what's gonna make you fall in love?

di ehikidrauhl
(/viewuser.php?uid=541261)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** un nuovo inizio. ***
Capitolo 2: *** la sua scelta. ***
Capitolo 3: *** la gara. ***
Capitolo 4: *** il freddo pomeriggio d'estate. ***
Capitolo 5: *** l'ep. ***
Capitolo 6: *** new york, 31 agosto. ***
Capitolo 7: *** niente coinvolgimenti emotivi. ***
Capitolo 8: *** stesso posto, stesso sogno. ***
Capitolo 9: *** sei...strana. ***
Capitolo 10: *** non ci vede nessuno, sei mia. ***
Capitolo 11: *** solo per vedere la sua reazione. ***
Capitolo 12: *** usciamo dalla friendzone! ***
Capitolo 13: *** il profumo della felicità, ora lo senti? ***
Capitolo 14: *** tu sei tutto, non solo la mia migliore amica. ***
Capitolo 15: *** Aravis, mia musa ispiratrice. ***
Capitolo 16: *** gli imbucati. ***
Capitolo 17: *** ...ma io voglio lui. ***
Capitolo 18: *** i fratelli Bieber hanno una cotta per te. ***
Capitolo 19: *** -ho intenzione di venire lì e baciarti.- ***
Capitolo 20: *** -siamo felici di farle felici.- ***
Capitolo 21: *** aspettati l'inaspettato. ***
Capitolo 22: *** rifugiato canadese, che ha cercato asilo politico dalla ex. ***
Capitolo 23: *** non poteva essere solo un riflesso, non lo era. ***
Capitolo 24: *** home sweet home. ***
Capitolo 25: *** caccia al vischio. ***
Capitolo 26: *** vedi ti interessa. ***
Capitolo 27: *** Disneyland. ***
Capitolo 28: *** lost in confusion like an illusion. ***
Capitolo 29: *** just dance 4. ***
Capitolo 30: *** forse per sempre, forse no. ***
Capitolo 31: *** non funzionava e basta. ***
Capitolo 32: *** oh hai capito tutto dalla vita. ***
Capitolo 33: *** l'eterna lite. ***
Capitolo 34: *** i vicoli di New York. ***
Capitolo 35: *** Jim. ***
Capitolo 36: *** troppo influenzati. ***
Capitolo 37: *** ehiiii! ***



Capitolo 1
*** un nuovo inizio. ***


Era una bellisima giornata di pioggia a Toronto, e non facevo altro che chiedermi perché dopo undici anni a Toronto dovevo andare a vivere a Stratford per un bar, mandare in rovina un ristorante, e aprire un bar non era una scelta molto azzeccata. Come lasciare tutti i miei amici e destinarmi a un futuro pieno di solitudine. Dopo i miei luminosi e rosei pensieri di vita ancora più rosea dei miei pensieri sulla mia futura vita, salii in macchina, mi misi le cuffie e guardai dal finestrino pieno di "lacrime delle nuvole" *come ovviamente diceva la mia piccola vicina di casa* la mia casa, dove avevo lasciato solo una spruzzata di profumo alla vaniglia per ricordarsi di me. Mi girai verso mia sorella che era più scocciata di me, mi guardò e mi sorrise rassicurante, forse un rassicurante come "eih Aravis, avrai nuovi amici, dei bravi insegnanti, sarai felice a Stradford" ma io ancora non vedevo tutto così, e sicuramente in quel sorriso non ci credeva manco lei. Premetti play sulla prima canzone di Alicia Keys che mi capitò sulla playlist e mi dedicai al trattamento "no stress, fuck the rest, even if i'm not the best" creato interamente da me, il giorno prima. Papà mise in moto e tutto sembrava così triste, la pioggia, per fino il taglio che mi aveva fatto il gatto di Mrs. Robin la sera prima, all'ora del suo tè, alla quale partecipavo sempre, era lei quella destinata a essere l'unica fonte di ispirazione per diventare vecchia e simpatica, seguendo la regola dell' "invita le vicine a casa e offrile un tea, come Queen Elizabeth farebbe". Sin da quando ero piccola mi aveva sempre fatto notare la differenza tra le altre signore di Toronto da quelle di Stratford, dov'erano i miei nonni. E lei era inglese e vedeva la netta differenza, perché lei le conosceva tutte, tutte come se fossero i suoi orari quotidiani. Non potevo fare altro se non pensare che sarei stata bene anche lì, insieme agli altri 32.000 abitanti che popolavano quel dolce e carino paesino canadese, con la quale avrei condiviso gioie e dolori di magari le prossime venti star che mi sarebbero passate davanti. Certo era ancora estate ma io di entrare in prima media direttamente lì non ne volevo proprio sapere, ma per non sembrare scortese o una bambina capricciosa (da notare che mia sorella aveva agito come avrei agito io) non dissi nulla, nulla a parte ai miei poster di Demi Lovato e di Alicia Keys, che mi guardavano sorridenti mentre io affogavo nelle mie calde lacrime. Mi addormentai con la testa sul finestrino, per tutto il viaggio, 130 chilometri fatti in macchina mentre io non avevo visto niente di bello se non il buio nei miei sogni oscuri delle 7:30 del mattino. Genesis, mia sorella, mi svegliò poco prima di arrivare -Eih Aravis c'è Mrs. Robin al telefono ti vuole sentire!- sgranai gli occhi, tolsi le cuffie e presi il telefono, con i timpani doloranti. 
-Mrs. Robin!- dissi con un'estrema felicità nel sentire una qualunque connessione con il mio Paradiso di Toronto. 
-Ciao Aravis, va tutto bene?- chiese Mrs. Robin. 
-Sìsì! Lei come sta?- 
-Beh, tutto bene, non dimenticare di far assaggiare ai tuoi nuovi amici i miei biscotti inglesi. Ogni tanto te ne manderò un pacco.- 
-Ow, grazie Mrs. Robin. Siamo appena arrivati, se avrò degli amici cosa di cui dubito seriamente, glieli farò assaggiare.- 
-Tesoro, non abbatterti ricordarti che i biscotti inglesi con il tea delle cinque, insieme al latte, fanno amici, e fidanzatini.- 
-Speriamo bene.- 
-Certo ragazza, ora goditi quella lurida cittadina, io mi godo il mio tea.- 
-Grazie Mrs. Robin, arrivederci.- chiusi la chiamata e presi le cuffie di nuovo "Stratford cittadini: 32.000" il cartello che precedeva un enorme edificio mi faceva rabbrividire, se non più della zuppa di zia Lauren per cena. Papà parcheggiò davanti a una casetta a due piani, scesi dalla macchina e feci una corsetta per sembrare meno indolenzita. Aiutai a scendere giù gli scatoloni e poi andai a vedere le camere da letto, nel mentre nella mia testa risuonava un "Usher Baby, okay" -there goes my babyyyyyyyyyyy, oh Genesis look at youuu.- cantai indicando Genesis vicino a me. 
-Io prendo quella a destra.- disse Genesis perplessa.
-Io quella a sinistra,abbiamo il bagno in comune.- 
-Punto di ritrovo per le emergenze. Allora innauguriamo questa vecchia catapecchia?- buttai il telefono sul letto e poi mi misi a ballare e cantare con Genesis sul pianerottolo. -That's my house, yeah, my house yeah.- 
-That's my sister yeah, my sister yeah.- 
-I love it.- disse Genesis abbracciandomi. -Okay, sorellina possiamo anche farci i cavoli nostri ora.- entrai nella mia nuova camera, presi i miei poster giganti, insieme al nuovo di Usher e di Ne-Yo con la scritta "I'm so sick of love song". Attaccai quei poster, mi sistemai la frangetta e sistemai i miei migliori amici sugli scaffali i miei dieci libri: "Ragazzo da Parete", tutti gli Harry Potter, e i primi tre libri delle Cronache di Narnia. Ero molto dedicata alla lettura, sistemai la bacchetta, la sciarpa di Grifondoro, la foto con Emma Watson sul comodino e l'autografo di J.K. Rowling incorniciato sul lato più visibile della stanza. Misi i miei vestiti nell'armadio, le magliette, l'intimo nei cassetti e le scarpe nella scarpiera secondo ordine di colore, per essere il più ordinata possibile (dalla più chiara alla più scura, tanto per sembrare ordinata, ordine fuori ordine dentro).
-Mamma, io esco qui davanti per perlustrare la zona.- urlai scendendo le scale con le cuffiette, le mie uniche amiche al momento, presi le chiavi.
-Tieni il telefono acceso.- urlò di rimando.
-Certo Mammina.- dissi chiudendo rumorosamente la porta, poi rientrai dentro e presi il mio cappellino rosso con la scritta L.A. Feci un giro, e davanti a una casa un ragazzo mi finì addosso. -Eih amico, guarda dove vai.- 
-Eih sorella, calmati.- disse scuotendo la sua bionda e corta chioma. -Bel cappellino.- 
-Grazie.- dissi. 
-Justin andiamo non provarci.- disse da lontano un ragazzo con i capelli talmente tanto neri da far invidia alla pece. 
-Arrivo Mitch.- sorrise e corse via. Continuai a camminare per quella via poi stanca tornai indietro. Aprii la porta di casa ballando ignara dei cinque ragazzi che giocavano a calcio dietro di me e che mi guardavano, sentii in sottofondo un -quella lì prima mi è venuta addosso.- mi girai. 
-Veramente sei tu che correvi e che mi sei venuto addosso.- tralasciando la figura di merda, richiusi la porta e mi avvicinai a loro. 
-Tu non ti sei spostata!- disse. -Però devi insegnarmi quella mossa.- si alzò in piedi. 
-Magari un'altra volta.- dissi facendo per andare via. 
-No ora, potremo non rivederci più anche se abitiamo vicini.- disse con un sorriso talmente tanto acido da far paura.
-Quindi tu sei il mio vicino di casa eh? Magari andremo anche nella stessa scuola tra due settimane e saremo in classe insieme così potrei aver finalmente voglia di suicidarmi.- 
-Andiamo chiunque sarebbe felice di essere la mia vicina di casa!- disse Justin. 
-Io non sono chiunque.- andai via.
-Aravis preparati andiamo da zia Lauren.- ecco quella era la mia morte, nei successivi dieci minuti bussò alla porta una mano sottile. -Aravis vai ad aprire.- disse mia madre. Andai ad aprire, davanti mi ritrovai una giovane donna sulla ventina con una torta alle mele in mano. 
-Ciao tesoro io sono Pattie, benvenuti a Stratford.- disse. 
-Ow, grazie Pattie, io sono Aravis.- le strinsi la mano. 
-Questa è per voi.- mi diede la torta. 
-Mammaaa.- urlai, mia madre arrivò correndo con un orecchino sì e l'altro no.
-Se esci trovi mio figlio, magari vi siete già conosciuti!- disse. 
-Abitate alla sinistra di casa nostra, lui ha la camera che si affaccia alla mia e si chiama Justin sì ci siamo già conosciuti. Grazie della torta! Ciao Pattie.- corsi dentro e tornai in camera mia a finire di prepararmi. La sera mangiai la stupidissima zuppa di zia Lauren, con mio grande dispiacere restai a pensare a quell'irritante ragazzino. 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** la sua scelta. ***


Attesi con ansia l'inizio della scuola, che arrivò presto e silenziosamente. 
-Aravis Lauren Fletcher!- disse la preside della scuola al microfono, mi avvicinai camminando lentamente e lei mi diede una coccinella come spilla. -Buona fortuna!- disse. Salii sul palchetto e pochi secondi dopo mi accorsi di essere nella stessa classe di quei famosi cinque ragazzi. Entrammo tutti nella classe e la nostra professoressa iniziò noiosamente a parlare, dei misteri delle scuole medie, e di tutto quello che una persona al primo giorno di scuola non si vuol sentir dire. 
-Fratellanza, voglio che qui collaboriate, insieme... tutti.- mi girai verso Justin che era affianco a me, e che si girò nello stesso momento nella quale mi girai io. -Bene ora vi porto agli armadietti, su.- ci mettemmo in fila indiana e andammo a quei dannati armadietti. -Vi chiamo per ordine di fila okay? Justin, vieni.- disse, lui andò senza esitare prese la chiave -ecco il tuo armadietto è questo verde. Fletcher Aravis.- andai presi la chiave. -Il tuo è quello affianco a quello di Justin.- sorrisi senza un minimo di convinzione e misi la chiave in tasca. Suonò la campana della ricreazione e entrammo in classe perché fuori pioveva. 
-Okay, Aravis, abbiamo iniziato col piede sbagliato.- annuii -Ecco, iniziamo di nuovo, piacere Justin Bieber.- mi porse la mano. 
-Piacere mio Aravis Fletcher.- la strinsi. 
-Eccellente, ora hai due scelte o passi questi duri e lunghi tre anni da sola, oppure li passi con noi cinque e credo sarebbe meglio la seconda.- 
-Potrei pensarci.- mi alzai per andare in bagno, anche se non sapevo minimamente dove fosse. Si mise davanti alla porta. 
-Ora.- disse. 
-Mi stai costringendo.- 
-Mh, non esattamente.- 
-Alla fine delle lezioni ti do una risposta.- 
-Alle cinque davanti a casa mia, puntuale.- 
-Sta piovendo.- 
-Non ti ho mica detto che devi uscire sotto la pioggia. Ragazzi venite qui.- si avvicinarono i suoi amici. -ecco lei è Aravis ed è felice di stare con noi per la sua intera vita adolescenziale a meno che uno di noi non diventi una popstar.- la parola popstar le usciva dalla bocca come un desiderio. La sera andai davanti a casa sua, bussai e Pattie mi aprì la porta. 
-Eih tesoro ciao! Entra sei qui per Justin?- chiese. 
-Sì.- chiusi l'ombrello e entrai assalita da un cane. 
-Eih Sam scendi giù!- disse Pattie prendendolo in braccio. 
-Non si preoccupi.- dissi accarezzandolo. 
-Dammi del tu, sono troppo giovane per darmi del lei.- disse ridendo. 
-Okay.- dissi sorridendo. 
-Ricordami il tuo nome, Aravis vero?- 
-Sì esatto.- 
-Justin scendi c'è Aravis.- urlò Pattie. 
-Arrivooo.- scese i gradini talmente tanto velocemente da far paura. Mi prese il braccio e mi portò in camera sua. 
-Justin fai pianooo.- urlò ancora Pattie. 
-Quella è tua sorella?- disse. 
-Sì, è sta toccando la mia bacchetta.- mandai un messaggio a Genesis "giù, le mani dalla mia bacchetta." lei si guardò intorno e poi mi vide alla finestra, la salutai, lei mise la bacchetta sullo scaffale e uscì dalla mia camera, Justin scese la tendina. 
-Allora, avevamo un patto noi due.- disse, mi sedetti sul suo letto. 
-Seriamente vuoi imparare quella roba lì.- lui annuì, le insegnai quel passo che facevamo io e mia sorella mentre pulivamo il pavimento a casa. 
-Tu sei brava.- disse. 
-Tu in cosa sei bravo?- 
-Seguimi.-mi portò nello scantinato dove c'era una batteria e iniziò a suonare. -Prova.- 
-No, dico io? No.- 
-Fammi felicee.- le spettinai i capelli e lui fece lo stesso. 
-Io provo se mi dici il segreto dei tuoi capelli lisci.- 
-No, mai.- 
-Daiiii.- dissi. 
-Non posso. Farò fortuna muovendoli.- 
-Ow certo.- mi sedetti sullo sgabellino della batteria. 
-Metti i piedi qui e prendi le bacchette così.- mi venne dietro e tenendomi per i polsi mi fece suonare. -Batti sulla gran cassa.- facevo quello che mi diceva, sembrando terribilmente stupida. -E' stato divertente vero?- 
-Abbastanza. Non ci credo che sai solo suonare la batteria.- 
-Anche la chitarra e il piano, poi scrivo canzoni se sono motivato, e so cantare come un usignolo.- disse sbattendo velocemente le palpebre con lo stesso sorriso ironico che aveva la mattina precedente. 
-Canta per meee.- 
-Se divento ricco ti dedico una canzone. Accontentati di un abbraccio ora.- disse abbracciandomi. 
-Tutta questa confidenza.- dissi. 
-Pft, non c'è la confidenza tra i bambini.- 
-Pensa, noi non siamo tanto...bambini.- 
-Considerando che parli come una ventottenne, sei alta come me, e sei al primo banco, quindi tu no, io un pò ancora.- disse. 
-Non parlo come una ventottenne, solo con un linguaggio cresciuto per una di...- mi mise una mano sulla bocca. 
-Stai zitta.- disse ridendo -Tu parli troppo, faresti saltare i nervi a un sordo.- 
-So come uccidere una persona in cinquanta modi diversi e farlo sembrare un suicidio o un incidente.- amavo queste frasi fatte.
-CSI?- 
-Sì.- 
-Un giorno farò una puntata di quella serie, ne sono certo, sono un ottimo attore io.- disse. 
-Sì, certo, fammelo sapere quando.- 
-Non credi nel mio talento?- 
-Io non conosco nessun tuo talento a parte che sai suonare benissimo la batteria.-
-Vabbè, andiamo a fare un giro su youtube dai.- 
-Guidami.- dissi ridendo. Arrivammo al soggiorno dove Sam ci fece le feste e poi ci sedemmo al pc davanti a Pattie che cambiava canale. 
-Aravis, ti va di restare a cena?- chiese Pattie. 
-Dovrei chiedere a mia madre...- dissi. 
-Ho già parlato io con tua madre, non preoccuparti.- disse Pattie. 
-Ow, fantastico! Grazie.- Justin accese il pc e come sfondo c'era lui da piccolo che rideva. -Oh mio Dio.- dissi mettendomi le mani sul viso. -Che dooolceeeee.- era il suo sorriso, i suoi occhi si vedeva che era lui. 
-Mamma, dovevi cambiare sfondo ieri.- 
-Non ho resistito adoro quella foto.-
-Ma guarda conquisteresti un miliardo di ragazze con questa foto.- dissi. 
-Anche con un miliardo di dollari le conquisterebbe.- disse Pattie. 
-Esatto.- dissi io. 
-Che non abbiamo.- disse Justin. 
-Eih, non sei tu quello che voleva fare la superstar, la puntata di CSI, tutte quelle cose lì?- 
-Sì, ma non significa che avrò solo un miliardo forse anche cinque.- 
-Magari figlio mio, magari.- disse Pattie. 
-Il cappellino era LA?- 
-Sì, ma costa troppo, te ne regalo uno io.- dissi pensando al mio cappellino viola. -E' viola ti va bene?- 
-Scherzi? Il mio colore preferito è il viola.- 
-Wo, perfetto. Io non lo uso mai, sembra appena uscito dal negozio.- dissi, quella sera fu abbastanza carina, come le altre sere che passai con gli altri ragazzi, era divertente, divertente come il Natale che passai a casa di mia cugina, ricevetti tanti di quei regali che potevo affogare tra i pacchetti, e per quanto fosse strano ricevere una macchina da scrivere, presi seriamente quel regalo e scrissi una lettera emozionante a mia sorella, dove speravo fossimo rimaste così in buoni rapporti per sempre. Poi arrivò l'Epifania e tutta la magica magia del Natale, delle feste, della felicità, delle caramelle, della nuova casa, della famiglia, del nuovo telefono e della macchina da scrivere svanirono in un soffio, lasciando sempre meno lentamente a una Pasqua con gli amici, anche se andare in Chiesa e vedere che uno dei tuoi più cari amici si addormenta sulla tua spalla è abbastanza triste. Ormai era molto facile distinguere gli amici dai conoscenti, i conoscenti erano i compagni di scuola, gli amici erano Justin, Ryan, Mitch, Nolan e Chaz. Avevo solo amici maschi e senza loro non potevo fare molto, a parte i compiti e essere da tutor per matematica, e forse avevo un migliore amico, e a quel migliore amico decisi di dire tutto quello che doveva sapere su come vedevo la sua presenza nella mia vita, entrai in classe, con il suo cappellino viola che stava sul banco lo guardai per qualche secondo. -Justin?- chiesi pensando dormisse o piangesse, ma sollevò la testa sorridendo. 
-Fletchi.- disse, mi sedetti vicino. 
-Tutto okay?- 
-Sìsì. Tu?- 
-Dovrei dirti una cosa.- le presi il cappellino e lo misi. -Hai presente che io ho solo voi cinque? I miei fantastici cinque con la quale condivido la mia vita? Ecco di quei cinque in uno riconosco tutte quelle cose che vorrei nel mio migliore amico, solo che non so se lui vuole esserlo...-
-Certo, che vuole esserlo.- disse. -Solo se le prometti di sostenere la sua scelta.- 
-Lo sosterrò, sempre anche dopo che sarà la star di CSI e dominerà il mondo.- dissi. 
-Bene, vieni andiamo a casa mia per parlarne.- annuii e andammo a casa sua. 
-Ciao ragazzi.- disse Pattie aprendoci, presi Sam in braccio e ci giocai mentre Justin cercava di prendere l'attenzione di Pattie. 
-Mamma, senti possiamo parlare? Pensavo a una cosa...- disse. 
-Certo.- disse Pattie. 
-Ecco, sai che noi non abbiamo molti soldi, e tutte quelle cose lì e tu sai qual'è il mio sogno... Voglio... voglio andare a cantare sulle scale dell'Avon.- disse, Pattie sgranò gli occhi. 
-Emh, okay, ma stai attento.- disse Pattie. 
-Justin sei sicuro?- chiesi io. 
-Sì, sono sicuro, devo farlo.- da quel giorno lo accompagnai nelle scale dell'Avon, di quel teatro che tremava a sentire la sua voce. E nella custodia della chitarra vibravano come foglie, i suoi soldi, i soldi che lui meritava, potevano essere i soldi di un futuro cantante o i soldi di un futuro ragazzo con un sogno. Ogni pomeriggio le finestre delle case davanti si aprivano per sentire la sua voce melodiosa che riscaldava il cuore più di una parola dolce, che in un attimo ti faceva capire che era l'unica cosa che avevi sempre desiderato sentire nella vita, e sono parole vere, parole sentite, perché non c'è persona in tutta Stratford, che non abbia mai sentito la sua bellissima voce, risuonare davanti al teatro per quell'anno e quello dopo.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** la gara. ***


L'anno dopo io e Ryan decidemmo di accompagnare Justin alla sua prima gara. 
-Eih Justin, non hai mai preso lezioni, se perdi è okay.- disse Pattie, ma Justin era così tanto fiducioso che annuii e continuò a provare mentre io e Ryan dietro di lui ballavamo in coppia sembrando ridicoli. 
-Vai  Justin, vai Justin!- ci mettemmo ad urlare in coro, mentre le giravamo intorno. 
-Sentite, ve lo dico perché mia madre è di la, ma mi avete leggermente rotto il cazzo.- 
-Dai Justin fatti una risata, magari domani ti svegli sotto un cipresso.- dissi, mi guardarono e poi scoppiarono a ridere. 
-Abbraccio di gruppo.- disse Ryan. 
-Buona fortuna nano.- dissi stampando un bacio a Justin nella guancia. Ci abbracciamo tutti e poi Justin andò sul quel piccolo palchetto a cantare e illuminare tutti. Una ragazza da dietro si avvicinò. 
-Quello lì lo conoscete?- chiese. 
-Sì.- dissi io. 
-Perderà sicuramente.- 
-Magari tu vinci, lui perde e tra facciamo due o tre anni diventa una star internazionale, chi ha vinto?- dissi, lei andò via e Ryan mi sorrise soddisfatto. Mentre Justin ballava e cantava sul palco io e Ryan, facevamo "tifo" dalle prime sedie, facendo partire gli applausi per il futuro cantante di Stratford, lui lo era per noi. Era lì a fare il cretino a divertirsi e noi ci divertivamo con lui, era un piacere guardarlo e sentirlo. A scuola il giorno dopo era carico, pieno di energia, però continuava a stare più attento ai suoi capelli che alla lezione. Era normale? Forse sì, forse no. -Stai attento...- dissi, lui  si girò e annuì. Andammo a cena da Ryan il giorno, al momento del tagliare la bistecca, Justin si trovò un pò in difficoltà.
-Eih, Justin ce la fai?- chiese la mamma di Ryan, era imbarazzato. 
-Prendi il coltello così- disse il padre di Ryan. 
-E la forchetta così.- le dissi. 
-Grazie.- disse Justin copiando i nostri movimenti e sorridendo. Finimmo per giocare a scarabeo in camera di Ryan la sera e poi anche a obbligo e verità. -Allora, Ryan obbligo, o verità?- Ryan ci pensò. 
-Verità.- disse, Justin mi guardò attentamente. 
-Cosa ne pensi di... Aravis?- chiese Justin sapeva benissimo che in quel momento e lo avrei volentieri preso a bastonate, anche non possiede un bastone. Ryan, mi guardò perso mentre io guardavo male Justin che a sua volta spostava lo sguardo su di me e su Ryan, come a una partita di tennis. 
-Umh...Penso che...-
-Non provarci con lei o ti spezzo le gambe.- disse Justin.
-Justin, lascialo parlare.- dissi. 
-Okay, penso che tu sia molto carina, simpatica e che abbia un innato senso dell'umorismo insieme alla maturità sconfinata e poi basta... credo.- disse Ryan. 
-Vi volete bene si vede ora è il turno di Aravis.- disse Justin -Obbligo o verità?- 
-Obbligo.- dissi cosciente delle mie azioni. 
-Dai il tuo primo bacio ora a uno di noi due.- disse Justin, lo guardai sbalordita. 
-Amico, scusa.- disse Ryan baciandomi. 
-Scusa cosa? Dovevo baciare uno di voi due io, non il contrario, quindi, non vi avrei baciato, perché il primo bacio lo ho già dato.- dissi tirandomi indietro i capelli. 
-Sei crudele. Però baci bene.- disse Ryan. 
-Grazie anche tu.- dissi -Però ora niente zucchero.- il giorno dopo c'era solo l'imbarazzo più totale sia a scuola sia alla gara, gara che finì un pò tragicamente dato che Justin arrivò secondo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** il freddo pomeriggio d'estate. ***


.Andai a casa di Justin per celebrare questa piccola vittoria, e poco dopo arrivati a casa una parente lontana di Justin chiamò a casa. 
-Aravis puoi rispondere tu per favore?- chiese Justin che "cucinava" con Pattie, mentre io semplicemente apparecchiavo.
-Certo!- andai a rispondere. -Pronto?- 
-Ciao Pattie, sono Sally.- 
-Salve, non sono Pattie sono un'amica di Justin ora le passo Pattie.- dissi -Pattie ti cerca Sally.- 
-E' Sally.- disse Pattie andai a girare il sugo mentre Pattie parlava con Sally (donna a me sconosciuta). -Sìsì, un modo lo troviamo, certo, ti faccio sapere. Sì ciao Sally, baci.-  Pattie tornò a cucinare e io ad apparecchiare con Justin. -Sally, vuole il video della gara.- 
-Mmh, potremo metterlo su Youtube e mandarle il link.- disse Justin. 
-Sì, io ho già un account, te ne posso fare uno.- dissi. 
-Perfetto.- disse Pattie -Dopo cena li carichiamo tutti.- e così accadde. 
-Che nome?- chiesi. 
-Kidrauhl.- disse Justin.
-Okay, Kidrauhl.- in quei giorni era una specie di gara a quale video raggiungeva più visualizzazioni, più commenti addirittura uno con scritto sotto "questo ragazzo farà strada" e robe simili, insomma più si avvicinava la fine della scuola più c'erano visualizzazioni e più Justin era felice. Era la sensazione più bella, sapere che tutti erano felici, e sapere anche di essere senza rimpianti per aver lasciato Toronto, si stava bene, io stavo bene era tutto come avevo sempre desiderato, tutto andava per il meglio. Tutto fu migliore quando ci riunimmo a casa di Justin la prima mattina delle vacanze, esattamente un anno dopo la gara e Pattie chiamò a un ragazzo che cercava Justin. 
-Pronto? Sono Pattie Malette, se cerca mio figlio Justin sappia che non avrà nulla da noi.- e quella conversazione andò avanti per tre lunghissime ore, tanto che noi ci addormentammo sul divano, Justin mi svegliò quando tutti erano andati via. 
-Eih, piccola...- disse Justin -dobbiamo parlare...- mi alzai e andammo in camera sua -allora, mamma ha parlato con un manager, che ha visto i miei video- ero al settimo cielo -e che cercherà di darmi un futuro, ma devo andare ad Atlanta...- il mondo mi cadde addosso.
-E'... una cosa stupenda!- dissi, poi lo abbracciai e scoppiai a piangere, non sciolse quel tenero abbraccio fino a quando non mi asciugò le lacrime e mi guardò dispiaciuto, ma in fondo felice, quello era il suo sogno, era il suo futuro.
-Abbiamo una settimana per stare insieme, poi io parto, non so se trovo qualcuno disposto a farmi registrare, ma lo spero... Mi mancherai così tanto.- disse mentre io continuavo a piangere. 
-Ho bisogno di un secondo.- dissi poggiando la testa sul suo petto e bagnandole tutta la maglietta. -Okay. Come faccio io se tu vai via? Se tu vai via da qui, se vai in giro per il mondo? Potresti dimenticarmi.- 
-Aravis guardami e ricordati quello che ti sto per dire...- disse Justin -sei la mia bellissima principessa, se io vado in giro per il mondo, ti porto con me, se non ti posso portare fisicamente, ti porto nel cuore, sempre. Sei il mio piccolo tesoro, non ti dimenticherò mai, ti giuro che penserò a te mattina e sera, sarai il centro del mio mondo, il tuo mondo sarà il mio e le tue lotte saranno le mie okay?- 
-Io muoio così.- dissi.
-No principessa, mi servi viva.- esattamente una settimana dopo mi chiamò distrutto -Usher mi ha ignorato. Però ho incontrato German du Price. E' andata un pò male...- 
-Andrà meglio, la prossima volta, sono sicura che sarà presto.- tornò a Stratford più abbattuto, del giorno in cui tutti lo avevano snobbato, fino a quando Scooter non decise di portarlo ad Atlanta e lì si trasferì, definitivamente, senza di me, io ero senza il mio mondo, il mio tutto, ma più di tutto: senza il mio cuore, che lui si era portato via in quel freddo pomeriggio d'estate.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** l'ep. ***


I miei giorni erano tristi senza il piccolo ragazzo di Stratford che alla mattina si sedeva vicino alla finestra mi chiamava al telefono e mi cantava una canzone per svegliarmi, mi obbligava ad alzarmi per vederlo cantare, che mi faceva suonare la batteria quando ero arrabbiata, che mi coccolava sempre, il fratello mai avuto, stavo cadendo in basso, molto in basso senza lui, diciamo che la mia vita era una merda totale. 
-Aravis, ti giuro che non mi son mai sentito così imbarazzato.- disse Justin un pomeriggio su skype. 
-Stavi solo per perdere la verginità, a tredici anni. Ti sembra poco?- dissi. 
-Sì oddio meno male che...- 
-Risparmiami, o potrei vomitare.- dissi ridendo. 
-Sei sempre più bella.- disse. 
-Ow.- 
-Va tutto bene?- 
-Credo di sì...- dissi sicura del fatto che i miei occhi fossero pieni di lacrime. 
-Eih, voglio che tu...-
-...io non sto bene okay? Sono felice che tu sia felice, ma io non sto bene...- dissi. 
-Ora devo andare, sono tornati mamma e Scooter...- 
-Fammeli salutare per favoooreee.- dissi con una voce dolcissima. 
-Okay.- disse Justin. -Mamma, Scooter venite.- si avvicinarono. 
-Eih dolcezza!- disse Scooter. 
-Ciao Tesoro!- disse Pattie. -Tutto bene?- 
-Eh quel che va bene.- dissi sorridendo. 
-Nonna?- chiese Pattie alludendo a mia nonna. 
-Eh no nonna va da Diane ogni sera e si tengono compagnia a vicenda quando Bruce e nonno giocano a burraco.- dissi. 
-Strano.- disse Justin. Finì la conversazione e dopo cena Justin mi chiamò. -Hai solo dieci minuti per dire sì o no.- 
-Mi chiedi di sposarti?- 
-Tipo.- disse. 
-E' già un sì.- dissi sorridendo. 
-Passami tua madre.- disse Justin. Contrattarono un pò e poi mia madre mi ridiede il telefono. -Promettimi che ti scrivi tredici sul braccio e sulla mano.- 
-Justin, io mi metto la maglietta con il numero tredici, se è per quello che penso.- 
-Andiamo a vedere Taylor Swift al Madison Square Garden.- scoppiai a piangere. -Stai piangendo?- non riuscii a rispondere -Sì stai piangendo.- disse ridendo. -Piccola non piangere, canteremo con lei tutta la sera, esattamente tra cinque giorni.- 
-So quand'è, cretino!- dissi. 
-Sì, ti voglio bene anche io.-
-Grazie.- dissi ancora piangendo. 
-Eih baby, ho convinto Scooter non so come, dì grazie a lui.- 
-Ringrazialo tu, io non ci riesco.- 
-Okay, ora vai a dormire è tardiii.- 
-Come se ci riuscissi.- 
-Dormi devi pensare a cosa mettere.- 
-Cosa metterebbe Taylor Swift per andarsi a vedere al MSG?- 
-Non lo so, sei tu che la ami incondizionatamente.- 
-Okay, la maglia con il numero tredici e i pantaloni...- 
-Viola.- disse. 
-Sì viola che è il suo colore preferito.- dissi. 
-Principessa devo veramente andare ora, domani ti arrivano i biglietti per New York, ti va a prendere Kenny.- non ero molto entusiasta, di Kenny, avrei preferito abbracciare prima Justin, ma era comunque un buon inizio, dato che Kenny era il mio compagno di squadra contro Justin.
-Okay, notte Justin.- dissi chiuse la chiamata e andai a prendere tutto ciò che avevo di Taylor Swift in camera, i cd, le magliette, i gadget, la amavo, era la mia cantante preferita, le sue canzoni erano aria per me, nonostante il mio idolo fosse Demi Lovato. Avevo quasi un rapporto platonico con Taylor dove la sua voce mi accarezzava nei momenti bui, quando Justin era partito mi ero rifugiata in camera mia per tutto il giorno ad ascoltarla, era la mia medicina. Partii felice, con la mia valigia viola, salii su quell'aereo dopo aver salutato i miei genitori e mi preparai al viaggio di un'ora, sorvolai tutto quel che c'era da vedere dell'America e del Canada era tutto stupendo. Arrivai a New York, senza alcun problema, salutai la mia hostess, presi la valigia e quando arrivai all'entrata dell'aeroporto vidi Justin, Pattie, Scooter, Kenny, Ryan, Dan tutti insieme che mi aspettavano, Justin era di spalle. Feci segno di non dire nulla le picchiettai la schiena con un dito, si girò -Eih, tu sei Justin Bieber?- mi abbracciò prendendomi in braccio, Kenny prese la mia valigia, poi abbracciai tutti e andammo verso l'hotel, passammo tutta la sera abbracciati, era una cosa fantastica rivederlo dopo mesi. 
-Mi sei mancata.- disse. 
-Anche tu, tantissimo.- dissi. 
-Stasera vedrai Taylor Swift, da vicino.- 
-Sono emozionata, voglio piangere.- dissi sistemando la mia valigia. Avevo la camera con Justin, due letti singoli uno davanti alla finestra e uno al lato. 
-Prendi quello migliore.- 
-Non mi interessa il letto sono qui con te mi basta.- presi il primo che mi capitò sotto tiro. 
-Iniziati a preparare.- 
-Sono già le sette oddio manca un'ora.- corsi a prepararmi, non facemmo fila poiché Scooter ci fece entrare dal retro. 
-Forse ve la faccio incontrare.- disse Scooter. -Sì.- si avvicinò a un signore alto, Justin mi guardò e mi prese la mano. -Eih venite.- ci avvicinammo. 
-Uh, una coppia di fidanzatini felici?- disse il signore. 
-Lui è Mike, ecco questo è Justin e lei è la sua migliore amica Aravis.- 
-Sei una Swiftie?- chiese Mike. 
-Qualcosa di simile.- dissi per non far venire il sospetto di essermi giocata la fortuna di entrare con Scooter e Justin.
-Dai andiamo sarà felice di incontrarvi.- non riuscivo a parlare. Entrammo nel suo camerino si stava sistemando i capelli. -Tay ci sono due fans.- disse, lei alzò lo sguardo e ci guardò tramite lo speccio, si alzò e sorrise. 
-Eih!- disse -io sono Taylor, sono felice che voi siate qui!- 
-Sei, perfetta.- dissi tremando. 
-Ow, no, non lo sono.- era altissima io le arrivavo al seno se non più giù. 
-Posso abbracciarti?- chiesi imbarazzata. 
-Certo che sì!- mi alzai in punta di piedi per abbracciarla, aveva un profumo stupendo -sei una Swiftie?- 
-Praticamente sì.- dissi sorridendo, le avevo mentito, spudoratamente. 
-Grazie del supporto.- sì doveva ringraziarmi, questo sì.
-No dico grazie a te, ti devo tutto.- 
-Sei davvero molto dolce.- sorrise dolcemente. 
-Tu sei indescrivibile, il dolce non basta.- abbracciò anche Justin, poi ci congedò con un sorriso dopo una foto. -Sto per morire.- dissi piangendo. Fu il concerto migliore di tutto l'intero universo, della mia vita, sentii Scooter chiedere a Justin:
-E' questo che vuoi fare nella vita?- 
-Sì, dammi solo un anno.- disse Justin. Feci finta di nulla e continuai a cantare. Quando tornammo in camera mi coricai subito -E' stato...- mi addormentai mentre Justin parlava, la mattina mi svegliò lui -Potrei odiarti a vita perché ieri ti sei addormentata senza ascoltarmi. Ma ti perdono.- si coricò vicino a me anche se io le davo le spalle, in realtà non sapeva che nel bel mezzo della notte mi ero alzata a struccarmi, e a mettermi una maglietta per dormire, e lo avevo sentito parlare nel sonno "no Caitlin, nooo, ti prego. io ti amo" e non sapeva neanche che mi sentii strana, sentirgli dire che amava Caitlin anche se dormiva, era un pò difficile sentirgli dire tutte quelle cose che a me non diceva, significava che io ero la seconda ragazza per lui. 
-Mmh.- dissi girandomi, fu accidentale, lui stava per baciarmi la spalla ma mi diede un bacio a stampo, mise la sua mano sulla mia guancia, mi avvicinò e mi baciò ancora. -okay questo non lo saprà nessuno.- dissi mi alzai, un pò nervosa, cosa avrebbe mai significato... un bacio?
-Aravis, non puoi farmi questo dico.- mi fissava feci segno d'assenso. -dico, wow i tuo quattordici anni sono portati divinamente.- 
-Justin oggi è il giorno del mio compleanno.- dissi ridendo. 
-Lo so. E ti devo cantare Happy Birthday To You solo che ti sei girata ci siamo baciati, ho visto il tuo meraviglioso culo, e mi sono dimenticato. Auguri.- mi saltò addosso -Ho anche una lettera, che ti leggerò stasera, perché ora non mi va.- 
-Daiii oraaaa.- 
-Umh okay.- dalla sua giacchina tirò fuori due pagine piene di parole scritte a pennarello. -Cara, carissima Aravis, sono ormai quattro anni che sei con me e siamo cresciuti insieme. "eih amico attento!" "carino il cappellino!" ricordi? Ti prego dimmi di sì, perché è stato il giorno dove ho visto per la prima volta te, l'unica cosa che mi spingeva a stare sulla Terra, sinceramente ti ho anche scritto una canzone, che ho già registrato. Non ti ho detto che il mio ep uscirà il 17 novembre, non ti ho detto tutto questo perché il mio regalo non era solo il biglietto per il concerto di Taylor e incontrarla ma anche la prima copia fisica del mio primo ep. Ho sempre pensato che tu fossi intelligente e dotata di grandi e buoni valori, non ti vedo spesso piangere perché sei una ragazza (anzi quasi una donna) forte, non sei orgogliosa, manco un pò e devo ammettere che esserlo un pochino non ti guasterebbe, ma è solo una stupida critica che dovevo cancellare e che non ho fatto, come puoi notare scrivo in questa lettera tutto ciò che mi passa per la mente per renderla speciale e personale, che ti ricordi com'è veramente il tuo migliore amico. Perché io sono così, ci siamo contagiati, più che altro trovati, e io ne sono estremamente felice perché devo a te un pò tutto. E starti così lontano mi lacera un pò, perché tu mi sei sempre vicina, quando non c'è nessuno quando nessuno è con me, quando mi sveglio nel bel mezzo della notte e ti mando un messaggio tu rispondi, ma non è come sedermi sul bordo della finestra e confessarti che non riesco a dormire per il mio povero cuore spezzato, è diverso, è peggio di non vederti. Quando sono andato via, per inseguire il mio sogno ho smesso di inseguire te, e un pezzo del mio cuore è restato con te, o forse tutto. Anche se sono fidanzato sei tu la prima ragazza che domina il mio cuore...- ero in lacrime cambiò pagina che era a metà. -...non ti ho mai detto che sei bellissima, beh ora te lo dico sei la ragazza più bella e simpatica che io conosca, mi completi, non tra molto dominerò il mondo, anche se il mio mondo lo domino già, perché ho te e ho tutto. Credo di amarti più della mia stessa vita perché tu sei la mia migliore amica e non ti lascerò mai, e sono sicuro che neanche tu lo farai...- mi diede l'ep -...sempre tuo, Justin.- mi alzai e lo abbracciai, piangeva anche lui. Era tutto, tutto ciò che avevo. 
-Anche io Justin.- dissi. 
-Grazie...- 
-Grazie a te di esistere.- 
-Possiamo restare così fino alla morte? Adoro farti sentire il mio cuore che batte più veloce con te.- disse. 
-Okay.- risposi ridendo. -Ma devo fare pipì. Accendi il pc voglio sentire l'ep.- mi staccai e andai in bagno mentre Justin accendeva il pc. Ascoltammo l'ep ed era quasi paradisiaco. -E' perfetto, lo amo. Sono fiera di te.- dissi. 
-Grazie, significa tanto.- erano ormai le nove, ci preparammo per andare a fare un giro, e inaspettatamente Justin tornò con me a Stratford.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** new york, 31 agosto. ***


Purtroppo non ero stata presente alla sua prima esibizione ad Atlanta con Mama Jan al piano e tutte quelle cose lì, ma mi porto al Ranging Waters per il suo primo mini concerto, lui, i due ballerini, Scooter e Ryan Good, sotto la pioggia mentre Justin cantava Ryan giocava con i miei capelli. Solo quaranta persone e quel ragazzino cantava con tale passione da far paura. Fu una bella estate, il primo singolo, il cd, il continuo del tour. Era bello vederlo più spesso, ma brutto sapere che lui e Caitlin si erano lasciati, una belieber avrebbe detto "erano così carini" io in veste di me dico che erano stupendi insieme, come coppia avrebbero dominato il mondo, solo che a volte le relazioni a distanza non funzionano. Il 13 agosto, mi svegliò in piena notte con un messaggio, mi affacciai alla finestra e lo vidi con un cartellino "con Miley Cyrus..." tolse il cartellino e lo mise dietro "Boys Two Men..." cambiò ancora cartellino "Jaden Smith..." "...sei invitata il 31 Agosto" "...Al Madison Square Garden, per il primo grande concerto del tuo migliore amico." sorrise nel vedere la mia faccia. 
-Vieni qui!- dissi io, lui scese dalla finestra si arrampicò sulla mia ed entrò nella mia stanza, lo abbracciai. 
-E' importante che io sappia se sei fiera di me.- disse. 
-Certo! Lo sono da quando hai cantanto su quelle scale per la prima volta.- quella notte dormì con me, e la mattina dopo Pattie e mia madre entrarono agitate in camera mia, facendo un casino immondo, mentre io facevo le treccine a Justin, e lui cantava Bootylicious.
-Oh santo cielo, hai dormito qui?- chiese Pattie. -Avevo disperso la super star. Mi hai fatto perdere dieci anni.- 
-Sì mamma.- disse. Fu una settimana fantastica quella, quando ripartì io ero veramente felice e forse anche lui, mi chiamò un pomeriggio con una voce discutibilmente roca. -Eih piccola.- 
-Eih, che hai fatto?- 
-Corde vocali che vanno a puttane, dopo centoventisei concerti in due anni tre  giorni prima del MSG. Ho rimandato due concerti, per stare a riposo, non dire a Mama Jan che ti ho chiamato, dovrei fare voto di silenzio.- disse. 
-Justin, non voglio che tu stia male, quindi parliamo per messaggio okay?- 
-Baby la tua voce è l'unica che mi consola, ho bisogno di sentirti.- 
-Ma io voglio sentirti al MSG, okay? Non mettere a rischio la tua esibizione.- 
-Mamma Aravis, sei troppo giovane per fare la mamma.- 
-Justiiin.- 
-Okay, okay, ti mando un messaggio.- 
-Bravo.- 
-Ilysm.- si sprecò a dirmi un "ti voglio tanto bene" abbreviato.
-Anche io. Chiudi.- 
-Okay.- chiuse la chiamata e mi mandò subito un messaggio e restammo a parlare fino a tardi la mattina dopo mi arrivò un messaggio da Justin "ciao piccola, sei bellissima grazie di sostenermi sempre ily", normale, forse più normale della sensazione che provavo quando mi scriveva cose dolci, era improponibile da parte mia sentire tali sensazioni su per la schiena. Corsi in camera di Genesis. 
-Gen dobbiamo parlare.- dissi chiudendo la porta e sedendomi sul suo divanetto. 
-Di che?- 
-Sei tu quella esperta, è normale che se un ragazzo, uno a caso tipo Chaz, mi dice che sono carina io senta tipo un...- 
-Brivido?- chiese sorridendo -...Sì è normale, chi è il prescelto?- 
-Ehm...- 
-Oh mio Dio, no! Lo sai che sta uscendo con Selena, no, non provarci Aravis.- disse capendo a chi alludevo. -Sei in un casino pazzesco.- 
-Lo so, io non capisco neanche perché cioè è da settimane che non lo vedo forse è da quando in albergo a NY ci siamo baciati che...- 
-VI SIETE BACIATI? COME COME COMEEE?- disse alzandosi e iniziando a girovagare per casa, prese il telefono dalla tasca e chiamò a... -Marie vieni subito a casa.- chiuse la chiamata. -Stai qui non muoverti.- disse scese di sotto aprì a Marie, prese da bere e tornò di sopra. -Okay, Marie mi risolve sempre i problemi di questo tipo. Marie aiutami.- si sedettero vicine. 
-Aravis coricati.- disse Marie. 
-Ma perché?- dissi. 
-Sei tu quella con un amore innato per Justin Bieber.-  disse Gen. 
-Woho, la questione è seria, sì coricati.- mi coricai nel letto, mentre Gen e Marie si sedettero sul divanetto avvicinandolo al letto. -Allora, dal principio.-
-Okay principio, ci conosciamo da quattro anni e lo ho visto crescere in ogni senso, o almeno quasi tutti. L'anno scorso siamo andati a NY per vedere Taylor Swift al MSG e la mattina dopo mi ha svegliato abbracciandomi, poi io mi sono girata lui mi voleva baciare la spalla...- 
-I ragazzi baciano le spalle solo quando voglio fare sesso, ma continua...- disse Marie. 
-CHE CAZZATA MARIE! E ci siamo baciati, poi mi ha messo la sua mano sulla guancia e mi ha avvicinato e mi ha baciato.- 
-Con la lingua?- chiese Genesis. 
-Sì, con la lingua...- risposi. -Abbiamo dimenticato tutto, e oggi mi ha mandato un messaggio prima che io mi truccassi per uscire, con scritto...- 
-Vogliamo il telefono.- le diedi il telefono e loro lessero il messaggio. -Ow che dolce.- disse Gen. 
-Sì, vabbè e io mi sono sentita... Strana...- 
-Strana? Un semplice brivido che saliva su per schiena?- disse Marie. 
-Sì e strani pensieri tipo "wo, mi ha detto che sono bellissima" e cose simili...Ma il fatto è che io non devo assolutamente innamorarmi di lui. Sono la sua migliore amica e devo rimanere tale.- 
-Dove andavi stamattina?- chiese Marie.
-Da Stew a prendere un bracciale...- mi stava per interrompere ancora -...sì un bracciale per Justin ma solo perché ieri sera mi ha detto che voleva un bracciale viola, con il mio nome, visto che aveva rotto la mia collana...- 
-Cosa aveva la collana?- chiese Gen. 
-Il segno dell'infinito.- dissi. 
-Perché?- chise Marie. 
-E ti pare che lo dico a voi?- dissi. 
-Aravis, ti stiamo aiutando.- disse Gen. 
-Okay, sai "Ragazzo da Parete"? Il protagonista dice "ed è ora che noi stiamo vivendo, e lo giuro noi siamo infinito" ecco io le avevo giurato che noi eravamo infinito.- 
-Ow è una cosa carina.- disse Marie -Se esce con la Gomez, le mente perché...- 
-...sono la sua migliore amica, mi ha detto che mi ama in una lettera, cioè è normale che lui faccia così, non è innamorato di me...- dissi alzandomi -basta cazzate, vado a comprare quel bracciale.- uscii dalla camera. 
-Nono, aspetta cara.- disse Gen, seguendomi e chiudendo la porta alle sue spalle. -Non cercare di farti del male.- 
-Genesis, andiamo.- dissi ridendo. 
-Nel senso, non voglio che tu stia male per lui, sai che è un suicidio già esserci amica.- disse. -avete un legame troppo stretto devi stare attenta, se non di più. Riguardati sorella.- erano le ultime parole dette senza lacrime che le sentivo dire, le ultime furono -mi mancheraaaaai.- e cose varie, partii senza rimpianti con Ryan, Chaz, Mitch tutti i miei cari amici del fantabosco e i nonni di Justin per New York, di nuovo. Dovevo fare la baby sitter per i ragazzi. Mi sedetti tra Chaz e Ryan, eravamo noi tre i mitici migliori amici di Justin Drew Bieber. Ringraziando Dio, Chaz cambiò posto con Ryan che mi fece mettere vicino al finestrino e io mi sistemai più comodamente. Nolan e Mitch dietro dormivano e anche Chaz, mentre io leggevo e Ryan mi cambiava continuamente la pagina. 
-Ryan, detto chiaro,noi siamo amici da 4 anni, se continui a cambiare pagina, ti faccio fare un volo, senza paracadute.- dissi.
-Okay, ma almeno parla con me.- 
-E di cosa parliamo?- dissi mettendo il segnalibro e chiudendo il libro. 
-Non lo so ma io mi annoio, se tu leggi, o ti rompo i coglioni oppure me li rompo io.- 
-Senti, noi non abbiamo un argomento non possiamo parlare.- 
-Sì che possiamo parlare, per esempio parliamo del fatto che ieri mentre tu dormivi ti ho letto i messaggi con tua sorella.- 
-Oh...- Ryan, Chaz, Mitch e Nolan la notte prima avevano dormito da me per poi andare tutti insieme all'aeroporto evitando sgradevoli ritardi. -Okay...- dissi. 
-Tua sorella ha ragione, dico non puoi farti così del male, provando più del dovuto per Justin...- 
-Tu non sai se provo realmente più del dovuto per lui...- dissi. 
-Sì che lo so, si vede da come sistemi le nostre foto tutti insieme sul comodino, da come tratti da migliore amico me e lui da quasi ragazzo, Aravis, io lo noto, lo vedo anche ora, ti brillano pazzamente gli occhi. Se tu non fossi come una sorella per me io non cercherei di proteggerti in questo modo, stai attenta, se ti ruba il cuore non ci sarà più nulla da fare.- disse tenendomi la mano. 
-Tu...Mi metti in crisi se fai così.- risposi togliendo la mano dalla inutile sua stretta. 
-Devo metterti in crisi.- disse ridendo. 
-Okay, cosa suggerisci di fare?- 
-Hai la camera con me in hotel, beviamo per dimenticare?- 
-Mmh, meglio di no.- 
-Allora... Mi sembra doloroso da dire... Ti accompagno a fare shopping...- 
-Ma mi accompagna sempre Justin.- dissi mentre mi veniva il panico. 
-Beh diciamo a Justin che vogliamo farle una sorpresa e tu ti compri qualcosa per stasera.- 
-Ci resterà malee.- 
-Smettila di non volerlo ferire, oggi è il suo giorno. Deve stare tranquillo.- arrivammo a New York e avvisai a Justin del mio ritardo insieme a Ryan. Alla fine comprai un pantalone e una camicia, secondo sacra scelta del mio amichetto. Ci fermarono persone per strada, ma arrivammo al MSG sani e salvi. Justin mi corse incontro era già pronto, io invece stavo mangiando, lo abbracciai con il panino in mano. 
-Eiiiih. Io ti saluto ora visto che manca mezz'ora.- dissi. 
-Sei bellissima è servito fare shopping con Ryan?- 
-A poco.- dissi io per non ferirlo. 
-Sei comunque perfetta.- disse. -Vieni quiii.- ci allontanammo da Mama Jan. -Mama Jan mi ha proibito il fritto ma io sto morendo dalla voglia di roba fritta, dimmi che nel panino hai i nuggets.- 
-Sì, Justin solo perché oggi ti esibisci qui.- dissi, porgendole il panino, lui ne diede un morso enorme. -sembri un dinosauro.- 
-Uhh, stavo morendo dalla voglia di nuggets.- 
-Finisci di masticare e pulisciti sei pieno di maionese.- dissi ridendo, lui si mise a ridere tanto che stava per soffocare mentre rideva. -Calmati che mi muore la star prima del concerto.- 
-Baciami sta per arrivare Mama Jan.- si sentiva la sua voce da molto vicino noi eravamo dietro una tenda. 
-Non è romantico baciare il proprio migliore amico con un panino in mano.- mi guardò esasperato e mi baciò poco prima che Mama Jan si affacciasse alla tenda. 
-Jus... Niente torno dopo.- chiuse la tenda e disse agli altri che stavamo discutendo, mentre eravamo appena andati incontro a una pomiciata epica. 
-Okay che siamo single ma...- 
-Mi hai parato il culo e mi hai dato due nuggets. Era il mio grazie.- disse ridendo. 
-Ti ho dato solo un nugget.- 
-Ora due.- disse prendendo un nugget dal mio panino, mi diede un ultimo bacio a stampo e poi andò via. Rimasi colpita, mi aveva baciata lui. E io non mi ero tirata indietro, forse mi era piaciuto, forse prima di piacermi il bacio mi era piaciuto il fatto di poterlo baciare, che lui volesse baciarmi. Era forse una fantasia "malata" di un bacio? Malata no, però era un pò intrigante cadere nel circolo vizioso dell' "ama Justin Bieber, vedi la tua vita cadere in fallimento". Ma il punto era...Cosa avevo realmente provato? Sentii più che altro una strana sensazione allo stomaco non farfalle, più elefanti in tutù rosa che saltavano e facevano taaante piroette. Insomma, fottuta no? Non potevo tornare più indietro aveva il mio cuore, lo aveva tutto, nessun ragazzo avrebbe cambiato i miei sentimenti. Quando finii quell'enorme spettacolo io andai correndo da Justin, in camerino fingendo fosse normale, fingendo di non provare nulla, fingendo di essere okay, quando il mio corpo era sul bel mezzo di una tempesta, per corpo intendo, cuore e cervello che oltre ad essere molto in alto mare, dispersi, non nella Terra, continuavano ad urlarsi e prendersi a parolacce per i miei stupidi sentimenti che saltavano fuori come funghi. -Piccola miaaa.- disse abbracciandomi, non era un bel segnale la pelle d'oca. 
-Bel lavoro, sono orgogliosa di te.- dissi, si accorse dei miei brividi. 
-Eih hai freddo?- chiese. 
-No anzi... Tu non hai caldo?- mi tolsi il coprispalla. 
-Sì un pò.- disse, festeggiammo per un pò quella sera, era un grande traguardo quello spettacolo. 
-Ryan Blunter vieni con me.- presi dal tavolo del locale un bicchiere con probabilmente champagne, lo bevvi tutto, lo riappoggiai, tirai Ryan per la giacchina e ci sedemmo lontano da tutti. -Abbiamo pomiciato dietro la tenda.- dissi bevendo ancora. 
-Cosa?- presi un bicchierino più piccolo da un cameriere e bevvi. 
-Hai capito, e non baci così, baci baci.- 
-Ti ha ficcato la lingua in gola?- 
-Beh così è esagerare, ci siamo semplicemente baciati in modo passionale.- 
-Il punto è se ti avesse preso in braccio e avrebbe provato ad andare ben oltre tu che avresti fatto?- 
-Non sarei più vergine.- dissi ridendo, rise anche lui. 
-Beh è un problema. Comunque, ora come stai?- 
-Una vera merda. Non so che mi succede. Il mio cervello dice "ah nah, Justin? cosa? Amici basta" il cuore "ow lo devi baciare!" e io sono tipo Homer Simpson davanti alle ciambelle.- 
-Domati.- disse Ryan porgendomi un bicchierino, Justin era già ubriaco e si sedette tra me è Ryan, con Scooter vicino, il pc davanti mise un suo video. 
-EIH SCOOTER QUESTO RAGAZZO! DOBBIAMO TROVARLO ASSOLUTAMENTE!- le sputai tutto il cocktail in faccia. -ARAVIS NON STO SCHERZANDO E' FORMIDABILE, LO ADORO. COME ADORO TE, TU BA...- le tappai la bocca con una mano. 
-Noi andiamo a fare un giro.- guardai Ryan, tirammo su a Justin e lo portammo fuori. 
-ARAVIS IO TI AMO, NON TRATTARMI COSI'.- Ryan mi guardò, io mi sentivo morire.
-Una buona percentuale delle volte che uno dice cose quando è ubriaco, dice la verità. Ma non fidiamoci.- disse Ryan. 
-Sì amore anche io ti amo, tanto ma tu sei ubriaco perso.- 
-Ryan non rubarmi la ragazza.- disse dandole un pugno alla spalla e ridendo, guardai Ryan e scoppiammo a ridere. -Ma perché ridete?- iniziò a ridere anche lui. -Io sono serio, anche se ubriaco sono serio, serissimo.- disse. 
-Hai sonno tesoro?- chiesi cercando di non ridere, di non disperarmi. 
-Sì piccola, ho sonno.- 
-Manda un messaggio a Scooter lo portiamo in camera nostra, io dormo con te, lui dorme nel mio letto.- dissi. 
-Ma noi non possiamo andare da nessuna parte se non su.- disse Justin, lo guardai perplessa e chiamai un taxi. 
-Sì amore certo.- entrammo nel taxi e arrivammo dritti dritti all'albero, misi il cappuccio a Justin lo prendemmo a braccetto ed andammo nella nostra camera senza problemi, feci togliere le scarpe a Justin e anche la felpa, Ryan le prestò un pantalone e lo infilammo sotto il lenzuolo. 
-Aravis...- disse Ryan sottovoce mentre Justin canticchiava. Mi avvicinai. -Fa sul serio, dice cazzate quando è ubriaco ma una volta quando dormivamo da lui ha detto ubriaco "Aravis ha una terza" ti abbiamo controllato il reggiseno ed era così.-
-No, non credo sia così, Ryan è tutto okay.PERCHE' MI AVETE GUARDATO IL REGGISENO, DEPRAVATI?- mi coricai vicino a Justin. -Tutto bene Bieber?- 
-Oh sì.- rispose Justin. 
-Ti va un caffè?- chiese Ryan.
-Sì.- disse Justin. Avrebbe sicuramente vomitato appena sveglio oppure subito dopo averlo bevuto. 
-Lo beviamo in bagno, mentre io mi strucco?- chiesi mentre Ryan prendeva un termos dalla dispensa della camera. 
-Sì.- disse Justin. -Aravis.- si sedette. -Ho una cotta per te.- disse baciandomi, tutto ciò che sentii fu il sapore di tutti gli alcolici bevuti dalle undici fino all'una di notte. 
-E' pronto il caffè.- disse Ryan. mi alzai e tirai su Justin che era un pochino instabile. 
-Tu mi piaci davvero tanto.- fondamentalmente mi mancava il coraggio di dirle "anche tu mi piaci, e non poco", mi sentivo una merda. Entrammo in bagno lo feci sedere ne per terra sul tappetino e le diedi il caffè, bevve in caffè è vomito subito mentre Ryan era vicino a me. 
-Eih Ryan vai a prenderle lo spazzolino.- 
-No aspetta ci sono qui.- aprii un mobiletto e dentro c'era un pò di tutto tra cui due spazzolini e il dentifricio. -Justin tutto okay?- 
-Diciamo. Ho un pò di sonno.- sbadigliò. 
-Dai lava i denti.- dissi sorridendo, sorrise e si lavò i denti. Ryan tirò l'acqua e andò a coricarsi. 
-Dormirai con Ryan?- chiese Justin. 
-Sì, tu devi stare comodo.- 
-No voglio dormire con te.- disse con la bocca piena di dentifricio viola. -Amo questo dentifricio...- finì di lavarsi i denti. 
-Lava anche la faccia.- mi obbediva ero come una mamma. -Dai andiamo che è tardi.- Ryan si era addormentanto subito senza lasciarmi spazio nel suo letto, mi piazzai da un lato di lato e Justin si coricò vicino a me. 
-E' vero mi piaci tanto.- 
-Sei ubriaco fradicio.- dissi. 
-Lo so.- sorrise e mi baciò. 
-Ahh, buona notte.- mi girai dall'altra parte e lui mi abbracciò. L'ultimo giorno di Agosto non faceva molto comodo avere una persona che faceva da termosifone, ma mi sentivo protetta. Mi svegliai esattamente dal lato opposto del letto. Sentivo Ryan che diceva 
-Mio Dio, ieri hai detto tante di quelle cazzate. E ora continui a vomitare. Hai persino baciato Aravis e le hai urlato che la amavi, le hai detto anche "mi piaci tanto!" più volte.- mi alzai. Justin non rispose a Ryan, mi affacciai alla finestra era ancora buio, controllai l'orologio, erano le sei del mattino. Andai in bagno in mutande e reggiseno molto tranquillamente. 
-Buongiorno.- dissi con una voce discutibile. Mi guardarono come se non mi avessero mai visto in mutande e reggiseno. 
-Buongiorno...- dissero in coro imbambolati. Mi feci una coda e mi lavai il viso, avevano per caso qualche problema? Ero stata in bikini un miliardo di volte con loro.  
-Sembra che in cinque anni non mi avete mai visto così.- dissi ridendo. 
-Wow dico davvero, wow.- disse Ryan. 
-Santa Madre.- disse Justin squadrandomi. 
-Se iniziate a pomiciare come ieri, vi sbatto fuori.- disse Ryan.
-Ow, è stato fantastico è l'unica cosa che ricordo.- disse Justin.
-E quando hai detto a Scooter che dovevamo trovarti mentre guardavi un tuo video?- dissi.
-Sono dettagli.- disse. -Okay finito.- 
-Sapete non piscio da quattro ore, mi costa farla davanti a voi.- dissi.
-Possiamo girarci.- disse Ryan. 
-Esatto.- disse Justin.
-Ho il ciclo.- dissi -Secondo voi perché mi esplodono le tette?- 
-Oh sì esplodono.- disse Justin. 
-Maniaci uscite da qui.- presi un assorbente, li buttai fuori, chiusi a chiave e feci ciò che dovevo fare. Quando uscii mi vestii un pò di più. Pantaloncini e maglietta erano sufficenti. ci sedemmo per terra a mangiare brioches. -uff, avere il ciclo in estate dovrebbe essere illegale.- 
-Cosa sarà mai!- disse Ryan. 
-Esatto...- confermò Justin. 
-Vi ci vorrei vedere voi con il pisello che sanguina per cinque giorni.- dissi. 
-Cambiamo idea amico.- disse Justin -Allora raccontatemi di ieri.- 
-Te lo racconta lei, io devo andare in bagno.- disse Ryan correndo verso il bagno. 
-Allora, hai guardato un tuo video e hai detto che dovevamo trovare il ragazzo del video, io ti ho sputato il cocktail in faccia, poi siamo usciti dal locale hai urlato che mi ami che non dovevo trattarti così, hai detto a Ryan che non doveva rubarti la ragazza, poi siamo tornati qui, hai detto "eih Aravis tu mi piaci veramente" mi hai baciato, hai vomitato, poi siamo andati a dormire e mi hai ripetuto che ti piacevo. Poi ti sei spento.- dissi ridendo, quasi insensibile. 
-Sono un caso perso. Te lo ho detto perché abbiamo pomiciato per non far vedere a Mama Jan che mangiavo, credo.- disse ridendo anche lui. -Dovevi farmi il video.- 
-Non dimenticherò mai la tua faccia piena di cocktail rosa.- dissi. 
-Oh...- 
-La parte più divertente è quando hai urlato "Aravis io ti amoo, non trattarmi così" e io ti ho risposto "sì, anche io amore, dai andiamo" e tu hai sorriso come un cretino.- 
-Tutto questo non andrà nel mio primo film, tu ci sei la mia sbronza no.- disse. -Grazie di esserti presa cura di me, senza farmi fare cazzate.-
-Giuro, obbedivi come un cagnolino. Mi piace umiliarti in pubblico, posso dirlo a tutti?- 
-No, che non puoi.- disse. 
-Va bene lo sputtanerò a Selena. Ieri non ho beccato a Miley, posso mandarle un messaggio dal tuo mitico blackberry?- 
-Tu ne hai uno prendi il numero.- disse passandomi il suo telefono, le diedi un bacio sulla guancia e presi il mio telefono. 
-Io ti adoro.- 
-Io no.- disse, lo guardai estremamente male, era una mini frecciatina -Scherzo.- sorrise rassicurante e continuammo a mangiare. Era forse la settimana più problematica della mia adolescenza. 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** niente coinvolgimenti emotivi. ***


Conobbi Selena Gomez, era simpatica, ma io non le stavo particolarmente simpatica. -Allora donne.- disse Justin rivolgendosi a me e Selena sedute vicine. -Per donne intendo anche Ryan, il mio grande amico Ryan che con molta tranquillità guarda le tette delle mie donne.- 
-Ryan, finiscila, o ti ritrovi all'ospedale con una forchetta nella mano.- mi mandò un bacio e io sorrisi mentre Selena rideva. 
-Non possiamo farci niente. Sono ragazzi.- disse Sel. 
-Ryan è una donna.- disse Justin. 
-Abbiamo degli elementi strani nella nostra specie, ma Ryan è troppo...- Ryan mi interruppe. 
-Evoluto?- chiese Ryan. 
-...Stupido per essere una ragazza.- dissi. 
-Mi ritengo offeso.- disse. 
-No, tesoro dico sul serio, faresti uno sbaglio a definirti donna.- dissi. 
-Sentiamo l'ultima perla di saggezza.- disse Justin. 
-E ti ricordo che come essere umano a dir poco rivoltante, tu sei fantastico.- dissi, guardando Justin che mi guardò male. 
-Ho cambiato idea, adoro questa ragazza.- disse Selena. 
-Aravis, ora mi ritengo io offeso.- disse Justin. 
-Andiamo Justin, la tua migliore amica...- mi costava dire migliore amica quando volevo solo essere di più, di più della migliore amica -...sia una futura scrittrice di successo, e la tua ragazza, beh la tua ragazza è Selena Gomez, non devo aggiungere.- dissi ridendo -Dovresti essere felice, non offeso, potrei cantarti una canzone di Selena per esempio a Year Without Rain, ma sono stonata, se lei canta e io muovo le labbra sono contenta lo stesso.- 
-Okay.- disse Selena -uuuuuuh can you feel me when i think about you?- intonò Selena. 
-Va bene, può bastare.- dissi ridendo. 
-Eri molto credibile.- disse Ryan.
-Giuro la so a memoria ma faccio schifo dalla parte dell'intonazione.- dissi finendo il mio pranzo, Justin mi guardava ridendo, mentre io ballavo con Selena, e lei canticchiava, mi sentivo osservata, e anche un pò vuota, molto vuota. Era così felice con lei e io ero così triste senza lui. Uscii un pomeriggio con Selena, a fare shopping. 
-Allora... Vuoi un caffè?- chiese. 
-Volentieri.- dissi, entrammo in un bar. 
-Quindi tu segui molto Demi?-
-Sì abbastanza, veramente seguo le mitiche tre ragazze della Disney e Taylor.- 
-Sai... Tu sei molto fortunata...- 
-Dobbiamo realmente parlare di fortuna? Beh, io non lo sono...- 
-Hai sedici anni, il tuo migliore amico è fantastico, conosci tante persone famose e sei felice, Ryan ti desidera in un modo talmente tanto forte che non smette di starti appiccicato, si dichiarerà presto, e poi wow sei bella, vorrei avere il tuo fisico, curve al punto giusto, scommetto che se i ragazzi ti vedono in mutande muoiono.- 
-Grazie dei complimenti, Ryan è un grande amico, per te potrò essere fortunata ma veramente non lo sono, non sei nulla quando non ricambia o almeno non ne sei certa.- 
-Mmh, di chi si tratta?- chiese sorridendo, sorrisi. E ora? Non potevo dirle "oh, beh Justin sta con te è ovvio che non ricambia, cretina!" mi limitai a pensare e a rispondere. 
-Ow, cioè non so se...- dissi impacciata. 
-Dai puoi dirmelo!- le avrei detto un nome a caso? potevo? io potevo fare tutto quello che volevo, lei non mi era nulla.
-Ryan credo...- faci finta di essere imbarazzata, mentre camminavamo per le vie di New York con un caffè in mano. 
-Omg, fidati è ricambiato il sentimento. sì vede, ti fa sempre da spalla, mentre devi distrarti solo da lui.- disse -Ow, sono così felice giovani coppie.- sorrisi poco sicura e poi presi il telefono e scrissi "in albergo tra dieci minuti" a Ryan. 
-Grazie, del supporto e del caffè, ora devo andare...- feci il numero di Ryan improvvisando una chiamata, girai il telefono verso Selena che sorrise, mi abbracciò, chiamai un taxi e tornai all'albergo. Entrai in camera c'erano Ryan e Justin, feci cenno a Ryan di mandar via Justin e io mi nascosi in bagno senza che mi vedessero. Justin disse ad alta voce. 
-Selena mi vuole vedere, vado. Ciao Ryan, ciao piccola.- 
-Oh, almeno salutami.- dissi uscendo dal bagno, mi diede un bacio sulla guancia. 
-Stai benissimo così. Ciao.- era strano, forse turbato, forse preoccupato, forse li avevo interrotti. Quando fummo sicuri che Justin fu andato via chiusi tutto e mi sedetti davanti a Ryan nel mio letto. 
-Okay, ho fatto un casino.- dissi. 
-Sentiamo.- 
-Selena, si è messa a parlare di quanto fossi fortunata e bla bla bla, e poi ha detto che io ti piaccio e si vede.- mi guardò male -e io so che non è così, ma io rispondendo naturalmente ho detto che non sapevo se ricambiavi e che non ero realmente felice, allora ho detto che mi piacevi tanto e lei ci ha creduto abbastanza e io... ora ho bisogno del tuo aiuto.-
-Dimmi che non durerà tanto.- 
-Un mese.- dissi. 
-Ci sto, effusioni solo in pubblico.- 
-Io ti amo grazie.- le diedi un bacio sulla guancia e poi chiamai Selena. -Eih Selena, senti conosci bei posti per fare shopping?- parlammo un pò così, mi inventai della relazione con Ryan e poi la scaricai. -Allora facciamo un pò di scena sul piano di Justin?- chiesi. 
-Justin è su questo piano.- disse Ryan. 
-Uff, che precisino. Vedi perché non ci piacciamo e non stiamo insieme? Perché tu sei noioso.- dissi. 
-E tu stronza.- 
-Ti amo anche io Ryan.- 
-Lo so.- disse. 
-Acido.- presi una bibita energetica rossa senza sapere che sapore avesse, la assaggiai e scoprii quanto facesse schifo, e restai davanti a Ryan con un'espressione disgustata. 
-Fa schifo?- chiese. 
-Apri la bocca.- dissi, lui aprì la bocca e io le versai un pò di quello schifo in bocca, forse un pò troppa visto che si sporcò tutto. Chiusi la bottiglietta. 
-Corri.- disse, iniziai a correre. 
-Facciamo scena ok?- chiesi.
-Perfetto.- disse, uscii fuori dalla camera correndo, con Ryan che mi rincorreva, passammo davanti a Justin e Selena che parlavano, mentre Ryan mi prese alle mie spalle e mi fece il solletico, non ci curammo di stare davanti a loro. -Allora? che si fa? Scusati. Ti mollo, se non ti scusi, dai baby...- certe cose non erano permesse, solo Justin aveva tali privilegi -...scusati.-
-Ahhh non lo ho fatto apposta.- dissi ridendo -Scusa, scusa, scusa.- smise di farmi il solletico, mi spinse verso il muro e mi baciò con poca clemenza. Justin lo guardò malissimo, Ryan se ne accorse e mi morse anche il labbro, scoppiai a ridere perché sembrava un cretino, mi prese sulle spalle e iniziò a correre, stava colpendo ogni parte emotiva di Justin che a quanto vidi accartocciò un bicchiere di carta. Mi fece scendere mi baciò ancora poi aprii la porta e continuò a baciarmi, iniziava a non esserci fine, chiusi la porta mentre Ryan continuava a baciarmi, non era una cosa promettente, ma piaceva ad entrambe. Fino a quando non fece sul serio iniziando a toccarmi quasi ovunque, e aprendo la mia giacchina. -Ryan...- lo distolsi dal baciarmi. 
-Oh cazzo.- disse mettendosi le mani in faccia. 
-...niente coinvolgimenti emotivi.- dissi. 
-Io...- 
-Non scusarti, c'eravamo dentro tutt'è due, non so se hai notato il mio modo spinto di chiamarti, e il fatto che non mi sono opposta alle tue calde mani, mai più Ryan.- dissi ridendo. 
-Se fossi stato l'altro Ryan che avresti fatto?- 
-Uh nulla.- dissi sistemandomi. 
-E con Justin?- 
-Smettila di chiedermi se avrei scopato con Ryan che ha anni in più o con Justin. Sei un depravato.- 
-Stavamo per usare il mio letto come location per il tuo primo pomeriggio di sesso, con un tuo amico.- 
-Lo so, fa abbastanza trombamici, ma ricordati che siamo nell'Upper East Side, prima o poi doveva succedere.- 
-Tu sai troppo di New York.- 
-Esatto, l'Upper East Side è la parte dei ricchi. Vorrei vivere qui.- mi sistemai. Odiavo, dover usare il mio secondo più fidato amico per pararmi il culo, ma ormai sentivo troppo per Justin, e quello che sentivo, dovevo solo nasconderlo, a gli altri e a me stessa.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** stesso posto, stesso sogno. ***


Io e Ryan chiudemmo la relazione con una mitica scenata a Stratford, davanti a tutti. Justin venne persino a trovarmi quando lo venne a sapere. -Oh, Justin non dovevi venire.- dissi facendolo sedere sulla nuova poltrona e lanciando il suo borsone nel lato della camera.
-Sì che dovevo venire, era il tuo primo ragazzo e ti ha deluso.- disse -E poi farei di tutto per farti sorridere quindi ho chiamato delle persone a me vicine. Viktor e Vikram direttamente dalla Russia con...- due ragazzi vestiti con la tuta da aerobica e uno stereo spalancarono la porta, Ryan Good e Fredo. 
-...LORO STUPENDA COREOGRAFIA CONTRO DELUSSIONE D'AMORE!- disse Fredo, con una stupida tutina rosa shocking, verde evidenziatore, le calze a righe, le scarpe da ginnastica, i baffi da attore porno e gli occhiali da sole. 
-JAAAAA! NOI ORA FAREMO VEDERE TE, COME SI FA PALLO, INSIEME ALL'AIUTO DI NOSTRO AMICOOO...- disse Ryan vestito come Fredo con i colori invertiti, con un mankini giallo evidenziatore, i baffi, i basettoni, i capelli afro e gli occhiali da sole. 
-...CIAAAAAAAAAAAASTEEEEN!- dissero in coro. 
-Okay ragazzi, no, non mi umilierò così.- disse Justin, mentre io ridevo con braccia sulla pancia per il dolore lancinante delle risate. 
-ANDIAMO AMICO CIASTEN, VIENI A BALLARE CON NOI.- disse Ryan accendendo la musica. 
-CIASTEN, CIASTEN, CIASTEN.- iniziammo a urlare in coro. In casa c'eravamo solo noi mia sorella era uscita. Fredo, prese Justin di peso e lo mise in mezzo a loro. -OH BRAVO AMICO CIASTEN, TU PRONTO?- disse Fredo. 
-No.- disse Justin. 
-E SAI A NOI COSA IMPORTA?- chiese Fredo.
-ESATTAMENTE QUESTO...- disse Ryan, indicando insieme a Fredo i loro...organi genitali, ecco, prima di quello ero tranquilla, scoppiai a ridere disperatamente. -ALLORA VIKRAM TU PRONTO?- chiese. 
-IO PRONTISSIMO VIKTOR.- cambiarono canzone. -SEGUICI TU, BABBUINO.- disse Fredo con il polso sciolto, molto "gay", iniziò Single Ladies di Beyoncé e loro iniziarono a ballare come Beyoncé, poi cambiò canzone e iniziò Green Light, Fredo si fermò di colpo. -NONONO, COSI' RAGAZZINO NON VA PENE.- 
-ESATTO, CAMBIATI.- non so da dove Ryan si tirò fuori un'altra tutina, Justin andò a cambiarsi e tornò vestito come loro. -Da inizio.- disse Ryan. 
-NOOO UN ATTIMO.- urlai, presi il telefono -Posa sexy amori miei.- dissi, si misero in una posa discutibile e io le feci una foto. -Magnifique.- iniziarono a ballare di nuovo, e io di nuovo a ridere. 
-FREE STYLE SU QUESTA CANZONE, PIEPER VOGLIAMO SENTIRTI CANTARE, NOI FACCIAMO CORO RIUSSO, TU FAI STROFE.- disse Ryan, iniziò Baby, Justin come sempre al centro, c'era solo la base, Justin iniziò a cantare cercando di non ridere mentre Ryan e Alfredo dicevano il coretto, al ritornello iniziarono tutti a ballare. -...and now my heart is... Non ricordo...- disse Ryan, lo guardai ridendo. Per il resto della canzone mi feci stregare ancora da Justin, che mi indicava e che mi "dedicava" tutte quelle parole "dolci". Ero presa, troppo presa, dovevo disincantarmi dal re degli scherzi, dal re del ping pong, dal re del mio cuore, io non sarei riuscita a vivere senza di lui, ma come avrei fatto a vivere senza il suo amore, solo Dio lo sa. Finito tutto lo spettacolo li abbracciai tutti e andarono via, tranne Justin. 
-Allora? Scendi giù con me o no?- chiese Justin, pensante non risposi con una risposta seria, mi svegliai dopo e risposi con un: 
-Come? Scusa, ero presa dai miei pensieri sulla vita.- 
-Pensatrice, vieni con me.- 
-Se hai fatto entrare un fattorino dentro casa mia a mia insaputa ti esilio.- mi tirò su, e mi fece strada nel mio salotto. C'erano una rosa, la scritta "Colazione Da Tiffany" sulla tv, vicino alle rose, il cartone con la mia pizza preferita sul tavolino e un Justin sorridente, vicino a me.
-Qualcosa da dire?- mi spuntò sul viso un sorriso da un orecchio all'altro. -Direi di no. siamo solo noi, ho mandato tutti a cena fuori, ora siamo solo io e te.- ci sedemmo sul divano, presi il telecomando -Puoi farlo partire da ora, dall'ora nella quale il tuo migliore amico ti dirà che ci sarà sempre, che ti starà sempre vicino, che ti renderà sempre felice, dopo ogni ragazzo, dopo ogni delusione, dopo ogni risata, dopo tutto quello che passerai e che lo passerai con il suo aiuto.-
-Non ho mai desiderato di meglio nella vita.- dissi. 
-Un bel mazzo di rose, beh...- disse lui. 
-Idiota, intendevo te, sei il migliore, sei perfetto.- 
-Tu lo sei.- disse. -Se non fossi fidanzato ti bacerei.- disse ridendo-
-Vedi l'esatto nesso tra "se non fossi fidanzato" e "tradisco tutte le mie ex con la mia migliore amica"? Ora non c'è perché io non ti bacierò e non mi lascerò baciare, perché non devi tradire più nessuno.- dissi sorridendo acidamente. -Ringraziami.- 
-Per cosa?- 
-Per tenerti lontano dal peccato.- dissi, scoppiammo a ridere entrambe. -No seriamente, io sono la tua baby sitter.-  
-No, tu sei mia madre.-
-Volevi baciare tua madre?- chiesi mangiando. 
-Ora sei mia madre, prima eri Aravis.- disse. 
-Depravato, vai in camera tua.- dissi. 
-No mamma, torna ad essere la mia migliore amica.- disse toccandosi i capelli. 
-Va bene.- 
-Comunque, non ti avrei baciato ancora, avrei potuto farlo, ma non rovinerò mai più nulla tra di noi.- feci un applauso e feci partire il film. Mi addormentai con la testa sulle sue gambe e sicuramente lui mi portò in camera mia e dormì nel divano, dato che lo ritrovai nel lì appena sveglia. Mi avvicinai le accarezzai i capelli e le diedi un bacio sulla guancia, preparai la colazione ad entrambe e la portai in camera. 
-Eih, Justin.- dissi inginocchiandomi davanti al divanetto. Era la cosa più tenera del mondo quando dormiva, era tranquillo, in silenzio, i suoi lineamenti rilassati facevano risaltare ciò che di più bello c'era nel suo viso, le labbra, qualche piccola imperfezione che le avrei corretto poco più tardi, ma ogni singola cosa che c'era nel suo viso la scrutavo con enorme cura mentre dormiva. Ogni tanto le si muovevano le labbra come se stesse per ridere -Se credi che ti canti una canzone scordatelo, ti ho portato il latte, e i tuoi cereali preferiti, i mirtilli, i lamponi, una brioche, un succo e anche la panna, ma tutto tranne il latte e i cereali sono per me, di sotto ci sono i wuffles e sento odore di bruciato, quindi ora scendo a prenderli, se mi finisci il succo non ti preparo più la colazione.- dissi dandole un bacio sulla guancia. Lasciai il vassoio per terra -E fai attenzione il vassoio è per terra.- presi i wuffles e tornai in camera, dove Justin stava mangiando tranquillamente il latte con i cereali. 
-Buongioooorno.- disse abbandonando il latte. Mi sedetti vicino a lui, che finì il latte e prese un lampone. 
-Ladro.- 
-Sì, ti amo anche io.- disse prendendone un altro. Presi la mia colazione e le diedi un wuffle, misi lo zucchero sopra e iniziammo a mangiare, in silenzio, e non so perché. -allora, tu cosa fai per vivere?- disse facendo finta di bere il latte, che era finito. Era la mia scena preferita di Squirrel Boy e io adoravo quando la faceva. Scoppiai a ridere e per poco non mi affogavo con un mirtillo. Presi il succo e ne bevvi rumorosamente un sorso, Justin prese il succo e fece lo stesso. 
-E se ti obbligassi a restare con me a vita?- 
-Non mi dispiacerebbe.- disse ridendo -Ma come vivi senza la mia musica?- 
-Esatto, ma io non so più come vivo senza vederti ogni giorno.- 
-E' dura, ma ce la faremo, è già da tre anni che succede questo, ma noi siamo indistruttibili.- disse prendendo la mia mano, mi mancò il respiro per un secondo, e spalancai gli occhi, poi presi un pezzo di wuffle e cammuffai la reazione. 
-Esatto.- 
-Ti prego resta single a vita, non ti voglio vedere soffrire.- 
-Justin, io...- amo te, solo te, non posso stare con nessun altro. -...anche se mi mettessi con un ragazzo e finissi per rompere dopo un mese, sarei felice perché ho già te e mi basta, e anche se siamo migliori amici tu mi dai tutto l'affetto della quale necessito. Tu mi fai sentire come se fossi l'unica donna sulla Terra.- cioè anche se non fossimo migliori amici ma fidanzati io mi sentirei così perché l'unico ragazzo sulla Terra per me sei tu, ecco Bieber. Ascolta la vocina nella mia mente, non quelle stupide corde vocali che non dicono quello che dovrei realmente dirti.
-Ow, amore.- amore? E' un nomigliolo fottutamente scontato, cambia soprannome.
-Piccola, appena finisci la scuola, appena la finiamo, io ti porto in tour con me.- piccola è perfetto. Il tour? Scusa? Mia madre stenta a mandarmi a NY per una settimana e tu mi vuoi far stare lontano mesi da casa? Ma io ti amo proprio.
-Certo che sì, Biebs.- 
-Cavolo, abbiamo solo venti minuti, aspetta eh.- disse controllando nel suo borsone tirò fuori una felpa e il suo profumo, spruzzò la felpa di profumo, la riempì eccessivamente e poi anche un cappellino, suo. Solita scena da FF, lui le lascia una felpa e poi dice -Così mi sentirai vicino.- aw, potrei vomitare arcobaleni per tali smancerie. pft che merda. se il profumo non è eccessivamente eccellente non resta a vita, pirla. 
-Awww.- lo abbracciai evitando i miei pensieri sugli arcobaleni e gli unicorni che ci cavalcano sopra. Non che non mi piacesse quel gesto, ma era troppo da Fan Fiction, però era stato dolce. -Grazie.- 
-E' la tua felpa preferita poi.- 
-Esatto.- 
-E il cappellino che mi hai regalato, che torna tuo, in prestito. Fino a quando non potrai venire con me.- i venti minuti passarono così velocemente che ai saluti mi venne fuori solo una stupida frase fatta: 
-Eih Bieber, stesso posto, stesso sogno.- fanculo a me, a twitter, e alle tipe che scrivono ste minchiate qui. Lui tornò da me e mi abbracciò ancora. 
-Torno presto promesso.- 
-Va bene, grazie.- dissi. 
-A te. Ti voglio bene.- 
-Io di più.- mi lanciò uno sgardo terribile e salì sul tour bus, Kenny mi salutò e anche Pattie, Mama Jan e compagnia cantante. 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** sei...strana. ***


Se per presto Justin intendeva dire quasi l'estate dopo, beh quello era molto presto. Dico wow, torna in patria con i capelli corti, le supra rosse e uno stupido giacchetto. Dov'è il mio Justin Bieber? Accettai il cambiamento, era bellissimo, era lo stesso, più alto, un pò diverso, ma era lui, il mio amore segreto, lo vidi nel locale dei miei genitori che parlava con mia sorella, le picchiettai sulla spalla e le dissi -Scusa tu sei Justin Bieber?- non si girò subito. 
-Scusa Gen.- non mi riconobbe subito, ero quasi bionda. -Sì, sono io...- 
-Ecco cosa succede quando lavori troppo.- oh mio Dio si sta rincoglionendo di brutto, lo sapevo che dovevo oppormi prima che si tagliasse i capelli. Cambiare stile è normale, cambio spesso, e questa è una fase di mezzo, sono vestita di nero e argento, quasi bionda, ma il viso è il mio, sta delirando. 
-Chi sei tu? Che ne hai fatto di Aravis? Tu non sei la mia migliore amica.- disse prendendomi le spalle e scuotendomi violentemente, come se le avessi ucciso il gatto. -Sei troppo alta, troppo bionda, troppo, troppo, stranaaa.-
-Non sono strana.-
-Vabbè, ow, ora abbracciami.- 
-No abbracciami tu, non mi capiterà altre volte di essere abbracciata da te.- mi prese in braccio e mi fece fare il giro del locale. 
-Allora, casa tua e film?- 
-Tu cosa consigli?- 
-Ti porterei in ristorante ma saremo troppo seri, quindi...- 
-Vada per casa mia.- 
-Perfetto, piccola sei geniale.- disse mettendomi giù. -Non mi aspettavo di vederti così. no, sei bellissima. Davvero spettacolare.- Bieber, mi sento lusingata, smettila, di sentirti in dovere di dirmi che sto bene bionda, che sono bella eccetera, eccetera, eccetera. 
-Grazie...- dissi uscendo dal locale, avevo preso la patente e anche una macchina con i miei risparmi. 
-Cosa? Hai una macchina?- 
-Noi non ci sentiamo abbastanza.- dissi aprendola. -Prego.- 
-Mi stai dicendo che guidi tu?- 
-Sì!- dissi. 
-Naah, non mi fido.- 
-Bieber, zitto e metti la cintura.- salimmo in macchina, era spaventatissimo. Arrivammo a casa mia sani e salvi. -Vedi non sono male, guidando.- Guardammo un film, e nel mentre parlammo un pò. 
-Sai io e Selena abbiamo un'incredibile vita sessuale.- aspetta, lasciamelo aggiungere alla lista delle quali non me ne frega nulla.
-Sai che non mi interessa?- dissi ridendo. certo che mi interessa, stronzetto, voglio sapere anche quante volte lo fate al giorno, visto che ci sei. 
-Sì, ma non sapevo cosa dire. Tu come stai messa con relazioni, ragazzi e tutte le storie lì?- 
-Ogni tanto esco con qualcuno. Ogni tanto qualcuno prova a portarmi nelle camere delle feste, ma io ci sono stata solo con un ragazzo, che poi mi ha rivelato di essere gay.- a dire il vero un pò Dick mi piaceva, era carino, dolce, divertente, ma gay.
-Ow, magari stava avendo dei dubbi...- 
-Era fidanzato, è fidanzato. Ogni volta che lo vedo lo saluto acidamente, perché mi piaceva.- 
-Ohhh.- disse toccandosi i capelli. Attenzione cercasi defribillatore per rianimare la conversazione. -ma comunque cioè tu ci sei....?-
-Justin sì, ci sono andata a letto, e quando tutto era finito mi ha detto "sono gay..." io mi sono messa a ridere e lui ha detto "davvero, solo che..." e io le ho detto "ah, vaffanculo. mi piacevi" basta. Non parliamone perfavore, mi viene voglia di vomitare.- 
-Va bene, va bene. Mi piacciono le tue scarpe, potresti dare calci in culo e ferire qualcuno per le borchie.- disse guardando le mie stupende scarpe nere con le borchie, e la suola rosso fuoco. 
-Lo dici perché ti piacciono o per sopravvivenza?- 
-Perché mi piacciono. come la tua maglietta.- disse. 
-Risparmiati, se lo fai per sopravvivenza, evita.- vorrei sapere perché rido come un'ebete, quando lui mi guarda così. Devo smetterla di essere...oh per il cuore di Gesù, si è appena leccato le labbra ow. la mia morte è vicina. 
-Va bene.- 
-Grazie.- 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** non ci vede nessuno, sei mia. ***


PARTE I:

Giusto ad inizio ottobre, Justin mi chiamò canticchiando Mistletoe. 
-Show me baby that you love me so o o.- lo ascoltai tranquilla mentre bevevo un cappuccino. 
-A cosa ti servo?- 
-Voglio vederti. So che stai facedo scuola. Scuola, quella che volevi seguire, non vedo l'ora di vedere tutti i tuoi premi da piccola truccatrice in camera tua. Comunque, ciao piccola.-
-Ciao, come va?- chiesi. 
-Bene, però sai siamo sempre lontani ed è triste come cosa. Tu?- 
-Idem. Con Selena?- 
-Tu mi chiedi come va con le ragazze solo quando sei gelosa.- sono gelosa della tua LACCA posso essere gelosa di una che va a letto con te oppure me lo vieti? 
-Stai zitto, chiederti come va con lei è un mio diritto da migliore amica, non sono gelosa. Dovrei esserlo? Non sei il mio ragazzo.- dissi modesta. 
-Tu sei gelosa anche dei moscerini che mi entrano negli occhi.- perché io uso pantene, io valgo, a dire il vero non mi ricordo se è pantene o un'altra marca, tanto uso sunsilk... perché io posso essere gelosa di qualsiasi cosa.
-Vabbè, come va a scuola?- 
-Bene, eih, sto progettando la festa dei diciotto anni, se serve ti vengo a prendere a piedi da qui okay? Ci devi essere.- disse.
-Ci sarò.- dissi. -Allora, com'è che Natale si sposta a novembre? Scusa le canzoni sono uscite poco fa, quindi?- 
-Beh, quando hai un cd pronto devi muoverti.- 
-Anche quando ti vuoi tagliare i capelli senza il mio okay?- 
-Scuuusa, ma sai, è stato un colpo di genio.-
-Ti ho perdonato tranquillo, e già da quando ero bionda. Era per farti sentire un pò in colpa, anche io ho fatto cambiamenti senza dirtelo, per esempio ho buttato ogni ballerina che si trovava nel mio armadio. E sto raccimolando soldi per altri tacchi.- 
-Tacchi? Nooo. Ringraziamo Dio che sono più alto di te, così posso farti sentire al sicuro.-  
-Non ci vediamo quasi mai a cosa serve tanto...- dissi in tono davvero triste, per quanto negassi a me stessa il mio amore per lui, mi mancava, mi mancava come a un sub manca l'aria se finisce l'ossigeno nelle bombole (?).
-Lo sai che la lontananza mi sta consumando?- 
-Lo sai che non rimane pezzo di me ormai? Tutto ciò che avevo è partito per Atlanta con te quattro anni fa.- 
-Atlanta è vicino a New York, e c'è un evento, io potrei mettere una buona parola lo sai?- 
-Sì che lo so, ma io non voglio che tu faccia cose del genere...- 
-Andiamo Fletchiii.- disse dolcemente -Non ti abbraccio da mesi, mi manchi. Mi manca il tuo Chanel n°5 in giro per la camera, tu che scleri per il fango nelle nike bianche...- cazzo, devo comprare un'altra bottiglietta di Chanel, quello è finito.
-Chanel lo ho finito...- dissi pensante. 
-Rimedio io.-
-Oow. Di che evento si tratta?- 
-Sfilata.- 
-Io non credo di essere pronta voglio dire...- 
-Tu lo sei, hai tutti quei premi in camera per cosa? Presi da cosa?- non risposi -So che sei in grado. Poi è solo una sera e ti pagano bene. Pensa potresti venire ad Atlanta o a NY, magari potresti vivere con mia madre sì. Potremo stare più vicini avresti i soldi per permetterti il college, se lavorassi alle sfilate, ti aiuterei anche io.- 
-Mi manca questo anno, io non credo che andrò al college, Justin... Io non credo sia facile...- 
-Aspetta io devo cantare a quell'evento chiamo l'organizzatrice e ti faccio mettere nella lista delle truccatrici. Ti metto un attimo in attesa. A tra poco baby.- 
-Okay.- posai il telefono sul tavolo e cercai di bere quel cappuccino bollente, non ero sicura di quello che facevo, non stavo neanche pensando. Dopo dieci secondi si illuminò il telefono, lo presi, feci un respiro e risposi. -Allora?- 
-Okay, sei in lista, sei minorenne e quindi qualcuno dovrà firmare per te anche una zia va bene, in caso una persona a te vicina tipo mia madre o Kenny.- 
-Kenny?- scoppiai a ridere. -Okay, va bene. Grazieee.- 
-Giriamo a NY il giorno dopo la serata, puoi alloggiare nel mio albergo, ho la camera con due letti, Selena non verrà... Quindi non mi dispiace se occuperai quello in fondo alla stanza dove ti potrò vedere dormire. Comunque l'evento è tra due giorni, mando Alfredo a prenderti domani. Niente, no. Non flirtare con Ryan Good. Sali davanti, non mettere cose attillate.- 
-Sei geloso se i tuoi migliori amici mi guardano il culo?- 
-Sì, certo che sono geloso, tu sei la mia principessa.- 
-Comunque, posso pensarci per le cose attillate.- 
-Solo se le metti quando ci sono io e per dormire.- 
-No.- dissi. 
-Daii.- 
-Vedremo.- 
-Lo prendo come un sì. Va bene baby, che fai ora?- 
-Mi alzo da un tavolo con un cappuccino in mano e cerco di tornare a casa sana e salva. Tu?- 
-Scelgo le foto per l'album.- 
-Uuuh mettine una dove sorridi okay?- 
-Va bene.-
-Ah è voglio la prima copia.- dissi. 
-Mmh, la seconda.- disse. 
-Con l'autografo?- 
-Cosa te ne fai dell'autografo del tuo migliore amico?- quando litigheremo tragicamente almeno io avrò il tuo autografo, pirla.
-Senti mancano due giorni a un evento dove truccherò decine di donne e ragazze in carriera, la tua ragazza mi vorrà uccidere, e io potrò vantarmi con mezzo mondo.- 
-Ti proteggo io tranquilla.- disse. -Okay, inizia a farti le valige e a parlare con tua madre, anzi faccio chiamare a mia madre. Maaaaamma chiama Jessica e dille che Aravis sta con me a NY per circa una settimana.- 
-Cosa?! Una settimana?- chiesi. 
-Sì, una settimanaaa. Pensa quanti soldi mi fai spendere.- 
-Pensa, sei ricco!- 
-Appunto poi spenderò per te, quindi non mi verranno i sensi di colpa.- 
-E' come se io ti lasciassi spendere tantissimi soldi per me. Zitto vaa.- 
-Okay, baby, sei a casa ora?- 
-No, ma ci sono quasi.- 
-Va beeene, devo assicurarmi che tu arrivi sana e salva a casa.- disse. -Comunque mia madre ha appena chiamato tua madre che ha appena detto "cosaaa?!" e poi "se sta da voi allora è okay" e anche "come? da soli in albergo? nooo" e ora "oh va bene... solo se li controlla seriamente" e mia madre ha appena detto "c'è anche Kenny".- 
-La sento dalla cucina.- dissi appena entrata in casa. Posai la giacchina e la borsa all'ingresso. 
-Aravis sei tu?- urlò. 
-No è papà con i tacchi.- risposi, sentii Justin ridere. 
-Baby preparati ci vediamo a New York, ti mando i pazzi con un regalo okay?- 
-Niente regali.- dissi. 
-Okay, grande regalo.- 
-Non provarci, sei tu il mio regalo.- dissi. 
-Oh, voglio abbracciarti dopo questa affermazione dolce. Non posso però faccio finta che tu sia qui.-
-Mettiamo fine a questa conversazione prima che ci distruggiamo emotivamente?- dissi. 
-Va bene, mi manchi.- 
-Tu di più.- 
-Nooo, ti voglio bene.- 
-Io di piùùù.- 
-No io di più.- 
-No, io di più.- 
-Chiudi.- 
-Nooo, chiudi tu.- 
-Aravis, se chiudi tu ti mando un pacco di caramelle con Alfredo.- disse. 
-Uuh, esattamente tra un'ora, giura che mi mandi un messaggio.- 
-Che ora è?- guardai l'orologio. 
-Le cinque e dieci.- 
-Alle sei e dieci, tieni il telefono pronto.- 
-Va bene. Ti voglio bene.- 
-Anche io.- 
-Sei pronto?- 
-Sì.- 
-Ciao.- mandò un bacio e io chiusi la chiamata. Andai in cucina dove mia madre spettegolava ancora con Pattie. -Mamma, dille a Pattie di dire a Justin che vincerò sempre io.- 
-Hai sentito Pattie? Ha detto Justin che non ti manda le caramelle se non la smetti.- 
-Dille che le principesse vincono sempre.- 
-Ha detto che ne riparlate dopo.- 
-Dille di abbracciarlo da parte mia.- 
-Ha detto che lo farà, e Justin ha detto che le manchi. E un altro mucchio di cose carine.- 
-Tipo?- 
-Fai spendere troppi soldi a Pattie.- 
-Ha i minuti gratis.- 
-Ha detto che sei bella, che le mancano i tuoi occhi e che vuole abbracciarti.- 
-Ow, omg.- corsi in camera mia. Presi l'ipod le cuffie mi tolsi le scarpe e mi buttai sul letto, aprii il primo album di Justin che mi capitò. Up risuonava nella mia mente tra i mille pensieri, quella chiacchierata di quaranta minuti mi aveva fatto scaldare il cuore. Sentivo di non poter nascondere il fatto che lo amavo, non pensai a cosa stavo andando incontro solo a quanto lo amavo. E pensarlo, saperlo, riconoscerlo, ancora dopo tempo era una rovina. E mentre pensavo mi venne voglia di parlare con mia sorella che era nel suo bagno.  -Genesis, Genesis dobbiamo parlare.- mi fiondai dentro. E la vidi seduta sul water con un test di gravidanza in mano. 
-Non è il momento, è positivo, sono incinta e sto per vomitare dall'ansia.- disse. Chiusi tutto a chiave. 
-TU SEI COSA?- diventerò zia. Ho sempre desiderato avere un nipote, più una nipote per portarla a fare shopping, farle vedere Gossip Girl, farle ascoltare Demi, portarla ai concerti di Justin e blah blah blah. Insomma una bambola tutta per me, il sogno si avvera aaah. 
-Sono incinta Aravis, un bambino uscirà dalla mia vagina! Sono incinta di tre settimane, e io oh... fanculo.- disse iniziando a piangere. 
-Genesis, hai ventuno anni. Sei prontissima per un figlio, ti aiuterò in ogni cosa.- 
-Ma non basta, dovrò tagliare ogni cosa...- 
-Aspetta...- chiamai a Pattie. -Sì Pattie parla con Genesis.- parlarono, Pattie aveva esperienza in questo e io  non sapevo che dire a Gen, eravamo entrambe in crisi ormonale, io per una cosa lei per un'altra. Non sapevo con chi parlare, e non ne parlai con nessuno, semplice no? Mi tenni dentro tutto e pulii ogni mio singolo pennello a ritmo di Taylor Swift, aspettando il momento di fare la valigia. 


PARTE II: 

 Kenny mi svegliò dolcemente -Aravis siamo arrivati a New York.- aprii subito gli occhi.
-Okay, okay.- mi tirai subito su presi la valigia. 
-No dalla a me.- disse Kenny, le diedi la valigia. Scendemmo dal treno prendemmo un taxi, arrivammo davanti all'albergo, avevo visto ogni singola parte di NY in Gossip Girl, era strano stare di nuovo lì. Il taxi si fermò davanti a un imponente hotel, con una massa di ragazzine urlanti davanti, una si girò mi vide e urlò 
-OH MIO DIO ARAVIS FLETCHER!- oh Santissimo Cuore di Gesù, mai fossi tornata al mio colore naturale. Mi girai verso Kenny che teneva la mia valigia, la diede ad Alfredo e fece il suo lavoro, fece la nostra guardia per tipo cinque minuti. 
-Kenny spostati se vogliono abbracciarmi lo faranno, le capisco.- dissi spostandolo leggermente. Restarono tutte ferme. -Okay, coraggio.- dissi respirando. -So che ora vorreste entrare da Justin o solo assalire Alfredo o Ryan o Kenny, forse non me, ma se promettete di farci passare, di stare tranquille, di non fare troppo casino, di non farvi male tra spinte e di fare le brave sorelle della nostra grande e bella famiglia, tra un'ora esatta torno giù, prendo tutte le lettere che avete le do a Justin, e in questa ora di tempo voglio tutti i vostri nomi di Twitter e vi faccio seguire.- qualcuna urlò e certe si guardarono abbracciandosi -Lo costringo a leggere le lettere, e se lui non vi segue da solo entro dal computer, dal suo profilo e vi seguo tutte, io ve lo prometto solo se voi promettete a me di fare le cose che vi ho detto prima.- mi girai verso Kenny, Alfredo e Ryan che mi guardavano a bocca aperta sorpresi di come avevo domato quella cinquantina di ragazze. 
-Aspetta quindi Justin è qui?- chiese una. 
-Sì, ma vuole passare delle giornate felici, non vuole avere il pensiero di voi che state qui al freddo, quindi meglio se andate a casa al più presto.- 
-Sai quando uscirà l'album?- chiese una ragazza che era davanti a me. 
-Sì...- dissi sorridendo. 
-Omg, omg, omg. Quando?- chiese quella affianco. 
-Novembre, ma ve lo deve dire Justin io non vi ho detto nulla.- dissi ancora sorridendo. -Allora, me lo promettete?- 
-Sì.- urlarono tutte in coro. 
-Bene, Kenny, Fredo, Ryan, andate dentro, fate uno scherzo a Justin, nascondete la mia valigia.- 
-Non vorrai restare qui da sola.- disse Ryan. 
-Certo! Non mi mangiano eh.- dissi felice, loro entrarono dentro e mi lasciarono a fare qualche foto con quelle che mi avevano chiesto una foto. -Secondo me Justin sarebbe felice se dopo ricevute le lettere e la lettera dei nickname andaste a casa al caldo. Quindi tra un'ora a partire da adesso voglio che vi radunate al parco e con un foglio e una penna che vi porterò subito raccogliete i nomi e poi tornate qui, le date alla signora dentro che è alla reception e se non sono dentro o sto facendo un giro le avrò comunque. Però dovete dire che sono per Justin Bieber okay? Mi serve una ragazza che se ne occupi. La più grande? Sui diciotto o venti?- due alzarono la mano. 
-Io ne ho diciotto.- 
-Io venti.- annuii. 
-Okay, ora vi do carta e penna. Datemi tutte le lettere che avete ora.- mi diedero circa una lettera a testa entrai le lasciai sul bancone, chiesi carta e penna che diedi alle due ragazze. -ci vediamo tra un pò.- urlarono tutte "grazie" poi io entrai dentro l'hotel con tutte quelle lettere, vidi un fattorino carino e mi avvicinai. -Eih, ciao non è che avresti una bustina?- chiesi. -Nella mia borsa non ci stanno.- sorrisi, lui annuì e mi diede una bustina di carta. misi le lettere dentro e la feci entrare nella borsa. -Grazie.- 
-Di nulla.- disse. -Le serve altro?- 
-Emh, sapresti dov'è  la camera di...- 
-E' tutta la sera che le ragazzine me lo chiedono, è stata gentile con loro. Comunque, venga con me la porto io. Ha un piano tutto per lui.- entrammo in ascensore, arrivammo fino al trentesimo piano. -Ah, lei  è sua ragazza?- mi sento colpita, caro.
-Perché? Vorresti uscire con me?- mi guardò perso. -Scherzo, no, sono la sua migliore amica.- dissi -Visto che il signorino si tratta bene io lo vado a salutare. Ci si vede. Grazie.- uscii dall'ascensore, mi squillava il telefono nella tasca della giacca, era Justin che chiamava, ma io lo sentivo dal salone che parlava con Ryan e gli altri. -Pronto?- dissi, sapevo che non mi avrebbe sentito. 
-Dove cavolo sei?- disse arrabbiato. 
-Aspetta, aspetta.- mi tolsi la giacca. 
-Aravis, non farmi questi scherzi qui.- disse, le chiusi la chiamata e entrai nel salone. -Mi ha chiuso la chiamata.- era di spalle io feci segno di fare silenzio a Ryan, Kenny e Fredo. -Devo andare a cercarla? Voi l'avete lasciata dove?- 
-Sotto l'albergo a domare quelle ragazze al gelo.- Justin si girò -Però Bieber ti tratti bene. Carino il fattorino che mi ha portato qua su. Sembra la casa dei Van Der Woodsen, che c'è non sei felice di vedermi?- fece uno dei suoi migliori sorrisi e corse verso di me per abbracciarmi, mi prese addirittura in braccio. Gli altri andarono via e restammo da soli. -Mi piace farti scherzi, re degli scherzi.- dissi tornando in piedi. 
-Oddio, sei bellissima.- 
-E' questo il meglio che sai fare. Mi aspetto un altro abbraccio.- dissi sorridendo. 
-Mi sei mancata così tanto. Posso portarti stanotte a fare un giro per New York? Sai che è bella la sera, per favore.- 
-Solo se per le prossime quattro ore resti con me, a parlare infinitamente come facevamo due anni fa. ah, devi farmi un favore, leggere un pò di lettere, e lasciarmi il tuo pc per seguire delle ragazze.-  
-Va bene, va bene. Anzi dopo che facciamo quelle cose usciamo un pochino poi torniamo qui, ci guardiamo un film, pizza e gelato e poi ci addormentiamo.- 
-Perfetto. Ora aiutami a sistemare la roba.- dissi andando a prendere la valigia. Tornai in salone e vidi Justin con un pacco in mano. -No, non puoi averlo fatto veramente.- dissi. 
-Facciamo uno scambio io ti do il regalo e tu la valigia.- 
-Fammi sentire più in debito se puoi.- dissi dandole la valigia, lui mi diede il pacco, mi prese la mano e mi portò dove c'erano i letti in una stanzetta a parte. 
-Ecco ora scegli un letto, io prenderei il più grande se fossi in te.- disse. 
-No, spetta a te.- dissi io. 
-Sei tu la ragazza che deve stare più comoda.- disse in tono ovvio. 
-Mh, okay.- 
-Bene ora possiamo dormire insieme.- disse, lo guardai, scoppiammo a ridere. -Almeno stanotte sì. Da domani fino alla settimana prossima quel letto è tuo.- 
-Facciamo che il primo che ci si siede prende quel letto.- dissi porgendogli la mano, lui la strinse. 
-Okay, accetto. ahhh vieni qui amore mio.- disse abbracciandomi ancora. -Allora, perché ieri non potevi parlare?- 
-C'era mia sorella. Indovina?- 
-E' incinta?- 
-Sì.- dissi. 
-Stai scherzando?- disse. 
-No!- risposi io sistemando delle cose in un cassetto. 
-Oddio, congratulazioni per tua sorella.- 
-Grazie.- dissi sorridendo. 
-Ti dona questo stile, più della vecchia Aravis.- 
-Aw, sei particolarmente dolce oggi.- dissi. 
-E' vero, sei bellissima.- disse passandomi un paio di pantaloni. -Sei pronta per domani?- 
-Sìsì.- 
-Resterei a guardarti per ore.- disse, non pensandoci si sedette. -E ho appena perso una scommessa.- disse ridendo, mi tirò per la mano e mi fece sedere sulle sue gambe. -Potremmo condividere il letto.- disse stringendomi forte. 
-Convinto, vado a provare il mio letto.- dissi alzandomi e sedendomi sull'altro letto e saltellandoci un pò sopra. Restammo a parlare per un'altra mezz'ora e poi io scesi a prendere le lettere, tornai alla camera e vidi Justin che guardava la tv tranquillo.
-Non hai aperto il pacco.- disse. 
-Oh giusto.- un iPhone dentro brillava.
-Abbracciami e basta.- disse, lo abbracciai, poi le diedi il telefono per sistemare la sim e cose varie mentre io già avevo finito di seguire le ragazze la sotto. Mi feci una doccia e poi uscimmo, non c'era anima viva fuori dall'hotel, quindi uscimmo da soli, come due felici migliori amici. -Quindi tu sei stata per mezz'ora al gelo per fare foto e promettere a quelle ragazze che le avrei seguite e che per loro io avrei desiderate vederle a casa al caldo?-
-Sì.- dissi. 
-Sei veramente, boh.- 
-Sì sono boh.- 
-Che bell'aggettivo. Sediamoci qui.- disse. Mi girai era tutto illuminato. 
-Justin.- dissi io seria con le braccia conserte. 
-Sì?- 
-Sei serio?- 
-Sì.- 
-Siamo a Central Park!- 
-E quindi?- si sedette sulla panchina. 
-E' il sogno della mia vita venirci con il mio ragazzo noi non possiamo stare qui.- cioè io ci starei volentieri a pomiciare con un ragazzo, non con il mio migliore amico, che amo follemente ma a cui non posso dire che lo amo.
-Sarò il tuo ragazzo per la prossima mezz'ora.- disse prendendomi la mano e tirandomi verso di lui per farmi sedere, mi sedetti vicino a lui, speranzosa che essere la sua ragazza per mezz'ora fruttasse un bacio o qualche bellissima attenzione. -Perché prendi seriamente stare qui a NY?- 
-Uno ci sei tu, due a NY ci sono le più grandi sfilate di moda e io voglio lavorare, tre NY è la città degli appuntamenti magari trovo l'amore...- dissi pensando che avevo già l'amore davanti. 
-Per la prossima mezz'ora sono io il tuo ragazzo.- disse -Non devi desiderare di incontrare nessun altro perché ora sei di mia proprietà.- seh sono tutta tua, sento ogni piccolo pezzo del mio cuore fare puff. oh senti un'altra volta, e ancora.
-Ma...- 
-Ma non ti posso baciare come fanno i fidanzatini.- guardò per terra. -Sai che c'è? Io lo faccio, non mi interessa, cosa pensa chi ci vede, se devi essere la mia fidanzata per mezz'ora lo devi essere seriamente. Non mi dispiacerebbe che tu lo fossi tutta la sera.- ero in preda a un attacco di felicità assurda. -Andiamo via da qui piccola, ci sono paparazzi.- disse prendendomi per mano e portandomi via. -Sei silenziosaaa. Vuoi vedere un film di Natale?-
-Okay, sì film di Natale.- no sai preferirei sbatterti a un muro e essere poco casta, ma mi accontento di stare zitta. i film di Natale sono la mia droga, questa domanda è ASSURDA.
-Natale Sulla 34esima Strada?-
-Perfeeeetto.- dissi io fermandomi davanti a una gioielleria a guardare un paio di orecchini, era un pericolo guardare una vetrina con Justin. 
-Ti piacciono?- chiese. 
-No, non mi piacciono costano una barca di soldi.- dissi mentendo. 
-Ti piacciono e troppo anche.- disse, le misi la mano sugli occhi e lo portai via da quella gioielleria. -Lo so che era Tiffany.- 
-No, non era Tiffany.- cercò di girarsi, lo bloccai, era Tiffany ma non volevo un paio di orecchini così costosi. 
-A proposito di Tiffany. Prima stavo guardando Colazione da Tiffany. Mi sono messo anche a piangere.- lo guardai ridendo. 
-Tu che guardi Colazione da Tiffany? Oh Dio.- continuavo a ridere, Justin che guardava un film di una grande Diva, ero stupefatta che guardasse un film così carino e romantico. 
-Sei stupita?- chiese. 
-Sì, dico, cioè lo abbiamo visto solo una volta insieme, e quella che ha pianto sono io.- entrammo in albergo. -Lo vedi quello lì?- dissi indicando il ragazzo che mi aveva aiutato poche ore prima, Justin annuì -ci stava provando.- dissi quando già eravamo nell'ascensore, Justin mi guardò male. -Non guardarmi così.- prese a farmi il solletico, e io a ridere, continuava a farmi il solletico, uscii dall'ascensore correndo. -Justin bastaaa. Uuh la pizza.-dissi fermandomi nel salone davanti ai cartoni della pizza sul tavolino davanti alla tv e al divano. Mi tolsi il giubbotto lo misi all'ingresso, presi il telefono dalla borsa e andai in camera, mi misi il pigiama mentre Justin cercava il film, mi struccai e tornai nel salone. 
-Uuh, ancora più bella.- disse Justin abbracciandomi. -Questa è la tua.- disse dandomi uno dei due cartoni. 
-Graziee.- mi sedetti sul divano mentre Justin si toglieva le scarpe e prendeva un tovagliolo e il cartone. 
-Prego, sta iniziando, siamo a ottobre e guardiamo un film di Natale.- 
-Non c'è da bere qui.- dissi alzandomi a prendere dal frigo (era una casa quella camera) una bottiglia di aranciata e due bicchieri. C'era la sigla e noi parlavamo. 
-Sai, se piangi alla fine mi butto tra le tue braccia e piango anche io.- e fu così alla fine io piangevo come una fontana, e Justin era sulla mia pancia coricato che piangeva commosso. -Non dovevi piangere, mi spezzi il cuore così.- disse, mi ricomposi e mi asciugai le lacrime, Justin si alzò e tolse il dvd. -Basta, se continuiamo a piangere allaghiamo tutto. Se tu la smetti, io la smetto.- disse puntandomi un dito contro, si sedette di nuovo sul divano vicino a me, finimmo di piangere, si girò verso di me e mi guardò sorridendo scoppiammo a ridere, non riuscivamo a smettere di ridere -Non hai sonno?- chiese.
-Sì.- dissi -Infatti ora andrò nel mio comodo letto a dormire un pò.- dissi alzandomi dal divano. Andai sul mio letto canticchiando, mi coricai e feci finta di dormire per sentire cosa diceva, chiamò ad Alfredo. 
-Eih Fredo, sì, informati sull'ora a cui apre Tiffany appena apre fai una foto alla vetrina e mandamela, io ti dico quali orecchini prendere, fatteli impacchettare, sìsì, pesca e bianche, prendine solo quattro non le piace un mazzo troppo voluminoso. Grazie, ti passo i soldi.- sapevo che anche dicendo "no non li voglio" o cose simili li avrebbe comprati, quindi provai a dormire, pochi minuti dopo Justin tornò in camera si mise vicino al mio letto mi spostò i capelli, e io non immagino neanche come riuscii a far finta di dormire così bene, lui iniziò a parlare da solo -eih piccola, un giorno sarai mia.- mi girai -uh, mi sente anche quando è in coma profondo.- continuava ad accarezzarmi dolcemente, sentivo il suo respiro sulle mie labbra, cercai di non sorridere, di restare ferma -vorrei sapere se tu mi vuoi come ti voglio io. Mi sto rendendo conto che è inutile parlarti se tu dormi, quanto sono stupido.- mi prese la mano che era penzolante giù dal letto, feci di tutto per non stringerla, stavo considerando l'idea di saltarle addosso, ma mi trattenni e continuai a stare zitta e ferma -Dio, sono anni che ti confido che mi piaci quando dormi, non ho mai il coraggio di dirtelo, perché ho paura di un tuo rifiuto, se solo provassi i miei stessi sentimenti.- mi diede un bacio e poi io mi girai e lui mi abbracciò, andò nel suo grande letto, e io mi addormentai, nel migliore dei modi, perché almeno sapevo che tutto quello che sentivo non era solo da parte mia. Venni svegliata dall'assordante sveglia, Justin perse il mio telefono spense la sveglia, io mi rotolai fino al muro, si coricò vicino a me e io lo abbracciai. -Dai piccola alziamoci ora sennò non lo facciamo più.- 
-Okay.- mi alzai presi il telefono qualcosa da mettere e mi chiusi in bagno a pensare e se io non le piaccio tanto come sembra, dico me lo avrebbe detto, devo starle lontano, un pò, non posso farmi così del male...
-solo per te.- disse, misi i cappuccini sul tavolo e anche le ciambelle, mi sedetti su una delle poltroncine che giravano, mi girai e presi un cappuccino, lo zucchero e anche una ciambella. -Osserviamo un'intenta Aravis che cerca di tenere un cappuccino, una ciambella e di mandare un messaggio alle 9 di mattina, tra poco farà cadere tutto.- 
-Justin ti squarto.- addentai la ciambella scrissi il messaggio a Genesis, misi il telefono sulle gambe, mangiai quella deliziosa ciambella e poi tornai alla modalità "Aravis normale" e iniziai a bere quel fantastico cappuccino. 
-Ti piace eh?- chiese. 
-Sììì.- dissi prendendo un'altra ciambella. 
-Io ne ho lasciato un pò, puoi berlo se vuoi.- 
-Sicuro?- chiesi finendo la ciambella. 
-Sì!- disse passandomi il bicchiere, finii di bere anche il suo cappuccino, da non so dove, Justin si tirò fuori quella famose quattro rose e me le sventolò sotto il naso, le presi. 
-Graaazie. Anche il biglietto quando siamo a cinquanta centimetri di distanza. Wow. Cara Fletchi sei molto Fletchiosa, spero che questa settimana a New York sia bella, quanto te, sarà emozionante, baci, Justin Bieber. Lo so chi sei. Oww.- la scatolina di Tiffany spuntava tra le rose. -No, Justin perché?- dissi facendo la finta sorpresa. 
-Perché sì, perché voglio che ti ricordi di me quando li metti.- 
-Justin, io...- 
-Non ti devi sentire in debito.- disse, aprii la scatoletta, più li guardavo più capivo che mi faceva tanti regali per farmi sentire l'amore che pubblicamente non poteva manifestare, e mi sentivo male per lui, è una cosa terribile vedere la persona che ami soffocata dai propri sentimenti e da quello che vorrebbe fare, ma non può fare. 
-Grazie.- dissi con un timido sorriso, misi gli orecchini e lo abbracciai. -Ti prego smettila di farmi regaliii.- 
-Posso permettermelo, posso farlo.- disse. 
-Ma non devi.- 
-Ti aiuto a sistemare la roba?- chiese. 
-No, tranquillo, ho tutto pronto, però una cosa che c'è puoi fare.- 
-Mh.- 
-Non farmi più regali.- dissi. 
-Scordatelo.- 
-Daiiiii.- 
-Sei la mia ragazza fino a quando non arriva Selena e non ti ho ancora baciato te ne rendi conto?- disse. 
-Ma...- 
-Non ci vede nessuno. Sei mia.- disse prendendomi le mani, era così vicino, e io non riuscivo a tenere il suo sguardo, si avvicinò e mi baciò, non solo una volta. Mi ero quasi dimenticata di cosa si provava a sentirlo più vicino di un abbraccio, nonostante mi avesse dato un piccolo e tenero bacio la notte prima, quando fingevo di dormire. Dovevo fermarmi prima, prima del bacio, dopo il concerto di Taylor, prima della pomiciata al MSG, prima di tutto questo.
-Spiegami perché ogni volta che tu sei fidanzato, ti fai lei.- disse Alfredo con voce stridula dall'entrata. -Perché se io sono fidanzato lei non viene a letto con me?- 
-Sogni io e te che andiamo a letto?- chiesi girandomi. 
-No!- disse Alfredo -o forse... ma questo è un altro discorso!-
-Fredo oh mio Dio. Non sono una puttana.-
-Non ti sto dando della puttana. Solo che se...-
-Oh risparmiati i sogni porno.- dissi io ridendo. 
-Vedi Fredo, l'unica differenza che c'è tra l'avere una migliore amica solo confidenziale, e una migliore amica che ti fa amare la vita, è che Aravis pomicia con me e non se ne pente.- 
-Non c'entra assolutamente nulla.-
-Fredo.- rispose Justin mentre mi abbracciava alle mie spalle, mi girai e lo baciai. -Tu non ti rendi conto di quanto lei baci bene.- 
-Mh, immagino.- disse Fredo, andai in bagno da dove sentivo tutto quello che dicevano anche se a bassa voce. -capisco che la desideri e tutte queste cose qui, ma stai con Selena, non puoi tradirla così spudoratamente.- 
-Non sai quanto odi non poterla baciare così ogni sera, stringerla come se fosse la mia ragazza, ma non posso farlo perché sono in un vicolo cieco, dove la ragazza che amo e quella che desidero mi aspettano, Selena con una mazza da baseball e Aravis che legge I Love Shopping.-disse Justin mentre io cercavo di fare silenziosamente pipì. 
-Vuoi aspettare per quanto ancora? La prima volta che la ho vista avevi gli occhi a forma di cuore e poi mi hai detto "vedi non posso averla", sei anni che aspetti, lei ti vuole si vede da come ti guarda.- da quanto sentivo Alfredo mi capiva.
-Lei mi vuole solo bene...- ma quanto è cretino? -Poi stavamo giocando era una stronzata.- 
-E' sempre una stronzata.- disse Fredo. Io uscii dal bagno facendo finta di nulla, e loro fecero lo stesso sorridendo. -volete andare a fare un giro?- 
-Io chiedo a...- le porte dell'ascensore si aprirono e Pattie uscì con Kenny dietro. -...Pattie!- urlai, correndo verso di lei per abbracciarla. 
-Aravis mio Dio, sei tu? che ne hai fatto di Aravis, la piccola dolce Aravis?- 
-Sono sempre io Pattie! Sono così felice di vederti!!- 
-Anche io tesoro.- disse. -Oh, figlio mio.- disse abbracciando Justin. 
-Abbracci prima lei che tuo figlio?- 
-Andiamo non potevo perdermi l'occasione di farti indispettire un pò, e poi per una settimana lei sarà mia figlia. Ow, vieni tesoro, portami a fare shopping.- 
-E' esattamente quello che volevo fare.- dissi prendendo cappotto e borsa. 
-Andiamo susu.- disse, chiamando l'ascensore. Andammo a fare realmente shopping, tornammo con più di quattro buste e quando ci sedemmo sui divanetti della camera di Pattie mentre Justin ci guardava sconvolto, riuscimmo solo a dire e a pensare -Amo lo shopping.- 
-Io non vi capisco.- disse Justin. 
-Anche io...- dissi. 
-Non ti capisci?- chiese Justin. 
-No non capisco te. Io amo lo shopping. E pensa che non avevamo un accompagnatore.- 
-Per consigliarvi?- chiese.
-Pft, perché ho un figlio così stupido?- disse Pattie.
-Per portare le buste?- chiese Justin. 
-Per portare PIU' buste.- dissi. 
-Ecco perché non sarò il tuo ragazzo, potresti usarmi per queste cose oscure.- disse con lo sguardo spento, come se volesse dire "ti porterei sulla Luna, altro che buste". Le mandai un bacio come per dire "tregua", lui ricambiò. -Andiamo a pranzo? Prima che arrivi...- 
-Non dire il suo nome.- disse Pattie. 
-La strega cattiva.- dissi io. 
-La nomini ogni tre secondi.- disse Pattie. 
-Ammettilo, parlo più di Aravis che di lei.- disse Justin. 
-Sì, ma preferirei cenare con Aravis stasera, che con Selena.- 
-Ma Aravis cenerà con noi stasera.- disse Justin. 
-Mi salvi la vita, vero Aravis?- chiese Pattie. 
-Sì certo Pattie, certo che te la salvo.- 
-E metti quel favoloso vestito che abbiamo preso da Missoni.- 
-Missoni?- disse Justin. 
-Sognavo da anni un vestito di Missoni, ora ho un vestito di Missoni.- dissi. 
-Ma non hai delle scarpe di Louboutin.- disse Pattie. 
-Sì e si abbinano.-
-Vado a prendere un tavolo per pranzo. vi lascio ai vostri complotti.- disse Justin andando via dalla camera. 
-Va bene.- dissi io. -Mi fa troppi regali...-
-Non ne fa così tanti neanche a Selena...- 
-Pattie devi dirmi qualcosa?- chiesi. 
-Ow, Justin e la sua mania di dirti le cose mentre dormi, una volta ti ha detto che le dispiaceva stare con Selena, perché voleva te.- disse Pattie. 
-E tu lo hai sentito?- 
-Sì.- disse Pattie. 
-Oh Dio.- dissi. 
-Ti parla quando dormi da quando siete migliori amici, ed è convinto che tu non ricambi.- 
-E' cieco.- dissi io. 
-Molto, si vede lontano kilometri che ricambi il suo amore, ma lui non lo capisce.- 
-E meno male che è quasi diplomato.- 
-E che ha 17 anni.- 
-Non danno il diploma per capire le donne, vero?- 
-No.-
-Dovremo fare un tutorial noi, che ne dici Pattie?- 
-Sono d'accordo.- mi arrivò un messaggio da Justin "tavolo dodici, muovetevi, siamo tutti pronti" 
-Dai andiamo, Justin ha bisogno di mangiare, povero piccolo cucciolo indifeso.- andammo a mangiare, dopo pranzo dormimmo un pò tutti e poi mi preparai per andare a quella sfilata, dove si sarebbe segnato il mio possibile futuro. Justin mi abbracciò per trenta secondi dandomi la buona fortuna, truccai talmente tante modelle che mi facevano male le mani e le braccia. Mi sistemai un pò poi qualcuno urlò "le truccatrici per Maybelline, sulla passerella" corsi dalle altre ragazze, mi sistemai vicino a loro e uscimmo tutte a salutare, in prima fila c'era Selena, le sorrisi, lei ricambiò raggiante nel suo splendido abito lungo da serata di gala. Tornammo dietro le quinte, salutai tutti, ringraziai le modelle e andai via con Kenny, che mi portò in albergo io andai a prepararmi. Mi vestii bene per non sembrare poco interessata alla cena. Io e Pattie entrammo insieme prese a braccetto, Selena di spalle all'entrata, Justin si alzò e mi abbracciò. 
-Com'è andata?- chiese. 
-E' stato stupendo.- dissi sedendomi vicino a Justin e Pattie. 
-Allora eri tu quella sulla passerella?- chiese Selena. 
-Certo. Probabilmente mi offriranno un contratto a tempo indeterminato.- 
-Ow.- disse Pattie. 
-Domani devo cenare con tutti i rappresentanti Maybelline.- dissi. 
-Sono molto felice per te.- disse Justin, con un'espressione veramente felice. Parlammo per tutta la cena, all'ora del dessert io restai a guardare il vuoto. 
-...E quando abbiamo finito il video tutti si sono complimentati.- disse Selena. 
-Beh visto che conosci tanti ragazzi...- disse Justin riluttante -...potresti presentarne uno a Aravis!- era indeciso ma cercava di essere convincente. 
-Umh?- dissi io, ero immersa nei miei pensieri, per esempio, non tutti hanno mai pensato che siamo usciti da una vagina, a come si è creato il mondo, agli alieni, a tutte quelle cazzate che pensi quando non sai che fare. 
-Sì potrei presentarti il batterista.- 
-Non offenderti, ma lo trovo brutto.- mi sorrise. 
-Sì.- disse Selena. 
-Se magari mi presentassi un ragazzo dolce, con i capelli castani, gli occhi color miele, delle belle mani, le labbra belle carnose e un eccellente senso del umorismo, e forse potrei uscirci.- dissi pensando a Justin per descriverlo. Selena si alzò. 
-Scusate devo andare in bagno.- disse Selena.
-Anche io, devo vomitare.- dissi sottovoce, Justin mi guardò male. 
-Non provocarla.- disse Justin.
-Ti sei sentito colpito?- chiesi a Justin.
-Avrei dovuto?- 
-No.- dissi, mangiando il mio dessert. -Insomma tu non hai un eccellente senso dell'umorismo.- Tornai in camera prima di tutti, mi cambiai, mi coricai, misi le cuffie e ascoltai un pò di musica, mentre mi scatenavo ascoltando musica, Justin entrò in camera, mi vide con le cuffie tutta presa mi salutò e si iniziò a cambiare, quando era senza maglietta, mi fermai a guardarle le spalle senza cantare più, si girò e mi vide incantata, si mise a ridere. 
-Smettila di essere attraente, non ci posso fare nulla.- 
-Che guardavi?- 
-La schiena.- dissi. 
-Justin your back, let me touch it.- 
-Vieni qui allora.- disse aprendo le braccia, mi alzai e mi prese in braccio come se non fosse successo nulla nell'ora precedente. 
-Justin, scusa per prima, sei il ragazzo più simpatico dell'universo.- 
-Lo so.- disse, lo guardai malissimo. -E' per questo che ci siamo trovati.- 
-Ora va meglio.- dissi, mi abbracciò. -Ti devo fare una foto alla schiena. Sì andrà in rete.- dissi prendendo il telefono. -Girati.- le feci -potrei metterla come sfondo.- 
-E' già abbastanza che la vedranno milioni di persone quindi.- disse, misi la foto su twitter e a Justin iniziarono ad arrivare tante di quelle menzioni, mi spaventai, lui spense il telefono e propose una partita alla wii, ci addormentammo sul suo letto abbracciati come se non fosse mai successo nulla, come se io non sapessi nulla, come se tutto fosse come prima...

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** solo per vedere la sua reazione. ***


Era un lungo giorno di pioggia, il giorno dopo Pasqua più piovoso mai visto. "mi trovo in un vicolo cieco. la ragazza che amo, e quella che desidero da tempo, Selena che mi aspetta con la mazza da baseball e Aravis che legge I Love Shopping" mi sedetti e fissai la casa di Justin, ormai senza nessuno dentro. Mi raccolsi i capelli e li misi "sopra una spalla", di lato. Misi le cuffie e premetti play sulla prima canzone "you don't want me, oh, you don't need me, like i want you no, like i need you..." una goccia, due goccie, una lacrima, due, tre. Anche se lui mi desiderava, non mi amava, come facevo io, lui amava Selena, era nel suo vicolo cieco, dove io non leggevo, ma piangevo, chiedendomi perché lei sì e io no? Poi probabilmente avrei tirato fuori il gasolio, l'accendino e mi sarei data fuoco, e subito dopo sarei rinata dalle mie ceneri. Avrei semplicemente saputo se Justin avrebbe pianto per me, o se sarebbe corso da Selena. Aprii il mio comodino dove tenevo la cioccolata, ne presi un pezzo. Mi alzai, misi Here We Go Again di Demi. E staccai ogni poster, a uno a uno, piano, tra le lacrime, aprii il comodino delle foto, mie e di Justin, mie e di Genesis, mie e della crew, mie e della mia famiglia, insomma le attaccai in ordine cronologico, creando una specie di muro colorato. Feci pulizia di vestiti, e trovai la felpa di Justin, odorava ancora di lui. La presi e la misi sopra la mia canottiera. Tutti i vestiti che non usavo più li misi in una busta e uscii con ancora le cuffie, e li portai all'ente del volontariato. Cercai di nascondere la mia vergogna dietro la felpa per tutto il tragitto. Ero carica di emozioni, sarei voluta scoppiare a piangere. Comprai la tinta bionda di nuovo, per cambiare un pò il mio aspetto, credendo di cambiare emozioni. -Ciao Aravis.- disse Lizzie, quando mi vide arrivare all'edificio del volontariato. Sorrisi. 
-Ciao Lizzie. Ti ho portato un pò di roba, oggi non mi fermo non sono molto in forma.- 
-Va bene.- disse. -Allora, ciao.- 
-Ciao Liz.- andai a casa ancora, mi feci la tinta, e mi coricai. Entrò in camera mia madre e mi vide piangere. 
-Piangi?- 
-Non si usa bussare?- chiesi. -Comunque no, il mio occhio doveva fare pipì.- 
-Dai oggi è il giorno dopo Pasqua!- 
-Wow, emozionante.-
-Va bene.- uscì dalla camera. Chiusi a chiave, fuori continuava a piovere, era forse un segno? Forse io non ero destinata a stare con lui, forse noi non eravamo destinati neanche ad avere un rapporto normale, forse io non ero quella giusta, forse dovevo farmi un'altra vita, o forse dovevo solo continuare a piangermi addosso, ma nulla mi avrebbe dato più sollievo. "tutto bene?" i messaggi di Justin improvvisi, non mi facevano stare meglio "sì" spensi il telefono. Genesis dal bagno entrò in camera mia. 
-Ti prego non venire qui a dirmi che è il giorno dopo Pasqua che devo essere felice. Sì ho fatto la tinta bionda e sono ossigenata. Sto piangendo, ho una felpa di un ragazzo e ho mangiato l'ultima barretta di cioccolato.- 
-Veramente venivo a farti sentire una cosa...- disse sorridendo. si coricò vicino a me, prese la mia mano e la mise sul suo pancione, sentii scalciare la mia nipotina. -...Ti darebbe fastidio se la chiamassi Gwen Aravis? Tu ti saresti dovuta chiamare Gwen, ma mamma non mi ha ascoltato...-
-Ne sarei felice.- dissi sorridendo. 
-Okay Gwen. Perché piangi? Per Justin?- 
-Sì...- mi passò un fazzoletto ovunque nel viso. -...io sono solo la seconda in ordine sentimentale.- 
-Ma sono sicura che sei la prima nel suo cuore. Ti guarda in modo così dolce da far invidia a me quando vedo una ciambella.- 
-Ma non mi ama, a me basterebbe sapere questo.- 
-Dalle tempo.- tornò in camera sua. E io restai lì a fissare le foto, le più grandi erano incorniciate, quella con Tay e quella al MSG con Justin, Ryan, Mitch, Fredo, Nolan e Chaz.  Era il giorno più terribile della mia vita, l'anno più duro e doloroso, ma sapevo che non dovevo abbattermi, anche se il vero amore non muore mai, io avrei cercato di ucciderlo, per non sentire la voragine che si espandeva nel mio corpo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** usciamo dalla friendzone! ***


-Sorridete ora.- disse il fotografo, io non vedevo l'ora di togliermi quella stupida toga, quel capello e di andare nel locale di zia Lauren per festeggiare il mio diploma insieme ai miei amici. -Bene.- Chaz mi prese sulle spalle e iniziò a correre, io a urlare. Speravo di essere spensierata mentre pensavo "oh Justin non è qui".
-Aravis, abbiamo ingaggiato uno per... OH CAZZO LE ACQUE.- disse con la faccia spaventata. 
-Sì si sono calmate molto tra Nolan e Mitch...- dissi sorridendo. 
-NO ARAVIS MI SI SON ROTTE LE ACQUE.- il mio sorriso si spense, mi girai e vidi Justin dietro di me. 
-Ciao Justin.- dissi sorpresa. -CORRI VAI A CERCARE MARTIN DILLE CHE GENESIS STA PER PARTORIRE DI RAGGIUNGERCI ALL'OSPEDALE. E PRESTAMI LA FERRARI.- ero terribilmente agitata. okay calma, stai per diventare zia. Justin era perso mi guardava con lo sguardo spento. -MERDA TI MUOVI?- lui si svegliò e mi passò le chiavi. 
-Fatti dare un bacio però.- disse Justin abbracciandomi. 
-Torno a prenderti dopo.- dissi tirando Genesis fuori, la feci salire in macchina. -Okay, respira e non spingere ora, aspetta quando arriviamo in ospedale.- 
-E' la prima volta che la guidi?- 
-Beh Justin la ha da poco... Tu devi solo non farla uscire ora.- dissi mettendo in moto, arrivammo subito all'ospedale, ci raggiunsero i nostri genitori con Martin, la portarono in sala parto e io andai a prendere Justin. -allora signor Bieber...- mi fermai davanti alla porta lui era solo fuori. -...Mi porta a fare un giro oppure resta qui a bere champagne?- chiesi scendendo dalla macchina. 
-Immagino tu sia molto agitata.- disse Justin sorridendo, mi avvicinai le diedi le chiavi. 
-Io sono molto felice...- dissi sistemandole la cravatta -...Perché tu sei qui.- rispondimi in modo che io mi sciolga, so che ne sei capace, andiamo Bieber.
-Anche io sono molto felice, mi sei mancata tanto.- disse mettendomi una mano sulla schiena. -dai andiamo.- disse aprendomi la portiera. Era stranissimo provare ancora quell'enorme sentimento, e mentire così bene. In quel momento ero felice, e in preda a una crisi di pianto, che stava per raggiungermi come un tornado. -Quindi, che ne dici del nuovo album?- 
-Lo amo.- 
-Canzone preferita?- chiese. 
-Uff, Fall, Take You, Thought Of You, Out Of Town Girl, Fayritale...- accese la radio. 
-Bene mettiamo Fayritale.- disse ridendo. -Sono dolce io.- 
-Sì.- sapevo perfettamente che dentro quella canzone c'era una "Raperonzolo" e lui mi chiamava così ogni tanto, perché avevo i capelli lunghi e perché era una delle mie preferite, forse era dedicata a me, forse lo era Fall, forse non lo erano. -Meno male che non hai un regalo per me, perché io non te lo ho ancora fatto.- 
-Beh, dico l'orologio per il compleanno. A te tra diploma e compleanno ti potrei comprare una casa.- 
-Ma tu stai male.- una casa? no dico, non so se ridere, piangere o mangiare. mi basterebbe che tu lasciassi Selena per stare con me e amarmi forever. non chiedo tanto.
-Dico sul serio, la mia casa a Los Angeles è spaziosa e io ci sto poco lì, oppure ti trovo un appartamento a NY.- 
-Vieni a vivere con me però.- dissi ridendo. 
-Magari.- disse parcheggiando. 
-No, seriamente non ho bisogno di una casa Bieber, la casa la ho, poi andrò sicuramente al college.- 
-Dove ti hanno preso?- 
-Alla Columbia, ma non ho ancora confermato...- 
-Con che voti?- 
-Il massimo.- 
-Okay, allora, beh, ti lascerei la casa di Atlanta, ma ci fanno talmente tante porcate lì.- 
-Vivrò al campus!- dissi convinta scendendo dalla macchina. 
-Tu non puoi vivere al campus, se io volessi venirti a trovare, sarebbe un casino, dico... Aravis io...- io cosa? io cosaaa? IO COSA? BIEBER PARLA NON TI MANGIO. 
-...Non devi assolutamente spendere soldi per me, okay?-
-...Aravis, se io volessi venire a trovarti al campus sarebbe un delirio, voglio stare tranquillamente con te perché...- capisco, ti piace lasciarmi nel dubbio. ma parla! non hai un gatto non ti può aver mangiato la lingua, parla io non mi tirerò fuori dalle mie bellissime Chanel un coltellino di quelli da tasca per ucciderti.
-Justin, quali problemi ti affliggono?- chiesi mentre tutti in sala d'attesa si alzarono urlando  "è dentro!". Un'infermiera arrivò correndo. 
-QUI C'E' UNA CERTA ARAVIS?- chiese. Io annuii e corsi via con lei, entrai in sala parto con Genesis che urlava disperatamente: 
-DOV'E' QUELLA STRONZA DI MIA SORELLA?- quando mi vide urlò più forte, mi avvicinai a lei le presi la mano e cercai di farle coraggio. 
-Genesis, spingi più forte che puoi!- dissi mentre lei mi stringeva la mano. 
-Aravis ti ho mai detto di quanto io odi Ryan?- disse tra le urla. 
-No, ma io non ci sono mai stata insieme.- 
-Oh mio Dio!- disse l'ostetrica. 
-Cosa?- urlammo in coro io e Gen. 
-E' femmina!- disse lei. 
-FANCULO A TE E A TUTTI, LO SAPEVAMO!- disse Genesis, scoppiai a ridere. -DAMMI MIA FIGLIAAA.-
-La devono lavare calmati Gen.- 
-Scusate.- disse lei scoppiando a ridere. 
-Tranquilla non sei la prima, una ci ha preso a parolacce.- 
-Oh.- dissi io, ridendo. Un'infermiera mi diede Gwen in braccio, lo ammetto mi assomigliava tanto. La diedi a Gen che scoppiò a piangere. 
-Vai a chiamare a Martin.- uscii chiamai Martin e andai a prendere un caffè con Justin. ci sedemmo sulle sedie e io mi tolsi le scarpe restando con le mie bellissime collant nere. 
-Dicevamo?- chiesi bevendo un pò del caffè. 
-Della casa...- disse guardando perennemente il pavimento. 
-Bieber, devi dirmi qualcosa?- chiesi sollevandole il viso, i suoi occhi terribilmente belli erano lucidi. 
-E' che non mi va di parlare di...- 
-Justin.- dissi in tono di rimprovero. 
-Aravis... lo sai che...- prese un respiro -...Tu mi piaci così tanto!- non pensò due volte e baciarmi, mi mise la mano sul suo petto. -lo senti? lo senti come batte forte? succede ogni volta che ti vedo, ti sento, che sei così vicina.- sto per svenire. -Solo che io, sono chiuso in me stesso, perché anche se tu mi piaci così tanto, io amo Selena, e non volevo dirtelo per non farti soffrire, perché sei importante per me.- disse con le mani sul viso.
-Bieber, guardami...- le presi le mani, aveva appena confessato che le piacevo ma che amava lei -segui il tuo cuore, non me, il tuo cuore.- 
-Ti prego, io voglio...- 
-...io ti piaccio un quarto di quanto tu piaccia a me. Ma devi fare quello che ti senti.- 
-Voglio tutt'e due.- 
-Te l'ho detto, sei una piega sociale tu. Mi metti sempre in difficoltà.- dissi sorridendo. Non era l'ideale essere la seconda donna, ma non era l'ideale neanche aspettare che lui scegliesse lei e non me. 
-Possiamo...- con il dito scostò i capelli dal mio viso, io sorrisi timidamente -...Almeno, provare?- sospirai indecisa. Mi vuole morta? Non può ragionare così, proviamoci, sii la mia migliore amidanzata, usciamo dalla friendzone, senza dirlo a nessuno, sta male, è ribelle... mmh mi piace. -Se, secondo te... non è una buona idea, dillo, farò mangia, prega, ama per capire esattamente chi e cosa voglio veramente...- 
-Non dico non sia una brutta idea, dico che non è... prudente...- dissi. 
-Nulla è mai prudente quando stiamo insieme...- restai in silenzio -...è il semplice fatto che tutto è migliore quando sei con me. Non voglio la "friendzone", come non voglio deluderti, spezzarti il cuore, umiliarti, farti sentire la "ruota di scorta".- disse con tono preoccupato. 
-Io non voglio che tu ti senta così, dovresti fare il mangia, prega, ama veramente.- 
-Forse, potrei pensare un pò, meglio.- si mise la mano nella tasca e tirò fuori un paio di chiavi e una busta con dentro una lettera e probabilmente dei biglietti colorati. -ultimo piano, sulla 34esima. Dove piace a te. Chiamami quando vuoi.- si alzò, io mi alzai con lui, cosa significava? Mi sarebbe venuto a trovare con uno stupido film in mano? O cosa? La casa era per me? 
-Aspetta...- mi tolsi la collana con il cuore viola e la misi sulla sua mano, lo baciai con estrema decisione e dolcezza. -...fai la scelta giusta.- mi misi le scarpe.
-Aravis, non voglio arrivare tardi.- disse iniziando ad andare via.
-Per me non sei mai in ritardo.- dissi.
-E se non arriverò?- 
-Aspetterò ancora.- sospirai -Qualcuno arriverà.- sorrisi, lo salutai con un cenno della mano e tornai indietro al mio incerto destino, forse con Chanel e Dior, o forse con solo Forever21, ma solo vivendo avrei scoperto cosa mi sarebbe aspettato, e io avevo intenzione di vivere, al meglio. 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** il profumo della felicità, ora lo senti? ***


-Dì zia Aravis.- dissi a Gwen mentre giocava con il peluche che le avevo regalato. -almeno Aravis?- chiesi col broncio. Gwen mi venne addosso ridendo. 
-Smettila di condizionarla.- disse Genesis -Deve dire mamma, dirà prima mamma, me lo sento.- Gwen gattonò verso di me io la rigirai facendole il solletico, i suoi occhietti verdi esprimevano felicità, tanta, felicità, era divertita. La adoravo, tutta sua zia. Dopo aver bevuto il thè, mettemmo Gwen tra di noi con una pallina in mano che giocava. -con Bieber?- 
-Nulla... Omg, non ho mai letto la lettera che mi ha dato.- dissi correndo a prenderla -Okay, ciao piccola mia, so che non è esattamente ciò che avresti voluto sentire, ma non posso, non riesco a prendere una degna decisione. Spero che l'appartamento ti piaccia, quanto piace a me, vorrei essere lì con te. Sempre tuo Justin. Fanculo.- dissi piangendo, Gwen mi guardò preoccupata. 
-Non piangere...Eih, ci tiene...- 
-Non lo sento da due mesi, e io... io lo amo Genesis, non ci posso fare nulla, lo amo, terribilmente tanto, solo che io non posso averlo, lui non vuole me.- Gwen lanciò la pallina e gattonò sulle mie gambe, la presi in braccio e la abbracciai, anche se non poteva capire. 
-Che casino...- disse, passandomi un fazzoletto. Presi i biglietti che c'erano dentro e li lessi, andata per New York, una settimana prima dell'inizio del college e dentro una carta di credito. -Visa?- 
-Visa...- dissi. -...Non la userò...- 
-Non lo potresti mai mandare in rosso, usala.- lo chiamai e non rispose, forse faceva le prove, forse promuoveva il disco, forse io dovevo iniziare a fare le valigie, da quel momento, per cambiare realmente vita. Le lasciai un messaggio "Eih Justin, non posso accettare la carta... grazie, non dovevi, è troppo..." mi lavai il viso e tornai a essere "normale" quando volevo spararmi in una tempia dall'ansia, dal dolore, dal nervoso. Avevo bisogno di qualche certezza. Alle tre di notte mi arrivò una chiamata, io stavo tranquillamente guardando un concerto di Ne-Yo su internet, bloccai tutto e risposi. 
-Aravis?- era la voce di Justin, tremante, tesa, come una corda di violino. 
-Ciao...- 
-La carta è per te, puoi usarla tranquillamente...- 
-Il fatto è che non posso Justin, no...- rimase in silenzio -...Stai ancora facendo il tuo mangia, prega, ama? O solo un voto per il silenzio, da qualche monaco buddista?- chiesi, lui rise. 
-Sto facendo più un mangia, prega, rifletti...Per il voto del silenzio, non è fattibile, devo cantare.- disse. 
-Capisco.- 
-Tutto pronto per il college?- 
-No... Ho paura...- 
-Ci vediamo a NY? Ho del tempo.- 
-E' appropriato?- 
-Mi manchi.- tum tum tum, presto massaggio cardiaco! -Sono vuoto, senza te...- 
-...Ti prego...- 
-Aravis, sto vivendo male, lo sai anche tu.- 
-Tu hai in mano una decisione, io ho in pugno tutte le brutte sensazioni, le emozioni più terribilmente intense, tutta quest'ansia.- 
-Sì, ma...- 
-...ne parliamo di persona per favore?- 
-Va bene piccola, ti voglio bene...notte.- 
-Notte, anche...io.- 

Fine Dicembre, New York.
Abbandonai le scatole con foto e qualche vestito estivo, intatte sul ciglio della mia camera, e andai ad aprire la porta, ignara di chi potesse essere, forse un vicino o mia sorella con Gwen e Martin che cantavano una canzoncina tipo "New York, New York!" vestiti da cheerleaders. Aprii nel mio maglione grigio e i miei pantaloni neri, pregando Dio che fosse il principe azzurro, tornato etero e anche figo. -Oh mio Dio, aspetta qui è tutto un casino! E' pieno di scatole! E io...- 
-Secondo te perché sono qui? Ancora dopo Settembre? Aravis sei pigra.- disse Justin. 
-Sì sono pigra. Non lo so, lo ho completamente dimenticato, illuminami.- entrò in casa. 
-No hai già aperto quella? Sai i miei amici si mettono sempre a lavoro.- chiese indicando uno sgabuzzino mai aperto. 
-Veramente no.- dissi chiudendo la porta, aprii la porticina un forte odore di gardenie, rose, e altri fiori profumati invase la casa, tutti quei fiori emanavano felicità, colori di ogni genere si mischiavano, le mie rose preferite erano lì, un profumo stupendo usciva da quella piccola stanzina.
-"Justin, quando sarò ricca, comprerò tantissimi fiori colorati e li metterò in una stanza, così da sentire il profumo della felicità", lo senti ora?- chiese abbracciandomi alle mie spalle, poggiando la sua testa sulla mia spalla destra e tenendomi stretta per la vita. Io annuii, il profumo dei fiori si mischiava al suo dopobarba, al suo profumo, e alla sua lacca. -Dove sono queste anguste scatole?- 
-Vicino alla mia camera.- dissi -Vuoi perlustrare?- 
-La ho fatta arredare io so già com'è. Ma comunque voglio vederla con te.- disse con il suo splendido sorriso. 
-Bene, andiamo. Lì c'è camera mia, che devo dire wow, è stupenda.- tirai la porta e le mostrai gli scatoloni -qui c'è la cucina, come vedi stamattina ho fatto i wuffles, devo pulire la piastra.- dissi ridendo, improvvisamente prese la mia mano, mi si bloccò la voce. -M...Mentre esattamente dietro di noi, c'è una scrivania, una libreria con i libri per il college, e un comodo e spazioso divano con davanti la tv. e i miei tacchi per terra.- mi fermai e mi misi i tacchi. -alla nostra estrema destra c'è uno spaziosissimo bagno con al suo interno, una stupenda vasca, che serve anche da doccia, un lavabo, e tante altre belle cose.- 
-Ti piace?- 
-Che domanda stupida, questa casa è perfetta.- dissi, davanti a tutti gli scatoloni. 
-Ow, ti conosco troppo bene.- disse, sedendosi vicino a me per terra. -Stai scomoda con i tacchi?- 
-Sì, ma non importa non voglio stare scalza.- 
-Vuoi darmi una scarpa? Principessa?- chiese sbattendo velocemente le palpebre.
-Mai e poi mai, le mie scarpe tu non le tocchi.- dissi, mi guardò con la faccia da cucciolo innocente. Mi tolsi una scarpa e gliela diedi. 
-Potrei rivenderla su Ebay.- disse. -Ci farei un sacco di soldi, sì immagina un'asta su Ebay "scarpa di Aravis Fletcher, chi offre di più?".-
-Meno canne Justin.- continuai a frugare nelle scatole-Ti piace questo?- chiesi tirando fuori un vestito.
-Molto New York.- disse. 
-Bene.- dissi io. 
-Allora, piccola, che hai fatto in questo tempo?-
-Nulla di che ho poltrito.- 
-Com'è il college?- 
-Eccitante.- dissi. Erano ore che mettevamo a posto (dalle nove del mattino si erano fatte le quattro del pomeriggio) mangiando pizza e mousse di panna e cioccolato, ridendo e raccontando gli ultimi mesi passati lontani, e mi resi conto di quanto fosse bello amarlo, ma quanto lo fosse essere la sua migliore amica e quasi quasi pensavo mi sarebbe dispiaciuto essere la sua ragazza...
-...E allora, lui mi viene incontro tutto convinto con la maglia "Bieber le mie Palle" io vado lì e le dico "eih bro, facciamo una foto?" lui annuisce, facciamo la foto e non è neanche felice, io, Fredo e gli altri siamo andati via ridendo.- stavo ridendo talmente tanto da tenermi la pancia -E lui era tipo "wo, che succede? cosa ho fatto?".- 
-E io dov'ero?- 
-A fare mangia, prega, ama?- 
-Io non lo farò mai!- dissi ridendo. 
-Ci ho provato, ma al secondo giorno ho detto "fanculo" e ho...- fanculo. f a n c u l o. Fanculo. FANCULO? SCUSA? -...persino buttato il rosario nel pozzetto vicino casa, però ho continuato la parte del "mangia" volutamente tanto.- la parte dell'amare? dov'è? dove l'hai lasciata? l'hai abbandonata? ti rendi conto di quanto di prenderei a sprangate sul naso ora? oh mi stai volutamente tanto prendendo in giro, non hai mai seguito il mio consiglio. IDIOTA.
-Ecco perché eri qui, il nostro mangia, prega, ama. Sì è vero, non abbiamo mai chiuso la discussione al telefono...- dissi. 
-Sì...- disse pensoso. -Lasciamo perdere, già che devo andare...- mi tirò su. 
-Domani parti per Londra eh?- 
-Sì... mi mancherai piccola.- 
-Anche tu.- 
-ti voglio bene.- 
-Anche io.- lo accompagnai alla porta, aprii e lui si mise sul ciglio. 
-No, ho voglia di baciarti.- tutto quello che vuoi. 
-Ricordati che non sono un manichino.- 
-Ah, che stupida che sei. Adoro le tue labbra.- le tue sono il sesso, ma ami le mie? pft. Sì avvicinò e mi baciò, prima una, poi altre volte, persi il conto. 
-Era uno, vero?- 
-Non ho mai detto "uno". Meglio se vado potrei continuare all'infinito.- 
-Va bene.- dissi sistemandole il cappuccio della giacchina, lo presi dalla cerniera e lo baciai ancora, lui sorrise. 
-Ciao.- disse innocentemente. 
-Ciao.- dissi imbarazzata. Feci finta di chiudere la porta ma restai a fissarlo con la porta un pochino aperta, lui si lasciò andare ad una risata un pò nervosa, si girò e mi vide sorrise preoccupato e corse via. Rientrai dentro e mi lasciai andare ai pensieri più disparati, più che pensieri erano viaggi mentali, ma non importa. Ci eravamo baciati, di comune accordo e forse era un inizio. O l'inizio della fine.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** tu sei tutto, non solo la mia migliore amica. ***


Sistemai la valigia nel tour bus, Ryan Good mi venne incontro. -Bellezzaa, quanto tempo!- mi abbracciò, Pattie corse verso di me. 
-Cresci troppo tu, mi sei mancata.- disse. 
-Anche tu, mamma.- dissi ridendo. Justin arrivò alle mie spalle e mi diede un colpo della visiera del cappellino, lo presi e me lo misi. 
-Ora basta lei è mia.- disse.
-Ciao Fredo.- dissi mentre Justin mi spingeva verso la sua "camera". Fredo si alzò mi abbracciò e poi continuammo la nostra strada. -"lei è mia"? Nah, io sono troppo bella per te.- 
-Oh beh è per questo che sei mia.- disse. 
-Io sono tua perché sono la tua migliore amica e posso.- dissi ridendo. 
-Certo baby. Felice che si torna a casa?- 
-Più che felice.- dissi. 
-Tu sei tutto, non solo la mia migliore amica.- mi prese la mano e la baciò.
-Aw.- che caro ragazzo.
-Solo perché dormirai con me e siamo amici, non significa che io non cercherò di allungare le mani.- 
-Ti piacerebbe poterle allungare.- dissi con una stranissima ansia. Si mise la mano nella tasca e tirò fuori una collana, era uguale alla mia collana con il cuore che le avevo dato alla festa del diploma. -non è la mia collana.- 
-No, perché la tua la ho io, in questo momento.- disse tirandola fuori dalla felpa. -Prendila e aprila.- disse dandomi la collana. La presi sfiorando la sua mano, la aprii e dentro c'era scritto "questo è il mio cuore ed è solo tuo" un pò banale ma rimasi scioccata comunque. -Ho fantasticato per mesi come scusarmi. Ora, so come, il punto è che non avevo abbastanza coraggio per confessare che amavo te e Selena, poi mi sono fatto forza è ho capito cosa volevo veramente. Scusami se sono stato stupido, se ti ho fatto soffrire, non avrei mai voluto farti così tanto del male...- amare me e Selena? E lui non se lo confessava? E si è pentito. -...Aravis scusami, perdonami.- disse spostandosi davanti a me, io avevo uno stupido sguardo perso, che cercava di capire. 
-Non sto esattamente capendo.- dissi. 
-Ho bisogno di te.- disse ridendo -ho seriamente bisogno di te, di nessun altro, solo di te. Piccola tu sei intelligente, potevi arrivarci.- 
-Ma io... non so...cioè...- 
-...okay...- era deluso, teso, triste, nel panico.
-...cioè puoi ripetere?- 
-Voglio tee.- disse. Scoppiai a ridere.
-Credi davvero che io...- lui sospirò era sull'orlo di una crisi di nervi. -...potevi trovare un modo più speciale no? Mi aspettavo una dichiarazione in pompa magna, fuochi d'artificio, solo una collana? Sai fare di meglio.- sorrisi timidamente.
-Aravis, mi hai fatto prendere un colpo.- disse ridendo lo abbracciai, mi mise la collana e mi baciò sulla nuca. -Ti amo.- lo lasciai aspettare. 
-Anche io.- 
-Oh, pensavo mi dicessi qualcosa tipo "grazie".- 
-Pirla.- dissi ridendo. Si fermò, mi guardò e mi baciò. Era forse il miglior sogno, dopo mesi di incubi? 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Aravis, mia musa ispiratrice. ***


Presi il mazzo di chiavi dalla borsa e aprii la porta, era il giorno del mio primo stage alla Maybelline, tutta felice entrai, accesi la luce -SORPRESAAAAA!- urlarono tante persone dal salotto, urlai di paura, poi vidi i miei familiari, Justin, la crew, Pattie, Jazzy con Gwen e Jaxon e Jeremy. 
-Fanculo!- dissi ridendo, tutti erano felici, Justin prese una bottiglia di champagne e la stappò, io chiusi la porta e abbracciai tutti, tranne Justin che era impegnato a versare champagne a tutti tranne che ai bambini, dopo un pò che io parlavo con Genesis, Justin mi mi abbracciò sottraendomi alla mia conversazione con mia sorella. Con voce stridula disse: 
-Ehi baby.- aveva una bellissima voce da Drag Queen.
-Justin, potresti essere un'ottima Drag Queen.- dissi ridendo, mi diede un bacio. 
-Quanto zucchero. Sono inorridita.- disse Genesis e andò via, come fecero tutti dopo le undici, restai con Justin seduti per terra in salotto, gli alcolici non facevano effetto quindi iniziammo a parlare. 
-Cosa ti piacerebbe fare?- chiesi. 
-Beh, non sono mai andato in giro per NY con un caffè in mano...- disse ridendo, lo guardai sbalordita. 
-TU COSA?- dissi, mi alzai mi misi le scarpe. -Alzati.- mi guardò perplesso. -Alzati!- dissi tirandolo su. 
-Ma io intendo di mattina, cioè non è lo stesso.- 
-Va bene, domani mattina facciamo colazione in giro per NY.- 
-Yeah, faccio colazione con la mia ragazza.- disse. 
-Mi sa Catching Feelings.- dissi ridendo mentre mi abbracciava. 
-Haha, che viaggi ti fai.- 
-Io me li faccio i viaggi? Certo, chissà tutte le canzoni che hai scritto dopo una canna.- dissi ridendo. 
-Io le canzoni le scrivo pensando a te.- 
-Aravis mia musa ispiratrice.- dissi guardandolo seriamente, scoppiai a ridere.
-Certo. Mangiamo un pò di torta?- chiese prendendo due piattini. 
-Torta? C'è una torta e io non lo sapevo?- chiesi. 
-Sì, nessuno lo sapeva è solo per noi. tre...- fissava l'orologio. -...due...uno. Buon anniversario!- 
-Ma è domani!- 
-No è oggi.- 
-Come?- 
-E' già mezza notte.- 
-Ow, ma perché mi fai questi giochi?- dissi ridendo. 
-Beh, mi piace prenderti in giro.- 
-Fanculo. Tira fuori la torta Bieber Valastro.- dissi sedendomi negli sgabelli del tavolo della cucina. Lui tirò fuori il cartone.
-E' fatta da luiii, quando mi ha visto mi ha detto "Ciao amico! Come va?" e io le ho stretto la mano, lui era felice. Haha.- 
-Sai chi è felice? Io.- dissi prendendo una forchetta e cercando di aprire il cartone.
-Apro io.- la aprì e sopra c'era la "statuetta" di fondente, di me e Justin, Justin che si toccava i capelli e io che lo guardavo con gli occhi a cuoricino. Scoppiai a ridere. 
-Aw, è dolcissima.- le feci una foto. -Dimmi che il ripieno è alla...- 
-Nocciola sì.- 
-Ma io ti amo.- dissi -mi dispiace mangiarla è così carina.- Justin prese un coltello e le tagliò una fetta. -Dico Bieber.- presi la forchetta e iniziai a mangiare la torta non dalla fetta, ma scavando nel cerchio della felicità. 
-Sembra che non hai mai visto una torta in vita tua.- 
-Questa non è una torta, questa è LA torta.- dissi. 
-Ami una torta più di me?- chiese, io staccai la sua statua dalla torta e le mangiai un braccio. -Sembra che tu ami una torta.- 
-Lo vedi questo ragazzo?- dissi indicando la statuetta. 
-Sì.- 
-Lo amo troppo, ma non di fondente, quello in carne ed ossa- dissi. 
-Voglio baciare la ragazza sulla torta.- 
-Credo non le dispiacerebbe.- dissi bevendo un pò d'acqua. 
-Dico, per lei ho scritto tante di quelle canzoni che...non si immagina. La amo tantissimo.- 
-Aw.- mi baciò. -Anche lei sicuramente.- dissi togliendogli il cappellino. -Adoro i tuoi capelli perché usi i cappellini?- 
-Perché ho i capelli in disordine.- 
-Bieber in disordine?- 
-Sì piccola, in disordine, devo sistemarli.- 
-Sei molto molto, attraente così.- 
-Io lo sono sempre.- disse. 
-Sì ma vedi sembri molto più...- 
-Justin Bieber appena sveglio.- 
-Sì esatto.- finimmo la torta e ci coricammo, finalmente non stretti come nei nostri abituali letti a piazza e mezza, ma nel mio favoloso letto matrimoniale con le lenzuola rosa e il copriletto con i fiorellini. Mi addormentai tenendole la mano e mi risvegliai sentendolo parlare alle mie spalle. Quindi? Ascoltiamo, fingendo di dormire, naturale! 
-...così bella. Finalmente sei con me, ho aspettato anni- ho pianto giorni senza fermarmi per te. 
-Aww.- dissi girandomi.
-Mi stavi ascoltando?- chiese. 
-Nah, comunque ti ho perdonato. Andiamo a fare colazione a NY? Come cittadini? Mi stupisce il fatto che tu non abbia ancora girato NY con un bicchiere di caffè in mano. E' la prima cosa che ho fatto.- dissi -Ti amo anche io Bieber.- mi alzai. 
-Ma sei in mutande con la mia felpa?- 
-Baby, tu sei a petto nudo, non ti devi neanche porre la domanda.- 
-Almeno hai qualcosa sotto la felpa?- chiese. 
-Perché vuoi saperlo?- 
-Ti voglio denudare mentre ti faccio il solletico.- disse saltandomi addosso, si mise sotto la sua felpa. -Mio Dio, che caldo qui.- 
-Io sono freddolosa.- 
-Sìììì, ma sono io che dovrei farti caldo.- disse facendo il solletico.
-La felpa è tua!- 
-Hai il reggiseno?- 
-Sì. Mi fanno male le tette.- 
-Poverinaaa, togliamolo.- 
-Justin ho delle meravigliose unghie finte, che sono molto appuntite e sulla tua schiena non ci fanno bella figura.- continuava a salire su aprii la felpa da su e lo vidi che usciva dal collo della felpa -MA COSA FAIII?- dissi ridendo, lui continuava a ridere. 
-Voglio una foto.- disse. -Perché sei nella mia felpa?- 
-No perché sei nella tua felpa quando c'ero già io?- attimi di lungo silenzio si fecero vivi nella stanza. -La smetti di palparmi?- dissi ridendo. 
-Ti toccherei il culo ma mi viene scomodo.- mi girai lui finì sotto di me. -Uh, vuoi fare sul serio.- disse. 
-Non eccitarti troppo Justin.- dissi infilandomi sotto la felpa, feci un paio di acrobazie e poi riuscii ad uscirne, si tolse la felpa 
-Allora? Si esce?- 
-Certo che sì.- ci preparammo e uscimmo, in centro incontrai un mio compagno del college. -Will!- dissi sorridendo e fermandolo, Justin guardava una vetrina dietro di me. 
-Aravis!- disse abbracciandomi. -Come vanno le tue prime vacanze da studente del college?- 
-Beh sono abbastanza emozionanti. Ho iniziato a lavorare per la Maybelline! Le tue?- 
-Oh mio Dio, quello è Justin Bieber?- chiese. -Sapevo che eravate amici ma...E' la prima volta che lo vedo di persona, mamma che...- 
-Lui, è il mio ragazzo.- dissi, Will mi guardò sgranando gli occhi. Justin arrivò da dietro e mi prese la mano. -Justin lui è Will, il mio compagno di banco al college, Will lui è Justin.- 
-Il suo ragazzo.- disse Justin con fermezza, stringendole la mano. 
-Molto piacere.- disse Will sorridendo. -Sono gay non preoccuparti.- Justin scoppiò a ridere. 
-Okay, non mi devo preoccupare, allora. Piccola entro un attimo qui.- disse dandomi un bacio sulla guancia. -Ciao Will.- Justin si allontanò, Will e io ci guardammo con aria maliziosa, si lasciò andare a un urlo. 
-Oh Madonna! Che caro. Comunque ora ti lascio, ci vediamo in giro!- 
-Ciao Will.- lo salutai e i mi girai a guardare il negozio che ispezionava Justin, entrai, mi guardò con un perizoma in mano. 
-Secondo te, a Fredo questo le sta?- chiese. 
-Sì, almeno una terza.- presi la prima terza che trovai e andammo a pagare, pronti per lo scherzo ad Alfredo.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** gli imbucati. ***


-Sei pronta?- chiese Justin, erano le prime e vere proprie ferie di Justin, passammo un pò di tempo a NY insieme. Mi misi l'orecchino, presi la pochette. 
-Sì, tu?- si sistemò la cravatta, io le passai una mano tra i capelli e poi uscimmo. -gli occhiali.- entrammo di nuovo in casa e prendemmo i nostri occhiali da sole. 
-Okay, ci riconosceranno comunque.-
-Non fa nulla, ricordati io sono la parente lontana.- andammo in un hotel, dove c'era un matrimonio, ci sedemmo negli ultimi posti e una ragazza si sedette vicino a Justin. 
-Tu sei Justin Bieber?- Justin mi guardò.
-Sì.- disse Justin. 
-E cosa ci fai qui?- 
-La mia ragazza è una parente lontana.- disse, io mi affacciai e salutai con la mano, poi lei mi porse la sua di mano e io la strinsi sorridendo. 
-Tu sei parente di Klaus o di Elena.- aspetta questo non è The Vampire Diaries vero? Potrei iniziare a urlare.
-Sono parente di Elena.- dissi -Cugine di secondo grado.- 
-Mi pare di averti già visto...- 
-Beh sono la ragazza di Justin Bieber, è normale.- dissi ridendo. 
-Ow, sì certo, ora vado davanti. Ci si vede di sopra.- noi annuimmo. 
-Che cazzata Aravis.- disse Justin. 
-E' la quarta volta che mi infiltro a un matrimonio, dove non sono invitata, è un divertimento, lascia parlare me.- dissi tenendole la mano. 
-Mio Dio, sei terribile.- 
-Divertiti Bieber! Sii una persona normale, non che tu non lo sia, ma la tua vita è in un'altra galassia, quindi torna sulla via Lattea e divertiti con la tua ragazza.- poco dopo entrò la sposa che mi salutò nonostante io non la conoscessi. Finì la cerimonia Justin e io iniziammo a correre verso la sala del ricevimento. 
-Due?- chiese Justin vicino a un cameriere con dello champagne. 
-Sì.- risposi prendendole la mano e poi i due bicchieri di champagne. 
-Bevi più di me.- disse. 
-Bevo più di te perché... perché sì.-
-Non è una risposta valida.- disse. 
-Con chi sei andato a letto?- chiesi. 
-Con la chitarra.- disse. 
-Ha un buco abbastanza grande.- 
-Come...- 
-Non come il tuo cervello.-
-Ti amo.- 
-Anche io.- mi diede un bacio poi iniziarono ad arrivare gli altri invitati. 
-Cara tu sei una compagna di università di Elena vero?- chiese una nonnetta. 
-Sì, ma non stiamo negli stessi corsi.- 
-Ma la conosci?- mi chiese Justin. 
-No, ho detto una cazzata.- 
-Pomiciata al fondo della sala?-
-Andata.- solo che un fondo della sala non c'era. -No, non c'è un fondo. JUSTIN!- esclamai vedendo delle Louboutin nere. 
-Fammi indovinare, Jeffrey Campbell?- 
-LOUBOUTIN!- 
-Piccola guardami. Sono uguali alle tue.- disse girandomi verso di lui. 
-APPUNTO, DUE RAGAZZE NON POSSONO AVERE LE STESSE SCARPE AD UNA CERIMONIA. E' COME SE TU FACESSI UNA CANZONE CON LO STESSO SOUND DI NON SO CHI. QUELLA ZOCCOLA DEVE TOGLIERSELE.- non sapevo neanche perché stavo dando di matto così, semplicemente non avevo nulla da fare, non mi colpiva avere le scarpe uguali a quella ragazza, avevo voglia di sue attenzioni, non mi bastavano quelle che mi dava. 
-Amore non è plagio.- disse -senti calmati.- 
-Non ho motivi per...- mi diede un bacio senza farmi finire di parlare. -...ora sì.-
-Oh, entrano gli sposi. Sì beviamo.- 
-Sì, ho fame.- disse, ci sedemmo al tavolo e pochi dopo secondi iniziarono a servirci, mangiammo e bevemmo dicendo cavolate con gli altri. Poi iniziarono a mettere musica, proprio Up, la mia canzone preferita, Justin mi prese la mano e mi portò a ballare. -Allora dove andiamo?- 
-In Francia.- dissi. 
-Mmh.-
-Parigi è la capitale dell'amore.- voglio vedere se mi porti sulla torre, dove tu hai portato Selena quattro volte, voglio vedere se mi ami veramente, se mi ami così tanto come dici di amarmi, o se mi vuoi solo per giocare. 
-Low cost?- 
-Low cost.- dissi, mentre cambiavano canzone ogni secondo. Continuammo a ballare e io tornai a casa scalza. Speravo veramente che Justin mi portasse a Parigi, ma così non fu, ci rimasi un pò male, ma non l'avrei odiato per questo. 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** ...ma io voglio lui. ***


Presi i tacchi e li misi in borsa e scesi correndo -Will arrivo!- dissi al telefono, chiusi la chiamata e uscii dal condominio. 
-Allora giovane stella dello swing, pronta per la nostra prima lezione?- chiese, chiamammo un taxi.
-Sono pronta.- dissi, erano anni che non ballavo, l'ultima volta ero ad un matrimonio dove neanche ero invitata, e se quello si chiamava ballare, beh allora quella sera stavo andando a fare l'atleta. 
-Io no, sono in un fascio di nervi, non ballo mai.- 
-Entra nel taxi subito allora.- dissi aprendo lo sportello. -Sulla settima davanti alla scuola di ballo, grazie.- dissi. -Non ci credo, vado a lezioni di ballo e non con il mio ragazzo, mi odierà a vita.- mi stavano seriamente venendo i sensi di colpa. -E se poi si arrabbia?- 
-Mio Dio, un pò di swing con un tuo amico, non ti uccide mica.- 
-Ma non lo sa. E ci sto parlando per messaggio.- dissi. 
-Diglielo allora.- 
-Okok.- "Sto andando a fare swing con Will" e lui rispose "ow, divertiti baby, chiamami quando hai finito" buttai il telefono nella borsetta, e cinque minuti dopo scendemmo dal taxi, Will pagò ed entrammo nella sala. Era tutto così strano, non era swing, era dance, musica dance, atmosfera dance, tutto dance. -Abbiamo sbagliato sala?- 
-Ehi voi siete Will e Aravis?- chiese una ragazza. 
-Sì.- 
-Vi stavamo aspettando.- Non mi divertivo così tanto  da quando avevo dodici anni. E ne avevo venti il che significava che avevo passato otto anni della mia vita a piangermi addosso, e che non me lo faceva fare nessuno essere fidanzata e per questo non avere delle amiche, anche se la mia unica amica era Caitlin che non sentivo dall'inizio del Believe Tour. Non avevo avuto una vita, non avevo più nulla di importante, nulla di bello da ricordare, ero vuota, dovevo seriamente stare ancora con Justin? Quando tornai a casa chiamai Justin 
-Ciao.- dissi buttandomi nel letto.
-Eih piccola. Ti sei divertita?- chiese dolcemente.
-Sì.- sì non sai quanto mi son divertita a pensare di lasciarti -tu che hai fatto?- 
-Stavo cazzeggiando con i ragazzi.- 
-Ow, come si sta ad Atlanta?- 
-Come sempre. A New York?- 
-Si sta bene.- 
-Domani hai scuola?- 
-Esatto.- dissi. 
-Vai a dormire, ora, subito.- 
-Non riuscirei comunque a dormire.- vedi un pò con tutto quello che hai pensato, stupida.
-Che hai?- 
-La domanda sarebbe "cosa non hai?"- 
-Domani hai da fare?- 
-Non credo.- 
-Okay, ne parliamo domani ora vai a dormire, domani mattina devi essere fresca per scuola.- 
-Ci provo.- 
-Piccola...- 
-Dimmi.- 
-Non piangere, non voglio che tu stia male.- 
-Sì...- 
-Dai piccola, ci sentiamo domani. Ti amo, notte.- 
-Anche io notte.- misi la sveglia, buttai il telefono da una parte e mi addormentai di colpo. Mi svegliai mezzo rincoglionita e quando disattivai la sveglia sentii la solita frase di Justin -NO NON CI SIAMO INCONTRATI NEI MIEI SOGNI. SEI IL MIO RAGAZZO, IDIOTA.- arrivai all'università e andai a ogni corso come sempre. 
-Ehi Aravis vieni con noi a pranzo?- chiese Stefany. 
-No, meglio di no.- presi il telefono. "mi piace questo vestito -Justin" era un suo messaggio "non è un vestito, sono in pantaloni" "lo so, intendevo come sei vestita" "ma che?" , vidi che tutti indicavano dietro di me. -Che avete?- Elena mi fece cenno di girarmi. C'era un enorme bus, Kenny uscì -che ci fai qui?- chiesi sorpresa, corsi ad abbracciarlo.
-Il tuo ragazzo voleva assicurarsi che...- 
-...fosse tutto okay. Se mi manda messaggi da Atlanta con scritto che le piace come sono vestita è...- 
-Esatto è davvero un cretino.- disse Kenny, prendendomi la borsa. 
-Non è qui vero?- 
-E' entrato in doccia dopo il tuo ultimo messaggio.- disse Ryan (Good) arrivando dalle tenebre. 
-Zio Ryaaaan!- dissi andandole incontro. 
-Piccola di zio, confonditi tra di noi, lo sappiamo che vuoi sembrare di classe ma ti mancano le supra.- 
-Esatto. Hai qualcosa per me?- 
-Che domande, io ho sempre qualcosa per te.- mi diede una maglietta con scritto "TWERK" 
-Perché? Ryan? Perché?- mi diede anche un paio di jeans. 
-Apri l'armadio, Justin ha preso le supra.- aprii l'armadietto e trovai le mie supra e un paio di calzini. -Sì calzini inclusi.- 
-E' entrato a casa mia di nascosto?- 
-No l'ho fatto io.- disse Pattie da lontano. 
-Ciao mammaaa.- 
-Ciao figlia.- arrivò e mi abbracciò. 
-Vado a cambiarmi, torno subito.- entrai nella "stanza" dove dormiva Justin e vidi Jazzy e Jaxon che dormivano. Mi cambiai misi le cose nella mia borsa e poi tornai tra gli altri. -Qui spuntano persone come spuntano turisti a Central Park.- abbracciai Jeremy e mi sedetti sulle gambe di Ryan. 
-Allora Aravis come stai?- chiese Jeremy. 
-Eh bene dai.- dov'è il mio Oscar ora? -voi?- 
-tutto bene.- dissero tutti in coro. Da lontano si sentì una corsettina leggera Jazzy mi saltò addosso. 
-Fletchi, Fletchi, Fletchi.- 
-Senti cara Fletchi un peso in più mi uccide, quindi.- mi sedetti vicino a Ryan. 
-Chi ti ha detto di chiamarmi così?- chiesi. 
-Justin.- disse Jazzy. 
-E perché tu mi chiami così?- chiesi a Ryan. 
-Perché ci siamo coalizzati contro di te.- disse Ryan. 
-Ma zio Ryan io...- 
-Scherzo bella.- disse scompigliandomi i capelli. Justin uscì dal bagno con solo l'asciugamano. -Vestiti depravato.- 
-Tutti qui mi hanno visto nudo tranne te, Kenny e mia sorella, quindi.- 
-Justin!- dissi ridendo. -Vestiti.- andò a vestirsi e poi tornò, io ero coricata sul divanetto con Jazzy affianco che mi diceva cose tipo: 
-E poi Justin ha iniziato a parlare di te, di quanto fossi bella, che dovevo prepararmi a stare molto tempo con te, che però io ero la sua ragazza per sempre.- 
-Certo.- 
-Cosa le stai dicendo Jazzy?- chiese Justin dandomi un bacio. Tutti erano scesi a prendere da mangiare. 
-Nulla, vado da papà.- corse da Jeremy, mi sedetti, Justin saltò il divanetto e si sedette vicino a me abbracciandomi.
-Allora, cosa aveva la mia ragazza ieri?- 
-Mal di piedi, mal di schiena, e poi...- niente segreti. -...mi sono resa conto che non mi divertivo così tanto da quando avevo dodici anni, ed è stata brutta come cosa...- non era tanto la mia "noia" era più il fatto che in tanti anni mi ero divertita poco, ero rimasta sempre a piangere pensando a Justin, rendendomi io stessa una vita luridamente schifosa. 
-Ti ho reso la vita un inferno...- 
-Non è vero, cioè forse sì mi hai reso la vita un inferno ma, ora non più...- 
-Ti ho tolto l'adolescenza.- 
-Sei tu la mia adolescenza, Aravis Fletcher non è nulla senza Justin Bieber.- 
-Forse il contrario, che stupido. Ti dovrei rendere la vita migliore, ma non mi accorgo che peggioro sempre tutto. Scusa, scusa, scusa. Sono un errore.- 
-Justin.- le presi una mano -Smettila, io ti amo, non sei un errore, sei la cosa più bella che...- non riuscivo a guardarlo, solo stringevo forte la sua mano. -...esista sulla terra, aiuti tutti, mi stai sempre vicino, sei il ragazzo perfetto, sicuramente senza te sarei persa, e non devi pensare neanche per un attimo di essere un errore.- 
-Aravis ti faccio stare male in ogni modo, da quando sono nella tua vita non hai fatto altro che piangere, stare male, vedermi tramite una webcam e tutte cose che non avrei mai voluto per la persona più importante della mia vita, sbaglio tutto.- 
-Justin vedi, quando mi hai lasciato in Canada per inseguire il tuo sogno, per quanto io abbia sofferto, non mi son mai pentita di averti lasciato andare per il tuo sogno, perché volevo vederti felice. Ho sempre guardato alla tua felicità, ora voglio la mia, ma la voglio con te.- 
-Ma piccola, io non faccio nulla per renderti felice, faccio solo cose inutili.- 
-Dio Justin. Ascoltami per favore, mi hai reso più felice tu in due settimane che i miei amici di Toronto in undici anni. Io ti amo, non importa se non mi diverto, io ti amo, non ci vivo senza te, chiaro?- okay, farò una stronzata ma io voglio lui. 
-Piccola, non saprei come fare senza di te.- 
-Semplicemente non fai.- dissi, scoppiò a ridere e  io scoppiai a ridere con lui. Era sicuramente la cosa della quale avevo più bisogno al momento. 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** i fratelli Bieber hanno una cotta per te. ***


-Aravis, su svegliati.- mi baciò la schiena. -Dai Fletchi alzati, sarò costretto a baciarti. E dovrò alzarmi dal letto per venire dalla tua parte.- disse -Mi costringi tu eh.- mi scappò un sorriso, cercai di camuffarlo -Ti ho visto, baby.- mi girò a pancia in su. -Hai un sorriso malizioso, davvero invitante.- disse -Allora? vuoi proprio fare la Bella Addormentata?- mi baciò, le misi le braccia intorno al collo e lo baciai ancora. -Buon...- bussarono alla porta, sbuffò ed andò ad aprire. 
-Bella schiena...- dissi, Justin si girò e sorrise. 
-Aloha.- disse Fredo vestito da Hawaiano, alle Hawaii non poteva non vestirsi così.
-Risparmiaci.- Justin le chiuse la porta. -Dammi l'acqua.- disse Justin, le tirai la bottiglia da due litri piena, che prese al volo. Fredo bussò ancora, Justin si accertò fosse lui e poi aprì. -Hai caldo?- chiese. 
-Sì.- era in costume da bagno. Justin aprì la bottiglia e da sopra la sua testa, gli rovesciò tutta la bottiglia addosso. Fredo abbracciò Justin, e poi andò via.
-Allora hai un ragazzo tutto bagnato, l'oceano fuori dalla finestra e siamo a fine agosto. Cosa facciamo?- 
-Il bagno con gli squali?- Jaxon entrò correndo con un mega peluche di uno squalo. 
-No, tu stai male. Piccolo Bieber!- disse prendendo in braccio Jaxon. -Vai a chiamare Ryan.- Jaxon corse a chiamare Ryan. 
-Shark, shark, shark, shark, Bieber.- dissi con il peluche in mano. -Voglio seriamente nuotare con gli squali.- 
-E se ti mangiano?- 
-Trascino giù anche te.- 
-Mi fai paura.- 
-Rawwwr.- lo baciai e le morsi il labbro. 
-Sembravi più una tigre appena nata. Apprezzo lo sforzo.- Ryan entrò mentre io e Justin ci baciavamo, al suo seguito c'erano Lil Za, Lil Twist, Jeremy, Ryan Blunter e Chaz. -Avevo detto solo Ryan!- 
-Beh hai detto che apprezzi lo sforzo della tua ragazza, a sopportare un maniaco come te, pensa a noi.- saltarono tutti sul letto e iniziarono a dire -Owh, Bieber, facciamo il bagno con gli squaliiii.- mi aggiunsi anche io. 
-Sììì Bieber dai.- dissi ridendo. 
-MAI.- disse correndo via. Lo seguirono e io mi misi il costume da bagno e scesi in piscina, con Fredo, i bambini, Alison, Pattie e Jeremy. -Fletchiiii, non mi hai aspettato!- 
-Sei scappato.- mi divertivo a bere succo d'anans nell'idromassaggio con Fredo e gli Hawaiani carini. 
-Scusa.- andai nella piscina lasciando il succo a Fredo. -Se mi schizzi ti affogo.- disse Justin avvicinandosi. 
-Ow, andiamo Bieber.- le andai dietro e lo feci cadere in acqua. 
-Sei perfida oggi.- lo guardai male e poi mi tirò in acqua. -Sei molto sexy quando sei perfida.- Fredo mi passò la pistola ad acqua. 
-Che la lotta abbia inizio.- Justin prese una pistola, Fredo un'altra, Alison un'altra ancora e iniziammo la lotta, stavamo correndo ovunque, Justin rincorreva Ali, io rincorrevo Fredo che rincorreva Ali che rincorreva me. Beccai Justin che cadde in acqua, tutti a partire da Pattie fino a Lil Za ci guardavano ridendo, Alison era distratta ed io la buttai in acqua, Fredo la fissava quindi io spinsi anche lui che cadde rumorosamente in acqua. 
-HAI VINTO SEI CONTENTA?- chiese Fredo. Feci un balletto di vittoria e poi mi buttai in acqua. Justin mi prese in braccio e mi portò fuori. 
-Justin, oddio se cadi, moriamo tutt'e due.- dissi ridendo, mi mise sul lettino e si coricò vicino a me. 
-Scendiamo in spiaggia stasera?- chiese. 
-Va bene.- dissi. 
-Non ne sembri molto felice.- 
-Certo che sono felice.- le sorrisi. 
-Adoro, quando i tuoi capelli sono così ricci.- 
-Ricci? Sono riccia?- 
-Un pochino.- disse iniziando a toccarmi i capelli. -Poi sono corti così.- 
-Ma non è vero.- dissi. 
-Mi piacciono!- 
-Ah allora okay.- dissi ridendo. -Se metto la testa sopra il tuo petto ti abbronzi con la mia forma?- 
-Sì.-  
-Che bello!- dissi alzandomi. Tornammo in camera e poi andammo tutti a pranzo. 
-E quando tu eri a New York, Justin mi ha raccontato che quando eravate piccoli eravate innamorati ma non ve lo siete detti fino all'anno scorso perché eravate indecisi, e lui ti ha fatto tanto soffrire. Fletchi...- disse Jazzy. 
-Dimmi piccola.- dissi io. 
-Sei la mia ragazza preferita, da grande voglio essere come te.- mi abbracciò e mi diede un bacio, a me scese perfino una lacrima. Jaxon guardò male Jazzy poi mi abbracciò.
-Diciamo che Jaxon è geloso di Justin e Jazzy.- disse Pattie. 
-Perché?- chiesi. 
-I fratelli Bieber hanno una cotta per te.- disse Jeremy. 
-E io ho una cotta per loro.- dissi dando un bacio a Jaxon che divenne tutto rosso. 
-Ma così sono geloso.- disse Justin. 
-Hai motivo di esserlo.- dissi tenendo stretto Jaxon. -Ti ho lasciato tutto il rossetto.- dissi pulendo Jaxon, che era divertito. 
-Un altro Bieber ha rubato il cuore della mia ragazza?- chiese Justin. 
-Mi dispiace Justin dovrai abituarti a chiamarmi, ancora, migliore amica.- dissi dando la coca cola a Jazzy. 
-Sì e io torno da Selena.- disse. 
-Provaci e ti spezzo le gambe.- scoppiammo tutti a ridere -Sono seria.- dissi bevendo l'aranciata di Jaxon. 
-Fletchi la mia aranciata.- disse Jaxon. 
-Scusa piccolo.- dandole il bicchiere. 
-Chiama piccolo lui e non chiama me, piccolo? Mentre io la chiamo, piccola, principessa, amore, tesoro, vita mia, e cose del genere tutto il tempo.- disse -cos'ha lui che io non ho?- 
-Beeeh, mi ha fatto un disegno, e me l'ha mandato per posta.- dissi, Jaxon si girò a guardarlo sorridendo fieramente perfido. -Dove ci siamo io e lui che giochiamo. Tu non mi hai mai fatto un disegno.- 
-Ma ti ho scritto delle canzoni.- disse Justin. -Tra noi non può funzionare.- disse Justin. 
-Sì ti amo Bieber.- dissi dandole un bacio. 
-Sì okay, ma sono geloso.- 
-Io sono più bello di te.- disse Jaxon, tutti ridevano tranne me e Justin. 
-Cosa vorresti dire con questo, microbo?- disse Justin.
-Jeremy si è impegnato di più per Jaxon.- dissi prendendo una patatina dal piatto di Justin.
-Ma papà!- disse Justin. 
-Mi sono impegnato per tutti i miei figli.- 
-Guarda che belli che siamo.- disse Justin. 
-E io ho scelto il più dolce. aw.- dissi. 
-E lei è la mia ragazza che dopo mia madre...- Jazzy lo guardava mangiando lentamente -...e mia sorella è la più belladolcegentilesexy donna del mondo.- 
-Ti conviene.- disse Jazzy. 
-Jazzy è più bella di me, anche Pattie, solo che io sono più alta, scusa Pattie.- dissi ridendo. 
-Ti scuso.- disse Pattie. 
-Mio Dio, che diabete mi fate venire.- disse Ryan Good. 
-Insulina.- dissi. 
-Non mi fa nulla.- 
-Siete comunque pessimi.- disse Lil Twist. 
-Grazie Twist.- 
-Ma sono così carini.- disse Lil Za. 
-Potrei vomitare.- disse Chaz. 
-Anche io.- disse Ryan Butler. 
-Io shippo Axon.- disse Lil Twist. 
-Io shippo Jaravis.- disse Lil Za.
-Io shippo me e la nutella. Basta okaaay?- dissi ridendo. Misi un paio di pantaloncini, la felpa di Justin e le converse e scendemmo in spiaggia, da soli. Ci sedemmo lontano dalla riva al tramonto. -E' tutto così...- 
-...romantico.- disse mentre passavano due belle ragazze in costume. 
-Se le guardi ti tronco.- le misi una mano sugli occhi. 
-Aw, che dolce che sei.- quando furono abbastanza lontane, lo liberai e lui mi venne addosso baciandomi. -Lo capisci che io amo te, voglio te, guardo solo te.- disse toccandomi con dolcezza i capelli. Non avevo intenzione di rispondere, ma solo godermi quei piccoli momenti, che mi facevano felice. -Sei così bella.- disse mentre io le stavo attaccata. 
-Ow.- 
-La mia felpa ti dona.- disse ridendo. 
-Io amo le tue cose, hanno profumo di te, tu hai un buon profumo.- 
-Io amo te.- 
-Anche io.- dissi. -cioè amo te.- 
-Avevo capito amore.- disse ridendo, mi guardava negli occhi, e io lo amavo così tanto, forse più di quanto lui amasse me. 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** -ho intenzione di venire lì e baciarti.- ***


-No, poi lo accarezzi sul muso, lo devi far rilassare.- disse Stephen "l'istruttore" -Non devi avere paura, tanto non fanno nulla. Quando sei pronta andiamo.- salutai Justin che era teso, e mi immersi nella vasca degli squali con quel magnifico sub. Subito un piccolo squalo mi venne vicino e io lo accarezzai sul muso come mi aveva detto l'istruttore, era così inquietante vedere come mi ronzavano intorno. -Se hai paura torniamo su.- scossi la testa e continuai ad accarezzare lo squalo, dopo un paio di minuti tornammo su -Allora chi vuole provare?- chiese. Tutti lo guardarono spaventati -Andiamo, non vi mangiano mica.- 
-Non ci giurerei tanto.- sibilò Justin, tirandomi su dalla vasca. 
-Hai avuto paura?- chiese Stephen.
-No, sono così carini!- dissi togliendomi la muta. 
-Come fai a dire che sono carini?!- chiese Kenny. 
-Sono carini!- 
-Se ci vado io la sotto, mi sbranano fino a togliermi almeno venti chili.- disse Kenny. 
-Ci rifiutiamo, abbiamo paura.- disse Pattie. 
-Come volete.- Stephen andò via. Mi vestii e finimmo di visitare l'acquario. 
-Come cavolo hai fatto?- chiese Justin. 
-Quando superi le tue più grandi paure, le altre cose risulteranno più facili.- 
-Tu avevi paura?- chiese. 
-Gli squali mi terrorizzano! Lo sai anche tu, che mi spaventano, ma per superare le grandi cose della vita, bisogna superare prima le piccole paure.- uscimmo e ci sedemmo davanti alla vasca dei delfini che saltavano felici. 
-Allora se a me terrorizzano cosa dovrei fare?- 
-Nulla, perché moriresti prima di entrare.- dissi ridendo. 
-Sì ecco la coraggiosa. Puzzi un pò di pesce.- 
-Okay, andiamo in albergo voglio puzzare di shampoo e profumo, leggere una rivista e mettermi lo smalto.- 
-Va bene piccola andiamo.- tornammo all'albergo. 
-Aloha.- disse il portiere, lo dicevano tutti. Io e Justin salutammo e salimmo in camera, mi lavai subito. 
-Perché c'è una mia foto con gli squali su Instagram Justin?- chiesi. 
-Per ricordo.- disse ridendo e vagando per la camera. 
-Siediti sembri un'anima in pena.- dissi coricandomi con Vogue in mano. 
-Piccola, piccola, piccola.- 
-Dimmi, dimmi, dimmi!-  
-No niente, ti amo.- 
-Anche io.- 
-Aw. Leggi un pò che c'è scritto lì.- disse. 
-Solo pubblicità, Chanel, Dior, Moschino, Gucci, Campbell e bla bla bla.- dissi chiudendo il giornale e mettendolo sul comodino, mi coricai terribilmente annoiata, poi mi alzai, mi vestii e mi sedetti sul letto di nuovo, il telefono di Justin vibrò, ma lui era in doccia "eih Bieber dove sei finito?" con un cuore da "Sel". Sel come "Selliamo un cavallo!" ma Justin non andava a cavallo quindi, era un Sel di Selena, o probabilmente un Sel di Se La vedo le rompo il culo. Il mio dito era tentato verso il "messaggi precedenti", ma la mia mente diceva "eiiih Araviiiis, noooo!" ma il mio dito urlava "chiudi, quella, fottuta, fogna, cervello, di merda" premetti quel "pulsante" e lessi tutte le vecchie conversazioni, per esempio i suoi *di Selena* "mi manchi", e i "mi manchi" di Justin del...umh, del dieci luglio, okay. I "vorrei averti qui" "non smetterò di amarti" -Ma che cazzo?- dissi ad alta voce "non mi dispiacerebbe che le tue calde mani percorressero il mio corpo, come facevano una volta" da Selena il quattro giugno. Ero realmente perplessa, lui non l'aveva risposta, ma io ero realmente pronta a urlare contro ad entrambe, affondai la testa nel cuscino e cominciai a piangere dalla rabbia. Justin uscì dal bagno con solo l'asciugamano, alzai la testa restai a fissarlo un attimo (quale ragazza non lo farebbe?), e poi tornai in me. 
-Quale cazzo?- disse guardandomi perplesso.
-"Non mi dispiacerebbe che le tue calde mani percorressero il mio corpo, come facevano una volta", ti prego dammi tu una risposta o ti prendo a pugni.- non rispondeva -Justin hai esattamente cinque minuti della mia vita, prima che io esca da quella porta e mi faccia portare a NY da Kenny, cinque minuti a partire da ora.- dissi incrociando le braccia. -E sono incluse tutte le cose che condividiamo.- 
-Okay, non ho scuse. Ho sbagliato a scriverle che mi mancava, che potevo amarla ancora, e cose simili, non ho pensato al fatto che avrebbe potuto rovinare la nostra relazione. Ma non sarei mai andato oltre. Quindi...- 
-Hai...- 
-Ho intenzione di venire lì baciarti- 
-Se ci provi ti rivolto.- dissi. 
-Io ti amo.- 
-Ma se ami anche la Gomez come fai ad amare anche me? Ow, no scusa ci sei abituato ormai, ami tante ragazze ma sempre prima me, però dai precedenza a loro. Scusa per te non è difficile. Bieber hai tre minuti e ventisei, venticinque ventiquattro secondi.- 
-Ahh. Mio Dio, cosa nel "potevo amarla ancora" non ti è chiara?- 
-Il fatto che non ti scusi, che sto piangendo come una rincoglionita, e sto per uscire da quella porta in meno di due minuti.- 
-Aravis.- 
-Che cazzo vuoi? Non andremo a letto dopo aver litigato e chiarito, cioè potremo farlo, ma non ho intenzione di fare tutto ciò, perché non sono la tua puttana personale, e perché non so se chiariremo o faremo pace.-
-Possiamo allungare la mia spiegazione per due secondi? Vorrei un paio di mutande.- 
-Mettile, puoi parlare per un altro minuti e due secondi.- Si mise le mutande, una maglietta e i pantaloncini. 
-Fletchi.-
-Sto per odiarti.- rise -Sono seria, stronzo. Ti ficcherei un palo in culo se lo avessi. Magari riusciresti a sentirti come me ora.- 
-Ti senti come con un palo in culo?- le diedi una spinta e risi un pò tra le lacrime. -Piccola senti, sai in che situazione mi trovavo, sai cos'è accaduto, so che ti fa male, ma non la risponderò se non ti va bene. Io amo te, e per quanto possa pensare a Selena, non mi farà mai sentire, come mi fai sentire tu.- mi prese la mano e la mise sul suo petto, con un battito cardiaco normale, come tutti insomma, andava tranquillo. -Senti batte più veloce quando vede te.-
-Justin...Non va veloce...- scoppiai a ridere, e lui mi guardò divertito. 
-Okay, ciò non cambia le cose. Scusa piccola.- disse, lo abbracciai. -Ti amo.- 
-Okay, scuse accettate, anche se il tuo cuore non batte come dovrebbe.- 
-Almeno batte.- quel silenzio imbarazzante fu seguito a un altro abbraccio e da un dolce bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** -siamo felici di farle felici.- ***


-She's my latin girl, she's my latin girl, i was on the beach yeah.- canticchiava Justin vagando per casa mia. 
-I was on vacation...- misi la canzone dal pc e ci mettemmo a ballare come dei cretini, subito dopo partì Rich Girl -OH MIO DIO!- urlai. -She's a rich girl, yeah.- 
-Io non ho una rich girl.- disse. 
-Perché non sono ancora tua moglie.- dissi ridendo. 
-Sta piovendo.- 
-Cazzo!- 
-I panniiiii!- urlò correndo da una parte all'altra. 
-Justin.- dissi ridendo. 
-Oh mio Dio i panniiiiii!- continuava ad urlare. 
-Stai zitto!- dissi mettendole una mano sulla bocca, smise di urlare, tolsi la mano. 
-i paaaaaa- misi di nuovo la mano sopra la sua bocca e non urlò, la tolsi -aaaaanni!- la rimisi, potevo continuare così per ore, mi divertivo talmente tanto, ridevo tantissimo. -but you are to meee.- 
-Cosa? Cosa sono?- 
-I PANNIIIIIIII!- urlò, io ormai ero a terra ridendo. -alzatiiii devi ritirare i panniiiiii.- 
-Ritirali tu, no?- 
-cosa?- 
-i panni!- 
-AAAAAH PIOVE! OH MIO DIO I PANNI.- disse sedendosi per terra vicino a me, io mi tenevo la pancia, mise la sua mano sulla mia. -Ti fa male la pancia perché ti si stanno bagnando...i panni?- disse con aria losca, non ridevo così da... non so, molto tempo. 
-Sì Justin.- mi prese sulle spalle, prese un ombrello e andammo sul tetto del mio "condominio", aprì l'ombrello e andammo sotto la pioggia. 
-I'm dancing in the rain.- disse correndo via con l'ombrello lasciandomi sotto la pioggia. 
-Stronzo questa me la paghi.- dissi correndo sotto l'ombrello, mi mise un braccio intorno alla schiena spostò l'ombrello e mi baciò sotto la pioggia. Fu una cosa talmente dolce, carina e romantica che avrei continuato per anni. 
-Pagata?- annuii. -Andiamo a ritirare i panni.- disse mettendo di nuovo l'ombrello sopra le nostre teste, tornammo in casa, ci asciugammo e feci la cioccolata. Faceva freddo a New York, ed era solo ottobre, Justin prese una coperta e guardammo un pò i cartoni. -voglio vedere Dora.- 
-Vuoi vedere Dora?- 
-Sì!- 
-Okay.- lasciai sul canale e guardammo Dora L'Esploratrice. 
-Dora la fontana è dietro te.- disse Justin "qual'è stata la tua parte preferita?" -Beh la nostra parte preferita è stata quando...- "anche la mia" disse Dora. -Troia.- disse Justin fingendo di piangere, spinse la testa sul mio petto e io cercai di consolarlo. 
-E' tutto okay, non merita di vivere.- 
-Esatto.-
-Tu sei una bella e brava persona, e queste cose succedono a persone come te.- dissi dandole un bacio.
-Ed ho anche la ragazza migliore del mondo alla quale... Aravis vorresti venire a stare da me?- stavo per vomitare arcobaleni.
-Cosa?!- dissi con gli occhi sgranati. -Dico, io ho il college, perché non stai tu qui?- 
-Perché ho una casa tre volte più grande di questo appartamento.- disse. -Perché...- 
-...Ho fatto spendere una montagna di dollari per pagarmi l'università ai miei per poi non andarci?- lo guardai bene -andiamo Juuuustiiiiin.- dissi facendo gli occhi imploranti. Non mi faceva mai vincere, lui doveva avere sempre ragione, ma la cosa migliore era il suo farmi felice dopo che lo facevo vincere, sicuramente Dio lo aveva mandato sulla Terra per fare felici le persone. Lui sospirò strinse la mascella, lo guardai male, si girò sorridendo. 
-Okay hai vinto tu.- disse, bussarono alla porta, Justin si alzò e andò ad aprire. 
-Un pacco per la signorina Fletcher.- disse il fattorino -E lei non mi sembra una signorina, possiamo fare una foto?- 
-Certo.- disse Justin, si fecero la foto. -Aravis, vieni a firmare.- mi alzai e firmai. 
-E' così bello fare il fattorino, ti potrei chiedere un favore?- disse togliendosi il cappello. 
-Sì, entra però.- disse Justin, andai a sistemare la coperta. 
-Cosa ti offriamo?- chiesi facendolo sedere nel tavolo della cucina. -Acqua, caffè, succo, aranciata, coca cola, pepsi, birra?- mi sentivo mio padre, elencava sempre tutto quello che c'era nel frigo.
-Ow un caffè, grazie.- disse. 
-Justin tu lo prendi?- scosse la testa. 
-Dai dimmi.- disse Justin. 
-Mie figlie sono tue fans e ci terrebbero a incontrarti o almeno a sentirti cantare da lontano- Justin mi guardò, sapevo cosa intendeva quando mi guardava così. 
-Domani a che ora finisci da scuola?- chiese Justin. 
-A mezzo giorno.- dissi. 
-Okay, potremo passare a casa vostra, portale a casa per un motivo a caso e poi arriviamo noi.-
-Cosa?- disse il fattorino sorridendo. -Cioè...Oggi era il compleanno di Ally e domani di Lucy, sarà una bella sorpresa.- disse Peter. 
-Ow, che cosa carina.- 
-Siamo felici, di farle felici.-  Justin. 
-E' tutto merito tuo.- dissi.
-Voi convivete?- 
-Qualcosa di simile.- dissi ridendo. si fece addirittura tardi, restammo a parlare di talmente tante cose che alla fine sapevo tutto delle ragazze. La mattina dopo mi svegliai e andai a scuola. 
-Eih Aravis.- disse Elena, mentre io andavo via. -vieni a pranzo?- 
-Oggi no, ho un impegno, abbiamo gente a pranzo domani porto anche Justin okay? Ora devo veramente andare.- corsi via. Presi un taxi e andai a casa, Justin stava cucinando. TIN TIN TIN TIIIIIIIN ALLARME ROSSO JUSTIN BIEBER CHE CUCINA. -cosa?- 
-Sto solo mettendo in caldo la pizza di ieri.- disse. 
-Vado a prepararmi.- dissi correndo in bagno...Bussammo alla porta e venne ad aprire la moglie, Catherine.
-Oh mio Dio, Justin Bieber e la sua ragazza a casa mia, wow.- quasi si commosse.
-E già, sh.- disse Justin, io strinsi la mano a quella bassa donna ed entrai per prima, le due restarono impalate. 
-Sei vera?- chiese la più alta, Lucy, lo vedevo era uguale alla descrizione nella mia mente. Io annuii mi abbracciarono, come avrebbero fatto con Ryan, con Kenny, con Scooter. -Oh mio Dio.- 
-Oh mio Dio.- mi abbracciò anche Ally la più piccola. -Come ci conosci?- 
-No, aspettate io non sono qui da sola.- Justin spuntò dal buco del culo della Luna. A fine serata le portammo a fare shopping, per farle sentire due del "gruppo". -Dove vi piacerebbe andare a fare shopping?- chiesi. -Forever21?- 
-Non ci siamo mai entrate.- disse Lucy. -Ma lo abbiamo sempre sognato. Qui costano tantissimo!- 
-Il prezzo in vetrina, non è mai quello dentro. Possiamo andare anche da H&M, in anteprima speciale, come giudice...-  
-Me.- disse Justin. 
-Non avete una foto insieme. Mettetevi vicini.- si avvicinarono e le feci una foto.
-Davvero grazie ragazzi, avete reso le nostre piccole felici e siete delle persone magnifiche.- disse Peter. 
-Ci teniamo a vedere le persone felici e se possiamo farle felici anche con una piccola cosa è bello no?-
-Sì.- disse Justin, coccolando Lucy e Ally come sorelline. 
-Sei così fortunata.- disse Lucy riferendosi a me -Vivi nell'Upper East Side, il tuo ragazzo è Justin Bieber, vai alla Columbia, indossi scarpe che costano un patrimonio.- fortunata era proprio la parola giusta. 
-Voi avete il ragazzo?- chiesi. 
-Sì, cioè io sì.- disse Ally. 
-E ti dedica le mie canzoni?- chiese Justin. 
-Ogni tanto.- disse. 
-Come? Aravis cosa faccio ogni giorno?- 
-Mi dedichi una canzone diversa, che ormai sono uguali.- dissi, loro scoppiarono a ridere. 
-Ti ama?- 
-Tanto.- disse Ally. -Solo che lui ti ha visto in concerto, io no.- 
-Ma tu mi hai abbracciato, io ti ho coccolato, e lui no, rinfacciaglielo.- disse Justin, scoppiammo tutti a ridere, presi a braccetto Lucy. 
-Io sono innamorata di Justin non posso aver alcun ragazzo.- 
-Anche io pensavo così, poi mi sono tinta di biondo, mi sono sbronzata e sono andata a letto con un ragazzo, che dopo mi ha confidato di essere GAY.- Lucy sgranò gli occhi. -Mi sono frequentata per mesi con diversi ragazzi, mi dispiace non darti Justin, vorrei farne quaranta milioni di copie e darne a tutte le ragazze, ma non posso, solo tu troverai il tuo "Justin". Vedi quello? Ti guarda, salutalo.- 
-Cosa? Scherzi?- 
-Salutalo.- lui la salutò e lei ricambiò sorridendo. 
-Eih aspetta tu sei Lucy?- chiese il ragazzo. 
-Sì.- era imbarazzata. 
-Che ci fai con Justin e Aravis?- 
-Giornata bonus.- rispose tutta rossa.
-Eih Justin aspetta.- dissi io, Justin salutò. 
-Ciao bro.- disse il ragazzo, diede il cinque a Justin e si abbracciarono. 
-Tutto bene?- disse Justin. -Sei il suo ragazzo?- chiese rivolgendosi a Lucy, che lo guardò male. 
-Beh...- si toccò i capelli. -no, non ancora.- lei si soffocò nella mia spalla ridendo. 
-Chiedimi di uscire già che ci sei.- 
-Non ci credo ti sto chiedendo di uscire davanti a Justin Bieber, tua sorella e la sua ragazza.- 
-Di solito mi chiedono le foto gli autografi.- disse Justin. 
-Posso toccarti il culo? Lo fanno tutte le ragazze.- 
-No mi emozionerei troppo amico.- 
-Va bene, ma sappi che ti troverò e ti toccherò il culo.- 
-E' la seconda volta che dico che voi siete così inappropriati.- disse Justin ridendo. 
-Seguimi su twitter.- scrisse il nick su un foglietto, tirato fuori da non so dove e lo mise dentro la tasca della felpa di Justin.
-Domani alle quattro a casa mia.- le dissi ridendo.
-Facciamo alle sei da Starbucks?- 
-Non so il tuo nome però.- disse ridendo imbarazzata. 
-Mi chiamo Andrew Wall.- disse. 
-Okay, alle sei da Starbucks.- 
-E' stato un piacere.- andammo via. 
-Che sfacciato.- 
-Oddio, l'ho trovato?- chiese Lucy. 
-Se ti tratta male le rompo le gambe.- disse Justin. 
-Oh mio Dio.- scoppiammo tutti a ridere.
-Uuh, Forever21.- disse Ally, entrammo. 
-Uh Aravis hai portato comitiva?- chiese Elena la mia compagna di scuola. 
-Sì.- Erano le quattro del giorno dopo quando arrivò Lucy e lui ancora dormiva. 
-Ciao.- dissi a bassa voce. 
-Ciao.- le feci segno di abbassare la voce e poi indicai Justin che dormiva beato, era così dolce. -Aw.- 
-Vieni.- andammo in camera mia e chiusi le porte, e quando uscimmo Justin stava bevendo il latte senza maglietta. 
-Ciao tesoro. Buongiorno piccola.- 
-Sono le sei meno un quarto.- dissi accompagnando Lucy alla porta. 
-Ci vediamo Justin.- 
-Te ne vai senza abbracciare Bieber?- chiese Justin, Lucy lo abbracciò e poi andò via. -Quanto ho dormito?- 
-Un giorno e mezzo.- mi lanciò uno sguardo perplesso, e io lo guardai con espressione alla "che vuoi che ti dica? è la verità!". Mi misi a studiare senza proferire alcuna parola. 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** aspettati l'inaspettato. ***


"Aspettati l'Inaspettato" disse il saggio "e io l'aspetto l'inaspettato" risposi al saggio. Tra orchidee, fiori di mandorle e lavanda arrivai a casa di Justin, ad Atlanta, Starbucks in mano, ciambelle nell'altra, insomma, le avevo comprato la colazione e lui manco lo sapeva, veramente non sapeva che sarei andata da lui, veramente non mi aveva chiamato per due giorni, veramente le volevo spaccare il culo, veramente non l'avrei fatto, ma il desiderio di prenderlo a bastonate c'era. Tuttavia ero felice di farle una sorpresa, presi le chiavi e aprii il cancello, cambiai chiave e aprii la porta. Silenzio solo silenzio, salii le scale, erano venti scale e già mi facevano male le gambe, aprii tre porte prima di trovare la camera di Justin, prima di trovare la camera trovai la maglietta che avevo regalato a Justin, che era in svendita non mi ricordo dove, e poi profumo di...quel cazzo di profumo che usava sempre la Gomez, e rumori abbastanza ambigui tipo "uh" "ah" "ih" A E I O U Y BRIGITTE BARDOT BARDOT molto stile trenino direi, raccolsi la maglietta di Justin. Entrai nella camera e vidi la scena più orrida del mondo, Justin sopra Selena, sotto le coperte, mi appoggiai al muro, mi schiarii la voce. -Tu che ci fai qui?- urlò Selena, Justin mi guardò terrificato, peggio di terrificato, sembrava avesse visto un fantasma, oppure sua madre, oppure me con la busta di Starbucks nel braccio e la sua maglietta in mano e sua madre.
-OH MIO DIO, HAI INTERROTTO IL NOSTRO PORNO!- dissi imitando la voce stridula di Selena. -Oh, per favore risparmiami.- li guardai bene -Illuminatemi con le vostre scuse. Prima tu, ragazzina.- puntai il dito contro Selena. 
-Beh io ero...- iniziò a dire.
-...Okay, mi basta. Tu non hai più una casa a New York, e tu non hai più una specie di dignità. Pace e amore fratelli.- feci per andare via -ah non hai neanche una ragazza. Stronzo.- uscii dalla camera, chiusi la porta, buttai via la maglietta nel corridoio e iniziai a scendere le scale, Justin mi raggiunse correndo (per la fortuna di tutti vestito).
-Aravis aspetta!- disse. 
-Sei in mutande, ma senza una ragazza che ti voglia perdonare, hai ancora intenzione di parlare?- lo lasciai sulle scale e feci la mia uscita trionfale sbattendo la porta. Quando ero al cancello lui uscì correndo. -Non hai capito che mi hai spezzato il cuore? Non hai capito che questa è l'ultima volta che mi vedi qui dentro?-  urlai tornando dentro. 
-Io...- 
-Io cosa? Non voglio neanche sentirti, ti ho aspettato per OTTO anni, e dico OTTO anni, non ho avuto un ragazzo al liceo per te, mi sono privata di cose che tutte le mie amiche avevano perché l'unica cosa che volevo veramente eri tu, era il tuo amore, e TU, che te la sei presa con comodo per anni ora mi TRADISCI con la tua EX? E PRETENDI ANCHE CHE IO ASCOLTI LE TUE SCUSE? NON E' UN GIOCO JUSTIN!- una dopo l'altra le lacrime mi laceravano il viso, grosse e calde, calde come la rabbia che si alimentava dentro di me ogni istante di più. Nella mia mente si ripetevano le immagini di quando si ubriacò dopo il MSG e mi disse "Io ti amo Aravis", quando mi parlava mentre fingevo di dormire "se solo mi amassi la metà di quanto ti amo io". Si avvicinò e fece per asciugarmi le lacrime le diedi la busta dei caffè, presi il mio e mi allontanai con le braccia quasi sollevate come per dire "non toccarmi, non cercarmi". 
-Aravis.- 
-Ti prego, Justin.- mi allontanai, avevo bisogno di camminare, di pensare di schiarirmi le idee. Finalmente avevo una ragione per ascoltare le canzoni strappalacrimespezzacuoredistruggifelicità su tradimenti e balle varie, in quel momento avrei potuto spaccare il mondo, ma mi limitai a spaccare i miei nervi. Presi il telefono e chiusi venticinquesima chiamata da Justin, mi sedetti in una panchina e ascoltai i messaggi. 
-Aravis ascolta ho fatto una stronzata...- primo messaggio. -Piccola lo sai io ti amo...- secondo messaggio -Ti prego rispondimi, sto morendo senza te qui.- VUOI VERAMENTE MORIRE? ARRIVO E TI INVESTO A MARCIA AVANTI E A MARCIA INDIETRO COSI' MUORI CON ME, COME KILLER PERO'. terzo messaggio -Sicuramente non mi vorrai parlare...- ma guarda un pò, è ovvio che non ti voglio parlare pirla. -...Ma io sì, e ti farei tutte le scuse del mondo, ma non ne ho il coraggio perché so di aver sbagliato...- hai un motivo in più per scusarti se hai sbagliato -...E credo di non riuscire ad ammetterlo. Per me è difficile, ho preso una decisione troppo in fretta.- si bloccò il messaggio mi stava chiamando ancora. 
-Cosa vuoi dalla mia vita? Dimmelo, vuoi altri tre anni per decidere chi ami di più?- chiesi. 
-Aravis sono Genesis, non sei a casa?- 
-Fanculo Genesis. Ci arrivo tra due ore e mezza a casa.- 
-Okay ti aspetto qui, così mi spieghi a cosa mi servono i tre anni.- 
-La chiave per entrare è nell'appendiabiti dentro il mio cappotto.- dissi. 
-Va bene grazie.- disse chiudendo la chiamata. Andai in stazione e presi il primo treno per NY, arrivata a NY tornai a casa a piedi. Non sapevo neanche descrivere come mi sentivo, volevo solo piangere, piangere e guardare film d'amore, e forse mangiare una montagna di gelato. Aprii la porta e vidi Gwen che dormiva nel divano e Genesis che leggeva una rivista. -Ha chiamato Justin almeno cinque volte.- 
-Mi ha chiamato ventisei volte dalle dieci e mezza.- dissi buttando tutto da una parte della casa. -Ho beccato Justin e Selena che scopavano animatamente a casa di Justin, e...- scoppiai in un disperato pianto. Genesis prese il telefono e fece il numero di Justin. 
-CHE CAVOLO HAI FATTO JUSTIN?- si sentì urlare dalla mia camera, Gwen si svegliò di colpo e quando mi vide mi saltò addosso. 
-Zia perché piangi?- chiese. 
-Zio Justin oggi è stato un pò cattivo con la zia.-
-Cosa ti ha fatto? Ti ha picchiato come fa papà quando faccio da monella?- la guardai perplessa. 
-No, lo zio Justin alza le mani sulla zia solo per le carezze. Vai dalla mamma, e andate a fare un giro, la zia vuole stare un pò sola.- dissi sorridendo. 
-Mamma andiamo a fare un giro.- disse Gwen correndo da lei e trascinandola fuori dalla porta. Dieci minuti dopo, io ero sul mio carissimo divano a piangere. Quel cazzo di saggio aveva sempre avuto ragione, e io che aspettavo l'inaspettato come aspettavo il Natale ero delusa, afflitta, sul orlo di una crisi isterica e vogliosa di picchiare qualcuno. Il pensiero migliore fu la scenetta da Regina del Dramma che mi rimbombava ogni dieci secondi. Io che entravo in camera di Justin e trovavo Justin e Selena sotto forma di bamboline con la testa gigante, e con una mazza da baseball le staccavo la testa, era il mio più grande desiderio. Sicuramente l'avrei potuto fare con qualsiasi cosa a portata di mano, avrei addirittura potuto tirarle il COMODINO, ma mi limitai alla mazza da baseball, perché era nei miei peggior incubi e miglior sogni (dove uccidevo sempre qualcuno). Un leggero colpo di mano sulla porta risuonò sulla porta. Mi alzai ad aprire asciugandomi le lacrime, fiori e cioccolatini, non siamo in un film, siamo nella vita reale, dove io ti potrei buttare sopra una tanica di gasolio, poi un accendino, guardarti bruciare urlando 'HO UCCISO JUSTIN BIEBER, HO UCCISO JUSTIN BIEBER MUAHAHAHAHAH'
-Accetta le mie scuse, ti prego.- e 'sti cazzi. Chiusi la porta, poi la riaprii, presi fiori e cioccolatini e chiusi la porta, senza considerare che lui aveva le chiavi, infatti aprì la porta e la chiuse anche. Si sedette affianco a me, e restammo nel silenzio, non avevo intenzione di parlare, solo di mangiare quei cioccolatini, che erano i miei cioccolatini preferiti -Mi dai un cioccolatino?- chiese. 
-No.- 
-Perché?- 
-Perché sono miei.- 
-Ma tu sei mia quindi.- disse cercando di prendere la mia mano. 
-I verbi. Ero.- 
-Io non me ne vado fino a quando tu non ti decidi ad ascoltarmi.- 
-Puoi dormire sul divano, se provi solo ad avvicinarti a me ti squarto.- 
-Bene.- 
-Bene.- presi un cioccolatino e glielo spalmai in faccia. -Ecco il tuo cioccolatino.- 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** rifugiato canadese, che ha cercato asilo politico dalla ex. ***


-Aravis mi ascolti?- chiese Justin cinque giorni dopo, che lo evitavo in casa MIA. 
-Dovrei?- dissi comodamente nella mia vasca. Lui si era portato dietro una sedia e si era seduto davanti a me. 
-Sì, dovresti.- 
-Oh giusto... Tu devi sempre vincere tutto. Justin, non puoi ferire le persone e pretendere di farci pace cinque giorni dopo.- 
-Okay, riprovo domani.- uscì dal bagno, io mi alzai e presi l'accappatoio, Justin aprì di scatto la porta. -Uuh.- chiuse subito la porta.
-Ecco perché non ti devo ascoltare, pervertito.-  
-Sei la mia ragazza, ti aspetto a braccia aperte fuori dal bagno.- 
-Visto come stiamo messi ora, non siamo neanche amici. Tu sei un rifugiato canadese, che ha cercato asilo politico dalla sua ex, che per pena ti fa dormire sul divano da cinque giorni.- 
-Come?- uscii dal bagno vestita. -Hai una mia maglietta.- aprì le braccia cercando di abbracciarmi. -Questo significa che ti manco.- mmh, perspicace. Si avvicinò e provò ad abbracciarmi, e ci riuscì, solo che io rimasi lì senza fare niente, ferma. -Ti amo.- 
-Io no, ciao.- seh. 
-Non è vero, lo capisco cioè lo posso vedere nella tua faccia.-  disse tutto emozionato. 
-Awh, che geniaccio che sei. Addio.- entrai in camera mia e mi coricai nel mio letto, vedevo l'ombra di Justin da dietro la porta scorrevole, ed era una cosa inquietante, molto inquietante. -Smettila di aspettare che esca dalla mia camera, sto avendo un'interessantissima conversazione con Kesha su whatsapp, non mi fai pensare.- 
-Ti tolgo il respiro vero?- chiese affacciandosi alla porta. 
-No, mi togli...- ci pensai un attimo -...la voglia di vivere.-
-Sei davvero dolce. Tanto lo so che mi ami ancora.- 
-Lo vorresti veramente, sentire da me vero? Quelle due paroline magiche. Le vuoi sentire vero?- chiesi alzandomi.
-Sì.- 
-E io non te lo dico.- aprii la porta e lo buttai fuori. 
-Ahhhh l'amore mi uccide lentamente.- 
-No ti soffoco io, con un cuscino mentre dormi.- 
-Okay mamma, vado a vedere la tv.- andò da dietro la mia porta. Due ore dopo, avevo chiamato talmente tante persone che alla fine non avevo più voce per parlare. Uscii da camera mia e Justin dormiva sul divano, presi una coperta lo coprii e abbassai il volume della tv. Era così bello, dolce, tranquillo e innocuo quando dormiva. Le passai una mano tra i capelli e presi qualcosa da mangiare e mi sedetti poco lontano da lui, Justin si stirò e mi prese la mano, lui aprì la bocca e io le diedi un paio di pop corn. -Vado a prendere la cena okay?- annuii, mi diede un bacio sulla fronte e uscì. tornò poco dopo con le buste un cartone di pizza. -Hai fame?- 
-Un pochino.- dissi sedendomi nel tavolo. 
-Puoi ascoltarmi?- sospirai. 
-Sì.- 
-Non so neanche perché ci sono stato, non ho proprio pensato, ho agito e basta. E me pento ogni giorno di più. Io ti amo troppo per lasciarti andare così.- disse. -Scusa, scusa veramente. Non avrei mai pensato di farti del male, e ora fa male anche a me. Anche se non vuoi più stare con me, almeno sii mia amica, sii la mia piccola migliore amica.- iniziai a piangere, si alzò, mi prese la mano mi tirò su e mi abbracciò. -Questa volta, io aspetterò te. Però ho bisogno che tu accetti le mie scuse okay?- 
-Okay.- 
-Anche se so che ti mancheranno i miei fantastici baci di prima mattina, mi sembra ovvio, che mi butterai fuori di casa.- 
-Puoi restare quanto vuoi.- dissi sorridendo. 
-Resterò qui per un pò allora, anche se il divano inizia a diventare scomodo.- 
-Va bene, okay.- dissi io sedendomi. Mangiai, mangiare sì che era una bella cosa. 
-Mi fai paura quando mangi la pizza.- rise nervosamente. 
-E' una ragione di vita la pizza.- finito di cenare mi sedetti sul divano, Justin si sedette vicino a me e mi mise una mano sulle spalle, io poggiai la testa sul suo petto e sentii il suo cuore fino ad addormentarmi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** non poteva essere solo un riflesso, non lo era. ***


-Ehi, la scuola.- disse Justin di primo mattino. 
-Oggi è sabato.- mi girai a guardarlo loscamente, ci baciammo. -E' la decima volta che succede, in un mese.- anche se sapevamo entrambe che era una cosa voluta, stavo morendo senza di lui. Non poteva essere solo un """riflesso""", non lo era.
-E' l'abitudine.- mi abbracciò.
-Aw.- ci coricammo di nuovo e ci addormentammo. Aprii gli occhi, Justin stava arrivando con un vassoio e sopra la colazione dicendo: 
-Eih baby, ci siamo incontrati nei tuoi sogni?- mi sollevai. 
-No, veramente viviamo insieme, quindi.- presi il vassoio. -Graziee.- si avvicinò per baciarmi -No, noi siamo migliori amici, i migliori amici non si baciano.- 
-Esatto.- si spostò subito. -Oggi devo andare in studio.- disse. 
-Vuoi un applauso?- 
-Sì.- le feci un applauso. -Quindi ti dovrò abbandonare per tutto il pomeriggio.- 
-Non mi fido di te.- 
-Tornerò, sano e salvo.- 
-Okay mi fido.- finii di mangiare, si cambiò davanti a me, molto tranquillamente. Controllò il telefono. 
-Ah, sono arrivati i ragazzi, dicono che mi fanno registrare qui. Ci vediamo stasera, ciao piccola.- lo accompagnai alla porta e lo abbracciai. -Ti a...voglio bene.- 
-Anche io.- dissi ridendo. Chiusi la porta e mi preparai per andare a casa di Elena a spettegolare un pò. 
-E quindi ogni mattina vi baciate?- chiese El mentre io armeggiavo con una tazza di thè. 
-Non tutte, ma molto spesso.- risposi.
-E tu che vuoi fare?- 
-Non lo so neanche io.- 
-Beh pensaci.- tornai a casa sul tardo pomeriggio, poco prima che tornasse Justin. 
-Ayeee.- dissi aprendo la porta. 
-Ho un regalo.- disse dandomi un bicchiere di carta. 
-Oh mio Dio, cappuccino.- 
-Certo.- disse. 
-Stanco?- 
-Manco un pò.- era l'una di notte io uscii dal bagno, Justin da dietro corse e mi abbracciò. -mi sei mancata.- 
-Aw, anche tu.- mi prese la mano e entrammo in camera, Justin andò a spegnere la tv e tutto ciò che c'era in salotto, poi tornò in camera chiuse la porta e iniziò a giocare con la lucetta. 
-Accendi e spegni, accendi e spegni.- 
-Justin anche il tuo cervello fa così?- chiesi, si buttò sul letto. 
-Hai pensato un pò?- chiese. 
-No.- 
-Potresti farlo?- 
-Sì.- iniziai a giocherellare con i suoi capelli. 
-Grazie perché...- si stava addormentato, il suo respiro era sempre più affannoso, e si addormentò senza finire la frase, le diedi un bacio sulla guancia e mi addormentai anche io, con quello che ormai sapevo fosse il mio fantastico principe azzurro, senza cavallo bianco.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** home sweet home. ***


Aria di neve, aria di un metro di neve, aria di casa, aria gelida, aria di...STRATFORD. home sweet home. Aprii la porta e urlai un sonoro -AAAAAAAAAAAH.- tutti con trombette, tamburi, e cupcake avevano urlato più di me un:
-BENTORNATA ARAVIS.- un infarto, i miei parenti erano degli incompetenti. Vidi la nonna e il nonno di Justin in mezzo alla folla. Abbracciai tutti e quando mi avvicinai da Pattie e i nonni di Justin, si scusarono -Cara veramente scusa, il comportamento di mio nipote è stato incomprensibile, orrido, da insensibile, chi più ne ha più ne metta. Davvero scusalo tesoro.- disse il nonno di Justin. 
-Ma ora è tutto okay, non stiamo più assieme, ma vive con me, come migliore amico.- dissi, per poi salire in camera mia a mettere apposto i vestiti che avevo in valigia, mi coricai sul letto e finii a pensare profondamente... perché mi chiamo Aravis? Non potevo chiamarmi Cheryl? Cheryl è un nome da perfetta casalinga, io sarei una casalinga perfetta, anche se lo sono già. Per la barba di Silente, le mie tette sono così...GRANDI. Ma ho due palloncini? Cioè sbrodolano dal reggiseno, poi Justin ci fa sempre battute squallide, ma lo amo troppo e lo ignoro, ahh se fosse qui. Parlando di ragazzi, tutti escono da una vagina, ma la loro unica preoccupazione è rientrare in una vagina, perché? Sono stupidi. Noi ragazze ci curiamo, siamo carine, delicate. Porta di sto pene apriti, oh ma dai a chi importa del mio bagno. Ecco fatto, sono la ragazza più veloce del mondo. Questo letto è così comodo, oddio susina Justin
-Ehi piccola.- si coricò vicino a me, mi guardò così, intensamente. e se tornassimo fidanzati? dopo pochi secondi stavamo giocando e scherzando. 
-No non mi puoi chiamare shawty.- 
-Perché non riesci a dirlo?- 
-No perché tu mi chiami già in trecento modi diversi.- 
-Fammi una lista.- presi un carta e penna. 
-Okay, amore, principessa, piccola, dolcezza, bellezza, tesoro, Fletchi e baby.- 
-Ecco, aggiungici shawty.- 
-No, non mi piace. Magari mi chiami Shawty per strada, io mi dimentico che mi chiami anche Shawty e non ti rispondo, e magari mi vuoi dire "eih Aravis, mi sono cagato aiutami", e io non mi giro e tu resti lì da solo, che puzzi.- scoppiammo a ridere. 
-No aspetta, perché devo cagarmi io e non tu?- 
-Perché sei tu che devi chiamarmi, io non mi chiamo da sola.- 
-Ma non puoi smontarmi così.- disse. 
-Sì che posso, io posso fare e dire tutto.- 
-Ah scusi mia signora.- 
-Mia signora? Vedi mi chiami in dieci modi diversi ogni dieci secondi.- 
-Sì, io posso.- disse. 
-No io posso.- 
-No tu no.- 
-Sì io sì, tu no.- era una litigata in grande stile, che non si sapeva come sarebbe finita. 
-Smettila.- disse. 
-Smettila tu.- dissi. 
-Va bene.- 
-Va bene.- 
-Okay hai ragione tu.- 
-Io ho sempre ragione.- 
-No io ho sempre ragione.- 
-No io.- 
-No io.-  
-Mi snervi.- dissi. 
-Anche tu.- 
-Aw.- 
-Ti amo.- OH MIOH DIOOOOOOOH
-No, io ti amo.- BACIO BACIO BACIO BACIO. oh ma quali sofficissime labbra.
-Due mesi e ventidue giorni, mi hai battuto.- 
-Eih, ti ho detto che ti accolgo a braccia aperte? Devi conquistarmi.- dissi. 
-Come scusa?- 
-Da solo, senza aiuto.- 
-Va bene, aspettati...-
-Non mi aspetto niente, l'ultima volta che l'ho fatto, me l'ha detto un saggio, su Twitter, e il saggio eri tu, che mi hai tradito.- dissi uscendo da camera mia, mi vestii bene e uscii a fare un pupazzo di neve nel cortile, insieme a mia sorella e a Gwen. Justin aprì la finestra del salotto. 
-Gwen!- disse Justin. La presi e lei gli lanciò tre palle di neve, consecutivamente. -Okay va bene.- disse pulendosi, la misi giù e mi avvicinai a Justin, che mi baciò. 
-Ti amo anche io ricordalo.- dissi sottovoce, mi girai tutti ci fissavano immobili. -Che c'è? Ora origliate?- chiesi, continuarono a fare il loro lavoro.
-Io di più.- 
-Aw, okay un puntoo.- 
-Sei bellissima.- disse. 
-Stai flirtando con me?- 
-Qualcosa di simile.- disse. 
-Bene.- 
-Benissimo.- disse. A cena ci sedemmo vicini e cercammo di non dare troppo nell'occhio, mi prese la mano che tamburellava sul tavolo. Ci guardarono loscamente. 
-E quindi sono arrivate le bottiglie in ritardo!- disse mio padre. Tutti annuimmo sorridendo. 
-In ritardo come te dopo otto anni.- dissi sottovoce. 
-Come te dopo due mesi.- disse. 
-Taci.- 
-Esci con me domani?- chiese accarezzandomi la spalla.
-Noi viviamo insieme, per poco non facciamo la doccia insieme e mi chiedi anche di uscire con te? Okay, no non ci esco con te domani.- 
-Ti dona questo vestito.- 
-Grazie.- 
-Dove andiamo domani?- 
-Da nessuna parte.- dissi a voce notevolmente alta. Ci guardavano malissimo. -La smettete di fissarci? Ci fissate sempre.- 
-Vi siete sistemati di nuovo?- chiese mia madre. -Ditecelo vogliamo solo il vostro bene.- 
-No, noi non siamo fidanzati, ci vogliamo bene e basta.- disse Justin con tono seccato. Il giorno dopo mi svegliai, senza Justin nel letto, mi alzai nel mio pigiamone, mi affacciai alla finestra e vidi una scritta "u r my favorite girl -justin" Justin aveva una pala in mano e continuava a spalare, un cuore, dalla tasca si tirò fuori qualcosa, era sale, sciolse la neve e restò il cuore di un verde scurissimo. Presi il telefono, fotografai la sua creazione e mi affacciai fuori. -Arrivo aspetta.- disse dal cortile, chiusi la finestra. Pochi minuti dopo era in camera mia con un mazzo di fiori. -Buongiorno piccola.- disse dandomi i fiori li posai e lo abbracciai. 
-Sei congelato. Mh, buongiorno.- dissi prendendogli le mani -Avevi i guanti?- chiesi. 
-Sì.- 
-Dai vieni al caldo.- presi una coperta e ci coprimmo seduti sul letto. Se non fossi stata la sua "ragazza" già conquistata, giuro, mi sarei innamorata di lui subito. 
-Non voglio per niente uscire oggi. Non volevo per niente uscire, ma c'era un negozio aperto e...- dalla tasca si tirò fuori una scatolina piccolissima, la aprii, orecchini. -...Sotto le coperte a guardare programmi stupidi e cioccolata calda per tutto il giorno? Stiamo insieme tutto il giorno, e forse stanotte usciamo.- 
-Sono tutta tua. Grazie per gli orecchini e per i fiori, e per la scritta.- 
-Ti devo conquistare, sarò fantastico.- già lo sei, idiota, non sto sorridendo come una cretina perché sorridi, vero? nononooo. Scendemmo in salotto e preparammo la colazione INSIEME, mi stava appiccicato. -I cereali.- disse. -Tu sei più dolce di questi cosi al cioccolato. E sei anche bella.- non respirooo -Lascia versare a me il latte.- mise la sua mano sopra la mia e versò il latte. -I tuoi capelli hanno un buon profumo.- e meno male! 
-Rilassati.- erano le sette di sera e io mi stavo truccando per uscire. 
-Andiamo?- chiese Justin per la quindicesima volta. Dieci minuti dopo eravamo tra l'aria gelida di Stratford a ridere e scherzare. Scherzavamo anche facendo i biscotti, tanto che finimmo per scriverci sopra tanti "ti amo" con la glassa, e da lì tutto tornò come prima.

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** caccia al vischio. ***


Parte I:
-Il vischio Aravis il vischio!- disse Justin, mi girai ovunque. 
-DOVE?!- chiesi, mi girai e lui non c'era più -Justin lo sai che non sei divertente.- dissi iniziando a cercare, un bigliettino con scritto "cercami" era vicino a una rosa. -Hai avuto il tempo di scappare, attaccare post-it e nasconderti? aw.- dissi staccando il secondo che diceva "forse in camera tua..." corsi sulle scale, aprii tutte le porte del secondo piano, in camera mia trovai un altro bigliettino "ecco la caccia è aperta" guardai sotto il letto, non c'era, aprii il ripostiglio delle scarpe, neanche, l'armadio, mio Dio che stupida sarebbe morto, entrai in bagno "forse non qui" -Se quando torno qui, ti trovo, ti uccido, sembro una cogliona Justin.- dissi ad alta voce. cerca il vischio, cerca il vischio, cerca il vischio. Mi misi disperatamente a cercare il vischio per tutta la casa, poi pensai -IL BALCONE!- corsi di nuovo su per le scale, ma non era nel balcone. Era quasi ora di pranzo avrà sicuramente avuto fame, era il giorno di Natale, tutti hanno fame a Natale, quindi mi misi a cucinare con mia madre e mia zia, cucinare nervosamente "hai smesso di cercarmi?" mi scrisse in un messaggio "sto cucinando, io sono una donna impegnata" scrissi "okay, ti cerco io, ti devo un regalo no?" "se non mi trovi, ricordati che dobbiamo pranzare, se non vieni a pranzare non mangi" "okay..." andai in bagno, aprii la porta e da dietro Justin mi venne addosso. 
-Shh.- disse, entrammo nel bagno, chiuse a chiave, mi sventolò il vischio sotto il naso -Dovevo tenerti occupata mente compravo il vischio.- disse ridendo. 
-Stupido. Non ne abbiamo bisogno.- dissi ridendo. 
-Facciamo la nostra uscita pubblica in casa okay?- sì, prima però vorrei un bacio. okay?
-Sì.- dissi. santissime ninfee del giardino della principessa (cosa cazzo?) questo non è un bacio così, è un bacio così...spalancai gli occhi -Esci devo cambiarmi l'assorbente.- dissi subito. Cinque minuti dopo uscii e Justin stava appendendo il vischio, sullo stipite della porta della cucina. 
-Ahhh il pranzo di Nataleee.- pronunciò Justin mangiando un biscotto. 
-Smettila di mangiare.- disse Gwen tirandogli il pantalone. 
-Qualcuno sta parlando?- chiese Justin -No, non capisco chi parla, Aravis sei tu? Non vedo neanche te.- Gwen iniziò a tossire. -TIN TIN TIN TIN UN DOTTOREEEEEE.- disse Justin prendendola in braccio e mettendola sul tavolo -Hai la febbre?- chiese. 
-No.- disse Gwen. 
-La Febbre di Bieber?- chiese ancora. 
-No, ma voglio sentire una canzone.- disse lei. 
-Tua zia non si è mica fidanzata con codesto ragazzo per nulla.- 
-Ti sei messa con me per le canzoni?- chiese Justin. Mia zia e mia madre si girarono. 
-No! Quando ti ho conosciuto non eri un cantante, eri come un tirocinante.- presi in braccio Gwen e mi sedetti nel divano. -Dai nonnetto cantaci una canzone.- dissi. 
-Quale volete?- chiese tirando su le maniche della felpa. 
-Non lo so...- disse Gwen.
-Dedicacene una.- 
-Potrei cantarvi Heartbreaker...- disse, mi si illuminarono gli occhi, la cantava pochissimo. -soon...- boom, Gwen addormentata, guardai Justin che prese la coperta, misi Gwen nel divano e restò lì a dormire fino a pranzo, tre ore dopo avevamo tutti mangiato e bevuto. Justin si rifugiò in camera mia da solo, passai da camera di Gen, e dal bagno mi affacciai a vedere cosa faceva, stava seduto sul mio letto a cantare con il telefono in mano, si fece una foto e la mise su instagram, misi mi piace "#buonnatale #lovemoment", mise perfino un tweet "sono dove sono, con chi sono e non desideravo di meglio" controllai la timeline "@justinbieber jelena is back" "@justinbieber natale con la cyrus?" "@justinbieber spero tu sia con sel." "@justinbieber forse dovremo tutti shippare jaravis, visto che lui è a casa sua" girl let me love youuuu "quella stronza della Fletcher se lo rigira come vuole e manco lo ama" le risposi "quella stronza della Fletcher è la sua migliore amica dalla prima media, è lo ama tantissimo" tanti, tanti, tanti, tanti, tanti RT. Justin si alzò e venne verso il bagno io iniziai a correre in camera di Gen cercando un posto dove nascondermi. -let me tell you a stooory, about...- a girl and a boy, he felt in love for is bestfrieeend. -when she's around he feels nothing but joy- but she was already broken, and it made her blind -well I can tell you’re afraid of what this might do, cause we got such an amazing friendship and that you don’t wanna lose.- 
-Well I don't want to lose it either.- dissi affacciandomi al bagno.
-Eih.- disse abbracciandomi. 
-L'abbiamo persa quando ci siamo "dichiarati".- dissi con finta delusione.

Parte II:
-Probabile...Ma abbiamo recuperato qualcos'altro.- disse Justin. -Mi spiavi?- 
-No, ero in camera di Gen e...- 
-Lo prendo come un sì.- cercò di baciarmi, mi spostai. 
-Non che io non sono sicura, o che non voglia tornare con te ma, tu sei sicuro?- 
-Possiamo essere migliori amici e fidanzati. Possiamo avere una bellissima pazza vita insieme.- 
-Dipende da cosa intendi.- dissi io sorridendo. 
-Intendo...- scoppiammo a ridere. -...non intendo nulla okay? Volevi mollarmi il giorno di Natale?- 
-Sì, certo.- dissi prendendogli la mano, uscimmo dal bagno e scendemmo in salotto. entrammo in cucina, da soli, presi la torta di mele e ne mangiai un pò con Justin. -Poi io che ti mollo, no dovrei farlo in grande stile.- dissi, presi i piatti sporchi e li misi nel lavandino. 
-Sei alta oggi.- disse -Ti son cresciute le tette.- 
-Anche a te.- 
-Cosa?- disse ridendo -Eih sono Justin e mi son cresciute le tette.- disse. 
-Certo.- e fu così che si guardarono per dieci secondi, allora ci baciamo o stiamo qui a far morire le cellule, eh?
-Mi dai un bacio?- chiese. 
-Dammelo tu.- 
-Ah sì schiavizzami.- disse dandomi un bacio nel collo, io scoppiai a ridere. 
-Mi è bastata quella delle tette.- risposi. 
-Niente bacio?- 
-E dammelo tu!- dissi. 
-Sì mia padrona.- disse baciandomi. 
-Mia padrona? ti posso picchiare?- 
-Sì picchiami.- 
-Con una padella?- 
-No, non puoi picchiarmi.- disse. -Io ti amo non puoi picchiarmi.- 
-Io posso farti tutto quello che voglio.- 
-Sicuro.- lo guardai, e poi mi misi a ridere. 
-Tipo posso conficcarti un tacco nella schiena.- dissi. 
-Come?- 
-Girati ti faccio vedere.- gli squillò il telefono, glielo presi io. -E' Selena.- 
-E' Natale, è ovvio. Dammelo.- scossi la testa. 
-Ow ciao Selena, Justin sta cagando.- 
-Okay salutamelo e digli di richiamare.- 
-E sto cazzo richiama, ciao.- dissi chiudendo la chiamata. 
-Sei crudele.- disse Justin. -Mi sta chiamando sul BlackBerry.- disse.
-Okay rispondi.- dissi. 
-No, non stavo cagando, di noi? c'è un noi?- 
-Ma ti sembra? Pft.- dissi io. Justin si allontanò, io mi affiancai alla porta per sentire. 
-L'ultima volta che ci siamo visti sì, lo so bella, certo. No okay, non mi dispiace sì anche tu, ciao. sì baby anche io.- chiuse la chiamata e tornò in cucina, non mi vide, si girò di scatto e mi vide arrabbiata, come non mai. -Aravis.- chiusi tutte le porte. 
-Aravis ha cambiato idea, ti molla il giorno di Natale, senza ascoltare tue spiegazioni, e sì, fa la donna impulsiva perché non ne può più.- dissi andando via. -E non seguirmi, non voglio sentirti ne vederti. Sì puoi dormire in casa mia fino a quando non mi scoccio di vederti.- 
-Mi senti un attimo?- 
-Sì ti sento, ma non vorrei sentire cazzate.- 
-Scusa.- 
-Bene.- uscii da quella dannata cucina e mi chiusi in camera mia, piangendo come una bambina. 

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** vedi ti interessa. ***


-Eih piccola.- disse Justin. 
-Ciao.- dissi entrando in casa. 
-Come mai così tardi?- 
-Ti importa?- chiesi. 
-Sì, visto che se ti chiamo, ti mando messaggi tu non rispondi.- 
-Evidentemente non ti voglio sentire.- 
-Viviamo nella stessa casa.- 
-E' troppo se ti faccio vivere qui, pensa un pò.- 
-Se vuoi me ne vado eh.- disse. -La casa io la ho.- 
-Maddai.- mi tolsi le scarpe. 
-Sei un'umpa lumpa eh? Dillo.- mi guardai intorno e cercai di non sorridere.
-Sei fastidioso.Umpa Lumpa con la U o con due O? Me lo son sempre chiesta.- risposi in tono incerto.
-Amo quei cosini, sono dolcissimi.- 
-Dovrebbe interessarmi?- 
-Sì.- 
-Non è così.- dissi. mettendo l'iPod sul tavolo.
-Sì invece ti interessa pure cosa penso delle tue scarpe!- 
-Cosa pensi delle mie scarpe?- dissi con tono allarmato. 
-Ti stanno benissimo.- sorrisi. -Vedi ti interessa!- 
-Perché dovrebbe?- 
-Hai appena sorriso.- 
-Se vuoi sorrido per tutta la vita.- 
-Sì per favore.- disse. 
-Oh stai zitto.- dissi andando a cambiarmi, tornai in pigiama, mi misi sul divano e cambiai canale. 
-Perché hai cambiato canale?- 
-Zitto, zitto. Oddio ora si baciano, dai dai dai.- dissi guardando Gossip Girl. 
-Li hai visti tutti!- 
-Che importa li rivedo.- 
-Ti amo.- 
-Io no.- 
-Non è vero.- 
-Chiudi quella fottutissima bocca Justin.- dissi. -Ah è finito. Tutta colpa tua.- mi toccò i capelli. -Non toccarmi.- mi tirò su i capelli e baciò la nuca. -Smettilaa.- 
-Tu non ti ribelli, cosa dovrei pensare? Ti piace? Mi hai perdonato? Sai che stavo per farti una sorpresa? Che ti dovevo portare in Messico? Era il mio regalo di Natale, ed è per quello che parlavo con Selena, non la ho mai più sentita. Mi manchi.- 
-No per favore.- dissi. 
-Ho sempre amato il tuo profumo.-  
-Io mi lavo a differenza tua.- 
-Oh già. Mi scusi?- la mia spalla reggeva il peso della sua testa, e il mio collo il peso del suo respiro (detta così è una cosa molto romantica wah). 
-Justin...- 
-Ti prego.- 
-...Odio il Messico.- dissi. 
-Mi avresti mollato comunque?- 
-Forse no. Ti stacchi o devo vivere con te come cozza dietro?- 
-Magari.- 
-Stupido. Vai a vivere in Alaska, così ti congeli e muori.- 
-Morirò senza te e mi basta.- 
-Smettila, il mio collo si sta consumando.- 
-Okay cambio lato. Ti piace vero?- 
-Sì.- 
-Wah.- 
-E' un film davvero commovente.- dissi. 
-Sei crudele.- spense la tv. -Ti piace?- 
-Mi piacciono tante cose in questo mondo.- 
-Ti piace avere attenzioni da me?- 
-In realtà mi piacciono i gorilla.- dissi. 
-Sono un gorilla.- 
-Mi fanno paura...- 
-Io sono la paura.- 
-Voglio avere paura allora.- 
-Finalmente.- 
-Mi proteggi tu?- 
-Io ti devo proteggere anche se ti tagli un dito.- 
-Coltelli cattivi.- 
-E' la vita. Allora mi dai un bacio o cosa facciamo?- 
-Sei tu che dovresti baciarmi.- 
-Ah, davvero?- 
-Sì!- 
-Okay.- 
-No aspetta, giuro che se senti la Gomez di nuovo ti taglio i viveri e ti spedisco ad Atlanta.- 
-E se non la sento?- 
-Beh potremo contrattare qualcosina...- venne davanti a me e si mise in ginocchio, ma io lo spinsi e lui cadde di schiena ridendo, ma io non avevo intenzione di farlo cadere. 
-Potrei sentirla dopo questo.- disse coricato sul pavimento, mi misi vicino a lui. -Scherzo, ti amo.-

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Disneyland. ***


Mi misi nelle ultime file del pubblico di Ellen, Justin seduto su quella poltroncina parlava con lei come se fosse sua zia -Hai la ragazza?- chiese Ellen. 
-Beh...- mi guardò mi girai. 
-Sai che non cambierò domanda vero?- tutti risero. 
-Sì, lo so. Ma è una cosa strana...- disse Justin in mezzo a una risatina.
-Vivi con la stessa ragazza da mesi, e non si sa se...-disse Ellen. -Dai Justin lo sai che a noi lo puoi dire.- 
-Okay va bene, è la mia migliore amica, ed è anche la mia ex ragazza e siccome non abbiamo mai avuto tempo per essere ragazzi normali, abbiamo iniziato ad uscire.- 
-Ma tu vivi con lei.- 
-Tu sei una donna e puoi capire certe cose che vogliono le donne, tipo...- 
-I capelli come i tuoi.- disse lei, scoppiarono tutti a ridere. 
-...A parte quello, è la seconda volta che succede tutto ciò e vogliamo sia anche l'ultima quindi, stiamo facendo bene le cose e stiamo agendo come persone normali, non come Justin Bieber e la sua migliore amica.- 
-Salutala.- 
-Posso?- Ellen annuì. Justin corse da me e mi baciò. -Okay fatto.-
-Che carini.- quando finì l'intervista andammo a Disneyland, io con le orecchie da Minnie e Justin da Topolino. 
-Davvero molto attraente con questi.- dissi. 
-Hai fame?- chiese. 
-Sì.- 
-E cosa vorresti? Vuoi mangiare cinese? Vuoi il deliziosissimo pollo di Disneyland? Oppure non mangiamo?- 
-Kebab?- chiesi. 
-Perfetto, e dove?- scoppiai a ridere e poi tornai subito seria. 
-Vada per il pollo.- ordinammo del pollo e nel modo meno cruento cercammo di mangiarlo. 
-Ti sei divertita da Ellen?- 
-Sì.- 
-Hai pianto quando ho detto che ti amo?- 
-Non stavo piangendo, me lo dici ogni ora, comunque mi sono commossa.- 
-Aw amore.- cercò di abbracciarmi ma era pieno di salsa nelle mani quindi evitammo l'approccio fisico. -Okay, potrei riempirti di salsa...- lo guardai un attimo. -...no suona male...- scoppiai a ridere, mi stavo affogando con il pollo. -...piccola perché pensi queste cose?- ohhh Justin il tuo sorriso è così bello. 
-E' colpa tua.- dissi, lui prese i piatti vuoti e li portò apposto, poi tornò da me. 
-Sì vabbè. Troviamo un bagno.- disse Justin. Dopo la disperata ricerca di un bagno, trovammo una toilette unica in un bar. -Torniamo subito a casa, questo bagno puzza.- disse. 
-E' un bagno.- dissi io. -Sporco... ma un bagno.- uscimmo dal bagno e tornammo a casa di Justin con la sua macchinina. Riuscimmo ad evitare paparazzi e persone varie ed entrammo, per finire il nostro fantastico fine settimana a Los Angeles.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** lost in confusion like an illusion. ***


-Tuts, Tuuuts, vieni quiiii.- dissi inseguendo Tuts per casa -Justin la prossima volta che prendi un animale, prendilo con un'anima.- 
-Tuuuts, vieni da papà.- disse Justin dal bagno, Tuts sgattaiolò in bagno da Justin e iniziò a miagolare, Justin la prese e le fece le coccole.
-Ci rinuncio.- uscii dal bagno e Tuts mi venne dietro, mi sedetti sul divano e lei si strusciò tra le mie gambe, poi saltò sul divano e venne su di me. 
-Vedi, ti vuole bene!- disse Justin con la lametta in mano e la faccia piena di schiuma da barba. 
-Justin sembri Babbo Natale.- dissi. 
-Stronza.- 
-Non te la do.- 
-Uffa...- tornò in bagno e continuò a fare il suo lavoro. mezz'ora dopo Justin mi chiamò -Vieni un attimo.-  
-Aspetta ho Tuts stecchita sulle gambe e sembra morta da quanto dorme.- 
-Okay.- disse ridendo,spostai Tuts che non si svegliò e andai in bagno da Justin. 
-Dica.- 
-Mi metti il coso?- lo guardai perplessa. 
-okay.- presi il dopobarba -tu non sei capace?- 
-Sì, ma mi diverte vederti concentrata.- 
-Va siediti.- si sedette sul water e io presi ogni crema e olio esistente nei miei scaffali del bagno e gli feci una maschera al viso. 
-Spiegami perché.- 
-Perché mi stavo annoiando.- mi sedetti sulle sue gambe, mi baciò e mi riempì di crema. -Justin non che non mi piaccia la crema all'argilla, ma dico, l'odore.- 
-Sì okay.- disse Justin. 
-Ti cambierei nome in Armando.- dissi. 
-Armando? Perché?- 
-Hai le tette.- 
-E questo c'entra?- 
-No, però potrebbe avere qualche collegamento. Sono le sei e mezza devo andare da El.- dissi. 
-Aspetta toglimi questa cosa.- 
-Tira?- 
-Molto.- mi lavai i denti e poi presi il cotone, lo bagnai e tolsi la maschera a Justin. -Sembra il culo di un bambino.- 
-Sì infatti, ora vado.- 
-Portami un caffè.- 
-Non fare strage e ritira.- dissi prendendo la giacca e la borsa, Justin mi baciò -E copriti che fa freddo.- uscii di casa e andai a prendere El da Forever21. -Pronta?- 
-Sì. Dove andiamo?- 
-E' da tempo che voglio fare uno di quei giochetti da confraternita.- dissi -Uh e quello chi è?- chiesi guardando la vetrina, un ragazzo sistemava il negozio. 
-E' Keaton, che è un commesso ed è molto carino.- disse El, Keaton si girò e si accorse che lo stavamo fissando, subito andammo via. 
-Ci stai uscendo?- 
-No! Esci tu con lui.- 
-Io sono fidanzata.- 
-Eh...andiamo a Central Park dai.- andammo a Central Park e guardammo più cose del dovuto, tre ragazzi ci chiesero il numero, due di uscire, e uno di offrirgli da bere, insomma una cosa strana. -Troppi ragazzi.- disse El sotto casa sua -Dai bella ci vediamo domani.- la salutai ed entrai da Bill. 
-Eih Bill.- dissi entrando al bar, con pochi clienti. -Pochi affari?- 
-Tutto il contrario.- mi sedetti al bancone, Bill era un signore sulla cinquantina che faceva i migliori caffè della zona -Questi sono reduci dal lavoro, il pienone è finito dieci minuti fa.- 
-Ow, mi fa piacere.- 
-Due espressi da portar via come sempre?- 
-Fai macchiati io lo bevo qui, Justin è iperattivo con la gatta intorno, quell'animale è strano, dorme poco e dorme di giorno.- 
-E' viziata alla vita da vip.- disse il ragazzo affianco a me. -Tu sei l'amica di Elena vero?- annuii. 
-E tu il famoso Keaton. Dovresti uscire con El.- dissi. 
-E se volessi uscire con te?- 
-Io sono fidanzata.- 
-Con chi?- illuminai lo schermo del telefono per mostrare la mia foto con Justin. -Che figura. Scusa.- disse. 
-Tranquillo.- dissi girando il caffè. -Bill hai anche le tue...- 
-Sì le ho le tue ciambelle preferite.- disse. 
-Sei un santo zio Bill.- dissi. 
-Siete parenti?- chiese Keaton. 
-No!- disse Bill -Ma vive qui vicino e prende sempre il caffè qui e le ciambelle.- sorrisi imbarazzata -E' piccola piccola potrebbe essere tua cugina.- 
-No aspetta, tu sei suo nipote?- chiesi. 
-Sì!- disse Keaton. 
-Bill quando non stavo con Justin potevi presentarmelo!- dissi addentando la ciambella. 
-Beh ora vi conoscete.- disse Bill. -Vacci piano Keat.- 
-Il fatto è che non ci andrà per niente, perché non ho intenzione di lasciare Justin.- anche se questo Keaton assomiglia a un ragazzo di Miami, ricco sfondato, che...oh sono fidanzata non posso pensare a lui in certe vesti, non ci posso proprio pensare. -Cioè non che tu...Mi state mettendo in confusione voi due.- dissi finendo il caffè. 
-Lost in confusion like an illusion. Se ci ripensi sai dove trovarmi. Ciao zio, ci vediamo domani.- disse andando via. 
-Siete tutti così sfacciati in famiglia?- 
-Sì.- disse Bill. Lasciai i tre dollari sul bancone e andai via col caffè per Justin, che del mio incontro ne avrebbe saputo poco e niente.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** just dance 4. ***


"Dai mi piacerebbe uscire con te" scrisse in un messaggio Keaton "ehm, no" risposi. -Eih baby tutto okay?- chiese Justin appena risposi alla sua chiamata. 
-Sì, tu?- 
-Sì, mi manchi tu, e mi manca casa, anche se ad Atlanta non si sta male.- 
-New York è magica.- 
-Ma qui è iniziato tutto.- 
-Tutto è iniziato a Stratford, con i video.- 
-Davvero... Dai piccola ora vado, fai da brava, ti saluta Tuts, mamma e tutti quelli che ci sono qui.-
-Ricambia.- 
-Ti amo, ciao.- 
-Anche io, ciao.- chiusi la chiamata e tornai a quei tormentanti messaggi "ma perché? Il signor Bieber non lo saprà" "io ormai sono un personaggio pubblico, se mi vedono fuori con un ragazzo pensano che io tradisca Justin, se mi vedono da Tiffany con Justin pensano che mi voglia sposare con lui, e io lo amo, non uscirò con te, scusa" scrissi, spensi il telefono e mi addormentai aspettando il giorno dopo, giorno in cui Justin sarebbe tornato a NY. Mi risvegliai abbracciata a Justin che rideva come un cretino. -Cazzo ti ridi?- chiesi. 
-Eri di spalle, io ti volevo svegliare ma tu ti sei girata e mi hai abbracciato.- 
-Pirla, stavo sognando di abbracciarti.- 
-E poi...?- 
-Poi nulla...- 
-Mh.- disse poggiando la sua fronte contro la mia. -Ti sono mancato?- 
-Direi di sì.- dissi. 
-Anche tu mi sei mancata.- mi baciò. 
-Lo so.- dissi sorridendo. 
-Che modesta.-
-Perché sussurri?- 
-Risulto sexy.- disse.
-Che modesto.- dissi alzandomi. -Hai fame?- 
-Sì, ma tu non ti devi preoccupare di nulla.- disse. Una busta di cartone era sopra il tavolo. -Ho comprato qualcosa che ti piace tanto...- 
-Starbucks?- chiesi, Justin annuì e venne vicino a me, lo abbracciai. -Grazie.- 
-Di niente. Siediti dai.- mi sedetti e mi appoggiai sul bancone. -Hai sonno?- 
-Sì.- Justin prese dei piatti e iniziò a preparare i wuffles. 
-Vuoi che ti aiuti a studiare dopo?- 
-Lo faresti veramente?- dissi alzandomi di scatto.
-Certo.- disse Justin. -Se vuoi ti faccio anche la tinta, rossa. Mio Dio Aravis, veramente?- 
-Non ti piace?- 
-Io amo i tuoi capelli castani.- 
-E' per vedere come mi sta. Ma se non vuoi non la faccio.- 
-Ma sono i tuoi capelli.- 
-Ma sei il mio ragazzo.- 
-Ti amerei anche pelata.- disse, si sedette vicino a me, mi baciò. 
-Justin...- dissi, lui mi ignorò e mi baciò ancora. -...i wuffles. si stanno carbonizzando.- 
-Ow giusto.- disse correndo verso la piastra. -Zucchero a velo?- 
-Sì.- tirai fuori il frappuccino.
-Ecco.- disse mettendo un wuffle dorato sul mio piatto, con sopra un pò di zucchero a velo. -Dimmi che è buono. Stando ad Atlanta ci ho perso la mano.- 
-Sì ci vuole allenamento per fare dei wuffles. Non metti i cereali nel frappuccino, vero?- 
-Certo che ce li metto.- alle sette già dormivamo con un libro in mano. A mezzanotte mi svegliai improvvisamente. 
-Justin.- dissi svegliandolo, lui si girò e mi ignorò -Justin è mezzanotte e sei sul divano, con un libro di marketing in testa.- prese il libro e lo mise nel tavolino. 
-Scherzi?- 
-No. Hai fame?- 
-No.- 
-Bene andiamo a dormire in un letto.- dissi tirandolo su, lui si tolse la felpa che io presi e mi misi. 
-Stai riciclando?- 
-Sì.- gli diedi un bacio e mi coricai dalla mia parte del letto, cioè nel mezzo. 
-Vuoi tutto il posto eh?- chiese mettendosi vicino a me. 
-No, notte.- mi diede un bacio e tornammo a dormire come bambini. Il giorno dopo Keaton continuava a mandarmi messaggi e io ero diventata fredda, finsi di essere stressata per gli esami, ma non volevo cacciarmi in guai con Justin. "ehi" scrisse Keaton, lo lessi mentre ballavo con Justin a Just Dance 4, e non potevo distrarmi, cioè non mi potevo distrarre mentre ballavo Disturbia di Rihanna, sarebbe stato come distrarmi mentre Rihanna la cantava, amavo quella canzone, ed ero troppo brava, infatti stavo vincendo. 
-Voglio ballare il ballo dell'aragosta, dai Aravis ti prego, ti prego ti prego.- disse Justin inginocchiandosi. -E voglio fare l'aragosta.- 
-Va bene balliamo questa schifezza.- dissi. 
-Ecco perché ti amo.- 
-Ohoh, risparmia il fiato, potresti perdere.- 
-Se vinci ci lasciamo per un'ora, se vinco io...- 
-Quella pausa mi preoccupa.- 
-Ti faccio un video mentre balli e canti Super Bass.- 
-Oh mio Dio.- dissi -Okay ci sto.- 
-Ci stai? Wowo. Devo avvisare tutta twitter, filmami lo metto su Insta.- presi il suo telefono e aprii la videocamera. -Pronta?- annuii e iniziai a riprendere. -Ehi gente come va? La ragazza che filma è stupenda e io la sto per sfidare. Spero che voi votiate per me. Schieratevi in Team Justin o in Team Fletchi, posteremo i video su Twitter. Addiooo.- avrei sicuramente perso. Sistemammo il telefono in modo da riprenderci noi ballando e partì la canzone. Ero incasinata, dal brutto, -Qualcuna sta perdendo.- 
-Chiudi quella fogna Justin!- dissi impegnandomi al massimo. Finì il balletto e Justin iniziò a saltellare per tutta la casa. 
-Ho vinto, ho vinto.- disse. -Mi dai un bacio come premio?- 
-No.- 
-Daiii.- disse venendo davanti a me. Gli diedi un bacio tanto per farlo felice -Ora però devi pagare.- fermò il video e lo caricò. -Voglio un bacio vero.- 
-L'erba voglio, cresce solo nel giardino del Re.- dissi. 
-Cosa? No ripeti?- disse ridendo. 
-L'erba voglio, cresce solo nel giardino del Re!- 
-Mi sta scoppiando il telefono, oddio le menzioni.- disse. 
-Ignorami eh.- dissi io -Dopo la mia frase filosofica mi ignori così, scordatelo il bacio.- feci la finta offesa. 
-Ow. Pronta a ballare e cantare?- 
-Ci provo.- 
-Bene siamo tornati per la mia vendetta, mi apposterò come...- 
-...Gossip Girl, un Gossip Girl davvero davvero stupido.- 
-Sì, ti amo anch'io. Ecco Gossip Justin e FletchiFletchi Sonosexy Minaj, che paga la sua pena. Prego.- 
-Aspetta ho il telecomando sbagliato, ho il tuo, sono SexyBieber94, chi ti ha creato l'account?- 
-Ryan.- scoppiai a ridere e presi il mio telecomando. -Muoviti.- 
-Calmati, non sono veloce come credi.- 
-Eheh.- disse con voce da maniaco. 
-Non rispondo.- partì il gioco e io iniziai a cantare, ridere, ballare. -Justin can't you hear boom, badoom, boom, badoom, bass?- 
-Nope, però sei brava dai.- 
-Omg sto vincendo.- 
-Stai ballando da sola, cretina.- 
-Non smontarmi così, SexyBieber94.-  
-Mi vuoi sputtanare davanti a milioni di persone?- bloccai il gioco. 
-Cadi al tuo concerto e ti rompi una gamba da solo, io non ho bisogno di sputtanarti.- 
-Quello è stato un incidente.- 
-Ah no aspetta quella porta di vetro non doveva essere lì.-  
-Perché tu non fai mai figure di merda?- 
-Perché devo ricordarmi le tue.- 
-Aw. Dai finisci sta cosa.- la canzone era praticamente finita quando la feci andare di nuovo. -Fate tutti un applauso a Fletchi.- 
-I live for the applause.- dissi. 
-Fletchi Germanotta.- 
-Ma anche no, i Little Monsters che vedranno questo, mi vorranno uccidere.- mi buttai sul divano. 
-Brava piccola, sei bravissima. Nicki Minaj sarà fiera di te. Ora dì "ciao a tutti i miei fanz"- 
-Ciao luridi babbani, Voldemort verrà a trovarvi stanotte.- 
-Seh, ciaaao.- andai a fare la doccia e poi tornai da Justin. -Chi è Keaton?- 
-Il nipote del barista dove vado ogni giorno, ed è un collega di El.- 
-Ci prova con te, spudoratamente.- disse. 
-Ma io non ci provo con lui.- 
-Questa cosa mi rende felice, sei stupenda.- 
-Ti amo, non potrei tradirti con lui.-
-Sono più bello certo.- disse Justin. 
-Sei più tutto.- 
-Ti amo.- 
-Anche io.-

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** forse per sempre, forse no. ***


Mi rassicurava il fatto che Justin si fidasse di me, insomma la fiducia è tutto in una relazione, e la nostra durava da anni, cioè non propriamente, ma la base del nostro fantastico rapporto negli anni era la fiducia, la lealtà e blablabla. Comunque, Justin era sempre più fiero di me, della mia laurea breve, del mio lavoro... -Ciao sei Aravis?- disse una voce abbastanza sensuale, e roca. Mio Dio, divenni rossa.
-Sì.- risposi sedendomi. 
-Sono Ryan.- Ryan? Cosa? stavo per scoppiare a ridere, ricordandomi la nostra quasi prima volta insieme.
-Ryan, quale dei due?- 
-Ryan piccolo.- rispose ridendo.
-Hai una bella voce al telefono sai?- dissi. 
-Sì lo so, risulto sempre sexy. Venite qua ogni tanto?- chiese. 
-Abbiamo un pò di impegni al momento...- dissi, Justin mi fissava dalle tenebre della casa, gli lanciai un sguardo stile "che cazzo vuoiii?" e lui tornò in camera. 
-Voi avete sempre impegni.- 
-Noi abbiamo una vita sociale, stupido.- dissi ridendo. 
-Anche io ho una vita sociale.- 
-Pft, non si direbbe sai?- 
-E' Ryan?- chiese Justin. 
-Sì sono io amoooree.- urlò Ryan. 
-Sì te lo passo, le manca la tua presenza.- dissi. 
-Presenza di che tipo?- chiese Ryan. 
-Non specificata.- risposi, Justin prese il mio telefono. 
-Sì amore? No, quella presenza, sì quella. Non scendiamo nei particolari, la mia ragazza è gelosa.- 
-Justin, attento.- dissi prendendo una bottiglietta di cola. -Potrei mettere dentro questa bottiglietta con il tuo nome...aggiungerci una Mentos, e vederti esplodere, lentamente.- mi guardò mooolto perplesso -...lentamente.- sospirai. 
-Sta impazzendo sì, no, la nostra vita sessuale è meno attiva.- 
-HAHAHAHAH taci.- 
-Non esattamente. Sì tesoro, ti amo anche io...- disse Justin. -...Sì te la passo.- mi diede il telefono. 
-Tornate qui.- disse Ryan.
-Vieni tu qui.- risposi.
-No voi.- disse.
-Perché?- 
-Dai. Almeno una settimana.- 
-No.- 
-Due giorni?-
-Ryan non contrattare con me.- 
-Ma io ti amo.- 
-Cosa?- E' SERIO, E' FOTTUTAMENTE SERIO OH MIO DIO. 
-Nulla...- 
-Okay, ci sentiamo...- 
-Sì...- disse, chiusi la chiamata e rimasi semplicemente perplessa. La settimana dopo ci incontrammo tutti ad Atlanta, solo per una velocissima visita di tre giorni, che sarebbero stati i più lunghi della mia vita. 
-Tutto bene?- chiese Justin vedendomi un pò persa nei miei pensieri appena arrivati ad Atlanta.
-Sì, solo un pò di mal di testa. Ti spiace se mi corico?- 
-No, tranquilla.- mi abbracciò e mi diede un bacio sul naso. -Notte. Ti amo.- I ti amo in quei giorni suonavano così pesanti. E se Ryan fosse stato serio? Che figura ci avrei fatto? Lo conoscevo da anni, ed era il migliore amico del mio ragazzo, ed era tutto così difficile.
-Anche io, notte.- mi baciò e andai a dormire. Prima mi feci trilioni di domande, poi arrivò Justin, ero quasi sicura mi parlasse, ma si coricò abbracciandomi. Devo ammettere che sembrava davvero un pirla quando mi abbracciava sapendo che mi avrebbe svegliato.
-Buongiooooornoooo.- mi arrivò un colpo di cuscino dritto sul fianco, poche persone mi svegliavano così tranquillamente, ma solo una aveva quella voce. Mi girai con gli occhi chiusi a fessura. -Allora? ti alzi sì o no?- 
-Non ci vediamo da anni e tu non mi abbracci? Dico Cait, mi aspetto di più da te.- mi sedetti e abbracciai Caitlin come se fosse l'ultimo giorno al mondo, e noi due le uniche sopravvissute. Era la mia unica amica femmina sin dalla nostra tenera età, ed ero troppo gelosa di lei. Aveva il pieno controllo su Justin, più di me.
-Mi sei mancata.- disse. 
-Anche tu.- 
-Abbiamo molto da dirci vero?- 
-Alzati, ci raccontiamo tutto facendo colazione.- tutto escluso quel "ti amo".
-Va bene. Siamo sole?- 
-Sì, hanno appena iniziato una lotta sanguinosa a basket.- disse Cait scendendo dal letto. Io mi cambiai e mi sistemai per sembrare un briciolo normale. -Quindi? Come va la vita?-
-Procede, a te?- chiesi prendendo i cereali. 
-Bene, sì.- 
-Uh, cosa si festeggia?- 
-Nulla. Com'è successo?- lasciai correre i secondi, indecisa se raccontarle tutto o no.
-...Genesis, aveva appena partorito e si è dichiarato...dopo un paio di mesi eravamo insieme.- 
-Com'è NY?- 
-Fantastica.- 
-Ow, vorrei venirci ogni tanto.- 
-Non mi dispiacerebbe.- dissi sorridendo. 
-L'ho sempre visto...- 
-Cosa?- chiesi. 
-...Il modo nella quale guardava le tue labbra mentre parlavi, i tuoi capelli al vento, i tuoi occhi, ha sempre esaminato ogni tua minima mossa, è davvero molto carino che ti tratti come una principessa ora che state assieme, finalmente.- sorrisi, il pomeriggio Christian, Chaz e Justin uscirono, Caitlin tornò a casa sua e io restai a casa di Justin con Ryan. 
-Odio ogni parte di questa casa.- dissi. 
-E' comprensibile.- silenzio -possiamo parlare?- 
-Preferirei...- 
-Fa nulla.- 
-...di no.- 
-Non mi importa, sono anni che...- 
-Ryan, cosa c'è?- 
-...C'è che non ho mai detto nulla di più reale di un "ti amo". Ed era a te.- Volevo sprofondare nel divano, mi guardava così impaurito, così dolcemente, forse mi amava veramente, ma io amavo Justin. Non sapevo che dirgli, ero così spaventata. Non volevo ferirlo. Ero confusa, volevo piangere.
-Ma tu sai benissimo, chi amo.- sicura...Aravis? SI SONO SICURA, MOLTO ANCHE. 
-Non lo sai neanche tu.- 
-Io sì che lo so, lo so benissimo, lo so da anni!- 
-Ma non sei comunque felice.- 
-Io sono felice Ryan, non ho motivo di non esserlo.- 
-Ma io sì. Avevamo undici anni e ci siamo baciati, e Aravis io già sapevo come sarebbe andata a finire, Justin non era l'unico che provava qualcosa!- 
-Tu mi hai sempre fatto scegliere Justin, non te, non puoi piombare così e dirmi che mi ami da un giorno all'altro, non siamo in una serie tv, dove le persone vanno e vengono, muoiono e risorgono!- dissi veramente infastidita, e lui mi baciò senza alcun contegno. Mi sentii nuda, come se una cerniera sul mio petto si fosse aperta e avesse liberato un'ondata d'acqua. Volevo spingerlo farlo cadere da un precipizio. Lo stavo odiando come non avevo mai odiato nessuno, se non me.  Justin entrò da solo in casa e ci vide, io mi staccai da Ryan quando sentii la porta, che evidentemente si era  chiusa per il vento, perché Justin era davanti a noi, in piedi, piangendo. E lo vidi solo correre via. Tirai uno schiaffo a Ryan e seguii Justin. 
-Risparmiami, mi basta. E' la verità noi non siamo fatti per stare assieme, ci feriamo a vicenda, tu non sei felice con me, l'ho sempre saputo di essere di troppo nella tua vita, scusa.- mi diede un bacio sulla fronte e andò via, forse per sempre, o forse no.

Ritorna all'indice


Capitolo 31
*** non funzionava e basta. ***


-L'ultima volta che ti è venuto il mal di testa così?- chiese Elena, prendendo i biscotti dalla mensola. 
-Tre anni fa.- dissi.
-Cosa hai fatto nella tua vita per meritare questo?- 
-Non dormo da un giorno.- si sentì il rumore di una chiave entrare nella serratura di casa MIA. El mi guardò spaventata. -Oh mamma.- 
-Okay, io vado.- disse El vedendo entrare Justin. -Ciao tesoro, ci sentiamo dopo.- corse via. 
-Oh no... Va bene prendo le mie cose.- COME SCUSA? -Sì, ehm...- 
-Justin dritto e poi a sinistra.- dissi con tono ovvio prendendo il tablet. 
-Sì lo so, mi ricordo. Okay, nulla hai una sacca?- 
-Ho una valigia, sotto i cassetti della biancheria.- dissi. 
-Ti serve?- 
-Se me la porti la prossima settimana no.- 
-Okay. Dove vai?- 
-A Parigi.- dissi. 
-Wow.- 
-Già.- dissi tornando al tablet. "our love was made, made in the usa...no aspetta..." i miei tweet erano sempre così tanto profondi, come un pozzo, nell'altro senso, come una galleria. "vi siete lasciati?" "dateci qualche segno di vita, siamo settimane che aspettiamo" erano troppi tweets, mi si chiuse l'app, feci una foto al culo di Justin e la postai "di chi sarà questo bel culetto? @justinbieber" 
-Smettila di postare il mio culo su twitter.- disse Justin ridendo. 
-Hai i miei tweet sul telefono?- 
-Certo!- 
-Mi stai spiando?- 
-Sì. Ma qui ci avevo portato il mondo?- chiese. 
-Ci vivevi...- dissi. -Oh, ti posso offrire qualcosa?- 
-Sì... aiuto.- disse con tono disperato. 
-Fai schifo a fare le valige.- dissi. 
-Odio fare le valige.- presi le magliette e mi sedetti vicino a lui. -Le fanno sempre gli altri al posto mio.-
-Guarda prendi la maglietta e la pieghi così, non alla cazzo.-  dissi, involontariamente prendemmo la stessa maglia. 
-Io piego i pantaloni.- disse arrossendo, sorrisi. -E' strano...- 
-Cosa?- 
-Tornare qui, senza preavviso, come se nulla fosse successo...- 
-Justin capisco, per te non andava non volevi più stare con me, non te ne farò una colpa.- dissi, in cinque minuti piegai di tutto, e alla fine tutto era pronto lui stava veramente andando via, volevo piangere, volevo rompere tutto. Ero più distrutta di prima, perché il vero amore distrugge? Non intendo quella distruzione che puoi vedere, ma quella dentro, ti senti gli organi bucati, ridotti a brandelli, il cervello è inattivo, il cuore è stanco, lacerato, rotto, a pezzi, insomma nel peggiore degli stati, e nessuno può vedere che muori dentro. Nessuno vede come stai veramente, forse neanche le persone che ami di più, e resti lì a marcire, come se non ci fosse un domani, fingendo che tutto vada bene, quando ti manca una parte, quella più importante di te, che è andata via. Lui non rispose, si alzò e prese la valigia andando verso la porta. Io restai lì mi asciugai le lacrime e gli andai dietro. -E forse è stata colpa mia, non dovevo farmi baciare da Ryan...- 
-...Sono io che ti ho lasciato.- 
-Sono io che l'ho permesso.-
-Io ti vedevo triste con me.- 
-Sono sempre stata la donna più felice del mondo con te, la mia felicità ha il tuo nome, ha persino i tuoi occhi, la tua risata, il tuo sorriso.- continuai a piangere -E la cosa più brutta è che niente tornerà come prima, tu non resterai qui, non tornerai dallo studio, non saremo neanche più amici, due persone che si amano non posso essere amiche, io non ti posso neanche dimenticare, non c'è nulla di concreto che io possa fare.- gli asciugai le lacrime, sentendomi male, solo male. mi girai un attimo e poi non capii più nulla, solo ci stavamo baciando e io avevo un terribile mal di testa fino a cinque secondi prima, e tutto si bloccò quando mi sfiorò delicatamente la schiena, stavo andando in tilt, non ragionavo, non riuscivo a capire il perché. Era quel bacio che aspettavo da quasi due settimane, e non ero spaventata, o sorpresa, ero solo felice.
-Devo andare.- disse velocemente. Mi diede una lettera, perché sempre le lettere? Dico poteva anche sibilare un "addio", no una lettera, ma l'intelligenza non ha confini, Tuts ti ha mangiato la lingua? -ci si sente.- annuii e chiusi la porta. Aprii la lettera e ci trovai un mucchio di "ti amo, non avrei mai voluto farlo, scusa, ma non voglio più continuare", ow grazie. Per l'ennesima volta scoppiai a piangere disperatamente. Solo non riuscivo a capire il perché, era tutto così bello. Evidentemente quello che stava male nella coppia era lui, e non si sapeva il perché. Non capivo cosa c'era di sbagliato in noi. Forse io? Forse la troppa fama. O forse, lui era semplicemente troppo depresso come mi faceva sempre notare, ed io non riuscivo mai ad aiutarlo. O magari la sua depressione non centrava nulla. Forse non funzionava e basta. Era proprio così. Per lui non funzionava, per me la nostra relazione era la cosa migliore del mondo, per lui era un grandissimo errore, probabilmente mi amava troppo, aveva paura di perdermi. C'erano così tanti punti di domanda nella mia mente che non riuscivo a pensare.

Ritorna all'indice


Capitolo 32
*** oh hai capito tutto dalla vita. ***


-Omg, Aravis sembri Diana Payne di Gossip Girl!- disse El, appena entrai da Forever21. Mi girai.
-Tu nel mio ufficio, tu licenziato, distruggiamo Gossip Girl! New York Spectator! Forza forza, al lavoro!- dissi indicando alcune commesse che conoscevo, mi sedetti su uno sgabello. -Allora? Vogliamo far diventare lo NYSpectator il primo sito di New York, sì o no? muovetemi scansafatiche.- dissi ridendo. 
-Siamo felici oggi eh?- 
-Chiese la ragazza che di felice, aveva la vita.- dissi misteriosa. 
-Mmh vediamo, hai vinto alla lotteria?- 
-No...- 
-...OMG. Vai ad...-
-Atlanta, facciamo una graaaande settimana con la crew.- dissi. -Con tutta la crew.-
-Ma tu non eri della crew.- disse Sasha. 
-Oh no? Ero la sua migliore amica, la sua ragazza, poi mi ha mollato e...- 
-Almeno un bacio d'addio?- chiese El. 
-Certo, e anche molto passionale, solo che non si può avere tutto dalla vita...per il resto c'è Mastercard. O anche voi, perché andando ad Atlanta, dal mio ex ragazzo, dai miei amici, non posso vestirmi normalmente soprattutto se un giorno qualcuno se ne uscisse con un "andiamo in discotecaa?"- dissi con la voce di Chaz. 
-Va bene vieni con me.- disse Claire ridendo. Tornai a casa con tre buste, e avevo speso pochissimo, ero davvero soddisfatta un pò mi sentivo Becky di I Love Shopping, torna a casa con tante buste piene, e si sente soddisfatta. Sistemai la roba e presi il mio amatissimo ipad. C'erano tre mail da persone che non conoscevo, la prima la aprii curiosa e un pò spaventata "Ciao Aravis, sono Chelsea. Ormai tutti sanno che tu e Justin non state assieme, ma vorrei seriamente dirti che per noi, lui è importante e ci teniamo che stia bene e sia felice, e lui non sembra lo sia. Baci" mi preparai mentalmente e risposi "Ciao Chelsea. Sì, è vero non stiamo assieme, lo so per voi è importante, io spero di farlo felice come posso, non potrò fare magie, se non stiamo assieme. Ma spero di averlo reso felice quando con lui ci stavo." mi sentivo male, molto male, insomma come ci resti dopo che una persona ti accusa di non aver reso abbastanza felice la persona che ami dall'adolescenza? Il tuo primo ed ultimo amore?  Quella persona che ti fa sentire bene solo con un sorriso, con un bacio, che ti ha sempre fatto credere in te, che c'è sempre stata nonostante la distanza, nonostante tutto, che ti fa ridere con una semplice e sola parola, che fa di tutto per tenerti lontano dai tuoi demoni, dalle paure, dal buio? Come? Come si può non stare male? Presi a piangere, improvvisamente tutta la soddisfazione dello shopping svanì, svanì tutto, svanì pure la voglia di vivere. Avevo bisogno di una via di sfogo, quale? Avevo di tutto in casa, tranne quello che veramente mi serviva. 
-Eih, dimmi.- rispose al telefono, tirai su col naso. -Okay, arrivo.- dopo dieci minuti andai ad aprire la porta al mio migliore amico, o ex fidanzato o quello che era. -Che hai?- mi abbracciò senza lasciarmi spiegare, forse avevo trovato la giusta cura al mio non sentirmi abbastanza per lui? O forse avevo solo bisogno di conforto. 
-Non so penso di aver avuto una brutta impressione su tutte quelle persone, mi hanno fatto capire che non ti ho reso felice, io non reggo questa pressione, pensavo di aver fatto il possibile per darti una bella vita sentimentale, in ogni punto ma...- 
-Quanto sei bella quando piangi.- disse imbambolato accarezzandomi la guancia, e asciugando una lacrima -Come puoi ascoltare loro e non me? Non che io tenga al loro giudizio, ma ora devi sentire me. Riesci a rendermi felice con poco, se ti ho lasciato è perché l'ho voluto io.- 
-Non è questo il punto, sembra che io non sia stata nulla di importante, secondo loro.- 
-Ma secondo me sei tutta la mia felicità, e non ti voglio vedere stare così.- disse sorridendo -Okay? Non darle peso.- lo abbracciai, mi aveva rassicurato, poco ma lo aveva fatto. Ci ritrovammo sul divano a parlare. -...di solito no, però oggi preferisco stare con te.- e sul divano mi stava tenendo per mano, per MANO. Non semplicemente come poteva fare un amico, ma come faceva quando eravamo fidanzati. -Visto che sei destabilizzata dagli umani.- 
-Sì.- dissi -Gli umani, che cosa brutta.- 
-Ma qualcuno si salva?- 
-Sì...io.- dissi ridendo. 
-Oh... Io sono un umano comune?- 
-Sìì certo.- l'esatta situazione ero io appoggiata al manico del divano, con le gambe sulle sue, io dovevo sistemarmi, perché mi stavo fossilizzando quindi mi tirai su e i nostri visi per SBAGLIO (no veramente è stata una cosa totalmente voluta da me perché io sono perfida) e io volevo tanto baciarlo, ma non lo feci. Lo fece lui. 
-Scusa non...- 
-E' okay.- 
-...sono veramente...-
-...imbarazzato? Sì anche io.- dissi rimettendomi al mio posto. 
-Molto.- scoppiò a ridere e io con lui. Si stava facendo tardi, erano le undici e noi stavamo guardando un programma stupido dove parlavano di coppie. 
-E ora parliamo di cosa significa realmente l'amore per i giovani. Oh, prendiamo...- disse la conduttrice. 
-...Justin Bieber!- disse un ospite. Justin schiarì la voce. 
-Ecco sì lui! La sua ragazza era la sua migliore amica!- 
-Sìsì esatto, e come mai si sono lasciati? Dicono che lei lo abbia tradito.- 
-Sì col suo migliore amico, ma pare sia stato solo un bacio a farli lasciare.- 
-Ah brutta bestia la gelosia.- 
-Possiamo cambiare canale?- chiese Justin. 
-Sì, forse è meglio.- dissi cambiando canale, c'era la pubblicità stavano passando quella di "The Key". -Emh, chi è questa?- chiesi. 
-Una tipa.- 
-No, ti ho chiesto chi è.-  dissi. 
-La mia nuova ragazza. Siamo usciti per un pò.- 
-Devo giocare a Fruit Ninja, però cambiandolo in Justin Ninja? Non vorrei ucciderti con un coltello per tagliare il pane.- dissi. 
-Sto scherzando.- disse ridendo. -E' una modella mi sembra. non è brutta.- 
-Beh lo è.- 
-Sei gelosa?- chiese ridendo.
-No.- risposi. 
-Sì invece.- 
-Sono gelosa di tante cose...- dissi misteriosa. 
-...E anche di me.- disse. 
-Eh ma pensa che ti sto appiccicata, tu mi stai abbracciando sei a casa mia, quindi non ho bisogno di essere gelosa.- 
-Sì, certo baby certo.- 
-Non sei il mio ragazzo, non devo essere gelosa.- 
-Taci non ci credi manco tu.- 
-A cosa? Al fatto che non sono la tua ragazza?- 
-No, al fatto che...- 
-I pappagalli parlano? Che la Terra ruota? Il sole è una stella? Non vedi le porte di vetro? Cosa Justin? spieeegati.- 
-Impazzirò con te, prima o poi. Comunque al fatto che non sei gelosa.- 
-Ma io non sono gelosa. Ecco dammi il tuo telefono.- mi passò il suo telefono -"amore"? "tesoro"? ma io ti apro il culo.- dissi sottovoce. 
-E' Selena.- 
-SCUSA?- dissi innervosita. 
-Sono i tuoi vecchi messaggi cretina.- disse. 
-Oh...- mi prese il mio telefono. 
-Chi è Ju...Ah no okay sono io. Perché Justin? Solo Justin? Senza un cuore?- presi il telefono e modificai il suo nome in "cuoricinomiobellissimoforever" e ci aggiunsi un cuore. -Ho capito lo cambio io.- 
-Justin bellissimo?- 
-Sì. E' adatto.- 
-Sì certo come no. Io non ti posso neanche vedere.- dissi. 
-E se ti dicessi che sei bellissima.- 
-Forse un pochino ti vedo...- 
-E che sei divertente, simpatica, gentile.- 
-Potrei continuare a vederti poco. Anche se il senso della mia affermazione non era la mia finta cecità.- dissi. 
-chiudi gli occhi.- chiusi gli occhi -Cosa vedi?- 
-Vedo tutto buio e poi una pallina multi color che gira per il mio occhio. Che minchia fai Justin.- 
-Non aprire gli occhi.- disse ridendo. 
-Stai mangiando patatine senza dirmelo?- chiesi ridendo. -Muoviti sto impazzendo questa pallina mi vuole uccidere.- 
-Apri.- 
-Cosa?- 
-Gli occhi Aravis, cosa secondo te?- 
-Ah scusa.- aprii gli occhi, aveva spezzettato le patatine e ci aveva fatto un cuore. -Aww.- dissi abbracciandolo. -Questa dolcezza viene da dove?- 
-Dal pullulo del mio cuore, che batterà per sempre per te mia Aravis.- 
-Immortaliamo quest'opera d'arte, mio piccolo amore creativo.- dissi 
-Sì.- disse scattando una foto al cuore che aveva creato sul tavolino.  "indovinate per chi è?" scrisse su twitter. 
-E a cosa servirebbe questo cuore?- 
-Boh, io ti amo, volevo essere dolce.- stavo morendo, e stavo sorridendo addolcita -Io parlo troppo vero?- lo abbracciai. 
-Io direi di vedere dove ci porta il tutto.- 
-Potrebbe portarci tipo nella tua camera. Se il mio telefono non si riempisse di menzioni. Oh Selena, Selena, Aravis, Selena, Miley, cosa cazzo c'entraaa? Poi Caitlin, nah, Aravis, Selena, Selena, Selena, Selena, Aravis. Umh...- 
-Decidi dove vuoi dormire dopo che finisci di combattere con i tuoi amori.- gli diedi un bacio sulla fronte e spensi la tv, andai in camera mia e Justin mi raggiunse subito. 
-Tieni.- mi tirò la sua maglietta. 
-Oh, hai capito tutto dalla vita.- 
-Sì ovviamente.- 

Ritorna all'indice


Capitolo 33
*** l'eterna lite. ***


-Smettila di sospirare.- disse Chaz. 
-Smettila tu.- disse Justin. 
-No tu.- 
-State zitti.- disse Ryan. 
-Se tu parli!- disse Chaz. 
-Chaz mi tiri i pop corn?- chiese Mitch. 
-No alzati.- 
-Ah così mi tratti? Io ti amo.- 
-Cosa? Mi stai tradendo?- chiese Nolan. 
-Lelelele.- iniziò a ripetere Fredo, tutti presero a sclerare, persino Pattie e Jeremy iniziarono a dire cose senza senso. 
-BASTAAAAAAA.- urlò Scooter, tutti stettero zitti.
-Scooter il mio orecchio.- dissi io infastidita. 
-Scusa.- disse. 
-Vado a cibarmi, odio questo film.- dissi alzandomi. 
-Ma è Twilight.- disse Chaz.
-APPUNTO PER QUESTO. TI SEMBRA CHE IO POSSA GUARDARE QUESTA ROBA?- dissi. 
-Sì, sei una ragazza romantica.- disse Justin. 
-...Scusate, devo vomitare.- dissi andando in cucina. presi le cuffie e iniziai a farmi un milkshake, ero veramente gasata, per poco non mi mettevo pure a cantare. Ero nel bel mezzo di un acuto stile Lovato e nel mentre bevevo il milkshake, cinque secondi dopo stavo per soffocare. Gente Aravis e l'intelligenza, due universi separati. "mmh... let's do this dirty laundry" mi bloccai di colpo e mi sedetti, era la canzone che ascoltavo sempre quando mi sentivo sola, e stupida. Mi alzai a mettere il bicchiere nel lavandino.
-Ehi.- disse Justin togliendomi una cuffia e abbracciandomi. 
-Ehi.- risposi iniziando ad innervosirmi. In teoria, avrei dovuto iniziare a piangere prendendolo a schiaffi, ma non sarei stata elegante quindi passai oltre il mio momento di rabbia, e restai nervosa. Fu terribile non poterlo baciare appena varcata la porta. Mi mancava troppo.
-Mh.- omg un bacio sul collo, e forse due, no siamo a cinque. E ora oddio mi sto perdendo nella galassia dei suoi occhi, affogherò. -cit. una delle tante persone che twittavano di Justin su twitter.
-No smettila.- dissi. 
-Di fare cosa?- 
-Di respirare, fai un casino allucinante.- dissi ridendo. -Perché siamo così? Dico perché mi stai appiccicato?- 
-Ti voglio baciare.- 
-Fallo.- 
-Ma ti devo sorprendere, devi restarci tipo "omg, mi ha baciato!"-  
-No, infatti sarà per un'altra volta.- mi spostai e presi l'acqua rimettendomi le cuffie per finire di sentire la canzone "i was feeling like a mother fucker" era appena iniziata oops. Justin mi tolse una cuffia. 
-Sintonizzati sulla Terra.- disse sottovoce. -Con me.- mi prese la mano, mi girai con l'acqua ancora in bocca -Sempre se non vuoi una cosa a tre.- gli sputai tutta l'acqua in faccia. -Perché mi sputi sempre le cose da bere in faccia? Aravis perchééé?- chiese prendendo lo strofinaccio e asciugandosi la faccia. -No asciugami tu.- io ero piegata in due dal ridere e non riuscii neanche a prendere lo strofinaccio -ARAVIS MI SERVI VIVA.- disse scuotendomi dalle spalle. -Smetti di ridere se ti dico una cosa?- chiese, mi bloccai subito. 
-Sì.- 
-Ti amo, tantissimo.- disse seriamente, guardandomi seriamente, per quanto volessi scoppiare a ridere di nuovo, riuscii solo a sorridere. Si stava così bene con lui, era un momento di assurda tranquillità, e forse di assurdo romanticismo.
-Ora dovresti abbracciarmi un pò, sembrare meno...- mi prese per i fianchi e si avvicinò un pò troppo. -...così va bene.- 
-La cosa bella dello starti appiccicato così è che posso toccarti dove voglio perché non ti ribelli.- 
-Cosa te lo fa pensare?- mi mise una mano sul collo, nessuno poteva toccarmi il collo, era tanto se sopportavo i suoi baci, si leccò le labbra e io misi le mani sulle sue spalle, a poco a poco era sempre più distante. Dopo pochi secondi ci stavamo...
-Mio Dio sembrate due ventose.- disse Pattie, Justin si staccò subito da me -Ma voi non eravate in eterna lite?- 
-A quanto pare abbiamo fatto pace.- disse Justin. -Mamma invadi...- 
-La vostra privacy sì, certo.- Pattie uscì con un bicchiere di latte in mano e chiuse male la porta. Justin si avvicinò lentamente a me, e io non pensai più alla porta ma solo al fatto che mi stava per baciare ancora e ai suoi "ti amo", era così bello potergli toccare i capelli e farlo andare in bestia perché non voleva, perché era così bello quando si incazzava. 
-Posso continuare a toccarli?- 
-No.- lui prese l'iniziativa di dire a sua madre che la nostra lite era finita, io non ero del tutto sicura, in quanto lui non lasciava che giocassi a punzecchiarlo ovunque e che gli toccassi i capelli in modo ossessivo. Quindi non saremo mai più potuti tornare insieme se lui non mi avesse dato quel privilegio, IL privilegio. Non riuscivo a capire il perché lui non mi avesse chiesto niente, insomma, se voleva essere di nuovo il mio ragazzo, doveva avere un preavviso di almeno dieci giorni, non otto anni ovviamente, e non potevo prendere decisioni affrettate, ma era folle. Tutto era folle, e a chi importava se non sarebbe andata avanti? Se nessuno avesse più creduto in noi? Volevo lui, ci amavamo ancora, più di ogni altra cosa. Più di ogni altra persona. Non sarei stata senza di lui un momento in più. Non avevo la minima intenzione di lasciarlo, di nuovo.  

Ritorna all'indice


Capitolo 34
*** i vicoli di New York. ***


Alcuni vicoli di New York erano stretti, stretti come un tubetto di maionese, per quanto potessi amare la maionese i tubetti mi facevano sentire sempre claustrofobica, e non ancora non so il perché, quando la maionese è quasi alla fine non esce tutta, ne resta sempre un pochino, e tutti ci restano male, perché ti aspetti di mangiare quella squisitezza fino all'ultimo goccio. Ecco stretti come la metro piena, un taxi da dividere, un peso da tenere in un corpo. Un peso forse reale, forse solo mentale, ma comunque un peso che ti porti dietro, che marcisce, giace lì per mesi, lo vedi crescere e non sai che fare, mangi cercando di digerirlo, ma non ci riesci, puoi usare tutti i metodi del mondo, non puoi cagare un peso psicologico, una bugia, un SEGRETO. Solo un segreto può pesare tonnellate dentro un corpo che pesa chili. Misi le chiavi nella toppa e aprii silenziosamente la porta, niente risuonò dentro il vuoto della casa, nessun rumore, solo la busta con le patatine faceva rumore, e in se faceva un casino assurdo. "ti posso chiamare?" chiese Justin in un messaggio "aspetta, finisco di cenare" risposi mentendo, buttai tutto nella spazzatura e mi coricai con il computer sulle gambe. Andai in bagno, ancora niente, due settimane, sono troppe. Poco dopo la voce di Justin uscì dal telefono -Sei silenziosa, che hai?- chiese mentre armeggiavo sui tasti
-Umh. Niente.- dissi. 
-Siamo da dieci minuti al telefono e tu non fai altro che picchiettare sui tasti del computer.- 
-Eh...- chiusi il pc e lo buttai via sul letto.
-Sei stanca? Non hai voglia di sentirmi?- insistette. 
-Sì, no, cioè...- 
-Okay, che succede?- succede che potrei avere un ritardo e tu potresti non saperlo, ma sai è difficile da dire. -Aravis, non restare zitta, se c'è qualcosa che non va dimmela.- 
-Sì, c'è qualcosa che non va.- 
-Ooh, ora dimmi cosa non va e risolviamo insieme.- 
-Io...- 
-...Tu?- 
-...Sono un paio di giorni destabilizzata fisicamente.- okay ammetto che la mia espressione era fin troppo presa dall'ansia e da sola non significava un benamato cavolo.
-Aravis, non parlare nella tua lingua, fatti capire.-
-Ho...- cercai di parlare ma non emettevo suono. -...Justin ho un ritardo.- non rispose -Dimmi che sai cos'è, e non ti devo spiegare che sono probabilmente incinta.- dissi spiazzata da quel silenzio. 
-Come "probabilmente"? Se diventerò padre voglio saperlo ora.- 
-Giusto, anche io, cioè se diventerò madre. Aspetta vado a pisciare su un test di gravidanza, senza il mio ragazzo vicino. E ti dirò per telefono che sono incinta, certo.-
-Non illudiamoci, magari non sei incinta.- disse stranito -Saresti felice?-
-Certo.- dissi. -Quando torni facciamo il test...- 
-Come lo facciamo? Io torno tra due settimane.- 
-Lo capirò se sono incinta no?- 
-Sì, ma comunque Aravis...- 
-Cosa Justin? Io voglio essere con te quando lo saprò.- 
-Okay...- finita la conversazione. Non sembrava neanche felice e mi faceva stare male. Era assente, non era sul mio pianeta. Potevamo essere genitori, e lui voleva saperlo subito. Magari era una responsabilità troppo grande per lui, per me, per noi. Ma un piccolo feto non poteva rovinare una bella relazione. Eppure sembrava aver distrutto l'umore di Justin. 

Ritorna all'indice


Capitolo 35
*** Jim. ***


-Buongiornoo.- dissi. 
-Buongiorno madame dell'upper east side.- disse Johnny. 
-Solo perché Bieber mi paga la casa.- dissi avvicinandomi ad abbracciarlo. 
-Aravis non gingillarti, vieni a lavorare susu.- disse Jenny. 
-Uff Jenny per favore.- 
-Scherzo muoviti però.- entrammo in "sala caffè" presi un bicchiere di carta e ci misi il caffè dentro. -Lui è il tuo apprendista per oggi.- disse Jenny velocemente, mi fissava impaurito, era carino, col cappellino. Niente apprezzamenti sui cappellini, no Aravis. 
-Tranquillo non mangio vieni.- dissi porgendole la mia mano. -Piacere Aravis.- 
-Tu sei...- 
-...Sì, sono la ragazza di Justin Bieber.- dissi.
-...No sei bellissima, le foto non ti rendono giustizia.- 
-Oh grazie caro, e tu sei?- 
-Jim.- 
-Molto piacere. Seguimi.- dissi tirandolo su e mettendomi il suo cappellino. Aravis non puoi essere attratta dal tuo apprendista. No, pft cazzate. -Allora, lì ci sono le segretarie...- 
-Ciao Aravis!- disse Jill. 
-Ciao.- risposi sorridendo -Qui i bagni, di sopra ci sono gli uffici, nell'altro piano le modelle, se sali più su ci sono palestre e cose varie, limitati a stare sui primi tre. Vieni con me andiamo dalle modelle, vediamo come te la cavi, tutti gli apprendisti stanno lì ora. Ricordati, niente nervosismo, niente cappellini, dallo a me, Lucy non mi dice mai nulla se li uso.- 
-Oh va bene.- silenzio, tombale, aprii la porta di un corridoio e lo feci passare avanti -Com'è essere la sua ragazza?- 
-Bello, stressante ma bello, non sta sempre a casa, a volte lo vedi partire e lo rivedi dopo mesi, devi stare attenta a cosa fai, a cosa gli capita, a cosa fa lui di proposito, a non perdere il rapporto, è come una relazione a distanza a volte.- 
-E come fai?- 
-Lo amo...incondizionatamente.-
-E lui?- 
-Spero faccia lo stesso.-
-Lo tradiresti?- 
-Direi di no.- tipo se tu mi invitassi a cena...accetterei.
-Tu diresti di no? Dico, diresti? Quindi potresti tradirlo.- disse sorridendo.
-Nella vita non si sa mai.- cosa diamine facevo? Non lo sapevo neanche io. Ero solo attratta, in ogni parte, da ogni punto, era carino ed era simpatico, e mi piaceva, e non doveva piacermi. Dio perché non sono lesbica? Potrei sposarmi con Ellen, sicuramente sposarmi con Ellen non mi darebbe alcun problema. Non mi sono mai chiesta se sono lesbica? Perché? Ah già, Justin non mi ha mai permesso certi dubbi, una persona non si scopre lesbica se ama il suo migliore amico, dovrei seriamente pensarci. No non sono lesbica e questo ragazzo mi piace.
Pochi giorni dopo...
-Che cazzo...? No stai zitto.- dissi. 
-Ti rendi conto di quanto sia poco romantico stare in un bagno?- 
-Non lamentarti.- 
-Non posso?- 
-Non puoi stare neanche in questo bagno.- 
-E perché?- 
-Ti chiami Jim, non Lucia.- 
-Allora?- 
-Allora cosa?- chiesi, si avvicinò e mi baciò, stai sbagliando, lo sai Aravis, spostati.
-Questa...-
-...E' la più grande stronzata che io possa fare.- dissi andando via. 
-Fletcher!- 
-No. Non chiamarmi così, non tornerò indietro, sono giorni che andiamo avanti così, e a me non piace, dopo dieci minuti che ci conoscevamo già stavamo in una stanza vuota a baciarci come se fosse l'ultimo giorno di vita sulla Terra! Non sarei coerente con me stessa...- 
-...Non lo sei già perché vuoi me e non lui.- 
-Io non amo te, io amo Justin. Sinceramente ero solo attratta da te.- 
-E ora? Sono il tuo passatempo?- 
-No, vuoi anche spiegazioni? Noi non stavamo e non stiamo assieme.- 
-Mi sembrava di piacerti.- non mi sentii male a lasciarlo in quel bagno, mi sentii soltanto competente con me stessa, mi sentii adulta.
-Sembrava anche a me.- la sera Justin tornò a casa, io uscii dal bagno trionfante. -Ehi.- dissi tranquillamente. 
-Ho comprato un test.- 
-Beh... Qualcuno è arrivato prima di te.- 
-Niente bambino? Niente pannolini? Per ora?- 
-Esatto, per ora.-
-Oh, si sarebbe chiamato Joshua.- 
-Certo come no.- dissi abbracciandolo. Come avrei fatto, come gli avrei detto che avevo fatto cose che non dovevo fare con un mio collega, a lavoro? Ero nella merda, totale.

Ritorna all'indice


Capitolo 36
*** troppo influenzati. ***


"-Sì Justin ti voglio sposare.- 
-Ah ti amo.- 
-Anche io.- 
-E ora?- 
-E' giunto il momento di organizzare tutto avere, quindici figli e un alpaca, non credi?- 
-Sì amore, credo di sì.- sia chiaro, io non l'ho tradito è frutto della mia immaginazione e questa è la vita reale.
-I KNOW YOU MADE IT YOUR GREATEST MISTAAAKE.- cosa cazzo? Justin con la voce di Demi che mi dice che ho fatto il mio più grande sbaglio. -Lo so, lo so, l'hai tradito, e hai preso l'iniziativa in un bagno per donne, per fare cose poco caste con un tuo collega, che puttanella, non l'avrei mai detto.- non è normale, lui cioè lei, cioè loro lo sanno, e ora?
-Ma io...-" 

-Araviiiiiiis.- disse una voce troppo squillante per essere Justin, o la nonnetta della casa affianco o mia madre. Di causa mia sorella era in camera mia, a mia insaputa, che urlava il mio nome cercando di svegliarmi nel modo più barbaro di tutti. Mi stiracchiai con la delicatezza di un cammello, o un castoro, più che altro i castori sono carini, ma non è questo il punto ora, sul mio letto saltò quel piccolo ratto di Gwen che iniziò a sbaciucchiarmi ovunque pur di un pò di attenzioni. Aria di casa, solo aria di casa, la sentivo la potevo quasi toccare. -Susu sveglia, oggi è un grande giorno a Stratford.- 
-Perché ti sposi e sono solo le cinque di mattina, e il mio ragazzo non verrà e io dovrò badare a tua figlia, e dovevo dormire altre otto ore, ma tu mi hai svegliato ora perché il tuo matrimonio è tra dodici ore? Genesis, io ti sparo.-
-Oh dai alzati, ci sono tante cose da fare, devi stirarti il vestito, farti la doccia, piastrarti i capelli quindici volte...- 
-Spazzolare un alpaca, dare da mangiare a una razza e oh fammi pensare, truccarti gratis? Tu mi stai sfruttando.- dissi puntandole un dito contro mentre Gwen si rivoltava nelle mie coperte. 
-Non ti sto sfruttando, sei mia sorella, guadagni una fortuna, il tuo ragazzo può permettersi un acquario con dentro il Titanic e tu vorresti essere pagata per usare due pennelli?- 
-Ti prego Gen, è sabato voglio dormire, come farò a tenere Gwen Aravis tutta la sera?- 
-Farai, su alzati.- scossi la testa e presi il cellulare. -Ti ribelli?- 
-No...- la guardai sorridendo -...Sto mettendo in atto il mio piano di urtarti il cervello facendo la ragazzina indifferente.- picchiettai parole a caso sul telefono e le mandai a Justin "non mi sento bene, mia sorella non arriverà al matrimonio la uccido prima" avevo il suo BlackBerry, rumorosamente fastidioso e Genesis voleva solo... 
-Non arriverai a pranzo se continui a fare così, ragazzina impertinente.- disse andando via. 
-Allora? Chiamiamo lo zio?- "povera donna" scrisse Justin in un messaggio. 
-Sìsìsì.- rispose Gwen impaziente. -Ciao zio, sì sono con la zia, sì, sì, si chiama Jaxon, è bello, bello come suo fratello, va bene zio, ti voglio bene. Zia, ti vuole lo zio.- 
-Ehi.- dissi. 
-Spiegami perché la figlia di tua sorella sta con mio fratello, non è più mia nipote è mia cognata.- 
-Oh già parli con me di questo, niente parole dolci?- feci la finta delusa, mentre quello veramente deluso doveva essere lui. 
-Ciao amore...- silenzio imbarazzante -...Tutto bene lì? Sai che mi manchi tanto?- 
-Aw, sì qui sì, da te? Anche tu mi manchi.- 
-Bene, ti amo.- 
-Anche io.- 
-Vabbè comunque dicevo, nostra nipote non sta con Jaxon vero?- 
-Non si vedono da mesi, sono alti un metro e una Vigorsol, che vuoi che facciano?- 
-Eh... Piccola sto morendo di sonno, saluta Gwen e tutti, ti amo.- 
-Va bene, buona notte allora, anche io, ciao.- chiusi la chiamata e mi trovai davanti Gwen con dieci smalti diversi. 
-Zia, mi metti lo smalto?- 
-Prima facciamo un sonnellino. Vieni qui.- i miei occhi si chiusero da soli, mi si spense il cervello e tornai nel mio mondo preferito dopo Narnia, il mondo dei sogni, più che altro è un mondo fantastico dove sembra tu dorma cinque anni invece solo nove ore, o otto, o sette, o sei se ti va bene. Mi risvegliai all'ora di pranzo, mangiai fino a scoppiare, e non fui neanche soddisfatta perché cucinò mia zia. Misi lo smalto a Gwen e andai a prepararmi. Sotto la doccia iniziai a pensare. E se lui non mi perdona? Io gli devo dire tutto, tutto quindi pure questo. Lo amo, e devo tenerlo con me, nessun ragazzo lo supererà mai, ma lui deve sapere tutto. Se poi mi lascia...Beh...Dovrò farmene una ragione. 
-E ora, vi dichiaro marito e...- 
-...Justin?- dissi a voce moderatamente alta. Lui sorrise, tutti lo fecero. 
-...moglie. Può baciare la sposa.- dev'essere veloce e indolore come la ceretta all'inguine, si può fare susu Aravis, forza e coraggio. Uscirono tutti dalla chiesa, Justin ed io entrammo in macchina. 
-Okay prima di andare a quel ricevimento e non parlarci per tutta la sera come so già che andrà a finire...- 
-Ma che cazzo?- 
-Sì è quello che sto per dirti, con calma. Justin ho fatto una cazzata, mi pento e mi dolgo dei miei peccati, infinitamente scusa, sai quanto ti amo, sai quanto tenga a te, sai quanto ti voglio nella mia vita, ma...Ti ho tradito.- lo vidi diventare bianco, come un lenzuolo, o come la carta, sembrava una mozzarella umana da quanto era terrorizzato, e confuso. 
-Perché?- 
-Succede durante molti rapporti, che le persone magicamente vengano attratte da altre persone, che finiscono per confonderle, e se non ti schiarisci bene le idee e non capisci cosa vuoi veramente, non puoi andare avanti.- 
-E quindi tu ti saresti scopata sto qui, perché ti attraeva?-
-Sì mi piaceva, fisicamente, ed era anche gentile, solo che io amo te, e l'ho capito meglio dopo aver combinato questa cazzata.- 
-Umh. Capita, credo capiti a tutti.- 
-Infatti è così. E' capitato anche a te.- 
-Esatto...Se è più carino di me non ti perdono.- 
-Chi c'è di più carino te? Lui era carino, tu sei stupendo.- dissi un pò ansiosa. 
-Mh, devo crederci?- 
-Direi proprio di sì.- 
-Va bene, ci credo, insomma io sono Justin Bieber.- 
-Passa al sodo.- 
-Sì ti "perdono".- disse facendo delle virgolette con le dita. Era superato, tutto finito, finito insieme, mi aveva perdonato, aveva accettato le mie scuse, aveva capito, volevo piangere dalla felicità. Ero talmente felice che non finii di sorridere un attimo, le guance si rifiutavano di rilassarsi, mi facevano proprio male. Incredibile da anni che eravamo insieme, non l'avevo mai visto così terrorizzato. Quello che ci aveva fatto innamorare non era una cosa fisica ma un miscuglio di troppe sensazioni messe insieme che in poco tempo ci aveva distrutto, ma fatto provare la sensazione migliore, anche se eravamo piccoli, anche se non capivamo bene, anche se eravamo impotenti di scegliere da soli, troppo influenzati da quello che le altre persone avevano fatto, da quel momento eravamo finalmente insieme, forse era un per sempre, o forse no, ma non sarebbe andato facilmente via dalla mia vita.

Ritorna all'indice


Capitolo 37
*** ehiiii! ***


saaalve a tutti. 
da settembre, ho iniziato a pubblicare questa fan fiction, e oggi ho postato l'ultimo capitolo. ad ora sono molto soddisfatta dei risultati portati con questa ff, non solo perché ci ho messo più di sei mesi a scriverla, ma anche perché ho raggiunto tante visite, e un discreto numero di recensioni, e fino al giorno prima di postare il primo capitolo, solo 4 persone a me care, sapevano di questa ff. ora volevo ringraziare tutti i recensori, e i lettori della ff. può sembrare stupido ma per me è stato davvero un grande "passo" pubblicarla su efp. quindi con "troppo influenzati" si chiude what's gonna make you fall in love, mi piange il cuoree lol. spero vi abbia preso, vi abbia fatto ridere, e riflettere su qualche stupidissimo aspetto della vita. sinceramente ho finito di scriverla prima di novembre, e altrettanto sinceramente appena l'ho finita, mi sono sentita in colpa perché il finale non mi piaceva molto. così mi sono detta "mh, non può finire così" e ho iniziato a scrivere un'altra parte della storia, una specie di seconda parte, sì anche perché si chiama "what's gonna make you fall in love pt.2" per la mia poca fantasia nei nomi. avrà circa una quindicina di capitoli, insomma numero più numero meno. tanto per farla finire in "grande stile" dovrete aspettare una o due settimane per averla, mi voglio assicurare che raggiunga un numero prestabilito da me stessa (lol) per poi pubblicarla, senza farvi aspettare un mese per magari il decimo capitolo. inoltre, sono abbastanza felice di questa seconda parte perché si vede che il mio modo di scrivere è maturato molto nel tempo, (e come qualcuno mi aveva rimproverato) troverete molti meno dialoghi e più sensazioni, pensieri della protagonista. quindi, per ora è tutto. grazie, a tutti per questa enorme soddisfazione. 
baci,

ehikidrauhl- michela

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2175165