The killer is back

di _Hyperion_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** New York ***
Capitolo 2: *** Miami ***
Capitolo 3: *** Las Vegas ***
Capitolo 4: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** New York ***


Ciao! Ecco il primo capitolo.. vi avverto già che non saranno molti (4) e non saranno nemmeno lunghissimi. Fatemi sapere!

Bea :)
 
Per il nonno: non
ha potuto festeggiare i 
 suoi 80 anni come si deve.
(1932 - 2010)

 
*New York*
Nick stava dormendo beatamente sull’aereo diretto a New York, quando un vigoroso spintone lo svegliò: “Ma che diavolo..?... Lexie! Tesoro, non mi devi svegliare così, mi hai fatto prendere un colpo!”. Lexie era la sua ragazza da ormai sei anni, entrambi facevano lo stesso lavoro: criminologo forense, con la differenza che lui era specializzato nell’analisi delle fibre e della balistica e lei era un’antropologa forense. “Non è colpa mia se no  ti svegli!!” disse la donna con quella sua vocina infantile da non colpevole, che Nick amava tanto: “Hanno appena telefonato dal laboratorio e ci hanno dato delle informazioni più precise: Danny e Lindsay ieri sul tardi sono andati su una scena con due cadaveri … o meglio: pezzi del cadavere di due donne differenti. Dobbiamo raggiungerli a New York perché il modus operandi è quello di Nathan Haskell…”. Solo a sentire quel nome i due scienziati rabbrividirono. Danny e Lindsay erano marito e moglie e lavoravano al dipartimento di New York; erano i migliori amici di Nick e Lexie e poi Haskell aveva già colpito a Las Vegas, dove i due lavoravano. Haskell era soprannominato ‘il killer delle coppiette’ per aver ucciso sempre coppie di giovani innamorati senza mai far trovare i resti delle donne, fino al suo arresto, quando Catherine e Gil avevano trovato 10 scheletri femminili sotto il pavimento di una casa. Era un uomo famigerato, ma ormai era in prigione, no? Sbagliato. Circa 3 mesi prima era riuscito a liberarsi e a scappare dal carcere di massima sicurezza di Ely. “Oh, cavolo! Questo è un lavoro per te … ossa, pezzi di corpo …”. Replicò Nick. “che dice Danny?”.  “Che è sarà felice di vederci”.
Appena atterrati  al JFK presero un taxi e si recarono al laboratorio di NY. Un agente in divisa gli fece quasi un interrogatorio e a rispondere fu Nick. “Nomi completi prego”, “Nicholas Stokes e Alexandre Willooper”. “Data di nascita e paese d’origine”, “18 agosto 1971, Dallas,  Texas e 3 luglio 1984, Sunrise Manor, Nevada”. Lexie notò con quanta velocità scrivesse quell’ometto barbuto, non aveva proprio l’aria di essere un poliziotto. Finalmente arrivò all’ultima domanda, chiese di vedere le armi e i distintivi. “Lexie! Nicky!”, Lindsay era proprio dietro di loro, dall’ultima volta si era tagliata i capelli e aveva avuto una bimba con Danny, Nick cercò di ricordarsi il nome: Lucy. “Lindsay! Come stai tesoro?” urlò Lexie “ Da quanto tempo! Dov’è Danny?”. “Qui tutto bene, sempre molto lavoro ovviamente! E Danny lo potrete vedere solo stasera, è su una scena” replico Lindsay. “ Ma Nick, non dirmi che non la hai ancora sposata!?”. Nick arrossì visibilmente “ Eh, sai com’è.. il lavoro!” Lexie rideva tra se, non le importava di sposare il suo uomo, le bastava che lui le stesse vicino, in fondo insieme ne avevano passate tante, e non sempre erano state belle avventure. C’era da dire che le relazioni sul lavoro non erano ben viste al laboratorio, specialmente da Ecklie, il vicesceriffo. Ma i colleghi di Nick e Lexie erano sempre stati comprensivo. Fu Lindsay a sottrarla dai suoi pensieri “ Vi faccio conoscere la mia squadra e poi vi porto sulla scena, ok?” I due annuirono. Attraversarono il  lungo corridoio pieno di uffici e tecnici; tutto sommato assomigliava a quello di Las Vegas, fatta eccezione per la tecnologia: la ‘grande mela’ era molto più attrezzata, invece in Nevada erano un  po’ tutti all’antica. Svoltarono a destra ed entrarono nell’ufficio di quello che doveva essere il capo: ‘Detective Taylor’, lesse tra sé Lexie. Lo conoscevano solo di fama, dato che era un ex-marine. “Mac questi sono Lexie e Nick, ragazzi questo è il detective Mac” presentò Lindsay. “Piacere di conoscerla detective!” Dissero all’unisono i due scienziati. “ Il piacere è tutto mio, chiamatemi Mac!” replicò l’uomo “Spero che riuscirete a darci una mano a risolvere il caso..” Lexie analizzò l’uomo che le sedeva davanti, doveva essere sui 55, aveva i capelli corti e neri. Sembrava molto provato, ma un uomo buono. “Certo signore” replicò Nick “ faremo il possibile”. Dopodiché Lindsay li portò in un laboratorio tracce dove c’erano tre persone in camice: una donna e due uomini. La loro amica fece nuovamente le presentazioni e Nick e Lexie appresero che davanti a loro avevano: Stella Bonasera, Adam Ross e Sheldon Hawks. “Ehm, piacere di conoscervi … io … io mi occupo di informatica, ma beh quando c’è bisogno lavoro anche sul campo..Signorina, la sua fama è nota a tutti noi..” disse imbarazzatissimo quello che doveva essere Adam. Egli squadrò la coppia che aveva davanti, un uomo maturo sui 40, fisico grosso e palestrato, capelli scuri e mascella prominente, il tipico americano. La donna, invece era una visione paradisiaca, sulla ventina, alta e portava un paio di tacchi quattordici, occhi azzurro mare e capelli morbidi e neri leggermente arricciati. Era molto sensuale ed era messa bene sia dietro che davanti, constatò Adam. Non se l’era immaginata affatto così. La osservò mentre si incamminava con l’uomo e la sua collega. Lindsay li portò in obitorio, dove con immenso piacere, Lexie conobbe l’anatomopatologo Sid Hammerback. Era un uomo anziano con i capelli bianchi e piuttosto magro. La tappa fu breve e il dottore ebbe occhi solo per la sua quasi collega chiedendole ogni tipo di informazione specifica sul suo lavoro. Per ultimo conobbero il Detective di polizia Don Flack. Un bellissimo uomo dal fare gentile e gli occhi di ghiaccio. L’uomo squadrò Lexie: quella donna era veramente bella! Anche lui non era male.. magari erano pure fidanzati!, pensò.
Alle 16 erano già in macchina, Lindsay guidava veramente male! Arrivarono a destinazione dopo soli 7 minuti, la scena era più o meno come se l’erano immaginata: nastri gialli dappertutto, poliziotti e agenti intenti nei rilievi. Tutt’intorno era pieno di gente intenta a sbirciare e a commentare … la in mezzo c’era Danny; li riconobbe subito, ancor prima che i due scendessero dalla macchina si precipitò ad abbracciarli. Non era affatto cambiato, aveva sempre un bel ciuffo laccato, una barbetta bionda e un sorriso beffardo stampato in faccia. Si abbracciarono tutti e tre all’unisono e poi lui baciò teneramente sua moglie. “vedo che avete mantenuto la promessa! Siete tosti voi di Las Vegas … !” esclamò Danny, divertito. Lexie rise ma improvvisamente si fece seria “Portaci al corpo, dai!” e l’uomo replicò “Vorrai dire ‘ Ai pezzi di corpo ’ dottoressa Willooper!”.
Nick e Lexie oltrepassarono elegantemente la linea gialla con scritto CRIME SCENE DO NOT CROSS e furono inondati dai flash dei fotografi e dagli ‘ spettatori ‘. I pezzi erano 4, finora, gli spiegò Danny: due gambe e due braccia ritrovati nel fienile di un certo signor Adams che doveva essere quello in disparte intento a vomitare l’anima, notò Nick . Mentre Lexie le analizzava, Nick diede uno sguardo in giro e la sua ragazza gli urlò “ehi, Nicky! Dà un’occhiata in giro, è possibile che ci sia qualche altro pezzo”; Nick annuì e iniziò a frugare nella paglia. In breve tempo si rese conto che la sua ragazza aveva ragione: trovò una mano e non ci volle un genio per capire che era umana. “Ehi Lexie..!” chiamò Nick con una delle sue solite facce schifate “ho trovato qualcosa che potrebbe interessarti”. La donna diede una rapida occhiata e disse semplicemente “Ok, imbusta e cataloga, la analizzeremo in laboratorio”. Così scortati, da Danny e Lindsay, i due scienziati ritornarono al laboratorio e chiesero di poter usare una parte del laboratorio tracce e una parte dell’obitorio. Vennero naturalmente accontentati anche se ogni volta che andavano avanti e indietro dalle due postazioni di lavoro venivano seguiti da occhi curiosi e qualche volta invidiosi, o almeno lo sembravano. Dopo approfondite analisi durate due ore Lexie fu in grado di dire che le gambe erano di una donna e le braccia e la mano di un'altra.  “Stokes, vuoi occuparti tu dell’analisi del DNA?” chiese Mac. Nick annuì e presi due campioni si diresse verso il laboratorio dedicato alle analisi. “Penso già di sapere a chi appartengono i resti..” sussurrò Lexie. Lindsay e Mac la guardarono interrogativamente. “intendo dire, Haskell chiamava le sue seguaci spose e sono state loro ad aiutarlo a liberarsi dal carcere. Solo che qualche mese fa abbiamo trovato i resti di Melissa Buk fatti a pezzi in un vicolo sulla Strip. Le spose sono sei finora e questi resti potrebbero essere di altre due donne”. Lindsay rabbrividì visibilmente: “voi siete abituati a questo genere di cose, vero?”. “Si, molto abi …..” La Willooper fece per rispondere quando Nick arrivò e disse “Le ho identificate entrambe: Dayzee Marlon e Mandy O’Connor, sono ricercate perché erano due delle seguaci di Nate, ma … perché mi guardate così?”.
“Sta facendo una strage, ma non capisco il motivo, lo hanno aiutato!” disse Adam.  La squadra di NY con Lexie e Nick erano nella sala riunioni davanti a un monitor con le foto di Mandy e Dayzee: erano entrambe more, anzi tutte le sei spose erano more. Lexie le aveva viste solo una volta, in tribunale quando aveva testimoniato contro il killer. “Quando c’entra Haskell non c’è mai un motivo!” disse Nick aspro “potrebbe essere chissà dove ora, dalle analisi i resti sono vecchi di una settimana minimo”. Conversarono un po’ di Nate quando il telefono di Lexie squillò “Willooper!” rispose: dall’altra era Catherine, il suo capo e sembrava abbastanza preoccupata e allarmata “Dimmi Cathe, o signore … si tranquilla! Non sarà un problema, partiremo domani. Ciao” . Si rivolse ai suoi colleghi “Signori, io e Nick dobbiamo salutarvi, hanno trovato altri pezzi di corpi e sospettano che appartengano ad altre spose, se avremmo degli aggiornamenti vi contatteremo volentieri” e poi si rivolse al suo compagno “Nicky, andiamo a Miami!”.
 

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Capitolo 2
*** Miami ***


Il viaggio durò a lungo ma Nick e Lexie ebbero di che conversare; non si poteva far sapere alla gente di un indagine di polizia e infatti i due scienziati si erano ben guardati dal parlare ad alta voce. Stavano discutendo sui resti ritrovati a New York ma anche dei crimini passati di Haskell, quelli commessi prima di andare in prigione, Nick ricordò con amarezza che Nate aveva ferito gravemente Ray, portandogli via un rene. Arrivò una simpatica hostess dai capelli biondi “Desiderate caffè, cola, aranciata oppure un te?” i due presero un caffè e un te. “Sai che ti dico?” iniziò Lexie “Dovremmo prenderci una pausa ...” Nick la guardava interrogativamente “Si, insomma è risaputo che questo lavoro è molto stressante, sono dieci anni che lavoriamo insieme, ti conosco meglio di chiunque altro … ti si legge in faccia che sei stanco, e credimi lo sono anch’io. Non sto dicendo di lasciare questo lavoro, ma una pausa no farebbe male a nessuno”. Nick annuì, ma nessuno dei due stava pensando in quel momento che una “pausa” sarebbe arrivata al più presto. “Wow! E’… è … è semplicemente: WOW!” commentò Nick, “Davvero gran bella fantasia” ribatté Lexie lanciando un occhiata di traverso al collega. Effettivamente Miami era un bellissimo posto, a differenza di molte altre città era tutta un colore, il cielo era blu, neanche una nuvola, così sembrava una cosa unica con i laghi. In quella città tutto risplendeva: era stupenda! Per assurdo era bellissimo anche l’aeroporto. Ad aspettarli c’era il famoso Tenente Caine, un uomo alto, rosso di capelli e con un paio di Ray-Ban neri sugli occhi. Era appoggiato ad una Hammer grigia con la scritta CSI: Crime Scene Investigation. Insomma, era la persona giusta. “Salve, benvenuti a Miami, sono Horatio” si presentò l’uomo. “Buon giorno Tenente, siamo Nick Stokes e Alexandre Willooper di Las Vegas, è un onore conoscerla!” esclamò Nick con enfasi. L‘investigatore sorrise e fece segno si entrare in macchina. “Fanstastico! Non sono mai entrata in una Hammer!” disse Lexie. “Bene signori, immagino vogliate dei dettagli sul caso”disse Horatio. I sui ospiti annuirono e lui continuò “Ieri un signore si stava recano a Miami Beach e mentre si avvicinava alla riva del mare ha notato qualcosa di “sospetto” sulla sabbia, si è avvicinato e ha visto un busto, due braccia e due gambe, niente testa però … una visone spiacevole”. Nick mise subito in moto il cervello “può darsi, che la abbia tenuta come trofeo”. “Piuttosto macabro, ma sono d’accordo” commentò Lexie. “Bene, ora vi accompagno al laboratorio e poi avrete campo libero” concluse Caine. Il laboratorio di Miami era ancora più tecnologico di quello di NY, avevano schermi ultra piatti e tutto era rigorosamente touch-screen. Da lontano videro un uomo quasi totalmente calvo, doveva essere il detective Tripp, ma Lexie non ne era sicura. Horatio li condusse al piano inferiore e li conobbero la loro futura guida, l’esperta in balistica Calleigh Duquesne. “salve, è un piacere conoscervi!” la donna rise, era molto solare e sembrava simpatica. Nick notò che Calleigh aveva dei bellissimi capelli biondi, aveva anche un paio di tacchi, che di certo non facevano concorrenza a quelli vertiginosi di Lexie. “Possiamo vedere i resti ritrovati?” chiese quest’ultima. “Certamente!”, la donna li condusse all’obitorio e si fece aiutare da Horatio ad aprire la cella frigorifera. “Ma qualcuno li ha già analizzati?” Domandò scettica Lexie e si sentì rispondere “Eh, si! Il signor Wolfe e la signora Boa Vista … perché, c’è qualche problema?”. “No, no” rispose la ragazza, in verità odiava non poter esaminare di persona le prove dei casi in cui era coinvolta … in ogni caso per quella volta avrebbe lasciato correre. “Dagli esami risulta che ad essere state uccise siano due donne, erano drogate e i corpi sono stati tagliato con un machete” riferì Calleigh “Bene, noi ora andiamo e così voi potrete analizzare più a fondo il corpo, ci vediamo dopo!”. I due uscirono e subito Nick analizzò il busto mentre Lexie si occupò delle gambe e disse “Questo Wolfe, ha ragione: sega a mano ma i corpi non hanno reagito ai tagli quindi le hanno spezzettate post mortem. In ogni caso ora prenderò le impronte, ma penso di sapere a chi appartengono: ad altre due spose”. La versione di Lexie fu confermata dal tossicologico, erano state avvelenate e poi fatte a brandelli, ma non erano nuove a uso di stupefacenti, il CODIS rivelò le loro identità: le sorelle Jane e Maggie Davidson. Nick trovò un capello nero di Maggie sul busto di Jane, dato da un trasferimento involontario, probabilmente. Con l’aiuto di Calleigh passarono al setaccio la scena del crimine a Miami Beach e determinarono che non era quella primaria dato che non c’erano tracce di sangue nei dintorni. Lexie entrò nel laboratorio tracce per un’ultima analisi “Ehi! Lei non può stare nel MIO laboratorio!” protestò qualcuno da dietro “Ma davvero?” replicò la donna, si voltò e vide davanti a sé un bel ragazzo sulla trentina, aveva un ciuffo castano e gli occhi nocciola, era molto attraente tranne che per un fattore: Lexie stimò la sua altezza tra il metro e sessanta e il metro e settanta. “Mi scusi, non l’avevo riconosciuta! Ehm, piacere, sono Ryan Wolfe …” disse l’uomo, e Lexie non poté trattenere una smorfia anche se dentro di sé ridacchiava “si, ho già sentito parlare di lei…”. “in positivo, spero…” replicò l‘uomo. –si, come no!- pensò Lexie, ma invece rispose “Ovviamente!, qualcosa di nuovo nelle indagini?”. “Insomma…diciamo che siamo a un punto morto…scusa l’ironia”. –Bene, è anche spiritoso- pensò Lexie “Bhè ora la lascio lavorare ma volevo dirle che è stato un piacere conoscerla” Non si aspettava questo complimento, così la donna fu letteralmente spiazzata e arrossì “Anche per me, anche per me”. Lexie tornò all’obitorio, ci passò tutta la sera e quando, 5 ore dopo, la squadra di Miami con l’antropologa e Nick si ritrovarono in una saletta, lei aveva novità importanti da riferire. “Bene Calleigh, puoi farci il punto della situazione, per cortesia?” chiese Horatio. “Con piacere”Ribatté la donna “Allora, due giorni fa abbiamo trovato cinque resti umani sulla spiaggia di Miami Beach, il signor Wolfe ha analizzato i resti e ha effettuato il tossicologico determinando la causa del decesso come avvelenamento. Nick Stokes ha analizzato i resti e ha scoperto i nomi delle due vittime: Maggie e Jane Davidson originarie di Waco, Texas. Erano due delle sei spose di Nate Haskell e da anni vivevano a Las Vegas. Bene. Dottoressa Willooper, ha qualche novità?” Lexie rabbrividì, segno che era molto eccitata delle sue nuove scoperte “Si!” disse con voce fin troppo acuta “Ieri sera sul tardi sono andata in obitorio per un’ ultima analisi dei tagli e li ho comparati con quelli inferti alle vittime di NY e Las Vegas; ho scoperto che sono stati inflitti dalla stessa persona! E, indovinate … una persona mancina …” Tutti la guardarono interrogativamente e lei continuò “Ma non capite??!” altri sguardi … “l’ultima sposa! Jenny Craigh! Lei è la sesta seguace di Nate e so per certo che è mancina; ha scarabocchiato qualcosa al processo contro Haskell. Potrebbero averle uccise sia lei che lui, ma a farle a pezzi è stata Jennipher. Sicuramente è stato Nate a ordinaglielo!”. “Questa mi sembra una validissima possibilità!”concordò Caine “ma credo che ora la signorina Craigh stia rischiando la vita, dovremmo trovarla”. “Aspettate, ho un’ altra novità” lo interruppe Lexie “Nei tagli di tutte le vittime era presente della terra, tipica del deserto del Nevada, quindi sono state uccise vicino a Las Vegas e poi trasportate sulla Strip, a Miami e a New York. Perciò è anche possibile che per tutto questo tempo abbiano abitato in Nevada, probabilmente a Las Vegas”. “Insomma, ce l’ha fatta sotto il naso a tutti” disse Nick un po’ contrariato “ io proporrei di ritornare al laboratorio e cercarli, sperando che Jenny non faccia la stessa fine”. “Mi sembra l’idea migliore. Tenente Caine, vuole unirsi a noi? Chiederemo anche al detective Taylor, so che vi conoscete”propose Lexie. “Sarà un piacere lavorare con Taylor e Langston! Calleigh sarai il supervisore durante la mia permanenza a Las Vegas!”.

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Capitolo 3
*** Las Vegas ***


Era da due settimane che Nick e Lexie non mettevano piede nel loro appartamento al 922 di Rose Avenue. Non chiedevano neanche più ai vicini di tenerlo sott’occhio, perché si allontanavano troppe volte da casa. In ogni caso erano felici di poter dormire nel loro letto dopo un lungo periodo di assenza. Entrambi facevano parte della squadra del turno di notte, era molto faticoso, ma in previsione dell’arrivo di Caine e Taylor tutto il CSI di Las Vegas avrebbe lavorato il pomeriggio fino a mezzanotte circa. Lo aveva deciso Ecklie e Lexie, detestava ammetterlo, ma il vicesceriffo aveva perfettamente ragione. Lexie e Nick stavano salendo sulla loro GMC nera “Bene, domani è il mio giorno libero, per fortuna i nostro ospiti arrivano oggi, ho proprio voglia di vedere come se la cavano nel nostro laboratorio!” disse la prima. “Pensa che il loro soggiorno qui è pagato interamente dal dipartimento! Alloggiano all’MGM Grand, io l’unica volta che ci ho messo piede è stato per un triplice omicidio, me lo ricordo ancora!”commentò Nick. –Il solito realista- pensò la donna, ma lasciò correre. Arrivarono alle 3 in punto al laboratorio, all’entrata c’erano alcuni fotografi: evidentemente c’era stata una fuga di notizie, ma non era certo la prima volta. I due entrarono e andarono negli spogliatoi, e una volta pronti entrarono nell’ufficio riunioni. Ad aspettarli c’era Catherine Willows, il loro supervisore, Ray Langstone, Sara Sidle, Greg Sanders, Horatio Caine e Mac Taylor. “Wow! Vedo che siamo in ritardo”disse Nick. “Oramai ci siamo abituati!” disse Greg che per l’avvenimento si era messo un smoking nero e aveva addirittura una cravatta. “Il tenente Caine e il detective Taylor hanno già conosciuto la prima parte della squadra”spiegò Cathe “Lexie, dato che domani non ci sarai, vuoi condurre tu i nostri ospiti a fare un giro di perlustrazione?”. “Molto volentieri!”esclamò lei, era proprio quello che desiderava. Condusse i due uomini fuori dalla sala. “Bene, incominciamo con i laboratori di informatica, tracce e impronte”iniziò Lexie “sono tutti e tre vicini, abbiamo quattro tecnici esperti in questi campi: laggiù davanti a quei monitor c’è Archie Johnson, il nostro esperto in audio e video. Invece in quel laboratorio abbiamo Wendy Simms per il DNA, Mandy Webster per le impronte digitali e, ahimè, David Hodges per le tracce …”. “Sembra un tipo simpatico”commentò Mac. “Non immagina quanto”replicò la donna, “Invece laggiù, al laboratorio della balistica ci sono Bobby Dawson e il nostro Henry”. Caine notò che il ragazzo in fondo al corridoio era molto magro e sembrava imbarazzato, sicuramente si trattava di un topo da laboratorio. Scesero di due piani per andare verso l’obitorio, il regno di Lexie, come lei amava definirlo; da dietro un vetro videro due uomini nella sala autoptica e l’antropologa fece e le presentazioni “Quei due sono i nostro coroner David Philips e l’anatomopatologo Dottor Albert Robbins”. I due erano intenti in un’operazione alquanto strana: stavano tentando ti staccare una testa umana da un caschetto da Baseball, Mac non volle sapere come aveva fatto a ridursi in quelle condizioni. Lexie li condusse poi alla Centrale “Immagino che Conrad Ecklie l’abbiate già conosciuto, quindi vi presento Louis Vartann e il Capitano Jim Brass”. I tre entrarono in un ufficio dove erano seduti due uomini, uno alto con i capelli neri e un completo elegante e alla scrivania con una targhetta che portava il nome di “James Brass” era seduto un signore un po' grassottello con una ciambella in mano. “Oh, salve! Benvenuti nella contea di Clark!”esordì in Capitano che subito mise via il cibo “bene, sono contento di poter ospitare due detective così famosi, il mio collega qui, è Lou Vartann, un agente della omicidi.” L’uomo in completo nero fece un cenno di saluto. “Bene Jim, ora noi andiamo, domani sarà una lunga giornata!” concluse Lexie. “Salve” esordì Catherine “come avete passato la prima notte nella città del peccato?” A rispondere fu Horatio “E’ stato molto interessante visitare la città ieri sera e l’albergo non era affatto male!”. “Concordo pienamente! Mi ha soddisfatto anche il cibo” disse Mac. –si vedeva che erano straneri- pensò la Willows e propose “Bene, andiamo nella sala riunioni, Nick e gli altri ci stanno aspettando!” i tre uscirono dall’ufficio del supervisore e si diressero dal resto della squadra. Greg e Sara erano al lavoro da più di due ore e avevano scritto due tabelloni con le informazioni su Nate Haskell, poi sul tavolo retroilluminato Nick aveva disposto i fascicoli sui casi e molte piantine geografiche con pennarelli colorati. Data l’enorme quantità di decessi, a loro si era unito David, il coroner, per fare il punto sulle condizioni delle vittime. Dopo circa mezz’ora di confronto, una donna bussò alla porta della sala. “Avanti!” esclamò Catherine “Oh, ciao Brenda! Hai qualcosa per noi?” La donna era sui 50, aveva i capelli rossi a caschetto e un completo violaceo, era una delle impiegate alla centrale di emergenza. Sembrava agitata “Salve Catherine, c’è qualcosa che deve assolutamente vedere”. 922 ROSE AVENUE – 10 MINUTI PRIMA Lexie pensò di andare a fare la spesa; era una cosa molto rara, ma dato che era il suo giorno libero voleva fare in modo che Nick non mangiasse per l’ennesima volta nel fast-food della polizia. Erano circa le dieci del mattino e la donna aprì l’acqua della doccia e iniziò a sciogliersi i capelli: erano davvero in condizioni pietose. Canticchiò un motivetto dei “The Who” e spannò il vetro dello specchio. Non si era nemmeno accorta che qualcuno aveva aperto la porta di casa, non ce ne era motivo. Fino a quando qualcosa di circolare le tocco la schiena. Una pistola. Si girò e lo sfigurato viso di Nate Haskell le si parò davanti; la donna non era in grado di muovere un muscolo. Urlò e basta. “Hanno sentito delle urla, niente spari, niente vetri rotti” disse Catherine “sta tranquillo Nick, non le sarà successo niente”. Era in macchina con l’uomo e questi stava andando agli 80 all’ora verso casa con tre macchine della polizia dietro e il furgone di Greg, con Horatio e Mac. “Non è possibile!” Urlò Nick “Non è possibile che basti lasciarla a casa da sola e le succeda qualcosa!” era paonazzo in viso e Catherine era agitatissima. Arrivarono a casa e, come di consuetudine, gli agenti della polizia la circondarono urlando “Polizia di Las Vegas!” ai quattro venti. –Come se servisse a qualcosa- pensò Nick. Un agente in divisa color nocciola fece per sfondare la porta quando Nick gli gridò “Idiota! Non vedi che è aperta?!”. Gli agenti lo lasciarono passare e seguito da Horatio e Mac, entrò in casa. C’erano segni di lotta e un po' di sangue sul pavimento. Il letto era fatto e l’acqua della doccia scorreva imperterrita. Nick era entrato in casa per qualche metro e se ne stava imbambolato a guardare il vuoto, incerto sul da farsi. Mac e Horatio erano dietro di lui e il primo disse la secondo “E’ già tanto che non abbiamo trovato un cadavere” e Horatio rispose “E’ questo che mi preoccupa”. Sara e Greg analizzarono ogni centimetro quadrato del’appartamento mentre Catherine cercava inutilmente di confortare Nick. Ray si offrì di ospitarlo a dormire da lui quella notte, anche perché la casa era una ‘scena’ ora e lui non avrebbe di certo potuto alloggiare lì. Verso sera tornarono al laboratorio e Nick riuscì a convincere Ecklie a non esonerarlo dal caso. Si ritrovarono nell’ufficio di Cathe perché Sara aveva delle novità: “dopo aver analizzato accuratamente la casa ho notato l’assenza della pistola di Lexie, e anche del tesserino di lavoro. Per quanto riguarda quel sangue trovato sul pavimento..” Nick alzò la testa “Era poco però è suo …” Lo scienziato si sentì morire dentro, non sopportava di non poter far niente per salvarla. “Sta tranquillo, Nick” esclamò Greg, anche lui era visibilmente preoccupato “Dalle nostre supposizioni, il sangue è talmente poco che è probabile che Lexie abbia sbattuto con la gamba sullo spigolo del comodino o con il braccio sul tavolo..”. Sinceramente non era riuscito affatto a tirare su di morale l’amico, anzi. Mac si era occupato della porta, era stata aperta con una chiave, il che significava che il rapitore era entrato in possesso, anche se per poco, di una chiave dell’appartamento. “E’ necessario fornire un’accurata descrizione di Lexie” sussurrò Catherine “da allegare alla sua foto per il mandato di ricerca”. “Non so se sia il caso..” disse Horatio “se è stata sequestrata da un maniaco si arrabbierà vedendo la foto della dottoressa su ogni canale della Tv”. “Sempre secondo le nostre teorie” lo interruppe Greg “può essere stato Nate Haskell a rapirla”. “Che diavolo stai dicendo?!” sbottò Nick. “E’solo una teoria” continuò intimorito il ragazzo “Insomma, Lexie è mora e ha gli occhi azzurri.. inoltre è molto attraente e quindi … Però penso che spargere la notizia della sua scomparsa non sia un problema. Nate vuole essere al centro dell’attenzione, se avesse voluto ucciderla perché non farlo a casa? Magari commetterà un passo falso”. Nella stanza aleggiava un clima di ghiaccio; tutti erano molto preoccupati e in ansia per la collega. Nick si alzò per andare da Brass e Catherine lo accompagnò. “So cosa vuol dire essere rapiti” disse Nick e Cathe capì che l’uomo si riferiva a quando fu sepolto vivo. “Potrebbe commettere qualche sciocchezza se viene presa dal panico, sono molto preoccupato”; la donna non sapeva cosa dire. Brass li accolse in ufficio e chiese qualche informazione in più su Lexie “Bah, ha gli occhi azzurri e un tatuaggio molto visibile che le ricopre la spalla e il fianco sinistro” elencò Nick, Brass ricordava di aver visto la collega in canottiera, una volta; il tatuaggio era molto bello e anche molto visibile. Se lei fosse riuscita a scappare dal suo aggressore e qualcuno l’avesse vista l’avrebbe sicuramente riconosciuta. “Poi indossa sempre l’anello e il bracciale che le ho regalato qualche mese fa” continuò Nick “Si, beh, mi servirà una foto dei due gioielli, sai.. la prassi..” disse Jim. “Si, capisco” concluse lo scienziato e uscì tristemente dalla stanza sotto gli occhi della Willows e di Brass. 2 GIORNI DOPO Solitamente i sacchi dell’immondizia venivano raccolti alle 4 di mattina e Nick pensò ad un ritardo dei netturbini, fino a quando, sceso dal SUV parcheggiato vicino al suo giardinetto, non si avvicinò e guardò meglio, anzi sentì meglio. Li dentro doveva esserci qualcosa di veramente grosso, non era uno dei suoi sacchi anche se era uguale. Lo avevano messo li dopo il passaggio degli addetti alla spazzatura. L’uomo chiamò la centrale “Centrale, qui Charlie05 Stokes, sono al 922 di Rose Avenue, CODICE 4”. Greg e David sorpassarono la linea che ancora una volta delimitava Casa Stokes. Nick era tornato per prendere alcuni vestiti da portare da Ray, ora era seduto su un muretto intento a parlare con Mac. “David sta iniziando ad aprire il sacco, intanto dimmi cosa è successo” disse Greg a Nick e questi rispose “In sé, non è successo niente, sono sceso e ho visto il sacco, solo che non era normale, non so se mi capisci, e poi vi ho chiamati”. Mac e Greg si spostarono e iniziarono a confabulare “Non so cosa aspettarmi, potrebbe essere opera della stessa persona che ha rapito la dottoressa” disse il primo. Il ragazzo fece per rispondere quando fu chiamato dalla voce allarmata del coroner: “ehm, Greg! Forse c’è qualcosa che dovresti vedere …”. Lo scienziato si avvicinò lanciando uno sguardo interrogativo a David e assicurandosi che Nick non li stesse guardando. Il cadavere era nel sacco che era aperto da un lato e non era esattamente una visione paradisiaca: si trattava di due braccia e due gambe piuttosto rovinate. “Non essendoci il fegato non posso dire con precisione l’ora del decesso” spiegò David “Ma ci sono lievi segni di decomposizione, quindi mi azzarderei a pensare che il soggetto sia morto tra le 24 e le 36 ore fa”. Greg non sapeva che dire e non si era nemmeno accorto che Nick era sopraggiunto alle sue spalle finché l’uomo non esclamò “Oh, merda!” vedendo che al dito della mano c’era un anello uguale a quello di Lexie. Catherine e Sara si occuparono di analizzare il sacco; trovarono delle impronte che corrispondevano a quelle di Nate. All’interno di esso c’era un sacchetto di carta con la pistola e il tesserino di Lexie. Horatio analizzò l’arma in quanto esperto di balistica. Era carica e nessun colpo era stato sparato. L’autopsia non rivelò molto se non che i tagli erano compatibili con quelli delle altre vittime e al loro interno c’era del residuo di terra del deserto del Nevada. La sera erano tutti nell’ufficio di Nick, il quale era a pezzi; mancava sono Ray che era andato a ritirare il referto del DNA. Nessuno parlava, nessuno era in vena di farlo finché non arrivò Langstone con una busta in mano e il suo solito sguardo impassibile. Sedici paia di occhi puntarono su di lui, che disse solamente “Non è lei”. Il volto di Nick si rigò di lacrime, mentre il dottore spiegava “L’analisi del DNA ha determinato che la vittima è Jenny Craigh, o almeno: alcuni suoi pezzi. I tagli sono post mortem e sono stati infitti da una persona destrorsa. Ecco ciò che penso: Nate la ha uccisa e tagliata a pezzi, ne ha lasciati quattro nel giardino di Nick per ‘scherzo’, se così vogliamo definirlo, e ha tenuto Lexie con se come ultima sposa”. “Piuttosto macabro” commentò Mac. “Il nostro intento di trovarla viva è sfumato” disse pensieroso Nick. “Perché mai avrebbe dovuto lasciare la pistola, il tesserino e alcuni effetti personali di Lexie nel giardino?” domandò Catherine. “Io ho la risposta” esclamò un po' troppo convinto Hodges “penso che abbia voluto far prendere un gran spavento a Nick e a tutti noi ...” e Ray gli diede ragione “effettivamente è una persona sadica”. “Che bastardo!” esclamò sprezzante Catherine. Tutti erano d’accordo, ora restava solo una cosa da fare: trovare la dottoressa. “Chiederemo al Dottor Robbins di rianalizzare i resti dell’ultima vittima, sono i più ‘freschi’” disse Sara e Mac le chiese se poteva unirsi alle analisi. Greg, Nick e Catherine andarono a mangiare un boccone al ‘Marlon’s’ sotto il loro ufficio. I tre amici si sedettero al loro solito posto vicino alla finestra. Greg e Nick ordinarono un panino e una Coca mentre Cathe optò per una più salutare insalata all’italiana. “Ora sono un po' più sollevato” confidò Greg “Nate vuole Lexie viva … non trarrebbe nessun vantaggio ad ucciderla”. “Effettivamente, se vogliamo ragionare con la sua mente contorta, Lexie è la sposa più bella che potesse scegliere” concordò Cathe. Nick, anche se non voleva ammetterlo, era più sereno rispetto alla mattina e concluse l’argomento con un secco “Speriamo solo che non ne trovi una di maggior gradimento”. Mac aveva chiamato Catherine sul cellulare per dirle di tornare subito al laboratorio: c’erano delle importanti novità. Si ritrovarono nella sala autoptica dove il Dottor Robbins e David stavano rimettendo i resti della Craigh nella cella frigorifera. “E’ stata un’ottima idea rianalizzare ciò che rimane di Jenny” iniziò Sara “Nate deve averla fatta a pezzi all’aperto perché la terra era veramente tanta...”. “Ma la vera sorpresa è stata l’analisi dei residui” tagliò corto l’anatomopatologo “era un composto di comune sabbia desertica e c’erano tracce di una particolare pianta presente non lontano dall’Area 51”. “Stai scherzando???” urlò con voce acuta Greg “è fantastico! Li studiano gli alieni! Un argomento per un nuovo libro!”. Catherine lo fulminò .“Greg intendeva dire che è un’insolita meta per portare delle ragazze”, tentò di spiegare la donna a Mac ed a Horatio che stavano squadrando il ragazzo. “Forse stiamo correndo troppo”, ipotizzò sotto voce Nick “Nate potrebbe vivere là, non è un posto frequentato quindi nessuno avrebbe notato una baracca in più..”. “E come lo spieghi il fatto del cadavere a casa tua?” chiese David. “Ho fatto delle ricerche in merito”, disse Ray. “Qualche anno fa Nate ha superato l’esame di guida e a lui è intestata una Toyota Pick-up e poi anche Lexie può guidare, quindi penso che insieme siano andati a casa di Nick e abbiano lasciato li i resti”. Tutti sembravano d’accordo. “Allo stesso modo può procurarsi provviste” concluse Ray. “Bhè non ci resta che dire a Brass di mandare i suoi uomini a perlustrare l’area; e che sia la volta buona” disse aspra Catherine. Nick , Mac e Horatio precedevano Cathe e Ray in macchina; stavano viaggiando tra la Highway 65 e la State Route 375 a velocità media aspettando notizie dal’elicottero, quando la radio gracchiò “Qui Aquila01Jordan, sto sorvolando l’obiettivo, abbiamo avvistato una casa isolata con parcheggiato affianco un Pick-up, passo”. “Stiamo arrivando, passo e chiudo” disse Nick e aumentando la velocità, sterzò inoltrandosi nel deserto. L’elicottero tornò alla base, Nick e Cathe parcheggiarono le GMC a 300 metri dalla casa. Li raggiunse anche Brass ma non si portò dietro i suoi uomini, Haskell è un individuo pericoloso, meglio non fare troppo rumore. “Bene, voglio mettere in chiaro una cosa”, disse Brass guardando gli agenti, “Nick, Catherine, siete troppo coinvolti nel caso. Perlustrerete solo la casa” e sottolineò il solo “Invece Ray, io, il detective Taylor e il Tenente Caine daremo un’occhiata all’esterno”. Il suo tono dava l’aria di non poter ribattere, così Nick e Cathe si appostarono alla porta della baracca, mentre Ray e gli altri la circondavano. La donna urlò “Polizia di Las Vegas, aprite la porta immediatamente!” ma non rispose nessuno, così Nick la sfondò con un calcio. L’interno non odorava esattamente di rose e fiori e i due si tapparono il naso. La stanza era una sola e ben illuminata dato che erano le sei di mattina. Cathe iniziò a dare un occhiata in giro, notò che il pavimento era ricoperto di sabbia raggrumata, forse a renderla così era stato il sangue delle vittime di Haskell. Notò un divano e chiamò Nick “Ehi Nicky! Guarda qui! Il divano … è inzuppato di sangue!” e l’uomo rispose con voce schifata “Questo ti piacerà ancor di meno”. L’unico oggetto presente nella stanza, oltre al divano era una vasca da bagno coperta da una tendina gialla in plastica. La donna si avvicinò e guardò oltre alle spalle del collega: il busto e la testa di Jenny Craigh erano li immobili a fissare il vuoto. Mentre in casa i due agenti analizzavano i resti, Brass stava dando un’occhiata ai cespugli finchè Mac non richiamò la sua attenzione “Ehi! Ho trovato qualcosa!” Horatio che era un po' più in la lo raggiunse seguito a ruota dal capitano. Il detective era accucciato vicino alla macchina di Nate e ci stava guardando sotto. “C’è una botola aperta sotto la macchina” disse “Chiamate la signora Willows e Nick così ci aiuteranno a spostare il Pick-up”. Brass li chiamò e tutti e cinque insieme riuscirono a spostare il veicolo, lasciando spazio ad un profondo buco nel terreno “La macchina è qui, non credo che Haskell sia potuto andare molto lontano”constatò Horatio. “E’ possibile che abbia parcheggiato la macchina e poi ci sia scivolato sotto per entrare nel buco?”chiese incredula Catherine. “Bhè, è molto esile di corporatura, tutto è possibile” sussurrò Nick. “Bene”disse Brass “Catherine stai qui con Nick e chiama rinforzi e un’ambulanza se necessario, noi scendiamo. Siete pronti signori?”, Mac e Horatio annuirono e tutti e tre si dotarono di torcia ed estrassero la pistola per poi inoltrarsi nel buio totale del tunnel, sotto gli occhi colmi di speranza di Nick. -La faccenda è a dir poco umida- pensò Jim. Lui odiava doversi sporcare i completi nuovi. Non avevano avuto altra scelta che saltare nel tunnel dato che non erano presenti delle scale. Si guardarono intorno: si trovavano all’ingresso di un lungo corridoio di cui non si vedeva la fine. Qua e là sui lati c’erano delle porte, sul soffitto pendevano pericolosamente dei tubi gocciolanti. Jim sentì un rumore provenire dalla prima porta a sinistra, si appoggiò con l’orecchio e fece segno ai due colleghi di avvicinarsi, erano delle voci … “Ok” disse a bassa voce il capitano “sfonderemo la porta al mio tre, 1 … 2 … 3 … ORA!”, Horatio diede un potente calcio all’uscio e, con le pistole puntate, i tre poterono entrare. Si meravigliarono di quello che gli stava davanti “E’ solo una fottutissima televisione!” esclamò Brass. “Già” si sentì rispondere da Mac “ma qualcuno ci viveva qua”. Effettivamente la stanza aveva tutta l’aria di essere un piccolo appartamento: c’erano un letto, la televisione, un armadio e un piccolo microonde, per non parlare di tutta la sporcizia per terra. In fondo alla stanza c’era una porta aperta dove si intravedeva quello che doveva essere il bagno. Jim diede un’occhiata in giro “mmh, barrette energetiche, cioccolato e sacchetti vuoti di popcorn”, elencò. “Ehi, aspettate un attimo! Guardate qui …” Mac e Horatio lo raggiunsero, l’uomo aveva aperto un cassetto dell’armadio, al suo interno c’erano una catenina e una maglietta decisamente femminile; “pensate che possano appartenere alla dottoressa?”chiese il detective Taylor. “Non possiamo esserne sicuri: sappiamo che nella vita di Nate c’erano altre donne” disse il Capitano. “Non credo proprio” Horatio aveva sollevato la catenina aiutandosi con un fazzoletto “guardate che c’è scritto all’interno: PER LEXIE, CON AFFETTO NICK. 11.08.2006”, lesse il tenente. “Deve essere sicuramente di Lexie e lei non è lontana, usciamo e continuiamo a cercare”concluse Brass. I tre uscirono con le torce puntate, chiusero la porta e si inoltrarono nel buio quando, improvvisamente, sentirono dei lamenti provenienti dall’oscurità “Che diavolo è stato?” chiese allarmato Jim “andiamo un po' avanti”. Certo non si aspettavano di trovarla così e nemmeno che fosse ancora viva; non riuscirono neppure a parlare, erano arrivati alla fine del tunnel, nella parete c’era una rientranza di circa due metri, sulle pareti laterali cerano dei chiodi con attaccati dei fili, all’estremità di ogni filo c’era un uncino appuntito. Fu li che notarono la donna, sembrava più piccola e più magra. “Oh, cielo!” esclamò Jim avvicinandosi “Lexie mi senti? Che ti hanno fatto?”. La donna era semi cosciente e forse era meglio così. Mac notò con orrore che ogni uncino era conficcato nelle braccia di Lexie: più lei tirava più le faceva male. “Forse è meglio che lei vada a chiamare i soccorsi” suggerì Horatio e Brass corse annuendo nel corridoio. I due lo sentirono arrivare alla botola urlando “L’abbiamo trovata!”. Il tenente Caine si avvicinò alla donna. Era vestita di una sola lunga felpa “Alexandre, mi sente? Sono Horatio” le disse e lei annuì “Ora le toglierò questi artigli, può darsi che lei sentirà del male, ma la prego di sopportarlo”. L’uomo si fece aiutare da Mac e iniziò a sfilare gli uncini; Horatio si trovava con le spalle nella rientranza del muro mentre Mac dava le spalle al tunnel. I due scienziati erano intenti nel loro lavoro di precisione quando sentirono un leggero scricchiolio, quasi impercettibile. I paramedici non erano ancora arrivati, presumibilmente così Mac non ci fece tanto caso mentre il collega estrasse la pistola. Il colpo arrivò inaspettato, mancando di pochi centimetri la spalla di Mac e conficcandosi nel muro vicino a Horatio che rispose al fuoco sparando un solo precisissimo colpo, colpendo qualcuno davanti lui. Quando i paramedici scesero per la seconda volta nel tunnel con una barella, trovarono un ingombrante ostacolo al loro passaggio: Nathan Haskell giaceva inerme per terra, un foro di proiettile lo aveva trapassato sopra il cuore. La morte era stata immediata, probabilmente. Catherine e Nick erano andati in ospedale per accompagnare Lexie. Un paramedico si rivolse a Brass “La donna sta bene complessivamente, ma lo choc sarà enorme, non pensiamo che potrà tornare al lavoro tanto presto ...”. “Questo non sta a voi deciderlo” rispose secco il capitano “portate via il corpo di Nate e datevi una mossa”. Il medico lo guardò malamente e se ne andò per caricare i cadavere, Ray stava parlando con Mac e con Horatio “Ma Lei ha detto di non sapere di avere davanti Nate …” azzardò l’uomo, “Si da il caso che l’intuito mi abbia favorito” rispose Horatio con un tono da far capire che la conversazione era finita. Brass, che era arrivato in quel momento, si congratulò con lui e poi disse che il dottor Robbins si sarebbe presto occupato dell’autopsia di Nate. Il caso era complessivamente chiuso, ma era stata dura per tutti. “Ci dica” lo incalzò Mac “come sta Lexie?”. I capitano abbassò lo sguardo incerto sul da farsi “Bhè, vede, prima ho ricevuto una telefonata dalla Willows, mi ha detto che Lexie sta bene, le hanno ricucito i tagli, però Haskell ha voluto ancora una volta prendersi gioco di noi …”. “In che senso?” chiese il Detective di New York e Brass rispose “Le ha inciso con una forbice una lettera sul collo, per essere più precisi una N “, i tre uomini si guardarono senza sapere cosa dire. DUE GIORNI DOPO “Stai scherzando, mi auguro?!” disse Lexie. Si era ripresa già la sera stessa ma non riusciva a parlare bene per via della profonda incisione che si ritrovava sul collo. Era disidratata e aveva dormito parecchie ore, tutti i suoi effetti personali le erano stati consegnati e l’anello di fidanzamento troneggiava sul comodino della stanza del Desert Palm Hospital. Nate l’aveva stancata e stressata molto, non le aveva dato da mangiare e l’acqua era molto poca, per non parlare degli uncini nelle braccia e del sangue perso dal collo. Nonostante tutto la donna era molto tenace “Non crederai che lascerò il mio lavoro, vero? Ringrazio Horatio di averlo ucciso, ma anche se così non fosse stato io al lavoro ci torno, eccome se ci torno!”. Nick sedeva di fianco a lei e la guardava torva, sospirando. “Insomma” continuò la donna, esponendo tutte le sue ragioni “Quando ti hanno sepolto vivo tu sei ritornato al lavoro, perché io non posso?”. “Bhè è diverso …” divagò l’uomo, incerto sul da farsi. “Si, certo è diverso! Per te è sempre diverso!” disse lei “Facciamo così, tornerò solamente quando mi sarò ripresa del tutto, ok?”, l’uomo annuì, capendo che tutti i sui tentativi erano stati inutili. Nella stanza entrarono Mac e Horatio, così Nick si congedò andando a sedersi fuori dalla stanza. “Salve dottoressa” disse il Tenente, “come si sente?”. “Diciamo che ho passato momenti migliori, però in complesso non c’è male; ne approfitto per ringraziare entrambi, sia per avermi trovato sia per aver ucciso il bastardo” disse lei, “Dovere, Lexie, dovere.” Ribatté l’uomo “Se non è troppo stanca, potrebbe raccontarci come sono andati i fatti? C’è ancora qualche tassello che ci sfugge per poter completare il puzzle”. “Con piacere” rispose Lexie e iniziò a raccontare la vera versione dei fatti che riservava qualche sorpresa “Nick sa già tutto; cinque giorni fa era il mio giorno libero, ero a casa e pensando di lavarmi i capelli ho aperto il rubinetto, in principio non mi sono accorta che qualcuno aveva aperto la porta di casa fino a quando Haskell mi ha puntato addosso la sua pistola. Effettivamente ero terrorizzata, mi ha chiesto di prendere con me una maglia, la pistola e il tesserino del laboratorio; inizialmente ho fatto quello che mi ha detto, poi ho avuto la brutta idea di ribellarmi ma non l’ho colto di sorpresa evidentemente … Mi ha messo qualcosa in faccia e da quel momento in poi non ricordo più niente. Tempo dopo mi sono svegliata dove mi avete trovata, mi faceva male il collo e sanguinavo. Non ero attaccata a quei filetti, così mi sono messa a camminare, ho risalito la botola e invece di scappare mi sono affacciata ad una finestra di quella baracca; una donna aveva urlato. Era mora di capelli, non ero ancora molto presente, credo di aver fatto rumore. Nate mi ha visto e mi ha trascinato dentro nella stanza, mi ha messa a sedere su una sedia, poi ha dato da bere all’altra qualcosa, abbiamo aspettato dieci minuti, credo. Nate era molto impaziente così senza motivo la ha colpita col calcio della pistola. E’ caduta a terra e credo sia morta sul colpo, dopodiché mi ha fatto fare una cosa orribile, credo che non dimenticherò mai quella mezzora” Lexie aveva una faccia schifata e la su voce si era fatta acuta “Aveva li un’ascia che immagino non abbiate trovato, mi ha obbligato a farla a pezzi … è stato orribile e per poco non ho vomitato. Non mi ha nemmeno detto il nome della ragazza, ha messo gli arti in un sacco nero insieme alla mia pistola e al tesserino e poi mi ha chiesto di guidare fino a casa. Ha fatto anche delle domande riguardo agli orari di Nick e poi mi ha fatto lasciare il macabro pacchetto nel giardino; infine mi ha lasciata dove mi avete trovata. Il resto lo sapete”. Caine e Taylor erano sbalorditi “Noi non avevamo immaginato che fosse stata lei a farla a pezzi; in ogni caso è stata legittima difesa” disse Mac. “Ora vorrei riposare, ma vi ringrazio per l’aiuto nel caso e per avermi salvato la vita. Probabilmente se non l’aveste fatto ora non sarei qui”, la donna era visibilmente emozionata e Horatio le rispose con un semplice “Tra colleghi questo e altro”. I due uomini avevano fatto il loro lavoro ed erano pronti a tarare a NY e a Miami.

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Capitolo 4
*** Epilogo ***


La cicatrice a forma di N era nascosta sotto il collo alto del maglione, che era dotato anche di maniche lunghe per coprire i segni sulle braccia. Nonostante fossero passati solo sei mesi dai quei cinque giorni infernali, Lexie stava attraversando il corridoio del laboratorio della scientifica di Las Vegas. Vestiva con un paio di jeans attillati, ai piedi i soliti tacchi 14, i capelli erano legati e aveva un filo di trucco. Le stava per essere assegnato il suo primo caso dopo lungo tempo, la donna non sapeva nemmeno se sarebbe stata in grado di distinguere un’ulna da un radio. Mentre si dirigeva verso il suo ufficio sentiva molti occhi puntati su di se, specialmente quelli dei ‘topi di laboratorio, quali il fidato David Hodges che in quel momento doveva essere occupato in qualcosa di grosso date le imprecazioni che rimbombavano nel corridoio. Alla reception, Brenda l’aveva accolta distrattamente come se nulla fosse. Lexie salutò di sfuggita Ray e Catherine che si trovavano rispettivamente nei loro uffici. Raggiunse la sua porta dove troneggiava la lastra di vetro con inciso “ALEXANDRE WILLOOPER – forensic anthropologist”. Da buona scienziata la donna notò che sulla maniglia non c’era segno di polvere, quindi qualcuno era già entrato nel suo ufficio in sua assenza. Infatti era stato così. La prima cosa che Lexie notò, fu la mostruosa quantità di scartoffie che inondava la sua scrivania. Poi la vide. Dietro un pila di moduli c’era un piccola e malmessa piantina di roselline rosse, tra di esse c’era un biglietto bianco. Mentre la donna lo leggeva, le veniva da piangere … dopo qualche minuto passato a meditare, corse fuori dall’ufficio per andare da Nick e dirgli che sarebbe diventata volentieri la Signora Stokes.

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Ecco, questo era l'ultimo. Scusate le impaginazioni ma se andate a leggere la mia bio capite che sono totally rincoglionita su certe robe e ci ho messo un mese a imparare come si usa EFP.

Questa mia prima ff è stata tipo una prova. Giusto una storiella se non avete niente da fare eheh :)

Per questa storia vorrei ringraziare due persone in particolare: mia mamma per il supporto e il mio migliore amico, ci piacciono le stesse cose (CSI, Harry Potter, Percy Jackson ecc..) e siamo in classe insieme (eh sì, nel terribile scientifico dove ci sorreggiamo a vicenda ne tentativo di non affogare nei troppi ''quattro'' ricevuti!) e gli voglio molto bene (anche se è stupido come una capraaa).

Ecco, bom, fine. Grazie a tutti :)

*Bea*

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