Soothe my soul di hunterd (/viewuser.php?uid=32161)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue - Up and down ***
Capitolo 2: *** Chapter one - See or not to see, this is the question ***
Capitolo 3: *** Chapter two - Departures and arrivals ***
Capitolo 4: *** Chapter Three - Desire ***
Capitolo 5: *** Chapter Four - First Times ***
Capitolo 1 *** Prologue - Up and down ***
Salve
gente,
c'è questa canzone dei Depeche Mode che continua ad
ispirarmi,
smuovendomi dal girone delle autrici pigre ... così, faccio
pure
una pazzia e mi butto nel mondo dei lupi!
Non ho mai scritto nulla su di loro, chiedo già scusa se non
saprò delinearli al meglio delle loro
potenzialità.
Ho scelto Embry perchè mi ha incuriosito la sua storia,
immaginandomelo qualche anno dopo la fine di Breaking Dawn, alle prese
con un passato sempre scomodo per lui.
Sicuramente sarà una long... mini, niente progetti in
grande, quindi!
Ovviamente sentire qualche parere mi farebbe piacere, dato che
critiche, consigli e quant'altro sono sempre ben accetti,
nonchè preziosi.
Buona lettura.
Laura
I’m coming for you
I need to feel your
skin
I’m coming
for you
To stop this crawling
I’m taking
my place
By your side
I’m not
leaving
Until I’m
satisfied
There’s only
one way to soothe my soul
There’s only
one way to soothe my soul
Soothe my soul - Depeche Mode
PROLOGUE - UP AND DOWN
La domenica è l'unico giorno
della settimana che Embry si rifiuta di trascorrere alla riserva in
compagnia dei suoi amici.
C'è troppo "amore" nell'aria per i suoi gusti, troppa gente
dagli occhi languidi e dalle mani intrecciate.
Troppi rammolliti,
come non
manca mai di apostrofare il resto del branco con quel sorriso
strafottente mentre si infila il casco, e che più volte gli
è valso minacce esplicite
di morte non appena farà ritorno.
Ma lui non sembra affatto preoccuparsene, inforca gli occhiali
da sole e in sella alla sua moto schizza via, certo che per quando
tornerà, i suoi amici si saranno già dimenticati
di
quelle minacce grazie a tutte le moine che avranno ricevuto dalle
rispettive fidanzate.
"Rammolliti"
pensa ancora
mentre la striscia d'asfalto davanti a lui si estende infinita, come in
un viaggio da cui prima o poi non farà più
ritorno.
Sì, perchè Embry sente i confini della riserva
sempre
più stretti intorno a lui, come se in quell'ultimo anno si
fosse
rimpicciolita e lui fosse stato l'unico ad accorgersene.
"Amico, tu hai bisogno
di farti più che una scopata occasionale".
Jacob... anzi, Jake,
come ormai tutti lo chiamano perchè lei ha avuto il
potere di cambiare anche questo, non fa altro che ripeterglielo.
"Hai bisogno
di una ragazza fissa, di equilibrio, di stabilità...".
"Stronzate",
ribatte
lui a quello che era il suo migliore amico negli anni A.R., ossia
avanti Renesme. Perchè adesso, in quelli D.R., ossia dopo
Renesme, è solo un
ammasso di carne tremolante tenuto al guinzaglio da quella che
è
diventata la sua unica ragione di vita.
"Stronzate, solo
stronzate".
Sembra essere l'unico ad aver capito che l'imprinting, o l'amore, o
qualsiasi cosa sia
non fortifica l'animo, ma anzi spappola anche quel poco di cervello
sano
che il lupo ha lasciato in ognuno di loro.
C'è da dire che è l'unico a pensare che
essere diventato metà bestia e metà uomo non sia
stata quella grande figata che sembra a tutti gli altri.
Sono iniziati così i suoi "problemi", quelli che sua madre
fa finta di non vedere ancora adesso.
"Embry, ti prego, quante
volte ancora
te lo dovrò ripetere che non mi ricordo del tuo vero padre?
Quante volte ancora mi dovrai rinfacciare il mio errore?"
Lui allora la pianta di insistere, perchè gli
occhi
lucidi di sua madre sono comunque peggio di qualsiasi altra sua
paranoia.
"I tuoi errori, ma', mi
hanno fatto
diventare un fottuto lupo grande quanto casa nostra! E dato che solo
un discendente della stirpe Quileute può diventarlo, allora
scusa
se passo la maggior parte del mio tempo a sentirmi come uno che ha il
marchio dell'infamia addosso!"
Vorrebbe gridarglielo con la rabbia che lo invade ogni
volta che pensa a quanto l'amore gli abbia incasinato la vita!
Il Jacob A.R., ne parlava con lui di quel "suo problema", nonostante
l'imbarazzo, nonostante la paura di arrivare a scoprire che fosse
vero... che loro erano davvero quasi fratelli.
Il Jacob D.R., invece, filosofeggia sul fatto che ormai sono "veri fratelli comunque",
quindi nessuno pensa più a quella storia e dovrebbe farlo
anche lui, dovrebbe passare oltre e
"cercarsi una ragazza
seria".
Ma
lui non vuole
cercarsi una ragazza, a lui sta bene avere ancora quella parte di
cervello funzionante, solo che così non riesce ad andare oltre quella storia.
Quando i pensieri arrivano a quel punto, di solito è gia
abbastanza lontano dalla riserva per poter iniziare a fingere di essere
un'altra persona. Cioè, è
sempre Embry Call, non può mica diventare
davvero un altro, però può fare finta che il lupo
non
esista.
E' quella parte, in fondo, che si tira dietro i casini della riserva,
eliminata lei, eliminati i problemi.
Se lo chiede spesso, come sarebbe non tornare
più a La Push e non trasformarsi più.
Potrebbe persino farsi crescere ancora i capelli, una volta li portava
lunghi quanto gli pareva.
Quante cazzo di cose ha
dovuto sacrificare per quella storia?
Troppe per i suoi gusti, troppe per non essere davvero
tentato di non tornare più.
Impreca contro il mondo, Embry, mentre accelera per superare una
station wagon con all'interno la classica famigliola, l'icona
di una vita che lui disprezza profondamente.
Intorno
a lui non parlano che di quello... tutti che sognano di costruirsene
una
propria, per avere dei mocciosi a cui tramandare quella cazzo di
maledizione.
Impreca più forte e corre come un pazzo tra il traffico che
si
fa più intenso essendo arrivato alla periferia di Seattle,
la
sua meta per quella domenica.
Un bagno di folla è quello che gli ci vuole per diventare
solo un ragazzo anonimo fra tanti altri.
Taglia la strada a qualche automobilista che lo manda all'inferno,
senza sapere che lui è già lì.
E' stato così fortunato che gli è stato fornito
un
biglietto di sola andata non appena è nato: finirci era solo
questione
di tempo, non di decidere se ci sarebbe voluto andare o meno.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Perchè ci è salito su quell'ascensore lo sa bene,
ma quando si
ferma improvvisamente Embry non sa perchè sia stato
così
stupido da prenderlo davvero.
- Porca puttana, se non è sfiga questa!
E' claustrofobico, quattordici lettere per dire che ha una
paura fottuta di rimanere chiuso dentro in posti troppo piccoli.
L'unica
a sapere di
questa sua fobia è sua madre, l'ha scoperto quando
era
ancora piccolo e in seguito gli è bastato minacciarlo di
rinchiuderlo nello sgabuzzino per ottenere tutta la sua cieca
obbedienza.
Il branco non lo sa, invece, perchè almeno vivere a La Push
qualche pregio ce l'ha, ossia avere quasi sempre come tetto un cielo
infinito e
come pareti i confini d'aria della riserva.
Le case, quelle non gli mettono ansia, a meno che non gli chiudano le
porte delle stanze alle spalle... e lui sta sempre ben attento a far
sì che
non succeda.
Quindi, ora, ha un grandissimo problema.
Sono una testa di cazzo.
Lo pensa, ma non lo dice ad alta voce solo
perchè l'unica altra persona presente in ascensore
è una ragazza.
- Mi scusi... non c'è nulla di cui preoccuparsi, ci sono dei
generatori ausiliari che ci permetteranno di riprendere a salire entro
breve.
La suddetta ragazza, ha appuntata alla divisa una targhetta che la
qualifica come Samantha Preston - SN Staff.
Lo sta guardando incerta, ma anche se il panico sta strisciando dentro
di lui inesorabilmente, Embry capisce che è preoccupata per
la sua stessa incolumità, non per lui.
Sono una testa di cazzo.
Se lo ridice perchè si è reso conto
di essersi
catapultato verso le porte dell'ascensore nel momento in cui si
è fermato, imprecando e cercando di infilare le dita nella
piccola fessura
per forzarle ad aprirsi. Uno spettacolo decisamente inquietante data la
sua stazza e la faccia incazzosa che deve avere in quel momento.
- La prego... mantenga la calma. Ci sono sistemi di controllo
avanzati su questi ascensori che li rendono più che sicuri.
C'è anche la possibilità di contattare la
centrale operativa, vede? Ci daranno presto notizie.
Il dito indice di Samantha Preston - SN Staff, gli sta appunto
indicando una cornetta rossa che spicca vistosa nel panello di
controllo accanto a lei.
Sono una testa di cazzo.
Potrebbe farlo diventare un mantra per riprendere il
controllo, anzi, lo fa.
Se lo ripete una decina di volte di fila, mentre si costringe ad
allontanarsi dalle porte e a riportare le braccia lungo i fianchi,
rilassando le spalle.
Samantha, grandi occhi azzurri e lunghi capelli castani, è
decisamente più spaventata da lui, che non dalla situazione.
- Scusa... credo di essermi... ehm... fatto prendere la mano.
Se
la sta facendo
sotto, ma nello stesso tempo gli piomba addosso anche l'imbarazzo di
essersi mostrato debole davanti ad una ragazza.
Debole, lui?
In automatico si erge in tutto il suo metro e novantatre di muscoli ben
modellati per dimostrare alla ragazza che è stato proprio un
attimo di
tilt , niente di più.
Che
poi, in
realtà vorrebbe piangere come un bambino, ecco... ma
cercherà di controllarsi, ripetendosi il suo mantra
segreto.
Sono una testa di cazzo.
Sì, perchè solo così si
spiega come abbia
fatto a pensare di sfruttare quel biglietto omaggio vinto al tiro a
segno del luna park in cui è finito nel suo girovagare per
Seattle.
"Un'opportunità
unica: salire sullo Space Needle per un giro solitario e gratuito!"
Ecco perchè c'era un sacco di gente che ci
provava a
buttare giù tutti quei barattoli, mentre lui l'ha fatto
più per fare colpo sulla tipa dai capelli rossi che gestiva
la
bancarella.
Ovviamente ha vinto il biglietto, ma ha anche rimediato un appuntamento
con la rossa per quella sera stessa.
Poi, nell'attesa, gli è venuta la pessima idea di provare ad
andare sotto la torre. Ha guardato su e ha pensato "bè, che cavolo, non
sarà peggio che buttarsi dalla scogliera di La Push".
Una fottuta prova di coraggio... ecco, forse, cosa l'ha
spinto su quel maledetto ascensore!
Sono una testa di cazzo.
- Molti si spaventano, sa? Quella di rimanere bloccati
con l'ascensore è una paura molto diffusa.
Sulla parola" paura" Samantha ha avuto un'esitazione, quasi l'imbarazzo
di associarla ad un tipo grande e grosso come lui.
Embry raddrizza ulteriormente le spalle, proprio non può
suscitare imbarazzo in una ragazza! Piuttosto si farebbe mordere da un
vampiro!
- Puoi anche darmi del tu.
"Ecco, così
si fa! Bravo Embry! Hai le gambe che ti tremano, ma sfoderi lo stesso
tutto il tuo fascino".
Forse lei stava per ribattere qualcosa, magari accecata
dal
suo miglior sorriso "strappamutande", ma il telefono rosso inizia ad
emettere un trillo potente e la vede aggrottare la fronte mentre tira
su la cornetta.
- Sì? Qui è Samantha Preston.
La sente sfoderare un tono efficiente e sicuro, peccato che dopo
qualche secondo la sua faccia prenda un'altra direzione. Quando si
accorge che la sta osservando attentamente, infatti, compie un mezzo
giro su stessa per nascondersi alla sua vista.
Lui, quasi in automatico le guarda il sedere e lo trova ben messo. La
gonna che indossa, anzichè nasconderlo lo modella,
stuzzicando
ancora di più la sua fantasia.
Tanga o perizoma?
Per un attimo Embry si dimentica dove si trova e cosa sta succedendo,
solo che il ritorno alla realtà è brusco, molto,
molto
brusco.
-
Ehm... allora,
sembrerebbe che l'ascensore non si è fermato per
mancanza di corrente... pare che ci sia stato un malfunzionamento.
E' la fine per lui.
- Come "pare"? Non ci sono i più avanzati
sistemi di controllo su questo cazzo di ascensore?
Anche lui è stato brusco, molto, molto brusco nel rivolgersi
a lei.
E' la paura a farlo parlare così, diversamente non si
sognerebbe
mai di spaventare una ragazza come sta facendo con Samantha.
L'ascensore non è molto grande, quindi lei si è
schiacciata contro la parete pur di indietreggiare un paio di passi.
Embry si accorge così di essere avanzato, arrivando ad
incombere
su di lei come se la ritenesse personalmente responsabile per quella
pessima notizia.
-
Sì...
è così. Ma pare... pare che ci sia stato un
malfuzionamento nel sofwtare che gestisce appunto la sicurezza dei
sistemi di controllo. Questo ha provocato l'arresto dell'ascensore e
adesso...
adesso non riescono più a farlo ripartire.
- Cazzo, cazzo, cazzo!
E' sboccato, lo sa, sua madre glielo dice da sempre. Ma lui non
è che
ci faccia molto caso, alla riserva nessuno si lamenta. Alle ragazze di
solito un
pò piace, fa da contorno alla sua aria da "duro", quella che
sfodera insieme al giubbotto di pelle e agli occhiali scuri.
Ora, però, è frutto del terrore.
Deve uscire da quella scatola al più presto! Si sente
soffocare
e non è l'unica cosa tremenda che potrebbe succedergli...
Oh, no, potrebbe succedere che il lupo prenda il sopravvento... allora
sì che sarebbero guai seri!
- Dovresti... dovresti cercare di respirare profondamente
e
mantenere la calma. I tecnici stanno lavorando al sofwtare e sono
sicura che entro breve tutto si sistemerà.
Samantha
è
sempre più spiaccicata contro la parete, quasi sembra
volersi
fondere nell'acciaio che ha alle spalle, perchè lui...
Già,
perchè lui le sta ancora addosso. E' uno scricciolo in
confronto
a lui, e non deve essere piacevole pensare che qualcuno ti potrebbe
stritolare con una mano sola.
Sono una testa di cazzo.
- Okay... okay!
Espira con forza e fa due passi indietro, uscendo dallo spazio vitale
della ragazza. Che non si rilassa per niente, è ancora
chiusa in
un ascensore con un ragazzo che deve apparirgli grande come una
montagna e che, per giunta, da l'idea di non saper gestire affatto la
propria aggressività.
Espira ancora più profondamente e cerca di sorridere.
Non è sicuro del risultato, però almeno ci prova.
Alza le mani nel classico gesto che sembra dire "ehi, sono buono come
il pane, stai tranquilla..." e la guarda dritta negli occhi.
- Scusami. Ho reagito male. Mi sa che... che... che...
Cazzo! Proprio non gli viene di dirlo!
C'è un guizzo di comprensione in quegli occhi azzurri e lui
vorrebbe piangere. Di vergogna, ovviamente.
- Soffri di claustrofobia!
L'ultima volta che ha pianto, ancora non sporgeva dal suo letto di
quasi
tutta la lunghezza del polpaccio, e lo ha fatto sempre per lo stesso
motivo, ma poi ha giurato che non l'avrebbe fatto mai più.
Forse è stato un giuramento azzardato il suo.
- Perchè non me l'hai detto subito?
Embry è sconvolto, ma legge chiaramente dietro a quella
domanda
un'altra domanda "ma perchè allora sei salito su questo
ascensore? Per rovinare questa giornata lavorativa proprio a me?"
Ha ragione di chiederselo; se lo chiede pure lui e la risposta
è sempre la stessa.
Sono una testa di cazzo.
Per un attimo pensa al branco, quando si
trasformerà e scopriranno quello che gli è
successo...
Non può tornare a La Push, è meglio morire
lì, in quell'ascensore!
- Posso sapere come ti chiami?
Il tono di voce della ragazza è cambiato ancora, ora ha una
traccia di calda comprensione. Si è staccata dalla parete e
lo
guarda con meno preoccupazione.
Non
dovrebbe,
perchè lui è comunque molto pericoloso. Le sue
emozioni
sono un pò fuori controllo al momento.
- Embry... Call.
- Piacere Embry, io sono Samantha.
C'è una piccola mano tesa davanti a lui, ma presto scompare
nella sua molto più grande.
- Piacere mio.
Un pò surreale quella presentazione, ma fare la conoscenza
di una ragazza è sempre un bel momento comunque.
- Allora, Embry, posso darti qualche consiglio per gestire... ehm... la
tua paura?
Si è sputtanato, non c'è speranza.
- E' così evidente?
Lei annuisce e gli sorride.
- Hai cercato di aprire le porte dell'ascensore... e poi ti sei
arrabbiato quando mi hanno comunicato quello che è successo.
Si
diventa aggressivi anche quando si ha paura...
- Vi fanno dei corsi apposta per capirlo?
La domanda gli viene spontanea e pensa che sembrerà uno
scemo totale.
- Più o meno. Io, però, sono anche una
studentessa della
facoltà di psicologia qui a Seattle, sono avvantaggiata.
Storce il naso in un modo buffo e gli sorride ancora.
Embry sente qualcosa rimescolarsi nello stomaco, o magari appena
più sotto, comunque qualcosa si smuove.
Non è bella Samantha, nel senso non è una di
quelle che
avrebbe attirato la sua attenzione in altre circostanze, ma possiede
uno sguardo ed un sorriso che lo incantano.
Lo incantano?
Davvero lo ha pensato?
- Lavoro qui solo nei week-end. Non ci crederai, ma è un
ottimo punto di osservazione...
- Osservazione?
Evidentemente è diventato ebete, la paura gioca brutti
scherzi.
- Sì, osservazione del comportamento umano.
- Allora ci usi come cavie?
Samantha ride e lui si incanta di nuovo.
- Più o meno... anche se detto così lo fai
sembrare proprio brutto.
Lui non ride, perchè il rimescolamento nello stomaco
prosegue.
- E tu?
Cosa fai di bello?
"Lavoro come meccanico
nell'officina
del mio migliore amico e mi trasformo in un lupo gigantesco per
difendere la riserva dove vivo da un eventuale attacco dei
nostri
nemici naturali, i vampiri".
- Sono un meccanico, vivo a La Push, nella contea di
Forks.
Però
non è così fuori controllo da aggiungere anche la
seconda parte della risposta che ha pensato.
- Allora sei solo in gita qui a Seattle.
- Sì.
Cerca di capire se sia dispiaciuta che non vive lì almeno
quanto lo è lui.
Ma cosa cazzo sta
pensando adesso?
- Una gita fortunata. Sai che ci sono sempre file
chilometriche
per salire sul Needle? E' un privilegio poterlo fare dopo l'orario di
chiusura al pubblico.
Proprio un gran culo!
Però qualcosa di buono gli ha
portato, in effetti....
- Certo, questo piccolo incidente forse non ci voleva...
- Vero, però così ho avuto la
possibilità di conoscerti.
L'ha detto sul serio? L'ha detto, Samantha è arrossita.
- Bè, grazie.
- Hai da fare quando scendiamo da qui?
Dritto al sodo, come è solito fare sempre con le ragazze. E'
la
sicurezza di chi poche volte si è sentito dire "no".
- Non so... dovrei studiare. Dopodomani ho un esame molto importante.
- Neanche il tempo per un caffè?
- ....
Lo squillo del telefono rosso si intromette e lei non risponde. Gli fa
pensare che di
solito succedono nei film queste cose, nella realtà no.
- Sì?
Samantha ha riacquistato il tono efficiente, ma le guance sono ancora
arrossate.
- Oh, bene. Il mio passeggero sarà contento di saperlo.
La vede annuire e premere alcuni bottoni sul pannello di controllo.
- Sì, tutto a posto. Certo, dopo passo per compilare la mia
parte di rapporto. Va bene, non mancherò di riferirlo al
Sig.
Call.
Sig. Call... lo fa sembrare qualcosa che non è. Lui
è sempre stato solo Embry per tutti.
- Allora, Embry, pronto a ripartire?
- Sì, basta che mi riporti a terra.
La mano sulla chiave, Samantha sembra delusa.
-
Oh... pensavo...
insomma, da lassù la vista è magnifica e tu,
dopotutto
sei riuscito a gestire la tua paura, non te ne sei accorto?
No, se ne accorge solo ora che glielo sta dicendo.
- E' merito tuo. Mi sa che le usi bene le tue cavie...
Ride, e il suo stomaco è lì che si annoda come se
fosse dotato di volontà proprio.
- Lo prendo come un complimento.
- E' un complimento. Hai saputo gestire un ragazzo in preda al terrore
come se non avessi mai fatto altro nella vita...
Lei arrossisce ancora e lo guarda di sottecchi.
- Posso... posso chiederti quanti anni hai?
- Diciannove.
E' abituato alla reazione che ha anche Samantha: occhi e bocca
spalancata.
- Solo... diciannove?
- Ah, ah. Mia mamma aveva paura che non crescessi.... così
mi ha fatto mangiare molto.
Le strizza l'occhio, sfoderando la solita battuta trita e ritrita.
Però lo fa sentire leggermente a disagio mentirle,
e un pò lo fa incazzare la cosa.
Il telefono rosso squilla di nuovo e lei sussulta.
- Non siamo ripartiti...
In effetti quando risponde deve fornire la spiegazione che non sono
ancora ripartiti perchè il suo passeggero è
indeciso: non
sa se salire o scendere. Sì, dice a chiunque stia parlando
con lei, si
è un pò spaventato.
Me la sono fatta sotto,
poi
però ti sei messa a parlare e mi sono dimenticato di tutto,
anche che soffro di claustrofobia.
Ma come è stato possibile?
- Sì, ora gli dirò che deve decidere. A dopo,
grazie.
Lo guarda e si schermisce stringendosi nelle spalle.
- Allora, Embry? Su o giù?
Gli
piace come dice
"Embry", la erre rotola in una maniera che gli accende strani brividi.
Si appoggia alla parete trasparente dell'ascensore e le
sorride a trentadue denti.
- Su, decisamente su.
Lei
gira la chiave e gli sorride a sua volta.
Sei fottuto, Embry.
Ma non lo pensa il suo cervello, lo pensa il suo stomaco.
F-o-t-t-u-t-o.
Sette lettere per dire che forse tutte le sue teorie
sull'imprinting, o sull'amore, o su qualsiasi cosa sia, sono appena
crollate come un castello di sabbia davanti al paio d'occhi
più
incredibili che abbia mai incrociato in vita sua.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Samantha non è tanto convinta che quella domenica sia stata
una buona giornata.
E' convinta che sia stata una giornata... meravigliosa!
Ha conosciuto Embry.
Lui è... lui è... bè, è
qualcosa di
assolutamente imprevisto. Proprio così, è la
variante
impazzita nello schema ripetitivo che è stata sino adesso la
sua
vita.
Studia sui libri dei più grandi psicologi passati e
contemporanei, ha seguito diversi seminari extra-corso, non
può
davvero credere, perciò, di essere stata
vittima di un colpo di fulmine!
Scientificamente viene spiegato cosa succede nel corpo di una persona
quando si usa quell'espressione così romantica.
"E' il risultato del
rilascio di
sostanze chimiche come la dopamina, l'ossitocina, la vasopressina e
l'adrenalina. E quindi il colpo di fulmine incendierebbe il cervello,
più che il cuore".
Ma lei è stata vicino ad Embry per non più di
un'ora e
mezza! Oltretutto, all'inizio, ha quasi avuto paura di lui...
Certo, dopo hanno preso quel caffè insieme, ma alla
macchinetta della centrale operativa dello Space Needle, tra le
chiacchiere degli ultimi colleghi che stavano per smontare come lei.
Si sono limitati a qualche altro scambio di informazioni, niente di
così personale o trascendentale!
Eppure... ha sfiorato ancora una volta la mano di Embry, quando gli ha
passato il bastoncino per il caffè, sentendo di nuovo la sua
pelle bruciare a quel contatto.
E' stato allora, che si è persa nei suoi occhi scuri,
risucchiata in un'altra dimensione. Le è sembrato che si
agitasse qualcosa in quello sguardo, come delle ombre pericolose ma
anche seducenti.
Cristo Santo, deve essere impazzita!
Le sue compagne di stanza la chiamano Samantha-piediperterra-Preston.
Non ha mai fatto voli di fantasia, anzi, argomenta qualsiasi opinione
con una
maniacale ricerca di basi solidi.
E adesso?
Si ritrova come una scema a fissare quel pezzo di carta su
cui ha annotato il numero di Embry.
Sam, quel ragazzo ha
solo diciannove anni!
E lei ventitrè, praticamente una vecchia al suo
confronto,
dal momento che le donne possono vantare una maturità
sentimentale più avanzata già in caso di
età
paritetica. Lo diceva già persino Freud, che dello studio
sui rapporti
uomo-donna è stato un vero precursore.
Sentimentale?
Non ha pensato maturità sessuale, ma
sentimentale.
E' in guai grossi.
Si è prefissata di non cadere nella trappola di
una
relazione seria prima della laurea, e praticamente c'è
quasi.
Ancora due esami e poi discuterà la tesi. Non può
permettersi distrazioni proprio ora.
Solo che quel pezzo di carta scotta come se ci fosse ancora la
grande mano di Embry a stringere la sua.
Dovrebbe buttarlo, lui non le ha chiesto il suo di numero, forse troppo
sicuro che lei lo richiamerà.
Dovrebbe arrabbiarsi, i tipi arroganti e pieni di sè non
sono il suo genere, ma Embry...
Bè, deve ammettere che fa parte di quel fascino che l'ha
fatta
arrossire più volte, facendo sentire lei una ragazzina!
Non lo è di certo, ha già avuto altre storie,
eppure...
Eppure c'è qualcosa che le fa battere forte il cuore quando
pensa a lui.
Cristo Santo, se ne è andato solo da mezz'ora e lei
già sente la sua mancanza!
Samantha si decide a riporre la divisa nell'armadietto, poi prende la
sacca con i libri e si dirige verso l'uscita.
Andrà nella sua stanza, come da programma pre-Embry, e
studierà fino a che non cadrà addormentata sui
libri.
Basta con i voli di
fantasia sui colpi di fulmine!
Oggi ha conosciuto un gran bel pezzo di ragazzo,
diciannovenne per
giunta, con una dose di testosterone così alta da aver
mandato
momentaneamente in tilt i suoi ormoni.
Tutto lì, niente di più, niente di meno.
Se lo ripete più volte mentre lascia il Needle Space,
dirigendosi verso la fermata dell'autobus. Peccato che davanti al
marciapiede, a pochi passi da lei, stazioni una moto di grossa
cilindrata.
Il suo proprietario ha il viso parzialmente nascosto da un paio di
occhiali da sole neri, però sfoggia un sorriso che
è in
grado di spedirle il cuore in gola. Ha le braccia incrociate sul casco
e sembra proprio uno che ha a disposizione tutto il tempo del mondo.
Le gambe le tremano, sembrano diventate della stessa consistenza della
gelatina mentre gli si avvicina.
- Ciao, Samantha.
Ha la gola secca, ma riesce lo stesso ad articolare delle parole
sensate.
- Ciao, Embry. Cosa ci fai ancora qua?
Piega leggermente la testa di lato, e a lei sembra che il sorriso gli
illumini ancora di più il viso.
- Potrei dirti un sacco di balle... ma credo che questa volta
dirò la pura verità: non ho nessuna voglia di
aspettare
che mi richiami. Il cuore le batte così forte che non
potrà non sentirlo anche lui, nonostante il rumore del
traffico
incessante.
- Lo so che mi hai detto che devi studiare...
Le sembra che adesso abbia perso un pò di quella sicurezza
che
ha sfoggiato dopo "l'incidente" in ascensore, ma non gli impedisce
comunque di andare avanti.
- Quindi, non voglio distoglierti dai tuoi impegni, solo... ecco,
potresti magari pensare di studiare in un posto dove io potrei rimanere
comunque
in tua compagnia?
Che cosa? Ha capito
bene? Vuole rimanere a guardarla mentre lei studia?
Dovrebbe già pensare di chiamare la polizia,
denunciando che un pazzo la sta importunando.
Ma Embry è lì, a cavallo della sua moto, si
è
anche sfilato gli occhiali. Può vedere quegli occhi
così
misteriosi e insieme così rassicuranti.
Samantha non sa che le prende, cosa la spinga verso di lui in quella
maniera assurda, lo conosce da appena un paio d'ore!
- C'è una tavola calda... vicino al campus
dell'università. La domenica sera è semivuota, a
volte
vado lì a studiare quando una delle mie compagne di
stanza...
ehm... ecco... ha bisogno di privacy.
Lui è tornato a sorriderle in quella maniera mozzafiato,
è come un raggio di sole che sbuca da dietro una coltre di
nuvole, abbagliandola.
- Perfetto, ora abbiamo un posto dove andare!
Le tende il casco che ha in mano, invitandola così ad
avvicinarsi a quel bolide che le incute un certo timore.
Non è un'amante della velocità, veramente nemmeno
del
rischio, eppure ha appena deciso che seguirà quel ragazzo.
E' impazzita.
Nonostante lei sia in piedi e lui seduto sulla moto, la
supera di molto in altezza.
Embry è un gigante, inizialmente quando è salito
in
ascensore si è sentita minacciata dalla sua prestanza
fisica.
Non ha potuto verificarlo davvero, ma immagina che sotto quei vestiti
ci siano
muscoli solidi e...
Arrossisce paurosamente mentre lui l'aiuta ad allacciarsi il casco che
si è infilata per interrompere quel flusso di pensieri
inopportunamente eccitanti.
Deve sedersi dietro di lui tra qualche secondo e stringerlo tra le sue
gambe!
Neanche fosse una
verginella alla sua prima esperienza!
Ma che le prende?
Se lo domanda ancora una volta, mentre Embry le sorride... felice.
E' quella la parola che le è balzata in mente per definire
l'espressione che ha ora il suo viso dai tratti marcatamente indigeni.
- Pronta?
Annuisce, il cuore che le batte a mille all'ora.
- Sei mai salita su una moto?
Scuote la testa.
- Posso dire che sono contento, allora, che la tua prima volta sia con
me?
Samantha non si arrabbia, non si indigna, non lo manda a quel paese.
Non lo sa perchè, ma è sicura che Embry non abbia
voluto
dare nessun doppio senso a quella frase.
Il suo sorriso è sincero, come l'espressione gioiosa dei
suoi occhi.
- Ho come l'impressione che ti piaccia la velocità...
Lui ride, e il raggio di sole diventa una luce accecante.
- Beccato. Ma giuro che stavolta vado piano.
Stavolta.
La prima volta di tante volte, intende questo?
Lo guarda negli occhi e trova la risposta: sì, ci saranno
altre volte.
Ha un tuffo al cuore e deve fare qualcosa per riprendere il controllo
delle sue emozioni.
- Okay, allora che faccio adesso?
- Metti un piede lì, su quel sostegno, e sali. Dall'altra
parte
c'è n'è uno uguale. I piedi li appoggi
lì, e poi ti
tieni a me. E' più sicuro che non attacarsi alla maniglia
dietro
di te.
Le ha fornito rassicurazioni sul fatto che non sta approfittando della
situazione, ma lei non ci ha nemmeno pensato... anzi...
Lo terrà tra
le sue gambe...
Prima che la veda arrossire di nuovo, nonostante il casco,
fa
quello che le ha detto. In un attimo è dietro di lui, il suo
corpo massiccio sorregge la moto e lei insieme.
Non sembra fare il minimo sforzo, d'altronde ora che lo ha abbracciato,
le sembra di essere aggrappata ad una solida roccia.
Emana un calore incredibile, tanto piacevole da farla rabbrividire.
- Che stupido, scusami. Prendi il mio giubbotto!
Samantha capisce che l'ha sentita tremare, ma siccome non vuole fargli
sapere il perchè, accetta la sua gentile offerta.
Infila il giubbotto di morbida pelle nera sopra il suo di jeans. Ci
è cascata praticamente dentro, quasi non riesce a tirare
fuori
le mani!
Poi si rende conto che però ora è lui ad
indossare una
semplice t-shirt. E' vero che sono appena i primi di
settembre,
è vero che lui sembra scottare come una stufa, ma andranno
pur
sempre in moto.
- Aspetta, adesso sei tu quello che avrà freddo. E sei pure
senza casco.
Ma che fine ha fatto
fare a Samantha-piediperterra-Preston?
Ma lui scuote le spalle, mentre con una semplice pressione
del dito avvia il
motore, emettendo un rombo talmente potente da attirare le occhiate
curiose di alcuni passanti.
- Tranquilla, Samantha, ho la pelle più dura di quanto
sembri...
Lo dice con una certa ironia, ma lei non ci fa caso più di
tanto, ora è un pò preoccupata per quello che sta
facendo.
Se la vedessero i suoi
genitori? In
ventitrè anni non ha mai azzardato nulla di così
irrazionale, come accettare di andare in moto con un perfetto
sconosciuto.
Ma sotto le mani sente battere il cuore di Embry. E' un
pulsare ritmico, lento e ipnotizzante.
Qualcosa le si smuove dentro e non sa bene cosa sia.
Se fosse costretta a definire per forza la sensazione che prova,
direbbe che è come se quel battere esercitasse un richiamo
potente su di lei.
- Pronta?
La voce un pò roca di Embry la riporta al presente.
- Sì.
- Bene, reggiti forte, si parte.
Samantha lo fa, si stringe a quei muscoli solidi, sotto cui batte quel
cuore forte.
Si sente come se stesse
partendo per un viaggio imprevisto, ma desiderato.
Decide allora di smettere di pensare, per godersi quel
momento di assoluta follia, ovunque la porterà.
|
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Capitolo 2 *** Chapter one - See or not to see, this is the question ***
Salve gente,
eccomi con il secondo capitolo.
Non voglio rompere con lunghe introduzioni, quindi vi chiedo
gentilmente di leggere le note finali giusto per dirvi un paio di cose
a cui tengo (inerenti anche al capitolo stesso).
Buona lettura.
Laura.
I’m coming for you
When the sun goes down
I’m coming
for you
When there’s
no one around
I come to your house
Break down the door
Girl I’m
shaking
I need more
There’s only
one way to soothe my soul
There’s only
one way to soothe my soul
Soothe my
soul - Depeche Mode
CHAPTER ONE - SEE OR NOT TO SEE,
THIS IS THE QUESTION
Quel lunedì, Embry arriva in officina con mezz'ora di
ritardo.
Non
capita
spesso, quindi Jacob gli riserva al massimo qualche
battuta sagace e la finta minaccia che si cercherà un nuovo
socio più puntuale. Poi, mentre si beve un caffè
nero e bollente,
gli chiede come è andata la domenica alla riserva, dopo
è
lui a raccontargli della sua passata sempre in posti diversi. Nel
frattempo hanno iniziato ognuno a lavorare sulla macchina o moto che
hanno per le mani, accompagnati dall'idea che quella routine,
dopotutto, non è poi così malvagia.
Solo
che quella mattina, lui sa già che le cose andranno
diversamente e per la prima volta, dopo tanto tempo, è
nervoso
all'idea di dover parlare con il suo migliore amico.
-
Sei in ritardo, socio.
La
voce di Jacob arriva da sotto una Camaro blu-argento del 75, un
gioiello che il direttore della banca di Forks ha acquistato per
regalarla al figlio che si sta per laureare e che ha chiesto a loro di
revisionare.
Quando
l'hanno vista, entrambi ci hanno sbavato sopra per due ore
buone, immaginando come sarebbe stato averla sotto il sedere e
lanciarla alla sua massima velocità.
Gli
sembra un momento lontano, mentre è successo solo quattro
giorni prima.
-
C'era traffico.
Non
si dirige al bollitore come avrebbe fatto di solito, ma si piazza
vicino ai piedi che spuntano da sotto la Camaro.
-
Jacob, ti devo parlare.
Forse
passa solo un secondo, poi sta già fissando un paio
d'occhi in cui si è specchiato tante volte, ritrovando
spesso le
stesse paure e gioie. Sono cresciuti insieme, lui e Jacob, si conoscono
meglio di chiunque altro alla riserva.
Certe
volte, Embry ha la sensazione di poter leggere nella sua mente
anche quando non sono lupi. Il problema è che anche l'altro
sembra farlo con lui, quindi ora lo sguardo del suo amico è
già consapevole che è roba seria quella che
stanno per
affrontare.
-
Ti ascolto.
Sapeva
che non sarebbe stato facile, cazzo se lo sapeva, ma non si
aspettava che gli sarebbero mancate le parole sin da subito. Si ritrova
a passarsi le mani nei capelli, abbassando momentaneamente lo sguardo.
Il
lupo, dentro di lui, in quegli altri occhi scuri ci vede il suo
Alpha, qualcosa che va al di là dell' umana comprensione...
qualcosa che non puoi far finta che non esista.
-
Stai bene?
Cazzo,
se fa così gli rende tutto ancora più difficile.
Perchè deve sempre preoccuparsi per lui?
-
La risposta è sì e no insieme.
Sono
alti uguali, hanno la stessa età, si somigliano nei tratti
indigeni, hanno capelli e occhi scuri, forse lui è un
pò
meno massiccio, ma non meno forte e veloce. Se le sono date sempre per
gioco, sin da bambini, ma non sono mai andati oltre.
Embry
sa per certo che qualsiasi cosa dovesse accadere, non
arriverebbero mai a scontrarsi sul serio. Non ha mai neanche pensato
che possa accadere, quindi sta cercando le giuste parole per spiegare
al suo migliore amico, nonchè Alpha, che per un
pò ha
bisogno di sganciarsi da quella che è stata la sua vita
sinora.
Non
sta pensando di abbandonare il branco, nè la
riserva...
solo che ha bisogno di una pausa dal suo alter ego peloso.
-
Il fatto è... che ho bisogno di spazio.
Jacob
ha la faccia di chi si aspettava che sarebbe accaduto, più
prima che poi, perciò sa che non ci saranno giri di parole
inutili tra di loro.
-
Potrei chiederti perchè hai deciso di dirmelo proprio ora,
che
cosa è cambiato da una settimana fa, per esempio, ma ho come
l'impressione che non me lo dirai, giusto?
Lui
annuisce, sentendosi come qualcuno che sta facendo un'enorme
cazzata, ma che però è anche consapevole di
doverla fare
comunque, perchè è più forte il
bisogno di fare chiarezza dentro di lui.
-
Giusto. Ora non me la sento, amico. Le cose non funzionavano
già da un pò... e tu l'hai capito meglio di
chiunque
altro. Ma questo non vuol dire che...
-
Che ci stai scaricando.
Annuisce
ancora Embry, ma non è sollevato dal fatto che Jacob sembra
davvero capire, anzi. Vorrebbe
potersi già rimangiare quello che ha appena detto,
perchè
si sente spaccato a metà e non è affatto una
bella
sensazione.
Tiene
duro, però, perchè spera possa esserci una
ricompensa adeguata per l'enorme sacrificio che sta compiendo.
-
Sì, è così. Ho solo bisogno di capire
alcune cose... da solo.
Stavolta
è Jacob ad annuire, mentre i suoi occhi per un attimo si
incupiscono. Embry sa
che è tornato indietro nel tempo, a quando è
stato lui a
lasciare il branco per combattere i suoi demoni, per cercare di tornare
più forte di prima.
-
Okay, Embry. Parlerò io agli altri, gli dirò che
è un momento no per te e che quindi ci risparmieremo di
stare male tutti
inutilmente un'altra volta. Mi sembra che in passato il branco abbia
già subito
abbastanza paranoie per colpa mia e di Leah.
Adesso
ghigna Jacob, nascondendo dietro a quella battuta il dispiacere
e l' amarezza che comunque sta provando. Lo ha sicuramente ferito
chiedendogli di
capirlo senza però dargli la possibilità di
aiutarlo.
Vorrebbe abbracciarlo e dirgli che senza di lui il suo mondo sarebbe
sicuramente un posto peggiore, ma forse non ne ha bisogno,
perchè riceve uno spintone bello forte insieme ad una
minaccia
che ha il sapore di quella fratellanza che cerca sempre di superare
ogni ostacolo posto sul loro cammino.
-
Vedi di non piantarmi qui da solo troppo spesso, però,
perchè allora sì che mi incazzo sul serio, capito?
Sente
che gli sbuca fuori un sorriso cazzuto e ricambia lo spintone.
-
Allora lo sai che valgo molto più di te come meccanico!
-
Se, continua pure a raccontarti questa favola da solo.
Glielo
dice mentre si rituffa con il carrellino sotto la Camaro,
lasciando in vista nuovamente solo i piedi. Riprende a trafficare con
la trasmissione, dandogli l'impressione che stia iniziando una
settimana
come tante altre.
Ma
Embry sa che aver ricevuto quel momentaneo benestare da Jacob non gli
renderà
le cose più semplici, perchè porsi al di fuori
del branco
è comunque qualcosa che spezzerà degli equilibri
ormai consolidati, costringendo tutti loro a ricercarne di nuovi.
Non
ha potuto fare diversamente, però. L'inquietudine crescente
dell'ultimo anno, ieri è esplosa nella maniera
più...
impensabile per lui.
Samantha.
In quel nome
è racchiuso il mistero di quello che gli sta succedendo.
Si
infila la tuta da lavoro, controlla di avere tutti gli attrezzi
necessari e comincia a smontare il carburatore di quella moto su cui
sta
lavorando da sabato mattina.
Anche
quello gli sembra un tempo lontanissimo, perchè di mezzo
c'è sempre lei, Samantha.
Dopo che si sono
salutati, non è tornato alla riserva, si è
fermato lungo la strada panoramica ed
è rimasto in ascolto di se stesso come non aveva mai
fatto prima.
E'
giunto alla conclusione di essere quasi certo che non possa essere
stato il suo
imprinting,
perchè non ha sentito cambiare la forza di
gravità che lo
tiene ancorato al suolo, nè
è stato intrappolato da funi d'acciaio, nè
attirato
da calamite giganti quanto uno dei due poli.
Però....
non è riuscito nemmeno ad aspettare di vedere se lei lo
avrebbe richiamato o meno.
Anzi, non può mentire a se stesso, si è
accontentato di restare a guardarla
studiare pur di racimolare una specie di primo appuntamento immediato.
Ha
passato quattro ore seduto ad un tavolo piccolo e scomodo, sorseggiando
caffè annacquato in religioso silenzio.
Eppure
è stata la cosa più naturale del mondo, non si
è mai sentito meglio di così, in contemplazione
di una
ragazza conosciuta solo qualche ora prima.
La
cosa pazzesca è che anche lei ha dato segno di provare la
stessa cosa, di sentirsi completamente a suo agio sotto il suo sguardo,
come se fossero stati abituati da sempre a condividere il loro tempo
così.
Come una coppia affiatata e
collaudata.
Gli scappa di mano
la chiave con cui sta stringendo dei bulloni,
tagliandosi, e impreca come uno scaricatore di porto a cui è
appena stata revocata una licenza. Jacob attacca a recitare una specie
di preghiera facendo finta di intercedere per lui con gli spiriti dei
loro antenati, e ad Embry pare che nulla sia cambiato.
E'
su un'altalena impazzita, su delle montagne russe fuori controllo,
un attimo prima è tra le nuvole, l'attimo dopo con i piedi
per
terra.
Che cazzo gli sta succedendo?
Deve capire,
è per quello che ha deciso di prendersi del
tempo, di allontanarsi dal lupo. Spera che non trasformandosi possa
capire meglio cosa si agita in lui.
Sono
gli istinti del lupo? E' un cazzo di imprinting anomalo quello che
ha avuto ieri in quell'ascensore?
O
è lui, Embry, che in circostanze particolari ha preso una
botta da paura per una tipa che diversamente non avrebbe nemmeno
guardato per più di due secondi?
E'
incasinato da morire, ma non pensa minimamente di volerlo far sapere a
qualcuno.
Nemmeno
a Jacob, perchè sa che potrebbe aiutarlo a fare chiarezza,
ma
nello stesso tempo non gli risparmierebbe la trafila da cui sono
passati anche gli altri. La condivisione del branco è
totale,
tutti avrebbero accesso ai suoi dubbi, ma anche a quelle emozioni che
gli fanno attorcigliare lo stomaco nel momento in cui pensa a Samantha.
Merda,
l'ha guardata mordicchiare
quella matita per tutta la sera, ma non ha pensato per una volta di
voler prendere il suo posto tra quelle labbra... no, cazzo, lui ha
pensato che sarebbe
potuto rimanere per sempre a guardarla mentre lo faceva!
E non
può pensare di farlo sapere agli altri, proprio non
può.
Non
è questione di reputazione, nè di altre cazzate
da
macho... è che mette in discussione tutto ciò da
cui ha
sempre voluto prendere le distanze. Perchè l'amore
è solo
una grande fregatura: è come camminare sul filo del rasoio,
sapendo che sarà qualcun'altro a poter decidere di farti a
pezzi.
Lui
è cresciuto con gli occhi sempre troppo tristi di sua madre,
con i suoi silenzi pieni di parole assordanti, con il suo ammazzarsi di
fatica perchè il suo errore
non poteva essere lì a darle una mano per crescere suo
figlio.
E
non vuole finire così, non può pensare di dare ad
un'altra persona così tanto potere su di lui. Ma non vuole
nemmeno arrivare ad averne lui, non vuole assumersi il
rischio di illudere una ragazza.
Non
una
ragazza... Samantha.
Embry
continua a pensare che non avere il controllo sulle proprie
emozioni sia terribile, per questo ha una paura tremenda che quella... cosa con lei possa
portare entrambi alla rovina.
Deve
mettere dei paletti sin da subito, non deve farlo diventare un gioco al
massacro.
Quella
mattina lavora e pensa quasi nella stessa maniera, con foga e in
maniera
sconclusionata. In tre ore ha montato e rimontato quel
carburatore almeno quattro volte, senza mai raggiungere la soluzione
del
problema.
Poi
il cellulare gli vibra e lui si precipita ad estrarlo, quasi
strappa la cerniera della tuta per raggiungere la tasca dei jeans.
"Ci ho pensato. A lungo. Posso
offrirti un'altra serata come quella di ieri. Caffè pessimo
e io
che studio. L'esame di domani è molto importante per me.
Fammi
sapere per tempo. Ciao, Sam".
Gli esplode un
fuoco d'artificio in testa nel leggere quel
messaggio. Ne ha ricevuti altri molto più bollenti ed
invitanti,
ma nessuno gli ha fatto quell'effetto immediato.
Non va affatto bene
Lo
sa, se lo ripete altre mille volte, ma non riesce a smettere di pensare
che potrebbe rivederla già quella sera.
Rilegge
il messaggio e gli sembra di sentire la stessa preoccupazione,
la sua stessa incertezza, nel modo in cui Sam ha composto quel
messaggio. Tra le righe sembra quasi chiedergli "ma che cosa mi hai fatto?".
Non hanno avuto il
coraggio di dirsi niente, ma hanno capito
tutti e due che tra di loro potrebbero essere scintille. Anzi un
incendio, no un'esplosione nucleare... di più, la fine del
mondo!
Che cazzo deve fare, adesso?
-
Embry, verresti qua sotto? Questa cosa la devi vedere! E' l'apoteosi
della meccanica applicata...
La
voce di Jacob lo strappa da quel caos di pensieri che gli stanno
mandando in acqua il cervello e ne è sollevato.
-
Stringo un paio di bulloni e arrivo.
Così
ripone il cellulare in tasca e rimanda a dopo qualsiasi decisione.
XXXXXXXXXXXXXX
- Saaaammm! Puoi venire un attimo?
L'urlo
arriva dal bagno, dove July, una delle due ragazze con cui
condivide la stanza, si sta asciugando i capelli. La distrae dall'esame
minuzioso che sta compiendo sul suo stesso viso, a caccia di un
segnale, uno qualsiasi, che l'aiuti a capire se sta impazzendo
veramente.
Raggiunge
il bagno e si ferma sulla soglia.
-
Che c'è?
L'amica
spegne il phon e si volta verso di lei. Nel momento in cui le
sue sopracciglia formano due archi, Sam sa che i prossimi cinque minuti
saranno spesi nel tentativo di dissimulare la sua agitazione.
Non
dovrebbe esserle difficile, dal momento che lei studia psicologia e
July economia, emozioni e numeri viaggiano su due binari ben distinti,
ma la ragazza di fronte a lei ha un sesto senso che la
renderà sicuramente
ricca una volta laureata.
-
Ah, allora esci anche stasera!
-
Mi hai chiamato per questo? Volevi sapere i miei programmi per la
serata?
Le
sembra già di giocare in difesa, non va affatto bene.
-
No, volevo chiederti di darmi una mano, poi ho visto che ti sei
cambiata e allora...
Nel
frattempo lei l'ha raggiunta e si è fatta passare spazzola e
phon. E' attraverso lo specchio che si guardano ora, o meglio che lei
cerca di apparire "normale" agli occhi curiosi che incrocia.
-
Non esco, vado a studiare come ieri sera da Benny.
-
Solo tu riesci a studiare in quel posto, c'è una puzza di
fritto... e poi le cameriere sono due vecchie arpie!
Ieri
le ha notate meno del solito, il suo campo visivo era ristretto su di
un unico soggetto... Embry.
Sam vede riflesso
nello specchio l'effetto che le fa solo
pensare a lui, ed è qualcosa che non le piace proprio per
niente.
Non
ha dormito nemmeno un minuto, stanotte, e poi ha passato una
mattinata anche peggiore. Non ha fatto altro che rincorrere pensieri
caotici, invece di studiare.
Poi
si è arresa è ha mandato quel messaggio che le ha
inflitto una pugnalata ad ogni parola scritta. Solo così
è riuscita a reimpossesarsi delle sue facoltà
intellettive e ad aprire finalmente il libro di neuropsicologia.
-
Ahia! Qualsiasi sia il tuo problema, puoi evitare di farlo scontare ai
miei capelli?
Brava, Sam, continua
così e nel giro di due minuti ti ritrovi a spiattellarle
tutto!
- Scusami, sai che
prima di un esame sono sempre nervosa.
July
la soppesa con lo sguardo, ma lei ha ripreso a pettinarla, abbassando
il suo.
-
Non è che tuo fratello si è fatto vivo di nuovo?
Me lo diresti, Sam, vero?
Come
sempre c'è quella fitta dolorosa che la colpisce a
tradimento, perchè ogni volta pensa che non dovrebbe
più
soffrire così. Peter viaggia ormai da troppo tempo su una
strada
diversa dalla sua, eppure non riesce a farsene una ragione.
Il
corso di laurea che ha intrapreso ne è la prova
più
lampante, lo ha scelto per cercare delle risposte che potessero
aiutarla a convivere con le scelte fatte da entrambi.
-
No... cioè sì, te lo direi, ma no, non si
è fatto vivo.
L'amica
le sorride in una maniera che la fa sentire a disagio,
perchè non vorrebbe avere segreti con lei. Però
non vuole
parlarle di Embry, è qualcosa che ancora non sa nemmeno lei
che
cos'è.
Sa
solo che non riesce a smettere di pensarci.
-
Domani, allora, festeggiamo come sempre dopo il tuo esame?
Le
sue mani viaggiano in automatico, arrotolando e poi stirando i
lunghi capelli biondi dell'amica, mentre i suoi pensieri rincorrono un
paio di profondi occhi scuri.
C'era qualcosa in quello sguardo...
Non
ha più una testa da pettinare, July si è voltata
verso di lei, sicuramente con il suo sesto senso in modalità
amplificata.
-
Sam, mi dici che cos'hai? Così mi fai preoccupare. Davvero,
di solito stai così solo quando...
Non
finisce la frase perchè non c'è n'è
bisogno.
Sono diventate amiche nello stesso momento in cui hanno cercato di
ottenere lo stesso posto in quella stanza, l'ultimo rimasto libero nel
campus. Così hanno unito le forze, e hanno convinto Pauline,
l'altra loro amica, che stringendosi un pò ci sarebbe stato
un
terzo letto.
-
Ieri mi è successa una cosa... strana.
Si
arrende, lasciandosi cadere sullo sgabello vicino alla doccia,
impugnando il phon e la spazzola come se fosse una guerriera domestica
pronta a respingere qualche nemico.
-
Strana?
L'eco
dei suoi pensieri si riversa nel tono di voce perplesso della sua
migliore amica.
-
Ho conosciuto un ragazzo.
Vede
l'amica tirare un sospiro di sollievo, ma prima che possa dire
qualcosa, prosegue lei.
-
Si chiama Embry e ha diciannove anni.
-
Porca puttana! Diciannove?
Sam
annuisce e arrossisce, non ne può fare a meno.
-
Lo so, lo so, è pazzesco.
July
ha un anno più di lei e tende a farsi delle paranoie se
già il ragazzo ha la sua stessa età... sono
d'accordo anche su quello, mai ragazzi più giovani di loro!
-
Ci sei andata a letto?
A
quella domanda, Sam balza in piedi.
-
No, certo che no!
Ma
non perchè non ci abbia pensato, anzi, ma proprio
perchè è... Embry!
Certo, ha capito
benissimo che tra di loro potrebbero essere
scintille, e anche di più, ma non è quello che ha
pensato
di volere da lui... almeno, non prima di aver avuto ben altro.
Baci appassionati, lunghe
passeggiate mano nella mano, fughe in motocicletta in luoghi
sconosciuti...
Si
risiede sullo sgabello, incredula per quello che ha pensato.
-
E allora, cosa ti ha fatto per ridurti in questo stato?
Guarda
July, che la riguarda un pò incuriosita e un pò
maliziosa.
-
Pur di restare in mia compagnia... è rimasto a guardarmi
studiare per quasi quattro ore filate... da Benny, ieri sera...
-
Oh, porca puttana! Ma che cos'è una specie di stalker in
erba?
Sam
scuote la testa davanti all'espressione un pò più
preoccupata dell'amica.
-
No, non hai capito. Me lo ha chiesto e io ho accettato.
-
Tu hai accettato? Sam, ma che ti dice il cervello? A me non sembra una
roba normale...
Lo
sapeva che sarebbe finita così. Non c'è un modo
per
spiegare quello che è successo ieri, almeno non un modo
comprensibile agli altri.
Non
trova le parole per dire alla sua amica che stare lì da
Benny, sentire lo sguardo di Embry su di lei... bè le
è sembrato... naturale!
Come... come se lo avessero
sempre fatto!
Ha
sentito ogni secondo la sua presenza avvolgerla come una coperta calda
in una giornata di gelido inverno.
Cristo Santo, deve essere
impazzita, non c'è altra spiegazione!
- E stasera,
allora, ripetete... l'esperienza?
Il
tono di voce di July ora è scettico, brusco.
Potrebbe
negare, ma conoscendola se la vedrebbe piombare da Benny per
controllare, ed è l'ultima cosa che vuole.
-
Sì. Ma stasera penso che ci parleremo anche.
Cerca
di farla sembrare una battuta, ma non ottiene l'effetto desiderato.
-
Sam, non è da te una cosa del genere.
Che
lei non lo sa? E' sempre stata a suo agio nel nomignolo
Samantha-piediperterra-Preston. La razionalità è
l'unica
cosa che l'aiuta ad arginare il passato, quel buco profondo in
cui Peter potrebbe trascinarla di nuovo.
Per
una che studia la mente e i comportamenti umani, dovrebbe essere un
gioco da ragazzi capire cosa le sta succedendo. Peccato, che come dice
sempre il loro professore di sociologia, nessuno può essere
paziente di se stesso.
-
So anche questo, July. Potresti dirmi, invece, qualcosa che non so?
La
vede incrociare le braccia e assumere un'aria truce.
-
Devi lasciar perdere, subito. Da quando ti conosco, quella faccia non
te
l'ho mai vista per nessuno, nemmeno per David, il che è
tutto
dire. E poi, il mio sesto senso mi dice che la parola "disastro"
campeggia su questa storia come un cartellone luminoso nel centro di
New
York.
Sa
anche questo, in realtà, lo sta solo ignorando, spinta dalla
stessa forza che l'ha fatta salire sulla moto di Embry. Però
è scocciata di sentirselo sbattere in faccia così
dalla
sua amica.
-
Okay. Vado e glielo dico di persona. "E' stato bello conoscerti, ma non
se ne fa niente. Sei troppo giovane per me, baby!"
Si
alza, ma due mani decise la respingono giù.
-
Sam, stammi a sentire. Probabilmente stiamo dando a questa
conversazione più importanza di quanta ne dovrebbe avere, ma
tu
hai davvero una faccia che io non ti ho mai visto. Sembri una che si
è svegliata dopo un'esplosione nucleare, scoprendo che il
mondo
non è più lo stesso di prima! Forse l'hai avuta
in
passato, ma io non c'ero a vederla, quindi mi fa preoccupare per come
ti conosco. Dammi pure della paranoica, mi sta bene. Mi
prendi
sempre in giro sul mio sesto senso, dicendomi che per una che studia
economia è un dono sprecato, però quante volte ci
ho
azzeccato?
Hanno
tutte e tre un soprannome, nato dalla sbronza di un dopo-esame e
che poi è rimasto come un marchio di fabbrica. Quello della
ragazza bionda che la fissa è July-viprediceilfuturo-Stuart.
Poi c'è Pauline-testatralenuvole-Deverton. Un trio davvero
ben
assortito il loro.
-
Abbastanza volte da rendere giusto come ti chiamiamo.
La
lascia andare, prendendole di mano spazzola e phon.
-
Okay, Samantha-piediperterra-Preston ora mi sento di aver fatto il
mio dovere di amica che si preoccupa per te, fino in fondo. Portati il
cellulare, perchè vale la regola che esci con uno
sconosciuto da sola,
quindi mandami un paio di messaggi giusto per tranquillizzarmi. Grazie
e
buona serata.
July
è fatta così, rapida, decisa, ma non indolore.
D'altronde l'amicizia è dirsi anche cose scomode, e loro si
ritengono migliori amiche, quindi sono molto "grandi" a volte le cose
scomode che si dicono e che si sono dette anche in passato.
-
Va bene, capo.
Le
fa un saluto militare che strappa un sorriso a tutte e due, stemperando
un pò la serietà di quel momento.
Sam
torna di là, a guardarsi nello specchio, ma questa volta lo
fa per capire se è in ordine, ormai è arrivato il
momento
di uscire. Con Embry si sono dati appuntamento verso le sette e non
vuole arrivare in ritardo.
Si
dice che lo fa perchè la puntualità fa parte di
lei, ma sa che è l'ennesima bugia.
Non vede l'ora di scoprire se
rivederlo le farà lo stesso effetto di ieri.
XXXXXXXXXXXXXX
Quando
parcheggia la moto, lo sguardo vola alla vetrina dall'altra
parte della strada, sopra la quale campeggia la scritta "da Benny"
tutta illuminata di rosso, tranne la e, che lampeggia solo ogni tanto.
Si
sfila il casco e per un attimo rimane così, come uno che non
sa se andare o restare.
Non
riesce a vedere il tavolo che vorrebbe, perchè è
nella parte di locale che è nascosta dietro l'alto bancone.
Gli ha
spiegato che si mette sempre lì perchè la vista
della strada la
distrae, si perderebbe ad osservare i passanti, cercando di indovinare
il loro stato d'animo cogliendo solo pochi particolari.
E'
una sua mania quella di osservare la gente, gliel'ha detto
arrossendo, e lui ha pensato che scoprire tutto di lei potrebbe
diventare la sua.
Dopo
qualche altro scambio di battute ha tirato fuori i suoi libri, un
bel pò a dire il vero, e si è messa a consultarli
prendendo appunti.
Lui
all'inizio ha tirato fuori il cellulare, un pò ha giocato,
un pò ha visitato i siti di moto che frequenta di solito,
poi si
è arreso e ha cominciato a fissarla spudoratamente.
Era
quella l'unica cosa che aveva voglia di fare, e l'aveva fatta. Senza
"se" e senza "ma".
Oggi,
non ha fatto altro che pensare ai "se"
e ai "ma"...
E se non gli farà lo stesso effetto rivederla?
E se non si presenterà all'appuntamento?
E se a lui farà lo stesso effetto rivederla, ma a lei no?
Una
catena infinita, un bombardamento che lo ha quasi sfinito,
rendendolo silenzioso e cupo. Jacob lo ha lasciato nel suo brodo,
anche se Embry ha sentito il suo sguardo sondarlo a più
riprese, costringendolo a volte a distogliere il suo.
Alla
fine scende dalla moto, da un'ultima occhiata lungo la strada
semideserta e poi la attraversa deciso.
Il
campanello sulla porta emette un suono stridulo, attirando subito
l'attenzione della cameriera che sta passando lo straccio sul bancone.
Gli sembra che lo riconosca, perchè accenna un breve saluto
con
la testa.
C'è
una coppia seduta alla sua destra, lei lo guarda un
pò indecisa, il ragazzo invece guarda fuori dalla vetrina,
probabilmente per capire che tipo di motociclista sia.
Molti
lo fanno un tipo da Harley, magari anche in cerca di guai, mentre a lui
piacciono le moto da
strada, veloci e scattanti. Jacob ha provato più volte a
convertirlo alle HD, ma lui non ci sente.
Supera
la coppia, e nonostante il locale non sia così grande,
gli sembra di non arrivare mai al punto in cui potrà vedere
quel
benedetto tavolo.
Il
campanello alle sue spalle suona ancora, qualcuno è entrato
subito dopo di lui. Non ha bisogno di chiedersi chi sia,
perchè
gli si accappona la pelle della nuca, proprio come quando è
un
lupo gli si rizza il pelo.
Ma
non è in pericolo... almeno, non ancora.
Si
volta e lei è lì, un paio di jeans, un
maglioncino
bianco, scarpe da tennis e la sacca dei libri a tracolla. Ha i capelli
legati, il viso privo di trucco, un sorriso appena accennato.
E
poi ci sono gli occhi... cazzo, quelli gli annodano le budella come se
fossero corde elastiche.
Adesso è in pericolo.
- Ciao... pensavo
di essere in ritardo... ma vedo che sei appena arrivato anche tu.
Adesso
che ha parlato si accorge del suo lieve affanno, e gli
occhi viaggiano da soli più in basso, per sfiorare
momentaneamente
una parte ben specifica del corpo minuto che ha davanti, seguendo il su
è giù di quell'invitante rigonfiamento.
Poi
si risollevano e si perdono nuovamente in quell'azzurro che a lui pare
di una sfumatura mai vista prima.
Cazzo,
sembra la brutta copia del protagonista di uno di quei romanzi rosa che
sua madre
abbandona ancora in bagno e che lui ha sbirciato a caccia di indizi quando ha
smesso di pensare che l'unica cosa buona che potevi fare con
le
bambine era tirargli le trecce.
-
Sì, c'era abbastanza traffico.
C'è
traffico anche nei suoi pensieri, uno sbattere di "cazzo
quanto è bella", "devo stare calmo", "deve essere solo mia"
e
tanti altri che lo spaventano sempre di più.
-
Seattle di lunedì è ben diversa dalla domenica,
in effetti.
Lei
invece è identica, come è identico l'effetto che
gli fa.
Fottutamente, fottuto.
- Tu no, invece.
Sei bella uguale.
Non
c'è nessun filtro tra il suo cervello e la sua bocca, non
quando lei è nel raggio di qualche metro da lui, deve
iniziare a
farci i conti con questa cosa. La fa arrossire, e pensa che una
ragazza a ventitrè anni non può essere certo
così
innocente, ma poi pensa che
anche lui non dovrebbe avere le budella attorcigliate in quel modo,
quindi sono pari.
-
Ci sediamo?
Sì,
ecco una cosa intelligente da dire, così si fa da
parte e la lascia passare. Non è cavalleria la sua, ma solo
la
scusa per guardarle il culo. Anche fasciato dai jeans è uno
spettacolo che lo fa deglutire a vuoto.
Ora
si riconosce e si rilassa un pò, mentre compie qualche
piccola contorsione per infilarsi tra il tavolo e il sedile. Samantha,
invece, scivola ovviamente senza problemi su quello opposto.
-
Ti capita spesso?
Il
rossore è scomparso dalle sue guance, lasciando il posto ad
un'espressione più divertita. Certo, le sue manovre non sono
passate inosservate.
-
Se ne vanno ore di prove con questa tua affermazione, lo sai?
Le
strappa una risata sincera e per non farle vedere quanto è
compiaciuto della cosa, si tuffa nella lettura del menù
trovato
sul tavolo.
-
Scusa, non volevo prenderti in giro. Anzi, ad essere sincera, la
gestisci molto bene la tua altezza. Ci sono ragazzi che sono molto
più goffi ed impacciati. Può diventare un vero
complesso,
a volte.
Lui
tira fuori solo gli occhi dal menù e la guarda.
-
Sono tornato ad essere una cavia?
Scuote
la testa e ride ancora.
-
No, stasera solo teoria.
Batte
una mano sulla sacca appoggiata di fianco a lei, e lui vorrebbe
averla ancora tra le sue, piccola e morbida come l'ha sentita quando
gliel'ha stretta.
-
Ragazzi. Cosa vi porto?
La
cameriera si è avvicinata, ma lui non se ne è
nemmeno reso conto.
-
Salve. Io prendo un tramezzino al tonno e una bottiglietta d'acqua
naturale.
Lui
un pò si vergogna, ma stasera ha la fame dei giorni
lavorativi, quindi...
-
Salve, a me porta un maxi doppiochesburger con del
bacon a parte e delle patatine. Da bere della coca. Dopo, mi porta
anche una fetta della
torta del giorno.
La
cameriera ha annotato tutto diligentemente e sta per andarsene.
-
Mi scusi... mentre aspettiamo, potrebbe portare dei nachos con
formaggio? Grazie.
Un
grugnito di assenso è tutto quello che ottiene in cambio, ma
tanto non è che gliene importi molto, non è certo
lì per il servizio che offre il locale.
-
Vedo che sei a dieta.
Lui
si sta giusto togliendo il giubbotto e lo sguardo di lei
passa dal divertito all'imbarazzato... ovviamente con una buona dose
anche di apprezzamento.
-
Non credo di dovermene preoccupare, tu che dici?
Flirtare
è un gioco che lui sa condurre molto bene, si sente su un
terreno più saldo.
-
Direi che è innegabile.
Non
è preparato a ritrovarsi quegli occhi piantati
nei suoi, sinceri e sicuri nell'esprimere quel complimento. Forse
è un
gioco che lei sa condurre meglio, tra rossori e sguardi diretti.
Un'alternanza che lo proietta verso di lei, anche fisicamente dal
momento che si è sporto sul tavolo.
-
Tu, invece, perchè mangi così poco?
-
Perchè le ragazze non si abbuffano, almeno non fuori casa
...
preferiscono ammazzarsi di schifezze nella loro stanza, dove
nessuno le può vedere e criticare!
La
risposta è divertente, ma qualcosa stona nei suoi occhi.
Embry lo coglie distintamente, come se avesse un radar puntato solo
sulle
sue frequenze.
-
Che genere di schifezze?
-
Oh, bè... pop-corn, marshmallow,
cioccolato, patatine... ma anche fette di pizza con doppia mozzarella e
peperoni o pancakes annaffiati con sciroppo d'acero...
credo di aver
reso abbastanza l'idea.
Scuote
le spalle e si ravvia una ciocca di capelli che non c'è,
forse compiendo un gesto che le è abituale quando li ha
sciolti.
-
Il cibo ti rende nervosa?
Lei
piega la testa di lato e sfodera una smorfia ironica.
-
Ehi, guarda che sono io la psicologa qui!
Lui
ride, ma non la molla con lo sguardo. Vorrebbe già conoscere
tutto di lei, non vorrebbe dover attendere le sue risposte per capire
cosa sia quell'ombra che è passata nei suoi occhi.
-
Scusa, sono troppo diretto, mia madre me lo dice sempre.
-
La mia dice che sono troppo grassa, invece.
Cerca
di non reagire al lampo di dolore che ha accompagnato quella
risposta, perchè altrimenti si ritroverebbe a saltare il
tavolo
per sedersi al suo fianco ed abbracciarla.
-
Non per i miei gusti.
Eccola
che torna ad arrossire, spostando lo sguardo sul bancone.
-
Bè, magari allora potrei mangiare anch'io una fetta di
quella torta...
-
Ottima idea, le cose più belle si fanno sempre in compagnia.
Samantha
torna a guardarlo e lui immagina una serie di "cose" da fare
in ordine sparso, perchè tanto con lei vorrebbe provarle
tutte.
Per
esempio... intingere dei biscotti in una tazza di latte freddo, a
letto completamente nudi e dopo aver fatto l'amore per tutta la notte.
-
Ma come ci riesci?
Questa
volta non capisce subito che cosa intenda e la cosa lo irrita,
anzi si incazza con se stesso perchè non può
lasciarle
già così tanto spazio nelle sue emozioni.
-
A fare che cosa?
-
A farmi l'effetto che mi fai ogni volta che mi guardi e che mi parli.
Per
un attimo si ritrova a trattenere il fiato, poi lo butta fuori insieme
alla verità.
-
Avevo in mente di chiederti la stessa cosa, stavo solo cercando di
fare un pò di conversazione prima, più che altro
per non
dover ammettere che mia madre ha ragione su di me.
Nel
successivo minuto si fissano in silenzio, c'è la reciproca
convinzione di essersi scoperti troppo, ma rimangiarsi le parole
è impossibile. Sono saliti di un altro gradino ancora in
quella
storia, volenti o nolenti.
Un
oggetto che plana sul tavolo con un colpo secco li riporta al
presente e alla cameriera dai modi bruschi. Dopo il piatto con i
nachos, scarica il bere, poi i bicchieri e per ultimo un
portatovaglioli.
-
Il resto arriva tra un pò.
Non
fanno in tempo a dire niente, che lei si è già
smaterializzata.
-
Finirò con l' innamorarmi di lei.
E'
lui a spezzare il silenzio con quella battuta, seguito da lei che
scoppia a ridere.
Esorcizzano
così la paura che hanno provato dopo essersi scambiati
quella verità scomoda ed inopportuna.
-
Io lo sono già, è per questo che vengo sempre qui.
Si
rilassano con quella ridarella scema, poi cercano di recuperare
argomenti più neutri, fingendo che non ci sia stata la
parentesi
"confidenze" di poco prima.
-
Allora, sei pronta per l'esame di domani?
Lui
attacca a mangiare i nachos, lei si serve dell'acqua.
-
Direi di sì. Ancora qualche ora di ripasso e domani A+ non
me lo toglie nessuno.
-
A+? Sei una secchiona, allora!
-
Sì, lo ammetto. Il voto peggiore che ho preso è
una B+, ma solo perchè ho dato l'esame con quasi trentanove
di febbre.
-
Io con trentanove di febbre minimo ci attaccavo due settimane
d'assenza...
Lo
osserva, sembra tentennare, poi si lancia.
-
A dire il vero sembra che tu abbia un febbrone perenne... la tua pelle
scotta, sul serio.
Annuisce,
come a sottolineare che è vero, non sta esagerando.
Lui
cerca di non irrigidirsi, sa che prima o poi deve rispondere anche
di quello... così scuote le spalle e intinge un altro nachos
nel
formaggio fuso.
-
Roba da indiani, dovrei raccontarti di alcune nostre leggende... ma
così ti esporrei all'ira dei nostri spiriti guerrieri, sai
loro
sono ancora un pò incazzati con voi visi pallidi.
E'
una mezza verità che la fa ridere ancora, anche se capisce
dal suo sguardo che si accontenta di
quella battuta solo momentaneamente, l'argomento tornerà
fuori
in futuro.
In futuro.
Un'altra parola che
inizia con la "f" e che va di pari passo con fottuto.
Essere
lì con lei, sa già che domani gli
costerà caro con gli altri.
Hai trovato quella che sta per
metterti il guinzaglio, eh, Embry?
Il tuo momento "no" è
perchè hai trovato quella che vuole la fede al dito "prima"
di aprire le gambe e non dopo?
L'imprinting è sempre
un momento no, specie quando sei stato
così coglione da dichiarare che è roba da
"rammolliti"!
Non gli
verrà risparmiato nulla, perchè in fondo
è giusto così.
Se
c'è una lezione che lui ha imparato bene, perchè
ha
avuto una buona insegnante, è che gli errori si pagano, sempre.
E lui, quindi,
può permettersi di coinvolgere qualcuno nella sua
incasinatissima vita?
In
un futuro che non è mai riuscito ad immaginare,
perchè ancora troppo legato alle ombre del suo passato?
Ma
poi guarda negli occhi Samantha e si sente annegare in quell'azzurro,
dove potrebbe dimenticarsi di tutto, tranne che di lei.
XXXXXXXXXXXXXX
Samantha
ormai non ha più un indumento asciutto, ma la cosa non
la scalfisce minimamente, non sente più nemmeno cadere la
pioggia.
C'è
un fuoco tutto intorno a lei, un calore che penetra in ogni sua fibra,
incendiandola.
Ha
perso la cognizione del tempo, come dello spazio... almeno di quello
posto al di fuori delle braccia di Embry che la stringono a lui come se
li volesse fondere in un corpo solo.
Non
sa il momento esatto in cui è successo, l'attimo in cui
entrambi hanno capito che non c'era più nulla da fare,
nè
da dire per impedire che le loro labbra si scontrassero in un cozzare
di denti tanta è stata l'irruenza con cui lo hanno fatto.
Sa
solo che quello è il suo primo, vero bacio,
perchè tutti quelli che ci sono stati prima sono sbiaditi
come le immagini di una vecchia fotografia.
E'
tutto perfetto, l'incastro dei loro corpi, il modo in cui Embry le
sostiene la testa preoccupandosi della loro differente altezza, come
l'altra mano le stia accarezzando il fianco proprio nel punto dove lei
è più sensibile, provocandole dei brividi di
piacere che
la fanno gemere e la spingono a ricercare un contatto ancora
più
profondo con lui.
Quando
è successo l'irreparabile, lei è solo riuscita a
trascinarlo nell'angolo più buio offerto dalla strada in cui
si
trova l'edificio dove abita all'interno del campus
universitario, sperando che l'ora tarda potesse fare il resto in fatto
di privacy.
Poi
è stato come se fosse entrata in un'altra dimensione, dove
l'unica cosa che contava era soddisfare il bisogno di sentirlo con
tutti i suoi cinque sensi: tatto, gusto, olfatto, vista e udito.
Muscoli
solidi, sapore di cioccolato, profumo di erba, occhi scuri, gemiti
rochi.
Embry
è tutto questo e ancora di più.
E'
un incendio che divampa, minacciando di lasciare dietro di
sè solo terra bruciata.
Ne
è cosciente Samantha, ma la ragione non ha nulla a che fare
con quel bacio, viaggia ad un livello più inconscio, tocca
quelle
che vengono chiamate "corde profonde".
Solo
adesso è convinta di poter capire appieno quel modo di dire,
ora che c'è qualcosa dentro di lei che vibra all'unisono
con il cuore del ragazzo che la sta baciando come se non potesse farlo
mai più.
Pensarlo
è come pensare di non vedere più la luce di una
nuova alba, e Samantha ne è terrorizzata.
Lo
abbraccia ancora più forte, rendendosi conto che sta facendo
la stessa cosa, lo bacia come se sapesse che non potrà farlo
mai
più.
Il
suo passato non ha mai smesso di incombere sul suo futuro, proprio come
se fosse un guardiano silenzioso ma sempre presente.
No,
mentre assapora la fine di quel lunghissimo bacio, Samantha sa che
Embry non si merita di essere trascinato nella sua vita.
E' solo un ragazzino.
Anche se a volte c'è qualcosa di antico che fa capolino nel
suo sguardo, come se avesse dentro di sè una saggezza che
prima o poi diventerà vera consapevolezza, e allora lo
renderà lo splendido uomo che lei si immagina
potrà essere.
Domani... domani glielo
dirà, troverà le parole giuste e lo
farà, metterà fine a quella storia che non
può portare ad altro, se non ad un disastro certo.
Note Autrice
Se avete la fortuna di avere una migliore amica degna di questa
definizione, sapete che non potete nasconderle nulla, come lei a te.
Inoltre, se ti capita qualcosa di eclatante e non vuoi proprio
farglielo sapere, non devi nè sentirla nè
vederla, altrimenti capisce che qualcosa non va anche solo per come le
hai detto "ciao". Il problema è che se passa un giorno e non
le hai detto nemmeno ciao (anche solo via sms), allora lo capisce lo
stesso che qualcosa non va (ne approfitto, CIAO PATTY!).
Per questo, a mio avviso, Samantha e July possono avere la
conversazione che avete letto sopra senza essere dotate di poteri
paranormali! XD
Angst:
un pò non guasta, a chilate non lo so gestire, quindi scelgo
la via di mezzo e come vedete i due protagonisti sanno anche ridere,
non devono sempre e per forza camminare sui carboni ardenti
(bè, in teoria Embry potrebbe... XD).
Trama:
scontata? Può essere, spero però di riuscire a
personalizzarla, rendendo comunque interessante la lettura.
Recensioni:
che me ne lasciate anche una piccola piccola?
Insicura? Bè, sì, l'approcio con i lupi prosegue,
i danni non sono ancora scongiurati! XD
Se dovevo aggiungere qualcos'altro adesso l'ho dimenticato, al massimo
ve lo dirò la prossima volta!
A presto.
Laura
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Capitolo 3 *** Chapter two - Departures and arrivals ***
Salve gente,
eccovi un altro aggiornamento. Forse un pò breve, ma spero
piacevole.
Buona lettura.
Laura
I’m coming for you
My body’s hungry
I’m coming
for you
Like a junkie
I can’t stop
The desire in me
I’m not
waiting
Patiently
There’s only
one way to soothe my soul
There’s only
one way to soothe my soul
Soothe
my soul - Depeche Mode
CHAPTER TWO - DEPARTURES AND
ARRIVALS
La volontà di Embry cede di schianto un giovedì
mattina.
Semplicemente
succede che non ce la fa più a sopportare quel
male che lo sta divorando vivo, che l'ha costretto a diventare un'ombra
nella sua stessa vita.
Non
parla, non mangia, non dorme, non pensa... sta diventando un guscio
vuoto.
Così
sistema gli attrezzi che stava usando, si toglie la tuta da lavoro e
pronuncia le fatidiche parole.
-
Mi dispiace, Jacob. Io devo andare.
All'amico
gli basta guardarlo in faccia per capire che niente al mondo
potrebbe fermarlo in quel momento. Forse è successo
così
anche a lui, un giorno di qualche anno prima, ha iniziato a correre e
non si è più fermato.
Sinceramente
in quel momento non gli interessa, è già
proiettato fuori da quell'officina, fuori dalla riserva, via da La
Push. Non è lì che potrà trovare la
cura per il
suo male, si è solo illuso per tutto quel tempo.
Sono
passate poco più di tre settimane da quando Samantha lo ha
chiamato per dirgli che quella cosa
tra di loro non poteva andare avanti. E' stato ad ascoltarla per
più di dieci minuti, l'ha sentita argomentare le sue ragioni
con
lucidità, logica e determinazione, dopodichè ha
ribattuto che gli
poteva stare bene, anche lui non era pronto per quella cosa tra di loro.
Il
succo della questione, per lei, è che sono un ragazzino
ed una ragazza che si sono incontrati al momento sbagliato in una vita,
forse, giusta. Ma il destino non fa sconti a nessuno, quindi,
può darsi che si rincontrino al momento giusto... oppure mai.
Stronzate.
Arriva a casa e si
guarda in giro come se non fosse stato
lì in quelle settimane, non riconosce quell'ordine che
c'è nella sua stanza. Come se rivedesse un film, le immagini
di
lui che la sistema ogni sacrosanta sera, anche se non c'è
più niente da fare in realtà, scorrono fotogramma
dopo fotogramma.
Ha
fatto anche
quello pur di non pensare.
Poi
ci sono state le cene con sua madre, poche chiacchiere ma lei era
contenta lo stesso. Da quanto non le concedeva così
tanto
del suo tempo?
Prende
una sacca e ci butta dentro qualche cambio di vestiti, il libro
di leggende indiane che ha da quando era bambino, una foto di lui
insieme ai suoi amici, e infine la scatola di latta dentro cui ha
iniziato
a metterci dei soldi in previsione che quel momento potesse arrivare.
Poi
va in cucina e butta giù due righe frettolose su un pezzo di
carta che appunta al frigorifero.
"Ciao, mà, devo
andare via per
roba di lavoro. Non ti devi preoccupare. Per qualsiasi cosa sai che
puoi contare su Jacob. Ti voglio bene. Embry"
Starà
male lo stesso, come ha fatto ogni volta in quegli
ultimi anni, quando l'ha visto uscire ad ogni ora del giorno e della
notte senza sapere dove andasse. Ma non farà storie,
farà finta di credere a quello
che gli ha scritto nel biglietto, sarà meno indolore per
tutti.
Sa
anche che Jacob porterà avanti le stesse bugie con lei,
sarà al branco
che dirà la verità. Forse ne parlerà
anche con
Billy... chissà...
Non
gli importa neanche di quello, davvero, ora sente solo il bisogno
di inseguire i suoi desideri
sino in fondo.
Esce,
si guarda intorno e respira a fondo l'aria che profuma di
foresta, di terra, di lupi.
Gli sembra di sentire degli ululati in
lontananza, ma poi capisce che sono solo nella sua testa.
Saranno
sempre lì, e ci resteranno nonostante qualsiasi cosa
deciderà di fare in futuro.
Anche
il suo lupo si agita furiosamente, vibra sotto pelle cercando di
prendere il sopravvento, ma lo respinge concentrandosi su
ciò
che vuole
davvero.
Poi
sale in moto, guarda casa sua, si infila il casco e molla gli ormeggi.
Tornerà,
forse, ma
lo farà con i suoi tempi e i
suoi modi. Come è stato fino adesso gli ha portato solo
dolore,
e lui è stanco di soffrire.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Samantha
scende dall'autobus e si sgranchisce le gambe, è
letteralmente a pezzi. Fisicamente e moralmente.
Sta
viaggiando da più di sette ore su un pulman della Greyhound che la sta portando
da sua zia Beth, in California.
E' stata una scelta
obbligata la sua, quando ha pensato ad un
posto dove potersi rifugiare per ritrovare un pò di pace,
è la casa sul mare delle sue vacanze estive che gli
è
venuta in mente.
Quella
dove lei e Peter hanno trascorso giornate allegre e serene, in
compagnia dell'unica parente disposta ad ospitarli insieme.
A
quel punto si impone di non pensare più, non vuole piangere
proprio lì, in quella stazione di servizio piena di gente.
Così si dirige verso il bar, con l'idea di prendersi
qualcosa da
bere e da mangiare in previsione dell'altra parte di viaggio che
l'aspetta.
Entra
e una ventata di aria viziata l'investe. Prima andrà in
bagno, poi comprerà uno di quei panini poco invitanti,
ma che sono l'unica cosa commestibile esposta in vetrina.
Entra
nella parte che ospita i bagni e come spesso succede ci trova una
bella fila. I capricci di una bambina stanno facendo impazzire una
giovane donna e lei si ritrova ad osservarle per ingannare l'attesa.
"Allora ci usi come cavie".
Non solo ricorda
perfettamente le parole, ma anche il modo in
cui la voce leggermente roca le ha pronunciate. Di colpo non
è
più lì, è da Benny, seduta
al suo solito tavolo in compagnia di Embry e tutto è
perfetto.
Vorrebbe
uscire da quella visione, ma un'altra si sovrappone ancora
più ferocemente.
Loro
due che si baciano sotto la pioggia.
Deve appoggiarsi al
muro, si sente mancare, mentre da lontano una voce le sta chiedendo se
va tutto bene.
No, va tutto male.
Vorrebbe
rispondere, ma le manca il fiato. Deve riprendere il
controllo della sua mente che ha deciso di bombardarla con ricordi che
ha cercato di seppellire sotto chili di forzato buon senso.
Solo
che il prezzo da pagare stava diventando troppo alto, ed ecco
perchè sta andando in California, per cercare di riprendersi
la
sua vita di prima.
-
Ti senti male?
E'
proprio la giovane donna che glielo sta chiedendo, allora si sforza di
sorriderle.
-
No, sono solo affamata. Forse era meglio se prima mangiavo e poi venivo
qui.
Ora
sorride anche l'altra.
-
Praticamente la stessa cosa che mi ha detto mia figlia. Meno male che
è venuto mia marito a prenderla. Gli uomini non sanno
nemmeno
cos'è la coda ai bagni.
Sono
chiacchiere semplici, luoghi comuni, quelli che scambia nei cinque
minuti successivi con lei, il tempo che le ci vuole per riuscire
finalmente ad andare in bagno.
Quando
esce la giovane mamma è già sparita e anche lei
torna al bar. Si ritrova indecisa tra un panino con tonno e insalata,
oppure uno con formaggio e hamburger.
Non
hanno una bell'aria nessuno dei due, così alla fine decide
per il tonno. Sta pagando quello e l'acqua, quando una figura entra
nella sua vista periferica. Quasi le scappa la roba di mano, mentre il
cuore le balza in gola.
Un
giubbotto di pelle nera, jeans sbiaditi... ma il ragazzo di spalle non
è alto abbastanza, non ha capelli
scuri... non è Embry.
Sam, smettila di sognare!
Vorrebbe ignorare
la voce della ragione, quella che l'ha
accompagnata in quella lunga telefonata e che l'ha fatta parlare con
cognizione di causa, ma sa che dice il vero.
Sta
sognando, qualcosa che ha fatto incessamente per più di tre
settimane. Ha sognato di tornare indietro e rifare tutto daccapo.
Arriva
a quella telefonata e... lui non le da ragione, non le augura buona
fortuna prima di andare ognuno
per la propria strada!
Ha
tenuto duro, dopo. Ha dato il suo esame, ha preso A+, è
uscita con Pauline e July a festeggiare. E il giorno dopo ha ripreso le
sue giornate di sempre, senza però riuscire a viverle
davvero.
Un guscio vuoto.
Ecco quello che si
sente. Ha bisogno di tornare ad
essere veramente Samantha-piediperterra-Preston. E da zia Beth
potrà farlo, in quella casa che ricorda piena di luce e di
calore. La zia non ci sarà, è vero,
però ci
saranno tutte le sue cose a circondarla, se lo farà bastare.
Finalmente
arriva il suo turno di pagare, poi esce.
Decide
di andare a sedersi ad uno dei tavoli che c'è nella zona
adibita a pic-nic. E' vero che l'aria fuori è più
fresca,
però è anche più pulita,
l'aiuterà a schiarirsi le
idee.
Si
siede e inspira profondamente.
Profumo di erba...
- Ciao, Sam.
Embry.
Solleva lo sguardo
e lo vede.
E'
lì, davanti a lei, ritrova gli occhi scuri che l'hanno
saputa comprendere come se la conoscesse da sempre
-
Finalmente ti ho raggiunta.
E
poi quelle labbra che ha sognato quasi tutte le notti, si distendono in
un sorriso che vale più di mille parole.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Un viaggio come metafora per
raccontare la vita.
Se
quella frase sia di qualcuno famoso, Embry non lo sa, però
gli sembra azzeccata per quello che sta pensando in quel momento.
Ha
viaggiato per un numero imprecisato di ore e lo ha fatto per
inseguire una persona a cui non è ancora disposto a
rinunciare.
Mentre
spegne la moto e la mette sul cavalletto, ripensa a come ha
infranto ogni precedente record per coprire la distanza tra La Push e
Seattle. Per poi scoprire che lei se ne era andata. Non è
riuscito a
strappare nessuna informazione alla sua compagna di stanza, una che
francamente gli sembrava uscita da un cartone animato, in compenso ha
quasi rischiato di essere denunciato per stalker dall'altra, quella che
sapeva
esattamente chi fosse lui, non appena si sono visti.
Non
lo sa, alla fine, cosa ha detto o fatto di giusto tra le mille cose che
ha tentato con lei, ma ad un certo
punto ha ceduto
e gli ha dato indicazione su come poterla raggiungere.
Ha
ripreso il viaggio, tritando chilometri ad una velocità
folle, mosso solo dal pensiero di dover fare in fretta. Aveva
già sprecato tre settimane, non voleva perdere un'altra ora
più del dovuto.
Ha
rimandato al momento giusto ogni dubbio o paura, prima tra tutte
quella di ricevere un altro rifiuto secco, e ha pensato solo a guidare.
Può
dire di aver fatto la scelta giusta, ora che sente la
ragazza dietro di lui stringerlo ancora un attimo, prima di lasciarlo
andare per scendere dalla moto.
-
Mi sembra ancora... impossibile. Essere qui, con te.
Si
è sfilata il casco, lui pure e i loro occhi sono quasi alla
stessa altezza.
-
Capisco bene la sensazione.
Lei
sorride, ma nei suoi occhi rimane un'ombra di disagio.
-
Sei pentita della tua decisione?
Non
può fare a meno di chiederglielo, perchè sa che
non le imporrà mai la sua presenza, per nessun motivo.
Scuote
la testa, guardandolo dritto negli occhi.
-
Posso sempre cercarmi un'altra sistemazione.
Scuote
ancora la testa.
-
Ci sono due camere per gli ospiti, non c'è problema.
Non
ha smesso di guardarlo e vede l'azzurro delle sue iridi incupirsi.
-
Dobbiamo parlare, però, Embry.
Hanno
tre settimane di silenzio da riempire, avranno da parlare un bel
pò, ne è convinto anche lui.
-
Lo so, però prima ho bisogno di fare un'altra cosa.
Gli
basta allungare un braccio e farlo scivolare intorno alla sua vita.
La attira verso di lui e lei non oppone resistenza, anzi gli posa un
braccio sulle spalle.
Non
la bacia subito, prima strofina il naso contro la pelle delicata
del collo. Vuole riempirsi del suo profumo, vuole capire se i suoi
ricordi sono precisi anche su quello.
Sì,
è proprio come lo ricordava.
Le
provoca un brivido, perchè la sente tremare contro di
sè, allora la sfiora anche con le labbra.
Il
sapore della sua pelle, anche quello è come lo ricordava.
-
Embry...
E'
un sospiro, o forse una preghiera, o forse entrambi, ma lui ha
già posato le labbra sulle sue, ritrovandosi a non capire
più niente.
Come
ha potuto pensare di non baciarla mai più? E' stato un pazzo
a crederlo.
Non
ha mai sentito delle labbra così morbide e gustose sotto le
sue. La stringe di più, perchè prova subito la
sensazione
di non volerla in un altro posto che non preveda di essere spalmata
addosso a lui.
E' possesso il suo?
Sì? E
allora se ne frega, se così è, così
sarà fino a quando Samantha lo vorrà.
Fino a quando....
E' un rischio con
cui dovrà farci i conti, e non solo con
quello, lo sa bene, ma non ci vuole pensare adesso. Non ora che l'ha
appena ritrovata.
Poi
la sente sorridere sulle sue labbra, allora allenta un attimo la
presa per poterla guardare negli occhi, senza però
allontanarsi
troppo dal suo viso.
-
Non so tu, ma io ogni tanto ho bisogno di respirare...
Giusto.
Deve prendere anche in considerazione il fatto che lui...
bè, fisicamente ha sicuramente qualche marcia in
più rispetto a lei.
-
Giusto. Ma devi considerare che sono state molto lunghe queste tre
settimane.
-
Lo so. Ero dall'altra parte della barricata.
Ora
è lui a sorridere, o meglio, a mascherare così la
fitta che lo ha colpito.
-
Ah, allora eravamo in guerra.
-
Forse era più una tregua.
Così
gli piace di più.
-
Cosa dici, entriamo? Ti faccio vedere la casa.
E'
arrivato il momento di fare un altro passo avanti in quella loro storia.
-
Tua zia non c'è, giusto?
-
No, è via con delle amiche per un torneo di enigmistica. Un
pò strano, ma lei ne è una patita.
L'azzurro
dei suoi occhi torna ad incupirsi, e ormai sa che sta per arrivare
qualcosa di scomodo da sentire.
-
Ma se sapesse che sto per far entrare in casa sua un perfetto
sconosciuto... credo che mi ucciderebbe prima lei.
E'
vero sono praticamente due sconosciuti, che però non
riescono a stare lontani l'uno dall'altro.
-
Non ti farei mai del male, Sam.
Lei
per un attimo non lo guarda negli occhi, gira la faccia verso il
giardino della casa.
-
Sam?
Sente
anche lui la sua voce tremare e non è niente in confronto
al cataclisma che gli scoppia dentro. Non può concepire che
lei
abbia paura di lui, non farebbe mai niente per...
-
E' proprio di questo che ho paura, Embry.
I
suoi occhi sembrano diventati immensi nel volto leggermente pallido,
ora che lo fissano di nuovo.
-
Del fatto che so con
certezza
che non mi faresti mai del male. Sei un perfetto sconosciuto, eppure
non c'è persona che desideri più vicina a me in
questo momento!
Sembra
quasi arrabbiata ora. Con lui, ovviamente.
-
Embry, porca miseria.... tu hai... diciannove
anni! E io, Cristo Santo... io tra un mese e mezzo ne
compio ventiquattro!
Sa
che l'argomento va affrontato, ma non sa ancora bene cosa le
dirà per farglielo apparire meno drammatico di quanto pensi.
-
Penso che dovrò iniziare a pensare che regalo farti, allora.
Sceglie
la strada della battuta, sfoderando quello che spera possa
rivelarsi un sorriso accattivante. Una volta, qualcuna gli ha detto che
con quel sorriso avrebbe potuto sciogliere anche un iceberg.
Non
vuole darle l'impressione di prenderla in giro, cerca solo di
alleggerire la situazione. Di prendere la cosa da un'angolazione che
non li veda subito impegnati in uno scontro.
-
Forse una crema contro le rughe potrebbe essere azzeccata...
La
risposta è sarcastica, certo, però nel frattempo
lo
prende per mano, invitandolo così a scendere dalla moto per
avviarsi verso il cancelletto in legno bianco che permette l'accesso al
piccolo giardino ben curato.
Il
cottage si trova in una bella posizione, su un basso promontorio che
domina una piccola baia. Ci sono altre due costruzioni simili, ma sono
ad una distanza tale che permette di godere di una certa privacy.
Gli
ricorda vagamente La Push, solo che lì la spiaggia
è
molto più ampia e il promontorio molto più alto.
Allontana
immediatamente il pensiero, chiudendo fuori tutto ciò
che non ha a che fare con la ragazza che adesso sembra impaziente di
entrare in casa, tanto che lo sta trascinando.
-
Aiutami a cercare la chiave, dovrebbe essere qui in qualche vaso.
Sulla
piccola veranda ci saranno almeno una ventina di vasi, tutti contenenti
fiori e piante diverse.
-
Una divertente caccia al tesoro.
Sbuffa,
mentre inizia a cercare nel vaso più vicino a lei.
-
Non parlare e cerca, non vedo l'ora di farmi una doccia... il viaggio
è stato lungo.
Non
pensa che sia stato solo il viaggio a lasciarle quelle ombre scure
intorno agli occhi, in ogni caso è deciso a cancellarle il
più presto possibile.
Gli
sembra un segno del destino che lei stesse proprio andando in un
posto del genere, dove potranno godere di una certa
tranquillità
per capire cosa fare di loro stessi e del fatto che non sono
stati capaci di riprendere le loro vite come se non si fossero mai
incontrati.
-
Quando ho deciso che ti avrei rapito, era in un posto simile che avevo
in mente di portarti.
Sta
cercando anche lui la chiave, sporcandosi le dita di terra. Un
brivido gli corre lungo la schiena, perchè ha un flash di
zampe
che artigliano il terreno con forza.
-
Rapito? Era questo che avevi in mente se mi avessi trovato a Seattle?
La
voce un pò stupita di Samantha ha la forza di scacciare
quella sensazione appena provata, come acqua limpida che lava via
tutto, anche la mancanza dei suoi fratelli.
-
Sì... ma solo nel caso che tutto il resto non avesse
funzionato per convincerti a venire via con me.
La
sente per un attimo trattenere il fiato, per poi rilasciarlo con una
mezza risatina.
-
Ah, e cosa avresti fatto per convincermi?
Lui
passa ad un altro vaso, lei pure. Sono due figure dai
contorni più sfocati, ora che sta calando il buio della sera.
-
Parlare, spiegare, chiedere, pregare... supplicare. Tutto il
reperterio, insomma.
Ha trovato la chiave, ma per qualche motivo non lo dice ancora. Gli
piace quel momento tra di loro, così come lo stanno vivendo.
-
Saresti arrivato a supplicarmi?
Scrolla
le spalle, forse un minimo di dignità sarebbe meglio
conservarla.
-
Non credo che sarei dovuto arrivare a tanto, penso che al chiedere ti
avrei convinto, dopotutto avevo delle buone argomentazioni per farti
partire con me.
Lei
è passata ad un altro vaso ancora, lui ha fatto finta.
-
Sentiamo, dimmene qualcuna. Sono proprio curiosa.
Quanto ha intenzione di esporsi
con lei?
Poi si dice che non
potrebbe esporsi più di quanto abbia
già fatto raggiungendola in quella stazione di servizio,
quindi
è inutile girarci intorno.
- Non riesco a
restare senza di te.
La
sente imprecare, una sfilza di parolacce belle grosse rispetto a lei
che sembra così delicata. Subito dopo scoppia a piangere con
singhiozzi violenti che gli penetrano nella carne come degli uncini
affilati.
-
Samantha...
Non
fa in tempo ad aggiungere niente, perchè viene investito con
una forza che non credeva le fosse possibile visto il suo fisico
minuto. Si è buttata su di lui, abbracciandolo e
sprofondando il
viso nel suo giubbotto, mandandolo a sbattere contro la balconata della
veranda.
-
Maledetto, e maledetta me che non riesco più nemmeno io a
restare senza di te.
Embry
ci mette un attimo a capire che non è stato aggredito, ma
abbracciato. Ci mette molto meno, però, a farlo a sua
volta, lasciando che quel fiume di lacrime si esaurisca da solo prima
di scostarla da sè e guardarla negli occhi arrossati, ma lo
stesso incredibilmente azzurri.
-
Non posso prometterti che sarà l'ultima volta che ti
farò piangere, posso solo prometterti che ci
proverò.
Vede
sbucare un mezzo sorriso tra le ultime lacrime che gli provoca una
stretta allo stomaco.
-
Ti faccio la stessa promessa, perchè so per certo che anche
voi maschietti siete capaci di piangere.
L'ha
già fatto per lei, nel buio della sua stanza, inchiodato al
letto e con la faccia sprofondata nel cuscino per non farsi
sentire da sua madre.
Ma
adesso non si sente di parlargliene, perchè finirebbe col
rivelarle il perchè di quelle lacrime e ancora non
può affrontare con lei quella
parte della sua vita che si è lasciato alle spalle.
-
Non so se ti conviene farmi piangere, divento ancora più
brutto.
C'è
un gorgogliare che è a metà tra il riso ed il
pianto di poco prima, mentre un cazzotto lo colpisce sul torace.
-
Questo è perchè sei falso ed arrogante. Sei
pienamente
consapevole della tua bellezza e non ti fai scrupolo di usarla a tuo
favore. Cosa credi, che all'università ci vada
solo per
scaldare il banco? Ti ho inquadrato sin dall'inizio, Embry Call!
Scherzare
tra di loro, è già diventato un modo
consolidato per uscire da un momento che nessuno dei due è
ancora pronto ad affrontare.
Cazzo,
eppure arriverà, ed è proprio come vedere una
tempesta che si addensa all'orizzonte, sempre più cupa e
minacciosa.
-
Io a scuola ci andavo davvero per scaldare il banco. Forse è
per quello che sono diventato tutto muscoli e niente cervello!
Si
becca un altro cazzotto, che su di lui ha l'effetto di una carezza solo
appena più accentuata.
-
Niente cervello, eh? Dopo questa, mi rimetto a cercare quella benedetta
chiave.
Come
un vero prestigiatore, le fa apparire la chiave davanti al naso.
Altro cazzotto, ma questa volta finge di aver provato dolore.
-
Ahi, ma sei una tipa violenta!
-
E tu insopportabile.
Gli
prende la chiave e lo fulmina con un'occhiata che non riesce ad
essere seria come vorrebbe. Poi si volta e apre la porta del cottage,
invitandolo ad entrare.
-
Prego, Mr. Call, benvenuto a Little River e nella mia umile dimora.
Little
River, piccolo paesino della California, a più di mille
chilometri da La Push, quella terra a cui sente che una parte di lui
apparterrà sempre.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Samantha, ad un livello più inconscio, è ancora
spettatrice incredula di tutto quello che è successo da
quando
ha alzato la testa in quella stazione di servizio e si è
trovata
davanti Embry.
Dopo
quel momento è stato un susseguirsi di emozioni che ancora
adesso si agitano dentro di lei senza un senso logico.
Mentre
cerca nella dispensa di Zia Beth qualcosa che possa diventare
una parvenza di cena, la sua mente continua a viaggiare tra sprazzi di
lucidità e di follia.
"Finalmente ti ho raggiunta".
Il
modo in cui glielo ha detto, come la guardava, la fa sentire come se
fosse parte di un viaggio che lui sta facendo dentro se stesso, la fine
e insieme l'inizio di qualcosa di cui ovviamente non ha la minima idea
di cosa possa essere.
E'
una psicologa, ormai può pensarlo di sè stessa,
le
manca solo la formalità di un ultimo esame e la discussione
della tesi, perciò sa che a volte nelle parole delle persone
si
nascondono significati più profondi, qualcosa che spesso
sarà lei a dover cercare di far emergere dall'inconscio di
chi
avrà di fronte.
Solo
che la ragione, in quella storia tra lei ed Embry, non c'è
ancora entrata nemmeno una volta.
E'
come se tutto il suo apparato cognitivo fosse andato in tilt, e lei
potesse percepirlo solo attraverso gli istinti e i bisogni che la sua
presenza gli provoca.
"Sam, prenderesti in
considerazione l'idea di scappare insieme a me in un posto qualsiasi?"
Glielo
ha detto subito dopo, e lei non ha dovuto pensare per rispondere,
perchè il bisogno di dirgli di sì è
stato istintivo.
"Little River, stavo andando
lì. Mia zia ha un cottage sul mare. Lei non ci
sarà per una decina di giorni, saremo soli".
Spontaneo,
naturale, facile come respirare.
E'
così che gli appare tutto ciò che ruota intorno a
lui, quando dovrebbe essere solo pura follia.
Di
Embry sa solamente che ha diciannove anni, che possiede una moto di
grossa cilindrita, che vive a La Push con sua madre e che fa il
meccanico.
Se
poi è vero quello che le ha detto.
Ma
lei sa che
è vero. Ecco quello che la spaventa, ha una fiducia cieca in
lui, come se lo conoscesse da sempre.
Lo
ha portato lì, a Little River, dove conserva gli unici
ricordi sereni in compagnia di Peter, tanto da considerarla la sua vera
casa.
-
Posso darti una mano?
Le
scappa di mano la scatoletta di mais di cui stava controllando la data
di scadenza e le finisce sul piede nudo.
-
Ahia... potresti essere meno silenzioso quando arrivi?
Se
la prende con lui, quando sa bene che sono i pensieri fatti sinora ad
averla nuovamente agitata.
-
In effetti di solito sbatto da tutte le parti, ma stasera volevo fare
bella figura, cercando di non fare già dei danni.
Non
riesce, proprio non ce la fa a non pentirsene subito dopo, specie
quando lui dissimula un certo dispiacere dietro a quelle battute
scherzose.
-
Scusami.
Lui
scrolla le spalle e si avvicina. Se è possibile, le sembra
ancora più bello.
-
Ti sei fatta male?
Scuote
la testa mentre lui abbassa lo sguardo verso i suoi piedi nudi. Anche
lui è scalzo, solo che i suoi sono enormi.
-
I tuoi piedi sono giganteschi.
-
Sono proporzionati a tutto il resto.
Lei
si sente andare a fuoco la faccia, perchè lui non
è stato proprio malizioso, ma di certo nemmeno serio.
Però quando tornano a guardarsi negli occhi, le diventa
naturale essere lì con lui, a flirtare come se fosse la sua
prima cotta.
-
Sai cosa dicono di chi ha l'alluce molto più grande delle
altre dita?
-
Sentiamo.
-
Che sono persone pratiche, razionali e amanti della natura.
C'è
un luccichio strano nei suoi occhi scuri, ma è troppo veloce
per capire cosa sia.
-
Lo dicono i tuoi libri?
-
No, lo dice Vanity Fair, è una rivista femminile a cui
è abbonata Pauline.
Lui
torna a guardarle i piedi e poi sorride leggermente. La sua voglia di
baciarlo sta raggiungendo livelli insostenibili, non crede che
riuscirà a trattenersi ancora per molto.
-
E sai cosa dicono dei piedi piccoli, invece?
-
Sentiamo.
-
Che stanno in scarpe piccole.
Praticamente
attaccano a ridere in simultanea, un vero e proprio scoppio di
ilarità che la fa sentire di nuovo la bambina spensierata
che è stata in quella stessa cucina.
Ha
un altro motivo, così, per volerlo baciare e agisce per la
prima volta pienamente cosciente di quello che sta per fare. Colma con
un passo la poca distanza tra loro e lo afferra per la maglietta,
costringendolo ad abbassarsi verso di lei, altrimenti non ce la
farà mai ad arrivare al suo viso.
Poi
posa le labbra sulle sue, chiudendo gli occhi e spegnendo il cervello.
Note Autrice
Metto i ringraziamenti in fondo, perchè credo che chi
arriverà a leggerli, sia anche il giusto destinatario.
Grazie, quindi, a chi ha messo questa storia tra le
preferite/seguite/ricordate.
Ovviamente un grazie anche a chi magari legge sempre, senza
però lasciarne traccia in nessuna maniera.
A presto.
Laura
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Capitolo 4 *** Chapter Three - Desire ***
Salve!
Doveva
essere
più lungo questo capitolo, ma poi mi sono trovata davanti ad
un
problema che vi spiego meglio nelle note finali perchè
avrò bisogno di voi per decidere che soluzione adottare per
il prossimo.
Buona
lettura.
Laura
I’m coming for you
My body’s hungry
I’m coming
for you
Like a junkie
I can’t stop
The desire in me
I’m not
waiting
Patiently
There’s only
one way to soothe my soul
There’s only
one way to soothe my soul
Soothe
my soul - Depeche Mode
CHAPTER THREE - DESIRE
- Peter! Peter! La zia ha detto
di sì!
Due occhi azzurri identici ai suoi la guardano contenti.
- Principessa, questa è una bellissima notizia. Allora dai,
muoviti e vieni a darmi una mano, dobbiamo finire di montare la tenda.
Poi
ci sono ancora una sacco di cose da fare: dobbiamo gonfiare i
materassini, prendere delle coperte e portare anche qualcosa da
mangiare. Mi è venuta un'idea: faremo una specie di festa!
Lei gli sta saltellando intorno, troppo entusiasta all'idea di vivere
quell'avventura con lui. Potranno fare finta di essere dei pirati, o
dei naufraghi o qualsiasi altra cosa vorranno.
Quella vacanza è la cosa migliore che le sia capitata in
quell'anno così brutto. Ringrazia ancora Dio per averle dato
una
zia così diversa dalla mamma. Non che lei non voglia bene
alla
sua mamma, però ultimamente l'ha fatta parecchio soffrire
impedendole di stare insieme a Peter come hanno sempre fatto da
quando se lo ricorda.
- Anzi, sai che facciamo? Festeggiamo in anticipo il tuo compleanno!
- Ma Peter mancano ancora tre mesi!
Lo sguardo che ha adesso suo fratello non le piace, è lo
stesso
che ha visto troppo spesso negli ultimi mesi anche nei suoi genitori,
specie dopo che sono stati chiusi tutti e tre insieme in cucina.
Anche se cercano di avere dei segreti, lei ha capito lo stesso che
qualcosa non va. Pensa che c'entri il fatto che ogni tanto Peter
è strano, sembra quasi un altro, anche se non è
che
diventa veramente un altro, solo è diverso, meno allegro e
più arrabbiato.
Ma le vuole comunque bene, quindi non capisce perchè la
mamma si
preoccupa tanto se loro due devono rimanere da soli a casa.
- Samantha, mi sa che è arrivato il momento di dirti una
cosa che non ti piacerà tanto.
Non vorrebbe vederlo così triste, perchè quella
giornata
sta andando così bene! C'è il sole, il mare
è
perfetto per fare il bagno e la zia le ha appena dato il permesso di
dormire in spiaggia con lui!
- Peter, non essere triste.
Glielo dice, mentre si getta su di lui per abbracciarlo. E' cresciuto
il suo fratellone, ora che ha diciassette anni lei gli arriva a
malapena a metà
torace e quando la abbraccia, lei si sente nel posto
più sicuro del mondo.
Come può dire la mamma che Peter potrebbe farle del male?
L'ha
sentita dirlo a papà una sera che li ha spiati fuori
dalla loro
stanza e piangeva con le lacrime vere,
proprio
come succede anche a lei quando si fa male.
Non riusciva a dormire e se non glielo avessero proibito già
da un pò, sarebbe
sgattaiolata nella stanza di suo fratello, chiedendogli di rimanere
lì con lui.
- Mi sa che lo sarò per un pò di tempo, Sam.
Quando
torniamo a casa, io dovrò andarmene per
frequentare una scuola nuova che è molto lontana da dove
abitiamo.
Lei lo stringe più forte, seppellendo la faccia nella
maglietta che zia Beth ha comperato uguale per tutte e due.
C'è
la
scritta "sono stato a Little River" sopra uno smile che fa
l'occhiolino. A lui non è che piaccia tanto, ma siccome a
lei
sì, allora la indossa comunque.
- No! Perchè? Cosa c'è che non va nella tua
scuola? Perchè te ne devi andare così lontano?
Sente che le viene da piangere, e stringe forte gli occhi,
perchè ha un pò paura che possa saltare fuori
l'altro
Peter, quello che le dice che se lo farà si
arrabbierà tantissimo.
La stringe forte anche lui e per un pò sta zitto. Poi quando
parla, ha la voce tremolante come quella che viene anche a lei prima di
piangere.
- Io non vorrei andarmene, ma papà e mamma hanno deciso
così. Sai che ultimamente li ho fatti un pò
preoccupare... non sono stato molto bene e dicono che quella scuola mi
potrà aiutare.
Sam adesso piange, perchè tutta la felicità che
ha
provato sino a dieci minuti fa è stata inghiottita dall'idea
che
Peter se ne andrà lontano.
Come farà senza di lui? Lei lo sa quanto è
fortunata ad
avere proprio lui come fratello e non uno come quello della sua amica
Emily, che non vuole mai stare con lei e che le dice sempre che
è una palla al piede!
- Peter, ti prego, non te ne andare.
Solleva la testa per guardarlo e vede che sta piangendo anche lui.
Allora capisce che la cosa è veramente grave e forse inizia
anche a capire perchè i loro genitori hanno dato il permesso
a
zia Beth di tenerli lì insieme, perchè poi non si
vedranno per un bel pò di tempo...
Un breve trillo strappa Samantha da quei ricordi
così dolorosi e insieme dolci.
Dopo quell'estate la sua vita è cambiata radicalmente, ma
adesso
si impone di non pensarci. Prende il cellulare e guarda il messaggio
che le è appena arrivato.
"Sei una grandissima
stronza. Io e
Pauline non abbiamo chiuso occhio, aspettandoci da un momento all'altro
di ricevere una telefonata della polizia. Adesso sono le cinque del
mattino, se non ci rispondi entro dieci minuti, la chiamiamo noi!"
E' di July e le strappa un sorriso perchè dietro quel
"grandissima stronza" c'è tutto il bene che le vogliono
entrambe
e quindi la preoccupazione che devono provare per lei.
Hanno ragione ad esserlo, lo sarebbe anche lei se una delle due si
trovasse a più di mille chilometri e in compagnia di un
perfetto
sconosciuto.
Embry.
Non appena quel nome le risuona in testa, qualcosa dentro
di lei
vibra. E' spaventata, ma nello stesso tempo affascinata da quello che
le sta succedendo.
Il cellulare trilla ancora, è di nuovo July.
"Ora mancano 9 minuti."
Con le dita inizia a comporre un messaggio di risposta,
poi lo
cancella e ricomincia. Lo cancella ancora e sbuffa. Perchè
sa
cosa deve scrivere, ma non le vengono le parole.
"Sto bene e se vi
può
consolare non ho dormito nemmeno io. E non per quello che stanno
pensando adesso le vostre menti melate. Ho passato la notte a pensare,
DA SOLA nella mia stanza. Vi prometto che mi farò sentire
spesso, non preoccupatevi, starò bene."
Decide di inviarlo, anche se dice tutto e niente. Si
aspetta, quindi, un trillo a breve.
E infatti...
"Siamo più
preoccupate per
quando non starai più DA SOLA nella tua stanza... comunque,
per
il momento ti lasciamo alle tue riflessioni, basta che ti fai sentire
regolarmente! Un bacio. J+P".
Quell'ultimo messaggio le provoca dei brividi... e non sono di paura.
Sono brividi bollenti come quelli che ha provato per tutto il tempo in
cui si sono baciati ieri sera, quasi senza riuscire a staccarsi nemmeno
per respirare, figurarsi per mangiare.
E se non sono andati oltre, è solo perchè il Sig.
Tompson
li ha interrotti. Al momento non ne è stata felice, ma con
il
senno di poi deve ringraziare l'anziano signore, che facendo il suo
dovere di buon vicino ospitale, l'ha riportata con i piedi per terra.
Non può finire a letto con Embry senza nemmeno aver messo
prima qualche punto fermo.
Perchè, hai
in mente qualche punto fermo?
La voce della sua coscienza è fastidiosamente
lucida.
Sottolinea subito come lei non sia minimamente vicina ad avere nessuna
idea chiara, se non proprio quella che finirà invece a letto
con
quel ragazzo appena diciannovenne perchè loro due sembrano
essere come un magnete con la propria calamita, cioè
inevitabilmente destinati a stare insieme.
- Buongiorno.
Sam sobbalza violentemente al suono di quella voce che risulta ancora
più roca del solito e che appartiene ad un Embry che le
appare
come se fosse l'ultimo elemento mancante per rendere quel momento la
scena perfetta di un film d'amore.
C'è lei, la ragazza di turno che sorseggia caffè
sulla
piccola veranda in legno bianco che si affaccia sul
mare; c'è lui, un magnifico ragazzo con indosso
soltanto un
paio di jeans sbiaditi che le sorride come se fosse l'unica persona che
conta nella sua vita; c'è una bellissima alba
che sta colorando di rosa-rosso tutto ciò che li circonda.
- Lo hai fatto di nuovo! Mi
hai spaventata!
Peccato che lei abbia un tono acido che non è molto in linea
con
quella scena, ma d'altronde si deve difendere in qualche maniera dalla
visione di quel torace scolpito, di quei lineamenti perfetti e di
quegli occhi, soprattutto loro, che le fanno tremare le gambe anche da
seduta!
- Scusami. Mi fai un pò di spazio lì vicino a te?
Se quella è la sua risposta, vuol dire che lei è
fregata
in partenza. Non solo non ha fatto una piega davanti al suo tono e
all'occhiata severa, ma si è fatto spazio da solo sul
divanetto
praticamente quasi spalmandosi addosso a lei.
Bastano pochi secondi e dove i loro corpi combaciano lei si sente
andare a fuoco...
- Prego, fai pure. Vuoi anche il mio caffè?
C'è un lampo veloce nei suoi occhi, forse è
divertimento,
poi ha già le labbra sulle sue. Dovrebbe reagire,
perchè
le sembra un tantino arrogante come modo di metterla a tacere, il
problema è
che le piace da morire come gliele sta mordicchiando.
Sembra un bambino alle prese con delle caramelle gustose da assaporare.
Così si ritrova ad affondare le mani nei suoi capelli,
tirandolo
verso di sè e approfondendo quel bacio inaspettato.
Deve ricordarsi che il
gusto del caffè si sposa meravigliosamente bene con quello
della sua bocca.
Le sue mani si sono intanto insinuate tra il divanetto e
la sua
schiena, prendendo ad accarezzargliela. Nei successivi cinque minuti ci
sono solo gemiti rochi e respiri affannosi.
Come faranno a parlare
se riescono solo a baciarsi come due adolescenti dagli ormoni in
subbuglio?
Quel pensiero le provoca una battuta d'arresto.
Con le mani scivola dal collo verso le spalle, passando per i bicipiti
e arrivando ai suoi pettorali, dove spinge per allontanarlo e
interrompere quel bacio intossicante.
Cerca di non pensare a come quei muscoli sodi si siano contratti al
passaggio delle sue mani, facendole desiderare di non smettere mai di
accarezzarlo.
Ma sembra che lui non sia deciso a permetterglielo, perchè
le
prende una mano e se la appoggia sul cuore, facendola scomparire sotto
la sua.
- Il problema è che mi fai questo effetto e non è
per niente facile gestirlo.
Il battito accelerato che sente sotto il palmo è la replica
esatta
di quello che c'è anche dentro di lei. La questione
è che
non sa nemmeno lei come fare, e allora sfila la mano, incrociando poi
le braccia per essere sicura di tenerle lontano da lui.
- Idem.
Non vuole, anzi non riesce,
a mentirgli.
- Forse dovremmo...
Lei che sta cercando di non abbassare lo sguardo sui suoi addominali,
per non immaginare come sarebbe seguire quelle linee ben definite fino
a scendere
oltre la cintura dei jeans, lo interrompe bruscamente.
- Parlare.
Lui fa una smorfia semiseria, mentre assume la sua stessa posizione,
cioè con le braccia conserte.
Ecco, adesso deve anche sforzarsi di non guardare come si siano
gonfiati i suoi bicipiti o come i suoi avambracci appaiano
tremendamenti sexy con quelle vene in rilievo.
- Stavo per dire proprio quello, se avessi pensato ad altro, credo che
nessuno dei due avrebbe passato la notte in bianco nei rispettivi letti.
Si sente avvampare le guance, ma non di imbarazzo.
- Ah, quindi eri sveglio anche tu?
Lui annuisce, lo sguardo puntato sul disco rosso che sta emergendo
sempre più luminoso dal mare.
- Ho sentito ogni respiro che hai fatto.
E' una frase da libro, peggio da romanzetto rosa, eppure il modo in cui
l'ha pronunciata e lo sguardo che le ha lanciato, la fanno sembrare
terribilmente vera.
- Non è normale quello che ci sta succedendo.
Non si aspetta la reazione che quella frase scatena nel ragazzo accanto
a lei, quindi le sembra anche più esagerata.
- Perchè dici una cosa del genere?
L'ha presa per le spalle, scrollandola leggermente e scrutandola nel
timore di trovare chissà che cosa nei suoi occhi.
- Perchè a te sembra normale
quello che sta succedendo? E' stato così con ogni ragazza
che
hai conosciuto? Bè, sappi che per me non lo è
affatto, e
la cosa, se permetti, mi manda un attimo in tilt.
Ecco, ora si sente un pò meglio, perchè adesso
è
lui ad essere arrossito. Non lo avrebbe creduto possibile, vista la sua
aria da "duro", eppure quello è proprio un mix tra imbarazzo
e
incertezza.
- E lasciami, mi stai facendo male.
Arrossisce ancora di più, mentre molla subito la presa.
- Scusami, non so che mi è preso.
Sta mentendo.
Per la prima volta Sam avverte una fitta di disagio in sua
presenza.
- Non mentire, Embry.
Lui sussulta e fra tante cose che può fare, sceglie la
peggiore:
si alza in piedi e le da le spalle.
- Sì, hai ragione. E' il concetto di"normale" che non
sopporto.
Io... lo odio. Mi ha già abbastanza rovinato la vita, senza
che si metta anche tra di noi.
Vorrebbe alzarsi e correre ad abbracciarlo, perchè lo vede
per
un attimo assolutamente inerme ed indifeso, lì in piedi con
le
braccia abbandonate lungo i fianchi.
E' assurdo, perchè è una montagna di muscoli che
rimanda
ad un'idea di forza e di invincibilità, eppure in quel
momento
sembra potersi sgretolare davanti ai suoi occhi.
- Sam, io...
Si interrompe, passandosi una mano tra i capelli e inspirando
profondamente. Il suo torace sembra gonfiarsi sino ad esplodere, prima
che butti fuori il fiato con un lungo sospiro.
- Ecco... io... insomma, mi sono sempre sentito abbastanza fuori posto
nella mia vita.
Si sente sciogliere sotto il calore di quegli occhi neri. Hanno troppo
potere su di lei, ma non ci può fare niente.
- Ma da quando sei arrivata tu, è come se tutto quello che
c'era
di sbagliato in me si fosse raddrizzato. Lo so che ci conosciamo
appena, che può sembrare pazzesco. Ma del
resto dove sta scritto che non possa funzionare comunque tra di noi?
Ora raddrizza le spalle e il suo sguardo riacquista sicurezza.
- E poi sai cos'altro c'è?
Si avvicina, la prende per mano e la strattona gentilmente, facendola
alzare. Le prende il viso tra le mani e si abbassa per fare
sì
che i loro visi siano a pochi centimetri. Si
sente piccola ed indifesa davanti a lui, ma non in pericolo,
ritrovandosi ancora una volta a domandarsi perchè ne sia
così certa
- Un giorno, un mese, un anno... me ne frego del tempo, Sam. Io so solo
che quello che sento per te è così bello da non
volerci
rinunciare. Perciò, ti prego, se anche tu provi la stessa
cosa,
metti da parte "giusto o sbagliato", "normale o no" e stai insieme a me.
Come è
possibile che abbia solo diciannove anni?
Lo pensa per un attimo, mentre già sente che le parole di
Embry
si sono ritagliate un posto nel suo animo e scacciarle da lì
non
sarà affatto facile.
- Mi stai chiedendo, quindi, di essere ufficialmente la tua "ragazza"?
L'emozione
che
prova, la maschera dietro quella domanda semiseria che gli rivolge.
L'espressione tesa del volto che ha di fronte si scioglie in un
bellissimo sorriso e lei quasi si dimentica di respirare.
- Sì. Anche se l'ultima volta che l'ho chiesto in quella
maniera frequentavo ancora le scuole medie.
Lei appoggia le mani sulle sue e accorcia la distanza tra
i loro visi, i nasi quasi si sfiorano. Le labbra anche.
- Cioè l'altro ieri...
- Stai divagando, Sam. Rispondi alla mia domanda.
Le ha quasi parlato sulle labbra e per rispondergli non deve nemmeno
sprecare fiato.
Lo bacia e basta.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Non
ricorda un altro momento in cui si sia sentito meglio di come sta ora.
Tutto quello che desidera è lì accanto a lui, in
quella ragazza intenta a studiare su uno dei suoi libri.
Sono in spiaggia da più di un'ora, in perfetto silenzio,
eppure
ancora non si è riempito abbastanza gli occhi di lei, del
suo
profilo, delle sue piccole mani che sfogliano le pagine, delle sue
gambe lasciate in bella mostra dai pantaloncini corti, dei suoi piedi
con le dita che ogni tanto si arricciano.
E' lo stesso tipo di
amore che ha visto nei pensieri dei suoi fratelli?
Non può fare a meno di domandarselo, anche se
vorrebbe
solo vivere quello che gli sta succedendo senza farsi tante paranoie.
Lo ha detto anche a lei, di stare semplicemente insieme, poi
è lui il primo che non riesce a smettere di pensare.
Si aggiusta meglio gli occhiali da sole e il movimento attira lo
sguardo di quegli occhi che in quel momento hanno lo stesso colore del
cielo sopra di loro.
- Stufo?
- No.
- Io sì.
Ridacchia e posa il libro sull'asciugamano. Poi si stiracchia e la
maglietta si tende sul seno, inducendolo a riportare lo sguardo sul suo
viso.
Ha voglia di fare l'amore con lei.
Questo lo preoccupa
molto.
Non è voglia di sesso, è proprio
voglia di fare l'amore. Lentamente e profondamente.
- Ti va di fare un bagno?
Potrebbe essere una buona idea quella di Sam, specie per spegnere il
fuoco che
gli si è acceso dentro, ma potrebbe anche essere cattiva perchè vorrebbe dire avere la piena visione di quel
corpo
che desidera così tanto.
- Non ho il costume.
Dice la prima cosa che gli viene in mente e lei scoppia a ridere. Lui,
intanto, sta cercando di combattere contro l'erezione più
dolorosa che abbia mai avuto dentro ad un paio di jeans.
- Non mi sembravi tipo da farti certi problemi... avrei detto che
saresti rimasto in mutande due secondi dopo avertelo chiesto.
Infatti il problema non è lui che rimane in mutande, ma lei
in costume!
- E se non le portassi?
La prende in giro, cercando di riprendersi da quella specie di trance
che gli provoca la sua vicinanza.
- Ah, questa è una risposta già più in
linea con il tuo personaggio.
- Personaggio?
Fare il finto tonto gli riesce bene, specie se è per
flirtare con lei.
- Quello da "uomo che non deve chiedere mai". Se c'è una
cosa
certa, è che sei pienamente consapevole del tuo fascino. E
lo
usi con estrema disinvoltura, propria di chi è abituato a
non
sentirsi dire...
Si interrompe, mordendosi le labbra perchè sa di essersi
fregata da sola.
- Di no.
Conclude lui la frase, segnando decisamente un punto a suo favore. Non
riesce a trattenere un ghigno e Sam lo fulmina con un'occhiataccia.
- Sei insopportabilmente pieno di te.
- Non è una buona cosa l'autostima?
Lei sbuffa, alzandosi in piedi.
- Questa è arroganza.
Intanto si toglie la maglietta senza alcuna incertezza, rimanendo solo
con il pezzo sopra di un bikini rosso ciliegia.
Perchè ha
pensato proprio alle
ciliegie? Perchè forse immagina possano avere lo
stesso gusto dolce
i capezzoli turgidi che sono comparsi sotto la stoffa...
Si ritrova a deglutire
più volte, colto da una irrefrenabile voglia di accarezzare
ogni
centimetro di quella pelle che gli appare liscia ed invitante.
- Così mi ferisci.
La guarda dal basso perchè non può
alzarsi. Non vuole mostrarle l'effetto devastante che ha su di lui.
Non che non abbia già avvertito quanto la desideri, si sono
baciati a lungo anche prima di venire in spiaggia, ma
così...
senza nemmeno sfiorarla, sembra una roba da maniaco quell'erezione
mostruosa che gli ha provocato.
Da quando si fa tutti
questi problemi?
Da quando ha voglia di fare l'amore, non semplicemente del
buon sesso. Cristo Santo, è maledettamente perso per lei!
- Seee, ferirti. Hai più muscoli tu che un lottatore di
wrestiling.
Ma quante ore passi in palestra?
Lo sta osservando con le mani sui fianchi e in quella posa le appare
ancora più desiderabile.
Cazzo, basta, datti una
calmata!
- Non vado in palestra.
Lei si mostra scettica.
- Farai qualche altro sport.
No, il segreto
è che mi trasformo in un lupo gigantesco e corro per
centinaia di miglia a caccia di vampiri.
Ecco, quel pensiero tremendo ha il potere di sgonfiare
l'erezione dolorosa dentro i suoi jeans. Si alza in piedi e adesso
è lei a doverlo guardare dal basso.
- Corro e stringo bulloni in officina.
Se la cava con quella risposta, trovandola un giusto surrogato di
quella verità a cui adesso non vuole pensare.
- Bè, allora ne avete di lavoro tu e il tuo socio.
Jacob.
Sente una fitta allo stomaco, ma cerca di ignorarla.
- Abbastanza, ma non dovevamo fare il bagno?
Getta via gli occhiali e la guarda negli occhi, mentre inizia a
slacciarsi i bottoni.
Ah, allora non
è l'unico ad essere in difficoltà...
Dopo il primo, lei ha abbassato di scatto la testa,
improvvisamente concentrata nello sciogliere il cordoncino che tiene su
i suoi pantaloncini.
Quella reazione gli sta provocando una nuova erezione e siccome non ha
nessuna intenzione di saltarle addosso in spiaggia come se fosse una
bestia in calore che deve sfogare i suoi istinti - come un lupo? - , decide
che devono entrare in acqua nel giro di qualche secondo.
Praticamente la prende in braccio che ha ancora i pantaloncini in mano,
facendola gridare per la sorpresa.
- Embry! No!
Ma lui sta già correndo verso la riva, quasi non avvertendo
nemmeno il peso della ragazza che si agita per cercare di sfuggirgli.
Dio, il contatto con il
suo corpo è cento volte più bello di quello che
si era immaginato!
- Non osare buttarmi dentro! Giuro che trovo il modo di
fartela pagare!
Prova a minacciarlo, anche se nella sua voce lui sente una sfumatura
che non c'entra niente con il gioco che stanno facendo.
- Correrò il rischio.
Ha già l'acqua a metà polpaccio e lei si
aggrappa, gettandogli le braccia intorno al collo.
- No, dai, ti prego!
Sente i suoi seni premuti sul torace e non c'è supplizio
peggiore!
Oh, sì,
dovrà pregarlo ancora, ma sarà per ottenere una
pausa tra un orgasmo e l'altro...
- Sam, chiudi la bocca.
- Ahhhhhh!
La resistenza che oppone è inutile, la lancia in acqua e
resta
in attesa di vederla riemergere sicuramente in cerca di vendetta.
Infatti passano pochi secondi, poi sbuca fuori, passandosi le mani
sulla faccia.
- Me lo dovevo aspettare da un ragazzino
come te.
Ha calcato sulla parola ragazzino, anche se in una maniera ben diversa
dalla prima volta che glielo ha detto al telefono, tre settimane prima.
Ora lo sta solo provocando e ci sta riuscendo anche molto bene con
quell'espressione di sfida che ha negli occhi.
Sembra una sirena
sbucata apposta dal mare per indurlo in tentazione.
Non doveva trovare sollievo buttandosi in acqua?
Perchè allora c'è una parte di lui ancora
così... tesa?
- Strano che tu non mi abbia anche chiesto secchiello e paletta.
Sa di correre un serio pericolo, perchè lo sfotte mentre fa
qualche passo indietro, portandosi più vicina alla riva.
- Dovresti ringraziarmi, invece, così torni giovane anche tu.
- Che stronzo!
Comincia a schizzarlo con una certa foga, ridendo e minacciandolo di
non avvicinarsi, perchè lui sta avanzando nonostante il muro
d'acqua che cerca di mettere tra di loro.
- Arrenditi ora e la mia vendetta sarà meno tremenda, Sam.
- Embry, ma ti senti? Sembri proprio lo stereotipo del macho man!
Gli ultimi schizzi lo colpiscono, poi la vede voltarsi e correre fuori,
ridendo di lui.
Cazzo, ora muoio!
Lui è rimasto impalato, gli occhi puntati sul
sedere di
Sam, che è praticamente un'opera d'arte tanto è
perfetto.
Immagina le sue mani che lo stringono, mentre la sollevano per
penetrarla.
Sta rischiando di venire
solo pensandoci.
- Ehi, macho man, hai finito la carica?
La sua fortuna è che l'acqua gli arriva alla vita, se no lei
avrebbe una piena visione di quanto la sua carica si sia concentrata
tutta nei suoi boxer.
- No, ti ho solo lasciato un certo vantaggio.
Non ha mai pensato di voler possedere una ragazza nella maniera in cui
vuole lei.
Deve essere sua e di
nessun'altro.
- Oh, oh, siamo proprio passati alla fiera
delle frasi
fatte! Allora, io credo di dover controbattere con qualcosa tipo "sei
un illuso se pensi che mi prenderai!".
Oh, ma lui la prenderà eccome... davanti, dietro, in piedi,
sul
letto, sul tavolo, di notte, di giorno. Non le lascerà
tregua
sino a quando non sarà arrivato a fare l'amore anche con la
sua
anima.
Si ritrova quasi a ringhiare -
come un lupo? - correndo fuori dall'acqua, deciso a
catturarla proprio come se fosse una preda che sta da troppo tempo
inseguendo.
- Embry!
Vede comparire sul suo viso una smorfia a metà tra il
divertimento e lo stupore, prima di iniziare a correre per tentare di
sfuggirgli.
Oh, cazzo, la
farà correre giusto ancora un pò per godersi
quella visione paradisiaca!
Non è certo perchè non riesce a
raggiungerla che
lei è avanti di qualche metro, ma solo per poter guardare il
suo
lato b che ondeggia sensualmente, quasi sfiorato dai lunghi capelli
bagnati.
Non è perfetto nel vero senso della parola,
perchè i suoi
occhi vedono i difetti, solo che qualcosa dentro di lui rielabora
l'immagine ad un livello più profondo, trasformandolo
nell'oggetto dei suoi desideri più sfrenati.
E' l'imprinting quella
cosa che gli sta rimescolando le budella all'idea che qualcun'altro lo
abbia già posseduto?
- Ehi, mica sei tu quello che corre?
Si è girata un attimo, giusto per fargli cogliere un mezzo
sorriso e uno scorcio di azzurro, poi aumenta la velocità
quasi
sfiorando il bagnasciuga.
E' uno spirito libero ancora per poco, quando l'avrà presa -
in ogni senso - non lo sarà più.
Ora prende a correre sul serio, inseguendo la scia del suo profumo - come un lupo? - e
la distanza tra loro si annulla in un battito di ciglia.
Quelle di Sam, che troppo sorpresa, ha aperto e chiuso gli occhi per
capire se è finita davvero lunga distesa sulla sabbia con
lui a
cavalcioni.
I suoi polsi sono prigionieri nelle sue mani e glieli sta tenenendo
incrociati in grembo.
- Presa.
E non ha nessuna
intenzione di lasciarla andare tanto presto...
Gli occhi continuano a cadergli sul seno che si abbassa e
si alza in cerca di aria dopo quella lunga corsa.
- Adesso sei mia prigioniera, piccola donna bianca.
Lei ride, mentre cerca di scrollarselo di dosso.
- Guarda che mi stai schiacciando, Toro Seduto!
Lui sa che non è possibile, perchè ci sta
attento, come lo è stato nel placcarla per non farle male.
- No Toro Seduto, io Embry.
Gioca a fare l'indiano, così con una mano le tiene i polsi e
con l'altra si punta un dito sul petto.
- Tu prova a dire...
Lei continua a ridere, anche se nei suoi occhi inizia a non esserci
più solo divertimento. Anche sulle sue guance sta iniziando
a
comparire un certo rossore, e non è fatica perchè
sino
a qualche attimo primo non c'era.
- Embry.
Lo dice con la voce ancora un pò affannata, ma quella erre
gli fa sempre lo stesso, devastante, effetto.
- Ancora.
- Embry.
Cazzo, gli scivola
addosso proprio come una carezza.
- Ancora.
Un pò ride, un pò sbuffa, un pò si
agita.
- Dillo.
Si stupisce lui per primo di quel tono un pò imperioso, ma
del
resto sa bene da dove arriva: dal bisogno di farlo diventare l'unico
nome che vorrà pronunciare.
- Embry, Embry, Embry... Embry!
Si è sollevato in piedi con uno scatto improvviso e ha fatto
lo
stesso con lei, tenendola per mano ed iniziando a trascinarla verso
casa.
- Ehi, Toro Seduto, forse sei entrato un pò troppo nella
parte!
No, non è più un gioco e quando si volta un
attimo a
guardarla lo capisce anche lei. Arrossisce ancora di più e
incespica nei suoi piedi.
Lui è svelto a sorreggerla, passandole un braccio intorno
alla vita e prendendola poi in braccio.
- Sam, se non lo desideri anche tu come lo voglio io, hai esattamente
il tempo che ci metterò a portarti in casa per fermarmi.
La sente trattenere il fiato, portandosi una mano alla gola.
Lì c'è quella carne tenera che lui vorrebbe
marchiare per
far sapere a tutto il resto del mondo che lei è sua.
Cristo Santo, quella è roba da lupi!
La stringe più forte, tenendo gli occhi puntati sulla casa
che sta raggiungendo a grandi passi.
Non fermarmi, Sam. Non
avere paura. Ho bisogno di te.
Sono questi i pensieri che gli affollano la mente, che gli
fanno
battere il cuore più forte mentre la sente tremare tra le
sue
braccia.
- Embry?
Lo chiama e lui per un attimo ha la tentazione di ignorarla, di andare
avanti comunque.
Ma non è così che funziona, lo sa troppo bene.
Deve avere
una risposta certa, quindi abbassa lo sguardo su di lei, su quegli
occhi che gli fanno fermare e poi schizzare il cuore in gola per quello
che già dicono.
- Non fermarti, corri.
E' tutta la vita che corre per scappare da un passato che lo ha ferito,
umiliato, isolato, trasformato.
Il lupo vibra nella sua
carne, lungo i muscoli, nei nervi che si tendono.
Ma per la prima volta, Embry è contento di
sentirlo così vivo dentro di lui.
E' lui che lo ha portato
da Sam.
E lei potrebbe diventare il mezzo per fare pace con il suo
alter
ego, tra quel passato che rappresenta e il futuro che invece vorrebbe.
Dovrà solo trovare il
coraggio di lasciarsi andare e amarla con tutto se stesso.
Note Autrice
Chi
ci tiene che questa storia non diventi a rating rosso,
perchè non potrebbe più leggerla, batta un colpo.
Ovviamente,
in mancanza di segnalazioni, cambierò il rating e basta.
Diversamente,
potrei creare un capitolo extra-rosso e qui proseguire con l'arancio.
Aspetterò
qualche giorno, poi vedrò come procedere.
Grazie,
come sempre, per essere arrivate sino a qui!
A
presto.
Laura
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Chapter Four - First Times ***
Salve gente!
Un pò in ritardo, scusate.
Risponderò a breve alle vostre recensioni, scusatemi anche
per questo ritardo!
Buona lettura.
Laura
I’m coming for you
My body’s hungry
I’m coming
for you
Like a junkie
I can’t stop
The desire in me
I’m not
waiting
Patiently
There’s only
one way to soothe my soul
There’s only
one way to soothe my soul
Soothe
my soul - Depeche Mode
CHAPTER FOUR - FIRST TIMES
Embry
è così impaziente di entrare in casa che arriva
quasi a
scardinare la porta tanta è l'irruenza con cui la apre.
Poi deposita a terra Samantha
e le prende il viso tra le mani,
piegandolo all'insù e posando le labbra sulle sue. Le dita
gli
scivolano tra i capelli bagnati, mentre la bacia quasi divorandole
le labbra.
Non smetterebbe mai, solo che
ad un certo punto si rende conto che lei
deve anche respirare, così si sforza di allontanarla quel
tanto
che basta per guardarla, cercando di memorizzarla così come
la
vede: gli occhi languidi, le gote arrossate e la bocca gonfia per i
suoi baci.
Allora le fa scivolare una
mano intorno alla nuca e le sfiora il labbro
inferiore con il pollice, per poi premerlo e costringerla ad aprirsi
ancora per lui.
Sta perdendo il controllo, e
se ne rende conto, ma non può
evitare lo stesso che le sue mani viaggino sul corpo di Sam
stringendole il seno, accarezzandole la schiena fino a scendere sulle
sue natiche, per stringerla con forza contro di lui.
Il desiderio che prova per lei gli brucia dentro come un fuoco
inestinguibile.
Si impone lo stesso di
rallentare, fa risalire le mani sulla sua vita,
smette di baciarla e inspira profondamente per calmare il battito
impazzito del suo cuore.
Quello che non può
prevedere, però, è che sia lei a non lasciargli
più di qualche secondo prima di
sollevarsi verso di lui e posare le labbra sulle sue.
A quel punto il suo
autocontrollo si spezza irrimediabilmente.
Si impossessa di nuovo della
sua bocca, baciandola profondamente,
mentre le sue mani volano sul nodo che chiude il reggiseno del costume,
slacciandolo. Poi fa lo stesso con l'altro, lasciando che il pezzo di
stoffa cada a terra.
La spinge verso il divano che
si trova alle sue spalle, fino a quando
ci cade sopra. Lui rimane in piedi, lo sguardo puntato sul seno che si
alza e si abbassa sotto l'affanno del suo respiro.
Quando alza lo sguardo e
incontra quegli occhi così
maledettamente azzurri, ci vede un timore che gli fa capire come le
debba apparire seducente e minaccioso nello stesso momento.
- Non lo fare!
Lo sa anche lui di essere
stato troppo brusco nel rivolgerle quella
preghiera, ma quello che gli si è agitato dentro nel vederla
alzare un braccio verso il seno per coprirsi alla sua vista,
è un istinto
troppo forte per riuscire a reprimerlo.
Lei è sua, non ha
alcun dubbio che sia così.
Si china su di lei
e nei suoi occhi continua ad esserci
timore misto a passione. Vorrebbe dirle un'infinità di
parole
rassicuranti, ma l'unica cosa che riesce a fare è baciarla e
stringerla a sè, in modo da poter sentire i suoi seni
morbidi
premuti contro di lui.
E' incredibile quello che
sente dentro, è un'esplosione... forse è la fine
e l'inizio del mondo tutto insieme.
Ma le mani di Sam ora premono
contro il suo torace, un gesto che ha
subito il potere di farlo sollevare e fissarla con la preoccupazione di
chi è cosciente di aver sbagliato.
- Embry... io... tu...
Non gli serve altro per capire
di aver fatto un gran casino,
così si alza di scatto e si allontana, imprecando contro se
stesso.
- Scusami... quello che ho
fatto è... è imperdonabile!
Lei lo sta guardando in una
maniera che lui non riesce bene a capire.
- Imperdonabile?
- Sì, certo. Avevo
giurato a me stesso che non ti avrei forzato e invece...
- Forzato?
Cristo Santo, ma quanto
è stato stronzo? L'ha completamente
mandata in tilt, saltandole addosso come un animale in calore. Forse
dovrebbe gettarsi in ginocchio e implorare il suo perdono, invece di
darle le spalle come il peggiore dei codardi.
- Embry... forse non hai
capito... non volevo che... smettessi... solo che... ecco che
rallentassi!
Si volta e lei è
ancora lì, quasi nuda e bellissima. Le
guarda il seno, il ventre morbido, l'intimità ancora coperta
dal
costume e si sente caldo, affamato.
Però si impone di
pensare a quello che lei gli ha appena detto.
Così aspetta ancora un attimo per lasciare che le
sue
pulsazioni tornino entro una soglia accettabile prima di riavvicinarsi
e sedersi di nuovo vicino a lei. Cerca anche di ammorbidire
lo
sguardo e il tono di voce, perchè l'ultima cosa che vuole
è spaventarla ancora.
- Scusami.
Lei arrossisce e per lui
è come essere colpito da un pugno nello stomaco.
- Io non sono...
cioè... ho avuto altri ragazzi... eppure... non
so, con te mi sembra quasi che... ecco... che sia come se fosse la mia
prima volta.
Arrossisce ancora di
più ed è un altro diretto nello stomaco.
Lui ha provato la stessa cosa,
reagendo però con l'istinto predatorio del lupo: possedere e
marchiare.
- Ti desidero
così tanto, Samantha. Anch'io non ho mai provato per
nessun'altra quello che sento per te.
Alza una mano e gliela passa
lentamente tra i capelli, scostandoglieli dalla spalla.
- Penso che molti abbiano
desiderato farlo.
Lei lo guarda perplessa.
- Fare che cosa?
- Passare le mani tra i tuoi
capelli. E' una delle prime cose che ho sognato di poter fare.
E' con le parole che adesso
cerca di mostrarle cosa sente,
ignorando il bisogno che ha di entrare subito dentro di lei e renderla
certa che non ci sarà mai nessun'altro in grado di amarla
come
saprà fare lui.
Non sarà stato il
primo, ma farà il possibile per diventare l'unico a poterlo
fare.
Non può
concepire che lei possa tornare ad essere di altri.
- Mi sono anche chiesto che
sapore avrebbero avuto le tue labbra... e
se la tua pelle sarebbe stata morbida come mi sembrava solo guardandola.
La sente trattenere
leggermente il fiato, mentre lui le sfiora una guancia delicatamente.
- Lo è, morbida e
profumata... e la tua bocca.... Dio, la tua bocca ha un sapore
fantastico.
Non riesce a trattenere la
mano, che scivola lungo la sua gola, sopra
le spalle, e poi più giù, a coprirle un seno.
- E il tuo seno è
stupendo.
Il suo pollice si sta muovendo
avanti e indietro sul capezzolo che sta diventando sempre
più turgido.
- Sto morendo dalla voglia di
toccarlo e baciarlo.
L'azzurro di quegli occhi che
non ha smesso di fissare si incupisce e allora lui osa sfiorarle le
labbra con la lingua.
- Sei così dolce,
Sam.
Lo sussurra appena, sperando
di spazzare via la paura di entrambi per quelle sensazioni troppo forti
e inaspettate.
- Lasciati amare, ti prego.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Non ha più nessuna
paura, non quando negli occhi di Embry c'è quell'emozione
intensa e dannatamente sincera.
Con un gemito soffocato, gli
passa una mano dietro la nuca, tra i capelli, attirandolo con forza
sulla sua bocca.
Lo bacia con tutta la forza
della passione che cresce dentro di lei,
mentre la bocca di Embry si apre alla sua. Si trova ben presto lei ad
intensificare quel bacio, perchè vuole tornare ad accendere
in
lui quel desiderio che all'inizio l'aveva spaventata.
Capisce di esserci riuscita,
quando lui con un gemito roco la fa
sdraiare, baciandola con urgenza, quasi rudemente. Sente la sua bocca
scivolarle sul seno e le mani sulla vita, sulla schiena, sulle natiche.
Poi con la bocca torna sulla
sua, passandole le dita tra i capelli e imprigionandola.
- Guardami, Sam.
Lei lo fa, e vede l'effetto
che ha su di lui: una vena gli pulsa veloce
sulla tempia, lo sguardo si è fatto cupo, quasi fosco, la
mascella è contratta in una linea dura.
Allora alza una mano e fa
scivolare le dita lungo la sua guancia ,
sulla mascella, sul collo, sulle spalle e poi più
giù,
lungo il torace. Quando si sporge per baciarglielo, sente i muscoli
contrarsi di riflesso. Allora azzarda di più, gli sfiora i
capezzoli e gli lascia una scia di baci che vanno sempre più
in
basso.
A Embry sfugge un gemito
più alto mentre l'afferra per la vita,
obbligandola a ritornare su, per poterla baciare ancora. La intrappola
sotto di lui, insinuandosi tra le sue gambe.
Non c'è un punto dove non desideri essere toccata,
accarezzata, baciata da lui.
E' così persa in
quel fuoco che le brucia dentro, da non
accorgersi della mano che è scesa tra le sue cosce,
finchè non sente le dita di Embry esplorarla intimamente.
Allora chiude gli occhi con
forza e si lascia andare all'intenso
piacere che quelle dita esperte stanno suscitando dentro di lei. Si
sente calda e bagnata come non lo è mai stata, arrivando ben
presto sull'orlo dell'orgasmo.
- Embry, ti prego...
Per un attimo teme di aver
fatto un errore, perchè non avverte
più il calore del suo corpo sulla pelle, ma è
solo
perchè lui si è alzato per strappare gli ultimi
due
indumenti che li separavano.
Ora è di nuovo tra
le sue cosce, i fianchi incastrati con i suoi, l'erezione che inizia a
farsi strada dentro di lei.
- Samantha ...
Sta solo pronunciando il suo
nome, eppure il tono basso e arrochito con
cui lo fa vale più di qualsiasi potente afrodisiaco.
Gli circonda i fianchi con le
gambe, attirandolo ancora più in
profondità, perchè sente di volergli fare spazio
dentro
di sè sino in fondo all'anima.
Lui reagisce sollevandole i
fianchi ancora più in alto, mentre
la bacia ancora una volta come se le volesse divorare la bocca.
La sta penetrando lentamente,
roteando il bacino per sfregarlo contro
la sua eccitazione e riportarla così sull'orlo dell'orgasmo.
Sente di essere molto vicina e
lo avvolge ancora più stretto,
circondandogli anche le spalle con le braccia. Arriva persino a
morderlo sul collo, in un impeto di passione che spaventa persino lei.
Il sesso le è
sempre piaciuto, ma prima di lui è come se avesse provato
solo una tiepida eccitazione.
Embry affonda
dentro di lei con più violenza, lo sente
dentro il suo ventre ma anche più sù, dentro il
cervello.
Sì, la sta possedendo
anima e corpo. Non c'è spazio per altro che non sia lui e
quello che le sta facendo provare.
La bacia ancora
adesso, o è lei a farlo, non la sa bene
perchè ormai l'orgasmo le è esploso dentro,
riducendola
ad un fascio di terminazioni nervose percorse da una corrente elettrica.
Potrebbe morire in quel
momento e non accorgersene.
Ma non è ancora
finita, perchè c'è un'ultima
sensazione a portarla definitivamente in un'altra dimensione ed
è l'orgasmo di Embry.
Sentire il suo seme riversarsi
dentro di lei, vedergli i lineamenti
stravolti da un'espressione di puro piacere, percepire il suo cuore
battere furiosamente, la fa sentire completamente appagata.
E' questo l'amore vero?
Non può
non domandarselo, mentre lui le crolla addosso e
lei arriva a trovare bello anche quello, essere intrappolata sotto di
lui.
Si sente protetta dalla sua
forza, non minacciata.
Le viene quasi da piangere,
perchè è bello e terribile nello stesso momento
quello che sta provando.
- Scusa...
Succedono tre cose
contemporaneamente dopo quella parola pronunciata da
Embry: si distende sul fianco per non pesarle più addosso,
continuando però a tenerla stretta contro di lui; la guarda
negli occhi e le accarezza una guancia quasi come ad assicurarsi che
lei non sia un sogno pronto a svanire.
Quei tre gesti l'hanno resa
certa che quelle scuse non la feriranno in alcun modo, anzi.
Così riesce a
guardarlo a sua volta negli occhi, trovandoci un
calore che ha il potere di sciogliere tutti i suoi pensieri come neve
al sole.
- Perchè?
Nei suoi occhi scuri si agita
qualcosa che lei ha già visto, ma non riesce a capire cosa
sia.
- Perchè sono stato
un fottuto egoista, oltre che un assoluto coglione.
La sua coscienza sta lottando
per emergere, ma ancora non riesce a capire cosa stia cercando di dirle
Embry.
Forse perchè la sua
voce è dispiaciuta, ma i suoi occhi non riescono ad esserlo
totalmente.
C'è una sicurezza
nel suo sguardo che le fa battere forte il
cuore, nonostante ormai le sensazioni travolgenti dell'orgasmo si
stiano placando, lasciandole solo un piacevole languore in tutto il
corpo.
- Non avrei dovuto
approfittarmi così di te... liberamente.
Finalmente riesce ad afferrare
cosa sta cercando di dirle, e contemporaneamente i suoi occhi sembrano
svelarle il loro segreto.
E' troppo presto e troppo...
semplicemente troppo di tutto!
- Prendo la pillola e sei il
primo a cui non ho chiesto di indossare il preservativo. Puoi stare
tranquillo.
La voce le esce dura,
più di quanto lei stessa voglia, perchè in
realtà è spaventata da quello che ha appena
scoperto.
- Sam... Sam... ti prego, non
fare così.
Non si rende conto di quello
che sta facendo, sino a quando le mani di
Embry non le impediscono con più forza di districarsi da lui.
- Volevo solo rassicurarti sul
fatto che sono sempre stato attento anch'io e che se questa volta...
- Non lo dire!
E' arrabbiata, anzi no,
è decisamente terrrorizzata
perchè il suo sguardo si è fatto ancora
più sicuro
e determinato nell'esprimerle ciò che prova per lei.
Cazzo, no! Non vuole che glielo
dica!
- Sam... Sam...
ascoltami.
La sua presa è
forte, ma gentile. E lei lo odia anche per
questo, perchè sa che se solo insistesse un pochino di
più, lui la lascerebbe andare, facendola sentire ancora
peggio.
- Se vuoi non lo dico, ma ti
prego, non scappare da me.
E' una supplica, quella di
Embry, a cui tutto il suo essere
risponde con un trasporto immediato e totale, forzandola a rimanere
lì dov'è, tra le sue braccia.
Come può avere un
tale potere su di lei, quando nemmeno lei riesce ad averlo su stessa?
- Che cosa mi hai
fatto, Embry? Maledizione, non riesco più nemmeno a
respirare se tu non mi sei intorno!
Lo sguardo che le rivolge
è talmente intenso, da provocarle un lungo brivido gelato
lungo la schiena.
- Anzi no, non lo voglio
sapere.
E' di nuovo a pezzi.
Non potrebbe essere
diversamente, non dopo aver acquisito la piena
consapevolezza che potrebbe di nuovo essere distrutta dall'amore.
Sam è convinta che
questa volta non potrebbe sopravvivere, non
dopo aver già attraversato l'inferno di perdere quello di
suo fratello Peter.
Lui era tutta la sua vita, e
per continuare senza di
lui ha dovuto rinunciare ad una parte importante di sè.
Ora pensa che se dovesse
perdere Embry, cos'altro rimarrebbe di lei?
Eppure non può
pensare di allontanarlo. E' come se una forza invisibile la legasse a
lui.
- Sam? Mi guarderesti un
attimo?
Lo ha chiuso fuori dal suo
mondo in quella maniera infantile, "non lo
vedo allora non può esistere", e le viene quasi da ridere,
perchè sta per completare un ciclo di studi che avrebbero
dovuto
renderla immune a negazioni di quel tipo.
Apre gli occhi e lo guarda.
- Non ti chiederò
niente di più di quello che sarai
disposta a concedermi. Un giorno, un mese, un anno... quando ti
stancherai di me, io mi farò da parte. Ma sino ad allora,
lascia
che io...
Gli ha letteralmente chiuso la
bocca con la mano, sentendo il suo fiato caldo solleticarle il palmo.
- E se fossi prima tu, a
stancarti di me? Ci hai pensato? Abbiamo
cinque anni di differenza, Embry. Sembri di certo molto più
maturo della tua età ma questo non vuol dire che...
Si ritrova anche lei con la
bocca chiusa, e decisamente meglio dal
momento che la mano di lui copre una superficie più ampia.
Se qualcuno potesse vedere la
scena dal di fuori, forse gli apparirebbe
anche comica: due ragazzi nudi sul divano, dopo aver appena fatto
l'amore in maniera travolgente, a tapparsi rispettivamente la bocca per
non dare voce a quel sentimento che comunque è scritto nei
loro
occhi.
La conversazione, infatti, non
è cessata tra loro, si è
spostata solo ad un livello più profondo. A parole si
può
anche mentire, ma con le emozioni è già
più
difficile farlo.
E se guarda negli occhi di
Embry, le è impossibile credere che
arriverà il giorno in cui si potrà stancare di
lei.
E allora cosa deve fare?
Rischiare di vedere
se succederà, quando magari sarà anche
più innamorata di lui?
Oddio, allora è vero.
E' proprio
innamorata... persa tra l'altro.
Non può nemmeno
pensare di allontanarlo, perchè ci ha
già provato e questo l'ha riportata dritta dritta da lui, e
poi
dritta dritta su quel divano, dove ha fatto l'amore con lui senza
nemmeno preoccuparsi di usare qualche precauzione.
Maledizione, con lui il pensiero
non l'ha nemmeno sfiorata.
Non c'è
niente da fare, se non arrendersi definitivamente al fatto che non
può fingere qualcosa che non è.
E deve averla scritta in
faccia quella resa, perchè improvvisamente gli
occhi scuri che sta ancora fissando, si illuminano dello stesso sorriso
che sente fiorire sotto il palmo della sua mano.
Non è il sorriso
vittorioso di chi ha vinto la guerra, ma
è quello di chi è felice di essergli
sopravvissuto.
E' un punto di partenza, non
un punto di arrivo quel sorriso meraviglioso.
XXXXXXXXXXXXXXXX
Hanno fatto di nuovo l'amore,
con più calma, esplorando i loro corpi alla ricerca di quei
punti sensibili e ricettivi.
Ha scoperto così
che adora essere baciata sotto la mandibola, ma non vicino
all'orecchio, perchè lì diventa solo solletico; che le piace una presa
più decisa quando le tocca il seno, meno quando lo sfiora
solo con delle carezze. Non sopporta, invece, che le
tocchi l'ombelico, ma se lo bacia soltanto allora può anche
lasciarglielo fare.
Gli ha guidato la mano tra le
pieghe del suo sesso, mostrandogli esattamente il punto in cui voleva
sentire il suo tocco, stupendosi poi di come lui le abbia fatto
scoprire che essere contemporaneamente stimolata da un'altra parte lo
rendesse ancora più eccitante.
Infatti, quando ha fatto
scivolare le dita nella fessura tra le sue natiche, c'è
stata una resistenza iniziale, subito superata dal piacere della
scoperta che con lui non era stato sgradevole come con altri.
Questa confessione gli ha
fatto provare una tale sensazione di reciproca appartenenza e possesso,
che l'ha quasi portato sull'orlo dell'orgasmo.
Ha tracciato nuove rotte sul
corpo di Samantha, inesplorate e del tutto sue.
Si è
nuovamente tuffato nel suo calore, assaporandola in ogni sfumatura,
sino a quando non ha avuto solo il suo sapore in bocca.
E poi ne avrebbe voluto
ancora, ma è stata lei ad obbligarlo a darle di
più, scoprendola così capace di prendersi
ciò che vuole.
Si è ritrovato con
lei sopra, senza respiro e senza la forza di fare altro, se non
assecondare quella sottomissione così erotica e coinvolgente.
Ha scoperto anche che dopo
l'amore, Samantha è ancora più bella.
Saranno due ore buone che la
guarda dormire, eppure ancora non è stufo. Certo, anche lui
si è addormentato ad un certo punto, però si
è svegliato prima di lei e non è più
riuscito a chiudere gli occhi.
E' innamorato perso.
E' inutile girarci
intorno, che sia imprinting o amore vero, lui è fottuto lo
stesso.
Ma contrariamente a quanto si
aspettava, non è incazzato, o triste, o l'insieme delle due
cose. Non si sta spaccando la testa sulla questione.
No, è soltanto
felice.
Ma se si sente
così bene, ha senso combattere questa cosa, allora?
Cioè, vuol dire che dopo tutte le paranoie che si
è sempre fatto, si deve arrendere anche lui a diventare
l'ombra di qualcun'altro?
Perchè se il sole
sparisse, morirebbe anche lui.
Già che pensa queste
cose, come se fosse uno dei libri di sua madre, gli fa capire quanto
sia andato oltre.
Allora Jacob aveva
ragione e lui torto?
Bastava trovare l'altra
metà, perchè tutto l'universo prendesse la giusta
piega?
Si domanda allora come si
senta rispetto alle questioni che si è lasciato alle spalle:
il lupo, il branco, sua madre... suo padre. Quello vero, ovviamente.
Già, cosa pensa
adesso se si guarda indietro?
Chissenefrega?
No, non
è proprio così. E' un "chissenefrega" se Sam non
lo molla. Se Sam lo aiuta a vedere le cose anche attraverso i suoi
occhi. Se Sam lo prende per mano e lo accompagna in quel passato che lo
ha ferito così nel profondo.
Ma c'è la questione
del lupo.
E lui non
è mica tanto convinto che lei la prenderà bene.
Già ha fatto fatica ad accettare lui così
com'è, figurarsi se dovesse mostrarle il suo alter ego.
Eppure... eppure lui
è così grazie anche al lupo.
Cioè, lui
è l'insieme delle due cose.
Ma se ne accorge solo adesso,
cazzo?
- Se hai un
segreto, Embry, questo è il momento di dirmelo.
La voce di Samantha lo fa
letteralmente sobbalzare, perchè si deve essere perso nei
suoi ragionamenti, senza accorgersi che adesso è sveglia
anche lei.
- Perchè dici cosi?
Intanto non ha resistito dall'afferarla per la vita e trascinarla verso
di lui. Mentire e ingannare è una specie di seconda pelle
per lui.
Per quanti anni ha detto "tranquillo, Jacob, va tutto bene",
"tranquilla ma', va tutto bene", "tranquilli, amici, va tutto bene"?
Praticamente da sempre.
- Avevi la faccia di uno che stava litigando con se stesso. E non su
cosa mangiare stasera, giusto per farti capire.
Lui sorride, anche se dentro trema.
- Questa mi sembra psicologia spicciola, veramente.
Anche lei sorride, ma sa di non averla ingannata.
- La psicologia è roba spicciola, solo che la gente ha
bisogno di credere che non lo sia. Quindi paga fior di soldi per farsi
dire quello che in realtà già conosce.
Le sfiora le labbra con un bacio, mentre le aggancia anche una gamba
tra le sue.
Una cosa che piace a lui
è il modo in cui il corpo minuto di Sam si avvinghia al suo.
- Più o meno è il concetto che
esprime anche Julia Robert a Richard Gere in Pretty Woman. La tua
è solo una conferma, quindi.
Lei scoppia a ridere, questa volta sinceramente.
- Ti prego! Conosci Pretty Woman! Ma è un film vecchio e
stravecchio! Tra l'altro è roba da maratona romantica per
una serata tra ragazze!
Lui si sente già meglio e solo perchè lei sta
ridendo.
- Guarda che è così che sono arrivato a capire le
donne. Studiandole nel loro punto debole: i film romantici!
Lei ride più forte adesso, la faccia nascosta nell'incavo
del suo collo.
Ecco, adesso si sente anche meglio con lei così vicina.
Può inspirare il suo profumo, un misto di salsedine, sesso e
lui.
- Embry, ti giuro, se lo hai fatto sei un mito!
Lui la stringe, mentre sente un primo accenno di desiderio risvegliarsi.
- Certo che l'ho fatto. Dove credi che abbia scoperto i trucchi
migliori?
Lei gli rifila una specie di cazzotto, dando segno di stare al suo
gioco.
- E io che pensavo fosse tutta farina del tuo sacco. Mi sembrava troppo
bello che tu fossi carino, giovane e anche così capace.
Lui non si fa sfuggire l'occasione.
- Bè, che sono "capace" mi sembra di avertelo dimostrato
già più volte... per la precisione tre. Ma sono
già pronto per la quarta ...
Lei lo caccia via, ridendo e avvolgendosi nel lenzuolo come in uno
scudo protettivo.
- Eh, no! Sono io che non sono pronta. I cinque anni di differenza si
fanno sentire, ragazzino!
Mi spiace, devo recuperare le forze!
Si è gettata giù dal letto, sfuggendogli per un
soffio. Si allontana di qualche passo e lo minaccia con una finta
espressione truce.
- Se vuoi la quarta, come minimo prima mi devi portare a cena fuori. E
prima mi devo fare anche una doccia...
Lui è già pronto a seguirla, con l'idea di
insaponarla e ...
- Non ci provare! Docce separate!
Lo minaccia ancora, facendo due passi indietro.
- Devo anche schiarirmi le idee, e con te vicino non è di
certo possibile.
Se doveva arrivare una nota dolente, eccola.
Vuole riflettere.
Su che cosa? Sul fatto che ha capito davvero che le
nasconde qualcosa di serio? O sul fatto che è innamorato di
lei? O sul fatto che anche lei è persa di lui?
Perchè la discussione dopo la loro prima volta sa che non
è dimenticata, ma solo accantonata. Anche lui deve chiederle
qualcosa, perchè dietro alle sue paure gli sembra ci sia
anche dell'altro, non solo il fatto che lui è giovane o che
tra loro tutto è successo così rapidamente.
- Va bene, ma se vedo che rifletti troppo, ti vengo a prendere, okay?
Mette su anche lui un'espressione più minacciosa, ma ottiene
solo di farla ridacchiare ancora.
- Non sei credibile. Non mi fai paura nemmeno un pò.
Per un attimo si immagina di trasformarsi davanti ai suoi occhi, e
quello che vede lo terrorizza.
- Embry? Che c'è, stai male?
Il tono allarmato di Samantha scaccia via quell'immagine terribile,
facendogli scuotere la testa per liberarsi anche dell'ultimo brandello
di angoscia provata.
- No, tranquilla. Mi sa che ho bisogno di nuove energie anch'io!
Giovane o non giovane, sono state tre volte anche per me...
Lei non è pienamente convinta di quella risposta, ma dal
momento che lui si è alzato in tutto il suo metro e
novantatrè di nudità, tra l'altro non proprio
così a riposo, decide di non rischiare.
Forse pensa che è stato un trucco per farla riavvicinare, e
lui alimenta il suo dubbio per distrarla.
- Però, forse, dopotutto...
Le rivolge uno sguardo languido, perchè comunque lei
è bella da morire così scarmigliata e
drappeggiata nel lenzuolo stropicciato.
- Traditore... ma se poi stai male veramente e io non ti soccorro,
prenditela solo con te stesso!
Dato che lui ha fatto qualche altro passo in avanti, non le lascia
altra scelta se non quella di correre a rifugiarsi in bagno,
sbattendosi la porta alle spalle.
- Vedi di farti trovare pronto quando esco!
Lui si appoggia alla porta, meditando per un attimo di aprirla
comunque. La tentazione di fare la doccia con lei è
altissima, nonostante tutto.
- In che senso?
- Nel senso che se non sei vestito, ti lascio qui a morire di fame!
Sente che ha già aperto l'acqua, e una parte di lui
è di nuovo pronta per lei.
- Donna crudele.
La sente ridere.
- Puoi dirlo forte. E adesso vattene, sul serio.
- Va bene. Per questa volta cedo... ma non ti abituare, piccola donna.
- Okay, Toro Seduto. Lo terrò a mente.
Lo congeda con un'ultima risata, un bel suono che su di lui continua ad
avere un effetto devastante.
Andrà a farsi una doccia anche lui, ovviamente fredda e poi
cercherà di capire come dovrà fare con lei.
Perchè in qualche maniera dovrà trovare il modo
di dirle il suo segreto, sa bene che non potrà rimanere per
sempre lontano dal branco, da sua madre e da La Push.
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