Little fairytale.

di Assasymphonie
(/viewuser.php?uid=191479)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologue. ***
Capitolo 2: *** Sunlight. ***



Capitolo 1
*** Prologue. ***


Titolo della storia: Little fairytale.
Titolo del capitolo: Prologue
Personaggi: Masrur / Sharrkan / Ja'far / Sinbad
Rating: Arancione
Note dell'autore: Long-fic / AU / Contenuti forti / Shonen-ai
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.


.Prologue.


« Masrur, Sharrkan! » Una voce argentina rintoccò ovunque, sotto il largo ponte di pietra della città araba; accarezzò lentamente i vecchi tappeti logori usati in funzione di muri e andò a posarsi dolcemente su una vecchia tenda dismessa e su due giacigli grandi, ma non abbastanza. Il canale scorreva lento e placido a pochi metri di distanza e la luce del sole a picco nel mezzogiorno arabo colpiva senza pietà una testa carica di capelli bianchi china su un involto messo direttamente contro il petto.
Ja'far sospirò piano, alzando gli occhi grigi per andare a cercare le due persone che aveva chiamato poco prima; erano solo due bambini, chissà dove diamine avevano potuto andarsi a ficcare! Ma fu facile individuare due teste ben riconoscibili, una rossa come il fuoco e una bianca come le ossa, anticipatrici dei loro padroncini.
Ormai era un anno che vivevano in quelle condizioni, scappati da un orfanotrofio che non li aveva mai voluti veramente, finiti ad elemosinare la propria vita per strada e- « Ho qualcosa da mangiare, venite! » Ormai le due testoline si erano fatte molto più vicine e i loro padroncini ben visibili, di fronte alle iridi color dell'argento del quindicenne. Due bambini di otto e sette anni, con nient'altro addosso che larghe canottiere di cotone e pantaloni sdruciti e sporchi. Scene come questa se ne vedevano così tante che nessuno avrebbe fatto caso ai loro piedi sporchi di terra e di fango, ai loro occhi testimoni di chissà quale atrocità e alle loro voci mentre giocavano in mezzo all'acqua sporca di un canale troppo piccolo.
Il primo ad arrivare sotto la protezione del ponte fu Sharrkan, dalla pelle scura e i capelli bianchi anch'essi: probabilmente non sarebbe potuto esistere un bambino più bello, una cornice perfetta per due grandi occhi verdi che ora fissavano Ja'far pieni di speranza e- « Mas, vieni! » E una voce anche piuttosto acuta, che incitava a muoversi l'altro bambino.
Di un anno più piccolo, Masrur era un bambino strano: taciturno, contemplativo e dalla forza fisica non normale per un bambino così piccolo. I capelli rossi e gli occhi marrone-dorati gli attiravano sempre troppi sguardi straniti, ma mai nulla come la magrezza forse troppo accentuata di quel corpo di bambino che si avvicinò piano, a passi piccoli ed affiancandosi a Sharrkan nemmeno volesse proteggerlo dal cibo stesso.
Ja'far sorrise piano a quella scena, salutando entrambi con una carezza sulla guancia: era andato alla mensa dei poveri quella mattina molto presto, e nonostante la fatica tutto quello che aveva potuto rimediare erano state due pagnotte di pane morbido e tre fette di carne secca. Non era molto... anzi, non era niente, pensava il maggiore. Doveva nutrire quei due bambini i cui occhi vedeva allargarsi di meraviglia di fronte al cibo che si mise a dividere, usando le mani ed un coltellino trovato per caso nella cucina dell'orfanotrofio. Era l'unica arma che possedesse.
« Una fettina a me, una fettina a Sharrkan e una fettina a Masrur... » Sapeva benissimo che quel poco di carne non li avrebbe aiutati affatto, era così palese mentre i due più piccoli divoravano la carne in due bocconi voraci. L'espressione si fece dolorosamente reale solo in seguito, quando prese mezza pagnotta per sé e lasciò il resto ai due bambini: fu Masrur, come al solito, a prendersi la metà rimanente e a portarsela al petto per allontanarsi e sedersi sulla riva del canale. Sharrkan lo seguì con il pane intero tra le manine scure, e solo allora Ja'far si concesse un tremito delle mani.
Come avrebbero potuto continuare in quel modo?
Masrur era sull'orlo della fame ma nonostante tutto continuava a lasciare che Sharrkan vivesse meglio e... e lui? Ja'far arrancava, Ja'far continuava.
E Ja'far vide. Fu un solo attimo, un battito di ciglia lungo il marciapiede al livello superiore della strada, ma bastò a paralizzarlo. Due occhi d'oro, lunghi capelli dai riflessi violacei. E un nome, sussurrato in modo muto.
Sinbad.

.The end.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Sunlight. ***


Titolo della storia: Little fairytale.
Titolo del capitolo: Sunlight
Personaggi: Masrur / Sharrkan / Ja'far / Sinbad
Rating: Arancione
Note dell'autore: Long-fic / AU / Contenuti forti / Shonen-ai
Disclaimer: Personaggi, luoghi e abitudini sono di proprietà del mangaka; lo scritto e le situazioni sono di mia proprietà.

.Sunlight.

Sinbad.
Come un fulmine a ciel sereno quel nome attraversò gli occhi di Ja'far, un lampo di luce che esplose solo quando un piccolo strattone lo costrinse a far cadere piccole e umide gocce di sudore sul terreno secco: una manina scarna, bianca come le ossa appena sotto la pelle, andava abbassando un lembo dell'ampia maglia indossata dal ragazzo più grande. Masrur non gli avrebbe mai mentito e non lo fece nemmeno in quel momento, perché dopo aver attirato l'attenzione della figura più simile ad un genitore, l'indice della manina libera scivolò oltre, indicando una figura in ombra sulle scalette per il ponte.
Per quanto Ja'far si vantasse di essere una persona coraggiosa, in grado di sostenere lo sguardo di chiunque, non riuscì a rimanere un solo secondo di più immerso in quei globi dorati, pronti a guardarlo con incredulità mano nella mano con uno Sharrkan un po' spaventato, forse, ma estasiato da chi gli si era avvicinato pochi istanti prima. Niente avrebbe potuto fasciare meglio il corpo alto dell'uomo come quel completo leggero, quella camicia di lino e quella giacca nera insistentemente poggiata sulle spalle. Le labbra di Ja'far si mossero, nessun suono riuscì ad essere articolato prima che la sua voce lo investisse.
« Ja'far? Sei proprio tu? » La voce era diversa da come la ricordava: più profonda, gutturale e tintinnante a causa di quei cerchi d'oro ai lobi delle orecchie. Eppure lo sguardo, la forma del viso, mai avrebbe potuto dimenticare quel ragazzino fastidioso che più di una volta aveva provato ad uccidere, per rubare proprio quegli orecchini ora tanto osservati da un silenzioso Masrur, prontamente fatto nascondere dietro le proprie gambe. « ... S-Sharrkan, vieni qui, non avvicinarti a lui. » Non fece cenno di averlo visto ma si chinò leggermente sulla schiena, richiamando a sé il bambino più scuro, che ancora stringeva al petto la pagnotta intera lasciata dal compagno più piccino. Proteggerli, ecco cosa voleva fare: evitare che quell'uomo posasse i suoi occhi su di loro, dighignando i denti e rivolgendo la lama del coltellino verso... una mano tesa.
« Sì, sei proprio tu. » Sinbad sorrideva, ora, dopo aver sceso le scalette e aver poggiato la suola delle scarpe eleganti su quella ghiaia che era il loro pavimento, buttando uno sguardo verso la catapecchia come avevano come tetto, finendo la sua corsa col petto contro la lama di quel coltello sporco. Non vi era paura, solo una quieta accettazione dello sguardo da bestia spaventato che andava rivolgendogli l'albino e degli occhi dei bambini, pieni di fame, di meraviglia e di tremore. « Come ai vecchi tempi. Che ne dici di una... rimpatriata? Venite da me. »
Nessuna fiducia da parte di Ja'far, solo un ringhio basso e cupo, le sopracciglia sottili che si aggrottarono sulla fronte, i denti sfavillanti come quelli di una bestia, fino a quando... una vocina non interruppe quel comportamento animale, quella paura, odio ancestrale. Masrur, stringendo la manina libera di Sharrkan, si era liberato dalla protezione di Ja'far per mettersi tra lui e Sinbad, proteggendo l'altro ma rimanendo con lo sguardo fermo di qualcuno molto, molto più maturo. « ... solo se hai della carne. »
Secondi di silenzio seguirono quella piccola affermazione, rotti da una risata grande, carica di vero divertimento, ignara di quel coltello puntato nella sua direzione. « Per farti crescere grande e forte. » Si sarebbe dovuto fidare, Ja'far, del giudizio dei bambini? La lama si abbassò lentamente, ma non le ostilità di un ragazzo pronto a cedere tutto, ma non la libertà. Un sussurro scivolò attorno a quel lobo decorato, prima che passasse avanti per prendere le poche cose che possedevano. « Ti ucciderò, se li toccherai. E' una promessa. »
Ma niente avrebbe potuto cancellare il sorriso dalla faccia di Sinbad. Nemmeno le vuote minacce di qualcuno all'orlo della disperazione. « Sinbad. » Forse solo un nome, lasciato cadere contro l'aria immobile.

.The End.

______________________________

Perdonate l'inclemente ritardo. q_q

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2194113