The Princess and the Librarian -Don't give up on me

di fearless13k
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Stalker mode activated ***
Capitolo 2: *** Diffidate dalle dodicenni ***
Capitolo 3: *** Provaci ancora, S ***
Capitolo 4: *** L'attesa è la parte peggiore ***
Capitolo 5: *** E' una minaccia? ***
Capitolo 6: *** A lovely surprise ***
Capitolo 7: *** Da big date ***
Capitolo 8: *** The call ***
Capitolo 9: *** Oh, grazie tante! ***
Capitolo 10: *** The trainstation ***
Capitolo 11: *** Tonight's the night ***
Capitolo 12: *** Breakfast for two ***
Capitolo 13: *** "Appuntamento" a quattro ***
Capitolo 14: *** Allora anche i ricchi vanno in galera?! ***
Capitolo 15: *** La battuta sugli occhiali ***
Capitolo 16: *** TIME OUT ***



Capitolo 1
*** Stalker mode activated ***


1.Stalker mode activated
Ispirata dalla mia esperienza


 
-Selene, so che sei pazza, ma speravo non fino a questo punto.- sbuffò Bess, seguendomi dentro alla libreria del centro commerciale. –Perché diavolo stiamo entrando dentro ad una orrenda libreria?- continuò a bisbigliarmi nell’orecchio. – Lo so che ti piace leggere e blablabla, ma speravo che ci fosse un tacito accordo fra me e te di non farmi mai venire a contatto con quella robaccia che ti piace tanto!- esclamò ancora la mia migliore amica.
Sapevo perfettamente della sua avversione alla cultura, in particolare alla cultura scritta, ma non era proprio per i libri che mi ero intrufolata furtivamente in quella libreria specifica.
-Bess, amore mio, se soltanto tu potessi fare meno casino, sarebbe l’ideale.- la ammonii, visto che stavamo iniziando ad attirare l’attenzione degli altri clienti.
-Tu spiegami perché diamine siamo qui e io la smetto di parlare COSI’ AD ALTA VOCE!- esclamò Bess, alzandola in particolare per dire le ultime parole. Mannaggia a me e a quando avevo deciso di portarla con me nella mia missione stalker.
La guardai con gli occhi socchiusi, per accentuare l’astio che provavo in quel momento nei suoi confronti. Mi avvicinai a lei, facendo finta di guardare i libri sullo scaffale, poco convincente visto che erano manuali per gestire le finanze, ma pazienza.
-Siamo in questo posto delizioso per spiare una persona, Bessy cara.- le dissi, con quanta più naturalezza potevo e la sua reazione fu una sottospecie di miagolio misto ad una risata. Non capirò mai come riuscisse a fare quegli strani versi. –Adesso la smetti di rompere?- le domandai gentilmente, ma con un tono piuttosto eloquente del tipo “Se non la smetti di rompere mi incazzo seria”. Ma Bess aveva già il cervello in modalità “Scoviamo il fustacchione” e stava vagando con lo sguardo in giro per il negozio alla ricerca di un volto da affibbiare alla persona che dovevo stalkerare.
-È quello laggiù come minimo.- disse ad un tratto, sogghignando ed indicando un angolo della libreria. Seguii il suo indice sottile e bianco e, cavolo, ci aveva dato. Espressi il mio disappunto con una smorfia e un mugolio. –Ci ho azzeccato eh?- gongolò la mia amica. –E abbassa quella stramaledetta mano!- la sgridai, per non risponderle.
-Oh, sì, ho proprio fatto centro! È decisamente il tuo tipo, tra l’altro, S.- continuò con il suo ghigno malefico Bess, accasciandosi sul fondo dello scaffale insieme a me.
-Sono così prevedibile?- le domandai, con un misto di divertimento e di disappunto. Bess si fece una grossa risata.
-Non prevedibile, ma di buon gusto!-
Ringraziai il Cielo per il suo buon tatto e poi guardando Bess negli occhi, unica parte del suo corpo incapace di mentire, aspettai il verdetto.
-È proprio un bel tipetto, S ma non sarà uno di quei topi di biblioteca che passano le ore a sognare fra i libri e blablabla noia noia noia? Insomma, io e te siamo tipe da feste, shopping e champagne! Altro che librerie!- commentò, agitando le mani per indicare il posto in cui ci trovavamo al momento.
-Carissima B, quello che non ti passa mai per la testa è che io possa avere anche altri interessi oltre a quello di festeggiare e darmi alla vita mondana. Ovvio che mi piace, ma non è l’unica cosa che mi piace, capisci?- ribattei, visto che succedeva spesso che Bess mi definisse come un clone di se stessa. Cosa che assolutamente non ero. E mentre parlavo, Bess stava accuratamente sbuffando, puntando gli occhi al soffitto con aria annoiata. La osservai un attimo, nel suo atteggiamento scostante che mi faceva sempre innervosire e divertire. Aveva i capelli freschi di parrucchiera, ornati da un cerchietto (la sua firma in pratica), addosso, il suo fisico minuto e snello era fasciato da un abito blu elettrico con la scollatura sulla schiena e le gambe lisce e un po’ storte devo ammettere, finivano con due piedini di fata infilati in un paio di Jimmy Choo. Che Bess mi vedesse così?
-Senti, S, io non ti giudico per niente una persona superficiale come credi tu, solo che non ti considero una persona da tipi come questo, ok? Comunque, se ti piace, me lo faccio piacere anche io. Cosa sai di lui?-
Arrossii, visto che ero stata una pippa in questo caso. Non è che non avessi cercato informazioni, lo avevo fatto! Ma avevo messo gli occhi su di lui da solo un paio di giorni e ero certa che non venisse alla nostra scuola, purtroppo.
-So solo che si chiama Liam Payne e non ha facebook.- dichiarai, mordendomi un labbro per il rimorso di essermi trovata l’unico ragazzo very attractive che non avesse facebook su tutta la terra, perlomeno in tutta Philadelphia.

 
Dunque, questa è la mia nuova FF sul mio adorato Liamuccio che questa volta interpreta un personaggio diverso
rispetto alle ie altre ff... spero che vi piaccia come l'ho sviluppato, anche se da questo capitolo non esce più di tanto.
Vedrete che vi piacerà, ma intanto ditemi che ne pensate degli altri due personaggi!
Selene e Bess sono liberamente ispirate da Serena e Blair di Gossip Girl.
Non fatevi ingannare dalla lunghezza del capitolo, i primi sono più o meno tutti brevi,
ma non ho badato tanto a quanto scrivevo, più a quello che scrivevo, quindi spero che non ve la prenderete
se i primi capitoli saranno così, ma almeno sarà più veloci leggerli e meno impegnativa come cosa! ;)
Comunque vi prego di commentare e farmi sapere se vi andrebbe di leggere i prossimi capitoli!
Spero che siate tutte dalla parte di Selene,
un bacione,
LA
p.s il banner l'ho fatto io, per questo è un po' pessimo.. bacio di nuovo :)

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Capitolo 2
*** Diffidate dalle dodicenni ***


2. Diffidate dalle dodicenni

-Pain? Come dolore in inglese? Non promette tanto bene!- fu il commento di Bess, che storse il naso, alzandosi per dargli un’altra sbirciatina.
-No, no, sarebbe stato anche un po’ inquietante, si chiama Payne con la ipsilon e la e finale.- chiarii, non capendo bene l’utilità di questa informazione.
Bess intanto aveva tirato fuori il suo cellulare e stava spippolando freneticamente. Sentii un bip e la vidi sorridere soddisfatta. Si schiarì la gola e lesse.
-Il signor Liam Payne lavora qui da WHS da circa un mese, ha diciotto anni e sembra essere un impiegato modello.-
-Bess, dove cavolo le trovi queste informazioni? Comunque non è che ci cambi tanto sapere quanti anni ha. Devo comunque andare a parlarci in qualche modo.- dissi, scuotendo la testa pensosa.
Non avevo mai avuto tanti problemi a farmi avanti con i ragazzi, ma quelli con cui ero uscita erano un po’ delle teste di cazzo, cioè erano il mio tipo solo dal punto di vista fisico, dal punto di vista mentale, non c’eravamo neanche minimamente! E Liam invece sembrava essere il candidato ideale per far breccia nel mio cuore e questo era un grande problema. Avevo fantasticato sin da quando avevo quattordici anni di mettermi con un ragazzo intelligente e carismatico, ma non avevo mai avuto fortuna e adesso non avevo la minima idea di come avrei dovuto comportarmi!
-Selene, non prendermi in giro! Tira fuori un titolo dalla lista di libri che hai sempre in testa e vagli a chiedere qualche strana informazione a riguardo, no? Così ci passi da secchiona e poi fai colpo con le tue gambe da urlo e le tue super tette!- mi rimproverò Bess, corrugando la fronte con la sua tipica espressione del “Non essere sciocca, è ovvio!”.
-Bess, a volte non bastano le tette e le gambe! Liam non è uno qualunque! Lui ha tutti i requisiti della mia lista e non ho idea di come devo comportarmi!- le spiegai, ancora più preoccupata di prima. Accidenti a me e a quando mi ero scelta una migliore amica che pensa che tutto sia un’ovvietà.
Bess continuava a fissarmi con lo sguardo “duh!”. –ALLORA? Come cazzo faccio?- bisbigliai mezza nel panico e mezza spazientita.
-Allora, alzati. Alzati subito da per terra, che sembriamo due barbone. Poi mostra la dentatura perfetta che è costata tanti soldi al tuo papi e fai la camminata “passo, passo, capelli”, sai no?- mi disse e mi diede una dimostrazione pratica, protetta dallo scaffale per non farsi vedere da tutti.
-E poi, - aggiunse prima che potessi dire niente, - Sii te stessa, la te stessa che ai tonti della nostra scuola non interessa, ma che so che è nascosta dentro di te. Insomma, devi essere te stessa, come lo sei con me!- mi spiegò per bene, -ADESSO VAI!- disse, rigirandomi e dandomi una spinta verso il corridoio centrale, da dove si vedeva benissimo Liam Payne in tutta la sua ricciolosità e intelligenza presunta.
Mi sentii nuda come un verme, che diavolo mi stava prendendo? Non ero mai stata così insicura! E per citare il grande Seth Cohen, mi sentivo come Nemo: volevo solo tornarmene a casa.
Mi guardai disperata davanti e indietro, dove Bess mi guardava disappunto mimandomi di andare. A quel punto non potevo fare altro, se non per rispetto della mia onesta persona, che dilettarmi nella Camminata, verso il mio bersaglio.
Tossii. E lui continuò beatamente a farsi i cazzi suoi, mentre riordinava sugli scaffali dei libri. Tossii una seconda volta. Che diamine! Era per caso sordo? Magari era per questo che era un “impiegato modello”.
-Mi scusi, potrebbe indicarmi dove si trovano i romanzi di Jane Austen?- gli domandò una ragazzina con occhi sognanti, che si era avvicinata di soppiatto tanto quanto me.
-HEY! C’ero prima io!- esclamai, guardando la ragazzina con sguardo furioso. No, no, signorina, chi credi di imbrogliare? Brutta nanetta. Pensai fra me e me, ma lo sguardo avrebbe dovuto comunicare il pensiero alla diretta interessata.
-Non è vero.- mi rispose Liam, annullando completamente l’effetto del mio sguardo diabolico.
-Cosa?! C’ero prima io eccome!- ribattei. –E quando mi avresti chiesto aiuto, scusa?- mi chiese Liam Payne, con la sua stupenda voce. Mentalmente esultai per il fatto che evidentemente non era sordo. Poi ritornai alla realtà.
-Ho tossito ben due volte!- risposi indignata, rendendomi conto, mentre pronunciavo la mia risposta, di quanto poco convincente dovesse risultare.
-Appunto.- tagliò corto Liam Payne, dopo avermi guardato un po’ disappunto, - Cosa volevi, scusa?- chiese poi alla ragazzina.  E io posai i miei occhi su di lei, giusto in tempo per vederla sorridere soddisfatta a squadrarmi da capo a piedi.
-Bastarda.- sentii bisbigliare indignata Bess alle mie spalle. Ovviamente mi aveva spiata.
Mi venne incontro picchiettando con i suoi tacchi sul falso parquet della libreria. Entrambe stavamo fissando Liam e la nana malefica che si trovavano a una ventina di metri da noi e indicavano vari libri.
-Puah. Ti sei fatta soffiare il figone da una bambinetta che a guardarla meglio è pure una tunz tunz? Ma stai scherzando?- mi domandò Bess esterrefatta.
-Sono indignata quanto te, bella. Hai sentito tutto?-
-Mi pare ovvio. Quindi adesso, poni rimedio ai tuoi errori, cacci la nana tunz tunz e ti scusi con Pain.
-PAYNE!- la corressi, mentre lei sbuffava e roteava gli occhi. -È uguale! Vai lì, ti scusi, gli chiedi di uscire. Vai e agisci. – mi disse Bess perentoria, dandomi una spinta come prima.
Questa volta ero più decisa, non fosse mai che mi facevo fregare un possibile principe azzurro da una dodicenne in balia degli ormoni!
-Scusami tantissimo, ti posso chiedere una cosa?- esordii questa volta, sorridendo maligna alla ragazzina, ma rivolgendomi esplicitamente a Liam Payne. Dopo aver fulminato la puffa, sorrisi pure a lui.
-Direi che così va molto meglio, aspetta un attimo.- mi rispose. ASPETTA UN ATTIMO??? Oh, santissima pazienza, quanta fatica per questo Liam Payne.
-Ti dicevo, se ti interessa anche il gotico, questo è perfetto, mentre se vuoi andare più sul classico, prendi pure Orgoglio e Pregiudizio.- riprese Liam, parlando alla slavatella. Presi coraggio e mi intromisi.
-Ti consiglio vivamente Orgoglio e Pregiudizio, ma se ti leggi prima Ragione e Sentimento, ti accorgi del salto di qualità fra l’uno e l’altro. Quindi tieni, - dissi prendendo i due libri dallo scaffale, - Vai a pagare. Ciao, ciao, piccola!- conclusi, mettendomi fra lei e il “libraio”.
Appena la Minimea capì di non avere chance e se ne fu andata, Liam mi guardò piuttosto disappunto.
-Non sei stata affatto gentile. Comunque, dimmi in cosa posso esserti utile- mi esortò, ma era palese che non aveva affatto voglia di essermi utile. Cosa avevo combinato? C’ero passata davvero tanto male?
-Ecco, ho finito circa una settimana fa “Molto forte incredibilmente vicino”, mi domandavo se qui aveste gli altri libri dell’autore e se tu me li consiglieresti. Capita spesso che non tutti i libri di uno stesso autore siano buoni quanto il primo.- dissi, anche se sapevo benissimo che gli altri libri di  Safran Foer  erano meravigliosi, ciascuno nella sua maniera. Li avevo già letti tutti.
-Veramente, “Molto forte, incredibilmente vicino” non è il primo libro dell’autore. Comunque sì, li teniamo in quello scaffale laggiù e sì, te li consiglio. Safran Foer ha uno stile molto interessante e se ti è piaciuto questo libro, allora ti piaceranno anche gli altri.- mi disse tagliando corto. Sorrisi, sebbene fossi un po’ in imbarazzo per la figura di merda sulla cronologia delle opere. Mi aveva proprio fregato. E a pensarci bene, mi aveva anche liquidato in men che non si dica! Ma non era possibile!
-Allora, non mi accompagni a vedere quello scaffale?- gli domandai un po’ maliziosa.
-No, perché ti ho già detto dov’è e hai capito dov’è e suppongo tu possa andarci da sola.-
Rimasi a bocca aperta.
-E tu dovresti essere un impiegato modello?!- esclamai, piuttosto ad alta voce e con un tono non proprio carino, guardandomi intorno per incrociare lo sguardo esterrefatto di Bess, che lo fissava indignata quanto me.
Liam mi guardò interdetto. – Che hai detto, scusa?-
Oh mio Dio, l’avevo detto ad alta voce? Avevo criticato apertamente e in luogo pubblico la mia cotta? Bella mossa, Selene, davvero bella mossa.
-Scusa, non volevo, mi è proprio scappato.- dissi, in un vano tentativo di scuse. Liam non sembrava il tipo che giustifica facilmente le cafonate.
-Sì, d’accordo. Ciao.- mi zittì, andando in un’altra zona della libreria e lasciandomi sola con il mio senso di colpa a schiacciarmi e a giudicare dal fastidio che provavo, doveva essere un ciccione con i tacchi a spillo. Bastardo.
-Ow, S, che cosa hai combinato?- mi domandò Blair, venendomi ad abbracciare per consolarmi. Risposi all’abbraccio guardando affranta Liam, che sistemava della roba dietro ad una cassa.
-Sono una frana, ecco che ho combinato. B, Liam Payne ha aiutato quella ragazzina e ha liquidato in due parole me! Sono una frana e sono pure stupida.- mi lamentai.
-Ow, S, dai, andiamo a fare un giro fra i negozi, ti tirerai su a quel modo. Non ti preoccupare, ideeremo un piano geniale per riuscire a far cadere Pain fra le tue braccia toniche.- mi disse rincuorandomi.
Liam alzò un attimo lo sguardo, proprio mentre io e Blair uscivamo, e mi fulminò, lo sguardo più cattivo che mi fosse mai stato rivolto.
-Oh, B, uccidimi.- sospirai.

 

"LA CAMMINATA"

"Oh, B, uccidimi " sospirai.

 

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Capitolo 3
*** Provaci ancora, S ***


3. Provaci ancora, S


 
Ok, avevo deciso che non mi sarei affranta e lo sguardo “ammazza-Selene” non mi avrebbe fermata nel mio intento. Per fortuna ero ancora nella settimana di vacanza prima di tornare a scuola dalle vacanze di Primavera.
Insomma, avevo deciso senza il supporto di Bess, di tornare da WHS per fare la pace con Liam. Bess si era detta contraria per il semplice fatto che sebbene lui fosse veramente carino, non valeva affatto la pena di perdere la mia dignità per andare a scusarmi nuovamente. Se avesse voluto le mie scuse le avrebbe accettate il giorno prima, no?
Non potevo dare tutti i torti a Bess, ma lei non lo conosceva (non che lo conoscessi io), non conosceva nessuno che non fosse un riccone o che non avesse facebook, quindi non poteva essere lei l’esperta della situazione.
Dunque, grazie alle informazioni che la mia astuta migliore amica era riuscita a ricavare dal sito della libreria, scoprimmo che Liam lavorava da WHS a pomeriggi alterni durante la settimana e tutto il giorno il sabato e che WHS il sabato apriva alle nove e mezzo.
Alle nove e mezzo dunque, mi feci spazio fra gli scaffali del negozio con due tazze di Starbucks contenenti caffè fumante e me lo vidi subito davanti.
Passo, passo, capelli, -Hey, ciao- esordii, sfoggiando il mio miglior sorriso incoraggiante.
-Oh, ancora tu- fu la risposta e avrei potuto rispondere scortesemente, ma non lo feci, continuai a sorridere e gli porsi uno dei caffè.
-Ecco, ti ho portato un caffè di scuse, mi dispiace così tanto per essere stata una. . .- dissi, iniziando a esporre il discorsetto che mi ero preparata.
-Stronza?- mi interruppe Liam Payne, tutto tranquillo, come se lo stessi per dire io.
-No, non era proprio quello che volevo dire, ma ok, diciamo Stronza. Insomma, il punto è che mi dispiace e che ti ho portato un caffè per dimostrartelo!- finii, piuttosto infastidita per l’interruzione, ma determinata ad ottenere il suo perdono.
Liam Payne stette lì a guardarmi un paio di attimi mentre stavo come una rincoglionita a porgergli quel dannato caffè e non avevo idea di che cosa avrei dovuto fare.
Perché diamine avevo voluto fare di testa mia ed ero andata a comprare quello stupido caffè? Perché diamine mi ero presa una cotta per il libraio? Oh, accidenti a me e ai miei gusti “alternativi” rispetto alle mie amiche. Accidenti al caffè, accidenti a Liam Payne, accidenti ai suoi fantastici capelli ondulati. Accidenti alle sue meravigliose e folte sopracciglia, accidenti alle mie scarpe con i tacchi, che iniziavano a farmi male ai piedi.
-Scusami tanto, ma io ti ho vista per la prima volta in tutta la mia vita ieri, non ho la minima idea di come tu ti chiami né del perché ti diverta a maltrattare le ragazzine e dovrei accettare da te un caffè?- mi domandò alzando le sue adorabili sopracciglia. Scossi un attimo la testa, non era il caso di soffermarmi a pensare al suo stupendo aspetto fisico proprio in quel momento.
-Sinceramente non mi sembro proprio una persona inaffidabile, del tipo che avrebbe potuto avvelenarti il caffè, inoltre non ho maltrattato quella ragazzina, c’ero prima io e ci sono dei testimoni. Infine, non ho avuto  ancora modo di presentarmi, non me ne hai dato il tempo ieri. Sono Selene Fisher-Lewis, lietissima di presentarmi e desolatissima per il malinteso di ieri.
Conclusi la presentazione con un movimento della testa come a dire “E questo è tutto ciò che ti dovrebbe bastare per chiedermi di uscire, tontarello!” e poi significava anche che ero fiera di me.
-Ah, allora si spiega tutto anche meglio. Grazie del caffè, ma non posso accettarlo.-
Dovetti spalancare gli occhi più del normale a quelle parole, perché Liam sembrava piuttosto spaventato quando mi chiese se c’era bisogno di chiamare un’ambulanza.
-Non ho affatto bisogno di un’ambulanza! Ho bisogno che tu prenda questo dannato caffè e che mi dia delle spiegazioni!- esclamai sempre meno in me stessa. Come diavolo mi passava per la testa di parlare così al ragazzo più interessante e carino che avessi mai incontrato?!
Di nuovo quel silenzio assurdo. Secondo me doveva per forza aver avuto qualche problema di mutismo o sordismo (non credo che esista questa parola, ma è uguale) da piccolo, non erano naturali quei silenzi! Non dopo che una bella ragazza  (non c’è spazio per la modestia in questo mondo!) ti ha sbroccato davanti con in mano due tazze piene zeppe di caffè!
Liam Payne finalmente dette segni di vita: sbatté le palpebre, mi guardò accigliato e sospirò.
-Sei Selene Fisher-Lewis, fai parte dell’alta società della città e la gente ricca non si mescola mai con la gente che lavora “per lei”. Se mi offri questo caffè è molto probabilmente per pietà, non perché sei davvero dispiaciuta e io non ho voglia né di venire preso in giro da te, con le tue amiche snob, né di darti la soddisfazione di aver fatto una “buona azione”, chiaro?- mi disse, con un tono di voce che lui doveva aver considerato molto gentile, ma che a me era sembrato quello di un’insegnante che parla alla bambina capricciosa della classe.
-Davvero mi credi così superficiale?- domandai esterrefatta. Allora facevo davvero quell’effetto alla gente. Mi veniva da piangere.
-Non voglio mentirti, quindi, sì, mi sembri davvero superficiale e forse lo sei davvero. Non mi sembra il caso di scoprirlo.- concluse Liam Payne, lasciandomi con un palmo di naso.
Scossi nuovamente la testa e lo seguii, mentre tentava di seminarmi fra i vari scaffali del negozio.
-No! Non mi liquiderai così in fretta! Qual è il problema, eh? Sono le mie scarpe? È il mio cognome? Non è quello che determina la personalità di una persona!- continuai a dire ad alta voce, in modo che mi potesse sentire, nonostante il presunto sordismo (sì, continuerò ad utilizzare questa parola!) e i tre metri che ci separavano a causa delle mie scarpe da riccona. Accidenti di nuovo a loro! Stronze.
Liam si fermò in mezzo al corridoio e si girò, visibilmente incazzato. Come si permetteva di incazzarsi? LUI? Io ero appena stata definita Superficiale! Io mi sarei dovuta incazzare!
-Il problema non sono le scarpe, non è il cognome. Non sono queste cose in sé per sé, sono queste cose per quello che rappresentano, ovvero una persona ricca, che disprezza quelli che non sono come lei e se non li disprezza, li considera meno di zero e io non voglio che succeda a me.-
-Lo sai chi è il vero stronzo fra me e te? Tu, perché credi di sapere tutto di me e del posto da cui vengo, senza evidentemente conoscere nessuna delle due cose.- dissi, molto tranquillamente, perché in certe occasioni e in certi luoghi, non è il caso di fare sfuriate da dive. E io non avevo bisogno di incrementare l’astio di Liam nei confronti delle persone ricche.
-Forse hai ragione tu, forse ho ragione io. Non lo sapremo mai.- rispose Liam, facendo spallucce e guardandomi per la prima volta davvero negli occhi.
-Potresti uscire con me e scoprirlo, invece.- ribattei, sempre tranquillamente, facendo un passo verso il mio libraio preferito, porgendogli ancora una volta il caffè. Speravo di avere un’espressione incoraggiante sul viso, ma allo stesso tempo severa, non volevo che pensasse di potermi trattare come la regina delle stronze! (Si lo so, “stronza” è una delle mie parole preferite!)
-Questa cosa non mi convince per niente,- borbottò Liam, squadrandomi e soffermandosi sul caffè, -Ma ho proprio bisogno di un caffè e tanto peggio di come sembri non potrai essere.- concluse, squadrandomi una seconda volta. Sorrisi, malgrado tentassi ancora di mantenere un’espressione convincente e dominante.
-Ora devo tornare a lavoro, dammi il tuo numero, se è quello che mi serve per liberarmi di te.- disse, iniziando a sorridere anche lui un pochino.
Gli presi il telefono e digitai velocemente il mio cellulare, salvandolo sotto il nome di “splendida Selene”, -Così non ti scorderai chi sono!- sogghignai, restituendogli il cellulare e avviandomi verso l’uscita del negozio, senza voltarmi a guardarlo di nuovo.
-So che mi stai guardando, Liam Payne!- esclamai, poco prima di uscire. –Questo caffè è freddo!- fu la risposta e dal tono di voce si capiva benissimo che stava sorridendo.
Vittoria.

 
So, here it is my new chapter! i really hope you enjoy it
and that you laugh at my stupid jokes,
and that you love Liam as much as i do
and that you don't mind if i write my comment in English,
because i really like English..
i'm strange, sorry.
by the way, if you like this story, please comment down below
or go reading my other stories :)
byyyyyyeeeee
LA

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1464100&i=1
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1189303&i=1
 

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Capitolo 4
*** L'attesa è la parte peggiore ***


4. L’attesa è la parte peggiore
-Oh Mio Dio!- esclamò Bess dall’altro capo del telefono. –OH MIO DIO!- ripetei io entusiasta. Le avevo appena raccontato della mia discussione di riconciliamento con Liam il libraio e di come ero riuscita ad ottenere un appuntamento e Bess era completamente senza parole. Continuava ad urlare “Oh mio Dio” da tipo mezz’ora.
-Lo so, è una cosa incredibile! Sono riuscita a strappargli un’uscita proprio mentre litigavamo! Adesso il problema è trovare degli argomenti di cui parlare senza sembrare una completa snob, cosa che ora come ora mi sembra piuttosto ardua, non credi?- domandai, in cerca di conforto e supporto, mentre mi dirigevo alla mia macchina, una Volvo C30, maledicendo per l’ennesima volta le mie scarpe col tacco.
-Ok, ok, mi sto riprendendo dal totale shock. Insomma, per una volta fare di testa tua, con un ragazzo che non è del nostro giro, ti ha fatto più che comodo! Che grande acchiappo, signorina Fisher-Lewis!- esclamò Bess su di giri.
-Potresti non chiamarlo “grande acchiappo”? è una persona anche lui, mica un sacco pieno di gioielli rubati!- dissi interdetta, mentre mettevo in moto.
-PFF! Mi importa un accidenti di come lo chiamiamo, l’importante è che il signor Pain, zittanonmiinterromperelochiameròcosìavita, è un gran bel figone e te lo meriti tutto e gli farai vedere chi è lo stronzo fra voi due e gli dimostrerai che non sei una superficialotta come molto probabilmente era invece la dodicenne di ieri pomeriggio!- sentenziò la mia migliore amica con tono perentorio. Poi scoppiammo a ridere entrambe.
-B, non posso farlo venire a casa mia per l’appuntamento o vedrà la mia villa e penserà che sono una montata, non posso nemmeno andare a prenderlo o penserà doppiamente che sono una montata, che faccio?- le chiesi, visto che ci stavo pensando da quando ero uscita da WHS. La sentii sbuffare dall’altro capo del telefono.
-Selene, a volte mi domando come tu faccia ad avere una media così alta e a farmi domande così stupide. Basta che vi incontriate in un luogo neutro, no? Vi date appuntamento là e non c’è bisogno che nessuno vada a prendere nessuno! Duh!- mi disse scocciata, lasciandomi effettivamente con un palmo di naso, visto che era la soluzione più ovvia.
-Il mio problema, cara B, è che penso troppo e il mio cervello va  a cercare le soluzioni più complicate invece che quelle più semplici, per il semplice fatto che è abituato a problemi maggiori. E con questo ti ho servita.
Mi immaginai una batteria che batteva sui piatti per darmi l’uscita, mentre chiudevo la chiamata con Bess.
 
Il problema adesso era aspettare che Liam Payne chiamasse, considerato che da vero genio, non avevo annotato il suo numero. Come mi era potuto sfuggire un dettaglio così importante nel mio piano per farlo innamorare di me?
Quando arrivai a casa, ancora non avevo avuto notizie del libraio, ma in fondo era passata poco più di mezz’ora e sicuramente non mi avrebbe mandato un messaggio mentre era a lavoro, insomma doveva mantenere il suo ruolo di impiegato modello, no?
Mi misi a cazzeggiare allegramente, leggendo qualche passaggio dei miei libri di Foer, in modo da non farmi trovare impreparata nel caso Liam mi avesse interrogata a riguardo e mi feci pure una doccia, giusto per passare il tempo, mentre ascoltavo Taylor Swift ballando.
Il tempo passa più in fretta quando eviti di guardare l’orologio e quando ti fai i cazzi degli altri su facebook o su internet in generale e Bess verso le quattro di pomeriggio passò da casa mia, visto che pure lei non aveva voglia di fare granché quel giorno.
-B, ma tu non hai niente da fare oggi?- le chiesi, mentre stavamo sdraiate sul mio letto a fissare il soffitto decorato della mia stanza.
-No, direi proprio di no. Non mi vuoi qui a tenerti compagnia, finché cosino non ti chiama?-
Detestavo quando mi rispondeva ad una domanda con un’altra domanda, ma che atteggiamento a stronza è? Sbuffai.
-Primo, certo che ti voglio; secondo, non chiamare il mio Liam Payne “cosino”; terzo, non ti vorrà di più Jack, il tuo fidanzato?- le dissi, facendo un po’ la stronza pure io. Non mi andava che stesse lì a rompermi le palle prendendomi in giro visto che Liam ancora non si era fatto vivo e magari a dirmi che ero stata una tonta a fidarmi di un libraio. Ma era la mia migliore amica.
-Oh, io e Jack ci siamo lasciati- mi disse, alzando le spalle. Rimasi a bocca aperta. Non era possibile, non di nuovo!
-Oh, B, mi dispiace un botto! Non lo sapevo! Potevi dirmelo subito!-
-Selene, lo sai meglio di me, entro domani sera staremo di nuovo insieme, saremo nella sua camera da letto e il resto è storia. Piuttosto, troviamo il numero del libraio e vediamo di dargli una svegliata, non ho voglia di stare tutto il pomeriggio a fare niente in casa tua.- disse, allungandosi verso il mio portatile appoggiato sul letto. La fermai.
-Bess, non faremo nulla di illegale o particolarmente da stalker. Rimarremo qui, con il mio telefono accanto e la suoneria al massimo. Però ti concedo di guardare America’s next top model.- decretai, visto che proprio non mi andava di passarci ulteriormente da psicopatica e persecutrice, non più di quanto fossi già sembrata quella mattina con il caffè.
-Vada per America’s next top model, ma dimmi una cosa, hai paura che chiamandolo possa non risponderti o dirti che non ne vuole sapere, giusto?-
Da quando Bess era diventata perspicace e profonda? Dov’era la mia amica, quella che se ne fregava dei non ricchi, o meglio, di tutti tranne che di se stessa? Sospirai, guardandola con aria affranta.
-Nel caso in cui chiami, sarò sicura che l’ha fatto perché ne aveva voglia, no?- buttai là, consapevole che l’orgoglio di Bess non sarebbe stato d’accordo.
-E se non chiamasse?- mi chiese, questa volta con uno sguardo davvero preoccupato per me. Mise una mano sulla mia e rimanemmo a guardarci un attimo in silenzio, sdraiate l’una accanto all’altra.
-È una possibilità che non mi va di prendere in considerazione.
 
Ok, alle sette il bel tipetto non aveva ancora chiamato e Bess si era appisolata dopo aver passato una buona ora al telefono con Jack, gridandogli tutti gli insulti di questo mondo per concludere con un bel “Ti amo anche io, stronzo!”. Tipico di loro due.
Bess s’era sdraiata accanto a me nel letto e io con molta pazienza, anche se erano quasi le dieci di sera, aspettavo quella dannata telefonata, leggendomi per l’ennesima volta “Molto forte incredibilmente vicino”. Dannata dipendenza dai libri.
Alle undici decisi di andare a letto, ma senza darmi per vinta. Sono una Fisher-Lewis, non una qualsiasi Julia Smith!

 
Salve a tutte, grazie mille a chiunque legga,
mi fa piacere che vi fermiate a dare ascolto alle mie storielle :)
So che questo è solo un capitolo di transizione,
ma prometto che il prossimo sarà molto più soddisfacente!
Recensite, diffondete la voce, mettete fra i preferiti :)
Un bacione e un abbraccio a tutte quante
LA
 

"OH MIO DIO!"


 

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Capitolo 5
*** E' una minaccia? ***


5. “È una minaccia?”

 
Lunedì mattina. Era ricominciato il semestre e avevo una voglia di tornare sui banchi di scuola pari a zero. Letteralmente, non avevo nemmeno tanta benzina nella macchina! Appena svegliata, mi ero dovuta lavare i capelli, perché non so e non voglio sapere cosa li aveva fatti diventare oleosi e repellenti nel giro di una notte. Per di più il phon che usavo normalmente aveva deciso di darmi forfait e mi ero dovuta rassegnare ad utilizzare quello piccolo e rosa da viaggio, che avevo comprato qualche mese prima più per capriccio che per necessità. Risultato: ci avevo messo quaranta minuti ad asciugarmi tutti i capelli, sottraendoli alla colazione e alla scelta delle scarpe. Grazie al Cielo nella mia scuola si portava la divisa, quindi non mi ero dovuta preoccupare dell’abbigliamento: la solita vecchia e barbosa camicetta/maglietta bianca + giacchetta di lana blu con lo stemma dell’istituto + gonna a pieghe con fantasia scozzese verde scuro e blu, come la giacchetta. Non era proprio orrenda, ma avevo sicuramente qualcosa di meglio nel mio armadio!
Insomma ero uscita in fretta e furia, legandomi i capelli in una coda scomposta e mi ero messa al volante, saltando vari semafori rossi. Non era la prima volta che facevo tardi e per fortuna, Bess aveva ragione, la sera prima era rimasta a “dormire” da Jack e quindi non dovevo passare a prenderla, risparmiando dieci minuti di viaggio.
La trovai a scuola, dove passò la mattinata a raccontarmi della sua nottata di fuoco, di come Jack le avesse regalato degli orecchini di smeraldo (robetta poco costosa insomma) e di come fosse stato dolce con lei scusandosi. Blablabla la solita vecchia storia, che però a me non era mai capitata. Mi domandai se mi sarebbe piaciuto avere una storia d’amore strana come quella di Bess e Jack e mi convinsi che solo a due persone assurde e piene di controsensi come loro poteva stare bene.
Insomma, quando suonò la campanella dell’ultima ora, stordita dalle continue chiacchiere della mia migliore amica, mi catapultai in macchina, di nuovo da sola, grazie alla limousine inviata a Bess da Jack e mi diressi velocemente a casa per cambiarmi.
Avrei optato per la stessa strategia del sabato, in fondo se vuoi qualcosa devi andare e prendertela, mai arrendersi, l’attacco è la miglior difesa! Ok, l’ultima massima non c’entra una mazza, ma era per fare scena. Ero del tutto determinata a piacere a Liam Payne almeno la metà di quanto lui piaceva a me.
E così sarebbe stato.
Entrai nel mio armadio senza neanche salutare mia madre, cercai gli abiti più plebei che possedevo e dopo averli indossati ed essermi ravviata un attimo i capelli (maledicendomi per avere impedito al mio parrucchiere di tagliare quei cinquanta centimetri di cellule morte) tornai in fretta in macchina e sfrecciai verso l’ormai familiare libreria del centro commerciale.
Ed eccomi lì, ancora una volta come un’imbecille, di fronte all’entrata di WHS a farmi coraggio per chiedere spiegazioni al ragazzo più assurdo e scontroso che avessi mai conosciuto. Anche il più sexy, certo.
Questa volta niente tacchi, se avesse anche solo tentato di seminarmi, con indosso le ballerine, gli sarei stata costantemente alle calcagna e tra l’altro non sarei stata due centimetri più alta di lui, piccolo inconveniente che avevo notato il sabato mattina.
Mi ci volle poco per individuare la testolina castana del mio caro Liam Payne e con disinvoltura, per l’ennesima volta, mi diressi verso di lui, più determinata che mai.
-Ciao ancora, Liam Payne.- esordii, appoggiandomi al bancone dietro il quale stava armeggiando.
Alzò di scatto la testa, senza però mostrare segno di sorpresa, gioia, rabbia o, perché no?, terrore. Solo quella stramaledetta indifferenza.
-Ciao di nuovo, Selene Fisher-Lewis.
-Non mi chiedi perché sono qui?- gli dissi, sorridendo e osservando cosa faceva dietro al bancone. Stava riponendo in un quadernone di cuoio vari francobolli.
-Suppongo che me lo dirai lo stesso, quindi ti prego, illuminami.- rispose con poco entusiasmo.
-Adoro i francobolli.- dissi sovrappensiero, ammirando i disegni che decoravano i francobolli che Liam aveva fra le mani. Poi alzai lo sguardo e finalmente lo colsi con un misto di sorpresa ed interesse negli occhi, che mi fece sorridere.
-Sei qui a comprare francobolli?- mi chiese, piuttosto contraddetto. Sorrisi in maniera più maliziosa.
-Direi di no, sono qui per chiederti cosa ci fai con il mio numero se non mi chiami.- dichiarai con molta naturalezza, piegando leggermente da un lato la testa, in modo da garantire ai miei bei capelli biondi di compiere la loro magia.
Lo sguardo di Liam Payne indugiò un attimo fra le mie ciocche, prima di tornare al mio viso e alla sua naturale indifferenza.
-Non sarai un pochino insistente, Selene Fisher-Lewis?- disse, socchiudendo gli occhi. Mmh, sopracciglia. Mi morsi un labbro.
-Sei tu che fai il difficile. Mi sembrava di essere stata chiara, non puoi permetterti quello sguardo giudicatore se prima non mi concedi una chance e il mio numero era il mezzo per concerdermela, Liam Payne.- gli feci notare, facendo scomparire il sorriso dal mio viso.
Liam annuì, consapevole che a questo giro avevo ragione io.
-Sei una che non si dà affatto per vinta, Selene Fisher-Lewis.- commentò, prendendo il suo telefono dalla tasca e appoggiandolo sul bancone, accanto ai francobolli. Annuii soddisfatta. Stava per cedere.
-So quello che voglio. Non credi che sia l’ora di smetterla di chiamarci per nome e cognome? Solo mia madre quando è incazzata mi chiama per intero.- aggiunsi, annoiata dal sentir ripete il mio stupido cognome da ricca, quasi fosse un insulto.
Liam annuì, -Direi che si può fare. Dunque, ricapitolando, se ti chiamo e fisso un’uscita con te, poi non mi scoccerai più mentre lavoro, né mai?-
Sorrisi, avevo naturalmente un asso nella manica. Ricordate? Tutto il discorso sulla determinazione dei Fisher-Lewis? -Sempre che non riesca a farti innamorare di me.
E a quel punto, l’indifferenza di Liam Payne cominciò a cedere. Lo vidi aggrottare la fronte e squadrarmi da capo a piedi, ma non nella solita maniera negativa. Stava in un certo senso valutando la situazione e domandandosi, molto probabilmente, se potesse davvero accadere quello che stavo profetizzando.
-E sia. Ti chiamerò. Ma ora lasciami lavorare, d’accordo? Io non ce l’ho tutto il tempo libero che hai tu, Selene!- mi disse dopo quello scanning. Sorrisi trionfante e traboccante di gioia. Avrei avuto il mio fantomatico appuntamento! Evviva! Non vedevo l’ora che mi chiamasse.
-D’accordo, allora buon lavoro! Ciao, Liam!- lo salutai e mentre stavo uscendo sentii il cellulare vibrare nella tasca dei jeans. Sorrisi e ridendo risposi.
-Ti rendi conto di quanto sia stupido farti chiamare, quando sei venuta fino al mio posto di lavoro a rompermi le palle per un appuntamento?- disse Liam, mentre mi voltavo a guardarlo sorridente dall’uscita.
Si ostinava a mantenere la sua espressione indifferente, ma le cose sarebbero cambiate.
-Mi pare una cosa superflua da dire al telefono, quando mi chiedi di uscire?- ribattei, ancora sorridente, ancora ferma nella mia posizione. Liam scosse leggermente la testa con disappunto come a dire “Cosa devo fare con te?”.
-Quando ho tempo.
Risposta accettabile.
-Non farti attendere troppo, o piomberò di nuovo qui.
-È una minaccia? –
Ed ecco che aggrottò di nuovo la fronte, intento a capire cosa intendessi davvero.
-Vedi un po’ tu. A presto, Liam Payne.- risposi, mantenendo il mio sguardo fisso nel suo.
-Non avevamo smesso la cosa del nome e cognome?- mi chiese, ma avevo già chiuso la chiamata.
Un pizzico di mistero non fa mai male.

 
So, questo è il nuvo capitolo, finalmente c'è un qualche risvolto 
nel prossimo ci sarà un altro risvolto, molto più succulento!
Sorry se è così corto, come annunciai nel primo capitolo
la storia è più o meno composta da tutti capitoli brevi,
cercherò comunque di postarne degli altri,
così da non lasciarvi in sospeso troppo a lungo!
Commentate, mettete fra i preferiti, condividete con le amiche!
Un bacio
LA

 
 
"Stavo valutando la situazione, domandandosi, molto probabilmente, se potesse davvero accadere quello che avevo profetizzato"

"sorrisi, avevo naturalmente un asso nella manica!" SWAG!

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Capitolo 6
*** A lovely surprise ***


6. A lovely surprise

 
Adesso affrontare la settimana sarebbe stata un pacchia, con la certezza che Liam mi avrebbe chiamata pur di non avermi più fra i piedi a lavoro. Non so se fosse un a cosa positiva, insomma aveva ceduto a quella che da parte mia era stata davvero una minaccia. Non era affatto nel mio stile minacciare i ragazzi per poterci uscire, di  solito dovevo convincerli a fare il contrario invece!
Questa faccenda si preannunciava come la mia più complicata e insolita faccenda amorosa ed ero follemente curiosa di vedere come sarebbe andata a finire. Meglio se non fosse finita, a pensarci bene.
Mandai un messaggio a Bess per informarla di come erano andate le cose, ma non mi aspettavo che rispondesse tanto presto, considerato che era con Jack.
Mi concessi dunque un giro al parco, prima di rientrare nella mia casa desolata.
Certo, era stupendo avere una villa così grande non lontano dal centro chic di Philadelphia, ma il fatto di doverci abitare praticamente da sola era piuttosto deprimente.
Mia madre e mio padre avevano divorziato quando ero molto piccola, non me ne ero neanche resa conto al momento. Un giorno mio padre era in salotto sulla poltrona a leggere il giornale e il giorno dopo non c’era più. Forse gli ho anche detto addio, ma non ne ho memoria. . . tra l’altro in questi dieci e passa anni trascorsi dal loro divorzio, io e mio padre ci siamo visti quattro volte a dir troppo.
Mio fratello non viveva con noi da molto tempo ormai. Mi mancava tantissimo.
E mancava tanto anche a mia madre che nonostante tutto, nonostante il mare di emozioni che provava, si impegnava a non far trasparire nulla. La donna di ghiaccio la chiamavano i giornali e i recensori della sua galleria d’arte. Perché era questo il lavoro che teneva mia mamma lontana da casa almeno quattro giorni a settimana se non di più. Aveva una famosa galleria d’arte nel quartiere più in di Philadelphia e viaggiava spesso per andare in giro per il mondo a scovare nuovi artisti e nuove opere d’arte assurde. Alcune erano veramente brutte, lo ammetto, ma altre erano la fine del mondo e non potevo non invidiare mia madre per quei suoi innumerevoli viaggi.
 
Guardai le papere che sguazzavano felici nel lago artificiale, i bambini che andavano in altalena (vedete? Non li odio tutti, i bambini!) e infine, dopo aver stazionato su una panchina al freddo al fine di assorbire quei pochi raggi di sole appena usciti in cielo, mi diressi alla mia volvo e me ne tornai a casa. Ero piuttosto nostalgica a quel punto. Tutto mi ricordava vagamente la mia infanzia non del tutto felice e la solitudine che mi aspettava a casa.
 
Martedì mattina non era la peggiore della settimana, per fortuna il lunedì era già passato e il sabato si faceva sempre più vicino! Insomma, la vita faceva già meno schifo rispetto al lunedì ed io ero piena di brio, tanto da farmi altamente i cazzi miei durante la lezione di Biologia della terza ora, continuando a rimirarmi nello specchietto che tenevo accuratamente nascosto dentro al mio astuccio.
Era un’arma segreta che mi era stata più volte utile negli ultimi anni di scuola.
Il bello della mia prof di Biologia era che mi adorava. Letteralmente. Non avevo bisogno di spaccarmi la schiena più di tanto, perché fortunatamente detestava interrogare e quindi ci faceva dei periodici test scritti, nei quali più scrivevi più alto era il voto e non so quali fossero gli altri parametri, visto che in classe mia c’erano due ragazze asiatiche con voti decisamente più alti dei miei in tutte le altre materie, tranne che  in Biologia, dove riuscivo sempre a prendere più di loro. Una piccola soddisfazione personale.
Avevo la convinzione di essere simpatica alla prof Mary Murges per un fattore del tutto differente dalla mia intelligenza e dalle mie capacità scolastiche.
Quando ero al primo anno, giravano varie voci sulla prof di Biologia pazza, che era stata cacciata dalla NASA per un incidente con dello smalto e che se ti mettevi un tailleur nero con camicia bianca, orecchini pendenti e smalto rosso per l’interrogazione, ti metteva una A- assicurata, se avevi anche i capelli in ordine, la A diventava permanente. E così era successo a me, che per non saper né scrivere né leggere (è un detto, io so scrivere e leggere, non fraintendetemi) avevo deciso di seguire le istruzioni delle voci di corridoio e in mezzo alla strage di F della prima interrogazione, spiccai con una bella A-.
Alla facciaccia di quelle che a vedermi in tailleur mi avevano preso in giro. BENE, stronze!
Certo, poi mi ero beccata un’ammonizione disciplinare per non aver indossato la divisa, ma intanto avevo una A in Biologia assicurata per tutto il liceo!
Insomma, le lezioni di Mary Murges erano l’ultimo dei miei problemi al momento, per cui, quando iniziò a vibrarmi il cellulare nella tasca del blazer, non mi feci tanti scrupoli nel chiedere di uscire per “andare al bagno”.
-Chi caz. . .spiterina è che mi chiama al cellulare durante la mattina? Non lo sai che ho diciassette anni e vado a scuola?!- esclamai, rispondendo alla chiamata dal bagno delle ragazze, che stranamente era deserto.
-No, effettivamente non lo sapevo, io ne ho diciotto.- disse la voce maschile all’altro capo del telefono.
O cazzo. Non poteva essere. Rimasi in silenzio a guardare con gli occhi strabuzzati il display del cellulare.
Numero sconosciuto. Non poteva essere.
-Potrei sapere con chi parlo?- domandai, con quanta più calma potessi. Era difficile rimanere con i nervi saldi, quando all’altro capo del telefono c’era il libraio più sexy di tutta Philly!
-Sono Liam Payne, l’impiegato modello di WHS- mi informò Liam con la sua voce profonda e monotòno.
Riuscii a stento a trattenere una risatina isterica, ma non riuscii ad evitare il saltello euforico che la accompagnava di solito.
-Oh, ciao.- risposi nervosa , - Anche se hai diciotto anni, non dovresti essere a scuola pure tu?- gli domandai nuovamente, sorridendo fra me e me immaginandomi un fichissimo Liam Payne con la divisa, che passeggiava per il cortile della sua scuola.
-Sono a scuola, infatti, ma ho un’ora di buco e ho pensato di levarmi il dente il più in fretta possibile.- fu la risposta.
Mi ero infilata nel bagno più vicino e visto che non c’era nessuno, mi misi a mio agio, guardandomi tranquillamente allo specchio sopra il lavandino. Ci fu un breve silenzio, dopo che Liam ebbe parlato. Uno di quei silenzi assurdi, tipici del Libraio. Stavo iniziando a stufarmi di quei silenzi. Prima o poi glielo avrei fatto presente.
-Non è tanto carino che tu mi paragoni ad un dente dolorante e che paragoni la nostra uscita ad un appuntamento dal dentista.- dissi, un po’ contrariata. Nessuno mi aveva mai paragonata a cose tanto sgradevoli e c’ero rimasta male.
-Non era fra le regole l’essere gentili, mi sbaglio?- mi fece notare, con una punta di acidità nella voce.
All’improvviso, mi venne in mente che molto probabilmente Liam non frequentava affatto una scuola privata e la fantasia sullo scolaretto sexy sfumò dalla mia mente.
-È la prima regola di chiunque, caro Liam Payne.- risposi prontamente.
“Bene! Prendi questo strike, Libraio dei miei stivali. Continua a fare lo stronzetto, vedrai come ti tratto io!” pensai, infastidita dal suo atteggiamento indisponente. Non mi andava giù quell’aria strafottente che Liam aveva nei miei confronti.
-Touché. Dunque, a quando il nostro rendévouz?- mi disse, eclissando il mio appunto sulle buone maniere.
Stetti un attimo in silenzio, ripassando i miei impegni settimanali, ma Liam travisò quella pausa, -Vuol dire “appuntamento” in francese.- mi fece presente. Che stronzetto.
-Guarda che lo so, frequento il terzo anno del corso di Francese, impari come flirtare alla fine del primo, ma chérie- ribattei, visto che mi dava sui nervi mi considerasse molto più tonta di quanto non fossi veramente.
-Stavo pensando a quando ho tempo libero: ho gli allenamenti di lacrosse il lunedì e il venerdì, il club del giornalismo il giovedì, ma per il resto sono libera!- conclusi, iniziando ad arricciarmi una ciocca intorno all’indice.
-Io lavoro il lunedì, mercoledì e venerdì, più il sabato. Mi sa che non si può proprio fare.- disse, con finto rammarico nella voce.
-Attento, Liam Payne, ci passi davvero da stronzo a rispondere così!- cantilenai, - E comunque, la riunione di giornalismo dura soltanto un’ora. Sarò libera dalle cinque. Tutta a tua disposizione!- gli dissi con soddisfazione, adesso non poteva più scaricarmi. Bene, stronzetto. Chi è più stronzetto adesso? Devo smettere di dire stronzetto.
-Allora è andata. Dove ci troviamo?- continuò, senza fare un commento che fosse uno sull’insulto che gli avevo rivolto. Sorrisi soddisfatta ed eccitata: la nostra uscita si avvicinava sempre di più!
-Direi che potremmo incontrarci al parco vicino al centro commerciale, hai presente dove c’è la statua di Ben Franklin?- proposi, visto che era il luogo più neutro che mi fosse venuto in mente e considerato anche che adoravo passeggiare e la vista dalla collina su cui era situato il parco era magnifica.
-Ho presente. Ci troviamo lì alle cinque e mezza, così hai il tempo di arrivare da scuola.- concluse lui e me lo immaginai mentre annuiva e stringeva le labbra. Ancora non l’avevo visto neanche una volta sorridere, ma sapevo che sarebbe stato straordinario.
Ci fu l’ennesimo supersilenzio. Possibile che non passasse nessuno a fare schiamazzi né nel bagno delle ragazze né nel luogo in cui si trovava adesso Liam? Assurdo.
-Allora a giovedì.- disse poi, rompendo il fantomatico silenzio.
-A giovedì, Liam Payne.- risposi, annuendo a me stessa nello specchio, lanciandomi uno sguardo molto intenso che, pensai, avrei dovuto riciclare per Liam il giorno dell’appuntamento.
-Okay.- aggiunse nuovamente e me lo immaginai ancora mentre storceva la bocca nella cosa più simile ad un sorriso che potessi ideare.
-Okay.
Chiusi la chiamata e mentre tornavo in classe digitai in fretta un messaggio a Bess, che aveva lezione di Algebra al momento. “Mister Impassibile ha chiamato durante l’ora di Bio, ci siamo accordati per giovedì. Evita di pedinarci. S.”

 
Hello everybody!
Finalmente il nuovo capitolo, spero che vi piaccia e che vi soddisfi almeno per adesso.
Mi è stato fatto notare che i capitoli erano troppo corti e così
ho tentato di rimpinzare questo più che potevo,
Spero di essere riuscita a migliorare un po'.
E che i personaggi e lo sviluppo che sta prendendo la storia
vi piacciano :)
commentati e mettete fra i preferiti,
grazie a quelle che già lo fanno :)
un bacione grande,

LA
 



"Non lo sai che ho diciassette anni e vado a scuola?!"

 

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Capitolo 7
*** Da big date ***


7. DA BIG DATE

 
Ok, per tutta la settimana, fino al giovedì, avevo tentato in tutti i modi di non pensare al mio appuntamento con Liam il Libraio, ma sembrava fosse inevitabile. Ogni programma in tv, ogni personaggio dei libri, ogni sconosciuto per le strade di Philadelphia sembrava avere qualcosa che lo accomunava a lui.
Non era stato facile resistere alla tentazione di tornare da WHS per guardarlo ancora interagire amabilmente con clienti che non fossero me. E ancora più difficile era stato trattenermi dal mandargli un messaggio su Whatsapp, cosa che avrei quasi avuto il diritto di fare. Quasi.
Non mi sembrava decisamente il caso di forzare la mano con quel bellimbusto, non più di quanto non avessi già fatto.  Certo, avevo un appuntamento con lui, ma l’avevo dovuto praticamente ricattare per ottenerlo e lui non era sembrato troppo entusiasta all’idea di passare con me un’oretta quel giovedì pomeriggio.
Il mio obiettivo adesso era quello di non sembrare troppo una snob e soprattutto di farlo sorridere. Almeno una volta avrei voluto vederlo sorridere tranquillo, divertito, a suo agio. E non con quell’espressione apatica sul viso, che lo faceva sembrare sempre e comunque uno stronzetto.
Avrei dovuto salvarlo con quel nome sul mio cellulare, invece che sotto il titolo di “Libraio Sexy”.
Bess mi aveva accompagnata alla riunione di giornalismo e poi a casa, per consigliarmi cosa indossare.
Come avevo fatto per portargli il caffè, avevo in mente di scegliere fra la gamma di abiti “non da ricca” che stavano appesi nel mio guardaroba.
-Che ne dici di un giacchetto di jeans? Quando passo in città in macchina, ci sono sempre un sacco di ragazze che li portano! E anche dei ragazzi, potrebbe andare, no?- disse Bess, tirando fuori una serie di giacchetti e appoggiandoli sul letto. Li osservai pensosa.
-Voglio non sembrare ricca, ma voglio anche che lui non lo capisca, mi capisci?- tentai di spiegare a Blair, sbuffando e torcendomi una ciocca di capelli intorno all’indice. Dio, a volte mi sembravo stupida da sola. . . forse è vero che l'amore rimbecillisce. . . sbuffai.
-Lo sai che sei adorabile quando fai così? Se ti capita, oggi pomeriggio con il signorino Pain, fallo questo giochetto dei capelli.- fu la risposta, del tutto insoddisfacente, ma molto dolce della mia migliore amica.
Continuai ad osservare i vestiti, scartando a piè pari gli abiti lunghi e quelli con delle pietre preziose incastonate. Sarebbe stato un bello spettacolino arrivare al parco con un abito di Prada cosparso di smeraldi. Epico.
-S, ho trovato cosa devi indossare. Devi assolutamente metterti questo!- esclamò ad un tratto Bess, estraendo un abitino di jersey senza tante pretese.
-Mi ero scordata di possederlo! È l’unica cosa che mi ha mai comprato Eric. La prima volta che siamo usciti a fare shopping insieme, lui era all’ultimo anno di liceo e io ero in terza media. Non aveva tanti soldi e voleva comprarsi un videogioco, ma poi decise che mi avrebbe fatto un regalo ed eccolo qua.- dissi, ricordando quanto tempo era passato dall’ultima volta che avevo visto il mio fratellino.
-Ma di che marca è? Non credo di aver mai visto una fantasia simile nelle vetrine di Philadelphia- commentò Bess, osservando bene l’abito che aveva catturato la sua attenzione.
-È una sciocchezza di Forever21. Una sciocchezza piuttosto azzeccata devo dire.- commentai, prendendo in mano il vestito in jersey, decorato con ghirigori colorati.
-E poi ti metterà di sicuro in risalto le tette!- aggiunse la mia amica, facendomi scoppiare a ridere.
*Lo so che è surreale che le stia ancora un vestito di tipo 3 anni prima, ma fa parte della finzione e surrealità tipica delle ff quindi non commentate su questo punto.*
 
Finii in fretta e furia di prepararmi e poi accompagnai Bess a casa, visto che era sulla strada verso il parco. Non ce la potevo fare, mi stava andando il sangue al cervello, il cuore mi batteva all’impazzata e poi cominciarono a venirmi in mente tutte le cose che sarebbero potute andare male. Sarebbe stato un fiasco assoluto, me lo sentivo. Come minimo un piccione avrebbe fatto il nido fra i miei capelli, o sarei finita dritta dentro allo stagno. Sarebbe stato il peggiore appuntamento della mia vita.
E mentre mi facevo tutte queste belle seghe mentali, parcheggiai e mi avviai in preda al panico alla tanto familiare statua di Benjamin Franklin.
Lui era lì. Liam Payne era arrivato in perfetto orario, forse anche in anticipo e stava leggendo la targa sotto alla statua. Ero così bello tutto concentrato sull’iscrizione. Lo osservai un attimo prima di interrompere i misteriosi pensieri che gli stavano attraversando la mente in quel momento. Aveva i capelli sistemati con il ciuffo all’insù, la barba un po’ incolta, ma non trasandata. Sotto il giacchetto indossava una camicetta a quadri abbottonata fino a metà petto che lasciava intravedere la canotta bianca e metteva in risalto il suo bel fisico. Fu ardua non imbambolarsi completamente di fronte a tutto quel ben di Dio!
 -Quando ero piccola questo era il mio posto preferito in tutto il mondo.- esordii, sorprendendolo da dietro. Liam fece un salto e si ricompose subito, voltandosi verso di me, con un lievissimo sorriso sulle labbra.
-Ciao, Selene- mi salutò, lanciando un’ultima occhiata alla targa. Perché non mi chiedeva il motivo della mia scelta riguardo al posto preferito? Mi era sembrato uno spunto di conversazione carino, quasi intelligente lì per lì, ma evidentemente mi ero sbagliata.
-Hey. – risposi, osservando anche io la scritta tanto familiare. Rimanemmo un attimo in silenzio, poi decisi di comunicargli i miei pensieri, anche se non me lo aveva chiesto.
-Mio padre ha vissuto con noi solo fino al mio sesto compleanno. E nei weekend, quando non lavorava, cosa decisamente rara, dopo essere passati in chiesa, accompagnava me e mio fratello qui e ci lasciava correre dappertutto mentre giocavamo a essere indiani.- raccontai, perdendomi nei ricordi.
Non ne avevo molti assieme a mio padre, solo quelle domeniche mattina. Una giacca, una cravatta. Il gelato prima di pranzo, segreto fra noi tre, mai rivelato a mia madre. Un ginocchio sbucciato. Le foglie fra i capelli. Una panchina. Ma era tutto confuso.
-Ho sentito parlare di tuo padre, vive sulla West Coast adesso, giusto?- fu l’unico commento di Liam.
Annuii malinconica. Non ero mai andata a trovarlo era venuto lui in quelle rare occasioni in cui ci eravamo rivisti.
-Si occupa di investimenti?- mi domandò ancora Liam.
-Non so bene di cosa si occupi, non ci parliamo da moltissimo tempo.- risposi, ma la mia tristezza al pensiero non sembrò scalfire minimamente Mister Impassibile.
-Allora, che vuoi fare?- mi domandò finalmente Liam, dando segni di vita.
-Direi che potremmo farci una passeggiata finché c’è il sole.- proposi. Al parco non c’è molto da fare, se non andare in bicicletta- non avevamo biciclette-, andare in altalena-poco pratico con un vestitino come il mio-, dare da mangiare alle papere- non avevamo il pane. L’unica possibilità rimasta era per l’appunto il passeggio.
Sarebbe stata una cosa davvero strana se Liam non si fosse sciolto e non avesse iniziato a fare la persona normale, perché io potevo chiacchierare tranquillamente del più e del meno fino ad un certo punto. Le ciance senza significato tra l’altro di solito non fanno un bell’effetto e io volevo fare un bell’effetto.
Ci incamminammo sempre in un rigoroso silenzio mentre tentavo con affanno di trovare qualcosa di carino da dire che lo spronasse ad essere più eloquente.
-Hai detto di avere diciotto anni, frequenti l’ultimo anno?- chiesi, per vedere di farlo parlare un po’ di sé. Su tutte le riviste che Bess mi faceva leggere c’era scritto che agli uomini piace ascoltarsi, ma se l’uomo in questione è un potenziale ex-sordo come si fa?
-Sì, non sono mai bocciato, se è questo che intendevi insinuare.- mi rispose già inacidito. Permalosetto il ragazzo!
-Non intendevo assolutamente questo! Speravo di sapere magari che progetti hai per il prossimo anno o in che scuola vai, magari conosco qualcuno che la frequenta.- obiettai, visto che evidentemente Liam mi faceva davvero più stronza di quanto non pensassi.
-Per l’anno prossimo ho fatto domanda in varie università, qui alla Saint Joseph, alla Columbia, alla Brown. . . vorrei frequentare Lettere Moderne, ma devo studiare come un matto per tentare di ottenere una borsa di studio. Nel caso mi dovessi pagare il college da solo non basterebbero dieci anni come impiegato da WHS.- mi disse, in un eccesso di normalità. Annuii comprensiva per tutto il tempo che parlò, ascoltando avida la sua voce e le sue parole.
-Mia madre ha dei contatti alla Brown, anche lei è andata là, magari posso sentire se potrebbe esserti d’aiuto in qualche modo.- dissi, ripensando a tutte le conversazioni avute con mamma riguardo al fatto che avrei dovuto assolutamente frequentare la Brown perché era una tradizione e blablabla.
-Non voglio sfruttare nessuno, mi piace riuscire a guadagnarmi le cose con le mie forze.- mi rispose Liam, con una punta di risentimento nella voce.
-Non intendevo che ti avrebbe fatto entrare agile, pensavo di più al mettere una buona parola per te o al farti ottenere un colloquio prima degli altri o robe del genere, non me ne intendo molto. Ma considera che mia madre è una che adora le regole, quindi non le salterebbe mai in mente di farti un favore del genere se non fosse sicura di rispettarle e che tu ne vali la pena.- dissi, visto che Liam sembrava pensare che volessi imbrogliare il sistema in qualche modo, cosa che non mi passava neanche per la testa. Ma per chi mi aveva presa?
-Ah, ecco. E tu invece che vuoi fare dopo il liceo?-
-Wo! Addirittura una domanda su di me? Su quello che mi piace? Signor Liam Payne, che cambiamento drastico!- esclamai, sorridendo, visto che da quando ci avevo parlato la prima volta non mi aveva mai chiesto nulla sul mio carattere o sui miei gusti, nemmeno sul caffè.
Liam si bagnò le labbra con la lingua e guardò via da me, accennando un sorrisetto. Ce la stavo per fare! Ero a tanto così al completare la “missione sorriso”!
-Allora? Non rispondi?- insistette, lasciando in secondo piano la questione che riguardava lui. Lo guardai di sottecchi, continuando a sorridere, contenta di quell’attenzione.
-Vorrei fare la giornalista, una di quelle inviate speciali che si occupano degli scandali politici, come le rivolte o i crolli della finanza.- ammisi, sentendomi arrossire. Era il primo a cui confessavo questa ambizione. Nemmeno Bess lo sapeva, nemmeno Eric.
Liam annuì pensoso, osservando il paesaggio, per poi tornare al mio viso con i suoi occhi color nocciola.
-E perché mai? Insomma suppongo che tu abbia abbastanza soldi per fare qualsiasi altra cosa, la critica d’arte, la stilista, la mantenuta!- commentò. Finalmente notai una punta di curiosità nel suo sguardo.
-Hey! Ma come ti permetti? Solo perché sono una femmina vorresti insinuare che dovrei voler fare lavori del genere?! – mi lamentai, fermandomi e poggiando le mani sui fianchi, come segno di protesta, -Come hai detto tu poco fa, signorino, anche io voglio farcela con le mie forze. Questi “lavori” che hai elencato, tra l’altro la mantenuta non è neanche un lavoro, non hanno niente che non vanno, ma voglio fare qualcosa che conti. Qualcosa che nella mia famiglia nessuno ha mai fatto. Voglio occuparmi di cose importanti.- dissi, mantenendo il mio sguardo fisso in quello di Liam. Notai una scintilla inaspettata in quegli occhi e ne fui estasiata. Sentivo che il momento del sorriso che tanto agognavo non avrebbe tardato più di tanto.
-Lo sai che i giornalisti non guadagnano tanto?- mi chiese, mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni beige.
-Lo sai che sei davvero antipatico quando fai così? Perché pensi che mi interessino tanto i soldi? Solo perché la mia famiglia è ben agiata, non significa che questo rappresenti tutto. I soldi non comprano la felicità.- dissi decisamente infastidita, lasciandolo impassibile come sempre. –E scusa per la frase finale poco originale.- aggiunsi, visto che decisamente dire “I soldi non comprano la felicità” è tanto banale come dire “La guerra è una cosa brutta”.
-Non volevo essere scortese. Mi dispiace. È che mi sembri proprio quel genere di persona che pensa di avere tutto solo perché ha i soldi.- disse molto tranquillamente Liam, lasciandomi senza parole. Come riusciva a dire certe cafonate e definire me stronza?
-Be’, non lo sono. Se solo non avessi questa idea fissa, forse lo capiresti. Mi fa tanto l’idea che ormai che ti sei fatto quest’impressione di me, tu non sia tanto disposto a cambiarla.- dissi, senza tanti peli sulla lingua, ma mantenendo comunque il mio caro contegno.
-Purtroppo sono un tipo deciso, diciamo pure testardo, se penso qualcosa difficilmente cambio idea, per l’appunto. Mi dispiace se ti ho offesa.
Liam non sembrava mai essere a corto di parole. Peculiarità affascinante e snervante al tempo stesso. Non parlava molto, a volte se ne stava zitto, ma si capiva che in quei casi non era perché non aveva nulla da dire, ma perché non voleva proprio parlare.
-Dammi davvero la possibilità di farti cambiare idea, ti prego. Non lasciarmi andare via con una così pessima impressione di te. So che non sei così pessimo.- risposi, sorridendo nella maniera più dolce che conoscessi, stringendomi nelle spalle. Era incredibile come i nostri sguardi fossero ancora incatenati l’uno all’altro.
Liam sospirò. –Perché ti importa così tanto di farmi cambiare idea? Perché speri così tanto che io sia diverso da come sembro?- mi domandò infine, stringendosi anche lui nelle spalle.
Il mio sorriso divenne più grande, -Be’, suppongo che le due cose siano legate. Tu pensi male di me e a me dispiace, so dunque come ci si sente ad essere giudicati in maniera sbagliata e non voglio che tu ti senta come me. Tutto qui.- risposi sincera, -Non so se ti torna il discorso- aggiunsi. Con nessun avevo mai avuto una conversazione simile, era la prima volta che pensavo così tanto a cosa dire ad un ragazzo.
Il Libraio sembrò soppesare attentamente le mie parole. Strinse le labbra e sembrò convincersi di qualcosa, perché annuì fra sé e sé.
-Direi che è un bel pensiero e che è un primo passo verso un mio nuovo giudizio.- disse infine, avvicinandosi a me per riprendere la passeggiata. 

 
Gente, scusatemi tanto se ho pubblicato così in ritardo,
non ho proprio avuto tempo la scorsa settimana. . .
spero che questo capitolo vi piaccia e che vi farà venire voglia di commentare.
Un caloroso grazie alle dolci anime che l'hanno già fatto!
Un bacione grande,
LA


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Capitolo 8
*** The call ***


8. THE CALL
-Ok, direi che adesso devo proprio andare.- dissi, visto che stava facendo buio e dovevo leggermi tre capitoli di Letteratura.
Io e Liam avevamo camminato per tutto il pomeriggio, fermandoci occasionalmente a guardare le papere o i bambini che se ne andavano dal parco a poco a poco. Non era stato l’appuntamento peggiore della mia vita, ma era sicuramente stato il più strano. Insomma avevamo parlato per quasi tutto il tempo, ma i silenzi inquietanti non erano mancati.
Avevamo parlato di libri e di professori, di Bess e di un certo Niall, amico di Liam. Era stata una conversazione molto proficua per certi versi, ma molto carente per certi altri.
Liam non era il tipo di ragazzo che fa tante domande e quando glielo avevo fatto notare, si era giustificato con la scusa che è un bravo ascoltatore. Avevo sbuffato e avevo continuato  a parlare del mio corso di giornalismo.
 
-Ti accompagno alla macchina se vuoi.- mi disse. In quelle due ore che avevamo trascorso insieme si era un po’ sciolto, non era più il pezzo di ghiaccio che era alle cinque e mezza. Annuii entusiasta.
-Tu come vai a casa? Abiti da queste parti?- gli chiesi, magari avrei potuto accompagnare io lui.
-Sto sulla Madison. Vado a piedi, purtroppo mi tocca dividere la macchina con le mie sorelle.- rispose, facendo una smorfia.
-Allora salta su, ti accompagno, tanto vado da quella parte, io abito dalle parti di Chestnut Hill.- lo informai, così avrebbe saputo dove trovarmi. Che lampo di genio. Certo gli avevo anche sventolato in faccia di abitare in uno dei quartieri più ricchi della città, ma pazienza.
-Ok, se non ti costa niente. . .- disse, alzando le spalle. Sorrisi, ero lietissima di dargli un passaggio per poter trascorrere del tempo ulteriore con lui.
Il viaggio in macchina fu silenzioso, ma questa volta il silenzio generato dal suo mutismo fu meno teso, più tranquillo e rilassato. Continuai a sorridere mentre guidavo e quando mi indicò dove farlo scendere, indugiò con la mano sullo sportello.
-Sai, non è stata un’uscita proprio inutile per me.- mi disse, per la prima volta senza traccia di arroganza o antipatia o risentimento nella voce. Rimasi piacevolmente sorpresa da quel tono così diverso. . .
-Non lo so. . . spero sia così, lo spero davvero.- risposi, visto che non mi sentivo di dirgli una bugia.
Come ho già detto, non era stato l’appuntamento peggiore di sempre, ma era stato strano e non avevo idea di come definirlo. E mi sentivo particolarmente in colpa per questo. Perché avevo voluto quell’appuntamento in tutti i modi senza sapere cosa aspettarmi, ma avevo voluto a tutti i costi che uscissimo insieme e ora non era andata come mi aspettavo, era stato qualcosa di assolutamente atipico per le mie precedenti esperienze e quindi dovevo fare i conti con quello che avevo ottenuto.
-Davvero, sono stato bene. E non è stato inutile.- ripeté, guardandomi dritta negli occhi. Non riuscii a sostenere quello sguardo così pieno di interrogativi e guardai la strada davanti a me.
-Mi fa piacere e spero davvero che non lo sia stato. Ciao.- conclusi, lanciandogli una breve occhiata e un sorriso fugace.
-Ciao.- disse e chiuse la portiera dietro di sé.
 
Ed eccomi, nella mia gigantesca casa, un’altra insignificante sera, da sola. Un po’ di scatole del cinese a portar via sul tavolino da caffè di fronte a me. Una ridicola ciotola piena di gelato e biscotti (chiamatemi cicciona, non me ne fotte un cazzo lo stesso) sul bracciolo del divano e “L’amore non va in vacanza” in onda sulla tv. Ero una zitella triste. Con tutto che avevo vari spasimanti e che facevo parte di una delle cricche (oddio che termine antiquato.. ) più invidiate della città, ero una vecchia zitella triste. Mi mancavano i gatti per passare allo stadio di Vecchia Zitella Triste Gattara. Ma chissene.
Insomma, di che mi lamentavo? Avevo avuto quello che desideravo, no? Un “appuntamento” con Mr. Libraio Antipatico e lui aveva pure detto che non era stato uno spreco di tempo. Certo che non mi accontentavo di niente! Mi stavo sulle palle da sola al momento.
Non riuscivo a sopportare la mia stessa compagnia. Ma che mente da deficiente dovevo avere per non farmi andare bene l’esito di quel pomeriggio?
Stetti davanti alla televisione che blaterava dello stile di questa o quella celebrità per tutta la sera, senza sapere bene che cosa fare. Avevo provato a leggere, avevo provato a studiare (l’ultima delle mie risorse, potete ben immaginarvi quanto stessi di schifo se cercavo di studiare per distrarmi!), mi ero pappata il gelato, il cinese (il cibo, non una persona.. ahahah. NO. *latristezza*), mi ero tagliata le unghie dei piedi e mi ero pure fatta una maschera di bellezza. Niente di tutto ciò era riuscito a far mutare il mio stato d’animo. A smuovere la mia mente dalla domanda che la assillava. Cosa avevo ottenuto alla fine?
Niente. Sembrava tutto inconsistente alla fine.
Verso le 11 poi, finalmente, successe qualcosa.
Biiip. Biiip. Il mio cellulare (che avevo deliberatamente evitato per tutta la sera) lanciò due trilli annunciandomi l’arrivo di un nuovo messaggio.
Per tutta la sera ne avevo ricevuti a intervalli regolari. Non ne avevo aperto nessuno, ma potevo facilmente intuire il loro contenuto.
Di mia mamma che mi avvisava che sarebbe stata via fino al lunedì successivo. Di Jack che mi ringraziava per la dritta su Bess. Di Bess che mi chiedeva come era andato l’appuntamento.
Ero decisa ad ignorare anche quell’ultimo messaggio, ma stranamente il cellulare continuò a vibrare, rivelandomi che in realtà qualcuno mi stava chiamando. Chi cazzo mi chiamava la sera più assurda della mia vita rompendomi altamente le palle mentre mi impegnavo a fare la Vecchia Zitella??
Visto che il cellulare continuava a trillare, decisi che l’avrei preso e scaraventato fuori dalla finestra. Potevo comprarmene un altro dopotutto (*pensieri da ricca*). E poi vidi il mittente della chiamata.
-Liam?- risposi a metà fra lo stupore, l’irritato e il felice.
-Lo so che è tardi, ma non c’è bisogno di rispondere male.- disse con il suo solito tono strano.
-Ma chi ti ha risposto male!- ribattei, iniziando a sentirmi incavolata nera, senza un motivo preciso.
-Non dovresti essere a dormire? Non hai scuola domani?- mi domandò, cambiando completamente argomento. Ma chi era, mia madre?
-Entro un’ora dopo, mi manca un prof.- mi giustificai, nonostante fossi sicura di non doverlo fare. Non gli dovevo nessuna cazzo di spiegazione. Cazzo. (Dovevo smetterla di dire ‘cazzo’).
-Ah, ecco.- fu l’unico commento. Ma che problemi aveva??
-E tu che ci fai sveglio a quest’ora? Non hai scuola domani?- domandai, citando più fedelmente possibile le sue parole e il suo tono. Sentii un suono vagamente simile a una risata.
-Io ho diciotto anni però.-
Ma vaffanculo, Liam Payne, Libraio dei miei stivali! Che senso aveva quella chiamata? Che senso aveva chiamarmi in piena notte, rinfacciarmi che avrei dovuto essere a letto e poi anche che aveva diciotto anni? Chi cazzo se ne frega se hai diciotto anni, Liam Payne! Pfff!
Stetti in silenzio. Non avevo intenzione di controbattere, dopotutto dove sarei potuta andare a mirare? Dunque, stetti in silenzio. E pure lui, per qualche secondo, non parlò. Poi si schiarì la voce.
-Allora, ti domanderai perché ti chiamo così tardi. Ebbene, ho deciso che dovremmo vederci un’altra volta. Oggi avevo la testa da un’altra parte e non sono stato molto loquace.
-Come ti ho fatto notare, tra l’altro.- commentai borbottando.
-Certo, certo. Dunque, quand’è che hai tempo?- mi liquidò.
-Sabato dovrei andare a una festa con i miei amici. Al QQ, non so se hai presente.- dissi, buttando là che la mia vita era molto più mondana della sua. Stupido Libraio.
-Anche i miei amici vogliono andare là sabato sera. Possiamo trovarci un po’ prima e poi andare al QQ insieme.- disse, molto tranquillamente, senza veramente chiedermelo.
Il QQ era uno dei locali più fighi della città e in quel periodo andava molto di moda per i ragazzi della mia età passarci le serate nel weekend.
Mentre parlavo al telefono con Liam, avevo spento la televisione e mi ero messa a camminare per la casa, guardando i vari quadri appesi alle pareti e poi mi ero diretta in bagno, decisa a lavarmi i denti una volta conclusa la conversazione. Così quando Liam mi propose di andare a cena insieme, potei facilmente osservarmi mentre facevo prima una smorfia di disgusto, provocata da una rabbia repressa nei suoi confronti, poi notai spuntarmi sulle labbra un sorriso, causato dal segreto desiderio di vedere ancora Liam e di scoprire tutte le sue passioni e tutto ciò che gli passava per la testa. Infine mi guardai con disapprovazione, mentre rispondevo, -Certo. Penso vada bene. Dove ci troviamo?
-Dove preferisci mangiare?-
-Oh, io mangio tutto, decidi pure e poi fammi sapere.
-D’accordo, magari ti mando un messaggio.
-Va bene, Liam Payne. – risposi, riacquistando piano piano il buon umore.
-Dovresti smetterla di chiamarmi per nome cognome.
-Dovresti imparare le buone maniere, o più che altro dovresti imparare ad applicarle con tutti. È tardi. Vado a letto.- ribattei, alzando le sopracciglia in direzione del mio riflesso. Del tipo “Bel lavoro, Selene!”
-Brava. Ci sentiamo allora.- rispose semplicemente, facendomi arrabbiare nuovamente.
-Ci sentiamo.
Ecco che cosa non mi andava giù: non avevo ottenuto quel dannato sorriso!
 
Heeeeello everyone!
Innanzitutto buon Natale in ritardo e Buon Anno Nuovo in anticipo,
in secondo luogo
Mi dispiace un mondo di averci messo così tanto a pubblicare il nuovo capitolo
e so che mi maledirete perché non è tanto lungo.. I'm so sorry..
il prossimo vi piacerà però, sono sicura :)
Liam Payne inizia a cambiare atteggiamento,
Selene sembra meno oca.. mi sembrano buoni passi avanti, non credete?
Pubblicherò presto, ma a questo punto nell'anno nuovo!
Questo 2014 mi sa di buono, speriamo vada meglio del 2013!!
Un bacione grande grande a tutte voi che leggete e commentate!
<3 <3 <3
LA

 
 

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Capitolo 9
*** Oh, grazie tante! ***


9.”Oh, grazie tante!”
 
-Dunque, spiegami bene. Siete stati due ore a passeggio e lui ha fatto l’ameba per tutto il tempo e sembrava che non gliene fregasse un tubo di parlare con te o di starti a sentire, poi tu l’hai riaccompagnato a casa e ti ha detto che forse gli interessavi, ma tu non eri più sicura che ti interessasse e poi ieri sera, dopo aver ignorato cinque e dico cinque dei miei messaggi, ti ha chiamata e sabato uscite insieme?- mi domandò nuovamente Bess, che sembrava non riuscisse a farsi una ragione di quello che mi era accaduto in un solo giorno.
Cercai di ripercorrere mentalmente tutto quello che mi aveva detto Blair mentre camminavamo verso l’aula di Storia, poi annuii. –Sì, praticamente c’hai dato su tutto. Ma, B, il problema è che mi sento molto confusa! Pensavo che dopo ieri non ci saremmo mai più visti, avrei trovato un altro WHS dove comprare libri e caramelle e fine.- ammisi, tentando di schiarirmi le idee con l’aiuto della mia amica.
-Insomma, quando tu inizi a darti per vinta, è lui che attacca. . . bel macello!- commentò Blair, decisamente poco d’aiuto.
-Già.- concordai, sbuffando un po’, -Perché la vita degli adolescenti è un tale casino?- aggiunsi.
-Guarda, S, che ho paura che la vita non diventi mai una passeggiata. Comunque non inizieremo una discussione sul senso della vita prima di andare a lezione di Storia! Ti darò una semplice dritta su come muoverti a questo stupido appuntamento di sabato sera.- mi zittì, allungando il passo, visto che stavamo facendo tardi.
-Mh, grazie, ne ho davvero bisogno.- le dissi, visto che ero completamente fusa di cervello al momento.
-Tu presentati carina come sempre, fai la persona spontanea, sii te stessa e poi al massimo mi mandi un messaggio e io ti chiamo strillando, in modo che possa sentire anche lui, e ti supplico di venire da me al QQ. A quel punto, una volta dentro al locale, te la svigni di soppiatto e se ti scrive messaggi o roba del genere non gli rispondi e fingi che non ti sia arrivato nulla. FINE.- disse perentoria e con un’espressione piuttosto soddisfatta sul viso. La guardai male, giusto prima di entrare in classe.
-Davvero, B? davvero la prima metà del tuo discorso si basava sull’essere se stessi? Originalità portami via!- esclamai disappunto, sedendomi al mio solito posto e aprendo il libro sullo stupido concilio di Trento.
 
Per fortuna le lezioni di Storia non sembravano mai durare così tanto e potei tornare a pianificare il mio appuntamento con Liam Payne, in attesa che mi informasse con un messaggio sul luogo in cui saremmo andati  a mangiare o perlomeno sul luogo in cui ci saremmo visti.
-B, è normale che ancora non mi abbia detto nulla? Cioè, ok che mi ha invitata solo ieri sera, ma è già la terza ora e sono sicura che lo usa il cellulare a scuola, quindi perché non mi ha nemmeno mandato un messaggio, che ne so, del tipo “Sei ancora sicura di voler uscire con me?”?- mi sfogai, prendendo il cellulare per controllare l’ennesima volta, ma Bess fu più veloce di me.
-Selene, non so se hai presente quel noiosissimo detto “Le cose belle accadono quando meno te lo aspetti”, ma se eviti di pensarci, magari poi ti arriverà non solo un messaggio per confermare il tuo stupido appuntamento, ma, che ne so, anche una bella dichiarazione firmata Liam Pain!- mi rimproverò acida la mia amica, strappandomi di mano il telefono.
-Bess, ti prego, ridammi il cellulare. Potrei non essere responsabile delle mie azioni se non mi ridarai entro cinque secondi quell’aggeggio!- sibilai fra i denti tentando di recuperare il mio iPhone dalle sue grinfie malefiche, ma Bess tirò indietro la mano e fece qualche passo lontano da me.
-Selene, dammi retta! È meglio se questo lo tengo io!- mi ammonì di nuovo Bess.
-Bess, sto per incazzarmi seria, lasciami in pace e ridammi il mio telefono.- dissi perentoria, aprendo la mano perché mi restituisse ciò che era mio.
La mia amica osservò prima il mio sguardo furente, poi la mia mano, poi le mie parigine col tacco, poi le sue dannate ballerine. Ci misi qualche secondo a capire cosa stava architettando nel suo fottuto e geniale cervellino e quel breve tempo bastò a far sì che Bess partisse di corsa nel corridoio della scuola per seminarmi facilmente, ancora con il mio cellulare.
-Bess, se ti becco ti ammazzo!- esclamai, prima che scomparisse, voltandosi giusto il tempo per lanciarmi un bacetto con la mano. Che stronzetta di migliore amica.
Ancora una volta: dannate scarpe col tacco!
 
-Selene, te l’ho già detto, nel caso ti arrivi un messaggio, te lo faccio sapere e ti restituisco subito il cellulare, ma fino al contrordine, questo aggeggino tanto carino, rimane in mano mia, nella mia adorata tracolla di MiuMiu, capito?- mi informò Bess, poco prima che suonasse la campanella della sesta ora.
Per fortuna era venerdì e mancava poco alla campanella di fine giornata, non ce l’avrei fatta ancora per molto senza controllare Whatsapp o la casella vocale. Magari Liam aveva provato a chiamarmi, ma Blair era in un punto senza campo e quindi non aveva ricevuto la chiamata. . . magari no. Magari Liam aveva cambiato idea.
Ma non avevo mezzo cambiato idea anche io, dopotutto? In fondo fino alla sera precedente non ero sicura dei miei sentimenti per il Libraio Sexy. Perché certo, era davvero carino, ma dal punto di vista umanistico sembrava piuttosto carente. . . però ero convinta di poterci lavorare, cioè magari non era male come sembrava e aveva solo bisogno di aprirsi e sentirsi più a suo agio. Quel sabato sera gli avrei fatto bere un goccetto (sperando che non fosse uno di quelli che fanno gli astemi, puah!) e magari si sarebbe davvero sciolto! Dopotutto, ammettiamolo, che senso aveva giudicarlo e sputare tante sentenze se alla fine lo conoscevo da tipo una settimana e ci avevo parlato davvero solo per due ore o giù di lì?
Annuii più a me stessa che perché seguivo la lezione, convincendomi che mi sarei comportata da adulta e avrei colto ciò che mi si sarebbe presentato. Se quel sabato Liam non mi avesse fatto un’impressione migliore, o non mi avesse convinta a sperare in qualcosa di meglio che in un Librario Sexy ma terribilmente Rompicoglioni e Ameba, mi sarei messa l’anima in pace, convinta di aver tentato il tutto e per tutto.
Dio Santo, avevo diciassette anni, hai voglia di trovarne di ragazzi carini e non dementi! (Certo, la possibilità di seguire la mia vocazione come Zitella Gattara Triste era dietro l’angolo, ma in quel momento preferii non pensarci più di tanto!)
 
-E ridammi il mio stupido telefono!- esclamai, andando incontro a Bess che stava fuggendo furtiva verso la limousine alla quale era elegantemente appoggiato Jack.
-Oh, andiamo, Selene! Inizi a preoccuparmi seriamente! È solo un oggetto, mica un talismano magico!- mi rispose infastidita Bess, come se fosse lei quella dalla parte del giusto e non viceversa!
-Ma guarda un po’ te se mi doveva capitare una squinternata del genere come migliore amica! Fanculo, B!- le urlai contro a metà fra lo scherzoso e il serio, mentre mi restituiva ciò che era mio. –Jack, tienila parecchio d’occhio, potrebbe rubarti il cellulare da un momento all’altro!- dissi poi rivolta al suo fidanzato, che fece un mezzo sorriso. Jack era un tipo di poche parole.
Quando giunsi a casa, ormai senza speranze, mi buttai nello studio, certa che studiare in previsione dell’ammissione al college fosse l’unico modo per distrarmi dalla mia vita sentimentale.
 
Erano le dieci e mezza e io ero di nuovo sola, in camera mia, sul letto, con il cartone della pizza appoggiato sul comodino e gli occhi puntati sul programma più stupido che ci fosse in onda: “Married to Jonas”.
Non avevo idea di come avessi scoperto quel programma, ma essendo stata una grande fan della band, la serie mi aveva incuriosita e farsi i cavoli degli altri è un buon modo per non pensare ai propri!
Ero ipnotizzata dal punto clou della puntata, quando mentre Dani e Kevin discutevano l’idea di avere un figlio mi squillò il cellulare per avvisarmi dell’arrivo di un messaggio.
Sbuffai, seccata dall’interruzione e perché Kevin aveva fatto una battuta davvero squallida e mi voltai a cercare il telefono fra le coperte e i cuscini.
“Se sei ancora libera per domani sera, ci troviamo all’uscita Nord della stazione centrale alle 9. Poi andiamo a mangiare in un bistrò da quelle parti.” Diceva il messaggio che naturalmente proveniva dal numero di Liam. Assurdo come si facesse vivo nei momenti più impensabili.
“Che fissa hai per la notte, Mr. Liam Payne? “ gli risposi, volendo stuzzicarlo un po’.
“È l’unico momento che ho davvero libero. Vieni o no? Non voglio fare la figura dell’imbecille alla stazione!” mi scrisse dopo un paio di minuti.
“Verrò, solo per non farti fare la figura dell’imbecille, ovvio.” Digitai, sperando che non se la prendesse troppo per la mia malizia e dovetti attendere giusto un attimo prima che mi rispondesse: “Oh, grazie tante! Notte.”
E finalmente mi misi l’anima in pace. Adesso veniva il bello!

 
scusatemi infinitamente se ci ho messo tanto a pubblicare il nuovo capitolo,
il problema è che non è che mi senta tanto spronata ad aggiungere capitoli se non commentate,
mi capite, no? insomma, sembra che io scriva per nessuno.. 
va be', non posso stare più di tanto a lamentarmi per questo, ma sappiate
che ci terrei tanto che chiunque legge la mia ff commentasse..
comunque, finalmente le cose stanno prendendo un po' forma,
vedrete che il prossimo capitolo vi piacerà "ummonte"!
un bacione grande,

LA

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Capitolo 10
*** The trainstation ***


10.The Train station
Bess sarebbe andata a cena con le altre, serata fra donne apparentemente, io le avrei incontrate al QQ, se non prima. Per qualche strana ragione però avevo un buon presentimento per la serata, mi sentivo che con Liam sarebbe andato tutto bene quella sera.
Avevo deciso di vestirmi come volevo io, senza stare troppo a preoccuparmi di quello che avrebbe potuto pensare, dopotutto avevamo comunque in programma di andare a ballare in un locale dopo cena, quindi era naturale che mi volessi vestire bene.
Dopo essermi depilata con cura, per evitare strani effetti cactus, indossai una canotta beige, molto comfy, giusto per non esagerare e una minigonna che adoravo e che non mettevo da secoli, ricoperta di paillettes dorate. Prima di giudicare, avreste dovuto vedere quella fantastica gonna e la figura che faceva su di me. Avreste apprezzato, fidatevi. I tacchi mi aspettavano accanto alla porta, insieme al cappotto nero appeso all’ingresso.
Quando arrivai in stazione, trovai Liam seduto su una delle numerose panchine. Clik clok continuavano a tintinnare i miei tacchi sul marmo della stazione. Maledizione.
-Hey, Liam Payne.- lo salutai, sorridendo un po’ intimidita.
Lui voltò all’improvviso la testa verso di me, inchiodandomi con quei suoi occhioni color nocciola. Diavolo, se aveva dei begli occhi! Mi sorrise vagamente, senza esagerare, mi pare ovvio.
-Ciao, Selene. Siediti un attimo accanto a me,- mi rispose, spostandosi leggermente per farmi spazio, poi voltò di nuovo la testa verso il punto che stava osservando prima, che risultò essere il tabellone con scritti gli arrivi e le partenze della stazione. Una cinquantina di treni in tutto erano segnalati a grandi lettere fluorescenti.
-Se ti dico una cosa, poi risponderai a una mia domanda?- mi chiese e sentii un scossa scorrermi lungo il collo, come se Liam mi avesse toccata decidendo di aprirsi un pochino.
-Dipende da quanto è interessante la cosa che hai da dirmi. Insomma, se mi vuoi fare un complimento tipo “Selene, sei davvero bellissima stasera”, cosa che non guasterebbe, visto che comunque è un’ovvietà che io sia bellissima, non sarei tanto propensa a confessarti qualcosa in cambio ecco.- dissi, sopraffatta dalla situazione, eccedendo in eloquenza. Liam continuò a guardare fisso il tabellone mentre parlavo, poi sbuffò.
-Selene, fai la seria, ok? È una cosa un po’ personale, se vuoi te la racconto, se no, non te la racconto andiamo a mangiare e tanti saluti, ok?- mi rimproverò, lasciandomi con un palmo di naso, come al solito.
-Ok, scusa, sono un po’ nervosa forse. Dai, raccontami.- dissi, pentendomi di aver voluto fare la strafottente prima.
-Allora, come stavo dicendo prima che tu mi rispondessi in maniera idiota,- e qui fece un mezzo sorriso, lo giuro,- ti dirò una cosa. Sin da quando ero piccolo, adoravo venire in stazione. In questa in particolare, perché è davvero bella e grande. E la cosa che preferivo era osservare il tabellone degli arrivi e delle partenze. Non tanto perché fosse bello, ma perché in qualche modo legava milioni di persone che fra di loro non si conoscevano neanche. Quelle persone viaggiavano sugli stessi treni, verso gli stessi luoghi, senza nemmeno essersi mai viste, o meglio, notate. Mi rendeva e mi rende stranamente affascinato dal mondo questa stupidaggine.- concluse, sorridendo nuovamente e abbassando lo sguardo.
Sorrisi anche io e mi avvicinai a lui, così che, anche attraverso i vestiti, potessimo sentire l’uno il calore del corpo dell’altro.
-È una cosa davvero bella, lo sai? Anche io ci penso ogni tanto. Insomma, quante persone fanno la mia stessa strada ogni giorno, quante ragazze vengono nella mia scuola senza che mai ci incontriamo davvero?- commentai, guardando più intensamente quel tabellone, - Insomma, magari c’è un qualche criterio per cui incontri delle persone e non altre. Un motivo che non ci è sempre noto per il quale parliamo con qualcuno e non con qualcun altro.- dissi, con un’alzata di spalle.
Liam voltò la testa verso di me, con aria interdetta, risposi alla sua occhiataccia guardandolo dritto nei suoi profondi occhi color nocciola. –Quindi secondo te c’è un motivo per cui sei arrivata a rompermi le palle a lavoro più di una volta?- mi domandò, mordendosi un labbro.
Sorrisi, felice perché finalmente iniziava a prendere confidenza. –Ma come siamo simpatici, signor Liam Payne! Certo che c’è un motivo, solo che ancora non ci è dato saperlo.- dissi, non volendo tirare troppo la corda rispondendo con uno stupidissimo “Certo, perché siamo destinati a stare insieme e ad avere tre bellissimi bambini!”.
-Ok, staremo a vedere allora.- rispose, poi si alzò in piedi e si fermò impalato di fronte a me, che ancora stavo beatamente seduta  a rimirarlo.
-Dunque, mentre andiamo, potrei chiederti quella cosa, che ne dici?- mi chiese, indicando con la testa la direzione che avremmo dovuto prendere. Feci finta di pensarci, come se la cosa che mi aveva appena raccontato non mi avesse completamente intenerita.
-Direi che si può fare, era una storiella decente.- risposi, sorridendogli amabilmente. Liam sogghignò.
-Perché diamine continui a chiamarmi per nome e cognome?- mi chiese, con un’aria alquanto frustrata, dopo un po’ che camminavamo.
- Lo sai che è una domanda piuttosto stupida? Avresti potuto chiedermelo anche senza storiella, ma sono comunque felice che tu mi abbia raccontato la storia dei treni.- iniziai, continuando a camminare al suo fianco, ma Liam sembrava piuttosto impaziente di sapere la risposta, - Non c’è un vero motivo per cui lo faccio, è solo che il tuo nome sembra essere la sola cosa che so veramente su di te. La sola cosa che non è cambiata da quando ci siamo conosciuti e che non cambierà, suppongo.- dissi, rendendomi conto in quel momento che era la verità. Io e Liam potevamo non andare nella stessa scuola, provenire da due mondi diversi, avremmo potuto non vederci mai più dopo quella sera, ma lui sarebbe rimasto Liam Payne, quello non sarebbe mai cambiato. E mi confortava.
Liam rimase per un po’ in silenzio, ponderando la mia risposta con aria assorta e poi alzò lo sguardo, per perdersi nei miei occhi blu. O così mi piace pensare.
-E io che pensavo lo facessi per mettere in risalto il tuo cognome super lungo, signorina Fisher-Lewis- commentò, ma con un po’ meno acidità del solito per fortuna.
-Vedi di rimanere simpatico per stasera, d’accordo, Liam Payne?- lo ammonii, prendendolo in giro e per evitare davvero che tornasse a fare lo stronzetto.
 
Quando arrivammo al bistro, finalmente riuscii a dare sollievo ai miei adorabili piedini, sedendomi in questo tavolino un po’ ridicolo, fatto da un cerchio di legno, sostenuto da una botte gigante, ma, hey!, ero con Liam Payne il Libraio Sexy, potevo sopportare una botte-tavolo.
Si sedette anche lui, proprio accanto a me, forse apposta o forse no, ma le nostre gambe si sfioravano in maniera molto provocante.
-Sei molto, come dire, sbrilluccicosa stasera, eh?- fu il commento di Liam sul mio look, lo guardai di sottecchi, non sapendo bene cosa pensare.
-Lo prenderò come un complimento e eviterò di prenderti in giro per il fatto che mi hai appena definita “sbrilluccicosa”, come fai a sapere questa parola?!-  ribattei, aggrottando la fronte.
-Oh, andiamo, primo: era un complimento, più o meno, secondo: ho due sorelle, sono giustificato dal sapere queste parole!- disse in sua difesa, facendomi ridere alquanto.
-Quindi, cosa?, sei tipo un mezzo guru della moda? Sai cosa sono le scarpe open-toe e lo shatush?- continuai, non riuscendo a evitare le battute su questa nuova informazione.
-Hey, hey, hey, non avevamo detto che non mi avresti preso in giro? Smettila e mangiamo. Sono affamato, donna.- concluse, prendendo il menù e regalandomi un sorriso sbilenco, nonostante lo sguardo indignato.
Mentre mangiavo il mio stupido panino con speck e qualche formaggio italiano di cui non avevo assolutamente idea di come pronunciare il nome, mentre Liam mangiava il suo panino con qualcosa di piccante e altrettanto impronunciabile, mi concessi un attimo per osservare l’abbigliamento non troppo formale, ma nemmeno troppo casual di Liam. Inaspettatamente, pur non avendo tutti i soldi che avevo io, lo so che sembra una cosa cattiva da dire, ma è la verità, sembravano davvero capi di classe quelli che indossava: aveva una bella camicetta azzurra con gli ultimi bottoni slacciati che lasciavano intravedere una deliziosa voglia color caffelatte alla base del collo, e le maniche tirate un po’ su, dei jeans che gli stavano alla perfezione e sulla sua sedia aveva appoggiato la sua giacca sportiva, che lo rendeva davvero, davvero fico.
Avevo avuto l’inconscia paura che si sarebbe vestito a sciattone, pur di non darmi soddisfazione, e che avrebbe sfigurato, nonostante la sua bellezza fisica, fra tutti i damerini pieni di soldi che frequentavano il QQ, invece era lì, accanto a me, in quell’adorabile bistro, vestito impeccabilmente e ero certa che sarebbe stata una bellissima serata.
Mentre finivo la mia Corona il mio cellulare, che avevo appoggiato con nonchalance sul tavolo ad inizio cena, sperando di non doverlo utilizzare per il “Caso Emergenza”, iniziò a squillare. Nel giro di due sorsi, avevo ricevuto circa tredici messaggi, naturalmente tutti di Bess.
-Chi è che ti tartassa così?- mi chiese Liam, a cui non era sfuggito il sovraccarico del mio telefono.
-Oh, deve essere la mia amica Bess. Niente di importante.- spiegai, tentando di liquidare la questione. Peccato che mentre pronunciavo quella frase, mi arrivarono altri cinque messaggi. Che cazzo voleva Bess??
-Bess è la ragazza che era con te a infamare quella povera ragazzina la prima volta che ci siamo incontrati?- mi domandò ancora Liam, socchiudendo gli occhi. Cavolo, speravo si fosse dimenticato dell’incidente con la nanetta spocchiosa.
-In primis, non ho infamato proprio nessuno. Quella ragazzina mi era passata avanti e avevo le mie buone ragioni per avercela con lei.- misi bene in chiaro, una volta per tutte, -Comunque, sì, Bess era con me quella volta. È la mia migliore amica.- lo informai, sovrastando ancora una volta il rumore della mia suoneria per i messaggi.
-Un’altra amica ricca, immagino. Comunque credo che dovresti risponderle, così poi la smette magari.- mi suggerì Liam, bevendo un sorso della sua birra alla spina.
-Ok, adesso metto fine alla cosa. Tra l’altro non capisco perché continui a scrivermi, ci vedremo fra tipo mezzora, al QQ! – esclamai, iniziando a digitare un messaggio minaccioso per Bess.
“Smetti di rompermi, stronza! Se avessi problemi ti scriverei!!!! Per ora tutto alla grande. Cena davvero carina. Niente baci. Lasciami in pace. A dopo.” Scrissi tentando di tenere lo schermo il più lontano possibile  dagli occhi attenti di Liam.
-Sì, credo che tra poco ci avvieremo, però dobbiamo passare a prendere il mio amico Niall, è un problema?- mi informò il Libraio, continuando a bere la sua birra e controllando anche lui il cellulare che aveva vibrato in quell’istante.
-Ovvio che non è un problema, ci mancherebbe altro. Che tipo è Niall? Ha un nome strano.- domandai, un po’ per farmi i fatti suoi, un po’ per trovare qualcosa di cui parlare con questo tipo, una volta passatolo a prendere.
-Oh, il nome è colpa di sua madre, che ha origini Irlandesi. Comunque è davvero forte, è il mio migliore amico, andiamo a scuola insieme. Penso che ti piacerà.- disse, senza sprecarsi troppo tra l’altro. Mi sarei fatta bastare queste informazioni, come ho già detto, ero piuttosto brava a fare chiacchiere da quattro soldi.

 
SALVE A TUTTI!!! 
mi scuso con tutto il mio cuoricino per averci messo le ere per pubblicare il nuovo capitolo,
so che aspettavate da tanto il fatidico appuntamento, ma mi si è rotto il computer e non sapevo come fare!
Comunque oggi ho postato la prima parte,
domani con calma revisiono la seconda che è quella più succulenta!
Un bacione grande, commentate e fatemi sapere che ne pensate,
grazie per non avermi abbandonata! :)
LA
 

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Capitolo 11
*** Tonight's the night ***


11.Tonight’s the night

 
Niall il Biondo si dimostrò essere davvero molto simpatico, non avrei mai pensato, conoscendo Liam. . . era un ragazzo alto, si vedeva che sua madre non era americana, sia dalla parlata leggermente influenzata da pronunce un po’ buffe, sia per i lineamenti tipicamente irlandesi, corredati da due stupendi occhi azzurri.
Lo passammo a prendere a casa sua, sulla strada per il QQ che era a circa tre isolati di distanza dal bistro. Scese che stava ancora masticando la cena e mentre prendeva le sigarette dalla tasca posteriore dei jeans si presentò :- La famosa Selene suppongo! Io sono Niall, il migliore amico di Liam, piacere.-
-Direi che sono proprio io. Piacere mio, Niall.- dissi sorridendogli, anche perché se mi aveva definita “famosa” voleva dire che Liam gli aveva spesso parlato di me e questo mi rese particolarmente euforica. Eh eh eh eh.
Niall si mise fra le labbra una sigaretta e tutto quello che fece fu continuare a giocherellarci con la bocca.
-Niall, scusa se ti disturbo, perché non accendi la sigaretta? Ti manca l’accendino per caso?- gli chiesi, visto che sembrava esserne sprovvisto e io ne avevo uno da restituire a Bess. Lui mi sorrise, guardando però Liam, il quale si passò una mano sul viso, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.
-Questa, è una bellissima domanda, Selene cara.- fu la sua risposta, -Non hai idea di quello che hai scatenato, Selene.- fu invece il commento di Liam che già iniziava a ridere.
-Dunque, la mia ragazza mi ha obbligato un paio di mesi fa a leggermi quello che al tempo era il suo libro preferito, ovvero “La colpa nelle stelle” di John Green. Gran bel libro, davvero e grandioso il personaggio di Augustus Waters, in cui mi rivedo moltissimo, per la bellezza in primis e per il superbo carattere in secondo, lasciando da parte la questione del cancro. Dunque non so se hai letto il libro, nel caso in cui tu non lo avessi fatto, te lo consiglio.- fu l’introduzione di Niall, al quale evidentemente piaceva molto gesticolare.
-Dai, Niall, fai la versione breve e passa subito alla cosa della metafora.- lo spronò Liam, continuando a sorridere. Niall lo guardò con disapprovazione, -Liam, questa è una storia con un inizio, una parte centrale e una fine. Non puoi tagliare delle parti, sennò la sciupi!- lo rimproverò, tornando con lo sguardo a me,- Stavo dicendo che quel caro ragazzo di Augustus Waters fa questa cosa di mettersi in bocca una sigaretta e la protagonista ci rimane, diciamocelo, di merda, perché il fumo uccide e blablabla, tutte cose con cui concordo, ma la parte bella è che Augustus la lascia ancora più di merda, scusa il francesismo, quando le spiega che quella è una metafora, più o meno. Ovvero lui mette in bocca la cosa letale, la sigaretta, ma non accendendola non le dà il potere di uccidere.- disse Niall, riprendendo finalmente fiato e facendo una sorta di inchino. Liam si voltò verso di me e bisbigliò,- Gli piace molto raccontare questa storia e fare colpo sulle ragazze ingenue-
-Sulle belle ragazze ingenue- intervenne ancora Niall, facendomi l’occhiolino e facendomi scoppiare a ridere. –In conclusione, John Green è un genio, Augustus Waters il mio idolo e questa metafora è stupenda. Quindi no, cara Selene, non mi serve un accendino, ma grazie per avermi dato la possibilità di spiegarti il perché.- disse Niall, sorridendomi in maniera davvero carina.
-Leggi dei bei libri, Niall. Mi piace John Green.- dissi, visto che avevo molti dei suoi libri a casa, insieme a quelli di Foer.
-Infatti glieli consiglio tutti io.- si intromise Liam, visto che evidentemente si era sentito escluso dalla conversazione che aveva visto Niall il Biondo come protagonista.
-Ora, non esageriamo! Anche Jane ci mette il suo nel farmi leggere libri seri.- commentò Niall, introducendo il nome della sua fidanzata con un sorriso sulle labbra.
Liam e Niall parlarono ancora un po’ dei libri che leggevano e che si erano consigliati a vicenda, citando autori a me sconosciuti e mi domandarono dei miei libri preferiti, poi divagarono parlando di sport e cose da uomini.
Verso le undici finalmente, dopo una lunga e spensierata passeggiata, arrivammo in prossimità del QQ. E già da un centinaio di metri di distanza ero in grado di distinguere chiaramente la voce squillante di Bess, che si trovava dalle parti del buttafuori ad aspettarmi.
Quando mi vide cambiò espressione e mi rivolse uno sguardo piuttosto incazzato.
-Dove caspita eri finita, S? tutte le altre sono già dentro!- esclamò, senza neanche salutarmi.
-Oh, ciao, B! fa tanto piacere anche a me rivederti!- le dissi, mettendo in risalto la sua maleducazione.
-Oh, bando alle ciance, Selene! Piacere, ragazzi. Io sono il vostro biglietto d’ingresso al QQ e oltre a questo sono Bess. – aggiunse la mia migliore amica, senza prestare in realtà grandi attenzioni al mio accompagnatore né al suo amico biondo.
-Ah, la famosa Bess.- commentò Liam, squadrandola con un ghigno.
La mia amica lo squadrò di rimando, -Ah, il famoso Libraio- disse con una punta di disprezzo e una di sarcasmo, velate entrambe da un sorriso. Poi ci diede le spalle e riprese a parlare con il buttafuori.
-Ok, direi che dobbiamo seguirla senza fare tante storie, dopo aver buttato giù un Cosmopolitan sarà più amichevole, ve lo assicuro.- dissi rivolta ai ragazzi, cercando di evitare una rissa fra quei due.
Se le cose con Liam fossero andate avanti nel modo giusto, sarebbe diventato un problema farlo convivere con Bess, mi ritrovai a pensare, mentre lo prendevo per mano per seguire la mia amica nella folla del club.
La musica aveva già inondato il locale e dopo aver lasciato le giacche al tavolo privato indicato da Bess, ci buttammo in pista senza esitazione.
Con mia grande sorpresa sia Liam che Niall si divertirono un mondo a ballare con noi, circondati da tutte le mie amiche e Liam non rifiutò le mie attenzioni mentre mi avvicinavo a lui per agevolare il contatto delle nostre mani e dei nostri corpi in generale.
Dopo un po’ che ballavamo, Liam mi solleticò l’orecchio con le labbra, sussurrandomi un invito verso il bar per prendere da bere, -Dopotutto io sono maggiorenne.- mi disse, facendomi l’occhiolino e trascinandomi verso il bancone.
Ordinammo un Cosmo io e una birra lui e poi Liam prese di nuovo l’iniziativa e mi condusse verso il nostro tavolo, che si trovava leggermente spostato rispetto alla pista e sicuramente in un posto meno rumoroso.
-Allora, ti stai divertendo con la ragazza ricca?- gli domandai sorridendo entusiasta, visto che era palese che se la stava spassando.
Liam fece due passi verso di me, spingendomi contro il muro, mentre le luci fleshavano intorno a noi.
-A dir la verità credo proprio di sì. Ma non ti montare la testa, Selene Fisher-Lewis.- disse sorridendomi.
-Ti piace in fondo questa cosa del nome e cognome, di’ la verità!- lo presi in giro, appoggiando il mio bicchiere sul tavolo per avere le mani libere e poterle appoggiare sulle sue spalle. Liam il Libraio si guardò intorno, facendo finta di pensarci, poi inchiodò il suo sguardo nel mio e mi sorrise di nuovo annuendo. Appoggiò anche lui la bottiglia sul tavolo e mise le mani sui miei fianchi, avvicinandosi ulteriormente a me e premendomi contro il muro con il suo corpo.
-Ci sto facendo l’abitudine, credo.- commentò, accostando la sua fronte alla mia.
E mentre la musica andava a palla intorno a noi e mille persone ballavano elettrizzate da alcol, droghe varie, allegria e spensieratezza, noi ce ne stemmo lì nel nostro piccolo angolo a guardarci negli occhi e a sorriderci ancora per qualche istante, poi finalmente Liam mi baciò.
Fu un bacio come non ne avevo mai avuti, forse Liam il Libraio aveva imparato a baciare leggendo un sacco di libri, forse erano le poesie a renderlo un gran baciatore, forse era solo talento naturale.
Le nostre bocche si muovevano in sincrono, come se si conoscessero da sempre e come se baciarsi reciprocamente fosse quello per cui erano state create.
Mai mi sarei aspettata che uno stronzetto come Liam Payne fosse un tale baciatore, cazzo! E se avevo avuto dei dubbi su di lui prima di quella serata, sicuramente non ne avevo più adesso che mi trovavo intrappolata in un suo abbraccio, ipnotizzata dalle sue labbra.
Rimanemmo avvinghiati l’uno a l’altra, appoggiandoci a turno al muro, fino a quando Niall il Biondo non interruppe il nostro idillio, ubriaco fradicio.
-Liam, brutto stronzo, Jane sarà incazzata marcia quando scoprirà che mi hai lasciato bere tutta la sera, mentre ti intrallazzavi con la bionda di turno!- gli urlò contro un po’ arrabbiato e un po’ divertito. Liam sentendo la voce di Niall alle sue spalle mise fine al nostro bacio, ma mantenne salda la posizione delle sue mani, mentre si voltava verso il suo amico.
-Niall, lo stronzo sei tu, che sai di essere un leggerino del cazzo e bevi fino a sfondarti lo stesso! Lasciami in pace!- gli rispose con molta calma Liam, tentando di riprendere da dove ci eravamo lasciati.
-Liam, è quasi l’una. Lo so che è presto, ma mi devi portare a casa, per favore!- sbraitò Niall il Biondo, poggiando una mano sulla spalla del mio fighissimo accompagnatore per scuoterlo ben bene.
Nelle luci lampeggianti del QQ riuscii a scorgere Liam che alzava gli occhi al cielo e si voltava verso il suo amico annuendo. Davvero pensava di potermi lasciare così?
-Credo che ci salutiamo qui, allora?- gli urlai mentre già Liam si avviava verso l’uscita, sperando in una qualche spiegazione o nella promessa di un “continuo”. Finalmente il Libraio sembrò ricordarsi che fino a due secondi prima ci stavamo baciando appassionatamente e si voltò verso di me.
-Sì, scusa, ma sono responsabile di lui quando Jane non c’è. Buonanotte.- mi disse molto semplicemente, senza aggiungere un “Ci vediamo” o “Ti chiamo domani” o “Ci sentiamo presto”.
Ma che cazzo! Non era possibile! Finalmente credevo di aver fatto breccia nel cuore del Libraio Sexy e quello rivendicava il suo ruolo di Stronzo lasciandomi come una scema dopo avermi baciata?
Ero stata proprio una stupida.
Uscii dal locale piuttosto di fretta, senza salutare nessuno, senza fregarmi di Bess che in teoria era il mio passaggio a casa. Avrei preso un fottutissimo taxi e me ne sarei stata tutta la domenica a ingrassare mangiando gelato Ben & Jerry al biscotto guardando in televisione le repliche di O.C.
Dopotutto chi aveva bisogno di un Liam Payne a rompermi le palle? Insomma, se dovevo rovinarmi la vita per una persona così poco gentile, meglio gustarmi il gelato e Seth Cohen!
E lì fuori dal QQ trovai Bess, che fumava una sigaretta veloce.
-L’ho appena visto uscire con il suo amico biondo. Come è andata la serata, S?- mi chiese, prendendo un tiro e senza la minima traccia di ironia o allegria nella voce, ma solo un sincero interesse.
Sospirai e tirai su con il naso. Che cavolo, non volevo piangere. Non c’era niente per cui piangere!
-È andata alla grande fino a quando, dopo avermi baciata non se n’è andato senza dirmi una parola. Solo uno stramaledetto ‘buonanotte’- dissi, tentando con tutta me stessa di odiarlo.
-WO! Il Libraio Sexy si è finalmente deciso a baciarti! E non ha fatto lo stronzo per tutta la serata?- mi chiese Bess, avvicinandosi e voltando la testa per non inondarmi di fumo.
-Il punto è proprio questo! Io non lo capisco, ha fatto veramente il carino tutta la sera e si  è rovinato dopo avermi baciata in maniera perfetta.- mi lamentai e aggiunsi aggrottando la fronte e gesticolando,-Che poi hai presente, no? Ci sono quelli che baciano tanto per fare numero e si capisce subito qual è la loro intenzione da come ti baciano, troppa lingua, troppo impeto, nessuna emozione. Poi ci sono quelli che pensano che tu li ami e che li sposerai e invece, ew, mai nella vita. E sono i peggiori. E poi c’è Liam Payne. Il ragazzo che bacia meglio sulla terra. E non lo dico tanto per dire, B! giuro che non ho mai baciato nessuno che fosse più bravo!- mi sfogai, iniziando a sentire di nuovo le lacrime pungermi gli occhi.
-Selene, mi pare una cosa davvero bella che tu dica questo, perché è quello che provo io quando bacio Jack. Ma mi pare anche un bel pasticcio, visto che Mr. Libraio sembra uno stronzo patentato e ti ha ingannata ben bene con le sue labbra.- sospirò la mia migliore amica, spegnendo la cicca e sporgendosi verso di me per abbracciarmi.
-Bess, non so che cavolo mi prenda! Non so perché mi piace così tanto, so solo che ci sono rimasta malissimo e che se non si facesse più vivo non la supererei tanto in fretta purtroppo.- mugolai fra i suoi capelli. E Bess mi accarezzò la schiena dolcemente, sussurrandomi di fare silenzio per un po’ e di fare mente locale.
-S, tu sei chi sei, non lasciare che questa faccenda ti impedisca di stare bene. Evidentemente era un cretino e ce n’eravamo accorte quasi sin dall’inizio. Quindi, comunque vada, non lasciarti cambiare da questo Liam Pain qualsiasi, capito?- mi disse perentoria, ma con dolcezza, puntandomi contro il suo sottile indice.
Annuii, mentre mi consigliava di andare a casa e di dormire per almeno dieci ore. Senza preoccuparmi del caffè per la mattina seguente. Ci avrebbe pensato lei.
E così obbedii. Chiamai un taxi e asciugandomi quelle due lacrime di delusione che mi erano sfuggite, feci rientro nella mia casa deserta.
E mentre mi sdraiavo a letto, con il trucco sbaffato e i capelli annodati. Ringraziando il Cielo per essermi finalmente levata le scarpe con il tacco, mi accorsi che semplicemente avevo provato troppe cose per una settimana sola. Insomma alla fine era davvero passato poco tempo da quando avevo “scoperto” Liam e mi ero decisa a farlo mio. Era stato qualcosa di insensato a pensarci bene, ma in quel momento, quando ci avevo parlato la prima volta, mi era sembrato inevitabile tentare di fargli provare quello che provavo io. I miei sentimenti nei suoi confronti erano passati nel giro di pochi giorni dall’invaghimento, al rancore, alla tristezza, alla curiosità, al dubbio, alla speranza, all’amore e adesso? Adesso non avevo idea di quello che avrei dovuto provare per Liam Payne.
E mentre mi godevo il morbido del cuscino, borbottai fra me e me, -Credo di essere semplicemente stanca di tutti questi sentimenti.-
E fu in quel momento che squillò il mio telefono.
Ero a metà fra il sogno e la realtà e non sapevo se Liam mi avesse inviato davvero un messaggio.
“Non ti arrendere con me. Sono solo un tipo difficile. Ci sentiamo in questi giorni, ok? Notte, Selene Fisher-Lewis.” E non potei fare a meno di sorridere, senza però essere capace di rispondere, ormai nel dormiveglia.

 
HELLO GIRLS!
Sono di nuovo qui! spero davvero che vi piaccia 
questo nuovo capitolo! scusate ancora per il tempo che sono stata assente,
Baci e abbracci
LA

 
 

 

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Capitolo 12
*** Breakfast for two ***


12.Breakfast for two
La mattina seguente mi svegliai con la mente completamente vuota. Non so se mi spiego, ma ogni tanto capita di svegliarsi non coscienti di quello che ci è accaduto prima del risveglio e assolutamente ignari di quello che ci accadrà durante il giorno. E sono le mattinate migliori, credo.
La luce filtrava dalla finestra e purtroppo non fu quella a farmi alzare, bensì il suono del campanello della porta. Che diavolo, in quel momento mi ricordai di tutto quello che era accaduto la sera prima con Liam il Libraio Sexy e del fatto che era domenica e avrei dovuto pensare a cosa fare con lui, o meglio cosa non fare e il giorno dopo era Lunedì, ovvero il peggior giorno della settimana. Concorderete che ero in una di quelle situazioni che Bess amava definire “La merda delle merde”. Davvero poco fine, davvero molto efficace.
E mentre pensavo queste cose, mi venne in mente la promessa di un caffè mattutino con cui mi aveva salutata Bess, quindi supposi che fosse stata lei a suonare, annunciando il suo arrivo. Pertanto non mi preoccupai di aggiustarmi i capelli, di lavarmi la faccia o di mettere qualcosa addosso, sopra la canottiera con cui avevo dormito e la biancheria intima.
-B, ma non ti avevo detto che le chiavi di riserva erano sotto quel vaso?- domandai aprendo la porta, esternando quel pensiero improvviso e feci  giusto in tempo a ricordarmi di averglielo detto prima di rendermi conto che non stavo parlando con la persona giusta.
-Tu non sei Bess.- commentai, vedendo Liam Payne sulla soglia di casa mia, la domenica mattina dopo il nostro primo strano appuntamento.
-Direi di no. Posso entrare?- mi domandò, storcendo le sopracciglia e indicando il dentro della casa con la mano occupata da due bicchieri di caffè.
Corrugai la fronte, non ero ancora pronta per connettere del tutto. Annuii vagamente e lo guidai alla cucina, dove lo abbandonai per andare a darmi una sistemata veloce.
Mentre mi vestivo per bene, riuscii finalmente a dare un senso a quello che avevo appena visto.
Liam Payne. Il Libraio. Domenica mattina. Casa mia. Caffè. Cucina.
Tutto ciò pareva del tutto assurdo nella mia testa, ma si verificò essere vero quando tornando in cucina sentii trafficare con i piatti e le posate e vidi Liam intento a travasare dei mirtilli da una scatoletta di plastica dentro ad una ciotolina di vetro.
-Buongiorno.- esordì vedendomi, -Ti sei cambiata, ma stavi bene.- notò guardandomi meglio mentre mi sedevo al tavolo della cucina.
-Liam, come è possibile che tu sia qui?- domandai ancora confusa dalla sua presenza davanti a me, -Insomma, dopo ieri sera pensavo che non ci saremmo più visti, a dir la verità- aggiunsi, ripensando alle emozioni che avevo provato dopo il nostro “saluto”.
Liam si sedette di fronte a me, spingendomi incontro un piatto con disposti sopra svariati pancake e una dei due bicchieri di caffè. Poi prese fiato e corrugò la fronte, socchiudendo gli occhi, come avevo ormai imparato faceva quando pensava a cosa dire.
-So di non essere stato il massimo della gentilezza quando ti ho lasciata al QQ da sola. Ma Niall tende a degenerare facilmente quando beve. Non sai le volte che ho dovuto tirarlo fuori da una rissa o che l’ho dovuto far dormire da me perché sua madre non lo scoprisse a vomitare in bagno tutto quello che aveva bevuto. Non so perché faccia così, semplicemente non se ne rende conto quando passa il limite. A parte ieri sera ovviamente. Insomma, da quando sta con Jane le cose sono iniziate a migliorare, ma devo comunque stargli dietro e non posso distrarmi più di tanto se esco con lui.- disse Liam, guardandosi le mani, invece di guardare me. Stetti in silenzio, attendendo che continuasse.
-A dire il vero speravo che con il messaggio che ti ho mandato dopo aver portato Niall a casa le cose fossero un po’ cambiate. Insomma, non volevo davvero andarmene senza dirti nulla, ma l’ho fatto e poi me ne sono pentito.- riprese, questa volta alzando nervosamente lo sguardo verso di me.
Non sapevo bene cosa pensare. Insomma, facciamo un breve bilancio: questo ragazzo non ne voleva sapere nulla di uscire con me. Mi disprezzava perché ero ricca. Ma era venuto a un appuntamento e mezzo con me (la passeggiata al parco vale per mezzo). Mi prendeva in giro perché non avevo diciott’anni mentre lui sì. Mi aveva baciata come se mi amasse e poi mi aveva lasciata come una scema senza dirmi nulla.
Adesso però Liam era nella mia cucina, aveva portato la colazione e tentava di giustificarsi.
-Cosa vuol dire tutto questo per te, Liam?- gli chiesi, senza fare lo scherzo del nome e cognome perché stavolta non avevo voglia di scherzare. Volevo che chiarissimo questa faccenda in maniera più seria se non in maniera definitiva.
A quel punto Liam mi guardò finalmente negli occhi e vi lessi tanta insicurezza, cosa che non gli si addiceva per come lo conoscevo io. Inclinò la testa di lato e spostò una mano verso le mie che erano appoggiate sul tavolo. Sembrava volesse accarezzarmi, ma non lo fece. Chissà cosa lo tratteneva.
-Non ne sono sicuro. Sto davvero cambiando idea su di te, Selene. E credo mi piaccia stare con te. Ma non so ancora cosa voglio.- confessò, con una sorta di dolore nel nocciola dei suoi occhi.
Allungai io le mani per prendere la sua e tentare di rassicurarlo.
-Sto per rischiare il tutto e per tutto con te, Liam Payne, ma sappi che non ci sto ad essere trattata male.- chiarii come premessa, poi presi fiato, -Mi piaci davvero tanto e lo sai. Ma non voglio che te ne approfitti, che mi prendi in giro. Con me si fanno le cose per bene.- conclusi, stringendo la sua mano e mantenendo il mio sguardo saldo nel suo.
-Mi paiono condizioni del tutto sensate.- commentò Liam, regalandomi un accenno di sorriso, -Allora vediamo come vanno le cose, senza pressione?- mi domandò, aggiustandosi sulla sedia.
Annuii e sorrisi a mia volta. –Intanto vediamo come sono questi pancake e se parti con il piede giusto, ok?- lo provocai, prendendo un pezzetto di frittella.
-Speriamo bene allora!- commentò, servendosi a sua volta.
 
Non pensavo che fare colazione con Liam si sarebbe rivelato essere una situazione così piacevole. Mi raccontò di un sacco di serate in cui Niall il Biondo era stato sbronzo e si era messo a vaneggiare. Mi raccontò nel dettaglio le parole che gli erano uscite dalla bocca, cose tipo “Qui è pieno di comunisti! E i comunisti rubano le biciclette!”, considerato che erano in un vicolo completamente vuoto, mi fece ridere parecchio.
La cosa che mi stupì più di tutte fu che non fece l’ameba come suo solito, anzi, invece di stare sulle sue, tentò di farmi parlare, di coinvolgermi nei suoi racconti.
-Dai, descrivimi un po’ Bess. Ormai l’ho incontrata già due volte, ma non mi sono fatto una bellissima impressione. Ci deve essere un motivo per cui siete tanto amiche, no?- mi chiese, raccogliendo le briciole sul suo piatto. Ci pensai un attimo, perché non volevo che si facesse un’opinione ancora peggiore di come era in realtà.
-Vedi, Bess è una persona molto complessa. Non le piace interagire con tutti. . . o meglio, non le piace che tutti conoscano la sua “vera natura”. Non so se mi spiego.- iniziai, per continuare poco dopo visto che Liam mi annuiva,- Sin da quando siamo piccole c’è sempre stato questo legame fortissimo perché non ci assomigliavamo più di tanto. Insomma sì, siamo due persone piuttosto espansive, veniamo dagli stessi ambienti, ci piacciono gli stessi stilisti, ma per quello che riguarda per esempio gli interessi culturali, non ci avviciniamo neanche lontanamente. Io sono molto per la letteratura classica, ma niente poesie. Lei è per le riviste. A me piacciono i film “normali” anche impegnati, ma niente di che, mentre Bess è mezza fissata con i film stranieri, tipo francesi. Insomma, non so se hai presente quelle amicizie che non hai idea di come siano nate, ma sai che non potresti stare senza?- chiesi a Liam, guardandolo accigliata. Io volevo un mondo di bene a Bess, ma sembrava strano non sapere cosa dire su di lei al ragazzo che mi piaceva.
-Come avrai capito, casa mia non è molto frequentata, o meglio, la mia famiglia non è troppo unita.- dissi, capendo che era di questo che dovevo parlare, - Invece Bess c’è sempre stata per me. È come una sorella e quando mia madre partiva per i suoi folli viaggi quando ero piccola, erano i momenti più belli, perché passava Bess a prendermi con il suo autista e stavamo da lei a giocare con le bambole, travestendoci, truccandoci. Ero con lei quando mi è caduto il primo dente.- dissi, ripensando a quegli stupendi momenti della nostra infanzia.
Ero con lei anche quando mi era venuto il ciclo la prima volta, ma non mi sembrava il caso di dirlo al ragazzo più carino e interessante che fosse mai entrato in casa mia.
Sospirai al ricordo e Liam mi prese la mano. –Non si direbbe una persona così protettiva. Ma se siete amiche, mi fido del tuo giudizio.- commentò, sorridendomi leggermente. Gli sorrisi in risposta.
-Allora, sarebbe molto carino se rimanessimo qui a fissarci negli occhi l’un l’altro, ma io ho un po’ da fare oggi,- dissi, dopo un po’, pensando al tema su I Miserabili che dovevo finire per il martedì successivo, -Non sei l’unico che va a scuola qui,- gli feci presente, scherzando, senza però effettivamente spostarmi dalla tavola.
Liam annuì a poi corrugò la fronte, inclinando leggermente la testa.
-Veramente, mi stavo chiedendo se ti andasse di venire con me a fare una passeggiata e passare magari al campo di calcio della Beaker High.- mi disse, passando una mano sul tavolo, come per spolverarlo.
-È una sorta di appuntamento domenicale?- gli domandai maliziosa, -Se vuoi metterla così, credo che lo sia. Anche se alla Beaker High c’è Niall che gioca e farà un po’ da terzo in comodo- mi informò, buttando là l’informazione sul Biondo.
Annuii lentamente.
-Ok, credo possa andar bene lo stesso, lasciami preparare un secondo.
Andai in camera a scegliere delle scarpe comode e degli abiti piuttosto casual e quando tornai in cucina a cercare la borsa che avevo usato venerdì per la scuola, non c’era più traccia di Liam.
-Liam Payne?! Dove sei finito?- esclamai ad alta voce, pensando a dove potesse essersi cacciato in pochi attimi e sperando vivamente che non fosse fuggito senza dirmi niente, cosa che sarebbe stata dannatamente nel suo stile da stronzetto.
Mi diressi in salotto e da lì sentii un leggero tramestio nello studio biblioteca.
Entrai, sperando con tutto il cuore che Liam non avesse trovato i libri di Twilight dove al tempo in cui li avevo letti, avevo scritto commenti piuttosto imbarazzanti su Edward Cullen e insulti vari a Bella Swan.
Lo trovai invece intento a scrutare i titoli da lontano, per riuscire a vedere tutti i libri.
La biblioteca che mia madre aveva fatto costruire con la casa, al momento del divorzio da mio padre, era composta da due pareti poste ai lati di una finestra.
-Hai un biblioteca piuttosto piccola per una casa così grande, sai?- mi fece notare Liam, senza distogliere gli occhi dallo scaffale a tutta parete. Sorrisi e feci spallucce, facendo mentalmente un sospiro di sollievo.
Evidentemente non aveva scoperto il retro della biblioteca, ovvero lo studio, dove altre tre pareti erano riempite di libri non miei, che comprendevano varie prime edizioni del valore di un fantastiliardo. Che culo.
-Oh, be’, ho sempre pensato che stando così, le due pareti si potessero guardare negli occhi e i libri sulle mensole sarebbero stati faccia a faccia, come per raccontare le proprie storie e condividere emozioni durante la notte.- dissi, confessando quel pensiero che avevo maturato quando mia madre mi aveva chiesto che cosa avrei voluto nella nuova casa, a cinque anni.
-Allora anche a te piace la notte. . .- mi incalzò Liam Payne, avvicinandosi a me che ero rimasta sulla soglia della stanza. E mentre quel ragazzo così affascinante camminava nella mia direzione, sentii le scintille che preannunciano il momento perfetto per un bacio. E anche Liam sembrava pensarla alla stessa maniera. Ma chi dei due avrebbe coperto quella breve distanza fra i nostri volti, per rendere partecipi i libri della mia biblioteca anche delle emozioni implicate in quel contatto magico e romantico?
E proprio nell’istante clou della nostra intesa, sentii il suono di un clacson nel vialetto di casa mia.

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Capitolo 13
*** "Appuntamento" a quattro ***


13.”Appuntamento” a quattro

 
Merda! Doveva essere quella guastafeste di Bess. Vaffanculo, Bess!
Liam si spostò velocemente da me e mi lasciò andare ad aprire la porta, seguendomi.
Mi ero completamente scordata del nostro appuntamento per la colazione al momento. Soprattutto visto il Big Deal che stava accadendo. Ma pazienza.
Vidi la mia amica zampettare agile sui suoi tacchi verso me e Liam e la sua espressione mi fece piuttosto paura.
-Che cazzo ci fa il Libraio stronzo qui?- mi chiese, senza salutare e senza fregarsi minimamente del fatto che Liam era proprio lì accanto. Cioè, addio buone maniere.
-Guarda che io ci sento benissimo- le fece presente lui, guardandola male da sotto le sue folte sopracciglia.
Bess lo fulminò con lo sguardo. -È proprio l’ultima cosa di cui mi preoccupo adesso.- gli rispose, prima di rivolgersi a me, -Come mai è qui? Selene, te lo ricordi vero che ieri sera ti ha mollata da sola al QQ? Senza dirti nulla, tra l’altro. Se l’è solo svignata. Ma ti pare?!-
Sospirai, ripensando a come c’ero rimasta male solo la sera prima. Ma dopotutto adesso Liam era qui e fu proprio lui a risponderle, -Bess, non che siano affari tuoi, ma non l’ho fatto intenzionalmente di lasciare Selene così male, ok? Sono venuto apposta stamattina, per scusarmi.
Bess sbuffò, sempre arrabbiata, -E comunque rimane il fatto che sei stato un cafone. E non vado oltre. E come diavolo facevi a sapere dove abita Selene?- gli domandò con uno sguardo inquisitore.
Effettivamente non mi ero fatta domande quando era spuntato alla mia porta, ma avrei dovuto.
-Calma gli spiriti, Bess. Non sono né uno psicopatico né una specie di stalker, ok? Ho solo guardato sull’elenco telefonico. Sai cos’è o devo farti un disegnino?- le rispose, con un tono leggermente acido. Effettivamente non faceva una piega come spiegazione.
-Ragazzi, Liam, Bess, calmiamoci un attimo, ok? Abbiamo chiarito tutto, davvero. Non c’è bisogno di litigare e rispondersi male!- dissi, intromettendomi fra quei due, visto che già mi vedevo Bess levarsi gioielli e tacchi per attaccare fisicamente il mio dolce Libraio Sexy.
Bess si lisciò i jeans impeccabili e mise apposto il cerchietto che le ornava la testa.
-Dunque, dove stavate andando? Perché io ho portato la colazione, come avevamo deciso.- mi fece presente la mia migliore amica, con aria stizzita.
Guardai Liam, che con lo sguardo cercava di comunicarmi qualcosa.
-Stavamo andando a fare una passeggiata, vuoi venire?- le dissi, sorridendole, nel vano tentativo di rinviare la faccenda della colazione mancata.
E mentre pronunciavo quelle parole, sentii Liam dietro di me sospirare. Forse era quello che intendeva con il suo sguardo enigmatico. “NON INVITARLA CON NOI!”. Vabè.
-E dov’è che stareste andando? Non ho voglia di perdere tutta la mattina in giro per mari e per monti! E poi cosa ci faccio con la colazione che ho in macchina?- chiese ancora Bess. Che fosse determinata a rovinarmi l’appuntamento?
-Stiamo andando alla Beaker High. Il Biondo di ieri sera è lì a giocare.- risposi, segretamente sperando che fosse troppo lontano per i gusti della mia amica.
Bess guardò me, poi guardò l’espressione scocciata di Liam e sorrise compiaciuta. –Mi pare perfetto! Basta che tu mi presti un paio di scarpe basse, non posso scarpinare su queste Manolo Blanik!
Aprii la porta per far passare Bess, diretta al mio guardaroba e subii lo sguardo di Liam.
-Non ti piace tanto Bess, sbaglio?- commentai, avvicinandomi a lui nel vano tentativo di ristabilire il contatto di scintille di poco prima. Lui mi prese per mano e fece una faccia buffa, a metà fra il pensoso e l’arrabbiato.
-Direi che è una vera stronza. Ma cercherò di sopportarla. Tra l’altro Niall è un tipo sempre affamato, saprà apprezzare la colazione gentilmente offerta dalla Stronza dell’alta società.- disse sogghignando, ma lo guardai male lo stesso, anche se mi veniva da ridere.
-Lo so che sembra stronza, ma non è solo quello. – gli dissi, tentando di difendere B.
-Certo- mi rispose Liam, pronto a baciarmi. Ma proprio in quel momento, come se fosse stata a spiarci per beccare il momento giusto per venire  a romperci le palle, Bess ci interruppe, passandoci proprio in mezzo e pestando un piede a Liam.
-Forza, vogliamo muoverci? La Beaker non è dietro l’angolo e se non ci mettiamo in marcia, il tuo amico avrà già finito di giocare e sarà stato tutto inutile!- ci rimproverò B, sfoggiando ai piedi le mie nuove Vans. Le erano sempre piaciute, anche se preferiva le scarpe col tacco.
 
Quando giungemmo finalmente al campo da calcio della Beaker, la partita di Niall stava effettivamente per finire, come aveva predetto Bess in un certo senso. Aveva sempre avuto questa sorta di poteri  e la cosa mi aveva inquietato sin da quando ero piccola, ma ormai c’ero più o meno abituata.
Ci avvicinammo a bordo campo, sedendoci sulle gradinate, guardando il biondo tirare calci al pallone e schiamazzare con i suoi amici.
-Hey, Liam, ma non c’è la ragazza di Niall?- gli chiesi, quando mi resi conto che ci eravamo seduti per conto nostro e che Niall non guardava mai un punto preciso delle scalinate dove non fossimo noi.
Liam scosse la testa, -Jane vive a New York. Quei due si sono conosciuti questa estate e si sono messi insieme praticamente subito. Si sentono circa due volte al giorno, ma non si vedono troppo spesso. – mi rispose, facendo un cenno di saluto a Niall, che passava di fronte a noi proprio in quel momento.
-Poverini, mi dispiace.- dissi, sorridendo anche io al Biondo.
-Oh, tranquilla, se la stanno cavando alla grande! Non ho mai visto due persone così innamorate!- mi disse Liam, avvicinando la sua mano alla  mia e facendomi sorridere. Evidentemente non aveva avuto gli stessi sogni ad occhi aperti che avevo avuto io. Sapete no, tutta la storia dei tre figli e del matrimonio più felice di sempre. Sono pazza. Lo so.
Quando finalmente la partita finì, aspettammo Niall fuori dagli spogliatoi. Avevano vinto due a uno, ma essendo una partita amichevole, non c’era molta aria di festeggiamenti.
-Ah, la bella bionda di ieri sera!- esclamò Niall quando mi vide, -E il nostro biglietto per il QQ!- esclamò ancora quando vide Bess accanto a me con in mano la busta della colazione.
-Sì, in realtà mi chiamo Bess- commentò lei, sorridendogli cordialmente ma non troppo.
-Ti ho portato un po’ di tifoseria, felice? In più Bess ha anche del cibo.- gli spiegò Liam, salutandolo con quelle cose che fanno i maschi dei cinque, pugni, pugnetti etc etc, non proprio il mio campo.
Il sorriso di Niall si fece ancora più grande quando sentì la parola cibo e si avvicinò a Bess, che gli stava porgendo la busta.
-Allora grazie due volte, per la merenda e per la compagnia! Ci andiamo a sedere sulle gradinate? O preferite una panchina?- ci disse, sempre cordiale e ridente.
-Oh, vi prego, basta gradinate. Mi sta diventando il culo quadrato a forza di stare seduta sul cemento!- commentò Bess, massaggiandosi il didietro. –Che classe, B- le bisbigliai, -Non mi sembra il caso di fare tanti giri di parole- mi rispose, facendomi sorridere.
Ci dirigemmo così ad una panchina e ci mettemmo a sedere, io e Bess al centro, Liam e Niall accanto ai braccioli della panchina.
-Quindi, suppongo che il tuo sia un soprannome, vero Bess? Insomma che nome è Bess?- sentii domandare Niall, mentre si abbuffava con i bagel che mi aveva destinato Bess.
-Certo che è un soprannome! Mi chiamo Elizabeth, da Beth è poi derivato Bess.- gli spiegò la mia amica sbuffando, -E poi qui non sono io quella con il nome strano, Niall! Che nome sarebbe?- gli domandò indignata. Ma sapevo che si stava divertendo un mondo con il Biondo.
-Quei due sembrano intendersela, sei rimasto solo tu il musone che non vuole essere amico di nessuno.- bisbigliai a Liam, avvicinando le mie labbra al suo orecchio. Lui mi guardò di sottecchi e mi mise un braccio intorno alle spalle.
-È un lavoro sporco, ma qualcuno deve pur farlo.- mi disse, piegandosi verso di me, per bisbigliarmi a sua volta nell’orecchio. –Mi fa piacere che stia andando tutto bene,- aggiunse, -E mi fa piacere che tu mi abbia perdonato.- concluse, dandomi un bacio sulla guancia.
-Prendetevi una stanza!- esclamò Niall a bocca piena, ridendo di me e Liam. –Senti, Irish, ti dispiacerebbe masticare a bocca chiusa?- lo riprese Bess, sbuffando ancora una volta, ma sorridendo.
Rimanemmo sulla panchina a ridere e scherzare e bisbigliarci nelle orecchie per circa un’ora. Poi Niall interruppe il nostro idillio, -Ragazzi, detesto doverlo dire, ma è quasi ora di pranzo e sto morendo di fame! Non potrò resistere ancora per molto senza mettere qualcosa sotto i denti.-
-Niall, ma stai scherzando? Bess ti ha portato da mangiare un’ora fa! Ed era roba che avremmo dovuto consumare in due!- dissi scioccata, guardando Liam che annuiva comprensivo.
-Mi dispiace, è più forte di me. Volete accompagnarmi? Possiamo passare da Mac!- propose il Biondo, sorridendomi gioviale.
-Ma vaffanculo, Niall! Noi abbiamo cose ben più importanti che accompagnare te a mangiare.- esclamò Bess, alzandosi in piedi, -Ragazzi, è stato uno spasso passare con voi la mattinata. Un po’ meno con te, Liam,- puntualizzò, -Ma domani ho un test molto importante a scuola e temo di dover andare a prepararlo. S, vieni con me?-
La guardai e sbuffai, voltandomi poi verso Liam. –Purtroppo devo andare anche io, devo scrivere un saggio su I Miserabili e sarà un lavorone.- ammisi, vedendo negli occhi di Liam il mio stesso disappunto.
-Va bene. Allora ci sentiamo presto, non scomparirò, lo giuro.- mi disse Liam, guardandomi mentre mi alzavo per seguire Bess, che si era già avviata.
Lo salutai sorridendo, forse sarebbe andato tutto secondo i piani alla fine.
-Ti piace davvero questo tipo, eh?- mi domandò Bess quando ormai eravamo parecchio lontane dai ragazzi.
-Sì, B, non pensavo che sarebbe potuto accadere. E non so nemmeno bene perché, ma mi piace davvero tanto.- ammisi, mordendomi un labbro.
-Andrà tutto bene, S.- mi assicurò Bess, vedendomi pensierosa. Io la guardai e aprii le braccia per ricevere un suo abbraccio.
-Lo spero tanto, B. Lo spero davvero tanto.
 

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Capitolo 14
*** Allora anche i ricchi vanno in galera?! ***


14. Allora anche i ricchi vanno in galera?!



Erano già passati un paio di giorni e Liam non aveva affatto mantenuto la sua promessa. Insomma non gli avevo chiesto troppo, no? Solamente sincerità e niente prese per il culo. Non lo avevo costretto a fare nulla. Mi era venuto a cercare lui!
-S, ancora niente notizie dal Libraio cafone?- mi chiese Bess quando ci incontrammo fuori dalla scuola prima delle lezioni.
-Si vede così tanto?- risposi, tentando di darmi un contegno. Non volevo starci così male! Insomma, alla fine c’eravamo baciati una volta e non avevamo stabilito nessuna condizione riguardo al sentirci giornalmente.
-Senti, stai tranquilla, cerca di non pensarci tanto, perché sennò finisci con il dannarti l’anima! E poi come minimo è solo perché non sa che cosa scriverti che ancora non ti ha mandato nemmeno un messaggio! Mi sembra proprio il tipo tanto fumo e niente arrosto...- mi disse Bess, nel tentativo di aiutarmi.
-Be’, sì, potrebbe darsi, insomma poi ci sono tutte le questioni inerenti al college eccetera eccetera, magari è solo molto occupato!- dissi, tentando di autoconvincermi.
-O molto stupido! Ma chi sono io per giudicarlo?- commentò Bess, facendomi sorridere.
 
E per la terza ora di lezione, avevo già deciso di comportarmi come si sarebbe comportata Bess. Ovvero di strafergarmene se Liam mi scriveva o no. Io sarei andata per la mia strada e se lui si fosse fatto vivo tanto meglio. Alla fine, chi aveva bisogno di un Liam Payne super carino e intelligente??
E fu durante l’ora di Storia che sentii vibrare il cellulare che tenevo nella tasca del blazer. Con molta disinvoltura lo tirai fuori e guardai chi diavolo mi disturbava.
Liam. Tipico. Proprio quando decidevo di farmi i cavolacci miei, arrivava lui con qualche messaggio enigmatico e ammaliante a rovinare i miei piani.
“Scusa se non mi sono fatto vivo prima. Che fai?” diceva il messaggio.
“Ti mando a fanculo!” Avrei voluto scrivergli. Ma mi trattenni. “Sono in classe. Lezione di Storia” dissi. Molto più formale e distaccato.
“Bello, che fate di argomento? Fine medioevo? Forse siete già al 1600?”
“Non posso messaggiare.”
“Ma che dici! Sono anche io in classe e ti scrivo tranquillamente. Dai, dimmi che studiate, così ti dico qualche fatto interessante a riguardo”
“Se mi beccano sono finita!” come faceva a non capire? Mica andavo in una scuola qualsiasi! In questa scuolaccia se ti trovavano con il telefono in classe te lo sequestravano per tutto il giorno e te lo riconsegnavano solo a fine lezioni. E soprattutto come faceva a scrivere così tante cose in un messaggio in così poco tempo?!
E proprio mentre vedevo arrivarmi il messaggio di risposta di Liam, la professoressa mi sgridò e mi sequestrò il telefono.
-No, prof, la prego! Sto aspettando un messaggio importante da mia madre!- tentai di mentire. Ma non tenni di conto che il display del telefono si illuminava quando arrivavano messaggi facendo vedere i mittenti.
-Liam il Libraio Sexy? Non mi sembra tanto urgente e sicuramente tua madre non si chiama Liam il Libraio. Tralascio il sexy. Signorina Fisher-Lewis, si è appena guadagnata un’ora in punizione per oggi pomeriggio!- mi disse quasi felice la professoressa, riponendo il cellulare nella scrivania.
Sarebbe stata una lunga, lunga giornata.
 
All’intervallo per il pranzo, trovai Bess al nostro solito tavolo, proprio accanto alle scale del cortile, vicino al glicine. Durante la fioritura in primavera, sembrava di essere in un qualche vicoletto parigino, invece che nel cortile di una scuola in mezzo a Philadelphia.
Mi lasciai cadere sulla sedia accanto a lei e sbuffai per attirare la sua attenzione.
-Che ti è successo, raggio di sole?- mi chiese, continuando a sfogliare la sua rivista.
-Quella stronza della Meyer mi ha messo in punizione! Mi tocca rimanere un’ora in più a scuola oggi! Ma ti pare??- risposi, sfogandomi liberamente affranta.
-Bella schifezza! Quanto tempo era che non ti mettevano in punizione a scuola?- commentò Bess, segretamente ridendo di me e della mia fama di brava ragazza.
-Sarà dalla terza elementare, quella volta che mi hai costretto a entrare nell’aula insegnanti per provare il caffè.- risposi, ripensando al momento in cui ci avevano beccate con le tazze in mano e con una cinquantina di bustine di zucchero vuote ai nostri piedi.
-Ah, bei tempi quelli in cui riuscivo ancora a farti fare quello che volevo. . .- sospirò la mia amica, prendendo a mangiare la sua insalata scondita.
-Sì, certo. È sempre colpa tua quando finisco nei guai!- la accusai, iniziando il mio yogurt alla fragola.
-Non mi pare di essere io la colpevole questa volta, sbaglio?- mi fece notare Bess, interessandosi a chi mi avesse fatta finire in punizione quel giorno.
-Liam si è fatto vivo questa mattina. Mi ha mandato un messaggio. Gli ho scritto che non potevo messaggiare durante la lezione e lui era tutto tipo “Macché! Ti pare che ti beccano?”. E poi mi hanno beccata.- spiegai, ripensando con nostalgia al mio telefono che in quel momento stava al freddo e al buio nello squallido cassetto della scrivania della signora Meyer.
-Bella merda! In tutti i sensi, insomma, questo ragazzo mi piace sempre di meno. Non riuscirò mai a capire che cosa ci trovi in lui.- disse tutto d’un fiato Bess, riprendendo a guardare la sua rivista.
-Be’, un po’ è colpa sua, ma sono io la furba che si è fatta beccare.- ammisi, sentendo una completa imbecille. Bess alzò la testa dalla rivista e mi guardò con aria falsamente seria.
-Bella merda comunque.- decretò, facendomi scoppiare a ridere.
 
Alle quattro e mezzo, finalmente stavo contando i secondi che mi separavano dalla campanella che mi avrebbe liberata dalla prigionia. Come era possibile che fossi l’unica tonta ad essere in punizione quel giorno? Davvero non c’era nessuna ragazza che si fosse messa una gonna troppo corta o che si fosse fatta beccare a fumare nei bagni? Sbuffai indignata.
Nel momento in cui scoccarono le quattro e mezza e finalmente ottenni indietro il mio cellulare dalla signora Meyer, notai che Liam mi aveva mandato un altro messaggio, che non avevo potuto leggere, vista la confisca.
“Nessuno si fa beccare col cellulare in classe!”
L’ironia del destino. Evidentemente io ero stata l’eccezione che conferma la regola. Shame on me.
Uscii innervosita da scuola pensando a che cosa avrei dovuto studiare una volta giunta a casa e cosa avrei potuto dire di divertente a Liam quando lo avrei chiamato e lui mi avrebbe presa in giro.
E proprio mentre guardavo lo schermo del cellulare concentratissima, andai a sbattere contro qualcuno.
Quel qualcuno si rivelò essere proprio il mio innamorato (cogliete la nota sarcastica, vi prego).
-Liam?- dissi sconvolta dalla sua inaspettata presenza al cancello della mia scuola per ricconi.
-Selene?- mi ripose, facendomi il verso.
-Che ci fai qui? Non hai da studiare o da lavorare? E come facevi a sapere che sarei uscita a quest’ora? non sarai rimasto un’ora intera ad aspettarmi all’uscita di scuola, spero!- continuai iniziando a sentirmi in colpa per qualcosa di cui non ero nemmeno sicura.
-Hey, calma! Non ho perso niente di importante, avevo il giorno libero a lavoro e nessun compito tanto urgente da non poter venire a prenderti all’uscita dalla. . . galera!- mi disse prendendomi in giro. Perché doveva sempre fare così, accidenti?
-Oh, andiamo! Chi ti ha detto che mi hanno messo in punizione?- mi lamentai sbattendo i piedi per terra come una bambina.
-Anche i ricchi vanno in prigione allora!- continuò Liam, che evidentemente si stava divertendo un mondo. Gli tirai una spintarella, -Dai, smetti! È stata l’ora più lunga della mia vita ed è tutta colpa tua!- gli dissi.
Liam mi mise un braccio attorno alle spalle, -Colpa mia? E come mai potrebbe essere colpa mia, che vado anche in un’altra scuola?- mi domandò risoluto.
-Stai scherzando? Mi hai messaggiato tu! Ti sei finalmente fatto vivo dopo un paio di giorni dalla nostra “grande chiacchierata” e dovevo per forza risponderti, insomma volevo risponderti un sacco! E per questo sono finita in punizione. Credo di odiarti.- mi sfogai e poi guardai Liam rendendomi conto di aver fatto un passo falso a condividere con lui tutti quei pensieri sulla nostra relazione appena iniziata.
-Ti dà così tanto fastidio che non ti scriva tutti i giorni?- mi chiese, improvvisamente serio, fermandosi sul marciapiede.
Lo guardai negli occhi un paio di attimi, che potevo dirgli? Accidenti a me e alla mia boccaccia.
-Non è che mi dia fastidio. . . è che non so se te ne sei accorto, ma ci tengo tanto a questa cosa e mi piace quando ci sentiamo.- ammisi, tanto ormai il danno era fatto, tanto valeva che portassi avanti la mia causa.
Insomma, lo dicono tutti i manuali d’amore, no, che le relazioni durature si basano sulla sincerità, sbaglio?
Anche Liam sembrava non sapere cosa dire lì per lì. 
-Me ne sono accorto e non voglio che tu fraintenda il mio atteggiamento nei tuoi confronti, te l’ho detto che voglio provarci anche io. Il fatto è che non sono un tipo espansivo, sono piuttosto taciturno e quindi non mi viene spontaneo sentirmi continuamente con una persona, mi dispiace.- disse Liam, avvicinandosi a me e poggiandomi le mani sul viso.
-Non c’è davvero qualcosa per cui dispiacersi, insomma, sono io che sono eccessiva e sono stupida. . .- iniziai a dire, ma Liam mi interruppe baciandomi. Fu un bacio dolcissimo, quasi meglio del nostro primo bacio, non me l’aspettavo e forse proprio per questo fu stupendo.
-Non sei stupida, neanche quando ti fai beccare col cellulare in classe,- disse Liam lasciando le mie labbra, continuando a guardarmi negli occhi e sorridendomi appena (dannazione, ancora nessun vero sorriso!), -Hai solo tanta fiducia nel prossimo.- concluse, dandomi un altro bacio veloce.
-Grazie.- risposi, sorridendogli.
-Ok, adesso basta smancerie, ho fesaurito la mia dose giornaliera, mi dispiace. Che facciamo? Ti accompagno alla macchina?- mi disse Liam, ritornando il solito cinichello di sempre. Ma in fondo se non fosse stato così, forse non mi sarebbe piaciuto tanto.
-La cattiva notizia è che stamattina mi sono svegliata di buon umore e visto che era bel tempo, ho deciso di venire a scuola a piedi.- risposi, godendomi la sua espressione leggermente scocciata,-La buona notizia e che abito piuttosto vicino, giusto sei isolati da quella parte.- aggiunsi, sorridendo a Liam la cui espressione era più serena adesso.
-E che passeggiata sia. Andiamo.- commentò, prendendomi per la prima volta per mano.
Fu un pomeriggio davvero bello, era il primo che passavo con Liam e non pensavo che sarebbe stato così rilassante. Liam era addirittura capace di fare battute divertenti!
Mi fece ridere, mi fece riflettere e mi baciò di nuovo prima di andarsene da casa mia.
 
Per cena passò Bess ad assicurarsi che durante l’ora di detenzione non mi fossi fatta un piercing al naso o un tatuaggio e soprattutto che non mi fossi unita a qualche gang di spacciatori. Dopo averle spiegato che ero da sola e che certe cose succedono solo il galera, in quella vera, mi disse che sarebbe rimasta a cena con me, mentre aspettavamo che mia madre tornasse dal suo viaggio a Parigi.
-Credi che dirai a tua madre di Pain?- mi chiese, mettendosi in bocca una patatina fritta.
-Mmh, penso di no, per adesso. Insomma vorrei gridarlo al mondo che stiamo insieme, ma mia madre poi vorrebbe conoscerlo e insomma, lo sai che non gli piacciono i ricchi, già c’è voluto tanto a fargli cambiare idea su di me, se conoscesse mia madre mi mollerebbe su due piedi.- le risposi, buttando giù un sorso di cocacola.
-Approvo, anche se il signorino Pain potrebbe anche fare meno lo snob, invece di criticare noi. . . insomma, il bue che dice cornuto all’asino!- commentò Bess, alzandosi dalla tavola.
-Non credo che questo detto si addica completamente alla nostra situazione, ma te lo passo per buono.- dissi, facendole una boccaccia divertita.
-Sì, sì, fai come ti pare, io intanto vado in bagno, mi dovrebbe arrivare un messaggio da Jack, leggilo pure e poi mi porti il telefono, ok? Ciao. Vado in bagno.- ribatté Bess, avviandosi verso il bagno.
Mentre aspettavo che la mia amica tornasse, sbloccai il cellulare di Bess e mi misi a frugare fra i suoi messaggi, lo facevamo sempre io e B, tanto sapevamo tutto l’una dell’altra!
E fra le conversazioni recenti vidi un “Liam Pain bleah”. Aprii il messaggio e scoprii che era stata la mia migliore amica ad inviarlo da me quel pomeriggio.
“Sono Bess. Vedi di farti perdonare andando a prendere S alle 4.30 a scuola. È stata messa in punizione per colpa dei tuoi stupidi messaggi. Non viene messa in punizione dalla terza elementare. Se non ti fai vedere e lei ci rimane male, ingaggio dei mafiosi e ti faccio spaccare le gambe e cavare gli occhi, così addio libri. Baci baci.” Diceva il messaggio di Bess. Ed era sia inquietante che infinitamente premuroso.
“Tu sei pazza, ma mi sento in obbligo a farlo. Mi assumo le mie responsabilità.” Era la risposta di Liam.
“Mi raccomando, che rimanga fra noi, ci tengo che sia felice” aveva poi scritto Bess e sorrisi, perché era stato un pensiero dolcissimo e poi Liam era venuto a prendermi e mi aveva detto che non sono stupida e mi aveva baciato e avevamo passato uno splendido pomeriggio e la mia migliore amica era veramente la migliore.
-Allora, è arrivato quel dannato messaggio?!- urlò Bess dal bagno.
-No! Ma ti voglio bene!- urlai di rimando, -Non c’entrava una mazza, ma ti voglio bene anche io!- rispose Bess, facendomi sorridere.


 
Mi scuso infinitamente per questa assenza lunghissima
ed ingiustificata!
Giuro che da adesso alla prossima pubblicazione passerà molto meno tempo!
Tra l'altro questo è un capitolo che mi piace moltissimo perché evidenzia
anche il carattere premuroso di Bess e Liam inizia a dimostrare
sempre di più i suoi sentimenti.
Il prossimo sarà più un capitolo di transizione,
ma spero che vi piaccia ugualmente : ) 
Vi prego, commentate, perché non vedere nessuna recensione
non è che mi faccia proprio venire voglia di postare nuovi capitoli!
Baci

LA

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Capitolo 15
*** La battuta sugli occhiali ***


15.La battuta sugli occhiali


 
Quando Liam era venuto a casa mia per la prima volta, quella domenica mattina, non ci avrei scommesso uno spillo che la nostra relazione sarebbe continuata per così tanto. Cioè, non che un mese fosse particolarmente lungo e soprattutto non che Liam Payne si fosse impegnato più di tanto. Cioè ormai che lo conoscevo, mi ero abituata alla sua “noncuranza”, chiamiamola così. Perché come mi aveva chiarito nei primi giorni della nostra relazione, Liam non era affatto un tipo espansivo. Non che non mi volesse bene, di quello non dubitavo, solo che a volte avrei preferito che me lo avesse detto direttamente, invece che prendermi in giro e dirmi che non mi sopportava.
Insomma, a volte certe cose vuoi sentirtele dire, non vuoi che siano sottintese e basta, porca miseria!
Ma non potevo biasimarlo, mi rendo conto che se uno non c’è abituato a dire “Come sei carina, stasera!” o “Che cosa farei senza di te?”, non è che gli viene spontaneo con tutti. Non credo che Liam dicesse cose dolci neanche alla sua famiglia.
Non che avessi conosciuto nessuno della famiglia Payne! Ci mancherebbe altro, non sia mai! Ma Liam mi aveva parlato un po’ di loro, raccontandomi che sua madre era vedova e che lui non aveva mai conosciuto suo padre, perché appunto era morto prima della sua nascita. Era un militare ed era morto durante un’esercitazione sul campo. Che cosa assurda, avevo pensato. Mi ero anche un po’ commossa, ma Liam mi aveva rassicurata dicendomi che non dovevo starci male io se non ci stava male nemmeno lui.
-Non puoi sentire la mancanza di qualcuno che non hai mai conosciuto, no?- mi aveva detto, ma c’era qualcosa nella sua voce che mi aveva fatto pensare che non ne fosse troppo convinto nemmeno lui.
Quello che mi rompeva più di tutto nella nostra relazione, era che sembrava che Liam ancora non si fidasse di me. Che diavolo, ero la sua ragazza! Non una stramboide qualsiasi! Se non le dici alla tua ragazza certe cose, a chi le dici? Eh, Liam Payne a chi le dici??
Pensavo queste cose mentre mi dirigevo dal parcheggio al cinema sulla Great River Avenue. Io e Liam c’eravamo dati appuntamento lì perché davano un film in bianco e nero famosissimo che avrei dovuto conoscere, ma che non avevo effettivamente mai sentito nominare prima di allora. Liam era rimasto molto disappunto quando aveva scoperto che ignoravo completamente l’esistenza di quel film.
-Liam, perché mi hai costretta a venire a vedere questo film?- gli domandai mentre stavamo in fila per fare i biglietti. Era incredibile che ci fosse davvero la fila per vedere quella roba vecchia.
-Perché a me piace e voglio farlo piacere anche a te. Visto che ti vanti tanto di essere una ricca intellettuale, devi farti una cultura di film.- mi spiegò per l’ennesima volta sbuffando.
Lo presi per mano, -Perché proprio a me doveva capitare il ragazzo fissato con i film in bianco e nero?- mi lamentai, facendo una faccia sofferente.
Liam mi sorrise e mi diede un bacio su una guancia. –Perché a me è toccata la ragazza fissata con un telefilm su una boyband scadente.- mi disse, prendendomi in giro.
-Guarda che i Jonas Brothers sono molto competenti in quello che fanno! E poi di che ti lamenti? Dove la ritrovi una ragazza che ti scarrozza dappertutto?- ribattei, difendendo i poveri JoBro e la mia dignità.
-Se, se, competenti un accidenti! E poi non mi sono lamentato della tua macchina da riccona, ok? Quella mi piace.- rispose Liam, avvicinandomi a sé per la vita e chinandosi per baciarmi sulle labbra.
Adoravo quando mi baciava in pubblico, perché accadeva di rado e perché Liam aveva le labbra più appetibili di questo mondo.
-Ok, direi che puoi lamentarti quando ti pare se poi mi baci.- chiarii sorridendogli mentre avanzavamo nella fila verso i biglietti.
-Vedrò che si può fare.- rispose Liam sorridendomi, -Ah, ma lo sai che Bess sta monopolizzando Niall?- aggiunse poi, con un tono strano, a metà fra lo sconvolto e il “devo fare finta di nulla, ma sono sconvolto lo stesso”.
-Certo, Bess è una ragazza molto affabile al di là dei pregiudizi e delle cattiverie e della stronzaggine. . . insomma, non mi meraviglia che i due si siano trovati simpatici.- commentai, visto che avevo notato anche io che Bess messaggiava spesso con Niall in quel periodo.
-Mi fa strano pensare che uno come Niall possa essere amico di una come Bess.- fu la risposta di Liam.
-Guarda che gira e rigira voi due vi assomigliate un sacco. Forse è per questo che non vi sopportate.- dissi, dandogli una gomitata. Sapevo che detestava quando facevo questi commenti. Lui e la mia migliore amica ancora non erano entrati in sintonia, il nostro gruppetto funzionava alla grande fino a che quei due non iniziavano a bisticciare e, nel caso di Bess, ad insultarsi.
Era assurdo che la mia migliore amica, proveniente dall’alta società di Philadelphia e orgogliosa della sua educazione, si lasciasse andare a insulti e imprecazioni varie più spesso di quanto non si potesse credere.
-Se ti bacio smetti di dire queste scempiaggini?- ribatté Liam, guardandomi di sottecchi. Io annuii con vigore e mi godetti un altro bacio, esultando fra me e me. E ridendo di lui per aver detto “scempiaggini”.
 
Durante il film, rimasi a stento sveglia. Era veramente una palla assurda. Chi mai va a vedere un film per dover leggere ciò che si dicono gli attori, invece di godersi i dialoghi e la recitazione? Liam Payne, signore e signori. Quel palloso del mio ragazzo.
E tutte le volte che provavo a fare un commento divertente, Liam rideva e poi mi zittiva facendo finta di non aver riso. Che antipatico.
Quando finalmente il film finì e uscimmo dalla sala, non riuscii a trattenermi.
-Liam, io rispetto il tuo gusto cinematografico, ma che bisogno c’era di zittirmi quando facevo quelle battute? Ci stavano tutte! Soprattutto quella sugli occhiali! E ha riso anche il tipetto a sedere dietro di noi!- esclamai, godendomi la sua espressione mentre ripensava alla battuta divertito.
-Se mi metto a ridere durante un film poi perdo la concentrazione e non seguo più! Se vai al cinema, il film lo guardi in silenzio per capire che succede. Nel momento in cui il film invece te lo guardi in dvd, allora puoi fare le battute che ti pare, perché puoi stoppare, mandare indietro ecc ecc.- mi spiegò leggermente scocciato. Effettivamente il ragionamento non faceva una piega. Stupido Liam Payne che smontava sempre le mie obiezioni.
-Allora ti regalerò il dvd e lo guarderemo a casa mia, mangiando i popcorn e ti farò ridere con le mie battute divertenti, ok?- dissi, tentando di farmi perdonare.
-Ci sto.- annuì, -Comunque, è vero, la battuta sugli occhiali era azzeccatissima.- concordò poi, prendendomi per mano.

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Capitolo 16
*** TIME OUT ***


A chiunque abbia seguito questa fanfiction, 

vi prego di scusarmi per il ritardo con cui vi comunico che non aggiornerò più questa storia, in quanto il mio computer si è rotto e tutti i dati che avevo salvato sono andati perduti. Non avete idea di quanto io sia rammaricata e delusa per la mia ottusità. 
La storia rimarrà dunque incompiuta fino a che (cosa improbabile) non deciderò di riscrivere i 10 capitoli che avevo da parte e che avrebbero concluso la vicenda. 
Se (cosa ancora più improbabile) foste interessati in qualche maniera a sapere a grandi linee cosa avevo in mente di scrivere, sentitevi liberi di mandarmi un messaggio qui su efp.

Un saluto a tutti e ancora scusa,
LA

 

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