Occhi di Cristallo

di Yasha 26
(/viewuser.php?uid=285515)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I tuoi occhi nei miei danno il viola ***
Capitolo 2: *** Accettarsi per vivere. ***
Capitolo 3: *** Ritorno alla vita ***



Capitolo 1
*** I tuoi occhi nei miei danno il viola ***






Ricordo che questa storia è coperta dal diritto d'autore, pertanto è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a citazioni, estratti, personaggi da me inventati. Occorre pertanto l'autorizzazione espressa, scritta e sottoscritta dall'autrice.
In caso contrario, saranno presi provvedimenti legali.
Grazie.












 
-Allora hai capito bene cosa devi fare non è così? Deve sembrare un incidente. La polizia crederà che sia stata la lampada a gas a causare l’incendio.-
-E voi avete capito con chi avete a che fare? Svolgo bene il mio lavoro o non mi avreste assunto!-
-La prudenza non è mai troppa, visto soprattutto la cifra che vuoi! A tal proposito, ti darò il resto di ciò che ti devo a lavoro ultimato.-
 
Una risata sadica riecheggiava nella notte tetra e silenziosa, mentre un giovane dai lunghi capelli bianchi e gli occhi color rubino si apprestava a lasciare segretamente la residenza di uno degli uomini più conosciuti della Londra vittoriana con cui aveva appena preso accordi.
La sua meta distava molto, così salito sul suo calesse si avviò rapidamente per le vie appena illuminate dai primi lampioni a gas che via via sostituivano le obsolete illuminazioni ad olio.
La capitale che di giorno si mostrava in tutta la sua bellezza di notte si trasformava in uno scenario del tutto diverso. Era una nuova realtà affascinante e al contempo spaventosa, per via dei nuovi pericoli in cui i londinesi si venivano a trovare. Più luce significava più criminalità.
Grazie all’avvento dell’illuminazione l’alta borghesia si apprestava a spostarsi in zone più distanti della trafficata metropoli che cresceva ogni giorno di più, lasciando di conseguenza il centro alla gente più povera che non poteva certo permettersi quel tipo di luce artificiale che solo i ricchi erano in grado di procurarsi nelle loro case.
Molte zone della città divennero famose per i suoi quartieri poveri e malfamati, pullulanti di ogni sorta di criminali.
Proprio da qui, dall’East End, si apprestava a fare il suo ritorno a casa una giovane ragazza di circa vent’anni, che ogni giorno si recava in quei luoghi per portare un po’ di sollievo alla gente più bisognosa con cibo, farmaci e aiutando chi più ne aveva bisogno.
Lei, Kagome Hannover Duchessa di Kent, è una ricca ereditiera, divenuta tale dopo la morte dei genitori avvenuta per mano di alcuni banditi che assalirono la carrozza su cui viaggiavano, uccidendo entrambi.
Cugina della Regina Vittoria, quindi molto conosciuta in ambito aristocratico, Kagome preferisce passare il suo tempo ad aiutare chi ne ha più bisogno.
Non ama il lusso e gli inutili sfarzi della vita di corte, così come non ama il finto rispetto che la gente le mostra solo per le sue ricchezze, soprattutto per sposarla ed entrare in possesso delle sue proprietà.
Ritiratasi in una tranquilla casa di campagna insieme ai suoi due camerieri e più fidati amici, Kaede e suo marito Myoga, Kagome conduce una vita tranquilla, lontana dai pettegolezzi di corte.
Le sue ricchezze le condivide coi bisognosi. Non ha mai sopportato l’arroganza della gente altolocata che disprezza chi gli è inferiore. E’ sempre stata dell’idea che tutti, ricchi e poveri, di qualunque razza, meritassero lo stesso rispetto.
Peccato che in un’ epoca dove lo sfarzo è una costante il suo pensiero, in quanto donna, sia considerato una scelleratezza, da attribuire alla sua giovane età e allo shock della prematura morte dei suoi genitori. Ciò che in molti ignorano è che Kagome è sempre stata così, ancor prima della tragica morte dei genitori che segnò la sua vita anni prima.
 
-Allora Kagome, come stava oggi la signora Brian?-      le chiese Myoga, venuto a prenderla con la carrozza
-Non bene. Ormai la malattia è molto avanzata. Credo che non vivrà ancora a lungo. Il medico dice che non c’è più niente da fare. Sapessi come piangevano suo marito e i suoi figli. Mi si è spezzato il cuore. Non sai quanto mi dispiace non poterli aiutare.-       spiegò la ragazza con un nodo alla gola
-Tu hai fatto quello che potevi Kagome. Se nemmeno il medico privato della regina è riuscito a curarla…tu non puoi far altro.-
-Se la signora Brian avesse ricevuto subito le cure adesso non starebbe così Myoga. Quella gente muore per lo schifo che c’è in città! Per il putridume delle acque ristagnate e per l’assenza totale di farmaci e medici, mentre i ricchi nuotano nei soldi. Non lo sopporto!-
-Non fare così piccola. Per fortuna hanno te che li aiuti.-    cercò di consolarla l’amico cocchiere
-Già…ma non basta.-        rispose triste la ragazza
Arrivarono alla villa a tarda ora, forse le dieci di sera. C’erano almeno due ore di distanza dalla East End alla
residenza di Kagome.
Myoga si congedò raggiungendo la moglie nella loro casa adiacente alla villa. Kagome non volle che i due dividessero una semplice stanza della villa, ma fece costruire per loro una casa molto graziosa e confortevole proprio vicina alla sua, in modo che avessero la propria intimità familiare.
Messasi la camicia da notte, anche Kagome si apprestò a raggiungere il suo letto, non prima di aver però sciacquato con cura il viso con acqua fresca, come se questa potesse lavar via la stanchezza mentale e fisica provate in quella triste giornata.
Appena chiuse gli occhi stava già per cadere nel dolce abbraccio del dio dei sogni Morfeo, lasciando scivolare via i pensieri in un mondo a cui lei non apparteneva. Un modo dove era finalmente libera di fare ciò che voleva senza l’aiuto di nessuno. Un mondo perfetto dove tutti erano uguali e felici, senza povertà e malattie.
Il suo quasi dormi-veglia venne però interrotto da un rumore che Kagome identificò come il respiro di un uomo, più pesante rispetto quello di una donna.
-Chi c’è?-       chiese sollevandosi, ma nessuno rispose
-Ho sentito che nella mia stanza c’è qualcuno. Mostratevi quindi.-         chiese nuovamente, ma con un tono stranamente calmo
O almeno così sembrò all’uomo che la osservava alla fioca luce lunare che penetrava dalle grandi vetrate della stanza.
L’uomo si portò alle spalle di Kagome afferrandola e premendo una mano contro la sua bocca, per evitare urla che avrebbero potuto attirare i servitori.
-Ottimo udito Milady. Complimenti! Sono stato il più silenzioso possibile ma siete riuscita comunque a sentirmi.-        soffiò l’uomo all’orecchio della giovane che restava immobile nel quasi abbraccio in cui lui la costringeva per tenerla ferma
L’uomo si stava preparando ad affondare il pugnale nel petto della ragazza quando qualcosa lo bloccò…Kagome sospirò profondamente, come rassegnata, ma non emise alcun gemito contro la sua mano. Non si dimenava come le altre vittime, non piangeva e non tentava di liberarsi, anzi…quella ragazza si lasciò quasi andare con le spalle contro il suo petto, come se si offrisse spontaneamente ad essere pugnalata.
Reazione alquanto strana che non si aspettava di certo da una donna presa alle spalle nel cuore della notte e con un pugnale puntato al petto.
Un dubbio lo colse…poteva forse essere svenuta per la paura?
-Ehi ma siete sveglia?-       chiese d’impulso
-Mmh mmh…-        sentì lui in risposta come in senso affermativo
Ma se era vigile perché si comportava così? Incuriosito da quella assurda reazione l’uomo decise di fare una cosa stupida, di cui credeva si sarebbe pentito, ma non resisteva alla tentazione di chiederglielo…
-Se vi tolgo la mano dalla bocca promettete di non urlare?-       
Kagome fece cenno di sì chinando il capo, così lui tolse la presa ferrea che aveva contro le labbra della ragazza.
Non capiva neanche lui perché le avesse chiesto una cosa del genere. Come poteva fidarsi di una sua vittima?
Si aspettava già urla assordanti, invece nulla. Come promesso Kagome non emise una sillaba, così il giovane decise di alzarsi dal letto e andò ad accendere la lampada vicino al tavolino. Era stanco dell’oscurità. Voleva vedere meglio in viso quella strana donna e capire se forse era del tutto pazza.
-Perché non mi avete uccisa? Eravate qui per questo non è così?-       domandò Kagome appena il suo assalitore ebbe acceso finalmente la luce
Lui rimase sorpreso oltremodo dalla tranquillità e soprattutto dalla bellezza della ragazza che si trovò difronte. Pelle candida come la neve, un corpo perfetto coperto da una leggera e lunga camicia da notte bianca con fiocchetti color verde chiaro, lunghi capelli castani a contornarle il viso, ma la parte migliore erano i suoi occhi blu…lucidi, brillanti, con sfaccettature d’oro e di verde che non aveva mai visto in nessun essere umano. Talmente belli e profondi da sembrare pregiato cristallo di Boemia illuminato dai raggi del sole.
Due occhi di cristallo pensò.
Se quegli occhi erano così belli alla semplice luce di una piccola lampada…quanto potevano essere luminosi e accecanti quelle due pietre preziose alla luce naturale del caldo sole?
-Voi come potete supporre che il mio compito sia uccidervi?-       chiese lui ripresosi dai suoi stupidi pensieri
 
Quello era il suo lavoro…doveva uccide la Duchessa di Kent su ordine dello zio Naraku Grey Duca di Clarence e non rimanere a fissare i suoi occhi. Lui agiva su commissione e per una bella cifra tra l’altro.
Era un killer che non guardava in faccia nessuno, anche se questa era la prima volta che doveva togliere la vita ad una giovane ragazza. Di solito le sue vittime erano uomini o ragazzi di una certa influenza, ma questa ragazzina perché doveva morire, si domandava. Aveva comunque accettato il lavoro senza esitazione. Qualche donna l’aveva uccisa negli anni in fin dei conti.
Cresciuto nella parte più povera della città, abbandonato dalla madre alla nascita perché nato albino con occhi rossi come il sangue e capelli bianchissimi come la Luna, sballottolato nei peggiori orfanotrofi, InuYasha senza nome, così chiamato perché nessuna famiglia voleva adottare una malignità del genere, è cresciuto a forza di cinghiate e digiuni forzati dai suoi tutori che lo mandavano per le strade a derubare i ricchi. E guai se non portava un buon guadagno ogni giorno in orfanotrofio.
Stanco di essere sfruttato e picchiato, all’età di quattordici anni si trovò a fuggire da quel luogo peggiore di una prigione, iniziando però a frequentare persone poco raccomandabili che lo portarono sulla via della perdizione, fatta di alcool, prostitute, furti e omicidi.
Non voleva più essere povero e denigrato per il suo aspetto. Voleva dare una svolta a quella vita miserabile che si ritrovava.
Senza farsi scrupoli per nessuno derubava e picchiava a sangue chiunque gli si parasse davanti, purché vestito in una certa maniera. Se non erano ricchi non li guardava nemmeno. Erano proprio i ricchi quelli che lo guardavano peggio per via dei suoi occhi rossi come il sangue.
Ottenne col tempo la stima di un gruppo di malviventi che lo accettarono malgrado il suo aspetto, soprattutto perché ne avevano paura. Tutti in città conoscevano InuYasha senza nome per via della sua crudeltà.
Più per gioco che per altro si ritrovò ad accettare una scommessa…se avesse ucciso un certo Hakudoshi, stupratore seriale di prostitute, i suoi “amici” gli avrebbero fatto un regalo. Era tutto un gioco per quella gente, ma lui accettò uccidendolo senza farsi problemi.
Da allora decise di farne il suo mestiere, accettando incarichi sempre più importanti provenienti anche da personaggi illustri che chiedevano i suoi “servigi” per liberarsi da parenti ingombranti. Li uccideva senza esitazione alcuna e poi intascava i soldi.
Ma stavolta era diverso…non aveva agito subito…perché?
-Per quale motivo un uomo dovrebbe introdursi nella mia camera nel cuore della notte se non per uccidermi?-         rispose la ragazza alzandosi e parandoglisi davanti
-E so anche chi vi ha chiesto di farlo.-       continuò facendo un amaro sorriso
-Chi secondo voi?-       domandò InuYasha stupito da tanta intraprendenza in tal momento
-Mio zio Naraku. E’ così?-
InuYasha non rispose. Lei già sapeva che lo zio la voleva morta? Di certo però non avrebbe confessato ad anima viva chi era ad avergli commissionato il lavoro.
-Oh su, potete anche dirmelo! Dubito potrò andare in giro a dirlo considerato che a breve sarò all’altro mondo no?-      scherzò lei sorridendo
“Sta per essere uccisa e sorride?”   si disse il giovane.
-Per caso a vostra signoria manca qualche rotella? State di fronte un assassino venuto a  privarvi della vita e ve ne state lì tranquilla a ridere?-      chiese non spiegandosi tale comportamento
-Se piangessi mi risparmiereste? Non credo proprio. E poi aspettavo da un po’ la vostra visita. Sapevo che prima o poi sarebbe successo…quindi…-        rispose la ragazza andandosi a risedere sul suo letto
InuYasha non comprendeva tale risposta. Non ci riusciva proprio. Di solito le sue vittime imploravano pietà, piangevano e pregavano il proprio Dio in cerca di aiuto, ma non lei. Perché?
-Perché siete così sicura che vostro zio vi voglia morta?-      chiese avvicinandosi a lei
Era troppo incuriosito sia dalle sue strambe risposte che dal sapere perché uno zio vuole morta una ragazza che vive da sola in campagna.
-I Duchi di Kent sono molto più vicini alla Regina Vittoria rispetto i Duchi di Clarence, quindi con più potere e mio zio vuole entrare nella cerchia delle amicizie di mia cugina tramite me. Al mio ennesimo rifiuto di sposarlo ha detto che me l’avrebbe fatta pagare, che avrebbe trovato un modo per avere i miei soldi, che sono molti ma molti più dei suoi. E così eccovi qui con l’incarico di uccidermi, così da poter ereditare tutto lui, semplice no?-       spiegò la ragazza con semplicità
La ragazza era così ricca quindi? A guardare il luogo in cui viveva non lo avrebbe mai detto.
Niente ricchezze particolari vi erano in quella villa. Nessun letto a baldacchino diligentemente intarsiato e dipinto d’oro, nessun gioiello prezioso in giro, semplici porcellane per lavarsi il viso invece di quelle più pregiate.
-D’accordo… ma non capisco perché siate così tranquilla.-        domandò sempre più incuriosito
-La verità?-
-Certo!-
-Mi farete un favore uccidendomi.-       confessò la ragazza seria, stringendo con le mani la sua sottana al livello delle ginocchia
-Un Favore? Volete morire? E per quale motivo se mi è concesso saperlo?-     chiese lui sedendosi accanto a Kagome
La ragazza si chiedeva del perché di tante domande. Ma soprattutto si chiedeva perché non l’avesse ancora uccisa. Si augurava che l’uomo non avesse strane idee per la testa. Essere violata prima di essere uccisa non era certo uno dei suoi desideri.
-Perché finalmente potrei rincontrare i miei genitori. Ma soprattutto perché non sarei più costretta a vivere nell’oscurità. In queste condizioni non mi accetta nessuno per ciò che sono...-      spiegò lei rattristandosi
-Non vi capisco. In che senso “vivere nell’oscurità”?-        chiese InuYasha non riuscendo a capire le parole della ragazza
Lei per tutta risposta si voltò verso l’uomo che sapeva avere affianco con un sopracciglio inarcato.
-Ma come “Sir Assassino”, mio zio non si è premurato di avvisarvi delle mie infauste condizioni?-        domandò scettica lei
-Quali condizioni?-
-Io non vedo. Sono cieca.-        spiegò Kagome lasciandolo sorpreso
Quegli occhi spettacolari non vedevano? Erano imprigionati nel buio? Possibile? Eppure brillano così tanto da sembrare due fari abbaglianti in un mare in tempesta, pensava InuYasha.
Si ritrovò a sbattere più volte le palpebre come per capire se fosse reale la situazione che stava vivendo.
Doveva uccidere una ragazzina…cieca?
E’ vero che era un assassino ma in fin dei conti aveva sempre ucciso gente che se lo meritavano in un modo o in un altro. I nobili erano quasi tutti corrotti che si arricchivano sfruttando i poveri. Il boom della rivoluzione industriale era una buona scusa per loro. Assumevano povera gente sfruttandola al massimo e mal pagandola. Ricchi disgustosi che intascavano soldi che causavano la morte dei più deboli. E che fine facevano quei soldi poi? Persi in qualche gioco d’azzardo o con prostitute, con cui quella gente si sollazzava spesso, lasciando dilagare la sifilide.
No…non era pentito di uccidere tali esseri!
Ma lei, una ragazza che nemmeno vedeva in faccia il suo assassino, che addirittura lo aspettava…no. Non riusciva a pensare di affondare il pugnale in quella pelle così morbida di cui ne ricordava il calore quando le teneva chiusa la bocca.
Quando aveva accettato il lavoro pensava che lei fosse la solita ricca scostumata che passava da un letto ad un altro per non annoiarsi. Ma decisamente Kagome di Kent non ne aveva né l’aspetto né tantomeno i modi.
-Signore, scusatemi se interrompo i vostri pensieri ma…quando avete intenzione di uccidermi? Non so voi però…l’attesa mi sta uccidendo!-          affermò la ragazza
Era sarcasmo quello che aveva appena udito?
Senza riuscire a trattenersi InuYasha le scoppiò a ridere in faccia. Era una ragazza davvero strana. Non rideva così da…mai!
Era perfino spiritosa in un momento come questo. Decisamente non riusciva ad un uccidere quella così fragile creatura che si nascondeva sotto una finta corazza di coraggio. Dire che lo aspettava significava suicidarsi in un qualche modo. Da qui si capiva la sua fragilità.
Senza contare che la capiva benissimo quando diceva…” in queste condizioni non mi accetta nessuno per ciò che sono”. Nessuno più di lui poteva capire quelle parole così cariche di dolore.
-Perché ridete? Comunque siete un assassino strano voi sapete? Dovrei già essere fredda e stecchita, invece stiamo parlando come un’amabile coppia di amici.-
-Ah…sarei io quello strano Milady? Vi faccio notare che avete appena fatto una battuta alquanto fuori luogo date le circostanze. E comunque mi spiace deludervi ma non morirete questa sera.-        disse InuYasha alzandosi e prendendola in braccio
Aveva appena fatto una scelta.
-Ehi ma che state facendo?-       chiese Kagome con un tono di voce terribilmente preoccupato
-Tranquilla, nulla di ciò che potreste pensare. Vi sto solo salvando da vostro zio, anche se per lui sarete ufficialmente morta.-
-Che…che significa?-
-Lui mi ha chiesto di uccidervi e di dar fuoco alla stanza per farlo sembrare un incidente. Bene è ciò che gli faremo credere!-         disse lui prendendo la pesante coperta dal letto per coprirvi Kagome, per poi uscire di tutta fretta fuori in giardino dove aveva nascosto il suo calesse e dove poi vi depositò la ragazza
-Cioè mi state facendo fuggire?-      domandò lei confusa
-Esattamente!-
-Ma…ma è una pazzia! E poi io sono del tutto inutile da sola! Non avrei nessuna speranza di…-
-Chi vi dice che sarete da sola?-       la interruppe lui
-Che significa?-     chiese una Kagome più sconvolta che mai
Un conto è essere morta e al sicuro sotto terra, un altro conto è essere nelle mani di uno sconosciuto, assassino per giunta, che avrebbe potuto farle di tutto. E lei non era di certo in grado di difendersi.
-Verrete a vivere con me Kagome. Mi occuperò io di voi adesso. E vi farò passare la voglia di morire che avete!-
-Sappiate che io non ho tutta questa voglia di morire! E’ solo che non ho molta scelta. O morta o sposata con mio zio. Tra le due preferisco decisamente la prima!-       disse la ragazza convinta e nauseata al sol pensiero di sposarsi con lo zio
Naraku Grey era un uomo viscido e anche sporcaccione, o almeno così lo descrivevano a Kagome. Non aveva la minima intenzione di sposarlo. Eppure lei sapeva che se non si fosse sposata non avrebbe mai avuto reale accesso a tutti i suoi beni, essendo la donna considerata meno di zero in quella società. Mai però avrebbe ceduto alle insistenze di Naraku, anche a costo di vivere sotto i ponti.
-E perché non prendete in considerazione anche una terza ipotesi, tipo sposarvi con un altro uomo?-      le chiese curioso InuYasha che aveva già messo al galoppo i cavalli
-Oh andiamo Signore…chi mai sposerebbe una menomata come me? Quei pochi pretendenti che si avvicinavano a me lo facevano con disgusto. Li sentivo nel timbro della loro voce. Il mio sguardo fisso nel vuoto fa parecchia impressione alla gente. Ma non lo si può capire se non lo si vive sulla propria pelle.-
-Vi capisco molto più di quanto voi possiate immaginare invece.-        sussurrò lui, ricordando la gente che lo evitava, considerandolo figlio del demonio per via dei suoi occhi
Se fosse nato nel medioevo la Santa Inquisizione lo avrebbe già dato al rogo a causa  degli stupidi e inutili pensieri denigratori contro gli eretici e le streghe. Gli albini non erano certo esclusi dal giro delle persecuzioni ovviamente.
-Che intendete dire?-      chiese titubante la ragazza
Aveva sentito una lieve flessione nel tono dell’uomo, come se con quelle parole esprimesse…dolore?
-Sapete cosa sono gli albini, Lady Kagome?-        domandò InuYasha con tono sempre più cupo
-So che sono delle persone che nascono con occhi, capelli e pelle chiarissima. Ma non ne conosco esattamente il motivo. L’ipotesi più vagliata dagli studiosi è che sia una malattia. Perché me lo chiedete?-
-Immagino conosciate anche il trattamento che viene riservato a gente che nasce in queste condizioni vero?-
-Sì mi è stato riferito. La trovo una cosa disgustosa! So che un tempo i bambini albini venivano uccisi perché ritenuti figli del diavolo. Che sciocchezza, degna solo di ignoranza tramandata dai bigotti della Chiesa! Se Dio ama tutti i suoi figli vuol dire che ama anche gli albini altrimenti non li avrebbe creati, esattamente come gli uomini di colore. Bianchi, neri, gialli, ricchi o poveri…davanti i suoi occhi siamo tutti uguali. O almeno per me!-      spiegò la ragazza lasciando InuYasha basito
Certe idee così forti e ben espresse sarebbero state inconcepibili difronte altri tipi di uomini che erano convinti che il ruolo della donna fosse relativamente importante a quello di un grazioso soprammobile del loro focolare, ovvero del tutto insignificante. La donna serviva solo a procreare e a crescere la prole. Era totale succube del sesso maschile, dai padri, ai fratelli, per poi finire ai mariti. Un simile discorso le avrebbe procurato un bel posto sui i marciapiedi della città.
Questa ragazza aveva un modo molto libero di esprimersi…assolutamente diverso dalle altre donnine soprattutto dell’alta società.
-Vi siete chiuso nel mutismo o siete anche voi uno di quegli uomini che pensano che la donna sia una schiava che deve tenere a freno lingua e pensieri?-     chiese piccata Kagome, che aveva interpretato il suo silenzio come un ammonimento per le parole appena proferite
-Nessuna delle due. Pensavo che siete una donna davvero strana, ma caparbia. Non ho mai sentito parlare qualcuno come voi. Avete le idee ben chiare a quanto vedo.-
-Anche le altre donne hanno le idee chiare, il problema è che hanno paura di rivelarle. Comunque non avete risposto alla mia domanda di prima…perché mi avete chiesto una cosa simile?-
-Perché…io sono un albino, Duchessa. Tutto ciò che avete detto è il mio pensiero, da sempre. Per questo vi dico che capisco ciò che dite sul vostro problema. Però credetemi, chi rimane impressionato dal vostro splendido sguardo è proprio un idiota! I vostri occhi sono di una bellezza unica che è impossibile da ritrovare su un’altra donna. Chi pensa quelle cose non è degno di diventare vostro marito.-        dichiarò il giovane voltandosi a guardare la ragazza sedutagli accanto, illuminata dalla luce dei lampioni
Lei rimasta inizialmente sorpresa da tale rivelazione alla fine sorrise. Era il primo complimento sincero che riceveva da un uomo che non fosse suo padre o il suo amico Myoga.
-Vi ringrazio.-     rispose infine felice
InuYasha trovò che il sorriso sulle sue labbra la rendesse ancora più bella di quanto già non fosse.
 
Per il resto del viaggio non parlarono molto. Kagome sentì fermare il calesse finalmente dopo un tempo che le sembrò interminabile.
-Datemi la mano, vi aiuto a scendere.-     le disse lui aiutandola
-Dove mi avete portata? Sento uno strano odore, come di alcool.-       chiese la ragazza infastidita dal puzzo proveniente intorno a loro
-Siamo nel mio covo se così lo si può chiamare.-        rispose lui portandola dentro alla palazzina di tre piani in cui viveva coi suoi amici di scorribande
La ragazza lo seguì, non aveva altra scelta dato che lui la teneva sottobraccio. 
Più si addentravano e più Kagome udiva urla e risate allegre e puzza sempre maggiore di whisky e scotch.
-Oh ecco il capo! Com’è andato il lavoro? Hai ucciso il porco riccone che dovevi? E qui che abbiamo? Un souvenir dalla casa del morto? Che bel bocconcino!-        domandò a raffica un giovane dall’aria ovviamente alticcia, sia per il suo modo di biascicare che per il fetore di liquori che emanava
-Koga guai a te se osi metterle un dito addosso sono stato chiaro? Lei non si tocca per nulla al mondo e chi lo farà se la vedrà con me!-        rispose InuYasha con tono minaccioso e abbastanza alto in modo da farlo sentire anche gli altri membri presenti alla piccola orgia che era in corso e che per fortuna Kagome non poteva vedere…pensò lui
La trascinò subito nelle sue stanze, situate al terzo piano. Qui al contrario non vi era puzza di alcool notò  la ragazza con immenso piacere.
-Per stanotte dormirete nel mio letto. Poi vedremo come sistemarci. Io adesso devo ritornare alla villa e dare fuoco alla vostra stanza, non prima di avervi messo un cadavere al  posto vostro.-     spiegò lui portandola vicino al letto e facendola accomodare
-Un cadavere? E dove lo prenderete?-      chiese la ragazza preoccupata
-Nel luogo più pieno di cadaveri che conosco…il cimitero ovvio no?-      rispose lui semplicemente
-Ah…va bene. Ma posso fidarmi nel restare qui da sola?-    chiese Kagome titubante
Non le era piaciuta l’aria che si respirava nel luogo dove erano passati prima. Si sentivano strani versi oltre che rumori curiosi…e dopo le parole di quel…Koga, si fidava ancora meno.
-Tranquilla manderò a vegliarvi una mia amica. Sa bene come tenere a bada quei maniaci giù.-      
-Ma…maniaci??-        ripeté lei sconvolta
-Nel senso buono non temete. Non vi torceranno un capello. Io ora devo andare. Voi cercate di dormire. Quando avrò finito verrò a controllare come state.-       le disse sollevandole le gambe e mettendola sotto le coperte
-Sentite io…beh ecco…vi ringrazio! Avreste dovuto uccidermi invece mi state salvando la vita. Vi sono debitrice.-        affermò la ragazza arrossendo
-Non preoccupatevi di questo. Ora riposate.-        rispose lui facendo per allontanarsi quando Kagome lo richiamò
-Aspettate…posso sapere il vostro nome Signore?-
-InuYasha. Il mio nome è InuYasha, Milady.-
-Co…cosa? InuYasha avete detto? Ma allora voi siete…-       disse la ragazza sbiancando
-Il killer dei ricchi…indovinato. La cosa vi spaventa?-
-Non più di prima. Chiunque voi siate so solamente che mi avete strappata alla morte. Anche se non capisco il perché. Di sicuro mio zio vi avrebbe ben pagato per i vostri servigi.-
-Oh ma mi pagherà ugualmente non temete. Io intascherò i miei soldi, e voi sarete viva. Riguardo al perché l’ho fatto non so rispondervi. Non ho mai ucciso una ragazzina indifesa e non voglio cominciare adesso.-
-Ra…ragazzina indifesa avete detto? Ma come vi permettete? Io non sono una ragazzina! Sono una donna! E soprattutto non sono così indifesa!-      urlò la ragazza offesa alzandosi dal letto e afferrando con abilità e maestria il pugnale che InuYasha portava al fianco
-Ma come accidenti…-
-Avete visto? Non sono tanto indifesa. Potrei difendermi benissimo se volessi quindi ritarate ciò che avete detto!-        lo interruppe Kagome adirata ma soddisfatta di avvertire una vena di stupore nella voce del suo “ex-assassino/salvatore”. Non sapeva neppure come identificarlo.
-Ok avete ragione…mi correggo Milady…non ho mai ucciso una ragazzina. Contenta?-        le disse lui provocandola con quella risposta
-Voi….siete un…un…-
-Un?-          le chiese lui togliendole velocemente il pugnale dalle mani e afferrandola per la vita
Kagome si sentì avvicinare al corpo dell’uomo. Era alto e possente, lo percepiva. Tale vicinanza però la imbarazzò oltremodo facendole imporporare le guance di un rosso fragola.
InuYasha si trovò a pensare che con quelle guance arrossate era davvero attraente oltre che bella. E certamente la sottile camicia da notte che indossava la rendeva ancora più seducente.
La scostò subito da sé, dandosi dell’idiota per i pensieri poco casti che si era ritrovato a fare su quella ragazza.
-Mettetevi a letto Kagome. Io ora devo andare.-        le disse prima di sparire velocemente dalla stanza
Kagome, dal canto suo, rimase imbambolata a pensare ancora alla strana sensazione appena provata al contatto col corpo di quello sconosciuto. Di lui non sapeva assolutamente nulla se non che fosse un assassino dalla splendida voce. Eh sì perché InuYasha aveva davvero una voce molto calda e rilassante.
“Ma come diamine si può trovare la voce di un assassino rilassante?”   Kagome si dava della stupida da sola per i pensieri sciocchi che stava facendo.
Dopo aver raggiunto a tentoni il letto, di cui non ricordava l’esatta ubicazione non conoscendo ancora la stanza, si stese tra le profumate lenzuola. Profumavano di lui si ritrovò a constatare. Infatti quando lui le si avvicinò la prima volta Kagome poté ben sentire il buon odore che emanava il suo insolito salvatore…muschio bianco, lo stesso che aveva suo padre.
Improvvisamente sentì aprire la porta della camera. Il cuore le balzò in gola temendo fosse uno di quegli ubriaconi del piano di sotto, ma una dolce voce la tranquillizzò subito.
-Duchessa di Kent sono stata mandata da InuYasha per tenere a bada gli scalmanati ubriachi fradici che sono giù. Il mio nome è Sango. Se avete bisogno di qualunque cosa potete chiedere a me in qualsiasi momento. Sono stata informata del vostro problema quindi non fatevi problemi a chiedere aiuto.-        le disse la ragazza che nel frattempo si era avvicinata al letto per sistemare le coperte mezze scivolate
-Vi…vi ringrazio però…posso chiedervi di non chiamarmi Duchessa di Kent? Kagome andrà benissimo.-       chiese lei sorridendole
-Ok come volete.-          rispose Sango ricambiando il sorriso anche se lei non poteva certo vederlo
In poco tempo le due ragazze si ritrovarono a darsi del tu, tra una chiacchiera ed un'altra.
Sango era un’orfana che InuYasha aveva tolto da una di quelle schifose prigioni per bambini, come lui le chiamava. In quel luogo veniva picchiata e costretta a prostituirsi coi suoi tutori. La ragazza raccontò di aver incontrato InuYasha quando aveva quindici anni. Con la scusa di sedurlo, vedendolo ben vestito e scambiandolo per un ricco, gli rubò l’orologio dal taschino per portarlo ai suoi tutori. Ma InuYasha che ben conosceva tutti i trucchetti del mestiere le afferrò la mano facendole lasciare la presa sull’orologio d’oro.
Temendo le ire dei tutori per il suo fallimento scoppiò in lacrime. InuYasha, che ben capiva la situazione della ragazza, si fece accompagnare al suo orfanotrofio scoprendo che era lo stesso dal quale lui stesso era fuggito anni prima. Senza esitazione alcuna uccise tutti i tutori presenti in quel luogo orrendo, portando con sé i  quindici bambini rilegati in quella struttura. Tredici di loro li affidò a delle famiglie che aveva conosciuto negli anni e di cui si fidava, Sango invece si era intestardita a voler stare con lui portandosi dietro il fratellino minore. InuYasha non glielo impedì ma le disse che doveva ben farsi rispettare dagli altri uomini che lui capeggiava. Nessun problema per la ragazza che si scoprì essere alquanto manesca e che sopportava le angherie dei tutori per via del fratellino al quale temeva sarebbe accaduto qualcosa se si fosse ribellata.
-E così eccomi qui a occuparmi di quegli stupidi, che credimi possono sembrare cattivi, ma non lo è nessuno di loro. Più che altro sono stati costretti a diventare ciò che sono per via della povertà.-        terminò Sango un po’ dispiaciuta
-Certo lo capisco. Senti Sango…ma quanti anni ha InuYasha?-       chiese curiosa Kagome che cominciò a crederlo un po’ vecchiotto dato tutti gli aneddoti che la ragazza le aveva raccontato
-Mmmh, se non ricordo male deve compiere trent’anni questo mese.-       le disse la ragazza
-Trent’anni? Così giovane ha già fatto tutte queste cose?-      esclamò Kagome stupita
-Mi credevate più vecchio Duchessa?-        si udì improvvisamente
Era ritornato.
-InuYasha ben tornato! Com’è andata?-         chiese Sango raggiungendolo
-Tutto bene. Lady Kagome di Hannover, Duchessa di Kent, da adesso è ufficialmente morta.-         rispose lui osservando la reazione della giovane che rimase immutata
-Però così tutti  i suoi soldi andranno allo zio no?-       domandò Sango
-Per adesso Sango. Poi si vedrà.-
-Che significa per adesso?-       intervenne Kagome che fino ad allora era stata zitta
-Significa che presto Kagome di Kent potrebbe resuscitare dalla tomba e tornare a chiedere il suo patrimonio. Ma per adesso è meglio far calmare le acque. Comunque mi spiegate perché siete ancora sveglia alle quattro del mattino?-        le chiese lui togliendosi il mantello e il cappello scuri
-Perdonami InuYasha è colpa mia. Siamo state a chiacchierare. Ora vi lascio. Buona notte InuYasha, ciao Kagome a domani!-        salutò la ragazza
-Ciao Sango.-      la salutò prontamente Kagome facendole un sorriso
-Buona notte Sango. E chiudi a chiave la porta!-      le ricordò il capo
-Tranquillo lo so. Comunque non credo che a Miroku convenga ritentare di infilarsi nel mio letto. Stava per perdere la sua virilità, quindi credo abbia imparato la lezione.-
-Con Miroku non si sa mai!-
-E’ vero anche questo, vado!-       disse infine la ragazza andandosene
-Chi è Miroku?-      domandò Kagome incuriosita
-E’ uno dei miei migliori amici e uno dei più grandi pervertiti che esistano. Ci prova sempre con qualunque donna, purché respiri. Per adesso ha una fissa con Sango ma non credo gli convenga. Quella ragazza è più velenosa di uno scorpione se vuole, e fa benissimo.-      le spiegò l’albino stendendosi sul divano
-Capisco. Scusatemi se ve lo chiedo ma, voi dove dormirete?-           chiese poi Kagome sentendolo stendere sul divano
Quando non vedi il senso a cui si fa più affidamento è l’udito, e quello di Kagome era ben sviluppato.
-Sul divano ovviamente.-      rispose semplicemente InuYasha
-Sentite…ecco io…non trovo giusto che voi dormiate in un posto così scomodo. Mi coricherò io sul divano e voi prenderete il letto. In fondo avete già fatto molto per me.-
-Ma siete impazzita? Credete davvero che io possa far dormire una donna su un divano? Mettetevi a dormire piuttosto e lasciate dormire anche me che sono stremato. Riesumare un cadavere non è cosa facile sapete?-            disse lui mettendosi il più comodo possibile e chiudendo gli occhi
-O…ok. Vi ringrazio InuYasha. Però almeno prendete questa.-          replicò dolcemente Kagome adagiandogli addosso una delle coperte presa da sopra il letto
Lui  spalancò gli occhi incredulo. Come diamine era riuscita una cieca a mettergli una coperta addosso? Come faceva a sapere dove si trovava esattamente?
Questa e altre cose le avrebbe imparate presto da quella ragazza piena di mille sorprese.
 
Il sole faceva capolino dalle fessure delle pesanti tende della stanza, finendo purtroppo sulla pelle già di per sé sensibilissima di InuYasha. Si girò dal lato opposto visibilmente nervoso. Aveva dormito pochissimo a causa della scomodità del divano, ma soprattutto perché per tutta la notte non aveva fatto altro che pensare a quella ragazza e a ciò che aveva fatto.
Si chiedeva se per caso non fosse del tutto impazzito. Salvare una delle sue vittime, portarla in casa sua e occuparsene tra l’altro.
Sì…di sicuro le botte che aveva preso da piccolo cominciavano a farsi sentire crudeli con l’avanzare dell’età.
Eppure lo spietato assassino, che a quanto pare tanto spietato non era affatto,  il criminale che non guarda in faccia nessuno, ma che stavolta lo aveva fatto fin troppo, si era lasciato incantare da due gemme luccicanti di strano colore.
Non riusciva a capire perché avesse reagito in tal modo guardando Kagome. Era la prima volta che sentiva di avere…un cuore forse? Possibile che anche lui ne avesse uno?
Aveva provato pietà, rammarico e pena per quella ragazza. Lui…che conosceva solo l’odio, il disprezzo e la rabbia. Solo la compassione per quelli come lui era presente nel suo petto, in un luogo non ben definito, ma che non era di certo il cuore!
No! InuYasha senza nome non aveva un cuore. Non poteva permetterselo, però, però…c’era quel dannato “però” di nome Kagome.
Si alzò di scatto, stanco di rigirarsi sul divano, stupendosi non poco quando vide Kagome seduta sul bordo del letto, con gli occhi aperti fissi su di lui. Sembrava davvero lo stessero guardando tanto erano incatenati ai suoi. Rosso rubino dentro il blu cielo…grande accoppiamento dato che danno il viola.
-Avete dormito male non è così?-     domandò Kagome dispiaciuta
Lo aveva sentito sospirare spesse volte durante la notte.
-Ma come accidenti fate a sapere che sono sveglio? Siete sicura di essere cieca? Non è per caso che il vostro è stato un modo per farvi risparmiare la vita?-        chiese lui alzandosi e parandosi difronte a lei
-Ahahah sì magari! Non sapete quanto mi piacerebbe che fosse così.-        rispose lei ridendo
In fin dei conti chi non vive con un cieco non conosce il loro modo di orientarsi tramite gli altri sensi. E’ normale pensarlo, si diceva Kagome.
-Allora mi spiegate come riuscite a girarvi sempre nella mia direzione? Come facevate a sapere che ero sveglio? E poi prima sembrava che i vostri occhi mi stessero fissando.-        domandò dubbioso
-Pe…perdonatemi vi prego!-        disse lei voltandosi di scatto dalla parte opposta
Perché mai si era girata in quel modo tanto repentino? InuYasha non riusciva a capire quella ragazza, solo quando sentì un lieve singulto della giovane le si avvicinò.
“Oh cavolo di sicuro se l’è presa!”   fu il pensiero del ragazzo.
-Kagome perché piangete?-      le chiese asciugando le lacrime che scivolavano via dalle sue guance
Così non andava. Stava diventando troppo gentile. Però con lei era inevitabile.
-Ecco ciò di…cui vi…parlavo ieri sera riguardo alla gente. Fa…impressione il mio…sguardo fisso!-         spiegò la ragazza iniziando a singhiozzare
-Che? Impressione? No Kagome avete mal interpretato le mie parole! Non intendevo dire quello. Io mi riferivo solo al fatto che sembra che i vostri occhi mi vedano da come mi seguite nei movimenti. Mai una sola volta il vostro sguardo mi ha disturbato. Anzi trovo abbiate degli occhi splendidi che dovrebbero essere ammirati da tutti per ore!-        disse lui pentendosene praticamente subito
Ma che diavolo di discorsi idioti le stava facendo? Forse era arrivato il momento di smettere di bere tutto quel whisky e quel rum!
Kagome invece era rimasta piacevolmente sorpresa dalle sue parole interrompendo subito il suo pianto, cosa che sollevò molto InuYasha.
-Lo pensate davvero? Non...non vi faccio ribrezzo?-       chiese lei con un’espressione che a InuYasha sembrò di una tenerezza infinita
-Assolutamente no. Quindi ora smettete di tormentare questi poveri occhi. Adesso chiamo Sango e vi faccio prestare qualche suo vestito così potrete scende a fare colazione d’accordo?-             le disse prendendole la mano per tranquillizzarla
Kagome per tutta risposta sorrise e poi annuì.
-Comunque, in risposta alla vostra domanda, dovete sapere che i non vedenti sviluppano gli altri sensi non potendo fare affidamento sulla vista. Ebbene, il mio udito è ben sviluppato per fortuna, quindi riesco a percepire e distinguere ogni singolo rumore. Riesco a seguire la direzione della vostra voce e perfino quella del vostro respiro. Per questo so sempre dove siete. Poi per quanto riguarda lo spostarmi in giro devo prima abituarmi a conoscere ogni singolo oggetto presente nella stanza. Quando li avrò memorizzati li eviterò con naturalezza, a meno ché qualcuno non li sposti senza avvisarmi.-     
-Capisco. Allora darò ordini che nessuno sposti nessun oggetto senza prima riferirvelo.-        disse lui allontanandosi e andando a chiamare l’amica per aiutarla a vestirsi
Dopo poco arrivò Sango con un vestito da farle indossare. L’aiutò a vestirsi e a pettinarsi e nel frattempo chiacchieravano un po’ sul fratellino della ragazza. Kohaku, questo il nome del bambino, era un po’ la mascotte della banda. Per volere di InuYasha però non doveva azzardarsi a rubare mai a nessuno, quella era una cosa per adulti diceva sempre.
Sango spiegò poi a Kagome di quanti e quali membri fosse formata la banda, soprattutto di ladri.
Vi era Miroku, abile borsaiolo, Koga, ottimo corridore e veloce a dileguarsi con la refurtiva in caso di inseguimento da parte della polizia, Bankotsu, intenditore di spade e pugnali, Renkotsu appassionato di armi da fuoco di ogni sorta, Mukotsu era quello pratico di veleni, sempre utili per uccidere qualcuno, poi c’erano gli altri addetti soprattutto a dare una mano ai primi, ma comunque tutti prendevano ordini esclusivamente da InuYasha, che si era meritato il loro rispetto in diversi modi. Infine c’era lei che si occupava della casa che quegli sciagurati mettevano sempre sottosopra senza ritegno.
Tutto sommato sembrava divertita dai suoi racconti.
Dopo la colazione InuYasha portò Kagome in giro per negozi, ovviamente non nella zona dell’alta borghesia, ma in quella più interna della città dove i ricchi non si avvicinavano praticamente mai, così nessuno l’avrebbe riconosciuta. Dopo una mattinata passata a farle provare abiti e comprarle ciò che potesse servirle ritornarono a casa. Solo verso ora di pranzo Kagome poté conoscere gli altri membri della banda essendosi praticamente svegliati ad ora di pranzo.
-Tu devi essere impazzito InuYasha! Perché diavolo l’hai portata qui?-        si lamentò Renkotsu che mal sopportava la presenza di una nobile in casa
-Oh andiamo Ren, che male può fare la sua presenza qui?-      intervenne Miroku abbastanza felice per il nuovo arrivo
-Il male che può fare è spifferare alla polizia dove ci nascondiamo e farci arrestare tutti!-       proseguì il primo guardando male la ragazza
-Io non farei mai una cosa del genere. Potete stare tranquillo signore.-     intervenne Kagome
-Non darci del lei Kagome! Qui siamo tutti una famiglia cara! Per me è un piacere avere un’altra donna in casa con cui spettegolare. Ci sono troppi uomini qui!-          disse Jakotsu, il quale aveva una spiccata parlantina effemminata notò Kagome
-Ma tu non sei una donna Jakotsu!-      rispose Suikotsu alzando gli occhi al cielo
-Fisicamente…cafone!-        rispose stizzito il ragazzo, dando a Kagome conferme sull’idea che si era fatta del ragazzo/ragazza
-Cafone sarai te femminuccia!-       urlò Suikotsu offeso
-Smettetela di alzare la voce. Comunque non  ve l’ho presentata per chiedervi il permesso o il vostro parere, ma solo per dirvi di tenere le mani al loro posto. Intesi? Chiunque mancherà di rispetto alla Duchesse pagherà con la vita! Nessuno escluso!-
-Perché guardi me InuYasha?-       chiese Miroku sudando freddo
-Indovina imbecille!-       rispose Sango per lui
-Ma perché mi tratti sempre così male Sango? Io ti amo così tanto che non…-
Il ragazzo non riuscì a finire la frase che un piatto gli volò dritto sulla testa, facendo scoppiare a ridere tutti per la portentosa mira di Sango.
-Tu non ami nessuno idiota! A te piace solo quello che le donne hanno tra le gambe! Porco!-      gli urlò la ragazza arrabbiata
-Cosa è successo?-      chiese sottovoce Kagome terribilmente imbarazzata a InuYasha
Di certo non era abituata al modo molto colorito di esprimersi della ragazza.
-Sango gli ha tirato un piatto sulla testa. Nulla di che.-       le rispose lui ridendo
-Nulla di che?-     ripeté la ragazza sorpresa
-Eh già piccola! Qui è sempre così. Ti abituerai!-       le rispose Koga sorridendole
Sorriso che Kagome non poteva certo vedere ma InuYasha sì.
Piccola? L’aveva chiamata piccola di fronte a lui e le aveva pure sorriso maliziosamente? InuYasha fu colpito da uno strano senso alle viscere. Qualcosa di terribilmente fastidioso che sentiva di poter scacciare via solo colpendo in faccia l’amico.
Le mani prudevano, e anche il suo respirò mutò, emettendo non di rado dei sospiri pesanti che Kagome notò subito.
-Andate a riposare adesso Kagome. Siete stata abbastanza in mezzo a questi idioti!-     ordinò perentorio prendendola per un braccio e trascinandola nella sua camera
Kagome rimase stupita da tale comportamento. Perché d’improvviso era così brusco?
-InuYasha che vi succede? Tutto bene?-        chiese Kagome una volta chiusi in camera
-Benissimo!-         rispose lui ancora arrabbiato, cosa che la ragazza capì subito
Nessuno più di lei capiva le flessioni dei timbri di voce.
-Perché vi siete arrabbiato?-         gli chiese dolcemente avvicinandoglisi
InuYasha se la trovò ad un palmo dal suo naso. Quella ragazza lo mandava in confusione. Come maledizione capiva la sua esatta posizione era un vero mistero. Sapeva a che punto fermarsi per non sbattergli contro, cosa che a lui non sarebbe certo dispiaciuta.
“Non gli sarebbe dispiaciuta? Ma cosa diavolo andava a pensare? Che razza di ragionamenti faceva?”  si trovò a pensare.
Averla così vicina però, con la testa leggermente piegata lateralmente in attesa di una sua risposta, con quegli occhi blu come il cielo che si riflette sul mare d’estate che lo fissavano ( perché lui si sentiva guardato da quegli occhi ogni volta che li incatenava nei suoi ) fece sparire la rabbia come d’incanto, lasciando posto ad uno strano senso di tenerezza verso quel dolce viso da ragazza ancora innocente.
Senza nemmeno sapere da quale forza fosse guidato alzò la sua mano a coppa, che richiuse delicatamente sulla guancia rosata della giovane. Il contatto con la sua pelle gli diede una sensazione come di forte calore, che dal palmo si irradiava vorticosamente al suo cuore. Ne era sicuro, quello che sentiva battere così forte era il suo cuore…perché?
Kagome rimase piacevolmente sorpresa da quel gesto che mai nessun uomo, oltre il padre, le aveva dedicato. Non vi si sottrasse. Le piaceva la sensazione di benessere che le dava quella grande e calda mano poggiata al suo viso. Si sentiva protetta.
“Protetta da un assassino?” pensò lei. Sì…si sentiva davvero protetta in sua presenza.
Nemmeno quando la sera prima si sentì afferrare alle spalle si era sentita in pericolo. Lui la teneva poggiata contro il suo petto mentre con la mano le teneva chiusa la bocca. Il suo primo istinto però, invece di urlare, fu spingersi ulteriormente contro quel grande e accogliente petto. E il suo profumo, così simile a quello del suo amato padre, la tranquillizzò.
Come la sera prima Kagome volle un maggior contatto con l’uomo e spinse ulteriormente il viso contro quella mano che era in grado di dare la morte a molti, ma non a lei.
Come se i fili dei loro pensieri si fossero intrecciati, anche InuYasha si ritrovò a pensare la stessa cosa. La sua mano in grado di dare solo morte alla gente in questo momento stava dando una dolce carezza.
Era un momento mai provato per entrambi. Era un’emozione che nessuno dei due sapeva ben decifrare, però era piacevole.
Kagome si ritrovò a sorridere contro il palmo di InuYasha. A lui sembrò  una visione quella dolce fanciulla che sorrideva dolcemente a contatto con una cosa che lui vedeva sempre ricoperta di sangue. A volte si ritrovava a pensare che forse la gente avesse ragione a chiamarlo figlio del diavolo. Non era forse lui responsabile del dolore di altri? Non era forse lui il male?
-Perché sorridete?-         le chiese con un tono di voce che a Kagome parve magnifico…basso, dolce, profondo. Tanto da toccarle il cuore e farlo vibrare
-Quando sono felice sorrido.-        rispose lei sorridendo più marcatamente
-E siete felice adesso?-       domandò lui
-Sì.-
-Perché?-
-Non so, voi mi fate sentire così.-
-Ma io non sto facendo nulla di particolare.-
-Appunto. Siete voi stesso, cosa che non si può dire di chi mi ha sempre circondata in questi anni.-      replicò lei spegnendo il sorriso ripensando a tutti quelli che l’avvicinavano per i suoi soldi e per la sua importanza nobiliare
La fine di quel sorriso trafisse il cuore di InuYasha. Si sentì quasi il colpevole di quell’interruzione di luce sul volto della ragazza che adesso appariva quasi triste.
-Vi prego non smettete!-         la pregò lui
-Di fare cosa?-       chiese lei confusa da quella richiesta che non capiva
-Di sorridere. Il vostro viso è molto più bello quando sorridete e i vostri occhi diventano più brillanti.-       le disse avvicinandosi al suo viso   
Dire che fosse stordita da tale richiesta era poco. Lui trovava bello il suo viso e cosa più incredibile trovava i suoi occhi brillanti? Gli occhi inespressivi di una cieca?
Sentì il suo respiro vicino alla labbra. La stava forse per baciare?
InuYasha era indeciso sul da fare. Aveva voglia di baciare quelle labbra leggermente schiuse dall’incredulità delle parole appena udite, però temeva di approfittarne dato che lei non poteva vederlo e allontanarlo se non avesse voluto.
Aveva deciso di lasciar perdere e stava per allontanarsi, quando fu stupito nel ritrovarsi quelle labbra che aveva desiderato proprio sulle sue. Era stata Kagome ad avanzare verso quel luogo da cui proveniva quel dolce e caldo respiro appena lo aveva sentito allontanarsi.
Non riusciva a spiegarsi come fosse arrivata a baciare un uomo appena conosciuto, e non certo nel più romantico dei modi. Si sentì però subito una scostumata nel non riuscire a trattenersi dal baciarlo, così si scostò subito da quel piacevole contatto arrossendo terribilmente.
-Oh Dio vi prego perdonatemi! Non mi sarei dovuta permettere! Chissà che penserete ora di me! Mi spiace vi chiedo scu…-         riuscì solo a dire prima che InuYasha le chiudesse la bocca con un altro bacio, ma non certo casto come il primo, ma più passionale e disperato
Kagome si trovò a ricambiare qualcosa che non conosceva nemmeno e che aveva solo sentire nominare. “Ecco cos’era il bacio alla francese” si ritrovò a pensare persa nell’abbraccio di InuYasha che le carezzava la schiena e la nuca.
Un piacevole turbamento era rimasto quando i due si allontanarono per riprendere fiato. Era il primo bacio di Kagome, ma anche il primo di InuYasha. O meglio…era il primo bacio che riceveva senza dover pagare una donna.
La sua natura aveva sempre allontanato le donne, che gli si concedevano solo se costrette da una bella cifra. E c’è anche da dire che lui non amava molto baciare le prostitute visto quello che ci facevano con la bocca. Per il resto usava il preservativo per evitare malattie o altro. Dato che coi baci non poteva li evitava.
Baciare Kagome con quel trasporto quindi, era stata una cosa mai provata.
Entrambi si domandavano cosa li avesse spinti a baciarsi…poteva mai essere…amore? Dopo neanche ventiquattr’ore?
 
 
 







 
 
 
 
Salve come va? Prima che mi fuciliate perché non ho aggiornato All I Need e Perfect Romance lasciatemi spiegare ^_^
Ho sognato questa storia tre giorni fa ed è da allora che lo penso e mi tortura. Io ho provato a scrivere le altre storie ma non mi usciva nulla se non questo    -------------------------------    ovvero morte del paziente T_T  ecg piatto!
Così ho iniziato a buttare giù questa per levarmela dalle balle. Storia che non prevede molti capitoli, forse quattro al massimo se ci arrivano.
Per scrivere queste 20 paginette ci ho impiegato 3 giorni tra le ricerche varie sul periodo storico  del 1850 ( sapete che non descrivo cose che non conosco se non ne sono bene informata ^_^ )
A tal riguardo…per quanto riguarda il profilattico prima che me lo chiediate…è sempre esistito. Non è un’invenzione dei giorni nostri quindi non sono impazzita quando ho scritto che Inu lo usa. Gli antichi egizi usavano le tele di lino, i romani usavano la vescica di capra, i giapponesi il carapace delle tartarughe ( ok su questo mi domando come facessero ???  mah )   i cinesi invece usavano fogli di carta imbevuti d’olio. Nel 1500 si passa alle guaine di lino imbevute in particolari erbe.
Nell’800 si cominciò ad usare l’intestino di capra o agnello che venivano fissati con un nastro, poi si potevano pure riutilizzare…pensa te  -_-‘
Bene e dopo un bel viaggetto nel mondo dei condom ( forse chiamati così perché si dice che quelli d’intestino siano stati inventati dal medico militare inglese Quondam ) proseguiamo con i titoli nobiliari nominati. Esistono entrambi ovvero il Ducato di Kent e quello di Clarence. Il padre della Regina Vittoria ad esempio era anche Duca di Kent oltre che Re.
Poi passiamo alla condizione degli albini nella storia. Per chi non lo sapesse gli albini sono sempre stati mal visti e perseguitati, in qualunque secolo, anche oggi. In Tanzania ad esempio li uccidono ancora perché segno di malaugurio e di punizione. Famosa in Italia è la storia di Azzurrina del castello di Montebello.
Le condizioni della donna infine non era delle più rosee nell’800. Dipendeva in tutto e per tutto dai maschi di famiglia, padri o mariti. Le donne non ereditavano ma solo i loro mariti potevano. Non votavano ( ovviamente) non potevano lavorare liberamente e chi lo faceva consegnava lo stipendio al marito, in caso di divorzio poi non le spettava la custodia dei figli. Se il marito voleva poteva anche non farle vedere i figli. Bella condizione eh?
Ok spiegazioni, per adesso, concluse ^_^ le prossime al capitolo successivo, per le quali mi sono scervellata in tutti i siti esistenti ^_^
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 <3 <3 
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Accettarsi per vivere. ***










 
Un mese era passato da allora.
Kagome si malediceva da sola per il gesto avventato e stupido che aveva commesso, perché è di questo che si era convinta. Aveva sbagliato a baciare InuYasha, anche se poi in effetti a lui non pareva essere dispiaciuto.
Fatto sta che da quel giorno l’albino era sfuggevole. Non c’era quasi mai a casa, come se la volesse evitare. Dopo il bacio si era defilato con un “scusate ora devo andare” e da quel momento in poi lo sentiva appena. Non dormiva nella sua camera avendola lasciata a lei. Si era trasferito in una stanza accanto. Quelle poche volte che c’era si limitava a chiederle solo come stava quando stava male e poi se ne andava.
Kagome si autoconvinse che il motivo era uno solo…la sua maledettissima condizione.
Di sicuro lui si era pentito di baciare una menomata come lei, e in fin dei conti non gliene poteva dare torto.
I suoi “occhi da pesce morto”, così la schernivano i bambini quando era piccola, avrebbero fatto fuggire chiunque. Provava a tenere le palpebre chiuse ma non ci riusciva, loro si aprivano in un gesto spontaneo, rivelando crudeli quello sguardo che di profondo non aveva proprio nulla.
Questa era l’unica ragione che Kagome sapeva darsi, altrimenti perché se la sarebbe data praticamente a gambe?
La situazione la faceva soffrire molto. Ogni volta che chiedeva a Sango dove fosse InuYasha lei rispondeva sempre qualcosa di diverso. Aveva capito che erano scuse e che lui era semplicemente fuori per evitarla.
Ogni giorno si sentiva sempre più un peso per quella gente.
Dal canto suo InuYasha si malediceva per la stessa cosa, ma con motivazioni decisamente diverse da quelle della giovane duchessina.
L’aveva baciata con passione e trasporto come mai aveva fatto in tutta la sua vita. La trovava bella, bellissima, forse troppo. Se non si fosse allontanato subito da lei dopo quel meraviglioso bacio, temeva avrebbe commesso qualche sciocchezza con quella ragazza…la voleva, la desiderava…e il suo corpo mal reagiva a quegli stimoli.
Si diede dello stupido per il poco autocontrollo mostrato. Altro non poteva fare se non starle lontano. Si era trasferito nella stanza accanto, decisamente più piccola della sua. Il lettino singolo in cui dormiva era decisamente scomodo ma poco importava. Andava benissimo pur di starle lontano.
Quella ragazza non doveva capire che razza di maniaco ( incredibile ma vero, pensava che questo titolo fosse esclusivamente di proprietà dell’amico Miroku ) fosse in sua presenza. Non voleva spaventarla rivelandole che da quando l’aveva conosciuta era stato subito attratto dalle curve generose che si intravedevano da quella sottile camicia da notte, che era terribilmente incantato da quei due zaffiri che si ritrovava per occhi, che le sue labbra così invitanti e morbide erano un luogo di perdizione per i suoi sensi.
Non poteva farle questo. Lui era un criminale ricercato dalla polizia, anche se non aveva la più pallida idea di che aspetto avesse. Strano ma vero, la polizia non sapeva di dover cercare un uomo albino come “killer dei ricchi”. Tanto meglio per lui che poteva andare in giro senza problemi al riguardo. Nel suo quartiere era ben conosciuto ma nessuno si azzardava a parlare per paura di ritorsioni.
Rimaneva però il problema che lui “era” comunque un criminale e lei una nobildonna, dentro e fuori.
Una donna così non l’aveva mai vista. In quei pochi giorni che la osservava di nascosto aveva visto quanto cuore avesse la giovane. Era sempre pronta a dare una mano, sia in casa che fuori. Si era stupito non poco nel notare il senso di adattamento della ragazza che entrava e usciva a piacimento dall’abitazione, andando a svolgere delle commissioni per conto di Sango. Lui ovviamente la seguiva sempre da una certa distanza per precauzione.
Era rimasto piacevolmente sorpreso quando un bambino le era andato a sbattere contro per fuggire da un negoziante al quale aveva rubato della frutta. Il piccolo, inseguito dall’uomo, non l’aveva vista perché troppo impegnato nella corsa finendole addosso facendola cadere a terra. InuYasha stava per intervenire ad aiutarla quando lei invece si era subito rialzata aiutando il bambino che si era slogato un piede. Quando furono raggiunti dal negoziante Kagome si era offerta di pagargli la merce rubata dal bambino.
Era davvero assurdo vedere una Duchessa comportarsi così. Le donne di ceto così elevato avevano sempre la puzza sotto al naso, figurarsi se si fossero mai abbassate ad aiutare un moccioso con un piede slogato.
Ma ancora più sconvolto si era ritrovato nello scoprire che molta povera gente dell’East End la conosceva. Avevano riconosciuto la loro benefattrice che giornalmente andava da loro a portare cibo e medicine. Fortuna che lei non avesse mai rivelato di essere la Duchessa di Kent o sarebbero stati guai. InuYasha era convinto di doverla nascondere dai ricchi e non dai poveri che non avrebbero neppure dovuto conoscere la sua esistenza.
Quella ragazza era una persona con un cuore nobile. Il più puro che avesse mai visto. A maggior ragione non voleva sporcarla con la sua presenza, la presenza di un assassino.
Per la prima volta in vita sua si ritrovò a pentirsi dei suoi peccati e del suo passato, non per sensi di colpa, ma per lei. Se non fosse stato quel che era forse non si sarebbe allontanato dalla giovane in quel modo. Forse avrebbe anche provato a conquistarla.
Ormai Kagome era il suo pensiero fisso, notte e giorno. Non capiva perché quella ragazza avesse così tanto potere su di lui. Si era confidato col suo amico Miroku e il suo responso fu “ Amico sei fottuto! Ti sei innamorato!”.
Gran bella notizia…
Provare amore era un problema. Significava diventare deboli. E lui non poteva diventare debole!
Ma come si faceva a dimenticare una donna di cui si è innamorati?
Aveva provato con una prostituta. Forse la sua era solo voglia di sfogarsi fisicamente, ma nemmeno quello aveva funzionato, anzi aveva peggiorato le cose perché aveva immaginato Kagome per tutto il tempo sotto il suo corpo. La cosa divenne ancora più frustrante per lui.
Mai si era trovato in tali circostanze. Più ci pensava più gli sembrava di impazzire.
I giorni passava uguali per lui, sempre immersi nel pensiero della giovane donna che dormiva nel suo letto.
 
Quella mattina non aveva ancora visto Kagome. Era quasi ora di pranzo ma di lei nessuna traccia.
-Sango dov’è la Duchessa?-
-Sta riposando. Non si sente molto bene.-    
-Cos’ha?-       chiese lui preoccupato
-Il solito mal di testa.-       
-Ancora? E’ già il sesto in un mese.-      osservò lui
Una delle cose che più lo preoccupavano erano i suoi attacchi di emicrania. Ne soffriva spesso e quando accadeva non riusciva neppure ad alzarsi dal letto per l’intera giornata. Era solo in queste occasioni che la vedeva più a lungo, solo per chiederle come stesse.
Salì in quella che era stata la sua stanza. Al lieve bussare sentì il permesso della giovane di entrare.
-So che state poco bene. Posso fare niente per voi?-       chiese avvicinandosi al suo letto
-Vi ringrazio ma non potete aiutarmi.-         rispose Kagome con un filo di voce
-E’ già la sesta volta in questo mese che soffrite di questi attacchi violenti che vi costringono a letto. Non ne conoscete il motivo?-         chiese lui guardando dispiaciuto il viso pallido della giovane
-Li ho sempre avuti da che ne ho memoria. Per me sono normali ormai. Devo solo aspettare che passino.-
-Ma vi siete mai rivolta ad un medico? Forse potrebbe darvi dei palliativi per aiutarvi.-
-Non mi fanno effetto purtroppo. Me ne ha già dati anche Suikotsu ma non sono serviti.-     spiegò la ragazza che si era rivolta all’uomo che faceva il medico prima di entrare a far parte della banda di criminali
La sua vita era molto triste. Suikotsu era un medico rispettabile e con una buona posizione sociale. Svolgeva il suo lavoro insieme all’amata moglie che lo aiutava come infermiera. Un giorno fu mandato a chiamare da un paziente che necessitava delle sue cure. Al suo ritorno a casa trovò la moglie morta sul letto in una pozza di sangue. Era stata violentata e poi pugnalata diverse volte.
Quasi sull’orlo della pazzia incontrò casualmente InuYasha. Quando scoprì che era una killer su commissione gli chiese di trovare e uccidere l’assassino di sua moglie a qualunque cifra, cosa che InuYasha fece ma senza pretendere pagamento dall’uomo. Da quel giorno si unì al gruppo occupandosi delle varie ferite riportate negli inseguimenti o dalle liti alle taverne, cui erano soliti frequentare gli altri membri della banda.
-Capisco. Vi lascio riposare adesso. Tornerò più tardi a vedere come state.-         disse lui prima di andarsene di corsa dalla stanza
 
Kagome era davvero triste. Oltre il mal di testa che la faceva impazzire si ritrovava a non darsi pace per la sua inutilità. Si sentiva un peso per InuYasha e per gli altri. Cominciava a pensare che forse non era un bene essere andata via con lui. Che forse era meglio rimanere a casa sua ad attendere il prossimo uomo mandato dallo zio ad ucciderla. Non solo era una inutile non vedente ma soffriva spesso anche di quegli stupidi mal di testa che la costringevano a letto per giornate intere.
Sango, poverina, era costretta a fare avanti e indietro per portarle il cibo e l’acqua in camera, o per accompagnarla al bagno.
A casa sua l’aiutava Kaede, ma lei almeno oltre che una seconda madre per lei era anche pagata per farlo. Sango invece si era ritrovata costretta ad aiutarla e la cosa le faceva male. Anche gli altri membri del gruppo non mancavano di aiutarla quando ne aveva bisogno. Stranamente aveva instaurato un bel rapporto con tutti quegli strani individui. Ognuno di loro aveva un lato buono tutto sommato, ma la povertà che regnava sovrana era la fonte di ogni male, costringendo anche il più buono degli agnellini a diventare una tigre affamata in cerca di cibo.
Ma mentre gli altri diventavano tigri lei si sentiva invece un lombrico, inutile ed insulso.
Certo non aveva mai visto né l’uno né l’altro, ma la madre le leggeva sempre innumerevoli libri per spiegarle come fosse il mondo. Conosceva alla perfezione la forma e il colore di ogni animale, anche se non sapeva cosa fossero i colori di preciso ne conosceva i nomi. Sapeva che il Sole è giallo, il cielo di giorno azzurro e di notte nero, che la Luna era bianca, il prato verde, il fuoco giallo-arancio, sapeva che alcuni animali hanno le ali, la coda, il pelo morbido e setoso oppure irto e pungente. La madre le aveva insegnato più cose possibili nella speranza che un giorno potesse riacquistare la vista grazie alle sempre più grandiose scoperte in campo medico, ma Kagome era sempre stata convinta che per lei ci sarebbe voluto un miracolo non un medico.
Sempre più persa in questi pensieri che non facevano altro che peggiorare le già tremendi fitte alla fronte prese una decisione…doveva andarsene! Non poteva continuare ad essere un peso morto per tutti loro. Senza contare che forse InuYasha si era pentito di averla portata con sé, altrimenti non sapeva come spiegarsi la sua freddezza e il suo starle lontana.
Si vestì facendo un grande sforzo a causa del dolore. Si sentiva martellare le tempie, ma non poteva fare altrimenti.
Non poteva però andarsene senza dare spiegazioni del suo gesto. Non le sembrava carino, ma non poteva neppure scrivere un bigliettino. L’unica idea che le venne in mente quindi fu quella di chiedere aiuto a qualcuno, ma chi?
-Trovato!-        disse dopo averci pensato per un po’
Cercando di fare il meno rumore possibile, e pregando che nessuno la vedesse, uscì di corsa dalla palazzina. Doveva essere pomeriggio e di solito a quell’ora riposavano tutti.
Si recò dalla vicina dove spesso andava a comprare le uova fresche, fatte in giornata dalle sue galline, chiedendole di scriverle una lettera, e di consegnarla personalmente a Sango o InuYasha in serata. La donna accettò e fece come chiestole.
Adesso si trovava a vagare per la East end, da sola. La conosceva poco, molto poco. Di solito Myoga la lasciava davanti ad una chiesa dove erano poi le suore ad aiutarla a distribuire farmaci e cibo ai bisognosi.
Ricordava qualche strada fatta insieme a loro anche grazie agli odori che provenivano dai vari negozi, ma non sapeva come raggiungere una delle chiese.
Iniziò a sentire meno gente per strada. Il freddo cominciava a farsi sentire quindi stava calando la sera e lei era ancora a girovagare senza meta.
-Questa è la volta buona che muoio mi sa.-        disse la ragazza sedendosi su quello che le sembro un muretto
Era stanca e aveva bisogno di riposarsi. Almeno la testa aveva cessato di pulsare forte per fortuna, una cosa positiva c’era.
 
InuYasha era agitatissimo come mai in vita sua.
Nel tardo pomeriggio era andato a vedere come stava Kagome, ma dopo vari colpi alla porta e senza nessuna risposta dalla parte opposta entrò trovando la camera vuota. L’aveva cercata ovunque senza però trovarne traccia. In casa poi nessuno l’aveva vista o sentita uscire.
Dove poteva essersi cacciata? La sera era calata e con essa il pericolo più nero.
InuYasha si sentì impazzire. Non capiva se fosse andata via o se le fosse successo qualcosa. Non sapeva più cosa fare o pensare. Le aveva salvato la vita, le aveva dato una casa, qualcuno che l’accudiva, lui a proteggerla…perché era andata via allora senza nemmeno dirlo a nessuno? Era forse così ingrata da andarsene senza nemmeno dire un grazie?
Solo quando la vicina portò la lettera di Kagome capì che era accaduto tutto per colpa sua.
-Questa è di Kagome. Mi ha chiesto di scriverla e consegnarvela.-      disse la donna lasciando la busta nelle mani di Sango
Quando la ragazza la lesse si sentì mancare quasi.
-InuYasha! InuYasha corri!- 
-Che c’è Sango? È tornata?-        si precipitò lui al richiamo dell’amica
-No. Leggi questo!-     gli disse lei passandogli il foglio
 

Caro InuYasha,
mi scuso infinitamente per il mio repentino allontanamento. Non era mia intenzione farlo senza neanche salutarvi e ringraziarvi come meritavate. Il fatto è che odio gli addii.
Sono andata via perché non credo sia giusto costringervi ulteriormente alla mia presenza. La verità è che mi sento un peso sia per voi che per Sango.
Vi ho rubato la vostra camera costringendovi ad una meno confortevole, vi faccio preoccupare con le mie fastidiose emicranie, senza contare che non sono affatto utile in casa e costringo Sango ad occuparsi di me.
Noto con dispiacere che da quando ci sono io voi siete spesso fuori.. Capisco che la mia presenza può risultare fastidiosa, non ve ne faccio una colpa.
Mi spiace obbligarvi a stare fuori  per causa mia quindi ho deciso di andarmene e lasciarvi la vostra libertà. Mi recherò presso una delle tante chiese che visitavo prima per aiutare i poveri. Avete fatto fin troppo per me e vi ringrazio di tutto cuore anche per le attenzioni mostratemi in questi giorni dai vostri amici, che si sono rivelati davvero premurosi, soprattutto Sango in cui ho trovato una grande amica.
Ancora grazie di cuore e vi prego se potete…abbandonate il vostro lavoro.
Siete un uomo davvero buono, non proseguite su questa strada di morte, non fa per voi.
Il destino vi ha costretto ad agire in tal modo fino ad ora, ma sono sicura che con la vostra caparbietà riuscirete a trovare un lavoro diverso da quello che svolgete. Perdonate il mio consiglio ma sentivo di darvelo.
Ah se non ricordo male domani è il vostro trentesimo genetliaco…auguri InuYasha!
 

                                                                                                                                                Con affetto Kagome

 




InuYasha lesse il messaggio con un pugnale piantato nel petto. Credeva di infastidirlo? Era convinta che la causa del suo allontanamento fosse la sua cecità?
No, non poteva essere vero. Lui che le stava lontano solo perché si sentiva attratto da lei come se fosse una dea scesa in terra e che cercava solo di preservare la sua innocenza dai suoi pensieri…non doveva pensare che lo facesse perché la trovasse pesante. Mai un solo istante si era fermato a pensare alla sua disabilità come qualcosa di fastidioso o di ripugnante.
La doveva trovare prima che fosse troppo tardi. Doveva dirle che non era come pensava. Che lui la trovava la più bella delle donne, che andava pazzo per i suoi occhi che avrebbe guardato per ore  senza mai stancarsi, che le stava lontano perché aveva paura di sporcare la sua purezza, fisicamente e mentalmente.
Le doveva dire che non aveva fatto altro che pensarla tra le sue braccia dal giorno che l’aveva conosciuta.
Ma dove accidenti poteva cercarla? Lui e gli altri avevano perlustrato tutta la zona senza risultati.
Poi pensò alle parole delle lettera “Mi recherò presso una delle tante chiese che visitavo prima per aiutare i poveri”
-Chiese…delle chiese nei paraggi…oh no! C’è la Santa Maria Matfelon di Whitechapel! (*)-     esclamò nervoso rabbrividendo
-Non può essere andata in quella direzione. E’ uno dei luoghi più pericolosi che ci siano in città!-    intervenne Renkotsu che aveva letto anch’egli la lettera
-Dobbiamo andare a cercarla là! Non c’è tempo da perdere andiamo!-         ordinò InuYasha prendendo la sua pistola e uscendo di corsa seguito dagli altri
Si divisero per le varie stradine strette e poco illuminate. In quei quartieri solo le vie principali disponevano di luce, le vie secondarie erano quasi del tutto al buio. Ottimo posto dove trascinare le vittime prima di abusarne e ucciderle, pensava ininterrottamente InuYasha.
Aveva un nodo alla gola che lo faceva quasi soffocare…aveva paura. Se le fosse accaduto qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Doveva trovarla viva e in salute.
L’inverno cominciava a farsi sentire nel cuore della notte. Era il mese di novembre e le notti in quei periodi erano sempre fredde e rigide.
La cercarono per diverse ore quando…
-InuYasha! InuYasha l’ho trovata!-        urlò Miroku raggiungendo l’amico con Kagome priva di sensi tra le braccia
-Kagome!-        la chiamò lui strappandola quasi dalle braccia di Miroku per tenerla tra le proprie
Era fredda. Terribilmente fredda…ma almeno ancora viva.
-Non sono riuscito a svegliarla. L’ho trovata rannicchiata per terra vicino alla cancellata di una villa. Deve averla scambiata per quella della chiesa.-      spiegò l’amico mentre lo aiutava ad avvolgerla il più possibile con la coperta
-Stupida sciocca! Corri a cercare gli altri ma soprattutto Suikotsu! Ha bisogno di cure!-     chiese InuYasha dirigendosi alla carrozza e sedendovisi con Kagome tra le braccia. Arrivato l’amico medico si avviarono subito verso casa. Gli atri sarebbero ritornati con la carrozza di Koga.
 
-Come sta? Hai finito di visitarla?-        domandò InuYasha ansioso quando Suikotsu e Sango uscirono dalla sua stanza
-Ha preso parecchio freddo. Mi auguro non le venga una polmonite. Ma per il resto sta bene. Non ha subito aggressioni se è questa la tua paura.-        spiegò l’ex medico
-Hai…hai controllato?-         chiese lui con un tono leggermente infastidito, anche se ben sapeva che in fin dei conti era pur sempre un medico ne era geloso
-Se mi stai chiedendo se ho controllato a fondo la risposta è no, ma non credo ce ne sia bisogno perché sul corpo non mostrava nessun segno quindi…sta tranquillo, non te l’ho toccata nemmeno con un dito la duchessina!-      lo schernì l’amico ridendo divertito
-Spiritoso! Posso andare da lei adesso?-
-Sì certamente. Tienila al caldo senza far spegnare mai il camino. Deve scaldarsi il prima possibile.-
-Per quello potrebbe pensarci lui stesso no? Si potrebbe coricare nudo accanto a lei e tenerla abbracciata tutta la notte!-        suggerì euforico Jakotsu
-Jakotsu! Ma che ti salta in mente di dire queste cose? Mi sarei aspettata una frase simile da Miroku ma non da te!-        lo rimproverò Sango allibita dalla “simpatica” frase dell’amico
-Tesoro non credo che la cosa dispiacerebbe a nessuno dei due! Infatti come noti InuYasha si è già dileguato senza picchiarmi. Credo la possibilità non gli spiaccia molto!-      rispose ridendo allegramente mentre le guance di Sango si imporporavano per l’imbarazzo pensando alla scena del suo capo e Kagome
-Oh piccina mia perché sei così rossa in viso? Forse vuoi che ti tenga anche io stretta tutta la notte tra le mie braccia? Nudi ovviamente…-         propose Miroku malizioso
Sango non gli rispose. Si limitò solo a scuotere la testa rassegnata.
-Senza speranza!-      si udì dal fondo del corridoio dove la giovane era sparita
 
InuYasha aveva ascoltato tutta la conversazione indifferente. La sua attenzione era rivolta solamente a quella ragazza che ora riposava inerme nel suo letto. Si sentiva terribilmente colpevole nei suoi confronti.
Le si sedette accanto accarezzandole il viso. La sua pelle era ancora pallida e fredda. Era ricoperta da almeno cinque pesanti tessuti di lana, eppure non riuscivano a scaldarla. Avrebbe davvero voluto seguire il suggerimento di Jakotsu e tenerla stretta tra le sue braccia, regalandole tutto il calore di cui aveva bisogno, ma non poteva. Se si fosse svegliata cosa avrebbe pensato?
-Kagome, perché hai fatto una cosa tanto stupida? Se fossi morta io…-      si interruppe poggiando la propria fronte alla sua
Non riusciva neppure a portare a termine il pensiero che gli stava attraversando la mente. Se fosse davvero morta non se lo sarebbe mai perdonato.
-InuYasha…-        lo chiamò Kagome in un sussurro
-Kagome! Kagome vi siete svegliata? Come vi sentite?-      domandò preoccupato
-Dove mi trovo? Perché voi siete qui? Sono forse morta e vi sto sognando InuYasha?-       chiese la ragazza ancora stordita senza riuscire a connettere i pensieri
-Ma che dite…siete vivissima, ma non certo grazie a voi. Trovarvi è stato difficilissimo. Siete stata una vera stupida oltre che un’incosciente! Ma dico, che vi è saltato in mente di andarvene via a quel modo e passare la notte per strada? È un miracolo avervi trovata viva! Avrebbe potuto assalirvi qualcuno, o nel migliore dei casi potevate morire assiderata. Ha appena cominciato a nevicare sapete?-
-Davvero? Siete quindi venuto a cercarmi?-     chiese la ragazza stupita
-Ovvio o come vi avrei trovata altrimenti?-
-Perché?-
-Ma che…che domanda è? Non potevo certo lasciarvi a morire la fuori!-
-Ovvero vi ho dato nuovamente delle preoccupazioni facendovi perdere tempo. Mi spiace. Sono solo un peso per voi. Avreste dovuto lasciarmi lì fuori, me la sarei cavata.-        disse lei rattristandosi
-Ma si può sapere cos’è questa autocommiserazione? Non vi ho conosciuta così quindi perché adesso lo siete? E poi come potete anche solo pensare che avrei dovuto lasciarvi morire assiderata? Kagome ma che vi prende?-       chiese InuYasha infastidito dal comportamento della ragazza
-Mi prende che odio essere un fastidio per voi, ecco cosa! Finora ho vissuto da sola per non costringere la gente alla mia costante presenza, ma qui non posso farne a meno e la cosa mi fa sentire inutile! Ho notato che ve ne state fuori più a lungo da quando ci sono io, soprattutto da quando ci siamo baciati. Ebbene sappiate che non siete obbligato ad ospitarmi contro voglia solo perché sono una povera cieca. Avete già fatto molto salvandomi, ora potete anche lasciarmi andare, me la caverò da sola, non temete.-
-Non avete capito un bel niente Kagome! Avete totalmente frainteso il mio gesto. Non mi sono allontanato da qui perché la vostra presenza mi infastidisce ma perché…perché…beh il perché non è rilevante ma vi basti sapere che non è per la vostra cecità. Non è mai stato un problema per me!-       rispose urlando forse troppo alzandosi di scatto dal letto, ma la rabbia che sentiva crescere dentro era grande
Lei credeva di essere un peso per lui.
Lui che non avrebbe voluto fare altro che tenerla notte e giorno tra le sue braccia, che avrebbe voluto prenderla in braccio per farle scendere tutte quelle scale senza fatica, che avrebbe voluto viziarla e trattarla come un fiore delicato bisognoso di cure, che avrebbe voluto sentire i gemiti e gli spasmi del suo corpo contro il suo…stava impazzendo in questi pensieri e lei invece…credeva che non la sopportasse.
Voleva urlarle di amarla, di volerla per sé, che moriva dalla voglia di baciare le sue labbra, ma non poteva. Di certo lei non poteva ricambiare l’amore di un assassino e non sarebbe neanche stato giusto rivelarglielo per non farla sentire obbligata a ricambiare solo perché gli doveva la vita.
-Perché? Allora ditemi perché mi siete stato lontano come se avessi la peste? Cosa vi ha spinto a starmi lontano se non la mia maledetta cecità? Spiegatemelo!-        chiese lei con lo stesso tono di voce usato da lui pocanzi
Anche Kagome soffriva. Se c’era una cosa che aveva capito quella sera mentre vagava per le strade deserte di Londra era che amava quell’uomo che aveva conosciuto in modo così singolare. Lo pensava, lo sognava, lo desiderava.
Voleva toccare il suo viso per capire come fosse fatto. Voleva stringere le sue mani, voleva sentire ancora su di sé il suo profumo, voleva perdersi nel suono melodioso della sua voce sussurrata al suo orecchio come la prima volta che lo incontrò. Ma lui le stava il più lontano possibile da quasi un mese e lei non riusciva a sopportarlo.
Mai si era sentita così triste per la sua condizione. Aveva imparato a conviverci e la cosa non le pesava. Avrebbe sempre voluto poter vedere, ma mai si era autocommiserata per questo. Aveva accettato la sua sfortuna. Ma in quei giorni si trovò a odiare se stessa con tutte le sue forze. Il suo stupido corpo non riusciva a fare le stesse cose che facevano le altre donne e a lei questo pesava, soprattutto perché si sentiva giudicata da lui come se ne fosse responsabile. Avrebbe voluto essere diversa…per lui.
Entrambi si ritrovavano a desiderare di essere diversi solo per l’altro, ma questo non lo sapevano, soffrendo in silenzio, ognuno chiuso nel suo dolore.
-Non credo sia una buona idea rivelarvi il reale motivo. Ma vi giuro sul mio onore che non riguarda la vostra cecità Kagome!-     
-Se è la verità ciò che dite voglio sapere il motivo InuYasha! Se io fossi stata in salute e avessi potuto vedere il vostro aspetto e mi avreste vista allontanarmi, che avreste pensato? Non avreste per caso creduto che il mio allontanamento fosse dovuto al vostro aspetto? Pensateci!-        chiese lei arrabbiata alzandosi dal letto con difficoltà e aspettando una risposta
-In effetti non so darvi torto, avrei pensato la stessa cosa. Comunque non posso dirvi il motivo, credetemi è meglio per voi non saperlo.-        rispose voltandosi a guardarla
Era in lacrime e la cosa lo ferì, ma ancora di più lo fecero le sue parole…
-Avreste dovuto uccidermi quella sera col vostro pugnale, dritto al cuore, perché lo state facendo adesso nel modo più doloroso che potete!-          rivelò lei iniziando a singhiozzare e dirigendosi verso la porta per andarsene
-Ehi dove avete intenzione di andarvene?-        le chiese bloccandola contro la porta
-Via da qui! Fatemi uscire, toglietevi!-
-Non ci penso nemmeno! Ora mi spiegate che significano quelle parole di prima!-        ordinò perentorio prendendola in braccio con forza e rimettendola sul letto
-Come voi non volete confessarmi il perché mi stiate lontano io non intendo rivelarvi il perché delle mie parole!-         rispose lei cercando di scendere nuovamente dal letto, ma lui glielo impedì afferrandola per le braccia e bloccandola con la schiena al materasso
-Smettetela di fare la bambina Kagome! Io di qui non vi faccio certo uscire con quella neve! Quindi o parlate o vi chiudo in questa camera a forza!-      la minacciò serio con tono freddo, forse troppo
Gli occhi di Kagome si riempirono nuovamente di calde lacrime, velando quegli occhi tanto amati da InuYasha.
Lui si sentì morire per il tono usato. Le stava stringendo i polsi come se avesse voluto romperglieli. Ecco che la sua parte malvagia ritornava a galla. Rimaneva sempre e comunque un criminale. Doveva starle lontano se non voleva farle del male.
-Perdonatemi Kagome non volevo trattarvi così. Non piangete vi prego, me ne vado subito. Perdonatemi!-        le disse dispiaciuto lasciando la presa e alzandosi dal letto facendo per andarsene ma qualcosa lo bloccò…Kagome lo teneva per la giacca
-Non andatevene, vi prego!-         lo supplicò lei continuando a piangere
-Kagome…-
-Perdonatemi InuYasha!-         disse lei lasciando la presa della sua giacca e mettendosi le mani sul viso cominciando un pianto quasi convulso
-E di cosa?-        chiese lui confuso sedendole accanto
Non capiva davvero cosa passasse per la testa di quella ragazza. Di cosa si scusava adesso?
-Di…di…essermi innamorata di voi! Perdonatemi!-       rivelò lasciandolo sconvolto
 
Non credeva a ciò che avevano appena udito le sue orecchie. Kagome aveva detto di essersi innamorata di lui?
Poteva forse essere uno dei suoi sogni in cui la ragazza era la sua compagna e gli diceva di amarlo? No, questa era la realtà perché nei suoi sogni Kagome non piangeva e non era fredda come il ghiaccio, quello non era un sogno.
-Kagome voi… non sapete ciò che dite…voi non… potete amare davvero uno come me. Forse lo avete scambiato per altro oppure…-
-No! Io sono sicurissima di ciò che provo!-       lo interruppe lei per poi proseguire
-Ma state tranquillo, non pretendo nulla da voi! Non dovete cercare di convincermi per pietà perché non potreste mai ricambiare. So benissimo che sarebbe impossibile per voi innamorarvi una donna nel mio stato quindi non…-        stavolta fu lei quella interrotta, ma da un bacio del ragazzo che si avventò possessivo contro quelle labbra tanto agognate
-Parlate troppo Kagome! Comunque avete ragione…sarebbe impossibile per me innamorarmi di voi, perché già vi amo!-          le rivelò tornando a baciarla con passione prendendola tra le braccia
Kagome si ritrovò a ricambiare quel bacio con la stessa passione, sorpresa dalle parole appena confessatele. Non riusciva a credere che fossero vere. Stava forse sognando? InuYasha le aveva detto davvero di amarla?
Si staccò contro voglia da quel bacio per chiederglielo.
-Sto sognando vero? Voi non siete davvero tra le mie braccia a baciarmi?-      chiese respirando affannata
-Non state sognando Kagome. Oh Dio siete così bella! Come avete anche solo potuto pensare che non vi sopportassi? E da quando ho incrociato i vostri  occhi nei miei che non riesco a fare a meno di guardarvi, di desiderarvi…-        le confessò poggiando un dolce bacio sul suo collo aspettando una sua reazione
La voleva, e soffriva nel doversi trattenere. Tanto valeva confessarle tutto e vedere cosa accadeva.
-Mi…desiderate?-      chiese lei sorpresa
-Sì ti desidero. Come mai ho desiderato una donna, credimi!-         rispose abbandonando le formalità che ormai non avevano più senso
-Allora perché mi stavi lontano e non me lo hai confessato?-       chiese lei seguendo l’esempio del ragazzo e dandogli del tu
-Kagome, io sono un criminale, ho rubato, ho ucciso, ho truffato…come avrei potuto farmi avanti con una donna pura come te? Credevo che mai saresti stata interessata ad un uomo losco come il sottoscritto. Non ho nulla da offrirti se non una vita fatta di crimini.-      le spiegò dispiaciuto
-A me basta avere il tuo amore. Non mi serve altro InuYasha. Ti ho conosciuto così e ti ho amato così. Mi piacerebbe solo che smettessi di fare il killer a pagamento. Solo questo ti chiederei, poi per il resto accetto tutto ciò che sei e che sei stato.-       rispose la ragazza fermamente convinta
-Non ti fa paura che io abbia ucciso così tanta gente per soldi?-
-No, perché so che non sei cattivo. Ti ci sei trovato. Non ho paura di te e mai ne avrò!-
Rassicurato da queste parole InuYasha ritornò a prendere possesso delle sue labbra. Le sue mani si muovevano smaniose sul suo corpo, accarezzandola da sopra la camicia da notte.
Kagome non lo rifiutava, agevolandolo anzi quando lui le sfilò il fastidioso indumento che le impediva di sentirlo a contatto con la sua pelle. Le sue mani la incendiavano. E più InuYasha si spingeva con carezze sempre più azzardate e più lei ne sentiva la necessità e il desiderio.
Si ritrovarono in breve tempo nudi, l’uno perso tra le braccia dell’altro.
Per la prima volta in vita sua InuYasha amava ed era amato. Si sentiva accettato.
Per la prima volta Kagome si sentiva sicura di se stessa e di ciò che era.
Non era un mero atto fisico il loro, bensì un’unione ben più profonda che andava anche oltre l’amore. Erano due anime in pena che avevano bisogno dell’appoggio reciproco, cosa che stava avvenendo in quell’istante.
Accettazione di se stessi e della vita così com’era.
 
Il giorno aveva scacciato via la notte già da qualche ora. Kagome dormiva serena tra le braccia di InuYasha che la stringeva forte a sé come se temesse che potesse fuggire ancora. La guardava dormire e non poteva fare a meno di pensare alle parole che la ragazza aveva proferito la sera prima…voleva che lui smettesse di fare il killer.
Infondo era una richiesta più che legittima e considerato quanti soldi aveva messo da parte negli anni poteva anche ritirarsi a vivere tranquillamente con Kagome in una casa tutta loro. Per aumentare gli introiti bastavano anche solo i furti alle carrozze dei ricconi.
Sì…era un sacrificio che poteva fare con piacere per lei. Avrebbe cambiato vita per la sua Kagome.
La sentì muoversi tra le sue braccia, si era svegliata.
-Ben svegliata mia duchessina!-       le disse baciandole la fronte
-Buon giorno killer del mio cuore, e buon compleanno!-        rispose tuffandoglisi sul petto stringendolo con forza e iniziando a lasciargli baci sparsi
-Che bel regalo quest’anno! Non avrei potuto desiderare di meglio.-        replicò godendosi le sue attenzioni che via via si facevano sempre più audaci e roventi
-Mi stai provocando?-        chiese lui divertito fermandole la mano che scendeva tra le sue gambe
-Io? No, ma quando mai! Non sono quel tipo di ragazza che fa come le pare senza rispettare l’etichetta della brava donna ubbidiente!-       rispose lei scherzando e riprendendo il percorso intrapreso prima
-Ah no? Strano perché io mi ero innamorato di quel genere di donna invece.-         replicò lui sollevandosi e sovrastandola, ricominciando a baciarla
Aveva ancora voglia del suo corpo, come lei di lui. Avevano passato tutta la notte ad amarsi ma sembrava non bastargli mai. Erano affamati di amore e pareva non ne avessero mai abbastanza. Ogni carezza era respiro, ogni parola era calore, ogni bacio era vita.
-Potrei sempre cambiare modo d’essere e diventare trasgressiva.-      ribatté lei stringendolo di più quando lo sentì nuovamente dentro sé
-Oh cielo!-             li interruppe improvvisamente un urlo
-Sa…Sango! Perché sei entrata nella mia stanza senza bussare?-        la rimproverò InuYasha coprendosi subito con la coperta scivolata ai piedi del letto mentre una Sango imbarazzata gli dava le spalle con le mani sul volto
-Qu…questa non era…più la tua stanza. Mi…mi spiace di…di…avervi interrotto io non…scusatemi!-      iniziò a balbettare la ragazza arrossita fino alle punte dei capelli
-Oh andiamo Sango infondo non è la prima volta che vedi un uomo nudo che fa l’amore. Ma la prossima volta bussa! Che volevi?-        le chiese InuYasha velocemente per togliersela dalle scatole e riprendere da dove era stato interrotto
-Volevo sapere come stava Kagome, ma vedo che si è ripresa magnificamente! Complimenti InuYasha hai seguito il consiglio di Jakotsu, che a quanto pare è ben servito!-         rispose la ragazza andandosene ridendo come una scema
-Che intendeva?-      chiese Kagome curiosa
-Beh…ieri sera Jakotsu mi ha consigliato di scaldarti abbracciandoti, con ovvie allusioni al sesso naturalmente.-
-Davvero? Perché?-
-Perché credo che quel ragazzo sia più sveglio di noi due Kagome.-         rispose lui ridendo
-Dici che si fosse accorto che eravamo innamorati?-
-Io credo di sì.-
-Mi sa che devo farci una bella chiacchierata con quel ragazzo. È stato più veloce di noi.-
-Ci parlerai, ma prima…dobbiamo riprendere da dove ci ha interrotto Sango!-       la informò lui prima di riappropriarsi della sua bocca e del suo corpo
-Ottima idea.-         gli diede ragione lei riperdendosi tra le sue braccia
Forse era arrivato il momento per entrambi di cominciare a vivere davvero, abbandonando il passato e godendosi il presente così come veniva.
 
 
 
 










 
 
 
 
(*) Il quartiere di Whithchapel è chiamato così perché la chiesa che vi fu fondata secoli prima era un santuario tutto bianco che in seguito venne consacrata come chiesa di Santa Maria Matfelon. Quartiere parecchio malfamato all’epoca. E’ un luogo divenuto famoso nella storia della Londra vittoriana perché era proprio in questo quartiere che agiva il famoso “Jack lo squartatore” che non nomino nella storia perché nel 1850/1860  (in cui si colloca la mia storia ) non lo si conosceva ancora. Si ha notizie di lui solo nel 1888.
 
Secondo capitolo finito ^_^  ve lo lascio e corro a nanna….domani pomeriggio risponderò alle recensioni….lo so lo so sono indietro pure con quelle uff…..chiedo perdono come sempre T_T
Sono felice di aver letto che vi piaccia la storia ^_^ dovrei sognare più spesso allora eheheheh ^_^
Baci baci  Faby <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3

P.s.   con tutta probabilità il terzo è l'ultimo cap...credo...vedremo quanto verrà lungo ^_^

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Ritorno alla vita ***


      






 
Svegliarsi con Kagome tra le braccia era la cosa più piacevole che ci fosse per InuYasha.
Non avrebbe mai pensato che provare amore fosse così bello.
Erano diverse settimane che si svegliava così, ma ogni giorno era sempre come il primo.
Lui, che l’amore non lo conosceva, aveva sempre sentito un vuoto dentro. Vuoto che provava a colmare in molti modi, ma mai nessuna delle cose da lui tentate aveva smorzato quel senso di incompletezza nel suo cuore.
Solo adesso capiva di cosa necessitava per essere realmente felice…una donna che lo amasse senza se e senza ma.
Lei lo accettava pienamente. Accettava il suo passato e la sua bizzarra natura, anche se non riusciva a vederla in verità. Ma InuYasha era sicuro che se anche avesse potuto vederlo non ne sarebbe rimasta minimamente impressionata, perché la sua Kagome era diversa da quelle conosciute negli anni.
Una mentalità aperta, senza ombra di pregiudizio per nessuno. Una donna tenace e coraggiosa che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno per le sue idee femministe. Che si batterebbe con le unghie e con i denti per l’uguaglianza tra ricchi e poveri.
Perso a contemplare le doti della sua donna non si accorse che si era già svegliata. Solo la sua mano, scivolata verso il suo viso, lo riscosse dai suoi pensieri.
-Buon giorno amore.-       lo salutò lei sorridente
-Buon giorno a te mia regina.-         rispose lui baciandole il palmo
-Da quando il mio titolo di duchessa si è innalzato a quello di regina?-       domandò lei ridendo divertita
-Da quando hai conquistato il mio cuore!-        disse lui baciandola e facendola scivolare sotto di sé
-Ma come? Solo il tuo cuore? Pensavo di avere conquistato di più. Il titolo di regina non mi basta!-        brontolò lei finta imbronciata
-Ah no? E che altro titolo posso darti più importante di regina?-
-Quello di imperatrice no?-      
-E che differenza c’è tra i due scusa? Non regnano entrambi su tutti?-      chiese scettico l’albino
-Eh no mio caro. La differenza c’è. Il re governa il suo regno, mentre l’imperatore comanda più regni e stati sotto il suo dominio. Nel nostro caso…la regina governa il tuo cuore, ma l’imperatrice comanda tutto il tuo corpo! Tu sei tutto mio capito? E non solo il tuo cuore.-         rispose  maliziosamente la giovane duchessa, facendo scorrere le mani sulla schiena nuda dell’uomo tra le sue braccia
-Ah…ora ho capito la differenza. Quindi se tu sei la mia imperatrice, io sono il tuo imperatore…e questo mi appartiene.-         disse lui baciandole e leccandole il collo
-E anche questo…-        disse poi portando la mano sul suo seno e stringendolo delicatamente, stuzzicandone le estremità già turgide, mentre la ragazza si lasciava andare già ai sospiri
Sapeva benissimo dove voleva arrivare, e questo la eccitava moltissimo.
-E queste…-        ripeté baciandole con possessione le labbra
Lei ricambiò quel bacio passionale come fosse la prima volta. Amava baciarlo, non si sarebbe mai stancata di farlo.
-E soprattutto questa mi appartiene!-      ribadì portando l’altra mano fra le gambe di Kagome, sfiorandone l’intimità
Lei sospirò sul suo collo. Fremeva nell’attesa di quel tocco che sapeva già sarebbe arrivato.
-Sì…ti appartiene tutto InuYasha.-         rispose lei aggrappandosi alle spalle dell’albino, mentre le sue dita l’accarezzavano profondamente, fin dentro l’anima
In breve le dita di InuYasha vennero sostituite dalla sua virilità, unendoli nuovamente in una danza di cuori scalpitanti, respiri affannati, carezze impetuose e baci incandescenti.
 
-Kagome?-     la chiamò InuYasha mentre passava le mani tra i suoi lunghi capelli
-Mmh?-       rispose semplicemente lei, con la testa poggiata al suo petto muscoloso, intenta a godersi le carezza rilassanti del suo uomo
-Mi sposeresti se te lo chiedessi?-
La ragazza scattò subito a sedere, come se le avessero detto che la casa era in fiamme.
-Ch…che hai…detto?-          chiese lei col cuore in gola
-Ti ho chiesto se…se io te lo chiedessi un giorno, tu mi sposeresti? Sposeresti un delinquente assassino ladro truffatore come me?-     domandò esitante lui temendo in un diniego della giovane
Se avesse voluto sposarlo? Ovvio che sì, ma lei per tutta risposta iniziò a piangere. Un pianto disperato nato dai mille pensieri che in quei giorni le affollavano la mente.
Avrebbe tanto voluto dire subito di sì, ma come avrebbe potuto? Kagome Hannover non esisteva più, agli atti lei risultava morta. Non avrebbe mai potuto sposarsi non avendo documenti.
-Kagome perché stai piangendo? Non devi rispondere se non vuoi. Tranquilla non me la prendo, infondo ti capisco.-      le disse lui amareggiato, cercando di consolarla, sedendosi accanto a lei
-Non…hai…hai capito invece. Io…non esisto! Sono morta…per tutti. Non…non posso…non posso sposarti!-      iniziò a singhiozzare disperata fiondandosi tra le braccia del ragazzo
-E’…solo questo?-        chiese lui stupito
-Solo? Ti…sembra…poco? Non potrò…mai sposarti senza…firmare a nome mio!-        continuò piangendo disperata
InuYasha provò un’infinita tenerezza per lei. Il suo unico problema erano i documenti, non lui, non la sua natura, il suo essere oscuro e malvagio…no…era una stupida firma su un inutile foglio.
-Ehi piccola calmati. Ti ricordi cosa ti ho detto tempo fa, la notte in cui ti ho fatto passare per morta?-       le chiese accarezzandole la testa e cullandola tra le braccia
Lei tirò su col naso smettendo di singhiozzare…sembrava davvero una bambina in quel momento.
-Sì…mi ricordo.-     rispose triste
-E cosa ti ho detto?-     le domandò lui dolcemente
-Che al momento risultavo morta, ma che un giorno sarei potuta resuscitare dalla tomba per chiedere indietro i miei soldi.-       ripeté lei ricordando ancora chiaramente le parole pronunciate qualche mese fa dall’uomo
-Esatto amor mio. E quel giorno è arrivato non credi?-       spiegò calmo
-Cosa? Vuoi che sappiano che sono viva? E se mio zio per ripicca ti denunciasse come il killer dei ricchi? No ti prego InuYasha! Non è così importante il matrimonio in fin dei conti! Mi basta stare con te!-        chiarì subito la ragazza
-Non è solo per il matrimonio Kagome. Devi riprenderti ciò che ti spetta. Il tuo titolo e i tuoi possedimenti. Non voglio lasciarli a quel viscido di tuo zio. E comunque non ci metto molto a farlo fuori prima che apra bocca. Non gli conviene minacciarmi o provarci contro di me. So troppe cose su di lui. Compresa la recente richiesta che mi ha fatto.-        spiegò lui rimettendosi sdraiato e portando con sé la sua donna
-Ti ha ricontattato? E che ti ha chiesto stavolta?-       domandò sorpresa lei
-Vuole far salire al trono suo figlio al posto della Regina Vittoria.-
-Ti ha chiesto di uccidere mia cugina?-         chiese allarmata
-Me lo ha fatto ben capire. Come sai in questi anni la Regina ha subito diversi attentati, tutti andati male per sua fortuna. Sono sicuro che sia lui il mandante. Ti ricordi il caso di quell’ Edward Oxford? I due colpi di pistola andarono a vuoto perché non aveva mira, quell’imbecille. Lo fecero passare per pazzo, ma io lo conoscevo bene e ti assicuro che non lo era affatto. Poi ci furono John Francis e John William Bean. Anche i loro tentativi fecero un buco nell’acqua però.(1)-
-Se non sbaglio si vociferava che fu nostro zio, il Re di Hannover, colui che le avrebbe successo se lei fosse morta.-
-Così si diceva dieci anni fa. Ma io sono convinto che fosse stato tuo zio Naraku. Ma da allora la Regina ha avuto diversi figli. Dovrebbe ucciderli tutti per poter ereditarne il titolo.-
-A parte i figli di mia cugina ci sono gli altri eredi per ordine di successione. Dopo Vittoria e i suoi figli, vengono il Re di Hannover e i suoi figli, poi mio cugino il Duca di York, io, che però risulto morta, altri parenti e infine mio zio Naraku. Come può sperare di scalare tutta questa gerarchia? E’ pazzo!-     esclamò la ragazza
-Se volesse potrebbe anche far morire tutti i membri della famiglia reale in una volta sola.-      spiegò titubante l’albino
-InuYasha a che ti stai riferendo? Che ti ha detto mio zio di preciso?-     domandò preoccupata la duchessina
-Fra tre mesi si terrà un incontro organizzato da tua cugina con il giovane Principe Friedrich di Prussia futuro Imperatore di Germania, con la scusa di mostrargli “La Grande Esposizione Universale” al Crystal Palace. Vuole invece presentargli la figlia più grande e organizzare un matrimonio combinato, per rafforzare ulteriormente l’alleanza tra la Germania e il Regno Unito. *-
-E quindi?-     chiese lei non capendo dove volesse arrivare
-E quindi…in quell’esposizione vi saranno diversi esponenti della famiglia reale, sia inglese che tedesca. Riesci ad immaginare che accadrebbe se “casualmente” si sviluppasse un incendio all’interno del Crystal Palace?-
-Oh mio Dio! Ti ha chiesto di dare fuoco al palazzo con tutta quella gente dentro? Ma…è assurdo! È impazzito davvero!-
-Io ho accettato.-
-Che cosa hai fatto tu?-        chiese lei con tono di accusa
Aveva capito male o il suo uomo aveva accettato di far fuori mezza stirpe reale?
-Non pensare male Kagome. Ho accettato per non fare organizzare la cosa da altri. Se è convinto che ci penserò io, tuo zio non penserà ad ingaggiare altri assassini, così nel frattempo potremo trovare il modo di far sapere a tua cugina la verità.-      le spiegò prontamente lui
-Aaah…ecco. Mi pareva. Per un attimo ho temuto che ti fossi ammattito. Ma come hai intenzione di fare scusa? E poi cosa c’entra tutto questo col farmi “ritornare in vita”?-     domandò scettica la ragazza
-Se tuo zio viene arrestato e giustiziato per alto tradimento alla corona te lo togli una volta per tutte dai piedi e potrai riprenderti i tuoi averi. Potrei risolvere tutto io uccidendolo, ma tu non vuoi.-      sospirò il giovane
-Esatto! Non voglio che uccidi ancora, a meno che non ne dipenda la tua vita.-        gli ripeté ancora una volta lei
-Tranquilla…non lo farò. Però in mancanza di quello posso farlo anche uccidere da tua cugina per tradimento no? In fondo se lo merita per quel che voleva farti.-
-Lo lasceremo decidere alla legge questo ok? Non voglio saperti nei guai.-     rispose lei accoccolandosi sul suo petto
-Va bene piccola. Da qui non mi muovo.-       le disse lui accarezzandole nuovamente i capelli
Doveva pensare a come incastrare il Duca di Clarence una volta per tutte, e questa era la volta buona.
 
 
Se c’era una cosa che InuYasha odiava di più al mondo, oltre i ricchi chiaramente, erano i mal di testa di Kagome. Vederla soffrire era straziante.
Stavano insieme da diversi mesi ormai e in quel periodo lui pareva abituato ai malori della ragazza. Ma negli ultimi tempi le emicranie della giovane parevano farsi più frequenti.
Avevano ipotizzato che con l’arrivo della primavera, quindi col cambio di clima, la cosa sarebbe migliorata e invece oltre al dolore si erano aggiunte forti nausee e svenimenti.
InuYasha sperava che quei sintomi fossero dovuti a qualcosa di piacevole, ma la visita effettuata da Suikotsu aveva escluso categoricamente che Kagome fosse in dolce attesa. Quindi il problema era altro.
-Suikotsu sei un medico dannazione! Possibile che non capisci che diavolo ha Kagome?-     imprecava l’oramai ex assassino
Solitamente sapeva ben mantenere la calma e il sangue freddo degni dell’assassino che era,  ma davanti a Kagome questa maschera cadeva in mille pezzi, lasciando posto al tormento dell’impotenza.
-Ti faccio presente che non pratico più un corso di aggiornamento da quasi dieci anni! La scienza ha fatto passi da gigante e io non sono informato su tutte le novità. Tutto però mi lascia pensare che i mal di testa di Kagome siano dovuti ai suoi occhi, ne sono certo.-     affermò sicuro il medico
-I suoi occhi? Come sarebbe? Che intendi?-    
-Kagome ci ha detto di essere nata cieca e che questi malesseri sono sempre stati presenti. Ora…non trovi strano che un cieco abbia degli occhi così perfetti? Lei non mostra affatto segni classici di una cecità. Le sue iridi sono vivissime e le sue pupille non sono paralizzate, si dilatano. Oltretutto i suoi occhi sono perfettamente simmetrici.-      spiegò il dottore
-Suikotsu non ti capisco! Parla chiaro per la miseria! Io non mastico la tua lingua da dottore!-       sbottò furioso il giovane, più confuso che convinto
-InuYasha…hai mai visto un cieco?-     chiese Suikotsu
-Certo che sì! Che domande!-
-E i suoi occhi com’erano?-
-Beh…strani, spenti.-        constatò l’albino pensandoci
-Appunto. E gli occhi della tua compagna come ti sembrano invece?-
-Decisamente diversi. Ma con questo che vuoi dire? Che finge di essere cieca?-         ringhiò adirato verso l’amico
-Ma assolutamente no! Quello che voglio spiegarti è che per me Kagome non è cieca. Semplicemente non vede.-
-…ok ora sono più confuso di prima!-
-E se gli occhi di Kagome non fossero malati?-        disse Suikotsu più a se stesso che all’amico
-Che intendi? Che potrebbe guarire e riacquistare la vista?-
-Non lo so. Potrebbe. La mia è un’ipotesi.-
-Ipotesi che voglio assolutamente conoscere! Subito! Che cosa stai pensando?-
-Vedi…in questi giorni si dovrebbe tenere un convegno che coinvolge diversi medici di tutto il mondo. Ho sentito che tra questi vi è il medico Sir William Bowman(2), specializzato in chirurgia ed oftalmologia. Magari se riuscissi a parlargli di Kagome, forse…-
-Forse potrebbe operarla e ridarle la vista?-     chiese InuYasha pieno di speranze
-Potrebbe, sempre che la cosa fosse fattibile. Tutto sta al motivo per cui Kagome non vede.-
-Se esiste anche una sola possibilità di poterle ridare la vista stai pur certo che la tenterò!-     esclamò l’albino al settimo cielo
-Sempre che non muoia prima sotto i ferri…-         osservò Suikotsu
-Cosa?-
-InuYasha…hai idea di quanto possa essere pericolosa un’operazione agli occhi? Johann Sebastian Bach è morto per togliersi la cataratta. Cosa ben più semplice del problema di Kagome.-
-Il fatto che quel compositore, vecchio per altro, sia morto non vuol dire che succeda anche a Kagome che è giovane! E poi è successo cento anni fa! Le cose sono decisamente diverse da allora no?-
-Un’ operazione è sempre un’operazione. Rifletteteci prima di prendere decisioni.-
-Riflettere su cosa?-         chiese Kagome appena entrata nel salone dove i due erano intenti a parlare
-Kagome come ti senti? Passato il mal di testa?-        domandò preoccupato l’albino
-Sì, sto meglio adesso. Di che parlavate? Spero non di un assassinio.-
-Ma certo che no mia cara. Senti dovrei parlarti però.-       le disse facendola accomodare su una poltrona
-E di cosa?-     chiese lei curiosa
-Kagome…vorresti avere la possibilità di riacquistare la vista?-      le domandò InuYasha serio
-Eh?-         disse la ragazza sorpresa
 
Di tutto si era immaginata che potessero parlare quei due, ma non certo di quello che le stavano spiegando adesso.
La possibilità di vedere le cose che conosceva solo per sentito dire. Osservare com’era fatto un oggetto sferico, com’erano fatti gli abiti che indossava, o il cibo che mangiava. Poter vedere lui finalmente. Il volto dell’uomo tanto amato e smettere di essere un peso per la sua condizione.
Sì, avrebbe provato. Lo doveva a se stessa, alla sua amata madre e a InuYasha.
-Sì! Voglio provarci InuYasha! Ti prego!-      lo supplicò lei
-Non devi pregarmi Kagome. Appena si terrà quel convegno andremo a parlare con quel medico. Ti porterò in capo al mondo se serve, te lo giuro!-
-In realtà non serve. Sir Bowman vive qui Inghilterra.-     spiegò il medico
-E allora perché dovremo cercarlo a quel congresso se possiamo farlo quando vogliamo?-
-Perché lì sarà pieno di medici. Quale occasione migliore per attirare l’attenzione di diversi luminari? Se le mie ipotesi sono corrette troverete lì anche dei chirurghi, magari Bell, con cui poter parlare insieme a Bowman.-
-Ti riferisci al dottore Joseph Bell?(3)-     chiese Kagome stupita
-Esattamente lui Kagome. Lo conosci?-
-Non di persona ma ho sentito parlare molto bene sia di lui che della sua famiglia di chirurghi.-
-Esatto. Quali migliori di questi medici potrebbe aiutarti?-
-Suikotsu, capisco un medico specializzato in oftalmologia, ma quel chirurgo a che dovrebbe servire se già Bowman è un chirurgo?-
-InuYasha…più consulenze ricevete migliore sarà la diagnosi. Non credi?-
-Suikotsu ha ragione. Sarebbe bellissimo se qualcuno di quei dottori potesse curarmi.-    
-Faremo tutto ciò che sarà necessario amore mio. Sono sicuro che qualcosa fuori uscirà. Quando si terrà questo convegno?-     chiese InuYasha
-Lunedì prossimo al Cafè Royal di Regent Street.(4)-        rispose il medico
-E noi saremo lì! E speriamo in bene.-        disse InuYasha baciando Kagome sulla fronte
 
Il giorno tanto atteso era finalmente arrivato. InuYasha, Kagome, Suikotsu, Miroku e Sango si trovavano nella hall del grande e lussuoso albergo già da diverse ore in attesa che il convegno finisse.
Kagome era la più tesa tra tutti, non solo perché avevano dovuto camuffarla con una parrucca bionda per evitare che qualcuno la riconoscesse, ma soprattutto perché temeva il responso del medico che avrebbero dovuto incontrare.
E se si fosse rifiutato? E se non avesse potuto guarirla? E se invece fosse morta durante l’operazione? Questi erano i pensieri che albergavano nella mente della giovane, che non poteva far altro che stringere nervosamente la mano del suo compagno, che non faceva altro che sussurrarle parole confortanti per tranquillizzarla.
Finalmente il congresso medico era giunto al termine. Uno dopo l’altro i medici si apprestavano a lasciare l’enorme sala che avevano occupato, dirigendosi ognuno verso la propria camera.
Al suo arrivo InuYasha aveva pagato profumatamente il direttore dell’albergo in modo da annunciarli al dottor Bowman al termine del congresso, e così fece.
Un uomo giovane e dal portamento distinto si avvicinò a loro, accompagnato dal direttore.
-Signori, sono stato informato che volevate parlarmi. In cosa posso esservi utile?-         chiese il medico che dopo aver guardato velocemente i giovani di fronte a sé non poté non puntare il proprio sguardo su quello di Kagome
-Dottor Bowman è un onore poterla conoscere. Io sono un suo collega, ritiratosi però alcuni anni orsono. Siamo qui a chiedere un vostro prezioso consulto.-     si presentò  Suikotsu
-Immagino che la paziente sia la signorina.-         disse il medico indicando Kagome
-Sì dottore, si tratta proprio di me. Kagome, piacere di conoscervi.-       rispose lei inchinandosi leggermente in segno di rispetto
-Voi siete cieca Milady?-       domandò il medico osservando i suoi occhi fissi nel nulla
-Già…-
-Siamo qui per sapere se lei può guarirla dottore.-         intervenne InuYasha sbrigativo
-Dovrei visitarla per capirlo, però i vostri occhi sono strani Milady. Da quanto avete perso l’uso della vista?-      chiese il medico guardandoli da più vicino
-Sono nata così dottore. Non ho mai visto la luce del giorno purtroppo.-
-Che altri sintomi avete avuto dalla vostra nascita ad ora?-
-Nausea e forti mal di testa. Oltre quello non ho avuto altri problemi.-
-Mmmh…allora credo di non essere io a dovermi occupare di voi.-      asserì lapidario il medico
-Cosa? E perché mai non volete occuparvene?-      chiese adirato InuYasha guardandolo malamente
-Non ho mai detto che non voglio occuparmene. Ho solo detto che non credo avrete bisogno di me. Il suo male non dipende dagli occhi. È ciò che c’è nella sua testa che mi preoccupa. Ovvero ciò che non si vede.-        spiegò Bowman
-Avete già capito di cosa può trattarsi non è così?-       chiese Suikotsu
-E’ prematuro per dirlo. Forse sarà meglio che vi consultiate con un altro mio collega. Il dottore Broca (5) saprà di sicuro indirizzarvi sulla giusta via da seguire.-         disse il medico pensieroso
-Come facciamo a parlargli?-         chiese Miroku
-Andrò io stesso a chiamarlo. Aspettatemi qui.-
-Grazie dottor Bowman.-         disse Kagome
-Di nulla Milady. Mi spiace solo di non poterla aiutare personalmente.-
 
-Paul, questa è la paziente di cui vi ho parlato pocanzi.-      spiegò Bowman dopo aver condotto il collega da InuYasha e gli altri
-Piacere di conoscervi Milady, Paul Broca. In cosa posso aiutarvi?-       si presentò il medico, con un marcato accento francese
-Vogliamo sapere se lei può curare la cecità della mia compagna dottore. Il vostro collega dice che non dipende da lui, ma da voi.-
-Beh credo che il mio amico William mi sopravvaluti molto. Non so se sarò in grado di curare la vostra signora. Non so neppure cos’abbia guardandola così.-
-E quindi non ci aiuterete nemmeno voi?-        chiese Sango infastidita dai continui giri di parole dei due uomini
-Assolutamente Milady. Vi aiuterò come posso, ma qui in Inghilterra ho le mani legate. Domani ritornerò in Francia quindi non posso nemmeno visitare la vostra amica. Sarebbe molto più comodo se veniste nel mio studio all’ospedale di Beaujon a Paragi. Lì potrò certamente visitarla accuratamente con tutti gli strumenti in mio possesso.-          spiegò il medico
-Allora se non avete nulla in contrario partiremo con voi dottore. Prima la potrete visitare e meglio sarà.-       affermò InuYasha più che convinto
-Cosa? Subito? Non ti sembra di esagerare InuYasha? Dobbiamo preparare le valigie e…-
-E niente Kagome! Metteremo il minimo indispensabile in valigia e poi il resto lo compriamo a Parigi.-
-Per me non vi è alcun problema. Il vapore partirà nel pomeriggio da Dover.-       informò il medico
-Da Dover? Oh cielo quindi dovrò ritornare nelle mie terre!-         si lasciò sfuggire Kagome agitata
-Le vostre terre?-      ripeté il dottor Bowman perplesso
-Forse è inutile girarci intorno signori. Tanto prima o poi lo avreste scoperto comunque. Vi prego solamente di mantenere il più assoluto riserbo su ciò che sto per rivelarvi.-       iniziò InuYasha, conscio del fatto che mentire non avrebbe certo aiutato
-Non capisco, ma a che vi state riferendo?-     domandò Broca
-Vedete illustri signori, quella che avete difronte è Sua Altezza Reale Kagome Hannover, Duchessa di Kent.**-       la presentò Miroku con fare teatrale
-Smettila con tutte queste onorificenze! Non siamo in presenza di mia cugina.-       lo rimproverò Kagome
-Che cosa? Ma io ho saputo che è stata trovata morta, vittima di un incendio sviluppatosi nella sua residenza di campagna.-        esclamò Bowman sorpreso
-Abbiamo fatto credere si trattasse di lei. Il corpo ritrovato nella sua abitazione era ovviamente carbonizzato e nessuno ha potuto riconoscerlo. Ciò è servito a preservare la vita di Lady Kagome da coloro che ne vogliono la morte.-         spiegò InuYasha
-E perché mai dovrebbero voler morta una fanciulla come Sua Grazia?-        chiese ancora Bowman
-E’ stato mio zio. Lui voleva mettere mano nei miei possedimenti. Le terre di Kent adesso gli appartengono. Per questo ho paura ad attraversarle per raggiungere Dover. Qualcuno potrebbe riconoscermi o chiedermi i documenti per oltrepassare la frontiera.-
-Beh…non se viaggerete come mia nipote.-        intervenne Broca
-Viaggiare come vostra nipote? Ma come?-
-Quando i gendarmi ci chiederanno i documenti per oltrepassare le frontiere inglese vi presenterò come mia nipote, e il vostro compagno come vostro marito, così nessuno farà domande.-         spiegò il medico
-Davvero fareste una cosa del genere?-        domandò sorpresa Kagome
-Ma certamente. E poi ad essere sincero voglio scoprire cosa avete Duchessa. Sarà un ulteriore sfida da superare per me.-
-Vi faccio notare che quella che voi chiamate “sfida” è la vita della mia futura consorte, dottore!-         lamentò InuYasha irritato dalla leggerezza del medico
-Senza ombra di dubbio signore, lo è. Ma per me è anche un’esperienza di vita, che non farà altro che accrescere il mio sapere in ambito medico. Mi occuperò seriamente della vita della vostra sposa, non temete.-
-Me lo auguro!-      
-InuYasha! Non essere scortese col dottor Broca ti prego!-           lo ammonì la giovane
-Non preoccupatevi Vostra Altezza. Ho ben intuito le paure del vostro promesso.-
-Vi prego dottore, non usate tutta questa formalità. Non ho mai voluto utilizzare quei titoli altisonanti. Chiamatemi semplicemente per nome.-      chiese Kagome infastidita dal suo predicato d’onore
Accettava quei pomposi titoli solo quando andava a far visita a sua cugina Vittoria. L’etichetta di corte imponeva che così fosse presentato un membro della famiglia reale in visita a Sua Maestà.
-Come desiderate Lady Kagome. Ci vediamo allora domani pomeriggio per prendere la diligenza che ci condurrà a Dover. Non temete, nessuno vi riconoscerà. Non per vantarmi ma il mio nome è un ottimo lasciapassare.-           disse il medico sorridendo
-Non so davvero come ringraziarvi dottore.-
-Non ringraziatemi finché non capirò cosa avete e se posso curarvi.-
-Amico mio se non vi infastidisce la mia presenza mi piacerebbe unirmi a voi in questa impresa. Sono molto curioso di capire cosa toglie la vista a questa splendida ragazza dagli occhi di cristallo.-       chiese Bowman, prendendosi un’occhiataccia truce da parte di InuYasha
A ben pensare anche lui aveva fatto la stessa constatazione la prima volta che vide quelle iridi blu e dorate, così irreali da sembrare appartenessero ad un essere ultraterreno, ma lui era lui, era il suo compagno  e nessuno doveva guardare con troppa dedizione la sua amata.
-Tranquillo sarà deformazione professionale!-      gli sussurrò Miroku notando la sua espressione omicida dopo la frase del medico
-Me lo auguro per la sua vita.-       rispose sottovoce all’amico affianco
 
Dopo ore di carrozza per le strade impervie delle vie periferiche della città e dopo altrettante ore fastidiose e noiose di traghetto, erano finalmente giunti sulle coste francesi del comune di Calais. Adesso non restava che raggiungere Parigi in treno.
-Certo sarebbe stato più comodo prendere il treno anche a Londra per arrivare a Dover. Le strade erano così piene di fosse e avvallamenti che ancor prima di arrivare al vapore ero già col mal di mare.-       si lamentò Kagome lasciandosi finalmente cadere sul letto della camera che avevano appena preso all’albergo più vicino all’ospedale dove il dottor Broca operava
-Lo sai che sarebbe stato rischioso prenderlo. Avrebbe potuto esserci qualcuno che ti conosce e non possiamo farci scoprire adesso. Non prima di sapere se puoi o no riacquistare la vista. E se tutto andrà come mi auguro…la Duchessa di Kent farà il suo ritorno dal regno dell’oltretomba più in forma che mai!-        le disse InuYasha abbracciandola possessivo
-Ho paura.-    rivelò lei nascondendo il viso sul petto dell’ amato
-E perché?-
-Se non potesse guarirmi? O se invece mi operasse e morissi?-
-Per prima cosa…tu guarirai! Me lo sento! E seconda cosa tu non morirai, altrimenti dovrò sciogliere la promessa che ti ho fatto e uccidere sia quel dottore che il suo collega, poi insieme a loro tutti quelli che lavorano in quell’ospedale, infine andrò a far fuori tuo zio e pure Suikotsu che ci ha consigliato questa cosa. Quindi se non vuoi che diventi più spietato di quello che sono stato vedi di non morire capito?-      le disse serio
-Sembra una minaccia…-     disse lei preoccupata
Sapeva bene che ne sarebbe stato capace se fosse malauguratamente accaduta una disgrazie del genere.
-E’ un avvertimento al tuo corpo. Deve farcela a tutto quello che farà quel medico capito? Voglio che mi guardi, che guardi il tuo abito da sposa, che veda quanto saranno belli i nostri figli, che spero prendano da te e non da me. Voglio che guardi tuo zio il giorno in cui verrà messo in cella per aver tentato di uccidere sia te che la Regina!-
Kagome era piacevolmente colpita dalle parole del giovane. Mai le aveva parlato così apertamente sul loro futuro. Un matrimonio, dei figli, una vita insieme…
-E’ la minaccia più bella che mi sia mai stata fatta amore mio!-       rispose lei tra le lacrime
-Ne sono felice. Ora vedi di riposare. Domani ci aspetta una lunga giornata.-     le disse lui stringendola a sé
-Ok…’notte InuYasha. Ti amo.-
-Ti amo anche io mia Imperatrice.-       rispose baciandole la fronte
Aveva paura anche lui. Un’immensa paura di perderla. Piuttosto che saperla morta avrebbe preferito dare la vita al posto suo.
Se davvero le fosse accaduto qualcosa la sua vita sarebbe finita insieme a quella di Kagome.
Ma di una cosa era sicuro, prima di seguire la sua amata nel regno dei morti si sarebbe vendicato sul dottore e su tutti quelli che ne avrebbero causato la morte. Quella di prima non era una battuta. Era tremendamente serio. Non avrebbe risparmiato nessuno di quella struttura ospedaliera, luogo di morte per la cosa più preziosa che avesse mai avuto dalla vita.
Si augurava per sé, ma anche per gli altri, che Kagome sopravvivesse a qualunque pratica medica volesse sottoporla quel medico e magari che recuperasse la vista. Lo sperava ardentemente.
In tutta la sua vita aveva sempre ambito a cose materiali, procurandosele come meglio credeva, uccidendo o rubando.
Ma adesso l’unica cosa che desiderava era dare la vista alla donna che si era appena addormentata tra le sue braccia.
L’albino non era mai stato un credente, anzi. Aveva sempre rinnegato il Dio di cristiani e anglicani che lo voleva sicuramente morto per via della sua natura “diversa”, eppure per la prima volta in vita sua si ritrovò a pregare qualunque forza divina esistesse al mondo, anche quel Dio che rinnegava, chiedendo di proteggere e guarire la sua Kagome.
Avrebbe rinunciato a tutto per lei, ma non ad averla accanto. Era tutto ciò che gli serviva per vivere.
I soldi, i divertimenti coi fiumi di alcool, i sollazzamenti tra le gonne delle meretrici, le terre acquistate col sangue versato di chi odiava…erano così lontani da quello che lui adesso riteneva “importante”.
Importante era l’amore che quella piccola ma forte creatura nutriva per lui, importante era vedere il suo sorriso, importante era perdersi nel profondo oceano dei suoi occhi, importante era sentirle dire che lo amava, importante era stringerla così come stava facendo adesso.
Lei era “l’importante” di cui aveva bisogno.
 
L’indomani arrivò velocemente. Kagome e InuYasha si trovavano allo studio del dottor Broca.
Assieme a loro vi era anche il dottor Bowman, curioso di conoscere il responso del collega, che misurava la circonferenza del cranio di Kagome, ne scrutava minuziosamente ogni singola parte, ne misurava le distanze tra naso e cavita oculari…non lasciava nulla al caso.
-Allora dottore?-      chiese InuYasha quando il medicò tornò a sedere
-Non credo vi piacerà ciò che sto per dirvi.-     sentenziò il medico guardando il collega, che già aveva intuito
-Che significa dottore?-       chiese Kagome ansiosa
-Dalla vostra anamnesi e dalla visita appena conclusa l’unica cosa che posso concludere è che la vostra cecità non è dovuta ad un problema oculare, ma a qualcosa che ne impedisce il funzionamento.-
-Ovvero?-       chiese InuYasha
-L’ipotesi più probabile che sono riuscito a formulare è che vi sia una massa che ostruisce l’apparato visivo e che questa massa sia posizionata proprio sopra l’incrociarsi dei due nervi ottici.-
-Sul chiasma ottico?-      intervenne Bowman
-Esattamente William. Altro non saprei spiegarmi.-
-Il chias…che?-        chiese InuYasha
-Chiasma ottico. Deve sapere che i nostri occhi vedono perché all’interno vi sono dei filamenti chiamati nervi. Questi nervi, il destro e il sinistro, si incrociano, creando il chiasma ottico, per poi dividersi nuovamente e attaccarsi al cervello.-       spiegò l’oftalmologo
-Quindi voi pensate che qualcosa prema nel punto in cui i nervi ottici si incrociano se ho ben capito?-     
-Esattamente Lady Kagome. La pressione sul nervo vi impedisce di vedere perché è come se non fossero collegati al vostro cervello.-
-E cosa è che impedisce quei nervi di farla vedere?-        chiese InuYasha confuso
-Sicuramente un tumore alle meningi, uno di quelli a lento sviluppo che non sono mortali (6)-    spiegò Broca
-E’ possibile rimuoverlo?-       domandò Kagome
-Si può tentare, ma non è facile. Gli unici che ho visto sono quelli a cui praticavo l’autopsia. Il cervello è un’area molto delicata da toccare. Un errore e potreste perdere alcune facoltà motorie, o nel peggiore dei casi la vita.-         spiegò Broca
-Ma può vivere anche con questo coso in testa?-         chiese InuYasha preoccupato
-In teoria sì ma con l’ingrandirsi le porterà maggiori emicranie. Ha un decorso molto lento e quasi mai porta alla morte.-
-Allora se lo può tenere ancora. Se l’operazione è così pericolosa è meglio non rischiare.-     sentenziò InuYasha
-Voglio fare l’operazione!-         rispose invece Kagome con voce tremante
-Che cosa? Ma sei impazzita Kagome? Lo hai sentito che ha detto? Potresti morire!-      
-Ho sentito. Ma se esiste anche solo una possibilità di poter vedere voglio tentarla.-
-E se dovessi morire invece? Io come farei?-
-InuYasha…ti prego. È già difficile prendere una decisione del genere. Lo capisci che lo faccio soprattutto per te? Per noi?-
-A me non importa nulla che tu non veda perché non mi sei di peso! Preferirei mille volte portarti in giro in braccio che non doverti portare i fiori al cimitero!-
-Ma lo capisci che per me è umiliante anche sentirti dire che mi porteresti in braccio? Ti prego InuYasha appoggiami, perché non so per quanto potrò essere sicura come in questo momento, per poi magari pentirmene per tutta la vita di non aver tentato. Per favore…-
-Signori…capisco che la scelta non è delle più facili. Posso comunque dirvi che nel caso Lady Kagome voglia sottoporsi all’intervento sarebbe seguita da uno staff preparatissimo e sarei onorato se anche il dottor Bowman volesse presenziare all’operazione dato che è sicuramente molto più preparato di me riguardo la struttura dei nervi ottici, in modo da constatare se hanno subito danni in tutti questi anni di inattività.-         
-Ne sarei onorato Paul.-       rispose l’oftalmologo
Adesso la scelta rimaneva : fare o no l’intervento?
Kagome avrebbe voluto rischiare. Anche solo una possibilità era comunque migliore di nessuna.
InuYasha invece non approvava la scelta della compagna. Perdere la vita era un pegno troppo grande da sopportare, ma difronte l’aria supplichevole della ragazza non poté che acconsentire e affidarsi a tutti gli Dei esistenti.
-Va bene. Se vuoi sottoporti all’operazione ti appoggerò Kagome. Mi auguro solo che vada tutto bene.-         disse infine il ragazzo rassegnato
-Grazie amore mio!-          rispose lei abbracciandolo
-Molto bene. Farò preparare il tutto per domani stesso se siete d’accordo.-        chiese Broca
-Per me va bene.-       disse Kagome, felice ma impaurita allo stesso tempo
Voleva poter vedere anche lei e Dio sembrava le stesse fornendo finalmente un’opportunità, proprio come le diceva sempre l’adorata madre.
Se questo miracolo fosse avvenuto davvero per mano di quei medici avrebbe ringraziato soprattutto la madre che tanto aveva fatto per lei, nella sicura convinzione che la figlia avrebbe abbandonato il mondo dell’oscurità grazie alla moderna medicina. Se solo fosse stata ancora in vita, lei l’avrebbe spronata senza esitazione a rischiare l’operazione. Il prezzo da pagare sarebbe stata la vita se le cose fossero andate male, ma non tentare per codardia sarebbe stato il più grande rimpianto che l’avrebbe accompagnata fino alla fine dei suoi giorni.
L’infelicità e l’amarezza nel chiedersi “e se…” sarebbe stato un peso troppo pesante per lei.
 
La notte passata per InuYasha fu la più brutta e devastante di tutta la sua vita.
Nemmeno quando da piccolo i suoi tutori gli avevano spezzato un braccio a suon di bastonate aveva sofferto così.
Adesso a soffrire non era il suo fisico, ma il suo cuore. Un dolore lo attanagliava da dentro come una morsa. Era terrorizzato dall’ipotesi che Kagome morisse. La sua vita non avrebbe più avuto alcun significato senza quella dolce creatura conosciuta pochi mesi prima.
Già, pochi mesi gli erano bastati per stravolgere la sua vita e cambiarla. Mesi bellissimi in cui aveva conosciuto l’amore. Nessuno lo aveva mai amato.
Pensava che fosse una punizione voluta dal cielo per il suo aspetto. Una dannazione perenne che doveva portarsi dietro per scontare una colpa che neppure aveva, quindi a quel punto tanto valeva comportarsi come meglio credeva. Stare sulla retta via di certo non gli avrebbe dato l’amore. Questo lo spinse a diventare ciò che era.
Ma la ragazza che adesso teneva possessivo tra le braccia aveva stravolto del tutto quei pensieri.
Mai si era pentito del suo passato e in realtà neppure adesso.  Ciò che era lo aveva portato da Kagome.
Però il pensiero che lei lo reputasse un terribile assassino lo feriva. In realtà, col tempo, capì che mai lei avesse tenuto riprovevole il suo passato. Mai aveva giudicato ciò che era.  Mai aveva fatto domande riguardo ciò che faceva. L’unica cosa che aveva chiesto era che smettesse di fare quel “lavoro”.
Compromesso più che accettabile pur di averla accanto.
Kagome era una ragazza fuori dal comune. Lo aveva capito subito, fin dal primo istante che l’aveva vista.
Nei suoi occhi si nascondeva un mondo pronto ad accoglierlo così com’era.
Nel suo cuore, quello che avrebbe dovuto trafiggere con un pugnale, c’era un abisso infinito d’amore in cui avrebbe potuto perdersi talmente ne era pieno. Il suo corpo invece richiamava l’aria di una casa, di una famiglia amorevole. Tenerla abbracciata, farci l’amore, accarezzarla, guardarla, risvegliava in lui la voglia di famiglia che aveva da bambino, quando ancora le sue innocenti mani non erano sporche del sangue di vite altrui.
Voleva passare tutta la vita con lei, avere dei figli e sposarla. Era diventata tutto per lui e pensare di poterla perdere lo stava uccidendo. Ma capiva il suo bisogno di tentare di riavere la vista. Era rischioso ma voleva tentare ugualmente.
L’unica cosa che avrebbe potuto fare era confortarla e darle coraggio, appoggiandola nella sua scelta.
Il sole era sorto. Kagome era già sveglia da parecchio. Aveva dormito molto poco quella notte.
Era terrorizzata all’idea di sottoporsi a quell’intervento. I dottori le avevano spiegato che per prima cosa le avrebbero rasato i capelli, poi le avrebbero praticato una craniotomia tagliando le ossa del suo cranio, facendosi spazio nel suo cervello con vari strumenti per cercare e rimuovere la massa che le schiacciava i nervi ottici. Dopo avrebbero richiuso il tutto con delle placche e con fili di seta. Era pericoloso, molto pericoloso.
L’ansia l’attanagliava mentre si recava in ospedale con InuYasha. Lui le teneva la mano facendole coraggio. Capiva benissimo che anche lui era spaventato, ma non poteva rinunciarvi.
La voglia di poter vedere il viso dell’uomo che amava alla follia era più forte della paura della morte stessa.
In sala operatoria era già tutto pronto. Kagome era già stata preparata. Si attendeva solo l’arrivo dei due medici.
-Devo essere orribile senza capelli non è così?-      chiese Kagome toccandosi la testa liscia dopo aver detto addio alla sua bellissima chioma
-Non per me amore. Comunque ricresceranno in fretta non preoccuparti. La cosa più importante è che tu stia bene.-       la consolava l’albino
-Eccoci qui. Scusate per l’attesa. Allora Lady Kagome…pronta per fare un bel pisolino? Al vostro risveglio tutto vi sembrerà diverso.-        disse il dottor Broca arrivando col collega già pronti col camice
-Insomma ho un po’ paura. Farà male?-      chiese Kagome nervosa
-No affatto. Grazie all’etere volerete nel mondo dei sogni e vi risveglierete a lavoro già ultimato, non preoccupatevi. Sono passati i tempi in cui si dava una botta in testa al paziente per addormentarlo.-     scherzò il medico
-Lo spero.-
-Coraggio ora andiamo. Ci aspettano un bel po’ di ore di duro lavoro.-       disse Bowman
-Abbracciami InuYasha!-         chiese Kagome in procinto di piangere
-Kagome…non piangere. Sono sicuro che andrà tutto bene. Sei una ragazza forte e supererai anche questa.-      cercò di rassicurarla l’albino
-Ti amo.-
-Ti amo anche io piccola. Ora va. Quando ti sveglierai io sarò lì.-       la salutò lui
Vederla allontanare con quei medici sapendo che forse era l’ultima volta che la vedeva gli faceva venire una gran voglia di afferrarla per un braccio e trascinarla fuori da quell’ospedale, ma non poteva. Kagome non glielo avrebbe mai perdonato accusandolo di essere la causa della sua cecità, che magari la preferiva cieca per puro egoismo, perché era così che si sentiva, egoista.
Avrebbe voluto privare Kagome della vista solo per se stesso, perché non voleva vivere senza di lei.
L’amore a volte diventa puro egoismo. Si pensa più al proprio bene che a quello dell’altro.
Non poteva commettere questa crudeltà nei confronti di Kagome. Lei era la persona più altruista che conoscesse e lui non poteva esserne da meno.
Restò per interminabili ore a fare avanti e indietro per l’ospedale. Il sole stava ormai calando e di Kagome nessuna notizia. I suoi nervi erano giunti al limite. Se entro breve nessuno fosse venuto a dargli notizie sarebbe entrato in sala operatoria con la forza. E al diavolo gli infermieri che gli chiedevano di pazientare.
Come se avessero letto i suoi pensieri e per scongiurare la probabile morte di qualcuno, il dottor Bowman uscì dalla sala operatoria raggiungendolo con un bel sorriso che ben lasciava presagire.
-Dottore! Allora come sta Kagome?-        chiese immediatamente InuYasha col cuore in gola
-La vostra compagna oltre ad essere molto forte fisicamente è stata anche molto fortunata. Tutto è andato  nel migliore dei modi. Il tumore è stato rimosso. I nervi ottici sembrano in buono stato anche se sono stati compressi per tutti questi anni. Lo definirei un miracolo. Ci sono buone possibilità che possa vedere, ma per questo dovremmo aspettare il suo risveglio.-        spiegò il medico soddisfatto
-La ringrazio infinitamente dottore!-
-Non deve ringraziare me. Io ho solo assistito e controllato la salute dell’apparato visivo. Ha fatto tutto il dottor Broca, è lui che deve ringraziare..-
-Lo farò sicuramente. Ma è lei che ce lo ha presentato. Le dobbiamo tanto!-
-Non mi dovete nulla. Noi medici viviamo solo per realizzare piccoli miracoli come questi, che quando avvengono ci ripagano delle nostre fatiche. Ora ritorno dentro. Il dottor Broca sta terminando le ultime suture, poi potrà vederla.-       spiegò il medico prima di rientrare in sala operatoria
Per InuYasha era ufficiale, Dio esisteva! Non sapeva di preciso quale dato che li aveva nominati tutti, di qualunque religione, ma comunque qualcuno esisteva e lo avrebbe ringraziato per tutta la sua vita.
Un paio d’ore dopo poté vedere la sua Kagome. La testa totalmente fasciata, il viso pallido, ma era viva.
Per tutta la notte ci fu un andirivieni di medici e infermieri che la venivano a controllare su richiesta di Broca, ritornato a casa per riposare dopo quasi otto ore di intervento chirurgico.
Kagome riposò tranquilla fino al mattino successivo, vegliata da InuYasha che non si allontanò da lei per un secondo.
Temeva quasi che allontanarsi significasse perderla. Preferiva vederla sveglia prima di poterla dire fuori pericolo. Molte volte aveva sentito di pazienti operati con successo ma morti poche ore dopo l’intervento per via di infezioni sopraggiunte dalle ferite. Solo quando la sentì mormore qualcosa scattò in piedi e le si avvicinò…si stava svegliando.
-Ehi…ben svegliata dormigliona.-     scherzò lui per alleggerire la tensione
-Inu…Ya…sha.-        rispose lei faticando a parlare
-Tesoro…è andato tutto bene. Riesci ad aprire gli occhi?-      le chiese impaziente
Lei, ancora intontita dall’effetto dell’anestetico, tentò di riaprire le palpebre. Dopo esservi riuscita con grande fatica le tenne spalancate a lungo nella speranza di poter vedere qualcosa, ma al momento ciò che vedeva, o non vedeva, era solo il buio. Lo stesso che l’accompagnava da vent’anni.
-Riesci a vedere nulla?-      
-No!-      rispose iniziando a piangere delusa
-Non piangere Kagome! Può essere pericoloso sforzarti così! Forse ci vuole un po’ prima di riuscire a vedere. Aspettami, vado a chiamare Bowman e Broca.-        le disse precipitandosi a chiamarli
Rimasta sola Kagome si tirò un po’ su a sedere. La testa le doleva tremendamente. Ma forse era normale avendola prima perforata a poi tagliuzzata.
Ciò che faceva più male però era sapere che ancora non vedeva nulla. Sperava almeno di poter vedere delle ombre, qualcosa di indistinto, invece solo buio.
Era triste e delusa. Aveva rischiato la vita per nulla forse?
-Lady Kagome…ben risvegliata. Come vi sentite?-       domandò Broca appena arrivato
-Come se mi avessero dato una botta in testa.-       rispose lei cercando di sdrammatizzare
-E’ normale che vi sentiate così per adesso. Ma ditemi, riuscite a vedere nulla?-
-No. Nulla.-
-Tranquilla non è strano che ancora non riusciate a vedere. Il nervo ottico è stato non funzionante per molto tempo. Dovete lasciargli il tempo di rimettersi in sesto. Appena l’affluenza di sangue riempirà perfettamente i bulbi comincerete a vedere le prime immagini sfocate, finché non diventeranno nitide via via che vi rimetterete. Per adesso avete subito un intervento molto delicato, quindi prima ristabilitevi perfettamente. Io resterò ancora qualche giorno qui per controllare l’andamento dei vostri occhi. Più tardi se ve la sentite vorrei controllarli con l’oftalmoscopio (7).-       spiegò Bowman
-E cos’è?-       chiese InuYasha che mai lo aveva sentito nominare
-E’ uno strumento che permette di vedere meglio fin dentro l’occhio. Non è così dottore?-       domandò Kagome
-In poche parole possiamo definirlo così. Vedo che già lo conoscete.-        disse Bowman
-Mi sono sempre tenuta informata sulle nuove tecniche oftalmologiche. L’anno scorso un medico lo ha utilizzato sui miei occhi ma non ha visto nulla.-
-E’ impossibile vedere un tumore con quello ovviamente. Comunque se quel medico fosse stato più sveglio e preparato avrebbe potuto dedurre facilmente che i vostri occhi non presentano patologie e quindi la causa era da ricercarsi altrove.-     intervenne Broca
-Evidentemente quel medico non era preparato quanto voi.-         rispose Kagome
-Chissà. Adesso però riposate e non fate sforzi. Se avvertite un senso di nausea è assolutamente normale quindi non preoccupatevi. Cercate di mangiare e bere molto. Sono sicuro che entro due giorni i vostri occhi torneranno come nuovi, così come la vostra testa.-     avvertì il chirurgo prima di accomiatarsi per fare il giro degli altri pazienti
 
Erano passati tre giorni dall’operazione e come preannunciato dal dottor Bowman, Kagome cominciò a notare un diradamento del buio che da sempre avvolgeva i suoi occhi. Nulla di che, solo delle ombre scure e qualche leggera luce, ma già questo faceva di Kagome la ragazza più felice della terra. Già pregustava il momento in cui i suoi occhi avrebbero ripreso a funzionare mostrandole il suo InuYasha finalmente.
Ma oltre lui avrebbe visto per la prima volta il sole, il cielo, gli alberi, gli animali, le persone. Avrebbe saputo dare un senso, un volto, una forma, ai colori che conosceva solo di nome.
Il cielo è azzurro, l’erba è verde, il sangue è rosso, la neve è bianca. Lei avrebbe conosciuto per la prima volta quei colori che tante volte aveva sperato di poter vedere. Nemmeno quando sognava poteva immaginarli. Non puoi sognare una cosa che non conosci come sia fatta.
Adesso avrebbe sognato a colori, perché avrebbe potuto vederli.
Il sorriso non abbandonava un secondo le sue labbra e InuYasha ne era immensamente estasiato. Trovava che quel sorriso la facesse ancora più bella, malgrado l’assenza dei capelli.
Certo vedere per la prima volta la propria immagine, senza capelli, non doveva essere il massimo, pensò l’albino, ma sarebbe stato un problema facilmente risolvibile.
Mentre Kagome riposava lui usciva per fare compere nella bellissima capitale francese. Ovviamente la prima cosa che si premurò di comprare furono una dozzina di parrucche dalle più diverse acconciature, tutte fatte con capelli veri ovviamente. Erano le più care ma a lui i soldi non mancavano, e per la sua Kagome questo ed altro.
Non si fece mancare nemmeno abiti pregiati e sfarzosi per il loro prossimo rientro a Londra nella corte di quei nobili abietti.
Quando Kagome si sarebbe totalmente ristabilita avrebbero dovuto affrontare una bella “guerra”.
La più importante era comunque stata vinta…Kagome stava bene e giorno dopo giorno sarebbe stata meglio.
 
-InuYasha?-
-Dimmi…-
-Faccio impressione senza capelli?-
-Eh? Perché impressione?-
-Sono brutta vero?-
-Per niente Kagome! Per me sei sempre bellissima. E poi ricresceranno tranquilla.-
-Ma nel frattempo non mi troverai più affascinante. E se non ti piacessi più?-
-Ma che idiozie! Piuttosto mi chiedo cosa penserai tu di me quando mi vedrai per la prima volta, così diverso da tutti. Occhi rossi, capelli e peli bianchi, pelle di un bianco cadaverico…mi chiedo se non sarai tu quella che mi lascerà.-       rivelò triste l’albino
In quei giorni l’idea che Kagome potesse vederne l’aspetto lo terrorizzava. Fino a qual momento lei non aveva mai visto né lui né altri quindi non poteva fare paragoni. Ma se a lei non fosse piaciuto ciò che vedeva? Se anche lei lo avesse reputato troppo “strano”? Orrendo?  Ripugnante? Che avrebbe fatto? Lo avrebbe abbandonato per cercare qualche altro uomo più bello di lui? Più “normale” di lui?
Finché lei non vedeva era facile pensare che sarebbe rimasta al suo fianco pur vedendolo, ma ora che la cosa era concreta aveva paura del suo giudizio.
-Che stupido che sei InuYasha! Non ti lascerei per nulla al mondo! Anzi sapere che sei qualcosa di unico mi piace. Non mi piace seguire la massa lo sai. Avere un marito così bianco e puro sarà un privilegio che avrò solo io! Sai quante donne mi invidieranno a corte? Soprattutto per il fisico che ti ritrovi! I nobili so che sono tutti brutti, panciuti, baffuti e bassi. Tu sei il loro esatto opposto. Ma se anche fossi come loro c’è una cosa di cui non hai tenuto conto…io ti amo InuYasha e non potrei mai lasciarti. Ne andrebbe della mia vita. Morirei senza di te al mio fianco.-      
-Lo stesso vale per me Kagome. Non sai quanto sarò fiero di avere una moglie come te al mio fianco. Non vedo l’ora di andarcene da qui e fare ritorno in Inghilterra. Voglio urlare ai quattro venti che sei viva e sposarti subito. E chiunque proverà a toccarti anche solo con un dito giuro che lo scuoio vivo!-       affermò serio l’albino
-Speriamo non  ce ne sia bisogno invece.-        rispose lei pensierosa
Sapeva benissimo che ne sarebbe stato capace.
 
Le settimane si susseguivano una dietro l’altra. Gli occhi di Kagome cominciavano a vedere distintamente le persone e gli oggetti.
Vedere per la prima volta il volto dell’uomo tanto amato fu una gioia. Inizialmente lo vedeva sfocato ma quando riuscì a delinearne bene i tratti lo aveva trovato bellissimo, molto più di quello che aveva immaginato.
Facendo un paragone con il volto e l’aspetto degli altri uomini che vedeva in giro era sicurissima che il suo InuYasha fosse l’uomo più bello che avesse visto. I suoi profondi occhi rossi avevano un qualcosa di ipnotizzante. I suoi lunghi capelli argentei invece riflettevano tutti i colori assumendo sempre sfumature diverse.
Ogni cosa che il ragazzo le faceva vedere e conoscere era per Kagome una felicità immensa.
Vedere tutte quelle cose finora a lei sconosciute era una festa. Le vetrine dei negozi, le strade, tutta quella gente in giro, gli uccelli che volavano…era tutto meraviglioso. Aveva scoperto che il suo colore preferito era il rosso. Il suo fiore preferito le orchidee viola.
Un’altra cosa che aveva scoperto le piacesse molto era il fisico nudo del suo uomo. Lo trovava affascinante, eccitante.
Appena dimessa dall’ospedale non aveva perso occasione per ammirarne la bellezza. Certo era stato imbarazzante la prima volta che avevano fatto l’amore. Non era abituata a vedersi in quella prospettiva, in quei momenti così particolari, ma tutto sommato era eccitante osservare le mani e la bocca di InuYasha venerarne a tal modo il corpo, come lei certo non si faceva mancare di venerare quello del compagno.
Era passato più di un mese dal loro arrivo a Parigi. Era il momento di tornare a casa.
-Dottor Broca la ringrazio di vero cuore! Lei mi ha fatto dono di una cosa bellissima! Non la ringrazierò mai abbastanza!-      disse Kagome emozionata
-E’ stato un dovere oltre che un piacere Lady Kagome. Tenetemi informato sulla vostra salute mi raccomando. E salutatemi William.-        rispose il medico
Il suo collega aveva lasciato Parigi da un po’. Kagome lo avrebbe rivisto a Londra al suo ritorno.
Sarebbe rimasto di sicuro il suo medico e a lui avrebbe portato tanti ottimi pazienti facoltosi che di sicuro bene si sarebbero trovati nelle sue mani. Per la sua operazione nessuno dei due medici aveva preteso un pagamento, ma sicuramente appena riottenuto il suo patrimonio, dopo aver sposato InuYasha, avrebbe fatto un regalo alquanto sostanzioso ad entrambi i medici, per agevolarli nelle loro continue ricerche.
 
Il rientro in Inghilterra fu molto divertente per Kagome. Osservare dal treno tutte quelle immagine scorrere veloci era entusiasmante. Il viaggio in traghetto poi fu il migliore. Vedeva per la prima volta il mare. Era davvero bello come glielo descriveva la madre. Ancora però non capiva bene come mai il mare fosse blu dato che l’acqua era incolore. Questo lo avrebbe approfondito in seguito coi libri, dopo aver imparato a leggere.
Messo piede a Dover poté vedere per la prima volta come erano le sue terre. La contea di Kent era abbastanza grande.
Man mano che si avvicinavano nel cuore della capitale però l’atmosfera mutava decisamente. Si diceva addio alle bellissime colline verdi per fare spazio alle industrie che coloravano il cielo di grigio a causa dei loro fumi e le loro ceneri. La città appariva triste rispetto Parigi che sembrava sempre così assolata e piena di vita. C’è anche da dire che Londra non fosse affatto famosa per le sue giornate limpide e piene di sole. La pioggia accompagnava per oltre metà dell’anno il suo cielo plumbeo.
Ma la cosa più terribile fu ritornare a casa. Le strade degradate, le case ridotte a catapecchie, la gente mal vestita.
Sapeva che l’East End non era ben messa, ma vederlo coi propri occhi le straziava il cuore.
-Rieccoci a casa amore mio.-       le disse InuYasha scendendo dalla carrozza
Kagome osservava la loro casa. Era di lusso rispetto quelle dei dintorni. Ovviamente nessuno si apprestava a mettervi piede per derubarne i proprietari. La gente del luogo sapeva benissimo a chi appartenesse la casa e nessuno avrebbe mai provato a portare via un sassolino da quell’abitazione, se ci teneva alla propria vita.
-Io ti uccido se ci riprovi, brutto idiota che non sei altro!!!-      si sentì urlare da dentro l’abitazione
Subito dopo l’urlo si udirono rumori di piatti rotti.
-Ahi mi fai male così!-
-E’ quello che spero!-
-Sango e Miroku!-      esclamarono entrambi all’unisono ridendo
 
-Ma Sango che ho fatto di male? Che sarà mai una palpatina?-       si giustificò il ragazzo massaggiandosi il capo colpito da tutto quello che la ragazza trovava sotto mano
-Per te forse non è nulla, per me invece sì! Non mi devi toccare o giuro che ti taglio le mani!-       urlò lei brandendo pericolosamente un coltello da macellaio
-E finitela voi due! Non vi sopporto più! Fatevi una sana scopata e smettetela di rompere con questi battibecchi!-           si intromise uno dei loro amici, con le orecchie massacrate dalle loro liti giornaliere
-Bankotsu ma cosa dici? Ti pare che io possa andare a letto con questo maniaco?-    esclamò lei isterica
-E che ho che non va Sanguccia?-
-Non chiamarmi Sanguccia imbecille!!-
-Ehm…scusate…-      intervenne Kagome rimasta a guardare la scena in silenzio
Tutti si girarono verso la porta d’ingresso vedendo finalmente la ragazza che sorrideva loro allegra e divertita.
-Kagome? Kagome!!! Sei ritornata e stai bene! Sia ringraziato Dio!-      urlò Sango gettandole le braccia al collo
-Sì sto bene. E riesco a vedere finalmente.-        rispose commuovendosi
-Che bella notizia Kagome! Sono davvero felice per te e InuYasha.-      
-Grazie Miroku.-
-Ma il capo dov’è?-  
-Sono qui Bankotsu. Aiutami con le valigie fuori.-       disse l’albino entrando dentro casa con tre valigie
-Ma quante valigie avete?-       chiese Sango osservando le altre tre entrate da Bankotsu
-Abbiamo fatto parecchie compere a Parigi. Ovviamente abbiamo portato un pensierino anche a tutti voi.-       rispose Kagome
-Wow un bel corpetto per me vero?-     chiese Jakotsu allegro
-A me invece  avete portato una bella e formosa cocotte (8)?-          domandò Miroku con occhi sognanti
-Idiota!-       gridò Sango colpendolo con una valigia alla nuca
-Ahi! Violenta!-
-Stupido maniaco depravato!-        rispose lei indispettita
-Cos’è Sanguccia? Non dirmi che sei…gelosa?-      domandò lui malizioso massaggiandosi la testa
-Nemmeno se fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra sarei gelosa di te cretino!-  
-Per favore state zitti! Non riesco a ripos…InuYasha! Kagome! Siete tornati. Com’è andata?-       domandò Suikotsu sorpreso di vederli
-Tutto bene amico! Adesso Kagome vede!-       rispose di buon umore InuYasha
-Ne sono davvero felice! Ma cosa avevi?-     chiese il medico alla ragazza
-Un tumore che schiacciava i nervi ottici. Mi hanno fatto una craniotomia per rimuoverlo.-      spiegò lei
-Davvero? Evidentemente non doveva essere un carcinoma o saresti già morta da tempo.-
-No infatti non lo era. Il dottor Broca lo ha esaminato al microscopio dopo averlo rimosso, era un meningioma che non da metastasi per fortuna.-       ripeté lei le parole del chirurgo che le aveva spiegato di cosa si trattava
-Ottima notizia. Vuol dire che non si ripresenterà.-
-E’ la stessa cosa che ha detto il dottor Broca. Ma dimmi un po’ Suikotsu, tu avevi previsto che si potesse trattare di un tumore non è così?-      domandò InuYasha
-In effetti è così. Certo non immaginavo che si trattasse di un meningioma e che schiacciasse il nervo ottico, però immaginavo che si potesse trattare di qualcosa di simile dato che gli occhi di Kagome non presentavano difetti o patologie tali che spiegassero la cecità.-
-Per me è stato un vero peccato che tu ti sia ritirato dal fare il medico. Sei un bravissimo dottore Suikotsu. Hai capito prima di tutti ciò che aveva Kagome osservandola solamente senza strumenti particolari. Dovresti ritornare a praticare la tua professione invece di perdere tempo dietro dei ladri nullafacenti!-           espresse Sango
-Ehi grazie!-         ribatté Bankotsu offeso
-Di nulla mio caro.-         rispose Sango facendogli la linguaccia
-Anche io lo penso. Sango ha ragione. Perché non torni a praticare la medicina Suikotsu?-        domandò Kagome
-Non credo che me la sentirei. Da quando mia moglie è morta non riesco più ad immaginare di poter operare qualcuno senza lei accanto ad assistermi.-      spiegò il medico rabbuiandosi
-Tanto meglio vecchio mio! Vorrà dire che ti occuperai di noi nel migliore dei modi non dovendoti dividere con nessuno!-          esclamò Bankotsu per cercare di sdrammatizzare
Lo sapevano tutti che quando pensava alla moglie Suikotsu diventava malinconico. Anche se erano un gruppo di ladri e assassini tra di loro si era instaurato un bel rapporto di amicizia e ognuno accorreva in aiuto agli altri. E proprio come adesso, ogni volta che il medico parlava della moglie, lo distraevano in ogni modo.
-Ma sì dai…a me non dispiace avere un medico personale da chiamare in ogni momento della notte!-        disse Miroku
-Io ne farei volentieri a meno di essere svegliato nel cuore della notte per curare le ferite che ti lascia Sango ogni volta che provi ad intrufolarti in camera sua! Prima o poi ti lascerò morire!-        dichiarò il medico
-Eh no mio caro! Il giuramento di Ippocrate ti impone di soccorrermi sempre!-
-Non se ho abbandonato la professione…idiota!-     rispose Suikotsu
-Mentre voi continuate i vostri litigi io e Kagome saliamo in camera nostra a riposare.-        intervenne InuYasha stanco di ascoltarli
Il viaggio li aveva stancati molto. Dovevano riprendere le forze perché ciò che li aspettava adesso era qualcosa di estremamente complicato.
Il giorno della prima Grande Esposizione Universale al Crystal Palace (9) si avvicinava sempre di più. Vi sarebbero stati milioni di visitatori da tutto il mondo. Durante quella fiera si sarebbe deciso il futuro non solo di Kagome ma anche dello zio.
La prima cosa da fare era andare a parlare con la Regina…ma come? Soprattutto come fare a non mettere InuYasha nei guai? Sicuramente sapere che lui era il killer dei ricchi lo avrebbe condannato a morte certa.
 
Kagome pensava che la mania di InuYasha di comprarle parrucche le sarebbe senz’altro tornato utile per camuffarsi. Ne aveva comprate alcune di colori decisamente lontani dal suo color corvino naturale. Oltretutto lei non era più cieca e poteva muoversi quasi indisturbata tra la gente ricca che mai avrebbe pensato fosse la defunta Duchessa di Kent.
Entrare a palazzo non era facile però. Le guardie non lasciavano passare nessuno senza presentazione. L’unica possibilità era intrufolarsi come cameriera.
InuYasha aveva parecchie amicizie a corte tra le cameriere, molte delle quali erano le bambine salvate da lui anni prima dall’orfanotrofio e dai loro aguzzini. Riuscita ad entrare indisturbata, Kagome vestita da cameriera, si dirigeva verso le stanze della cugina, nella speranza di non incontrare nessuno che potesse riconoscerla.
Il piano di InuYasha era molto semplice ma efficace…rivelare alla Regina tutta la storia della sua finta dipartita e avvisarla dei piani loschi del Duca di Clarence ai danni della famiglia reale. Unica omissione : rivelare che colui che l’aveva salvata era il killer assunto per ucciderla. Solo Naraku conosceva la sua identità, e neppure molto bene dato che l’assassino aveva l’abitudine di mostrarsi col volto coperto. Certo i suoi occhi rossi lo tradivano alquanto, ma era il caso di rischiare il tutto per tutto.
Entrata velocemente nella camera dove sapeva di trovare la Regina, la chiuse velocemente a chiave per non essere disturbate.
-Che fate serva? Come vi permettete?-       esclamò Vittoria osservando la scena
-Vostra Altezza perdonate la mancanza di rispetto, ma avevo bisogno di parlare con voi privatamente. Sono Kagome di Kent non mi riconoscete?-      chiese Kagome mostrandosi da vicino
-Siete…Kagome? Non può essere, mia cugina è morta. No è assurdo! E poi avete i capelli rossi oltre ad essere vedente! Andatevene o chiamo le guardie, truffatrice!-
-Per favore cugina ascoltatemi! Sono io. Guardate… indosso una parrucca per coprire la testa priva della mia chioma nera. Ho subito un intervento che mi ha donato la vista. Ho solo fatto finta di essere morta. Lasciate che vi spieghi.-         disse la ragazza togliendosi la parrucca per mostrare alla cugina la cicatrice dai contorni ancora rosei
-Kagome…siete davvero voi? Mi sembra assurdo. Ma cosa vi è successo? Per quale motivo avete fatto credere di essere perita in quell’incendio? Non immaginate nemmeno il dolore che ho provato per voi, cugina.-
-Mi spiace davvero Maestà. Ma quando vi avrò spiegato le mie ragioni sono sicura che capirete cosa mi ha spinta ad agire a tal modo.-  
-Parlate pure. Vi ascolto.-
Vittoria ascoltò tutto il racconto di Kagome con interesse e con indignazione. Il sapere che anche la sua famiglia era minacciata dal Duca di Clarence la faceva tremare di rabbia.
-E’ spregevole! Alla fiera ci sarà tantissima gente proveniente da ogni dove, non ci sarà solo la mia famiglia, ma lui non si fa problema della morte di tanti innocenti pur di perseguire il suo ignobile scopo! E’ terribile ciò che mi avete rivelato cugina!-     esclamò la Regina
-Lo so Maestà. Per questo ho ritenuto giusto avvisarvi per tempo.-
-Ma voi come fate a sapere tutte queste cose Kagome? Chi ve le ha rivelate?-      domandò Vittoria sorpresa dalle informazioni piuttosto dettagliate della ragazza
-Le ho avute da un informatore che lavora per il killer assoldato da nostro zio. Lavora per l’uomo che mi ha salvato quella notte e con cui adesso condivido la mia vita, Vostra Altezza.-      spiegò Kagome come le aveva suggerito InuYasha
-E perché il vostro uomo ha questo genere di informatori?-    chiese sospettosa
Le cose si complicavano. La Regina era una donna molto sveglia e iniziava a fare un po’ troppe domande.
-Cugina vi supplico, non fatemi altre domande alle quali non posso rispondere. Vi basti sapere che avete sia la mia che la sua lealtà, ora e per sempre. Vi siamo fedeli entrambi e mai faremo qualcosa che possa nuocere alla famiglia reale.-      rispose Kagome chinando la testa
-Ho capito. Quindi fingerò di non aver capito che l’uomo con cui state è proprio l’assassino assunto sia per uccidere voi che me. Mi basta poter preservare la vita della mia famiglia. Non vi farò altre domande, purché giuriate fedeltà alla corona.-          disse la Regina mostrando ancora una volta la sua perspicacia
Passarono diverso tempo a parlare e a definire il piano ideato da InuYasha. Anche alla Regina sembrava andasse bene.
-Vi ringrazio di cuore per il vostro tempo Vostra Altezza. Col vostro permesso io andrei.-        disse Kagome inchinandosi
-Andate pure Kagome. Ci rivedremo alla fiera quindi.-       la congedò Vittoria
 
-Allora com’è andata con tua cugina?-     chiese InuYasha appena Kagome abbandonò Buckingham Palace
-Le ho raccontato tutto e mi ha creduto senza esitazione. Peccato che abbia capito che tu sei il killer assunto per uccidere me e la sua famiglia.-
-Che cosa???-        chiese l’albino allarmato
-Tranquillo le ho spiegato che non sei un pericolo per loro o non sarei certo andata ad avvisarla dei piani di nostro zio. Ha detto che farà finta di non sapere chi sei e che si atterrà al piano che le ho proposto.-
-Speriamo.-
-Non preoccuparti amore. Se ha detto che non farà nulla contro di te puoi stare pur certo che manterrà la parola. Vittoria non è tipo da fare il doppio gioco. Siamo praticamente cresciute insieme e mi fido di lei.-
-Va bene. Ora torniamo a casa. Non riesco più a resisterti così vestita da cameriera!-      esclamò il giovane baciandola con impeto
-Rivedere Miroku ti ha fatto male mi sa.-    disse ridendo divertita
-Credo che non ti dispiacerà poi molto…vedrai.-        rispose malizioso lui
-Dai finiscila e torniamo a casa. Dobbiamo sistemare ancora molte cose.-
-Come vuole Vostra Altezza Reale.-       
-Non prendermi in giro, anche perché quando ci sposeremo anche tu ti avvarrai del mio stesso titolo di Altezza Reale** diventando un Hannover.-        spiegò lei quasi con dispetto
Sapeva che al giovane stavano stretti quei titoli ridicoli.
-Come come? Cos’è questa storia?-         
-Diciamo che ho chiesto a mia cugina di darti un titolo nobiliare, in questo caso il mio. Così quando ci sposeremo tu diventerai InuYasha di Hannover Duca di Kent.-
-Ma io non voglio diventare Duca!-    si lamentò l’albino
-Lo so amore ma pensa ai nostri figli. Se non mi sposo con un nobile non posso ereditare tutti i miei soldi ed è un peccato lasciarli alla famiglia reale che già naviga nell’oro. Alla nostra morte andrà tutto ai nostri eredi.-         cercò di convincerlo la ragazza
-Stupide leggi! Ma guai a te se mi trascini ai ricevimenti di corte intesi?-         sbraitò furioso
-Non piacciono nemmeno a me lo sai. Ce ne staremo tranquilli nella residenza della mia famiglia nel Kent.-
-Tranquilli…con la nostra dozzina di figli!-
-Dozzina?-      ripeté lei sconvolta
-Eh sì mia cara. Voglio una famiglia numerosa. Io non ho potuto averne una, ma adesso voglio rifarmi facendomene una tutta mia, con te.-
Kagome avrebbe voluto inveirgli contro per aver pensato di farle subire tutte quelle gravidanze, ma in fondo lo capiva. InuYasha non aveva avuto una famiglia. Era cresciuto troppo presto e in una realtà orrenda, quindi la voglia di famiglia era chiaramente comprensibile, anche se non capiva perché volere tanti figli. Sua cugina Vittoria ne aveva sette e già le sembravano troppi. (10)
Ci avrebbe pensato in seguito. L’unica cosa che fece al momento fu assecondarlo.
-Come vuoi tesoro. Quando andrai da Naraku per tenerlo informato del piano che hai ideato?-     chiese per cambiare discorso
-Domani. Gli farò credere che l’incendio si svilupperà nel momento in cui il Principe Alberto terrà il discorso di apertura della fiera. Invece quel giorno non vedrà altro che le sbarre delle prigioni.-
-Me lo auguro.-
-Andrà tutto bene non temere.-
 
Il giorno tanto atteso era infine giunto. Tutti erano pronti a svolgere il loro ruolo.
InuYasha era già al Crystal Palace da un pò, Kagome doveva solo raggiungerlo.
Aveva indossato una parrucca del tutto simile ai suoi veri capelli in modo da non dubitare che si trattasse proprio di lei. Si era anche vestita di tutto punto per non passare inosservata.
Era terribilmente nervosa mentre sfilava in mezzo quella miriade di nobili che si voltava ad osservarla. I mormorii non  mancavano di certo…l’avevano già riconosciuta.
Mentre chi la conosceva si domandava come potesse essere così bello e reale  il fantasma della Duchessa di Kent, altri, che ancora non ne avevano avuto l’onore, si domandavano chi fosse quella bellissima dama dagli occhi blu, dalla pelle nivea e dalla chioma corvina, avvolta in un elegantissimo e pregiato abito, adornata di gioielli. La tiara diadema di diamanti presente sulla sua testa indicava l’appartenenza ad una nobile famiglia.
C’era chi la guardava sconvolto, chi con paura, chi con stupore, chi con invidia, ma una persona in particolare la guardava con rabbia. La stessa che ne aveva decretato la morte mesi orsono.
-Kagome. Siete davvero voi?-      la chiamò una voce
Eccola…la voce che aspettava di sentire, quella del Duca di Clarence, suo zio.
Si voltò con estrema lentezza. Non conosceva il volto dello zio ma ne riconosceva la voce.
-Duca…che piacere incontrarvi dopo tanto.-      rispose mentendo con fatica
Aveva un istinto omicida verso quell’uomo, ma avrebbe dovuto mantenere il controllo per il bene della riuscita del piano.
-E’ un miracolo vedervi qui, “in buona salute”. Vi sapevamo morta nell’incendio che ha distrutto la vostra casa.-     sputò lui velenoso
-Già. Devo avere qualche santo protettore lassù…caro zio. Sono riuscita a scampare all’incendio per fortuna. Non sono mai stata meglio di adesso. Come potrete notare ho riacquistato perfino l’uso della vista.-
-Un vero miracolo…nipote adorata. Certo vorrei conoscere anch’io questo “santo” protettore che vi ha salvato la vita.-      
-Mi spiace deludervi zio, ma i santi non si mostrano su presentazione e richiesta alcuna.-      rispose lei mantenendo un tono distaccato
Il volto di Naraku era livido di rabbia. Kagome credeva che la potesse strangolare da un momento all’altro. Ma ovviamente con tutta quella gente presente non poteva farlo. Sicuramente l’avrebbe condotta da InuYasha per chiedere spiegazioni sul perché fosse ancora viva. O almeno è questo che si aspettavano tutti.
-Mi chiedo come mai vi mostriate solo adesso, dopo tutti questi mesi. Vi abbiamo pianto disperati Kagome, mentre voi invece eravate viva e vegeta. La vostra è stata una grande mancanza di rispetto sapete?-
-Me ne dolgo zio. Non era mi intenzione recarvi dolore, ma sono stata impegnata nel riprendermi dall’operazione che mi ha donato la vista.-
-Quindi avete subito un intervento, superato magnificamente a quanto vedo.-         rivelò dispiaciuto
Kagome ribolliva di rabbia. Non riusciva più a contenersi. Avrebbe tanto voluto togliersi una delle sue pesanti collane d’oro e stringerla attorno al collo di quell’essere ripugnante.
Finalmente in momento dell’ingresso del Principe Alberto e della Regina Vittoria era giunto. Ora poteva liberare la frustrazione che aveva dentro.
-Non avete nemmeno il ritegno di fingere che ne siate interessato. Potete anche dirlo che mi volevate morta e che vi spiace vedermi qui di fronte a voi, perché con il mio ritorno dovrete rendermi tutte le mie terre…Duca!-           buttò fuori finalmente
-Non credo proprio che riavrete un bel niente…Duchessa!-         grugnì l’uomo afferrandola per un braccio avvicinandola a sé e puntandole una pistola al fianco
-Ora silenziosamente verrete con me!-       ordinò trascinandola fuori dal palazzo mentre l’incendio prendeva campo all’interno del palazzo
Kagome era terrorizzata. Non dovevano andare così i piani.
Avrebbe dovuto attirare la sua attenzione e attendere che il principe Alberto iniziasse il suo discorso di inaugurazione, momento in cui sarebbe dovuto divampare un incendio pilotato. Naraku credendo fosse vero  l’avrebbe trascinata via approfittando della confusione creatasi portandola da InuYasha per chiedergli spiegazioni, invece la stava conducendo alla sua carrozza in tutta fretta.
Tutti i visitatori erano intenti ad uscire il prima possibile dal palazzo, mentre la famiglia reale abbandonava tranquilla l’edificio, consapevole del fatto che quell’incendio non avrebbe arrecato danno alcuno.
InuYasha attendeva di veder uscire Kagome e Naraku dall’uscita secondaria, dove quest’ultimo sapeva trovarsi il bandito avendo appuntamento proprio con lui al divampare dell’incendio. Invece di loro nessuna traccia.
 
-Mi fate male così! Non avete nemmeno un po’ di delicatezza!-        sbraitò Kagome all’ennesimo spintone dello zio
Dopo averla gettata all’interno della carrozza l’aveva portata in una casa disabitata. La fece entrare in una stanza spoglia e semi buia. Il legno marcio e tarlato indicava che erano anni che nessuno vi metteva piede.
-Sapeste quanto me ne importa stupida mocciosa! Non mi metterete i bastoni tra le ruote! È proprio vero il detto : chi fa da sé fa per tre! Appena troverò quel maledetto killer inutile giuro che uccido anche lui!-         urlò furioso
-E perché dovreste ucciderlo?-     chiese preoccupata la ragazza
Che avesse capito tutto?
-Mi prendete per stupido Kagome? E’ ovvio che voi siate d’accordo con quel sicario o non sareste viva! Cos’è…ve lo scopate da brava sgualdrina quale siete o gli avete offerto una cifra maggiore di quella che gli ho dato io?-          inveì a un soffio dal suo viso
-Nessuna di quello che avete detto! Noi siamo innamorati e ci sposeremo presto!-      rispose sicura cercando di apparire coraggiosa
-Sposarvi? Questa è bella! Volete sposare un maledetto criminale ma avete rifiutato me! Siete una sporca puttana!-
-Ma come vi permettete?-         rispose lei schiaffeggiandolo
Lui furioso le restituì lo schiaffo, facendola finire per terra.
-Vi pentirete di questo gesto, maledetta! Ma prima mi tolgo lo sfizio di divertirmi con voi finalmente!-       disse strappandole la scollatura dell’abito, mettendo in mostra la biancheria intima del corpetto
-Lasciatemi brutto porco! Non mi toccate! Preferisco morire!-     urlò lei dimenandosi e dandogli un calcio allo stomaco
Approfittando del fatto che l’uomo fosse chinato a tenersi lo stomaco si rialzò uscendo dalla stanza correndo verso le scale, ma Naraku più veloce di lei l’afferrò per la gonna dell’abito gettandola nuovamente a terra.
-Siete peggio di una puledra selvaggia! Mi sarebbe piaciuto domarvi sotto le lenzuola a colpi di frustino! Scommetto vi sarebbe piaciuto! Ora il tempo dei giochi è finito…dite davvero addio alla vita Kagome!-          disse Naraku puntando la pistola al petto di Kagome pronto a sparare
-Fossi in voi non lo farei…-       sussurrò una voce all’orecchio di Naraku, che avvertì la fredda canna della pistola dietro la nuca
 
Quando non vide uscire i due dall’uscita posteriore, InuYasha si allarmò intuendo che quel folle avesse capito che lo aveva tradito.
Preso un cavallo iniziò a seguire i segni di una carrozza, l’unica che invece di andare verso la strada principale si dirigeva verso la fitta vegetazione. Per fortuna il suo intuito non lo aveva tradito portandolo ad una casa abbandonata,  al cui esterno vi era una carrozza, quella del Duca.
Kagome guardava InuYasha quasi in lacrime. Temeva che non lo avrebbe più rivisto.
Adesso era alle spalle di suo zio pronto a sparargli.
-Sparatemi pure, ma prima che io senta premere il vostro grilletto le avrò già sparato!-       lo minacciò il Duca
-Chi vi dice che io voglia spararvi?-       rispose InuYasha cogliendolo di sorpresa mozzandogli quasi la mano con un pugnale, lasciando cadere a terra l’arma puntata contro la sua donna, che nel frattempo lo aveva raggiunto
-Ma…maledetti! Morirete entrambi!-       ringhiò il Duca tenendosi l’arto dolente contro al petto e prendendo la pistola con l’altra mano
Non riuscì neppure a puntare l’arma che già InuYasha gli aveva colpito anche all’altra mano sparandogli.
Il suo urlo si udì anche fuori la casa dove i cavalli impennarono irrequieti.
-Bene ora non avete più mani per sparare. Stanno venendo le guardie della Regina per portarvi in prigione, sempre che non moriate dissanguato. Avete finito di fare i vostri comodi.-          dichiarò InuYasha soddisfatto
-Se sarò processato rivelerò che siete voi il killer che ha ucciso tutti quei ricchi!-
-Provatelo!-      rispose Kagome
-Esatto. Non ci sono prove a mio discapito. Non si può dire altrettanto di voi invece.-
-A quali prove vi riferite?-
-Ai vostri servi ovviamente o avete dimenticato di avermi rivelato tutti i vostri piani di fronte a loro? Il fatto che li trattiate come schiavi non fa di loro dei sordi sapete? Ci sentivano benissimo!-       spiegò l’albino
-Siete un vero bastardo!-       affermò il Duca
-E voi siete un santo per caso? Non mi pare proprio!-      
-Voi siete un lurido assassino! Un criminale da quattro soldi! Io invece sono un Duca, con sangue di nobili origini! Non la passerete liscia. Dichiarerò che è stata un’idea vostra e di questa puttana! Crederanno a me non a voi!-
-Ok, allora mi spiego meglio. Tenete alla vita dei vostri figli Duca? Se non erro facevate tutto questo per mettere sul trono uno di loro. Se li squartassi, uno per uno, portandovi poi come cena le loro interiora?  Che ne dite?-       minacciò InuYasha tranquillo ma con sguardo gelido
-Non ne sareste davvero capace!-
-Non mettetemi alla prova! Se qualcuno, anche per conto vostro, dovesse anche solo sfiorare Kagome o la mia famiglia giuro che lo farò! Dovesse anche scendere in terra il Dio che tanto pregate!-         precisò freddo
A quella minaccia Naraku non rispose. Non poteva permettere che la sua dinastia restasse orfana di eredi.
Si lasciò trasportare silenziosamente via dalle guardie reali arrivate poco dopo, che lo condussero alle prigioni.
Era finalmente finita.
 
Alcuni giorni dopo il Duca di Clarence fu processato dalla Camera dei Lord e dichiarato colpevole di alto tradimento alla corona, venendo esiliato a vita dalle terre del Regno Unito.
La Regina convocò poco dopo Kagome e InuYasha per insignire quest’ultimo del titolo di Duca.
-Odio queste cose, maledizione!-    si lamentò il giovane, scomodo nel suo pomposo abito cerimoniale
Era stanco di stare fermo e composto come uno stoccafisso, in posa come una bambola. Inchini, riverenze, etichetta da seguire…non facevano per lui.
-Tesoro adesso fai parte della parìa britannica. E’ normale osservare tutte queste cerimonie. Tra l’altro dobbiamo attendere per ricevere il nuovo stemma araldico del tuo casato. Pensavo acquisissi il mio invece mia cugina ti ha fatto dono delle terre confinante col Kent. Da adesso sei il Duca di Surrey. Non ne sei felice?-
-Sapessi cosa me ne importa della parìa Kagome! Lo sai quanto io odi gli aristocratici ed essere camuffato in uno di loro non mi da piacere. Mi consola il fatto che usciti da qui potrò sposarti senza rompimenti da parte di nessuno! Solo per questo lo faccio!-
-Ma che amore che sei!-       rispose lei baciandolo sulle labbra di fronte a tutti, rompendo l’etichetta delle buone maniere
-Lo sai che ti hanno visto tutti vero?-      mormorò lui al suo orecchio, ridendo malizioso
-Sì, ma non me ne importa nulla. Non ho mai seguito il cerimoniale. Dovresti saperlo no?-
-Per questo sei l’unica nobile che mi piace!-      le disse dandole un bacio sulla fronte
-Grazie per l’onore.-      scherzò lei
 
Ricevuti titoli e onori i due si trasferirono nelle terre del Kent, dove si sposarono. Le terre ricevute dalla Regina vennero lasciate agli amici di InuYasha che si ritirarono dal loro “lavoro” di  criminali svolgendo una vita più onesta.
Gli anziani servitori di Kagome, Kaede e Myoga, felici del ritorno della giovane, andarono a vivere con lei nella sua nuova residenza.
Al contrario da ciò che si pensava Miroku e Sango si sposarono l’anno successivo, ma le liti tra i due non erano affatto cessate, per disgrazia dei loro amici che dovevano sopportarli.
Suikotsu invece si era deciso a riprendere il ruolo di medico, andando in Francia per affiancare il dottor Broca e imparare da lui come maestro.
Nei mesi successivi Kagome diede alla luce una bellissima bambina dai capelli bianchi e gli occhi azzurri, per la gioia del padre che ne era estasiato.
-Ha il colore dei tuoi occhi.-        osservava InuYasha tenendola tra le braccia
La piccola era nata da pochi giorni e InuYasha non poteva fare a meno di bearsi di quegli occhi.
-E il colore dei tuoi capelli. Non potrebbe essere più perfetta non credi?-       rispose Kagome coprendo un po’ di più la bambina con la copertina
Si trovavano fuori in giardino a prendere un po’ di tiepido sole autunnale, ma le correnti erano sempre dietro l’angolo.
-Io avrei preferito fosse normale. Che non prendesse nulla da me.-    
-Io non sono d’accordo. Mio marito e mia figlia sono normalissimi per me. Se per la gente non è così è affar loro! A me importa che la mia bambina sia in perfetta salute. Il colore dei suoi capelli o dei suoi occhi non è importante. E per te?-      
-Nemmeno. Solo vorrei non passasse quel che ho passato io.-        disse l’albino guardando la piccola che cercava di combattere contro il sonno, intenta a tirargli una ciocca di capelli argentei
-Nessuno l’abbandonerà InuYasha. Se anche noi morissimo ci sono Sango e Miroku e tutti i tuoi amici…non sarebbe mai sola. Nessuno permetterà le accada nulla. Lei stessa non dovrà permettere a nessuno di farsi mettere i piedi in testa. Dovrà capire che non è nata sbagliata, è così e basta. E’ la gente che è idiota.-    affermò lei
-Hai ragione. E comunque ci saranno i suoi fratelli e sorelle insieme a lei.-      precisò lui ritornando sull’argomento “famiglia numerosa”
Non era riuscita a fargli cambiare sul dimezzare il numero dei figli da lui desiderati. Era meglio armarsi di forza e coraggio.
-Sì…ci saranno pure loro.-         confermò Kagome alzando gli occhi al cielo
Cielo che la ragazza notò limpido e sereno. Persa nell’osservare quel tappeto azzurro e infinito non poté non pensare per l’ennesima volta alla madre.
Ora aveva tutto. La vista, un uomo che l’amava, una bellissima bambina, degli amici fidati anche se un po’ strani.
Adesso che anche lei era madre capiva il cuore della sua nel saperla priva di uno dei sensi più importanti.
Il grande desiderio di sua madre si era avverato e avrebbe tanto voluto averla vicino per condividere con lei quella gioia.
Ma in fondo era convinta che la madre fosse a conoscenza già di tutto, osservandola dal cielo e che magari, chissà, fosse stata lei a mettere sul suo cammino InuYasha.
-Kagome, rientriamo. Inizia a far freddo per la piccola.-        la richiamò il marito riportando la sua attenzione su di loro
-Sì andiamo. Credo sia anche ora di allattarla.-       rispose alzandosi dalla poltrona su cui era seduta
Si incamminò verso casa sorridente. Prima di entrarvi si voltò un’ultima volta verso il cielo che iniziava a prendere un colorito arancio-rosa.
-Grazie.-       sussurrò chiudendo la porta e avviandosi verso la sua famiglia
Chi in quel momento osservava il cielo poteva chiaramente notare una strana conformazione di nuvole che somigliava ad un volto femminile che sorrideva. A volte la natura crea strani effetti ottici, o forse no, chissà…













 
 
 
 
 
 
Angolo spiegazioni ^_^   parte la musichetta di Superquark  
 
 
*L’incontro tra la giovane figlia di Vittoria e il principe di Prussia è realmente accaduto nel periodo del ’51, proprio in cui si teneva La Grande Esposizione di Londra. Lei 11 anni e lui 20. Si dice che il loro fosse un matrimonio d’amore oltre che di convenienza, buon per loro ^_^

**Per chi si fosse chiesto… perché chiamare una duchessa Sua Altezza Reale…ebbene…anche ai nobili ci si riferiva così con tali onorificenze, soprattutto agli Hannover appartenenti alla famiglia reale.
 
(1) Negli anni dopo la sua incoronazione la Regina Vittoria subì parecchi attentati, andati sempre male. I nomi citati sono quelli dei suoi attentatori più conosciuti.

(2) William Bowman era uno dei più importanti oftalmologi dell’epoca. Ha fatto scoperte molto importanti riguardanti gli occhi e la loro struttura, dando il suo nome ad una membrana appartenente alla cornea.

(3) Joseph Bell fu l’ultimo di una grande famiglia di chirurghi che per 150 anni ha “operato” ( è il caso di dirla la battuta ^_^ )  in campo medico. Si era specializzato grazie alla sue ricerche sul cancro epiteliale. Bell, uomo molto sveglio e deduttivo, era anche stato l’insegnante di medicina di Conan Doyle, il quale si ispirò proprio a lui per il personaggio di Sherlock Holmes. Nei suoi anni di carriera gli sono morti sotto i ferri solo 3 pazienti su 70, ciò fa capire quanto fosse bravo come chirurgo per l’epoca.

(4) In quei periodi i congressi erano tenuti in alberghi di lusso o in club esclusivi. Non vi erano le sale adibite a tale scopo come oggi. Indi per cui ho pensato al Cafè Royal come luogo d’incontro.

(5) Il dottor Paul Pierre Broca è stato un bravissimo antropologo e neurochirurgo che fece molte scoperte sia sui tumori che sul cervello. Vi è una parte nel nostro cervello scoperta proprio da questo medico e che porta il suo nome ovvero l’Area di Broca che riguarda il linguaggio. Il danneggiamento di quest’area provoca la perdita della parola, ovvero l’Afasia di Broca.

(6) Riguardo ai tumori non so dirvi se all’epoca li classificassero come maligni e benigni come facciamo oggi, quindi mi limito a chiamarli “mortali” e “non mortali”.

(7) L’oftalmoscopio, così come l’otoscopio, il microscopio, il laringoscopio ecc…erano già tutti presenti in quel periodo. Il primo era stato inventato pochi anni prima, nel 1847. Il microscopio invece fu inventato nel 1600 e migliorato nei secoli da vari medici e studiosi. Perfino Galileo vi mise mano.

(8) La cocotte, oltre che essere una casseruola di coccio e una pentola a pressione (cocotte-minute), era il termine usato per le prostitute francesi.

(9) La prima Esposizione Universale si era tenuta nel 1851 a Londra. Per l’occasione su costruito il Palazzo di Cristallo. La fiera era stata voluta dal marito della Regina Vittoria, il Principe Alberto.

(10) In realtà la regina Vittoria e il suo consorte ebbero 9 figli. Ma nel 1851 ne avevano ancora 7. Gli altri due nacquero, uno nel ’53 e l’altro nel ’57, per questo ne nomino solo sette.
 
 
 
 
Chiedo umilmente scusa per l’assenza ma ho avuto un po’ da fare ( soprattutto con la fisioterapia al collo. Ricordate lo stiramento? Ebbene non se ne va quindi mi faccio martoriare amabilmente il collo dal medico) e non ho avuto proprio tempo nemmeno per leggere le vostre storie. Mi sono dedicata solo alla storia nel tempo libero. Mi rifarò nei prossimi giorni ^_^
 
Ok…se qualcuno mi avesse chiesto : Faby com’era la medicina 100 anni fa? Io avrei risposto : i medici curavano tutto con salassi e sanguisughe…MA QUANTO MI SBAGLIAVO!!!! Ammetto la mia ignoranza!
Sinceramente non credevo che fossero così avanzati in campo medico. La scoperta del cancro risale addirittura al 3000 a.c. Io pensavo fosse una scoperta più recente a dir la verità.
In questi giorni di ricerche mi sono fatta una vera e propria cultura con la storia della medicina.
Anche se devo confessarvi di essermi data una grossa zappa sui piedi con questa storia perché le ricerche erano più ardue del solito dato che il periodo trattato non è dei più facili. L’800 è stato il bum delle rivoluzioni scientifiche. Trovare i medici che mi servivano, le diagnosi e le cure dell’epoca, credetemi…mi ha portato via parecchi giorni ( e pazienza ). Ma tutto sommato credo di essere riuscita a farcela senza sparare castronerie. Certo ammetto che una craniotomia in quell’epoca era parecchio pericolosa ( lo è tutt’oggi)  ma consentitemi la tipica botta di cu** per Kagome ^_^ infondo in molti sopravvivevano ^_^
Perfino la craniotomia è più vecchia di quel che pensassi. La si praticava già nella preistoria come rito propiziatorio, e pensate che oltre il 90% delle persone sottoposte a tale rito sopravviveva tranquillamente. E pensare che oggi si muore perché ti ficcano dentro una bambina di due anni un catetere di dimensioni sbagliate, oppure per il parto, oppure per togliere delle tonsille…mah. Invece di progredire, regrediamo…
Eh beh…dopo aver come sempre esposto i miei pensieri benevoli (???) sulla nostra “bella e giusta” società vi lascio.  Devo riprendere con le altre storie, e magari studiare un po’ di criminologia per Perfect Romance. Devo pensare bene come incastrare l’elettricista pedofilo ^_<
Grazie per aver seguito anche questa storia.
Baci baci Faby <3 <3 <3 <3 <3 <3 <3 



 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2082922