Stole my heart.

di _petrichor_
(/viewuser.php?uid=538799)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Stay. ***
Capitolo 3: *** Twenty Thousand. ***
Capitolo 4: *** Over Again and Flats. ***
Capitolo 5: *** Deserve. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***




STOLE MY HEART.




Louis Tomlinson, 21 anni, era un ladro di professione.
Aveva iniziato all'età di 12 anni, i primi scippi alle vecchiette che passeggiavano sotto gli alti alberi del parco, i primi furti nel grande supermercato in periferia, troppo grande per essere sorvegliato interamente. I proprietari, inoltre, non se la passavano bene, e con la crisi che incombeva sulla loro famiglia come una maledizione, non avevano denaro da spendere in vigilanza.


«Non lo faccio per arricchirmi» diceva ai suoi 'colleghi'. «Mi piace e basta.» E, in effetti, gli piaceva molto quando nessuno si accorgeva del furto o quando, a volte, lo interpellavano addirittura come testimone del crimine compiuto.
Con gli anni era passato da derubare nell’ormai troppo piccolo supermercato ad abitazioni, automobili e ville di ricchi impresari..
«I ricchi sono i più idioti.» Spiegava alla banda prima di un colpo a una di quelle lussuose ville fuori città. «Convinti di essere intoccabili in tutto e per tutto, dimenticano di attivare l'allarme.» e con un semplice gioco di mani apriva la porta spessa e nessun suono veniva udito. «Visto?»
La banda era costituita da altri tre ragazzi, più o meno della sua età: un irlandese, Niall, fuggito da Mullingar qualche anno prima di incontrare Louis e che per un colpo andato male rischiava il carcere minorile; un pakistano, Zayn Malik, scacciato dai genitori pochi mesi prima da Bradford, dopo aver scoperto che frequentava una prostituta. Zayn proveniva da una famiglia ricca e fare il ladro, diceva lui, era una rivincita contro le classi alte; di Liam Payne, invece, non si conoscevano le origini. Louis lo aveva portato un giorno nella loro baracca presentandolo come 'nuovo membro'. Era un bel ragazzo, Niall sospettava fosse gay.
«Lou, l'hai portato qui perché ti piace?» gli aveva chiesto l'irlandese durante un colpo, il primo a cui partecipava anche Liam.
«Può essere.» gli aveva risposto, ridendo, Louis. Niall rise con lui.


«Come ci chiamiamo?» Domandò Liam un giorno di 'pausa'.
«I ladri hanno un nome?» Zayn pareva perplesso.
«Le bande di ladri sì.» Gli rispose l'irlandese. «Lou, come ci chiamiamo?»
«Guardate troppi film, ragazzi.» Rise Louis.
«Quindi i ladri hanno un nome o no?» Chiese Zayn infastidito.
«Noi no.» Gli rispose Louis.

Fu il 24 dicembre, il giorno del compleanno di Louis, che qualcosa cambiò in quella perfetta armonia di furti e rapine.
«Lou! Lou! Ho avuto un colpo di genio.» Urlò Niall entrando nella baracca saltellando di gioia. «Sono un genio! Un genio ragazzi. DITELO! NIALL E' UN GENIO.»
Louis e gli altri erano seduti attorno ad un tavolo, che Niall era sicuro di non aver mai visto prima di uscire, ubriacandosi allegramente.
«Calma irlandese, siediti, bevi un boccale di birra e parla.» Gli aveva detto Zayn prendendolo per le spalle e spingendolo su una sedia.
«Ti ascoltiamo.» Disse Liam sorseggiando la bevanda dorata e alzando gli occhi sul ragazzo seduto dall’altro lato del tavolo.
«Mentre camminavo per la città, alla ricerca di una pasticceria aperta, per prendere una torta al nostro amato Loulou, mi si è avvicinata una donna grassoccia ma ben vestita, francese, e mi ha chiesto se il castello degli Styles è in vendita.» Spiegò Niall bevendo un sorso di birra.
Quel palazzo ormai era disabitato da anni dopo che i proprietari si erano trasferiti in Germania. Non sarebbero mai tornati in quel vecchio ammasso di pietre, Louis era sicuro, qualsiasi posto era meglio di quello stupido paesino, e la Germania, era davvero molto meglio.
«Quindi? Non è che stupido come sei le hai detto si?» Chiese Zayn sospirando.
«Ti pare?! Le ho detto che è in affitto.» Disse Niall tutto d'un colpo, sorridendo come se avesse vinto la lotteria.
«Siamo rovinati. ROVINATI.» decretò Zayn passandosi le dita tra il ciuffo.
«Tommo, che ne pensi?» chiese Liam sottovoce a Louis che stava studiando con aria assorta il suo thé –perché Louis non beveva alcolici - come ipnotizzato.
«Beh, Niall..» disse d'un tratto alzando lo sguardo e posandolo sulla figura dell'irlandese, ancora sorridente ma un po' meno. «Sei un genio.»
«COSA?!» urlò Zayn stupefatto «MA LOUIS HAI CAPITO COS'HA DETTO QUESTO ELFO BIONDO TINTO?» ormai gesticolava 'come un italiano' avrebbe detto Louis.
«Anche tu hai tinto il tuo ciuffo, Zayn.» Disse Liam osservandolo. «In ogni caso, concordo con Louis.»
“E quando mai non concordi con Louis, tu?” Pensò Zayn tornando a sedersi.
«Quindi? Hai preso accordi con quella donna?» Chiese Louis, assaggiando il thé alle erbe che si stava freddando.
«No, io non potevo altrimenti avrebbe scoperto il trucco. Le ho detto che ho delle amicizie con i proprietari e che avrebbe parlato direttamente con uno di loro» rispose Niall mostrandogli un biglietto. «Dopodomani qualcuno di noi la incontrerà davanti al castello, fingendosi uno di quei ricconi e pattuirà la cifra.»
 
Il giorno dopo, nel tardo pomeriggio, i quattro ragazzi, vestiti come meglio potevano, si avviarono verso il castello degli Styles.
Era una costruzione recente ma, ispirata ai vecchi castelli medioevali. Portava, sulla cima di ogni torre una bandiera rappresentante il simbolo della famiglia. Una croce costituita da due chiavi.
Si avvicinarono al grande ponte levatoio, era in legno scuro e deturpato dai fenomeni naturali susseguitesi in quegli anni di abbandono. Al centro, grande e in latino c'era una frase. 'Per aprire la mente bisogna prima aprire il cuore agli insegnamenti del Signore.'
Zayn osservava la targa in ottone quasi infastidito.
«Che frase del cazzo.» commentò in un soffio.
«Conosci il latino, Zayn?» Gli chiese allora Niall mentre giocava con una coccinella che poco prima gli si era poggiata sul dorso della mano.
«Qualcosina, me l'hanno insegnato a Bradford prima che mi cacciassero.» rispose raggiungendo poi Louis sul retro.
Tomlinson stava discutendo con Liam su quale fosse il metodo più semplice per aprire un ponte levatoio dall'esterno.
«Ti dico che è meglio fissare dei ganci all'estremità e tirare, grazie a delle corde, giù.» Insisteva Liam mentre Louis sbuffava annoiato.
«Senti, sta calando la notte, è Natale e vorrei tornare al caldo, a casa, con una tazza di thé ad aspettarmi. I tuoi fottuti ganci farebbero un rumore madornale e attirerebbero curiosi e noi potremmo finire in gattabuia. Pensa a qualcos'altro, genio.» Louis, se non fosse stato in ansia per il piano, non avrebbe mai risposto in quel modo a Liam.
«Dai genio, pensa a qualcos'altro. Il tuo amato Louis ha detto che la tua idea fa schifo gne gne.» lo prese in giro Zayn, sapendo che a Liam, Louis piaceva.
«Non ho detto che fa schifo.» Gli disse Lou poggiando una mano sulla spalla di Liam e sussurrandogli all'orecchio. «Se facciamo rumore e veniamo scoperti ci manderanno in prigione, e sai cosa non c’è in prigione? Privacy.»
Zayn sbuffò alla vista del rossore comparso sugli zigomi di Liam. «Louis per favore, non qui, non ora.» Lo pregò il pakistano allontanandosi a cercare Niall.
Louis, ancora abbracciato a Liam, gli fece un occhiolino.
«Niall, molla quelle margherite e raggiungici dietro, dai.» lo chiamò Zayn facendolo voltare. «Dobbiamo trovare un modo per aprire il ponte levatoio.»
Niall si alzò, ripulì i jeans dei fili d'erba e raggiunse l'amico porgendogli una margherita. «Tieni Zayn, è per te.» Malik era quasi in lacrime per la commozione. «E queste sono per Lou e Liam. Questa invece è mia.»
Zayn lo abbracciò. Niall gli ricordava sua sorella. Nonostante tutto, una famiglia gli mancava.
«Aspetta Zay. Hai detto ponte levatoio?» Gli chiese Niall, sciogliendo l'abbraccio. Zayn annuì e l'elfo irlandese scoppiò a ridere.
«Perché ridi?» Gli domandò l'amico, un po' confuso.
«Esiste una porta sul retro, non lo sapevate?» Rispose ricominciando a ridere.
«Ah.»
 
Louis era uno di quei tipi attenti e metodici, osservava tutto ciò che lo circondava, in continuazione, non gli piaceva che gli sfuggissero particolari, per quanto inutili fossero, non gli piaceva e basta, ecco il motivo per cui continuava a ripetersi ‘idiota’ in testa. Si incolpava di non essersi accorto di quella maledetta porta prima di Niall, di solito distratto e con la testa tra le nuvole. Si sentiva un vero idiota, e lui non voleva essere idiota. Idioti sono coloro che alle medie lo hanno preso in giro per il modo di vestire, per i suoi gusti musicali, per l’attrazione verso persone del suo stesso sesso. Loro erano gli idioti, quegli idioti davvero idioti, quelli così stupidi da essere convinti che diverso equivale a sbagliato. No, Louis Tomlinson non era affatto un idiota, lo sapeva bene, eppure era tutto ciò che riusciva a dirsi mentre Niall indicava la porticina in legno semi-nascosta da un cespuglio.
«Insomma, ricapitolando, uno di noi, che non sia Niall, incontrerà quella donna e le dirà che il castello è disponibile solo per una settimana a 500 sterline. Giusto?» chiese Zayn appoggiandosi alla porta con la schiena.
«A grandi linee.. si.» rispose Liam, avvicinandosi a Louis e poggiandogli una mano sulla spalla. «Avevi ragione, niente ganci.» Louis non si curò di rispondergli, tanto era preso dagli insulti che si stava rivolgendo nella mente.
Niall sospirò rigirandosi la margherita tra le dita «Noi.. non dovremmo entrare a dare un’occhiata?»
Louis sbottò un ‘si’ confuso e spostò con davvero poca delicatezza Zayn per studiare un modo per aprire la serratura. «Sta calando il buio, non si vede niente, cazzo.» imprecò, sbattendo un pugno sulla porta, appena sopra la maniglia di ferro leggermente arrugginita.
«Gente, io non vorrei allarmarvi ma un tizio sta venendo verso di noi.» disse Niall sottovoce, indicando un ombra alta e sottile avanzare a in quella direzione a grandi falcate.
Louis si maledisse ancora una volta, quel nano biondo continuava ad anticiparlo e lui non sopportava arrivare secondo.. a nulla. Si voltò verso l’ombra a cui Niall alludeva, si muoveva stanca ma fuggente, era elegante e sentiva di non poter staccare lo sguardo, non aveva intenzione di perdersi alcun movimento, alcuna azione di quella figura, scura nel buio della notte.
Liam lo tirò dietro il cespuglio, nascondendosi assieme agli altri. «Non credo ci abbia visto.» sussurrò seguendo l’avanzare di quei passi.
Louis continuava a osservare, con estrema attenzione, la sagoma avvicinarsi, fin quando fu facile distinguere i lineamenti di un ragazzo. Era giovane e tremendamente bello, indossava dei pantaloni scuri, molto stretti, una camicia bianca sbottonata di almeno quattro bottoni sotto il collo lasciando intravedere vari ciondoli che tintinnavano ad ogni movimento. Era riccio, Louis poteva distinguere dei dolci boccoli anche sotto il pesante cappello in lana che indossava. Ma ciò che colpì maggiormente il ladro furono i suoi occhi, erano verdi, sembravano due smeraldi, due pietre che presto, in un modo o nell’altro, sarebbero state sue.
«Cosa vuole fare questo?» chiese Zayn sottovoce, vedendo il giovane infilare una piccola chiave nella serratura.
«Dite sia uno Styles?» domandò Liam cercando di mantenere un tono abbastanza basso per non farsi sentire dal ragazzo solo a un metro da loro.
La serratura scattò appena il riccio girò la chiave dentro di essa ma, prima di entrare si voltò ancora una volta verso la strada.
Niall, però, era un tipo allergico, il polline soprattutto, era uno dei suoi peggiori nemici, quella sera, infatti, fu proprio il polline di quelle margherite raccolte poco tempo prima a scatenargli uno starnuto, leggero ma abbastanza forte da farsi notare dal ragazzo.
«Chi diavolo c’è?» chiese quello avvicinandosi al cespuglio. «Chi c’è?» ripeté alzando la voce. Era spaventato, Louis glielo leggeva negli occhi, nelle dita delle mani che scostavano le foglie, nelle labbra tese.
«E voi, chi cazzo siete?»
Fu Niall a uscire fuori per primo, salutando con un sorriso il ragazzo che fissava gli strani tipi dentro il cespuglio.
Louis per la terza volta quella sera ebbe l’impulso di soffocare l’irlandese. Ancora una volta era stato battuto sul tempo, ancora una volta un ‘idiota’ fu ripetuto nella sua mente.
«Sono Louis, ciao.» si presentò uscendo dal nascondiglio, raggiungendo il riccio e porgendogli una mano che però non fu stretta.
«Io Niall, loro –disse il biondo indicando gli altri due- sono Liam e Zayn, tu chi sei?» E gli sorrise, ancora una volta, perché, sì, Niall sorrideva nonostante tutto, nonostante fossero stati scoperti, nonostante fosse stata colpa sua.
«Sono Harold Edward Styles.» disse senza un minimo di emozione, senza un minimo di orgoglio nel pronunciare quel tanto ammirato cognome.
«Sei uno Styles, quindi.» ripeté Liam, più a se stesso che al riccio.
«Così pare, purtroppo.» Louis riusciva a percepirla, quella stanchezza, nelle sue parole, nei suoi occhi fissi sul terriccio che gli sporcava gli stivaletti.
«Perché purtroppo?» si azzardò a domandare Zayn, e nella sua voce c’era una forte vena di curiosità, una curiosità che si estendeva egualmente a Niall e a Liam, ma non a Louis, perché Louis pareva capire.
Harry puntò i suoi occhi verdi in quelli caramello di Zayn ma senza guardarlo realmente. «E’ complicato.. ma voi che volete da me? Perché siete qui?» il suo tono non era arrabbiato e neanche seccato, era semplicemente stanco.
Louis voleva abbracciarlo, stringerlo tra le braccia, e farlo riposare coccolato dal suo respiro. Non riuscì, però, a trovare le parole adatte, era bloccato, come ipnotizzato.
«Ehm, perché siamo qui?» ripeté Zayn per poi voltarsi verso il compare. «Esatto Lou, che ci facciamo qui?» Il ragazzo scacciò ogni pensiero dalla sua mente per concentrarsi sulla domanda di Zayn.
«Cosa?»
«Uhm, sì, Louis, perché siamo qui?» chiese il pakistano sghignazzando. Zayn non aveva nessuna voglia di far fallire il piano che aveva organizzato con gli amici, non era sua intenzione, ma vedere il tanto perfetto Louis in difficoltà non era assolutamente qualcosa da tutti i giorni e voleva approfittarne.
Liam,  però, si accorse dello sguardo vuoto di Louis, delle sue dita agitate, delle labbra increspate.
«Edwin..» cominciò Liam ma, fu subito incenerito dallo sguardo del suo interlocutore. «Edward?» chiese, allora, incerto.
 «Harry. Chiamami Harry.» lo corresse.
«Harry, certo.. Noi, in realtà.. facciamo parte del coro della Chiesa.» improvvisò il ragazzo riuscendo a notare una smorfia sul viso di Louis. «Siamo venuti qui e abbiamo bussato, non ci ha aperto nessuno e stavamo per andarcene.»
Harry li guardò ancora attraverso la maschera d’impassibilità che era il suo viso. «Mi stai dicendo che ve ne stavate andando nascondendovi dietro un cespuglio?» chiese indicando la pianta. «C’è un passaggio segreto o cosa?» Niall iniziò a ridere di gusto, non che la battuta del riccio fosse così divertente.
«No, hai ragione, ci stavamo nascondendo.» convenne Zayn grattandosi un braccio.
Harry non era stupito, non era esattamente nulla in quel momento. «E potrei sapere perché?»
«Pensavamo ci fossero i ladri.» mentì Ciuffo-tinto.
Liam trattenne l’istinto di sputare in faccia al ragazzo di Bradford e si girò verso Louis. L’altro captò lo sguardo e gli fece un cenno d’assenso col capo. Louis era d’accordo e lo sarebbe stato anche lui.
«Ascoltatemi bene, non credo neanche a una parola di ciò che mi avete appena detto, però oggi è Natale e sarò buono.» disse Harry che ormai appariva abbastanza seccato nonostante la spessa maschera d'indifferenza che stava indossando. «Levatevi dalle palle.»
«Amico, è Natale, lo passerai da solo in questo castello abbandonato?» chiese Niall non dando retta alle parole del riccio. Louis osservò il biondo, che cosa voleva da quel ragazzo?
Harry parve pensarci un po’ su con fare teatrale poi rispose «Sì.» e si dileguò dietro l’asse di legno che fungeva da porta.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Stay. ***





 
Il piano stava fallendo miserabilmente. L’arrivo del giovane riccone li aveva colti di sorpresa e ora rischiavano di dire addio a 500 sterline.
«Quella donna domani vorrà incontrare uno Styles, Lou, ma quello vero sicuramente rovinerebbe tutto.» piagnucolò Niall sedendosi con gli altri su una panchina di fronte al castello.
«Direi di lasciar perdere.» suggerì Zayn distrattamente.
«Eppure sono sicuro che quel tizio ci possa essere utile.» disse Louis a bassa voce, come se stesse parlando con sé stesso e non con altri tre ragazzi.
«Che intendi?» chiese Liam con curiosità.
«Il suo volto.. era così stanco, e le sue parole.. non mi convincono affatto.» continuò evitando la domanda dell’amico.«Dobbiamo parlargli.»
Louis si alzò di scatto e camminò dritto fino al castello, con gli amici al seguito. Prima di bussare alla porta si voltò verso Niall. «Stavolta ho vinto io, biondo.» L’irlandese gli rivolse un’occhiata confusa che Louis, però, non riuscì a vedere, impegnato a sbattere convulsamente le nocche sul legno.
Dopo qualche minuto e un’imprecazione proveniente dall’interno, la chioma riccioluta di Harry sbucò fuori dalla porta. «Ancora voi?»
Louis lo guardò sbieco. «No, i folletti di Babbo Natale.» ironizzò.
«Che volete?» chiese roteando gli occhi al cielo. Quella fu la prima volta che un’espressione si delineò sul volto del riccio.
«Dobbiamo parlare.»
 
“uao” fu ciò che Louis pensò appena superato l’uscio. Tutto era così dannatamente enorme in quel posto. Lampadari, quadri, tappeti e tanto altro che fece prudere le mani di Louis solamente a guardare quel meraviglioso spettacolo di oggetti preziosi. Eppure sentiva che in quella stanza, proprio a qualche metro da lui, c’era qualcosa di ben più prezioso, qualcosa che Louis fremeva dalla voglia di possedere, un paio di gemme verdi, una folta chioma riccia e gambe chilometriche.
 
Harry li fece accomodare in un grande salone, un camino era stato acceso, e tre poltrone venivano illuminate dalla fioca luce della fiamma.
Il padrone di casa prese posto sulla poltrona a sinistra facendo accomodare i quattro ragazzi sulle due di fronte.
Louis si sedette su quella più vicino al camino e Liam su quella a fianco. Zayn e Niall si sedettero ai loro piedi, su un costosissimo tappeto arabo decorato da migliaia cuciture dorate.
«Di cosa volevate parlarmi?» chiese il riccio sollevando una tazza di thé e portandosela alle labbra.
Louis studiò ogni suo movimento, ogni particolare di quella scena così dannatamente perfetta. Se avesse avuto una fotocamera, avrebbe sicuramente scattato una fotografia.
«Sappiamo che molti anni fa gli Styles, ovvero i tuoi genitori, hanno deciso di trasferirsi in Germania. Come mai siete tornati?» intervenne Liam, con un tono leggermente.. infastidito?
Harry sospirò. «Non siamo tornati, io sono tornato.»
 
Zayn era sempre stato un tipo curioso, sì, aveva un innaturale bisogno di sapere. Ecco perché a scuola la sua materia preferita era scienze. “Di cosa siamo fatti? Perché al mio corpo accade questo? Perché lui è biondo e io moro?”
E in quel momento, nella residenza Styles, Zayn aveva bisogno di sapere, sapere perché Harry era tornato da solo. «Come mai sei tornato?»
Harry fu colto alla sprovvista, si aspettava domande del genere ma, cosa avrebbe dovuto rispondere? Di essere scappato dopo aver fatto coming out con la propria famiglia e dopo che i suoi genitori avevano deciso di tenerlo prigioniero in casa fino al matrimonio con la sua promessa sposa? No, assolutamente.
«Harry, è tua?» il flusso di pensieri che attanagliava la mente del ragazzo fu bloccato da una voce allegra, spostò lo sguardo sul ragazzo biondo che stava indicando una chitarra alle sue spalle.
«N-no. Credo sia di mia sorella. Perché?» rispose ringraziando mentalmente l’irlandese per aver cambiato argomento.
«Ne ho sempre desiderata una, ma..» Niall si bloccò, il suo volto aveva assunto un’espressione tra il triste e il deluso.
«..Ma?» lo incoraggiò Harry, curioso.
«Louis non ha voluto.» Ed ecco che in quel momento il verde incontrò l’azzurro, l’azzurro incontrò il verde, creando una miscela perfetta di proibito, desiderio e passione. L’amore.
 
Under the lights tonight, turned around
And you stole my heart, with just one look
When I saw your face, I fell in love.
 
Louis, sopraffatto dalla bellezza del riccio, distolse lo sguardo e puntò gli occhi sulla fiamma scoppiettante. Era intimorito da quel ragazzo e non si spiegava perché, portò involontariamente una mano al petto e riuscì a sentire il cuore sbattere contro il torace.
“Cazzo.”
«Scusate, credo di non star bene. Vado fuori a prendere una boccata d’aria.» Prima che Louis potesse alzarsi, però, Liam gli posò una mano sul braccio e gli rivolse uno sguardo preoccupato. «Il camino.. fa troppo caldo.» si apprestò a rispondergli, con uno strattone si liberò dalla stretta dell’amico e uscì velocemente dalla stanza.


Okay, Louis non aveva la minima idea di quale fosse il percorso per tornare a quella stupida porta di legno, ma già che c’era decise di improvvisare una ‘gita turistica’ e cercare qualche ‘souvenir’. Avrebbe fatto di tutto pur di non pensare ai bellissimi occhi verdi di Harry.
Il ragazzo continuava a canticchiare mentre attraversava lunghi corridoi e osservava i quadri appesi alle pareti. Si fermò davanti ad uno in particolare, ritraeva un bambino castano, sorrideva. La luce era debole, non riusciva a distinguere bene i contorni, ma ebbe comunque l’impressione di conoscerlo.
«Mah.» Louis scrollò le spalle e riprese a camminare , arrivò fino ad una stanza, la porta era stata aperta e la luce del corridoio gli consentì di capire che si trovava davanti una camera da letto. Senza fare troppe cerimonie Louis entrò e accese la lampada poggiata sul comò di fianco alla porta. Vicino la lampada c’erano vari cofanetti di vetro decorato, doveva essere la stanza di una donna. Ne aprì uno delicatamente e prese a ispezionare il contenuto. Un paio di orecchini di perle, un braccialetto d’oro, tre anelli d’argento su cui erano incastonati dei rubini, e un ciondolo di diamante.
Quelle cianfrusaglie gli avrebbero fatto guadagnare un bel po’ quindi, senza neanche pensarci su, svuotò il cofanetto e mise il bottino nelle tasche del giubbotto.
Uscì dalla camera per passare in rassegna alle altre, quel tour si stava facendo davvero interessante.

«Louis?» il ragazzo si voltò notando la figura di Harry a qualche metro da lui. «Sei ancora qui?»
«E dove dovrei essere?» Louis osservava il riccio avvicinarsi mentre si guardava intorno come per controllare che nessuno li stesse spiando.
«A casa. I tuoi amici pensavano te ne fossi andato.»
Louis ne era finalmente certo, molte volte aveva riflettuto su quella probabilità eppure cercava di dare la colpa alla situazione, aveva pregato tutto il calendario per far si che tutto ciò fosse solo una sua impressione ma, niente. I suoi amici erano davvero dei completi idioti.
« Come scusa?»
Harry sospirò. «Siamo venuti a cercarti fuori ma, non c’eri. Il biondo stava impazzendo, pensava ti avessero rapito gli alieni.. A proposito, lo sa che nei film è tutta finzione? Il tizio con i capelli da deportato, invece, cercava di ammazzare quello con il ciuffo perché aveva fatto una battuta su..» Louis riuscì a notare gli zigomi del suo interlocutore diventare leggermente più rosa. «..Ehm, voi due. Ha detto che stavi preparando una seratina romantica o qualcosa del genere.» ed Harry sorrise crepando la sua maschera di indifferenza, un sorriso timido, si vergognava di Louis?
«Stupido Zayn.» disse sottovoce, maledicendolo contemporaneamente nella sua testa. «Quanto tempo fa sono andati via?»
Harry guardò l’orologio che aveva al polso e storse le labbra. «Circa un’ora fa.»
Louis afferrò il braccio del ragazzo e guardò l’ora che segnava l’orologio. «Sono le dieci? LE DIECI? L’ultimo autobus è passato mezz’ora fa!» cominciò a camminare in tondo, passandosi le mani tra i capelli, poi grattandosi le orecchie, il naso e il mento. «E adesso? Come faccio? Come torno a casa? Merda, merda, merda.»
Harry continuava a voltarsi a destra e a sinistra, come a cercare qualcuno, qualcuno che li spiasse o che in qualche modo seguiva le loro vite da  lontano.
«Potresti restare qui.» il riccio si morse la lingua. Certamente l’ultima cosa che voleva quella sera era avere un pazzo squilibrato in giro per casa ma, in quel momento Louis gli sembrava troppo penoso per buttarlo fuori a calci. Harry sperò fino all’ultimo che Louis rifiutasse l’invito, quel ragazzo gli metteva troppa ansia.
«Davvero?» Louis fermò la sua ormai corsa su se stesso e fissò il riccio con espressione confusa. Non si aspettava quella proposta.
«Beh.. come ho già detto a Natale si è tutti più buoni.» rispose Harry grattandosi la nuca e dandogli le spalle.
«Stronzate. Comunque grazie dell’invito..»
«Ma?» La speranza che il ragazzo non accettasse era più forte che mai. Non lo voleva in casa sua, non che puzzasse o roba simile, semplicemente lo metteva a disagio.
«Nessun ‘ma’, resto!» E Louis gli sorrise, anche se Harry non poteva vederlo, ma sorrise.

Louis seguì Harry fino ad una delle stanze al piano di sopra, era grande e spaziosa. Un letto matrimoniale era posto al centro della stanza, e sopra d’esso scendeva elegantemente un enorme lampadario. Sulla sinistra, c’era una finestra posta troppo in alto per affacciarsi e guardare i passanti, o semplicemente per godersi il panorama inglese.
«Questa è la stanza degli ospiti, credo.» Harry si schiacciò contro lo stipite della porta per permettere a Louis di entrare.
«Devo dormire in un letto matrimoniale? Da solo?» Non volle essere una frase maliziosa, il problema era che Louis non aveva mai dormito in un vero letto, non negli ultimi dieci anni.
Spesso aveva improvvisato un letto con l’aiuto di Zayn o Liam, prendevano i giornali e li accartocciavano dopodiché li chiudevano in un sacco per l’immondizia e vi si stendeva su con gli amici. L’idea di dormire su un vero materasso, con vere lenzuola e un vero cuscino gli sembrava del tutto lontana dal suo stile di vita, inoltre non aveva mai dormito solo, spesso per mancanza di spazio doveva ospitare uno dei suoi amici nel “letto” di carta.
«E’ un problema?»



«Louis? Ehi amico, sei qui?» Zayn aprì la porta di casa preoccupato, come d’altronde lo erano Liam e Niall. Erano riusciti a prendere quasi per miracolo il penultimo autobus della giornata. Di solito l’ultima corsa era alle due del mattino ma, era Natale, anche gli autisti avevano diritto a godersi quella festa.
«Io l’ho detto, Louis è stato rapito dagli alieni.» disse Niall beccandosi un colpo sulla nuca da parte di Liam.
«Niall smetti di fare il coglione una volta per tutte. Louis è scomparso e di sicuro non è colpa degli alieni.» Liam era davvero preoccupato, non del fatto che Louis fosse sparito ma, per sé stesso. Liam non era nulla senza Louis, non poteva permettersi di perderlo, avrebbe perso tutto ciò che era o credeva di essere.

Era una notte d’ottobre, la notte in cui Liam scappò di casa, la notte in cui credeva di aver perso ragione di esistere, la stessa notte che la ritrovò, la stessa notte che incontrò Louis.


«Ciao.» una voce fece voltare Liam, era calda anche se sottile, era rassicurante e sicura, tutto ciò di cui aveva bisogno un diciassettenne fuggito di casa dopo aver commesso il più grave errore della sua vita.
«Ciao.» rispose incerto. Un ragazzo castano, bello, con due occhi del colore del cielo, lo stava fissando. Aveva alle mani dei guanti senza dita, un berretto di lana poggiato in testa che lasciava intravedere un ciuffo schiacciato sulla fronte e una sciarpa che gli circondava il collo.

«Che ci fa un ragazzino a quest’ora della notte solo e infreddolito?» gli chiese lo stesso ragazzo rivolgendogli un sorriso. Liam si limitò a scrollare le spalle distogliendo lo sguardo.
«Sono Louis.» disse porgendogli una mano che fu stretta subito dopo.
«Liam.» si presentò l’altro. «N-non sono un ragazzino.»
Louis sorrise ancora e gli scompigliò i capelli  ricci e folti. «Beh, sei più piccolo di me. » Liam borbottò qualcosa che fece ridere lo sconosciuto. «Ancora non hai risposto alla mia domanda, però.»
«Non sono tenuto a dirti niente.» replicò il riccio incrociando le braccia al petto.
«Hai ragione.» annuì Louis. «Ma magari davanti una tazza di thé..»
E fu così che quella notte Liam raccontò tutta la sua storia a un ragazzo dagli occhi blu, un ragazzo che lo ascoltò e l’ospitò in casa sua.
 Quella stessa notte Liam capì di amarlo, capì che senza Louis tutto il suo mondo sarebbe crollato, capì che ormai erano legati.. per sempre.
 


«Se hai bisogno di qualcosa chiama.» Harry salutò Louis e si allontanò dalla stanza che aveva messo a sua disposizione.
Ripercorse il corridoio fino ad arrivare alle scale che lo avrebbero portato al piano inferiore, accarezzò il corrimano scendendo lentamente fino al salotto, dove un’ora fa aveva chiacchierato con gli amici di quel ragazzo.
Quando si era alzato per “prendere una boccata d’aria” il biondo ai suoi piedi si era seduto sulla poltrona ormai rimasta vuota. Avevano cominciato a chiedergli informazioni sul castello, quando sarebbe ripartito, domanda a cui non aveva risposto, e quanti anni avesse. Poi fu il suo turno di chiedere loro quali fossero i motivi per cui tre ragazzi della loro età vivessero in una città piccola come Doncaster. Gli avevano risposto di aver avuto problemi con le proprie famiglie ma, Louis li aveva ospitati nella sua casa e gli aveva dato una nuova vita.
Aveva riflettuto sulle parole di quei tre, questo Louis doveva essere proprio un bravo ragazzo anche se lo imbarazzava molto, motivo per cui, all’inizio, aveva rifiutato di stringergli la mano.
Si sedette sulla poltrona portando la testa indietro e chiuse gli occhi. Il suo viaggio era stato lungo, aveva bisogno di riposo, quei tipi  gli avevano rubato troppo tempo. Stava per addormentarsi quando sentì toccarsi una spalla, mugolò qualcosa e riarpì gli occhi trovandosi a pochi centimetri di distanza il volto del suo ospite. Harry scattò in piedi spaventando Louis che si era scostato e adesso aveva un espressione scioccata sulla faccia.
«CHE C’E’?» Harry cacciò un urlo isterico facendo sorridere l’altro.
«No nulla.» rispose Louis ridendo adesso. «Solo che è Natale.. Non sono abituato a passarlo da solo nella stanza di un castello. Posso stare qui?»
Harry annuì indicandogli la poltrona difronte la sua, la stessa su cui si era seduto all’inizio.
«Vuoi da bere?» Gli propose avvicinandosi al carrello dei liquori e versandosene uno a caso nel  bicchierino di vetro che aveva in una mano.
«Non bevo.» disse Louis serio. Non reggeva l’alcool, non l’aveva mai retto. Quelle poche volte che aveva bevuto un alcolico si era ritrovato attaccato al gabinetto con forti dolori alla testa e allo stomaco.
«Questi cosi sono qui da almeno vent’anni, dici che starò male?» Louis alzò le spalle per poi voltarsi verso il camino ancora acceso. Harry tornò a sedersi sulla poltrona sorseggiando la bevanda.
«Dimmi un po’ Louis, che ci facevate dietro quel cespuglio?» chiese il riccio attirando l’attenzione del ragazzo che si girò nuovamente verso di lui.
«Non posso dirtelo.» rispose abbassando lo sguardo. «Scusami.»
Harry annuì pensieroso poi sospirò. «Se ti raccontassi il motivo per cui sono tornato, me lo diresti?»
«Forse.»

Harry era seduto sul divano del salotto in attesa che i suoi genitori e sua sorella tornassero a casa dopo una mattinata al castello dei Grimshaw. Gemma era stata promessa al primogenito, un certo Nick, e da lì a qualche mese si sarebbero sposati.
Harry era tornato prima dalla scuola, quel giorno finalmente avrebbe raccontato alla sua famiglia la verità.
L’attesa era tremenda, ogni secondo che passava la sua voglia di aprirsi dimminuiva, se non l’avessero presa bene?

 “No Harry, Max e la mamma sono sempre stati comprensivi con te, capiranno anche questa volta.”
E in effetti avevano compreso quando Harry aveva espresso il desiderio di frequentare una scuola pubblica invece che una privata, avevano compreso quando Harry aveva voluto frequentare un corso di boxe, avevano compreso quando Harry aveva detto di non voler mangiare i gamberi quel giorno al ristorante, avevano compreso sempre ogni decisione di Harry, ogni suo desiderio, ogni cosa.
Avrebbero compreso.
Forse.
No, non lo fecero.
«Un figlio frocio. Harry cosa cazzo dici? TI PIACCIONO LE DONNE, TI SONO SEMPRE PIACIUTE.» urlò Max spaventando il ragazzo seduto difronte a se. Gemma stringeva sua madre al petto che era sfociata in un pianto isterico.
«Non è vero! Non ho mai provato attrazione verso una ragazza..p-pensavo ve ne foste accorti!» disse Harry con voce tremante, non se lo aspettava, non si aspettava quella reazione dalla sua famiglia.
«Ero convinto di aver un figlio sano fino a pochi attimi fa. NON NE SAPEVO NULLA, CAZZO.»  Max aveva appena dato un pugno al tavolino che li divideva creando una crepa nel vetro, la stessa crepa che stava attraversando il cuore di Harry.
«NON SONO TUO FIGLIO RINGRAZIANDO IL CIELO. NON AVREI MAI VOLUTO AVERE UN PADRE OMOFOBO COME TE. VAFFANCULO» detto ciò Harry corse in camera sua, nascondendo la testa nel cuscino bagnandolo con le lacrime che continuavano a inumidirgli gli occhi.


Nei giorni seguenti non aveva rivolto la parola a nessuno della sua famiglia, sua madre non riusciva a guardarlo e ogni volta che Harry entrava in una stanza dove c’era anche lei, si alzava e usciva trattenendo una lacrima e un singhiozzo. Gemma continuava a rivolgergli occhiate di fuoco, Max, invece, lo ignorava.
Il giorno del matrimonio di Gemma, Harry non fu presente alla cerimonia. Non fu presente a nessuna delle feste a cui la sua famiglia era stata invitata. Ormai Harry non era più uno Styles.
Ed Harry ne era convinto, fin quando una sera Max entrò nella sua camera comunicandogli che era stato promesso alla cugina del marito di Gemma.

«Non mi importa se ti piace il cazzo, tu sposerai quella ragazza, non voglio sentire ragioni.» disse lasciandolo poi solo.
Harry pianse tutta la notte, la stessa notte che decise di dover fuggire da quella casa, dalla sua famiglia.
La sera seguente, dopo che Max e sua madre erano andati a casa di Gemma e Nick per una festa in maschera, Harry agì. Frugò nei cassetti, negli armadi, e poi si ricordò.

Qualche mese prima i suoi genitori stavano parlando delle proprietà della famiglia e aveva origliato per sbaglio la conversazione.
«Quest’estate potremmo andare a Parigi, che ne dici Anne?» aveva chiesto Max prendendo una delle cartoline dal grande tavolo in sala da pranzo.
«Non so, vorrei tornare in Inghilterra, mi manca così tanto.»
Max trasalì. «Anne, non torneremo in Inghilterra, per nessuna ragione al mondo, capito?»

Sua moglie annuì lasciandosi scappare «Il castello a Doncaster.. che ne farai?»
«Ho detto che non dovevamo parlarne più. Per il castello vedremo.. sono vent’anni che non viviamo più lì, può passare ancora un altro po’ di tempo, non credi?»

La notte della vigilia di Natale Harry si mise in viaggio, ringraziò Dio per non aver speso i suoi risparmi in sciocchezze potendo così comprare il biglietto dell’aereo e arrivare a Doncaster senza troppi problemi. Lì sarebbe stato il vero Harry, l’Harry attratto dai ragazzi, l’Harry felice che era scomparso da un po’. Sarebbe stato solo Harry, non Harry Styles.

«E-ehi, stai piangendo.» Louis si alzò dalla poltrona e si inginocchiò ai piedi di Harry prendendogli le mani. Il riccio alzò lo sguardo e incontrò gli occhi dell’altro, istintivamente si fiondò su di lui abbracciandolo. Continuò a piangere sul petto di Louis mentre lui ricambiava l’abbraccio stringendolo di più a sé. «Va tutto bene, Harry. Va tutto bene.»
«Scusami, scusami t-tanto..» piagnucolò tirando su col naso e staccandosi un po’ dal corpo del ragazzo che scosse la testa e gli regalò un sorriso.
«Shh.» Louis gli poggiò un dito sulle labbra e lo riportò più vicino cominciando ad accarezzargli i ricci.
Stettero seduti sul tappeto con la schiena contro la parte inferiore della poltrona per molto altro tempo, non parlarono, si limitarono a guardarsi e a sorridere. Harry aveva poggiato la testa sulla spalla di Louis che continuava ad accarezzargli un fianco.
“E’ bello.” Penso tra sé, il riccio, alzando di poco gli occhi e ritrovandosi il profilo di Louis a qualche centimetro dalla sua faccia.
«Buon Natale, Harry.» gli sussurrò quest’ultimo all’orecchio.
«Buon Natale, Lou.»


Liam era seduto al tavolo al centro della stanza mentre cercava di riflettere su dove Louis potesse essere.
Al parco. No, Louis non era tipo da parchi.
Al pub. No, Louis non beve.
Alla discoteca. No, Louis non ama i rumori forti.
Al ponte sul fiume. No, Louis soffre di vertigini.
All’albero di Natale in piazza. No, Louis aveva detto che, quell’anno, l’albero era indecente.


«Dov’è Louis?» si lamentò poggiando la testa sul legno continuando a grattandosi la testa.
Avrebbe voluto urlare, se lo stava chiedendo da circa un’ora e non riusciva a trovare una fottuta risposta. Aveva voglia di uscire per strada e gridare il suo nome, non gli importava di poter sembrare pazzo, Liam senza Louis non esisteva.
«Bevi.» Zayn gli si sedette vicino porgendogli una birra. Era preoccupato, vedere Liam in quella situazione non gli era mai piaciuto. Vero, molto spesso non andavano d’accordo, anzi, continuamente, eppure gli voleva bene ed era sicuro che anche Liam gliene volesse.. almeno un po’.
«Che vuoi, Zayn?» disse afferrando la birra per il collo della bottiglia e ne bevve un sorso.
Il ragazzo si strinse nelle spalle e scosse la testa. «Nulla, è tutto okay?»
«Come se te ne fregasse qualcosa.» commentò Liam a bassa voce.
«E’ così strano?»
«Zayn, tu non mi sopporti.» rispose a voce ferma.
Il ragazzo rise, una risata triste, davvero la pensava così? «Ti sbagli, Lì. Io ti ammiro molto.»

La notte di Natale, in due case diverse, due coppie di ragazzi, si ritrovarono abbracciati tra le lacrime consolandosi a vicenda. Una notte che cambiò qualcosa nella vita di quei cinque e lo avrebbero scoperto molto presto.








Ciao,
okay, per prima cosa IO VI AMO, già 11 seguite, 1 ricordata e 3 preferite.
Seeeeecondaria cosa, mi presento, volete conoscere un po' l'autrice di 'sta cosa no? No. Okay.
Chiamatemi Vì, ho 15 anni e adoro letteralmente i Larry.
Questa storia mi è venuta in mente verso giugno, ero in auto e stavo passando davanti una casa in mattoni che sembrava abbandonata, e ho pensato "magari dei tipi la sfruttano illegalmente per far soldi." poi LAMPO DI GENIO (si fa per dire).
"E se i questi tipi fossero i one direction?"
Ho pensato subito a Louis come capo della banda perchè.. "..Louis is the leader.." tanto per citare..
Poi ho pensato a Niall e Zayn, anche loro avevo già in mente più o meno che ruolo avrebbero avuto nella storia, mentre Liam mi sembrava ambiguo, ecco perchè non ho ancora messo la sua 'storia', volevo che vi trasmettesse quel senso di mistero.. si, certo, okay no.
Harry perchè non farlo proprietario? Insomma ladro e vittima che si innamorano non è figo? Magari un giorno mentre vi rapinano casa trovate l'amore della vostra vita. CHECCOSAROMANTICA.
In questo capitolo compaiono altri personaggi tra cui Gemma, Nick (aggiungo già che lo ritroveremo nei prossimi capitoli), Anne e Max.
Max, benissimo, tenete a mente ogni parola di quest'uomo, è di fondamentale importanza, anche perchè influirà molto sui Larry, e sulla loro possibile relazione.
I capitoli li farò sempre più o meno di questa lunghezza, amo i capitoli lunghi.
Se   recensiste con un commento sulla storia, o una vostra opinione o semplicemente tirando a indovinare la storia di Liam, o il carattere che potrà assumere uno dei nuovi personaggi sarebbe davvero molto carino per me.
Va bene, adesso chiudo questo *spazio autrice* non voglio dilungarmi oltre.
Spero vi piaccia e vi appassioni sempre di più.
Grazie ancora.
-Vì.
Se volete, su twitter sono: @tomlinsbrave.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Twenty Thousand. ***



La mattina del 26 Dicembre, Harry si svegliò tra le braccia di un ragazzo castano, dalle labbra rosse e dolci lineamenti. La sera prima erano rimasti a parlare fino a tardi, della sua vita e quella di Louis, ancora non sapeva perché quella notte Louis e i suoi amici erano al castello, nascosti dietro un cespuglio, eppure non gli importava più di tanto, incontrarlo fu una delle cose più belle che gli fossero accadute in quei mesi.
Louis gli sembrava un buon amico, una persona con cui parlare facilmente, gli ricordava tantissimo sua sorella. La differenza tra Gemma e Louis era che la prima, quando scoprì l’omosessualità di Harry, l’aveva lasciato solo, invece, l’altro lo aveva abbracciato senza alcun timore.
Il braccio del ragazzo era ancora attorno ai suoi fianchi e lo stringevano al suo petto, Harry percepiva il respiro tranquillo di Louis sulla guancia, era caldo e rilassante, sarebbe rimasto seduto su quel tappeto polveroso per sempre. In quel momento Harry sentì il cellulare squillare, era sul carrello dei liquori, lo aveva lasciato lì prima di versarsi un amaro la sera prima.
Controvoglia, dovette staccarsi da Louis che reagì con un lamento, alzarsi e raggiungere l’apparecchio che aveva rovinato il suo  momento di pace.
«Pronto?»
«HARRY FINALMENTE.» sua sorella aveva urlato sfondandogli un timpano. «Dove ti sei cacciato?»
Se solo quella voce fosse stata preoccupata le avrebbe risposto, avrebbe raccontato tutto, avrebbe ceduto, sarebbe tornato in Germania, eppure quella voce era il ritratto del fastidio, dell’irritazione, non era in pensiero per suo fratello, affatto, l’aveva chiamato sicuramente perché Max doveva sapere dove fosse Harry, e Gemma lo stava aiutando.
«Lontano.» rispose allora.
«Harry, non fare l’idiota. Lontano quanto?»
Relativamente poco, 650 chilometri non erano abbastanza per  sfuggire alla sua famiglia, lo sapeva, eppure era lontano.
«Lontano abbastanza da non riuscire a sentire le urla di Max e i pianti di mamma. Addio Gem.» chiuse la chiamata e scaraventò il cellulare dall’altra parte della stanza.
Dovevano lasciarlo in pace.
Dovevano lasciargli vivere la sua vita, magari con Louis, chi lo sa.
Dovevano sparire.
“Sparirete.”  Pensò e cadde sulle ginocchia, con le mani che aderivano al marmo freddo e le braccia tese. Pianse, un pianto silenzioso finché due braccia non lo afferrarono da dietro stringendolo forte. Harry cominciò a singhiozzare, le lacrime presero a scendere violentemente sul volto, gli occhi gli bruciavano, il cuore gli bruciava, ma aveva Louis, adesso che lo aveva incontrato non l’avrebbe lasciato. Mai.



Niall quella mattina si era svegliato presto, durante la notte aveva pensato a un piano, il loro affare doveva concludersi, quelle cinquecento sterline servivano a quei quattro ragazzi come un anello avesse bisogno di un dito, come un libro avesse bisogno di un lettore.
Niall camminava per le strade di Doncaster intento a raggiungere il luogo dell’incontro con la francese, era sicuro che i suoi amici se ne fossero dimenticati.
Louis era sparito, eppure aveva una vaga idea di dove potesse trovarsi, bocciando la teoria degli alieni, e Liam e Zayn stavano approfondendo il loro rapporto. Li aveva sentiti la notte prima, aveva sentito il pianto di Liam e le parole dolci di Zayn che cercavano di consolarlo.
“Ragazzi, lo faccio per voi.” Pensò appena ebbe scrutato la figura della francese.
«Bonjour madame. Come va?» la salutò baciandole una mano. La donna, pur avendo oltrepassato i sessanta, arrossì a tutta quella galanteria.
«Oh caro, che gentiluomo.» commentò la francese ridacchiando. Niall non poté non sorridere.
«So che questa mattina si aspettava di parlare con uno Styles ma, l’unico al momento disponibile è solo un sedicenne, e penso che lei, madame, voglia trattare con un adulto.» disse Niall falsamente dispiaciuto.
«Mon petit ami, anche tu sembri un sedicenne eppure non ho nessun problema a parlare con te.» gli rispose ammiccante.
“Pedofila.” Pensò Niall soppesando la risposta della francese.
«Ad ogni modo, madame, sono convinto che parlarne con un adulto sia meglio, non crede anche lei?»
La donna annuì. «Entro quanto tempo credi che possa incontrare questo Styles adulto?»
«Mi dia una settimana.»
 
 


Zayn si svegliò di soprassalto e affannato, il suo incubo ricorrente gli aveva impedito di dormire sonni tranquilli, come da qualche settimana ormai.
Alla sua destra Liam sonnecchiava con una guancia poggiata sulla mano, piegato su quel grande tavolo, unico pezzo di arredamento di quella stanza che loro chiamavano casa.
Si alzò senza preoccuparsi di svegliare il suo amico, e uscì dalla casa cacciando una sigaretta dalla tasca. Per un colpo di fortuna, la sera precedente, aveva trovato un pacchetto di sigarette sul sedile dell’autobus, non era mai stato più felice.
Sorrise al ricordo di Niall che gli ripeteva che fumare facesse male e che se fosse morto di cancro ai polmoni non l’avrebbe mai perdonato. Per quanto fosse esagerato quel biondino, non avrebbe mai smesso di volergli bene.
Si portò la sigaretta alle labbra  e cominciò a tastarsi le tasche alla ricerca di un accendino che non avrebbe trovato.
«Cazzo.»
Si guardò intorno alla ricerca di qualche faccia familiare che di sicuro avrebbe avuto da accendere. Purtroppo, il 26 Dicembre, alle nove di mattina, nessuno era così stupido da scendere in strada, faceva freddo e la notte prima tutti avevano sicuramente festeggiato fino a tardi con le proprie famiglie.
Nessuno era così stupido, tranne Niall.
Zayn riuscì a vederlo tornare alla loro baracca con aria tranquilla, sorridente e con lo sguardo di chi sta immaginando di mangiare una fetta di pizza.
«Nialler, dove sei stato?» chiese dandogli una pacca sulla spalla, era il loro modo di salutarsi.
L’irlandese scrollò le spalle e ricambiando la pacca entrò in casa, lasciando Zayn alla sua sigaretta.


«Senti Harry, grazie dell’ospitalità ma, dovrei davvero andare..» Ormai erano le dieci e mezza del mattino, Louis era riuscito a fare anche una doccia dopo aver trovato Harry piegato sul pavimento a piangere dopo la chiamata da parte di sua sorella. Il riccio gli aveva raccontato il motivo per cui era tornato in Inghilterra, i problemi che aveva con la sua famiglia. Problemi che forse avrebbe avuto anche lui se non fosse stato abbandonato dal padre alla sua nascita. Quell’uomo era sparito lasciando al loro destino sua moglie e suo figlio. Sua madre era rimasta senza denaro e con un bambino da accudire, dopo che Louis ebbe compiuto due anni, infatti, la donna partì per cercare lavoro all’estero e lui fu affidato alla sorella della madre. Quella nuova famiglia fu una benedizione per Louis, gli fece vivere 10 anni come un bambino normale, nascondendogli tutto ciò che era accaduto tra i suoi genitori. Quando al compleanno di suo zio, Mark Tomlinson, scoprì la verità decise di lasciare quella vita, sua madre era partita per salvarlo, salvarlo da un destino crudele e si sentì in colpa per tutti i sacrifici che aveva fatto fare a quella donna di cui purtroppo non ricordava neanche più il volto, non voleva vivere in una finzione.


«Zia, grazie per tutto quello che hai fatto per me, e grazie anche a te Mark, per avermi dato un tetto, una famiglia e un cognome. Dite alle bambine che suo cugino è partito per un lungo viaggio.» Louis lì abbracciò posando un leggero bacio sulla guancia di sua zia.
«Louis, hai solo dodici anni non posso lasciarti andare.» replicò ancora una volta la donna mentre le lacrime le rigavano il viso paffuto.

Il piccolo  Tomlinson sospirò rumorosamente per poi sorriderle. «Grazie.» e uscì da quella casa per sempre.
 
Harry si era cambiato, aveva abbandonato i jeans neri sostituendoli con una tuta grigia e una maglietta rossa con lo scollo a ‘v’. «Lou, sapresti consigliarmi un supermercato?» La sua dispensa era, ovviamente, vuota e doveva assolutamente riempirla se voleva sopravvivere.
Louis rise, l’unico supermercato che conosceva era quello dove spesso rubava con gli altri. «Si beh, ma non è un granché.»
Harry scosse la testa «Buono o no, io devo pur mangiare.» disse unendosi alla risata del ragazzo.
«Va bene, vieni con me allora, è vicino casa mia.»
 
Presero l’autobus delle undici meno un quarto, arrivando alla loro fermata circa dieci minuti dopo. Il viaggio era stato silenzioso, con Harry accanto riusciva a sentire il peso del suo bottino nelle tasche del giubbotto e per la prima volta in vita sua si sentì in colpa per un furto.
«Il supermercato è lì.» disse indicandogli un edificio bianco con una grande insegna a caratteri rossi che sovrastava l’entrata. «Il prossimo autobus è tra un quarto d’ora. Beh.. buona fortuna.» voltò le spalle dirigendosi dal lato opposto, doveva assolutamente liberarsi di quei gioielli.
«No, Louis aspetta.» lo richiamò il riccio facendolo girare nuovamente.
«Dimmi.» sospirò sperando facesse in fretta.
«Io.. volevo solo, uhm, ecco.. ringraziar-Oh, Niall e l’altro.» Harry si bloccò appena vide spuntare il biondo e Liam da dietro le spalle di Louis che non si era accorto prima della loro presenza a qualche metro dalla fermata.
Niall era sorridente come al solito ma, Liam, in contrasto con l’espressione dell’amico, era cupo e aveva lo sguardo turbato.
«Loulou!» l’irlandese gli si era fiondato sulle spalle a mo’ di saluto, per poi fare cenno con il capo a Harry.
«Ciao Niall, ciao.. Lì.» Liam non rispose ma gli rifilò un’occhiataccia che, se avesse potuto, l’avrebbe ucciso.
Sapeva che Liam era arrabbiato, sapeva di averlo lasciato solo, sapeva che per quel ragazzo era indispensabile come l’aria, sapeva di averlo fatto soffrire quella notte, eppure non si sentiva in colpa.
Louis sospirò rumorosamente facendo voltare verso di sé Niall e Harry che nel frattempo avevano cominciato a parlare. Eccola di nuovo, quella strana sensazione di odio nei confronti del biondo, Louis la percepiva sulla sua pelle, sotto la pelle, dentro i muscoli, in ogni capillare, era forse gelosia quella?
Non poteva essere geloso di una sua “vittima”, di uno sconosciuto, di uno sconosciuto dannatamente bello però.
«Lou, ho proposto ad Harry di pranzare tutti insieme, che ne dici?» disse Niall non aspettandosi davvero una risposta, tutto ciò che l’irlandese decideva andava portato a termine con o senza il consenso di Louis. Per questo, si limitò semplicemente ad annuire e a levare le tende con un «Vado a cercare Zayn, ci vediamo da Nando’s.»
 
Liam era davvero infastidito, arrabbiato, deluso e orripilato all’idea di dover pranzare insieme a quello lì.
«Davvero Nì, non ho fame, torno a casa.» mentì pur di andarsene da quella situazione scomoda. Desiderava raggiungere Louis, prenderlo a pugni magari, e punirlo con un bacio. Esattamente, punirlo. Louis detestava il contatto fisico, Liam lo sapeva bene. Ricordava esattamente quando una volta cercò di abbracciarlo, erano nel loro letto di carta, e dopo un discorso cuore  a cuore  dove Louis gli aveva raccontato la verità sulla sua famiglia, aveva avuto il desiderio di stringerlo tra le sue braccia, ma glie l’aveva impedito. «Buonanotte Liam.» gli aveva detto e subito si era girato dall’altra parte dandogli le spalle.
«Zitto Payne, tu resti qui con noi.» ribadì Niall prendendolo per un polso, e Harry gli sorrise. Liam sbuffò e si costrinse, contro la sua volontà, a seguire il biondo e il riccio fino a da Nando’s.
“Stupido irlandese.”
 
Louis si era allontanato dalla fermata il più velocemente possibile, passò davanti casa sua, salutò frettolosamente  Zayn comunicandogli che tutti e quattro più Harry avrebbero pranzato al ristorante preferito di Niall e corse via fino al rivenditore di gioielli.

Il negozio di Stan si trovava in un vicolo pieno di graffiti, in quel posto si radunavano spesso artisti di strada, quali chitarristi depressi, pittori disordinati, cantanti euforici, e lì in quel cumulo di scarto umano, c’era l’insegna che portava scritto “I would-Stanley Lucas”
Stan sapeva che tutti i gioielli che Louis gli procurava in cambio di qualche sterlina erano rubati o frutto di una truffa, eppure non gli aveva mai chiesto nulla. Stan, inoltre, lavorava  in nero, e non avrebbe davvero ricavato nulla da una denuncia al ragazzo.
Appena Louis aprì la porta, un forte odore di miele gli invase le narici diffondendosi per tutto il corpo, rendendolo improvvisamente più tranquillo.
«Louis Tomlinson! Come va la vita, amico mio?» lo accolse Stan, che fino a quel momento era stato seduto al suo sgabello contando l’incasso della settimana.
«Ti ho portato della roba.» rispose solamente porgendogli i gioielli Styles. Rivederli aveva fatto più male di quanto immaginasse, però quei soldi gli servivano, aveva dovuto rubarli.
Stan analizzò le pietre con un monocolo, mentre Louis dondolava sulle gambe per l’agitazione. Era a un passo da riprendersele e riportarle a Harry, quando «Ventimila sterline. Non di più.» disse il ragazzo.
Ventimila sterline.
Louis pensava di essere diventato sordo, o di avere le allucinazioni. Ventimila sterline.
Stava sicuramente sognando e «Cosa?» balbettò confuso. Ventimila sterline.
«Louis mi dispiace, ma ventimila è il massimo che posso offrirti.» Ventimila sterline.
Louis ringraziò Dio per essere nascosto a metà dal bancone, evitando così una pessima figura mentre si pizzicava una coscia accertandosi di essere realmente sveglio, e al dolore che si procurò capì che era nel pieno delle sue facoltà mentali. Ventimila sterline.
«Stai scherzando vero?» se era sveglio, significava che quel cretino di Stan lo stava prendendo in giro, era del tutto impossibile. Ventimila sterline.
«No. Ventimila. Accetti?» Stan iniziava a innervosirsi, e far incazzare Stan non era mai stata una buona idea, neanche per Louis. Ventimila sterline.
Egli annuì forte mentre il biondino gli metteva nelle mani quaranta pezzi da cinquecento. Ventimila sterline.



Niall aveva ordinato un tavolo per cinque da Nando’s, era vicino la vetrina, in modo da poter vedere le persone entrare e uscire dal ristorante. Il tavolo era rettangolare, tre posti da un lato, tre da quello opposto. Una sedia era stata tolta e aggiunta ad un tavolo lì vicino. Harry si sedette di fronte a Liam, seduto a sua volta alla sinistra di Niall.
«Harry per caso Loulou ha dormito da te oggi?» chiese il biondo mentre sfogliava un menù, sapendo che alla fine avrebbe ordinato il solito.
Il riccio annuì e «Si si, aveva perso l’autobus e gli ho proposto di restare da me.» lo giustificò guardando con la coda dell’occhio un Liam rosso di rabbia. «Sei sempre di questo colore?»
«Che colore?» sbuffò questo voltandosi verso la vetrina.
«Lì, cavoli, sembri una bottiglia di ketchup!» rise Niall indicandogli la faccia. Liam scacciò la mano dell’amico e si estraniò dalla conversazione. Harry lo irritava decisamente.
«Sentite, io vado ad ordinare.» Il biondo si alzò di scatto, e si avviò verso il bancone dove si stava creando una fila. Harry spostò lo sguardo su Liam che era impegnato a ignorarlo e «Vado con lui.» gli disse sapendo di non essere ascoltato.

«Harry, cosa prendi tu?» chiese Niall appena si accorse della presenza del riccio alle sue spalle.
Styles scrutò per un po’ un enorme cartellone appena sopra le loro teste, c’era l’elenco dei pasti, delle bibite e dei contorni. «Mmh, un kids meal.»
Niall ridacchiò alla risposta di Harry “Questo tipo è proprio strano.” Pensò voltandosi verso di lui con un sopracciglio alzato. «Sei sicuro? Un kids meal, Harry?» disse per poi ricominciare a ridere.
Il riccio sbuffò e «Tu?» domandò.
«Il solito.» Niall non si premurò di dirgli in cosa consisteva il solito, l’avrebbe scoperto una volta che l’avrebbero portato al tavolo. La fila cominciava a scorrere e quando mancavano solo tre persone al loro turno «Quindi Liam e Louis..» cominciò Harry, ma «Così sembra.» lo interruppe Niall avendo capito già a cosa si riferisse. Harry annuì pensieroso mentre Zayn faceva il suo ingresso nel ristorante.
«Payne!» lo salutò il pakistano sedendosi di fianco a un Liam intento a giocherellare con una forchetta. Questi ricambiò con un cenno del capo e «Indovina chi ci fa compagnia oggi.» disse indicando due figure in fila.
«Che ci fa quello qui?» chiese subito  Zayn confuso.
«Pare abbia passato la notte con Louis, il quale ha pensato bene di farlo pranzare con noi.» sputò Liam senza preoccuparsi di nascondere la rabbia nelle sue parole. Che fosse incazzato si vedeva lontano un miglio. «L-Louis e S-Styles… c-cosa?» se lo stupore avesse un nome allora sarebbe Zayn Malik.
«No, no!» lo bloccò Liam. «Non in quel senso.»
 
Appena cinquecento metri più avanti Louis Tomlinson stava nascondendo ventimila sterline nel cassetto di un comodino, trovato alla discarica qualche settimana prima.
In un primo momento avrebbe voluto depositarli in banca, ma gli avrebbero chiesto dove li avesse presi, erano troppi per un ragazzo anonimo come lui. Mentre stava per uscire notò un pacco di giornali ancora inutilizzati per terra vicino la porta. Dove avevano dormito tutti? Decise di non pensarci e cominciò a camminare in direzione di Nando’s.




SSSSALVE. 
Allora.. in questo capitolo non succede quasi (QUASI) niente.
Quasi perché.. beh, non posso dirlo altrimenti ci sarebbero spoiler.
Vi dico solo che riguarda la vendita dei gioielli. AHAHAHAH ora sono curiosa di sapere cosa state immaginando.
No, se vi state chiedendo se Stan c'entri qualcosa siete fuori strada.
In ogni caso RINGRAZIO VIVAMENTE i 7 preferiti, 2 ricordati e i 14 seguiti, vi giuro, mi sto commuovendo.
No okay. Nel prossimo capitolo ritroveremo (finalmente) tutti e cinque i ragazzi insieme.
Che dite? Liam come reagirà? E Louis? Sarà più tranquillo?
BOH.
Vi amo tutte.
twitter: @tomlinsbrave

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Over Again and Flats. ***




 
«Sia santificato il giorno in cui hanno inventato il pollo.» disse Niall sedendosi al suo posto, il vassoio conteneva almeno cinque piatti diversi, più tre contorni, due birre, una coca-cola e un muffin.
Zayn alzò gli occhi al cielo e «Il pollo non è stato inventato.» lo corresse.
«Devi sempre mettere i puntini sulle ‘o’, Zay?» si lamentò il biondo meritandosi uno scappellotto dietro la nuca da parte di Liam. «Sulle ‘i’.»
«Avete rotto. Io mangio.» sbuffò impugnando una forchetta e infilzandola nella coscia di un povero pollo arrostito.
«Non dovremmo aspettare Louis?» chiese Harry costatando che anche gli altri due avevano iniziato a mangiare il pollo che era nei loro vassoi. Zayn fece spallucce infilando un altro boccone in bocca e «Nah.» disse.
Nonostante gli altri continuassero a ingozzarsi come se non mangiassero da giorni, Harry non toccò il suo piatto. A casa gli avevano insegnato che prima di iniziare a pranzare tutti dovessero essere a tavola, ringraziare Dio delle pietanze che gli aveva donato e brindare alla salute.
Sapeva che lì non avrebbe ringraziato proprio nessuno, né tanto meno brindato a qualcosa. Si sentiva spaesato.
In quel preciso istante entrò Louis con un leggero affanno e la gote arrossata. Si sedette vicino ad Harry, tolse la sciarpa rovinata dagli anni, il cappellino di lana bucherellato ai lati e «Scusate il ritardo. Mi avete lasciato qualcosa, vero?» chiese guardando i vassoi mezzi vuoti sul tavolo.
Niall annuì «Quello è il tuo.» e indicò il vassoio rosso con una bottiglia d’acqua, ali di pollo piccanti e biscotti caserecci.
Louis lo prese e se lo portò davanti ispezionando le ali di pollo, poi si voltò verso Harry che ancora non accennava ad assaggiare il suo piatto.  «Che fai? Non mangi?» Questo annuì e si portò una patina alle labbra. «Vuoi?»
Louis si sporse un po’ per mordere la stessa patatina che il riccio aveva tra le labbra, appena a qualche centimetro dal suo viso. «Grazie amico.»
Se Zayn avesse avuto una macchina fotografica a portata di mano avrebbe sicuramente scattato una fotografia alla faccia di Harry. Era arrossito fino alla punta dei capelli, mezza patatina in bocca e gli occhi sbarrati, non avrebbe mai dimenticato quell’immagine, ormai era scolpita nella sua mente.
«Non ci far caso, lo fa con tutti.» sorrise allora, cogliendo l’imbarazzo di Harry, il quale annuì nuovamente, ingoiando quella dannata patatina.
Liam non era affatto divertito da quella scena, si trattenne dal lanciare i suoi anelli nei capelli del ragazzo di fronte a lui per pura educazione e perché era davvero troppo affamato. Si limitò, quindi, a sospirare e stringere la bottiglia di birra fino a far sbiancare le nocche.
Niall sembrava stupido, e forse lo era, ma di certo non era una persona distratta, più volte in quei giorni ne aveva dato la prova. E Niall, infatti, non si perse nessuna delle espressioni dei suoi amici, nessun più piccolo particolare, aveva registrato e analizzato ogni movimento, ogni parola, ogni respiro.
Harry era evidentemente imbarazzato da Louis, glie lo si leggeva negli occhi che saettavano dal ragazzo al piatto, nelle mani sudate e strette alle posate.
Louis era nervoso, continuava a spostare il ciuffo dalla fronte e Niall aveva imparato con gli anni che non era mai un buon segno, gli occhi fissi sul piatto, incastrati in quelle troppo piccanti alette di pollo.
Zayn era divertito, il caro vecchio Zayn aveva già capito la situazione ma, come al solito,  buttava tutto sullo scherzo e le risate. Il pakistano, infatti, continuava a sghignazzare tra sé masticando di tanto in tanto un anello di cipolla di Liam.
Quest’ultimo era irritato, infastidito, deluso, stanco. Irritato dalla presenza di Harry che continuava deliberatamente a ignorare, fallendo; infastidito dalle risa di Zayn, probabilmente dopo quella notte aveva pensato che fosse dalla sua parte; deluso da Louis, del suo comportamento menefreghista e stanco della loro ambigua relazione. Non avevano mai fatto sesso in quegli anni, mai un abbraccio, mai una carezza, solo qualche bacetto sulla guancia e una pacca sulla spalla ogni tanto. Louis però sapeva essere cattivo. Lo provocava, i sussurri pieni di parole sporche al suo orecchio durante la notte, il petto nudo dopo la doccia, ancora bagnato, l’immagine più eccitante che Liam abbia mai visto in vita sua. Liam era dipendete da Louis, non riusciva più a parlare, respirare, vivere senza di lui. E ora era distante più che mai.
Niall era attento ai suoi amici, li aveva conosciuti, aveva avuto modo di studiarli, e sapeva esattamente cosa passasse per la testa di ognuno. Niall sembrava stupido, ma non lo era.
«Scusate, sapete se c’è un bagno?» chiese Harry che aveva appena finito il suo Kids meal. Aveva le dita unte e i tovaglioli non bastavano per ripulirle.
«Si. Vieni, te lo mostro.» rispose Liam alzandosi e avviandosi verso una porticina in legno da cui stava uscendo una donna con un bambino in lacrime. Zayn osservò l’amico, era preoccupato. Harry si alzò a sua volta e seguì Liam nella toilette.
 
«Grazie Liam.»
«Vaffanculo Styles.»
«C-cosa?» balbettò il riccio aprendo il rubinetto. Si voltò verso Liam che lo fissava, poggiato alla parete del bagno a braccia conserte.
«Lasciaci stare, lascia stare Louis, non è roba per uno come te.» sputò questo, racchiudendo tutto il disprezzo nelle ultime due parole. «Devi lasciaci stare.» sussurrò  scoppiando in una risata isterica. In un battito di ciglia fu a meno di qualche centimetro da Harry. Lo teneva premuto contro il lavandino, un pugno stretto alla stoffa della sua maglietta. Il volto di Liam era deturpato da un ghigno malvagio.
«Non parlargli, non guardarlo, non toccarlo. Te lo ripeto, non è roba per gente come te.»
Liam non sapeva niente di Harry, Liam non sapeva che Harry facesse boxe e per questa ragione ora si ritrovava a terra, Liam non sapeva che Harry fosse una persona tanto buona quanto irritabile e che stava per fare una conoscenza approfondita del suo pugno sul proprio viso.
«Come me, come?» chiese con il suo stesso tono. «Come, Liam? Come?»
«Ricconi viziati, senza un minimo di cervello, figli di papà. Ecco come.» rispose Liam ancora atterra, da quella prospettiva Harry sembrava più alto. Non fu colpito perché, grazie al cielo, un ragazzino entrò nella toilette costringendo il riccio a voltarsi verso il rubinetto ancora aperto. Si sciacquò le mani e uscì scontrandosi con Zayn sulla soglia. «S-scusa.» disse e tornò al tavolo.
 
«Lì? Che è successo con quello?» Zayn si avvicinò al ragazzo che ormai si era alzato e si era poggiato al muro massaggiandosi una spalla che, nella caduta, aveva sbattuto contro il pavimento.
 
Harry tornò al tavolo e vi trovò solo Louis intento a guardare fuori dalla vetrina. Aveva l’aria assorta, pensierosa e Harry, nel suo profondo, sperava che stesse pensando alla serata precedente, il riccio ci pensava, eccome se ci pensava. Il modo in cui l’uno si era aggrappato all’altro, come Louis gli aveva circondato i fianchi e stretto al suo petto, Harry riusciva ancora a sentire i palmi impressi sulla sua pelle e, Dio, era una sensazione bellissima.
Si sedette e Louis ritornò con la mente sulla Terra, a Doncaster, in quel ristorante che l’irlandese amava tanto. «Niall è andato a pagare.»
Harry annuì. Forse avrebbe dovuto dirgli cosa Liam aveva fatto nel bagno, lo aveva minacciato di stargli lontano, ma come si può star lontani dalla persona che più si avvicinava a un amico? Harry era solo, aveva un dannato bisogno di Louis in quel momento, e uno stupido ragazzo muscoloso non glie l’avrebbe impedito.
Forse, però, era meglio tenersi quell’episodio per sé. Forse con il tempo Liam sarebbe cambiato, avrebbe capito che Harry non era tanto male, forse non l’avrebbe mai fatto.
Liam si sentiva minacciato dal riccio. Liam era innamorato. Liam non era più ricambiato, o, probabilmente, non lo era mai stato.
Liam lo sapeva ed era quello il motivo per cui, adesso, si ritrovava a piangere sulla spalla dell’unico ragazzo che non avrebbe mai immaginato tenesse a lui. Zayn gli accarezzava i capelli, lasciava che si sfogasse su di lui, vederlo in quello stato gli fece sciogliere il cuore e idurire i pugni. Louis era uno stronzo, certo gli voleva bene, ma non poteva negare che fosse uno stronzo.
«Troverai di meglio, Lee.» gli sussurrò all’orecchio per calmarlo, ma Liam lo strinse di più e singhiozzò iniziando a piangere più forte. «Non voglio di meglio, Zayn, voglio solo Louis.»
Zayn scosse la testa e «Harry che ti ha detto?» chiese mentre l’altro tirava su con il naso. «Nulla, lascia perdere.» si staccò da lui, si sciacquò il viso e uscì dalla toilette. Zayn sospirò e appoggiò le mani al lavandino. Liam non gli avrebbe nulla sull’incontro con Harry, doveva farsene una ragione, era come se lo ignorasse completamente, come se il riccio non esistesse e in questo modo, forse, avrebbe sofferto meno, molto meno.

Niall sembrava metterci davvero troppo tempo per pagare un pranzo, era un buon quarto d’ora che di lui non c’era traccia.
«Dovremmo preoccuparci?» chiese il riccio facendo voltare Louis nella sua direzione. Tra loro l’unico a parlare era il silenzio, troppo asfissiante per Harry che, quindi, aveva deciso di iniziare una conversazione con il ragazzo dagli occhi azzurri.
Questi alzò le spalle. «Starà flirtando con la cassiera. Ha una cotta per lei da un anno.» e sorrise.
Harry sorrise di rimando. «Un anno? Che carino, ma perché non hanno.. cioè.. fatto nulla?»
«Lui non è il suo tipo.»
Styles sembrava non capire, Niall era un bel ragazzo e anche simpatico, era semplicemente il tipo di tutti. «Scusami?»
«Insomma, preferisce altro.» disse Louis marcando l’ultima parola, Harry parve decifrare le sue parole e «Uh, è lesbica.» sussurrò più a sé stesso che al suo interlocutore. Questi annuì sospirando.
«A volte mi fa pena. E’ innamorato ed è triste quando non si è ricambiati.»
Harry lo guardò e riuscì a distinguere una scintilla di tristezza nei suoi occhi cerulei.«E’ capitato anche a te?» chiese prendendogli istintivamente una mano e chiudendola tra le sue.
Louis, stupito dall’azione del ragazzo, abbassò lo sguardo sulle loro mani per poi riportalo sul volto preoccupato di Harry che lo fissava, trapassandolo da parte a parte con quegli occhi verde prato.
«Ma mi hai visto? Nessuno direbbe di no a Louis Tomlinson.» disse cercando di nascondere l’imbarazzo. Harry sollevò un sopracciglio e un angolo della bocca, assumendo un’ espressione che in un’altra occasione avrebbe fatto sbellicare Louis dalle risate. «Ne sei certo?»
Questi annuì nuovamente.«Ovvio.» e Harry gli diede un colpetto sul braccio ridendo. Louis non aveva sentito mai suono più bello di quello. La risata di Harry era semplice, spontanea, piena, stupenda. E Louis non poté non sorridere, stranamente quel ragazzo gli trasmetteva calma. Inizialmente si sentiva a disagio in sua compagnia, ma la curiosità aveva prevalso e lo aveva conosciuto. Era venuto a sapere del suo passato, la tipica famiglia perfetta pronta però ad abbandonare chi guasta quella tranquillità. Harry si era sentito messo da parte, da un padre con cui non aveva legami di sangue ma che aveva sempre ammirato e idealizzato, da una madre che lo aveva lasciato al proprio destino e da una sorella che aveva pensato esclusivamente al suo matrimonio d’interesse.
Louis, che a differenza del riccio non aveva raccontato nulla di sé, sapeva cosa volesse dire non avere una famiglia, lo aveva provato sulla sua stessa pelle.
«Beh io non ne sarei così sicuro, caro il mio Louis Tomlinson.» gli disse all’orecchio Harry, facendolo sorridere istintivamente a quell’aggettivo. «Vorresti dire che non hai una cotta per me, Harry Styles?» domandò assumendo una finta aria oltraggiata e portando una mano al petto.
«Non l’ho mai negato.» rispose il riccio ammiccante. Louis rise e «Come avresti intenzione di conquistarmi?» chiese maliziosamente accarezzandosi il labbro inferiore con l’indice destro.
Harry si avvicinò al suo viso e «E’ un segreto.» gli soffiò sulle labbra per poi ripoggiare velocemente la schiena alla sedia ricominciando a ridere.
 
Liam uscì dalla toilette ancora con gli occhi rossi per il pianto, decise di non raggiungere il tavolo con gli altri e uscire dalla porta dei dipendenti per prendere un po’ d’aria.
La porta affacciava su un garage vuoto, c’era solo qualche bicicletta e uno scooter. Senza pensarci su due volte prese la mountain bike nera poggiata a un palo senza una catena che ne impedisse il furto e vi montò su. Partì velocemente e cominciò a pedalare senza una vera destinazione da raggiungere. Dopo un buon quarto d’ora capì di aver pedalato incosciamente verso il luogo da cui era iniziato tutto, il luogo dove Louis lo aveva portato la sera in cui si erano conosciuti.
Non tornava alla tavola calda da quel giorno, non era cambiata molto, le pareti esterne erano state riverniciate, il ‘menù del giorno’ aveva sostituito lo sfondo verde con uno giallo, decisamente più elegante, le finestre ora erano adornate da tendine rosse  raccolte a un lato.
Entrò e una sensazione di malinconia lo pervase. Era vuoto come quella sera, il cameriere che lucidava il bancone in legno, la donna delle pulizie che usciva con una scopa dalla toilette femminile e un’altra cameriera seduta ad un tavolo  a fumare una sigaretta. Quest’ultima, accortasi della presenza di Liam, spense la sigaretta nel posacenere e si alzò raccogliendo dal grembiule il blocchetto per le ordinazioni.
«Salve, benvenuto all’Over Again, desidera?»
E Liam si sorprese di quanto il nome della tavola calda fosse analogo al motivo per cui vi era entrato la prima volta. Ricominciare tutto da capo.
 
«If you’re pretending from the start
Like this, with a tight grip
Then my kiss can mend your broken heart
I might miss
Everything you said to me
And I can lend your broken parts
That might fit, like this
And I will give you all my heart
So we can start it all over again»
 
Niall dopo aver pagato tornò al tavolo con un volto cadaverico.«Un altro due di picche Ni?» Il biondo sospirò, sedendosi di fronte a Louis e ad Harry. «Non sa che si perde.» rispose poggiando un gomito sul tavolo per sorreggere il capo. Louis gli diede una pacca amichevole sulla spalla e Harry gli rivolse un sorriso consolatorio.
Niall si guardò intorno e «Zayn e Liam?» chiese. Louis non si era accorto della loro assenza tanto era preso a parlare con il riccio, e solo in quel momento si ricordò che questi era andato in bagno in compagnia del suo “ragazzo”.
«Zayn non he ho idea, Liam, invece, l’ultima volta lo ho visto con Harry. Mh?» Harry annuì forte. «Sì, era con me, poi però è arrivato Zayn e li ho lasciati soli.» disse il riccio omettendo la quasi-rissa.
Niall sospirò ancora, passando le dita tra il ciuffo, sistemandolo come meglio poteva. «Louis, noi dovremmo parlare.»
Il ragazzo si voltò verso Harry che aveva gli occhi fissi sulle proprie mani, notevolmente imbarazzato, cominciava a sentirsi di troppo. «Uhm, okay. Harry puoi cercare Zayn e Liam?» Niall notò l’esitazione di Harry nel rispondere un “si” appena sussurrato, dopodiché si alzò e si diresse nuovamente nei bagni, lasciando Louis e l’irlandese soli.
«Spero che sia qualcosa di importante.» disse secco Louis.
Niall annuì. «Riguarda il castello.»
L’altro si voltò verso la figura del riccio intento ad aprire la porta della toilette. «Lo so, Harry è un impiccio, ma potrebbe tornarci utile.»
Il biondo seguì lo sguardo dell’amico e «Hai intenzione di farlo unire a noi?» chiese. Louis sospirò, si, quell’idea l’aveva avuta dall’inzio, sembrava la decisione più conveniente per loro quattro.
«Forse.» Niall gli prese una mano, facendo voltare Louis verso di sé. «Attento.»
 
Attento a te, Louis, non innamorarti troppo in fretta; Attento a Liam, ci rimarrebbe troppo male; Attento a Zayn, potrebbe portartelo via; Attento a Harry, sembra un bravo ragazzo.


Louis sbuffò «C’è altro, giusto?» Niall annuì. «Ho parlato con la francese, Louis vuoi continuare o lasciamo perdere?» Avevano ventimila sterline, altre cinquecento avrebbero solo fatto comodo. Louis aveva un piano. Esatto, Louis ha sempre un piano –o quasi. «Ovvio che continuo. È qui che entra in gioco il nostro Harry.» Niall annuì ancora. «So che il ricciolino è qui senza molto denaro e noi potremmo essere la sua soluzione.» Il biondo ascoltò le parole di Louis grattandosi il mento e «Quindi si unirà alla banda.»
Louis fece un verso simile a un “eeeeh” «Non proprio Nì. -sospirò- Okay, devo dirtelo. Ho rimediato ventimila sterline vendendo dei gioielli rubati nel castello. Noi non diremo di essere dei veri e propri ladri, saremo più una specie di “truffatori”. Non so se intendi, biondo.»
Questi lo guardò confuso e alzò le spalle. «Sinceramente no, ma mi fido di te.» Louis sbuffò «Grazie, ora torna a casa, il denaro è nel comodino di Zayn, prendilo e affitta un appartamento da tre camere e servizi. Non staremo lì per molto, dì al proprietario che ci serve per tre mesi.»


 
Stan sogghignava con in mano le sue cinquantamila sterline. Un rivenditore tedesco aveva accettato di comprare i gioielli che il ragazzo aveva rimediato in settimana. Quel ladruncolo da strapazzo lo aveva appena arricchito e, finalmente, avrebbe potuto aprire un’attività legale che non gli avrebbe causato più incubi la notte e tormenti durante il giorno. Stan viveva costantemente con l’ansia addosso, il pericolo di qualche soffiata anonima agli sbirri non gli permetteva di essere sereno. Aveva aperto il negozio circa cinque anni prima, e per cinque lunghi anni aveva vissuto in completo terrore. Era un bravo ragazzo in fin dei conti e un arresto non era proprio uno dei suoi obbiettivi.
«Tomlinson, grazie.» sussurrò tra sé e sé prima di varcare le porte del comune di Doncaster, carte in mano, denaro in tasca, nuova vita appena dietro una porta in legno di ciliegio.
 
Harry aveva trovato Zayn  nei bagni a fumare una sigaretta, gli aveva comunicato che Louis lo cercava e che il conto era stato pagato dall’irlandese. Chiese, senza un reale interesse, di Liam, ma Zayn non aveva assolutamente idea di dove potesse trovarsi, di conseguenza tornarono al tavolo, Niall era scomparso nuovamente lasciando un Louis pensieroso che, con disinteresse, osservava i passanti attraverso le vetrine del ristorante.
«Niall è andato a casa, lo raggiungeremo tra poco.» disse questi percependo la presenza del pakistano e del riccio alle sue spalle.
Harry, inizialmente, non fece caso al “noi” utilizzato da Louis e solo quando Zayn chiese «Anche lui?» capì che in quel pronome si leggeva anche il suo nome. Louis annuì e l’altro quasi svenne per poi urlare sul suo volto una serie di “Ma sei un coglione?; Louis cosa hai fumato in mia assenza?; L’erba si divide brutto stronzo!” Harry sapeva di non essere troppo simpatico, ma -diamine- era così fastidioso? Eppure Zayn gli era sembrato anche simpatico all’inizio, un velo di delusione inquinò il suo sguardo e «Non preoccuparti Lou, ho il mio castello.» mugugnò tra i denti. Questi gli poggiò una mano sulla spalla, sorridendogli –Cristo, i suoi sorrisi.- e scosse il capo in segno di dinego. «Harreh, tu non vai da nessuna parte, se tornassero a cercarti saprebbero dove trovarti, da me sei al sicuro.» e il riccio sorrise, felice che si preoccupasse tanto per lui. Louis, intanto, accumulava una serie di sassolini sullo stomaco, i quali stavano creando un macigno fatto di sensi di colpa e bugie. Zayn, invece, era sull’orlo di una crisi isterica, fosse stato per lui avrebbe fumato tutto il pacchetto di sigarette, ma i ragazzi gli davano il permesso di fumarne solo cinque al giorno, per non compromettere la tua salute- diceva Niall, e lui era già alla terza della giornata.
 
 
Non era stato semplice trovare un aereo da Mullingar a Londra, non era stato semplice trovare un certo “Louis Tomlinson” in quella grande metropoli, non era stato semplice collaborare pur di poter sopravvivere, non era stato semplice cambiare il proprio nome in Arthur Thomas  e non era semplice neanche trovare un appartamento che rispettasse i parametri imposti dall’amico in meno di un’ora.
«Non troverò MAI un fottuto appartamento.» sbottò Niall sedendosi sul ciglio della strada, esausto, dopo aver girato mezza Doncaster, con ventimila sterline che gli pesavano nella tasca dei jeans consumati dagli anni.
Quando si sentì toccare la spalla e, voltandosi, incontrò due occhi verde-azzurro che lo fissavano, Niall credette davvero che il sonno, la stanchezza accumulata e la fame gli stessero causando delle allucinazioni.  Solo quando questi «Hai bisogno di qualcosa?» chiese, l’irlandese fu convinto di essere nel bel mezzo di un sogno. «Sei un angelo?». Il ragazzetto alto, magro e con un viso simpatico rise di gusto trattenendosi la pancia. «In realtà mi chiamo Giannino, ma se vuoi puoi chiamarmi Angelo, Eufemio, Daniel come ti pare.-rise ancora- ho sentito che cerchi un appartamento.» Una volta compreso che il ragazzo era reale e non frutto della sua fantasia,  Niall annuì e «Tre stanze e servizi per tre mesi, ho ventimila sterline e molta  fretta.»
Giannino, gli aveva raccontato, durante il tragitto, di lavorare insieme a suo padre e a sua sorella Allis per un’ agenzia immobiliare sull’orlo del fallimento. I tre si erano trasferiti da qualche mese in città, arrivavano dall’Italia ed erano in cerca di lavoro continuamente. Arrivati davanti una palazzina di cinque piani, intonaco blu e finestre gialle, Giannino gli presentò i suoi familiari. Il padre sembrava un uomo per bene, faccia simpatica e occhi azzurri come il figlio, Allis, invece, era una ragazza molto bella, aveva dei capelli castani lunghissimi e due occhi enormi, sorridenti e.. misteriosi? Niall ne rimase davvero colpito e «Allis mi piacciono i tuoi occhi» confessò. Giannino gli diede una gomitata sul fianco ridacchiando e la ragazza arrossì nascondendosi dietro il padre, timida.
«Biondino, l’appartamento è al terzo piano, porta rossa.» disse l’uomo porgendo le chiavi al figlio e facendogli segno di mostrarlo a Niall. Su ogni piano c’erano cinque porte, ognuna di un proprio colore,  verde, giallo, rosso, nero e bianco. Giannino spiegò che le verdi avano una sola stanza singola, le gialle una camera singola e una matrimoniale, le rosse una singola e due matrimoniali, le nere tre singole e una  matrimoniale e le bianche una sola matrimoniale.
L’appartamento  era già arredato e molto accogliente, alcune finestre affacciavano su un cortile interno, altre sulla strada. «Angelo Giannino ti ringrazio di cuore, quanto viene l’affitto di questo appartamento per tre mesi?» Il ragazzo prese il cellulare, cliccando l’applicazione della calcolatrice. «Settecento sterline.» disse dopo una serie di conteggi. Niall estrasse dalle tasche la somma espressa da Giannino e lo pagò. Rimasto solo, l’irlandese fece un giro per le stanze e “se si azzardano a togliermi la singola dopo tutto ‘sto lavoro giuro li ammazzo.” Pensò stendendosi sul letto, decisamente più comodo del pavimento della loro vecchia casa.



Saaaalve gente.
Okay sono tornata, non che mi convinca parecchio questo capitolo ma ho postato ugualmente.
Veniamo al dunque ho due cose da dire, anzi tre.
Uno. Niall che sembra stupido (e lo è, fidatevi) sa in realtà cosa sta accadendo ai suoi amici, anche meglio di loro.
Due. ATTENZIONE A STAN!
Tre. Giannino e Allis esistono davvero e sono due miei amici che AMO CON TUTTO IL CORAZON ♥
uh.. c'è un Quattro. Harry andrà a vivere con i ragazzi e succederanno tante "belle cose". Foooorse.
Se siete arrivati fin qua giù sappiate che vi amo tanto.
cieeo.
Twitter:  @tomlinsbrave

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Deserve. ***


Usciti da Nando’s Zayn, Louis e Harry iniziarono una specie di caccia all’uomo, conosciuto sotto il nome di Liam Payne. «Perché non lo chiami?» chiese il riccio lungo la strada, Zayn si era voltato con un ghigno verso Louis  “che gli dici adesso? Che siamo ricercati e non abbiamo un recapito telefonico?”  questi sollevò le spalle con nonchalance e «Non mi piacciono i cellulari.» rispose.


Girarono tutta Doncaster, incontrarono persino Niall sotto una palazzina coloratissima, il quale aveva riferito a Louis di aver preso un appartamento lì. «Ma non abitavi vicino il supermercato, Louis?» aveva chiesto Harry, confuso. “Merda” questo Louis non l’aveva calcolato. Fortunatamente Zayn non era tanto stronzo così «Louis non vive con noi, ma si trasferisce qui per un po’.» aveva risposto.
Zayn e Harry salirono nell’appartamento con Niall, il quale illustrò loro le camere . «Ma qui ci sono due matrimoniali e una singola!» urlò il pakistano sconvolto dopo averle visitate. Okay non propriamente sconvolto, più che altro imbarazzato.  Niall aveva annuito e «Pensavo che Louis e Liam avrebbero dormito in una camera, tu e il riccio nell’altra e io da solo perché sono il re.» disse, maledicendo subito dopo Zayn che gli aveva dato uno schiaffo sulla nuca. «Io con questo non ci dormo, sia chiaro.» protestò quest ultimo con un broncio idiota e le braccia conserte. Harry sollevò un sopracciglio “Diamine, il tatto non sa dove sia  di casa” trasse un respiro profondo “calma Harry,  sei un ospite, sorridi e annuisci.” «Va bene, dormo sul divano.» propose con un falso sorriso rivolto al ragazzo. Zayn, per risposta sollevò le spalle mentre Niall lo informava che era un ospite e da ospite meritava un letto , sottolineò, inoltre, che gli avrebbe ceduto la sua se non fosse stato il re. «Si, okay, quando tornano Louis e Liam decidiamo.» concluse Zayn aprendo una finestra per far passare un po’ d’aria in quel luogo che puzzava troppo di chiuso.

Louis,  dall’altro lato della città, era alla ricerca del suo ragazzo, sparito chissà dove. Aveva provato a casa loro, al parco, al parcheggio dove si teneva il mercato nero il giovedì, al negozio di Stan che era stranamente chiuso, eppure vi era stato solo qualche ora prima, alla stazione. Nulla, nada, nothing. Liam era scomparso. “Dovrei rivedere le mie considerazioni riguardo i cellulari.”  pensò dandosi dell’idiota subito dopo perché, semplicemente, non poteva avere un cellulare, perché, semplicemente, era un ladro, e perché semplicemente non aveva dei documenti per farsi intestare una scheda telefonica.
 
Liam era seduto su un muretto quando Louis lo trovò, tra le mani aveva un sacchettino bianco.
«Liam!» lo chiamò avvicinandosi, questi non alzò neanche lo sguardo che «Siediti.» lo invitò.
Louis sospirò profondamente dalla bocca, doveva parlare con Liam di loro, di Harry. Okay, non che provasse qualcosa per il riccio, ancora non ne era sicuro. Era attratto da lui, ed era palese a tutti, ma gli voleva bene? Per Louis non esistevano mezze misure, o ti amava alla follia, o ti detestava, o gli eri completamente indifferente. Per Harry, però, poteva scartare ognuna di queste scelte.
Solo quando i suoi sensi percepirono odore di cornetto, Louis riportò la propria attenzione a Liam, il quale non si era mosso di un millimentro.
«Hai un cornetto lì?» chiese indicando la busta. Liam lo guardò dapprima confuso, poi, seguendo l’indice del ragazzo si osservò le mani e ciò che reggevano. Annuì e «si-confermò-lo vuoi? Tanto non lo mangio.» gli disse porgendogli il sacchetto. Louis lo prese e se lo rigirò tra le mani «dove l’hai preso?» chiese  poi, aprendolo ed estraendone un cornetto caldo da cui si intravedeva il ripieno alla crema.
«All’Over Again.» rispose apatico. Il ragazzo diede un morso al dolce e «Mai sentito.» disse continuando a masticare. Liam avrebbe preferito una pugnalata piuttosto che sentir Loui dire di non conoscere il locale dove lo aveva portato e dove, in seguito,  si erano baciati la prima volta.
Ma forse.. aveva solamente dimenticato il nome, può capitare, ma allora perché Liam lo ricordava?
Perché Liam ricordava ogni singolo posto in cui era stato in sua compagnia?
Perché ricordava il giorno esatto del loro anniversario e ogni anno si dannava per trovargli un regalo decente, mentre lui, invece, lo dimenticava ogni volta e non ricambiava neanche il dono?
C’era una sola risposta e Liam la conosceva fin troppo bene, ma che come un alunno insicuro si tiene dentro la risposta esatta per paura di sbagliare, così Liam la teneva dentro per paura di aver ragione.
«Mi hai portato lì quando ci siamo conosciuti.» disse sottovoce torturandosi una pellicina del pollice. Il ragazzo annuì e «Liam..» iniziò ma questi lo bloccò subito per «Louis-pronunciare- dobbiamo parlare»
 
«Louis, ho capito. Sai, ci ho pensato molto ultimamente e penso che tu non mi meriti.» Il ragazzo aprì la bocca per ribattere ma «No, aspetta, stai zitto un attimo, fammi finire. Io ti amo Louis, o almeno credo. Non ho mai voluto bene a una persona come ne voglio a te, tu invece no. Mi tratti come se fossi Zayn o Niall, come se fossi un semplice amico. Louis, i-io, non voglio questo per me. Ho bisogno di qualcuno che mi faccia sentire amato, ma amato davvero, qualcuno che mi dica in continuazione quanto mi voglia con sé ogni momento, quanto voglia baciarmi, e se non lo dice, lo fa e basta. Da quanto tempo non mi baci, Louis? Non ricordo neanche più il sapore delle tue labbra, la sensazione delle nostre lingue a contatto. Non abbiamo mai fatto l’amore, mai, e sappiamo entrambi che non è per colpa mia. Dici raramente di amarmi e quando lo fai non mi guardi mai negli occhi, e sai perché? Perché non ci credi veramente, io lo so, l’ho notato. E ora.. ora è arrivato quell’Harry. Ti piace non è vero? Vedo come lo guardi, come se fosse un diamante, una pietra preziosa, e  sappiamo quanto ti piacciono. Sono quegli occhi vero? Sono verdi come due smeraldi, molto più belli dei miei, marroni, scontati. O quelle labbra? Rosse come rubini, e carnose. Vorresti baciarle eh, Louis? Chi non vorrebbe? Sembrano fatte apposta per quello. Le mie, invece, sono delle semplici labbra. O i suoi capelli? Ricci, Louis. Ma avevi detto che non ti piacevano i ricci, io li avevo, li ho tagliati per te, sai? Quante cose faccio per te e non te ne rendi conto? Non mi piace la barba, eppure l’ho fatta crescere per te, perché mi dicesti che mi faceva apparire più bello, interessante. Io non mi vedo bello, ma tu mi hai fatto un complimento e ho pensato “beh, se l’ha detto Louis, allora significa che è vero” e l’ho tenuta per tutto questo tempo, sopportando il fastidioso solletico sotto il mento. Cosa hai fatto per me, tu Louis? Mi hai salvato quella notte dalla strada dandomi un lavoro, beh.. non so se si possa definire lavoro quel che siamo, un tetto, una famiglia. E poi? Poi basta, era stata la pietà del momento? Una volta sistemato hai avuto la coscienza pulita e mi hai ignorato e io, stupido, ho pensato che fosse solo il tuo carattere, chiuso, introverso, ma no. Con Harry non lo sei stato, ti ho osservato mentre gli parlavi, di come ti brillavano gli occhi, di come un sorriso ti illuminava il volto solo perché ti era vicino. Quel tipo di sorriso non me l’hai mai dedicato, non ho mai avuto quegli occhi solo per me e, cavolo, quanto li ho desiderati. Ti ho detto miliardi di volte che sono bellissimi e non smetterò di dirtelo, perché si, è la verità, sono stupendi. Sei bello Louis, sei tremendamente bello e simpatico, sì, lo sei. Quando scherzi con Zayn io ti ascolto, le tue battute, il tuo modo di imitare l’accento di Niall, sei divertente. E io? Io cosa sono? Non sono bello, non sono simpatico, non sono intelligente e furbo come te, però so amare, so voler bene a una persona. E ti prometto, Louis, troverò qualcuno giusto per me, che mi ami come tu non hai saputo fare. Non sentirti ferito o in pena per me, non ti do la colpa di niente, anzi, la colpa è stata mia, mi sono illuso, ho fatto tutto io nella nostra relazione, se così possiamo definirla. Ti voglio bene Louis, e so, che pur se a modo tuo, me ne vuoi anche tu. Non voglio non parlarti più, voglio essere tuo amico proprio come Zayn o Niall, voglio essere ciò che siamo davvero, amici. »
Louis lo aveva ascoltato, ogni frase, ogni parola, ogni virgola e ogni punto. Liam non aveva pianto, anche se qualche volta sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, gli aveva sputato la verità in faccia, ma con una dolcezza unica. Liam soffriva, soffriva sempre e soffriva anche in quel momento. Aveva parlato con il cuore in mano e Louis ammise che sì, non meritava una persona come Liam.
Non rispose, non disse nulla, poteva parlare dopo un discorso simile? E l’aveva visto, lo aveva visto davvero, grazie a quel discorso. Aveva visto Liam, il vero Liam, la persona che aveva sempre ignorato perché pensava di conoscerla, ma, cazzo, non la conosceva affatto.
Così fece qualcosa, ciò che più ritenne giusto per Liam,  qualcosa che gli facesse capire che anche lui gli volesse bene. Dopo tanto tempo Louis abbracciò di nuovo Liam, che stavolta, sì, finalmente pianse.
 
Era strana quella palazzina, molto strana, si domandava come prima di allora non c’avesse mai fatto caso. Sul serio, in giro non c’erano molti edifici blu e gialli, possibile che non l’avesse mai vista? Liam stava pensando esattamente lo stesso. In portineria c’erano due ragazzini che sfogliavano una rivista di gossip e al loro passaggio, questi alzarono il capo sorridendo cordialmente. Cavolo se si somigliavano. «Appartamento Tomlinson,  un tizio biondo l’ha affittato questa mattina a nome mio.» Vide i due corrugare la fronte, segno che stessero pensando. Entrambi, contemporaneamente, sbatterono un pugno sul banco di legno e intonando in coro un «Ah si! Niall!» Strani anche loro. Louis annuì e i due gli diedero le chiavi di riserva dell’appartamento. «Terzo piano, porta rossa.» dissero all’unisono, tornando poi a immergersi nella loro lettura.
Louis ringraziò il cielo ci fosse un ascensore, era letteralmente distrutto, aveva girato tutto il paese per trovare Liam e tre piani a piedi non erano assolutamente una bella cosa. Presero l’ascensore con un tizio, anch’egli strano, con i capelli rossi che reggeva una chitarra acustica su una spalla. «Nuovi?» Louis annuì «Già, vivi qui da parecchio?» Questi si grattò il mento pensieroso e «Uhm, in realtà no,  da qualche mese.» In quel momento l’ascensore si fermò al secondo piano, quello selezionato dal rosso. «Capito, ehm, ci vediamo..» «Ed. Ciao Louis!» lo salutò uscendo dalla cabina, ma ehi! questo tizio sapeva il suo nome e Louis era sicuro di non essersi mai presentato «Ma.. come?» Ed gli fece un occhiolino e «So molte cose su di te Lou. Ci si vede in giro!» pronunciò mentre le porte automatiche si chiudevano per portare Louis e Liam al terzo piano.
 
Fu quando aprì la porta dell’appartamento che Louis decise di non lasciare mai più da soli quei tre ragazzi. Harry era seduto sul divano schiacciato tra Zayn e Niall in un abbraccio.. asfissiante. Tra i riccioli aveva delle margheritine, poteva giurare di averne vista qualcuna nell’aiuola all’entrata del palazzo e delle macchie rosse su entrambe le guance, nello stesso punto in cui, di solito, apparivano due fossette quando sorrideva.  Niall era accoccolato sul petto di Harry, Zayn, invece, gli aveva circondato testa, spalle e collo con le braccia, poggiando il naso tra i capelli del riccio.
«Louis, credo tu abbia un po’ di concorrenza.» gli sussurrò Liam all’orecchio ridacchiando. Louis tossì forzatamente cercando di attirare l’attenzione di quei tre.
«Oh lo hai trovato! » esclamò Zayn alludendo a Liam al suo fianco. Louis annuì e «Già. Mh.. che state facendo?» chiese confuso. Niall rise. «Stiamo coccolando Harry, ovviamente!» esclamò stringendosi ancora di più al ragazzo che lo osservava con un sopracciglio alzato. «Si.. ovviamente. Ehm, Niall puoi farmi spazio?» domandò Louis cercando di sedersi tra il biondo e Harry. «Ma Louu c’è tanto posto vicino a Zayn!» si lamentò l’irlandese, staccando a malavoglia le braccia dai fianchi del riccio. «Lo so ma, io volevo sedermi vicino al mio biondo preferito.» Niall lo guardò confuso e «Ma Harry non è biondo..»  commentò accigliato. Louis sbuffò sonoramente. «Parlavo di te, stupido irlandese.» Liam intanto si era accomodato vicino a Zayn, che, sciolto l’abbraccio con il riccio, gli rivolse la sua più completa attenzione. Liam annuì e Zayn capì, quindi «Come ci sistemiamo nelle camere?» chiese.
«La singola è mia!» urlò Niall guardando minaccioso gli altri quattro che alzarono le mani in segno di resa. «Bene –continuò- ci sono altre due stanze matrimoniali, pensavo che Liam e Louis potevano prendere una e Zayn e Harry l’altra.» Alle parole del biondo calò un gelo nella stanza. No, dopo quel discorso, Louis non poteva stare in stanza con il suo ex, era moralmente sbagliato.. Okay, forse era solamente imbarazzato perché, cavolo, si erano appena lasciati.
«In realtà pensavo che sarebbe meglio se stessi io con Zayn, insomma, Harry si troverà meglio con Louis, hanno già dormito insieme. No?» e si, Liam era davvero, davvero un tesoro. Questi annuì nella sua direzione. «Si, in effetti penso sia meglio per tutti.»
E fu allora che Harry parlò, le sopracciglia aggrottate erano il riflesso della confusione che aleggiava nella sua testa riccioluta. «Ma, ehm Liam.. non ti dà.. ecco, non ti dà fastidio?» Insomma l’aveva quasi colpito nei bagni di Nando’s, un po’ di coerenza santoddio.
E Liam sorrise stringendosi nelle spalle. «Louis non è più il mio ragazzo, perché dovrebbe darmi fastidio?»
Niall svenne,  o almeno, fece finta.
 
 
«Credi che Niall stia bene?»chiese seduto sul letto della loro --oddio loro-- stanza, saltellando sul sedere per testare le molle del materasso. “ODDIO HARRY, NO NO NO NO. Perché lo stai facendo? In quel letto, minchia, devi dormirci, non scoparci.” Pensò il riccio mentre le sue guance si coloravano di rosa al pensiero di ciò che sarebbe potuto accadere in quel letto.
Dormire. Solo dormire.
Louis scrollò le spalle e «Chi lo sa, in ogni caso se ne stanno occupando Zayn e Liam.» Harry annuì non davvero comprendendo la situazione. Una domanda gli stava letteralmente bruciando il cervello, curiosità. Dannata curiosità.
«Lou, Posso chiederti una cosa?» No, zitto! Farai la figura del coglione.
Questi lo raggiunse sul letto, sedendosi di fianco. «Certo, che vuoi sapere?»
«Allora, ehm. –respira Harry, ormai il danno è fatto- è colpa mia se tu e Liam vi siete lasciati?» chiese tutto d’un fiato. Louis sollevò un sopracciglio e «Oh.» si lascò sfuggire.
Oh. OH? COSA SIGNIFICA “O H”?
«No, cioè, in parte. E’ colpa mia, non mi merita, lui è un ragazzo d’oro, Harry, e io.. io non l’ho saputo amare abbastanza.  Il problema è che non l’amerò mai quanto davvero ne ha bisogno e mi sento in colpa perché per tutto questo tempo non l’ho capito. Pensavo di amarlo ma, cazzo, no. E qui entri in scena tu, sei arrivato così all'improvviso che mi hai aperto gli occhi. Ieri notte, al castello, non ho sentito affatto la mancanza di Liam, sentivo di essere in pace con me stesso. Capisci Harry? Quando ami qualcuno vorresti averla con te ogni istante ma, io non ne ho mai sentito il bisogno.» Ed Harry capì.
Louis sorrise, gli aveva fatto bene ammetterlo ad alta voce,  si alzò dal letto e si diresse verso la finestra di fronte chiudendola. Era scesa la sera e anche l’umidità, tenerla aperta significava raffreddore, tosse e febbre. «Sono stanco Haz, andiamo a dormire? Domani dobbiamo fare tante cose.»
Si cambiarono a turno nel bagno, indossando le tute che Zayn aveva recuperato dalla vecchia casa prima di chiuderla e salutandola con un “ci rivedremo presto.” E sì, si era affezionato ormai, era piena di loro quella baracca,  riusciva a sentire ancora gli schiamazzi delle sere più movimentate, i lamenti di Louis al suo disordine, e il russare di Niall accoccolato al petto di Liam.
Entrambi scivolarono sotto le lenzuola fresche e con non poco imbarazzo Harry chiese un abbraccio a Louis con la scusa del freddo. «Va bene, ma niente cose strane, sai.. c’è il mio ex nella stanza adiacente.» Harry rise «Ma smettila scemo! Non ci penso nemmeno.» disse dandogli poi uno schiaffo sulla nuca. «Scherzavo, scherzavo. Vieni qui.»
E per la seconda notte dormirono abbracciati, Harry con la guancia contro il petto di Louis che gli accarezzava i capelli, le gambe intrecciate, i respiri controllati perché ognuno di loro nelle braccia dell’altro si sentiva protetto, finalmente.




Poichè ieri ho aggiornato in fretta e furia dopo un pomeriggio a scrivere il capitolo ho dimenticato di inserire questo spazio.
Rimedio adesso.
Allora, prima di tutto volevo chiedervi scusate scusate scusate, non ho postato per due mesi e sappiate che mi sento in colpa.
Il problema è che l'ispirazione era completamente volata via, inoltre ho iniziato una mini long che posterò solo quando sarà finita proprio per evitare ritardi di questo genere.
Se poi contiamo il periodo in cui non ho avuto il pc per problemi alla batteria e al sistema sono sicura che mi perdonerete.
Vabbè non voglio annoiarvi, quindi passiamo al capitolo
Ne sono abbastanza soddisfatta(ahah scherzo, non sono mai soddisfatta) mi piace la parte di Liam, mi piace tantissimo aiut.
Come avrete notato, se all'inizio poteva apparire strano o antipatico nei confronti degli altri era solo per gelosia. Amoooore mio.
Beh i momenti Lilo romance, anche se non tanti, sono finiti qui, ma don't worreh ce ne saranno altri Lilo bromance perchè sono troppo adorabili.
Zayn e Niall che abbracciano Harry per coccolarlo sono adorabili non trovate? Aiuto, la dolcezza di Niall ha contagiato anche Zayn.
Poi abbiamo l'incontro con Ed, questo personaggio è molto importante, in seguito capirete perchè.
POOOOOI abbiamo i larry che sono tenerissimi e che (sia santificato Liam Payne) si sono ritrovati a dormire nella stessa stanza.
Sclero un attimo okay? Okay. AAAAAAAAAAAAAA AIUTO AIUTO DORMONO VICINI QUANTO SO BELLI IL MIO POVERO CUORE.
Finito.. credo. in realtà non è finito perchè potete trovarmi a fangirlare su Twitter (@tomlinsbrave) o sull' ask di twittah (http://ask.fm/swagbabeswag)
Vi saluto, al prossimo, non tanto lontano, capitolo!


Ringraziate le mie amiche che mi obbligano a finirlo entro il 20 gennaio.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2166411