Il lupo

di cri86lea
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mezzanotte ***
Capitolo 2: *** La foresta ***
Capitolo 3: *** ... e se il lupo finalmente... ***



Capitolo 1
*** Mezzanotte ***


Buongiorno a tutti!!! Ecco un'altra Remus/Sirius ambientata ai tempi della scuola. Io li adoro e credo che non mi stuferò mai di loro. Non vi annoio oltre e vi lascio alla lettura. Fatemi sapere cosa ne pensate, grazie!!!

Remus era seduto su una poltrona con le ginocchia raccolte vicino al petto, in sala comune vicino al fuoco ormai in procinto di spegnersi. Era solo, i Grifondoro dormivano profondamente già da qualche ora. C’era silenzio tutto intorno, ampliato da quel suono che crea la neve quando cade. L’indomani si prospettava una giornata all’insegna di sfide all’ultima palla di neve, nella speranza di colpire, involontariamente certo, qualche professore e di massacrare i Serpeverde. Lupin invece già sapeva che si sarebbe nascosto da tutto quello.Stava lì seduto da ore ormai, a fissare il fuoco, non voleva andare a letto perché sapeva che non avrebbe trovato alcun ristoro dal sonno. Una persona c’era che l’avrebbe potuto aiutare, ma era anche la stessa a causargli tanto tormento. Nella sua mente si formò l’immagine di Sirius mentre gli sorrideva. Quegli occhi che si illuminavano ancora più dell’immaginabile quando erano accompagnati da un largo sorriso. Se era rivolto a lui quel sorriso, si sentiva la persona più felice e completa del mondo ma aveva imparato che quei secondi si pagavano a caro prezzo. Sirius non provava i suoi stessi sentimenti e quindi Remus non poteva fare altro che catturare quei momenti così intensi e tenerseli per sé. Era un dolore più intenso di qualsiasi altro, più della comparsa della luna nel cielo. Passi lenti annunciarono l’avvicinarsi di qualcuno. Remus non girò nemmeno la testa per vedere chi fosse, non voleva essere disturbato. Sentì però sedersi qualcuno al suo fianco. Sirius sedette sul bracciolo della poltrona su cui era seduto Remus e pose il braccio sullo schienale, dietro la testa di Lupin per potersi tenere in equilibrio. "Si sta spegnendo il fuoco, tra poco sentirai freddo, vieni a letto. Dai." Gli fece Sirius in un sussurro ed alzandosi prese una mano del ragazzo e lo attirò a sé così da allontanarlo dalla poltrona. Senza dire altro i due salirono nel loro dormitorio. La mattina dopo Lupin si alzò senza aver tratto alcun giovamento dal sonno, come previsto. Aveva passato la notte a pensare a Sirius e a come, senza fare domande sul suo stato si era preso cura di lui, accompagnandolo a letto. Come previsto, gli alunni tra una lezione e l’altra si riversarono nel parco per giocare con la neve. Almeno Remus poté avere la stanza tutta per sé. Nel pomeriggio stava studiando sul libro di Incantesimi quando la porta si aprì. Alzando lo sguardo, non vide nessuno, ma nel frattempo si erano create impronte di scarpe che si avvicinavano. Stava già per dire a James di non giocare i suoi soliti scherzi con il mantello dell’invisibilità quando la corrente che si era creata portò aria fredda proveniente da fuori ma anche un profumo, un odore che lui conosceva così bene. "Sirius" disse Remus con voce incantata.

"Come hai fatto a riconoscermi? Ho lasciato fuori i piedi?" disse Sirius levandosi il mantello e guardando le sue scarpe.

"Cosa ci fai qui?" gli rispose tentando di cambiare argomento.

"Volevo convincerti a venire nel parco con me, non ti chiedo di fare niente"continuò precipitosamente, come se già intuisse la riluttanza di Remus

" Solo vieni a prenderti una boccata di aria fresca." E Sirius sfoderò il suo incantevole sorriso e con gli occhi così profondi puntati sui suoi, Remus si trovò a seguirlo giù dalle scale senza neanche essersene accorto. Ovviamente la promessa di Sirius si rivelò vana, appena giunti nel parco miriadi di palle di neve gli si scagliarono addosso inzuppandolo completamente come un Avvicino in un lago. Quando poi si era fatto buio decisero di rientrare. Lupin, stanco, appena raggiunse il divano della sala comune si buttò sopra e si sdraiò comodamente. Con la bacchetta fece un incantesimo così che uscisse aria calda.

"Oh, come sono distrutto" fece Sirius mentre platealmente entrava nella sala e d’istinto si gettò anch’egli sul divano.

"Rem scalda anche me con quel…coso" disse accompagnando le parole da un gesto stanco della mano.

"Questa cosa si chiama bacchetta, la tua dov’è?"

"L’ ho lasciata nel mantello" rispose Black

"E il mantello dov’è? Fece a sua volta Lupin, alzando gli occhi al cielo.

"Lì, per terra ma è troppo lontano" e senza alzare la testa, ormai appoggiata al petto di Remus indicò il manto ai piedi del divano. Borbottando tra sé spostò l’aria calda verso Sirius così da asciugare anche lui.

"Grazie, Rem" fece Sirius chiudendo gli occhi.

"Cosa fai, non metterti a dormire, dobbiamo andare a cena. James dove vai? Arriviamo" ma James si chiuse la porta alle spalle.

"Sirius ti do cinque secondi e poi ti butto giù con la forza." Contò mentalmente ma anche lui chiuse gli occhi e appoggiando la testa sul divano si addormentò. Quando riaprì gli occhi Sirius era nella stessa posizione di prima, completamente sdraiato su di lui. Tutto intorno era buio, la stanza era illuminata dal solo fuoco ancora acceso nel camino. Nella sala erano rimasti solo due studenti oltre loro. Lupin stava per chiedere che ore fossero quando sentì le campane suonare la mezzanotte. Rimase ancora un po’ disteso, pensò di sentirsi molto meglio, si sentiva appagato e tranquillo, finalmente.

"Mezzanotte? Cosa?" disse Sirius mentre si metteva a sedere. " Per le mutande di Merlino, Rem è tardi" guardando Remus continuò, con un tono più dolce:

"Certo che sei proprio comodo." Lupin si mise a sedere. Si guardarono l’un l’altro:

" Senti Remus"

"Dimmi"

"Io ho proprio fame" e mentre lo diceva il suo stomaco prese a gorgogliare. Risero entrambi e Lupin si alzò per dirigersi verso il dormitorio.

"Dove vai? Ti ho detto che ho fame." gli urlò Sirius. Mentre già saliva,Remus gli fece cenno di aspettare. Subito tornò in sala comune con la mappa del malandrino e con tasca gonfia. Aveva preso il mantello dell’invisibilità dal baule di James.

"E bravo il mio Remus" gridò Black sfoderando il suo sorriso compiaciuto. Stavano per aprire il ritratto per uscire quando uno dei due ragazzi rimasti intimò loro di non attraversare la soglia: Vi beccheranno, e ci toglieranno dei punti"

"Ragazzino, è ovvio che non ci conosci, nessuno ci vedrà" fece Sirius con tono molto serio, quasi minaccioso. Intervenne poi Lupin che colse la necessità di evitare qualsiasi litigio, perché sapeva che Sirius sarebbe stato capace di discutere, anche se di notte, con un ragazzo più piccolo.

"Non preoccuparti, ti porteremo qualcosa da mangiare" Così dicendo spinse Sirius fuori dalla porta.

"Ah, è così che risolvi le situazioni? Corrompendo la gente!" Gli fece Black e Remus anche se non poté fare a meno di sorridere cercò di mantenere un tono severo: "Sempre meglio che rischiare di prendere a botte un Grifondoro del primo anno."

"Ma dai, Remus, lo sai che non l’avrei fatto"gli rispose in fretta. Remus però non lo ascoltò e lo coprì con il mantello. In silenzio arrivarono in cucina. Ad accoglierli c’erano un paio di elfi svegli, gli altri dormivano in una stanzetta adiacente.

"Buonasera" squittì un elfo, e pose loro un po’ di quello che sarebbe stata la colazione dell’indomani, senza neanche che Sirius e Remus avessero il tempo di chiedere qualcosa. Messo da parte un po’ di cibo, Remus stava per andarsene ma Sirius non era evidentemente soddisfatto: " Non è che è rimasto qualcosa di più sostanzioso?un po’ di bistecca?" chiese all’elfo.

Intervene Remus: "Dai Sirius, non vorrai davvero mangiarti gli avanzi" e così dicendo lo prese per un braccio e lo spinse, per la seconda volta in pochi minuti, fuori dalla porta. Rimasto ancora in cucina, ringraziò l’elfo domestico e se ne andò.

Per tornare nel loro dormitorio incontrarono solo un prefetto che passò loro accanto senza sentirne nemmeno la presenza. Dopo essere entrati nella sala comune si sfilarono il mantello.

"Ma come, dove è andato quel ragazzo? Gli avevo preso un po’ di torta"

"Meglio così" disse Sirius che già aveva messo in bocca il pezzo di torta. " Lo vedi che a essere gentili non si ricava niente? Devi imparare ancora un sacco di cose da me"

"Ma non mi avevi accusato di corruzione, poco prima?"fece Lupin con faccia contrariata.

"Dai su, non rivangare il passato, Rem!" e così dicendo si gettò con violenza sul divano e tirò fuori tutto quello che era riuscito a infilare nelle tasche. Incapace di smettere di sorridere, anche Lupin si mise sul divano e unì il suo bottino a quello di Sirius.

Continua...

 

Bene,bene, se siete giunti fin qui vuol dire che non vi ha fatto proprio schifo la storia. beh, non è detto però...

Quindi vi dico che mi farebbe molto piacere se lasciaste un commento.

Da qualche parte ho letto che "un commento è pane quotidiano per gli autori."

 Devo ammettere che è vero! grazie mille a tutti coloro che hanno letto e soprattutto a chi lascia un commento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** La foresta ***


Ciao a tutti!!! Premetto che in questo capitolo tornano i Malandrini, ma saranno solo tre. Ho omesso la figuara di Peter, perchè non credo sia un personaggio importante e soprattutto, chi ha già letto le mie altre storie sa che non lo sopporto. Spero do non offendere nessuno. Grazie a terrycontyby90, Steph

, SakuraAshe, antote, camelow. Grazie per le recensioni! Spero di aver aggiornato abbastanza presto.

 

 

I giorni passavano e Remus iniziava a incupirsi. I modi erano sgarbati e la solitudine era il suo unico conforto. La luna piena si stava avvicinando e gli amici rispettavano il suo dolore. Benché un tacito accordo tra Sirius e James facesse sì che entrambi, a distanza, curassero il loro amico, Sirius non riusciva appieno a distaccarsi da Remus. Anche quando il licantropo chiedeva di stare da solo, Black stava nei paraggi. Inadatto però a sostenere una tale situazione, così delicata, non riusciva a sopportare la sfrontatezza dell’amico e spesso finivano le loro serate a discutere ferocemente su questioni di poca importanza. Il giorno che avrebbe accompagnato la luna alta e piena nel cielo vide Remus sempre scontroso ma più triste del solito. Verso l’ora del tramonto Lupin scese dal suo dormitorio in cui si era rifugiato solitario durante il pomeriggio, e si accinse a superare la porta che dava fuori dalla Sala comune, quando Black lo fermò:

" Ci vediamo più tardi." Remus voltandosi verso l’amico gli sorrise e distese la faccia con l’espressione più serena che riuscì a fingere:

"Non è necessario che veniate stanotte, andrà tutto bene" e con quelle parole si avvicinò ancora alla porta per uscire. Di nuovo però, fu trattenuto dalla voce di Sirius che però questa volta sembrava rivolta a James:

"Tutti i mesi la stessa storia. Lo sa che tanto staremo con lui, altrimenti perché diventare Animagi?"

James lo zittì subito perché nonostante la Sala Comune fosse deserta qualcuno poteva essersi attardato nei dormitori. Nel fermare Sirius dal combinare l’ennesimo guaio, James si rivolse a Lupin e sorridendogli:

" è inutile che ti preoccupi. Noi verremo, a più tardi." E con un gesto lo incitò ad uscire perché il tramonto ormai stava volgendo al termine e la notte sarebbe presto arrivata.

Un cane dal folto manto nero e un cervo apparvero nei presi della foresta e il primo svanì rapidamente sotto un grande Platano come inghiottito dalla sua radice. L’accordo tra James e Sirius per quelle notti prevedeva l’annunciarsi di Felpato nella piccola stanza cosicché Lunastorta potesse prendere coscienza di ciò che gli accadeva. Poi insieme uscire e arrivare a James, che nel frattempo osservava il parco circostante e si teneva pronto a fronteggiare il lupo nel caso un malcapitato passasse in quella zona e risvegliasse l’istinto omicida del licantropo anche se latente, in virtù della presenza degli altri due animali nonché suoi migliori amici. Sirius quella notte raggiunse Ramoso più in fretta del solito e soprattutto tornò da solo. Lunastorta non era nella Stamberga strillante e i due si interrogarono su cosa potesse essere accaduto, quando sentirono un ululato provenire dall’interno della Foresta Proibita. Immediatamente raggiunsero i primi alberi che ne delimitavano il territorio e videro un’ombra muoversi, prima che la foresta si infittisse e che i suoi abitanti potessero scorgerli e attaccarli. Avanzarono verso la figura e questa andava loro incontro. Con sollievo notarono l’ombra di Lunastorta e si fermarono ad attenderlo, così da poter scorazzare tutti insieme al limitare della foresta. Poco dopo si accorsero che il licantropo non accennava a diminuire la sua corsa, anzi si avvicinava con crescente velocità e presto Sirius notò che stava avanzando velocemente verso di lui. Subito il suo istinto prese il sopravvento e assunse una posizione tale da fronteggiare un possibile attacco. La corsa di Lupin terminò con un grande balzo verso Felpato, il quale notò i denti affilati che Lunastorta mostrava, pronto a colpire e a mordere. Il lupo fu fermato a mezz’aria dalle corna di Ramoso che si pose tra lui e Sirius appena in tempo, con forza lo scaraventò lontano da loro. Ancora accigliato e dolorante a terra, Remus si vide raggiunto dall’imponente cervo, la cui figura si stagliava tra i rami e la luna ne proiettò l’ombra maestosa sul terreno accarezzandolo dolcemente, facendo brillare le sue forti corna. Ramoso si erse sulla figura ancora distesa a terra e sembrò sprigionare un’immensa forza. Questo intimidì ulteriormente Lunastorta, il quale alzandosi con fatica si accostò a James e attese che Sirius li raggiungesse. Il lupo prese poi, in tutta tranquillità, la via che portava fuori dalla Foresta e gli altri due lo seguirono. La notte continuò come se nulla fosse accaduto e i tre amici corsero per tutto il parco, con il favore delle tenebre. Tuttavia Lunastorta sembrava stranamente agitato e più volte i due amici dovettero porsi ai lati del licantropo costringendolo a prendere determinate direzioni, per evitare che si perdesse all’interno della buia foresta. Presto la debole luce dell’alba si annunciò all’orizzonte e Felpato, insieme a Ramoso costrinse il terzo amico a tornare nella Stamberga Strillante cosicché potesse attende la luce del giorno per tornare il ragazzo di sempre.

All’interno dell’impolverata stanza, il licantropo giaceva sonnolento a terra accanto al nero cane che però al suo contrario, era completamente sveglio e vigile. Quando notò la trasformazione dell’amico si finse addormentato. Remus si ridestò dal sonno in breve tempo, sentendo il suo corpo gelare nell’aria fredda del mattino. Alzando la testa dal freddo pavimento si ricordò di essere nudo e cercò a tentoni i suoi vestiti piegati e sistemati in un angolo da lui la sera precedente. La sua mano, prima di trovare gli indumenti sfiorò una folta pelliccia e in allarme, girandosi in fretta, trovò Felpato. Rincuorato, prese a vestirsi.

"Fortunatamente sta dormendo" Si ritrovò a pensare Remus mentre si vestiva. Inoltre si chiedeva il motivo per cui Sirius si trovasse lì. Di solito l’attendeva fuori, nel parco insieme a James. Ed era sempre stato loro grato per questo, così da evitare qualsiasi imbarazzo al suo risveglio. Mentre si rivestiva sentì un forte dolore al fianco sinistro e volgendo lì il suo sguardo notò che la parte era gonfia e adornata da una chiazza scura che presto sarebbe diventata un altrettanto doloroso livido. Poi, senza rammentare appieno come se lo fosse procurato, scorse l’Animagus e si chinò sopra di lui sfiorandolo con una carezza lungo il muso e cercò di svegliarlo: "Sirius, sveglia" non ottenendo alcun cenno dal pacifico e assonnato Black, continuò, ma con maggior forza nella voce: "Dobbiamo tornare al castello, svegliati!" Sirius con ancora gli occhi chiusi decise che fosse il tempo di ridestarsi e di assecondare finalmente la volontà di Remus. Alzò il muso verso Lupin che giaceva piegato sulle sue ginocchia accanto a lui. Si mise sulle quattro zampe e in un secondo riprese,vestito alla perfezione, le sue sembianze umane.

"Buongiorno Sirius." Remus si sentiva il cuore leggero come tutte le mattine dopo la luna piena. Il corpo era spesso dolorante ma la sua anima di uomo era viva e lieta di aver abbandonato l’ombra del lupo mannaro che nei giorni precedenti la trasformazione avvelenava il suo sangue, nonché il suo umore. Si rese conto, per l’ennesima volta, di come avesse trattato i suoi amici la settimana precedente e il senso di colpa affiorò. Ormai però sapeva che i due malandrini lo comprendevano appieno e non lo incolpavano mai di alcun torto subito. Il fatto che Sirius fosse lì con lui quella mattina lo tranquillizzò ulteriormente. Sorridendo si portò verso l’uscita ma non sentì alcun passo seguirlo. Voltandosi vide Black immobile nello stesso punto in cui lo aveva salutato:

"Sirius" lo chiamò avvicinandosi: "Qualcosa non va?"

"Non ricordi niente?" gli rispose Black incollando i suoi occhi su quelli di Remus trafiggendoli e rimanendo impassibile dinanzi a lui.

"Di questa notte, intendi?" disse Remus allontanando il suo sguardo da quello di Sirius,come per cercare dei ricordi nella mente: "Non molto, come al solito,direi. Siamo rimasti al limitare della foresta…" ma fu interrotto:

"Mi hai attaccato,Remus!Questo te lo ricordi?" Sirius urlò quelle parole nonostante cercasse di contenersi.

"Stai bene,vero?" e con lo sguardo Remus vagò lungo il corpo di Sirius alla ricerca di ferite o sangue che inzuppasse i suoi vestiti.

"Solo grazie a James" lo rimbeccò il moro: "Si è contrapposto tra noi due prima che potessi mordermi."

Remus si portò le mani alla testa e vi nascose il viso a quelle parole, non poteva credere a quello che gli stava dicendo, non credeva di essere stato capace di fare un gesto simile contro un altro animale, soprattutto contro Sirius. Riprendendosi, si rivolse a Black: " Io…davvero…non so, non ricordo." E profondamente turbato da quelle notizie si sentì sprofondare dal dolore: "Mi dispiace" disse infine.

"Perché lo hai fatto?" chiese Sirius

"Io, davvero non lo so, non ricordo quasi nulla"

"Remus" tuonò Sirius guardando profondamente negli occhi dell’altro ragazzo.

"Cosa?" disse Lupin che prese a camminare per la stanza sentendosi accusato e percependo in oltre un ombra dentro di sé, la stessa che rodeva e cresceva con l’arrivo della luna piena:

"Credi davvero che volessi farti del male? Non sono in me in quelle notti, lo sai"

"Oh, Remus non nasconderti dietro queste scuse, volevi attaccare solo me" e fece una pausa per riprendere fiato " e anche nei giorni precedenti sei stato più aggressivo del solito. Soprattutto nei miei confronti." Remus si sentì di nuovo crescere la rabbia dentro di sé. Non capiva come potesse accusarlo di essere malvagio, quando lui era il primo a soffrirne. O addirittura,lo accusava di mentire.

"Evidentemente mi davi suoi nervi più degli altri" inveì Remus: "sai, non è un compito facile assecondarti in tutti i tuoi capricci"

"Finalmente sei sincero" gli rispose Sirius e la sua voce non era più dura, sembrava quasi triste. Lupin però non se ne accorse e continuò alzando il tono di voce a ogni parola: " Sei sempre circondato da un sacco di persone, ma non fai altro che lamentarti. Pretendi che tutti siano ai tuoi ordini quando tu per primo non ti rendi conto dei bisogni degli altri. E poi vieni a dirmi che io mi sono comportato male con te, quando passo le mie giornate a combattere contro me stesso."

"Mi dispiace" rispose semplicemente Sirius che aveva assistito allo sfogo dell’amico con apparente calma. Le parole dell’altro lo avevano ferito ma qualcosa dentro di lui lo faceva sentire vuoto e triste ma non certo irritato come se avesse sentito quelle parole da qualsiasi altra persona che non fosse Remus. Lupin nell’udire finalmente il cambiamento di voce di Sirius e quelle parole, che certo non si aspettava dopo una simile sfuriata, sentì una fitta allo stomaco e avvertì la rabbia scemare dal suo corpo. Si rese allora conto del suo comportamento. Sirius aveva ragione, la sua ira era rivolta verso di lui e ne era proprio la causa. La sua mente si schiarì, il suo comportamento era dovuto alla frustrazione in cui cadeva ogni volta che era accanto a Sirius, ma non era certo dovuto all’odio che sentiva per lui. Era esattamente l’opposto. Forse il lupo dentro di lui nei giorni precedenti e nella notte appena trascorsa avevano preso il sopravvento ma la rabbia incanalata su Sirius proveniva dalla parte umana della sua anima. Dover reprimere sempre i sentimenti verso Sirius o dover assopire la sua gelosia, che montava anche solo quando qualche ragazza si avvicinava, l’avevano reso irascibile ed evidentemente il lupo voleva solo avventarsi sulla causa di tutto il suo malessere.

Ma come spiegarlo a Sirius?come dirgli la verità senza distruggere la loro amicizia?

Remus, pensando tutte quelle cose non si rese conto di essere rimasto in silenzio per dei lunghi secondi e Sirius ormai sembrava non aspettarsi più alcuna risposta. Forse qualcosa tra loro si era rotto. Lupin cercò gli occhi del moro ma questi abbassò lo sguardo e disse:

" Cercherò di cambiare. Te lo prometto" fece una pausa e dopo un lungo sospiro continuò: "Ora andiamo, Ramoso ci aspetta" la sua voce era piatta e stanca. Senza dire altro si avviò verso l’uscita e Remus a qualche passo di distanza lo seguì.

 

Continua...

Sono stata un po' crudele in questo capitolo, ma ammetto che vorei che diventasse il classico "Mattone" di Remus/Sirius, anche se non credo di esserne all'altezza. Aggionerò presto, promesso. Grazie per aver letto la mia storia!!! Ah, i commenti sono sempre graditi.

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Capitolo 3
*** ... e se il lupo finalmente... ***


Il tiepido sole dell’alba illuminava i verdi prati e una leggera brezza muoveva i sottili ciuffi d’erba, dando l’impressione di guardare un silenzioso mare irrequieto. Tra le verdi rive i tre ragazzi correvano veloci e furtivi verso il castello. La porta principale era già stata aperta dal vecchio custode e i tre amici con più calma poterono nascondersi sotto il loro mantello e con cautela attraversare i deserti corridoi. Raggiunsero rapidi il loro dormitorio così come i loro letti. In fretta si addormentarono ma altrettanto velocemente furono svegliati. L’orario delle lezioni incombeva. Senza rivolgersi particolari parole, si trascinarono a fare colazione e poi verso le aule. Qui Sirius e James, seduti vicini, poterono riposarsi un po’. Al contrario di Remus che non aveva intenzione di perdersi nulla della spiegazione di Lumacorno, continuò imperterrito a prendere appunti, anche perché sapeva di doverli poi passare ai suoi due amici. A pranzo, finalmente Sirius e James tornarono ad essere allegri e ben svegli. Remus era abituato da molto più tempo di loro a non dormire la notte e quindi a riprendersi più in fretta.

“Remus per favore, più tardi mi presteresti i tuoi appunti?”

chiese Sirius sorridendo, mentre allontanava il suo piatto dallo sguardo ingordo di James. Alzò gli occhi sul compagno e impiegò un paio di secondi per riprendersi da tanta cortesia ma infine riuscì a rispondergli. Le lezioni pomeridiane finirono presto, così molti Grifondoro andarono a riposarsi o a studiare in sala comune. James era seduto sul divano e presto fu raggiunto da Sirius. Iniziarono subito a macchinare un piano contro i Serpeverde, rei di aver fatto punire in mattinata un innocente Tassorosso. Lupin intento a studiare sul libro di pozioni, ascoltava poco distante.

“Ma dov’è Remus?” fece James. Voltandosi lo vide dietro di loro seduto vicino al fuoco. “Vieni qui, ci serve il tuo assennato giudizio” cantilenò con sorriso tipico del peggior malandrino. Lupin li raggiunse e ascoltò il oro piano contro i Verde-oro.

“Cosa ne pensi Rem??” gli fece Sirius.
”Ragazzi”fece Lupin e poi trasse un sospiro “è stupido, perché rischiare una punizione? Poi non era nemmeno un Grifondoro”  James stava già tentando di difendere la sua brillante idea, credendo di avere l’appoggio dell’amico ma questi lo interruppe:

 “Ha ragione dai, lasciamo perdere”

poi Sirius guardò Remus con un sorriso che gli parve un po’ forzato e si mise a sedere su una sedia poco distante e riprese a sfogliare velocemente una rivista abbandonata sul tavolo. Basito, James guardò prima Sirius e poi Remus ma nessuno di questi fece caso a  lui. L’insolita tolleranza tra Lupin  Black durò molti giorni, fino a trasformarsi in indifferenza. Lupin ormai si era chiuso completamente in se stesso, soffriva ogni volta in cui Sirius si rivolgeva a lui con apparente disinvoltura ma in realtà sentiva solo freddezza nella sua voce. Quei giorni si trasformarono in mesi e anche Sirius sentiva che Remus da quella notte di luna piena si era allontanato da lui. In un freddo pomeriggio di fine febbraio, James e Sirius, insieme all’intera squadra di Quidditch si stavano avviando verso lo stadio per il consueto allenamento. Il giorno stava ormai volgendo al termine e dalla torre dei loro dormitori potevano scorgere il sole che lentamente tramontava e tingeva di rosso l’intero cielo. Mentre Sirus usciva dalla porticina della sala comune, vide Remus seduto da solo con lo sguardo rivolto al tramonto.

 “Vieni Rem, la partita si avvicina, ci servirà un po’ di incoraggiamento dagli spalti”

Il volto e gli occhi di Sirus sembravano sinceri, Remus con un sorriso lo raggiunse e in silenzio andarono lungo i corridoi e si separarono, uno verso gli spalti, l’altro verso gli spogliatoi. Remus era in prima fila, seduto. Accanto a lui c’erano altri Grifondoro che a volte inneggiavano la loro squadra, a volte parlavano semplicemente tra loro. Remus si perse nel chiacchiericcio mentre ascoltava distrattamente i discorsi dei suoi compagni. Quella giornata gli era sembrata molto lunga. L’impassibilità di Sirius e la sua freddezza spaccavano ogni parte del sue essere ogni volta che i loro occhi si incrociavano. Sembrava gentile e disponibile con lui, ma Remus sapeva che non era il solito comportamento si Sirius. Lui era avventato e allegro, incapace di controllarsi, invece in quel periodo era, non sapeva trovare le parole giuste, come dire… gentile, si ritrovò a pensare. Certo quello non era il Sirius che conosceva. Finalmente si riscosse dai suoi pensieri e si rese conto che non c’era più nessuno accanto a lui e nemmeno in campo. Il tempo sembrava essere trascorso più velocemente del solito, Lupin si accorse di avere ancora in mano il libro che stava leggendo nel pomeriggio e che nella fretta di andare allo stadio si era dimenticato di posare. Il cielo intorno a lui si stava oscurando e anche la temperatura era calata, ma Remus non sentiva freddo, forse perché ormai il suo corpo si era abituato a quella temperatura. Sentiva solo le sue mani diventare secche e intorpidite. Pensò che si sarebbe dovuto recare a cena con i suoi compagni, ma non aveva appetito. Così aprì il libro e si fece luce con la bacchetta. Se doveva restare da solo, almeno l’avrebbe fatto all’aria aperta. Dietro di lui, nascosto nella notte c’era la stella più luminosa: Sirius, lo guardava, vedeva la sua figura illuminata fiocamente dalla luce della bacchetta.

 “Expelliarmus” disse Sirius e la bacchetta di Remus volò lontano.voltandosi velocemente Lupin vide Sirius sorridergli con la bacchetta ancora levata in aria:

“Mi hai fatto spaventare” fece Remus, ma non ottenne alcuna risposta, se non quella di vedersi restituire la propria bacchetta. Sorridendo Sirius si sedette vicino a Remus: “Lumos” mormorò Black e si mise chino sul libro per decifrarne il titolo. Per Remus, Black era troppo vicino. Il suo viso chino sul libro, pareva illuminare l’aria che aveva accanto, poteva sentire il profumo dei suoi capelli appena lavati. “Cosa leggi?” fece Sirius alzando lo sguardo su Lupin sul cui viso  era rimasta l’immagine dell’ammirazione, dello stupore per avere accanto una persona speciale. Era lo sguardo di una persone innamorata, che non era riuscita a mascherare in tempo i suoi sentimenti. Remus si sentì raggelare, il suo viso era vicino a quello di Sirius e capì che la sua espressione era stata colta dall’amico il quale ora lo guardava con stupore, ma non si mosse. “Ormai è fatta” pensò Remus “se la nostra amicizia si è incrinata e tutto quello che posso avere è un Sirius gentile, freddo, educato, preferisco perderlo del tutto.. ma come voglio io.” E così abbandonò ogni inibizione, paura e senno, così almeno si ripeteva Remus ripensando a quel giorno. Colmò la poca distanza che lo separava da Sirius e posò le sue labbra sulle sue. Si appoggiò su di lui con tanta forza che entrambi vacillarono. Ma Sirius non rispose al bacio. Quando se ne accorse il cuore di Remus prese a battere veloce, come se si dimenasse per scappare da quella situazione. “Come mi è venuto in mente?” pensò in quegli istanti. Poi, quando ogni speranza era persa, sentì il peso di Sirius spostarsi sul suo e le sue labbra catturarono quelle del licantropo. In breve le loro lingue si unirono accarezzandosi dolcemente fino a che entrambi sentirono di volere di più da quella unione e divenne quasi una lotta per assaporare ogni millimetro della bocca dell’altro. Remus non percepiva più il corpo né la sua mente, sentiva fluire dentro di sé qualche sostanza misteriosa che finalmente lo faceva respirare davvero. L’impeto di Remus era così forte che spinse Sirius fino a farlo sdraiare. Le loro bocche non accennavano a volersi allontanare e quando ogni riserva di ossigeno era finita, finalmente Remus allontanò il suo viso da quello di Sirius, entrambi avevano il fiatone, respiravano affannosamente non tanto per la mancanza di aria ma perché ciò che era successo gli aveva spinti a volere qualcosa di più l’uno dall’altro. Entrambi avevano sentito i loro corpi toccarsi, volersi e i baci sembravano insufficienti. Quello però non era il momento di lasciarsi andare e tutti e due sopraffatti da quello che sentivano continuarono a guardarsi negli occhi, mentre cercavano di riprendere fiato. Poi Remus si alzò, cercò di sistemarsi i vestiti sgualciti e prese una mano di Sirius per aiutarlo a rialzarsi.

 “Ero solo venuto a cercarti per farti venire a cena” gli disse quest’ultimo. Remus annuì solamente con la testa, incapace di parlare e di smettere di sorridere. Ancora non si capacitava di quello che era successo ma si sentiva felice. Sirius appoggiò un braccio sulla spalla dell’altro ragazzo e insieme andare a cenare.La sera dopo poterono stare da soli in sala comune. Ancora non si era parlati dalla notte prima. Poteva esserci imbarazzo tra loro o paura, ma nulla di tutto ciò passo nelle loro menti. Tranquillo, Sirius si avvicinò alla poltrona di Remus intento a guardare il fuoco scoppiettare vivacemente. Con un tono solare che cercava di apparire severo Black chiese al compagno: “ Cosa voleva quello lì di Tassorosso da te, stasera a cena?” La reazioni di Lupin forse non fu quella che Sirius si era aspettato perché si vide rivolgere un largo sorriso. Allora decise di continuare: “è da un po’ che ti gira intorno, non mi è mai piaciuto” il sorriso di Remus divenne ancora più luminoso, la gelosia di Sirius gli scaldava il cuore più di qualunque altra cosa. Si alzò dalla poltrone e prese il viso di Sirius tra le mani e gli disse: “ io amo solo te” e gli diede un dolce e lungo bacio. Entrambi poi sorrisero, guardandosi negli occhi. E abbracciandosi seppero che da quel giorno in poi nulla li avrebbe più separati. Nemmeno la morte avrebbe potuto cancellare il loro amore. 

 

 

Fine. Chiedo scusa per l'enorme ritardo nell'aggiornare. Spero vi sia piaciuta la storia, mi raccomando fatemelo sapere! Grazie a tutti quelli che hanno lasciato un commento!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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