We could be alone together.

di KindOfMadness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chapter 1 ***
Capitolo 2: *** Chapter 2 ***
Capitolo 3: *** Chapter 3. ***
Capitolo 4: *** Chapter 4. ***
Capitolo 5: *** Chapter 5. ***
Capitolo 6: *** Chapter 6. ***
Capitolo 7: *** Chapter 7. ***



Capitolo 1
*** Chapter 1 ***


We could be alone together.

Chapter 1.

Non ho mai capito quante Hayley ci fossero in me, ma ero sicura che se i miei genitori avessero saputo qual'era quella vera, mai l'avrebbero capita.
La scuola dove andavo era bella, ma mi stava stretta. Faticavo a trovare qualcosa che non mi stava stretto, in realtà.
I miei compagni di classe erano simpatici, molto, ma non mi riuscivano a capire; tutti erano così...normali, ed io ero sempre più accerchiata da buoni conoscenti anzi che da amici.
                                                                                                                                   
                                                                                                       *
 
Mi ero alzata bene quella mattina, ma il freddo che c'era fuori dal piumone che ricopriva il mio letto mi fece subito cambiare idea. Mi gelava le ossa fino a non riuscire a muovere le mani, le mie guance diventavano ancora più rosate di quanto già erano e i muscoli del viso avevano perso la loro sensibilità.
Maledettissimo Dicembre.
Mamma aveva il turno di mattina per fortuna, ne approfittai per sgattaiolare fuori dalla cucina evitando la colazione; la detestavo con tutta me stessa.
Aspettai il solito pullman che non passava mai mentre nelle orecchie suonavano le mie canzoni preferite, mentre il mio corpo congelato si trovava alla fermata di quella stradina isolata delle 6 del mattino, la mia testa era su un palco davanti a miliardi di persone che cantavano le parole delle canzoni che avevo scritto.
"Sogna, ragazzina, sogna" mi ripetevano, quando il mio ritorno alla realtà era simile ad una caduta da un aeroplano.
 
                                                                                                       *
 
Arrivai davanti la scuola, da poco avevo finito una relazione con Jeremy Davis, un ragazzo stupendo con gli occhi azzurro cielo. Abbiamo conservato un rapporto stupendo, ma devo ammettere che ogni tanto mi sembra strano parlargli senza che lui mi stringesse la mano.
Era uno dei pochi amici che avevo, a scuola io ero "quella strana", "quella illusa", "quella su un pianeta tutto suo", ma nessuno aveva afferrato che per me essere considerata diversa da tutte quelle ragazze così noiosamente uguali era un complimento.
Lo incontrai per caso all'uscita della scuola, mentre stava parlando con un ragazzo che vedevo raramente per i corridoi, ed è strano dato che la scuola di Franklin avrà avuto un centinaio di studenti iscritti. Vidi così che Jeremy era impegnato e lo salutai con un cenno di capo e tirai dritta per la mia strada verso l'aula di biologia, sentii addosso un paio di occhi infuocati farmi la radiografia da capo a piedi. Se c'era una cosa che odiavo era proprio questa.
Mi sedetti al banco visibilmente scocciata per la situazione imbarazzante di pochi minuti fa, probabilmente non avevo motivo di essere così turbata, ma non lo sopportavo. 
Jeremy entra in classe in quel preciso istante, quando ogni insulto a me conosciuto si stava rivolgendo contro quel suo amico così arrogante, ma lui si accorge del mio fastidio ancora prima che io potessi aprire bocca. 
"E' solo strano, ma è apposto!" mi dice Jeremy, guardandomi mentre sorrideva, come era suo solito
"Sarà anche strano, ma è insopportabile." sbottai, fingendo di essere arrabbiata con lui, ma sapevo che sarebbe durato solo qualche secondo.
Jeremy sbottò in una risatina di pochi secondi, da sempre lo facevo ridere quando mi arrabbiavo. Non so ancora bene perchè, ma quando aveva provato a spiegarmelo aveva detto che "è strano vedere una cosina piccola come te sbottare così tanta rabbia". 
                                        
                                                                                                       *
 
Quella giornata stranamente era passata infretta, ed io ero rimasta nervosa per tutte e 5 le ore seguenti. Così, al suono della campanella che segna la fine delle lezioni, mi avviai con Jeremy verso l'uscita come al solito, poi lui sarebbe andato via a piedi e io avrei aspettato il mio solito pullman.
Detesto la quotidianità, è così noiosa. 
Quel giorno invece, qualcosa cambiò, quel fastidioso ragazzo di quella mattina intralciò un'altra volta il mio campo visivo, costringendomi a bloccare il mios guardo per qualche secondo su di lui. Sguardo carico d'odio.
Scosse la testa verso di noi, tutto subito mi chiedi perchè stesse salutando verso di noi, poi ricordai che accanto a me c'era Jeremy, che ricambiò il saluto con un sorriso. Il ragazzo si stava avvicinando, e io mi avvicinai a Jeremy per salutarlo ed evitare quella pesante situazione in cui non avrei mai voluto immischiarmi; ma sentii qualcosa bloccarmi all'improvviso.
"Ragazzina, ma allora vuoi dirmelo il tuo nome?" disse una voce sconosciuta, ma delicata.
"In realtà no." ribattei scorbuticamente, mi girai verso Jeremy ancora una volta e esordii con un "Ciao Jer", per poi voltarmi ed andare dritta verso il pullman, che ormai stava aspettando solo me.
Corsi verso il pullman facendo scivolare lo zaino dalle mie spalle, per paura di perderlo come era già successo. Sul pullman trovai un amico di vecchia data, quanto tempo era passato dall'ultima volta che vidi Chris. 
Mi fermai per due chiacchiere subito dopo aver ripreso fiato dalla corsa, e ci comportammo come se fossimo amici da sempre, ed effettivamente lo eravamo. Aveva un'aria strana quel ragazzo, chissà che non gli fosse successo qualcosa, spero non sia niente di grave.
Non vedevo l'ora di trascinarmi fino al mio solito posto, isolarmi dagli altri con le cuffie e guardare piccole gocce di pioggia stridere contro il vetro gelato del pullman.
Il cielo su Franklin quel giorno era terribile, riuscivo a intravedere una certa malinconia in tutte quelle nuvole scure. Solo ogni tanto riuscivo a scorgere qualche nuvola bianco latte che rompeva il grigiore malinconico.
NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao ragazzi, parawhores e non :)
Questa è una fan fiction Joshley, per ricordare i vecchi tempi. Non sto ad entrare nei dettagli perchè altrimenti scoppio a piangere da un momento all'altro, già lo so. :')
Ad ogni modo, spero davvero che vi piaccia almeno un po'.
Forse non è scritta troppo bene, ma è molto tempo che sono ferma e che non scrivo, causa scuola, causa mancanza di ispirazione e causa tutto.
Buona lettura.
Enjoy e recensite, per favore ^^
Un abbraccio.

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Capitolo 2
*** Chapter 2 ***


CHAPTER 2.
 
Era Domenica ed è passato qualche giorno ormai, ogni ricordo di quel ragazzo era scomparso dalla mia testa, finalmente. Certo, andando nella stessa scuola era capitato di incrociarlo per i corridoi, ma svoltare dal lato opposto ed evitarlo con tutta me stessa aveva sicuramente funzionato.
Improvvisamente il cellulare vibrò, mi stupii abbastanza, chi è che mi scrive? Di solito se Jeremy vuole qualcosa, mi chiama.
 
*Mi ha fatto piacere parlare un'altra volta con te... Chris*
 
Chris? Il mio vecchio amico Chris?!
Così, cominciai ad interrogarmi sul motivo per cui abbia conservato ancora il mio numero durante tutti quegli anni e cominciai a sospettare. Non mi andava poi troppo a genio.
Più che altro ero convinta del fatto che cercasse costantemente di nascondere qualcosa a tutti, e quella situazione di disagio quando ero affianco a lui non mi piaceva, ma decisi ugualmente di ricambiare le belle parole, alla fine mi succedeva di rado.
 
*Hei Chris, come va? Anche a me fanno sempre piacere 'sti vecchi incontri! Hayls*
*Senti mi chiedevo se stasera avessi qualcosa da fare...*
 
Ricevetti la risposta in meno di due secondi, e se Chris avesse provato a dirmelo durante tutti gli anni in cui ci conosciamo? Pazzesco. E' pazzesco quanto io non sia mai riuscita a notarlo con tutti gli anni che l'avevo avuto davanti agli occhi. Pazzesco come da sempre avessi avuto occhi solo per Jeremy, scordandomi del resto del mondo. 
Mi manca ancora tantissimo, è rimasta la mia consolazione, l'unico motivo per cui non ho ancora fatto le valigie e non sono partita lontano, magari in Inghilterra.
 
*Se per qualcosa da fare intendi chiudermi in camera e scrivere qualche nuovo testo, allora non ho niente da fare :)*
*Ti passo a prendere per le 20, ti andrebbe di fare due passi? Giusto per ricordare i vecchi tempi!*
*Certo, ci vediamo stasera!*
*A stasera :)*
 
La conversazione terminò più velocemente di quanto pensassi, e per fortuna; non sono mai stata troppo brava a parlare con le persone. Diciamo che la gente non ricorda il mio nome per la mia capacità di socializzare con i ragazzi della mia età.
Ero contenta di uscire con Chris, alla fine era un mio caro amico e i suoi innumerevoli tentativi di farmi uscire le lacrime dal ridere mi mancavano tantissimo.
Certe volte mi fermo a pensare al mio passato. Mi manca da morire, anche se stavo così male... 
Sentii le ossa gelare, il respiro bloccarsi e ad un certo punto riaffiorò nella mia mente ogni ricordo che avrei voluto così tanto lavare via.
 
                                                                                                                                 *
 
Sciolti i miei capelli rossicci dalla coda che ero solita tenere in casa, uscii dalla porta della mia cameretta nello stesso istante in cui sentii suonare al campanello.
Ero un po' nervosa, ma abbastanza tranquilla allo stesso tempo.
Aprii, e vidi spuntare Chris aprirsi nel suo solito sorriso contagioso, era particolarmente bello quella sera. Teneva i suoi capelli castano scuro leggermente alzati, il suo sorriso risaltava i suoi bellissimi occhi verdi di sempre e notai che sul suo viso poggiava uno strato sottilissimo di barba. 
"Sei pronta?" mi disse, continuando a rivolgersi a me col suo sorriso contagioso di sempre.
"Andiamo!" dissi, ricambiandolo molto volentieri.
Ci dirigemmo così a piedi per i marciapiedi di quella via desolata in quello che si poteva chiamare "pieno centro" di Franklin, dopo una decina di minuti sentii una musica venire dal fondo della strada.
"Wow, Franklin fa progressi!" esclamo ad alta voce, quasi per sbaglio.
"Si vede che esci poco qui in città, vero?" disse, certo che avrei dato una risposta positiva.
"Già, quando esco preferisco allungarmi fino a Nashville, mi piace come città... è così viva, piena di speranza."
"Cosa intendi con piena di speranza?" soffocò una mezza risata.
"E' una storia troppo lunga per essere spiegata proprio adesso, un giorno te lo racconterò, promesso!" dissi, alzando la mano in segno di promessa.
 
                                                                                                                                 *
 
Mi ritrovai davanti agli occhi un palchetto improvvisato, montato nel centro di una delle poche piazzette della città, e mi salì il panico.
Ogni volta che vedevo un palco, di qualunque genere, dei brividi cominciavano a percorrere la schiena dal basso verso l'altro, era come se avessi dovuto cantare io da un momento all'altro, davanti a tutti. Avevo voglia di dimostrare al mondo chi è Hayley Nichole Williams e che cosa aveva da dire quella ragazzina. 
"Ma ora non era certo il momento più adatto" dissi tra me e me, deglutendo e cercando di farmi passare quella fobia; mentre Chris mi guardava piuttosto interrogativo.
 
In un attimo, vidi salire un gruppo di ragazze sul palco.
Erano fortissime, una ragazza alta e magra con i capelli nero corvino era alla chitarra, era bellissima. Rimasi particolarmente affascinata da una ragazza dai capelli rossi che suonava la batteria e cantava allo stesso tempo; era un vortice di energia, dal suo picchiare così duro con quelle bacchette che avevo la sensazione che potessero spaccarsi da un momento all'altro.
Per una mezz'ora che rimasero sul palco, mi scordai del tutto della presenza di Chris e continuavo a tenere il tempo con il piede e con la testa, continuando a fissare quelle ragazze pazzesche che mettevano corpo e anima in ogni mossa che facevano.
"Per me si è fatto un po' troppo tardi, penso che andrò... vuoi che ti riaccompagno a casa?" esordì, sorridendomi di cortesia.
"Oh mi dispiace, io in realtà vorrei rimanere ancora un po' qui se non ti dispiace!"
"No, figurati" disse, cambiando espressione "restiamo in contatto!" aggiunse, riaprendosi nel suo solito sorriso caldo.
"Certamente, ci vediamo sul pullman Chris" gli dissi, avvicinandomi in modo da riuscire a scambiarci almeno due baci in quell'uscita che ormai era andata a rotoli.
Lo vidi di schiena che si stava allontanando e mi sentii libera di respirare, era stato tutto così imbarazzante. E' come se non riuscii a scoprire la vecchia me che anche lui conosceva, beh, pensai, ci sarà sicuramente occasione di dimostrarle che sono ancora io, la sua vecchia amica Hayley.
 
                                                                                                                                 *
 
Mi allontanai soltanto un secondo, durante la piccola pausa che avevano in programma di fare, d'altronde non uscivo mai di sera per Franklin.

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Capitolo 3
*** Chapter 3. ***


CHAPTER 3.
 
Mi inoltrai in qualche via illuminata da enormi lampioni di cui la città era piena, verso il parchetto che tanto conoscevo. L'unico posto che avrei visitato un miliardo di volte con piacere. 
Uno di quei posti tranquilli, dove le persone vanno per sedersi sotto un albero dai fiori meravigliosi e rilassarsi nei più svariati modi, dalla lettura fino alla scrittura, ed io ero solita andarci per rifugiarmi nei miei pensieri e fuggire da una realtà troppo noiosa.
 
                                                                                                                                       *
 
Sentii un suono dolce provenire da poco più in là nel parco, ma subito pensai di essermi confusa e che qualche band avesse soltanto cominciato a suonare nella piazzetta di prima. Invece era il suono di una canzone che conoscevo troppo bene, non era possibile.
Così mi alzai in piedi di scatto e cercai di seguire con le orecchie il suono di quella canzone dei The cure che sapevo a memoria; cominciai a camminare in avanti, affidandomi completamente alle mie orecchie, chissà dove mi avrebbe portato il suono.
La chitarra continuava a rilasciare una melodia dolce che mi era entrata nelle orecchie, era un suono talmente bello che me ne innamorai. Così cominciai a canticchiare le parole della canzone.
Dopo un paio di minuti giunsi in un luogo del parco che non avevo mai visto, non pensavo che fosse davvero così grande; c'erano 4 panchine mese in fila, in una di queste c'era un ragazzo dai pantaloni scuri e un maglione beije molto largo poggiato sulla pelle chiara e magra con in braccio una chitarra, non riuscivo a vederlo in faccia data la sua posizione, ma riuscivo a distinguere la figura nella penombra di un lampione mal funzionante. 
Sembrava abbastanza alto, aveva i capelli scurri e lunghi che però non arrivavano ancora alle spalle.
Muoveva la testa a ritmo della ballata che stava suonando, era troppo strano. Non ho mai creduto nel destino, se le cose accadono c'è sempre una spiegazione razionale dietro.
Altrochè destino. Il destino non è altro che una valida scusante creata dalle persone insicure.
Cominciai a canticchiare a voce molto bassa, pregando che il ragazzo non potesse sentirmi, d'altronde mi era impossibile tenere la bocca chiusa sulle note della mia canzone preferita da sempre.
 
"when i see you sky as a kite as high as i might,
i can't get that high the how you move
the way you burst the clouds
it makes me want to try."
 
Ma ad un tratto la musica cessò, e io continuai per qualche secondo in più e subito dopo, appena accorta che il ragazzo cessò di strimpellare la chitarra che aveva poggiato con cura sulle sue gambe sottili, smisi di cantare.
"Ragazzina... sei tu?" disse l'ultima delle voci che mi sarei aspettata di trovare lì.
"Ma tu sei..."
"Sono il ragazzo che non sopporti" disse, venendo verso di me e sorridendomi sfacciatamente.
"Ok, sapevo che non avrei dovuto essere qui!" dissi, staccando gli occhi dal suo volto e gettando lo sguardo sul prato.
L'aria stessa si fece pesantissima.
"Posso sapere come ti chiami?" mi disse, continuando a sorridermi. 
"Sono Hayley, una ragazza che vorrebbe essere lasciata in pace." dissi, dandogli le spalle e allontanandomi di fretta.
"Hayley aspetta, io sono Josh!" disse, seguendo il mio passo; ma io continuai a camminare per la mia strada.
"E forse abbiamo iniziato in modo sbagliato..." aggiunse, aumentando la velocità.
"Ho sentito che ti piaceva quella canzone... stavi cantando!" disse, quasi raggiungendomi.
A quel punto mi fermai e cominciai a rabbrividire al solo pensiero che proprio quel ragazzo che odiavo mi avesse sentito cantare. Proprio lui, che doveva essere una delle ultime persone che avrebbe dovuto farlo, nella mia testa.
"T-ti stai sbagliando.." dissi, balbettante.
"A chi vuoi darla a bere, ragazzina!"
"Te l'ho detto il mio nome, potresti anche usarlo!" ribattei scorbuticamente, cercando di cambiare discorso.
Lui stette zitto sorprendendomi, non pensavo che una persona dal carattere così arrogante non avesse sempre la risposta pronta.
"Allora? Adesso posso andare?" dissi, dopo qualche minuto di silenzio imbarazzante in cui lui continuava a guardarmi e questo mi imbarazzava parecchio.
"Non posso obbligarti a restare" disse. Furbo il ragazzo.
"Ciao Josh!" dissi, incrociando il suo sguardo per un secondo e voltandogli nuovamente le spalle, come ormai ero abituata a fare spesso.
"Ciao ragazzina!" disse sorridendomi, sapendo che quel nomignolo causava un certo fastidio in me.
 
                                                                                                                                        *
 
Estrassi velocemente le cuffiette bianche dalla mia borsa e le infilai nelle orecchie, mentre con passo svelto mi dirigevo a casa.
Si era fatto più tardi di quanto pensassi, era già mezzanotte passata, mamma doveva essere già nel letto, pensai tra me e me.
Non era distante casa mia da lì, a Franklin c'erano solo gli scuolabus, tutto era facilmente raggiungibile a piedi a causa delle dimensioni scarse della città, ma da quella sera, grazie a Chris, pensai che non mi dispiaceva poi così tanto vivere in un paesino.
Non mi ci vedevo catapultata in un mondo pieno di traffico, gente di fretta e urla di bambini piccoli.
 
Mentre camminavo a passo svelto il vento gelato mi si incollava al viso, congelando ogni mio pensiero, i miei capelli erano completamente scompigliati ormai e l'unica cosa che si era salvata erano le mani, che continuavo a tenere ben riparate nelle tasche del mio golfino di lana, che riscaldava il mio corpo sottile e piccolo.
Tutti mi hanno sempre visto come la piccola ragazzina da proteggere a tutti i costi data la mia statura piccola ed esile e certe volte non sapevo se questo fosse stato un bene o un male; mia nonna prima di andarsene mi disse "tutti si sentono in dovere di proteggerti, ma nessuno ha ancora capito che dentro di te si nasconde una tigre forte e determinata, pronta a tirare fuori gli artigli pur di ottenere ciò che vuole.", quanto avrei voluto darle ragione.
 
                                                                                                                                      *
 
Entrai in casa e vidi la piccola lampada appoggiata sul tavolino di legno accanto al divano accesa, era strano che mamma fosse ancora in piedi.
"Mamma?" dissi così, senza neanche guardare verso il salotto.
Mi accorsi che dormiva e un piccolo sorriso mi si dipinse sul volto; era stesa sul divano con il suo libro preferito aperto sul petto, chissà quante volte l'avrà letto, mi dissi tra me e me.
"Mamma svegliati, mettiti a letto" le dissi, scuotendogli con delicatezza la spalla, in modo che aprisse gli occhi.
"Com'è andata, tesoro?" disse, continuando a stropicciarsi gli occhi, piccolissimi dal sonno.
"Lascia stare mamma... ti racconto domani, appena sarai in piene facoltà da ascoltarmi!" dissi, prendendola un po' in giro.
"Ho capito, vado, vado.." mi disse, ricambiando la risata e alzandosi in piedi.
Spensi la luce e filai in camera anche io, mi chiusi la porta dietro le spalle. Era tutto buio, mi stesi sul letto e sentii e le note di "High" che Josh stava suonando cullarmi, rimbombavano nella mia testa senza sosta, come una melodia che non poteva essere stoppata.

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Capitolo 4
*** Chapter 4. ***


CHAPTER 4.

Mi addormentai in breve tempo, e il mattino alla solita ora squillò la solita sveglia con la solita suoneria.
Alcune mattine l'avrei spaccata volentieri.
Mi preparai pensierosa, ci misi più tempo del previsto; dovetti farmela di corsa fino alla fermata del bus, pregando ogni santo che non fosse partito senza di me. Appena lo vidi accelerai la corsa facendogli segno di riaprire le porte, probabilmente il guidatore mi riconobbe e mi sorrise, riaprendo immediatamente le porte. 
Ripresi un attimo fiato prima di ringraziare, per andare a sedermi nel mio posto a testa bassa, com'era mia abitudine fare.
Intravidi con la coda dell'occhio Chris che rideva assieme ai suoi amici, dopo quell'uscita disastrosa non mi andava di unirmi al discorso, sarebbe stato troppo imbarazzante, così sollevai la testa e gli feci cenno per salutarlo e tirai dritto fino all'ultimo sedile in fondo, vicino al finestrino.
 
                                                                                                                           *
 
Era arrivato il momento di scendere, sul pullman ero rimasta io assieme a Jake della 4° C, e la biondissima Alex della 3° F, era adorabile quella ragazza, ma non sono mai stata molto brava a farmi degli amici, così decisi fin dall'inizio di lasciar perdere.
Scesi con il mio zaino, quasi più grande di me, in spalla e mi diressi ventro l'entrata per raggiungere il mio armadietto; vidi Jeremy che mi aspettava appoggiato agli armadietti mentre si guardava intorno ascoltando chissà quale pezzo nelle cuffie, ma non si accorse ancora della mia presenza, così gli diedi una leggera pacca sulla spalla e dopo un sussulto si tolse immediatamente la cuffia e mi sorrise, quel suo sorriso bellissimo che ti accende l'intera mattinata.
"Allora buongiorno piccola cantante!" mi disse ad alta voce "SSSSSSSHH" gli risposi picchiettandogli il braccio "ma sei pazzo! come ti viene?" aggiunsi dopo un po' ridendo. "secondo te Josh non mi ha detto niente?" mi disse guardandomi con aria maliziosa "Ah non posso nemmeno incontrarlo per caso mentre suonava che lo viene a sapere immediatamente tutta la scuola... bene. Il solito pallone gonfiato" aggiunsi corrugando la mia espressione. "Hey fermati che tra poco esplodi" mi disse Jeremy, ridendo di quella scena. 
"No, ma dai Jerm.. non è possibile! E' scorbutico, antipatico, un pallone gonf.." "Hayls..." mi interrompe Jeremy guardando dietro le mie spalle. "Hey Jer" disse freddamente una voce dietro di me, mi girai ed era lui. "I-io... io scusa, ma..." cercai di trovare una scusa plausibile, ma era impossibile; dovette intervenire Jerm a salvarmi "Scusala Josh, stamattina è nervosa!" "s-si sono nervosa io.. scusa ma tu..." non riuscivo a finire nemmeno una frase. "ci sono abituato." rispose lui, senza un minimo accenno ad un sorriso. "Se avessi due minuti ti spiegherei..." gli dissi, cercando di sembrare più cortese "No, guarda non ho tempo." disse, allontanandosi velocemente. 
"Quel ragazzo ha qualcosa che non va." dissi, portando una mano alla mia fronte. "Hayley... non sembra, ma è un bravo ragazzo!" continuai a fissare Jeremy, " non capisco perchè lo odi tanto se non vi siete mai parlati" aggiunse poi, dubbioso. "N-non lo so." ribattei.
 
                                                                                                                       *
 
Era ormai la seconda ora, e feci una sosta veloce alle macchinette per comprare qualcosa da mangiare, stavo morendo di fame. 
Come se non bastasse, lui era in piedi fermo al termosifone a fianco alla macchinetta degli snack in cui ero diretta, cavolo ma tutte a me?!
Decisi che non potevo evitarlo a vita, e facendo finta di niente mi avvicinai alla macchinetta, cercai qualche moneta nel portafoglio ma non mi bastavano per prendere nulla di commestibile, così feci per allontanarmi quando "tieni Williams" mi disse una voce ormai conosciuta proveniente dalla mia destra. 
Alzai lo sguardo e trovai Josh con una moneta da 50 in mano, sussultai all'inizio "no grazie, sto bene così" gli risposi di getto, "insisto" mi disse lui inserendola nella macchinetta. "Allora, che cosa vuoi?" mi chiese, pronto a digitare il numero sullo schermetto nero sul lato.
"Mi accontento di un pacchetto di m&m's...ehm, grazie Josh" risposi alzando timidamente lo sguardo verso di lui, che non rispose e anzi, rimase impassibile. "E per stamattina io.. mi dispiace, ero nervosa perchè.." "sh, ora devo scappare, ne parliamo in un altro momento" mi disse, allontanandosi un'altra volta.
Ma perchè era sempre di fretta quel ragazzo?!
 
Entrai nella mia classe di letteratura inglese, nella scuola si diceva che il professore si fosse tinto di rosso. Che tipo.
Mi sedetti al solito posto, vicino alla finestra. Mi piaceva troppo guardare fuori dalla finestra o dal finestrino, mi ricordava ogni volta di essere nel posto sbagliato, come se fuori da quel finestrino ci fosse tutto un mondo che io dovevo assolutamente scoprire. Prima o poi sapevo che ce l'avrei fatta.
 
Il professore entrò in classe, e ogni studente si alzò.
Prese in mano il solito registro e prese a fare l'appello: "Farro!" disse, guardandosi attorno tra gli studenti.
Ma chi era?! Non mi ero mai accorta che ci fosse qualcuno che si chiamava così, quindi spostai anche io il mio sguardo in giro per la classe e vidi Josh alzare il braccio "Qua" rispose al professore, con la sua solita aria da menefreghista forse troppo serio.
Rimasi a fissarlo qualche minuto sconcertata, non era possibile che questo tizio di cui a malapena sapevo il nome mi seguiva ovunque. "Williams" pronunciò il professore, ma ero troppo distratta per rispondere; stavo guardando ancora Josh. "Williams!" ripetè con tono severo, Josh mi fece cenno di rispondere e io dissi "presente!" sprofondando nella vergogna, mentre Josh soffocò una risata.
Era la prima volta che lo vidi ridere in 4 o 5 giorni.
 
                                                                                                                            * 
 
Finì la lezione e lo vidi subito avvicinarsi verso di me "Ma che ti è preso Williams?" disse continuando la sua risata, "Hayley. Mi chiamo Hayley" dissi guardandolo, cercando di adotarre la sua inespressività. "Si va beh, Hayley." rispose, con tono serio. "Nulla, comunque. Non ti avevo mai visto." dissi "Infatti mi sono iscritto da poco!" mi rispose, finsi il sorriso peggio riuscito della mia vita e risposi "Bene.".
Lo sentii bloccarmi da un braccio "Ma come, non dovevi parlarmi?" mi disse, con un sorriso sghembo. "No. Volevo solo dirti che mi ha dato fastidio che non è passato nemmeno un giorno dall'incontro al parco e già lo sa mezza scuola." gli dissi, guardandolo negli occhi. "contando che nella scuola ci sono a malapena un centinaio di studenti, non è tanto. no?" disse, continuando a tenere quell'espressione divertita che suscitava in me una profonda crisi di nervi interna.
"Lasciamo perdere, non capirai mai" dissi, prendendo il libro in mano e dirigendomi verso la porta. 
Dopo qualche secondo, vidi anche lui uscire dall'aula ma poi lo persi di vista.

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Capitolo 5
*** Chapter 5. ***


CHAPTER 5

Quel pomeriggio decisi che l'unica cosa che mi andava di fare fu suonare e cantare, fui costretta a fare il possibile per scordare quel Josh.
Appena tornai a casa "Hei mamma" urlai, di solito ricambiava sempre, ma quella volta non fu così. Girai per la casa per cercarla, ma al posto suo trovai un foglio bianco sul tavlo scritto a penna blu "Tesoro sono dovuta correre a lavoro perchè mi hanno avvisato all'ultimo. Tutto quello che ti serve è in frigo. Un bacio" sorrisi al solo pensiero di mamma che correva avanti e indietro per andare a lavoro il più in fretta possibile.
Presi qualcosa a caso dal frigo e lo infilai dentro due fette di pane che tirai fuori dalla busta di carta scura, pranzai veloce, come sempre quando ero a casa da sola, e accesi la tv; dopo che cambiai continuamente canali mi resi conto che non c'era niente di speciale, salii al piano di sopra e tirai fuori dalla custodia la mia vecchia chitarra. Quella blu scuro che mio zio mi regalò prima di andarsene l'estate prima.
Serrai ogni finestra che avevo in casa, nessuno avrebbe dovuto sentirmi, tantomeno i passanti e suonai. Non suonai niente di definito a parte due canzoni, sunday bloody sunday e use somebody. Il resto era solo qualche accordo per sgranchire le dita, misto a qualche vocalizzo. 

Mi era da sempre pesato il fatto che nessuno sapesse che cantavo, ovviamente nessuo tranne Josh e Jeremy adesso, perchè ho sempre dovuto aspettare quello che definivo "il momento giusto" per cantare, cioè appena mamma mi lasciava sola a casa e non c'era nessuno attorno a me.
Mi ricordo che una volta provai a cantare davanti a Jeremy dopo una buona mezz'ora di suppliche da parte sua, ma tutto quello mi uscì fu uno strano verso e nessuna parola.
La paura si annodava in gola e non permetteva alla voce di uscire.

                                                                                                                          *

"Hayls? stasera ti passo a prendere per le 21! X Jer"
"Hei Jer! perfetto, siamo in macchina?"
"Certo, ti porto in un bel posto a Nashville! a stasera xx"
"A stasera jer :)"


Adoravo Jeremy, anche se avevo pochi amici, lui era come se valesse cinque. Quel periodo fece di tutto pe rfarmi dimenticare di tutto il resto, di papà che se ne andò, di Josh che entrò nella mia testa e non voleva andarsene e mi innvervosiva e basta. 
Avrei dovuto ringraziarlo fino alla fine della mia esistenza, credo.

                                                                                                                         *

"Mamma sto uscendo con Jer, andiamo a Nashville!" le urlai, lei chiuse l'acqua del lavandino della cucina, si asciugò le mani e venne nell'entrata "Tornate assieme?" mi chiese, tutta sorridente. "Mamma so che adori Jeremy, lo adoro anche io, ma non stiamo fatti per stare assieme! Ok? consideralo tipo mio fratello!" le dissi, tirandole una leggera pacca sulla spalla. Lei rise e annuì "A che ora torni?" mi chiese "Non dovrei tornare tardi, a dopo" le dissi, terminando il discorso sbattendole la porta in faccia.
Poverina.
Jer era lì che mi aspettava, con un braccio appoggiato al finestrino nella sua cinquecento vecchia blu scuro. "Heilà" mi disse tutto sorridente "Ciao Jer" gli dissi, avvicinandomi alle sue guance per dargli due baci. Mise in moto la macchina e partimmo, accesi lo stereo e misi un unica stazione Radio.
Come sempre non esitammo a cantare a squarcia gola come due amici di vecchia data, ridendo di noi stessi sulle note delle canzoni che i dj mandavano in radio. 
"Sai, credo che dovresti farti sentire." mi disse Jer, diventando serio all'improvviso. Spostai velocemente lo sguardo verso il basso. "Lo crede anche josh." aggiunse lui, non avendo idea della reazione che avrei potuto avere a quelle parole. "Smettetela di parlare di me, voi due! Mi mettete ansia!" risposi io, cambiando totalmente discorso. "Hayley. Non cambiare discorso, lo sai cosa intendo." disse lui. "Ma poi proprio lui lo dice, vero? Quello che va a suonare a tarda sera in un parco deserto in mezzo agli alberi, dove nessuno lo sente. Certo che ha una bella faccia tosta!" dissi, quasi tutto d'un fiato.
Jeremy aveva lo sguardo tra il divertito e il sorpreso. "Che c'è?" gli dissi, guardandolo. "Niente, ne parleremo tra un mese. Ti do soltanto un mese." disse lui, divertito. "Un mese per cosa?" "Hayls, io sono convitno che tu e Josh potreste andare molto d'accordo. E' solo che non riuscite ancora a prendervi nel verso giusto. E vi do ancora un mese, anche di meno; in realtà potrebbe spuntare quando meno te lo aspetti!" disse, "Jer?" dissi, quasi spaventata. Lui non rispose.

Arrivammo a Nashville, posteggiò la macchina davanti ad uno di quei locali vecchia scuola; scendemmo ed entrammo nel locale. Non era poi così buio, le luci erano molto soffuse e l'atmosfera mi piaceva. Si respirava aria di musica, c'erano gli U2 nelle casse e questo non faceva altro che farmi piacere ancora di più quel locale.

"Ciao Jer" sentii una voce provenire dal fianco, probabilmente la riconobbi subito. "oh mio dio." sussurrai; "Williams." disse lui, girandosi verso di me e facendo solo un cenno con la testa. "Farro" risposi, imitando la sua voce, provocando in lui quello sguardo divertito che mi faceva salire i nervi. 
"Hei Jer!" disse un ragazzo, accanto a Josh "Zac!" disse Jer, stringendogli potentemente la mano. "Piacere io sono Zac Farro!" disse, porgendomi la sua mano, io la strinsi "Piacere Hayley!" dissi,sorridendogli, "Aspetta... Farro? siete parenti?" dissi io, spalancando gli occhi "E' mio fratello" disse Josh, restando impassibile "La mamma deve aver insegnato l'educazione solo ad uno dei due, ora si spiega tutto!" risposi, guardando Josh con l'espressione più accigliata che potessi adottare.
Jeremy era al mio fianco che continuava a ridere, dopo di che mi invitò a seguirlo fino al tavolo e così fecero anche i fratelli Farro.

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Capitolo 6
*** Chapter 6. ***


CHAPTER 6.

Mi sedetti immediatamente a fianco a Jeremy, come per conquistarmi il posto prima di finire accanto a qualcuno a cui non avevo intenzione di stare.
A mio malgrado, di fronte a me si sedette Josh, con accanto suo fratello Zac. Come facevano ad essere così caratterialmente diversi?!
"Che prendete?" disse Zac, con il suo solito tono allegro che adottò fin dalle presentazioni iniziali. "Io penso che prenderò una Guinness, come sempre!" disse Jerm, aprendo e chiudendo velocemente il menù del posto come se lo conoscesse già a memoria.
"Io una beck's, e la ragazzina cosa prende?" disse quel solito tono arrogante che odiavo mentre spostò velocemente il suo sguardo verso di me, squadrandomi un'altra volta. "Prendo una Guinness anche io" dissi adottando il mio tipico sorrisino arrogante di quando volevo far trasparire tutta l'antipatia che provavo verso qualcuno.
Josh deviò immediatamente il suo sguardo, un'aroma di cannella misto al fumo di sigaretta proveniente dalla sala fumatori si era innalzato, "ruttle and hum" continuava a suonare nel giradischi impolverato che c'era al posto di una comune console.
"Strano, da quando mi sono trasferita a Franklin vengo spesso a Nashville, ma non ho mai notato questo posto! ne sarei stata sicuramente attirata" dissi, rivolgendomi a Jeremy; ma sentirono tutti "Non sei di qui?" disse Josh particolarmente incuriosito da quella affermazione "No, io sono di Meridien nel Mississipi! Da quando si sono separati i miei sono venuta ad abitare qui con mia madre." risposi con voce forse un po' troppo malinconica mentre ripensai al periodo del divorzio dei miei genitori "Mi dispiace" esordì Josh "c-cosa? ti sei appena scusato?" dissi, spalncando gli occhi; tutti risero di quella affermazione, infatti nessuno capì che non avevo mai detto nulla di più serio nella mia vita.
"E voi siete di qui?" disse Jeremy, aggiungedosi al discorso. "No, nemmeno noi siamo di qui! Ci siamo trasferiti poco fa, veniamo dal New Jersey!" rispose il più piccolo dei due "Jeremy, tu?" aggiunse, indicandolo con una mano. "Nemmeno io" disse Jerm ridendo "Io vengo dall'Arkansas invece, siamo tutti clandestini" commentò Jeremy, facendoci ridere di uovo tutti e 3.

Minuti di silenzio imbarazzante venne a crearsi tra noi 4. "Quindi tu canti?" disse Josh, curioso. "Si...cioè no... non proprio" arrossii immediatamente, non gli diedi quasi nemmeno il tempo di terminare la frase. "Si o no...?" mi chiese, adottando quel suo sorriso sghembo. Sentii una gomitata arrivarmi da sotto il tavolo, da parte di Jeremy.
"S-sì, non ho mai preso lezioni, ma diciamo di si" trovai il coraggio di rispondere, prima di deglutire il nodo che mi si era creato in gola, "e tu suoni, vero?" mi sentii in dovere di ricambiare la domanda, anche se sapevo già quale sarebbe stata la risposta. "Già, anche mio fratello suona" disse, tirando una pacca sulla spalla al povero Zac. "Suono la batteria! Infatti siamo in una specie di band con due nostri compagni di classe" disse lui, gesticolando. "Se si può già chiamare così" aggiunse Josh, ridacchiando tra sè e sè. 
"E voi, invece? Non fate parte di nessun progetto?" disse Josh, proseguendo il suo discorso.
"no, noi non..." ma venni bruscamente interrotta da Jeremy "Ecco, a proposito di questo Hayls... Ho parlato con degli amici, ci hanno chiesto se siamo disponibili per un gruppo funk..." disse Jeremy, tenendo lo sguardo fisso verso il basso. "c-cosa?" fu l'unica mia risposta. "Qualcuno ha paura?!" disse Josh, fingendo un sorrisino presuntuoso. "n-no, io infatti stavo... stavo per dire di sì, vero J-Jeremy?" gli dissi, tirandogli un calcio da sotto al tavolo pregando con tutta me stessa che nessuno si fosse accorto di nulla.

                                                                                                                                   *
Rientrai in macchina con Jeremy, dopo avere salutato velocemente i fratelli Farro.
Cominciai a rimuginare sul perchè non fossero tornati con noi, dato che abitavamo a qualche isolato di distanza. Alla fine Franklin non era molto grande.
"Spiegami." dissi a Jeremy, senza tanti giri di parole.
"Ecco, io volevo dirtelo prima, ma l'ho saputo soltanto ieri sera. Si chiamano The factory." disse Jeremy, impegnandosi per far suonare la cosa divertente. "Sarà divertente, considerala come una prima esperienza, no?" mi disse, sorridendomi all'incrocio della strada mentre attendeva che scattasse il verde.
"Mh... dai, consideralo un sì, anche se ci devo pens..." "Oh mio dio, hai detto di sì! Aspetto questo momento da tempo." se ne uscì lui, mischiando le sue parole a una risata che riuscì a contagiare anche a me. "In realtà ho sempre voluto far parte di una band, è che mi mancava il coraggio... che mi hai dato tu" ammisi, guardando fuori dal finestrino. "Devo o no prendermi cura di te? anche questo ne fa parte!" disse lui, sfilando le chiavi dalla macchina e scompigliandomi il ciuffo di capelli che ricadeva sul mio viso.
"Hei" dissi, mentre cercai di sistemarlo invano, servendomi degli specchietti retrovisori.

Entrai in casa salutandolo con la mano mentre ripartiva per imboccare la via di casa sua, richiusi la porta alle mie spalle e mi impegnai il più possibile per cercare di arrivare in camera senza fare troppo rumore, dato che mi accorsi quasi subito che mamma era già andata a dormire da un po'.
Chiusi anche la porta della mia camera dietro di me, mi sfilai di fretta le scarpe e afferrai il pigiama buttato un po' a caso sul letto e mi avviai verso il bagno, continuando la mia camminata stile agente segreto per ridurre al minimo lo scricchiolio del parquet dell'ingresso.
Spruzzai dell'acqua gelata sul mio viso per riprendermi dalla serata, delle gocce di mascara scuro percorrevano la mia guancia, ma intervenni con un fazzoletto continuando a guardare dritta la mia immagine riflessa nello specchio.
Per un nano secondo mi sono immaginata su un palco. Hayley Williams con il suo microfono personalizzato a cantare su un palco, con Jeremy al fianco e la nostra band funk.
Mi irrigidii, ma immediatamente presi un lungo respiro e ritornai alla realtà.

                                                                                                                                     *

Un raggio di sole che passò attraverso le grate delle persiane che ricoprivano la finestra di camera mia mi svegliò, attraversando esattamente la metà della faccia.
Diedi uno sguardo veloce al telefono. Le 6.22, mancarono ancora 8 lunghi minuti in cui avrei potuto continuare a dormire, ma sbuffai e mi alzai immediatamente strisciando il passo verso la cucina "Buongiorno" mi disse una voce squillante che proveniva dalla mia destra "mamma, perchè sei sempre così di buon umore al mattino?" dissi, biascicando i tre quarti della frase "Suvvia Hayls, un'alta giornata è iniziata"disse sorridente, "Appunto. Perchè sorridi?!" lei scosse la testa e salutandomi prima di andare a lavoro uscì di casa.
Sentii la sua macchina partire, dopo di che andai a prepararmi velocemente per poi scendere di casa e respirare la gelida aria di Franklin e salire sul solito pullman con i sedili congelati.

 
Ciao ragazzi!
Volevo ringraziare tutti per le recensioni positive, mi spunta sempre il sorriso quando le leggo!
Grazie anche per le visualizzazioni che mi date, spero che lo sviluppo della storia stia continuando a piacervi come all'inizio, soprattutto Jeremy. Non so se si è capito, ma tengo molto al suo personaggio.
Cosa succederà ad Hayley, ora?



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Capitolo 7
*** Chapter 7. ***


CHAPTER 7.

Nonostante avessi dormitopoco e male,quella mattia non i sentivo chissà quanto stanca.
La vce e la figura di quell'arogante Josh Farro riecheggiavano nella mia testa; continuai a chiedermi per tutta la mattina dove si fosse mai cacciato.
Nemmeno Jerey venne a scuola, cosa avevano tutti?! Mi preoccupai, ma sicuramente Jeremy aveva mancato per l'ennesima volta la sveglia.
"Jer, tutto bene?"
"Si, sono solo andato a dormire tardi e come al slito ho mancato la sveglia, ahaha!"
"Sei sempre il solito! Come si fa oggi alle prove?" sentii il mio battito cardiaco accelerare.
"Ci vediamo alle 14 al parchetto! Ora stai attenta alla lezione aha!" come se non mi conoscesse.
"Ahah, a dopo xx" 

Continuai ad aggirarmi per i corridoi con lo sguardo fisso sullo schermetto del mio vecchio cellulare, un po' consumato nei bordi. Senza Jeremy mi sentivo sempre fuori posto ella mia stessa vita. Era tutto così quotidiano, così noioso che sembrava impercettibile. 
Giurai a me stessa che presto o tardi le cose sarebbero cambiate.

Un urto sul mio fianco destro mi riportò con i piedi per terra "Hei, guarda dove vai!" disse una voce brusca ma sottile, che avevo già riconosciuto fin dalla prima sillaba, "Scusa!" risposi seccamente "Williams? Come mai ti aggiri per i corridoi da sola?" chiese avvicinandosi a me, raccogliendo da terra il telefono che mi aveva da poco fatto cadere "Jeremy non è a scuola, così..." risposi, giocando ad evitare il suo sguardo per non cadere nella sua trappola. "Che lezione hai adesso?" Oh via Farro, lo sai che abbiamo entrambi Biologia. "Ho biologia, anche tu vero?" risposi deglutendo. 
Mossa sbagliata, Williams. Lui ridacchio e rispose "Già, andiamo assieme?" mi chiede, con la solita espressione che non lasciava trasparire nulla.
Cominciai a tamburellare nervosamente con le dita sulla gamba ed annuii.

Assieme ci dirigemmo verso l'aula, che alla fine spostarono alla fine del corridoio del terzo piango.
"Allora,con quella... band?" esordì lui, cercando di abbattere quel muro di silenzio che ci stava isolando l'uno dall'altro. "Ehm, inizio oggi... e tu?" risposi sempre più in imbarazzo. "Agitata?" mi chiese. Wow, si era appena preoccupato, Josh Farro si stava trasformando? "Abbastanza" risposi fingendo un sorriso di ringraziamento.
"Io ho iniziato a suonare con i ragazzi da una setttimana, siamo in 4!" disse gesticolando "Chi?" dissi curiosa, "Io,mio fratello,York della nostra classe di lettere e un compagno di Zac! Speriamo vada tutto bene" sorrisi al pensiero di Zac, era un ragazzo dolcissimo. Forse troppo per essere davvero un Farro.
"Parteciperete alla gara scolastica?" "Certo, anche voi ho visto!" disse lui con aria di sfida. "c-cosa? chi te l'ha detto?" risposi strabuzzando gli occhi; un crampo mi prese lo stomaco alla sola idea di cantare davanti a tutta la scuola, lo sentii attorcigliarsi più e più volte su sè stesso.
"I tuoi amichetti non te l'hanno detto?" disse ridacchiando tra sè e sè, mi limitai a rispondere scuotendo la testa.

Josh Farro era capace di mandare in tilt ogni singolo nervo del mio corpo; quel tono di voce fastidioso, l'espressione dannatamente piatta e quell'alone di mistero che gli piaceva tanto crearsi.

                                                                                                                                            *

Finì la lezione che sembrava essere volata.
Josh prese il posto di Jeremy nel banco affianco al mio, così Jenny del corso avanzato fu costretta a cambiare posto.
Probabilmente se mi avessero chiesto che cosa trattò il professore durante quella lezione, non avrei saputo rispondere; ero troppo impegnata a lanciargli una serie di sguardi con la coa dell'occhio, aspettando un cambio di espressione ma nulla. Ah, lascia stare Williams, mi dissi.

"Detesto scienze, non capisco proprio cosa me ne farò un giorno di sapere come si disseziona una rana" conclusi con uno sbuffo.
Josh mi ignorò del tutto, si alzò di fretta e uscì dall'aula, lasciandomi ancora una volta di sasso. "Ma cos'ha che non va quel ragazzo?" disi a bassa voce tra me e me, limitandomi ad osservare Josh che a passo svelto si dirigeva verso l'uscita mentre la classe si svuotò.
Rimasi solo io.
Presi il mio zaino in spalla e cercai di arrivare alla fine della giornata evitando una crisi di nervi.

                                                                                                                                            *

L'ultima campanella scoccò, pesi un profondo respiro cercadno di calmare l'ansia che mi provocò il solo pensiero che da lì a poco avrei dovuto cantare con un microfono vero, in una sala prove reale, con altri 3 ragazzi che mi osservavano e non più serrata in casa dove l'unica ascoltatrice era la mia chitarra.
Mi diressi a passo svelto verso la porta scorrevole di ingresso allo scuolabus, mi accomodai nei soliti posti infondo sgualciti per essere notata il meno possibile.
Buttai uno sguardo sul display del mio telefono, mancava ancora mezz'ora ed io ero praticamente già arrivata.
Scesi e buttai immediatamente lo zaino blu chiaro su una panchina nel core del parco, mi sedetti e sfilai dallo zaino il testo di una delle mie canzoni preferite dei No doubt, che avrei dovuto cantare, e cominciai a provarla cercando di tenere un tono piuttosto basso per non essere sentita.
Una mano sulla spalla mi fece sobbalzare, così girai di scatto lo sguardo e alla vista di una mano sottile e venosa dalle dita affusolate capii. 
Mi alzai velocemente in piedi.
"Farro."
"Williams."
"Se la smettessi di apparire alle spalle, sarebbe un sollievo." risposi, più gelida del ghiaccio.
"Già, capita." furono le uniche parole che riuscì a dire. "Che cavolo ti prende Josh? Cos'hai dentro quella testa, mh? Perchè io non riesco a capirlo" Stamattina mi ero quasi illusa che fossi diventato quasi gentile, che magari il Josh che avevo conosciuto e che odiavo era frutto di un brutto periodo, che magari dietro di te si nascondesse una vera pers...." 
Ad un certo punto fui interrotta bruscamente.
Sentivo il calore inondare le mie guance, spalancai gli occhi e trovai Josh a pochi millimetri da me, dopo che si era appena staccato dal veloce bacio a stampo che aveva delicatamente appoggiato sul mio labbro inferiore; non si allontanò del tutto.
"Mi odi? E tu sei una ragazzina che pensa di capire le persone." disse quasi sussurrando, riuscivo a sentire il calore del suo fiato sulle mie labbra; si riavvicinò al mio volto facendo sfiorare le sue labbra con le mie in un bacio più lungo e colmo di passioe.
"...si, e tu s-sei... sei un pallone gonfiato" risposi incerta, volendo a tutti i costi terminare il mio precedente discorso.
Questa volta fui io a cedere. Mi avvicinai a lui, ma non del tutto. Lui a sua volta mise la sua mano sottile dietro la mia nuca, feci di tutto per provare a ribellarmi, ma rimasi intrappolata nel suo tranello ancora una volta.
Alzammo gli sguardi contemporaneamente, ma lui si allontanò di scatto "Beh allora buona fortuna" disse velocemente, mentre si allontanava a passo svelto, quasi correndo. Furono le uniche parole che uscirono dalla sua bocca.
Si, quella bocca perfetta che mi aveva appena sfiorata, incidendomi una volta per tutte il nome di Josh Farro nella testa.

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