Andy

di Laylath
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. La ragazza che amava i giganti ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. Sentimenti ingiusti, domande sincere. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. Questione di priorità. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. Nuovo inizio. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. La ragazza che amava i giganti ***


Capitolo 1. La ragazza che amava i giganti



Nonostante sul suo passato ci fosse l’alone di mistero, la Legione Esplorativa era stata ben felice di avere Levi tra i propri ranghi: il giovane si era fatto già una notevole fama durante l’addestramento ed erano bastate poche missioni per convincere i membri di quel corpo di aver fatto un acquisto formidabile.
Levi si era dimostrato subito silenzioso e poco incline ad avere contatti con gli altri: era il classico solista di cui non puoi far altro che ammirare la bravura. Persino i soldati più esperti non faticavano ad ammette che, in quanto a velocità e precisione, non aveva alcun rivale.
Il comandante Irwin Smith era particolarmente fiero del giovane e si vociferava che fosse stato lui ad avvicinarlo e convincerlo ad entrare nell’esercito e successivamente nella Legione Esplorativa. Forse era per questo che Levi si vedeva spesso camminare accanto al leader di quel gruppo: nonostante la grandissima differenza d’altezza, c’era una forma di rispetto tra di loro e tutti capivano che, ben presto, quel giovane dagli occhi azzurri e infossati, con l’espressione perennemente annoiata, ed i capelli neri, avrebbe assunto delle posizioni importanti all’interno del corpo d'elite.
 
Quando non era accanto al comandante Smith, Levi preferiva stare da solo.
In quel periodo il distaccamento principale della Legione Esplorativa si era ritirato in uno dei tanti castelli che c’erano tra le colline, al di fuori delle mura: al contrario degli altri corpi dell’esercito, la legione aveva diversi punti di ritrovo di questa tipologia: era quasi naturale per loro stare distaccati dal resto della popolazione.
Nelle giornate di quiete, come quella attuale, Levi amava passeggiare su un’alta impalcatura di legno che girava intorno ad una sorta di campo aperto, dove spesso i soldati facevano esercizi di combattimento.
Ma negli ultimi giorni quel posto era completamente deserto ed il giovane assaporava quella quiete, camminando senza problemi su quelle travi, segno di quanto il suo equilibrio fosse perfetto. Nessun soldato si avvicinava a quel posto, quasi avessero capito che era diventato una sorta di passeggiata privata per il giovane soldato.
 
“Piano! Fate piano!” esclamò una voce all’improvviso.
Levi si girò, leggermente seccato dal fatto che il suo personalissimo momento di quiete fosse stato interrotto. Ma la sua irritazione lasciò subito il posto alla curiosità quando vide che su quel campo di terra battuta, una ventina di soldati stavano aiutando dei cavalli a spingere un grosso carro coperto da pesanti teli.
Ma a fare tutto quel rumore non erano tanto i soldati, quanto una donna che zompettava come un cagnolino impazzito attorno al carro, prodigandosi di attenzioni per il contenuto.
“Attenti! Poverino! Non fategli sentire troppo gli scossoni! Tranquillo, Andy, siamo arrivati! Adesso ti portiamo fuori”
“Caposquadra Hanji, è sicura che…”
“Ma certo! Basta fare con dolcezza!”
Levi si sedette nella trave, lasciando le gambe a penzoloni nel vuoto, i capelli neri mossi dalla brezza serale.
La voce squillante di quella donna gli rimbombava in testa ed i suoi movimenti erano così irrequieti da disturbarlo. Quel Caposquadra Hanji era la sua completa antitesi, gli erano bastati pochi secondi per capirlo…
Cosa aveva da scatenarsi così tanto?
Ma gli occhi azzurri del giovane si sgranarono quando vide quello che i soldati stavano tirando fuori dal carro.
Un gigante?
Sì, era un gigante: un esemplare di circa sette metri, maschio, chiuso dentro una gabbia. Le braccia e le gambe erano pesantemente inchiodate alle travi di legno che ne componevano la base ed era ulteriormente legato ad un grosso palo che si alzava verticale nella struttura.
“Visto, Andy? Siamo arrivati! – disse lei con entusiasmo mentre gli uomini portavano la gabbia in mezzo al terreno e la posavano con un grande tonfo – Ehi! Vi ho detto di fare piano!”
Ma che sta facendo!?
Levi vide con orrore che quella donna, senza alcun timore, si stava avvicinando alla gabbia e stava allungando una mano. Il gigante ovviamente cercò di muoversi, spinto dall’istinto di mangiare l’umana che aveva davanti. Ma lei ignorò completamente quel dettaglio e gli accarezzò la mano enorme e sformata.
“E’ tutto a posto, Andy – disse, con voce amorevole, che Levi udì chiaramente in quanto trasportata dal vento della sera – è stato un viaggio faticoso, lo so. Ma è finito”
Perché diamine sta parlando ad un gigante? E perché lo sta accarezzando come se fosse un cagnolino… o peggio ancora un bambino?
 
Quella sera, in sala mensa, a farla da padrone era la voce della nuova arrivata.
“Quella è Zoe Hanji, - disse uno degli uomini seduti al tavolo accanto a quello di Levi – è forse la maggior esperta di titani di tutta la Legione Esplorativa… era da parecchio che non passava da queste parti”
“Hai visto che cosa si è portata dietro? Un gigante… non pensavo… insomma, credevo fosse solo una stupida storiella su di lei” disse un altro
“No, no, è proprio vero: quella tipa adora i giganti. Li studia, e su questo non c’è nulla di male… ma gli dà un nome, ci parla: alcuni dicono che sia fuori di testa, ed effettivamente a guardala da vivo, proprio normale non  mi sembra”
Levi lanciò un’occhiata distratta al tavolo dove Hanji stava parlando entusiasticamente col comandante Smith ed altri uomini. Gesticolava in modo esagerato ed i folti capelli castani, raccolti in un’alta coda arruffata, si muovevano a destra e a sinistra, seguendo i cenni della testa. Portava gli occhiali, un particolare che Levi aveva visto in pochissime persone: spesse lenti, in una montatura grigia, tenuta da un elastico che le circondava la testa: le lenti erano abbastanza grosse ed il giovane, considerata anche la distanza, non riuscì ad indovinare l’esatto colore degli occhi.
Il comandante Smith e gli altri ascoltavano quello che aveva da dire la donna che, ovviamente, stava parlando di titani… e molti di loro avevano l’espressione palesemente esasperata o rassegnata.
Ma lei pare non farci caso… se si trova davanti ad uno specchio questa parla anche da sola…
 
Nonostante tutto il trambusto che l’arrivo della squadra di Hanji aveva provocato, Levi quella notte decise di avvicinarsi al gigante. Non sapeva nemmeno lui cosa lo spingeva a compiere un gesto simile: in genere il suo rapporto con queste creature durava una decina di secondi, il tempo necessario per infliggergli la ferita al collo che li avrebbe uccisi. Non si era mai soffermato a vederne uno da vicino.
I due uomini che stavano di guardia alla zona dove stava la gabbia non ebbero problemi a lasciarlo passare: tutti conoscevano di vista Levi e tutti lo rispettavano.
Arrivato a pochi passi dalla struttura in metallo, il giovane si fermò ed alzò lo sguardo su quella creatura.
Sembrava completamente idiota con quegli occhi neri semiaperti che fissavano il vuoto e la bocca spalancata in una sorta di macabro sorriso, la lingua a penzoloni. Guardava la luna, come uno stupido cane che non sa se ululare o meno.
A vederlo così immobilizzato, era difficile pensare che un simile tontolone potesse mangiare le persone.
“Non lo trovi adorabile?” disse una voce accanto a lui
Levi non si mosse, si limitò a spostare le pupille in direzione della persona che gli si era accostata, ma già sapeva chi era.
“A me, sembra solo un grandissimo idiota” disse secco
“Ma no, è solo perché ti fermi alle apparenze.- dichiarò Hanji - Pensa se io mi soffermassi solo alla tua altezza… non credi che farei un grosso errore di valutazione?”
Levi girò lievemente il capo, curioso di osservare bene questa sorta di leggenda della Legione Esplorativa.
Era più alta di lui, almeno una decina di centimetri (a pensarci bene non era difficile nemmeno per una donna essere più alta di lui). Vista da vicino la sua capigliatura scarmigliata pareva ancora più fuori posto. I lineamenti non erano delicati come quelli della maggior parte delle ragazze: il naso era troppo deciso e così come il mento e anche la sua figura in generale risultava leggermente scomposta.
“Perché gli hai dato un nome?”
“Perché mi sembrava giusto – sorrise lei, tirandosi gli occhiali sopra la fronte e mandando all’indietro diverse ciocche ribelli di capelli castani – non sarebbe carino chiamarlo gigante o semplicemente “tu”… come posso instaurare un rapporto con lui se non gli do un nome?”
La ragazza si girò verso Levi, il viso illuminato dalla luce: era bella a modo suo, specie se l’entusiasmo esagerato non le storpiava i lineamenti. Pareva quasi un’altra persona con la faccia tranquilla che esprimeva gentilezza e dolcezza per quell’esemplare di gigante.
Levi si accorse che senza le lenti i suoi occhi erano castani, non dello stesso colore dei capelli, ma leggermente più chiari. E le fiamme delle torce davano loro sfumature davvero piacevoli da osservare.
Il volto e l’espressione di Levi rimasero impassibili, ma dentro di sé non potè fare a meno di restare affascinato da quella donna che, così repentinamente, poteva cambiare in maniera tanto evidente.
“Credi che provi qualcosa, oltre alla pulsione di mangiare esseri umani?” chiese per spezzare quel silenzio e tornando a guardare la mostruosa creatura
“Oh, io spero tanto di sì… guarda come sono belli i suoi occhi – sospirò Hanji, fissando il suo gigante con tenerezza – Non può non provare qualcosa: devo solo trovare il modo di arrivare a lui”
“Ed una volta che ci arriverai? – chiese il giovane incrociando le braccia al petto – Gli chiederai perché ha mangiato decine di persone?”
Non aveva fatto quella domanda con cattive intenzioni, assolutamente… ma che altro si poteva chiedere a delle creature che seminavano morte e distruzione?
Ma Hanji non sembrava turbata dal tono, quanto dalla domanda in sé.
“Cosa gli chiederò…  - mormorò dopo qualche minuto, la voce sembrava quasi quella di una bambina che risponde ad una domanda particolarmente difficile del proprio maestro - ecco… vorrei chiedergli se gli piace il nome che gli ho dato”
“Andy…”
“Sì, Andy… il mio dolce Andy” sorrise lei, come una madre orgogliosa.
Intanto il gigante continuava a fissare la luna, quasi del tutto ignaro degli umani a pochi metri da lui.
E’ chiaramente pazza…
All’espressione annoiata di Levi si aggiunse un nuovo sentimento: rassegnata esasperazione.
Diede le spalle al gigante e si incamminò verso gli alloggiamenti.
“Buonanotte, caposquadra Hanji… buonanotte Andy” salutò con voce sarcastica
“Sentito Andy? Dì buonanotte a Levi – disse la voce di Hanji - è stato molto gentile a venire a trovarti”
Beh, almeno sa il mio nome…
 



________________________
nda.
Eccomi di nuovo qui, ancora una volta con una fanfiction su Levi e Hanji.
Questa volta mi sono voluta incentrare sulla prima volta che questi due personaggi si sono incontrati, quindi sono più giovani rispetto alla trama del manga...avranno sui venticinque anni.
In teoria l'ho iniziata con one shot, ma poi ho visto che si sta prolungando più del previsto e quindi ho deciso di dividerla in capitoli. Ma non sarà molto lunga, massimo tre.
Spero che vi piaccia! ^^

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. Sentimenti ingiusti, domande sincere. ***


Capitolo 2. Sentimenti ingiusti, domande sincere.

 
 
 
Levi non avrebbe mai pensato che quella piccola conversazione avuta la sera prima potesse avere ripercussioni sulla sua vita. Ma ebbe modo di accorgersi del contrario già durante la colazione.
Per lui prendere un the in tranquillità era quasi un rito sacro, specie durante le prime ore del mattino: un modo per iniziare la giornata con il giusto piede, in calma e silenzio; per questo preferiva un tavolo isolato, a meno che il comandante Smith non richiedesse la sua presenza.
Tuttavia, quasi gli andò di traverso il liquido caldo quando un terremoto si sedette accanto a lui.
“Buongiorno Levi! – salutò con entusiasmo Hanji – Oggi è una splendida giornata”
Levi guardò la ragazza come se fosse una strana creatura particolarmente esuberante: era allo stesso tempo irritato e profondamente sorpreso.
Che cosa ci fa qui, al mio tavolo?
“Hanji…” si costrinse a salutare, girando poi lo sguardo dall’altra parte e riprendendo a bere il the
“Oggi voglio vedere se Andy si è ripreso dal viaggio. Magari sarà più vivace rispetto a ieri: tutto quello sballottamento nel carro non dev’essere stato piacevole, poveretto”
Di certo è più piacevole avere centinaia di grossi chiodi in tutto il corpo ed essere immobilizzato con le proprie prede naturali a pochi metri di distanza…
“Posso esserti utile in qualche modo?” chiese Levi, cercando di trovare una ragione per la presenza di quella donna così rumorosa e liberarsene al più presto.
“Volevo giusto chiederti se volevi venire con me. – sorrise lei – Credo che tu sia risultato molto simpatico ad Andy”
Ovviamente non ho nessuna intenzione di andare a trovare quella cosa.
“Non credo che la mia presenza sia neces…”
“Oh, dai! Sono sicura che sarà interessante anche per te. Scommetto che non ti sei mai soffermato a pensare ai giganti: dicono che sei veramente rapido ad ucciderli… ma che ne pensi di conoscerli meglio? E’ sempre utile sapere qualcosa in più sul nemico”
Le mani di Hanji si aggrapparono alla sua giacca perfettamente stirata. Irrigidendosi a quel contatto fisico così improvviso e assolutamente non richiesto, Levi si girò a fissare la sua compagna. Gli occhi castani sembravano più grandi del solito dietro le lenti e brillavano d’aspettativa.
“Va bene, – borbottò, capendo che non c’era modo di scappare – vengo con te. Basta che lasci immediatamente la mia giacca”
“Grandioso!” sorrise lei, iniziando a mangiare la propria colazione con appetito entusiasta.
 
Era un gigante di sette metri, corporatura snella, occhi e capelli scuri… chiaramente interessato a mangiare tutti gli umani lì presenti, quelli più vicini, ossia loro due, per primi. Oltre all’espressione ebete della sera prima, Levi non riusciva a vedere altro in quella grossa creatura e dunque si limitava a stare a braccia conserte, con aria profondamente irritata.
Questo gigante non prova assolutamente niente… se non il desiderio di mettere a tacere per sempre quella logorroica.
Hanji infatti era un fiume in piena mentre girava attorno ad Andy, a distanza pericolosamente ravvicinata, e mostrava tutte le meraviglie della creatura, quasi l’avesse fatto con le sue mani.
“Non trovi che sia magnifico? – stava dicendo – E’ la prima volta che prendiamo un esemplare di sette metri! Guarda come nonostante tutto sia proporzionato. Sai, oggi mi sembra molto più reattivo, come sospettavo è nelle ore del giorno che godono di maggiore vitalità… forse è la luce del sole che fornisce loro energia”
Le mani di Levi corsero immediatamente all’impugnatura delle due lame che portava con se. Non aveva il dispositivo per la manovra tridimensionale, considerato che erano in campo aperto, tuttavia per precauzione si era portato dietro quelle armi.
“Fossi in te non gli starei così vicino” avvisò, notando come le mani e le gambe di Andy cercassero spasmodicamente di liberarsi dai chiodi che le imprigionavano.
“Sono anni che glielo diciamo, – sospirò un soldato a poca distanza da lui – ma non ci ascolta mai. Il giorno che farà uno scatto all’indietro con un secondo di ritardo…”
“Non…” iniziò Levi, vedendo che Hanji posava una mano sulla schiena del gigante
“Ah, accidenti, siete così forti e allo stesso tempo così fragili… - sospirò la donna estasiata, accarezzando quella pelle nuda – la vostra anatomia è così delicata che vi dissolvete in pochi minuti se uccisi. Eppure avete un solo punto letale… oh, Andy, sei davvero meraviglioso e… ehi!”
“Ma sei pazza? – la rimproverò Levi prendendola sgarbatamente per un braccio e portandola lontano da Andy – Guarda come cerca di liberarsi. E’ sovraeccitato dalla tua vicinanza… non sei in grado di sapere se e quando si possa liberare”
“Oh, ma sono sicura che…”
“No, tu non sei per niente sicura. – disse Levi, cercando di stare calmo, anche se Hanji aveva la capacità di irritarlo oltre misura – Anche se gli dai un nome carino, quello è sempre un gigante… ed i giganti hanno un solo grande istinto: mangiarci. Eri un topo che giocava sulla schiena di un gatto”
No, proprio non poteva credere che un membro della Legione Esplorativa potesse essere così irresponsabile e sovversivo.
“Diamine, Levi, parlano tutti di te come una persona estremamente impassibile, eppure…” disse Hanji con interesse, quasi avesse trovato un nuovo soggetto da studiare
“Zoe Hanji – dichiarò Levi, recuperando del tutto la sua espressione, per l’appunto impassibile – sei completamente matta. Ed il giorno in cui uno di questi bestioni ti mangerà, te lo sarai ampiamente meritato”
E con una perfetta manovra girò sui tacchi e se ne andò via, stufo di fare da balia a quella mitomane dei titani.
 
“E così, la nostra Hanji ha coinvolto anche te nella sua passione per i titani” disse il comandante Smith
“Coinvolto… - mormorò Levi, fissando davanti a se – mi ha praticamente trascinato. Ma non succederà più”
Il comandante biondo, in genere così serio e composto, si concesse un sorriso
“Imparerai a conoscerla e a capirne il valore. Se ti dicessi che Hanji è un ottimo elemento della Legione Esplorativa, ora come ora, stenteresti a credermi, lo so. Ma sono sicuro che voi due arriverete a comprendervi”
“Sarà come dici tu” rispose piatto Levi, mentre proseguivano la loro passeggiata lungo il portico.
La voce della donna giunse alle sue orecchie e gli occhi azzurri si spostarono leggermente in direzione del grande spiazzo dove Hanji stava tormentando quel gigante. La sua schiena si irrigidì quando vide quello che stava succedendo.
Lei lo sta… ferendo!
E non era Andy ad urlare, ma lei. Come se trafiggendo il gigante con una lancia, fosse lei a provare dolore al posto suo. La vera vittima, invece, sembrava totalmente ignara di quanto stava succedendo e restava con la testa a ciondoloni ed i grandi occhi fissi sulla donna.
“Ah sì, questo è un altro dei suoi studi. – commento Smith – Non è ancora riuscita a spiegarsi perché il loro unico punto debole sia dietro il collo. E dunque prova a ferirli per capire se almeno in qualche altra parte provano qualcosa di simile al dolore”
Ma Levi sentì solo distrattamente quelle parole.
Era impressionato dal reale dolore sul viso di Hanji. Una sofferenza esasperata, così come l’entusiasmo di quella mattina, tanto che sembrava che la stessero scannando viva.
Smettila! – disse mentalmente il giovane – Non devi provare tutto questo per un gigante!
Quello che stava vedendo e sentendo era profondamente innaturale, tanto che scosse il capo con decisione.
Tuttavia, ancora una volta, i suoi occhi azzurri e attenti corsero a quelle mani enormi che, quasi impercettibilmente, cercavano di liberarsi dai chiodi.
 
Quella sera, a cena, Levi si presentò volutamente in ritardo.
Ormai la sala era quasi vuota e, soprattutto, non c’era più Hanji.
Sedendosi ad un tavolo e mangiando in tranquillità, il giovane si godette quella pace. Aveva voluto evitare di incrociarsi di nuovo con la giovane studiosa: da una parte non voleva sentire la sua voce continuare a parlare senza alcuna sosta. Ma quello che voleva evitare maggiormente era di guardarla in faccia e rivedere quella sofferenza così forte che le aveva provocato ferire Andy.
Era qualcosa di totalmente perverso: una persona doveva avere simili reazioni per la morte dei propri cari, dei propri compagni, per le ferite ricevute al proprio corpo.
Non deve provare tutti quei sentimenti per un gigante…
No, decisamente era una cosa che non capiva: le uniche cose che un soldato dovesse provare nei confronti dei giganti erano rabbia, odio, sadismo… lui stesso ogni tanto si permetteva di gongolare mentre stava per uccidere qualcuno di loro: non se ne vergognava assolutamente. Quelle creature mangiavano persone vive, senza alcuna possibilità di redenzione: non aveva senso mostrare pietà.
Non è che non ha senso, è proprio ingiusto.
In cuor suo si diceva che doveva disprezzare profondamente Hanji per il comportamento poco consono che aveva nei confronti dei giganti. Dargli un nome, vezzeggiarli…
E ai soldati che Andy ha sicuramente mangiato non pensa?
Accorgendosi di non avere più fame, si alzò dal tavolo e si diresse verso l’uscita della sala.
Tuttavia, mentre superava gli ultimi tavoli notò alcuni fogli caduti a terra: con curiosità li raccolse e vide che erano appunti sui giganti… ed il nome “Andy” scritto più volte faceva capire che potevano appartenere ad una sola persona.
Levi fu tentato di farli ricadere a terra, o meglio ancora strapparli e buttarli nel fuoco.
Tuttavia, mentre la sua mente pensava queste cose, le sue gambe si mossero verso le camere riservate ai capisquadra.
 
Come la porta si aprì, Levi desiderò aver bruciato quei fogli.
Le stanze riservate ai gradi alti della legione esplorativa non avevano niente di particolare, eccetto il fatto che erano singole: l'arredo si componeva di un letto, un baule per gli effetti personali ed una scrivania, ma niente di più.
Erano piccole e facili da tenere ordinate.
Com’è umanamente possibile creare un caos simile?
“Oh ciao, Levi! – salutò Hanji – Non ti ho visto a cena”
“Questi sono tuoi” disse lui,  pronto a scappare da quella visuale di caos e sporco
“Grazie! – sorrise lei – Mi stavo proprio chiedendo dove fossero andati a finire. Vieni! Devo assolutamente farti vedere una cosa!”
Senza aver tempo di ribattere, il giovane fu preso per un braccio e trascinato nella camera.
A preoccupare Levi non era tanto il fatto di essere solo in una stanza con quella ragazza, quanto il fatto di trovarsi in un ambiente completamente disastrato. Fogli e macchie d’inchiostro ovunque, libri sparsi per terra, la giacca della divisa buttata nel letto dalle lenzuola stropicciate.
“Scusa il lieve disordine – ridacchiò Hanji, stiracchiandosi e sedendosi alla scrivania – ma mi è venuta l’ispirazione per delle cose e mi sono messa subito a lavoro”
“Vedo…” mormorò Levi con disgusto, prendendo la giacca della divisa di lei e mettendola sullo schienale della sedia, in modo che non si sgualcisse troppo.
“Comunque, volevo parlarti di una cosa che mi è venuta in mente a proposito di Andy: credi che… Levi? Perché stai raccogliendo quei fogli. Dai, lascia stare e vieni a vedere!”
“Continua pure: – disse lui impassibile, iniziando a rimettere a posto quel caos insopportabile – tanto ti sento benissimo”
Così, mentre la voce di Hanji continuava a parlare delle meravigliose possibilità del gigante, Levi cercò di portare il giusto ordine nel disastro della stanza. Raccolse almeno una cinquantina di fogli sparsi, trovando il loro giusto ordine ed rimettendoli in una pila ordinata nella scrivania, dispose i libri in maniera ordinata…
Possibile che sia così difficile tenere in ordine una stanza?
“… e quindi mi pare ovvio che la teoria sia giusta – continuò Hanji nel frattempo, fissando con aria sognante il soffitto – Accidenti! E’ fantastico… si sta tutto rivelando meravigliosamente… eh?”
Levi si era portato davanti a lei e, dopo aver preso un fazzoletto dalla propria tasca, glielo porse
“Prima che tu riempia d’inchiostro qualsiasi cosa tocchi, pulisciti le mani... e magari anche la macchia che hai sul naso.”
“Beh… - mormorò lei, fissandolo con malizioso divertimento, mentre eseguiva la richiesta – me l’avevano detto che eri un tipo perfettino, ma non pensavo che fossi così maniacale…”
“Non è mania, è solo senso dell’ordine” rispose Levi impassibile
“Va bene, è solo senso dell’ordine. Comunque, tornando ad Andy che ne pensi di…”
“Perché devi affezionarti così a loro?” le chiese a bruciapelo
“Eh?”
“Sono assassini, sono i nostri nemici: hanno ucciso decine di nostri compagni e chissà quanti altri ne mangeranno prima che riusciamo ad avere la meglio su di loro… se mai ce la faremo. Ci hanno ridotto a vivere dentro queste mura, come animali in gabbia, a tutto questo non ci pensi?”
“Lo so – sospirò lei, abbassando lo sguardo a terra – prima di poterlo catturare, Andy ha ucciso almeno due soldati della spedizione”
“E tu gli dai anche un nome? Posso capire il volerlo catturare per studiarlo, ma…”
“Sì, ho visto quello che ha fatto. – ammise lei tristemente – E’ che…”
Levi rimase davanti alla ragazza, aspettando una minima giustificazione a quell’amore incondizionato verso quella che, a conti fatti, era la morte.
E se mi devi dare una risposta, abbi il coraggio di darmela guardandomi negli occhi…
Passarono diversi minuti, in cui il silenzio diventò surreale.
Poi Hanji si decise ed alzò lo sguardo: stanco, esausto… c’erano ore ed ore di studio in quegli occhi castano chiaro.
“… è che ancora non mi riesco a convincere che ci possano essere creature viventi che uccidono senza una vera motivazione”
Levi sospirò e Hanji abbassò di nuovo la testa, guardando il pavimento.
“Lo so, mi prenderai per stupida. Ma io… se solo riuscissi a capirli…”
“Buonanotte, Hanji” disse in tono piatto Levi, dirigendosi verso la porta e uscendo senza darle tempo di ribattere.
I suoi passi risuonavano tranquilli nel corridoio vuoto e, alla luce delle torce, i suoi occhi azzurri ed infossati parevano impassibili come sempre. In realtà si sentiva profondamente a disagio
Quella mattina il comandante Smith gli aveva detto che lui ed Hanji prima o poi si sarebbero compresi.
E Levi aveva paura di iniziare a capirla.
Hanji andava oltre l’odio e la rabbia contro i giganti.
Dietro la sua follia non c’è altro che la domanda che l’umanità si pone dalla comparsa dei giganti.

 
 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. Questione di priorità. ***


Capitolo 3. Questione di priorità


 
L’umanità da secoli si chiedeva cosa spingesse i giganti a cercare il loro annientamento e probabilmente non avrebbe mai smesso di farlo.
Ma a Levi tutto questo non importava: erano domande accademiche e se Hanji voleva perdere il suo tempo dietro a simili cose era libera di farlo; ancora meglio se, con le sue assurde ricerche, avesse scoperto qualcosa di utile su come combattere quei mostri.
A Levi servivano solo le sue lame, il meccanismo per la manovra tridimensionale, la sua agilità ed il suo odio contro i giganti. Gli bastava sapere che dietro la loro testa c’era il punto dove colpire: non gli interessava quali pensieri correvano nella loro mente o se provavano dolore.
Anzi, se lo provano tanto meglio.
 
Mentre pensava a queste cose, la mattina dopo la discussione con Hanji, ed entrava nella sala per la colazione, vide che il comandante Smith gli faceva cenno di avvicinarsi. Conosceva abbastanza bene il suo superiore e sapeva che quando lo chiamava in quel modo c’era qualcosa che non andava.
“Che succede?” chiese sedendosi davanti a lui.
 “E’ stato avvistato un gruppo di una decina di giganti a poca distanza da qui – disse pacatamente l’uomo, fissandolo con gli occhi slavati – e se ne sta occupando la squadra di Hanji”
“Quanti uomini?”
“Una decina e tutti esperti. Non dovrebbero avere problemi a farcela”
“Mh” Levi annuì aspettando che Irwin arrivasse al punto cruciale
“Hanji vuole provare a catturarne un altro: a dire il vero è una missione fatta per testare l’efficienza delle nuove trappole” disse infine
“Io uccido i giganti, non li catturo: – replicò Levi – se vuole fare amicizia con loro non pensi di contare su di me”
“Non ti chiedo di fare amicizia con i giganti, – scosse il capo Irwin – ma di andare a controllare. E’ una cosa molto rischiosa quella che stanno cercando di fare: sono meccanismi e trappole che devono essere ancora perfezionati… e non stiamo parlando di un solo gigante, ma di una decina”
“Mi stai chiedendo di andare a farle da balia”
“No, ti sto chiedendo di andare ad assicurarti che nessuno dei nostri compagni resti ferito o peggio. Manderei altre squadre, ma non abbiamo una simile disponibilità e non possiamo lasciare sguarnito questo posto: è di vitale importanza per le nostre future missioni. Loro sono una decina, Levi, lo stesso numero dei giganti: mi serve la garanzia che, in ogni caso, la bilancia penda a nostro favore”
Con un sospiro Levi si alzò dalla panca.
“Vado a prepararmi”
“La foresta a nord – est, circa cinque miglia di distanza: non dovresti aver problemi a seguire le loro tracce”
Levi annuì distrattamente mentre usciva dalla sala.
Non aveva avuto nemmeno il tempo di bere la sua tazza di the… la giornata cominciava male.
 
Zoe Hanji sapeva combattere, questo Levi non ebbe difficoltà a concederglielo.
Era appena arrivato nel punto dove la squadra della donna aveva piazzato le grosse trappole che avrebbero portato alla cattura di qualche esemplare ed aveva trovato la battaglia in pieno svolgimento. Con un rapido conteggio aveva visto che nessun membro della Legione era stato ucciso, mentre a terra c’erano i corpi fumanti e in decomposizione di quattro giganti.
Gli uomini della squadra di Hanji si muovevano tra gli alberi come vespe impazzite, costringendo quattro restanti giganti ad intralciarsi a vicenda. Lei invece si stava occupando personalmente di uno: era bello grosso, almeno quindici metri ed era particolarmente forzuto tanto che non aveva difficoltà a distruggere diversi alberi molto robusti.
Abbandonando la sua cavalcatura ed azionando il dispositivo del gas, Levi si portò agilmente sopra un albero abbastanza grosso, proprio accanto al gigante.
“Ehi, Levi! – sorrise Hanji, atterrando agilmente accanto a lui e tenendosi al tronco – Sei venuto a vederci lavorare?” non sembrava minimamente preoccupata dell’esito della battaglia, anzi, i suoi occhi brillavano d’eccitazione
“Semplice controllo” rispose lui, sfoderando le lame, pronto a colpire il gigante
“Non ti preoccupare. A lui ci penso io” replicò la donna
Per un suo personalissimo codice etico che prevedeva di lasciare la preda a chi l’aveva vista per prima, Levi si limitò ad annuire, restando in posizione di guardia, pronto ad un eventuale intervento.
Con occhio critico notò come la tipologia d’attacco di Hanji fosse completamente diversa dalla sua, ma non poté far a meno di approvarne l’efficienza; la donna volò con abilità davanti alla faccia del gigante e, prima che questi potesse reagire, usò la sua enorme spalla come trampolino per un balzo. Levi la osservò impassibile sollevarsi agilmente di almeno cinque metri prima di girarsi e sfoderare le lame: il taglio sul collo fu rapido e preciso.
Indolore…
Levi lo intuì, perché da quella persona si poteva aspettare una simile “attenzione” nei confronti dei giganti. Per qualsiasi altro soldato avrebbe attribuito un tale gesto solo alla particolare abilità e perfezione, ma in Hanji c’era una motivazione ben precisa.
Gli occhi azzurri si strinsero ulteriormente davanti a quella nuova dimostrazione di sensibilità.
“Allora, – dichiarò Hanji raggiungendolo e guardando la propria squadra che si occupava dell’ultimo gigante, a circa una trentina di metri da loro – purtroppo i macchinari per la cattura non sono ancora efficienti come ci aspettavamo. Anche se è da considerare la difficoltà provocata dall’eccessivo numero di giganti… fossero stati di meno forse avrebbe funzionato”
“La tua squadra è illesa?”
“Sì, ma quasi tutti i macchinari sono danneggiati o distrutti. – sospirò lei con tristezza – Mi dispiace: alcuni di questi ragazzoni potevano essere degli ottimi compagni per Andy! Volevo studiare eventuali interazioni tra di loro e…”
“Certo, come no. – mormorò Levi, rimettendo a posto le lame – Io torno alla base: tu e la tua squadra avete bisogno di una mano con i macchinari?”
“Che? Oh, no tranquillo, ci pensiamo noi e…”
Gli occhi castani di lei si puntarono dietro le spalle di Levi, assottigliandosi pericolosamente.
Il giovane non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni: mancava un gigante all’appello ed era dietro di loro.
Questa volta non diede il tempo ad Hanji di muoversi: fu rapidissimo a girarsi e lanciarsi verso il nemico, curandosi solo in un secondo momento di vederne l’effettiva posizione. Ma se faceva una simile cosa era perché conosceva perfettamente le sue possibilità.
Il gigante era un esemplare di circa sette metri, come Andy, e stava correndo in maniera scomposta verso il loro albero. Senza nemmeno attendere che arrivasse troppo vicino a lui, Levi sparò un rampino alla sua destra, contro un altro tronco, e con una torsione iniziò a volteggiare attorno al gigante sguainando le lame. Appena gli passò dietro il collo, strinse gli occhi e colpì il bersaglio.
La ferita fu netta e mortale: forse indolore, ma quello che contava era l’intenzione.
Uccidere.
“Vedo che qui non c’è più niente da fare – dichiarò, dopo essere atterrato a terra con eleganza - Buon lavoro a te e alla tua squadra”
E senza attendere risposta andò verso il suo cavallo.
Non c’era assolutamente bisogno della mia presenza. Irwin, che cosa volevi dimostrarmi? Quanto fosse brava a combattere? Lo è, e con questo? Ce ne sono decine e decine come lei…
 
Era ormai sera tardi e la squadra di Hanji ancora non era tornata.
Levi non era per niente sorpreso: aveva visto che tipologie di macchinari avevano portato con loro e sapeva che richiedevano un’esagerata manutenzione ed attenzione per poterli recuperare. La Legione Esplorativa non poteva permettersi nessuno spreco sotto quel punto di vista.
Approfittando della calma si concesse una passeggiata nell’impalcatura davanti al campo dove stava Andy.
Lanciando un’occhiata di sbieco a quel bestione a circa un centinaio di metri da lui, vide che sembrava completamente assente, la grossa testa bruna chinata verso il suolo, per quanto lo permetteva il grosso collare che lo legava al palo.
Hanji aveva ordinato che venisse smontata la grossa gabbia che l’aveva racchiuso durante il viaggio, in modo che si sentisse più a suo agio, e dunque il gigante ora appariva in tutta la sua grandezza, quasi fosse placidamente seduto a godersi la brezza serale.
Ma se il gigante sembrava tranquillo, Levi invece era irrequieto: non gli piaceva per niente che ci fosse uno di loro vivo in quello che considerava il suo territorio.
Dipendesse da me, la cosa si sarebbe già risolta.
“Come l’ha chiamato?” chiese una voce accanto a lui
“Andy” rispose laconico Levi
Irwin Smith rimase in silenzio, fissando il giovane dai capelli neri che a sua volta guardava impassibile il gigante poco distante da loro: il cacciatore che punta la propria preda.
“Sei venuto a patti con Hanji?” gli chiese all’improvviso
“Ti preme così tanto?”
“Sì, perché voi due siete tra i migliori esponenti che la Legione Esplorativa abbia mai avuto negli ultimi anni. Ho bisogno del vostro apporto e sarebbe meglio se andaste d’accordo: hai visto che con lei non si tratta solo di collaborare in combattimento”
Levi non disse nulla e Irwin continuò, portando lo sguardo su Andy
“Quello che fa Hanji può essere moralmente discutibile, soprattutto per uno come te. Ma non possiamo permetterci di trascurare il suo punto di vista, perché è da quello che, prima o poi, potrebbero giungerci delle risposte: se non scopriamo qualcosa di più su di loro è quasi inutile continuare ad ammazzarli”
“Non condanno lo studio del nemico” disse piatto Levi
“Già, condanni il fatto che lei sia in qualche modo affezionata ai giganti… ma se questo è il suo modo di fare, non importa. L’entusiasmo di Hanji può portarci alla soluzione, Levi, ricordatelo. E poi devo ammettere che quella ragazza è davvero particolare… riesce a trovare simpatico persino un lupo solitario come te”
Levi non rispose, lo sguardo sempre fisso su Andy.
“Beh, goditi l’aria fresca della sera – lo salutò Smith – ci vediamo più tardi”
 
Levi rimase a guardare il sole che calava lentamente, assumendo tinte sempre più rosse.
La sua mente era completamente svuotata e qualsiasi pensiero annullato da quei momenti di quiete, anche se i suoi sensi erano sempre pronti a cogliere la minima situazione di pericolo.
Stando in quella posizione di vedetta, sopra l’impalcatura, fu lui il primo a vedere la squadra di Hanji che tornava dalla missione.
Si capiva che erano molto stanchi: cercare di recuperare tutti quei macchinari non doveva essere stato facile. I carri erano condotti con molta cautela e diversi sostegni tenevano le macchine ridotte in condizioni non proprio felici; nonostante l’uccisione di dieci giganti, la missione di quella mattina non aveva avuto i risultati sperati… ed i volti di quei soldati, nonostante il chiaro sollievo di essere tutti vivi ed illesi, esprimevano notevole delusione.
All’improvviso vide che Hanji, dopo essersi slacciata il meccanismo per la manovra tridimensionale, scendeva dal proprio cavallo, passando le redini ad un suo compagno.
La ragazza si stiracchiò vistosamente e poi si diresse, completamente da sola, verso Andy.
Gli occhi azzurri di Levi si strinsero: la sua vista acuta colse le contrazioni dei muscoli sulle braccia del gigante e il movimento di diversi chiodi che lo tenevano ancorato a terra.
Con un balzo scese dall’impalcatura ed iniziò a correre.
 
I giganti in genere non erano molto intelligenti: seguivano il loro istinto per catturare gli umani, ma spesso e volentieri non erano capaci di andare oltre il mero slancio verso le loro prede.
Andy invece era un raro caso di gigante con un minimo di furbizia: aveva capito che la cosa più conveniente da fare, date le sue condizioni, era lasciare che la preda si avvicinasse.
In maniera assolutamente improvvisa le sue braccia riuscirono a schiodarsi, con una pioggia di schegge e di pezzi di travi di legno e subito portò le mani dietro la testa, afferrando il grosso palo che lo teneva imprigionato.
Levi vide i grossi muscoli delle braccia che si tendevano per lo sforzo, tanto che diversi chiodi furono spinti fuori dalla pelle come proiettili.
Non c’era alcun dubbio sulle sue intenzioni.
Non vuole solo liberarsi! Vuole anche attaccare!
Gli occhi scuri del gigante erano fissi su Hanji, imbambolata a fissare quella prodigiosa scena… e completamente indifesa.
Levi snudò le lame, ma gli bastò una frazione di secondo per capire che non avrebbe mai fatto in tempo ad attaccare ed evitare che il grosso palo colpisse: Andy l’aveva appena sradicato e già lo stava facendo andare sopra la sua testa bruna.
Fu una semplice questione di priorità.
Con un ultimo balzo, badando a tenere le lame indietro, il giovane si scagliò su Hanji.
L’impatto fra la sua spalla ed il fianco di lei fu così violento che entrambi rotolarono di lato, appena un secondo prima che il palo si abbattesse sull’esatto punto dove stava la ragazza. Lo slancio di Levi era stato tale che furono scaraventati ad almeno sei metri di distanza dal gigante.
Con il fiato mozzato, il giovane si scostò da Hanji augurandosi di non averla ferita con le lame in quella caduta forzata.
“Stai…?”
“Levi! Levi! – gridò lei, mettendosi seduta e afferrandogli il braccio – E’ pazzesco! Hai… hai visto che ha fatto?”
Il soldato si alzò in piedi, liberandosi di quella stretta, profondamente disgustato dall’entusiasmo che leggeva negli occhi di Hanji.
“Fammi un favore: rimani a distanza di sicurezza” disse, recuperando una salda presa sulle lame
“Andy ha appena usato il palo come arma! E’ incredibile e… no, cosa vuoi fare?”
“Quello che andava fatto da subito” sibilò lui, fissando con odio il gigante che cercava di liberare anche le gambe, con strattoni tali che facevano uscire il sangue dai punti dove stavano i chiodi.
“No! Fermo! – lo supplicò lei, alzandosi a sua volta e cingendogli la vita con le braccia – Possiamo bloccarlo senza fargli del male”
“Non sei obbiettiva quando si parla di questo gigante! – dichiarò Levi con durezza, girandosi a guardarla con spietati occhi azzurri – Saresti rimasta a farti uccidere come una stupida! Ma adesso la situazione la prendo in mano io!”
E con un brusco gesto si sciolse dalla sua presa e si avviò con passo fermo verso il suo avversario che si divincolava come un ossesso nel tentativo di liberarsi.
Usando il palo come arma ha spostato il collare in modo tale che il collo è scoperto.
Gli occhi azzurri si strinsero ancora di più nell’individuare il bersaglio.
“Ti prego, non ucciderlo!” gridò disperatamente Hanji dietro di lui
O noi o lui, stupida! E’ una questione di priorità
Senza attendere oltre effettuò un agile balzo sulla gamba del gigante, evitando l’enorme braccio che cercava di colpirlo. Lo slancio lo fece alzare di diversi metri e già a mezz’aria le sue lame assunsero la posizione d’attacco.
Levi quando colpiva una preda lo faceva con odio, ma mai ne mise tanto come nell’uccisione di quel gigante. Lo detestava in modo particolare perché, per colpa di Hanji, gli aveva dato un’identità: non era più uno dei tanti da colpire. Con lui aveva un personalissimo conto aperto… e lo saldò con le sue lame, facendole penetrare in profondità, assaporando ogni singolo centimetro di pelle che veniva tagliato.
Parve quasi durare un’eternità, ma in realtà l’azione si ridusse a pochissimi secondi.
Rapida e pulita come ci si aspettava da uno specialista come Levi.
Il corpo di Andy ricadde in avanti, una posa scomposta considerate le gambe ancora prigioniere. Il fumo iniziò ad uscire mentre il corpo si decomponeva.
Il giovane non si scompose minimamente e con agilità saltò a terra, fissando imperturbabile davanti a se.
“Oh no! – pianse Hanji, disperatamente, accostandosi al gigante – Andy! Andy! Perché!?”
Levi si rifiutò di girarsi a guardarla: gli dava fastidio e ribrezzo vedere un dolore così sincero sprecato per un gigante.
“E’ solo uno stupido gigante. – mormorò – Vuoi un consiglio? Evita di dare loro un nome, non affezionarti. Sono i nostri nemici, non animali da compagnia”
Si aspettò di sentire la risposta rovente di Hanji a difendere per l’ultima volta il suo protetto ormai defunto; ma non ci fu nessuna accusa nei suoi confronti. Arrischiandosi a guardare con la coda dell’occhio dietro di sé, la vide inginocchiata davanti a quell’enorme massa fumante: le spalle sussultavano per i singhiozzi ed i folti capelli castani sembravano afflosciati per il dolore.
La cosa più giusta da fare sarebbe stata andare via e lasciarla a sfogarsi da sola, tuttavia…
Con un sospiro ripose le lame e ritornò sui suoi passi fino ad accostarsi a lei; dopo una lieve esitazione allungò la mano destra e la mise su quei folti capelli castani, inducendo la ragazza a girare il volto dalla visione di Andy.
“Non merita il tuo dolore” dichiarò impassibile
Hanji non rispose nemmeno questa volta, ma strinse le braccia intorno alle gambe di Levi, aggrappandosi con disperazione a lui. Aveva smesso di chiamare il gigante per nome e i singhiozzi si erano fatti meno congestionati, ma si vedeva che era profondamente affranta da quel particolare lutto.
“Sei proprio fuori di testa, Hanji”
…riesce a trovare simpatico persino un lupo solitario come te
Levi fissò il corpo di Andy ormai quasi del tutto decomposto, mentre il primo buio dava al fumo che ancora usciva dal cadavere un aspetto davvero surreale.
Credi che mi troverà simpatico anche ora, Irwin? – si chiese con amarezza – Mi dispiace deluderti, ma la tua speranza su me ed Hanji non verrà mai realizzata.
Ci aveva pensato Andy a spezzare qualsiasi possibilità.
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. Nuovo inizio. ***


Capitolo 4.  Nuovo inizio.

 


La mattina successiva Levi beveva il suo the seduto distante dal resto dei soldati della Legione Esplorativa.
La notizia di quanto era successo la sera prima era circolata più in fretta del previsto ed erano state numerose le persone che gli avevano lanciato strane occhiate quando era entrato in mensa. Aveva sentito più di un soldato mormorare le parole “gigante” e “Hanji” ed era sicuro che tutti si stavano chiedendo se l’avesse fatto apposta o meno.
Non ho certo bisogno delle loro occhiate perplesse…
Quel giorno era più scontroso del previsto, tanto che aveva risposto di mala grazia anche al saluto che gli aveva fatto Erwin, quando era arrivato.
La verità era che quanto successo la sera prima l’aveva turbato più del previsto ed il pianto di Hanji gli era rimbombato nella testa per tutta la notte, impedendogli di prendere sonno.
Un dolore così forte, come se avesse perso una delle persone a lei più care…
Quanto era rimasto in piedi, con lei stretta alle sue gambe?
Non se lo ricordava, ma quando finalmente erano arrivati i membri della sua squadra, preoccupati perché non la vedevano tornare, era già buio fitto. Con suo estremo sollievo, i soldati avevano provveduto a sciogliere gentilmente quell’abbraccio così ossessivo e finalmente era stato libero di allontanarsi.
Non aveva detto una parola, del resto il corpo di Andy che finiva di decomporsi era una spiegazione abbastanza chiara.
Aveva agito in piena coscienza, salvando la vita di Hanji, non poteva essergli rivolta alcun’accusa.
Solo che…
Hanji l’avrebbe odiato con tutte le sue forze, era chiaro.
Era una situazione davvero strana: gli altri membri della Legione Esplorativa non lo odiavano, ma si limitavano a tenersi distanti da lui, allontanati dal suo carattere aggressivo e scontroso. Hanji era stata la prima, dopo Erwin, a tralasciare la sua personalità difficile e ad instaurare un rapporto con lui.
E sarebbe stata la prima a nutrire vero astio nei suoi confronti.
Altro che trovarlo simpatico…
Un sorriso ironico comparve sulle labbra.
Levi era destinato ad essere un lupo solitario.
E’ stato un bel tentativo, Erwin, te lo concedo.
Tuttavia guardando il liquido marrone all’interno della tazza non poté fare a meno di sentire un briciolo d’amarezza dentro di sé. Ma così come era arrivato, quel minimo rimpianto scomparve nell’istante successivo.
La cosa migliore era non pensarci più e sperare che la stramba studiosa se ne andasse al più presto da quell’avamposto della Legione Esplorativa: con un po’ di fortuna le loro strade non si sarebbero più incrociate e…
“Buongiorno, Levi – salutò Hanji, accanto a lui – Posso sedermi?”
“Tu…?” chiese il giovane girandosi con sincera sorpresa a guardarla
Hanji prese quella domanda come una risposta affermativa e si sedette accanto a lui, mettendosi a mangiare come se la sera prima non fosse accaduto nulla. Ma c’era un chiaro segnale che qualcosa era cambiato: non una parola sui giganti era stata pronunciata.
Levi riprese a bere il suo the, ma non mancò di guardare la ragazza.
Il pianto di ieri era ancora ben visibile nel suo volto, come dimostravano gli occhi arrossati dietro le lenti, questa volta di occhiali normali e non della versione robusta che usava quando era fuori. In generale tutto il viso era abbastanza tirato, eppure Levi riuscì a vedervi qualcosa che interpretò come dolce rassegnazione.
E’ incredibile come una persona possa cambiare in maniera così radicale, senza quelle reazioni esagerate a storpiarle il viso.
“Levi…” iniziò Hanji
“Che c’è?”
“Grazie”
Quella parola fu del tutto inaspettata tanto che il the sulla tazza di Levi si mosse lievemente.
Ma la sua espressione rimase impassibile.
“Per cosa?” si limitò a chiedere
“Per avermi salvato la vita ieri sera”
“Ho ucciso Andy” gli ricordò lui
“Ma lui avrebbe ucciso me – sospirò Hanji, levandosi gli occhiali e sfregandosi leggermente gli occhi arrossati – hai ragione: quando si tratta di giganti non sono molto obbiettiva, lo ammetto”
Arrossì lievemente a quella dichiarazione e si grattò il dorso del naso con aria pensosa, aspettando una reazione da parte del ragazzo.
Levi non seppe che dire: sentiva addosso a loro due tutti gli sguardi delle persone presenti in sala, Erwin compreso, e la cosa gli dava enormemente fastidio. Fu persino certo di cogliere qualche sorriso malizioso.
“Non hai di che ringraziarmi. – disse impassibile, finendo di bere il the ed alzandosi rigidamente – Ho fatto semplicemente il mio dovere. Cerca di stare più attenta la prossima volta”
“Attenta? – iniziò Hanji – Ma io…”
Tuttavia Levi non le lasciò il tempo di proseguire: si era già scostato dalla panca e si stava avviando verso l’uscita della sala.
 
In genere andava sull’impalcatura di legno la sera, quando le attività della Legione Esplorativa iniziavano a terminare e tutti i soldati andavano verso gli alloggiamenti a godersi il meritato riposo.
Stare in quel posto di mattina significava vederlo in modo completamente diverso, con le ombre dell’impalcatura che si allungavano davanti a lui. Sul punto dove la sera prima giaceva Andy, c’erano solo i resti della struttura che l’aveva tenuto prigioniero: del cadavere non era rimasta praticamente traccia.
L’istinto di cacciatore di Levi si sentiva tranquillo: adesso tutto andava bene nel suo territorio; era finalmente finita quella situazione innaturale che l’aveva turbato in quegli ultimi giorni.
hai ragione: quando si tratta di giganti non sono molto obbiettiva, lo ammetto…
Quella frase di Hanji, assieme ai suoi ringraziamenti aveva avuto il piacevole effetto di fargli sparire dalla testa il ricordo dei singhiozzi disperati della sera prima.
Bene, almeno la sua voce smetterà di assillarmi per il resto della giornata.
“Ti ho per caso detto qualcosa che non va?” la voce in questione si ripresentò accanto a lui.
Non che Levi non l’avesse sentita arrivare, ma aveva sperato in un minimo di quiete.
“No, Hanji” borbottò
“E allora perché sei andato via dalla mensa in quel modo?”
“Lascia stare. Va tutto bene”
Hanji sospirò pensosamente e mise le braccia dietro la schiena, osservando Levi con gli occhi castani pieni di curiosità.
“Ma lo sai che sei davvero strano?” constatò infine
“Io? – chiese lui, lanciandole un’occhiata di sbieco – Fino a prova contraria non sono io quello che dà un nome ai giganti e rischia di farsi ammazzare da loro perché si avvicina troppo completamente disarmata
“Starò più attenta, te lo prometto”
“Non stai facendo un favore a me, ma a te stessa”
“Uh, che permaloso che sei! – ridacchiò Hanji – Sai, Levi, fino a quando c’era Andy ero troppo presa da lui, ma adesso mi accorgo che sei davvero scorbutico”
“Nessuno ti obbliga a stare in mia compagnia” sbottò il giovane, incrociando le braccia sul petto
Hanji imitò quella posa e dopo qualche secondo scoppiò a ridere.
Si può sapere che ha adesso?
“Allora, vediamo: - iniziò la ragazza – indubbiamente sei fenomenale a combattere; ma per il resto sei permaloso, maniaco del pulito, taciturno e scorbutico come un orso svegliato dal letargo. Non c’è che dire, Levi, sei un esemplare davvero anormale”
Anormale?” si irrigidì ulteriormente Levi, sentendosi riferito quell’appellativo in genere riservato ai giganti
“Prendilo come un complimento!” sorrise furbescamente lei
Perché ieri ho speso fatica e tempo per salvarle la vita?
Hanji, nel frattempo, spostò lo sguardo verso il campo dove giacevano i ricordi della loro breve avventura con Andy. Il suo volto si fece leggermente malinconico.
“E così non ho saputo se gli piaceva il nome che gli avevo dato” sospirò all’improvviso
“Non dovresti dare…” iniziò Levi, cercando di convincerla almeno su quel punto
“Oh dai! E che male ci sarebbe? Andy mi piaceva come nome… sai, era un capo tribù di un popolo vissuto secoli prima. Se vuoi ti parlo di lui… oppure vuoi sapere dei giganti che hanno preceduto Andy? Si chiamavano Ellie e Tommy”
“Non mi dire…”
“Allora, devi sapere che Ellie…” e iniziò a parlare e parlare, con Levi che rimase impassibile a fissare davanti a sé. Sapeva che, qualunque cosa avesse fatto, Hanji non avrebbe smesso di assillarlo con la sua passione per i giganti.
Però concentrandosi si accorse che quella voce così squillante poteva essere trasformata in un indistinto mormorio di sottofondo. E tutto sommato non era nemmeno spiacevole da ascoltare…
Nei limiti del ragionevole.
“Che ne dici se il prossimo gigante che prendiamo lo chiamo come te?” chiese all’improvviso la ragazza
Levi non si scompose e si girò verso di lei, afferrandole di nuovo la testa castana e obbligandola ad abbassarsi alla sua altezza.
“Tu provaci e sarò io stesso a darti in pasto al gigante”
 

***
 
10 anni dopo (850)
 
La folla rumoreggiava entusiasta mentre la Legione Esplorativa avanzava a cavallo per le vie della città, verso una nuova missione che doveva portare alla riconquista del Muro Maria. Era sempre così: vedere quei soldati che andavano ad affrontare i giganti esaltava la popolazione. In quei momenti sembrava loro di poter riconquistare il mondo.
Ovviamente Levi sapeva che le cose non erano così e tutto quell’entusiasmo lo irritava notevolmente. Quelle persone avrebbero dovuto passare un paio di settimane con loro…
Vediamo se poi festeggiano in questo modo… sempre che siano ancora vivi
“Guardate, quello è il capitano Levi. Dicono che da solo valga quanto un esercito”
Ecco uno dei soliti complimenti rivolti alla sua persona.
Nel corso degli anni si era fatto una grandissima fama: dopo il Comandante Smith era lui il membro più conosciuto e idolatrato della Legione. Tuttavia la cosa gli dava solo un enorme fastidio…
Ma che avevano da guardarlo così? Anche quei ragazzini che sicuramente erano appena usciti dall’addestramento militare…
“Non possono stare zitti?” borbottò
“Prova ad immaginare a quanto sarebbero delusi i tuoi ammiratori se scoprissero quanto sei nevrotico” disse Hanji che cavalcava accanto a lui.
Levi non rispose alla solita provocazione della donna.
Si sorprese a pensare al fatto che ormai erano passati dieci anni dal loro disastroso incontro: nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo… anzi, forse Erwin sì… ma quella stramba coppia aveva instaurato uno strano legame di amicizia.
Levi aveva imparato a stare lontano da qualsiasi gigante Hanji catturasse e lei finalmente era diventata prudente il minimo indispensabile per non essere divorata dai suoi oggetti di studio. Certo, la donna aveva la notevole capacità di seccarlo per serate intere con chiacchiere sui giganti, ma a volte Levi aveva l’esigenza di sentire la sua voce.
Nonostante adesso lui avesse una squadra personale, ogni tanto sentiva la strana necessità di ascoltare questa sua particolare amica… compagna. Forse perché Hanji con la sua irruenza riusciva ad andare oltre il suo carattere scorbutico, più di quanto facessero i suoi uomini.
Il fatto che, in ogni caso, lei fosse sempre una pazza maniaca dei giganti era fuori discussione.
“Al di là di queste mura i giganti ci stanno aspettando! – esclamò la donna con entusiasmo, quasi a confermare i pensieri di Levi – Che tipo di giganti incontrerò questa volta? Spero di vederne di anormali. Sarebbe fantastico!”
Siamo alle solite…
“Se ne vuoi uno anormale, l’ho trovato” dichiarò con la solita impassibilità
“Eh? Dove?” chiese lei con perplessità
La mano di Levi si mosse in un gesto fin troppo automatico e raggiunse la testa castana di lei.
I loro volti si avvicinarono, uno a pochi centimetri dall’altra.
“Proprio qui” spiegò lui, con lo sguardo annoiato
Il rumore dei grandi cancelli che venivano aperti fece finire quel rapido scambio di battute.
Iniziava una nuova missione per la libertà.

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