Raccontaci una storia

di Mignon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Uno ***
Capitolo 2: *** Due ***
Capitolo 3: *** Tre ***
Capitolo 4: *** Quattro ***



Capitolo 1
*** Uno ***


Prima di cominciare vorrei spiegarvi alcune cose.
Saranno 50 piccole storielle sulla coppia che amo di più, ogni storia sarà a sé, non ha un filo conduttore con l'altra, quindi se trovate una storia che parla di loro due a Hogwarts e subito dopo vi ritrovare a leggere di Harry e Draco ultracentenari... tranquilli, lo scopo è proprio quello ^^
Sono piccoli frammenti di vita che ho immaginato per loro. Le parole che ho scelto le ho trovate a caso in internet (sono talmente pigra da non aver voglia di allungarmi e prendere il vocabolario).
Ultima cosa ma non meno importante - anzi - ci tengo a precisare che il desiderio di fare questa cosa mi è venuto leggendo la traduzione di una storia, su NA mi pare, ma ci tengo a precisare che le parole non sono le stesse (o se dovesse essercene una di uguale chiedo venia, non l'ho fatto per copiare) e le storie neppure, dato che sono scritte da me. Con questo spero che possano piacervi e se volete ci vediamo più giù per i saluti :D

Buona lettura!







 
#1 CAFFÈ
 
«Che cosa hai fatto?» Urlare gli veniva certamente bene. Arrabbiarsi e sbattere i pugni sul tavolo: pure.
Harry restava impassibile seduto alla scrivania del suo ufficio al Ministero. Mentre fuori dalla porta un gruppo di Auror aspettava che la lite terminasse.
Una delle tante liti settimanali. Draco lo raggiungeva via metropolvere, ancora in pigiama e decisamente arrabbiato. Per svariate ragioni, ma quella in corso era sicuramente la peggiore.
«Calmati Draco».
«Calmarmi? Sai che cosa significa tutto questo? Dovrei come minimo andarmene e tornare da mia madre!» camminava per tutto l’ufficio, tirandosi su i pantaloni di seta che ogni tanto scivolavano giù.
«Tu mi hai tradito!».
Da dietro la grande porta di legno si levarono degli urletti sorpresi, tra i quali spiccava la voce baritona di Kingsley Shacklebolt che da quasi un anno non si perdeva mai una puntata di quello show.
«Adesso smettila Draco! L’ho fatto per te!» di nuovo qualche mago curioso cercò di dire la sua, gridando il suo appoggio verso Draco, che parve rincuorato e scoccò un sorriso compiaciuto ad Harry che si massaggiava le tempie.
«Bene, me ne vado!» invece di tornare verso il camino, aprì la porta facendosi largo tra i curiosi, portando con fierezza il suo pigiama di seta grigio.
Il Ministro della Magia lo lasciò passare, raccogliendo l’ultimo briciolo di dignità per essere stato scoperto ed entrò, andando a fronteggiare Harry che continuava a coprirsi gli occhi con la mano.
«Figliolo, che hai combinato questa volta?»
Harry riemerse dal suo nascondiglio, guardandolo con aria tremendamente stanca.
«Ho comprato del caffè decaffeinato».
Lasciò Shacklebolt a ridacchiare di cuore e rituffò la testa tra le braccia.
 
 
#2 VELO
 
«Pansy si sposa».
Per un’intera settimana continuò a dare il buongiorno ad Harry con quella frase, ripetendola poi per le restanti ore della giornata.
Pansy l’aveva pregato – obbligato – ad accompagnarla per la scelta dell’abito.
Ed ora che si trovava seduto in quella stanza decorata alla perfezione, vestito di tutto punto con Harry accanto, doveva ancora credere ai suoi occhi.
«Ce la puoi fare Draco, ti sono vicino» una leggera pacca sulla spalla.
Chiuse gli occhi con forza, inspirando a fatica e trattenendo il respiro.
«Pansy si sposa» e si alzarono tutti i piedi per l’arrivo della giovane donna fasciata perfettamente nel suo bellissimo abito «Si sposa con un Babbano».
Harry quasi si commosse, finalmente poteva tornare a leggere il programma del matrimonio in tutta calma.
 
 
 
#3 BIGLIETTO
 
Ogni mese Ron si presentava nel camino della sua casa di Londra. Capiva che si trattava di lui perché Draco lasciava il salotto e faceva finta di rifugiarsi in camera sua con qualche scusa.
Ormai nessuno ci faceva più caso.
La testa del suo migliore amico s’intonava perfettamente al colore delle braci quasi spente.
«Devi far ammaestrare quel coso!» urlò Ron, consapevole che Draco origliava da dietro la colonna.
Harry sbuffò e minacciò entrambi di chiuderli in una stanza, al buio. Da soli.
Gli animi si calmarono e l’attenzione tornò sul solito rito mensile.
In quel momento il piccolo gufo Leotordo cominciò a beccare il vetro della finestra, e Draco, spuntato con nonchalance dal suo nascondiglio, andò ad aprirla, portando con sé il piccolo uccellino stremato.
«Bene, pensavo non sopportasse un altro viaggio» tossicchiò Ron.
«Il biglietto è arrivato Ron, che cosa stai aspettando ancora?»
«Oh, adesso vedrai».
Infatti, come nei suoi incubi peggiori, Draco cominciò ad urlare dalla cucina.
Nel pacchettino portato dal gufo c’erano anche delle caramelle, sul fondo una piccola pergamena: “Grazie per aver provato la nuova ricetta delle nostre Mou Mollelingua”. Riportava il timbro dei Tiri Vispi Weasley.
Ogni mese la stessa storia; Draco doveva ancora imparare la lezione. Harry salvò il biglietto per la partita dei Cannoni di Chudley e tornò in salotto lasciando il suo fidanzato ad urlare e a raccogliere la lingua cresciuta a dismisura.
Ron era ancora lì, sghignazzante e compiaciuto.
«Aspettati una crudele vendetta. E avvisa George che la sua lingua è diventata più lunga di quella di Dudley, ne sarà felice».
 
 
#4 PERLA
 
Ginny teneva tra le braccia una piccola pallina di coperte. Dal tessuto coloro avorio spuntava una piccola manina rosa. Harry sentì la presa di quelle minuscole dita attorno al suo indice.
Quei ciuffetti rossi sulla testa rendevano Lily Luna ancora più simile ad una bambolina.
Tutta la famiglia era riunita in quella stanza del San Mungo, per salutare la nuova e ultima Potter.
Lui e Ginny si erano lasciati molti mesi prima, ma non si era tirato indietro quando l’aveva avvisato di quell’inaspettata gravidanza, figlia di quella notte d’addio.
E lei, da donna forte qual era, non aveva mai rinfacciato nulla a quell’uomo che in fondo al cuore era ancora il suo primo amore. Lo stesso di quel lontano primo Settembre di tanti anni fa, lo stesso che ora condivideva la vita con la persona che mai nessuno avrebbe immaginato.
Draco Malfoy fece il suo timido ingresso nella stanza, salutato calorosamente da tutti, compresa Molly che si alzò per andare a stringerlo in uno dei suoi abbracci.
Ancora sorpreso e spettinato si avvicinò al letto, soffermandosi a guardare quel piccolo fagotto che assomigliava incredibilmente al padre che ora la stava cullando, perso in quei due occhioni.
«Per la madre di quella cosetta.» sorrise impacciato guardando gli occhi scuri ancora lucidi della donna.
Le porse la scatola di velluto blu, attirando l’attenzione dei due ometti che prima guardavano la nuova sorellina.
Un leggero click e la sorpresa di Ginny che raccolse quel delicato giglio fatto interamente da fili di perline bianche.
«È bellissimo Draco.»
Qualcuno poteva giurare di averlo visto arrossire, soprattutto Ron e George che non persero tempo a rendere pubblica quella loro osservazione.
«Questo, comunque, non implica che le farò da babysitter.»
Draco Malfoy non sarebbe mai cambiato.
 
 
#5 TANA
 
«Stammi lontano Weasley.»
«Se non l’avessi notato questa è casa mia!»
Oh si, Draco lo aveva notato decisamente. Era in un girone infernale completamente dedicato a lui. Condannato a girovagare in una stanza piena di demoni dai capelli rossi e pieni lentiggini. Senza contare la Sanguemarcio, in compagnia del suo gatto rosso.
«Hai coraggio a chiamarla in questo modo!»
Va bene, aveva bisogno di protezione, ma non credeva di aver peccato così tanto per meritarsi di essere rinchiuso in quella catapecchia.
«Adesso basta Malfoy.»
La voce calma di San Potter gli ricordò che la sua tortura non era terminata, non era abbastanza: doveva dividere la camera con lui.
 
Quel letto cigolava ed era scomodo. Sarebbe tornato volentieri al Manor, se Voldemort non avesse deciso di utilizzarlo come quartier generale, e lui non avesse deciso di passare – come se ne avesse avuto scelta – alla Luce.
«Stai tremando.»
Sì, tremava all’idea di sua madre da sola in quel castello, colmo di Mangiamorte, senza suo padre ancora rinchiuso ad Azkaban. Tremava per le torture che le avrebbero inflitto per sapere dove si nascondeva lui. Il solito codardo.
«Che cosa fai Sfregiato?»
Il letto cigolò ancora, mentre la brandina in cui avrebbe dovuto dormire Harry era ormai vuota, perché aveva preso posto vicino a lui.
«Shh, tranquillo.»
Il braccio della sua nemesi era attorno alle sue spalle, ma per nessun motivo al mondo avrebbe ammesso di sentirsi al sicuro, finalmente tranquillo, tra quelle braccia.
 
 
#6 LIBRO
 
«Spiegati bene, non penso di aver capito.»
«Dobbiamo andare a Diagon Alley, al Ghirigoro. Devo fare un regalo ad Hermione.»
Harry strabuzzò di nuovo gli occhi, osservando quel giovane uomo che faceva colazione leggendo il Profeta. Impassibile. Come se lui ed Hermione non si fossero mai odiati.
«Ormai andiamo d’accordo io e lei. Poi si avvicina il suo compleanno.»
«Draco, il suo compleanno è a settembre, mancano ancora due mesi.»
Improvvisamente offeso, Draco lasciò cadere il giornale sopra al tavolo, alzandosi di scatto dalla sedia e lanciando un’occhiata torva ad Harry che lo guardava masticando un boccone di frittelle.
Prima di chiudere la porta della camera alle sue spalle si girò per guardare il fidanzato.
«Cosa fai ancora lì? Avanti! Vai a prepararti!»
Entrò in camera e si lasciò cadere sul letto, pensando a quale libro decisamente raro e costoso poteva regalare a quella strana alleata. Non poteva di certo dire a Harry che se avevano fatto pace dopo l’ultima litigata era soprattutto grazie a lei.
Non voleva ritrovarsi Schiantato, di nuovo.
 
 
#7 BALCONE
 
Harry e Draco sedevano tranquilli sul divano dei Malfoy Manor, in cui si erano trasferiti ormai più di sessant’anni prima.
Ora, alla tenera età di quasi cent’anni, riguardavano ridendo le vecchie foto.
«Guarda qui Draco.» disse sventolando una foto ingiallita sotto al naso del vecchietto accanto a lui che stava chiacchierando tra sé e sé davanti ad una foto che lo ritraeva da giovane.
«Oh cielo, mi ricordo perfettamente quel giorno!»
«Vorrei ben vedere! Era la nostra luna di miele.» rispose con la voce un po’ tremolante mentre si lisciava la lunga barba grigia.
«Ti ricordo che hai quasi rischiato di uccidermi, maledetto.» Gli occhi grigi si alzarono dalla sua vecchia foto, e con il dito andò a segnare quei due ragazzini abbracciati.
Harry sbuffò, prima di prendere fiato e rivolgersi con tutta calma al suo compagno.
«Draco, mio caro. Sei tu che mi hai lanciato giù dal balcone di Giulietta!»
«Oh, giusto.» disse distrattamente, tornando a spulciare nella grande scatola colma di foto, «Ma stai bene ora.»
Inspirò senza riuscire a frenare una risata a quel ricordo.
«Certo, grazie alla mia bacchetta e ad un’intera squadra di Obliviatori.»
 
 
#8 FRUTTO
 
Draco si maledice ancora adesso per aver detto ad Harry che le sue labbra assomigliano a delle piccole rosse e succose fragole.
Da bravo Grifondoro passionale e tenero, ogni santissimo mese torna a casa con un mazzo di fiori e una scatolina di fragole.
Possono essere ricoperte di cioccolato, accompagnate con la panna, con il miele.
Ogni mese trova le ricette più strane. Ogni mese lo obbliga a mangiarne almeno una.
Draco si maledice ancora adesso per non riuscire a dire ad Harry che lui è allergico alle fragole.
Ogni mese ringrazia Severus per la scorta di Pozioni che gli ha preparato e che nasconde in cantina.
 
 
#9 NEVE
 
«Siamo sicuri che stia bene?» chiese Hermione preoccupata, seduta in veranda con Harry.
«Questa mattina si è svegliato di buon umore.»
Lo facevano spesso durante l’inverno. Solo loro due, con una tazza di cioccolata calda tra le mani, mentre Ron si godeva la partita dei Cannoni.
«Sono così teneri.» la riccia sospirò, tornando ad osservare quelle due figure lontane, prendendo un altro sorso dalla tazza.
Le due figure si avvicinavano, vicine. La figura più alta si avviava verso Harry, mentre quella più piccolina correva verso Hermione. Entrambi li aspettavano in piedi a braccia aperte.
«Dai andiamo dentro che fa freddo.»
Draco sbuffò, guardando il piccolo bambino accanto a lui, e incitandolo a parlare.
«Uff e va bene! Zio Harry, lo zio Draco vuole che tu e la mamma venite a guardare i nostri pupazzi di neve!»
«Hugo! Ti avevo detto di non dire il mio nome!» si lamentò Draco guardando la piccola testolina rossa che gli fece prontamente la linguaccia prima di correre via.
Seguito da Draco che urlava quando fosse migliore il suo pupazzo.
I due rimasti sulla soglia di casa si guardarono divertiti, prima di avvicinarsi per fare contenti i due bambini.
«Ma non era quello che non voleva figli?»
Harry rise, prendendo per mano la sua migliore amica, prima di prendere anche quella di Draco e baciarlo dolcemente sulle labbra.
«Sei stato bravissimo tesoro.»
 
 
 
#10 CIOCCOLATA
 
Quell’estate prima del sesto anno a Hogwarts, Malfoy aveva architettato un nuovo piano.
Tutto avrebbe avuto inizio il primo giorno di lezioni. Aveva preparato tutto nei minimi dettagli e il suo baule era colmo dell’ingrediente principale, ed ora giaceva al suo posto nello scompartimento di Serpeverde. Tiger e Goyle se n’erano accorti, e cominciarono ad annusare l’aria non appena si sedettero accanto a lui, impegnato a guardare fuori dal finestrino e a sorridere beato.
Dovette aspettare quasi due settimane prima di cominciare. Doveva pedinare la sua preda, capire i suoi orari e riuscire a prenderlo di sorpresa, da solo.
L’occasione si presentò una sera, dopo la partita di Quidditch in cui i Grifondoro avevano distrutto i Corvonero. Il rosso-oro stava camminando tranquillo verso il bagno, e Draco entrò in azione.
Con un movimento della bacchetta fece levitare le Cioccorane che teneva in tasca.
Non appena se le trovò davanti, il Grifondoro l’agguantò, e quando vide che ce n’erano altre cominciò a seguirle, ma non si aspettava di trovare davanti a sé un Malfoy decisamente eccitato e compiaciuto per la riuscita del piano.
«Malfoy! Che diavolo vuoi?» ancora incantato dalle Cioccorane non si accorse del sorrisino famelico comparso sulle labbra del Serpeverde.
«Weasley, io e te dobbiamo fare un discorsetto.» Ron sbiancò, improvvisamente conscio di essere arrivato con le sue gambe nella tana del lupo. Ma Draco si avvicinò ancora di più a lui, posandogli un mano sulla spalla.
«Devi dirmi tutto quello che sai su Potter. La vedi tutta questa cioccolata? Sarà tua.»
Malfoy  lo aveva in pugno. Avrebbe conquistato Potter, anche se doveva servirsi di un Weasley.
«Miseriaccia. Mi ucciderà.» disse prima di staccare la testa alla Cioccorana che teneva in mano.


 
_________
Queste sono le prime dieci, ho deciso di divederle così per non appesantire la lettura, in più erano già pronte e volevo condividerle con voi ^^
Come al solito spero vi sia piaciuto e vi ringrazio per essere passati...
Battete un colpo e ditemi che cosa ne pensate, io mi sono divertita incredibilmente.
Al prossimo capitolo (si, saranno cinque ^^), un grosso bacione.

 

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Capitolo 2
*** Due ***











#11 PARCO
 
«Come va con Blaise?» Pansy rise a quella domanda, accarezzandosi il pancione fasciato nel vestito blu.
«Presto Benjamin avrà una bella sorellina.» disse mentre controllava il figlio che giocava sull’altalena con gli altri bambini.
«Draco, perché sei venuto in questo parco colmo di bimbi? Non ti facevano venire il mal di testa?» gli chiese celando la crescente curiosità.
L’ex Serpeverde tossicchiò sfiorando con le dita la pancia della migliore amica, ridendo quando la piccola futura Zabini scalciò al loro passaggio. Era sicuro che quella signorina avrebbe dato filo da torcere alla mamma, una volta nata.
Tornò a prestare attenzione all’amica che ormai lo guardava torvo, prese coraggio e parlò.
«Voglio chiedere a Harry di sposarmi.»
Pansy si lanciò tra le sue braccia, abbracciandolo forte e di nuovo la piccola Zabini scalciò; a quel punto Draco non poté che ricambiare l’abbraccio, lasciandosi andare alla gioia di ciò che stava per succedere.
 
 
#12 FONTANA
 
Era primo viaggio insieme ai suoi migliori amici, senza contare i mesi che avevano passato insieme in quella tenda alla ricerca degli Horcrux.
Hermione aveva scelto la meta: Roma.
Nessuno faceva caso a quei tre, erano semplici amici in vacanza. Harry non poteva desiderare di meglio.
«Dovrebbero metterne una anche a Hogwarts!» esclamò Ron continuando a scrutare la Fontana di Trevi, gremita di gente impegnata a lanciare monetine nell’acqua.
«Che cosa fanno Hermione?»
«Lanciano una moneta ed esprimono un desiderio. Tutti sperano in qualcosa.» strizzò l’occhio al moretto, che arrossì ripensando al discorso che avevano fatto la sera prima, seduti in bar dell’albergo.
Trafficò nelle tasche, trovando una moneta, e domandandosi se avrebbe funzionato nonostante fossero soldi babbani.
Si avvicinò al bordo della fontana, giocando un po’ con l’acqua prima di girarsi e chiudere gli occhi. Quando la moneta cadde in acqua con il tipico suono ovattato, Harry non poté più mentire a se stesso.
In quel preciso momento aveva visto l’immagine chiara di quei capelli biondi che gli facevano tanto battere il cuore.
 
 
#13 LAGO
 
«Harry torna qui!» la voce di Ron echeggiò, ma il ragazzo non tornò indietro, continuò a camminare a passo spedito verso le rive del Lago Nero.
«È andato vero?» Hermione raggiunse il rosso, e insieme guardarono Harry camminare a passo ancora più spedito.
«Vieni, torniamo nella torre. Aspettiamolo lì.» prese per mano Ron, strattonandolo un po’ per muoverlo da lì.
«Certo, se non lo butta nel lago per darlo in pasto alla piovra gigante.»
 
Nel frattempo Harry aveva raggiunto l’oggetto delle sue attenzioni. Ancora ansimante per aver percorso di corsa gli ultimi metri.
Draco Malfoy lo guardava, gli occhi stretti in due piccole fessure e i pugni chiusi. Aspettava l’attacco per ricambiare. Ma non arrivò.
Qualcos’altro lo colpì - e fece quasi più male di un pugno – sorprendendolo.
Harry era vicinissimo al suo viso, poteva sentire il suo fiato caldo e gli occhi verdi puntati nei suoi, ora ben aperti.
«Vieni ad Hogsmeade con me!» glielo disse tutto d’un fiato, senza interrompere in contatto visivo.
 
Harry tornò in Sala Comune un po’ spettinato e con la divisa sgualcita, non l’aveva lanciato nel lago, ma alcuni incantesimi non glieli aveva risparmiati – per avergli fatto prendere paura, disse Draco – ma era riuscito a rimediare il tanto agognato appuntamento per sabato prossimo.
Nemmeno si accorse che stava sanguinando.
 
 
#14 ANGELO
 
Ormai era corrotto. Corrotto fino all’ultima piega dell’anima. Corrotto da quel corpo bianco come la luna.
Draco lo guarda divertito, disteso tra le lenzuola, un braccio sotto la nuca e le labbra rosse aperte in un sorriso.
Harry è corrotto da quel diavolo mascherato.
Un diavolo dalla pelle d’angelo.
 
 
#15 OCCHIO
 
La Sala Comune di Serpeverde era testimone di una crisi. In corso in quel preciso momento.
Quando capitava una cosa del genere, anche i primini avevano imparato a rinchiudersi nelle proprie camere, lasciando a chi di dovere lo spazio per intervenire. In quel caso gli esperti erano Pansy e Blaise, che cercavano inutilmente di calmare Draco.
«No Pansy! È un disastro! Non vorrà più vedermi!»
Un Incarceramus dopo, e un quasi Schiantesimo – bloccato appena in tempo da Blaise – Draco era “seduto” sul divano.
«Parla.» Pansy non ne poteva più. O parlava in quel momento o gli avrebbe tirato fuori lei le parole a forza di incantesimi.
«Beh, ecco… io ed Harry eravamo nella Stanza delle Necessità, ci stavamo baciando… le mani di qua, le mani di là, io gli tolgo gli occhiali… lui mi- » la tosse convulsa di Blaise lo fermò.
«Ti prego, arriva al sodo!» decisamente imbarazzato, Zabini guardò Pansy che ridacchiava di cuore.
«Si insomma, mentre stava… dai avete capito.» prese respiro, deciso a raccontare che cosa lo aveva sconvolto così tanto. «Gli ho messo un dito nell’occhio! Ha cominciato a lacrimare e gonfiarsi! Non sapevo che fare! Ho menomato il Prescelto! Se perderà la guerra sarà solo colpa mia!»
Silenzio. Troppo silenzio. Le facce dei due amici tutto ad un tratto divennero funeree, alternando sprazzi di pura rabbia e istinti omicidi trattenuti.
Si alzarono di colpo, lasciando un Malfoy confuso, senz’altro colore nel viso e gli occhi strabuzzati.
«Pansy, Blaise. Tornate qui!»
 
La mattina seguente la Sala Comune di Serpeverde era testimone dell’ennesima crisi. Questa volta parecchie persone erano rimaste ad osservare la scena, che includeva un Draco Malfoy ancora legato da invisibili funi al divano, rimasto lì dalla sera prima.
Mai nessuno aveva visto un esemplare del genere reso innocuo, e tutti si prodigarono a toccarlo con un dito e ad avvicinarsi per osservarlo meglio – sotto incoraggiamento di Pansy – a bocca aperta.
Qualcuno poteva testimoniare che la Parkinson si fece pagare un Galeone dagli studenti delle altre case, venuti in visita solo per lui.
 
 
#16 MADRE
 
“Cara madre,
alla luce della nuova piega che ha preso la mia vita, mi sento in dovere di renderti partecipe della mia felicità.
Tu sei sempre stata l’unica a comprendere fino in fondo la paura che avevo dell’amore, ma hai sempre cercato di farmi ragionare, accettando tuti i miei errori e insegnandomi a guardare avanti e rimediare al tutto.
Sono lieto di annunciarti che finalmente ho trovato la mia strada. Mai avrei immaginato di trovare una persona disposta a camminare al mio fianco, a tenermi per mano, che mi permettesse di guardare il mondo attraverso i suoi occhi.
Harry ed io ci sposeremo.
In primavera, nella stagione che tu preferisci, quella dei fiori che sbocciano.
Ti voglio bene,
per sempre tuo.
Draco.”
 
Ripiegò la lettera, disponendola insieme con le altre, chiuse in quel cassetto.
Fece scattare la serratura, e di nuovo posò la chiave intarsiata nella sua scatolina vicino alla foto di Narcissa.
Draco continuò a scrivere a sua madre per tutti gli anni seguenti alla sua morte, raccontandole la sua vita come faceva nei giorni passati al Manor.
 
 
#17 PROMESSA
 
«Ma ha i capelli rossi.»
«Dicevo, siamo qui per chiedervi una cosa molto importante.»
«Harry, ha i capelli rossi.»
All’ennesima interruzione, Hermione passò il fagottino a suo marito e puntò la bacchetta contro Draco, che continuava a guardare la testa del bambino.
Harry spazientito da entrambi si sistemò accanto a Ron che nemmeno li guardava.
«Dai Herm, continua.»
Tornata in sé, l’amica si sedette di nuovo nella poltrona di casa sua.
«So che sei già padrino di Teddy, per questo ti chiedo -» sospirò «vi chiedo, se volete fare da padrini anche a Hugo.» il suo sguardo si addolcì quando si posò su suo figlio che giocava con il naso di Ron.
Draco per poco non cadde dalla sedia, ma cercò di ricomporsi al meglio.
«Certo, nemmeno da chiedere. Vero, Draco?»
Una gomitata ben assestata al suo fianco lo riportò alla realtà.
«Promettete?» entrambi annuirono, facendo tranquillizzare i due genitori.
«Al massimo esistono molti incantesimi per farlo diventare biondo.»
A quel punto la bacchetta di Hermione era già sguainata, purtroppo anche Harry aveva avuto la stessa idea.
Draco si ritrovò Schiantato da entrambi, disteso lungo il muro.
 
 
#18 MACCHIA
 
Come potevano amarsi durante la guerra?
Stringevano i denti e sopportavano, sicuri che alla fine di quel buio tunnel avrebbero finalmente trovato la calda luce di un’accogliente casa.
L’ennesima missione, e lui doveva partecipare. Si guardava allo specchio, passando le dita su quella minuscola macchia di sangue sulla camicia.
Fare la spia insieme a Severus non era una cosa che aveva mai pensato di fare. Invece, ora, si trovava immerso in quel compito.
Harry era così fiero di lui, e non se la sentiva di deluderlo ammettendo di avere paura.
Doveva andare, aiutare l’Ordine era ormai la priorità. Nessuno sapeva che la sua vera priorità era tornare a casa per rivedere i suoi occhi verdi.
Gli stessi che ora erano davanti ai suoi. La cicatrice spiccava tra quell’ammasso indistinto di capelli corvini, così indisciplinati ma talmente morbidi.
«Non moriremo.»
Un leggero cenno, uno sfiorarsi delle mani.
Era un nuovo giorno lì, a Grimmauld Place.
 
 
#19 FIORE
 
«Paura Potter?»
«Ti piacerebbe.»
Non c’era nessuno a guardare quello spettacolo.
Il campo da Quidditch era deserto. C’erano solo loro due pronti a sfidarsi a duello.
Solo una persona assistette alla sconfitta di Malfoy, mentre Harry gli porgeva la mano per aiutarlo e lui la rifiutava.
Solo Silente, dall’alto della sua torre si accorse del fiore che stringeva Harry tra le dita, dietro la schiena. Draco non lo ricevette e non lo vide mai, ormai troppo lontano da lui.
 
 
#20 OCCHIALI
 
Un dolce profumo che gli ricorda gli anni d Hogwarts, riportandolo a camminare per quei corridoi di pietra grezza.
Ma il sogno finisce e la realtà è ancora più bella.
Draco lo guarda sorridente, seduto sul bordo del letto con un vassoio tra le mani. La torta alla melassa è tagliata perfettamente, accompagnata dalla piccola forchetta in argento. Rigorosamente decorata con un fine serpente intagliato nel metallo.
«Buongiorno Potty»
Lo vede sfocato, ma sente la sua leggera risata.
Si stropiccia gli occhi con le mani, inforca gli occhiali e li sistema sul naso. Finalmente lo vede bene, e finalmente gli lascia un leggero bacio sulle labbra.
«Buongiorno Furetto.»
Il vassoio viene poggiato sul comodino e improvvisamente la pelle fresca di Draco è a contatto con la sua.
È decisamente il più bel compleanno della sua vita.








 

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Capitolo 3
*** Tre ***







#21 ORA
 
Un altro rintocco, un’altra ora passata.
Sirius non sarebbe più tornato.
Attraversò l’entrata di Grimmauld Place, trovando una mano tesa verso di lui.
Le piccole vene blu spiccavano sotto la pelle diafana, la prese delicatamente intimorito dalla delicatezza che emanava.
Sirius non sarebbe più tornato, ma lui era a casa.
 
 
#22 ACQUA
 
L’oscurità rotta solo dall’incantesimo lanciato da Silente, che illuminava quel bacile colmo di dolore. Dolore che si disegnava sul volto emaciato di quell’uomo che continuava a bere quel liquido maledetto.
Calice dopo calice, goccia dopo goccia.
Il silenzio penetrante, in cui spiccavano i lamenti del grande mago; lamenti che si propagavano per tutta la grotta. Il suono che rimbalzava su quelle pareti rocciose e sconnesse, per tornare alle sue orecchie e rimpiangere ciò che stava facendo.
Il bacile ormai vuoto, vuoto come gli occhi azzurri del vecchio, ormai vitrei.
«Acqua» ti ridesti e lo guardi, tornando con il pensiero in quell’umido luogo.
«Acqua» ti implora. Ma i tuoi incantesimi non funzionano. Ormai capisci ciò che devi fare.
Ti avvicini alla distesa nera, scivolando appena sugli scogli, cercando un appiglio invisibile.
Accosti leggermente il calice alla superficie che s’increspa.
Sai cosa sta per succedere. Lo sai perché ogni notte ti ritrovi lì. Quell’incubo ti perseguita, i suoi occhi azzurri che si contrappongono al buio di quella grotta.
Questa volta nessuna mano ti afferra. Quel freddo arto non tocca la tua pelle.
Ti alzi traballante, le ginocchia reggono lo sforzo a fatica. L’acqua trasborda dal calice, ma riesci ad avvicinarti a lui e poggiarglielo sulle labbra.
E di nuovo capisci; senti delle mani delicate sulle tue spalle, calde ed accoglienti.
Draco è lì con te, in quell’incubo ormai tramutato in sogno.
Nessuno morirà di nuovo quella notte.
Apri gli occhi è lo vedi, addormentato e indifeso.
Tutto ad un tratto senti che la vita è un po’ meno amara.
 
 
#23 CASA
 
«L’ha scelta la Granger. Weasley non potrebbe mai avere così tanto gusto.»
Il fatto che ormai da cinque anni passavano il Natale a casa di Hermione e Ron non faceva differenza a Draco, che puntualmente sottolineava il fatto che la casa in cui vivevano era fin troppo lussuosa – mai allo stesso livello della loro, ovviamente – e troppo di buon gusto.
Poco importava che Harry non lo ascoltasse più e che non si trovasse nemmeno accanto a lui mentre pronunciava la frase.
 
 
 
#24 ORSO
 
«Spiegami» Pansy brandiva quel povero orso di peluche come un’arma, sventolandolo sotto il naso di Draco, ormai vergognosamente rosso.
«Deve averlo dimenticato la Granger» balbettò una scusa poco convincente ma che sembrò placare la curiosità dell’ex-Serpeverde.
Glielo strappò dalle mani con finta indifferenza, sistemandogli il ciuffo di peli scuri sulla testa.
L’adagiò sul suo cuscino trascinando l’amica per un braccio, fuori dalla camera.
«Glielo renderò quando torna qui per cena» liquidò il discorso e si chiuse la porta alle spalle.
Non avrebbe mai ammesso a Pansy che Potty gli faceva compagnia quando Harry era in missione con gli altri Auror.
 
 
 
 
#25 INCHIOSTRO
 
Odiava il lavoro d’ufficio. Lo annoiava dover firmare tutti quei rapporti e scrivere lettere ai vari componenti del Ministero che pretendevano informazioni ma non si scomodavano a prendere l’ascensore per scendere di un piano. Fare l’Auror gli piaceva ma odiava restare rinchiuso tra quelle quattro mura.
In tutta quell’insoddisfazione, però, aveva trovato un lato positivo. Amava tornare a casa con le dita sporche d’inchiostro e trovare Draco pronto a commettere un omicidio o intento a minacciarlo delle cose più disparate se avesse toccato o sporcato qualcosa.
Amava il suo broncio e si divertiva a cercare di lasciare impronte di inchiostro nero o rosso sul viso del suo fidanzato.
L’ennesima giornata era terminata e lui già si pregustava il piccolo rito.
«Draco, sono a casa.»
 
#26 BELLO
 
Mi avvicinavo al suo volto, da quella breve distanza potevo vedere ogni piccolo dettaglio delle sue iridi da dietro le lenti. Anche se avessi tolto gli occhiali, avrei potuto ripercorrere il suo volto a memoria. Avevo rinchiuso ogni minimo ricordo in modo da poterne attingere ogni qual volta ne avessi bisogno.
Lui non si scomponeva più di fronte alla mia indecisione, sapeva che avrei rinunciato alla razionalità e mi sarei nutrito di lui, fino all’ultima goccia.
Era un rito.
Io alzavo la mano e lui mi veniva incontro, per poi sorridere gentilmente e sfiorarmi le labbra.
Accarezzavo la sua guancia; la sua pelle morbida era un’ossessione.
 
«Sei così bello, Draco…»
 
E lo è. Lo è ancora di più vestito di grigio, come i suoi occhi, qui affianco a me, mentre infila l’anello al mio dito con la mano un po’ tremante e promette di restarmi vicino fino alla fine dei nostri giorni.
 
 
#27 MAGIA
 
Sopra a quello sgabello con la nuova divisa addosso si sentiva finalmente un mago a tutti gli effetti. Sua madre impegnata a comprare i libri al Ghirigoro, stava costudendo la sua nuova bacchetta.
Biancospino e corda di cuore di Drago.
Stava immaginando tutti i tipi di incantesimi che i suoi genitori gli avevano insegnato e che finalmente avrebbe potuto compiere, quando il campanello posto sopra la porta del negozio trillò facendolo tornare alla realtà.
Un altro ragazzino era stato fatto accomodare vicino a lui e non poté fare a meno di osservarlo.
Era il suo contrario, con quei capelli scuri e spettinati si contrapponeva alla sua immagine ordinata e perfetta che rimandava lo specchio davanti a lui.
Era disorientato, gli occhi verdi guizzavano ai lati della stanza colma di tessuti, per poi seguire i movimenti della donna impegnata a prendergli le misure.
Sentiva di essere vicino a quel ragazzino, più di quanto suo padre gli avrebbe mai permesso di essere.
Sapeva di dover rivendicare il suo posto una volta arrivato ad Hogwarts, per tenere alto l’onore del cognome che porta.
Quel giorno conobbe solo il nome di quel ragazzino accompagnato dall’inutile guardiacaccia: Harry.
Harry e basta.
E anche lui, un giorno, sarebbe diventato Draco, Draco e basta.
Quel lontano giorno in cui non aveva accettato la sua mano era ormai superato.
Ora si ritrovavano di nuovo in quel negozio, sette anni dopo.
Sua madre non stava custodendo nulla, Hagrid non stava aspettando nessuno.
Quel giorno, dopo aver comprato le nuove divise, diverse solo per i colori di appartenenza, sarebbero andati via insieme.
Finalmente mano nella mano.
 
 
#28 AMORE
 
«Io non ti ho mai chiamato “amore” e mai lo farò!» paonazzo e colmo d’ira, Draco si allontanò dalla cucina, andando a rinchiudersi il bagno.
Harry si alzò dalla sedia e cominciò a mettere ordine sul tavolo in cui avevano appena finito di pranzare.
 
Lo chiamava Amore tutte le volte che litigava con il tostapane e chiedeva il suo aiuto.
Lo chiamava Amore tutte le volte che non trovava la sua camicia preferita e aveva una riunione importante.
Lo chiamava Amore dopo essersi rotolato con lui tra le lenzuola.
Lo chiamava Amore tra un bacio e l’altro.
Lo chiamava Amore quando lo guardava mentre apriva quei piccoli regali che ogni tanto gli portava.
 
Mentre i piatti si lavavano da soli, Harry pensò che la sua lista sarebbe potuta continuare all’infinito. L’orgoglio di Draco pure.
La porta cigolò appena e il biondo furetto riapparse, andando verso Harry di nuovo accomodato sulla sedia.
«Ho esagerato prima, scusa amore
Harry lo accolse tra le braccia, soffocando una risata e deciso a godersi quei piccoli momenti d’inconsapevole tenerezza.
 
 
#29 CALDO
 
C’erano delle notti di Gennaio in cui nemmeno il grosso piumino riusciva a scaldarlo e di lanciare un incantesimo nemmeno se ne parlava.
La bacchetta giaceva sul comodino e tirare fuori il braccio dalle coperte significava passare la mezz’ora successiva a tremare prima di riuscire a prendere la mira.
Per ovviare a quel problema la sua mente geniale aveva escogitato un piano.
Aspettava che Harry prendesse sonno, stanco e distrutto dalle ore passate in Accademia per diventare Auror, e piano piano si levava tutti i vestiti, facendo attenzione a non alzare troppo le coperte e far entrare quello sbuffo d’aria gelida.
Dopodiché cominciava a baciare la nuca dell’ex-Grifondoro, già nel mondo dei sogni e impegnato in una sinfonia nasale degna di un uomo della stazza del professor Lumacorno.
Quando le sue mani fredde arrivavano sotto alla maglia del pigiama della sua povera vittima, quest’ultimo emetteva un piccolo grido rauco e apriva gli occhi di scatto.
Tutte le volte si voltava verso di lui pronto a gridare qualcosa di irripetibile, senza mai riuscirci. Quando Harry si accorgeva che il suo subdolo fidanzato era già privo d’indumenti, a lui non restava far altro che seguirlo.
Poco importava a Draco che la mattina seguente Harry avesse gli occhi circondati da occhiaie… lui era riuscito a scaldarsi.
Inoltre, poco importava che Draco non sapesse che la colpa dei suoi attacchi di freddo fosse proprio Harry, che lasciava le finestre della camera sempre leggermente aperte.
 
 
#30 LACRIMA
 
Nel viso di suo figlio era racchiuso tutto il suo amore e tutte le sue rinunce.
Accarezzare quelle piccole guance rosa, perdendosi in quel profumo dolce e impalpabile che hanno i bambini, gli fece tornare alla mente tutta la sua vita.
Se in quel momento era seduto lì, in quella poltrona scomoda e mangiata dal tempo, era solo per quel piccolo uomo.
Non riusciva ad alzare lo sguardo e sopportare quello di Asteria. Stanca e felice per aver dato alla luce Scorpius, convinta che quel figlio fosse l’incoronazione del loro amore.
Draco lo amava già, ma non riusciva a provare lo stesso sentimento anche per quella povera donna.
Avrebbe voluto essere catapultato nel suo sogno, con il piccolo tra le braccia ma seduto nel comodo divano di casa sua, con Harry accanto.
Aveva dovuto dirgli addio.
Non era stato abbastanza forte da mettere fine alla sua finta e costruita vita. Di nuovo, come in tutti i passati momenti, era stato un codardo.
Aveva vinto la sua paura.
Nove mesi prima, davanti alla sua porta, come un estraneo. Mentre lui lo guardava, con gli occhi neri dalla rabbia, trattato come il più infimo degli amanti.
Voleva dirglielo, raccontargli di come la sua vita sarebbe stata migliore con lui al suo fianco, lo voleva con tutto il suo cuore, ma è stato proprio lui ad abbandonarlo, mentre Harry gli chiudeva la porta in faccia, per l’ultima volta.
Non si ricordava nemmeno quanto era rimasto immobile lì davanti, non curante delle persone che passavano in quel pianerottolo e potevano vederlo ferito ed indifeso.
Poco gli importava, tornato con la mente in quella stanza, che sua moglie lo stesse chiamando perché gli occhi grigi di suo figlio si erano aperti, per colpa di quella lacrima caduta dai suoi occhi proprio sulla guancia che stava accarezzando poco prima.
Tutto il suo amore lo avrebbe donato solo a Scorpius, ora e per sempre.

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Capitolo 4
*** Quattro ***


#31 AIUTO
 
Con la fine della guerra il mondo magico sembrava essersi spaccato a metà. Anche Hogwarts ne faceva parte. Di conseguenza anche dentro quelle mura, piccoli gruppi di studenti si riunivano in segreto per “ristabilire l’ordine”, chiudendo gli occhi davanti agli orrori appena trascorsi.
Per Harry, ignaro di tutto, quella era pur sempre la sua casa, calda, accogliente e soprattutto finalmente sicura.
Un ragazzo, in quel corridoio quasi deserto, non era d’accordo con lui.
Harry si trovò catapultato indietro di pochi mesi in un batter di ciglia, mentre quel numero indistinto di animali di case diverse si accaniva sul corpo di quello che per lui poteva sembrare una bambola.
Non reagiva, era immobile, mosso solo dai colpi che continuava a ricevere.
La rabbia di Potter era palpabile, la magia si faceva strada sotto la sua pelle.
Non mosse un dito, non toccò nemmeno la bacchetta.
Quei ragazzi volarono addosso al muro, al soffitto. Vennero catapultati lontano da una forza inaspettata.
Camminò con i pugni serrati, avvicinandosi al corpo di quel ragazzo ridotto ad un fantoccio esanime.
Draco Malfoy sbatté con fatica le palpebre, la tumefazione attorno agli occhi era già visibile.
Harry lo raccolse, lo prese in braccio, si incamminò verso l’infermeria.
Senza mai incrociare lo sguardo del biondo, senza mai leggere la muta richiesta d’aiuto scritta in quelle iridi appannate.
 
 
#32 GIUDIZIO
 
«Cosa vuol dire che ti hanno bocciata?»
«Non è propriamente andata così Harry, un giorno te lo spiegherò».
Hermione ringraziò Merlino per aver un amico così tonto, in alcune situazioni.
Così tonto da non aver letto il foglio, appeso nella classe degli Auror, per intero.
Così tonto da non accorgersi di quel grazie silenzioso che arrivava dall’altra parte della stanza.
Non si accorgerà mai di ciò che Hermione ha fatto per lui, e a lei andava bene così.
Lei, Kingsley Shacklebolt e Draco Malfoy saranno gli unici detentori di quel piccolo segreto.
 
 
#33 MONETA
 
Il mendicante si sedette al solito posto, nella solita via, alla solita ora.
Vedeva ogni giorno le stesse persone, studiava le loro abitudini.
Ma questa sera qualcosa di diverso si poteva sentire nell’aria.
Era freddo, non si muoveva una foglia, non c’era una carta che volava da terra.
Un silenzio strano in tutto quel rumore; per la prima volta si sentì uno spettatore non voluto di un dolore che ancora non conosceva.
Poco più lontano da lui finalmente lo vide, puntuale come sempre, questa volta solo, che percorreva la strada al contrario.
Era abituato a vederli insieme, facevano quella strada tutte le sere alla stessa ora, sfiorandosi le mani. Tornavano a casa, immaginava.
Ma quella sera era solo, nel suo cappotto perfetto. Con la valigia in mano.
E in quella faccia lesse quel dolore che prima non era riuscito a capire.
Lo sentì ancora più forte quando quella figura si avvicinò a lui.
Il rumore delle monete che sbattono tra loro, una voce pungente: «vada a prendersi qualcosa di caldo, stasera il tempo peggiorerà».
L’ombra dell’uomo si era ormai allontanata da lui, rimase il brilluccichio di una strana moneta d’oro.
Il mendicante si alzò, si girò per l’ultima volta ma lui già se ne stava andando.
Avrebbe voluto chiedergli dove.
Mentre camminava gli tornarono in mente le parole di suo padre: “una monetina, un desiderio”.
Fece altri passi verso la piccola fontana, rigirò tra le mani la moneta, chiuse gli occhi e la lasciò cadere.
Decise che sarebbe tornato domani, al solito posto, nella solita via, alla solita ora.
Forse il suo desiderio si sarebbe avverato.
 
 
#34 BIBLIOTECA
 
Le giornate in biblioteca con Ron ed Hermione erano una tortura, un supplizio, un principio di apocalisse, un giorno in cui regnava il caos.
Avrebbe potuto continuare, tutto pur di smettere di far finta di studiare.
Non c’era via di fuga, non poteva sfuggire alla sua carceriera.
Lei li braccava già di prima mattina, li accompagnava in ogni singolo momento dal loro risveglio, durante la colazione non staccava gli occhi dal loro volto.
Non si parlava in quelle mattine, non si poteva. Era proibito lamentarsi.
Era troppo difficile capire che tutto quello era per il loro bene, per gli esami, per non prendere punizioni. Più semplice, invece, era lagnarsi. In silenzio.
Ogni dieci minuti Ron sospirava, Harry temeva cominciasse a singhiozzare da un momento all’altro.
Non ne poteva più.
Si alzò, sotto gli occhi terrificanti di Hermione, sussurrò qualcosa riguardante un libro per una ricerca, per un professore di cui non ricordava il nome. Fiutata la bugia, però, lo lasciò andare, forse sfinita pure lei.
Ron lo guardò implorante, ma in quel momento avrebbe messo in pericolo anche la sua amicizia per sfuggire per una manciata di minuti.
Girò l’angolo dello scaffale più vicino, appoggiò la schiena e chiuse gli occhi assaporando quella breve liberà.
Successe tutto troppo velocemente, non si accorse quasi di nulla. Quando riaprì gli occhi vide solo i suoi capelli biondi, il suo mantello svolazzare.
Se n’era andato, e con lui le sue labbra, e con loro quel bacio rubato.
 
 
#35 TASTO
 
Chiuse la telefonata, guardò Blaise, e in un solo sguardo si capirono.
Si smaterializzarono insieme per materializzarsi un secondo dopo a casa di Draco.
Trovarono la televisione accesa, il salotto sottosopra e il loro amico intento ad annaspare.
Non riusciva a parlare, indicava con le dita tremolanti prima la TV, poi il telecomando, poi la cucina, il forno, il tavolo.
Un’altra occhiata tra Pansy e Blaise, e i due entrarono all’opera.
Mezz’ora dopo la casa era tornata all’antico splendore, la tavola imbandita di ogni pietanza possibile ancora calda e fumante.
Draco era lavato e vestito di tutto punto, i capelli impeccabili.
Lo avevano fatto sedere sul divano e ora guardava il telecomando che aveva tra le mani, senza sbattere le palpebre.
Il campanello suonò, Draco ebbe un tremore, guardò gli amici, non sapeva che fare.
Blaise si avvicinò, prese il telecomando, cliccò il tasto rosso e spense la TV.
Raccolse la mano di Pansy e andarono al camino.
Tornati a casa si chiesero se Draco avesse finalmente aperto quella porta.
«Questo appuntamento con Potter lo ucciderà».
 
 
#36 SALE
 
Neville e Blaise venivano, come ogni settimana, invitati a casa di Ron ed Hermione per la solita cena. Come d’abitudine Blaise portava con sé anche Draco, e come d’abitudine gli altri due obbligano Harry ad essere presente.
La cena si svolgeva come sempre, si chiacchierava di Quidditch, si parlava di imminenti matrimoni e divorzi, il lavoro, l’amore.
Tutto come d’abitudine.
Harry e Draco si evitavano, gli unici contatti che avevano erano i soliti dispetti.
Il sale nel caffè, lo zucchero a velo sulla faccia, gli schiantesimi sotto al tavolo, gli sgambetti, i pezzi di cibo svolazzanti, gli insetti nel drink.
Gli amici oramai erano spettatori indifferenti dei loro giochetti.
La fine della serata era sempre la stessa.
Harry e Draco erano sempre i primi ad andarsene.
Ringraziavano gli amici e se andavano subito dopo i convenevoli.
Ron ed Hermione, Pansy e Blaise avevano sempre il tempo di guardarsi, fare finta di nulla e scommettere in quale dei due appartamenti si sarebbero smaterializzati.
«Questa sera tocca al Manor» azzardò Hermione.
«Come d’abitudine» rispose Pansy.
 
 
#37 GRIGIO
 
Draco era strano quella mattina.
Aveva fatto colazione, aveva scritto e inviato la lettera giornaliera ai suoi genitori, addirittura si era messo a lavare i piatti.
Tutto senza smettere di guardarlo e ridacchiare.
La mattinata passò così, relativamente tranquilla.
Harry tornò a casa dal lavoro, preparò la cena e aspettò che tornasse anche il fidanzato.
La scenetta però continuò.
Non ne poteva più, ogni boccone di cibo che Draco metteva in bocca era accompagnato da un risolino.
Ad un certo punto sperò si soffocasse.
Lasciò cadere le posate, chiuse gli occhi per il rumore che fecero contro il piatto e poi fissò lo sguardo su Draco. Impassibile.
«Si può sapere che ti prende?»
Il biondo ghignò di nuovo, inforcò un nuovo pezzo di carne e dopo aver finito di masticare e aver ingoiato il boccone con tutta la calma che lo contraddistingueva, si decise a parlare: «Che colore ottieni se unisci nero e bianco?».
Guardò la faccia di Harry e riprese a ridacchiare.
Potter prese le sue cose e se ne andò in camera, deciso ad evitare quell’uomo nato solo per fargli perdere la pazienza.
Dall’altra parte della porta poteva sentire ancora le risate di Draco.
Si distese a letto, ignaro dei capelli bianchi che avevano deciso di crescere sulla sommità della sua testa, unendosi a quelli corvini, rivelando la risposta alla strana domanda di Draco.
 
 
#38 CRUCIATUS
 
L’unica cosa che riusciva a fare in quel momento, recuperando l’ultimo briciolo di lucidità rimasta, era augurare a Blaise le più grandi sventure.
A lui e Pansy, quella petulante Serpe sempre presente e, sicuramente, artefice di quel piano che lo vedeva protagonista.
«Buonasera a tutti!» il mago stempiato cominciò a parlare, allargando le braccia e le labbra in un sorriso, donando alla sua faccia un’aria ancora più ridicola.
«Con immensa gioia dò il via a questa iniziativa completamente nuova e innovativa!». La sua voce stridula arrivò alle sue orecchie, obbligandolo a strizzare gli occhi per il fastidio.
«Benvenuti al primo Magic Speed Date per soli uomini!» di nuovo quelle braccia alzate.
Poteva vedere l’alone sulla sua camicia schifosamente ridicola.
Ormai era lì, era in ballo. Doveva andare fino in fondo. Lui era un Malfoy.
Una ragazza, bassa, occhialuta e molto brutta, fece accomodare lui e gli altri maghi ai tavoli. Si guardò intorno. Nessuno poteva essere al suo livello.
«E ora che tutti voi gentiluomini vi siete accomodati, possiamo dare il via all’evento!».
Urlava, urlava sempre. La mano di Draco prudeva dalla voglia di lanciare una Cruciatus a lui e a tutti i presenti.
Si limitò a prendere la decisione di Obliviarli tutti alla fine di quel teatrino ridicolo.
Ciò che capitò dopo fu un susseguirsi di eventi talmente veloci che Draco non capì più nulla.
Le regole erano chiare, avevano un tempo stabilito per parlare con chi gli capitava davanti, il resto lo avrebbe fatto il destino.
Era ciò che aveva detto lo stempiato.
Poi la porta si aprì e arrivarono l’altra metà degli uomini.
Gli si presentò di tutto. Avrebbe voluto cavarsi gli occhi, tagliare le mani a chi provava a sfiorarlo. Cruciare chiunque.
Teneva la testa tra le mani da tempo, già tre ragazzi avevano preso posto davanti a lui ma non li aveva degnati di uno sguardo. Sentiva solo il campanello suonare e la sedia davanti a lui che si spostava per accogliere qualcun altro.
«Malfoy?»
Chi poteva essere? Chi si era preso il diritto di pronunciare il suo nome in mezzo a quella feccia?
Si ricompose, mettendo sul viso il suo più perfido ghigno.
Ma non durò che un secondo. Strabuzzò gli occhi.
La prima cosa che notò fu un’orribile cicatrice sulla fronte del ragazzo di fronte a lui.
«Uccidetemi».
Non disse mai a nessuno che l’unica cosa che provò fu sollievo.
Sarebbe stata una serata divertente per entrambi.
 
 
#39 BUIO
 
«Ci stiamo facendo del male».
«Non è successo niente, non è niente».
Due sagome raggomitolate, al buio. Vicine, quasi un corpo unico.
«Ho una famiglia».
«Pensi che la mia valga meno della tua?».
Offesa, risentimento. Quella voce strascicata non lasciava intendere nulla: schietta, diretta.
«Come al solito. Vaffanculo».
Uno sbuffo.
Una sagoma sola, ancora al buio. Con la paura di non essere più in grado di guardare attraverso la luce. Per paura di dimenticare, di veder sfuggire gli ultimi attimi.
Quella era la fine di tutto.
La porta si chiuse, il lenzuolo coprì i lembi di pelle ancora nuda, scossa da brividi.
 
 
#40 LAMA
 
Un urlo squarcia la notte appena cominciata.
La luna è stata abbandonata dietro i palazzi.
Due sagome, solo due ombre nere.
Si vedono a tratti, a volte inghiottiti nell’oscurità della stanza.
Una porta chiusa nella parte più nascosta della camera, da sotto di essa una lama di luce calda illumina fioca il pavimento.
Ora le due sagome sussurrano.
«Che diavolo hai fatto?»
«Niente Draco, non ho fatto nulla!»
L’ombra più alta con un solo passo annulla la distanza tra i due, tiene un oggetto in mano, un piccolo riflesso abbagliante.
Un solo respiro a dividerli.
Una lama.
«E questo?»
L’altro rabbrividì, in un attimo si sentì colpevole di tutto, il rimorso era grande.
Di nuovo, l’ombra più alta si avvicina, tiene la bacchetta in mano.
Parla ancora, un sussurro glaciale.
«Avanti Harry, facciamo ricrescere questi capelli».
Harry deglutisce l’amaro boccone.
Domani sarà tutto come prima.
 
 


 





__
 
È passato tanto, tanto, tanto tempo. Ma non mi sono dimenticata di nulla. 
Mi spiace, spero di farmi "perdonare" leggermente con questo nuovo capitolo.
A presto, sono sempre qui in giro.
<3
 

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