I didn't think it could happen.

di DreamingAdelaide
(/viewuser.php?uid=228879)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'arrivo ***
Capitolo 2: *** In piazza ***
Capitolo 3: *** Lavoro, amiche e... ***
Capitolo 4: *** L'inaugurazione ***
Capitolo 5: *** Al supermarket ***
Capitolo 6: *** Il prefesta ***
Capitolo 7: *** La Festa ***
Capitolo 8: *** Ma io cosa provo? ***
Capitolo 9: *** Domenica ***
Capitolo 10: *** Coinquilini ***
Capitolo 11: *** Un compleanno con sorpresa ***
Capitolo 12: *** The worst Friday ever ***



Capitolo 1
*** L'arrivo ***


1

 
L’aereo era appena decollato portandomi lontano dalla mia monotona routine. La mia città era bellissima ma, dopo diciotto anni, ne avevo abbastanza. Adoravo cambiare spesso e quella città ormai mi puzzava di vecchio.
Fremevo dalla voglia di arrivare a destinazione anche se ad aspettarmi c’era solo una completa sconosciuta. Ero riuscita a contattarla grazie ad un insegnante della mia scuola e si rese subito disponibile ad ospitarmi finché non avessi trovato un lavoro fisso, imparato l’inglese - l’impresa più difficile - e racimolato abbastanza soldi per poter affittare una casa.
Mentre ero sull'aereo, calcolai che mi ci sarebbero voluti due o tre mesi al massimo. Almeno cosi speravo.
Le nuvole sembravano fatte di zucchero filato e il cielo era il suo immenso contenitore. Era tutto cosi meraviglioso da lassù.
Ascoltai la musica per tutto il viaggio. La musica mi proiettava in un mondo tutto mio, diverso dagli altri passeggeri. Come se io non ci fossi su quell'aereo. Non mi accorsi nemmeno delle ore passate finché l’aereo non atterrò.
Scarrozzai la mia valigia alla ricerca di qualcuno che cercasse me. C’era un movimento pazzesco in quell’areoporto, come se stesse per arrivare qualche persona famosa. Ad ogni angolo c’erano ragazze sedute a terra e frementi.
D’un tratto, qualcuno mi toccò una spalla. Una signora, bionda e snella, alta poco più di me, mi sorrise. «È lei la signora Jackson?» chiesi con il mio inglese stentato.
«Proprio io. È un piacere conoscerti» rispose sorprendendomi con un perfetto italiano. Mi sentii improvvisamente leggera e a casa e le sorrisi.
Parlammo di noi per tutto il tragitto verso casa sua. mi disse che viveva a Londra da soli sette anni e che era originaria di Siracusa; non aveva una ventina d’anni come pensavo, bensì trentacinque; era sposata e aveva una figlia di due anni.
Appena arrivammo, il marito prese la mia valigia e la portò in quella che sarebbe stata la mia camera mentre lei mi mostrò la casa. Dove aver girato l'intera villetta a due piani, mi mostrò la mia camera. Era bellissima, tutta lilla e viola. Scoprii in seguito che ogni stanza aveva il proprio bagno, il che mi permetteva di passarci ore chiusa a prepararmi, se mai avessi trovato qualcuno con cui uscire mentre ero lì.
«Ti piace?»
«È stupenda, la trovo molto personalizzata per essere una camera degli ospiti però»
«In effetti, questa sarà la stanza di mia figlia. Per il momento è troppo piccola e poi nella stanza degli ospiti c’è un parente di mio marito»
Annuii guardandomi intorno poi dissi: «Grazie mille per la sua ospitalità signora Jackson»
«Per me è un piacere ospitare una ragazza cosi ben educata, ma non chiamarmi signora. Dammi del tu e chiamami Katia, altrimenti mi fai sentire vecchia»
Le sorrisi e lei mi lasciò disfare la valigia. Era una sola, quindi non ci misi molto. Non avevo portato con me molte cose perché volevo cominciare da capo la mia vita lontano da casa.
Subito dopo, preparai un cambio d'abiti e mi fiondai sotto la doccia. Il clima londinese era molto diverso da quello tipico del sud Italia e l’acqua calda sulla pelle fu un sollievo.
Dopo circa quindici minuti, Katia mi chiamò per la cena. Indossai un jeans, una maglia blu e le converse dello stesso colore.
Entrata nella sala da pranzo, rimasi imbambolata in presenza del marito di Katia. Lei si accorse del mio imbarazzo e mi presentò suo marito, Richard.
Era un irlandese trasferitosi a Londra, ma conosceva molto bene anche l’italiano e lo spagnolo. Amava leggere e mise a mia disposizione la sua biblioteca. «Se mai avrai voglia e tempo di leggere» mi disse.
Iniziarono a raccontarmi un po' della loro vita. Si erano visti la prima volta in una libreria. Erano alla cassa e avevano comprato lo stesso libro. Si guardarono e si sorrisero. A distanza di pochi giorni si incontrarono in un bar. Si riconobbero e iniziarono a parlare.
Continuarono a lungo a parlarmi di loro, quando mi accorsi che mancava qualcuno. «Richard, ma quel tuo parente non cena con noi?»
«Non è proprio un parente. È il figlio di un amico. Comunque, passa più tempo con gli amici che con noi. A volte dorme anche fuori e passa solo a cambiarsi»
Annuii e iniziai a chiedermi come avesse conosciuto il suo amico ma non feci altre domande per non sembrare una ficcanaso.
Finito di cenare, aiutai Katia a sparecchiare e a rimettere a posto la cucina per poi chiudermi in camera mia.
Mi tolsi i vestiti di dosso e mi lanciai sul letto. Mi sentivo cosi libera quando ero seminuda. Strano a dirsi, ma era cosi. Era una bella sensazione.
Improvvisamente bussarono alla porta. Raccolsi subito i vestiti dal pavimento e li indossai velocemente gridando: «Un attimo!».
Quando fui certa di essere presentabile, mi sedetti sul letto e gridai: «Avanti».
Katia aprì la porta ed entrò con una grossa borsa nascosta male dietro la schiena.
«Ce ne hai messo di tempo!»
«Mi… stavo cambiando» mentii.
Mi guardò con aria interrogativa, poi alzo le spalle e riprese con il suo discorso.
«Ho pensato di comprarti qualcosina»
«Ma no Katia, non dovevi!»
«Non è nulla di che, solo dei regalini».
Sorrise e mi mostrò la borsa. Era una tracolla blu su cui c’era la bandiera dell’Inghilterra. Non sembrava poi cosi grande come da lontano.
Il mio viso si illuminò. «Questo è il primo»
La presi fra le mani. «É bellissima!»
«Guarda dentro».
Aprii la borsa e dentro ci trovai una maglietta blu a righe rosse, uno shorts di jeans e un’altra maglietta bianca a pois neri.
«Non riesco a trovare parole per ringraziarti!» esclamai precipitandomi ad abbracciarla.
«Questo abbraccio è il tuo miglior ringraziamento. Ora ti lascio riposare un po'. Domani, se vuoi, ti do qualche ripetizione d’inglese per prepararti ai tuoi colloqui di lavoro. Potrei trovarti qualche corso qui in giro, se ti fa più comodo»
«Non voglio causarti tutto questo disturbo. Posso anche andare da sola a cercare qualche corso»
«Non essere sciocca! Adesso è come se fossi una di famiglia e mi fa piacere aiutarti. Perciò domani ti aiuto con l’inglese e poi andiamo in giro per Londra. Qual è il miglior modo per imparare l’inglese se non sul campo?»
«Tu sapevi parlare bene quando sei arrivata qui?»
«Per niente! Ero la migliore della mia classe alle superiori eppure non riuscivo a capire un’acca di quello che dicevano. Gli inglesi parlano cosi veloce che ci misi circa due mesi per imparare a capirli»
Sbuffai e mi lasciai andare sul letto. «Non ce la farò mai!»
«Non scoraggiarti, l’apprendimento varia di soggetto in soggetto e potresti metterci meno tempo. E poi io ero sola quando sono arrivata, non c’era nessuno ad aiutarmi. Tu hai me. Sto cercando di alzati il morale, ci sto riuscendo?» disse tutto d’un fiato e mi fece sorridere.
Ci pensai un po'. Cosa mi costava provarci? Ormai ero lì, era inutile restare a lamentarsi.
«Domani a che ora?» chiesi.
Mi sorrise. «Appena ti svegli, così abbiamo tutto il tempo di andare in giro. Buonanotte» uscì dalla stanza lasciandomi sola.
Riposi i miei nuovi vestiti nell'armadio, mi spogliai e mi misi a letto. Iniziai a fantasticare sulla mia nuova vita a Londra, immaginando un mucchio di cose che avrebbero potuto accadermi. Fantasticai su un probabile fidanzato, simpatico, divertente, con un’infinita voglia di vivere e di divertirsi ma che sappia essere serio nei momenti giusti. Magari con gli occhi chiari che io adoro tanto. Fra un pensiero e l’altro mi addormentai.




Writer's corner:
Hello!!!! Salve a tutti!!! Questa è la mia prima FF quindi trattatemi bene XD 
Il primo capitolo è una specie di introduzione ma dal secondo capitolo la storia diventerà un pò più.... movimentata!
Quindi vi aspetto in tanti a leggere il 2° capito!
Cercherò di aggiungerlo presto!!
BYEEEEEEEEEEEE ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** In piazza ***


2

 
Sembrò essere passato pochissimo tempo quando suonò la sveglia che segnava le sette.
Era ancora presto e io morivo dal sonno, così impostai la sveglia alle dieci per dormire ancora un po' ma continuavo a svegliarmi ogni mezz'ora. Alla fine, mi alzai dal letto e andai alla finestra. Il cielo non era dei più limpidi ma era abbastanza soleggiato, e questo bastava. Feci una doccia calda, indossai un paio di jeans con la maglia a righe che mi aveva regalato Katia e le converse blu.
Aprii l'armadio per guardarmi allo specchio. I vestiti andavano bene ma il mio viso aveva un aspetto orribile. Ero pallida e avevo le occhiaie a causa del poco sonno.
Rimasi a guardarmi per un po', poi ebbi un'illuminazione: «Trucco! Mi serve del trucco»
Coprii le occhiaie con il correttore, poi misi il fard la matita per gli occhi e il mascara.
«Ora sto molto meglio» commentai tornando a specchiarmi. Aprii la porta e mi fermai ad osservare quella della stanza di fronte alla mia. Era ancora chiusa e silenziosa. Mi chiesi se sarei mai riuscita a conoscere quel ragazzo prima di lasciare quella casa. Lasciai perdere quel pensiero e scesi al piano di sotto.
In cucina c'era Katia che preparava la colazione.
«Buongiorno Inglesina. Cosa preferisci per colazione?»
«Di solito faccio colazione con latte e cereali»
«Benissimo. Nel mobile dietro di me ci sono i cereali. Ora ti porto il latte. Ci metti qualcosa dentro? Caffè, cioccolato, vaniglia, cannella»
«Solo latte, grazie»
Presi i cererai dal mobile e andai a sedermi al tavolo. Poco dopo, scese anche Richard. Indossava un pantalone classico con camicia, giacca e cravatta.
Lo guardai un po' perplessa, chiedendomi che lavoro facesse. «Sono un avvocato e gestisco uno studio mio» spiegò come se mi avesse letto nella mente.
«Come hai capito che volevo chiedertelo?»
«Sei come uno specchio:rifletti negli occhi tutto ciò che pensi»
Katia si sedette al tavolo con noi e facemmo colazione. Richard mi spiegò un po' del suo lavoro, tanto immerso nel suo racconto da non accorgersi di essere in ritardo.
«Richard, ma non dovevi essere in ufficio a quest'ora?»
«Oh, bè. Dovrei essere lì ma non succede niente se ritardo un po'. Philip aprirà l'ufficio al posto mio»
«Richard» lo rimproverò Katia, proprio colme si farebbe con un bambino.
«Va bene, vado» alzò le braccia in segno di resa.«Finiremo il discorso stasera Ade» disse precipitandosi fuori dalla porta.
Restammo in silenzio giusto il tempo di finire la colazione, poi Katia parlò. «Mi è venuta un'idea grandiosa. Che ne dici se sparecchiamo in inglese?»
«In che senso?»
«Io ti dico cosa fare in inglese e tu lo fai»
«Mi sembra divertente. Dai, iniziamo»
Lei iniziò a dirmi cosa fare. La metà delle cose che mi diceva, era incomprensibile e più di una volta le dovetti chiedere di parlare lentamente. Alla fine, riuscii a fare tutto quello che mi disse.
«Molto bene. Un po’ zoppicando ma ci sei riuscita»
«È stata dura capirti. Parlavi veloce e con un accento persino più strano di quello della mia professoressa»
«Oh, immagino. Comunque, non è finita qui. Ora ci esercitiamo un po’ nella conversazione»
Passammo circa un’ora a chiacchierare, insegnandomi tanti vocaboli e forme dialogali. Ogni volta che sbagliavo, facevo delle strane facce e Katia scoppiava a ridere.
«Ora usciamo. Ho voglia di un gelato, tu?»
«Ehm... si, credo di si»
Uscimmo di casa e camminammo fino ad arrivare in una piazza piena di negozi. Lì le ragazze si vestivano davvero in modo strano. E pensare che ero sempre stata io quella strana!
Era davvero tutto cosi bello e mi sembrava un miracolo poter stare lì.
«Che gusto lo vuoi?»
«Cosa?» trasalii.
«Il gelato, che gusto lo vuoi?»
«Oh, uhm... credo che lo prenderò nocciola e... panna»
«Va bene. Aspetta qui che torno subito»
Rimasi da sola, imbambolata al centro della piazza con la piccola Sophie che giocava con una bambola.
«Scusami» sentii mentre mi picchiettavano sulla spalla.
Mi voltai per vedere chi mi aveva chiamata. La mia schiena s’irrigidì. Era un ragazzo alto, con i capelli castani ricci, gli occhi verde smeraldo e due bellissime fossette ai lati di un brillante sorriso.
«Ciao. Ehm... so che non ci conosciamo  e che non è convenevole chiedertelo ma...»
«Scusami, stop. Potresti ripetere lentamente? Sono italiana e faccio fatica a seguirti»
«Wow! Sei italiana! L’Italia è un paese magnifico»
«Già, ma mai quanto Londra»
«Oh bé si, anche Londra è bella. Comunque, volevo chiederti se ti andava di fare una foto»
«Cosa?» credetti di aver capito male.
«So che ti sembrerà strano ma ho fatto una scommessa con un mio amico. Allora?»
«Solo se posso scattarne anch’io una con la mia fotocamera»
«Fantastico! Vieni con me»
Mi prese per mano per portarmi con sé ma io lo fermai. «Aspetta! Non posso lasciare la bambina qui»
«Vai pure, piccola» intervenne Katia tornando. «Ci sono io con Sophie»
Il ragazzo mi prese per mano e mi portò con sé.
Vedendoci avvicinare, l’altro ragazzo sorrise. «Non posso crederci che l’hai fatto davvero! Io sono Louis, piacere»
«Oh, giusto! Io sono Harry»
«Adelaide» strinsi la mano ad entrambi.
«Sbaglio o non sei inglese»
«Non sbagli. È italiana» spiegò Harry
«Whooh!  Fantastico! Io adoro l’Italia»
«E stiamo a quota due»
«Come mai sei a Londra?» chiese Louis, il più curioso dei due probabilmente.
«Bè, io ho sempre adorato Londra ed eccomi qui»
«Capisco. Quanti anni hai?» mi chiese guardando Harry.
«Diciotto. Lì ho compiuti un mese fa circa»
«È quasi una tua coetanea Harry!» gli circondò le spalle con un braccio stringendolo forte ed Harry abbassò lo sguardo non poco imbarazzato.
«Già. Bé, la scattiamo questa foto?» prese il suo telefono, lo diede al suo amico e mi si avvicinò. Louis scattò la foto con il telefono, poi io gli porsi la mia fotocamera con la quale fece lo stesso.
«Però voglio anch’io una foto con lei!»
«E io voglio una foto con entrambi»
«Va bé, adesso scatto una foto a te e Louis. Dopo penseremo a come farne una tutti insieme»
Anche Harry scattò una foto con il suo telefono e con la mia fotocamera.
«Perché non chiedete se qualcuno ci scatta una foto?» proposi.
Loro due si guardarono. «Ehm... perché non chiedi tu?» suggerì Louis.
«Già, cosi ti eserciti» proseguì Harry.
«Ma io non come fare... ho un’idea! Seguitemi».
Partii spedita verso la gelateria, seguita da i due ragazzi. Frugai con lo sguardo fra le persone finché non trovai chi cercavo.
«Katia» la chiamai avvicinandomi. «Ci scatteresti una foto?»
«Certo! Mettetevi in posa».
Mi precipitai fra loro due che, poco prima che Katia scattasse, si voltarono a baciarmi le guancie.
«Siete venuti proprio bene. Ti aspetto nel parco qui vicino, così Sophie si distrae dando da mangiare alle oche del laghetto»
«Va bene Katia».
Katia si allontanò ed io subito controllai la nostra foto che, effettivamente, era venuta proprio bene.
«Quasi, quasi, la uso come immagine del profilo su facebook»
«Fa vedere» disse Louis avvicinandosi seguito da Harry.
Li guardai attentamente e rimasi incantata dalla loro bellezza. Erano davvero stupendi.
«Adelaide...» iniziò Harry.
«Si?» trasalii.
«Bé, ecco... mi chiedevo se...»
«Non ti ho mai visto cosi impacciato. Sicuro di essere Harry Styles?»
«Grazie Louis, sei un amico. Quello che cercavo di dire è se ti va di scambiarci i numeri di telefono, cosi rimaniamo in contatto»
«Bella idea Styles!» commentò Louis.
«Per me va benissimo. Però io ho ancora il numero italiano. Credo che prenderò presto un numero inglese però. Appena lo cambio, vi chiamo»
Loro annuirono. Sperai di essermi spiegata bene. Ci scambiammo i numeri e ci salutammo.
Raggiunsi Katia al parco. Sophie sorrideva divertita dalle oche del laghetto mentre Katia sbriciolava dei cracker per loro.
«Non sapevo che avessi degli amici a Londra»
«Amici?»
«Si, quei due ragazzi»
«In verità, li ho conosciuti mentre ti aspettavo. Avevano fatto una scommessa per cui il riccio doveva chiedermi di fare una foto. Per il resto, so solo che si chiamano Harry e Louis»
«Sai, quei due ragazzi avevano un’aria familiare. Mi pare di averli già visti da qualche parte».
Restammo per un po’ sedute su una panchina, poi ce ne tornammo a casa.
«Casa dolce casa!» esclamò Katia.
«Oggi Sophie ti ha fatta penare parecchio»
«Già, ma sono felice che sia cosi vivace. Con lei non ci si annoia mai. Ora preparo la cena, tu cosa hai intenzione di fare?»
«Volevo usare il computer ma non ho la connessione a internet»
«Usa la nostra, ti do la password».
Andai nella mia camera e mi stesi sul letto accendendo il pc. Caricai le foto e le misi tutte su facebook. Mi soffermai a guardare quella in cui stavamo tutti e tre insieme e mi scappò un sorriso. Erano davvero due bei ragazzi. La impostai come immagine del profilo e spensi il computer per andare a cena



My Space:

Ed ecco il secondo capitolooooo :P salveeeeeee!
spero che vi piaccia! se volete recensite! mi fa piacere se qualcuno recensisce! :P
metterò presto il terzo capito, è un pò lunghetto vi avverto (maledetta me che scrivo troppo XD)
a prestoooooooo ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Lavoro, amiche e... ***


3

 
Era già passata una settimana da quando ero arrivata a Londra. Grazie a Katia avevo imparato tante cose ed ero quasi riuscita a conversare liberamente con gli inglesi.
Harry e Louis non si fecero sentire neanche una volta. Forse avevo sbagliato io a spiegarmi e loro aspettavano che li chiamassi ma, in quel periodo, non avevo tempo per ragionare sul loro comportamento.
Avevo colloqui di lavoro quasi tutti i giorni e, contemporaneamente, studiavo l’inglese.
«Non ti stai caricando troppo?» chiese Richard un giorno.
«Se non ce la facessi, non continuerei a farlo. Non sono il tipo di persona che si carica di lavoro per poi non riuscire a seguirle»
«Però la sera sei cosi stanca che non hai la forza di uscire» fece poi notare Katia.
«È vero, ma è anche vero che non conosco ancora nessuno qui. Non mi sembra il caso di uscire da sola»
«E quei due ragazzi?»
Abbassai lo sguardo. Era riuscita a colpire nel segno. «Non li ho più sentiti»
«E come mai?»
«Non lo so. Non mi hanno richiamata»
«Forse sono molto occupati. Anche tu lo sei stata e anche tu non ti sei fatta più sentire»
«Lo so che ho sbagliato, ma sono stati loro a chiedermi il numero. Io ho solo detto che, appena l’avessi cambiato, li avrei chiamati per farglielo sapere».
Il cellulare squillò e credetti fossero loro. Ci rimasi un po’ male quando scoprii che era l’ennesima telefonata per un colloquio di lavoro. Ci mettemmo d’accordo per incontrarci la mattina seguente.
«Altro colloquio?» chiese Richard bevendo il suo caffè.
«Già. Domani devo incontrare il proprietario di un locale. Speriamo bene stavolta».
Cenai velocemente e mi chiusi in camera. Avevo voglia di rilassarmi e ascoltare buona musica. Accesi il pc, scelsi la musica da ascoltare e mi connettei a facebook. Avevo un mucchio di notifiche ma quelle che mi colpirono di più furono di ragazze, che nemmeno conoscevo, che avevano commentato la mia foto con Harry e Louis. Scrivevano che ero fortunata, che mi invidiavano, ma anche che non dovevo farmi troppe illusioni, che non dovevo avvicinarmi a loro, che erano gelose, che mi odiavano e insulti vari.
Non riuscivo a capire cosa avessi fatto di male. Contattai una delle ragazze, una delle poche che non mi aveva insultata, per avere spiegazioni.
“Hai una foto con loro e non sai chi sono? Oddio! Il colmo!”
“Sono famosi”
“Oddio! Controlla su twitter e poi ne parliamo”.
Questo suo essere misteriosa mi fece incuriosire, così mi iscrissi subito a twitter. Cercai prima Harry di cui conoscevo il cognome. Rimasi stupita dalla quantità di ragazze che gli scrivevano e di quante lo seguissero.
One Direction. Questo nome sbucava ovunque. Feci una ricerca e scoprii che era una band anglo-irlandese, e quale fu il mio stupore quando, fra i componenti, trovai i loro nomi. Louis Tomlinson e Harry Styles.
Rimasi per dieci minuti buoni con lo sguardo perso nel vuoto.
Ovvio che Katia li conoscesse e ancora più ovvio il fatto che non mi avessero chiamata nemmeno una volta.
Lasciai un tweet a Harry in cui spiegavo chi ero e spensi il computer. D’un tratto, ebbi la sensazione che non avrei dovuto contattarlo.
Feci una doccia veloce e andai a letto.
Il giorno dopo mi svegliai presto, mi preparai e uscii di casa. Avevo fatto sette colloqui di lavoro eppure avevo l’ansia ogni volta. Arrivata al locale, notai due ragazze che aspettavano sedute ad un tavolo, non meno agitate di me.
«Scusate, dovrei fare un colloquio di lavoro»
«Benvenuta nel club!» disse una, mentre l’altra si alzò e mi porse la mano.
«Io sono Anne, piacere»
«Piacere mio, io sono Adelaide»
«Io Lauren» intervenne la ragazza che era rimasta seduta.
Chiacchierammo un po’ poi arrivò il proprietario che ci informò che eravamo state assunte e che avremmo iniziato a lavorare nel giro di una settimana, appena avrebbe inaugurato il locale.
Esultammo come pazze e ci abbracciammo. Decidemmo di uscire insieme per andare in un locale lì vicino per brindare al nostro successo.
Tornai a casa strafelice e Katia capì subito che era andata bene, così andammo a mangiarci un gelato per festeggiare.
Tornati a casa, accesi subito il pc e mi connettei a twitter. Con mia grande sorpresa, ero stata seguita non solo da Harry e Louis – con tanto di scuse per non essersi più fatti sentire – ma anche dagli tre componenti della band, senza far caso ai loro nomi.
Mi ritrovai di nuovo a fissare il vuoto e pensai che le loro fan pagherebbero per essere al mio posto.
Escludendo loro cinque, mi avevano seguita dieci ragazze loro fan e un ragazzo davvero molto carino di nome Ryan.
Misi via il computer e andai a pranzo.
«Ti vedo davvero felice ora. Quando inizi a lavorare?» mi chiese Katia.
«La settimana prossima. È un nuovo locale»
«Lavorerai fino a tardi?»
«Dipende dai turni. Credo che qualche turno fino a tardi ce l’avrò»
Finito di pranzare, io e Katia facemmo di nuovo il gioco dello “sparecchiare in inglese”. Ero assolutamente migliorata, ed ero a Londra da solo una settimana. Direi che era strabiliante la mia velocità di apprendimento da quando ero lì.
Dopo, Katia mi costrinse a studiare ancora. Fortunatamente, mi lasciò liberà dopo poco tempo per permettermi di prepararmi.
Dopo un’ora e mezza chiusa in bagno a prepararmi, uscii di casa per dirigermi al luogo dell’appuntamento
Mentre camminavo, mi assalì un dubbio. Iniziai a rovistare nella borsa, maledicendomi di averne scelta una cosi grande e non guardando dove andassi.
Improvvisamente mi scontrai con qualcuno: io persi l’equilibrio e la mia borsa cadde lasciando uscire tutte le cose che conteneva.
«Scusami, non guardavo la strada»
«Non scusami tu. Guarda che casino»
Mi accorsi subito che era una voce maschile ma non alzai lo sguardo finché non rimettemmo tutto nella borsa.
Sorrisi. «Grazie mille» dissi guardandolo.
Rimasi pietrificata dinnanzi ai suoi occhi azzurri.
«Figurati. Era il minimo».
Il mio sguardo passò dai suoi occhi al suo meraviglioso sorriso. In quel momento, il mio cuore perse un battito.
«N-no, è colpa mia che non guardavo la strada»
«Non preoccuparti, non è successo nulla di grave. Io sono Niall» mi porse la mano.
Ci misi un po’ di tempo a recepire il messaggio ma poi ricambiai il gesto. «Adelaide»
«Davvero un bel nome» si rialzò da terra pulendosi con le mani le ginocchia impolverate.
«Ora devo andare. Devo fare una corsa a casa che poi i miei amici mi aspettano»
«Oh ti capisco. Anche le mie amiche mi aspettano e sono anche in ritardo»
Mi sorrise poi lo vidi mordersi le labbra. Il mio cuore perse l’ennesimo battito. «Scusami la curiosità, cosa cercavi cosi caoticamente nella borsa?»
«La borsa? Si certo. Cercavo le chiavi di casa. Probabilmente farò tardi e non voglio svegliare la famiglia che mi ospita»
«Capisco. Bé, devo proprio andare adesso. È stato un piacere parlare con una ragazza normale»
«Normale? Che vuoi dire?»
«Niente, niente perdonami. Ciao»
«Ciao» dissi mezza imbambolata a guardarlo andare via.
Iniziai a correre per strada perché ero in superritardo. Quella frase mi aveva lasciata piena di pensieri tanto che pensai: “Se anche lui era un cantante famoso e non lo sapevo, mi incavolo sul serio”.
Arrivai al luogo dell’appuntamento appena in tempo. Anne e Lauren erano appena arrivate.
Mi portarono in una pizzeria italiana, per farmi sentire a mio agio.
Ci sedemmo ad un tavolo in un angolo della sala ed iniziammo a raccontare di noi, della nostra vita, di come passavamo il nostro tempo libero, delle nostre passione e dei nostri hobby.
«Vi piacciono i One Direction?» dissi quasi sorpresa di aver trovato delle directioner.
«Da morire!» esclamò Anne
«Non ci siamo mai perse un concerto o un cd» continuò Lauren, poi fece la fatidica domanda: «A te non piacciono?»
«Devo essere sincera, non è che sia proprio una fan. Li conosco, cioè li ho sentiti qualche volta in radio e su twitter» blaterai.
Preferii non dire che conoscevo Harry e Louis, ma la mia presunzione chiedeva di essere sfamata.
«Pensa che tutti e cinque mi seguono su twitter»
«Che fortuna che hai! A noi non hanno mai risposto neanche a un tweet» disse quasi piagnucolando Lauren mentre Anne si limitò ad annuire.
Arrivarono le nostre pizze e cominciammo a mangiare. Fui felice che il fosse caduto lì perché, esattamente come la presunzione, anche l’umiltà voleva la sua parte.
D’un tratto, Anne interruppe il nostro silenzio.
«Non è giusto però. Tu non hai mai ascoltato le loro canzoni. Non sei una directioner. Perché seguono te e non altre fan che morirebbero di gioia?»
«Li avevo seguiti io per prima e loro hanno ricambiato. Lo so, sto peggiorando la situazione, ma ti assicuro che io sono rimasta veramente stupita. E poi, non è che non li ho mai ascoltati, solo che non conosco le parole delle canzoni»
«Hai ragione Ade. Perdona il nostro nervosismo. È solo che, per quanto ci proviamo, loro non ci hanno mai calcolate»
Facemmo cadere di nuovo il discorso.
Finito di mangiare, pagammo il conto e uscimmo.
«Cosa facciamo ora?»
«Andremo in un locale qui vicino. È davvero carino te lo assicuro» spiegò Anne.
«Lascia fare a noi» concluse Lauren.
Mi lasciai guidare da loro e, in poco tempo, arrivammo ad un locale con una lunga fila per entrare.
«Cavolo!» esclamò Lauren.
«Di solito non c’è cosi tanta gente» disse sospettosa Anne.
Stemmo in fila per circa un’ora prima di poter entrare.
«Finalmente!» esclamammo quasi all’unisono.
Ci avvicinammo al bar ed ordinammo un drink.
Ballammo con dei ragazzi e girammo per tutto il locale.
D’un tratto vidi un ragazzo dai capelli ricci e, stranamente, sperai con tutte le mie forze che non fosse Harry. Poi vidi Louis ed ogni mio dubbio crollò. Il cuore mi esplose all’improvviso emanando un calore anomalo per tutto il corpo.
Mi nascosi dietro una colonna del locale.
«Ade, ma che fai?» chiese Anne corrugando la fronte.
«Oh ehm, niente mi riposavo. Facciamo un altro giro del locale?»
Sorrise. «Ci hai preso gusto, eh? Andiamo»
Tornammo al bar dove trovammo Lauren intenta a bere il suo quarto drink. Né prendemmo un altro anche noi.
Mi dispiaceva allontanarle dai loro idoli, ma c’era qualcosa dentro di me che mi spingeva a scappare. Come se non fossi pronta a rivederli. A rivederlo.
«Avete mai incontrato i ragazzi?» dissi voltandomi verso Lauren, facendo in modo che mi vedesse.
«No, purtroppo no. Siamo state nei loro locali preferiti, ai loro concerti e ovunque potessero essere ma niente!»
«Ma che li incontrassimo una volta!» s’intromise Anne.
«E... questo è uno dei loro locali preferiti?» chiesi senza riferirmi a una delle due in particolare.
«Si, è uno dei più frequentati da loro»
Mi portai una mano alla fronte. Avrei dovuto aspettarmelo.
«Hey, tutto bene?» chiese a un tratto Lauren
«Bene, bene. Mi gira solo un po’ la testa»
«Vuoi andare a prendere una boccata d’aria?» propose Anne
«Si, è una bella idea. Tu controlla che Lauren non chieda altri drink perché sta bevendo un po’ troppo»
«Va bene. Ci vediamo fra un quarto d’ora qui allora»
Annuii e mi diressi verso l’uscita. Stavo per uscire quando mi sentii chiamare. «Ade!»
Riconobbi la voce e mi voltai di scatto. Sentii un brivido caldo percorrermi la schiena. «Harry! Che ci fai qui?»
«Sono qui con... gli altri»
«Io stavo uscendo a prendere una boccata d’aria. Ci vediamo dopo magari» dissi velocemente per andare subito via.
Lui mi afferrò per una mano. «Aspetta, aspetta, aspetta»
Sorrisi voltandomi. «Si, dimmi»
«Mi... mi dispiace di non averti detto della band. Ho notato che tu non ci conoscevi e cosi ho preferito non dirti nulla. É stato bello parlare con te proprio perché non ci trattavi come alieni ma come persone. Poi, alcune fan sono davvero invadenti e tu hai i nostri numeri e...» sospirò profondamente e mi guardò negli occhi.
Distolsi lo sguardo. «Non hai bisogno di scusarti. È normale che tu abbia dubitato di una completa sconosciuta e che, per una volta, abbia voluto allontanarti dalla fama della band. Dieci milioni di fan non sono pochi. È tutto apposto» dissi senza farlo continuare.
Fece un sospiro, stavolta di sollievo. «Sono felice che tu abbia capito» sorrise ma poi il suo volto divenne improvvisamente strano. «Hai... un bell’orecchino»
«Grazie! Sai, sono i miei...» mi bloccai all’istante. Forse avevo capito male. Mi toccai svelta i lobi: l’orecchio destro era libero. «Cazzo! Ne ho perso uno»
Sentii l’agitazione salire. Iniziai a perlustrare il pavimento. «Che sfiga! Erano i miei preferiti»
«Vuoi che ti do una mano a cercarlo? Giriamo un po’ nel locale e vediamo se»
«No!» lo interruppi. «Sono qui con due amiche directioner e non sanno che conosco te e Louis e che siete qui»
«Prima o poi ci troveranno, non credi?»
«No perchè gli ho chiesto di aspettarmi al bar»
Fece un sorriso sghembo. «E perché gli hai chiesto di aspettarti al bar?»
«Fregata!» canticchiai. «Prima vi ho visti e... io volevo venire a salutarvi, ma loro non sanno che vi conosco. Non potevo avvicinarmi» sospirai e lui rise.
«Sembro cosi stupida»
«No, siamo noi gli stupidi. Ci siamo preoccupati di un qualcosa che non c’era. Non hai detto alle tue amiche che ci conosci?»
«No. Non so neanche io perché non l’ho fatto»
Sorrise. «Sei fantastica»
«Mai quanto voi. Ho sentito le vostre canzoni e vi trovo fantastici. Se incontrassi il resto della band neanche li riconoscerei ma avete delle splendide voci»
«Questo è il complimento che ogni cantante vorrebbe sentirsi dire»
Ci guardammo negli occhi sorridendo per una manciata di secondi, poi mi squillò il cellulare.
«Cavolo!» esclamai. «Le mie amiche hanno deciso di andare via e mi stanno raggiungendo fuori. Devo farmi trovare lì»
«Va bene. però non facciamo come l’altra volta che non ci sentiamo più»
«Non faccio mai due volte lo stesso errore. Scappo. Magari ci vediamo dopo, ciao!» gli schioccai un bacio sulla guancia e corsi fuori.
Mi sedetti su un muretto poco lontano dal portone e aspettai che loro uscissero.
«Ade,ti senti meglio?» chiese Anne.
«Si, decisamente» sorrisi.
«Noi torniamo a casa, tu che fai?»
«Oh ehm, io rimango ancora un po’. Ho conosciuto un ragazzo e vorrei provare a ritrovarlo»
«Va bene. Divertiti con questo ragazzo» disse maliziosa Lauren.
Si allontanarono. Non mi avevano detto niente, quindi non avevano incontrato Harry.
Tornai nel locale e lo cercai dappertutto ma, quando lo trovai, maledii me stessa per non essere tornata a casa con le altre: stava baciando una ragazza.
Feci per andarmene ma qualcuno mi fermò: era Louis.
«Adelaide!»
«Hey Louis, da quanto tempo!» finsi di essere allegra.
Mi abbracciò e mi strinse forte. Rimasi per un po’ imbambolata, poi ricambiai.
«Se Harry ti vedesse, scoppierebbe di gioia» esclamò frizzante come al solito.
«Certo, come no. Tu chiediglielo, poi mi fai sapere cosa ti dice» dissi spontaneamente acida.
«È successo qualcosa?»
«No, è tutto ok. Mi gira un po’ la testa»
«Vuoi che ti chiamo un taxi?»
«Non ti preoccupare, abito qui vicino. Ciao Louis, ci sentiamo»
«Ciao Ade, fatti sentire ogni tanto»
Risposi con un sorriso e uscii dal locale. Non avevo né fretta né voglia di tornare a casa. Mi sentivo come se fossi delusa, perché forse avevo davvero creduto di poter avere una chance con Harry.
 
Louis
Sapevo che qualcosa non andava. Adelaide aveva avuto uno strano comportamento appena le avevo nominato Harry, ma ancora volevo vederci chiaro.
Raggiunsi gli altri e vidi Harry baciare una ragazza dai capelli rossi.
Tutto mi sembrò chiaro. Mi avvicinai a Harry e gli diedi uno schiaffo dietro la testa
«Sei un cretino!» dissi quasi ringhiando come un cane.
«Ahi! Che ho fatto?»
«Sai chi ho incontrato poco fa? Adelaide»
«Anche io l’ho incontrata prima. Stava andando via con le sue amiche»
«Eh no che non stava andando via. È uscita poco fa dal locale ed era piuttosto scossa. Appena ti ho nominato mi ha fulminato con una risposta acida da far paura. Poi ti ho visto, e ho capito cosa diamine l’ha scossa così tanto» ringhiai ancora più forte.
«Porca puttana!» si passò una mano fra i capelli. «Devo fare qualcosa» prese il suo telefono e mandò un messaggio.
 
Adelaide
Mi arrivò un messaggio.
“Louis mi ha detto di averti vista ed eri un po’ scossa. È successo qualcosa? Come mai sei tornata al locale?”
“Volevo stare un po’ con voi ma poi ho cambiato idea. Sono un po’ stanca”.
Non volevo farlo sentire in colpa perché, infondo, di colpe non ne aveva. Solo io avevo creduto che poteva esserci qualcosa fra di noi.
 
Harry
Adelaide rispose al mio messaggio.
«Dice di essere stanca e per questo se ne è andata»
«E tu le credi? Ma porca miseria Harry! Quella ragazza ti ha fatto sentire un essere umano quando altre ragazze se ne dimenticano. Quando ha scoperto della band non ti è saltata al collo perché sei famoso e nemmeno voltato le spalle perché le hai mentito. Dimmi, credi davvero che una ragazza, per essere interessata a te, deve per forza saltarti addosso?»
Quelle parole mi fecero riflette tanto. Aveva ragione Louis. L’avevo fatta grossa.
Presi subito il telefono e la chiamai. Avrei speso una cifra con il suo numero italiano ma non me ne importava. Dovevo risolvere la cazzata che avevo fatto.
 
Adelaide
Dopo due minuti squillò il cellulare: era Harry.
«Hey» cercai di sembrare allegra.
«Tutto bene?»
«Bene. Come mai hai chiamato?»
«Volevo assicurarmi che stessi bene. Ti giuro che non è come credi, non è una cosa seria»
«Non è come credi? Non è una cosa seria? Ma di che stai parlando?» mentii.
«Tu... non hai... dove sei?»
«Sono per strada»
«Torna indietro»
«Ma se sono quasi arrivata!»
«E allora fermati. Son già in strada, ti raggiungo»
«Non sai nemmeno dove sono» gli feci notare.
«Giusto. Dove sei?»
Restai in silenzio. «Dev'essere un bel posto se non vuoi condividerlo con me»
Stavolta restammo entrambi in silenzio per una manciata di secondi. «Pronto!» canticchiò.
Sospirai. «Fuori dal locale giri a sinistra e vai sempre dritto. Ti aspetto»
«Alleluia! Credevo che avessi deciso di farmi parlare da solo. Fra cinque minuti sono da te».
Staccai la telefonata e rimasi lì ad aspettarlo seduta sul gradino di un negozio chiuso.
Mi rannicchiai poggiando la testa sulle gambe.
«Hey ehm... tutto ok?» sentii a un tratto.
Alzai lo sguardo e guardai il ragazzo che mi era dinnanzi. Era alto con gli occhi azzurri e i capelli castano scuro.
«Prima che ti risponda, se un cantante, un attore, un calciatore o cose del genere?» chiesi con ancora un po’ di acidità.
Sorrise stranito. «No, sono solo un cameriere e neanche molto esperto. La settimana prossima inizio a lavorare. Allora, ora posso sapere se stai bene o ha bisogno di una mano?»
«Ehm, si sto bene. Sto solo aspettando un amico»
«Va bene. Allora, io vado. Ciao»
«Ciao» dissi sorridente e dolce.
Si voltò e iniziò ad allontanarsi quando ripresi a parlare. «Grazie per esserti preoccupato per me...» interruppi la frase facendogli capire che volevo sapere il suo nome.
Mi guardò per una manciata di secondi e io sorrisi. Si guardò i piedi, sorrise e tornò a guardarmi. «Christopher, ma puoi chiamarmi Chris»
«Grazie Chris. Io sono Adelaide, ma puoi chiamarmi Ade»
«Ciao Ade. Spero di rincontrarti» sorrise malizioso.
«Ciao Chris» ricambiai il sorriso.
Se ne andò e io tornai ad aspettare.
Dopo meno di cinque minuti arrivò Harry.
«Spero di non averci messo molto»
«Tranquillo. Ho trovato il modo di distrarmi» ecco l’acidità tornare.
«Cioè?»
«Ho incontrato un ragazzo»
«Capisco» disse abbassando lo sguardo a terra.
«Che c’è?»
«Niente, è solo che... sono venuto fin qui per stare un po’ con te e tu intanto ti intrattenevi allegramente con un ragazzo»
«Vedi ciò che stai provando? È la stessa cosa che ho provato io quando sono tornata al locale»
Mi guardò come se avessi commesso un crimine. «Avevi detto di non aver visto niente»
«Non l’ho detto. Adesso non è questo il punto però» mi sollevai da terra. «Io mi sono sentita come te. Ho detto alle mie amiche l’ennesima bugia per»
«Teoricamente, non hai mentito cosi tanto. Hai omesso dei particolari» m’interruppe.
«Il punto è che ho mentito alle mie amiche per stare con te e intanto tu ti “intrattenevi” con una ragazza. È la stessa cosa, no?»
Restammo a guardarci negli occhi. Era come una sfida a chi distoglieva per primo lo sguardo. Lui sospirò e si guardò i piedi facendomi sentire come se avessi vinto, come se lui avesse ammesso che io avevo ragione.
Alzò lo sguardo per guardarmi e mi sentii precipitare nei suoi occhi verdi.
«Dove abiti?»
«C-cosa?» provai a riprendermi sbattendo forte le palpebre.
Fece un sorriso sghembo. «Ti ho chiesto dove abiti. A che stai pensando?»
«Niente! Assolutamente niente» mi voltai di scatto ricordandomi ciò che mi disse Richard sui miei occhi. «Vieni con me, ti mostro la strada»
«Cosi, la prossima volta, ti vengo a prendere per uscire... insieme» sussurrò lui, ma con abbastanza voce da permettermi di sentire.
Mi voltai a guardarlo e lui abbassò lo sguardo sorridendo imbarazzato.
Tornai a guardare la strada. Sentivo un calore strano percorrermi la schiena e la bocca asciutta. Cercai di deglutire per poter dare una risposta. «Si, cioè... mi farebbe piacere» sussurrai guardando fisso la strada.
Lui mi guardò. Sorrisi e mi guardai i piedi.
Restammo in silenzio finché non arrivammo a destinazione.
«Cosi... abiti qui?»
«Già»
«Mi... ha fatto piacere stare un po’ con te, anche se in silenzio»
«Si, anche a me. Ci sentiamo in questi giorni»
«Sicuro!»
Sorridemmo poi lui mi abbracciò. Fra lui e Louis non sapevo chi aveva l’abbraccio più caloroso.
Sciolse l’abbraccio e andò via facendo un cenno con la mano.
Non disse nulla, ma nessuna parola mi avrebbe fatta sentire la sua mancanza come quell'abbraccio.



My Space:
Saaaaaalve! Ecco il terzo capitolo (uno dei più lunghi al momento probabilmente)
E.... niente, spero vi piaccia :P 
scusate se ci ho messo mooooolto tempo (tipo 8 giorni... e menomale che avevo detto di postarlo presto! XD) :P
Giuro che il quarto lo posto presto >.<
A preeeeeesto ♪

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** L'inaugurazione ***


4

 
Quella mattina un fattorino mi consegnò la divisa del locale. Era arrivato il gran giorno.
Mi presentai a lavoro già pronta per l'inaugurazione. Le altre erano già lì e, per passare il tempo, decidemmo di mettere in ordine. «Ragazze» attirò la nostra attenzione il proprietario del locale, Nathan. «Ho due notizie per voi. La prima è che, per l'inaugurazione, c'è una sorpresa, quindi tenetevi pronte. La seconda è che avrete un nuovo collega. Lui è Chris».
La mia faccia s'illuminò di stupore e contentezza. «Allora è qui che inizi a lavorare!»
Lui sorrise. «Era destino che ci incontrassimo di nuovo» mi abbracciò e io ricambiai.
«Alla fine è venuto il tuo amico?» chiese sciogliendo l'abbraccio.
«Oh, ehm... si, è venuto»
«Bene, vedo che le amicizie qui già nascono. Sono davvero felice oggi e mi aspetto che voi facciate un buon lavoro, oggi».
Ci mettemmo a parlare tutti e quattro insieme, cercando di conoscerci meglio.
«Siete fan dei One Direction? Ma davvero?» Chris era sul punto di riderci in faccia.
«Certo che si! Hai qualche problema?» rispose Anne.
«Ade è addirittura seguita da tutti e cinque su twitter» esclamò Lauren piena d'orgoglio, come se stesse parlando di se stessa.
«Vero. Quanti anni hai detto che hai, Chris?» cercai di cambiare discorso.
«Non l'ho detto infatti. Comunque ne ho venti»
«Sei del 93' quindi»
Lui annuì e subito Anne e Lauren sorrisero.
«Sei nato lo stesso anno di Zayn, Liam e Niall!» disse Anne seguito da un gridolino a cui si unì anche Lauren.
«Aspetta. Ripeti l'ultimo nome» dissi piano cercando di capire se avessi sentito bene.
«Niall. Cosa c'è di strano nel nome del nostro angelo biondo?»
«E che porca miseria!» esclamai.
«Che c'è?» chiese Lauren preoccupandosi.
«N-no, niente. Ho solo dimenticato una cosa» feci finta di andare al bagno e, quando le vidi distratte, mi sedetti a un tavolo.
«É il nome di qualche ex?» chiese Chris che si era avvicinato senza che me ne accorgessi.
«No, no. É solo che...»
«Provo a indovinare: lo conosci» m'interruppe.
Sbarrai gli occhi e lo guardai.
«Cavolo! Dovrei fare l’indovino. Scommetto che non è nemmeno l’unico che conosci» sorrise.
La mia espressione non cambiò. «Come l’hai capito?»
«I tuoi occhi sembra quasi che parlino. Già prima me ne ero reso conto. Le tue amiche invece sembrano non vederlo, troppo prese dai loro idoli. Tu non sei una fan, vero? O almeno non ancora»
Feci un sorriso sghembo. «Non sapevo nemmeno che uno di loro si chiamasse Niall!»
«Come li hai conosciuti?»
«Io ne ho conosciuti solo tre:  due prima di sapere che esistessero i One Direction e Niall la sera che ho conosciuto te»
«Ora si spiega quella strana domanda. L'hai fatta anche a lui?»
«No. Diciamo che, quando mi hai vista, non ero molto lucida»
Lui annuì. Si fermò a pensare per qualche secondo, poi aggiunse: «Sai, ti conviene dirlo alle altre. Ci rimarrebbero male se lo scoprissero da sole»
«Lo so, ma ho paura della reazione che avranno»
«Più vai avanti e più le bugie saranno grandi e finiranno per sotterrarti».
Guardò l'orologio sul suo polso, poi alzò lo sguardo su di me. «Abbiamo ancora un paio d'ore, ti va di fare un giro?»
«Si, ma solo se mi porti in un posto dove posso prendere una scheda inglese. Ho ancora il mio numero italiano»
Strabuzzò gli occhi. «Sei italiana?»
«Non te l'avevo detto?»
«No e non si sente per niente. L'Italia è fantastica. Io ci sono stato un paio di anni fa. E poi le italiane sono bellissime»
«Ma grazie! Sei la terza persona che me lo dice. Andiamo?»
Annuì ed uscimmo, avvertendo che saremmo tornati in tempo per l'apertura. Mi accompagnò a comprare una scheda telefonica, poi a mangiare un gelato.
Mi raccontò un po’ di lui e della sua vita. Scoprii che i suoi genitori erano divorziati e lui aveva deciso di andare a vivere da solo, mentre io mi limitai ad ascoltarlo. Non dissi nulla della mia vita in Italia, perché quella vita io non volevo ricordarla.
Passeggiammo in un viale pieno di negozi. Mi fermavo a guardare ogni vetrina mentre Chris sbuffava visibilmente annoiato.
Lo guardai e sorrisi. «Ti stai annoiando, vero?»
«No, ma cosa dici? È cosi divertente guardare i negozi per le donne» disse sarcastico.
«Ok. Allora, adesso scegli il posto che ti piace di più e io verrò con te senza protestare».
Lui sorrise e mi prese per mano. Lo seguii senza mai chiedere dove stessimo andando. D’un tratto si fermò davanti a un negozio di musica.
«Il posto che ti piace di più è questo?»
«Si. Quando sono triste, quando ho avuto una brutta giornata o semplicemente mi va di stare da solo, entro qui, prendo il primo cd che attira la mia attenzione e lo ascolto. Alcune volte li compro anche».
Gli sorrisi ed entrammo. Iniziai a guardarmi intorno mentre una strana sensazione cresceva dentro me. Come se stessi cercando qualcosa. Chris mi fissava silenzioso mentre io vagavo fra gli espositori senza una meta precisa.
«Si può sapere cosa stai cercando?»
«Cerco qualcosa che mi possa interessare, come fai tu»
«Io so cosa potrebbe interessarti».
Si allontanò per una manciata di minuti, poi ritornò con le mani dietro la schiena e un sorriso da furbetto stampato in faccia.
«Allora?» chiesi supercuriosa
«Allora l’ho trovato».
Restai a fissarlo impaziente finché non mi porse un cd.
Sorrisi. «I One Direction»
«Si. Non mi dire che non ti interessano i tuoi amici segreti».
Mi precipitai ad uno dei lettori cd e iniziai ad ascoltarlo. Alle prime note della prima canzone, mi sentii trascinare in un altro mondo. Avevano delle voci bellissime e molto dolci. Riuscii subito a riconoscere la voce di Harry e mi fece sorridere.
«Allora? Hai deciso di prenderlo?»
«Credo che lo comprerò» dissi togliendo le cuffie.
Sorrise. «Bene, perché ci ho già pensato io»
«Stupido! Perché l’hai fatto?»
«Consideralo un regalo di Natale»
«Ma se mancano sei mesi!»
«Allora come regalo di compleanno»
«Il mio compleanno è passato»
«Un regalo di compleanno in ritardo. Non essere cosi puntigliosa. Fidati, ti servirà».
Lungo tutto il tragitto del ritorno mi lamentai per quel regalo mentre lui continuava a ripetere che mi sarebbe servito e che avrei dovuto tenerlo.
Arrivammo al locale mezz’ora prima dell’inaugurazione.
«Alla buon’ora, potremmo dire» scherzo Lauren.
«Iniziavamo a darvi per dispersi» replicò Anne.
«Scusateci. È tutta colpa di questa testona che non voleva accettare il mio regalo di benvenuto»
«Ma non era un regalo di compleanno in ritardo?» lo punzecchiai.
«Dettagli» concluse lui.
Il tempo di indossare le divise e aprimmo il locale.
Io e Chris ci mettemmo fuori a distribuire buoni pasto e volantini per attirare i clienti, mentre Anne e Lauren restarono a servire i tavoli. Riuscimmo ad attirare una decina di persone, di cui la maggioranza erano coppiette di fidanzati.
La strada era rimasta deserta, cosi decidemmo di entrare nel locale.
«Un attimo di attenzione, prego» interruppe la musica Nathan. «Ho il piacere di annunciarvi degli ospiti speciali»
«Appena in tempo!» sussurrò Chris ed io non capii il senso di quella frase finché Nathan non riprese a parlare. «Ecco a voi, in tutto il loro talento, i One Direction!»
Anne e Lauren gridarono cosi forte che credetti potessero perdere la voce da un momento all’altro. Io rimasi immobile e il mio cuore iniziò a battere all’impazzata. Le mie gambe cedettero all’improvviso e Chris dovette reggermi.
«Tutto bene?» mi chiese divertito.
«Si, sto bene. È stupido avere questa reazione visto che li ho incontrati altre volte. Non so che mi succede»
«Sembri una vera fan» rise divertito.
Loro iniziarono a cantare e io e le altre rimanemmo impalate a guardarli per tutto il tempo.
D’un tratto, Louis mi vide e sorrise. Subito sussurrò qualcosa nell’orecchio di Harry che si voltò a guardarmi.
Resto a fissarmi per una manciata di secondi mentre facevo finta di guardare qualcun altro. Louis gli diede una gomitata per ricordargli del suo assolo e lui cominciò a cantare. Il cd non aveva reso giustizia alla sua voce dal vivo.
Finirono di cantare, cosi ci avvicinammo. Le altre erano agitatissime e non riuscivano a dire nulla, cosi fui io a parlare.
«Salve» dissi fingendo di non conoscerli.
Io ed Harry ci guardammo e mi sembrò di poter parlare con lui senza dire nulla, solo con uno sguardo.
«Salve ragazze!» esclamò allegramente Louis, come sempre.
Si voltò a guardare Harry che era troppo distratto per rispondere. «Harry!» gli grido in un orecchio e lui sobbalzò.
«Si... ehm... salve».
Anne e Lauren salutarono con una mano, mantenendo un sorriso a trentadue denti sul viso, poi Nathan assegnò loro dei tavoli e iniziarono a lavorare.
«Allora, non me lo fate un autografo?»
Rimasero straniti finché non tirai fuori dalla tasca del grembiule il loro cd.
«Hai comprato il cd!» esclamò Louis entusiasta.
«Cosa ne pensi?» chiese Harry.
«È fantastico! Mi è piaciuto sin dalla prima canzone»
Louis sorrise ed Harry prese il cd.
«Aspettatemi qui, vado... a prendere un pennarello» mentì Louis.
Rimanemmo soli e in silenzio.
«Bè, non lo apri?» dissi a un tratto.
Harry corrugò la fronte e aprì il cd. Ne cadde un foglietto su cui c’era scritto un numero di telefono. Lo raccolse e lo fissò.
«E questo cos’è?»
«Come cos’è? È il mio numero di telefono»
«L’hai cambiato finalmente!»
«Se vuoi, puoi darlo anche agli altri. Tanto già mi seguite tutti su twitter. Hai... cioè avete mai parlato di me agli altri?»
«Si, certo. Abbiamo raccontato della scommessa, che abbiamo parlato un po’, he eri diversa dalle altre ragazze. Sai com’è, non urli come una pazza ogni volta che ci vedi. Gli altri si sono incuriositi e vorrebbero conoscerti»
«Se rimanete qui a mangiare, posso chiedere al proprietario di assegnarmi il vostro tavolo».
Lui sorrise, firmò il libretto e mi ridiede il cd.
«Ora raggiungo gli altri. Ci vediamo dopo?» chiese.
«Si, certo».
Ci abbracciammo forte, poi lui si allontanò. Rimasi li a guardarlo come una stupida finché Chris non interruppe il mio contatto visivo.
«Allora?» chiese divertito.
«Allora... dico che sei davvero un»
«Bravo ragazzo» intervenne subito.
«Tu lo sapevi»
«Ero con Nathan quando hanno confermato la loro presenza»
«È incredibile. Sono qui, tutti qui»
«Nathan mi ha assegnato il loro tavolo. Lo vuoi tu?»
«Davvero lo faresti?»
«Si, certo»
«Oddio, grazie Chris».
Lo abbracciai cosi forte che quasi lo strozzavo.
Sorrise. «Dai vai che devono fare le ordinazioni».
Mi sistemai i capelli e il grembiule, poi raggiunsi il tavolo.
«Volete ordinare?»
«Si. Vorrei il tuo numero di telefono, se è possibile» disse sprezzante il ragazzo dalla pelle ambrata.
Harry si schiarì la voce. «Ragazzi, lei è Adelaide»
«Oh... io... mi dispiace Adelaide. Che figura» balbettò l’altro.
«Tranquillo. Era un complimento dopotutto»
Niall mi fissava. Forse mi aveva riconosciuta.
«L’hai più ritrovato l’orecchino?» chiese Harry indicando l’orecchio vuoto con una strana luce negli occhi. Scossi la testa.
«Sei tu! Ecco dove ti ho vista» gridò Niall.
Mi guardai intorno sperando che le altre non mi vedessero conversare allegramente con la loro ragione di vita.
Niall frugò per un po’ nelle tasche dei pantaloni e del cappotto finché non trovò cosa cercava.
Il mio viso s’illuminò. «Il mio orecchino!»
Me lo porse ed io lo indossai subito.
«Dev’esserti caduto quando ci siamo scontrati»
«Per fortuna l’hai raccolto. Sono i miei orecchini preferiti». Sorrisi. «Bando alla ciance. Cosa vi porto?».
Ognuno ordinò qualcosa. Strabuzzai gli occhi per la quantità di cibo richiesta, ma non mi sarei sorpresa se avessero lasciato i piatti completamente vuoti.
«Ok. Arrivano subito. Ci si vede ragazzi»
«Aspetta, aspetta!» mi fermò Louis. «Mi raccomando, chiama ogni tanto» sorrise.
«Solo se» presi il mio cd «Mi autografate l'album, tutti!».
Loro furono felici di autografarmi il cd.
«Quindi, sei una nostra fan» affermò il ragazzo dal viso dolcissimo con gli occhi marroni.
«Non esattamente. Si può dire che ho scoperto la vostra esistenza solo due settimane fa, quando ho messo una foto su facebook con Louis ed Harry. Quando ho conosciuto Niall non sapevo nemmeno che fosse un componente della band. É stato strano conoscervi e poi scoprire che eravate famosi. Però vi ho ascoltati e vi trovo favolosi. Si, credo che diventerò, non una fan, ma una directioner» sorrisi, poi strinsi il foglio delle ordinazioni e ricordai di essere a lavoro.
Li salutai e andai in cucina a portare il foglio al cuoco.
Uscii dalla cucina e incontrai Chris. Lo abbracciai forte. «Secondo me, tu sei il mio angelo custode. Grazie davvero, per il cd e per tutto il resto»
«Che stupida che sei. Non c'è bisogno che mi ringrazi»
«Sono quasi una sconosciuta»
«Che dire, mi è piaciuto il tuo "Prima che ti risponda, sei un cantante, attore, calciatore o cose del genere?”»
Sorrisi e lo abbracciai ancora. Sciogliemmo l'abbraccio e tornammo al nostro lavoro.
 
Harry
Era una ragazza eccezionale. Mentre ero seduto con gli altri, non facevo altro che pensarci.
Louis si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: «Se ti piace così tanto, perché non ci provi?»
«Non mi piace affatto» mentii, poi aggiunsi: «E non sarebbe giusto nei suoi confronti. Lei è una brava ragazza e non merita uno come me che la farebbe soffrire, o peggio, cambiare».
La cercai nella sala. Quando la vidi abbracciata al suo collega mi sentii strano, forse geloso. Forse era invidia, perché sapevo che, stando molto tempo lontano da Londra e con tutte le voci false che mettono su internet, di sicuro l'avrei fatta soffrire.
Quel ragazzo invece poteva darle la sicurezza di un rapporto stabile, senza lacrime, odio e bugie.
Sentii le lacrime pungermi gli occhi così decisi di andare in bagno. Stavo per aprire la porta, quando mi sentii osservato: le due colleghe di Ade mi fissavano.
Sorrisi e mi precipitai in bagno. Mi guardai allo specchio e mi maledii. Ci stavo male perché avevo creduto davvero di aver trovato quella giusta, solo che io non ero quello giusto.
 
Adelaide
Presi i piatti che avevano ordinato  dalla cucina e feci per uscire. Sentii delle voci e mi fermai alla porta.
«Siamo anche noi tue colleghe, no?» disse Anne. «Potevi dare ad una di noi quel tavolo»
«E allora?» rispose prontamente Chris.
«Perché hai dato a lei il loro tavolo? Sai benissimo che noi siamo loro fan»
«Anche lei. Comunque state facendo una polemica inutile. Voi avete quattro tavoli a testa, io ne avevo cinque e lei tre. Per par condicio ne ho dato uno a lei. Li guardava da lontano con aria sognante, che c'é di male se l'ho dato a lei? E poi, sareste state capaci di chiedere le ordinazioni? Non credo. Detto questo, torno a lavoro»
Fece per entrare in cucina e mi vide. Mi guardò negli occhi e il suo sorriso sparì. «Hai sentito la mia discussione con Anne, vero?».
Annuii. «Mi dispiace piccola. Vedrai che si sistemerà tutto»
«Tranquillo, sto bene. Diciamo che ci sono abituata alle cattiverie. Ora puoi dirmi con quale coraggio io posso dirle che conosco i One Direction?» sospirai «Porto questi ai ragazzi. Non facciamoli aspettare molto che magari diventano clienti abituali» sorrisi e mi diressi al tavolo canticchiando.
 
Niall
«Sono felice di aver trovato la ragazza dell'orecchino» esclamai appena si allontanò.
«Che figura di merda che ho fatto. Non immaginavo che fosse la ragazza della scommessa» bofonchiò il ragazzo dal ciuffo biondo scatenando le risate degli altri.
«É molto simpatica quella ragazza» disse Liam ritornando serio.
«Già. Qualche volta la dobbiamo invitare ad una delle nostre feste, che ne dite?» propose Louis e tutti annuirono.
Sorrisi all'idea di passare del tempo con quella ragazza. Era davvero bella e poi era diversa dalle altre.
Si mi piaceva, ma non lo dissi agli altri. Non sarei mai riuscito ad ammetterlo.
 
Harry
Uscii dal bagno e la vidi di nuovo parlare con quel ragazzo. Sospirai e abbassai lo sguardo. Tornai a guardarla e si stava dirigendo al nostro tavolo canticchiando. Le corsi subito incontro. «Hey! Cosa canticchi?».
Lei sobbalzò. «Mi hai spaventata»
«Scusami. É vero che sono inguardabile, ma addirittura spaventarti»
«Scemo! Non sei brutto» disse imbarazzata «Canticchiavo "Live While We're Young"»
Mi venne da sorridere all'idea che le piacessero le nostre canzoni. La vidi guardarmi negli occhi e perdersi. Schioccai le dita. «Prontooo!».
Lei scosse la testa. «Si certo, scusami. Stavo pensando. Andiamo al tavolo che vi servo le ordinazioni»
«Ti do una mano».
Feci per prendere un vassoio ma lei li allontanò da me «Nono, giù le mani. É il mio lavoro questo».
Alzai le mani in segno di resa e andammo al tavolo.
 
Adelaide
Harry andò a sedersi al suo posto ed io misi tutti i piatti sul tavolo.
«Sembra buono»
«E ti posso assicurare che il sapore è anche meglio, Niall»
«Pancia mia fatti capanna!» esclamò Niall sorridendo.
«Hey Ade, che ne dici di venire a casa nostra qualche volta?» mi chiese Louis.
«Per me va benissimo. Magari poi ci mettiamo d'accordo. L'unico problema è che non so dove abitate»
«Io però so dove abiti tu» intervenne Harry addentando una patatina. «Ti posso venire a prendere»
Sorrisi. «Sicuro di ricordare ancora dove abito?»
«Sicuro, certo che me lo ricordo!»
«Bene. Allora ci si sente per organizzarci. Ora torno a lavoro e vi lascio mangiare. Se volete qualcos'altro, basta che mi chiamate» sorrisi e andai a servire gli altri miei tavoli.
 
Harry
Iniziammo a mangiare. Niall era diventato tutto a un tratto triste, forse pensieroso.
Louis mi fissava insistentemente con uno strano sorriso. «Che c'è?»
«Sto aspettando che tu mi dica come sai dove abita Adelaide» spiegò lui.
«Già. Come fai a saperlo, sporcaccione?» sorrise malizioso Zayn.
«Per nessuno dei motivi a cui state pensando. L'ho soltanto riaccompagnata a casa dopo averla incontrata in un locale. Ricordi Louis? La incontrasti anche tu quella sera. Aveva una borsa molto grande e aveva perso l'orecchino» mi giustificai non poco imbarazzato. «Tu invece, quando l'hai incontrata?» chiesi a Niall per cambiare discorso.
«Probabilmente lo stesso i giorno tuo. Dovevano essere le sette o otto di sera»
«Che impressione ti ha fatto?» chiese Louis.
«É simpatica, responsabile e poi è diversa da tutte le ragazze che abbiamo incontrato ultimamente»
«Come fai a dire che è responsabile?!» esclamò Zayn.
«Non lo so. Mi ha dato l'impressione di essere una con la testa sulle spalle. Pensaci bene, Zayn. Quante ragazze incontrano delle persone famose che le piacciono e, invece di stare con esse, tornano subito a lavoro? Quante ne hai incontrate negli ultimi anni?».
Zayn rimase senza parole, e anche io.
Niall aveva proprio ragione. Ade era il tipo di ragazza che non si perdeva in chiacchiere, del tipo "prima il dovere e dopo il piacere".
La guardavo parlare con gli altri clienti sempre sorridente e solare. Ogni tanto incrociava il suo collega. Scherzavano insieme facendomi innervosire, ma poi si voltava a guardarci e sorrideva. Era cosi carina quando sorrideva.
 
Louis
Niall era molto pensieroso da quando aveva saputo che Harry aveva riaccompagnato Ade a casa. Harry invece era sognante. Probabilmente la ragazza aveva fatto colpo su entrambi.
Anche io la trovavo davvero carina, ma non potevo ammetterlo. Se Eleanor lo avesse saputo mi avrebbe ucciso.
Appena finimmo di mangiare, Paul venne da noi e ci disse che dovevamo andare via.
Eravamo tutti un pò dispiaciuti di non aver potuto salutare Ade.
Harry ci aveva dato il suo nuovo numero, dicendo che era stata lei a chiederglielo, cosi le mandai un messaggio per avvertirla.
 
Adelaide
Mi arrivò un messaggio: era Louis.
Diceva che erano andati via e che si scusavano per non aver salutato.
Gli scrissi che non importava e che ci saremmo sentiti presto.
Riposi il mio telefono e continuai a lavorare fino a tardi per poi tornare a casa con solo tanta voglia di dormire.


My Space!
Ciao ragazze! Si lo so faccio schifo perché è quasi un mese che non aggiorno la FF >.<
Ma tanto a nessuno frega, no? (anche se vedo 42 visualizzazioni all'ultimo capitolo e vi ringrazio *-*)
Coooomunque, sono in crisi perché i miei mi avevano dato il permesso di andare a Milano per il concerto ma il biglietto ha infranto il mio progetto >.< c'est la vie!
spero che voi siate state più fortunate :P
Avverto già da adesso: il quinto capitolo fa cagare XD è solo un'introduzione al grande boom! XD la festa organizzata dai One Direction XD
eeeee bo... vorrei aggiornare presto ma non vi do illusioni >.<
a preeeeeeesto!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Al supermarket ***


5

 
Ero da più di un mese a Londra e non sapevo come avevo fatto a starne lontana per diciotto anni.
Le cose con Anne e Lauren si erano sistemate ed ora eravamo quasi inseparabili. Una sera uscimmo insieme e loro mi presentarono alcune amiche, anch'esse directioners: MaryRose e Robyn.
Louis era l'unico che si faceva sentire tutti i giorni. Anche se erano impegnati, mi mandava sempre almeno un messaggio. Quando aveva un po' di tempo libero, mi chiamava così riuscivo anche a sentire gli altri.
Una volta ricevetti anche un messaggio del ragazzo col ciuffo biondo.
"Ciao Ade! Visto? Alla fine l'ho avuto davvero il tuo numero :) x Zayn"
Involontariamente sorrisi. Ero sempre di buon umore quando ricevevo le loro attenzioni.
Una mattina, mentre pulivo il locale prima dell'apertura, Louis mi chiamò. Disse che volevano organizzare una festa e mi chiesero quale giorno mi era più comodo, visto che spesso lavoravo fino a tardi.
Pensai subito che il destino fosse dalla mia parte, visto che quel venerdì era il mio giorno libero. Louis era agitatissimo e non vedeva l'ora di mostrarmi la loro festa in stile One Direction.
 
Louis
«Allora? Che ti ha detto Ade» chiese curioso Niall.
«Che le piacerebbe poter venire e che è libera questo venerdì»
«E allora venerdì si festeggia!» esclamò Harry che aveva origliato la loro conversazione.
Eravamo tutti visibilmente agitati. Avevamo avuto tanti ospiti importanti ma Adelaide riusciva a renderci molto più nervosi.
Il giovedì andammo tutti insieme a comprare cibo e bevande. Entrammo nel supermarket e ci dividemmo per comprare tutto velocemente.
 
Zayn
Camminavo per i reparti cercando di non dare nell’occhio. Certe volte le fan sapevano essere davvero assillanti ma era bello sapere che loro ci appoggiavano in ogni nostra decisione. Per noi provavano un amore dei più puri: quello che unisce i fan al proprio idolo.
Presi le cose che mi avevano detto di comprare, dopo una lunga riunione a casa per decidere cosa prendere e cosa no, e tornai al punto d’incontro.
Gli altri non erano ancora arrivati. Per passare il tempo, presi il cellulare e aprii la rubrica per cercare qualcuno con cui parlare.
La mia attenzione cadde sul primo numero della rubrica: Adelaide.
A quell’ora era sicuramente a lavoro e quindi non potevo chiamarla, così mandai solo un messaggio.
 
Adelaide
Passai l'intera settimana in completa frenesia. Non vedevo l'ora di poter festeggiare con i ragazzi.
«Cosa farai domani?» chiese Anne mentre mettevamo a posto le sedie.
«Andrò con un ragazzo alla festa di alcuni suoi amici»
«Chi è questo ragazzo? Lo conosco?»
«Non credo. Ricordi il ragazzo che conobbi quella sera con te e Lauren? Diciamo che ci siamo sentiti spesso nell’ultimo periodo, così mi ha invitata ad uscire»
«Mi raccomando fai la brava» mi disse con uno sguardo malizioso.
Pensai ai molteplici significati di quella frase e senti il calore salirmi al viso.
Mentre parlavo con Anne, mi arrivò un messaggio.
“Hey, come va? Sappi che stiamo facendo le cose in grande solo per te! A domani x :) Zayn”
Come al solito, sorrisi.
«Scommetto che è un messaggio di quel ragazzo» disse Anne sorridente.
Annuii e gli scrissi anch’io.
 
Louis
«Sei sicuro di ricordare dove abita Ade?»
«Me l’avrai chiesto tipo quindici volte. Me lo ricordo dove abita» sbuffò Harry.
«Te lo chiedo solo perché non voglio che tu te lo dimentichi. Non voglio farla aspettare cosi a lungo da farle credere in una colossale buca da parte nostra»
«Dì un po’, non è che ti piace?» mi stuzzicò Harry.
Mi si gelò per un momento il sangue nelle vene. Era la stessa domanda che mi ponevo da giorni. Risposi esattamente con quello che mi ripetevo ogni volta che ci pensavo:«Che assurdità! Io amo Eleanor»
«Non ti ho chiesto se la ami ma se ti piace»
«Vuoi sapere se la trovo una bella ragazza?»
Lui annuì. «Si, è una bella ragazza».
Accelerai il passo per evitare altre domande e presi le ultime cose della nostra lista.
 
Niall
Ero nel reparto delle bibite con la mia lista. Camminavo guardando gli scaffali ma con la testa rivolta altrove.
Immaginavo me ed Adelaide alla festa che ballavamo e ci divertivamo insieme.
La immaginavo con un tubino nero lungo fino al ginocchio con i suoi orecchini preferiti e i capelli sciolti sulle spalle.
Ero così distratto che finii contro un carrello. «Scusami. Ti sei fatta  male?»
«O mio Dio! Ma tu sei Niall Horan! Ti prego, facciamo una foto».
Sorrisi e annuii. Scattammo la foto e lei emise dei gridolini di felicità.
Mentre ero alla ricerca disperata di cose che non riuscivo a trovare e con la mente in sciopero, quella ragazza mi passò davanti un paio di volte.
Ebbi la sensazione che non fosse un caso.
Ripensai alla prima volta che avevo incontrato Ade. Era stato così facile parlare con lei, così spontaneo. Niente urla, niente gridolini. Come se fossi ritornato per un attimo il Niall-Normale.
Trovai le bibite segnate sulla lista, le presi e tornai al punto d'incontro dove trovai Zayn intento a messaggiare.
 
Zayn
Adelaide mandò un messaggio di risposta in cui scriveva che non vedeva l'ora di venire alla nostra festa.
Ripensando a come l'avevo conosciuta mi veniva da ridere. Come potevo essere stato così stupido?
Non passò molto tempo che Niall arrivò al punto d'incontro con le cose della sua lista.
«Con chi messaggi?» mi chiese.
«Con nessuno. Ho solo mandato un messaggio ad Ade»
«La trovi... carina?»
«Oh, ehm... si, è molto simpatica. E poi, come hai detto anche tu, è diversa».
Calò il silenzio. Entrambi ci mettemmo a giocare con i nostri cellulari, poi iniziammo a programmare qualcosa per la festa.
 
Liam
C’erano delle ragazze che mi fissavano mentre facevo la spesa. Sperai che non avessero avuto una soffiata sulla nostra festa. Ce le troveremmo tutte li altrimenti.
Una di loro mi si avvicinò incitata dalle altre. Il suo viso divenne lo stesso rosso acceso della sua maglia.
«Ciao» disse timida.
«Ciao» le sorrisi.
«P-posso abbracciarti?»
Allargai le braccia e lei si fiondò su di me.
«G-grazie mille»
«Di niente».
Rimase lì a fissami sempre più imbarazzata, così cercai di andarle incontro.
«Ti va se facciamo una foto? Cosi ti rimane un ricordo» proposi.
Lei annuì cosi velocemente che credetti le si potesse staccare la testa da un momento all’altro.
Chiamai le sue amiche con una mano e poi chiesi a una di loro di farci una foto. Le cinsi i fianchi con un braccio e le diedi un bacio alla tempia mentre l’amica scattava la foto.
Dopo mi salutarono e continuai con la spesa.
Istintivamente, pensai alla ragazza del locale. Per quanto mi sforzassi, non ricordavo il suo nome ma avevo il suo viso impresso nella mente.
Il suo viso era tranquillo quando ci ha incontrati. Lei non era agitata e ha parlato con noi apertamente e senza imbarazzo.
Ci ha detto che vorrebbe diventare directioner, chissà se diceva sul serio. Se fosse vero, sarebbe strana come fan. In questi anni, pochissime fan hanno saputo controllare l’agitazione, me lei era visibilmente tranquilla, come se stesse parlando con dei familiari. La fan più strana in assoluto.
Con questo pensiero raggiunsi gli altri che, appena mi videro, iniziarono a parlare come fiumi in piena, proponendo tantissime cose per la festa.
Ci dirigemmo alla cassa per pagare, dove il cassiere ci fisso con gli occhi sbarrati, poi iniziò a fare il conto della nostra spesa.
 
Adelaide
Senza Lauren e Chris era stata una giornata piuttosto faticosa, anche se io ed Anne chiacchierammo a lungo.
La sera, delle ragazze vennero al locale. Si guardarono intorno poi chiesero qualcosa ad Anne.
Lei parlò con loro per un po’ di tempo, poi le ragazze si accomodarono ed Anne tornò a sbrigare i tavoli.
Andai da loro per le ordinazioni, ma non riuscii ad aprire bocca perché una di loro subito mi chiese: «Ma è vero che hai servito il tavolo dei One Direction?»
«Si» risposi stranita.
«E ti hanno detto qualcosa?»
Feci un sorriso isterico. «Cosa avrebbero dovuto dirmi?»
«Non lo so. Tipo che sarebbero tornati in questo locale. Sai se torneranno?»
«Guarda, io non so niente. Sono venuti quel giorno per l’inaugurazione e basta. E non si sono di certo messi a chiacchierare allegramente con me! Ora, se volete ordinare io sono a vostra completa disposizione» dissi seccata.
Mi guardarono male, poi si alzarono e andarono via.
«Che stupide bimbe minchia» esclamai passando subito al tavolo successivo.
Gli ultimi clienti andarono via verso le undici di sera e noi restammo senza far niente e nella più completa noia.
Chiudemmo il locale circa un’ora dopo.
Tornata a casa, mi buttai sul letto felice e impaziente: il grande giorno stava arrivando.




My Space!
Heylàààà!! Dai sta volta non ci ho messo molto per il capitolo >.< (ma tanto nessuno se ne frega ç_ç sigh)...
Questo capitolo vi incuriosisce eh? Chissà come sarà la festa (ma anche il prefesta e il postfesta a sto punto XD ahahahahah io lo soooo!!! io lo soooo!! ahahahah XD)
Vi saluto con un bacione e non mi dispiacerebbe qualche recenzione >.<
A prestooooooo ~ ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Il prefesta ***


6

Sentii bussare alla porta della mia stanza.
«Ade sono le dieci, devi fare colazione?».
Sbuffai. «Ora scendo».
Mi presi dieci minuti e poi mi alzai dal letto. Fuori era una bella giornata di fine Luglio e io ero davvero di buon umore.
Indossai le prime cose che mi capitarono a tiro. "Tanto dopo devo cambiarmi" pensai e sorrisi.
«Buongiorno!» dissi raggiante entrando in cucina.
«Siamo di buon umore oggi! Cosa ti è successo?»
«É una storia lunga Katia».
Spostò una sedia e mi fece segno di sedermi. «Ho tutto il tempo che vuoi. Dai, racconta».
Le raccontai ogni singola cosa: della foto su facebook, dei commenti, della mia scoperta, dell'incontro nel locale, dell'inaugurazione, dei messaggi e, infine, della festa.
«E tu mi tenevi nascosta tutte queste cose?» mi disse stupita.
«Ultimamente ci siamo viste così poco» cercai di giustificarmi.
«Già. Così, quei due ragazzi sono famosi. Come hai detto che si chiama la band?»
«One Direction».
Improvvisamente scoppiò a ridere. La fissai e le chiesi: «Che c'è?»
«Non farci caso, lascia perdere»
«Cos'è? Una specie di punizione per non averti raccontato tutto?»
«Nono, affatto. Credo solo sia più giusto che tu lo scopra da sola, come hai fatto fin'ora».
Sophie si svegliò ed io convinsi Katia  a lasciarci andare a un parco vicino casa. Al parco c'erano alcuni
bambini  della sua età con cui lei fece subito amicizia. Restai a guardarla giocare finchè non suonò il mio cellulare: un messaggio di Zayn.
"Hey! Come va? Spero di non averti svegliata. Noi siamo a Manchester per fare un'intervista. Probabilmente torneremo oggi pomeriggio, giusto in tempo per la festa. A stasera :) x".
Stavo per rispondere, quando sentii Sophie piangere. Litigava con una bambina per un'altalena. La convinsi a cambiare giostra e lei smise di piagnucolare.
Presi il cellulare per rispondere al messaggio di Zayn ma ne trovai un altro da leggere.
"Ho finito la mia intervista e sto tornando a Londra. Tu dove sei? Harry"
"Sono al parco dietro casa con Sophie, la figlia della signora che mi ospita" risposi, poi passai a quello per Zayn.
Guardai l'altalena che si era liberata e proposi alla bimba di salirci prima che lo facesse qualcun'altro.

Harry
Ero in elicottero, di ritorno da Manchester. Una volta atterrato, mi diressi al parco a pochi passi da casa di Ade sperando di trovarla lì.
Avevo una voglia matta di vederla. Entrai e la vidi lì, intenta a spingere una bambina sull'altalena.
Mi avvicinai senza farmi sentire e le coprii gli occhi con le mani.

Adelaide
«Chi sono?» sentii alle mie spalle.
Mi voltai di scatto e sprofondai nei suoi occhi verdi. Sorrideva mettendo in mostra le sue adorabili fossette e non protetti fare a meno di sorridere anche io. Portai le braccia al suo collo e lui mi prese per i fianchi. «Che ci fai qui?»
«Ho finito la mia intervista così ho chiesto di poter tornare a Londra e sono venuto a trovarti» si staccò da me, aprì le braccia ed esclamò: «Sorpresa!».
Risi e lo abbracciai.
«Perché non mi spingi più?» piagnucolò Sophie.
Si voltò a guardarci, fissò Harry e poi disse: «Ma io ti conosco!»
«Ah si? E chi sono?» chiese lui piegandosi sulle ginocchia per guardarla negli occhi.
«Harry Styles!»
«Brava! Però che resti un segreto fra noi. Sai mantenere un segreto?».
Lei annuì sorridente e tornò sull'altalena.
Lui si rimise in piedi e si voltò a guardarmi sorridente. Io lo fissavo sbalordita. «Che c'è?»
«Non ti facevo un tipo così socievole con i bambini»
«Donna  di poca fede. Io sono un tipo dalle mille risorse».
Gli diedi una piccola spinta e lui subito mi cinse i fianchi. Avevo le mani sul suo petto e riuscivo a percepire il battito regolare del suo cuore. Il suo sguardo balenava dai miei occhi alla mia bocca velocemente.
Si allontanò di scatto, andando poi a sedersi su una panchina li vicino. Guardai Sophie che giocava con una bambina, poi andai a sedermi anch'io.
«Sai, è da un po' di tempo che ho una cosa per te ma non te l'ho mai data»
«Se è un regalo, ti picchio»
«Ok, picchiami dopo però. Vorrei vedere la tua espressione prima di andare all'ospedale».
Infilò la mano in una tasca e ne tirò fuori il suo regalo. Era un cofanetto rosso che conteneva un paio di orecchini al lobo a forma di cuore tempestato di brillantini bianchi.
«Ma sono bellissimi!»
«Sono felice che ti piacciano. Sai, avevi perso i tuoi orecchini preferiti, ho pensato allora di regalartene un paio. Poi Niall ti ha ritrovato l'orecchino e non te li ho più dati»
«É stato davvero un bel pensiero. Sono stupendi».
Li osservai ancora un po'. Era il regalo più bello che avessi mai ricevuto e sentii di non meritarlo.
«Non li posso accettare» bisbigliai.
«Perché no?»
«É troppo per me. Non dovevi»
«Ma non dire assurdità! Non ti ho mica regalato un diamante! E poi li ho comprati con piacere. Ti prego, accettali. Mi offendo se non lo fai».
Mi prese le mani e mi guardò negli occhi. Nella mia mente balenò per un momento l'idea che avrebbe davvero potuto comprarmi un diamante e quasi rabbrividii.
«Va bene, va bene ma solo per stavolta. Non devi farmi regali. Non voglio regali da voi»
Sorrise e annuì energico. Lui allargò le braccia ed io mi fiondai ad abbracciarlo.
Sophie ci raggiunse poco dopo perché voleva tornare a casa. Harry la prese sulle spalle e iniziammo a camminare.
Stringevo forte nelle mani il cofanetto rosso e lui mi guardava sorridendo.
Arrivammo subito sotto casa. Sophie scese dalle sue spalle e corse in casa.
«Quella bambina è uno spasso. Quando parla sembra un treno, non si ferma più»
«Già, è dolcissima».
Restammo in silenzio a guardarci.
«Bè, ci... vediamo?»
«Si, a stasera. A che ora devo essere pronta?»
«Per le otto sono da te».
Ci stringemmo in un lungo abbraccio. Ci guardammo negli occhi e le nostre labbra si sfiorarono per un'istante. Fu solo un secondo ma ci causò un grande imbarazzo.
«Io devo... proprio andare» balbettò.
«V-va bene. Ci vediamo alle otto per la festa» dissi dirigendomi verso la porta senza voltarmi mai a guardarlo.
«C-ciao Ade» sentii gridare alle mie spalle.

Harry
"Ma cosa diamine è successo?" mi chiesi.
Non riuscivo a credere di averlo fatto davvero. Avevo rovinato tutto e non riuscivo a non pensare che fosse tutta colpa mia.
Tornato a casa, i ragazzi erano già tutti lì.
«Hey Harry, dove sei stato?» chiese Louis vedendomi entrare.
«É vero, all'improvviso sei sparito e ci hanno detto che eri tornato a Londra» s'intromise Zayn.
«Niente di che, sono stato in giro. Zayn, posso chiederti un favore?»
«Si, certo. Andiamo di là però, qui stanno sistemando i cavi per le casse»

Adelaide
Entrai in casa e sentii Sophie raccontare la sua giornata al parco a Katia che, appena mi vide entrare, sorrise maliziosa. «Harry è venuto al parco con voi?».
Scossi la testa guardando la bimba e sorrisi. «Mai fidarsi delle promesse dei bambini»
«Ma la mamma li mantiene i segreti! Giuro che non lo dirò più a nessuno».
Le diedi un bacio sulla guancia e andai ad aiutare Katia con il pranzo.
«Allora?»
«Allora cosa?»
«Che ci faceva Harry al parco?»
«Non aveva nulla da fare cosi mi ha raggiunta al parco» sintetizzai.
Katia annuì e piombò il silenzio.
Apparecchiai la tavola e salii in camera mia. Accesi il pc per andare su twitter e mi accorsi che Niall stava facendo una twitcam.
"Hey Niall, come stai?" scrissi.
«Hey Lucille! io sto bene e tu?»
Scrissi che stavo bene ma lui non rispose. Probabilmente la mia risposta si era persa fra gli altri messaggi.
Scoprii che il suo nome completo era Niall James Horan, che era nato il tredici settembre e che il suo colore preferito era il verde. La cosa che mi sbalordì più di tutte, fu sapere che era Irlandese.
Pensai subito al figlio dell'amico di Richard. Anche lui era Irlandese e anche lui aveva degli amici Inglesi.
"No dai, dev'essere un caso. E poi Niall vive con gli altri e non qui. Sicuramente non sono la stessa persona" pensai fissando come sempre l'armadio davanti a me.
"Hey boy, io vado. Divertiti stasera :P"
Niall si avvicinò a leggere i messaggi e, dopo un paio di messaggi, lesse il mio e sorrise.
«Ciao Lucille. Spero ti diverta anche tu stasera» mi mandò un bacio e io spensi il pc.
Chissà se aveva capito che Lucille ero io.
Pranzai velocemente e aiutai Katia a mettere in ordine.



Writer's corner

Hello!!! :3 scusatemi se ci ho messo una vita per questo nuovo capitolo :3 Ho avuto un periodo di "No Ispiration" ma ora sono ritornata :D!
Spero che questo capitolo vi piaccia :3 a prestooo xx.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** La Festa ***


7

Mancavano ancora parecchie ore alla festa e non sapevo proprio che fare.
«Potresti...» cercò di aiutarmi Katia. «Potresti cercare un vestito. Potresti dare un'aggiustata alle tue unghie. Sono parecchio rovinate. Se vuoi lo faccio io»
Osservai le mie unghie. Non facevano proprio schifo, ma non erano nemmeno curate. «Mmm... credo che manicure e pedicure vengano prima del vestito. Sono cosi negata in queste cose».
Impiegò circa un'ora per entrambe le cose, ma ne valse la pena. Non avevo mai avuto delle unghie cosi ben curate, da potersi definire unghie.
«Cavolo! Mancano ancora quattro ore alle otto»
«Ora scegli il vestito».
Salii nella mia stanza e aprii l'armadio. Non avevo di certo una vasta scelta. Non ero proprio il tipo da vestiti eleganti.
Riepilogando: unghie poco curate, pochissimi abiti eleganti... un maschio!
Alla fine, scelsi un vestito viola stretto fin sotto al seno per poi scendere morbido sopra al ginocchio. Abbinai un paio di scarpe col tacco nere con dei piccoli fiocchi lungo il collo del piede e delle borchie dietro nella parte del tallone, una pochette nera e gli orecchini che mi aveva regalato Harry.
Quel cofanetto di velluto rosso mi ricordò il momento passato quella mattina. Sentii il calore salirmi al viso e scossi la testa per mandare via quel pensiero.
Mancavano due ore e mezza quando andai in bagno a farmi la doccia. Una volta sotto l'acqua, immaginai l'intera serata: io che ballavo insieme ai ragazzi con intorno un centinaio di persone.
Tutto ciò che volevo era stare con loro e divertirmi.
Restai per circa un'ora sotto la doccia con l'acqua che mi bagnava la testa, le spalle e tutto il corpo.
Uscii dalla cabina e mi guardai allo specchio mezzo appannato. Allo stereo c'era "Little Thing". Era probabilmente la canzone più bella che avessi mai sentito.
"Se un ragazzo me la dedicasse, lo sposerei subito" pensai sorridente.
Entrai nella stanza e rabbrividii. «Porca miseria che freddo!» esclamai prendendo il vestito dal letto per poi tornate nel rilassante calore del bagno.
Misi il vestito e asciugai i capelli stirandoli. Odiavo i miei capelli perché erano un miscuglio di capelli ricci e lisci e, appena li pettinavo, si gonfiavano, diventando una massa informe. Facevo un favore alla società stirandoli.
Essendo il vestito molto semplice, decisi di marcare lo sguardo truccando molto gli occhi. Misi poi un velo di fard, infilai le scarpe e fui pronta.
Andai da Katia per sapere che ne pensasse che, appena mi vide, esclamò: «Ma sei un incanto!»
«Lo pensi davvero?».
Non ebbe nemmeno il tempo di rispondere che bussarono alla porta.
Tolsi i tacchi e mi fiondai per le scale facendo segno a Katia di aprire.
Presi un copri spalle nero, rimisi i tacchi e mi guardai allo specchio. Non ero proprio niente male.
"A Harry verrà un colpo quando..." mi fermai subito.
Quel nome era diventato come un campo minato. Ovunque mi voltassi, mi scoppiava nella testa.
Tornai di sotto con un sorriso stampato in faccia, con tutta l'intenzione di far finta che non fosse successo niente.
A metà delle scale, mi accorsi che alla porta non c'era la massa di ricci di Harry, ma il ciuffo perfetto di Zayn. Capii subito che centrava il nostro "incidente".
Nascosi la delusione e gli sorrisi. «Ciao! Che sorpresa»
«Si. É stato tutto improvvisato. Harry... si è sentito poco bene e... addormentato, si è addormentato e non era ancora pronto cosi sono venuto io»
Zayn stava mentendo e lo si capiva subito ma feci finta di credergli. «Povero piccolo! Mi dispiace. Spero che si senta meglio stasera»
«Certo, speriamo. Andiamo?»
Annuii e uscimmo di casa salutando Katia.
Restammo per un pò in silenzio finché non fu lui a interromperlo. «Sei davvero... molto bella»
«Grazie» sorrisi e abbassai lo sguardo.
«Allora... andiamo?»
«A-a piedi? Arriverò morta con i tacchi che mi ritrovo. Non ci sono abituata»
«Purtroppo sono venuto a piedi. Facciamo cosi, se ti stancherai o ti faranno male i piedi, ti porterò io in braccio».
Risi di gusto. «Ci sto!».
Ripiombò il silenzio. Ero strasicura che Zayn stesse mentendo e che Harry non fosse venuto a causa mia.
Mi feci coraggio e glielo chiesi. «Harry non è voluto venire, vero?» dissi guardando fisso la strada davanti a me.
«M-ma no. Si è davvero sentito male»
«Zayn, te lo si legge in faccia che menti».
Sospirò. «Senti, non so cosa sia successo. Mi ha chiesto di venirti a prendere e mi ha spiegato dove abitavi. Spero che chiariate presto perché siete amici ed è brutto perdere degli amici. Perché... voi siete amici, giusto?» chiese a un tratto.
Zayn mi guardava ed io guardavo dritto davanti a me. Evitavo di farmi guardare negli occhi, anche se non credevo che lui potesse capire i miei pensieri da uno sguardo come faceva Chris.
«Certo che siamo amici. Cos'altro dovremmo essere?»
«Non lo so» si limitò a dire scrollando le spalle.
«Com'è andata l'intervista?» cambiai discorso.
Lui sorrise e si mise a raccontarmi per filo e per segno ogni cosa.

Harry
Vagavo per casa senza una metà già da alcuni minuti. Forse avevo fatto male a mandare Zayn al posto mio. Forse avremmo potuto parlare e chiarire tutto. Potevamo salvare un'amicizia almeno. «Merda! Merda e ancora merda!» gridai portandomi le mani nei capelli.
«Che ti succede Harry?» mi chiese Louis con uno scatolone pieno di decorazioni da festa fra le mani.
«Con tutte le volte che ha detto merda, forse è diventato stitico e sta pregando per una diarrea fulminante» esclamò Niall dall'alto di una scala.
Liam e Niall cominciarono a ridere e il secondo rischiò anche di cadere mentre Louis li guardava con aria di rimprovero.
«Niente. Ho... dimenticato una cosa negli studi di Manchester» mentii.
«Sei sicuro? Sono certo che non abbiamo lasciato nulla lì»
«Dopo proverò a chiamare Paul».
Appena bussarono alla porta, il sangue mi si gelò nelle vene.
«Forse sono Zayn e Ade» tirò a indovinare sorridente Liam andando ad aprire.
«Vado a cercare di sopra» mi precipitai per le scale e mi chiusi in camera.

Liam
Aprii la porta davvero convinto che fosse tornato Zayn con Ade, invece erano i primi invitati. Fra di loro c'erano gli amici di Zayn che, non vedendolo, mi chiesero dove fosse.
«Lui è... andato a prendere degli amici» mentii.
«A piedi?» notò uno di loro.
«Si, a piedi. Che c'è di male? ».
Loro rimasero increduli e io mi chiesi davvero che fine avesse fatto Zayn.

Zayn
«Ti fanno molto male i piedi?» chiesi dispiaciuto dopo che lei mi aveva supplicato di fermarci.
«Un pò. Diciamo che non era il caso camminare così a lungo con i tacchi»
«Mi dispiace davvero»
«Nono, tranquillo. Mi pento solo di non essermi portata la mia super borsa. Potevo infilarci dentro un paio di ballerine»
«Dai, ti prendo in braccio».
Feci per avvicinarmi ma lei indietreggiò. «No dai, è imbarazzante!»
«Ma che imbarazzante! Su vieni».
Mi avvicinai ancora ma mi fermò le mani. «Davvero, non serve. Poi tu sei famoso, cosa penserebbe la gente?»
«Che sono un gentiluomo. Ora vuoi salire? Tanto non manca molto».
Sbuffò e si posizionò dietro di me. Fece un piccolo salto e afferrai le sue gambe.
«Cavolo se sei pesante!» esclamai senza volerlo.
«Grazie eh! Mi sento offesa»
«Non volevo offenderti» sbuffai. «Possibile che con te non ne combino mai una giusta?».
Scoppiò a ridere e mi strinse forte. Era uno strano abbraccio, ma era anche cosi caloroso e... piacevole.

Adelaide
Non ci volle molto ad arrivare e già a un paio di metri dalla casa, si sentiva una musica assordante.
Mi lasciò le gambe e io scesi ricomponendomi.
«Eccoci arrivati» proclamò con un grosso sorriso visibilmente agitato.
Quando ci aprirono, venni sopraffatta dalla musica troppo alta. Le mie orecchie ci misero un pò ad abituarcisi.
Superato lo shock della musica, ne subentrò un altro: la casa era piena di persone, di cui alcune famose, che erano a me sconosciute.
Come ero timida io, avrei fatto difficilmente amicizia con qualcuno e mi maledivo per questo. "Resterò single a vita di questo passo" mi dicevo a volte.
Zayn mi piantò in asso mischiandosi subito alla folla. "Fantastico!" pensai.
Quella serata aveva tutti i presupposti per diventare una pessima serata, soprattutto perché non vedevo nessuno dei ragazzi.
Cercai Harry nella mischia senza alcun risultato. «Benvenuta Ade! Vieni che ti offro qualcosa da bere, o preferisci mangiare?» Niall mi prese per mano e mi trascinò con sé.
«No Niall, sto a posto così»
«Va bene» smise di tirarmi e guardò per un momento gli altri ballare per poi voltarsi verso me. «Ti va di ballare?».
Annuii e subito ci fiondammo nella folla. Danzammo per il tempo di cinque canzoni, poi ci buttammo a peso morto sul divano ridendo.
«Però! Che resistenza che hai»
«Non ballavo così tanto da una vita. Adesso accetterei volentieri qualcosa da bere»
«Tutto ciò che vuole, mia signora».
Scoppiai a ridere per la sta affermazione. Sorrise e andò via per poi non tornare più a sedersi vicino a me.
Guardavo le persone ballare e divertirsi mentre in ero di nuovo sola a chiedermi cosa ci facessi là. Insomma, era come se si conoscessero tutti e io non conoscessi nessuno. Presi il cellulare e mandai un messaggio.

"Chris, sono alla festa e mi sento un pesce fuor d'acqua. Sono seduta su un divano da sola, guardando gli altri ballare. Non so cosa fare. Salvami”

Aspettai un paio di minuti, poi arrivò la risposta.

"Lanciati in pista e balla, anche se ti senti ridicola. È un buon modo per non pensare".

Rilessi quel messaggio più di una volta cercando di capire il senso di ciò che mi aveva scritto. «Perfetto. Non so a cosa mi servirà ridicolizzarmi così» dissi fra me e me.
Sbuffai alzandomi dal divano. Sistemai il vestito e camminai facendomi strada fra la mischia. Un ragazzo mi tirò a se per ballare ma poi si bloccò. Subito lo riconobbi e sorrisi. «Liam!»
«Hey! Quando sei arrivata? Non vi ho visti arrivare»
«Più o meno un'ora fa. Sono stata tutto il tempo seduta e da sola» sottolineai l'ultima parola.
«Potevi cercarci. Non ti avremmo mai lasciata da sola»
«Non ci avevo pensato. Ti va... di stare un po' con me?»
«E c'è bisogno di chiederlo? Ti va di bere qualcosa?».
Annuii e lo seguii al tavolo delle bibite.«Alcolico o analcolico?»
«Analcolico, grazie»
«Ottima scelta. Ti seguo a ruota»
«Un ragazzo che non beve. É un miracolo».
Fece un sorriso sghembo. «Per molto tempo non ho potuto bere alcolici e ora... diciamo che non mi sono ancora abituato. E poi, sai com'è, uno dei cinque deve pur rimanere lucido» spiegò.
Mi porse un bicchiere di succo di frutta alla pesca. Mi parlò un po' di lui, della sua vita e di quanto fosse grato ai suoi fans. Mi disse di amarli incondizionatamente e che cercava sempre di renderli partecipi della loro vita perché a loro doveva tutto.
Era un ragazzo interessante e con la testa sulle spalle. "Ragazzi così non ce ne sono molti in giro" pensai.
«Ti va di ballare?» chiese a un tratto.
Annuii e lui mi prese per mano portandomi in pista. Mi stavo davvero divertendo con lui.
«Liam c'è un problema» c'interruppe una voce familiare che mi pietrificò.
Mi voltai a guardarlo e lui sbiancò visibilmente. «C-ciao. Io... credevo non fossi venuta»
«E invece eccomi in tutto il mio splendore» sorrisi.
«Concordo» intervenne Louis. «Sei al dir poco stupenda. Questo vestito ti dona ed esalta la tua bellezza».
Abbassai lo sguardo sorridendo, forse arrossii. «Grazie»
«Sei il solito ammaliatore».
Alzai lo sguardo in direzione di quella voce. Un incanto di ragazza dai lunghi capelli castani e dal fisico perfetto mi si parò davanti.
«Io sono Eleanor, la fidanzata di Louis. Ho sentito molto parlare di te ed è un piacere conoscerti di persona».
Purtroppo, io non avevo mai sentito parlare di lei. Sorrisi guardando con rimprovero Louis, che abbassò lo sguardo, e strinsi la mano della ragazza. «È un piacere conoscerti, Eleanor»
«Allora, qual è questo problema?» riprese in mano il discorso Liam.
«Un ragazzo si è chiuso nel bagno e adesso è bloccato» spiegò Harry senza togliermi gli occhi di dosso.
«E la chiave?»
«Spezzata... nella serratura» disse quest'ultima volgendo lo sguardo a Liam.
Louis scoppiò a ridere e io lo seguii.
Liam si scusò perché doveva allontanarsi e andò a controllare, seguito da Louis, che continuava a ridere, ed Eleanor.
Mi voltai per tornarmene sul divano ma Harry mi seguì. «Hey, non si saluta più?»
«Ciao» biascicai voltandomi solo per un istante.
«Un iceberg sarebbe meno freddo»
«E una persona matura affronterebbe le situazioni di petto» feci un paio di passi verso di lui.
«Ci ho pensato a lungo prima di prendere quella decisione e mi è sembrato più giusto non affrettare le cose»
«Ma non è successo niente, Harry! É stato... un incidente. Credimi, anche se Zayn è di buona compagnia, ci sono rimasta male».
Si mise una mano fra i capelli e piagnucolò un "Mi dispiace". Amavo i suoi capelli e ancor di più quando li toccava in quel modo. Con quella faccia da cane bastonato poi, noi riuscivo proprio ad essere arrabbiata con lui.
«Sai qual è il mio problema? É che io non riesco mai ad essere arrabbiata a lungo con le persone a cui voglio bene»
«Posso ritenermi perdonato?» il suo viso s'illuminò come quello dei bambini quando hanno visto un barattolo di nutella.
«Voglio stare un po' da sola. Ne riparliamo più tardi magari».
Cercò di aggiungere qualcos'altro ma io lo piantai in asso. Tornai sul divano, quel divano che era stato il mio migliore amico per quella sera.
Presi il cellulare per mandare un altro messaggio a Chris ma decisi di non farlo, di lasciarlo in pace. Infondo, lui quella sera stava lavorando.
Nel momento in cui riposi il cellulare nella borsetta, Zayn si sedette al mio fianco.
«Mancavi solo te all'appello. Adesso posso dire che ho passato del tempo con tutti e cinque i One Direction a questa festa»
«Quindi hai parlato con Harry. Risolto tutto?»
«Non proprio. Gli ho detto che ho bisogno di pensarci su e che ne parleremo meglio dopo»
«Ma è così grave la situazione?»
«Non è grave, è complicato»
«Quindi, visto che è complicato e non vuoi vederlo, te ne stai qui seduta e non ti stai minimamente divertendo. Ma che diamine è successo fra di voi?»
«Sta mattina, quando è tornato da Manchester, è venuto a trovarmi e... diciamo che c'è stato un malinteso fra noi e adesso non ci parliamo»
«Dai, vedrai che si sistemerà tutto».
Lui sorrise. Aveva proprio un bel sorriso. Forse, fino ad allora, non mi ero resa conto di quanto fosse dolce Zayn.
"É perfetto, esattamente come Liam" pensai.
Sentii l'impulso irrefrenabile di abbracciarlo e lo feci.
«Grazie» gli sussurrai in un orecchio.
Ricambiò il mio abbraccio. «Se vorrai, per te ci sarò sempre».
Ci guardammo negli occhi. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Ero come ipnotizzata dai suoi occhi nocciola.
Mi accarezzò una guancia e lentamente avvicinò le sue labbra alle mie.
Dopo un bacio a stampo, schiusi le labbra e lui fece lo stesso. Le nostre lingue si toccarono e sentii il mio stomaco chiuso da una morsa. Un'insieme di sensazioni indescrivibili oltrepassavano il mio corpo.
Harry
"Parliamo dopo". Queste parole riecheggiavano nella mia testa già da quindici minuti.
Quanto sarebbe durato realmente quel "dopo"?
Non resistetti e andai a cercarla. Guardai in ogni angolo della sala ma non riuscii a trovarla.
«Cazzo! E se fosse andata via?» dissi fra me.
Quando la trovai, la maledii per non essersene andata davvero.
Era avvinghiata a un ragazzo sul divano. Avrei dovuto lasciar perdere, invece mi avvicinai.
«Quanto tempo dovrei aspettare per parlare con te? Vi fermate al bacio o volete anche una stanza?».
Lei si staccò dal ragazzo e io rimasi di sasso: era Zayn.
«Non ci posso credere. Addirittura con lui che... va bé, lasciamo perdere. Continuare pure. Tanto il nostro discorso non è poi così importante, no?».
Feci per andarmene ma mi sentivo ancora insoddisfatto della mia sfuriata così tornai indietro. «E salutatemi la vostra amica Perrie»

Adelaide
Harry si allontanò velocemente e io mi voltai a cercare lo sguardo di Zayn ma lui se n'era già andato.
«Fantastico! Di nuovo sola e con ancora più guai di prima» esclamai.
Andai alla ricerca disperata di uno dei due. Alla fine incontrai Liam e un altro ragazzo, Josh. Lui mi disse di aver visto Harry uscire sulla terrazza.
Mi precipitai da lui. «Harry. Harry dove sei?»
«Sono qui» disse alzandosi da un dondolo di paglia.
«Mi... mi dispiace. Non volevo mettere da parte la nostra discussione. Stavo solo chiedendo consiglio a Zayn»
«Infilandogli la lingua in bocca? E che consiglio ti ha dato la lingua di Zayn?»
«No! Quello... quello è venuto dopo. Perché sei così seccato?»
«Perché...» sbuffò e si passò una mano fra i capelli. «Perché Zayn è... noi dovevamo parlare e tu eri con Zayn che è... impegnato»
«In che senso?»
«Nel senso che Perrie, la ragazza che ho nominato prima... lei...»
«Smettila di girarci intorno, Harry!»
«Zayn è fidanzato con Perrie»
«E ti ci voleva tanto a di... cosa?!»
«Zayn è fidanzato e Perrie è la sua ragazza».
Ero sconvolta. Come poteva avermi nascosto questo particolare e avermi addirittura baciata?
«Scusami un attimo Harry. Lo uccido e torno da te»
«Dai Ade! Non farla cosi... tragica» mi fermò per un braccio e mi costrinse a girarmi.
«Quando qualcuno mi prende in giro, quel qualcuno si deve aspettare una mia scenata».
Rientrai nel fracasso che c'era dentro. Trovai subito Zayn, per sua sfortuna. Lo afferrai per il colletto della camicia e lo portai vicino alle scale.
«Perché l'hai fatto?».
Fece uno strano sguardo, come se non sapesse di cosa stessi parlando.
«Non mi hai detto che sei fidanzato. Perché? Se lo avessi saputo, non ti avrei permesso di baciarmi»
«Non volevo... cioè non era programmato. É successo»
«Non doveva succedere. Io non voglio rovinare il vostro rapporto».
Iniziò a ridere. «Era solo un bacio!»
«Solo un... sai che sei proprio uno stronzo? É meglio che la finiamo qui prima che ti prenda a calci in culo».
Lo spinsi via con tutta la forza che avevo e tornai sulla terrazza.
Harry mi si avvicinò reggendosi a malapena sulle gambe. «Com'è andata?»
«Non è andata. Era solo un bacio» cercai di imitare la voce di Zayn.
Harry scoppiò a ridere come se avessi raccontato la barzelletta più divertente del mondo.
«Ma che hai combinato, Harry?» dissi con lo stesso tono di una mamma che rimprovera suo figlio.
«Giuro che sto bene. Guarda» si mise su una sola gamba per poi cadere rovinosamente a terra.
«Certo, certo. Stai proprio benissimo»
«Giuro che sto bene. Ho solo perso l'equilibrio. Ogni tanto sii un po' più elastica. Divertiti».
Harry era ubriaco ma aveva ragione. Gli strappai la bottiglia da mano e ne bevvi un sorso.
Feci una smorfia di disgusto. «Ma che roba è?»
«Vodka assoluta. Buona vero?»
«Brucia da morire!» esclamai porgendogliela.
«Se non ci sei abituata, non bere» mi sfidò.
«Dai qua» ripresi la vodka per tracannare un altro sorso.
Ci mettemmo seduti in un angolo a dire cazzate a non finire.
«Adelaide, questa bottiglia era piena»
«E allora?»
«E allora... credo che le parole siano scappate dalla mia testa»
«Che cattivone! Dobbiamo trovarle e punirle».
Feci per alzarmi ma la testa cominciò a girare vorticosamente. «Forse è meglio smetterla qui»
«Ma no! Ci stiamo divertendo cosi tanto».
Mi alzai da terra con la vista offuscata e il capogiro e aiutai Harry a reggersi in piedi.
Camminammo nella sala, evitando le persone che ballavano, fino ad arrivare alle scale.
Le salimmo. «Dov'è il bagno?»
«Di fronte alla mia stanza»
«E dov'è la tua stanza, intelligentone?».
Mi guardò malizioso e sorrise. Mi spinse in una stanza e ci ritrovammo nel bagno.
Misi Harry nella vasca ma lui mi trascinò con sé. Ci ritrovammo di nuovo a ridere.
Solo dopo mi resi conto che il mio viso era vicinissimo al suo e tornai seria.
«Che c'è?» chiese lui con una faccia da ebete.
Si alzò sui gomiti accorciando le distanze fra il suo viso e il mio e divenne serio.
Bramavo un suo bacio, non come quello di quella mattina. Volevo un bacio passionale, uno con sentimento. Un bacio lento e delicato che mi facesse perdere la testa.
Per un attimo, credetti potesse leggermi nel pensiero perché stava avvicinando le sue labbra alle mie.
Nel preciso istante in cui le nostre labbra si sfiorarono, qualcuno aprì la porta. Istintivamente, mi nascosi dietro la tenda della vasca.
«E che porca miseria, Harry! Trovatevi una stanza» esclamò Louis che era probabilmente brillo.
«Il bagno fa più figo ed è comodo» rispose prontamente lui.
Louis uscì sbattendo la porta e tirai un sospiro di sollievo uscendo dalla vasca.
Gli tolsi la maglia e aprii l'acqua. «Dio Santo! É fredda!»
«Lo so ma credo che così riesci a svegliarti. Nella mia co...mitiva funzionava sempre».
Lo aiutai ad alzarsi e lo asciugai. Lo feci sedere su una sedia e presi il phon per asciugargli i capelli ma lui mi fermò. «Fallo fare a me. Solo io so come asciugarli».
Prese un asciugamano e se la passò fra i capelli. Poi mi fece segno di passargli il phon. Lo osservavo cercando di memorizzare ogni suo movimento.
«Ora dobbiamo solo metterti a letto» dissi io.
Mi guardò malizioso e scoppiò a ridere. Un istante dopo si bloccò e corse al gabinetto.
«Va tutto bene?» domandai.
«Domanda inutile. Uno che vomita come può mai stare?».
Si voltò a rigurgitare ancora poi si sedette poggiando la schiena al gabinetto. «Scusami, non volevo essere scortese»
«Nono hai ragione. Domanda stupida».
Presi le sue cose poi presi lui per un braccio e lo feci uscire dal bagno. Se la memoria non mi ingannava, la sua stanza era proprio di fronte.
Lo lasciai andare per togliergli il pantalone. «Ma... ma che stai facendo?»
«Ti tolgo il pantalone bagnato. Ricordi che ti ho messo sotto la doccia?».
Fece una strana faccia, poi bofonchiò: «Si, giusto».
Li abbassai di scatto senza però pensare che anche ciò che c'era sotto al pantalone si era bagnato. Distolsi lo sguardo di scatto. Lui rise del mio gesto.
«Dov'è tieni il pigiama?» chiesi seccata.
«Ma se ho le mutande bagnate!» disse infilando le dita nei boxer per tirarli giù ma lo bloccai dicendo: «Harry Styles, abbassati quelle mutande e sei un uomo morto». Mi accorsi che lo stavo guardando e mi voltai a guardare il muro.
Lui sbuffò e mi indicò un cassetto del comodino. «Scegli quella che più ti piace».
Cercavo di contenere l'imbarazzo mentre cercavo davvero un paio di boxer che mi piacessero. Ne scelsi un paio blu con l'elastico azzurro e glielo lanciai.
«Non sbirciare eh» disse lui con tono malizioso.
«Non ci tengo» risposi acida.
Restai una quindicina di secondi a guardare il muro davanti a me. «E il pigiama?»
«Nel letto»
«Eh?» mi voltai a guardarlo, poi ricordai che si stava cambiando e tornai a fissare il muro.
Lui scoppiò a ridere. «Il mio pigiama è nel letto».
Mi lanciai sul letto e cercai il pigiama sotto le sue risate. «Ti gira ancora la testa?»
«Pensa a te che hai vomitato»
Continuò a ridere. «Mi scusi signorina. Per quanto io abbia bevuto un tantino più di te, sono preoccupato».
Trovai il suo pigiama sotto al cuscino. Un classico, come mai non ci avevo pensato?
Glielo lanciai. «La testa gira ancora, ho la vista offuscata e mi sento le palpebre pesanti»
«Qualcos'altro?» rise ancora.
La sua risata iniziava a darmi sui nervi. «Hai finito?»
«Un momento.... giuro... poi mi fermo» non controllava più la sua risata.
Lo guardai e cominciai a ridere anch'io. D'un tratto corse fuori dalla stanza e sentii la porta di fronte sbattere.
«Ed ecco che torna a vomitare» dissi ridendo.
Improvvisamente sentii un rumore provenire dal piano di sotto. Scesi per vedere cosa stesse succedendo e incontrai Louis che sparava stronzate a non finire con un gruppo di ragazzi.
«Hey Louis» gridai per farmi sentire nel baccano.
«Hey bellezza! Ti vedo un po' sfatta. Cosa hai fatto?» chiese con uno sguardo malizioso.
«Assolutamente niente, se non fare la crocerossina».
Fissai il suo bicchiere e mi chiesi cosa contenesse. «Che bevi?» chiesi infine.
«Liam crede che sia un semplice succo di frutta. In realtà è un po' corretto. Non dirglielo però»
Misi una mano sul cuore e alzai l'altra. «Giuro.Muta come una tomba»
Sorrise e mi porse il bicchiere. «Vuoi provare?»
«No grazie. Gradirei una birra però».
Louis scomparì per un momento per poi tornare con una bottiglia fra le mani. Lo ringraziai e andai verso le scale.
Bevvi un sorso e tornai di sopra. La stanza era ancora vuota. «Harry» gridai.
«In bagno» sentii gridare seguito dalle risate.
Lo trovai di nuovo seduto sul pavimento. «Dammi una mano a rialzarmi, per favore».
Posai la birra per terra e andai ad aiutarlo per poi portarlo nella sua camera e farlo stendere nel letto.
Tornai a prendere la mia birra e andai poi a sedermi sul letto per fargli compagnia.
«Tu stai ancora bevendo»
«Tu hai detto che non so divertirmi»
«Ti farà male»
«Ottima osservazione».
Mandai giù un sorso di birra e lo osservai attentamente. Aveva una bruttissima cera e il modo in cui mi guardava era anche più brutto. «Louis mi ha dato la bottiglia già a metà. La finisco e non bevo più».
Finii la birra velocemente e la misi sul comodino. La sua risata ricominciò.
«Sei snervante quando ridi»
«Scusami. Ti stavo immaginando fra un po' di tempo, quando l'alcol inizierà a fare effetto»
Rimasi in silenzio. I ricordi mi affollavano la testa. I ricordi della mia vita in Italia, dei miei amici. I ricordi di lui. Feci un sorriso sghembo. «Ma l'alcol non dovrebbe far dimenticare?»
«Eh?»
«Niente, lascia perdere. Piuttosto, noi due non dovevamo parlare?»
«Già. Credo che lo faremo un altro giorno»
«No, noi parleremo adesso» dissi alzando il mio tono di voce di una ottava.
«Va bene. Non c'è bisogno che ti arrabbi»
«Perché l'hai fatto? Perché mi hai baciata?».
Rimase in silenzio per un paio di secondi. «Non lo so. Non ti dico che non volevo, perché io volevo eccome. Volevo farlo e l'ho fatto ma... non ho pensato alle conseguenze. Non ho pensato alla nostra fiorente amicizia. Volevo solo baciarti».
Rimasi immobile per memorizzare ogni singola parola perché non avrei mai voluto dimenticarle. Mi misi in ginocchio sul letto e lo guardai attentamente. «Lo faresti anche adesso?»
«Cosa?»
«Baciarmi. Lo faresti?».
Si sedette accorciando le distanze fra i nostri visi. Le nostre labbra si toccarono e nel giro di pochi secondi mi ritrovai sotto di lui. Con la lingua sfiorò le mie labbra, come se volesse chiedermi il permesso di baciarmi oppure per darmi la possibilità di tirarmi indietro. Schiusi le labbra e lasciai che la sua lingua toccasse la mia. In quel momento non sapevo neanche io cosa provavo. Farfalle, pterodattili, rinoceronti e quant'altro vagavano nel mio stomaco e il mio corpo era cosparso di brividi.
Cominciò a baciarmi dolcemente il collo mentre la sua mano andava su e giù sulla mia coscia. Quasi senza accorgermene, lo spogliai e lui rimase solo con i boxer blu rigonfi.
Con un gesto da maestro, sfilò il mio vestito e le mutandine e sbottonò il reggiseno. Mi lasciò stesa sul letto mentre lui cercava un preservativo fra le sue cose.
Fu un movimento rapido e sentii inizialmente dolore. Dopo un po' divenne piacevole e mi lasciai andare a quel momento che fu, anche se insolito, magico.


Writer's corner
Saaaaaalllllveeeeeee! :3
Ooookkey :3 probabilmente qualcuno rimarrà deluso dal finale. Il fatto è che mi vergogno da morire a spiegare la scena di sesso che avevo in mente >///<
Spero comunque che vi piaccia :3
Il 6°, il 7° e l'8° (prossimo) capitolo sono i migliori che io abbia mai scritto *-* (vi lascio immaginare gli altri quanto siano pessimi XD)
A presto con il "Dopo festa" :3
Ps: Nella mia testolina, Lui è Chris :3



Mica male eh? :P lo preferite sbarbato o barbato ? (?)
io in entrambi i modi :P

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ma io cosa provo? ***


cap 8
8

Mi svegliai intontita quella mattina. Avevo un mal di testa coi fiocchi. "Ben si sta, Adelaide" pensai.
Mi alzai dal letto e andai alla finestra. Il sole splendeva in cielo e sembrava una giornata piuttosto calda anche se il vicino di casa aveva un maglione di cotone a maniche lunghe addosso.
Solo dopo un paio di minuti mi resi conto che i miei vestiti erano sparsi sul pavimento.
«Cosa diamine ho fatto?» esclamai ad alta voce, poi portai le mani alla bocca e mi voltai a controllare se avessi svegliato il ragazzo nel letto.
Con mio grande stupore - anche se mi sentivo sollevata che fosse lui - mi accorsi che era Harry.
Raccolsi la biancheria e la indossai. Cercai poi il cellulare per sapere l'orario. Sei e trenta. Ringraziai il cielo perché sicuramente dormivano tutti.
Guardai Harry steso a pancia in giù nel letto e sorrisi. Lui, la mia prima volta.
Mi vestii velocemente e, una volta sicura di non aver dimenticato nulla,  presi il copri spalle e uscii di casa.
"Fortuna che il locale apre sempre tardi" pensai.
Camminai velocemente per strada e rientrai silenziosamente in casa Jackson. Tolsi le scarpe e salii piano le scale per poi chiudermi in camera.
Andai nel mio bagno per prepararmi al lavoro. Mi struccai e mi fiondai sotto la doccia. Rimasi poco tempo perché dovevo sbrigarmi. Misi la divisa in borsa e iniziai a truccarmi. Quando misi il fard, mi accorsi di avere due segni violacei sul lato destro del collo. «Puttana la miseria! Mi ha lasciato i segni» esclamai stupita e arrabbiata.
Li coprii con un po' di fondotinta ma comunque si intravedevano. Decisi infine che avrei messo un foulard.
Scesi di sotto a fare colazione e notai che qualcuno era già sveglio. «Buongiorno» dissi entrando in cucina.
«Buongiorno Ade. Non t'ho sentita rientrare ieri sera» fu la prima cosa che mi fece notare Katia.
«La festa si è dilungata molto e sono rientrata parecchio tardi» spiegai disinvolta.
«E come mai quel foulard?».
"Fregata" pensai. "Pensa ad una scusa Adelaide. Fai in fretta".
«Mi sono svegliata con un po' di mal di gola. Forse ieri ho sbagliato a mettere solo il copri spalle»
«O forse alla festa hai gridato troppo» mi guardò in modo strano.
«Cosa intendi dire?» cercai di restare calma ma dentro stavo morendo.
«Con la musica alta è difficile parlare. Bisogna alzare molto la voce»
«Ah, si. É vero» mi rilassai.
Presi una ciotola e la riempii di latte, poi ci misi un pizzico di caffè e presi i cereali.
«Sai che a me puoi dire tutto? Non sono tua madre e sono abbastanza giovane da ricordare le feste da ragazzi» disse a un tratto.
«Ok, sono stata scoperta. Ho bevuto parecchio ieri sera e mi fa male da morire la testa»
«Solo questo? Bene. Ti vado a prendere un'aspirina e torno» sembrava poco convinta.
Uscì dalla stanza e io tirai un sospiro di sollievo sedendomi al tavolo per mangiare. Tornò dopo pochi minuti con una compressa.
«Prendila dopo aver mangiato» si raccomandò.
Feci velocemente colazione per fiondarmi fuori casa ed evitare ulteriori domande e allusioni.
Riposi tutto nel lavello, presi la borsa e aprii la porta per uscire ma mi bloccai sulla soglia quando lei esclamò: «Spero almeno che avete usato un preservativo».
«Cosa ti fa pensare che io sia andata a letto con qualcuno?» indietreggiai e schiusi la porta.
«Non con qualcuno di sconosciuto. Con il riccio, oppure con l'altro che è venuto ieri. Quello col ciuffo»
«Stai sviando la domanda»
«Non sei rientrata a casa stanotte, hai le labbra screpolate e indossi un foulard mentre siamo quasi ad Agosto».
"Rimani sul vago, Ade". «Ok. Sono ipotesi piuttosto valide. Ci vediamo stasera» uscii di casa velocemente e, a grandi falcate, percorsi il vialetto di casa.
Mi imbarazzava parlarne con lei. Mi imbarazzava parlarne in generale.
Proseguii a passo spedito, tanto che arrivai in pochi minuti al locale. Nathan stava aprendo in quel momento e si stupì di vedermi cosi puntuale.
«Non hai dormito stanotte?»
«Perché? Ti sembro strana? Ho qualcosa sul viso?» chiesi allarmata.
Lui fece un sorriso sghembo. «No. Semplicemente non sei mai arrivata cosi... puntuale. Direi quasi che sei in enorme anticipo».
Sorrisi sollevata. «Sono caduta dal letto stamattina» scherzai e lui rise di gusto.
Indossai velocemente la divisa e fui pronta per ripulire il locale. "Meglio la mattina che la sera" ci diceva sempre Nathan.
Dopo circa mezz'ora, arrivarono anche Lauren e Chris.
«Anne dov'è?» chiesi.
«A casa con la febbre» mi disse Lauren mentre andava a cambiarsi in bagno.
Chris mi fissava senza dire nulla e sorrideva malizioso. Feci finta di non notarlo e continuai a pulire.
«Non mi racconti niente?» domandò una volta stufo del silenzio.
«Cosa vuoi che ti dica?»
«Chi ti ha fatto i succhiotti sul collo, ad esempio».
Mi scivolò una sedia dalle mani facendo un rumore assordante. «Deduco che ho indovinato» rise di gusto.
«Ne parliamo dopo, ficcanaso. Adesso aiutami a pulire».
Lui mi abbracciò per chiedere scusa per poi andare a prendere secchio e il mocio per i pavimenti.

Harry
«Harry alza il culo a vieni giù a darci una mano a pulire» gridò Niall aprendo la porta della mia stanza.
«Che mal di testa»
«Siamo tutti nella stessa barca. Prenditi un'aspirina e scendi».
Richiuse la porta e io mi sollevai nel letto. Mi sentivo cosi... cosi... nudo.
"Nudo?" pensai.
Sollevai le coperte e osservai il mio corpo che, effettivamente, era nudo.
Al mio fianco il letto era sfatto. "Qualcuno ha dormito con me. Rettifico, qualcuno ha fatto sesso con me".
Cercai di ricordare qualcosa ma il mio mal di testa me lo impediva. Il mio ultimo ricordo era la faccia disgustata di Adelaide che tracannava Vodka con me.
Mi alzai e indossai la biancheria. Boxer blu con elastico azzurro. «Li ha scelti Ade» ricordai.
Raccolsi i vestiti dal pavimento e li misi in un angolo dicendomi che poi li avrei portati nella stanza delle lavatrici.
Presi dei vestiti puliti e andai in bagno a farmi una doccia. Doccia. Vasca. "Io e Ade siamo caduti nella vasca" pensai sorridendo.
Feci la doccia cercando di ricordare come eravamo caduti nella vasca e cosa fosse successo dopo. Sbarrai gli occhi. Avevo cercato di baciarla di nuovo.
«Ma si può essere più imbecilli di me?» gridai.
«No, tu sei il re degli imbecilli. Ora sbrigati e dammi il cambio che devo farmi anch'io una doccia» gridò Louis da dietro la porta.
Uscii dal bagno in accappatoio e tornai in camera mia.
Mi vestii e scesi a dare una mano agli altri. «Tieni Harry, porta questo scatolone in garage» ordinò Liam appena mi vide.
«Buon giorno Liam. Ho passato una bella serata, grazie per l'interessamento» scherzai.
«E che te lo chiedo a fare? Bastava passare davanti la tua porta sentire tutto»
«Sai chi c'era con me?»
Scosse la testa e andò a rimuovere altri addobbi. Sospirai e andai in garage a riporre lo scatolone.
Una volta finito tutto, andai ad occuparmi della mia camera. «Sembra un campo di battaglia, ma che abbiamo combinato?» dissi fra me.
Tolsi le coperte e le lenzuola e le misi in un angolo insieme alle altre cose sporche. In quel momento, notai che le lenzuola erano macchiate. Delle goccioline rossastre. Andai in panico. «A chi cazzo ho sverginato nel mio letto?».
Presi le lenzuola e le portai subito nella stanza delle lavatrici. Le infilai nella prima lavatrice che vidi libera e le lavai.
Avevo troppe domande, un feroce mal di testa e un maledetto bisogno di risposte, e l'unica persona che forse poteva darmele era Adelaide. L'unica persona che ricordavo di quella sera.
A grandi falcate mi diressi verso la porta afferrando la giacca dall'appendiabiti all'entrata. «Torno subito» informai.
Ero in strada non sapendo se andare al locale o a casa sua. Infine andai al locale sicuro di trovarla lì. Misi occhiali e cappucci ed entrai. 
La prima persona che vidi fu proprio lei.

Adelaide
Vidi entrare un tipo con gli occhiali da sole e un cappuccio in testa  e mi avvicinai cercando di capire cosa volesse. «Posso aiutarla?»
«Ade sono io, Harry»
«Puttana la miseria! Che diamine ci fai qui?»
«Ho un mucchio di domande su ieri ma non so a chi farle. L'ultimo ricordo che ho è di te, me e una bottiglia di Vodka, poi la caduta nella vasca - e ti chiedo scusa per il tentato bacio - poi ricordo la scelta degli boxer. Dopodiché il vuoto totale».
Sospirò profondamente preoccupato. «Credo di aver... combinato un casino. Credo di aver... rotto qualcosa»
«Non mi sembra tu abbia rotto qualcosa. Me ne sarei accorta, non credi?»
«Non proprio qualcosa. Ho rotto... qualcuno»
Spalancai gli occhi. "Forse ci è arrivato ed io non sono pronta a parlarne. Inventa una scusa". «Io sono stata con te finché non ti sei steso tranquillo nel letto. Come puoi aver rotto qualcuno? Ma rotto che poi?».
Fece un lungo respiro poi disse tutto d'un fiato: «Credo di aver sverginato una ragazza»
Sbiancai. "Sbam! Che sprangata in faccia! Almeno non ha capito che ero io".
«Ade ti senti bene?»
«Ma non sai chi è questa ragazza?»
«No. Mi sento tremendamente in colpa a non ricordarla nemmeno. Credo che per una ragazza sia importante la prima volta, o sbaglio?»
«Certo che è import...» mi fermai vedendo la sua faccia sofferente. «Certo, non per tutte. Ci sono ragazze che non se ne fregano proprio»
«Ma non dovrebbero farlo per amore?»
"Giusto. E io lo amo?".
«Dovrebbero, ma non tutte sono così coscienziose da farlo»
Lauren mi chiamò da lontano. «Ade mi serve un favore».
Spalancai gli occhi e, in preda al panico, mi avvicinai a Harry e lo baciai.  
Lauren si fermò di scatto appena ci vide. «Ehm... torno dopo. Fate con comodo».
Staccai le mie labbra dalle sue nel momento in cui Lauren si allontanò. «Scusami» sussurrai con un filo di voce.
«N-non fa niente. Direi che siamo pari» sdrammatizzò.
Ci furono una manciata di secondi di imbarazzante silenzio. Si schiarì la voce. «Allora... pensi che sia stata una fan imbucata alla festa?»
«Credo che ne sarebbero capaci, ma che non sia possibile. Ho visto ogni singola persona della festa e nessuna aveva l'aria da fan. Erano piuttosto snob in realtà»
«È tutto cosi ingarbugliato nella mia testa. Vorrei tanto ricordare»
«Lascia perdere Harry. Non sforzarti di ricordarlo adesso. Lo ricorderai prima o poi»
Lui annuì. «Già. Bè... ci... vediamo?»
«Si... a presto».
Harry uscì dal locale ed io tirai un sospiro di sollievo. Da un lato però, mi pentii di non avergli detto nulla.
"Lui non potrebbe mai ricambiare ciò che provo. Ma io cosa provo?".

Harry
Adelaide mi aveva detto di non pensarci, eppure non potevo farne a meno. Poi, come un fulmine a ciel sereno, mi si fissò nella mente il suo bacio.
Era stato cosi... eccezionale. "Ci sa fare quella ragazza" pensai.
Tornato a casa, misi le lenzuola pulite e mi stesi sul letto. Chiusi gli occhi e cercai di fare mente locale. Come potevo non ricordare?
Dopo essermi messo nel letto, cosa era successo?
«Ho parlato con Adelaide» mi dissi.
Adelaide. Bacio. Dolcissimo bacio. Il mio cuore perse un battito al ricordo delle sue mani sul mio viso e delle sue labbra che sembravano fatte per incastrarsi con le mie.
Forse stavo esagerando. Forse stavo ingigantendo la cosa. "Lei non potrebbe mai ricambiare ciò che provo. Ma io cosa provo?".




Writer's Corner
Heylàààààà!!! :P
Lo ammetto, con la fretta di mettervi il capitolo, avevo dimenticato di salutarvi XD #sonounica
Questo è il dopo-festa diciamo. Non è chissà che e me ne rendo conto... ma accettatelo come segno del mio bene ♥
Manca di nuovo l'ispirazione :( che brutta cosa!
Spero di riuscire presto ad aggiornare ;) e che qualcuno recensisce questo capito.... è deprimente non trovare mai recensioni...
Alzatemi l'autostima! Recensite! :D
Magari torna anche l'ispirazione :P
A prestoooooo ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Domenica ***


9

Harry
Ritornai con la mente a quella sera. Le immagini scorrevano veloci davanti agli occhi e si fermarono a un momento preciso.
*«Perché l'hai fatto? Perché mi hai baciata?».
«Non lo so. Non ti dico che non volevo, perché io volevo eccome. Volevo farlo e l'ho fatto ma... non ho pensato alle conseguenze. Non ho pensato alla nostra fiorente amicizia. Volevo solo baciarti»
.
«Lo faresti anche adesso?»
«Cosa?»
«Baciarmi. Lo faresti?».*
In un attimo, l'intera scena mi passò davanti agli occhi. Le labbra, le mani che esploravano, i vestiti che cadevano giù, due corpi fusi in uno.
Mi svegliai di soprassalto con la pelle appena imperlata di sudore. «Non può essere vero. Deve essere per forza un sogno».
Non riuscii più a riaddormentarmi preso da quel sogno. "E se fosse vero? E se fosse Adelaide la ragazza?".
L'idea che potesse essere lei, fece impazzire il mio cuore. Neanche il più colorato dei sogni avrebbe potuto superare la fantasiosa visione di quella notte.

Adelaide
La domenica era sacra per me. Lavoravamo solo di sera, così riuscivo a dormire un po' più del normale.
Katia sapeva bene che preferivo dormire fino a tardi e non veniva mai a svegliarmi o a chiedermi qualcosa.
Mi svegliai comodamente alle dodici e andai a fare una doccia calda. Mentre l'acqua mi scendeva lungo il corpo rilassando i miei nervi ancora tesi per quel conto in sospeso con Harry, il cellulare suonò tre volte.
Uscii dalla doccia e mi guardai allo specchio. "Come diavolo hai fatto ad andare a letto con uno dei ragazzi più amati dalle adolescenti? Insomma, non sei poi chissà quanta bellezza!" pensai.
Guardai attentamente tutte le parti che odiavo del mio corpo, poi sospirai e andai in camera per rivestirmi. Avevo finalmente preso l'abitudine di accendere il riscaldamento prima di andare a fare la doccia, cosi che potessi vestirmi nella stanza senza morire dal freddo ed essere costretta a correre in bagno.
Dopo aver indossato una t-shirt, uno shorts di jeans e un paio di converse, presi il mio cellulare per controllare le chiamate perse.
Tre chiamate di Harry. Per ognuna di quelle chiamate, sentii andar via un anno di vita. Ciascuna di quelle chiamate mi stava dicendo che Harry aveva qualcosa di urgente da chiarire con me.
"Non puoi vivere con quest'ansia Adelaide. Se l'ha capito, pazienza!" dissi fra me.
Scesi in cucina, dove trovai Katia, Richard e Sophie che si erano appena messi a tavola.
«Buongiorno!» esclamò Katia con il suo solito buon umore. «Hai fame?»
«Un po'».
Apparecchiai anche per me mentre lei mi riempiva il piatto.
«Hai da fare oggi?»
«Dovrei vedere Harry. Mi ha già chiamata tre volte mentre ero sotto la doccia».
Lei annuì prendendo un boccone. Mangiai velocemente e aiutai poi Katia a mettere in ordine.
Uscii di casa subito dopo e camminai a grandi passi verso la casa dei ragazzi.
Quando arrivai, la porta era semi aperta. Credetti subito che fossero entrati dei ladri, allora tirai fuori dalla mia borsa lo spray al peperoncino e composi il numero della polizia sul cellulare, pronta a chiamare.
Appena entrata, sentii degli strani rumori provenire dalla cucina. Sbirciai per vedere chi ci fosse ma subito mi nascosi dietro il muro.
Louis ed Eleanor erano sul tavolo della cucina e ci davano dentro.
Senti il rossore salirmi fino alle punte delle orecchie. Uscii fuori chiudendo la porta di casa e facendo meno rumore possibile.
«Che stai facendo?» chiese Harry sbucando all'improvviso alle mie spalle.
Mi fece sobbalzare e io, che avevo i nervi tesi, gli mollai uno schiaffo.
«Hey! Che ho fatto?» si lamentò massaggiandosi la guancia.
«Scusami Harry, mi hai spaventata» sussurrai.
«Perché parli a bassa voce?» chiese sussurrando a sua volta.
«In casa, ci sono Louis ed Eleanor che... insomma... hai capito»
«Ho capito, ho capito. Una cosa però non mi torna: come hai fatto a vederli?» sorrise malizioso.
«Ero venuta a trovarvi ed ho trovato la porta aperta. Sono entrata credendo ci fosse un ladro e invece c'erano loro sul tavolo in cucina»
«E ma che schifo! Noi ci mangiamo su quel tavolo!».
La sua smorfia schifata mi fece ridere. Lui mi guardò e sorrise abbassando lo sguardo. Lo fissai e, d'un tratto, tutta la tranquillità che avevo sparì. Avevo completamente dimenticato la "faccenda Harry". Abbassai lo sguardo anch'io.

Harry
Mentre la vedevo ridere, mi ricordai il fantasioso "sogno" di quella notte. Abbassai lo sguardo e dopo un po' lei fece lo stesso.
«Ti ho chiamata tre volte ma non mi hai mai risposto» dissi dopo un paio di secondi di silenzio.
«Mi dispiace Harry, ero sotto la doccia»
«Va bene dai, non importa. Piuttosto, ora cosa facciamo?»
«Di certo non possiamo entrare»
«Ti va un gelato?»
Lei annuì. Nascosi i miei riccioli in un cappello, poi misi un paio di occhiali da sole. Ci dirigemmo a una gelateria poco lontano da casa che faceva dei gelati artigianali buonissimi.
Scegliemmo i nostri gelati e andammo a sederci ad un tavolo.
«Secondo te quei due avranno finito?» chiese lei a un tratto.
«Non lo so. Io spero di si perché ho lasciato il cellulare a casa»
«Aspetti una telefonata importante?»
«E se fosse? Ti da fastidio?»
«Perché dovrebbe?»
Risi di gusto guardando la sua faccia da finta indifferente. La mia attenzione fu poi attirata dalla sua collana. Ebbi come un flashback. 
*La ragazza era sotto di me. Abbandonai le sue labbra per scendere a baciarle il collo, la spalla e poi sempre più giù. La sentivo ansimare ad ogni mio bacio. Dopo poco, prese in mano la situazione e si mise su di me...*

Adelaide
Harry era come ipnotizzato. Fissava insistentemente la mia collana. Io lo osservavo divertita.
«Pronto!» cantilenai schioccando le dita davanti ai suoi occhi.
Lui li chiuse e scosse la testa come per mandare via un pensiero.
«Scusami. É molto bella la tua collana»
«Grazie. Me l'ha regalata una mia amica per i miei diciotto anni».
Guardai il ciondolo a forma di libellula e mi ritornarono in mente tutti i miei amici italiani. Mi ritornò in mente lui. 
D'un tratto mi sentii mancare l'aria. Respiravo a malapena, come se avessi qualcosa che mi bloccava il respiro.
«Ade. Ade che ti prende?».
Harry si avvicinò e, non sapendo cosa fare, mi strinse forte a se.
Gli occhi iniziarono a lacrimarmi. Ricordi liquidi uscivano da essi sottoforma di lacrime.
Come poteva avere ancora effetto su di me?
«Harry non mi lasciare» dissi con un filo di voce interrotto a tratti.
«Tranquilla. Sono qui piccola».
Mi stringeva così forte che sentivo i battiti del suo cuore accelerati. Mi concentrai su questi ultimi e cercai di fare dei respiri profondi.
Dopo un po' lo allontanai. «Va tutto bene adesso»
«Tutto bene un corno! Hai idea di che spavento mi sono preso? Che ti é successo?»
«Ho avuto un'attacco d'ansia. In Italia mi succedeva spesso»
«Da cosa sono dovuti questi attacchi?»
«Sai, prima di trasferirmi qui, avevo un ragazzo. Capelli neri di un'intensità abbagliante, alto, occhi marroni, fisico snello di buona muscolatura. Labbra sottili e quasi sempre increspate in un ghigno ironico. Sicuro di se stesso, misterioso, terribilmente sexy. Era sarcastico e spesso cinico. Egocentrico, magnetico. Per sedurre le donne riusciva ad essere molto romantico e dolce. Il suo punto di forza era il sorriso con cui incantava tutte le ragazze. Me compresa.A lui non importava nulla di me e non ci pensava due volte a tradirmi anche con la prima che capitava. Però io non potevo farne a meno, non potevo pensare di stare senza lui, così subivo tutto in silenzio. Subivo i tradimenti, le sfuriate, tutto. Mi sono sentita dire che non valevo niente, che lui stava con me solo per farmi contenta, che non gli ero mai piaciuta. Ecco da cosa sono dovuti. Sono il risultato di mesi e mesi di violenza psicologica»
«Che figlio di puttana!».
Lui rimase fermo a guardarmi. Era pensieroso e arrabbiato. Temevo che lo fosse con me perché non lo avevo mai detto.
«Ce l'hai con me ora?» chiesi senza esitazione.
«Perché dovrei? Tu eri solo la vittima del carnefice».
Non disse più nulla. Poco dopo, si alzò e tornammo a casa sua.

Harry
Bussammo alla porta e ci venne ad aprire Niall.
«Hey, ma che fine hai fatto?» chiese, poi vide Ade e fece un enorme sorriso. «Ciao Ade, é un piacere rivederti»
«Anche per me» disse sorridente.
Chi l'avesse vista in quel momento, non avrebbe mai immaginato che fino a poco prima era in uno stato di shock assoluto.
«Io e Ade siamo stati in gelateria. Mi cercavate?»
«Ti abbiamo chiamato un mucchio di volte ma non rispondevi» intervenne Liam.
«Ho dimenticato il cellulare a casa»
«L'hai dimenticato o l'hai fatto apposta?» chiese malizioso Zayn mentre continuava a guardare gli altri giocare all'x-box.
Adelaide si irrigidì al mio fianco. "Giusto, Zayn l'ha baciata e poi l'ha trattata di merda quando lei ha scoperto che era fidanzato".
«L'ho dimenticato, intelligentone. Ero anche tornato indietro per prenderlo ma ho dimenticato anche le chiavi, poi ho incontrato Ade che veniva qui a casa» mi voltai a sorriderle e lei ricambiò.
Andò poi a sedersi affianco a Louis. «Allora, ti è piaciuta la festa?» le chiese quest'ultimo.
«É stata piacevole» tagliò corto lei. 
Non riusciva a guardarlo in faccia dall'imbarazzo.
«Anche Harry si è divertito. Si è riempito di alcool come una spugna» mi prese in giro Niall.
Non gli diedi importanza. Piuttosto osservai Adelaide che guardava gli altri giocare senza dire nulla e Zayn che faceva dei disegni con le dita sul bracciolo del divano col capo chino.
"Che stronzo. Poteva almeno trovare un'altra risposta".
«Ceni con noi?» chiese a un tratto Niall.
«Mi piacerebbe, ma devo lavorare stasera» rispose.
«Allora veniamo noi al locale» propose Louis.
Gli altri la trovarono una bella idea e accettarono. Lei sembrava felice del nostro programma e si rimise a guardare Niall e Louis che giocavano a x-box.

Adelaide
«Posso provare?» chiesi alla fine della loro partita.
«Ne sei in grado?» chiese stupito Niall.
«Una volta ci provai. Non ebbi grossi risultati ma voglio riprovare».
Mi passarono il controller e io iniziai a scegliere la squadra e la formazione.  Mi fu facile perché, nell'ultimo periodo, venivano spesso dei clienti al locale che parlavano sempre e solo di calcio, cosi avevo imparato i nomi dei giocatori più forti e le formazioni migliori.
Niall mi spiegò le funzionalità di ogni tasto, poi fece partire la partita.
Non me la cavavo tanto male, ma non riuscivo a segnare o a tenere la palla senza che se la prendesse un giocatore avversario. Niall mi stava aiutando e si vedeva: si limitava alla difesa.
La partita finì in parità.
«Dai, te la sei cavata bene» disse Louis dandomi una pacca sulla spalla.
Passai il controller a Liam e mi limitai a guardare.
Solo dopo un po' mi accorsi di quanto fosse passato veloce il tempo. Salutai velocemente tutti e corsi a lavoro.
Le persone per strada sembravano camminare a rallentatore. "Perché, quando vai di fretta, le persone si muovono cosi piano?".
Arrivata al locale, mi scusai per il mio ritardo e indossai subito la divisa.
Mi accorsi allora di avere il cappello di Harry nella borsa. Lo presi lentamente e lo osservai per un po'.
*«Ce l'hai con me ora?» chiesi senza esitazione.
«Perché dovrei? Tu eri solo la vittima del carnefice».*.
Sorrisi ripensandolo preoccupato per me e poi annusai il cappello: c'era il suo profumo.
Lo indossai per continuare a sentire quell'odore su di me e mi misi all'opera.
Un'oretta dopo, il locale aprì. Le persone iniziarono ad arrivare, a sedersi e ad ordinare ma io aspettavo impazientemente che arrivassero loro. Mi voltai a guardare l'entrata, sperando che entrassero da un momento all'altro.
«Bel cappello» disse Chris, riportandomi alla realtà.
«Grazie. Non è mio però»
«Scommetto che è del riccio. Siete già arrivati allo scambio degli affetti?» mi prese in giro.
«Stupido! L'ha dimenticato nella mia borsa. Mi piace tanto questo cappello, e poi profuma» dissi tirandone un lembo al naso.
Alzò gli occhi al cielo  e sorrise portando l'ordinazione a uno dei suoi tavoli.
Era sera inoltrata quando entrarono nel locale. Li vidi da lontano e fui felice: avevano mantenuto la parola data.
Louis mi vide e io gli feci segno di sedersi a un tavolo sulla mia destra. Uno dei miei tavoli.
In quel preciso istante, Anne mi tirò via il cappello. «Hey!» mi lamentai.
«Ma lo sai che è identico a uno dei cappelli di Harry?»
«Davvero? Non lo sapevo» mi finsi sorpresa. «Allora lo terrò con più cura» feci per riprendermelo ma lei tirò via la mano.
«Prima devi prenderlo però»
«Oh, ci riuscirò, credimi».
Iniziai a rincorrerla finché non riuscii a riprendermi il cappello. «Hey, non vale!»
«L'avevo detto che ci sarei riuscita. È mio» dissi guardandola mentre camminavo, poi voltai lo sguardo davanti a me e vidi loro. Vidi lui che mi fissava e sorrideva per la mia affermazione. Strinsi forte il cappello fra le mani, poi lo indossai e tirai fuori il blocchetto.
«Buonasera ragazzi, cosa vi porto?» chiesi cercando di trattenere una risata.
Loro però non fecero altrettanto. Erano divertiti dalla mia formalità nel chieder loro le ordinazioni.
Mi dissero cosa volevano e io portai l'ordinazione al cuoco.
Ero lì che aspettavo quando Anne mi venne vicino con due occhi sbarrati. «Sono tornati. Sono di nuovo qui»
«Chi sono tornati?»
«I One Direction, Ade. Sono qui, seduti a uno dei tuoi tavoli»
«Giusto, giusto. Scusami, non ci sto con la testa»
«Figurai, non fa niente» non distolse nemmeno un momento gli occhi da loro.
Il cuoco mi diede le ordinazioni dei ragazzi ed ebbi un'idea fenomenale. «Anne, portale tu le ordinazioni ai ragazzi»
Lei sbarrò gli occhi. «Ma... ma... perché?»
Feci spallucce e gli diedi il vassoio. Lei, quasi tremolante, si avviò verso di loro.

Harry
Vidi avvicinare la ragazza dai capelli corti marroni. Sembrava intimidita da noi e anche un po' agitata.
«E-ecco a voi» disse porgendoci i piatti.
«Hey, ma io mi ricordo di te. Ci siamo visti al Funky Buddha un po' di tempo fa» cercai di rasserenarla.
«S-si, sono io. Ti ricordi di me!» sorrise.
«Certo! E ricordo anche l'altra ragazza coi capelli biondo scuro. Lavori qui?».
Lei alzò un sopracciglio e io capii della stupidaggine che avevo detto. «Si, lavori qui. Domanda stupida»
«Hai a disposizione altre due possibilità Harry, poi non potrai più sbagliare» lo prese in giro Zayn.
«Quindi tu sei amica della moretta che ci ha preso le ordinazioni?» chiese Louis.
Lei si voltò a guardare e io feci lo stesso. Aveva ancora il mio cappello e rideva gioiosamente con un cliente. Ebbi una fitta di gelosia, ma poi la vidi mentre lo annusava e sorrideva e non potetti far altro che sorridere anch'io.
«Si, è mia amica. Come mai questa domanda?»
«Cosi, per curiosità. Siamo venuti due volte e tutte e due le volte ci ha servito lei» spiegò Louis.
«Come ti chiami?» chiesi.
«Mi chiamo Anne. Perdonatemi ma... devo tornare a lavoro»
«Va bene. A dopo, Anne» la congedai sorridendo.

Adelaide
Vidi Anne allontanarsi da lì stranita.
«Hey, che è successo?»
«Non lo so. Mi è sembrato tutto cosi strano»
«Credo sia normale. Dai, muoviamoci che oggi è più pieno del solito».
Sbrigammo velocemente tutti i tavoli. Intravidi Chris e sembrava angosciato. Sembrava che qualcosa lo preoccupasse.
Mentre ero concentrata a fissarlo, sentii il cellulare squillare.

"Il mio cappello ti dona. Te lo regalo se vuoi. Harry".

Mi fece instintivamente sorridere.
Se ne andarono poco prima della chiusura e salutarono me e Anne da lontano. Avrei tanto voluto abbracciarli, ridere e scherzare con loro. Avrei voluto fare le cose che facevo quando ero sola con loro, ma non avevo potuto.
Togliemmo tutti i rifiuti dai tavoli e chiudemmo.
Tornata a casa, dormivano già tutti. Salii silenziosamente le scale ed entrai nella mia stanza. Non avevo neanche la forza di muovermi. Misi il pigiama velocemente. Guardai ancora una volta il cappello che avevo poggiato sulla scrivania e mi avvicinai per prenderlo. Dopo quella serata piena di odori sgradevoli di fritto e quant'altro, si sentiva ancora nitido il profumo di Harry.
Giurai a me stessa di non metterlo più per lavorare perché volevo che odorasse sempre cosi. Lo poggiai sul comodino accando al mio letto e mi fiondai sotto le coperte. Nel giro di dieci minuti ero già nel mondo dei sogni.

Writer's corner
Heylàààààààà!!!
Chiedo umilmente perdono per aver abbandonato questa storia >.<
È che davvero non avevo ispirazione! E si vede in questo capitolo che non ha senso! È un'obbrobrio. Non sapevo cosa scrivere e questo è quello che ne è uscito. Lo so che fa schifo ma spero che mi vogliate bene comunque ♥
Spero di riuscire presto a fare un nuovo capitolo.
Nel frattempo finisco il capitolo dell'altra fanfic! XD Ad alcune persone è piaciuta tantissimo, quindi ve la consiglio


http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1482140&i=1

A prestoooooooooooooooo ♥

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Coinquilini ***


10


Harry
«A cosa sta pensando il nostro seduttore?» mi chiese Louis entrando nella mia stanza mentre ero steso sul letto a guardare il soffitto.
Mi misi a sedere. «Seduttore?»
«Dai, ti ho visto ieri con quella ragazza dai capelli corti, Anne. Le occhiate, i sorrisi, le domande»
«Se fuori strada, Louis. Lei è una nostra fan ed era molto agitata mentre ci portava le ordinazioni. Volevo... metterla a suo agio»
«Mettiamo il caso io ti creda, a cosa stai pensando allora?»
«Stavo pensando a... una persona»
«Stavi pensando ad Adelaide, vero?».
Lo guardai e non dissi nulla. Lui aveva capito che era cosi. Aveva imparato a capirmi solo con uno sguardo.
«Ma se ti piace, perché non glielo dici?»
«Te l'ho già detto Louis. Io non sono quello giusto per lei. Sono sempre in giro con la band, sempre circondato da ragazze e da paparazzi pronti a inventare qualsiasi cosa pur di vendere il loro giornale. Lei ha bisogno di qualcuno che la prenda tra le braccia e la stringa forte. Qualcuno che sia in grado di darle qualcosa, di amarla e di non farla soffrire mai. E, quel qualcuno, non sono io»
«Ma la smetti con questi discorsi alla Edward Cullen? Se è come dici tu, come mai la mia relazione con Eleanor va avanti senza problemi? Queste sono solo scuse».
Abbassai lo sguardo. Sapevo che, forse, aveva ragione. «E tu metteresti la mano sul fuoco che Adelaide non soffrirebbe mai con me?»
«Metterei anche tutto il braccio, se fosse necessario» sorrise.
Non dissi più nulla.  Mi rimisi a letto con le mani dietro la testa e tornai a guardare il soffitto.
Louis sospirò. «Volevo avvertirti che è pronta la colazione ma, come vedo, non hai fame».
Uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle, lasciandomi solo nei miei pensieri.

Adelaide
«Ti vedo stanca. Sei sicura di stare bene?» mi chiese Anne.
«Si, sto bene. Sono solo pensierosa. È quasi passato un altro mese ed io non mi sono ancora messa all'opera per cercare una casa in affitto»
«Purtroppo, casa mia è piccola e già la divido con Lauren» mi spiegò e, quest'ultima, annuì dispiaciuta.
«Casa mia, invece, è grande e avrei proprio bisogno di un coinquilino con cui dividere le spese» intervenne Chris.
«Dici sul serio? Posso venire a vivere da te?» chiesi entusiasta.
«Se non ti da fastidio vivere con un maschio, per me puoi trasferirti anche oggi stesso».
Esultai di gioia e mi fiondai ad abbracciarlo forte. Ci misi cosi tanta energia che quasi cademmo a terra.
Chiedemmo un paio d'ore libere a Nathan e corremmo a casa Jackson a prendere le mie cose.
«Come mai sei qui?» chiese Katia.
«Katia, lui è Chris. È un mio collega di lavoro»
«Piacere di conoscerla, signora»
«Per carità! Sono Katia» lo corresse, poi si voltò a guardarmi. «Non hai risposto alla mia domanda. Che succede?»
«Ho trovato un posto in cui andare a vivere»
«A casa mia. È grande e potremo starci comodamente in due» spiegò lui.
«Sono venuta a prendere le mie cose».
Mi guardò corrugando la fronte, poi inarcò le sopracciglia. «Guarda, ci ho capito poco. Se sei felice, lo sono anch'io piccola. Basta solo che non ti dimentichi di venirci a trovare ogni tanto!»
«Tranquilla! Non vi libererete cosi facilmente di me».
La abbracciai, poi andai di sopra a prendere le mie cose. Chris rimase di sotto a chiacchierare con Katia.
Non ci volle molto a riempire la valigia con cui ero arrivata in quella casa e scesi di sotto trascinandomela per le scale.
Appena mi vide, Katia mi venne incontro e mi abbracciò. «Ricorda che puoi venire qui quando vuoi».
Chris prese il borsone e ci dirigemmo in strada.
In poco tempo arrivammo a casa sua. Guardai intorno le strade e l'unica cosa a cui pensavo, era a come poter arrivare dai ragazzi dalla mia nuova casa. «Posiamo queste cose a casa e ti mostrerò come trovare la casa dei ragazzi. Non sarà difficile, vedrai» mi informò Chris come se mi avesse letto nel pensiero.
Sorrisi e mi strinsi a lui ed entrammo in casa. Mi mostrò la mia stanza lasciandomi a bocca aperta. «Ma è fantastica!»
«Sono felice che ti piaccia, visto che ci convivrai per un bel po’» rise.
«Posso... personalizzarla?»
«Ma certo che puoi. Io vado di là a farmi una doccia, quando hai finito torniamo al locale»
«E i ragazzi?».
Si colpì la fronte. «Giusto! Ok. Doccia, ragazzi e poi locale» rise uscendo dalla stanza.
Disfai velocemente la valigia e mi sedetti sul letto. Era tutto cosi... bello.
«Andiamo?» chiese Chris spaventandomi.
Portai una mano sul cuore. «Si. Si andiamo».
Uscimmo di casa e vagammo un po’ per le strade finché non trovammo quella giusta. «Ricordo questo negozio. Una volta aveva in vetrina una t-shirt fantastica!»
«Bene, allora siamo sulla strada giusta?».
Annuii energicamente e camminai velocemente per la strada. Da li era facile perché conoscevo il percorso. Bussai alla porta e Louis venne ad aprire con il viso assonnato.
Appena lo vidi, mi venne da ridere immaginandolo sul tavolo in cucina con Eleanor.
«Ade! Che ci fai qui?»
«Sono passata a trovarvi per vedere che strada percorrere dalla mia nuova casa»
«Ma non mi dire, hai trovato casa»
«Già. Menomale che c’era Chris, il mio collega. Condividiamo casa ora».
Il suo viso cambiò espressione all’improvviso. «Ah»
«Che hai?»
«N-no niente».
C’era qualcosa che non andava, ma in quel momento non ci pensai e continuai a conversare con lui normalmente e sorridente.
 
Harry
Scesi di sotto per prendere qualcosa da mangiare e sentii Louis parlare con qualcuno alla porta.  «Louis, chi è?» chiesi.
Louis socchiuse la porta. «Nessuno!» mentì.
«Strano. Mi era sembrato di sentire la voce di Ade»
«Harry» sentii da fuori.
Spostai Louis dalla porta guardandolo sospettoso e aprii la porta. «Ade!» la abbracciai, felice di vederla.
Quando la vedevo, ero sempre di buon umore.
«Hey, indovina la novità» esclamò sorridente.
Sorrisi. «Non lo so. Qual è la novità?»
«Ho trovato casa!»
«Ma è fantastico! E dove abiti?»
«A un paio di isolati da qui nell'appartamento di Chris, non so se te ne ho mai parlato. Ha casa grande quindi stiamo bene in due».
Impallidii. «Ma perché avete tutti questa reazione? Che succede?»
«Niente» mentii.
“Sbam! Che calcio nelle palle! Anzi no, un calcio è meglio”.

Writer's corner
Salve salvino a tutti!
Si lo so, fa parecchio schifo e mi scuso. Non ho proprio ispirazione!
Sono finita in un buco nero con questa fanfic :(
cercerò di rimediare, lo prometto!
A presto

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Un compleanno con sorpresa ***


11
 
Per un paio di giorni, né Louis né Harry si fecero più sentire. Non mi sorpresi più di tanto, visto il loro lavoro.
Un giorno poi mi arrivò un messaggio.

Da: Liam
Hey, oggi è il mio compleanno e stasera diamo una festa da noi alle otto. Mi raccomando, me la prendo se non vieni. Un Bacio.
 
Il suo messaggio così formale, in un primo momento, mi aveva deluso. Speravo in qualcosa di più caloroso. Poi il pensiero fu sostituito da un altro. “Cazzo! Ed ora che gli regalo?”.
Fortunatamente, Io e Chris eravamo in ferie e così lo convinsi ad andare in centro e a consigliarmi.
Dopo aver girato a lungo, optammo per una t-shirt. «Ringrazio di cuore le Directioners che sanno qualsiasi cosa, persino le loro taglie» esclamai enfatizzando ogni parola.
Chris rise. «E ora cosa indosserai tu?»
«Un vestito lo troverò sicuro» gli feci un occhiolino e gli mostrai una busta.
Aggrottò la fronte. «Quando...?»
«Mentre giravo tra i vari reparti, ho trovato un vestito e non potevo lasciarmelo scappare».
Chris sorrise stupito. «Non mi sono accorto di nulla. L’hai provato almeno?»
«No, ma mi andrà bene. È la mia taglia».
Arrivati a casa iniziai a prepararmi per la festa. Indossai il mio vestito nuovo rosa cipria stretto fino al punto vita e poi scendeva morbido. Mi truccai senza utilizzare tonalità troppo scure. Usai un fard rosa pesca solo sulle guance, la matita nera per gli occhi, il mascara, e un ombretto beige chiaro con dei brillantini. Stirai i capelli e, solo dopo, presi le scarpe col tacco beige.
Andai in salotto per chiedere un parere a Chris. «Come sto?» chiesi attirando la sua attenzione.
Lui rimase a guardarmi imbambolato, poi scosse la testa e deglutì. «Sei un incanto, Ade»
«Davvero?» abbassai lo sguardo un po' in imbarazzo. «Grazie»
«E di che? Sto affermando l'evidente».
Gli sorrisi e lui tornò a guardare la tv. Mi voltai a guardare l'orologio: 7 e 20 PM.
«Dovrei iniziare ad andare» affermai.
Chris spense la tv e si alzò dal divano. «Ti accompagno. Non è il caso di farti camminare da sola a quest'ora»
«Chris, sono solo le sette»
«Ma è quasi buio. E comunque sono sicuro che poi per strada, con i tacchi e il vestito non ti sentiresti a tuo agio. Andiamo?».
Testardo come un mulo, alla fine faceva sempre di testa sua.
Ci incamminammo e nel giro di venti minuti, arrivammo alla festa. Harry era sulla porta che accoglieva degli ospiti quando si voltò a guardarci con uno sguardo truce. Quasi mi pietrificai. "Cos'era quello sguardo?".
Chris sembrò non farci caso. Lo salutai con un bacio sulla guancia e lui tornò indietro. Entrai di malavoglia perché già sentivo la musica assordante come l'ultima volta. Louis parlava con un gruppo di ragazzi, Zayn era sul divano con una bionda, Niall era al buffet a riempire un piatto, Liam non si vedeva ed Harry era lì ma non mi guardava né parlava. "Ma che cazzo succede?" pensai.
Mi avvicinai al buffet e toccai la spalla del biondo che si voltò e mi sorrise. «Sei venuta! Pensavamo che il messaggio non ti fosse arrivato»
«Non sarei mancata per nulla al mondo. Ma se proprio non avevate la certezza che avessi letto il messaggio, potevate chiamarmi»
«Harry ci ha detto che avevi da fare. Sapendo che voi due parlate di tutto, pensavamo fosse cosi, quindi non abbiamo insistito».
Non riuscivo a capire il comportamento di Harry. I pensieri mi affollavano la mente ma li accantonai e sorrisi. «L'importante è che adesso sono qui, no?» sorrisi.
Niall mi porse il piatto che aveva riempito, poi ne prese un altro e lo riempì. Andammo a sederci sul divano dove potevamo parlare, ma Zayn si mise in mezzo. «Hey Ade! Che piacere rivederti. Lei è Perrie, la mia ragazza»
«Piacere di conoscerti, io sono un'amica dei ragazzi» spiegai porgendole la mano.
Guardai Zayn e lui sembrò capire cosa volevo dirgli. Perrie strinse la mia mano. «Lo so, mi hanno parlato molto si te»
«Spero bene» scherzai e lei rise.
 Zayn era in imbarazzo. "Che ironia! La ragazza che ha baciato su questo divano, adesso sta conversando con la sua fidanzata".
Mi chiese dove avevo preso il mio vestito e le spiegai dove si trovasse il negozio, poi lei disse: «Qualche volta andiamo a fare shopping insieme, se ti va»
«Mi farebbe molto piacere» sorrisi.
Dopo un po', apparve Liam e mi vide. «Ade!»
«Liam, auguri» esclamai andandogli incontro per abbracciarlo.
Lui mi sollevò da terra e mi strinse forte. «Sono felice che tu sia venuta»
«Ti ho portato un pensierino» dissi prendendo la busta e porgendogliela.
«Non dovevi proprio scomodarti. L'importante era la tua presenza»
«Non importa dai, aprilo. Non hai idea di quanto sono grata alle Directioners per la loro dedizione».
Aprì la busta e ne tirò fuori la t-shirt. Sorrise visibilmente compiaciuto. «È bellissima! Grazie Ade» mi abbracciò.
Dopo un po’ arrivò anche Louis seguito da Eleanor. «Ade! Sei un incanto come sempre» esclamò il primo.
«Se continui cosi, dovrò iniziare ad essere gelosa» scherzò la ragazza e rise seguita dagli altri.
Io li guardavo tutti sorridendo. Mi erano mancati da morire.
Harry era ancora alla porta ad accogliere persone. Non riuscivo a smettere di pensare al suo sguardo. Non ne capivo il motivo. «Ce l’ha con te. È convinto che tu gli abbia mentito e nascosto qualcosa di importante» mi spiegò Louis.
«Io non gli ho nascosto niente, sono sempre stata sincera» dissi, poi sentii un brivido lungo la schiena. “E invece l’ho fatto, non gli ho mai detto di quella sera. Come ha fatto a scoprirlo?”.
Lui mi guardò in modo strano, come se sapesse che mentivo. «Se è cosi, parlane con lui».
Mi diressi verso il riccio che sorrideva agli invitati. «Harry, possiamo parlare?» gli chiesi titubante.
«Perché?»
«Avrei bisogno di chiarire una cosa».
Lui mi guardò senza distogliere lo sguardo per un po’ e il suoi erano freddi. Non avevano quel calore e quell’allegria che di solito avevano. Avevo paura, davvero paura, di aver perso una delle persone più importanti della mia vita.
Ci spostammo in una stanza insonorizzata al piano di sotto. Una specie di cantina adibita a sala prove. «Non c'è nessuno ad accogliere gli ospiti, quindi fai presto».
Deglutii ed iniziai a cercare le parole per introdurre l'argomento pungente. «Louis mi ha detto che sei arrabbiato con me perché ti ho nascosto qualcosa. Giuro che non volevo farlo, ma non sapevo come dirtelo»
«Ade, se tu me l'avessi detto io avrei capito»
«Avresti capito ma dopo sarebbe cambiato tutto»
«Me ne sarei fatto una ragione e avrei fatto finta di niente. Io credevo fossimo amici, sul serio. Non credevo che mi avresti mentito cosi»
«Lo so. Mi dispiace tantissimo»
«Va bene, non fa niente. Sono comunque felice per voi» disse con un mezzo sorriso.
Aggrottai le sopracciglia. “Noi? Ma che sta farneticando?".
«Scusami Harry ma credo di essermi persa qualcosa. Di che parli?»
«Di te e Chris. Siete andati a vivere insieme, è un passo molto importante e sono felice per voi».
Lo guardai per un po' con lo sguardo vuoto, poi scoppiai a ridere. «Era a questo che ti riferivi?»
«Certo. Di cosa dovrei parlare?».
Mi asciugai gli occhi che stavano per lacrimare. «Io e Chris non stiamo insieme, siamo solo coinquilini. Lui ha una casa grande ed io avevo bisogno di un posto dove andare ad abitare»
«Ah si?».
Risi ancora. «Dio! Non ridevo cosi da una vita. Ma come vi è venuta in mente una cosa del genere?»
«Non lo so, mi è sembrata la cosa più ovvia» spiegò passandosi una mano tra i capelli, poi improvvisamente si accigliò. «E tu di che stavi parlando?».
La schiena mi s'irrigidì. «Ah... io... bè... è imbarazzante»
«Se è imbarazzante, allora credo di aver capito» affermò abbassando lo sguardo.
Sbarrai gli occhi. «Cosa hai capito?»
«Lascia perdere, non ne parliamo»
«Ma... quando... come... da quanto lo sai?»
«Ricordi quando beccammo Louis ed El sul tavolo? Bè, quella mattina ebbi come un flashback rivelatore, ma pensavo che fosse solo un sogno. Poi ho visto la tua collana a forma di libellula e non ho avuto più dubbi»
«Capisco» conclusi abbassando lo sguardo.
Sentivo dentro di me l'esigenza di dirgli quanto lui fosse importante per me e dei sentimenti che credevo di provare per lui ma, per quanto ci provassi, non trovavo le parole. «Bè... io... credo... sia meglio tornare di là» dissi alla fine e mi morsi il labbro inferiore. "Che codarda che sono".
Feci per andarmene ma lui mi fermò per un braccio e mi attirò a se abbracciandomi forte. «Non sai quanto tu sia importante per me»
«Anche tu sei importante. Io... credo... di provare qualcosa che...».
Lui mi zittì. «Non dirlo. Non ce n'è bisogno».
Posò la sua bocca sulla mia e io schiusi le labbra. Ci lasciammo travolgere dalle miriadi di sensazioni, tanto da non renderci conto che i nostri vestiti stavano cadendo lentamente sul pavimento. Ci amammo quella sera in quella stanza, lontani da occhi indiscreti. Amammo quel dolce sentimento che stava sbocciando come un fiore e di cui ci saremmo presi cura insieme. Perché questo è l’amore: un fiore di cui prendersi cura.

Writer's corner
Heylàààà! vi sono mancata? XD macché! secondo me nessuno si ricorda nemmeno più di me ç____ç
Bè, questo capitolo mi ha fatto pensare. All'inizio non avevo tempo per scrivere a causa dei recuperi estivi, poi ho avuto una completa mancanza di ispirazione per quello che doveva esserci in questo capitolo.
L'altra notte invece ho avuto un'illuminazione: ho cambiato completamente il capitolo ed ho già le idee per gli altri (sperando di riuscire a scrivere queste idee).
Ora vi lascio, spero che questo capitolo piaccia e che qualcuno lasci qualche recensione >.< vedere storie con tante recensioni e poi la mia con 1, al massimo 2, mi fa pensare che questa storia faccia completamente schifo ç___ç 
Va bé dai, a prestoooooo xx

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** The worst Friday ever ***


12
 
Il peggior venerdì di sempre lo passai il sei settembre, di ritorno dalle ferie.
Erano ormai passati sette giorni da quando io ed Harry avevamo iniziato a frequentarci e passavamo un mucchio di tempo insieme. Ogni tanto, lontano da occhi indiscreti, ci regalavamo dei momenti tutti nostri. E ridevamo, ridevamo tanto. Eravamo felici.
In quei giorni inoltre avevo stretto una grande amicizia con MaryRose, una delle amiche di Anne e Lauren. Avevamo molto in comune, soprattutto la passione per "The Vampire Diaries", un telefilm sui vampiri che, a detta mia, è stato il migliore di quegli ultimi anni.
Il venerdì, che era il mio giorno libero, ci incontravamo e guardavamo il nuovo episodio in streaming insieme, mangiavamo patatine e discutevamo sui vari personaggi. Ma, soprattutto, eravamo d'accordo sul fatto che Ian Somerhalder fosse un gran figo.
Quel venerdì invece, ero costretta a sostituire Lauren che non era ancora tornata dalle vacanze. Mi aveva chiesto di sostituirla e non potevo rifiutare.
Harry non si era fatto sentire ed ero preoccupata. Non mi capitava da troppo tempo di non avere sue notizie per più di un'ora. "Dai Harry chiamami, fammi capire che sei sveglio".
Misi via il cellulare e iniziai a lavorare. «Tutto bene Ade? Hai una faccia da funerale»
«Esagerato! Si, sto bene. Suonerà sdolcinato ma non ho sentito Harry oggi»
«Sono solo le dieci del mattino, dagli il tempo di svegliarsi».
Annuii e lo aiutai a spazzare. In due era molto più veloce. Anne portò le tovaglie pulite e apparecchiammo i tavoli. Non c'era nient'altro da fare, dovevamo solo aspettare i clienti. Erano quasi tutti ancora in vacanza, quindi restammo per molto tempo senza far niente.
Presi il cellulare e notai un messaggio.

Da: Harry ♥
"Buongiorno piccolina"

Mi venne da sorridere istintivamente.

A: Harry ♥
"Buongiorno raggio di sole"

«Certe volte sei davvero pessima» scherzò Anne riportandomi alla realtà.
«Perché?»
«Guardati: hai gli occhi che ti luccicano appena vedi un messaggio di questo ragazzo. Ti sei proprio lasciata stregare»
«Altro che stregare, qui è una cosa più potente di un sortilegio. La nostra Ade si è innamorata, uuuh!» s'intromise Chris.
«Dai, smettetela. Non è per niente vero»
«E allora perché arrossisci?» mi fece notare Anne.
«Perché mi state mettendo in imbarazzo» risposi prontamente.
Mi alzai dalla sedia e andai in bagno per poter chiamare Harry. Il telefono squillava ma lui non rispondeva. Sembrava tutto strano.
Tornai nella sala e venni sopraffatta da Anne. «Ade, siccome ci sono pochi clienti, Nathan mi ha detto di informarti che puoi tornare a casa. Oggi sarebbe anche il tuo giorno libero. Ora, quindi, corri dal tuo boy».
La abbracciai, poi raccolsi le mie cose ed andai via. Informai con un messaggio MaryRose del cambio di programma e le diedi appuntamento per le quella sera, poi andai a casa dai ragazzi. «Ade, che sorpresa! Non dovevi lavorare?» mi accolse Liam facendomi entrare.
«C'è poco lavoro quindi mi hanno detto che potevo andare» spiegai entrando in cucina per salutare tutti.
Harry non c'era. Mi voltai a guardare in soggiorno e non era neanche lì. «Ed Harry?»
«È ancora di sopra a dormire» rispose Louis.
«A quest'ora? Ora vado a svegliarlo».
Salii velocemente le scale ed entrai nella porta di fronte al bagno. «Harry?» sussurrai entrando.
«Hey, che ci fai qui?» chiese alzandosi di scatto dal letto.
«È una storia lunga. Piuttosto, tu che ci fai ancora a letto?»
«Riflettevo»
«Su cosa?»
«Su noi due»
«In che senso?».
Si avvicinò e mi prese le mani. «In questi giorni siamo stati molto insieme e siamo stati bene. Io però sento di doverti proteggere»
«Proteggere? E da cosa?»
«Dopo il compleanno di Niall partiremo per l'America e resteremo lì tre mesi. Non voglio farti patire per tre mesi, sapendo le cose che inventeranno i paparazzi sul mio conto. E non voglio nemmeno dire a tutti che stiamo insieme perché la tua vita peggiorerebbe da morire. Non avresti più privacy e milioni di ragazze scriverebbero e direbbero cose orribili su di te. Io non voglio vederti soffrire. È per questo che non credo io sia quello giusto per te. Forse è meglio smetterla prima che sia troppo complicato farlo»
«Okkey, ora che ho ascoltato la tua miriade di cazzate posso solo dirti che a me non interessa ciò che mi dicono gli altri. Io sto male solo quando non sto con te»
«Dannazione Adelaide, capisci ciò che ti voglio dire! Nella mia vita ho fatto una scelta: quella di diventare un cantante. Ma ciò ha distrutto tutti i rapporti e le amicizie che avevo. La lontananza non fa bene a nessun tipo di rapporto, e tu non puoi seguirmi ovunque io vada. Ade, io non sono quello giusto. Tutto ciò che faccio viene poi compromesso dalla mia carriera. Amicizie, amori, progetti, tutto. Non posso. Ti prego, non rendere tutto più difficile».
Iniziai ad annuire e gli occhi mi divennero lucidi, ma non volevo piangere. L'orgoglio me lo vietava categoricamente. «Va bene, come vuoi. Sapevo che non avrebbe funzionato tra noi» mentii.
Io avevo sempre sperato funzionasse perché con lui riuscivo a sentirmi felice.
Scesi di sotto e mi sedetti sul divano dove Niall stava giocando con l'xbox. «Hey, che ti succede? Hai una faccia»
«Purtroppo è l'unica in dotazione»
«Dai. È successo qualcosa? Dov'è Harry?»
«Di sopra» bofonchiai mentre lo guardavo giocare, poi riconobbi il gioco. «Ma questo è GTA. Oh, ti prego, fammi giocare»
«Va bene» disse passandomi il controller.
Iniziai a fare qualche missione sotto lo sguardo stupito di Niall. «Te la cavi bene, eh?»
«Bene? Io sono micidiale»
«Non vedo l'ora che esca il nuovo gioco»
«Dev'essere grandioso».
Mentre io continuavo a giocare, Harry scese di sotto ed entrò in cucina. «Alla buon'ora! Vuoi mangiare qualcosa?» lo accolse Louis.
«Si ma non su quel tavolo»
«E dai! Ancora con quella storia?»
«Dovrai disinfettarlo altre dieci volte prima che io mi sieda a mangiare lì sopra».
Louis sbuffò. «Quante storie. Tu porti milioni di ragazze in camera tua ma non mi pare che io sia mai venuto a dirti di disinfettare il tuo letto».
Mi bloccai e il personaggio venne ucciso. «Ade?»
«Ho bisogno di andare in bagno» dissi posando il controller e correndo di sopra.

Niall
Harry la guardò salire per le scale, poi fulminò Louis con lo sguardo. «Che c'è?» chiese lui.
Harry sospirò. «Niente».
Mi alzai dal divano e la raggiunsi di sopra. Lei stava uscendo dal bagno ed io le andai subito incontro.
Non le chiesi neanche cosa avesse, l'abbracciai soltanto. Lei iniziò a tremare e a respirare affannosamente. «Vuoi stenderti?» chiesi.
«Si, per favore».
La condussi alla mia stanza e lei si stese cominciando a piangere. «Ade?»
«Non è niente Niall, non preoccuparti. Ho solo un peso al petto ma so che piangere me ne libererà» mi spiegò mettendosi un braccio a coprire gli occhi.
Mi distesi al suo fianco e l'abbracciai, aspettando che si calmasse. «Ti va di ascoltare della musica? Magari ti aiuta» chiesi a un tratto non sapendo più che fare.
Lei annuì, ancora scossa dai singhiozzi, ed io presi l'ipod dal comodino.
La prima canzone fu "Just The Way You Are" di Bruno Mars.
Pian piano smise di singhiozzare e tremare, e il suo respiro divenne regolare. “Lo sapevo, la musica aiuta sempre" pensai.

Adelaide
Niall mi fissava sorridente ed io ricambiai. «Non c'è cosa più bella di riuscire a far sorridere una ragazza dopo che ha pianto»
«Grazie Niall, davvero».
Lui sollevò le spalle sorridente e iniziò a canticchiare. Nel cd non riuscivo a riconoscere le varie voci e solo allora mi resi conto che la sua era fantastica.
Si voltò a guardarmi. «'Cause you’re amazing, just the way you are».
Sorrisi e lo abbracciai forte. Avevo trovato un buon amico, uno di quelli a cui puoi raccontare tutto e che sa tutto di te. Era una sensazione strana. Come se la sua calma per la mia crisi e la sua voglia di aiutarmi, mi avesse fatto capire quanto fosse speciale. «Ti voglio bene, Niall» sussurrai.
Mi strinse più forte. «Anche io».


Writer's corner
Heylààà!
Non vi aspettavate che aggiornassi cosi presto, vero? XD
In realtà sono felicissima! Ho il biglietto per il concerto del 29 giugno 2014 e sono al settimo cielo! *-*
E mi è venuta voglia di scrivere XD
Spero che il capitolo vi piaccia e che riceva qualche recensione >.<
Vi prego, mi va bene qualsiasi cosa. "Fa schifo", "Fa cagare", "Povera Ade", "Quanto e cucciolo Niall *-*"... TUTTO
A prestoooooo xx.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1293178