Angelo custode

di The Pursuit of Happyness
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Esisto ma non lo sai ***
Capitolo 2: *** Primo passo verso il coraggio ***
Capitolo 3: *** Pensieri ***



Capitolo 1
*** Esisto ma non lo sai ***


Era alle solite. Entra nella sua amata camera, che è un po come uno scudo per lei, a passi svelti e poi sbatte la porta con violenza. Si fionda sul letto, ignorando il disordine e gli oggetti che schiaccia. Dopo qualche secondo di silenzio iniziano ad udirsi dei singhiozzi e da sotto il cuscino si vede un leggero tremolio, segno che le lacrime scendevano impetuose. Non ne poteva più della gente falsa che aveva intorno, di quegli amici presenti solo per secondi interessi, di quelle ragazze stronze che passandoti davanti mano nella mano con qualcuno ti guardavano come per sfottere. Si, sfottere perché tu eri sola, e anche questo cominciava a farla impazzire. Non ne poteva più di guardare il mondo da un angolo nella solitudine, di starsene li imprigionata fra le ragnatele appiccicose di un solido muro creato dalle discriminazioni delle persone. Era odioso il fatto che se non seguivi la massa come una pecora e mandavi a quel paese il tuo gusto personale potevi anche dire addio a una vita sociale . Era come un cigno nero in uno stagno di eleganti e superiori cigni bianchi. Semplicemente era esclusa dal mondo. Anche oggi era andata male da voler sparire: ragazze che ti prendono in giro e davanti a tutti ti aprono lo zaino rovesciando per terra il contenuto di esso, maschi grandi e grossi che quando passi si girano da un altra parte dicendo "È così ripugnante che non posso nemmeno guardarla in faccia" seguiti da una mega risata di gruppo, poi, per ultimi ci sono i secchioni che sono riusciti a fare gruppo fra di loro ma che non ti accettano perché hanno paura di condividere le tue prese in giro. Così il tuo mondo era la tua casa, tua fedele amica la solitudine e guerriera insieme a te era la convinzione che prima o poi sarebbero cresciuti cerebralmente quei bambini alti 1 metro e 80 con due spalle da 60 cm e poi magari quelle bambine tutte curve e trucco avrebbero capito i veri valori della vita. Per ora non le restava altro che stare li sul letto inerme. Sue madre era tutto il giorno al lavoro e tornava a sera tardi, suo padre le aveva abbandonate quando lei aveva solo 2 anni, poi c'era Toby, che era li con lei e per lei da sempre e stavano crescendo insieme. Quel cagnolino era l'unico in grado di starle accanto. Okay che nemmeno lei si sarebbe scelta come amica, perché era insopportabile e brutta. O così pensava. In realtà si sbagliava, perché non c'era creatura più angelica al mondo di lei. Il suo sorriso, finto ma pur sempre bello, illuminava il mondo. Nei suoi occhi sarei stato capace di perdermi per ore e i suoi capelli avrei annodato mille volte fra le mie dita. Però non avevo il coraggio di dirle tutto e mi limitavo, appena usciti da scuola, a seguirla silenziosamente in scooter fino a casa sua e stare per un po li dalla finestra, per controllare che non facesse scemenze. A scuola non potevo schierarmi dalla sua parte perché ero troppo famoso, ma prima o poi avrei trovato il coraggio di mandare via tutte quelle oche e quegli amici che avevo per fiondarmi a proteggere quella ragazza così sola e debole che mi suscitava tutta la dolcezza del mondo. Era solo questione di coraggio. Nel mentre lei aveva deciso di alzarsi per andare a preparare qualcosa da mangiare, anche se accontentandosi di poco diventava sempre più magra.  Così scampato il pericolo le scrivo come al solito sul blog con l'anonimo, per farle compagnia, fingendomi un ragazzo che abita distante da lei e che cerca un amica virtuale e me ne vado a casa per studiare. Ma poi quando sono immerso nei libri non faccio altro che pensare alla geometria perfetta di quel viso, così nitida che nonostante le mie scarse capacità potrei disegnare ad occhi chiusi.  E aspetto ansioso il giorno seguente per poterla rivedere. "A domani" è l'ultimo messaggio che le lascio sul blog, ma in realtà il mio cuore vorrebbe dirle tutta la verità, desidera amarla alla luce del sole e galoppa veloce verso un mondo fantasioso. È solo una questione di coraggio (che non ho). [SECONDO CAPITOLO PUBBLICATO sempre su http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=543440 ]

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Capitolo 2
*** Primo passo verso il coraggio ***


E così la mattina dopo mi alzai e come al solito le lasciai il primo messaggio sul blog: " Buongiorno!". Mi preparai di fretta perchè, più delle altre volte, avevo una voglia matta di vederla. Aprì l'armadio, cercai una maglia bianca che si abbinasse alla felpa bordeaux senza curarmi minimamente del disordine che stavo creando. Calpestai i vestiti che avevo in precedenza lanciato fuori dall'armadio, afferai le chiavi del motorino, infilai il casco e partì sfrecciando per la strada, deviando davanti a casa del mio amore sperando di vederla uscire. E così successe. Lei stava varcando la porta di casa, più bella che mai. I capelli scuri raccolti in una treccia che le cadeva sulla spalla e lasciava che qualche ciuffo si scompigliasse al vento, i jeans stretti che le accarezzavano le gambe magre delineandone i contorni e infine una maglietta nera con delle scritte colorate e le Vans rosa. Sul suo viso c'era stampato uno dei sorrisi più belli che si potessero vedere in giro, il che giustificava il fatto che non avesse nemmeno un filo di trucco, escluso un po' di lucidalabbra sulla bocca carnosa e morbida. Proprio nel momento in cui lei si voltò per chiudere la porta di casa e per mettere lo zaino grigio sulle spalle ne approfittai per mandarle un bacio. La osservai attentamente in quei secondi in cui lei, ignara di quello che succedeva alle sue spalle, si stava preparando spicologicamente per la terribile giornata scolastica. Trattenendo le lacrime ripose le chiavi nella zip dello zaino e si  girò verso la strada, camminando nel vialetto di casa come se dovesse andare al macello. Il celo azzurro e la giornata dal profumo primaverile, intonati col suo sorriso e con i suoi occhi, mi diedero una carica positiva e sentì che un minimo di coraggio si stava accumulando nel mio cuore.
A ricreazione due delle mie amiche la fermarono mentre stava andando in bagno, davanti a tutti la sbatterono contro il muro e le scrissero col pennarello indelebile delle frasi offensive sulla fronte. Ecco, in quel momento pensavo di scoppiare. Dover starsene li a guardare, senza arte ne parte, era straziante. Avrei voluto spingere via quelle due streghe e prendere fra le mia braccia Elen, per non lasciarla mai più. Il mio petto stava battendo a più non posso, avevo istintivamente chiuso in pugno le mie mani e le gambe stavano tremando mentre gli addominali mi si contraevano. Quando vidi le lacrime che le solcavano il viso dolce e prezioso esplosi come una bottiglia di Coca-Cola quando la scuoti. A passi pesanti raggiunsi quelle due smorfiosette e nel momento esatto in cui dissi con tono autoritario "Adesso avete esagerato" tutti si zittirono. I visi dei ragazzi che prima ridevano a crepapelle ora erano di pietra, e nessuno osò contraddirmi. Tutti fecero un passo in dietro, e per riservarmi la popolarità dissi scocciato a Elen di andarsene che era meglio. Pensando che se avessi potuto l'avrei difesa con tutte le mie forze, giurando che avrei combattuto contro tutta la scuola per lei e realizzando che era davvero troppo importante per me, nonostante tutto ciò, non riuscì a fare altro e me ne andai camminando lentamente. Dentro di me stavo crollando, mi facevo rabbia da solo. Ma dentro di lei si stava accendendo una nuova speranza. E questo era quello che contava per me.

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Capitolo 3
*** Pensieri ***


E così stava tornando a casa, a passo svelto, con la testa affollata di pensieri e il viso improvvisamente triste. Quell'azione le aveva fatto piacere ma al contempo l'aveva umiliata. Si era sentita debole, troppo debole. Sentiva l'equilibrio della sua vita precario come una foglia in autunno. Odiava quella sensazione, lei che era abituata ad essere forte, a essere sola, a essere forte da sola. Si stava completamente perdendo nei suoi pensieri, non si accorgeva delle piccole gocce di pioggia che le scivolavano dolci sui vestiti, non percepiva più il ritmo dei suoi passi e intorno a sé sentiva solo il vuoto. Ma a un certo quando vide una sfocata figura poco distante da lei tornò a essere collegata con il mondo. Un ragazzo alto e possente, con i capelli rasati che terminava in un'alta cresta bionda, poi all'improvviso due occhi comparvero, due occhi lucenti e neri, profondi e misteriosi, due occhi scintillanti che sembrava volessero parlare. Subito riconobbe il ragazzo del terzo anno con cui a scuola si scambiavano più di un'occhiata. Appoggiato al palo con un casco in mano e la moto parcheggiata a pochi centimetri aveva l'aria di chi stava aspettando qualcuno. Elen indugio qualche passo, quando poi riprese il suo andamento. Nei mille pensieri che correvano veloci nella sua mente, non aveva concepito che chi era aspettata da quel ragazzo era proprio lei. Appena passò davanti a Jhon sentì una morbida e grossa mano che le afferrava le punte delle dita, cosi si ritrovò tirata in dietro, faccia a faccia con lui e con le guance che le andavamo a fuoco. "Ti va un passaggio?" uscì veloce e profondo dalla bocca di Jhon e lei cercò di fargli capire, nel modo meno goffo possibile, che non voleva. Alla fine non servi che insistesse tanto per convincere Elen a salire in moto e aggrapparsi ai suoi fianchi. Appena svoltato l'angolo un piccolo scooter comparve dietro i due. Rischiai di andare a sbattere da quanto rimasi sorpreso a quella visione, avrei voluto scendere e afferrare Elen per tenerla con me, possibile che la mia azione di oggi non le avesse fatto capire che per lei darei la vita?! Una piccola lacrima mi umidì la guancia e la visiera del casco si appannò a causa dei miei sospiri e singhiozzi. Li vidi mentre Jhon accompagnava Elen dalla porta di casa e gli dava un piccolo bacio sulla guancia. Lei arrossì e divenne più bella che mai. Preso dal dolore pensai che non sarebbe servito restare a sorvegliarla. Così accelerai in modo da non incontrare quel bimbetto viziato mentre proseguiva il tragitto fino a casa sua. Mentre scomparivo lungo la strada li vidi lanciarsi uno sguardo che se fosse arrivato a me sarei svenuto. Poi non so, a un certo punto sentì l'asfalto troppo vicina a me, un bruciore sulla pelle, il silenzio, il buio. Poi percepì delle macchine frenare bruscamente, alcune sirene, vidi delle persone sfocate e poi più niente.

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