Peccato•¬

di briciolaFINE93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Peccato: Il Prologo ***
Capitolo 2: *** Peccato: L'inizio ***
Capitolo 3: *** Peccato: L'incubo ***
Capitolo 4: *** Peccato: L'allucinazione ***



Capitolo 1
*** Peccato: Il Prologo ***



Peccato¬

Peccato... Il Prologo


Li avevano riuniti tutti nel grande salone adiacente alla mensa della prestigiosa accademia. Apparentemente una novità stava per essere svelata agli alunni della Kroszveria Prestigious School che, mormorando tra loro, attendevano impazienti l'annuncio da parte della preside Grace.
-Secondo te, Fine?- proruppe Rein picchiettando con un gomito la sorella, questa se ne uscì con uno strascicato "eh?" preceduto da una simpatica caduta a terra a causa di uno spintone ricevuto alle spalle.
-Pronto? Ma mi ascolti?- continuò imperterrita la ragazza con i lunghi capelli cielo porgendole una mano a cui aggrapparsi -Ti ho chiesto cosa ne pensi sull'improvvisa riunione!- Un flebile "ah" uscì dalle labbra rosate della rossa che, ignorando nuovamente la gemella, tornò a rivolgere il proprio sguardo ad un punto ben preciso -Voglio dire, stavo ancora sonnecchiando sul banco.. cioè stavo ancora ehm… ascoltando la lezione di storia!-
Un libro la colpì sulla nuca facendole socchiudere un occhio -Peccato Rein che stessimo studiando letteratura- la corresse acidamente la biondina, ottenendo un broncio scocciato dall'amica turchese.
-Andiamo Altezza- si fece avanti un'altra alunna, questa con corti capelli verde acqua e vivaci occhi blu -Nessuno ascolta quella vecchia insegnante-. Lei la prese per il colletto della divisa -Stai dicendo che io non sono nessuno!?-
Una dolce risata giunse alle loro orecchie insieme ad una ragazza dai lunghi capelli arancioni -Calma ragazze, non mettetevi a litigare in questo momento inopportuno, ho sentito che la preside arriverà a momenti-
-Buongiorno ragazzi- il vocio degli scolari si interruppe improvvisamente portando l'attenzione sulla donna dai mossi capelli rosa -Immagino vi starete chiedendo come mai vi ho riuniti tutti qua- osservò la maggior parte dei presenti annuire -Volevo annunciarvi che da oggi avremo due nuovi collaboratori nella nostra accademia-
Due giovani uomini spuntarono sul palco, uno con corti capelli grano vestito da curato e l'altro con uno sguardo glaciale nascosto dalla fine montatura degli occhiali da vista. La preside porse loro la mano - Abbiamo convenuto con i vostri genitori che, essendo questa una delle più prestigiose scuole di tutta Kroszveria, era necessario avere tra noi un parroco per salvaguardare la purezza di voi studenti modello, e un nuovo professore di scienze e matematica-
Il borbottare si diffuse tra gli studenti. Un curato ed un nuovo professore sarebbero stati una bella seccatura, bastavano e avanzavano le ramanzine della vecchia Camelot e gli insegnamenti dell'isterico professore di mezza età. Eppure se la metà maschile pensava a tutti gli svantaggi che i due avrebbero portato, quella femminile si ritrovava già a fantasticare su come sarebbero cambiate le cose nell'accademia con l'arrivo dei due bei uomini.
-Ma quello è mio fratello!- esclamò Altezza attirando l'attenzione delle amiche intente a mormorare tra loro -Quale?- chiese immediatamente Rein sorreggendola -Quale dei due?-
La riccia indicò quello vestito di nero -Il prete! E' Bright, mio fratello!- tutte si fermarono ad osservarlo con sguardo indagatore, per trovare le somiglianze. I capelli erano completamente diversi, più scuri e gli occhi, quei magnifici occhi, erano di un rosso fuoco al contrario di quelli verdi della sorella.
-Bèh- esordì l'appena arrivata Mirlo -Non vi somigliate per niente- tutte le ragazze si lasciarono scappare un risolino davanti alla sfuriata di Altezza che riteneva di essere comunque la più bella tra i due consanguinei.
Grace riprese a parlare nel frattempo -D'ora in poi appena ne avrete bisogno potrete andare a confessarvi e ogni domenica parteciperete alla messa- i primi segni di dissenso si sollevarono dagli alunni -Inoltre prima dei pasti ci sarà il momento della preghiera perché dobbiamo abituarci a ringraziare il Signore per tutto ciò che ci concede, specialmente voi ragazzi dell'accademia di Kroszveria-
Automaticamente la maggior parte dei presenti cercò un modo per passare il tempo mentre la preside ricordava quanto fosse importante e famosa la loro scuola nel centro della città, e quanto fosse fondamentale avere buoni risultati per mandare avanti le imprese familiari.
-Adesso potete tornare nelle vostre classi, vi ricordo che l'arrivo in mensa sarà anticipato di un quarto d'ora per non portare via tempo al pasto con la preghiera- concluse Grace con un dolce sorriso in volto. Il parroco aggiunse qualcosa che solo quelli in prima fila riuscirono a udire -La preghiera non ruba mai tempo, ringraziare il Signore è anche più importante del mangiare- La preside si scusò imbarazzata con lui e mandò via tutti gli alunni sghignazzanti.
-Altezza!- esordì Fine ripresasi dal momento di disattenzione -Quel ragazzo ti assomigliava parecchio! Lo conosci?- tutte la guardarono perplesse -Fine, sorellina, ho due domande per te- lei annuì -Prima domanda: ma hai ascoltato quello che abbiamo detto prima? Seconda domanda: Dove le vedi le somiglianze te?-
Fine sembrò rifletterci sopra -Perchè, cosa avete detto?- e loro con risatine, sospiri e sbuffi ripresero a camminare lasciandola ancora più confusa -Ragazze?-
-Probabilmente- tentò di parlare con logica Lione -nel suo subconscio ha comunque sentito ciò che dicevamo e quindi ha intuito da sola che quello fosse suo fratello- le altre annuirono pensierose poi sorrisero -No, Fine non è così intelligente!- e tra le lamentele di questa e le risate di tutte, rientrarono serene in classe.



Note dell'autrice:
Heilà! Erika è tornata su questo fandom e non lo mollerà più per un bel po' (o almeno fino a settembre)!!
Dunque, questa è la mia nuova (ennesima) storia e mi concentrerò parecchio su questa e sulle altre due che sto scrivendo riguardo il fandom di Hetalia, ma aggiornerò a turno tutte le mie ff in modo da rimettere in moto l'ingranaggio che si era un po' arruginito e fare contenti tutti quelli che le leggono C=
Parlando.... di questa storia! Ho un paio di cose da specificare e aggiungere.
La città-isola di Kroszveria l'ho inventata io (non rubare l'idea grazie... non si sa mai xD) ed è lo scenario di questa storia ma anche di un'altra mia ff su Hetalia (L'omicidio e L'amore, per chi fosse curioso) quindi credo che accennerò un pochino ad un certo omicidio anche in questa storia e magari qualche volta potrebbe spuntare un personaggio dell'altra storia, ma solo accennato giusto per rendere più misteriosa questa storia che spero vi sia piaciuta già dal prologo :)

Come ho già scritto è una ff ad OC quindi chiunque voglia partecipare recensisca pure con questo modulo:

Nome und Cognome und Soprannome xD

Età: può andare dai 14 ai 17 anni
Aspetto Fisico: mi spiace, ma non inserirò tatuaggi e piercing... è una scuola per ragazzi e ragazze abbastanza rigida.

Carattere: buttateci dentro di tutto, mi raccomando!!

Passioni/Cose che odiate

Storia/Passato

Amore: dettagliati, ma se troverò ragazzi/e che sono tutti/e uguali non li/le inserirò perchè va bene uno... ma dieci persone tutte mezze bullette scocciano! A proposito, specificate se siete fidanzati o volete che l'amore sbocci nel corso della storia.

Famiglia: solo se volete che questa intervenga nella storia (magari fratelli o sorelle che frequentano l'accademia)

Materia Preferita: potete scegliere anche un corso extra scolastico di qualsiasi tipo, a voi scelta e fantasia :)

Altro: la storia si chiama peccato... indovinate perchè xD Quindi sapete che i peccati sono parecchi ma nei Dieci Comandamenti i capitali sono sei:

  1. Non uccidere.
  2. Non commettere atti impuri.
  3. Non rubare.
  4. Non dire falsa testimonianza.
  5. Non desiderare la donna d'altri.
  6. Non desiderare la roba d'altri.


Ebbene io voglio che ogni OC abbia commesso o commetta o abbia commesso uno ( o più, a voi la scelta) di questi peccati!! Con giustificazione ovviamente =)
Adesso vi lascio, è tardi e se siete arrivati fino a qua vorrete (forse) iniziare a scrivere il vostro OC, ma per favore, scrivetemi anche cosa ne pensate del prologo e della storia... le critiche sono ben accette! A presto~

Bacioni di Fretta,
Erika~




 

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Capitolo 2
*** Peccato: L'inizio ***


Peccato¬

Peccato... L'inizio
 

La mensa pullulava di studenti eppure la confusione non era molta quel giorno. In verità non era mai elevata la confusione in quell'accademia, almeno non da quando tra i corridoi e i saloni si aggirava la vecchia Camelot con la sua fedele Lulu.
-Non ce la faccio più- biascicò stanca Rein con il viso spiaccicato sul tavolo -Matematica è davvero stancante, per fortuna che oggi il nostro professore va in pensione e da noi insegnerà quel tipo nuovo-
Lione, che in tutto il gruppo era la più sensibile, si asciugò l'angolo dell'occhio con il fazzoletto prontamente offertole da Mirlo -A me spiace molto, era simpatico. E poi guardate come è distrutta Lione- ribattè sorridente la castana. Per tutta risposta la turchina, che nel frattempo aveva alzato il capo per ascoltare meglio, lo lasciò cadere nuovamente con un divertente tonfo.
Altezza si alzò velocemente seguita a ruota da Fine -Dai sbrighiamoci, se aspettiamo ancora un po' inizia la preghiera e noi non abbiamo ancora preso il nostro pranzo- e la rossa rincarò la dose -E finiscono anche tutti i dolci! Vi ricordo che oggi c'è la torta al cioccolato-
Un risolino uscì spontaneamente dalle labbra del gruppo -Tu pensi sempre ai dolci, eh?- la rossa balbettò imbarazzata ridendo istericamente -Sorellina cara- la interruppe la gemella con aria da funerale -Puoi prendermelo tu il mio vassoio? Io sono troppo stanca- la vide esitare e allora aggiunse arrendevole -Se lo fai puoi mangiare anche il mio dolce-
La rossa si trovava già al bancone quando terminò la frase con un sorrisino. Il bello di quella accademia in confronto alle altre scuole era, tralasciando il fatto che fosse molto attrezzata e piena di personale qualificato, la mensa. Certo, non servivano il pranzo al tavolo come in un qualsiasi altro collegio, ma in compenso il cibo era sempre delizioso e soprattutto non confezionato. Un'intera cucina e un gruppo di ben sedici cuoche era adibito alla soddisfazione culinaria degli studenti della scuola.
In fretta, le ragazze tornarono a sedersi vicino a lei e, finita la preghiera in cui avevano potuto apprezzare la melodiosa e giovane voce del curato, iniziarono a gustare il loro pasto parlando ogni tanto di lezioni, famiglia e passatempi vari.
-Ho sentito- annunciò estasiata Fine con ancora la forchetta in bocca -Che a breve ci sarà l'uscita in città- le ragazze la guardarono stupite e felici -Davvero? Fantastico!- Mirlo interruppe le loro esclamazioni di gioia -Mi spiace contraddirti Fine, ma l'uscita è quella con i professori- il fervore si spense immediatamente.
-E quando ci sarà l'uscita libera?- chiese Sophie imbronciata -Dicono che sarà tra un mese o poco più- Rein sbuffò sonoramente incrociando le braccia mentre la gemella le rubava un pezzo di bistecca -Accidenti, un mese è proprio tanto!- E mentre la rossa mangiava allegramente, le altre assentirono tristi in volto.
-Ragazzi!- la voce di Camelot squarciò l'aria riportando il più totale silenzio -La pausa pranzo è terminata, adesso dovete recarvi tutti nell'aula magna per la lezione di musica- Alcuni sospiri e molti sbuffi si levarono in aria facendo infiammare l'anziana signora -Sbrigarsi!-
Fine ingoiò il dolce velocemente per seguire le amiche che, a testa bassa cospirando tra loro, si stavano dirigendo insieme al fiume di studenti.
Le lezioni di musica, si ritrovò a pensare Altezza alzando il capo per ammirare i primi posti a sedere delinearsi oltre la porta, erano le più costruttive. Normalmente i ragazzi erano divisi in classi di età e conoscenza proprio come in un normalissimo liceo o scuola superiore, ma per le lezioni musicali e altri piccoli eventi, tutti gli studenti presenti erano radunati nella stessa aula grande quattro volte la palestra, in cui migliaia di sedie erano posizionate in più file e dove al centro risiedeva un palco in cui si tenevano piccole esibizioni o da cui normalmente spiegava l'insegnante.
-Ehi Altezza, c'è un piccolo problema- l'avvertì Lione prendendole timidamente un lembo della manica -Quale?- domandò acidamente per il contatto non gradito -Hanno cambiato i bigliettini dei posti e ho notato che io e te non siamo vicino alle altre ragazze, anzi siamo un po' tutte sparpagliate- E a quel punto la bionda sospirò dovendo ricredersi, forse l'organizzazione non era proprio efficientissima dato che su ogni sedia si trovava un biglietto con scritto a chi apparteneva il posto e ogni tanto le bidelle si divertivano a cambiare gli ordini delle sedie. Roteando gli occhi platealmente iniziò a osservare ogni sedile cercando il proprio nome e cognome che trovò sfortunatamente solo dopo quattro minuti nella quinta fila.  Si sedette sospirando per scacciare via la rabbia e si guardò intorno, poche file più in là scorgeva un ciuffo arancione e sorrise pensando a quanto si trovasse a disagio Lione in mezzo a persone sconosciute. Non sorrideva per cattiveria, Altezza voleva molto bene a tutte le sue amiche che riuscivano ad apprezzarla nonostante il suo famoso brutto carattere scorbutico, semplicemente provava un misto di compassione e pena per l'amica timida.
Come se potesse leggerle nella mente, l'amica si girò verso di lei e abbozzò un gesto della mano simile ad un "ciao" a cui lei rispose frettolosa tentando di non mostrarle la sua preoccupazione. Solo quando questa si voltò verso il palco si accorse di aver occupato il bracciolo della ragazza accanto a lei e si affrettò a spostarsi un poco sotto lo sguardo della studentessa in questione.
-Oh scusami tanto- mormorò stringendo le braccia sulle ginocchia, non osando sostenere lo sguardo della vicina -Non importa- ribatte questa con un tono lievemente scocciato. Alzò il capo improvvisamente riconoscendo la voce della giovane e le lanciò un'occhiata diffidente trattenendo il respiro. Seduta accanto a lei vi era la famosa studentessa conosciuta come Reb per l'animo ribelle causa di tantissime punizioni e richiami. La osservò attentamente, i lunghi capelli lisci castano scuro dai riflessi color del grano le cadevano sui fianchi venendo a contatto con il sedile e gli occhi verde prato erano illuminati dalla lampada al neon adiacente al muro che metteva in risalto le sfumature grigie delle iridi.
-C'è qualche problema?- si accorse di averla fissata intensamente per troppo tempo e muovendo freneticamente le mani tornò a guardare forzatamente davanti a sé. La fama della sua vicina non era certo delle migliori e starle accanto la faceva sentire più ansiosa del solito, magari se il professore si fosse deciso di iniziare la lezione la sua mente si sarebbe concentrata solo sulla musica e non su di lei. Il Signore doveva volerle molto bene, riflettè sospirando, dato che immediatamente nella stanza si diffuse il suono di un violino segno che l'insegnante si stava avvicinando. L'uomo in questione era un eccentrico quarantenne amante della musica classica e delle belle donne, non per niente era italiano.
-Salve signori- li salutò cordialmente raggiungendo il centro del palco -Come avrete sicuramente notato i posti sono cambiati a causa dello spiacevole incidente avvenuto la scorsa lezione in cui, in caso ve lo foste dimenticato, scoppiò una violenta rissa tra due vicini di posto attaccabrighe- qualche risata risuonò nell'immenso salone facendo sospirare l'insegnante -Comunque sia in questa lezione faremo qualcosa di diverso- ghignò vedendo gli occhi degli studenti riempirsi di speranza -Verifica-
Proteste e mormorii si alzarono tra i ragazzi che lanciavano insulti ed esclamazioni poco educate e l'uomo si ritrovò a dover sbattere un bastone a terra per riportare in sala il silenzio -Non sarà una verifica scritta, semplicemente dovrete a turno mostrarmi cosa avete fatto per la mia materia in questo ultimo mese- Un coro di sospiri fece spuntare un leggero sorriso sulle sue labbra -Bene!- esclamò sereno -Iniziamo con… Karen Furukawa-
La ragazza in questione si alzò titubante e la vicina notò come velocemente aveva perso il sorriso che fino a un momento prima le illuminava il viso dai tratti dolci e beffardi, quasi infantili. I suoi occhi a mandorla colorati da una particolare sfumatura di grigio saettavano da una parte all'altra mentre saliva anche l'ultimo gradino. Il professore le passò dolcemente una mano sulla spalla, sfiorandole i ricci capelli castano scuro e invitandola ad avvicinarsi al centro.
-Dimmi Karen, cosa hai preparato?- chiese intimandole di alzare la voce per farsi sentire da tutti -Un pezzo al pianoforte, professore- rispose tentando di non sembrare agitata per essere stata chiamata per prima -Bene, facci sentire il tuo lavoro-
La ragazza si sedette compostamente davanti allo strumento musicale, e dopo aver sistemato lo spartito, posò le mani sui tasti bianchi e neri incominciando a produrre una malinconica melodia -Chopin- proruppe l'insegnante rivolto verso gli altri studenti -E' anche molto brava- Karen sentendo il complimento sorrise e continuò a suonare con una ritrovata allegria nelle dita affusolate e svelte. Finito il brano si alzò e sorrise ricevendo un caloroso applauso da parte dei compagni e del professore, una sola voce fece vacillare la sua sicurezza -Che noiosa, cambia genere ogni tanto-
Il silenzio piombò nel salone mentre lei abbassava il capo dispiaciuta, per lei l'opinione delle altre persone era sempre stata tanto importante da condizionarla -Ah- mormorò semplicemente rimanendo immobile -E tu fai meno il cretino e prova a suonare come lei, scommetto che fai schifo al pianoforte- Karen posò di scatto lo sguardo sulla ragazza in piedi nella fila più alta. La riconobbe come la creatrice del club di giardinaggio, Elizabeta Momura una studentessa alta con lunghi capelli mossi castano chiaro e occhi verde chiaro e vivaci, riconoscibile per il fiore arancione poggiato sul lato destro del viso.. Sbarrò gli occhi sorpresa quando questa le fece l'occhiolino e le mostrò incoraggiante il pollice. Sorrise scendendo dal palco e tornando a sedersi senza dimenticarsi prima di mimare con le labbra un piccolo "grazie" alla castana.
-Proseguiamo- esclamò il professore facendo finta di niente -Il prossimo a salire sul palco è… oh accidenti, l'ora di musica sta per terminare! Vediamo come possiamo fare, dunque alzi la mano chi è al penultimo o ultimo anno e suonerebbe il pianoforte-
Due mani spuntarono in mezzo a tutti gli studenti, erano due ragazze sedute una accanto all'altra, la più grande con lunghi e mossi capelli rosa e la seconda con lunghi capelli rossi e brillanti occhi celeste, tutte e due magre e dalla pelle chiara, quasi diafana.
-Nomi prego?- chiese l'uomo, gli alunni erano più di mille e ricordarli tutti era praticamente impossibile -Hope Von Kessho- disse a gran voce una -Yuki Fuyumi- seguì l'altra con lo stesso tono tagliente. Al cenno dell'insegnante si avvicinarono mentre lui faceva un'altra domanda -Ci sono due cantanti disposte a salire sul palco?-
Altre due ragazze si alzarono. Se osservate con attenzione si poteva notare che erano praticamente l'una l'opposto dell'altra fisicamente, mentre una aveva la pelle nivea arrossata solo dalle guance rosee spruzzate di lentiggini e dalle labbra cremisi, l'altra era molto abbronzata con labbra piene e bronzee, e così per gli occhi: azzurro ghiaccio ma molto dolci e color argento freddi e duri. -Meredith Bennett- lo anticipò la ragazza dai capelli blu provvisti di shatush dal color bianco -Icaros Micheyla Grabrielle Silver- fece la mora con un dolce sorriso in volto.
-Perfetto ragazze, venite qua anche voi ho in mente una cosa da farvi fare in quattro- esclamò l'uomo per proseguire una volta averle avute tutte accanto -Conoscete l'adattamento di Alexandra Burke della canzone Hallelujah?- Loro annuirono, era una canzone molto calma e melodiosa -Bene, Hope e Yuki suoneranno la base mentre Meredith e Icaros canteranno- decretò porgendo alle due pianiste uno spartito. Le quattro si lanciarono delle occhiate, chi preoccupata chi scocciata, di certo non sarebbe stato facile considerato che per le musiciste sarebbe stato il primo duetto. Si posizionarono ai loro posti non volendo tirarsi indietro, l'agitazione era elevata in cuor loro ma non volevano certamente fare una brutta figura, così dopo un lungo sospiro Hope premette il primo tasto dello strumento musicale. La melodia incominciò lentamente, con molta dolcezza e presto anche le prime parole furono intonate con molta passione. L'esibizione proseguiva serena, gli spettatori ascoltavano rapiti dalla voce delle due ragazze e dalla bravura delle pianiste che a colpi di dita riempivano il salone di dolci note. Finita la canzone con un mormorato "Hallelujah" in minuendo gli studenti esplosero in un fragoroso applauso seguito dal suonare della vecchia campanella che annunciava la fine della lezione. Le quattro ragazze non più al centro dell'attenzione si scambiarono uno sguardo. Non c'era un sorriso su tutti i loro visi, ma nel loro sguardo, lo sguardo di una persona fiera di aver appena dimostrato il proprio valore. Poi l'incanto finì anche tra loro e ognuna tornò la stessa studentessa di sempre pronta ad una nuova ora di lezione, sicuramente più vivace e all'insegna dello sport.

-Per evitare ulteriori proteste divideremo la palestra e il cortile in più parti- proclamò con grinta la professoressa, una donna dai capelli corti biondi e occhi verdi sempre piena di energia ma anche molto severa -Quindi non voglio vedere persone intente a sonnecchiare durante quest'ora!- tuonò infine facendo scattare sull'attenti tutti i presenti, compresa la donna delle pulizie Lulu.
Bright entrò dalla grande porta con le mani dietro la schiena, era il solo il suo primo giorno in quell'accademia ma aveva già pensato a qualche attività da fare con i suoi studenti degli ultimi due anni. I più piccoli li avrebbe lasciati da parte, voleva parlare di cose che solo i quasi maggiorenni avrebbero compreso. Osservò le divise sportive degli alunni. I ragazzi portavano lunghi pantaloni blu e magliette bianche mentre le ragazze indossavano dei cortissimi pantaloncini aderenti neri e delle canottiere a righe colorate. Il fatto che le gambe delle fanciulle fossero esposte in quel modo esplicito lo fece rabbrividire, si aspettava più attenzione su certe cose da parte della preside, a quell'età lasciare così poca immaginazione ai ragazzi non era una buona cosa.
-Mi scusi- disse con uno stentato sorriso in volto rivolto alla professoressa -Dica- ribatté questa in modo secco -Ecco, piacere io sono il nuovo parroco della scuola. Vede, mi chiedevo se aveste mai pensato a cambiare divisa sportiva per le studentesse in quanto io le ritengo poco casti come abbigliamenti-
Lei sospirò a fondo -Non avevamo mai pensato ad una cosa del genere perché nei regolamenti della nostra accademia c'è già scritto nero su bianco che è severamente vietato scop- il curato la interruppe imbarazzato -La prego, sono pur sempre un prete- lei annuì roteando gli occhi -Che è severamente vietato avere rapporti intimi e infatti ciò non è mai accaduto qui- lui la fissò intensamente -E lei ne è proprio sicura?- fece con tono indagatore per poi allontanarsi lasciandola esterrefatta.
Sui regolamenti poteva esserci scritta qualunque cosa, ma lui ne era certo, una riga d'inchiostro non avrebbe frenato gli istinti degli studenti. Sospirò continuando a camminare per la palestra, le mani intrecciate e lo sguardo intento ad osservare gli atteggiamenti delle persone per poterne capire di più. Sorrise notando in un angolo un grande tappeto blu su cui vi era seduta a gambe incrociate una ragazza dal corpo completamente fasciato dalla divisa inconfondibile di chi pratica le arti marziali. Aveva lo sguardo furbo e attendeva che qualche ragazzo si alzasse per confrontarsi con lei. Bright si fermò a guardare, i maschi sembravano nettamente più forti di lei eppure nessuno osava avvicinarsi a lei per sfidarla. La gamba di uno dei ragazzi catturò la sua attenzione, a giudicare dai suoi movimenti aveva intenzione di avanzare lentamente verso di lei ma con suo grande stupore, non fece in tempo a muovere un braccio che lei lo buttò a terra con un solo colpo.
-Che ragazza interessante, deve essere davvero forte- mormorò assorto ancora stupito -Infatti lei è la vincitrice del premio per il migliore praticante di arti marziali. Fa karate, judo, jujitsu, shoringi kenpo e una volta ha addirittura provato a fare sumo ma non è andata molto bene- confermò una ragazza vicina a lui. -Ah sì? E tu la conosci bene?-
-Diciamo di sì, siamo sorelle gemelle- rispose divertita. Il parroco le guardò per bene cercando di  scovare eventuali somiglianze. Eppure per quanto si sforzasse niente sembrava coincidere, una aveva lisci capelli castani e iridi turchese scuro, l'altra mossi capelli molto più scuri e grandi occhi marroni. -Non vi assomigliate molto- affermò cordialmente -Ce lo dicono tutti- ridacchiò lievemente lei socchiudendo gli occhi.
-Alice!- la castana scattò spaventata dall'urlo della sorella -Vieni qua, vediamo se hai imparato qualche mossa!- sospirò affranta e con un cenno del capo salutò il curato correndo verso il tappeto -Eccomi eccomi-

-Non posso farmi scappare un'occasione del genere- pensò fra sé una studentessa sedendosi su una delle tante panche del piccolo stadio adiacente alla palestra -Il riflesso dei raggi solari crea un effetto meraviglioso su quell'albero laggiù… magari potrei prendere l'ispirazione per il prossimo quadro- continuò tirando fuori un taccuino e una matita -Amo il Sole-
-Io preferisco la notte- dichiarò spaventandola un'altra voce femminile. Si girò di scatto e notò una ragazza minuta seduta accanto a lei molto carina. Aveva lunghi e lisci capelli color argento, il viso caratterizzato da un nasino alla francese e da labbra brillanti incorniciato da una frangia disordinata. Due occhi di un blu chiaro simile al cielo di quella splendida giornata la facevano sembrare in qualche modo un gattino. -Adoro le stelle-
-Ehm… ciao sconosciuta- ribattè con una leggera nota di sarcasmo nella voce -Io sono Margaret Tanatos, comunque lo sanno tutti che il Sole è migliore- l'altra sorrise dolcemente e arrossì -Ti sbagli, il Sole è una stella quindi non ha niente di affascinante in più delle altre. E' vero, i raggi solari sono utili ma niente è bello come vedere una stella cadente, chiudere gli occhi ed esprimere un desiderio con tutto il cuore- si accorse di avere le guance arrossate e allora tossicchiò riacquistando un certo contegno -E comunque io mi chiamo Harumi Myu Karisawa-
-Sei- iniziò la ragazza dai riccioli rossi -Una persona interessante, vuoi una caramella?- l'altra assentì e aprì una mano accogliendo la piccola pietanza nera -Ma è alla menta?- domandò indagatrice -Sì, ma secondo me non è molto forte- La mise in bocca e allora anche lei la imitò. Masticò con sollievo notando che effettivamente il sapore non era sconvolgente, sorrise e due secondi dopo tossì rischiando di soffocarsi. Il sapore era talmente intenso che già sentiva le lacrime agli occhi -Qualche problema?- le chiese divertita la rossa -Certo, cosa ti fa pensare il contrario?- rispose stringendo i denti facendola ridacchiare -Comunque ti conviene iniziare a disegnare, tra poco la corsia davanti a te sarà piena di studenti pronti a correre-
Due figure in piedi davanti a loro fecero loro ombra e le costrinsero ad alzare lo sguardo su di loro -Esatto, ci spiace ma adesso dovremmo fare una corsetta proprio qui, vi da fastidio?- domandò cordiale una ragazza. Entrambe si ritrovarono a pensare a quanto fosse affascinante con quei magnetici occhi viola, quei lunghi capelli di un delizioso biondo chiaro legati elegantemente in uno chignon a cui sfuggivano solo due ciuffi ondulati e una frangetta ordinata riposta a destra. Osservarono anche l'altra ragazza solo quando questa aprì bocca per mormorare uno scocciato -Lo stadio mica è loro- Aveva capelli , marroni leggermente ondulati raccolti in una coda alta che metteva in risalto gli occhi verdi molto luminosi.
Viste separatamente era difficile ricordarle, per una femmina perché un ragazzo sicuramente le avrebbe immediatamente riconosciute data la loro fama, ma insieme era facile riconoscerle come  le ragazze dell'ultimo anno più belle.
-Fate pure- sbuffò Margaret riponendo nella borsa taccuino e matita -Ormai mi è passata l'ispirazione- la bionda le prese velocemente la mano -Ma quello è un segno di pennarello?- e il suo tono parve sconcertato, quando poi la rossa annuì le fece ripetutamente segno di no con il dito per poi esclamare -Lo sai che può nuocere alla pelle? Ti conviene levarlo, la pelle deve essere tutto per una ragazza, capito cara?-
Margaret e Harumi guardarono sconcertato le due correre via ridacchiando -Ma che antipatica!-

-Dimmi Anya- le chiese la mora tra un respiro e l'altro -Cos'è quella cosa verde che hai sul pantaloncino?- la bionda prese la cosa in questione con una mano e se la passò sotto gli occhi non smettendo di correre. Ridacchiò -E' solo una foglia, ma piuttosto, perché mi stavi guardando il sedere?- l'altra le mise un braccio intorno alle spalle -Per caso mi è vietato, mangiauomini?- sillabò il suo soprannome con tono malizioso -Ma certo che no, Maria, per te tutto è concesso- rispose sorridendole a sua volta in modo languido.
-Ehi ragazze- le due si voltarono arrestando il passo -Sì?- chiesero all'unisono con sguardo stupito notando l'insegnante davanti a loro -Venite, c'è stato un cambio di orari!-

Anastasia entrò nella grande aula, portò una ciocca dei lunghi capelli neri dalle punte color blu oceano dietro l'orecchio e si sedette in disparte, tentando di non passare nell'occhio. Sussultò sentendo che la sedia vicino a lei veniva trascinata indietro e osservò schiva la ragazza sedutasi al suo fianco. Aveva capelli rossi raccolti in due simpatiche codine e occhi color ciliegia -Scusa, è libero questo posto?- lei annuì per poi riportare l'attenzione verso la lavagna verde, priva stranamente di alcuna scritta -Quando ho saputo che c'era stato un cambio di programma e l'ora di ginnastica era stata annullata ho pensato che erano diventati tutti matti, la partita di calcio era appena iniziata!- continuò imperterrita l'appena arrivata -Secondo te cos'è che ci faranno fare qui? Io ho sentito che sarà una specie di primo incontro con il prete nuovo-
Anastasia le rivolse un'occhiata eloquente, una poco velata minaccia che le intimava di prendere fiato tra una domanda e l'altra -Che sbadata che sono! Io sono Fine Sol, tu come ti chiami?- le strinse la mano e sforzò un sorriso di circostanza -Anastasia Shock- l'altra spalancò la bocca  stupita -Shock come rosa shock o come "cavolo quella cosa era scioccante"?-
Fortunatamente l'arrivo del professore la costrinse a risistemarsi in modo composto e silenzioso -Bèh Anastasia, adesso avremo qualche risposta alle nostre domande- Strano, pensò la mora, a lei era sembrato che l'unica a porsi continuamente domande fosse la rossa e non lei.
-Piacere ragazzi, io sono il vostro nuovo parroco e lavorerò con voi anche su altre cose oltre sulla preghiera, oggi inizieremo con un gioco per conoscerci meglio e capire un po' i vostri gusti-





Note dell'autrice:

Hola!
Questa volta non vi ho fatto aspettare tanto e se ho rimandato di due giorni la pubblicazione del capitolo è stato perché non avevo ancora tutti gli OC a disposizione. Ma come vedete, sono riuscita a inserirvi tutte!
I'm so proud of me u.u
LoL! Però è stata abbastanza dura farvi rientrare tutte e 13 (14 insieme a me xD) infatti mentre in questo capitolo ho legato più o meno tutti i personaggi con un sottile filo di concatenazione nei prossimi capitoli ognuna verrà presentata in modo separato o insieme a pochi altri personaggi in modo da dare uno spazio a tutte e da, comunque, proseguire con la trama della storia.
Il gruppo di Fine e Rein apparirà molto di più nei prossimi capitoli e…. cos'avrà in mente il nuovo curato?
Spero di non avervi deluse e di aver presentato al meglio i vostri OC, se avete trovato qualche errore sul carattere del vostro personaggio ditemelo e fatemi sapere anche cosa pensate del capitolo in generale^^
A proposito, non modificate più i vostri OC, le modifiche non verranno accettate da questo capitolo in poi almeno che non ve lo chieda io :)

Vi lascio con un'ultima richiesta per il successivo capitolo, completate le frasi:

Se fossi fuoco…
L'amore è…
Se fossi un animale o un fiore sarei…
Cosa mi piace dell'altro sesso? Mi piace/piacciono…

E infine scrivete le parti del corpo che evidenziereste nel corpo di un maschio per dire che vi piacciono, have fun!!

Erika~

 

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Capitolo 3
*** Peccato: L'incubo ***


Peccato¬

Peccato... L'incubo

 


Rein si era ritrovata seduta vicino ad una ragazza a suo dire molto carina. Era la stessa, notò solo dopo averla osservata per qualche minuto, che era intervenuta in difesa della pianista nell'ora di musica. Si stava strofinando freneticamente un occhio verde chiaro e ciò la rendeva molto buffa, eppure fu distratta dai suoi pensieri sulla compagna di banco quando altre due ragazze molto alte le si affiancarono.
-Scusa, possiamo sederci qui vicino a te?- domandò gentilmente la bionda -Inoltre non ci sono altri posti- continuò con il sorriso sulle labbra. Rein le guardò tutte e due, quella rimasta un po' in disparte non sorrideva, aveva un'espressione di sufficienza nonostante le stesse scambiando occhiate strane, quasi indecifrabili.
-Oh certo certo, sedetevi pure- esclamò accorgendosi di avere indossato un'espressione un po' svampita e arrossendo per l'imbarazzo -Ecco, io sono Rein- si presentò cercando di rimediare alla figuraccia. Allungò una mano che la bionda strinse immediatamente con una presa decisa ma allo stesso tempo cordiale -Piacere Rein, io sono Anya e lei- indicò la mora -E' Maria Esmeralda-
La turchina fece un piccolo inchino a tutte e due, poi si girò verso la ragazza di prima che sorrideva bonaria osservando tutte e tre -Io mi chiamo Elizabeta Momura ma chiamami pure Eliza- la precedette con un occhiolino simpatico -Adesso abbiamo una nuova amica, vero Maria, Anya?- le due annuirono soddisfatte.
-Ragazzi vorrei avere la vostra attenzione- proruppe il curato con voce allegra e dolce -Direi che possiamo iniziare con questa scheda, qualcuno si offre per distribuirla?-
-Io!- Rein si girò stranita verso la gemella che nel frattempo era scattata in piedi con una mano in aria. Il curato le sorrise e lei arrossendo prese velocemente le numerose copie dandone una a ogni studente.
Una volte che tutti ebbero in mano la propria, si permisero di dare un'occhiatina al contenuto. Delle domande e delle frasi da completare spuntavano qua e là sul foglio rosa opaco.
-E' veramente molto semplice, sono domande su di voi a cui dovrete rispondere sinceramente, vi do al massimo otto minuti, ma se vi serve più tempo non esitate a chiedere-
La turchina iniziò a leggere attentamente. La prima richiesta era scrivere il proprio nome e cognome seguiti da soprannome ed età. Facile, pensò con entusiasmo, Rein Sol di sedici anni e mezzo! Poi però rifletté sullo spazio in bianco, nessuno le aveva mai affibbiato un soprannome. Cercò in tutti i modi di ricordare un frangente in cui l'avessero chiamata con un nome diverso dal suo. L'unica cosa che le venne in mente fu il "figliola" detto da sua madre nell'ultima visita all'accademia e un "fata turchina" scherzoso di un compagno di classe. Ecco, pensò, avrebbe proprio scritto fata turchina come soprannome. Continuò a leggere, di seguito le chiedevano quale fosse il suo colore preferito e cosa ne pensasse di alcune cose. Compilò velocemente sorridendo allegramente quando si ritrovò a pensare che il suo colore preferito fosse proprio quello dei suoi capelli. Poi le ultime sei domande. Ci mise un po' per rispondere a quelle, ragionare era praticamente d'obbligo, poi ripose la penna sul tavolo e guardò se anche le sue compagne di banco avessero finito.
-Bene ragazzi, avete tutti terminato?- domandò gentilmente Don Jewel, gli studenti annuirono -Allora portatemi pure le schede e radunatevi davanti alla porta che andiamo a fare un giro così vi spiego in cosa consisterà il nostro esperimento-

In dieci minuti erano già tutti in giardino, seguivano fedelmente il prete che camminava serenamente con le mani intrecciate dietro la schiena, non accennava a parlare sembrava solamente uscito per godersi il venticello autunnale che faceva svolazzare i capelli, le cravatte e le gonne degli studenti.
Rein guardò i compagni davanti a sé, un gruppetto di quattordici ragazze camminavano una accanto all'altra, non sembravano amiche più che altro sembrava che per coincidenza si fossero trovate tutte vicine, allineate per alcun motivo apparente. Tra le tante riconobbe le tre ragazze con cui aveva parlato precedentemente che proseguivano abbracciate, la mora in mezzo con le braccia sulle spalle delle amiche. Sorrise, le sarebbe piaciuto arrivare a conoscere meglio un po' tutti i compagni del corso.
Poi si fermò di colpo. La testa iniziò a girare dolorosamente, lo sguardo si fermò esattamente sulla mano di una delle alunne, come dei flash continui vide l'arto ricoprirsi di sangue e poi tornare normale. Si strinse il capo tra le braccia esili, le gambe le iniziarono a tremare e lo sguardo incominciò a tremare. Una mano le si posò sulla spalla e lei voltò leggermente il volto verso la gemella che la fissava preoccupata.
-Rein- la chiamò confusa -Ti senti bene?- continuò riportando il braccio lungo i fianchi, la turchina notò una macchia di sangue che piano piano si allargava sulla stoffa della manica della maglietta. Eppure la sorella non sembrava accorgersene e la fissava tranquillamente, solo un po' scombussolata.
-La- mormorò sgranando le iridi acqua marina -La tua mano sta-
Sentì i palmi prenderle con tenacia le braccia -Rein, cosa succede? Cosa hanno le mie mani?-
La ragazza dagli occhi chiari osservò assorta la stanza in cui si era trovata improvvisamente, era enorme e spiccavano, nell'oscurità rischiarata da delle semplici candele, venti letti, alcuni a castello altri normalmente appoggiati sul pavimento di legno. Una scia di macchie di sangue catturò la sua attenzione, la seguì attirata da un qualcosa di sicuramente più grande e forte di lei e si ritrovò davanti ad un comodino. Un comodino nel bel mezzo di un cerchio composto da venti cuscini posti ordinatamente a terra, ognuno caratterizzato da un dettaglio diverso come una lettera, un disegno o addirittura la forma del cuscino stesso.
Sul comodino rigorosamente in legno giacevano un paio di bicchieri di plastica accartocciati, come se qualcuno li avesse schiacciati con forza.
E infine, un coltello.
Un coltello dal manico scuro e dalla lama affilata ma soprattutto macchiata di sangue.
Si ritrasse spaventata, la situazione non le piaceva per niente, l'oscurità la metteva a disagio e il fatto che ci fossero tracce di liquido vermiglio un po' dappertutto la terrorizzava.
-Fine- pigolò lasciandosi cadere a terra, a peso morto -Dove sono? Dove sei?-
Il rumore della porta che sbatteva la fece scattare in piedi, il cuore in gola e l'espressione più spaventata che avesse mai indossato. Nessuno, niente aveva varcato quella soglia  eppure lo sentiva, non era stata certamente una raffica di vento a richiudere accidentalmente l'uscio.
-C'è… c'è qualcuno?- chiese lo stesso volendo accertarsi del fatto di essere completamente sola in quel posto -Se c'è qualcuno allora ti prego di farti avanti-
Le si mozzò il respiro in gola quando un coltello raggiunse precisamente la sua mano, conficcandosi come una freccia nella tenera carne. Chiuse un occhio dal dolore e lo estrasse soffocando un gemito tra le labbra arrossate a causa del continuo mordicchiare dei denti, segno evidente di nervosismo e ansia. Guardò il sangue defluire e cadere a terra, goccia dopo goccia, su di un cuscino azzurro con incisa sopra la lettera "R".
-Rein- esclamò stupita intuendo a cosa probabilmente si riferisse l'iniziale -Questo… questo deve essere un incubo!- farfugliò indietreggiando sempre più e sbattendo contro la parete fredda -Voglio svegliarmi-
La prima lacrima solcò tristemente il suo volto, lucente come una perla, attese la fuoriuscita delle gemelle e poi si permise di riversarsi sul pavimento dopo aver lasciato un'evidente scia umida sulla guancia rosata della sedicenne.
-Sorellina!- sentì urlare in lontananza -Sono Fine, mi senti?- spalancò le iridi acqua marina e corse verso la porta -Rein, sono qui ascoltami!-
Tentò di gridare, di farle capire che si trovava dietro la porta ma la gola le era divenuta improvvisamente secca e le corde vocali faticavano ad emettere alcun suono. Aprì la bocca ma non ne uscì niente, provò ancora e ancora finché qualcosa non la strattonò con violenza.
-Insomma, cosa ti succede?- aprì gli occhi chiusi velocemente dalla paura e vide la gemella guardarla furiosa ma allo stesso tempo preoccupata -Ma mi stai ascoltando almeno?-
-Fine- urlò abbracciandola di scatto rischiandola di farle perdere l'equilibrio -Mi sei mancata così tanto!- continuò piangendo dalla felicità -Mi sentivo in trappola, e poi quel coltello… giusto! La ferita!-
Si stupì non riscontrando alcun taglio -Ma…! Era proprio qui, il coltello mi aveva lasciato un taglio profondo e c'era molto sangue e poi- balbettò sconcertata. La sorella la fissò scettica per poi sbuffare -Oggi sei strana Rein, meglio se ti riposi a quanto pare hai dormito male questa notte-
-Ma ti dico che..!- la rossa le interruppe accarezzandole dolcemente i capelli -Capita a tutti di sognare ad occhi aperti, a quanto pare di eri leggermente appisolata ma adesso è meglio se vai in camera a riposarti un po'. Avviso io il parroco-
-Va bene- non osò ribattere altrimenti l'avrebbero presa sicuramente per matta. Si voltò per incamminarsi verso il dormitorio poi però rivolse lo sguardo verso le ragazze di prima. Tutte e quattordici la fissavano allineate ordinatamente.
-Loro...- mormorò semplicemente tra sé distogliendo immediatamente lo sguardo -Sembrano...familiari-




Note dell'autrice:
Konnichiwa, minna!!
Per prima cosa mi scuso per il ritardo nel pubblicare ma ero rimasta senza connessione e inoltre ci sono dei problemi riguardanti una persona che sta morendo quindi diciamo che non ho avuto neanche tanto tempo e/o voglia di scrivere.... vabbèh ma questo non importa in questo momento ^^
Allora, avrete certamente notato la lunghezza del capitolo, miserabile e soprattutto non da me, ma il fatto è che questo capitolo mi serviva solo per focalizzarmi su quello che succedeva a Rein, come avrete sicuramente letto. Nei prossimi capitoli ci saranno tutti gli OC, le loro storie, amori, conoscenze e tutte le cose che mi avete scritto, per ora mi interessava Rein.
Eh, che cosa sarà mai successo a Rein? Questa sì che è una bella domanda.
Però sappiate che no è matta, no, non si sa mai che iniziate a pensare che è psicopatica ahahahh xD
.....
Oramai ci ho preso gusto quindi vi lascio con delle domande (tipo il capitolo precedente) sui vostri OC:
Dovete scegliere:
-Un OC con cui diventare abbastanza amiche (Per l'unico OC maschio direi di scegliere amico xD)
-Un OC da odiare (è una storia, non prendetevela se qualcuno decide di odiare il vostro OC tanto alla fine vincerà l'amicizia LoL)
-Un OC con cui condividere la stanza (può essere anche il primo OC scelto stesso)
[Messaggio Subliminale= femmine in camera con femmine, maschi in camera con maschi (in caso non si fosse capito)]

Have fun!!

Bene, allora a presto ciaociao!!

Bacioni Notturni,
Erika~



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Capitolo 4
*** Peccato: L'allucinazione ***


 

Peccato...L'allucinazione

 


 
Si chinò a raccogliere una margherita che spuntava timidamente tra un cespuglio di ortiche, con attenzione tentando di non sfiorare le piantine urticanti.
-Vedete- proruppe spezzando il silenzio che gli si era creato tutto intorno -E' vero che adesso essere moderni vuol dire stare al passo con la moda, indossare gonne che coprono al massimo dieci centimetri di coscia, avere tacchi alti quanto una mano e rompere ogni regola, ma- si portò davanti agli occhi il fiore osservandolo assorto -Le regole esistono e nonostante tutto sia possibile non bisognerebbe mai tentare ciò che nessuno ha mai tentato, non bisognerebbe rischiare troppo altrimenti-
Una voce lo interruppe, squillante e diretta -Lei ci sta dicendo che non avremmo mai dovuto oltrepassare le colonne d'Ercole e non scoprire mai l'America?- il prete si voltò per guardare negli occhi la studentessa che non gli aveva fatto finire la frase -Che non avremmo mai dovuto fare niente? Che saremmo dovuti rimanere per sempre a cacciare nell'età primitiva? Senza fuoco ovviamente, perché anche quello è stato scoperto tentando ciò che allora era impossibile-
Sorrise, gli piaceva quando i ragazzi ragionavano da soli e non si conformavano agli altri ripetendo come fantocci le cose dette e pensate da altri. -Chi altro la pensa come lei?-
-Io la penso come voglio, non la penserò mai come gli altri- si permise di aggiungere un altro.
Socchiuse un occhio portando lo sguardo al cielo -Bravi, avete appena passato il primo test del mio corso, siete stati tutti ammessi- e lo stupore fu generale.

Rein aprì la porta della stanza e spalancò le iridi acqua marina quando vide disteso sul letto un ragazzo del primo anno. Lui sollevò lo sguardo spaventato dal libro che stava leggendo e la guardò tremante.
-S..scusa… cerchi qualcosa?- chiese un po' timoroso, non sapeva proprio cosa aspettarsi da una studentessa del penultimo anno. Lei sollevò un sopracciglio confusa e indicò il numero stampato sulla porta -Ma… questa non è la mia stanza?-
Lui allora tirò un sospiro di sollievo e sorriso ritrovando un po' calma e serenità -No- rispose tranquillamente -Questa mattina hanno cambiato nuovamente l'ordine degli studenti, se fai un salto nell'atrio trovi sulla bacheca dove sei capitata-
Rein sospirò stancamente, mormorò un flebile "grazie" e chiuse la porta lentamente, odiava particolarmente quando sconvolgevano tutto e fortunatamente ciò capitava solo due volte all'anno: il 23 settembre ed il 22 marzo. Si bloccò sorpresa, si era nuovamente dimenticata di controllare se veramente il giorno prima ci sarebbero state 12 ore esatte di luce e buio. Poco male, sicuramente avrebbe solo constatato che sì, ciò era vero. Si fermò davanti alla bacheca cercando tra le migliaia di scritte il suo nome. Eccolo, Rein Sol stanza numero 254.
-Certo che avrei dovuto ricordarmi del cambio considerato che l'avevo segnato anche sul calendario- mormorò salendo la scalinata -E invece ogni volta è sempre la stessa cosa e i più piccoli mi guardano come se fossi un mostro pronto a sbranarli- fece una pausa insicura -Bèh, al tempo anch'io avevo paura dei grandi-
-Rein!- urlò una voce a lei molto conosciuta. Si voltò verso la sorella che le correva incontro saltellando -Non sei ancora in camera? Su andiamo!- la turchina sbatte le palpebre intontita dall'entusiasmo della rossa.
-E' già finita la lezione?- domandò sbalordita sciogliendo l'abbraccio -E comunque siamo in camere diverse- aggiunse ricevendo un segno del capo affermativo. La gemella assunse l'espressione più stupida che le avesse mai visto in volto -Ah-
-Adesso sono stanca, scusami Fine ma vado in camera mia. Per vedere dove sei capitata guarda sulla bacheca- la sorella rispose con un cenno del capo e un mugolio così che la turchina poté finalmente avanzare verso la nuova stanza. Arrivò davanti alla porta, il timore di essere capitata con qualche sconosciuta e antipatica e il cuore in gola.
L'uscio si aprì non appena lei vi posò sopra una mano. Guardò sbalordita la nuova compagna di classe. -Lione- farfugliò sorpresa, poi sorrise felice di essere capitata in stanza con l'amica -Che bello, siamo state fortunate-
-In effetti avevo molta paura, però sono felice di essere in stanza con te-

Harumi entrò nella stanza con cautela e immediatamente cercò con lo sguardo il letto più vicino alla grande finestra. Lo trovò vuoto così si permise di sospirare, almeno nei giorni di pioggia avrebbe potuto ammirare il cielo notturno direttamente stando seduta in camera. Osservò poi il resto della camera, era leggermente più piccola di quella in cui dormiva precedentemente, ma era sicuramente molto meno caotica e disordinata. Annuì fra sé e si sedette sul letto, solo in quel momento si accorse della ragazza seduta davanti alla scrivania che la stava fissando probabilmente da quando era apparsa sull'uscio.
Sussultò ricevendo una leggera fitta alla tempia sinistra e vi posò sopra una mano. La coinquilina si ostinava a guardarla con le cuffie nere e blu caratterizzate da dei teschi qua e là nelle orecchie, lo sguardo dei bellissimi occhi color verde screziato di nocciola apparentemente tranquillo e impassibile.
-Piacere- cercò di dire mantenendosi la parte dolorante con due dita -Io mi chiamo Harumi Myu Karisawa- si sforzò anche di sorridere ma la studentessa a pochi metri da lei non si mosse e non proferì parola. Aggrottò le sopracciglia sperando di non essere incappata proprio in una ragazza estremamente fredda o timida -Tu- tentò nuovamente -Tu come ti chiami?
Non ottenne risultato così decise di ignorarla anche lei e di andare a prendere le proprie cose nell'atrio della scuola dove, ingiustamente, venivano abbandonate dalle signore delle pulizie ogni qualvolta il numero delle stanza cambiasse -Molto socievole- mormorò passandole vicino.
La ragazza si tolse una cuffia dall'orecchio e le rivolse un'occhiata interrogativa -Hai detto qualcosa, non sentivo perché stavo ascoltando della musica- Harumi si bloccò sulla maniglia della porta e farfugliò un piccolo "ah" -Capisco, no mi ero solamente presentata, sono la tua nuova coinquilina-
-Bèh questo lo vedo anche io- rispose l'altra fissandola nelle iridi di un blu molto intenso -Io mi chiamo Anastasia Shock, piacere-
-Scusa, adesso vado a prendere le mie cose- esclamò velocemente la ragazza dai lunghi capelli argento. Aprì la porta e con fretta la richiuse alle sue spalle, si accostò al muro con una mano sul cuore respirando pesantemente. Chiuse gli occhi e allora la vide, le sorrideva sinceramente porgendole un grande bicchiere colmo di succo, non sapeva dire di cosa precisamente, era un colore tra il rosso e il viola. Guardò dietro di lei, c'erano altre ragazze alle sue spalle, stavano sedute al bancone del locale in cui si era ritrovata e ridevano e scherzavano. Riconobbe alcune di queste, le aveva viste in classe in quei giorni eppure qualcosa le diceva che non erano semplice conoscenti ma qualcosa di più, molto di più.
Poi la visione scomparve e lei si ritrovò nuovamente nel corridoio, la mano al petto e un'espressione allucinata in volto. -Loro- mormorò affaticata cadendo a terra svenuta.

-Ehi Erika- la richiamò la sorella indicando una cosa per terra a qualche metro di distanza -Cos'è quello?- la ragazza dai capelli castano scuro si avvicinò con cautela -Ma- esclamò stupita -E' una ragazza!-
La gemella scattò accanto a lei e le tastò il polso spaventata -Deve essere svenuta e le esce del sangue dalla fronte, ha preso una bella botta- affermò prendendo un fazzoletto e passandoglielo sulla ferita. L'altra si alzò velocemente -Corro in camera a prendere il mio kit di pronto soccorso allora- lei la fissò con un sopracciglio leggermente sollevato -Non ti chiederò come mai hai in camera un kit di pronto soccorso ma fai veloce-
-Sissignora!- urlò ridacchiando mentre correva a tutta velocità diretta verso la nuova stanza. Prese le chiavi ed aprì la porta con impeto spaventando un'altra studentessa intenta a sistemare i propri oggetti su uno dei due comodini -Oh!- esclamò sorpresa -Tu devi essere la mia nuova compagna di stanza, io sono Erika, tu?-
La ragazza la guardò un attimo scombussolata, dal colpo buona parte dei capelli ricci color castano scuro le erano finiti in volto e le iridi di una particolare sfumatura di grigio le tremavano. Fece un respiro profondo e si tranquillizzò, poi le porse la mano -Io sono Karen, Karen Furukawa-
La ragazza ancora sulla porta assunse un'espressione imbambolata poi le strinse la mano sorridente -Ma certo tu sei la ragazza che oggi ha suonato il pianoforte- l'altra abbassò lo sguardo -Sì, sono quella che ha fatto una brutta figura- il calore di due dita sotto il mento le fece alzare velocemente il capo -Eh no!- esclamò la castana -Tu sei stata bravissima, è quello stupido che non capisce niente di musica- sorrise rassicurante facendo una giravolta.
-Sai, anche io amo la musica, è la mia ragione di vita- si grattò il capo e ritrattò velocemente ridacchiando -Anzi no, gli animali sono la mia ragione di vita ma in questo momento non importa- la nuova coinquilina la guardò sorpresa poi sorrise divertita -Dicono che gli amanti degli animali sono persone molto dolci e gentili- vide l'altra esitare -Allora io sono l'eccezione che conferma la regola- rise buttandosi sul letto.
-Comunque sia- riprese dopo un attimo di pausa la ragazza dagli occhi marroni con sfumature ambrate -Sono felice di essere capitata con te in stanza, sembri una ragazza davvero carina e simpatica. Però il problema è un altro- Karen si fece cupa e domandò quasi con voce tremante -Quale?- Erika sghignazzò per l'ennesima volta -Se riuscirai a sopportarmi ovviamente- e scoppiò nuovamente in una vivace risata. L'altra sospirò di sollievo.
-Erika!- le due ragazze spostarono lo sguardo verso la studentessa che aveva spalancato la porta già socchiusa -Che fai, mi molli lì con la ragazza svenuta?- chiese affannata dalla corsa.
La mora si portò una mano sulla fronte con aria imbarazzata -Sinceramente sorellina me ne ero davvero dimenticata, eheh- tirò fuori dal borsone il kit e prese per mano la nuova coinquilina trascinandola verso l'angolo in cui giaceva il corpo della ragazza.
Erika iniziò a medicare la ferita bloccando il leggero flusso di sangue mentre le altre due tentavano di capire quale fosse il motivo di tale malore. Lulu, la fidata apprendista della vecchia e noiosa Camelot, che passava di lì per controllare ogni corridoio cacciò un urlo notando la figura priva di sensi. Immediatamente nove porte si aprirono contemporaneamente e da queste spuntarono le testoline di sedici ragazze curiose e un po' intimorite.
-Lulu, diamine!- protestò Altezza uscendo dalla camera -Come mai quell'urlo così all'improvviso?- domandò con tono seccato. Quando poi la studentessa aprì lentamente gli occhi osservando con sguardo incerto tutti i volti dei presenti la timidezza svanì e ognuna avanzò per poter vedere meglio, accalcandosi davanti alla malcapitata. E accadde nuovamente. Il corridoio iniziò a girare vorticosamente non appena furono tutte vicine, la sagoma di Lulu sbiadì fino a scomparire e le luci iniziarono a fare le bizze. Si spensero. Si accesero. In pochi secondi l'oscurità le avvolse completamente.
-Cosa diamine è successo?- farfugliò una di loro tastando il muro alle proprie spalle -Aspettate,  questa parete prima non c'era- un'altra mormorò preoccupata -C'è qualcosa che non quadra, non vedo niente oltre a una lucetta là in fondo-
Tutte cercarono di voltarsi verso il posto da dove proveniva la voce -Quale luce? Magari è l'uscita da questo corridoio scuro- lei indicò davanti a sé nella completa ombra -Proprio davanti a me, sembra quasi provenga da dietro una porta o una finestra coperta da delle tende nere-
-La vedo!- esclamò una ragazza -Avviciniamoci, magari scopriamo qualcosa di più su questo posto- una voce aggiunse preoccupata -Facciamo passi piccoli e avanziamo lentamente, non sappiamo cosa c'è sotto i nostri piedi. Prendete qualcuno per mano se ne avete l'occasione-
Velocemente ognuna strinse le mani vicine alle proprie, chi per paura chi per essere cauta, e con molta attenzione misero un piede dopo l'altro e arrivarono al cospetto della grande porta -Adesso la apro con calma-
Il cigolare sinistro dell'uscio tradì l'aspetto di ciò che poi trovarono davanti a loro. La stanza era molto spaziosa, bianca, adornata con palloncini colorati, tappeti rosati e mobili variopinti. Al centro un lungo tavolo colmo di dolcetti, pasticcini, torte e tazzine da thè troneggiava accompagnato da lilla sedie in plastica e legno colorato. Alla parete una grande finestra decorata con tende violetta a ghirigori bianchi e giallognoli faceva entrare la luce solare che illuminava l'ambiente. Il paesaggio oltre il vetro consisteva in un vasto prato ricoperto da corta erbetta verde, girasoli e rose di tutti i colori e un poco più in là un limpido ruscello di acqua fresca che zampillava un po' a riva.
-Che utopia- ruppe il silenzio Fine facendo un passo dentro la stanza -Sembra di essere in un altro posto- Mirlo le mise una mano sulla spalla -Fine, temo che siamo finite seriamente in un altro posto sconosciuto- ribattè affranta -Inoltre- si voltò -Perchè proprio noi?-
Tutte le presenti si lanciarono degli sguardi diffidenti, una cosa era certa, tutte e venti si trovavano in quel momento nel corridoio principale del dormitorio degli alunni appartenenti agli ultimi due anni. La loro vicinanza aveva creato chissà come quell'allucinazione che sembravo loro tanto reale.
-Io proporrei intanto di conoscerci meglio, ognuno dica in ordine il suo nome- propose Rein sorridendo amabilmente. Una ragazza dai lunghi capelli rosa però la interruppe bruscamente ponendosi al centro della stanza -Siamo finite in un posto sconosciuto quasi per magia, non ci conosciamo, non abbiamo la più pallida idea di quello che può succedere qua dentro e ci noi ci mettiamo a parlare tranquillamente per "conoscerci meglio"?- sbraitò lanciando occhiate infuocate ad ognuna di loro -Avete qualche problema cerebrale per caso?- terminò puntellando un dito sulla tempia per enfatizzare il discorso.
Altezza le si avvicinò di un passo con fare superiore, tentando di squadrarla dall'alto al basso ma con scarsi risultati vista la statura imponente della studentessa -Il modo in cui ti sei espressa è stato davvero maleducato, dovresti portare rispetto alle persone che non conosci- lei ghignò lievemente e accennò un inchino -Scusami cara- calcò l'ultima parola beffarda -Il mio nome è Hope Von Kessho e ora che mi conosci posso parlarti come voglio?-
La bionda sollevò scocciata un sopracciglio chiaro nascondendolo dietro la frangetta. Stava per ribattere quando l'amica Sophie le mise una mano sulla spalla sorridendo tranquilla -Su ragazze, la situazione è già abbastanza difficile non peggiorate le cose- poi si rivolse solo ad Altezza -Inoltre se continui così ti verranno le rughe e sembrerai ancora più vecchia- Lei esplose -Perchè, mi stai dando dell'anziana!?-
Tra le ragazze rimaste in disparte a osservare la scena in silenzio una di loro, quella con i capelli ricci e rossi, sorrise appoggiandosi al mobile che distrattamente aveva intravisto entrando. Allungò un gomito dietro di sé e si lasciò cadere dolcemente sul legno duro, che però non trovò con la conseguenza di scivolare a terra con un grande tonfo tentando di aggrapparsi disperatamente a qualcosa. Ottenne solo di intercettare con una mano lo sportello del suddetto mobile situato qualche centimetro in là, di staccare il pomello dell'anta e di far traballare pericolosamente delle boccette piene di spezie.
-Accidenti- imprecò a bassa voce massaggiandosi la schiena. Scrutò stupita una mano avvicinarsi lentamente a lei, alzò lo sguardo e incontrò due gentili occhi azzurri appartenenti ad una ragazza sorridente con i lunghi capelli neri che le ricadevano un po' sulle spalle.
-Serve una mano?- le chiese dolcemente per poi aiutarla ad alzarsi -Ti sei fatta male?- la rossa scosse il capo ridacchiando -Nono, sono semplicemente un po' sbadata ma grazie lo stesso… chiunque tu sia- rispose con una leggera nota di sarcasmo nella voce -Icaros, chiamami pure Icaros- le porse la mano che lei accettò senza esitazione -Bene Icaros, io sono Margaret-
-Cosa sono quelle boccette?- intervenne Lione notando che un po' del contenuto si era riversato a terra -Droga?- esclamò stupita Fine coprendosi la bocca con le mani -Da quando la droga è rossa?- la riprese la gemella con ovvietà, lei si accigliò -Bèh e te che ne sai se esiste, eh!-
Una studentessa raccolse con il dito un po' di granelli color porpora, era l'unica ad indossare i pantaloni tra tutte e i capelli rossi le arrivavano fino al fondoschiena. Portò alle labbra la sostanza sospetta e poi attese un momento -E' peperoncino, molto buono- constatò con tono freddo leccandosi le labbra. A quel punto Fine tirò un sospiro di sollievo e si avvicinò per poterne assaggiare qualche granello -Già, è anche parecchio piccante- Alice osservò bene la boccetta e sgranò gli occhi -Ma questo cos'è?- la sorella subito le fu accanto e sorrise sognante -Ma che carino, è un piccolo vermicello!-
Immediatamente le due ragazze sputarono i rimasugli della polverina rossa che erano rimasti sulla lingua e la guardarono con faccia schifata mentre giocava tranquillamente con l'animaletto intrappolato dalla parte di vetro -Che schifo- mormorò sempre con lo stesso tono la ragazza dai capelli rossi, la castana subito la guardò male -Guarda che anche gli animali hanno dei sentimenti!- l'altra ricambiò con un'occhiata di sufficienza -Fa schifo lo stesso-
Erika stava per aprire bocca e protestare quando una voce assai divertita la interruppe malamente. Le diciannove ragazze si voltarono verso quella che riconobbero immediatamente come la "pecora nera" della scuola, Ylenia Morales, la studentessa con il record di richiami e note nell'intero istituto. Sul viso dalla pelle abbronzata aveva stampato un leggero ghigno e gli occhi verde prato con delle sfumature grigie molto particolari trasmettevano un senso di disagio alla maggior parte delle presenti.
-Mentre voi litigate per un misero verme io vado a cercare un modo per andarmene da questo posto sconosciuto- aveva affermato a gran voce -Chi è d'accordo con me mi segua-  
Mirlo la guardò sorpresa -E come credi di uscire? La porta da cui siamo entrati conduce solamente ad un corridoio scuro e la finestra non ha nessuna maniglia per essere aperta- la ragazza sorrise -Oh, è molto semplice il modo per uscire da qua- ribattè con ovvietà. Si avvicinò al tavolo e sollevò in aria una delle sedie poi, dopo una lieve rincorsa, la schiantò contro la grande vetrata che dava sul campo verde. Con un tuonante frastuono di vetri che si rompevano l'uscita era ora libera e lei ne approfittò immediatamente per saltare fuori dalla finestra e atterrare tranquillamente sul prato. Iniziò a correre verso il piccolo torrente per riprendersi con un po' di acqua fresca dando un'occhiata ogni tanto alla stanza dietro di lei in cui le altre ancora stavano immobili a guardarla.
-Aspetta Ylenia- lei si bloccò e si voltò di scatto rivolta verso la ragazza dai capelli blu che piano piano si schiarivano fino a diventare bianchi sulle punte -Come fai a sapere il mio nome?- l'altra ghignò qualche secondo poi rispose con nonchalance -Tutti sanno chi sei a scuola, Reb-
-Allora, che vuoi da me?- ribattè la castana dopo essersi rigirata, punta nel vivo -Devi sapere che il mio intuito è molto sviluppato e sento che se arriverai a quel torrente laggiù succederà qualcosa di stran-
-Non credi che tutto ciò sia già abbastanza strano?- la interruppe rivolgendole un'occhiata veloce mentre con i pugni stretti lungo i fianchi proseguiva il suo cammino verso la fonte d'acqua cristallina -Io ti ho avvertita- sentì urlare dietro di lei con tono impregnato di sarcasmo. Non badò alle parole della compagna e continuò imperterrita, giusta nella sua testardaggine -Qualcosa di strano- mormorò quasi con rabbia -Cosa vuoi che suc-
Sgranò gli occhi quando giunta al torrente vide sull'altra sponda due ragazze all'incirca della sua stessa età. La più minuta con lunghi capelli biondo grano appena mossi e l'altra con una lunga treccia laterale rosso sangue. Entrambe giacevano sull'erbetta fresca senza muovere un muscolo, gli occhi chiusi e le mani ancorate a due libri i quali riportavano lo stesso identico titolo, solo scritto con colori diversi: Peccato.
Immediatamente Ylenia scattò verso di loro, tentò di immergere un piede nell'acqua per poterle raggiungere ma questa iniziò a muoversi bruscamente creando onde più alte che andavano a schiantarsi sui corpi inermi delle due giovani. Provò allora a fare un balzo prendendo una piccola rincorsa ma ottenne solo il risultato di cadere a terra bloccata da un sasso appena apparso di fronte a lei.
-Ragazze!- gridò cercando di risvegliarle -Mi sentite?-
E proprio come era accaduto all'inizio, piano piano le immagini del paesaggio, dei due corpi e dell'onda anomala che a breve l'avrebbe travolta divennero sfocate e scomparvero lasciandola nuovamente in quel corridoio dell'istituto, la bocca spalancata, Lulu e Camelot allarmate davanti a lei e le altre ragazze tutte intorno con la sua stessa espressione in viso: smarrimento.
-Ma…Ma cosa- farfugliò stupita Harumi sbattendo più volte le palpebre -Prima eravamo…e dopo..!-
-Harumi Myu Karisawa!- strillò la vecchietta rischiando di farle venire un colpo -Lei ci ha spaventate, se ne rende conto!?- Fine si mise in mezzo, ancora stordita -Su Camelot, non è certamente colpa sua se ha avuto uno…svenimento credo-
Uno scambio di occhiate stranite sancì la fine di quella discussione e le ragazze, chi barcollante chi sospettosa, presero ognuna una strada diversa in cerca di una spiegazione logica a quello che era sembrata un'allucinazione vissuta da tutte.




Note dell'autrice:

Hello guys!!
Dite che sono in ritardo? Ma va, cosa ve lo fa pensare? xD
Bèh... a mia discolpa dico che questo capitolo è stato un pochino più difficile degli altri per la stesura quindi... gomen T.T
Comunque sia, avete visto che bella copertina? Faccio i miei complementi a Fear (Rebecca) per avere creato un capolavoro del genere, l'adoro *ç*
Grazie Rebecca, sei fantastica e bravissima ^^
Tornando al capitolo.... spero di non aver scritto nessuno strambolotto ma non ho voglia di ricontrollare perchè sono di fretta xD Gomen anche in questo caso D:
Non amate anche voi l'arancione? *^* Questa copertina abbinata ai titoli che (d'ora in poi scriverò sempre in arancione) mi fanno sentire realizzata xD
Inoltre ho scoperto che una delle mie storie (Ti Va Di Ballare) è finita tra le storie più popolari *^* Inoltre tra le varie sottocategorie della sezione delle storie più popolari ho visto qualche altra mia One-shot o storia, boh insomma, grazie davvero!! Sono così felice *^*
Certo, quella è una sezione che cambia sempre, magari tra un mese non saranno più lì, ma per ora grazie mille davvero C:
Bene, adesso scappo ma prima... avete notato? Sono comparsi due nuovi OC!! Nella prossima saranno presentati u.u
Dunque, ecco il test del giorno xD

-Lavoro che vorrebbe fare l'OC (qualunque cosa a eccezione di lavori tipo "attrice/attore" o cose (impossibili) del genere)
-Cosa farebbe il vostro OC se si ritrovasse dei vicini troppo rumorosi/antipatici/attaccabrighe?
Per ora basta così^^

Have fun!!

A presto, ciaociao!!

Bacioni Frettolosi ma Dolci,
Erika
~

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