Delacroix-Il clan delle armi bianche

di Dream_Dust
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** La vita all'orfanotrofio ***
Capitolo 4: *** Adozione ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


                                                                                 Prologo

«Signorina White,ho il piacere di presentarle il signor Delacroix.»
Con queste semplici parole,fu così che l’istitutrice dell’orfanatrofio le fece conoscere quell’uomo dall’apparenza spettrale.
La prima impressione che le saltò in mente quando lo vide,fu che fosse un personaggio fuggito da qualche romanzo di Edgar Allan Poe.
Sul serio,pensava che nessun altro avesse potuto vederlo in altra maniera.
La sua figura la sovrastava,era proprio alto. Indossava una pesante soprabito beige scuro molto lungo. Al collo aveva un’altrettanto lunga sciarpa bluastra,sistemata con apposita cura. Calcato sul capo,un cappello a cilindro come quelli di una volta risplendeva di un lucido color nero. Sulla sua fronte ricadeva appena un  sottile ciuffo di capelli ebano. I suoi occhi erano semi nascosti dall’ombra del copricapo,ma si poteva  notare chiaramente che una strana scintilla li percorreva,rendendo quel grigio acquoso più luminoso.
La sua carnagione era pallida e sotto il naso abbastanza accentuato,spuntavano dei baffi lunghi e affilati,portati con cura. Sulla bocca aveva dipinto un sorriso che somigliava più a un ghigno,mentre ai suoi lati si poteva notare qualche ruga,così come sotto gli occhi,ma forse quelle erano più delle occhiaie.
L’uomo le tese la mano « È un vero onore per me fare la tua conoscenza,Eleonor.» cercò di sorriderle in modo più rassicurante,ma con scarso successo. Per i gusti della ragazza,era ancora abbastanza inquietante.
Anche lei allungò la mano verso quella dell’uomo,ma la strinse con poca convinzione,guardandolo con diffidenza. La stretta dell’altro invece fu solida e immediata.
«G-grazie mille. Anche per me è un piacere conoscerla,signor…» rimase con la frase in sospesa; sapeva che all’inizio delle presentazioni l’istitutrice le aveva detto il nome dell’uomo,ma non se lo ricordava. Per questa sua dimenticanza,la donna le lanciò un’occhiataccia. Eleonor si morse piano il labbro.
«Vincent» le rispose quasi immediatamente l’alta figura davanti a lei «Vincent Delacroix. Ma tu,da ora in poi,potrai chiamarmi papà.»  

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Capitolo 2
*** La vita all'orfanotrofio ***


«È per caso questo l’oggetto da te scelto?» Stretto tra due dita,Eleonor teneva un piccolo pennarello nero dalla punta sottile,facendolo scorrere sotto gli occhi esterrefatti  di tutti i suoi compagni. Si compiacque delle loro espressioni stupite ancora una volta.
«Caspita Eleonor,ma come fai? Questa è la ventiduesima volta che indovini!» esclamò il piccolo George,mettendo a nudo i pensieri di tutti.
Eleonor sospirò soddisfatta «Bè,che dire? Avrò qualche sorta di strano potere sovrannaturale».
In realtà era tutto un trucco. Semplicemente lei chiudeva gli occhi e faceva scegliere a qualcuno uno dei vari oggetti sparsi sul tavolo, e quando gli riapriva,toccava con una mano tutti gli oggetti, e quando Alex,l’amica al suo fianco (che aveva visto tutto) tirava su col naso quando la sua mano passava sopra un determinato oggetto,significava che esso era quello che era stato scelto. Abbastanza semplice il meccanismo,no?
Era comunque un po’ sorpresa che nessuno di loro si fosse accorto della coincidenza che ogni volta si verificava con Alex e l’elemento prescelto. Meglio così. Anche se era solo un illusione quella che dava ai suoi compagni,almeno riusciva a far suscitare in loro la sorpresa e la curiosità per uno spettacolo particolare e magico.
«Non è possibile una cosa del genere. Secondo me è tutto architettato e voi ci state cascando come degli allocchi». Perry,da dietro il gruppo di amici, osservava scettico e con le braccia incrociate sul petto le varie penne e matite sparse sul banco.
«Cosa stai insinuando? Dubiti di moi?» ribatté Eleonor,portandosi un dito sotto il mento e inclinando la testa da un lato,con aria innocente e fintamente offesa.
«Giusto Perry,come puoi dire così? Eleonor è una vera maga». Esclamò in coro il gruppetto di ragazzini,circondando Parry e sostenendo con convinzione le parti della compagna.
Tutta la confusione presente nell’aula,scomparve non appena entrò l’insegnante.
«D’accordo ragazzi,la ricreazione è finita. Adesso aprite il libro a pagina 294».
Tutta la classe fece ciò che le venne chiesto.
Tra una lezione e l’altra,le giornate di Eleonor scorrevano così,lente e monotone lì nell’orfanotrofio.
Viveva lì da quando aveva memoria. Non sapeva molto sul suo passato,l’unica cosa che l’istitutrice le aveva raccontato era che 13 anni fa un uomo l’aveva portata lì e non tornò più a riprenderla. Questo le aveva fatto presupporre che l’avessero abbandonata,che nessuno la volesse e se all’inizio la cosa l’aveva intristita,dopo si era resa conto che i motivi per i quali i suoi presunti genitori l’avevano portata a un orfanotrofio alla tenera età di 3 anni,erano innumerevoli e non poteva stare ad angosciarsi per passarli tutti in rassegna; ormai quel che era fatto era fatto, e lei non poteva cambiare l’ordine delle cose.
«Signorina White! Vuole degnarci della sua attenzione?» un urlaccio dell’insegnante la riportò alla realtà. 
«Certo! Mi scusi prof.» Bha,odiava essere ripresa dai docenti,ma non era colpa sua se gli interrogativi sul suo passato sorgevano proprio nel bel mezzo della noiosissima lezione di storia.
Dopo un’ ultima occhiataccia,l’insegnante tornò a scrivere alla lavagna la data storica che aveva lasciato a metà. 1450 d.c.
 
Finalmente era ora di pranzo. Ciò voleva dire che successivamente ci sarebbe stata l’ultima lezione e dopo tutti sarebbero tornati nella propria stanza!
Anche se non adorava il cibo che servivano alla mensa, era sempre meglio di nulla. Ma quel giorno era diverso,perché avrebbero servito pizza,una delle poche cose che alle cuoche veniva particolarmente bene,a meno che non l’avessero comprata già pronta. Mhmm,non  aveva mai pensato a quella possibilità.
Eleonor si sedette con il suo succulento trancio di pizza vicino ad Alex,che l’aspettava sorridendo. Alex era la migliore amiche che aveva all’orfanatrofio,un po’ come una sorella; era alta,con un fisico atletico,i capelli corti di un delizioso color miele e due grandi occhi marroni pieni di allegria ed entusiasmo.
Nonostante l’apparenza calma e tranquilla,se qualcuno provava a metterle i piedi in testa lei non lo lasciava fare,ma anzi,reagiva di tutta risposta con una tempra e talvolta una ferocia che la lasciavano sbalordita. Si trasformava da una dolce ragazza a una leonessa agguerrita che faceva di tutto per proteggere i suoi amici.
Infatti è così che loro due si erano conosciute,quando da bambina dei bulletti avevano messo alle strette Eleonor,la piccola Alex era accorsa in suo aiuto per difenderla da quei teppistelli. L’amica la vedeva un po’ come una paladina della giustizia.
Le sarebbe piaciuto molto avere anche solo la metà della sua grinta,ma ahimè,oltre ad essere una sottospecie di showgirl che intratteneva i compagni con squallidi trucchetti di magia pre-organizzati,non sapeva fare altro e tutto il suo spirito di socializzazione con le persone finiva lì.
«Hey Eleonor,mi sono divertita oggi a fare il tuo trucchetto magico. Per caso ne conosci altri?» esclamò Alex  felice mentre addentava il suo pezzo di pizza.
«Si,bè,certo che ne conosco altri,ma non tutti prevedono l’aiuto di un’altra persona.» dicendo questo si sentì un po’ in colpa,intimorita di frenare la sua allegria.
«Ah,non importa. La tua magia mi piace anche se la fai tu da sola. Sei molto brava Eleonor» con questo complimento,la ragazza si senti lusingata e arrossì leggermente.
«Ah,ma che dici? Sono solo trucchetti da quattro soldi,nulla di che.»
«Si,concordo. Sono miseri trucchi da ciarlatana.»
Perry si trovava dietro di lei,con il vassoio del pranzo stretto tra le mani,dipinto sul volto un sorrisetto di scherno.
Eleonor provò a controbattere,ma dalla sua bocca uscì solo qualche sussurro indistinto.
«Proprio come immaginavo. Sei solamente una bugiarda!» le rinfacciò il ragazzino.
Elonor divenne rossa,di nuovo incapace di dire qualcosa,anche se avrebbe voluto scaraventarlo contro la parete e urlargli in faccia tutto quello che pensava di lui. Si,sapeva che la sua magia era finta,non poteva certo essere vera (sarebbe stato troppo bello),ma cosa c’era di male a tenerlo nascosto? I suoi compagni erano felici e lei pure,solamente Perry era insoddisfatto perché non veniva ascoltato dal resto della classe,ma perché rovinare tutto per una ragione così futile? Era proprio un imbecille.
In compenso,al suo posto si alzò di scatto Alex che piazzandosi di fronte a Perry gli afferrò il polso,stringendolo con forza e facendo ciò si rivolse a lui sorridendo e parlandogli con tono amichevole «Prova a ripetere ciò che hai appena detto.»
Il castano provò a divincolarsi,ma la stretta di Alex era salda. Cercando di fronteggiare il suo sguardo così come la sua minaccia,con tono titubante ripeté le precedenti parole «Tsk,non mi fai paura,e se lo vuoi sapere trovo che la tua amichetta sia veramente ridicola.»
Bastò quell’ affermazione per far si che la furia di Alex esplodesse: scaraventò Perry a terra e immediatamente ritiratolo su con la stessa velocità,gli afferrò nuovamente il braccio,torcendoglielo dietro la schiena.
Intanto,una folla di giovani,si era riunita tutta attorno ad osservare la scena.
«Ahia,ahia,ahia. Ma sei pazza?» le esclamazioni di dolore di Perry non fecero altro che intensificare la stretta di Alex.
Fissando con rabbia il ragazzo,Alex ringhiò «Nessuno può prendere in giro Eleonor,capito lurido moccioso?»
Perry deglutì,balbettando frasi indistinte di scusa e non appena Alex lo lasciò,corse via a gambe levate lanciando grida impaurite.
Tutti quanti fissarono stupefatti Alex,che intanto si sfregava le mani e si aggiustava la maglietta leggermente sgualcita.
Anche Eleonor la guardava stupita:ogni volta che faceva una cosa del genere la lasciava senza parole,ma in fin dei conti era quella l’Alex che adorava.
L’amica ancora in piedi al centro della mensa,le fece l’occhiolino ed Eleonor le rivolse un sorriso a 32 denti.
Insieme si affrettarono a finire il loro pranzo e quando suonò l’ultima campanella si recarono a l’ultima lezione.
 
Il pomeriggio passò velocemente per lasciare il posto a una lunga e tetra serata d’inverno.
Dato che non sapeva cosa fare,Eleonor passò la fine della giornata a leggere in camera dei  romanzi fantasy e racconti gotici. Le piaceva molto leggere e oltre a fare trucchi da prestigiatrice,era una delle sue grandi passioni. L’unica pecca era che i responsabili dell’orfanotrofio non gli portavano spesso fuori a fare compere, e con i pochi soldi che aveva poteva comprare solamente due o tre libri,che finiva di leggere in poche settimane.
Le sarebbe piaciuto molto vivere un’avventura come quella descritta nei suoi adorati romanzi,peccato che fosse segregata in quel luogo,e l’avventura più emozionante della sua vita,è stata rimanere chiusa in cantina di notte,a luci spente e mentre tutti dormivano; un’esperienza a dir poco raccapricciante,dove quei pochi minuti le sono parsi ore,prima che una delle istitutrici la venisse a tirar fuori di lì,sgridandola anche per aver fatto tanta confusione ed essere stata così distratta. Una brutta esperienza,che dire,ma non si poteva certo definire un’avventura.
Sospirò,prima di spegnere le luci ed andare a dormire. Chissà,forse nei suoi sogni,avrebbero preso vita mondi fantastici e storie al limite del reale,come quelle che lei avrebbe desiderato vivere.

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Capitolo 4
*** Adozione ***


Quel giorno si era svegliata di mattina presto per finire di leggere le ultime pagine di uno dei suoi adorati romanzi,uno tra i più entusiasmanti che avesse mai letto; narrava la storia di un ragazzo qualsiasi che viveva una vita piatta e monotona,che di punto in bianco veniva sconvolta da un evento sovrannaturale e inaspettato. Si,l’ennesimo libro fantasy che leggeva,ma questo l’aveva coinvolta di più. Forse per la trama sviluppata benissimo,i personaggi fantastici,il tema centrale della vicenda molto interessante,o semplicemente trovava la storia accattivante e adatta a lei.
Finì di leggere le ultime righe del libro in un sussurro «…e Dan tornò a casa a malincuore,ma non si sarebbe mai dimenticato di quel luogo meraviglioso e magico,testimone della sua grande avventura.» Emise un lungo sospiro di soddisfazione,abbracciando il libro e rimanendo in quella posa per qualche secondo,poi fece per rimettere l’oggetto sotto il cuscino e tirarsi le lenzuola sopra la testa,pronta a continuare la sua bella dormita,quando l’acuto suono di una tromba la fece tirar su e sobbalzare sull’attenti,come una molla. Il suono era come quello che usavano nelle caserme (perché,dov’erano?) per svegliare le reclute,ancora dormienti fra le braccia di Morfeo.
 Ovviamente l’infido individuo che operava in maniera così crudele e senza scrupoli,doveva essere per forza affetto da qualche grave malattia mentale poveretto,o forse era semplicemente sadico.
Fatto sta che la spaventosa istitutrice-sergente che faceva tutto ciò non era nessuna delle due cose,ma tanti anni di rigida disciplina ecclesiastica l’avevano trasformata in ciò che era attualmente,cioè un’arpia severa che scrutava tutti i poveri malcapitati con il suo sguardo critico,desiderosa solamente di far seguire la giusta via del Signore con pratiche al limite dell’ortodosso,come quella che metteva in pratica tutte le santissime mattinate.
Finì di soffiare dentro lo strumento infernale,per poi urlare a squarcia gola «Muoviti a vestirti,e poi vieni giù per la colazione. Forza,non perdere tempo,scansafatiche.» Guardò Eleonor con sguardo torvo,per poi uscire dalla sua stanza sbattendo la porta,pronta per andare a rovinare la giornata a qualche altra anima sfortunata.
Eleonor sbuffò sonoramente,prendendo i suoi vestiti da sopra il letto e togliendosi il pigiama. Non capiva perché utilizzavano quel metodo assurdo per dare il buon giorno ,era veramente inaudito,e poi si lamentavano che i ragazzi erano mezzi sordi,bhà!
Si vestì velocemente,infilandosi una maglietta a maniche lunghe e indossando sopra una felpa nera anonima,e come parte inferiore cosa era meglio di un bel paio i jeans malconci? Anche perché,aveva solo quelli.
Si pettinò i lunghi capelli castano scuro,spazzolando più con cura il ciuffo che gli ricadeva sull’occhio destro. Ecco,adesso era pronta.
Uscì di camera,vedendo di sfuggita una delle istitutrici che si stava dirigendo verso di lei,ma pensò che stesse solamente andando nella sua stessa direzione,così non ci fece caso e imbocco la via par la sala da pranzo.
Arrivata nella sala,si mise in fila con un vassoio come tutti,aspettando la sua colazione.
Da una porta in fondo alla stanza sbucò Alex,che la salutò con un gesto ampio del braccio e di tutta risposta Eleonor le fece un cenno con la testa.
Velocemente attraversò tutta la sala e si affiancò a lei,prendendo un vassoio «Ei,ciao! Com’è stato il risveglio?» le chiese con il suo solito tono allegro,anche se quella mattina sembrava più gioiosa.
L’amica la guardò con un misto di irritazione e incredulità «Come vuoi che sia stato,orribile come tutte le mattine. Giuro che uno di questi giorni a quella donna le  strappo la sua  maledetta tromba di mano e gliela spacco sulla testa,tant’è vero che mi chiamo Eleonor White» disse tutto ciò con tono deciso,sventolando un pugno al vento in modo eroico.
«E poi,oggi piove anche.» guardò fuori da una delle grandi finestre con espressione triste,chinando il capo; non le piaceva affatto la pioggia,le dava un senso di angoscia e le rovinava sempre la giornata,per non parlare poi di quel cielo grigio e cupo,assolutamente deprimente e il buio che portavano le nuvole oscurando il sole,faceva sembrare la mattina ancora notte,dandole una voglia matta di rimettersi sotto le coperte a dormire. Poi,odiava l’acqua. Era fredda,bagnata,faceva prendere la polmonite, e rovinava sempre gli eventi e le festività all’aperto.
Dietro di lei,Alex ridacchiò «Ahaha,non farmi ridere,tu non avresti mai il fegato di fare una cosa del genere»
«Già,forse hai ragione,ma fantasticare è gratis,no?»
«Senz’altro! Ma,se non lo farai tu,potrei farlo io,anche per me è una gran seccatura come danno la sveglia qui.»
Bene,era felice che anche la sua migliore amica condividesse le sue stesse idee,come il resto dei ragazzi in quell’orfanotrofio d’altronde.
Eleonor le sorrise divertita,sapeva che era capace di farlo.
«Perfetto,allora quando arriverà il momento,dovrò essere presente.» disse in tono vagamente solenne,accennando un inchino.
Alex sogghignò malignamente «Non ti perdonerai mai la tua assenza,lo sai.»
Entrambe ridacchiarono alle meravigliose fantasticherie che producevano le loro menti.
Arrivate alla fine della fila,presero entrambe una tazza di latte caldo con un paio di biscotti e cereali da inzupparci (il menù della mensa non era molto vario) e si sedettero a uno dei tavoli più vicini.
Eleonor immerse uno dei suoi biscotti nel bianco liquido dolce,addentandolo poi con piacere.
Alex fece lo stesso,inzuppando due biscotti alla volta,addentandoli però con meno gusto dell’amica,mentre con la testa rivolta verso la finestra,guardava quasi ipnotizzata le gocce di pioggia scrosciare sulle tegole del grande tetto,che poi ricadevano giù per il tubo metallico della  grondaia.
Osservava il loro movimento con sguardo assorto e gli occhi socchiusi,immersa nei suoi pensieri.
Eleonor non ci fece caso,continuando a mangiare i suoi biscotti.
Alla fine Alex,si voltò nuovamente,ma tenendo sempre lo sguardo verso il basso «Dimmi la verità,Eleonor…»
La ragazza,che fino a quel momento aveva il viso immerso nella grande tazza di ceramica,occupata a bere con foga il suo latte,aveva posato la scodella sul tavolo, e la stava guardando attenta con una paio di baffi bianchi disegnati sotto il naso.
Alex alzò gli occhi verso di lei,rivolgendole un’espressione di sconforto,che l’amica non si sarebbe mai aspettata da parte sua. Questo la fece un po’ preoccupare.
«Secondo te verremo mai adottate?»
Eleonor rimase molto spiazzata dalla domanda; la sua amica non le aveva mai chiesto cose del genere e solitamente preferivano non parlare dell’ argomento o la condizione in cui si trovavano.
Anzi,a dir la verità non le aveva nemmeno mai chiesto come mai lei si trovava all’orfanotrofio,preferendo evitare domande che le sarebbero potute risultare dolorose,costringendola a rievocare brutti ricordi. In fine dei conti,non lo riteneva un argomento così importante. Erano grandi amiche e non desiderava altro.
Rimase in silenzio per qualche secondo,cercando le parole giuste «Ma cosa dici Alex,è ovvio che anche noi prima o poi troveremo una famiglia» le sorrise,cercando di rassicurarla.
Le sue parole però,non assortirono l’effetto sperato «Non ne sono più tanto sicura, sai?  Insomma,guardiamoci!  Siamo in questo posto ormai da16 anni,forse anche di più e non abbiamo mai ricevuto alcuna richiesta di adozione, e poi a nessuna coppietta felice salterebbe mai in mente di scegliere due adolescenti come noi,così problematiche e in balia della crisi adolescenziale. No,no,loro vogliono dei bambini,così teneri giovani e pieni di vita» sospirò,accasciandosi sul tavolo. «Guardiamo in faccia la realtà,forse saremo costrette a vivere qui fino a che non saremo maggiorenni e potremo uscire a trovarci un lavoro».
Ok,basta,adesso stava veramente divagando.
«Alex!» Eleonor la richiamò con tono duro.
Essa si zittì e smise di gesticolare, stupita della sua insolita autorità.
Dopo il suo richiamo,il tono di Eleonor si raddolcì «Hey,calmati. Solo perché siamo qui da tanto tempo questo non significa che nessuno ci adotterà,dobbiamo solo aspettare e non dare niente per scontato. Non possiamo sapere cosa ha in serbo per noi il futuro,quindi adesso calmati e fammi il favore di smetterla di agitare le braccia come una matta.»
Dopo pochi secondi di silenzio,Alex sembrò convincersi e sorridendo annuì «Hai ragione,non possiamo saperlo,dobbiamo soltanto aspettare e avere pazienza.»
«Esatto.»
Entrambe si abbracciarono, e insieme finirono di fare colazione.
«E poi,non dire “adottare”,mi fai sentire come se fossi un cane» esclamò imbarazzata Eleonor.
L’amica di fronte a lei rise di gusto,scuotendo la testa,per poi alzarsi dirigendosi  verso la loro aula.
Anche l’altra si alzò,pronta a seguirla,quando vide che da una delle porte della grande sala spuntò nuovamente l’istitutrice,che dopo essersi guardata un po’ attorno l’adocchiò,incamminandosi verso di lei.
Ci mise un po’ a capire che stava mirando proprio a lei,ma quando lo realizzò,Eleonor si affrettò ad uscire dalla sala in fretta e furia,superando addirittura Alex,che con espressione interrogativa cercò di raggiungerla.
Appena arrivata nell’aula,la ragazza si affrettò a sedersi,sudando freddo.
Il fatto che l’istitutrice la cercasse,non voleva certo dire nulla di buono,molto raramente una di quelle donne portava buone notizie. Doveva certo essere per qualcosa che aveva fatto,ma anche sforzandosi di ricordare non le veniva in mente niente,era stata veramente perfetta in quelle settimane,tralasciando le dormitine che si faceva in classe ogni tanto.
Dopo aver rievocato anche i ricordi seppelliti più a fondo nella sua mente,arrivò all’ unica spiegazione certa. Già,doveva essere proprio quello il motivo.
Tutti gli studenti entrarono in classe,compresa Alex,che si sedette accanto a lei preoccupata «Oi,ma cosa ti è preso prima,che ti sei messa a correre manco fossi una maratoneta? Voglia di apprendere per caso?» Alex rise da sola alla sua ultima battuta,mentre Eleonor emise solamente una risatina nervosa «G-già,già. Voglia di apprendere,woo! Sapessi quanta ne ho.»
A quel punto,entrò l’insegnante.
«Buon giorno a tutti ragazzi. Stamattina noi…»
Eleonor si alzò di scatto dalla sedia stendendo un braccio verso l’alto,a mo’di sostenitrice del regime nazista.
«Mi scusi,posso andare in bagno?»
La professoressa la guardò stupita «Ma la lezione è appena iniz…»
«La prego,è urgentissimo!»
La donna acconsentì con un veloce cenno della mano.
«Grazie mille!» esclamò. La ragazza corse velocemente fuori dalla porta nella direzione dei bagni.
Arrivata,entrò dentro uno dei WC e chiuse la porta a chiave.
“Bene,adesso non dovrò far altro che aspettare qui fino al suono della ricreazione,per poi fingermi malata e così tornare nella mia stanza dove rimarrò segregata fino a che le acque non si saranno calmate.”  pensò,sedendosi sul coperchio del water.
“Che bel piano che hai ideato però,complimenti Eleonor.” sorrise fra se,pensando a tutti i dettagli della sua strategia.
Due ore passarono velocemente,e il bello era che nessuno si era disturbato ad andarla a cercare.
Uscì cautamente dal bagno,dirigendosi in classe per ottenere dall’insegnante il permesso di essere esonerata dalla lezioni.
La professoressa,sebbene all’inizio riluttante,acconsentì alla fine a concedergli il permesso. «Prima però dovrò comunicarlo all’istitutrice.»
Eleonor,che poco prima stava già assaporando la vittoria,vide tutto il suo magnifico piano andare in frantumi.
Non fece in tempo a controbattere,che la donna era già uscita dalla classe.
Rimase ferma imbambolata al suo posto per un po’,ma subito iniziò a pensare a un piano B. “Okay,okay,stai calma. Puoi sempre correre in camera,chiuderti a chiave e non rispondere a chiunque busserà,giusto!”
Uscì dall’aula,salì velocemente la rampa di scale che portava al piano superiore ed entrò freneticamente nella sua camera,sbattendo la porta con violenza.
Saltò sul letto,afferrò un libro e subito iniziò a rilassarsi,godendosi la meritata vittoria.
«Hahaha,sono un vero genio! Ce l’ho fatta anche ‘sta volta.» sorrise fra sé compiaciuta,iniziando a leggere il prologo di un nuovo libro.
Dopo nemmeno cinque minuti,bussarono alla porta.
«Avanti!» La voce uscì dalla sua bocca istintivamente. Si accorse solo una frazione di secondo dopo,della grandissima cavolata che aveva appena fatto. “Ahhh,ma che diamine dico! Accipicchia,devo fare qualcosa!”
Con uno scatto fulmineo,si gettò contro la porta,che nel frattempo si stava spaventosamente aprendo, e con una potente spallata la richiuse di nuovo. «No,no,qui non c’è nessuno,sono solo una voce registrata,ehehe. Attenzione,risponde la segreteria telefonica di Eleonor. Al momento non mi trovo in stanza,per favore lasciate un messaggio dopo il bip.»
Le grandissime idiozie che stavano sfociando a fiumi dalla sua bocca in quel momento stupirono anche lei; non immaginava di poter essere così idiota fino a quel punto.
Si schiaffò una mano sulla faccia in un penoso gesto di autocommiserazione.
Aldilà della porta che la ragazza continuava a tenere sigillata,una voce iniziò a sghignazzare sonoramente «Hahaha,Eleonor! Ma che cavolo dici? Sono Alex.   Sicura di sentirti bene o nella colazione di oggi c’erano degli stupefacenti? Hahaha.   »
Sentendo la risata dell’amica,Eleonor tirò un sospiro di sollievo e aprì la porta,lasciando che Alex entrasse.
«Uff,meno male sei solo tu.» si asciugò la fronte,ancora imperlata di sudore causato dal nervosismo e si mise a sedere sul letto.
«Scusa,ma chi credevi che fossi,l’uomo nero? A quanto pare si,dato che appena ho aperto la porta sei corsa a cercare di richiuderla come una furia.» Alex la guardava sorridente,ancora divertita dalla sua precedente messa in scena.
«Ha-ha,non è divertente,mi hai fatto prendere un infarto. Dov’è andato a finire l’uso di bussare?» rispose sarcastica la mora.
«Infatti ho bussato.»  esclamò Alex divertita.
«Oh. Ma avresti dovuto dire chi eri,eh. Altrimenti come faccio a sapere a chi apro? Comunque,ti ho sbattuto la porta in faccia perché credevo fossi qualcun altro.>>
E meno male che era così,altrimenti con tutta probabilità si sarebbe buttata fuori dalla finestra per sfuggire alla spiacevole sorte che l’attendeva,pensò Eleonor fra sé.
«Ah,vabbè,succede di sbagliare. Piuttosto,ero venuta per sapere come stavi» le chiese  Alex con leggera preoccupazione.
«Mi hanno detto che sei stata esonerata dalle lezioni perché ti sei sentita male,cos’hai?»
Eleonor si era quasi dimenticata che si era finta malata solo per non partecipare alle lezioni,così per un attimo rimase disorientata dalla domanda dell’amica,ma subito si affrettò a risponderle «Oh,non preoccuparti,ho solo avuto un piccolo giramento di testa,ma tra non molto mi riprenderò,vedrai.» sorrise,cercando di rassicurarla.
«Lo spero,perché non mi sembra giusto che io debba rompermi le scatole in classe mentre tu te ne stai comodamente stravaccata sul letto.» le rispose l’amica scherzando e facendole l’occhiolino,per poi
 salutarla e uscire dalla camera.
 
Eleonor la salutò con un gesto incerto della mano,credendo quasi che nella frase di Alex ci fosse più egoismo che umorismo.
Il resto del breve pomeriggio invernale lo passò distesa sul letto a leggere buona parte del suo nuovo libro.
Ad un certo punto,si accorse di dover andar in bagno, e senza pensarci uscì in corridoio,diretta al piano inferiore.
Scese le scale,e quasi non le prese un malore quando vide un ombra scura e vagamente grottesca salire i gradini.
Immediatamente capì che era l’istitutrice, e non una qualsiasi
, ma l’istitutrice capo,colei che mandava avanti quel luogo dimenticato da Dio. Da cosa l’aveva riconosciuta? Semplice,dal suo grande naso adunco. Ormai tutti conoscevano il suo famoso naso all’orfanotrofio,così severo e grosso,che quando si arricciava non prediceva nulla di buono. Anche se era solo un’ombra,le sue fattezze si riconoscevano benissimo.
Velocemente,fece dietro front,correndo nuovamente in camera sua.
Sentiva i passi della sua inseguitrice poco dietro di lei che riecheggiavano sinistri nel lungo corridoio dai muri rossastri,divenuti più scoloriti dal passare del tempo.
Giunta davanti alla sua stanza,Eleonor l’aprì con foga, quasi dovesse cercare rifugio da un pericoloso predatore,cosa alla quale effettivamente l’istitutrice in quel momento assomigliava.
Appena dentro,si appoggiò alla porta con le spalle,scivolando a terra.
«Non è possibile che capitino tutte a me però! Io volevo solo andare in bagno,cosa ho fatto di male?» piagnucolò sconsolata.
Si rialzò barcollante,rimettendosi a sedere sul letto.
“Spero che quell’arpia malefica se ne vada presto,perché non so quanto potrò ancora resistere.” pensò,contorcendo le gambe nella disperata impresa di riuscire a trattenersi.
Non era mai stata molto brava a trattenere quel genere di bisogno,una volta che avvertiva lo stimolo era arduo il tentativo di resistere.
Continuò ad aspettare per due minuti sul letto,dimenandosi e contorcendosi in qualsiasi posizione il suo corpo gli permetteva.;aveva addirittura improvvisato uno pseudo balletto per distrarsi,ma anche quel tentativo era miseramente fallito.
Alla fine scoppiò «Basta! Non ce la faccio più,ho già superato il mio record,dannazione!» detto questo,uscì come un razzo dalla stanza,travolgendo tutti gli ostacoli che trovava sul suo cammino (in pratica,quattro o cinque persone),che ovviamente non si risparmiarono a lanciarle contro insulti di ogni genere.
Quest’ultima cosa non le importava granché,ci avrebbe pensato Alex a pareggiare l’affronto subito,a modo suo ovviamente.
“Mhuahaha,come sono maligna,si! Oh,ecco i bagni.” con una scivolata repentina si fermò,ed entrò immediatamente nella toilet.
Appena finito,tirò lo sciacquone,sentendosi finalmente meglio,come rinata.
Tirò un sospiro di soddisfazione,percorrendo con andatura trotterellante il percorso per tornare in camera.
Fu in quel preciso istante,che con suo sommo disappunto,scoprì che davanti alla porta l'aspettava l'istitutrice capo,che non appena la vide,le rifilò un occhiata velenosa,come quella di un grande serpente pronto a colpire la sua minuscola e indifesa preda,impossibilitata a scappare perchè paralizzata dalla paura.
Come un minuscolo animaletto di fronte al grande serpente infatti,Eleonor non si azzardava a muoversi,conscia del fatto che ormai,non le era rimasta alcuna via di fuga.
Con passo lento e schiena rigorosamente eretta,la donna le si piazzò davanti,fissandola dall'alto verso il basso con sguardo severo.
Eleonor la fissava,visibilmente irrequieta sotto la presenza dei suoi occhi indagatori.
«Signorina Withe,la cercavo,come forse si sarà accorta.» la voce dell'istitutrice risuonò severa e vagamente altezzosa nel lungo corridoio dalle pareti rosse.
La ragazza annuì e balbettò qualcosa somigliante a un 'si,certo'.
L'anziana signora arricciò il naso all'udire l'incerte e incomprensibili parole uscite dalla sua bocca,chiaramente contrariata dalla sua incapacità di parlare correttamente davanti a una persona meritevole di rispetto.
«Non ho capito niente di ciò che ha detto signorina. La prego di non mangiarsi le parole.»
Eleonor ebbe un sussulto «Mi scusi signora istitutrice,ho detto ‘si certo’.»
Rivolese lo sguardo verso il basso vedendo che la spaventosa donna aveva già arricciato il naso.
"Brutto segno,bruttissimo segno...." pensò,immaginando ormai di essere spacciata.
«Così va meglio. Sa perché sono qui?» proseguì.
A quella domanda,ormai al massimo del nervosismo,si sentì avvampare,capendo di non poter nascondere la verità ancora a lungo.
Così,alla fine scoppiò «Va bene,lo ammetto. Sono stata io a mangiare l’ultimo biscotto del tavolo dei professori. Non ho potuto farne a meno,era così invitante!                        La prego mi perdoni!» piagnucolò tutto d’un fiato,coprendosi istintivamente la testa con le mani.
Ci furono alcuni secondi di silenzio,durante i quali Eleonor si sarebbe aspettata una bella ramanzina,ma quando poi si azzardò a togliersi le mani dalla faccia,vide solamente il viso della donna leggermente perplesso alzare un sopracciglio.
«Mhmm,no. Non ero venuta esattamente per questo» disse l’istitutrice capo,con una nota appena titubante nella voce,solitamente fiera e glaciale.
«Ah,no?»
«No.»
«Oh…»
Seguirono nuovamente alcuni istanti di silenzio,durante i quali Eleonor si sentì una perfetta idiota; insomma,come aveva solo potuto pensare che l’istitutrice capo in persona,fosse venuta a sgridarla riguardo a un semplice biscotto? E inoltre,con la sua patetica richiesta di pietà,aveva addirittura spiazzato la figura più autoritaria di tutto l’orfanotrofio. Non sapeva se esserne fiera,o preoccuparsi per la sua stupidità.
La donna si aggiustò meglio gli occhiali sul naso,e recuperato  il suo solito atteggiamento glaciale,continuò dal punto in cui era stata interrotta.
«Assolutamente no,signorina White. Sono venuta a riferirle che lei ha avuto una richiesta di adozione e che incontrerà il suo futuro tutore oggi stesso,perciò vada a prepararsi e a fare le valige.»
Eleonor non riusciva a crederci. Sicuramente stava sognando,era troppo bello per essere vero.
Rimase ferma,in silenzio e con la bocca aperta guardare l’istitutrice andarsene.
Poi,un sorriso apparve sulle sue labbra e una calda e solitaria lacrima le rigò la guancia.
Dopo quella,altre scesero a bagnarle il viso,mentre ancora sorridente stava immobile a fissare il vuoto.
In quegli attimi,una miriade di pensieri le invasero la mente:
Ma sul serio stava per essere adottata? No,impossibile,una cosa del genere non poteva accadere.
E invece si,l’istitutrice le aveva appena dato la lieta notizia!
Tsk,no,ovviamente non era vero,avevano di certo sbagliato persona,non era lei quella che dovrebbe essere stata adottata.
Oh,suvvia,l’istitutrice capo non sbaglia mai.
Come sarebbero stati i suoi nuovi genitori? Entrambi biondi con gli occhi azzurri,oppure mori con gli occhi scuri?
Avrebbe avuto un fratellino? E una sorellina?
La sua nuova casa sarebbe stata grande e spaziosa o piccola ma accogliente?
Ma soprattutto,sarebbe stata veramente felice?
Una gioia immensa la pervase,mentre gocce salate continuavano a scendere dai suoi occhi.
Finalmente avrebbe potuto ricominciare da capo,rifarsi una vita vera assieme a una famiglia che tanto aveva sognato e che tanto desiderava.
Si asciugò velocemente il viso e corse in camera a fare le valige.
Ci buttò dentro tutto il suo piccolo guardaroba,assieme ai suoi libri e tutto il necessario per fare i trucchi di magia.
Uscì dalla stanza sbattendo la porta e corse al piano di sotto;doveva assolutamente salutare Alex.
Trovò l'amica nella grande sala da pranzo quasi completamente disabitata,concentrata  nella lettura di un paragrafo di storia.
Alex alzò il capo per salutarla,quando notò il piccolo trolley rosso che si portava dietro.
«Ei,Ele,che cosa ci fai con quello?» domandò incuriosita,indicando la valigia con le ruote.
Eleonor le rivolse un sorriso a trentadue denti,mentre correva verso di lei ad abbracciarla.
Alex fu colta alla sprovvista da quel gesto così stranamente espansivo,sentendosi quasi strangolare dalla stretta della mora che aveva iniziato a strattonarla come una bambola di pezza.
«Gh-ghe-ei,garmati,gosì mi gstrozzi!» cercò di dire lei,annaspando leggermente.
Eleonor la mollò,ma non smise di sorridere e iniziò a saltellare sul posto.
Alex si massaggiò la gola,mentre fissava preoccupata l'amica.
«Ma sei proprio sicura di star bene? Stai iniziando a diventare inquietante,sai?»
«Oh,Ale! Non crederai mai alla notizia che sto per darti!»
La ragazza la scrutò con attenzione; entusiasmo inspiegabile,felicità da vendere,abraccio stritolante,trolley rosso...un momento! Trolley rosso? Ora tutto aveva un senso!
Sul viso di Alex  si presentò un espressione commossa.
«Oh,Ele…»
 
 L’amica annuì. Finalmente aveva capito.
 
Alex l’abbracciò teneramente,poggiando la testa sulla spalla di Eleonor.
Sentì un fastidioso pizzicore agli occhi,ma si sforzò di non far scendere nemmeno una lacrima. Non voleva che Eleonor si sentisse triste ad andarsene,anzi,quel pensiero non doveva neppure sfiorarle la mente.
 
Quello era il giorno che aspettava da tutta una vita,non voleva rovinarglielo.
Alex si ritrasse, e guardandola negli occhi le batté le mani sulle spalle.
 
«Congratulazioni Eleonor,ce l’hai fatta» disse, «ma non preoccuparti,se ne sei uscita viva tu allora tra non molto sarò fuori anch’io da questo manicomio.» alzò le braccia in alto e con un gesto ampio mostrò tutta la sala. «Insomma,se ce l’hai fatta TU!» sottolineò l’ultima parola con particolare enfasi,ridacchiando.
«Ei,cosa vorresti insinuare?» esclamò Eleonor in tono fintamente arrabbiato e dando ad Alex un colpetto sulla spalla. La ragazza alzò le mani di fronte a se,come per proteggersi «Assolutamente niente,schiappa.» Entrambe risero,concedendosi quel lusso per forse l’ultima volta.
 
«Mi mancherai,sorellona. Prometto che ti verrò a trovare,lo giuro!» disse Eleonor,prendendo in grembo le mani dell’amica. Lo avrebbe fatto sicuramente,non l’avrebbe mai lasciata sola per nessuna ragione al mondo.
 
Alex,invece,scosse la testa con disinvoltura «Non hai alcun bisogno gi giurare o di promettermi niente,io so che lo farai».
 
Nessuna delle due riuscì a trattenersi e delle lacrime argentee solcarono i loro visi mentre entrambe si fissavano con sguardo tenero,immobili.
 
Si abbracciarono per un’ultima volta.
 
Poco fuori,sulla soglia della sala,la voce dell’istitutrice-capo sciolse quel gesto.
Eleonor si alzò e salutò Alex ancora una volta. Prese un respiro profondo,attraversò la sala e giunse dall’istitutrice. Finalmente la sua vita stava per cambiare una volta per tutte.
 
Con l’istitutrice al suo fianco,che la spingeva con decisione per incoraggiarla,Eleonor accedette alla piccola stanza della “reception”,dove il personale si occupava di accogliere e dare consiglio a qualunque persone avesse intenzione di adottare un orfano.
 
Eleonor era veramente eccitata,non vedeva l’ora di conoscere la sua nuova famiglia.
Si guardò attorno,alla ricerca della  coppietta di sposi desiderosa di adottarla,ma l’unico individuo che vide fu un uomo,un uomo seduto su una delle tante poltroncine rosse attaccate al muro.
 
Era chino in avanti,con le dita delle mani incrociate e una lunga sciarpa di lana che toccava quasi terra. Il suo viso era in parte coperto dal cappello a cilindro che impediva la vista dei suoi occhi e in altra parte dal bavero alzato del grande cappotto beige.
 
Nonostante tutti questi elementi le impedissero di vederne a pieno il viso,Eleonor sapeva per certo che stava guardando nella sua direzione e per giunta con una certa insistenza.
 
Eleonor fu veramente sorpresa di vedere quel signore dall’aria cupa seduto laggiù.
Cosa voleva? Era lì per adottarla? Non era possibile,lei stava spettando la sua bella coppietta felice,sarebbe andata via con loro.
Doveva per forza esserci un errore,lei pensava…..
Oh,giusto. Pensava.
 
Improvvisamente,vide davanti ai suoi occhi infrangersi l’immagine della felice coppia sposata,sostituita adesso da migliaia di varianti tutte diverse ma al contempo possibili,reali.
 
Com’era stata ingenua a cadere nello stereotipo della coppietta affettuosa,tutti avrebbero potuto adottarla e lei non sarebbe mai riuscita a prevedere a chi sarebbe toccata. Solo adesso nella sua mente si stava insinuando il terrore di poter andare a vivere da uno psicopatico o da un maniaco sessuale.
 
Desiderò intensamente ritornare sui suoi passi,attaccarsi al braccio di Alex e non lasciarla più. Indietreggiò incerta,ma l’istitutrice le teneva la mano ossuta sulla spalla e la costringeva ad andare avanti.
 
Intanto l’uomo si era alzato dalla sua postazione,mani in tasca,sguardo dritto oscurato dal cappello e si stava avvicinando.
 
Solamente ora si rendeva conto di non volersene andare,così iniziò a pensare velocemente a una scappatoia. “Vediamo,io ho 16 anni,perciò potrei far qualcosa per far si che ciò non accada,perché a sedici anni uno può…” non fece in tempo a finire il suo ragionamento che la voce dell’istitutrice la richiamò bruscamente.
«Signorina Whithe,le presento il signor Delacroix.»
Davanti a lei adesso la figura dell’uomo la sovrastava,era proprio alto.
Ora che si era avvicinato,poteva vedere meglio il profilo dei suoi occhi: erano piccoli,percorsi da uno strano bagliore che rendeva quel grigio acquoso più luminoso.
Era uno sguardo penetrante e carico di astuzia,che sembrava volesse scavarti nel profondo,fino a cogliere i segreti più  reconditi della tua anima.
Se avesse dovuto scegliere un solo aggettivo per descriverlo,sarebbe stato “mefistofelico”,perché oltre alle precedenti caratteristiche percepiva anche qualcosa di losco,che non le piaceva affatto.
 
L’uomo sorrise.
“Eleonor Whithe,eh…?”
«È un vero piacere per me fare la tua conoscenza,Eleonor.»
Le porse la mano,mostrando delle dita inanellate.
“Finalmente…”
 
La ragazza strinse la mano,leggermente riluttante.
«Anch’io sono felice di conoscerla,signor…» rimase con la frase a metà.
Sapeva che l’istitutrice all’inizio delle presentazioni  le aveva detto il suo nome,ma non aveva prestato attenzione. Per questa sua dimenticanza,si guadagnò un’occhiataccia da parte della donna.
 
«Vincent» rispose l’uomo «Vincent Delacroix. Ma tu,da ora in poi,potrai chiamarmi papà.» Sorrise in maniera  poco rassicurante,tanto che sembrava stesse ghignando.
 
Eleonor deglutì e cercò di ricambiare il sorriso,ma sul suo viso comparve solo una specie di smorfia poco convinta.
 
L’istitutrice la spinse più avanti,facendola finire praticamente addosso all’uomo,il quale si scostò un poco emettendo un breve sbuffò.
 
Sembrava quasi impaziente di liberarsi di lei.
 
«Bene signor Delacroix,se è convinto della sua scelta le faccio firmare alcuni moduli per l’adozione» esclamò l’istitutrice in tono parecchio accomodante.
 
L’uomo sorrise nuovamente in quella maniera poco rassicurante. «Oh,si certamente. Sono sicuro come la morte.» Eleonor rabbrividì. Sarà stata quell’espressione letteraria ormai in disuso,il fatto che il signor Vincent le avesse lanciato un’altra occhiata carica di bramosia e desiderio,ma fatto sta che adesso Eleonor non aveva più dubbi: stava per andare ad abitare da un tizio profondamente strano,con molte probabilità addirittura pazzo.
 
“Accidenti,sapevo che era troppo bello per essere vero” pensò,“e adesso cosa faccio? Non voglio andare a vivere con questo qui. Alex! Devo dirlo ad Alex.”
 
Con passo lento e felpato,attenta a non attirare l’attenzione dei due adulti impegnati in scartoffie amministrative,Eleonor si diresse verso la porta che dava sul grande salone,sperando ardentemente che Alex non se ne fosse ancora andata.
 
Gioì non appena la vide impegnata ancora nella lettura di un libro di testo.
Eleonor diede una fugace occhiata dietro di se per controllare che la situazione fosse ancora stabile. “Perfetto,è tutto a posto” pensò sollevata.
 
«Ei,Alex» sussurrò,sperando che l’amica la sentisse. Macché,era ancora a capo chino sul libro. Provò più forte. «Eiii,Alex! Mi senti?» Stavolta sembrava ce l’avesse  fatta,perché Alex si guardò un po’ attorno e poi salutò l’amica con un largo sorriso.
 
Eleonor sospirò di sollievo,facendole segno di avvicinarsi.
Evidentemente però,Alex non capì e fraintese il suo gesto come un saluto,infatti alzò il braccio e lo sventolò in aria,continuando a sorridere.
 
Eleonor si schiaffò una mano in faccia. «Ma cosa hai capito,testa di rapa! Devi venire qui. Subito!» Niente,Alex continuava a salutarla e a sorriderle come un ebete.
 
«Perfetto,qua abbiamo finito.»
Improvvisamente,si sentì trascinare per il cappuccio della felpa,mentre guardava la felice immagine di Alex che la salutava allontanarsi sempre di più fino a scomparire.
 
Dopo quest’ultimo tentativo fallito,Eleonor aveva ormai deciso di abbandonarsi al suo destino. In quel momento,sentì che non le importava più di niente e di nessuno,si era rassegnata. Ormai potevano fare di lei quello che volevano.
 
«Dove aveva intenzione di andare signorina Whithe,eh?»sbraitò l’istitutrice,visibilmente furiosa. Eleonor le rivolse di sfuggita un’occhiata annoiata «Da nessuna parte signora istitutrice,tanto sto per essere adottata,non posso farci niente no?» sussurrò,rivolta più a se stessa che alla donna.
 
L’anziana signora l’aveva letteralmente trascinata per il cappuccio,riportandola nella reception al cospetto del signor Vincent,che osservava la scena con un certo divertimento.
 
«Oh,ma che inaudita maleducazione! Questi giovinastri di oggi,sembra quasi impossibile insegnargli un minimo di disciplina,ma per fortuna noi qui usiamo il pugno di ferro!» detto questo,l’istitutrice dette uno strattone al cappuccio di Eleonor,facendola quasi soffocare. “Ei,ho detto solo che mi arrendo al mio destino,non che voglio morire,signora!” pensò indignata la ragazza,afferrando la scollatura della felpa nel tentativo di allentare la presa.
 
«Signor Delacroix,è sicuro di riuscire a tener a bada un impiastro come questo?» esclamò la donna.
 
Eleonor alzò gli occhi al cielo,fissando poi con odio la malvagia vecchiaccia che continuava a negarle l’aria. “Tsk,impiastro? Ma senti questa,è proprio rimbecillita. Non ho mai infranto una regola,IO.”
 
Il signor Delacroix accolse con calma la sfida dell’istitutrice,ancora divertito.
«Penso di essere in grado» iniziò,liberando Eleonor (che intanto era diventata di un preoccupante color viola) dalla morsa della donna e tirandola al suo fianco «di riuscire a cavarmela da solo.»
 
Eleonor gli fu molto grata di quel gesto e prese un gran respiro a pieni polmoni. Forse quel tizio non era così male come pensava.
 
L’istitutrice arricciò il naso e raddrizzò la schiena. «Bene,ma si ricordi che se le da qualche problema non deve farsi scrupoli a riportarla qua da noi» disse in tono glaciale.
 
L’uomo sorrise nuovamente,dando qualche pacca sul capo della ragazza «Sono sicuro che si comporterà brillantemente» ribadì convinto. «Bene,è stato un piacere far visita al vostro orfanotrofio. Arrivederci,madame» salutò cordialmente il signor Vincent,che si portò due dita alla testa del cappello accennando un inchino.
 
Eleonor esultò in silenzio. Non poteva crederci,era libera! Certo,adesso assieme a un tipo strano ed inquietante,ma pur sempre libera.
 
Ad un certo puto,l’istitutrice si schiarì la voce per attirare la loro attenzione.
“Ma che cazz… cosa vuole ancora questa?” pensò Eleonor innervosita; aveva rovinato il suo magnifico momento di liberazione.
 
L’istitutrice la squadrò dall’alto in basso,gli occhi glaciali che mandavano bagliori tetri.
«Signorina Whithe,non vuole per caso dire qualche parola in merito all’orfanotrofio,luogo che è stato la sua casa per ben 13 anni?»
 
Eleonor la guardò come se fosse ubriaca. “Cosa diamine dovrei dire in merito a questo postaccio,eh? Tutto qui è orribile,gli unici miei conforti per ben tredici anni sono stati solo Alex,i miei libri e la pizza,il resto è dimenticabilissimo,anzi,spero di rimuoverlo il prima possibile. Brutta zitella rattrappita! Oh,d’accordo,ora si che ti dico cosa ne penso,ehehe.” Perché pensare tutto ciò quando poteva urlarglielo in faccia.
 
Si sfregò le mani malignamente,pronta a pregustarsi la faccia che avrebbe fatto quella vecchia arpia. Sarebbe stato un vero spettacolo.
 
«Oh,signora istitutrice,lei mi lusinga. Ma in effetti si,c’è qualcosa che voglio dire riguardo questo luogo…» la ragazza mise le braccia dietro la schiena,petto in fuori e torso dritto,come un bambino del coro che si prepara a cantare. Prese un bel respiro.
 
Finalmente le avrebbe sputato in faccia tutto quello che pensava di lei e del suo amato orfanotrofio. Erano ben 13 anni che aspettava quel momento……quando una mano inanellata le tappò la bocca e la spinse a se con veramente poco tatto.
 
«Non c’è tempo per queste cose,siamo in ritardo col programma» disse velocemente il signor Vincent,per poi aprire il pesante portone di legno e catapultarsi fuori,trascinando con se una Eleonor alquanto basita.
 
Anche se non avesse fatto il suo bel discorsetto,la ragazza sarebbe rimasta ugualmente soddisfatta se solo avesse visto l faccia dell’istitutrice in quel momento.
 
Assolutamente impagabile.

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