Wuthering and magic heights

di BlueSkied
(/viewuser.php?uid=242439)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** 3 ***



Capitolo 1
*** 1. ***


1.



Dal diario di N. Paciock, inverno 1801


Giunto nel villaggio di Gimmerton a metà mattina, ho riscontrato rarissime tracce di presenza magica. Ero abbastanza sicuro che il mio Kneazle non avrebbe attirato la curiosità dei Babbani, ma ho preferito Disilluderlo e cercare immediatamente la casa, senza attardarmi in paese. Per fortuna, Thurshcross Grange si è rivelata essere ben discosta dal centro, perfetta per chi, come me, vuole stare lontano dalla curiosità dei Senza Bacchetta.
Ho commesso degli errori, ne sono consapevole. Non tutti fra noi sono adatti ad abitare fra Babbani, ed io credo di esserne la prova vivente. Mia madre credette che fossi impazzito, quando le rivelai il mio intento di fidanzarmi con una di loro, un'incantevole fanciulla che, naturalmente, ignorava del tutto i miei poteri.
Per questo, immagino, cercare d'impressionarla con un mazzo di giunchiglie strombazzanti, non si è rivelata una buona idea.
E adesso, mi trovo in queste lande isolate ma piene di fascino, rifuggendo la compagnia sia di maghi, sia di Babbani, cercando d'appagare la mia natura d'irriducibile misantropo. Natura che, a quanto m'è stato riferito da chi m'ha consigliato questo luogo, pare che io condivida col padrone della tenuta, un uomo di mezzi illimitati e trascorsi segreti. Questa presunta rassomiglianza m'intriga, e non poco. Ho programmato di fargli visita domani, e ho chiesto qualche buon consiglio alla governante della Grange, la signora Dursley. Ella non m'ha dato indicazioni precise, riguardo il mio vicino, ma qualcosa, nella sua espressione, m'ha convinto nel mio proposito. Sono rimasto anche curiosamente colpito da una sua frase:
" Il signor Severus Piton non è uomo di cui essere curiosi, signor Paciock " m'ha detto, quasi come unica risposta alle mie domande.
Ho deciso, ci andrò senz'altro: forse potrei trovare un'inaspettata e piacevole compagnia in questo campione di riservatezza.


Il giorno seguente


La Tempestosa, così viene chiamata la dimora del signor Piton, agli occhi Babbani appare come un'abbazia in rovina, o questo m'ha raccontato un vecchissimo pastore sulla strada per la tenuta: " Fu buttata giù dal re Enrico, quello che fece tagliare la testa a sua moglie! " sibilava nell'incomprensibile dialetto di questa regione.
In realtà, la casa è una rispettabile dimora magica, con la sua torre per l'osservazione astronomica e l'aria di trascorsa grandeur che, ancora oggi, certi edifici di passata gloria magica conservano. L'alta e solida costruzione testimonia bene il suo nome, dove d'inverno inoltrato qui il clima ha da essere tutt'altro che clemente, nonostante un filare di alberi possenti la celino quasi alla vista e all'impeto del vento.
Giunto al cancello, magnificamente lavorato, ma consunto e arrugginito, ho cercato invano una campana o un batacchio con cui denunciare la mia presenza, e quasi disperavo nella presenza di qualunque umano o creatura magica, finché, dal giardino, non è apparso un elfo domestico più che decrepito, talmente anziano da farmi meravigliare stesse ancora in piedi. Egli, a lungo, s'è limitato a fissarmi con sguardo ostile, poi ha strillato, con autentica insolenza:
- Senza ordini del padrone, io non le apro, signore! - e data una stretta al suo grembiule rattoppato, è di nuovo scomparso nella direzione dalla quale era venuto. Non ero tanto seccato dalla malacreanza, quanto dal fatto che nel cielo pomeridiano, fino a poche ore prima abbastanza limpido, si stessero addensando nubi temporalesche. Ormai persuaso a tentare la mia escursione un altro giorno, ho girato il cavallo e stavo per andarmene, quando una voce m'ha richiamato indietro.
Una figura allungata, stretta in semplici abiti scuri, ma piuttosto eleganti, veniva alla mia volta, con atteggiamento di grande impazienza:
- Che vuole? - ha domandato, in tono piatto, con il volto dai lineamenti aspri accordato in un'espressione d'incredibile fastidio.
- Vorrà scusarmi il disturbo, signor Piton- ho esordito, immaginando si trattasse di lui dall'abbigliamento e dai modi - Mi chiamo Neville Paciock e sono l'affittuario di Thrushcross Grange...- ho appena avuto il tempo di replicare, perché egli, con gesto secco, ha spalancato il cancello, invitandomi o a entrare in fretta o a levarmi dai piedi.
Mi sbagliavo sul suo conto, non ero incuriosito da lui, ma decisamente inquietato. Tuttavia, fatta tutta quella strada, mi sembrava sciocco ritirarmi. Così l'ho seguito, in silenzio, lungo il viale.
La sala s'è rivelata un ambiente modesto, con pochi segni di magia: giusto il calderone acceso nel camino, e qualche barattolo di pozioni casalinghe sulle mensole. Evidente e orgogliosamente affrescato sulla parete di fondo era invece uno stemma. Il tempo ne aveva consunto colori e immagine, ma si leggeva ancora un nome: Earnshaw.
Avrei voluto chiedere delucidazioni al padrone di casa al riguardo, reprimendo la mia soggezione, ma egli era scomparso nei recessi della casa, chiamando a gran voce, e con epiteti che preferisco non ricordare, il vecchio elfo domestico che, peraltro, rispondeva al suo signore con altrettanta garbatezza.
In piedi nella sala, e in totale imbarazzo, visto che non ero stato invitato a sedermi, sono rimasto a tossicchiare davanti al camino, quasi sperando nella comparsa di qualche altro abitante.
Il mio desiderio è stato presto esaudito, anche se non con la soddisfazione che immaginavo. Dopo un po', dal piano superiore è giunto un ragazzo, di neanche vent'anni credo, che, ignorandomi nel modo più assoluto, s'è seduto al camino con un libro in mano. Un tipo smilzo, con arruffati capelli scuri e occhi chiari, che solo dopo aver letto qualche pagina, ha alzato lo sguardo su di me e mi ha scrutato, con disgusto notevole:
- Chi diavolo è lei? - ha voluto sapere, fissandomi come se fossi stato un Vermicolo.
Indignatissimo, stavo per replicare, quando il mio ospite è ricomparso, preceduto dall'elfo, che sacramentava in cupi mormorii.
- Taci, Kreacher! - l'ha zittito il padrone, bruscamente. L'elfo è ammutolito, ma continuava a lanciare sui presenti sguardi velenosi, di cui ignoravo, e ignoro anche adesso, la cagione.
Il signor Piton m' ha fatto accomodare, finalmente al tavolo, dove ho avuto modo di esaminarlo bene: non dimostra quarant'anni, ma l'assoluta illeggibilità del suo volto solcato da rughe premature rende impossibile dargli un'età.I lunghi capelli neri non presentano tracce di grigio, e gli occhi sono profondi, ma di una profondità risucchiante, raggelante.
La nostra conversazione non è stata lunga, le sue risposte erano brevi e acute, distanti. A quest'uomo deve importare assai poco di tutto ciò che non lo riguarda di persona, ma questo non mi pare un male: preferisco un sincero egoismo a un interessamento pettegolo.
A un certo punto, sono stato spiacevolmente sorpreso dal sentire il fragore di un tuono scuotere le finestre. Ho iniziato veramente a preoccuparmi: temevo assai di perdermi nelle lande a causa della fitta pioggia. Quando ho espresso le mie perplessità, sul volto del signor Piton è apparso un ghigno:
- La sua notevole pervicacia e intraprendenza l'aiuteranno a trovare la strada della Grange, così come ha trovato la strada per venire qui - ha replicato, con un sarcasmo completamente fuori luogo, secondo la mia opinione. Non ho saputo che ribattere, ma il giovane scorbutico è intervenuto, a sorpresa:
- Theodora lo può accompagnare - ha detto, rivolto a Piton, del quale ignoravo la parentela con lui. Egli s'è limitato a lanciargli uno sguardo di stizza:
- Lei ha altro da fare - ha replicato, tagliando corto. Il ragazzo allora s'è voltato verso di me:
- Cerchi di non affogare - s'è raccomandato, ed è tornato, come se nulla fosse, al suo libro.
Ho cominciato a capire che la natura burbera del mio vicino si estendeva anche al resto della casa, e mi son chiesto, e lo faccio ancora, cosa diavolo m'avesse spinto a quella malaugurata curiosità.
Fissando con angoscia il temporale, mi domandavo cosa avrei dovuto fare, visto che nessun incantesimo avrebbe potuto aiutarmi in una situazione del genere, quando una figura del tutto nuova ha fatto la sua comparsa: una ragazzina cenciosa, dallo sguardo ostile, che è entrata in casa e ha tirato su con il naso. Ha bofonchiato brevemente qualcosa con il signor Piton, poi mi ha guardato:
- Lo porto io - ha deciso, quasi all'improvviso.
L'altro ha sbuffato:
- Neanche per idea, mettilo a dormire nella stalla, se ci tieni - ha risposto, con totale malagrazia, poi s'è rivolto a me - Mi spiace, signore, ma un estraneo è un estraneo e non mi piace che ci siano forestieri che girano per casa mia - ha specificato, prima di uscire dalla sala. Probabilmente, solo il timore di quello strano uomo m'ha impedito una reazione esagitata: senza altre risorse, mi sono guardato intorno, cercando un mezzo o un aiuto per potermene andare. C'era l'elfo, Kreacher, che armeggiava sotto una credenza facendosi luce con una lanterna. Senza pensarci un attimo, l'ho afferrata e ho gridato che l'avrei mandata indietro l'indomani, ma quell'elfo malefico mi s'è attaccato alle caviglie, atterrandomi con gran fracasso.
Il ragazzo, ancora presso il camino, aveva assistito alla scena e ora ridacchiava come un idiota, finché la giovane serva, o quella che, comunque, ritenevo tale, l'ha rimbeccato:
- Piantala, Harry -
Quello ha abbandonato la sua momentanea ilarità e l'ha letteralmente fulminata con lo sguardo. Dopodiché, è tornato a voltarsi verso il camino, senza più proferir parola.
La ragazza mi si è avvicinata, ha tirato un ceffone all'elfo e mi ha rialzato:
- Venga - ha detto, accompagnandomi al piano di sopra - Lei non può andare da nessuna parte questa sera -
Senza altri indugi, l'ho seguita, avendo anche agio d'osservarla mentre salivamo le scale. Ha più d'un tratto di somiglianza con il giovane di nome Harry, ma davvero non capisco quale rapporto intercorra fra i due.

Dopo aver attraversato, avendo cura di fare il minor rumore possibile, diversi corridoi, ella m'ha condotto in una camera, e m'ha raccomandato di non farmi trovare lì al mattino:
- Piton non vuole che nessuno ci entri - ha spiegato, assai brevemente. Stava per andarsene, ma io l'ho fermata, esprimendo il mio timore che lei subisse un rimprovero da parte del suo padrone a causa mia, ma ella m'ha lanciato un'occhiata piena d'offesa, certo indignata del fatto che la credessi una domestica:
- Il mio nome è Theodora Earnshaw - ha ribattuto, con orgoglio insospettabile - E quel che faccio non riguarda Piton, e non deve riguardare nemmeno lei -
Detto questo se n'è andata, lasciandomi solo nella completa oscurità.
La camera che mi aveva assegnato era chiaramente in disuso da anni: c'erano tracce di polvere sui mobili e sui tappeti, e le lenzuola erano rigide, come se fossero state cambiate e non più utilizzate.
Maledicendomi per quella mia cattiva avventura, mi sono rassegnato a trascorrere lì la notte, sperando che il tempo migliorasse all'alba, tanto da consentirmi di lasciare qul tetto inospitale. In quell'agitazione d'animo, non mi ha stupito faticare a prendere sonno.
C'era vicino al letto una piccola libreria, piena di libri consunti e giallastri, ma ancora leggibili: ho riconosciuto fra essi numerosi testi scolastici in uso a Hogwarts, su cui ho studiato anche io, tutti recanti  date di stampa di circa venticinque anni prima e un nome, stampigliato nel retro di copertina, Lily Earnshaw.
Ho passato un buon pezzo a chiedermi in che relazione questa sconosciuta Lily fosse con Theodora, senza però, ovviamente, poterne venire a capo. Col desiderio di saperne di più, ho continuato a sfogliarli, scoprendo in calce ai libri delle frasi spezzate, quasi appunti o ricordi. Una di queste recitava:
" Io e S. siamo stati a rubare cibo nelle cucine, questa notte. Lo abbiamo fatto mille volte, e non temevamo di farci scoprire, ma Remus ci ha seguiti e ha fatto la spia ai professori. Sta diventando intollerabile, e il suo odio per S. non conosce più limiti. Ma non riuscirà a separarci, né lui, né nessun altro. S. medita di fargliela pagare..."
Più avanti, proseguiva:
" S. è ancora in infermeria. Remus l'ha quasi ucciso, ma S. sa che durante la luna piena non può controllarsi. Ho paura che lo espelleranno, e non so cosa fare ".
Ne ho letti a decine, tutti su questo tono. A quello che mi è parso, Lily ha cercato all'inizio di placare il malanimo fra i due, ma a un certo punto sembra avervi rinunciato. Sono stato parecchio a rifletterci, ma mi sono addormentato quasi senza accorgermene e prima di venirne a capo.

Qualcosa picchiava con insistenza contro la finestra. Pensando fosse un ramo o qualcosa del genere, mi sono alzato per controllare, e qual è stato il mio terrore, nello scorgere un volto femminile nella pioggia!
Ella piangeva e gridava:
- Fatemi entrare! Fatemi entrare, se avete pietà! -
Iimpietrito dall'orrore, ho gridato di rimando:
- Chi sei? -
- Lily Earnshaw - ha risposto la creatura, che nulla aveva dell'aspetto di un normale fantasma, ma era reale, fisica, in modo agghiacciante - Fatemi entrare - gemeva - Avevo perso la strada nelle lande e son tornata! -
Nella mia confusione, ho cercato spasmodicamente la mia bacchetta, e puntandola contro la finestra, ho intimato all'essere di stare indietro. Non ascoltava, e stava addossata al vetro, sempre lamentandosi. Folle di paura, ho tentato di Schiantarla, più e più volte, ma essa premeva sulla finestra, fino a spalancarla, insensibile agli incantesimi.
Fradicia di pioggia, Lily Earnshaw è strisciata verso di me, aggrappandosi con disperazione alle mie vesti e gridando, tanto da farmi urlare a mia volta.
Mi sono svegliato di colpo, in un bagno di sudore, rendendomi conto che avevo davvero urlato in sogno, e che questo stava facendo accorrere qualcuno.
Il signo Piton è apparso sulla soglia della camera, con la bacchetta accesa e puntata nel buio:
- Chi c'è? - ha chiesto, con un terrore che pareva superare il mio. Mi son rivelato subito, scusandomi a ripetizione per l'intrusione e il disturbo, ma egli si limitava a guardarmi senza espressione:
- La prendano i Dissennatori, signor Paciock! - ha esclamato - Chi l'ha condotta qui? -
- La signorina Earnshaw - ho risposto, levandomi d'impaccio. Egli ha annuito appena:
- Vada giù in sala, è vuota, e dorma lì - m' ha detto. Affrettandomi a obbedire, l'ho lasciato, ma ho avuto il tempo di scorgerlo avvicinarsi a grandi passi alla finestra e chiamare, fra quelli che erano inequivocabilmente singhiozzi:
- Lily! Lily, vieni, ascoltami, per questa notte almeno! -
Per nulla desideroso di farmi scoprire a spiare, ho girato le spalle e sono corso di sotto, senza sapere proprio che pensare.




Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2 ***


2.


Diario di N. Paciock, continuazione.



La strana avventura alla Tempestosa non mi ha lasciato solo una sgradevolissima impressione riguardo ai miei vicini di casa, ma mi ha anche regalato una potente infreddatura, così che adesso son costretto a scrivere dal letto.
La signora Dursley, la governante, mi sta curando con una selezione di pozioni assai disgustose ma che, lo ammetto, stanno facendo il loro dovere. Le ho raccontato quel che m'è capitato, ed ella m'ha di nuovo ammonito sulla cattiva natura degli abitanti, Piton sopra tutti gli altri.
Ieri sera, stanco di starmene da solo a fissare il fuoco, e ancora preso dalla curiosità per la gente della Tempestosa, senza poter combattere questo desiderio, ho chiamato la signora Dursley e ho deciso di saper qualcosa in più sul signor Piton e compagnia, se lei lo vorrà.
Alla mia domanda, ella ha preso un assai curiosa espressione, come se pensasse che qualcuno mi avesse Confuso, ma ha replicato:
- Davvero, signore, non so cosa lei voglia sapere di quell'uomo. Potrebbe sembrarle una storia noiosa o frivola -
- Ma lei la conosce, se non sbaglio. Mi mise in guardia contro quel Piton, e aveva ragione! Da quanto tempo egli vive qui, oppure è nativo di questo paese? - ho replicato, sempre più tentato dalla sua reticenza. Ella ha fatto spallucce:
- Ora son quasi trent'anni che egli è alla Tempestosa - ha risposto - Tranne che per un periodo, quando egli sparì e nessuno sa che abbia fatto o dove sia andato-
Si è interrotta e ha sospirato:
- A volte penso che s'egli non fosse mai arrivato qui, le cose sarebbero state diverse -
Le ho chiesto il motivo di quell'amara considerazione, ed ella s'è di nuovo stretta nelle spalle:
- Se non le dà noia, potrei raccontarle la storia, ma è lunga, dolorosa e strana - ha proposto. Non potevo chiedere di meglio:
- La prego, signora Dursley, lo faccia. Vorrei proprio tentar di capire di che pasta è fatto quel signore lassù - ho ribattuto, con entusiasmo.
- Se ci riuscirà, forse le piacerà dirlo anche a  me - ha replicato, ma s'è dichiarata ben disposta. Dopo essersi assicurata che avessi preso la medicina e aver dato gli ultimi ordini per la notte, ha cominciato:

- Tutto ebbe inizio, come poco fa le accennai, circa trent'anni fa. Io crebbi con i ragazzi Earnshaw perché mia madre tenne a balia il signor Remus, il figlio maggiore.
Io e lui avevamo già iniziato la scuola, e alla fine di quell'estate dovevamo cominciare il quarto anno, mentre Lily avrebbe iniziato l'anno seguente.
Un mattino, il vecchio signor Earnshaw partì per un viaggio che sarebbe durato solo qualche giorno. I ragazzi furono assai tristi tutto il tempo che egli stette via, ed essi chiedevano in continuazione quando il padre sarebbe tornato.
La sera prevista per il suo rientro, ricordo, non ci fu pace in casa: Lily stava attaccata da ore al cancello, aspettando il lampo della Smaterializzazione, mentre Remus la prendeva in giro e le dava della mocciosa, ma in realtà trepidava quanto lei. La signora continuava a proporre che andassero a letto, ma quelli, ostinati, scuotevano la testa e si rifiutavano di muoversi da dov'erano.
All'improvviso, lo schiocco che tutti attendevamo si udì chiaramente nel viale. Da una finestra della sala, vidi Lily correre incontro al padre e abbracciarlo, per poi ritirarsi subito, come spaventata da qualcosa. Entrò in casa a perdifiato e gridò:
- Oh, mamma, Remus! Il papà ha un piccolo Babbano con sé! - c'informò, tutta agitata. La signora le chiese di che stesse parlando, ma il signor Earnshaw l'anticipò, entrando in quel momento. Ci ordinò di stare tutti indietro e non strillare come pazzi, ché il bambino si sarebbe spaventato, e lo tirò dentro.
Era un ragazzino ossuto, nero di occhi e capelli, questi ultimi così lunghi da nasconderne le fattezze. Si limitò a squadrarci tutti, da dietro quella tenda, senza dir nulla e stringendosi nel mantello del padrone. Questi raccontò che il fanciullo gli era stato affidato da una strega mendicante, conosciuta in viaggio. La donna stava morendo di malattia, e non avendo nessuno a  cui lasciare il figlio, aveva pregato il signor Earnshaw di prenderlo con sé, e lui non se l'era sentita di rifiutare.
- Si chiama Severus Piton, ed è un mago, al pari di noi - spiegò ancora, tacitando le proteste della moglie - Lo cresceremo insieme ai ragazzi,e lo manderemo a scuola, fine della questione -
La signora pareva tut'altro che incline ad accettare il figlio di una sconosciuta in casa, ma si arrese, di fronte alla determinazione del marito.
Remus e Lily, fino a quel momento, erano rimasti tranquilli ad ascoltare ma, passato il trambusto, cominciarono a discutere su chi di essi l'avrebbe preso in camera con sé, dato che nessuno lo voleva fra i piedi. Il signor Earnshaw li zittì e m'ordinò di lavarlo e metterlo a dormire nella mia camera.
Obbedii al primo ordine, ma qualcosa in lui mi spaventava e mi riempiva di diffidenza, quindi lo lasciai nel corridoio. Così, al mattino, quand'egli fu trovato lì, io fui punita e allontanata dalla casa.
Al suo primo ingresso, Severus aveva già creato dei conflitti, e non sarebbe stata l'ultima volta, signor Paciock -

- Quando tornai alla Tempestosa, qualche giorno dopo, scoprii che lui e Remus non si sopportavano, ma che Lily gli s'era affezionata grandemente. I due avevano la stessa età e la stessa impazienza di cominciare Hogwarts, e si esercitavano nella magia insieme. Le dirò, non ricordo di aver mai visto un ragazzino della sua età con poteri già così sviluppati. Credo che Remus ne fosse invidioso: egli non era cattivo, ma aveva grandi ambizioni e grande incoscienza. Si divertiva a umiliare il trovatello, con la sua maggiore età e forza, e all'inizio io fui con lui. Come le ho già detto, Severus non mi piaceva, ma presto accadde una tragedia che mi fece cambiare opinione.
Successe che, una notte di plenilunio, Remus, convinto di spaventare Severus, lo sfidò a seguirlo nelle lande e ad intrufolarsi nelle case dei Babbani per scommessa, e lui accettò. Entrarono in  fienile, e Remus lo convinse ad arrampicarsi sulle travi, senza magia, per provare il suo coraggio. Severus lo fece, e l'altro tagliò la corda chiudendolo dentro, con la speranza di metterlo nei guai. I ragazzi non sapevano che da queste parti si aggirava da tempo un lupo mannaro, e mentre Remus correva a casa, lo incrociò e fu morso. Severus riuscì a liberarsi e trovò il ragazzo, quasi moribondo, nelle paludi.
Venimmo a conoscenza dell'accaduto solo quando tornarono a casa, l'alba seguente, e le nostre vite non furono più quelle di prima.
Remus sopravvisse, per miracolo, e fu costretto a rimanere chiuso in casa. Non ci sono cure per il morso del lupo mannaro, immagino che lei lo sappia, e disperavamo che egli potesse continuare a frequentare la scuola. Il suo carattere cambiò, divenne cupo e scontroso, e attribuì tutta la colpa della sua disgrazia a Severus. Anche la signora Earnshaw la pensava nello stesso modo, e non avrebbe chiesto altro che un pretesto per gettarlo fuori dalla porta, ma il padrone era irremovibile.
Considerò Severus come il salvatore di suo figlio, e prese a volergli un gran bene e a riempirlo d'attenzioni, e guai a dire una parola contro di lui. Io, dal canto mio, provai pena per la condizione di Remus, ma vidi quanto egli era stato sciocco e irresponsabile, e cercai da allora di essere più gentile con il trovatello che, nonostante il suo carattere ombroso, mi parve pieno di coraggio. Lily prese decisamente le sue parti, e da allora, furono inseparabili -

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3 ***


3.

Continuazione del racconto della signora Dursley



-
Finalmente, anche se con nostro gran timore, l'estate stava esaurendosi e si avvicinava il momento per noi ragazzi di cominciare la scuola. Come le ho anticipato, non avevamo idea di come far frequentare Hogwarts a Remus. Di solito, quelli nella sua condizione sono abbandonati, ma il signor Earnshaw si rifiutò di condannare il figlio a quella sorte. Scrisse di suo pugno al preside, il signor Silente, che Dio lo rimeriti. Egli rispose che avrebbe trovato una soluzione, e dato che la luna piena cadeva ben lontana dal primo settembre, ci disse di condurre pure Remus a Hogwarts. Una volta arrivati, avremmo ricevuto le sue istruzioni.
Il giorno della partenza, Lily fu incontenibile, signor Paciock. Era una ragazzina sempre vivace, sempre impaziente, ma in quell'occasione riuscì a farci uscire dai gangheri tutti, in cento modi diversi. Trascinava qua e là Severus, come un pupazzo, mentre insieme finivano di preparare i bauli, e lo pungolava con la sua bacchetta nuova di zecca. Il ragazzo stava lì, paziente, sopportando i piccoli scherzi dell'amica senza risentirsene.
Non era tenero o riconoscente verso nessuno in casa, ma l'unica a cui portasse devozione era proprio lei. Anche verso il padre acquisito Severus non mostrava che freddezza.
Spesso fra me, mi son chiesta se egli fosse crudele o solo ruvido di carattere. Non potevo immaginare come il tempo mi avrebbe risposto. Ma allora nulla faceva sospettare cosa sarebbe accaduto in seguito.
Dal canto mio, quel giorno ero presa dalla preoccupazione: volevo bene a Remus come a un fratello, e non avevo idea cosa si prospettava per lui. La sua ombrosità non mi dava modo di capire cosa egli pensasse, ma notai chiaramente le occhiate d'odio che egli lanciava verso Severus e la sorella. Riteneva Lily una sciocca, per quella sua insensata affezione verso il "bastardello", così lo chiamava.
Non può immaginare, signor Paciock, quanto questa sua deviazione di carattere mi addolorasse: era stato sempre un ragazzo amante dell'avventura, un po' scavezzacollo, ma buono. Tutta quell'acredine era comprensibile, ma la credevo un risultato comunque innaturale. Niente mi ha mai tolto dalla testa, in tutti questi anni, che la comparsa di Severus nella nostra vita fosse il frutto di un qualche oscuro disegno del destino.
Ma lei, signore, non ha certo bisogno della mia morale, e giudicherà ben da sé quel che le dirò -

- Giungemmo a Hogwarts senza complicazioni, e presto scoprimmo quali misure il preside aveva adottato. Egli stesso mi mostrò la casa che aveva fatto erigere, fuori dai confini del castello, dove nelle notti di plenilunio, io e la Guaritrice della scuola avremmo condotto il giovane Earnshaw. Mi fece percorrere il passaggio segreto creato appositamente, e mi fece giurare che non ne avrei mai fatto parola con nessuno. Promisi immediatamente, sperando che sarebbe andato sempre tutto bene, e io e Remus fummo mandati in Sala Grande ad assistere allo Smistamento.
Lily, con nostra gioia, fu assegnata a Grifondoro insieme al fratello (io ero in Tassorosso, signor Paciock, e avevo avuto un permesso speciale del preside per uscire dal dormitorio e assolvere il compito assegnatomi).
Guardai Severus sedersi, poco dopo, con lo sguardo insistentemente fisso al tavolo di Grifondoro. Non appena il Cappello Parlante sfiorò la sua testa bruna, si sentì risuonare: " Serpeverde!". Non dimenticherò mai l'ombra che gli passò sul viso, la delusione e la rabbia che vi si leggevano, ma non poté sottrarsi a quell'imposizione. Lo seguii con lo sguardo, prese posto al tavolo alle mie spalle e rimase in silenzio per tutta la cena.
Appena i Prefetti diedero a quelli del primo anno l'ordine di alzarsi, per condurli in dormitorio, vidi Lily sgattaiolare in fondo alla sala, verso l'amico. Si scambiarono poche parole, poi furono divisi dalla folla che spingeva verso l'ingresso.
Appartenendo a un'altra casa, nelle settimane seguenti, potei osservare solo di sfuggita il comportamento dei tre ragazzi Earnshaw. Scoprii che la separazione forzata non aveva allontanato Lily da Severus e che Remus si era fatto uno strano gruppo di amici. Erano studenti del nostro anno, e due venivano dal nostro stesso villaggio, ma le distanze che ci sono fra le case in queste lande e le circostanze, non avevano mai permesso di approfondire le conoscenze fuori da scuola, anche se, prima di quel momento, Remus aveva avuto tutt'altri amici all'interno delle mura del castello.
Per quanto potei capirne, abbandonò le sue vecchie frequentazioni e cominciò a mostrarsi in giro per i corridoi insieme ai fratelli Linton, James e Sirius, e a un piccolo Nato Babbano, Peter Minus. Di quest'ultimo non sapevo assolutamente nulla, ma i ragazzi Linton venivano da una famiglia Purosangue, molto antica e molto rispettata da queste parti.
James, il maggiore, era al quarto anno al pari di noi, e dalle voci che mi giunsero, era un giovane arrogante e pieno di sé. Suo fratello Sirius cominciava quell'anno la scuola, e se possibile, si mostrava ancor più indisponente e antipatico di James.
Quei tre e Remus formarono un gruppetto che si faceva chiamare "I Malandrini ", dedito a scherzi cattivi e dispotici verso tutti. Molti studenti li trovavano spassosi, e questo li fece crescere in fascino all'interno della scuola.
Chi non poteva proprio sopportar quella masnada erano proprio Lily e Severus. Non passò molto tempo che il ragazzo divenne la vittima preferita delle loro scempiaggini. I suoi libri sparivano, i suoi abiti venivano rinvenuti lordi e distrutti, ed egli non aveva mai pace, ovunque andasse. Lily lo difendeva a spada tratta, con quella sua lingua pronta e quell'atteggiamento tutto maschile che aveva.
Mi creda, signore, non so se a Hogwarts si sia mai vista una ragazzina come lei: un temperamento di fuoco e una grande abilità magica nella stessa persona, potevano portare a risultati incredibili. Aveva un bel caratterino, glielo posso assicurare. Oserei dire che era nata per comandare gli altri, per spadroneggiarli, per sovrastarli con la sua personalità. Ma era anche una ragazza generosa, che si spartiva in quattro per coloro verso cui provava affetto. Era spesso insopportabile, con il suo orgoglio prepotente, ma era capace di amare profondamente. E nessuno poteva odiarla, con quel viso da fata e i begli occhi degli Earnshaw, lo devo ammettere.
Ella non mancò di rimproverare il fratello per il suo comportamento, ma egli non l'ascoltava: aveva trovato un'arma perfetta per tiranneggiare il suo nemico, e non intendeva rinunciarvi. Quanto a Severus, egli mi sfuggiva più degli altri due messi insieme, ma dal suo contegno, pensavo che quelle ingiurie e quei sospetti non lo infastidissero troppo. Mi ricordo ancora cosa mi disse:
" Tunia, finché avrò Lily, nulla potrà toccarmi "
Solo dopo molto tempo ho capito il peso di quelle parole -.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2091399