Survival

di esthernathalie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ordinaria follia ***
Capitolo 2: *** Cioccorane ***
Capitolo 3: *** Decisioni decisive ***
Capitolo 4: *** Ombre furtive e cambiamenti in vista ***



Capitolo 1
*** Ordinaria follia ***


Hogwarts,
Ottobre 1976

Capitolo I: Ordinaria follia

 

 
Lily cammina veloce, stretta al petto con entrambe le braccia tiene la pesante borsa di stoffa marrone contenente quattro tomi sicuramente scritti tutti prima che lei nascesse, a giudicare dalle pagine ingiallite che ha notato quando li sfogliava in biblioteca. Si affretta nonostante non ce ne sia bisogno. Probabilmente sarà la prima ad arrivare nell’aula di pozioni, ma le ombre scure che si allungano sulle pareti dei sotterranei la inquietano abbastanza da indurla a non rallentare il passo. L’atmosfera cupa che pervade il corridoio la conduce inevitabilmente verso pensieri tristi e ricordi che preferirebbe dimenticare.
Riesce quasi a sentirla, come un sussurro malevolo che impregna l’aria, rimbalza tra i muri di pietra e la colpisce dritto al cuore.  Una parola può fare così male? Sì, ferisce il suo cuore di Grifondoro e si prende gioco della sua sete di giustizia, scavalcando i concetti di eguaglianza che il Preside non si stanca mai di ripetere nei suoi discorsi, specie negli ultimi tempi. E se pure il grande Albus Percival Wulfric Brian Silente è in allerta, allora la giovane Lily Evans ha tutte le ragioni per non stare tranquilla, soprattutto tenendo conto del suo stato di sangue.
Mezzosangue. Peggio, Nata Babbana. Come un macigno le rotola addosso il ricordo dell’anno precedente, l’anno in cui il suo migliore amico le si rivoltò contro e la tradì. Il rapporto stroncato con Severus Piton è una ferita ancora aperta che gronda sangue e fatica a chiudersi, gli avvenimenti che di recente hanno allertato l’intero castello di Hogwarts non sono che il classico dito nella piaga. Due sue compagne Grifondoro e un ragazzo di Tassorosso sono in Infermeria con contusioni ed escoriazioni dovute ad incantesimi che si possono trovare solo nel Reparto Proibito. I colpevoli sono a piede libero, ma tutti hanno un’idea abbastanza precisa di chi possa essere stato. Nomi come Mulciber, Malfoy, Nott e Goyle riecheggiano nella mente di tutti gli studenti, ma nessuno può far niente per fermarli, in quanto le prove a loro carico sono inesistenti.

“EVANS!” Urla una voce dietro di lei, facendola sobbalzare. La ragazza in questione si gira di colpo e i suoi occhi trovano quelli ridenti di James Potter, che la sta raggiungendo in poche grandi falcate.
“Merlino, Potter, sempre in mezzo ai bolidi! Che vuoi questa volta?” Domanda in tono aggressivo la rossa, senza degnarsi di salutarlo. Il giovane Grifondoro non ci bada più di tanto, e camminando al suo fianco con le braccia che ondeggiano ad ogni passo, risponde serafico.
“Beh, pensavo che avresti gradito la mia compagnia, e poi considerando gli ultimi eventi avvenuti in questi sotterranei ti fa comodo avermi come guardia del corpo! Sai, in effetti pensavo di diventare Auror una volta fuori di qui, ma se mi paghi a sufficienza potrei diventare il tuo Paladino Personale!” E detto ciò si esibisce nel suo solito sorriso a trecentonovantaquattro denti. Lily Evans gli scocca un’occhiata in tralice e non risponde, limitandosi a camminare al suo fianco. Sebbene non lo ammetterebbe mai neanche sotto tortura, una parte di lei è sollevata dal fatto che ci sia qualcuno con lei in quei luoghi bui. Ma la frase successiva del ragazzo le fa cambiare nuovamente idea e ritorna in lei l’istinto primordiale di uccidere quel pallone gonfiato.

“Allora, ci vieni ad Hogsmeade con me Evans?”

L’arrivo all’aula di Pozioni le evita l’incombenza di rispondergli o di affatturarlo. Senza degnarlo di uno sguardo si allontana da lui e va a mettersi di fianco ad un calderone di quelli in prima fila. Saluta cortesemente il Professor Lumacorno. Nonostante le feste del Lumaclub siano uno strazio, Lily trova che l’insegnante abbia un bel modo di fare lezione e di mantenere viva l’attenzione degli studenti.

Quaranta minuti dopo James osserva incerto il contenuto del suo calderone. Dopo l’essenza di fiori di Botubero il liquido dovrebbe virare verso un colore tendente al verde bottiglia, ma quello che è riuscito a produrre è una fumante sostanza gialla cremosa. A giudicare dall’odore, è assai improbabile che sappia di budino, nonostante le apparenze. Sospirando sconfortato, getta uno sguardo al lavoro della Evans, la sua pozione è di un verde perfetto. Come i suoi occhi, pensa lasciandosi andare alle fantasie che sono solite assalirlo da… beh, dagli ultimi tre anni almeno. Di malavoglia sposta lo sguardo dalla Evans per portarlo al suo calderone. Con la coda dell’occhio nota un movimento brusco e qualcosa partire dall’angolo dei Serpeverde. Un campanello d’allarme si accende nella sua testa e fa per afferrare la sua Bacchetta, ma non può far niente: vede distintamente delle radici di qualche pianta sconosciuta finire nel preparato della Evans con un plop appena udibile. La ragazza è immersa nella  lettura delle istruzioni e non nota nulla.

“Attenta Ev-!” Prova ad urlare James, ma il resto del suo avviso viene coperto da un boato che rimbomba cupo nei sotterranei e fa tremare la porta di legno dell’aula. C’è una densa fumata nera e per qualche istante nessuno vede più in la del proprio naso. Poi il professor Lumacorno sventola la Bacchetta e l’aria torna pulita per magia. Riversa a terra, di fianco al suo calderone sventrato, c’è Lily Evans, inerte.

Gran parte degli studenti si accalca vociando spaventata intorno al suo corpo, spintonando per vedere meglio la compagna. Solo i Serpeverde restano indifferenti, continuando il loro lavoro come se niente di importante sia successo.
“Fatemi passare!” Sbraita l’insegnante, e facendosi spazio arriva ad inginocchiarsi di fianco alla sua studentessa prediletta. “Innerva” mormora, e la ragazza apre gli occhi. Li sbatte un paio di volte e poi vede il professore. “Ho sbagliato ingrediente?” Chiede ingenuamente. Prova ad alzarsi ma improvvisamente ricade contorcendosi, lanciando un grido di dolore e stringendosi la gamba sinistra con una mano e il fianco destro con l’altra. Laddove i vestiti sono venuti a contatto con la Pozione rovinata ora c’è un buco fumante, e tutti possono vedere chiaramente la pelle bruciata della Evans, raggrinzita e piena di bolle.
“Non preoccuparti Lily, ti porto in Infermeria.” Dice il professore osservandola preoccupato, e poi la schianta. “Così non soffre…” spiega ai suoi studenti che lo fissano attoniti. Qualche Serpeverde ridacchia. Con un movimento di Bacchetta trasfigura una calderone in lettiga e vi adagia la studentessa. “Lettiga Locomotor” esclama raddrizzandosi, poi, prima di uscire dall’aula si volta verso la classe.
"Torno fra cinque minuti. Siete studenti del sesto anno, quindi mi aspetto che vi comportiate di conseguenza. Non tradite la mia fiducia!” Esclama, ed esce chiudendo la porta.
Immediatamente James si gira a fronteggiare i Serpeverde, spalleggiato dagli altri suoi compagni Grifondoro. Fra i Malandrini spicca l’assenza di Remus Lupin, ufficialmente ricoverato in Infermeria per Spruzzolosi.
“Siete i soliti vigliacchi!” Li aggredisce verbalmente James, e altri suoi compagni gli fanno eco, insultando le Serpi. Quest’ultime non si scompongono. Douglas Flitt, un ragazzo corpulento con il collo corto, si limita a sibilare a nome di tutta la sua Casata: “È quello che si merita quella Feccia. Non dovrebbe nemmeno essere in questa scuola quella sottospecie di Nata Babbana. Non ne è degna!”

Quelle parole sono sufficienti ad aizzare i Grifondoro, stanchi dei continui soprusi sempre più frequenti. L’aula di Pozioni si illumina alla luce delle fatture varie scagliate dalle due fazioni. Alcune studentesse e Peter Minus si nascondono dietro i Calderoni, limitandosi ad evocare un Sortilegio Scudo ogni qualvolta un Incantesimo va verso di loro. Quando il Professor Lumacorno rientra in aula, per un attimo prende seriamente in considerazione l’opzione di licenziarsi e cambiare mestiere. Poi si ricompone, sbraita e riporta la calma in aula. Nota con sgomento che due studenti sono riversi a terra in posizioni scomposte e che un James Potter furente sanguina copiosamente dalla fronte.
“È inammissibile! Vi comportate come animali! Dopo neanche cinque minuti che sono stato via! Dovreste vergognarvi! Non è questo quello che vi abbiamo insegnato in questa scuola. Trenta punti in meno ad entrambe le case! Potter, fila in Infermeria. Black, Prewett, accompagnatelo e portate gli studenti svenuti con voi, è evidente che io non posso lasciare la classe da sola. Una cosa da pazzi! Ma ne parlerò con il Preside, non si può andare avanti così, proprio no. Mi avete deluso, tutti voi.” Conclude Lumacorno, scuotendo la testa. “E ora cosa state lì impalati? Datevi da fare e rimettete in sesto l’aula. Senza magia!” Intima infine, lasciandosi cadere pesantemente sulla sua sedia ed asciugandosi la fronte. Di questo passo andrò in pensione a quarant’anni, rimugina esausto. Decisamente, dovrò andare a parlare col buon vecchio Silente. Lui saprà cosa fare. Lo sa sempre.
*

Lily apre gli occhi e li sbatte un paio di volte, confusa. Mette a fuoco le pareti bianche e si rende conto di essere in Infermeria. Mano a mano che i ricordi le riaffiorano alla mente, il suo sguardo si fa sempre più cupo. Si controlla il corpo e scopre di essere bendata in più punti. Gli occhi le si inumidiscono contro il suo volere. Odia essere debole, ma quell’episodio è la classica goccia che fa traboccare il vaso. Piange perché è stanca di quella guerra e perché teme per la vita della sua famiglia Babbana. Piange perché Hogwarts non è più un posto sicuro e non è più la scuola che amava.
Quando prosciugata rialza lo sguardo, Albus Silente le sorride comprensivo ai piedi del letto e le porge una caramella Mou.
 
 NOTE AUTRICE: Ecco il primo capitolo! Mi piacerebbe avere il vostro parere ed eventuali consigli. Questa storia si è formata nella mia mente mentre guardavo un catamarano in mezzo al mare dalla spiaggia di Lloret de Mar. Spero che vi incuriosisca abbastanza da continuare a leggerla! ~Esther Nathalie.

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Capitolo 2
*** Cioccorane ***


Capitolo II: Cioccorane

 Hogwarts,
Ottobre 1976



Madama Chips non è in Infermeria, lo si può notare dal caos che regna sovrano fra quelle mura asettiche e i lettini di metallo. Sirius Black e Peter Minus stanno sommergendo di aneddoti divertenti e quesiti demenziali il povero Remus Lupin, mentre James Potter sembra sul punto di trasfigurarsi in una trottola, talmente è impegnato a far la spola tra il letto del suo migliore amico e quello della sua amata che lo fissa contrariata. “Potter, questa è un’Infermeria e si suppone che io debba riposare, quale parte del concetto non ti è chiara?” James la guarda estasiato senza perdere il sorriso e risponde serafico. “Beh, tecnicamente io ho diritto quanto te di essere qui, è inutile che tenti di cacciarmi!” Dice, alzando vittorioso il suo polso bendato e indicando con l’altra mano il vistoso cerotto rosso ed oro sulla fronte. Già che ha alzato il braccio, ne approfitta per scompigliarsi i capelli in perenne disordine. Lily contrae la mascella e chiude gli occhi, nella puerile speranza che non vedendolo riesca ad ignorare la sua presenza. Peccato che il suo udito funzioni alla perfezione. “Evans, perché chiudi gli occhi? Non stai bene? Sei stanca? Ci penso io, non ti preoccupare! Adesso vado da Remus e ti prendo un po’ di cioccolato!” Così dicendo il giovane Grifondoro saltella verso i suoi amici all’altro capo della stanza. Lily sospira e riapre gli occhi, godendosi l’inaspettato momento di tranquillità. Momento che non dura tre secondi, perché all’improvviso la porta dell’Infermeria si spalanca violentemente e una frotta di ragazze si fionda verso il suo letto, attorniandola.
Non mi ricordavo di avere così tante amiche, pensa lei disorientata, poi nota i risolini e le occhiate languide in direzione di Black e Potter: improvvisamente le è tutto chiaro. Ignora le altre e si rivolge all’unica ragazza presente con cui ha davvero un bel rapporto. Guarda caso, è anche l’unica in mezzo a quello stuolo di oche che non prova ad attirare l’attenzione dei ragazzi, ma è realmente lì per accertarsi delle sue condizioni.
“Ciao Marlene, come stai?” chiede, sinceramente contenta di vedere una faccia amica. La McKinnon solleva un sopracciglio e risponde sbuffando. “Sbaglio o sei tu quella in un letto d’Infermeria? Questa domanda dovrei farla io a te!”
Lily alza le spalle e replica con noncuranza. “Oh, io sto bene, le pomate di Madama Chips fanno miracoli. Solo che non posso ancora lasciare questo letto, credo che mi vogliano tenere sotto osservazione per verificare che io non sia rimasta traumatizzata o cose del genere. Come se ormai non fossi abituata a trattamenti simili!” Termina con una risata senza allegria. Marlene la guarda seria e non dice niente. In cuor suo ringrazia il fatto che la sua famiglia sia Purosangue, tuttavia si chiede quanto siano realmente al sicuro. Suo padre non è un sostenitore delle idee di Voldemort, ed il fatto che abbia una figlia a Grifondoro ed un figlio a Tassorosso non contribuisce a metterlo in una buona posizione. Si costringe a scacciare dalla mente quei pensieri cupi e si volta verso James, che sta arrivando proprio in quel momento con qualcosa in mano. Il ragazzo avanza baldanzoso fino ad arrivare ai bordi del letto dove giace Lily e si inginocchia, la guarda sbattendo le sopracciglia e le porge con entrambe le mani una Cioccorana. Comincia a mormorare in tono sommesso: “Mia dolce compagna, accetta questo dono come pegno del mio immenso amore e come segno della mia completa devozione a te e ai tuoi capelli, rossi come il sentimento che ogni notte mi accende e… Oh, ciao McKinnon, qual buon vento!” Esclama interrompendosi. Si guarda meglio intorno e realizza che ci sono almeno altre cinque ragazze vicino a loro, che alternano occhiate sognanti nella sua direzione a sguardi omicidi verso la ragazza stesa a letto. “Oh, io ho portato solo un dolce per la mia fiamma, mi dispiace! Ma hey, adesso rimedio! SIRIUS! PORTA ALTRE CIOCCORANE!” Sbraita, e una ragazza bruna emette un urletto eccitato girandosi verso le compagne. Dall’altro lato della stanza, Remus si prende la testa fra le mani.
“Ma dov’è Madama Chips quando serve?” Chiede a Peter, osservando con sguardo triste la sua scorta di dolci allontanarsi con quello che dovrebbe essere un suo migliore amico. Peter non trova niente di intelligente da dire e decide di stare in silenzio, limitandosi ad un sospiro comprensivo.
Sirius arriva fino al letto della Evans con le braccia cariche di cioccolato. “Ragazze, chi ha fame?” Chiede innocentemente, e un secondo dopo viene letteralmente preso d’assalto. Emette uno strillo poco virile e lascia andare le Cioccorane, che iniziano a saltare da tutte le parti.
“ADESSO BASTA!” Ruggisce una voce, e tutti i presenti si voltano automaticamente verso l’ingresso, convinti che Madama Chips sia tornata. Ma non è stata lei a gridare, bensì Marlene McKinnon, che con la Bacchetta spianata in direzione delle ragazze attorno a Sirius ringhia un ultimatum. “Questa è un’infermeria, e la mia amica ha bisogno di riposo. Andate a fare le galline da un'altra parte!” Le ragazze la guardano furiose e fanno per avventarsi su di lei, ma Sirius si mette lesto in mezzo e porta le mani avanti in un gesto conciliante. “Ha ragione lei, anche il mio amico Remus ha bisogno di riposo, e poi non vorrete perdere punti vero? La Evans qui presente è un Prefetto e non penso che si lascerebbe intenerire dai vostri splendidi visini.” Una ragazzina del quarto anno sgrana gli occhi. “Pensi davvero che siamo splendide?” Chiede tentennante. Sirius le rivolge un sorriso a mezza bocca. “Certo che lo penso!” dice, e con queste parole riesce a placare anche gli animi delle ragazze più infuriate. La schiera di fans esce ordinatamente, probabilmente ancora troppo stordita dal complimento per fare altro casino. Marlene abbassa la Bacchetta e brontola. “Me la cavavo benissimo da sola, Black.” Sirius si gira a fronteggiarla. “Mi aspettavo un grazie a dire il vero!” sbotta irritato. La ragazza lo fissa di rimando negli occhi senza abbassare lo sguardo e risponde. “Per cosa, per avermi tolto l’occasione di difendermi da sola? Non sono una principessa indifesa e tu non sei certo un cavaliere, se ti sei messo in mezzo è solo perché volevi essere al centro dell’attenzione come sempre e farti notare!”
Sirius la guarda sbalordito. “Se non te ne sei accorta, non ho bisogno di cercarla la notorietà. Non credo proprio che quelle ragazze fossero qui per la Evans. E comunque una Cioccorana ti farebbe bene, magari con un po’ di dolce la smetteresti di lanciarmi contro parole al vetriolo!” dice, avvicinandosi sempre di più. Marlene si vede riflessa nei suoi occhi, scuri eppure così accesi, poi si gira bruscamente dandogli le spalle, nascondendo il suo turbamento. Senza più guardarlo si allontana, lanciandogli un’ultima frecciatina. “Mi domando come mai il Cappello Parlante non ti abbia smistato a Serpeverde insieme ai tuoi parenti, da come usi e getti le ragazze di questa scuola posso dedurre che saresti stato benissimo in quel covo di marpioni arroganti!”
“Io non ho parenti a Serpeverde! Mio fratello si chiama James ed è Grifondoro!” Latra Sirius infuriato, poi si allontana a grandi passi per tornare da Remus. James lancia un’ultima occhiata dispiaciuta a Lily e segue il suo migliore amico. Marlene si siede sul bordo del letto continuando ad inveire.
“Quel pallone gonfiato! Crede di essere il migliore e di poter avere tutta la fauna femminile di Hogwarts ai suoi piedi! Beh si sbaglia, di certo non incanta me! È odioso! L’essere più insopportabile della terra!”
Lily la ascolta senza batter ciglio, poi si sistema meglio sui cuscini e sbuffa stancamente. “Puoi smetterla di fingere, se ne sono andati ormai.”
La compagna Grifondoro abbassa lo sguardo e d’improvviso è come se si sgonfiasse, l’energia rabbiosa mostrata poco prima evapora e lascia spazio alla vera Marlene. Una Marlene fragile, insicura, affranta e vinta da sentimenti più forti di lei. “Sono stata convincente?” Chiede ansiosa.
“Sì, penso che tu lo abbia fatto infuriare abbastanza. Ma non capisco la tua tattica. Se ti piace, perché fai di tutto per farti odiare?”
“Non è che io voglia farmi odiare… è che non posso fare a meno di comportarmi così, è una specie di autodifesa. Inoltre non sopporto l’idea di essere solo una delle tante che gli corre dietro. Non voglio che lui pensi a me come l’ennesima oca infatuata.” Dice torcendosi le mani.
“Solo che tu non sei solo infatuata, vero?” Chiede la rossa, sapendo che la risposta non le piacerà. La sua compagna soffia via dal viso una ciocca di capelli biondi e risponde lentamente, mettendo esitante una parola dietro l’altra, come se non si ricordasse più come strutturare una frase di senso compiuto.
“No. Io… Io lo amo. E mi… odio, mi detesto profondamente per questo.”

*

C’è un gran vociare all’interno dell’aula Insegnanti, ma tutti tacciono quando il Preside fa il suo ingresso e prende posto.
“Mi scuso per il ritardo, ma ero in Infermeria.” Dice serio. Immediatamente gli insegnanti riprendono a vociare.
“Quanti studenti sono feriti ora, Albus?” Chiede angustiato il Professor Parker, torcendosi le mani.
“È diventata una situazione inammissibile Preside, chi non è Purosangue ora deve temere per la sua incolumità.”
“Sono solo ragazzini! Eppure molti hanno già la mente avvelenata dalle idee di Tu-Sai-Chi. Dove andremo a finire di questo passo?”
“Chi sarà la prossima vittima, un altro dodicenne Nato Babbano? Se si continua così il prossimo anno i genitori terranno a casa i propri figli ed assumeranno insegnanti privati. Che ne sarà di Hogwarts fra qualche anno?”
“Quanto ancora dovremo sopportare questa situazione? È già un miracolo che non ci siano stati studenti morti.”

“State calmi, vi prego.” Dice pacato Silente. “Sono conscio del fatto che la situazione è diventata insostenibile. A tal proposito, mi frullava in testa una soluzione che potrebbe non solo calmare gli animi qui ad Hogwarts, ma anche impedire che le idee di Voldemort mettano piede a Durmstrang.
È risaputo che in quella scuola insegnano le Arti Oscure, potete quindi immaginare quanto devastanti sarebbero le conseguenze se quegli studenti si unissero alla schiera di Voldemort. Fonti certe mi hanno comunicato che per ora non ci sono ancora seguaci al di fuori dell’Inghilterra: perlopiù gli altri Paesi sono all’oscuro di quanto accade qui.”
“Professor Silente, cosa ci hanno a che fare quei bacucchi di Durmstrang coi problemi che ci abbiamo noi qui?” Chiede perplesso Hagrid.
“Ci stavo arrivando, Rubeus. Vedete, mi sono consultato con il Preside di Durmstrang, e siamo giunti alla medesima conclusione. Da sempre ai non Purosangue è vietato accedere alla nota scuola nordica, ma le cose stanno per cambiare, almeno temporaneamente. Gli studenti di Hogwarts che maggiormente subiscono angherie dai propri compagni avranno la possibilità di cambiare aria, mentre Durmstrang accoglierà i non Purosangue per dare così la possibilità agli studenti di vedere coi propri occhi che Nati Babbani e Mezzosangue non sono affatto diversi dagli altri Maghi.”
“Preside, non crede che gli studenti a Durmstrang continueranno ad essere vittime di discriminazioni?”
“Non è da escludere, mia cara Minerva, ma in ogni caso al punto in cui siamo la situazione per quei poveri alunni può solo migliorare. D’altro canto, conto sul discorso di ammonimento che il Preside di Durmstrang farà ai suoi allievi. La gerarchia viene presa sul serio dai nordici, e le parole dei Professori avranno un peso non insignificante sulle scelte degli studenti. Sono fiducioso e credo che gli studenti di Durmstrang avranno sufficiente discernimento per capire che il sangue non fa il mago, soprattutto se vedranno all’opera studenti brillanti come la nostra Lily Evans.” Il mago fa una pausa per permettere ai colleghi di raccogliere le idee, poi prosegue.
“Con il vostro permesso, desidero comunicare la notizia questa sera stessa in Sala Grande. Gli studenti non saranno in alcun modo obbligati a frequentare Durmstrang, chi sceglierà di partire lo farà di sua volontà. Prego a tutti color che approvano questa soluzione di alzare la Bacchetta.” Termina, scrutandoli da sopra le lenti a mezzaluna. Lentamente, tutte le braccia si alzano. L’ombrello di Hagrid trema fra tutte le Bacchette degli altri insegnanti, mentre il Mezzogigante tira su con il naso e sbotta. “Mi mancheranno, quei soldi di cacio!”
 
 
NOTE AUTRICE: Adoro Hagrid, il caso è chiuso! Tornando alla storia… In questo capitolo ho introdotto il personaggio di Marlene McKinnon, spero di rendere al meglio il suo carattere, va detto che NON è una Mary Sue. Nel corso dei capitoli si aggiungeranno altri personaggi importanti. Vi ringrazio sin d’ora per eventuali recensioni!
A presto
Esther Nathalie

 

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Capitolo 3
*** Decisioni decisive ***


Capitolo III: Decisioni decisive

 

Hogwarts
Ottobre 1976

 

L’intera Sala Grande è in fermento. L’unico studente che si comporta come se niente di speciale sia successo è Xeno Lovegood, intento a contare le stelle che brillano sul soffitto. Il Preside ha appena finito di annunciare le novità, le pietanze sono comparse sui tavoli ma per una volta vengono ignorate dagli studenti di Hogwarts, troppo intenti a commentare le notizie di Silente.

“Voglio andare!” Esclama una ragazza del settimo anno di Corvonero, con gli occhi che brillano. “Ma tu sei Purosangue!” Replica perplessa una sua amica. “Sì, ma il Preside ha detto che chiunque al di sopra del quinto anno può annunciarsi, basta mettere un foglietto con il proprio nome nel Calice davanti al portone d’ingresso! E poi ci saranno dei colloqui, hai sentito? Silente non potrà scartare a priori un candidato, dovrà prima sentire le sue ragioni! Cosa costa provare?” La compagna la guarda meditabonda. “Sai, forse mi candido anche io.”

Nel frattempo, al tavolo dei Grifondoro, Lily è taciturna. Marlene la guarda di sottecchi e dopo un po’ decide di interrompere i pensieri dell’amica. “Ti vuoi candidare, vero?” Chiede sommessamente. La rossa sospira e risponde esitante. “Da un lato mi sembra che sia da codardi cambiare scuola, è come se scappando la dessi vinta ai Serpeverde… dall’altro sono stanca di camminare per i corridoi con la paura di essere aggredita, io ho il diritto di avere una vita studentesca tranquilla. Ci sono già gli esami a preoccuparmi, faccio volentieri a meno dei mente di Troll che non hanno altro da fare a parte renderci la vita difficile! Penso che mi candiderò.”
Marlene annuisce. “Beh, non ti libererai facilmente di me! Se tu vai, vado anch’io.” Al suo fianco, Mary McDonald annuisce. Non c’è bisogno di chiedere quali sono le sue motivazioni per desiderare di partire. I suoi sono Babbani, e come se non bastasse Mary ha un’indole estremamente timida. È una ragazza di carnagione pallida, scura di capelli e piena di lentiggini in viso, cosa non meno importante, è il bersaglio preferito di Mulciber, un Serpeverde tarchiato che più volte l’ha spedita da Madama Chips.

Qualche posto più in là, James Potter ha sentito tutto. Senza dire niente, strappa un pezzo di tovagliolo e ci scrive sopra il suo nome. Quando alza lo sguardo, nota che i Malandrini lo stanno guardando, ed improvvisamente si sente in difficoltà. “Ragazzi, cercate di capire” inizia incerto. “Lo sapete che ho la fissa della Evans da anni, e proprio non ce la faccio a vederla partire. Spero che non mi odierete per questo…”
“Di cosa stai parlando?” Lo interrompe Sirius, aggrottando le sopracciglia.
“Del fatto che io me ne vado a Durmstrang e voi restate qui.” Remus lo guarda come se gli fossero spuntate delle ali dietro la schiena. “Non dire stupidaggini, Ramoso. Se va uno di noi, vanno tutti.” Dice, come se fosse la cosa più semplice del mondo e stessero parlando di andare a fare incursione nelle cucine. Al suo fianco, Sirius e Peter annuiscono vigorosamente. Ho gli amici migliori del mondo, pensa James, mentre sollevato circonda con un braccio il collo di Minus e ridendo gli friziona la testa con le nocche.
 

*

“Accomodati pure, Severus. Gradisci una fetta di torta alle erbe prataiole?”

“No, professor Silente.” Replica asciutto il ragazzo, sedendosi sul bordo della sedia e puntellandosi sulle mani come se fosse sul punto di rialzarsi da un momento all’altro. Il vecchio Mago fa spallucce e gettandosi la barba dietro le spalle si china in avanti per prendere una fetta di dolce. “Dunque, hai messo il biglietto nel Calice. Quali sono le tue motivazioni?” Chiede poi. Severus inizia a parlare a macchinetta, come se si fosse preparato in precedenza il discorso.
“Come sa, mia madre è una Strega ma mio padre non ha poteri magici. Potrei essere un bersaglio, e sono sicuro che Durmstrang sia in grado di offrirmi una formazione completa come quella che ricevo attualmente qui ad Hogwarts. Inoltre credo che quella di cambiare scuola per un po’ sia un’opportunità straordinaria, arricchirebbe molto il mio curriculum e potrei imparare una lingua straniera. C’è anche da dire che sono un grande appassionato di Pozioni e ormai ho letto quasi tutti i libri a riguardo presenti a Hogwarts. Sono sicuro che la Biblioteca di Durmstrang mi permetterà di accedere ad ulteriori conoscenze che ancora non possiedo.” Termina di parlare e resta in attesa, apparentemente calmo. Silente finisce di mangiare, pensieroso.
“Severus, sei sicuro che siano questi i reali motivi? È tutto ciò che hai da dirmi?”
Piton guarda fisso davanti a sé e per un attimo non dice nulla.

Capelli rossi mossi dal vento, una bambina che corre, un bambino che la rincorre sulla collina dietro casa.
Capelli rossi che cadono in avanti, coprendo degli occhi verdi pieni di lacrime. “Mia sorella mi odia, Sev. Dice che sono un mostro.”
Un bambino che le mette una mano sulla spalla e dice risoluto che loro non sono mostri, loro sono speciali.
“Io e te siamo uguali, Lily.”
“GRIFONDORO!” Una massa di capelli rossi che si allontana da lui.
“SERPEVERDE!” Nessun sorriso, solo un rapido sguardo in direzione del tavolo rosso-oro.
“Severus, saremo amici per sempre, non importano le nostre Case.”
“Sempre.”
Occhi verdi che lo guardano spaventati, come se non lo riconoscessero. “Perché leggi un libro sulle Arti Oscure?”
“LILY, ASPETTA!”
Ancora lacrime. Severus sa che lei odia piangere. Sa anche che è lui a causare tutto questo.
“SPORCA MEZZOSANGUE!”


Occhi verdi che guardano fisso davanti a sé, ignorandolo, capelli rossi che si allontanano. Il suo cuore che batte forte.
Sempre.



“No, Preside. Non ho altri motivi per andare a Durmstrang.”

*
 
“Prego, signorina Vance, accomodati. Vuoi una caramella all’essenza di Mandragola?”
“Oh no, grazie professor Silente. Ho maldipancia.” Dice Emmeline con un sorrisetto di scuse. Il Preside annuisce comprensivo. “Capisco, povera ragazza. Andiamo dritto al punto. Vorresti andare a Durmstrang, è corretto? “
Emmeline annuisce e risponde leggermente ansiosa. “Vede Preside, ho paura. So che non dovrei dato che sono una Grifondoro, ma dopo tutti questi attacchi davvero non ce la faccio a vivere una giornata tranquilla. Ho i nervi a fior di pelle, e non riesco neanche più a trovare la concentrazione necessaria per studiare.”
“Mi risulta che suo padre è un Mago, vero? Pensa che avrebbe da ridire sulla sua scelta di cambiare scuola per un  po’?” Emmeline si lascia andare in un sorriso al pensiero di Scott Vance. “Non penso Preside, lui sarebbe sollevato. È un Mago, ma mia madre… lei era una Maganò. E considerando quello che le è successo, credo che mio padre sarebbe felice di sapermi lontana da gente xenofoba.”
I Presidi nei quadri attaccati alle pareti si muovono impercettibilmente, seppur continuando a fingere di dormire. È chiaro che sono curiosi di sapere le vicende familiari della Vance, ma Silente delude le loro aspettative e non fa ulteriori domande a riguardo. Dimostrando una buona dose di tatto, cambia discorso. “Mi risulta che attualmente stai frequentando Divinazione. A Durmstrang questa materia non è contemplata nel programma. Saresti disposta a lasciarla? Potresti sostituirla con un’altra delle discipline che insegnano lì, come lo Scherma Magico… ah, che sport affascinante!”
Emmeline ridacchia. Ha scelto di seguire divinazione solamente perché si diverte troppo a sentire le assurde predizioni della Professoressa Cuttermole, ma questo non può dirlo al Preside, così si limita a scuotere la testa. “No, non penso che mi mancherà, è dal Terzo Anno che frequento quella classe e a dirla tutta ho voglia di cambiare. Ho letto che a Durmstrang hanno un corso avanzato di Incantesimi non verbali, sarebbe molto utile andarci!”
Albus annuisce, sovrappensiero. “Cosa ha intenzione di diventare, una volta terminati gli studi?” Emmeline pensa a sua madre, e risponde senza esitazione. “Un Auror.”
Il Preside pare soddisfatto dalla risposta. “Bene, ne sono lieto. Il mondo magico ha bisogno ora più che mai di persone in grado di combattere l’oscurità che avanza. Ti auguro una buona carriera, Emmeline, sono sicuro che con i dovuti sforzi riuscirai a raggiungere il tuo obiettivo.”
Sollevata, la ragazza sorride e si congeda a sua volta. Rimasto solo, Silente va verso il trespolo di Fanny ed accarezza piano la testa della Fenice.
“Amica mia, abbiamo appena fatto conoscenza con un probabile futuro membro dell’Ordine.”
Il pennuto lo guarda con occhi tristi e prende fuoco.

*
 
“Caro Remus, siediti prego! Gradisci una tavoletta di Cioccocremolato?” Lupin annuisce con gli occhi che brillano e senza troppe cerimonie prende il dolce che gli porge Silente.
“Mi fa piacere vederti fuori dall’Infermeria!” Dice il Preside gioviale, osservandolo mentre scarta avidamente il cioccolato.
“Fa piacere anche a me essere in buona salute per… ventisette giorni, secondo i miei calcoli, poi rivedrò quei lettini bianchi.” Replica Remus, e Silente annuisce. “Sono rimasto sorpreso nel vedere il tuo nome fra gli studenti desiderosi di partire. Non ti chiederò le motivazioni che ti spingono ad andartene da qui, ti conosco e so che sei un ragazzo intelligente. Tuttavia potrebbero sorgere dei problemi a causa della tua Licantropia. Sono certo che con il Preside di Durmstrang riuscirò a trovare una soluzione, ma sei sicuro di voler abbandonare la Stamberga Strillante per un posto sconosciuto?”
Remus ripensa alle innumerevoli notti in cui si è trasformato in quel posto che tutti credono infestato dagli spiriti.  

La luna sorge, e Lupin cade in ginocchio, schiavo nella notte. Urla e respiri affannati spezzano il silenzio, mentre come ogni mese il ragazzo si trova ad affrontare un demone che non può sconfiggere, perché vive dentro di lui. Graffia il pavimento, si scheggia le mani, si scheggia le zampe.

Poi Remus sparisce. Al suo posto c’è un lupo, e l’animale ha fame, vuole sangue, vuole ferire. Ma il lupo è rinchiuso, e l’unico essere vivente a cui può far male è sé stesso.

Un sorriso amaro appare sul volto di Remus. “No professore, non penso che mi mancherà il Platano Picchiatore. Una prigione vale l’altra, giusto?”

Un topo corre all’impazzata da una parte all’altra della stanza, un cane latra e sembra che stia ridendo, un cervo scalpita per uscire. Un Licantropo li guarda, e smette di farsi del male. Non è più solo.

“Questa cioccolata è fenomenale, Preside.”
“Trovo anch’io che sia sublime! L’ha inventata un Babbano, un certo William Wonka.”
 
*
 
“Buonasera signor Potter. È strano vederti nel mio ufficio e non doverti rimproverare per aver infranto le leggi. Vuoi una Liquirizia Lingualunga?” James scuote la testa e prende posto. Per un attimo spera quasi che Silente la prenda, sarebbe un interessante diversivo vedere il Preside di Hogwarts con la lingua lunga quanto la sua barba. Il ragazzo scuote la testa per scacciare quell’immagine raccapricciante dalla testa. Silente congiunge le mani in grembo e lo guarda serafico, in attesa. James si muove a disagio.
“Beh professore, dovrei darle un motivo per spedirmi a Durmstrang, vero? Innanzitutto, credo che sparendo dalla circolazione per un po’ regalerei dieci anni di vita al Custode. Sa, ho il sospetto che io gli stia leggermente antipatico, chissà poi perchè. Seconda cosa ma non meno importante, dovrebbe pensare seriamente alla carriera scolastica di molte delle sue allieve. Sicuramente i professori si saranno accorti del loro basso rendimento, e questo è dovuto al fatto che le ragazze invece di prestare attenzione alle lezioni prestano attenzione a me. A me e a Sirius a dirla tutta, quindi dovrebbe far partire anche lui.”
“Spontaneo e senza peli sulla lingua, vedo. Caratteristiche da vero Grifondoro le tue, James, ma non hai altre motivazioni da darmi? Quelle che mi hai dato lasciano presumere che una tua partenza migliorerebbe la vita di terze persone, ma… migliorerebbe la tua? È questo ciò che conta. Tu credi che Durmstrang ti possa offrire qualcosa che in questa scuola non hai?”

Capelli rossi al vento, efelidi sul viso. Occhi verdi che lo scrutano per un attimo e poi guardano altrove.

“Preside, lei dice sempre che l’amore è l’arma più potente al mondo in grado di combattere l’oscurità. Solo andando a Durmstrang riuscirò ad inseguire la mia arma personale.”
 
*
 
“Signor Black, non farti scrupoli, gli Zuccotti di Zucca sono qui apposta per essere mangiati!” esclama gioviale il Preside. Sirius non si fa pregare e prende una manciata di dolci arancioni, dopodiché si stravacca sulla poltrona ed allunga le gambe. “Nipote screanzato.” Lo apostrofa sdegnato Phineas Nigellus dal suo quadro. Sirius in risposta alza con discrezione il dito medio, senza farsi scoprire da Silente.
“Dimmi Sirius, cosa ti spinge a voler partire?” Chiede Silente, lisciandosi la lunga barba candida.
“Come lei sa non sono esattamente una vittima in questa scuola, quindi no, non parto per scappare. Se lei me lo permette, vorrei partire per proteggere quelli che se ne vanno nella speranza di trovare un ambiente meno ostile. A Grimmauld Place il nome di Durmstrang veniva spesso accompagnato da lodi, e si fidi, non è un buon segno se quegli apprezzamenti vengono dalla mia famiglia. Come ben sa, nella Casata dei Black sono praticamente tutti Serpeverde, come il bis-bis-nonnino appeso a quel muro. ” Silente getta un occhiata al quadro. “Sì, nel corso degli anni ho avuto modo di studiare le famiglie antiche come le tue. Hai riflettuto sul fatto che i tuoi parenti avrebbero da ridire su un tuo possibile trasferimento?”
Sirius sbuffa, apparentemente divertito. “Mi creda, non avranno niente da ridire se lei mi manderà il più lontano possibile da loro. Sono un rinnegato per la mia cara madre, di certo non le mancherò.”
Silente annuisce, conscio delle parole veritiere dette dal ragazzo. Tuttavia lo guarda con un’occhiata penetrante e gli pone a bruciapelo un’altra domanda.
“Sei davvero convinto che non mancherai a nessuno della tua famiglia?”
“Sta parlando di Regulus?” Chiede Sirius, colto alla sprovvista.
“Esattamente, proprio di lui. Dici che vuoi andare a Durmstrang per difendere i tuoi compagni. Non credi che ci sia ad Hogwarts qualcuno più importante che necessita di essere salvato?”
Il giovane Malandrino guarda fisso davanti a sé, mentre nei suoi pensieri prende forma l’immagine di suo fratello.

“Felpato, guarda chi c’è. ” dice James, indicando con un cenno del capo l’altro lato del corridoio. Sirius guarda nella direzione indicata e scorge un ragazzo magrolino, con capelli neri come suoi e occhi scuri come i suoi. Sotto di essi, due vistose occhiaie sciupano il suo volto. Non sono quei segni ad inquietare Sirius,bensì gli occhi del ragazzo: sono spenti, privi di calore e quasi assenti. Regulus gli passa accanto senza degnarlo di un occhiata. D’istinto, Sirius si volta e lo afferra strettamente per un braccio. “Non mi porti i saluti da parte di mammina e paparino? Scommetto che adori essere il cocco di casa!”
Regulus alza lo sguardo, e nei suoi occhi passa un lampo di dolore, mentre con uno strattone cerca di liberarsi. Come scottato, Sirius lascia la presa sul braccio e d’istinto fa un passo indietro, fissandolo mentre una consapevolezza improvvisa si fa strada dentro di lui. Il fratello lo guarda di rimando con occhi spalancati, poi si ricompone in fretta e sul suo volto torna la consueta espressione fredda.
“Non toccarmi e non parlarmi mai più, o farai una brutta fine.” Sibila, poi si gira e Sirius lo guarda mentre va via e si massaggia il braccio.
“È uno di loro, James, è uno di loro.” Dice incredulo. E poi le sue spalle si curvano, come se improvvisamente si trovasse a portare un peso enorme sulle spalle.
“È colpa mia, James… Ho sbagliato tutto con lui.”


Sirius si stringe nelle spalle. “Regulus non vuole essere salvato, Professore. È una causa persa e io non ho più niente a che fare con lui e con le sue decisioni.”
“Balle!” Tuona una voce, ma non è Silente a parlare, bensì Phineas, che dall’alto del suo quadro si rivolge a Sirius. “È sangue del tuo sangue, e non puoi lavartene le mani. Che ti piaccia o no, tu e Regulus siete uniti, ed è tuo compito proteggerlo in qualità di fratello maggiore.”
“Il tuo bis-bis-nonno ha ragione, ragazzo. La famiglia è un bene prezioso, non sottovalutarla .”  Silente parla con voce triste, mentre inevitabilmente pensa ad Aberforth e alla sua sorella morta.
“Posso andare ora, Preside?” Chiede Sirius, e ad un cenno affermativo di Silente si alza ed esce.
“Ragazzo ottuso!” Borbotta Phineas Nigellus.


NOTE AUTRICE
In questo capitolo non succede niente di eclatante, ma è importante lo stesso perchè si scopre qualcosa di più sui personaggi e sul loro passato. Grazie a chi ha messo la storia fra le preferite/seguite! Vuol dire molto per me! Commentate se avete tempo, mi farebbe piacere avere un parere.

Ps: Ho cambiato nickname, ma sono sempre IOesty!
A presto, Esther Nathalie :)
 

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Capitolo 4
*** Ombre furtive e cambiamenti in vista ***


Hogwarts,
Ottobre 1976

 

Capitolo IIII: Ombre furtive e cambiamenti in vista

 
Nella Sala Comune di Grifondoro il fuoco scoppietta allegro, riscaldando l’ambiente circostante e creando giochi di luce contro la grigia pietra del Castello. Come al solito c’è chi gioca agli Scacchi Magici, chi dorme sulle poltrone rosse e chi studia Aritmanzia. Infine c’è un folto campanello di studenti che accerchia la Bacheca, fissandola come se da essa potessero ricavare le risposte ai loro quesiti riguardanti il futuro prossimo. In un certo senso è proprio così, in quanto secondo le parole di Silente, nel giro di pochi minuti dovrebbero essere affissi i risultati delle selezioni per Durmstrang. Fra quegli studenti in attesa svettano James e Sirius, che si sono guadagnati la prima fila a suon di gomitate. I due guardano insistentemente la Bacheca senza quasi sbattere gli occhi.
Sembrano spiritati, si ritrova a pensare Peter, osservandoli inquieto da sotto in su, e prova un moto di compassione per l’oggetto di tante attenzione: a lui darebbe fastidio essere guardato in quel modo fisso. “Hem, ragazzi, la bacheca non scappa.” Dice, emettendo un risolino e cercando di distrarli invano. Le orecchie di James captano la voce di Peter ma la ignorano, così come Sirius ignora il brusio generale ed il crepitare del fuoco alle sue spalle. “Ragazzi…” Prova di nuovo Peter. “Silenzio, stiamo cercando di controllare e dirottare i risultati esercitando forza mentale e visiva sul luogo della prossima affissione. Lovegood ci ha detto che funziona.” Dice James con voce incolore, ancora senza sbattere gli occhi.
“Oh, capito. Scusate.” Fa Peter, non capendo se i suoi amici siano seri o meno.
Zwisch, zwisch, zwisch.
Felpato aggrotta impercettibilmente le sopracciglia e Ramoso increspa appena la fronte.
Zwisch zwisch zwisch zwisch.
Non è un rumore di passi, non è il respiro di uno studente, non è qualcosa che si dovrebbe sentire in una sala comune.
“Felpato, allarme blu, allarme blu!” Sussurra James concitato, senza tuttavia spostare lo sguardo.
“Cos’è l’allarme blu?” Bisbiglia Sirius di rimando.
La risposta non tarda ad arrivare. “Rumore alieno!”
“Oh, giusto! Al mio tre, giriamoci lentamente e con discrezione verso la fonte che dovrebbe essere a ore nove, quarantacinque gradi a sud!”
“…Eh?”
“A destra. Uno, due…”
Zwischzwischzwischzwischzwischzwischzwischzwischzwisch…
Simultaneamente, i due si voltano e incontrano lo sguardo sereno di uno studente occhialuto che si sta lavando i denti, in piedi di fianco a loro. Non lo conoscono, ma sanno che si chiama Harold. O era Hermess? No, forse Harvey. Rimangono a fissarlo per un istante, sorpresi, poi James si riscuote e chiede allo sconosciuto perché stia curando la sua igiene orale in Sala Comune.
“Sono le otto!” Risponde quello, la bocca piena di dentifricio.
“Oh, capisco” annuisce Sirius, fingendosi serio. “E quand’è l’ora di andare in bagno?”
“Alle nove.”
I due Malandrini si guardano con espressione terrorizzata.
“Ramoso, questo è anche peggio di Lunastorta.” Fa Sirius. La voce del suddetto Remus si fa sentire in un ringhio alle loro spalle: “Ci sento! E scordatevi di copiare i miei compiti…” continua provando un sadico piacere nel vedere le loro espressioni, ora veramente terrorizzate.

I due ragazzi non fanno in tempo a rispondere, perché all’improvviso appare fra loro la figura alta della McGrannitt e gli studenti si congelano. Perfino Harold/Hermess/Harvey abbassa lo spazzolino gocciolante e smette di lavarsi i denti.
Con passo spedito la donna giunge fino alla Bacheca, poi tende un foglio di pergamena davanti a sé e con l’altra mano impugna la Bacchetta. Con un Incantesimo non verbale fa aderire la lista alla Bacheca, poi si volta e a passi rapidi svanisce così come è apparsa. Tutti i presenti si accalcano nel tentativo di scorgere i nomi selezionati per Durmstrang, e la Sala Comune si riempie di esclamazioni esultanti mischiate ad imprecazioni colorite.

È  fatta, sono stata accettata! Pensa Lily Evans, sentendosi improvvisamente più leggera. Cambierà tutto! La mia vita non sarà più la stessa!

Ancora non sa quanto abbia ragione.

*
 
 È notte inoltrata. Sono poche le luci del Castello ancora accese, e certamente sono insufficienti ad illuminare l’ambiente esterno. È per questo che quando un insonne Frank Paciock si affaccia alla finestra del suo dormitorio non nota le quattro figure che si allontanano velocemente da Hogwarts.
“Affrettatevi!” Sibila Lucius Malfoy, in testa al piccolo gruppo di Serpeverde. Fra i quattro, lui è quello che è stato marchiato da più tempo, quindi sa bene che i ritardatari non sono ammessi fra i Mangiamorte. “Al Signore Oscuro non piace aspettare!” Ringhia dopo qualche secondo ancora, notando che gli altri ancora non camminano sufficientemente svelti. Finalmente accelerano anche gli altri, desiderosi di evitare un Cruciatus o qualche altra Maledizione. Il mantello scuro di Regulus si gonfia al vento freddo di metà ottobre, e dei brividi scuotono il suo corpo magro. Senza doversi analizzare a fondo, il ragazzo capisce subito che non sono solo brividi di freddo. Malgrado ciò continua a camminare a passo spedito, perché è troppo tardi per tirarsi indietro e perché lui ci crede davvero, alle dottrine di Lord Voldemort. O almeno, questo è quello che il più giovane del gruppo continua a ripetersi come un mantra. In un angolo remoto e nascosto della sua mente si forma automatico un interrogativo. Si sarebbe fatto marchiare comunque, se avrebbe saputo che nella lista dei suoi doveri di Mangiamorte ci sarebbe stata la voce “torturare un bambino”?
Ricaccia indietro la domanda ancor prima che riesca a darsi una risposta che non vuole sapere. Il Signore Oscuro usa molto la Legilimanzia, non è sicuro pensare certe cose. D’altronde, si dice il giovane, ho certamente fatto la scelta giusta, i miei genitori sono fieri di me e sto purificando il mio cognome dalle spregevoli azioni di Sirius. Una fitta al petto al pensiero del suo (ex) fratello lo coglie di sorpresa, e irritato dai sui stessi sentimenti accelera il passo risoluto, come a volersi lasciare dietro tutto ciò che lo indebolisce.

Ancora non sa che l’amore non è una debolezza.

Dietro di lui arranca Douglas Flitt, un armadio con tanti muscoli, poco cervello ed uno spiccato piacere malsano alla vista del sangue. Severus Piton lo affianca, con le labbra strette ed il volto impassibile. Eppure dietro a tutto quel gelo una fiamma luminosa danza nelle sue viscere, rendendogli difficile l’intento di non sorridere. Perché malgrado il Marchio Nero bruci all’inverosimile, lui riesce a pensare solo al suo nome scritto su quella lista. Partirà, partirà con Lily.

I quattro Serpeverde arrivano finalmente ai confini del territorio di Hogwarts. Dal mantello tirano fuori una maschera argentata, la mettono sul viso e poi, toccandosi all’unisono il Marchio Nero sull’avambraccio sinistro, si smaterializzano.

Riappaiono su una scogliera che si getta a picco sul mare in tempesta. Non sono soli, fra gli alberi scricchiolanti privi di foglie ci sono almeno altre dieci figure vestite come loro e con la medesima maschera argentata.
“Ecco i nossstri ultimi acquisti direttamente da Hogwartsssss.” Sibila l’Oscuro Signore, perfettamente udibile nonostante il vento urlante. I ragazzi si girano in direzione della voce. Eretto sul bordo più esterno della scogliera sta Lord Voldemort, con le braccia spalancate come a voler abbracciare i suoi seguaci. Si inchinano tutti al suo cospetto, con la maschera che sfiora i fili d’erba.
“Alzatevi!” Ordina lui imperioso ai presenti, poi si rivolge nuovamente ai quattro giovani. “Ho saputo che farete una crociera in direzione di Durmstrang, dico bene?”
“Ve lo confermo, siamo stati selezionati!” Risponde zelante Lucius, lieto di poterlo compiacere. Di risposta, Voldemort esplode in una risata incontrollata, e girandosi verso il mare fa una domanda al vento, con voce soave. “Dici che la tempesssta si calmerà prima della partenza?”

Poi allunga una mano e la stende sulle acque.




***
Buon Natale! Mi dispiace molto per il ritardo nell'aggiornamento, ho avuto un vero e proprio calo di ispirazioni, mi auguro che ora sia passato. Ci vediamo al prossimo capitolo!

A presto, Esther Nathalie.

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