il caffé nella sua tazza.

 

« Liam ha deciso di prendere quello delle sei e quaranta. »

 

Scrollata di spalle, accenno di un sorriso e poi eccolo bere un sorso. Tipico di Niall. Lui era quello che reagiva meglio rispetto agli altri. “Positività, ragazzi, mancano solo tre settimane e ci rivederemo! Vedrete come vola il tempo!” diceva ogni santissima volta con quel suo tono allegro e spensierato.

Dannato lui e dannata la sua contagiosa allegria.

 

« Mh, quei due ancora dormono? »

 

Dormire, sì, certo. Sicuramente si stavano guardando languidamente come al loro solito, senza muovere un muscolo o parlare. Semplicemente facendo finta di niente. Parole alla rinfusa, argomenti stupidi e che non c'entrano nulla, sì erano decisamente e adorabilmente patetici.

 

« Che fai? Mi fai domande di cui sai già la risposta, Hazza? »

 

La risata contagiosa del biondino lo indusse ad unirsi a lui, stringendosi appena nelle spalle.

Quella storia andava avanti da un paio di mesi e da un paio di mesi quei due – cretini – non avevano ancora capito niente. Forse avevano bisogno delle istruzioni o magari di un manuale. Spesso aveva pensato di comprarglielo – una copia, da leggere insieme, magari -.

Provava una notevole invidia, che mai avrebbe confessato, verso i loro sentimenti reciproci.

Avrebbe tanto voluto avere qualcuno da poter guardare in quel modo stupido, con cui fare delle figure stupide per via dell'imbarazzo, a cui dire parole stupidamente sdolcinate e con cui fare progetti altrettanto stupidi.

Questa persona però non esisteva.

“Hai appena detto una sacrosanta puttanata. Babbo Natale è finto e, credimi, non ci assomiglio per niente.”

Ringraziò di stare già ridendo, così che non dovesse inventare una qualsivoglia scusa per l'amico fin troppo curioso che gli stava tenendo compagnia.

Amore. Puttanate. Basta.

Lui non voleva recepire – troppo tardi - quel messaggio sottointeso. Quell'invito a pensare che Louis fosse lì, nella sua testa, per un motivo ben preciso.

Louis era lì per dare vita al suo incubo, alla sua ambizione, al suo desiderio più grande.

Amato ed amare.

No. Era solo un riflesso incondizionato della sua mente quella voce che gli stringeva il cuore, una morsa stretta e dolorosa, continuava a ripetersi.

“La tua paura non fa altro che spronarmi, curly.”

Spronarlo? A fare cosa? Ad entrare nella sua vita senza un preciso permesso, senza una forma, una dimensione, senza essere un porto sicuro e reale?

Aveva paura, forse. Aveva paura che quelle promesse velate e lontane, decifrabili solo a lui, potessero diventare prima o poi vere e concrete, forse.

 

« Buongiorno. »

 

L'entrata di Liam e Zayn, deviò la propria attenzione.

“A presto, Harry.”

Come una tenda lasciata scivolare a coprire la finestra dalla troppa luce, così anche quel respiro ovvattato e calibrato nelle sue orecchie svanì.

 

« Buongiorno, piccioncini. »

 

Niall era progettato per mettere in imbarazzo le persone, senza servirsi di battutacce o altro, semplicemente con quella sua semplicità.

Ora non sapeva se guardare Malik o Payne – che stavano facendo una gara del chi era più in imbarazzo – ancora sulla soglia della porta.

 

« Tappati quella fogna che hai per bocca, irlandese, prima che lo faccia io. »

 

Erano rimasti loro quattro, Louis si era allontanato lasciando quella vaga scia di pioggia e vaniglia nell'aria attorno a lui.

Respirandola lentamente, come per paura che finisse o svanisse come la sua presenza, si lasciò travolgere – questa volta - dal ciclone che erano i suoi amici.

 

« Taci, Malik, lo so che preferiresti tappare la bocca di Liam. So anche in che modo. »

 

« NIALL. »

 

« Beh? Che c'è, Liam? Volete che vi faccia un disegnino? »

 

« Io giuro che ti ammazzo. Sì, è la volta buona che ti ammazzo. »

 

« Solo perché volevo illustrarvi come si fa a mettere una pantofola in bocca, correttamente? Mi sembri alquanto esagerato Zayn. »

 

« Ho decisamente bisogno di un caffè, magari corretto. »

 

« Fanne uno anche per me, Lì. »

 

« Corretto con cosa? »

 

« NIALL. »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

- - - - angolino dell'autrice - - - - -

 

 

Premetto che é la prima volta che scrivo qualcosa su di loro, non sono nemmeno un fan accanita – non so tutto delle loro vite – ma avevo questa mezza idea da un po' per la testa.

E' un genere – parlo del sovvranaturale – che non ho mai trattato. Inserire per di più gli One Direction – quattro per la precisione più uno, lol – in un contesto del genere lo trovo molto divertente.

Probabilmente vi saranno alcuni – troppi – errori grammaticali, chiedo anticipatamente scusa per avervi fatto sanguinare gli occhi – io e la grammatica non abbiamo un rapporto molto buono - .

Il raiting al momento è arancione, giusto perchè é ancora all'inizio, ma poi diventerà rosso – con mio sommo piacere - .

Anh, se non ti piace il Larry, se non approvi il Larry, se non sopporti il Larry o – aggiungere qualcosa di estremamente simile - , ti sconsiglio vivamente leggere la mia FF.

Lieve accenno di Ziam – non so che mi è preso -.

Credo di non aver tralasciato nulla – non ho intenzione di darvi spoiler sulla faccenda di Louis, asd – per cui, siate dei buoni recensori e digitatemi il vostro parere – critiche accettatissimissime - .

 

 

Ringrazio – sinceramente – chi ha inserito la mia storiella – stupidaggine – fra le “storie da ricordare”, “storie preferite” e “storie da seguire”.

Un grazie ancora più grande a chi ha speso il suo tempo per lasciarmi una recensione – graditissima – e per leggere fino in fondo – con tanta pazienza-.

 

 

 

So, that's all! Good reading! 

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Capitolo 4
*** invisible touches. ***


Avviso : i personaggi della mia storia non mi appartengo in alcun modo, tutto quello che è riportato qui di seguito è semplicemente frutto della mia fantasia.

Avviso - parte due (?) - : Spero vivamente di riuscire ad aggiornare con una tempistica buona e corretta - ovvero il prima possibile -, per quanto ammetto che è un periodo piuttosto caotico della mia vita e potrei - sicuramente - ritardare nella stesura. 

 


LUST BURNING IN HELL. 

INVISIBLE TOUCHES.


Avete mai fatto qualcosa di irreparabilmente avventato, senza pensarci due volte e forse anche un po' stupido? Harry Edward Styles, era bravo a fare questo ultimamente. Aveva scoperto questa sua dote innata di “fare senza pensare”. Poteva avere i suoi lati positivi, come la totale mancanza di rimpianti, ma poteva anche portare a gravi conseguenze. Conseguenze che nemmeno lui sapeva dove lo avrebbero condotto.

I suoi pensieri lo stavano lentamente torturando, perchè oltre alle conseguenze si aggiungevano i sensi di colpa. Confidando nel “tanto Zayn nemmeno se ne accorgerà” e pensando a un “io non ne so niente”, in caso se ne fosse reso conto, si stava martoriando la massa grigia.

Era passato un giorno dal loro incontro, ancora nessun messaggio dal pakistano. Questione di tempo prima che saltasse sull'attenti e capisse che cosa fosse successo. Una cosa che si poteva dire tranquillamente di Malik era quanto fosse intelligente, incredibilmente furbo e ancora di più scaltro – quando voleva sprecare energie nel farlo, invece che guardarsi costantemente allo specchio ripetentosi quanto fosse figo - . Nulla togliendo al fatto che conosceva come le sue tasche Harry, cosa che riduceva la difficoltà, nel fare luce sull'agitazione del riccio, pari a zero.

Aveva preso in prestito – rubato – la tavola che avevano usato durante la loro seduta. Il vago pensiero di lasciare Louis in casa di Zayn, non lo allettava nemmeno un po'.

Quei brividi inspiegabili, quel profumo, quegli occhi, quella voce era solo ed esclusivamente di sua proprietà. Proprio come lo era diventato quel foglio di carta, ben riposto fra le pagine di “Stardust” nella sua libreria.

Peccato che il suo Louis - da quando fosse diventato suo poi non lo sapeva, ma non gli interessava minimamente - non si faceva sentire dallo scorso pomeriggio.

Troppo impegnato? Che poi a fare cosa? Forse una partitina a golf nel mondo degli spiriti. Poco probabile, ma decisamente divertente come idea. Aveva provato a documentarsi, ma era tutto inutile. Non sapeva nulla di lui e non poteva digitare “Louis” su Google sperando che comparisse dal nulla una qualsiasi faccia con quegli occhi decisamente inconfondibili. Ce n'erano fin troppi di Louis al mondo, ma a lui nemmeno gli interessavano quelli vivi.

Che fosse diventato necrofilo? Nel caso in cui il suo amichetto – se lo poteva chiamare così – fosse stato un cadavere in una qualche tomba, allora sì.

In più non aveva ancora preso bene in considerazione la possibilità che quello faceva di lui un gay con i contro fiocchi. Ogni qualvolta si trovava a pensare di essere attratto da quel ragazzo, immateriale, scacciava via l'idea con un sonoro sbuffo. Harry Styles non poteva essere omosessuale, uno spreco – se lo diceva da solo – nei confronti della popolazione femminile.

Sebbene questo aveva controllato accuratamente, nella sua scuola vi erano sette Louis e nessuno di lora aveva quei dannati occhi azzuri. Questo però non lo rendeva un'ossessivo compulsivo o comunque un probabile aspirante presso la dottrina “piegami a novanta e fammi tuo”, giusto?

Affondando il viso nel cuscino del proprio letto, abbandonandosi inerme contro il materasso, incominciò a porsi le solite domande – futili – esistenziali.

Perché a me? Tra tutti proprio io? Ho fatto qualcosa di male?
Aveva fatto l'imbecille, a dire il vero, e ora non poteva certamente lamentarsi come uno sfigato.

Lamentarsi, poi, come se lo stava facendo seriamente.

Non avrebbe mai ammesso, per lo meno a voce alta, che era tremendamente eccitato e contento di quello che gli stava vorticando attorno.

Precisamente da ieri.

Voltandosi a pancia in su, sospira nuovamente, mettendosi ad osservare il soffitto senza un particolare interesse.

Si dice che quando sospiri costantemente, senza un'apparente motivo, sei innamorato. Il primo sintomo di quella malattia – così alle volte la chiamava – conosciuta come : amore.

Per quanto si trattenesse dal rilasciare l'aria dai propri polmoni a quel modo, era più forte di lui. Voleva uscire, liberarsi, insieme a quel lieve sorriso che non vedeva l'ora di distendere le sue labbra. No, non glielo avrebbe permesso.

Serrando le labbra trattiene il respiro, pensando che era meglio soffocare che cadere in quell'astuta trappola.

Harry Edward Styles non avrebbe perso le sue facoltà mentali per nessuno, tanto meno per Louis.

Come al solito, però, è più facile a dirsi che a farsi.

 

 

 

una settimana dopo.

 

 

Era tornato.

Un'uragano che lo travolse nel pieno del suo placido pomeriggio, che fino a qualche minuto prima aveva pensato di adoperare per dormire - alquanto banale - .

Ora quel profumo intenso e inebriante aveva sostituito l'aria all'interno della sua camera, all'interno dei suoi polmoni.

Non sapeva come comportarsi, annaspava respirando a labbra schiuse, accogliendo quel calore che lentamente si faceva strada all'interno del suo corpo.

“Ti sono mancato, curly?”

Sì, dannazione. Terribilmente e inconsciamente.

La sua voce ovattata e il suo respiro, il suo profumo e quella sensazione – come elettricità statica – che alleggiava attorno a lui. Gli era mancata ogni piccola sfaccettatura di quella presenza altalenante e invisibile.

Gli era mancato Louis.

Il suo Louis.

“Come siamo possessivi. Mi piace.”

Improvvisamente avverte qualcosa di strano addosso, solleva lievemente il capo dal cuscino e indirizza gli occhi nella zona sospetta. La maglietta si stava lentamente sollevando da sola, scoprendo la sua pelle diafana costellata da diversi tatuaggi. Che diamine stava facendo? Un brivido di paura, mista ad eccitazione, lo percorse dalla testa ai piedi.

Stava per portare le mani a tirarla giù, così da opporsi a quella serie di eventi, quando la sensazione di labbra morbide sul proprio ventre lo bloccò anullandogli completamente il cervello.

Qualsiasi pensiero razionale era impossibile sotto quel tocco così preciso e soffice.

Lentamente stava risalendo, percorrendo ed esplorando ogni centimetro della sua pelle, insieme alla stoffa della sua maglietta. Indumento che finì sul pavimento in pochi secondi, sfilato da qualcuno che non riusciva a vedere.

“E' troppo presto.”

Quel sussurro al proprio orecchio gli fece inarcare lievemente la schiena, ritrovandosi a mordersi il labbro inferiore preso da quella scarica di adrenalina.

Sentiva un moto di frustrazione invaderlo.

Voleva toccare Louis.

Voleva sentire Louis.

Voleva gustare Louis.

Voleva annusare Louis.

Voleva vedere Louis.

Voleva. Voleva lui.

“Arriverà quel giorno, Harry.”

Il suo nome pronunciato da quella voce che gli giungeva lontana per quanto vicina, suonava perfetto.

Sembrava fatto su misura per essere pronunciato da lui.

Artiglia il lenzuolo, emettendo un gemito, nel sentire i suoi capezzoli venire torturati da una bocca e da una mano invisibile.

Quella era una dannatissima tortura e se la stava facendo fare senza problemi. Che diamine gli stava prendendo? Cosa fondamentale : gli interessava seriamente saperlo? 

A dire il vero no, e nemmeno della sua probabile dubbia sessualità o della sua confusione. Voleva letteralmente essere posseduto da quel fenomeno inspiegabile, unico pensiero concreto nella sua testa. 

“Attento, potrei prenderti in parola.”

La risata cristallina che avvertì, non fece altro che farlo fremere, continuamente sovraeccitato da quei tocchi.

Poi successe l'irreparabile, fu un attimo, come una secchiata di acqua fredda.

La porta spalancata e sua sorella sulla soglia, parole che non fecero nemmeno in tempo ad uscirle dalle labbra, troppo intenta a fissarlo nel letto fremente e con il respiro affannato.

Essere scoperto in un momento del genere, che a dirla tutta non si poteva nemmeno spiegare, non gli era nemmeno passato per l'anticamera del cervello.

Rimasero a fissarsi, nessuno dei due muoveva un muscolo. Il profumo e la presenza di Louis svaniti nell'aria, se non una lieve e lontanissima risata nelle orecchie che pian piano scomparve.

Bastardo.

Gemma avvampò, per un attimo credette che avesse preso fuoco. L'autocombustione era rara, ma lei sembrava andarci - troppo - vicino.

Cercava - inutilmente - di formurale una frase mentre si sollevava e tirava giù la maglietta, che cosa si poteva inventare? Il problema scomparve quando lei chiuse la porta boffonchiando uno “scusanonvolevolaprossimavoltabusso” tutto d'un fiato.

Louis aveva detto che sarebbe arrivato il giorno in cui si sarebbero visti? Bene, lo avrebbe strangolato, preso a calci nel sedere e inultato come mai aveva fatto in vita sua. Non che si credesse veramente possibile di una cosa del genere, siccome la sua coscienza gli stava gridando che il giorno in cui l'avrebbe visto avrebbe pensato decisamente ad altro.
Sarebbe mai arrivato quel giorno? Non sapeva se poteva realmente fidarsi di lui, per quanto qualcosa lo spingeva a farlo.

Passandosi una mano tra i ricci, sposta lo sguardo sulle proprie gambe notando il rigonfiamento più che evidente all'interno dei suoi pantaloni.

Avesse almeno finito quello che aveva cominciato.

Ora doveva pensarci da solo e detestava il fai-da-te, però, magari se pensava intensamente ad una vecchia con la dentiera poteva riuscire a mettere “a cuccia” il signorino.

Gli ci volle un notevole sforzo, dal momento che i suoi pensieri andavano costantemente e solo da una parte. Verso di lui.

Un'unica direzione.

Ringraziò l'anziana signora - una volta risolto il dramma - che lo aveva salvato nelle situazioni più impensabili più e più volte, solitamente per colpa di ragazze. Ecco, questo era l'altro problema.

Mentre si alzava e andava verso la porta, doveva assolutamente parlare con sua sorella e vedere se si era ripresa, ripensò alla possibilità di essere gay.

Zayn, Liam e Niall avrebbero riso fino alle lacrime per una sua possibile dipartita dal mondo etero, senza contare che non ci avrebbero mai creduto. Lui, il badboy che se ne faceva una a sera, omosessuale?

Chiudendosi alle spalle e rimanendo in un silenzio riflessivo, arrivò ad una conclusione. La più giusta e sensata che potesse trovare in quel momento.

Esistevano le eccezioni per tutti, quindi potevano esistere anche per lui.

Ormai era chiaro come il sole.

 

 

Era Louisessuale






 

- - - - angolino dell'autrice - - - - -

 

 

Premetto che é la prima volta che scrivo qualcosa su di loro, non sono nemmeno un fan accanita – non so tutto delle loro vite – ma avevo questa mezza idea da un po' per la testa.

E' un genere – parlo del sovvranaturale – che non ho mai trattato. Inserire per di più gli One Direction – quattro per la precisione più uno, lol – in un contesto del genere lo trovo molto divertente.

Probabilmente vi saranno alcuni – troppi – errori grammaticali, chiedo anticipatamente scusa per avervi fatto sanguinare gli occhi – io e la grammatica non abbiamo un rapporto molto buono - .

Il raiting al momento è arancione, giusto perchè é ancora all'inizio, ma poi diventerà rosso – con mio sommo piacere - .

Anh, se non ti piace il Larry, se non approvi il Larry, se non sopporti il Larry o – aggiungere qualcosa di estremamente simile - , ti sconsiglio vivamente leggere la mia FF.

Lieve accenno di Ziam – non so che mi è preso -.

Credo di non aver tralasciato nulla – non ho intenzione di darvi spoiler sulla faccenda di Louis, asd – per cui, siate dei buoni recensori e digitatemi il vostro parere – critiche accettatissimissime - .

 

 

Ringrazio – sinceramente – chi ha inserito la mia storiella – stupidaggine – fra le “storie da ricordare”, “storie preferite” e “storie da seguire”.

Un grazie ancora più grande a chi ha speso il suo tempo per lasciarmi una recensione – graditissima – e per leggere fino in fondo – con tanta pazienza-.

 

 

 

So, that's all! Good reading! 

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Capitolo 5
*** actuality. ***



Avviso : i personaggi della mia storia non mi appartengo in alcun modo, tutto quello che è riportato qui di seguito è semplicemente frutto della mia fantasia.

Avviso - parte due (?) - : Spero vivamente di riuscire ad aggiornare con una tempistica buona e corretta - ovvero il prima possibile -, per quanto ammetto che è un periodo piuttosto caotico della mia vita e potrei - sicuramente - ritardare nella stesura. 

 

LUST BURNING IN HELL.

 

 

ACTUALITY.



Gemma aveva deciso che bussare alla porta, qualsiasi porta, era diventata una priorità nella sua vita. Per lo meno le buone maniere così non cessavano di esistere.

Dall'altra parte Harry non poteva che esserne contento, però cominciava a pensare che quella situazione non era per nulla salutare.

Era appena tornato da scuola e stava fissando il foglio che teneva fra le mani, l'unica cosa che gli permetteva di tenere Louis con sé.

“Non mi vuoi più?”

Sospirando pesantemente, come colto da un'improvvisa stanchezza, mise la carta nella pentola che era andato a prendere in cucina.

 

« Non mi fai bene. »

 

Non era propriamente convinto nemmeno lui di quelle parole che gli uscirono dalle labbra in una sorta di lamento. Versando un goccio d'olio notò che gli tremava la mano.

Non voleva farlo, ma di quel passo sarebbe andato dritto al manicomio. Doveva pensare a sé stesso, alla sua salute, al fatto che dimenticava persino di mangiare per quanto pensava a Louis.

“Curly, ti piace il modo in cui ti faccio stare male.”

Era una constatazione, non si sprecò nemmeno di annuire a quel vuoto che lo circondava in un'abbraccio alla vaniglia.

Voleva essere dipendente di quelacosa di vero, che poteva vedere e toccare. Voleva qualcosa di normale e non fuori dalle righe.

Prese l'accendino con una piccola smorfia sofferente, avvicinandolo al foglio così da fargli prendere fuoco.

“Ti mancherò.”

 

« Mi mancherai. »

 

Mormorò con voce assorta e distratta, preso dall'osservare quelle piccole fiamme che corrodevano la carta velocemente.

“Mi mancherai.”

 

« Ti mancherò.»

 

 

 

 

Un mese dopo.

 

« Liam, ti decidi ad aprirmi la porta? »

 

Detestava aspettare, specialmente se fuori faceva un freddo allucinante. Affondando il viso nella sciarpa di lana che portava al collo, prese a guardare la porta di casa Payne con aria truce.

Era finalmente arrivato il fatidico giorno del loro ritrovo ed era entusiasta come al solito di poter rivedere i suoi amici, peccato che questi non volevano farlo entrare in casa per qualche assurdo motivo.

Inspirò profondamente e poi espirò rumorosamente, sperando di buttare giù la porta come il lupo nella storia dei tre porcellini. Gli era sempre piaciuta quella fabia, ancora di più quando venne a conoscienza che in realtà il lupacchiotto se li mangiò con gusto.

 

« Entra. »

 

Liam Pyane non era contento, per niente, lo poteva capire sebbene la porta che era stata socchiusa gli impediva di vedere all'interno. Che diamine era successo? Non tirava buona aria, nemmeno un po'.

Appena entrato venne placcato da un Niall più che euforico.

 

« Nialler! »

 

« Ciao, Hazza, ciao. Meno male che sei arrivato, non ce la facevo più, Liam è estremamente insopportabile oggi – a dire il vero lo è da una settimana -. »

 

« Ma che diamine è successo? »

 

Per tutta risposta il biondino si scostò, siccome era ancora arpionato a lui, guardandolo con un “ah, parlaci tu, io meglio se non apro bocca” stampato in fronte. Doveva essere davvero grave, se Niall non riusciva a far raggionare Liam allora potevano prepararsi al peggio senza pensarci due volte.

 

« Lì? »

 

Appoggiò la borsa all'ingresso, slacciandosi il giubbotto mentre si guardava attorno in cerca dell'amico, trovandolo poi seduto in cucina con una tazza fumante di caffé – amava quel profumo, ma mai quanto un'altro -.

Payne gli lanciò un'occhiata di insufficienza che lo costrinse ad allentarsi la sciarpa, sentendola improvvisamente stretta.

 

« Che succede, amico? »

 

Gli mancava solo una carota e poteva dirsi un Bugs Bunny perfetto, con una voce meno irritabile magari.

Silenzio, non accennava nemmeno a far intendere che avrebbe risposto. No, semplice silenzio.

Venne raggiunto da un Horan cauto che prese posto al suo fianco, prendendo a mangiare da una tazza con dei cereali – probabilmente non l'aveva finita, brutto segno, era davvero gravissima la situazione -.

L'illuminazione venne quando notò la mancanza di qualcuno.

 

« Malik dov'è? »

 

Non sapeva bene perché ma il ringhio basso che proveniva dalla direzione di Liam non gli piaceva, tanto che si costrinse a guardare l'irlandese stretto nelle spalle come per avere una specie di conferma. Dire che Niall non era rigido era un'eufemismo, stretto tra le sue spalle a fissare intensamente la tazza che teneva fra le mani, masticando piano come a non voler farsi sentire.

 

« E' in ritardo, viene con un suo amico. »

 

Un suo amico? Avrebbe portato un suo amico? Cosa significava? Erano sempre stati loro quattro. Ora capiva perché Liam era così di cattivo umore.

 

« Chi? »

 

« Bella domanda, non me ne ha voluto parlare. »

 

Il tono apatico di Payne attirò la sua attenzione come la sua mano stretta attorno al manico della tazza da cui stava bevendo.
Oh, OH.
Gelosia.
Quella era fottuta gelosia. Si era dimenticato della cotta stratosferica che aveva del pakistano, preso dalla notizia dell'arrivo di un'intruso. Perchè era definibile solamente in quel modo.

 

« Lì, vedrai che se lo ha voluto portarte è perchè pensa che sia un tipo apposto. »

 

Niall stava rischiando di brutto, ma non poteva non lodare il suo tentativo di calmare l'amico. Peccato che in quella situazione poteva fare ben poco. Senza contare che forse glielo voleva presentare per un'altro motivo. No, doveva essere altro. A Zayn piaceva Liam, da sempre. Giusto?

 

« Oh certamente, non lo metto in dubbio. »

 

Il biondino storse le labbra a quel sarcasmo velato, riprendendo a mangiare cercando di fare più rumore possibile come se quella tensione fosse potuta scomparire così facilmente.

Stava per chiedere quando sarebbero dovuti arrivare ma il suono del campanello lo congelò sul posto, rimasero zitti a lanciarsi occhiate come a voler decidere chi sarebbe andato alla porta.

 

« Vado io, ma tu vedi di calmarti. »

 

Harry il temerario, ecco un nuovo e bellissimo soprannome che gli si addiceva. Lancianciando un'ultima, fugace, occhiata ai due si alzò uscendo dalla cucina e si diresse verso la porta d'ingresso con la dovuta calma. Come si sarebbe dovuto comportare? Non voleva quell'estraneo lì' dentro, non lo voleva lì con loro.

Magari se si fosse comportato da stronzo questo se ne sarebbe andato senza fare più ritorno, sì poteva essere una buona idea.

 

« Ehi, Malik! »

 

Esordisce stendendo le labbra in un sorriso aprendo la porta, ritrovandosi a guardare due occhi azzurri.

Occhi azzurri come il cielo primaverile.

Non era possibile. No, no e ancora no. Doveva per forza essere frutto della sua immaginazione.

Louis.

Rimase fermo, in silenzio, incapace di allontanare lo sguardo dal ragazzo che era di fronte a sé. Le gambe che gli tremavano, avvertendolo che non avrebbero retto ancora per molto. 
Era riuscito ad allontanarlo dai propri pensieri dopo aver bruciato la tavola, era riuscito a pensare ad altro, era riuscito a tornare con i piedi per terra.

Ora, non ce l'avrebbe più fatta.
Era dannatamente bello, una bellezza quasi soffocante.

Sentiva gli occhi pizzicare, preannunciando lacrime. Di gioia? Di paura?

 

« Harry, vedo che hai già conosciuto Lou! »

 

La voce di Zayn gli arrivò lontana, come se nemmeno fosse lì, mentre si avvicinava ai due percorrendo il vialetto di casa Payne. Era Louis il suo amico? Era Louis quello che era lì davanti a lui e che lo stava guardandono con una strana luce negli occhi? 

Era davvero lui.

 

« A dire il vero no, sembra aver perso il dono della parola. »

 

Quella voce, la sua voce, e quel tono beffardo.

Passandosi fugacemente la lingua sulle labbra, prendendosi qualche secondo a guardare quelle sottili dell'altro incurvate in un sorrisetto, si decise a reagire.

 

« Tanto piacere. Ora entrate, fa freddo. »

 

Questo è il meglio che sai fare? Sei serio, Harry? Scostandosi dalla porta gli fa cenno con il capo di entrare. Ogni piano per all'ontanare il nuovo ragazzo - che al sua testa pochi secondi prima aveva partortito - era andato in fumo, ora sarebbero stati sostituiti da svariati tentativi di trattenerlo il più possibile.  
La terza conferma gli giunse accompagnata – nella sua testa – da un coro angelico, Louis profumava di vaniglia.

Era il suo Louis.

Era vero. Era .

Era con Zayn.

Cosa diamine ci faceva con Zayn? Il piccolo sospetto che Liam non aveva tutti i torti lo colpì in pieno stomaco. Era fuori discussione, Malik non poteva, non era lui. Louis era proprietà di Harry Edward Styles. 

 

« Lì, Nialler, venite che vi devo presentare un'amico.»

 

Amico.

Aveva detto bene, perché sarebbe rimasto tale per il pakistano.

Appoggiandosi con una spalla al muro e incrociando le braccia al torace, punta nuovamente gli occhi smeraldini su Louis poco distante, lasciandoli scivolare lungo la sua figura.

Indossava un maglionicino color panna sopra a degli attillatissimi jeans neri, dire che avesse delle forme perfette era dire poco. Delle semplici All Star blu ai piedi.

Era impeccabile.

Per non parlare di quei capelli lievemente scompigliati e quell'accenno di barba.

“Se vedessi il resto la lista si allungherebbe notevolmente.” Aveva avuto ragione quel giorno, la lista si era notevolemente allungata.

Sentiva le mani prudere, richiamate da quel fondoschiena perfetto che non chiedeva altro di essere palpato, stretto, toccato. Doveva semplicemente calmarsi, fare finta di niente e sarebbe andato tutto bene.

Alzando lo sguardo incontrò nuovamente quelle iridi azzurre che gli toglievano il fiato con una facilità disarmante. Improvvisamente si accorse del silenzio che era calato, Zayn doveva essere andato in cucina per accertarsi che Liam e Niall fossero ancora vivi – siccome non accennavano a muoversi o a rispondere -.

Erano rimasti soli.

Soli, lui e Louis.

Come se questo avesse colto quel messaggio velato nei suoi occhi verdi, si avvicinò con calma a lui stendendo le labbra in un lieve sorriso impertimente.

 

« Allora, curly, ti sono mancato? »

 

 

Non poteva lontanamente immaginare quanto fottutamente aveva sentito la sua mancanza. 













 

- - - - angolino dell'autrice - - - - -

 

 

Premetto che é la prima volta che scrivo qualcosa su di loro, non sono nemmeno un fan accanita – non so tutto delle loro vite – ma avevo questa mezza idea da un po' per la testa.

E' un genere – parlo del sovvranaturale – che non ho mai trattato. Inserire per di più gli One Direction – quattro per la precisione più uno, lol – in un contesto del genere lo trovo molto divertente.

Probabilmente vi saranno alcuni – troppi – errori grammaticali, chiedo anticipatamente scusa per avervi fatto sanguinare gli occhi – io e la grammatica non abbiamo un rapporto molto buono - .

Il raiting al momento è arancione, giusto perchè é ancora all'inizio, ma poi diventerà rosso – con mio sommo piacere - .

Anh, se non ti piace il Larry, se non approvi il Larry, se non sopporti il Larry o – aggiungere qualcosa di estremamente simile - , ti sconsiglio vivamente leggere la mia FF.

Lieve accenno di Ziam – non so che mi è preso -.

Credo di non aver tralasciato nulla – non ho intenzione di darvi spoiler sulla faccenda di Louis, asd – per cui, siate dei buoni recensori e digitatemi il vostro parere – critiche accettatissimissime - .

 

 

Ringrazio – sinceramente – chi ha inserito la mia storiella – stupidaggine – fra le “storie da ricordare”, “storie preferite” e “storie da seguire”.

Un grazie ancora più grande a chi ha speso il suo tempo per lasciarmi una recensione – graditissima – e per leggere fino in fondo – con tanta pazienza-.

 

In vino veritas, ziam power, lasciate un parere se ne avete voglia o date semplicemente una letta in un momento di noia acuta : http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2172520&i=1

 

So, that's all! Good reading! 

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