Waiting for my HEROES

di fannye
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Appuntamento nell'universo ***
Capitolo 2: *** Lacrime amare ***



Capitolo 1
*** Appuntamento nell'universo ***


-Tutto ciò è fantastico! – Esclamai felicemente mentre ammiravo le stelle attorno a noi.
Era da due settimane che non vedevo il mio ragazzo e ora per farsi perdonare mi stava facendo fare un giro nella sua nuova navicella spaziale GT2479. Non era proprio l’ultimo modello appena uscito, ma era straordinaria lo stesso. Eravamo riusciti a volare oltre le nuvole e ora dal vetro della navicella potevo ammirare le stelle. L’universo attorno a noi era oscuro ma le stelle illuminavano fino al punto in cui ci trovavamo ed io potevo ammirare anche la terra da lontano.
 
-Mi piace vederti sorridere. – mi disse il mio ragazzo con tono dolce afferrandomi una mano.
-E a me piace averti accanto a me, Louis. –
 
Lui abbassò lo sguardo sconsolato. – mi dispiace essere poco presente, è per il lavoro. –
Mi bastò guardarlo negli occhi per capire che era sincero.
-Dimmi almeno che tipo di lavoro è. – quasi sussurrai.
 
Avevo osato domandarglielo di nuovo. Avevamo litigato tante volte perché io volevo sapere che tipo di lavoro facesse e ogni volta lui rispondeva sempre uguale.
 
-Non posso dirtelo, non voglio metterti in mezzo a questa storia perché se ti succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai. –
 
Anche questa volta mi rispose allo stesso modo ed io per non rovinare il momento che stavamo passando insieme decisi di stare zitta. Dovevo fidarmi di lui, non trovavo altra alternativa.
 
-Ti amo Jane e farò di tutto per proteggerti. –
 
Distolsi il mio sguardo dalle stelle e mi concentrai sul bel volto del mio ragazzo. Accarezzai quei capelli castani spettinati e mi immersi in quegli occhi di un azzurro intenso e splendido.
Con l’indice sfiorai le sue labbra sottili e molto dolci ma non resistetti e un attimo dopo mi fiondai tra le sue braccia e le mie labbra sostituirono il mio dito per un lungo bacio.
 
Louis ricambiò il mio bacio con tutta la dolcezza che possedeva e per farmi sentire sua mi tenne la nuca con una mano mentre con l’altra cominciò ad accarezzarmi una coscia. Mi ritrovai sotto il suo petto e sentì la sua mano muoversi agilmente sulla zip dei miei jeans.
 
-Non ora Louis. Sai si sta un po’ stretti qua dentro. – dissi con voce affannata tra le labbra di Louis.
-Meglio almeno non puoi scappare e poi ormai mi hai provocato, sai bene che io non resisto. –
 
Sorrisi sulle labbra di Louis. Continuava ancora a baciarmi e non aveva nessuna intenzione di staccarsi da me.
Quando eravamo a casa da soli mi piaceva sempre stuzzicarlo e quando eravamo sempre sul punto di farlo, prima di concedermi a lui mi divertivo a scappare, perché mi piaceva vedere l’espressione del suo viso desideroso di me e solo dopo che era riuscito ad acchiapparmi gli permettevo di farmi sua.
 
-Hai sentito? – domandò Louis d’un tratto.
Mi misi all’ascolto e sentii dei tonfi. – meteoriti? – azzardai.
Louis si alzò di scatto e poggiò mani e volto a ridosso del vetro-finestra della navicella cercando di vedere cosa accadeva di fuori.
All’improvviso si sentii un tonfo più forte e la navicella si spostò di scatto come urtata da qualcosa.
-Ci è venuto addosso qualcosa. – esclamai terrorizzata.
-Stai tranquilla e ricordati di mantenere la calma qualsiasi cosa accada, Jane. – Mi disse Louis risolutivo.
 
Annuì cercando di nascondere l’ansia che mi stava divorando ma un attimo dopo gridai con quanto fiato avevo in gola quando la navicella subì un fortissimo urto. Louis che era ancora in piedi sbatté la testa a ridosso del vetro e cadde a terra svenuto.
 
Mi aggrappai al bracciolo del sedile per evitare di cadere e riuscii nel mio intento ma quando vidi Louis a terra non riuscì a trattenere delle lacrime.
 
-Lou, svegliati, forza alzati! – urlai con un grido isterico.
 
Merda e ora cosa faccio? Io non ho una navicella, non la so proprio guidare, se i miei me l’avessero comprata magari a quest’ora forse sapevo come si ritornava a casa. E Lou? Cosa faccio con lui? Non posso lasciarlo a terra.
 
Cercai di farmi forza e a malincuore lasciai il mio sedile. Mi accucciai per terra e raggiunsi Louis. Lo guardavo immobile, non avevo il coraggio di toccarlo, avevo paura di sentire la pelle fredda sotto il mio tocco. Chiusi gli occhi e appoggiai la mia mano destra sulla sua guancia. Aprii gli occhi sollevata quando scoprii che la sua pelle era normalmente calda. E quando sentii il suo battito regolare sospirai di sollievo. Probabilmente era solo svenuto.
 
Non faticai molto a tirarlo su e metterlo sul sedile dove prima mi trovavo io dato che la forza di gravità era quasi inesistente. Gli allacciai per bene tutte le cinte di sicurezza e mi misi a sedere al posto del pilota.
 
Osservai il radar e notai che nei dintorni non c’era nessun meteorite.
Cosa ci aveva colpiti allora?
 
-Hey, la dentro, qualcuno riesce a sentirmi? Come state? –
 
Sobbalzai di botto, chi aveva appena parlato?
Mi girai in direzione di Louis che era ancora privo di sensi. In una situazione del genere non mi avrebbe fatto un simile scherzo.
Puntai lo sguardo dritto davanti a me e per la prima volta da quando Louis ci aveva sbattuto addosso guardai oltre il vetro.
 
Urlai terrorizzata quando mi accorsi che un tipo strambo era sospeso per aria in mezzo all’universo e stava con una mano appoggiato al vetro della navicella di Louis guardando all’interno cosa o chi ci fosse.
 
-Tu ragazza, so che tu puoi sentirmi ma io non posso sentire te, quindi ascolta bene ciò che sto per dirti. Primo; so che stai urlando, lo vedo da come tieni spalancata la bocca, è inutile che sprechi fiato. Secondo, vedi questo filo grigio che tengo in mano? Lo vedi? –
Smisi di urlare ed annuì in direzione del ragazzo biondo.
-Mi serve per parlare con te, tra i comandi di guida ce ne è uno uguale, prendilo anche tu così possiamo comunicare. – continuò quello.
Trovai il filo comunicante e lo presi in mano ma rimasi comunque immobile.
-Forza di qualcosa, vediamo se riesco a sentirti. Non mi dire che quell’urlo ti ha fatto perdere tutta la voce. –
-Ciao. – riuscii solo a dire.
Il ragazzo mi guardò incitandomi a proseguire ma io non volevo dire niente per quanto ero tesa.
Poi però risentii l’ansia nello stomaco e quasi ebbi un attacco di isteria.
-Mi chiamo Jane e questo è Louis il mio ragazzo. Stavamo vedendo le stelle, poi un bacio ma un tonfo e poi lui è caduto. Non so che fare. ma cosa è successo? Cosa ci è venuto addosso? Non penso sia stato un meteorite, oddio non ci sto più capendo niente. Aiuto! Ma tu chi sei? –
-Ok calma, come hai detto che ti chiami? Jane? –
Annuì cercando di tacere.
-Io sono SuperNiall e sono qui per aiutarti. Adesso caricherò te e il tuo ragazzo nella mia navicella e trainerò la vostra. Prima però dovete indossare le tute aerospaziali, quelle con più ossigeno, d’accordo? –
Annui nuovamente poi raccolsi un po’ di coraggio e domandai: - ma cosa è successo? Cosa ci è venuto addosso? –
-Se prometti di non urlare te lo dico, anche perché questa volta posso sentirti. –
-Prometto. –
-È stato un attacco alieno. –
Guardai SuperNiall sconvolta che a sua volta mi guardava tranquillo perché non avevo urlato ma non riuscii a trattenermi e urlai poco dopo quando le sue parole assunsero un significato concreto.
-Diamine Jane ti avevo detto di non urlare. Quest’urlo si che l’ho sentito! Ma è anche colpa mia che mi fido delle donne. –
 
In effetti era da un po’ di giorni che in televisione i telegiornali accennavano ad un imminente attacco alieno ma quelli della NASA avevano sempre detto di non preoccuparsi dato che l’epoca in cui ci troviamo è all’avanguardia. In fondo siamo nel 3015 quindi disponiamo di tutti i mezzi necessari per far fronte ad una guerra aliena.
 
-Jane! Hai sentito cosa ho detto poco fa? – mi girai in direzione di SuperNiall, un ragazzo poco più grande di me, biondo dagli occhi blu color mare. – devi indossare la tuta spaziale! Forza non c’è tempo da perdere. –
 
Annuì in direzione del biondo e sottrassi da sotto i sedili due tute bianche.
Ne indossai subito una e poi l’altra rimanente la misi a Louis.
 
-Bene ora va ad aprire lo sportello della navicella, prima prenderò il tuo ragazzo e poi te, ok? –
 
Annuì e mi misi subito all’opera. Trascinai Louis per un braccio e lo condussi fin davanti lo sportello. Nel frattempo Niall era andato ad attaccare la nostra navicella alla sua per trainarsela dietro.
 
Poggiai una mano sulla maniglia dello sportello e sospirai poi l’aprii di scatto. Mi immaginavo che una forte ondata mi avrebbe travolsa invece non fu così. Sentii l’aria attorno a me più pesante ed io provai una sensazione di leggerezza sul mio corpo.
Mi voltai e notai che Louis stava volando via, era ancora svenuto ma l’assenza di gravità lo staccò dal suolo della navicella e mi accorsi che anche ero sospesa in aria. Allungai un braccio e riuscii appena in tempo ad afferrare lo sportello rimasto aperto.
 
-Ma cosa stai facendo? – mi domandò il biondo quando fu di ritorno.
-Io… non lo so! Non riesco a stare ferma! – esclamai esasperata.
-Dove il tuo ragazzo? –
-La! – indicai poco più lontano un Louis che svenuto si stava allontanando. Mi fece una strana impressione vedere una persona senza sensi riuscire a volare nello spazio.
-Vado a recuperarlo. Tu non muoverti da qui, intesi? –
 
Annuì e poi lo vidi allontanarsi. Rimasi da sola e l’ansia si rimpossessò di me. Quanto ci avrebbe rimesso a tornare? Ripensai ai tonfi sentiti all’inizio con Louis. Perché sembravano così reali in quel momento? Mi sembrava di sentirli di nuovo. Stavo forse impazzendo? Non non ero matta i tonfi c’erano sul serio, adesso potevo sentirli chiaramente. Mi girai di scatto e alle mie spalle trovai una sgradevole sorpresa: un’enorme navicella aliena. Sapevo cos’era perché in televisione trasmettevano spesso immagini di navicelle aliene dicendo di starne alla larga. Ma come potevo io ora allontanarmi da ciò?
 
Successe tutto in un attimo. Quasi non me ne accorsi. Uno di quei cosi mostruosi si lanciò fuori dalla navicella e mi fu addosso. Sentii il suo odore ripugnante e i suoi otto tentacoli su di me, un istante dopo ero completamente immobilizzata e un altro attimo dopo ero sopra la loro navicella.
 
NIALL POV
 
Avevo appena scoperto che quel ragazzo svenuto era Louis, il mio amico.
Una volta che lo trascinai sulla mia navicella Zayn gli tolse la muta e gli spruzzò un detergente che lo fece rinvenire.
-Come ti senti? – gli domandai appena aprì gli occhi.
-Dove sono? – mi rispose con un'altra domanda.
-Sulla mia navicella, amico. Ti ho trovato svenuto e con te c’era un’altra ragazza di nome Jane. –
-Jane! Dove sta adesso? Ma cosa è successo? –
-Sta aspettando alla navicella che la vado a prendere. Degli alieni si aggiravano nei dintorni, probabilmente vi hanno attaccati. –
-Merda. – esclamò Louis sovrappensiero.
-Vado. – annunciai.
-Vengo con te. – disse Louis.
-No amico, tu resti qui. Non ti sei ancora ripreso completamente, potresti essermi d’intralcio. –
-È la mia ragazza, devo venire. –
 
Alzai le mani sconfitto. Louis era testardo e di certo non avrebbe ubbidito a me.
Solo dopo aver indossato le tute ed aver controllato che l’ossigeno era apposto ci lanciammo in volo nell’universo. Louis si affrettò a raggiungere la sua navicella ed io lo seguii. Si fermò poco dopo e quando vidi che non si muoveva ebbi la sensazione che fosse successo qualcosa.
Mi avvicinai a lui e mi accorsi che Jane non era più dove l’avevo lasciata.
 
-Un attimo fa era proprio qua. – dissi incredulo.
-L’hanno rapita gli alieni. – affermò Louis.
 
Lo guardai e notai che aveva lo sguardo lontano. Seguii il suo sguardo e raggiunsi con gli occhi la navicella aliena che si muoveva lentamente.
 
-Amico, ho bisogno del tuo aiuto per salvarla. – mi disse Louis fissandomi negli occhi.
-Hai la mia parola. – gli risposi.
 
Jane già mi stava simpatica. Non avrei permesso agli alieni di farle del male e Louis era della mia stessa opinione.


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Capitolo 2
*** Lacrime amare ***


Mi risvegliai su un pavimento freddo dal colore scuro. Non riuscivo a capire cosa fosse successo e dove mi trovavo. Un attimo prima ero con il mio ragazzo nella sua navicella ad osservare le stelle.
 
Ricordai dei rumori strani, Louis che cadeva a terra svenuto, un ragazzo biondo che mi diceva che tutto ciò era dovuto da un attacco alieno.
 
Abbassai lo sguardo sul mio corpo e notai che la mia muta era sporca di un liquido verdognolo.
Ecco dove mi trovavo, all’interno di una navicella aliena! Quello strano essere mi aveva trascinata qua dentro, ma perché mi aveva lasciata da sola in un corridoio deserto? Probabilmente era difficile scappare da un luogo del genere.
 
Mi sollevai a fatica e mi misi alla ricerca di una finestra o apertura qualsiasi. In qualche modo dovevo pure uscire.
 
Tutto attorno a me era completamente silenzioso ed oscuro. Mi muovevo a tastoni cercando di fare meno rumore possibile. In realtà avevo paura di muovermi, non volevo finire tra le braccia di un alieno ma anche se sarei rimasta ferma prima o poi mi avrebbero trovata. In fondo mi ci avevano portata loro in questo postaccio.
 
La navicella era estremamente grande tant’è che ci misi 5 minuti, o così mi sembrò, araggiungere la prima stanza all’interno della porta. Mi sollevai in punta di piedi e riuscii a vedere cosa si trovava all’interno della stanza dato che la porta era in acciaio resistente con una fessura rettangolare di vetro, a mo di finestra.
 
Guardai dall’altra parte della porta e mi si raggelò il sangue. Sarebbe stato meglio se non fossi stata curiosa e non avessi mai guardato cosa avveniva all’interno di quella stanza.
Già sapevo che quelle immagini mi avrebbero perseguitata la notte, sottoforma di incubi.
Vedere corpi di altre persone umane come me, buttati la senza senso su lettini di metallo, squartati per mezzo di lame lunghe e affilate mi fece venire la nausea.
 
Vomitai la per terra ma appena smisi ritornai a guardare quelle scene orripilanti per capire quale fosso lo scopo degli alieni.
 
Un alieno si avvicinò ad un tavolo sopra al quale vi erano riposte delle bocce di vetro e all’interno di esse si trovavano tanti piccoli alieni in miniatura, erano i neonati, coloro che avevano pochi giorni di vita. L’alieno grande ne prese uno e tenendolo in grembo si avvicinò ad un essere umano. Allungò la sua sporca zampa all’interno della testa del ragazzo svenuto e con una mossa veloce infilò il neonato la’ dove doveva esserci il cervello dell’umano.
 
Non resistetti di più e un altro conato di vomito mi travolse.
 
LOUIS POV
 
-Sicuro che non c’è un altro modo? – domandai quando la navicella di Niall raggiunse la grande navicella aliena.
-Sparare un missile per cercare di bucare la loro navicella è la prima idea che mi sia venuta in mente. Se hai qualche idea migliore proponi pure, si accettano scommesse. –
 
Guardai Niall titubante. Avevo paura che Jane rimanesse ferita durante l’esplosione.
 
-Può darsi anche che la loro navicella sia così moderna da non subire nemmeno un graffio. – continuò Niall.
-Speriamo di no altrimenti non ci sarebbe nient’altro da fare. –
-Se invece riusciamo a rompere la navicella e a creare un buco Jane dovrebbe affrettarsi a uscire per l’unica via di fuga che possiamo offrirle. Ma come possiamo avvisarla? –
-Mh, lasciami pensare un attimo… - Aggrottai la fronte pensieroso e m’illuminai subito dopo. – Si, dovrebbe avere con se un orologio telefonico. Provo a contattarla subito! –
 
Sollevai il mio polso sinistro, premetti un pulsante giallo e una schermata si librò per aria. Di fronte a me avevo una rubrica telefonica. Cercai il numero di Jane e appena lo trovai premetti il pulsante verde di chiamata. Rimasi con il fiato trattenuto in attesa di una sua risposta, contando gli squilli uno ad uno.
 
JANE POV
 
Avevo appena smesso di vomitare quando sentii vibrarmi il polso. Era l’orologio che stava ricevendo una chiamata. Premetti il pulsante verde, la schermata dell’orologio si librò in aria e il volto di Louis fu proiettato davanti ai miei occhi.
 
-Amore, come stai? Meno male che hai con te l’orologio! – Disse Louis.
-Lou, ti prego tirami fuori di qui. – mi lamentai.
-Guarda con me c’è Niall, un piccolo supereroe, lui ti farà uscire da la. Lancerà un missile contro la navicella che dovrebbe subire un colpo tale da creare un’apertura, tu cerca di uscire da la, ok? – mi spiegò lui.
-Ok, ma io non so dove mi trovo e da che parte scappare. – una lacrima sfuggì dal mio autocontrollo.
-Andrà tutto bene, vedrai. Tu cerca di sentire da che parte proviene l’esplosione. Gli alieni non hanno un udito sviluppato quindi andranno dalla parte opposta. –
 
Il viso di Louis cominciò a sparire e con esso anche la sua voce che si affievolì man mano.
 
-Louis, Louis mi senti? –
 
Sull’orologio apparve la scritta Chiamata negata.
Tirai su con il naso e attesi l’esplosione. Attesi in uno stato di ansia e paura che mi fecero sembrare più lento il tempo. Attesi finché sentii l’esplosione. Sotto i miei piedi sentii il pavimento tremare. Trasalii. Mi sdraiai per terra e quando poggiai un orecchio sul pavimento sentii il rumore dell’esplosione più forte. La navicella era stata colpita sotto, sulla pancia.
L’adrenalina invase il mio corpo. Dovevo scendere di uno o più piani. Non sapevo quanti piani possedesse quella navicella ma dovevo sbrigarmi. Le mie gambe scattarono in avanti e mi misi a correre senza sapere dove stessi andando.
 
In lontananza cominciai a sentire le strilla acute degli alieni. Erano così forti che mi stordirono e non mi accorsi che ero appena andata a sbattere contro qualcosa o meglio contro qualcuno.
Mi sollevai di scatto quando vidi che sotto a me giaceva il corpo di una ragazza.
Rimasi un po’ di secondi immobile senza sapere che fare poi quella aprii di scatto gli occhi.
 
-Sei prigioniera anche tu? – domandai.
La ragazza annuì in cenno di assenso.
Davanti ai miei occhi mi apparvero le scene raccapriccianti di cosa facevano gli alieni agli esseri umani e un senso di solidarietà s’impossessò di me.
-Scappa con me. – Proposi alla ragazza mentre mi rialzavo in piedi e le porgevo una mano.
Quella afferrò la mia mano e mi seguì. Ripresi la mia corsa finché a un certo punto la ragazza mi bloccò.
-Per di qua. – e indicò un corridoio alla nostra sinistra.
 
La guardai per un attimo dubbiosa. Ero sicura che il rumore dell’esplosione provenisse dalla parte opposta ma non feci in tempo a replicare che quella mi afferrò per un braccio e mi trascinò dietro di lei. Dietro di me sentivo il suono dell’esplosione affievolirsi pian pianino. Poi arrivammo in un punto in cui non si sentiva più niente e il buio totale ci aveva avvolte.
 
-Stiamo andando dalla parte opposta. – gridai.
-No, è per di qua. Vieni ci siamo quasi. –
 
Cercai di strattonarmi via dalla sua presa ma lei mi trascinò via con forza.
Ero spacciata, lo sapevo. Non mi sarei mai dovuta fidare di una persona estranea.
Le lacrime raggiunsero a fiotti i miei occhi da appannarmi la vista. Avevo la vista così appannata che non vidi il bagliore che aumentava nella direzione dove stavamo andando noi.
Attorno a me percepivo solo il buio e nient’altro. Non avevo una via di salvezza.
 
-Jane! –
 
Ma quando sentii la familiare voce di Louis mi ricordai che la strada per la mia salvezza era proprio lui, il mio fidanzato.
Con una mano cercai di cacciare via le lacrime per capire se stavo sognando o se Louis stava fluttuando nell’universo dall’altra parte della navicella.
 
-Forza vieni fuori, ti aiuto io ad uscire. – mi disse Louis sbrigativo.
 
Arrivai all’apertura creata dal missile lanciato e allungai una mano al di fuori della navicella. Louis afferrò la mia mano e quel gesto m’infuse tanta sicurezza. Poggiai i piedi al bordo della parete della navicella rotta e mi diedi una forte spinta con le ultime forze rimaste. Volai tra le braccia di Louis che mi prese saldamente tra le sue mani. Quando fui tra le sue braccia mi aggrappai a lui, avevo paura a lasciarlo perché avevo timore di trovarmi nuovamente sola.
 
-E lei chi è? – mi domandò Louis indicando la ragazza che all’interno della navicella ci guardava spaesata.
-È grazie a lei che sono uscita da li, lei è riuscita a trovare l’uscita. Portiamola con noi. –
 
 Louis fu d’accordo e aiutò ad uscire anche la ragazza.
 
Solo quando mi ritrovai all’interno della navicella di Niall ripresi a respirare regolarmente.
La terra si faceva sempre più vicina e io non vedevo l’ora di tornare a casa.
 
-Mi dispiace tantissimo ciò che è successo oggi, perdonami – disse Louis per l’ennesima volta.
-Non hai nulla da farti perdonare Lou, non è nemmeno colpa tua. –
-Io invece non me lo perdonerò mai. Ogni volta che ci vediamo succede qualcosa, se significa farti del male allora è meglio non vederci più. –
-Lou, ma senti cosa stai dicendo? Non riesco a credere che sia proprio il mio ragazzo a parlare. A me farebbe male non vedere più te, hai capito? –
 
Louis tacque per un momento, con la fronte agrottata. Qualcosa nei suoi pensieri lo turbava. Glielo leggevo negli occhi.
 
-Non mi starai mica dicendo che mi vuoi lasciare, vero? – La mia voce era di un’ottava più acuta.
 
Niall stava guidando la navicella ma si mosse turbato. Louis fissò un punto indefinito del vuoto senza sapere cosa fare.
 
-Forse dovremmo prenderci una pausa. – sussurrò d’un tratto Louis. Sembrava stesse parlando più da solo perché non era intenzionato a guardarmi negli occhi, già non esistevo più per lui.
-Certo proprio una pausa. – un groppo in gola mi bloccò le parole ma cercai di farmi forza per non piangere. – Tutti dicono così quando in realtà vogliono rompere definitivamente. –
-Probabilmente ciò che è successo oggi mi ha solo scosso un po’. – Borbottò Louis. – Adesso andiamo a casa, ci rilassiamo e prendiamo tutti una bella tazza di tè. –
-Certo perché io ho proprio bisogno di una tazza di tè, non di sapere cosa fa il mio ragazzo tutto il giorno. O forse dovrei dire il mio ex? – esclamai furibonda.
-Basta ritornare sull’argomento per la millesima volta, non ne posso più. – Sbottò Louis.
-Io non ne posso più dei tuoi misteri, cavolo! –
-Finalmente siamo arrivati! – Esclamò sollevato Niall interrompendo quella brusca litigata.
 
Mentre la navicella atterrava nel giardino di casa di Niall io ero già in piedi e appena la porta della navicella si aprii mi precipitai fuori e respirai a pieni polmoni l’ossigeno del mio pianeta. Varcai un cancelletto e mi ritrovai tra le strade poco affollate di Londra.
Se un tempo le strade di Londra erano affollate e caotiche ora invece lo erano i cieli. Alzai il viso all’insù per vedere che ad un paio di metri sopra di me volavano un sacco di navicelle spaziali. C’era traffico, così decisi di non prendere lo shuttle bus ma di andare a casa a piedi.
 
Una volta arrivata a casa salutai la mia famiglia poi mi rinchiusi in camera mia e solo una volta che fui completamente sola riuscii a piangere. Piansi lacrime liberatorie. Le prime per via dello spavento che avevo avuto mentre ero prigioniera degli alieni tutte le altre invece erano inerenti a Louis e al suo strano carattere. Ultimamente mi sembrava cambiato, era abbastanza lunatico e a volte era più irritabile di una donna con il ciclo.
Tirai su con il naso rumorosamente.
 
-Mamma papà, Jane sta piangendo! – Sentii urlare mio fratello dall’altra parte della stanza.
-Se non ti cuci quella boccaccia di uccido, Zayn! – urlai infuriata.
 
Era di due anni più grande di me ma a volte quella matura ero io.
Mi alzai di scatto dal letto per rincorrere il mio antipatico fratellone quando da dove mi trovavo vidi la casa di Louis. Mi affacciai alla finestra. Casa sua era proprio di fronte la mia. Zayn e Louis conoscendosi da quando erano piccoli sono grandi amici e questo tante volte è stato un punto a mio sfavore. Quando io e Lou litigavamo Zayn lo invitava spesso a casa, me lo faceva apposta perché sapeva che averlo tra i piedi mi innervosiva di più.
 
Ma il mio sguardo si spostò subito dalla casa di Lou al mio giardino. Lui era là con aria afflitta con la ragazza che avevamo salvato.
Merda ero così sconvolta e confusa che mi ero dimenticata della poveretta. Corsi in bagno e spalmai una crema che eliminava all’istante il rossore del viso dal pianto.
Mi lisciai i capelli al volo e mi diressi fuori dalla mia camera.
Zayn mi stava aspettando appoggiato al muro.
-Cosa ti turba sorellina? Un’altra litigata con l’innamorato? – mi domandò con fare strafottente.
Cavolo quanto è antipatico, non ha un minimo di finezza. – Quando avrai problemi di cuore anche tu non venire a piagnucolare tra le mie braccia. – Gli risposi cercando di essere il più distaccata possibile.
-Io non avrò mai problemi con l’amore, sono figo quindi sono le ragazze a venirmi dietro. – antipatico e pure vanitoso mio fratello. Avete capito, si?
 
Lo sorpassai evitandolo, cosa che mi risultò difficile dato che mi guardava dalla testa ai piedi con finta superiorità mentre sghignazzava.
 
-Tutto bene tesoro? – mi domandò mia madre facendo capolinea dalla cucina.
-Si devo solo risolvere una cosa. –
 
Arrivai in corridoio e aprii la porta di casa.
-Ciao. – disse Louis timidamente mentre si guardava le scarpe. Da quando è diventato timido? Tutti lo conoscono come un ragazzo senza riserve.
-Ciao. –
-La ragazza che abbiamo aiutato a scappare, lei… be non ricorda dove abita… visto che da me non può stare, mi chiedevo se potevi ospitarla te… almeno finchè riacquisterà la memoria. –
 
Ecco una delle cose che mi piace di Louis è che arriva subito al sodo senza troppi giri di parole.
 
- Certo. –tagliai corto. – Per me non c’è problema. Prego, accomodati. – invitai la ragazza ad entrare anche se non aveva espresso un’opinione a riguardo.


SPAZIO AUTRICE; Ciao a tutti, ci sono delle visite ma nemmeno una recensione. Perchè non vi fermate a dirmi cosa ne pensate di questa storia particolare basata su supereroi che devono salvare il futuro della terra!?! su sennò mi demoralizzo. ;(

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