Episodio 2.08 di TruvsJack (/viewuser.php?uid=36726)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 "Competizione" ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 "La paura di cadere..." ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 "Non di nuovo..." ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 "Competizione" ***
Eccoci qui!! Il secondo episodio
della mia FanFiction su Tru
Calling!! Questo episodio sarà molto diverso dal primo che
ho scritto e
sembrerà più un episodio della prima stagione.
Infatti ho cercato di vedere
come personaggi come Jack, Carrie e Jensen potessero agire in una trama
“chiusa” come quella degli episodi della prima
stagione. Quindi, più
recensioni, meglio è (come al solito... hihi)!!
Per rispondere a Lyrapotter: Carrie
avrà un ruolo davvero
perfido nella mia fan-fiction, ma ti assicuro che riceverà
quello che si merita
e quando accadrà, sarà veramente una
soddisfazione...
Una sola cosa
ancora: se non ve
ne foste accorti, ho inserito la Track List di canzoni che avrei
utilizzato
nell’episodio 2.07 «Lo scambio»!! Ne
inserirò una per tutti gli episodi!! Che telefilm
sarebbe senza musica!!
Ora non mi resta
che augurarvi
una buona lettura e spero che anche questo episodio vi piaccia come il
primo!!
Episodio 2.08
“Eclissi interiore”
Negli episodi precedenti: «Se Carrie avesse saputo
del tuo dono,
per esempio, oggi non avrebbe mandato Jensen in quel bar! __ Credo
dovremmo
dirglielo. Sarebbe più facile!» fece Davis.
«Non lo so...» rispose Tru. «Non mi
fido ancora di lei...». __
__Jack
guardò Carrie negli occhi.
«...Invece tu?».
«Non male. Ho conosciuto meglio
Davis...» disse Carrie, soddisfatta. «... ometto
interessante». «E...?».
«E si beve ogni singola parola
che io gli dico!». Carrie brindò con Jack. __
__Harrison
corse fuori
dall’appartamento. «Tu lavori per Jack! Come ho
fatto a non pensarci prima?!».
Harrison arrivò al telefono
pubblico per avvisare sua sorella dell’accaduto.
Tru sentì il suo cellulare
suonare. Il cadavere a fianco a lei si mosse.
«Aiutala!». La giornata si
riavvolse.
__Richard
guardò Jensen e si rivolse
a Jack senza farsi notare. «Lui non doveva essere uno dei
tuoi?». «Dagli
tempo!» rispose Jack, con la stessa attenzione a non farsi
notare. Richard
volse lo sguardo a Carrie, che parlava con Davis.
«E che mi dici della talpa?». __
«Vedi, Carrie...». Davis non
sapeva da dove cominciare.
«Devo raccontarti un segreto e
questo segreto riguarda Tru». __
Carrie annuì a Jack. Questi si
rivolse a Richard. «Ce l’ha in pugno!».
__«Lui
è morto e non mi ha chiesto aiuto...» disse Tru a
Davis. _«... E Carrie ha ragione: per me non è mia
successo!!». Tru fisso il
cadavere di Jensen sul lettino metallico e poi uscì dalla
stanza.
__Il cadavere si mosse. «Aiutami!». La giornata si
riavvolse.
__«Già è grave quando salvi chi ti
chiede aiuto, ma se salvi
anche chi non lo fa...» fece Jack, guardando la ragazza.
«Io salverò Jensen...»
disse Tru. _ Tru si gettò verso Jensen: l’auto non
riuscì a colpirlo e finì
nella vetrina del bar. _ «Secondo me stai scivolando verso un
sentiero
pericoloso...» commentò Jack, grave.
__«E’ strano...» disse Jensen, toccandosi
il polso. «Che
succede?» chiese Tru, preoccupata. «In questo
momento ho una fortissima
sensazione di déjà vu...»
spiegò Jensen.
__Tru
entrò al Gray Market._ Il proiettile la colpì._
Harrison si gettò verso di lei._
«Aiutami!» disse Tru a Harrison._ La giornata si
riavvolse. _ «C’è di buono che Jack non
può saperlo!».
__ Carrie chiuse il telefono. La talpa aveva agito.
__ I rapinatori erano entrati nel
supermercato._ Jack trattene Tru per il braccio. _
«Perché non mi hai lasciata
andare, prima? Quando i rapinatori sono entrati, mi hai fermato, come
se fossi
certo che se avessi seguito Linda Gordon mi sarebbe accaduto
qualcosa...»
chiese Tru.
__ Tru non poté far altro che
essere fiera di lui: quel giorno, anche se aveva fatto qualche piccolo
errore,
l’aveva aiutata, ma soprattutto, l’aveva salvata. _
«Dimmi che non ho io il
potere... Dimmi che non è passato a me!» fece
Harrison, andando subito al
dunque. Davis non sapeva cosa rispondere. «Non so dirti cosa
accadrà, Harrison».
__ «E’
che mi è
successa una cosa strana...» disse Every. «Ho fatto
uno strano sogno...». «E
cosa hai visto nel sogno?» chiese Carrie. Every non rispose
subito. «Quello...
quello che mi sarebbe accaduto oggi...».
__ Carrie subito prese il cellulare dalla sua borsa. «Sono
io...» disse. «L’ho trovato, Jack! Ho
trovato l’opposto di Harrison!».
Capitolo 1
“Competizione”
Ore 8.00
Non era una domenica come le altre per Tru.
La sveglia suonò, svegliandola. Sarebbe rimasta a dormire
volentieri, ma aveva un impegno.
Spostando le coperte, spense la sveglia e si alzò dal letto.
Prese il cellulare che aveva sul comodino e guardò se
qualcuno l’avesse chiamata o le avesse mandato un messaggio.
Noto che il
cellulare aveva la batteria quasi scarica.
«Oh...» fece, svogliata. «Lo
metterò in carica dopo...»
Svelta si diresse in cucina a fare colazione.
A casa di Davis, lui stava dormendo tranquillamente fra le
coperte, quando la sveglia suonò.
L’uomo sussultò. Un gemito uscì dalle
coperte.
«Cosa diavolo... Oh Mio Dio...».
Quando si voltò, si accorse di aver tirato un calcio a
Carrie. La donna si svegliò di malo modo.
«Davis... Cosa succede? Mi hai fatto male...» disse
la
donna, con voce ancora assonnata.
«Emh... Scusami...» voltandosi verso di lei.
Quando la vide, non poté fare a meno di notare che, per
quanto fosse ancora assonnata, per quando avesse i capelli arruffati e
gli
occhi semichiusi, Carrie rimaneva sempre bellissima.
«Cosa c’è?» chiese lei.
«E’... è stato davvero bello questa
notte...» rispose
dolcemente Davis, appoggiandosi su un braccio a osservarla.
Carrie sorrise. «Sì... E’ stato
bellissimo anche per me...».
Lei si avvicinò e lo baciò.
Era molto che Davis non provava un sentimento così forte per
una donna.
Carrie si lasciò coccolare nelle braccia di Davis.
«Emh... Sono le otto...» disse lui.
«Dovremmo alzarci...».
«Giusto...» fece Carrie, svogliata. «Mi
ripeti perché
dobbiamo assistere come pubblico ad una competizione di giovani
scrittori?».
«Perché ci partecipa Jensen... e perché
quando Tru me lo ha
detto, le ho promesso che ci saremmo andati...».
«Ma da quando Jensen ha scoperto questa sua vena
artistica?»
chiese Carrie.
«A dire il vero, da poco...» spiegò
Davis. «Anche Tru era
molto sorpresa quando mi stava raccontando
dell’evento...».
«Allora sarà meglio che vada a
prepararmi...» disse Carrie,
alzandosi dal letto.
La donna prese il lenzuolo e coprì il suo corpo nudo. Si
alzò e si diresse in bagno.
Quando vide tutta la sua eleganza e la sua sensuale
femminilità, Davis sentì crescere il desiderio
dentro di sé.
Fu in quel momento che si accorse di essere rimasto nudo sul
letto... e senza coperte.
Subito arrossì quasi imbarazzato: prese un cuscino e si
coprì.
Ore 9.47
Tru suonò il campanello
dell’appartamento 711.
La porta si aprì e suo fratello la guardò con un
sorriso 32
denti.
«Allora...» fece Tru. «Fammi
vedere!!».
«Benvenuta nella mia umile dimora...» disse
Harrison,
spostandosi dalla porta.
Tru entrò impaziente nell’appartamento di suo
fratello.
«Mio Dio, Harrison!!» fece, arrivando in soggiorno.
«E’
bellissimo!!».
«Quindi ne è valsa la pena non avertelo fatto
vedere fino a
quando non era tutto arredato...».
«Sì, credo di sì!!» fece Tru.
«E’ forse più bello del
mio!!».
Harrison sorrise compiaciuto. «Certo i mobili non saranno di
legno d’acero e le poltrone di vera pelle, però
credo di aver fatto un bel
lavoro...».
Tru era rimasta stupita. «E lo hai fatto tutto da
solo?»
chiese.
«A dire il vero... nell’ultimo periodo mi ha
aiutato...
Every!». Harrison arrossì un poco.
«Aaaah...» fece Tru. «Si vede un tocco
femminile...».
I due sorrisero.
«Ma dove hai trovato i soldi per prendere tutte queste
cose?».
«Sai... il lavoro con papà va bene... avevo
già messo da
parte qualche soldo per prendermi un appartamento, ma poi nostro padre
esce
fuori con questo regalo!! Allora ho utilizzato i soldi che avevo messo
da parte
per prendermi tutto l’occorrente per la casa...».
«Magari...» fece Tru, prendendo le chiavi della sua
auto. «Potevi
tenere quei soldi per prenderti un’auto nuova che non ha
bisogno di essere
riparata ogni due mesi...».
«Ok, capito cosa vuoi dire...» fece Harrison,
sbuffando.
«Ora che ho dei soldi non devo gettarli al vento dalla mia...
nuova finestra
ermetica!!» disse, ridendo.
«Tieni...» fece Tru, sorridendo.
Harrison prese le chiavi della macchina di Tru e la baciò
sulla guancia. «Grazie mille!! Te la riporto
domani!».
«E sarà meglio che sia senza un graffio,
fratellino...».
«Non ti fidi di me?» fece Harrison.
«Muoviamoci...» disse Tru. «Jensen
è giù che mi aspetta in
auto!».
I due uscirono dall’appartamento.
Ore 10.14
Tru, Jensen, Davis e Carrie entrarono
nella palestra del
Liceo della città.
«Ah, quanti ricordi...» fece Tru. «In
questo liceo ne sono
successe di cose...».
«MI ricordo che... poco più di un anno fa qui
c’è stato un
tentato omicidio!» disse Jensen.
Tutti lo guardarono, straniti. Tru lanciò un occhiata a
Davis: Jensen si riferiva proprio ad una giornata rivissuta da Tru.
In fondo alla palestra era stato messo un palco e sopra di
esso si ergeva l’insegna “IV Concorso per Giovani
Scrittori”.
Una giovane ragazza porse ai quattro il volantino con il
programma della giornata.
«Ah...» fece Carrie. «Ore 11: Lettura
Poesie. Ore 12:
Ristoro. Ore 13: Lettura di Racconti d’Avventura. Alle 14 i
Racconti
Romantici...».
«Questi li voglio sentire...» disse Tru, prendendo
Jensen a
braccetto.
«La mia lettura invece è alle 17...»
disse Jensen.
«Orrore?» chiese Davis, guardando il programma.
«Hai scritto
un racconto dell’orrore?».
Jensen annuì. «Mi sono divertito
molto...» disse.
«E si può sapere di cosa parla?» chiese
Carrie.
«Di un ragazzo che, dopo essere scampato alla morte,
comincia a capire il vero senso di essa e apprezzerà questa
seconda possibilità...».
Non era quello che Carrie si aspettava di sentire. «Oh,
beh... sì, beh, credo che sarà un racconto
molto... interessante!» disse,
sorridendo. «Non vedo l’ora di sentirlo!».
«Grazie» rispose il ragazzo. «Ora credo
che andrò a chiedere
cosa mi aspetta oggi...».
Tru lo baciò. «Buona fortuna...».
«Non me ne servirà...» fece Jensen.
Tru trovò quella risposta un po’ strana: Jensen
era sempre
molto gentile con tutti e si sarebbe aspettata un grazie. Ma forse era
solo
l’agitazione per la giornata.
Il ragazzo si scostò dai tre e scomparve nella piccola folla
intorno ad uno stand.
«Secondo me l’idea di Jensen può
funzionare...» commentò
Davis.
«Non mi sembra una così grande sorpresa che a te
possa
piacere questo racconto...» commentò Carrie.
«Perché?» chiese Davis.
«Insomma... lavori in un obitorio: è ovvio che tu
rimanga
affascinato da un racconto che possa definire la morte...».
«Mmm...» commentò Tru. «Porti
il lavoro anche a casa...».
«Già... E il fatto che tutti vorremmo avere una
seconda
possibilità, ma non tutti riescono a darcela».
Le parole e lo sguardo di Carrie fecero credere a Tru che la
donna si stesse rivolgendo proprio a lei e alla sua chiamata.
Carrie sorrise. «Credo che se qualcuno ha una seconda
possibilità, deve sfruttarla al meglio...».
Davis capì cosa stava facendo Carrie: doveva conquistarsi la
fiducia di Tru per far si che la ragazza desse la libertà a
Davis di dirle che
lei sapeva del dono.
«Anche io la penso così...» disse Tru,
un po’ confusa.
Nei tre secondi seguenti vi fu un interessante scambio di sguardi
fra le due donne.
«Perché non andiamo a prendere posti?»
chiese Davis.
«Ottima idea!» disse Tru.
I tre si fecero spazio nel corridoio centrale fra le sedie e
si diressero il più vicino possibile al palco.
Ore 12.57
Harrison stava
guidando l’auto di Tru. Il suo volto non era
dei più felici, però.
«Che cos’hai?» chiese Every, seduta sul
sedile del
passeggero.
«Dovevano proprio venire anche Tyler e quel suo
amico...».
«Jason?» fece la ragazza.
«Sì, sì... qualunque sia il suo nome
non mi interessa... Dovevano
proprio venire?».
«Eravamo all’Università e mi
è scappato... Tyler si è
praticamente auto invitato! E siccome Jensen oggi è con Tru,
ha invitato un suo
amico! Sarebbe stato molto imbarazzante se fossimo stati tu, lui ed
io...».
Every sorrise.
«Sì, ma poteva anche non venire...»
sussurò Harrison. Era
sicuro che non lo avrebbero sentito perché erano troppo
impegnati a giocare ad
un videogioco.
«Ma danno così tanto...».
«HO VINTOOOOOOOOO!» urlò Jason a Tyler,
facendo qualche
linguaccia.
«... fastidio? No...» rispose Harrison, sarcastico.
«E’ solo
che oggi avrei voluto rimanere un po’ con te... da
soli!».
«Non preoccuparti!» disse Every.
«Troveremo il tempo per
noi!».
Harrison la guardò per qualche secondo e notò
quanto il suo
sorriso fosse solare.
Subito portò lo sguardo sulla stradina: non era trafficata,
anzi, era completamente vuota. A entrambi i lati, alberi di pino si
ergevano
come una barriera.
«Sai che Jason potrebbe vincere il Premio Pulizer
dell’anno?» fece Every.
«Davvero?» disse Harrison, non molto entusiasta di
sapere la
storia.
Jason si portò vicino all’orecchio di Harrison per
parlargli. «Sì! Ho scritto 23 artico...».
«Hey, hey,
hey...» disse Harrison. «Non
starmi così vicino!».
Jason si spostò. «Dicevo... ho scritto 23 articoli
nelle
ultime 13 settimane e ben 16 di loro sono finiti in prima
pagina!!».
«Ha come un fiuto per le grandi storie...»
commentò
Harrison. «Sembra riesca a capire subito quando una persona
nasconda un
segreto...».
«Nella mia Università mi odiano già
tutti!!» fece Jason, sorridendo.
«Mi chiedo il perché...»
commentò a bassa voce Harrison.
«Cosa?» fece Jason.
«No, mi chiedevo a che Università
andassi!» ripose Harrison.
«Frequento il Corso di Giornalismo della stessa
Università
di Every e Tyler...».
«E puoi stare sicuro che ha trovato la sua
vocazione...»
disse Tyler, che ascoltava il discorso distrattamente mentre giocava
con il suo
videogioco. «Sì... muori mostro delle
Caverne!!». Il ragazzo si mise a saltare
sul sedile.
Harrison si voltò a guardare Tyler. «Non saltare!
Stai
fermo! Questa macchina non è mia... se le faccio un solo
graffio mia sorella mi
uccide!!».
«Attento!» urlò Jason, indicando davanti
a loro.
Harrison si voltò a guardare la strada: un cervo era fermo
in mezzo.
Tutti urlarono.
Harrison cercò di frenare, ma l’animale non si
spostò.
Harrison dovette sterzare a destra per evitare l’animale,
che subito corse via dalla strada.
Il ragazzo cercò di far ritornare l’auto in
posizione, ma
quando lo fece, il mezzo si ribaltò a causa
dell’alta velocità a cui andavano.
La macchina rotolò su se stessa due volte e poi
strisciò a
terra per qualche metro, capovolta.
Harrison cercò di capire cosa fosse successo: era appeso a
testa in giù, sorretto dalla cintura di sicurezza.
Guardò al suo fianco: anche Every era appesa a testa in
giù,
ma Harrison poteva vedere che aveva una ferita alla testa ed era priva
di
sensi.
«Tyler...» sentì.
La voce di Jason era dolorante.
Harrison vide nell specchietto che Jason cercava di
svegliare Tyler, rannicchiato in una posizione inumana.
«Jason...» disse Harrison con tutte le sue forze.
«Tyler!» urlò ancora Jason.
Quelle furono le ultime parole
che Harrison sentì prima che i suoi occhi si chiusero.
Fine capitolo, ma il bello deve
ancora venire!! In fondo,
Tru non ha ancora ricevuto la richiesta d’aiuto... o la
riceverà Harrison!!
Hihi...
Perdonatemi se il “Negli episodi precedenti”
è troppo lungo,
ma cerco di far capire il più possibile senza che diventi un
semplice
riassunto. Così è più simile alla
serie!!
Spero vi sia piaciuto, anche perché questo intero episodio
sarà molto importante per capire come si
svilupperà la trama della mia
FanFiction.
Come al solito vi chiedo di recensire il più possibile!!
Grazie 100000!!
Al prossimo capitolo,
Ciao Ciao
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 "La paura di cadere..." ***
Tru Calling 2.08 "Eclissi interiore" - Capitolo 2 "La paura di cadere..."
Mmm...
Capitolo che vi
sorprenderà, questo. Lo credo principalmente per tre motivi:
- Il
titolo si riferisce a ben due personaggi che non immaginereste mai...
hihi!!
- La
situazione si fa davvero interessante degenerando drasticamente!!
- Ci
sono MOLTISSIMI riferimenti alla trama futura!!
A voi i commenti!! Vorrei sapere
se vi è piaciuto, se vi ha sorpreso o no e sono molto
curioso nel vedere cosa
riuscirete a dirmi del punto 3... muhahah!!
Aggiungo una sola cosa:
rileggendo le recensioni, in una di Hikary c’era una frase
riguardante Carrie
che volevo chiarire. Non è che tutti si fidano di lei (vedi
Tru... lei si che
capisce!!), sono solo le situazione che le sono favorevoli: Davis le
racconta
il segreto di Tru perché ne è innamorato e non
vuole avere segreti; Every,
invece, e forse non l’ho fatto notare molto (errore mio!!
Scusatemi...), era
molto scossa per aver rivissuto la giornata e l’aver trovato
una psicologa (per
di più che sta con Davis... quindi di sicuro ci si
può fidare... o almeno così
pensa Every) le ha dato l’occasione di parlare di
ciò che era successo! Tutto
qui... J
Ora
non mi lesta che dirvi: Buona
lettura!!!!!
Capitolo 2 “La paura di
cadere...”
Ore 18.59
«Complimenti Jensen!!» esclamò
Davis. «Hai davvero fatto un ottimo lavoro con il tuo
racconto!!»
«Sì, hai veramente meritato di
vincere...» aggiunse Carrie.
Lei, Davis, Tru e Jensen erano al
bancone per il ristoro dopo la premiazione. L’atmosfera che
si respirava era di
spensieratezza e rilassamento dopo una faticosa giornata ad ascoltare
molti
nuovi scritti.
Jensen era fiero del suo lavoro.
«E’ stata una cosa improvvisa...» disse.
«Per caso ho trovato in Università il
volantino della competizione e... non so cosa sia successo.
E’ come se avessi
sentito che dovevo scrivere quello che... avete sentito oggi».
Davis e Carrie annuirono, non
sapendo cosa pensare.
«Ho scoperto cose di me...»
aggiunse Jensen. «... che non sapevo neanche di
avere!».
«Complimenti al vincitore del
genere Horror!» esclamò un uomo, avvicinandosi.
Era alto, capelli castani
arruffati, ed indossava jeans blu, camicia bianca sotto una giacca
beige. Di
sicuro non aveva più di trent’anni.
«Ha veramente meritato di
vincere! Il suo racconto mi ha davvero affascinato...» disse
poi.
«Grazie mille...» fece Jensen,
mentre teneva stretto a sé Tru. «Anche il suo
racconto era molto interessante!
Mi ha davvero stupito! Non mi aspettavo che il colpevole fosse il
Dottor
Creever...».
«E’ vero, ha un talento innato
nel genere giallo...» commentò Tru.
«Per non parlare... emh... della
parte medica: spiegata in modo davvero sorprendente e
reale...» disse Davis, un
po’ timido.
«Sto ricevendo tutti questi
complimenti e non mi sono ancora presentato! Che
maleducato...» disse l’uomo.
«Il mio nome è...».
«Thomas Smith!» fece Jensen.
L’uomo sembrò sorpreso. «Sono
già
famoso e non me ne sono accorto!!».
Tutti risero.
«Il fatto...» spiegò Jensen.
«...
è che mi ha davvero colpito dalla sua storia! In fondo non
è molto differente
dalla mia...».
«Ha ragione, signor...».
«Jensen Ritchie, piacere di
conoscerla...» fece il ragazzo, porgendogli la mano.
«Il piacere è mio, signor Ritchie!
Insomma, ho già un fan senza aver venduto neanche una
copia!» disse Thomas,
ridendo.
Anche gli altri risero.
«Sempre a far ridere la gente,
Tom...» si intromise una donna.
Era una bellissima donna di circa
25 anni, non molta alta, capelli neri che delicatamente superavano le
spalle.
Un viso perfetto.
«E tu sempre a seguirmi...» disse
Thomas. «Vuol dire che ti faccio ridere!».
I due risero.
La donna si voltò verso Tru,
Davis, Carrie e Jensen. «Ah, ma lui è il vincitore
del premio per il suo
racconto Horror... Piacere, Sarah Jonson...».
«Il piacere è mio! Jensen
Ritchie...» disse il ragazzo, prendendole la mano.
«E voi siete i suoi amici,
suppongo...» chiese la donna.
«Tru Davies, la sua ragazza...».
Lo sguardo di Tru lasciava traspirare un po’ di gelosia, ma
quello della donna
nel guardare Jensen faceva capire che il sentimento di Tru era
più che fondato.
«Ehm... Il mio... emh... nome
è... è... Davis... sì,
Davis!». L’uomo sorrise, imbarazzato.
«Piacere di
conoscerla...».
«La ringrazio» disse, freddamente
Sarah.
«Piacere, Carrie Hallen» disse la
donna, porgendole la mano.
«Piacere mio...» fece Sarah.
«Spero non siate qui ad adulare quest’uomo! Il suo
ego è già stato ingrandito
abbastanza, questa sera...».
Un bip risuonò nell’aria.
Davis si spaventò e guardo il suo
cercapersone: era tempo di iniziare il suo turno. «Oh,
scusate... Il lavoro
chiama!».
«Non vorrei essere indiscreta, ma
che lavoro fa, se deve sbrigarsi a quest’ora di
notte?» chiese Sarah.
«Emh... Lavoro... come... come
medico legale al... sì, all’obitorio della
città!». L’uomo sorrise ancora.
Sarah si pentì di averlo chiesto.
«Beh, non la tratterremo di certo noi...».
«Salve!» disse Davis, voltandosi
verso Carrie. «Vieni, ti riaccompagno a casa...».
«Certo!» fece la donna. «Salve a
tutti! E’ stato un vero piacere conoscervi e Jensen, di nuovo
complimenti per
la tua vittoria!».
«Grazie...» disse ancora Jensen.
Davis era nella cripta. Lasciò
scorrere il carrello con il corpo di un anziano dentro il cassetto e
chiuse la
finestra metallicca.
Si diresse alla lavagnetta per
segnare un’altra autopsia.
Quando con il pennarello segno
sulla plastica, sentì le porte della stanza aprirsi.
Subito guardò chi era entrato.
Jack faceva qualche passo lento
verso Davis.
«Cosa diavolo ci fai qui?» chiese
Davis. «Non è lavoro per te, questo... Tu le
uccidi le persone, no? Qui sono
tutti morti...».
Jack sorrise. «A dire il vero non
sono qui per uccidere qualcuno...».
«Allora ammetti che qualche volta
lo fai?».
«No, io non uccido mai nessuno»
rispose Jack, sottolineando la parola “io”.
«Sono venuto qui... per un altro
motivo».
Davis fece finta di non sentirlo,
lo superò e uscì dalla stanza. «Beh,
sei venuto qui per nulla...».
Jack lo seguì. «Non puoi evitare
questo discorso, Davis».
«Non so di cosa tu voglia
parlarmi e comunque... Sì che posso!» rispose
l’uomo. «Guarda, lo sto già
facendo!».
«Si tratta di Tru...» spiegò Jack,
entrando nel corridoio.
Davis si bloccò, con le spalle
rivolte a Jack. «Giuro che se le hai fatto
qualcosa...».
«E’ proprio di questo che ti
dovevo parlare, Davis».
L’uomo non capì. Si voltò,
lasciando trasparire la sua perplessità e preoccupazione.
«E’ ovvio che sia tu che Tru mi
state nascondendo qualcosa...» cominciò Jack.
«Qualcosa che è accaduto
settimana scorsa...».
«Di che cosa parli?» fece Davis.
«Devo farti ricordare della
rapina al Gray Market?» disse Jack.
Davis diventò più serio che mai:
la sua serietà doveva nascondere la verità.
«E’ ovvio che è successo
qualcosa» continuava Jack. «Tru sembrava molto
strana... Pareva veramente
stupita delle mie mosse e soprattutto, il modo in cui Harrison si sia
intromesso...». Jack lasciò in sospeso la frase.
«Dove vuoi arrivare, Jack?».
«Voglio arrivare al punto in cui
tu ammetti che Tru è morta e che Harrison ha rivissuto la
giornata per
salvarla!».
Le parole di Jack risuonarono nel
silenzio dell’obitorio per qualche secondo.
«Non so di cosa...». Davis non
sapeva cosa rispondere.
«Non mentire, Davis! Non sono
stupido...». Jack riavvicinò. «Osservo
molto bene!» sussurrò. «E quello che ho
notato mi ha... chiarito tutto!».
Davis era alle strette. Cosa
doveva fare?
«Ammesso che sia come dici tu...»
disse. «Non capisco ancora quale sia la questione della quale
tu voglia parlare
con me!».
Jack sorrise. «Sai, credevo fosso
più ovvia...».
Si avvicinò ancora di più a
Davis. «Se Tru dovesse perdere il potere, Davis...»
spiegò. «... lo perderei
anche io!».
Con quella frase, Davis cominciò
a farsi un’idea sul perché Jack fosse giunto a
lui. «Quindi...?».
«Quindi... per la prima volta ci
ritroviamo con un qualcosa in comune...».
«Tru non può perdere il suo
potere...» chiese Davis.
«Eppure settimana scorsa è
successo... e non si sa ancora se ora ce l’abbia suo
fratello!».
Davis non sapeva cosa dire.
«Tru non deve più rischiare la
vita, Davis...» chiarì Jack. «E
l’unico modo per farlo è smettere di tentare di
salvare persone che dovrebbero morire!».
«No, mai!» esclamò Davis.
«Questo
non è da Tru!».
«Ma tu sei d’accordo con me, non
è vero?» chiese Jack.
Eccola: la domanda che Davis
temeva di più.
«Il tuo silenzio mi ha già detto
tutto...» fece Jack, sorridendo. «Convincila,
Davis...».
Quelle parole entrarono nella
testa di Davis come il rumore di un trapano.
«Falle capire che sta sbagliando
e che per salvare sé stessa deve smetterla di tentare di
salvare gli altri!!»
continuò Jack.
«Lei può salvare chi le chiede
aiuto e anche sé stessa, se solo non ci fosse qualcuno a
ostacolarle il
lavoro...». Davis tentava di convincersi che Jack aveva torto.
«Non posso!» disse Jack. «Se
trasgredissi le regole che mi sono state imposte, le cose si
metterebbero male
per tutti!».
«Spiegale anche a me queste
regole, così potrei aiutarti!» fece Davis, in tono
di sfida.
«Non capiresti...» sussurrò Jack.
«Devi solo aiutarmi a... a far capire a Tru che sta
sbagliando!».
«Tu lo fai solo per puro
egoismo!» esclamò Davis. «E di certo
preferisco vedere Tru senza potere e tu
che fai la fame in mezzo alla strada, che fermare il suo
Destino!!».
«Forse non ti è chiaro che Tru
senza potere significa Tru morta...» disse Jack, mentendo. In
fondo, ma Davis
non poteva saperlo, Richard aveva il potere ed era ancora vivo.
Davis spalancò gli occhi.
«Andiamo, Davis!» urlò Jack.
«Tru
fino ad ora ha avuto solamente fortuna! Quante volte Harrison
avrà la
possibilità di salvarla e quante volte, se
accadrà, ci riuscirà!?!».
Jack aveva capito che aveva colto
nel segno.
Davis stava per rispondere,
quando le porte dell’ascensore di aprirono. «Sono
arrivati due cadaveri! Uno
arriva direttamente dall’ospedale...» disse il
tirocinante che era andato a
fare i recuperi.
«Devo andare...» disse Davis,
togliendosi il prima possibile dal discorso.
Jack lo vide voltarsi ed entrare
nella sala autopsie. Non poteva mollare ora. Subito si diresse verso le
porte.
Entrò nella sala delle autopsie.
«Non sai leggere?» disse Davis.
«Solo personale autorizzato e tu non lavori qui da un bel
po’...».
«Non me ne vado fino a quando non
finiamo il discorso!» fece Jack.
«Questa è l’ultima volta che te
lo ripeto, Jack...» disse Davis, mettendosi i guanti.
«Esci da questa stanza».
Davis doveva prevalere in quel
discorso, altrimenti la perdita sarebbe stata molto grave.
Jack rimase fermo, immobile.
«Beh, sappi che ora non ti
risponderò!» aggiunse l’uomo.
«Procedi con la descrizione!».
Se Davis faceva finta che non
esistesse, Jack forse se ne sarebbe andato.
Il tirocinante cominciò a
descrivere il primo cadavere.
«Donna. 23 anni. Bianca. Trovata
sulla riva del fiume Hudson. La polizia crede che il cadavere sia
rimasto lì da
almeno tre giorni...».
Davis aprì la prima sacca nera,
rivelando il corpo raggrinzito della ragazza: una visione orribile.
«Davis...» disse Jack.
«Le mani...» fece l’uomo, non
pensando minimamente a Jack. «Ho già visto
qualcosa de genere...».
«Sì...» disse il tirocinante.
«L’ho
pensato anche io... Due giorni fa è arrivato il cadavere di
uno studente di
appena 27 anni con gli stessi tagli...».
Davis fissò le mani della
ragazza: qualcuno le aveva procurato del piccoli tagli proprio dove
erano
situati i nervi.
«E’ già la seconda vittima che la
polizia trova in una settimana...» fece Davis.
«Esatto... E la polizia pensa già
ad un serial killer!!» spiegò il tirocinante.
«Puoi occuparti tu di questo?»
chiese Davis.
Il tirocinante annuì. «La porto
in cripta...».
«Prima descrivi il secondo
cadavere» fece il capo.
«Davis...» ripeté Jack.
«Non ora!» esclamò l’uomo.
«Sono
molto occupato!».
«Maschio. 24 anni. Asiatico.
Morto in ospedale forse a causa di lesioni dovute ad un incidente
d’auto...»
spiegò il tirocinante.
Davis aprì il sacchetto con il
primo cadavere. Subito si bloccò.
Lo sguardo di Davis incuriosì
Jack: anche lui guardò il cadavere.
Tyler, l’amico di Tru, era
disteso nel sacco nero.
Jack poteva vedere il terrore
negli occhi di Davis.
Tru, Jensen, Thomas e Sarah
stavano camminando nel corridoio degli spogliatoi che venivano
utilizzati come
stanze di preparazione degli scrittori prima che salissero sul palco.
«Dovremmo uscire più spesso,
insieme...» commentò Thomas. «Siete
molto simpatici!».
«Lo stesso vale per voi!» disse
Tru. Avevano notato che entrambi portavano la fede, quindi dovevano
essere
sposati: sembravano una coppia davvero felice.
«Devo aver lasciato le miei cose
nell’ultima stanza in fondo...» fece Jensen.
«Io no» disse Thomas. «La mia
roba è proprio qui, in questa stanza...».
Thomas rimase indietro e aprì la
porta alla sua destra.
Subito rimase immobile.
«Oh mio Dio...» sussurrò.
«Cosa suc...?». Sarah si avvicinò
a guardare e poi urlò.
Tru e Jensen si voltarono,
spaventati.
«Cosa c’è?!»
domandò Tru.
Sarah si tolse dalla porta.
Tru e Jensen arrivarono alla
stanza e videro cosa vi fosse all’interno: un uomo, seduto;
il suo corpo
esanime, si lasciava con tutto il suo peso sulla scrivania, tra un
lampada ed
una valigetta nera.
Tru corse verso l’uomo. «Può
essere ancora vivo!» urlò.
Quando raggiunse il corpo, subito
pensò a spostarlo all’indietro: la pelle non era
molto calda. Un brutto segno.
Tru tentò di sentire il battito.
«Avanti...» mormorò, come per darsi una
speranza.
Le dita poggiate sul collo non
sentivano nulla.
Il cellulare di Jensen, fuori
dalla stanza, squillò. Guardò chi era a
chiamarlo: Davis. «Cosa...?».
Accettò la chiamata.
«Pronto?... Sì, cosa
c’è?».
Tru stacco le dita dal corpo e si
volto verso gli altri. «Qualcuno chiami la
polizia...» disse.
Thomas sembrava spaventato.
Sarah era scoppiata a piangere.
Tru tornò a guardare il corpo e
non poté che notare dei segni sul collo: erano segni
lineari, che si
evidenziavano proprio sulla gola, mentre dietro erano quasi inesistenti.
Tru non fece in tempo a realizzare
ciò che stava vedendo: Jensen era corso verso di lei.
«Tru! E’ Davis! Dice che è
importante...» disse il ragazzo.
Tru prese il cellulare. «Davis! C’è
stato un omicidio qui... Che cosa c’è?!».
«Tru! Il tuo cellulare è
scarico...» iniziò Davis.
«Sì, ma mi hai chiamato per
questo?!» chiese la ragazza.
«No...» fece Davis. «Devi
chiamare subito Harrison!! C’è stato
un...».
Tru non fece in tempo a sentire
cosa Davis volesse dirle. «Aiutami!»
esclamò il cadavere sulla sedia, con voce
forte.
Tru sentì la solita strana
sensazione: il mondo si contorse dietro di lei.
Tutto quanto tornava indietro.
I suoi occhi si spalancarono.
Subito si mise seduta sul suo
letto.
«Harrison...»
disse. «Cosa è successo?!».
Allora... spero la situazione si
sia complicata abbastanza (hihi...)!!
Piaciuto quindi?
Capito a chi si riferiva il
titolo? Ma a Jack e a Davis: entrambi spaventati dal perdere qualcosa
di
veramente importante (che sia il potere o Tru...)!!
Ora sono curioso di vedere quali
particolari vi sono risaltati... Vediamo se riuscite a capire cosa
accadrà (e
non solo in questo episodio...)! A voi le supposizioni!!
Recensite!
Grazie 10000000!
Ciao ciao!
|
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 "Non di nuovo..." ***
Tru Calling 2.08 "Eclissi interiore" - Capitolo 3: "Non di nuovo..."
Ecco
il capitolo 3!! Ho visto dal commento di
Lyrapotter che il Capitolo 2 è stato veramente difficile da
seguire... (Questo
era quello che volevo!! Hihi...) ma spero che questo sia un po'
più rivelatore! Ora sto pubblicando da un mio amico (Un
grazie anche a lui che mi dice sempre quello che può non
funzionare!) per vari problemi al mio maledetto pc!! Ma lasciamo
stare... cercherò di pubblicare sempre ogni
sabato della settimana!! Passiamo ad altro,
però...
Prima
di tutto, però, volevo dire
a Lyrapotter: non sei poco recettiva, anzi!! Hai colto quasi tutti i
punti che
andavano evidenziati (anche se i più difficili da vedere
sono rimasti nacosti... hihi! Li scoprirete più avanti,
comuqnue!):
-
credo sia ormai chiaro che Tru
ha il potere e che Harrison lo avrà solo quando
sarà Tru a perderlo... (non
fate molto conto su questo fatto, però: le cose possono
cambiare, e lo
faranno!! Hihi...)
-
i 3 cadaveri: l’uomo dello
studio e Tyler sono sicuramente legati alla giornata, però
forse ti è sfuggito
un particolare con il primo...
-
i ruoli di Thomas e Sarah sono
ovviamente correlati alla vittima nello studio, ma il come lo si
capirà meglio con
i prossimi capitoli...
-
Jack: ecco... qui è stata una
parte difficile da scrivere!! Non volevo che le intenzioni di Jack
fossero
chiare fin dall’inizio e ho cercato di confondere un
po’ il discorso (però forse
l’ho confuso troppo...), ma vuoi che finisca tutto qui?!?
Ovviamente no... Jack
ha in mente un piano davvero (scusate la parola...) bastardo e lo si
nota già in questo capitolo!!
-
Che fine ha fatto Harrison?
Beh... Visto che l’unico cadavere dell'incidente che
è arrivato in obitorio è quello di Tyler,
credo si possa capire che non è morto. Ma il fatto che Tru
non sappia che cosa
gli sia successo, sarà un forte stimolo. Però
rifletti ancora un poco sulla
situazione...
Grazie
comunque per seguire con
così tanta attenzione la mia fanfiction!!
Vi
lascio leggere, ora...
Ricordo solo una cosa: le parti
in blu sono i flashback.
Buona
lettura!!
Capitolo 3 “Non di
nuovo...”
Ore
8.00
Tru si alzò dal letto e di corsa
andò verso il telefono di casa, quando si bloccò
sulla porta.
«Tru! Il
tuo cellulare è scarico...» iniziò
Davis.
Tru tornò in camera e prese il
cellulare: il giorno prima si era dimenticata di ricaricarlo e se solo
l’avesse
fatto, Davis sarebbe riuscita a contattarla prima e ora lei saprebbe
cosa era
successo a Harrison.
Dopo aver messo il cellulare in
carica, prese il telefono di casa.
A
casa di Davis, lui stava
dormendo tranquillamente fra le coperte, quando la sveglia
suonò.
L’uomo sussultò. Un gemito uscì
dalle coperte.
«Cosa diavolo... Oh Mio Dio...».
Quando si voltò, si accorse di
aver tirato un calcio a Carrie. La donna si svegliò di malo
modo.
«Davis... Cosa succede? Mi hai
fatto male...» disse la donna, con voce ancora assonnata.
«Emh... Scusami...» disse, voltandosi
verso di lei.
Il telefono di Davis squillò.
«Ma chi diavolo può essere a
quest’ora?» fece lui.
Prese il telefono e rispose.
«Pronto?».
«Davis...».
«Ciao, Tru! Che succede? Perché
mi chiami così presto?».
«E’ uno di quei giorni, Davis...»
fece lei, preoccupata.
«Non riesce ad avere un giorno
libero, eh!» disse lui, mettendosi a sedere sul letto.
«Sì, questa volta la vittima sarà
uno dei partecipanti al Concorso di Scrittura!».
«Sembra un vera maledizione, però...»
commentò Davis, sarcasticamente.
«Qui la maledizione è
un’altra!!»
disse Tru. «Poco prima che il cadavere mi chiedesse aiuto...
tu mi hai chiamato
e mia hai detto che era successo qualcosa ad Harrison...».
«Di nuovo...?».
«Non so cosa sia successo quindi
non so se sia... morto. Ma devo prepararmi al peggio...». La
voce di Tru era
davvero preoccupata. «Oggi deve andare in campeggio con
Every, Tyler e un amico
di Tyler, quindi credo possano aver fatto un incidente o qualcosa del
genere...».
«Certo, credo sia l’unica cosa
che tu possa pensare...» disse Davis.
«A dire il vero ne ho pensate di
cose, in un solo secondo: una rapina in autogrill, qualche problema
alla mia
auto... Come faccio a prevedere tutto questo?»
domandò Tru.
«Non puoi...» disse Davis. «E’
impossibile! Per ora puoi solo evitare che vada in campeggio con la tua
auto!!».
«No, devo proprio evitare che
vada in campeggio...» disse Tru.
«Quella è di certo la soluzione
migliore, ma pensa... Every si fa già tante domande su di
te! Non credi che si
insospettirebbe molto?».
«Ho già in mente un piano...»
fece Tru.
«Bene...».
«Davis...» riprese Tru, con voce
affranta. «Ho bisogno del tuo aiuto...».
«Dimmi tutto, Tru!».
«Non posso lasciare che mio
fratello ci rimetta ancora la vita... Dovrai occuparti tu della vittima
alla
gara!».
Davis rimase qualche secondo in
silenzio. «Tru, non so se riesco a gesti...».
«Sì che ce la fai, Davis!» lo
incoraggiò Tru. «Ho bisogno di te ora
più che in qualsiasi altro momento...».
«Io non riesco a tenere a bada
Jack...» spiegò Davis.
«L’ultima volta che ci ho provato mi sono ritrovato
svenuto nella mia auto mentre un uomo stava andando da tuo fratello per
ucciderlo!!».
«Davis, non devi preoccuparti! So
che ce la puoi fare...». La voce di Tru era così
disperata che Davis si convinse: doveva aiutarla.
«E con Jensen come fai? Cosa gli
dico quando vedrà che non ci sarai?» chiese
l’uomo.
«Grazie, Davis!! Ci penso io, a
questo...» disse Tru.
«Ok!»
«Ascoltami, ora...» disse Tru.
«Non so il nome della vittima, ma è un uomo, uno
dei partecipanti. Quando lo
abbiamo trovato, il corpo era ancora caldo, quindi...».
«Quindi doveva essere morto da
più di due ore, perché altrimenti avrebbe
già iniziato a raffreddarsi!».
«Esatto. E abbiamo trovato il
corpo verso le 19.30, quindi l’ora della morte va dalle 17.15
alle 19.30! Credo
anche di aver capito quale sia la causa della morte...»
spiegò Tru.
«Qual è?» chiese Davis.
«L’uomo aveva dei segni intorno
al collo, quindi penso sia per strangolamento. Non so chi sia stato,
né che
rapporti avesse con gli altri partecipanti... So solo che è
il terzo dei
partecipanti per il miglior Racconto di Avventura...».
«Ok, il terzo ai Racconti di
Avventura! Riesci a darmi anche una descrizione fisica o qualche altro
particolare?» chiese Davis.
«Sì...» fece Tru.
Mentre Davis parlava al telefono
con Tru, Carrie aveva già sentito abbastanza per capire che
Tru aveva rivissuto
la giornata.
Prese le lenzuola e si alzò dal
letto, mentre Davis cercava dei boxer intanto che parlava al telefono
con Tru,
un po’ imbarazzato, ma comunque concentrato nel discorso.
Senza farsi notare, Carrie si
avvicinò alla sua borsetta e tirò fuori il
cellulare.
Con calma si diresse in bagno e
aprì il cellulare.
«Jack, sono io...» disse.
«Stavo per chiamarti, quando mi
sono ricordato che questa notte dovevi passarla con Davis... A
proposito, come
è andata? E’... un tipo esigente?» fece
Jack, a casa sua.
«Non più di tanto...» rispose
Carrie. «E’ filato tutto liscio...».
«Se voleva essere una battuta,
era un po’ volgare!» disse Jack, ridendo.
«Piuttosto, perché hai chiamato?».
«Perché so che hai rivissuto la
giornata...» spiegò Carrie, sottovoce: non doveva
farsi sentire da Davis.
«Aaah...» fece Jack. «Vedo che
Tru non perde tempo!».
«Già...» commentò Carrie, con
una
nota di disprezzo nella sua voce. «A quanto ho capito vuole
che Davis si occupi
della vittima perché lei è occupata
altrove...».
«So dove vuole andare: ieri ho
visto il cadavere di Tyler all’obitorio. Tru
cercherà di salvare anche lui...».
«Quindi non è stato quel ragazzo
a chiederle aiuto...» fece Carrie.
«No, infatti. E ci sta provando
ancora...». La voce di Jack lasciava traspirare un
po’ di risentimento.
«Come devo agire?» chiese Carrie.
Jack si morse il labbro,
riflettendo quei pochi secondi che gli servivano per elaborare un
piano. «Questa
volta dovrai stare molto attenta...» disse poi.
«Hai già in mente qualcosa?»
chiese Carrie.
«Sì...» disse Jack.
Ore 9.03
Tru
suonò il campanello
dell’appartamento 711.
La porta si aprì e suo fratello
la guardò con un sorriso 32 denti.
«Non ti aspettavo così presto, sorellina!
Benvenuta nella
mia umile dimora...» disse Harrison.
«Harrison...» fece Tru, con tono grave.
«Devi cambiare i
programmi per oggi!».
«Cosa?!» urlò lui.
Ore 11.13
«Cosa?!»
urlò Every, gettando a terra il suo zaino.
«Anche io contavo molto su questo pic-nic...»
spiegò
Harrison, davanti all’auto di Tru.
«Lo so, scusate...» disse Tru. «Ma non
è colpa mia se si è
guastata anche la mia auto!».
«Io ho qualche conoscenza nel campo dei motori...»
si
intromise Jason. «Potrei darle
un’occhiata?».
Tru doveva ritornare ad utilizzare le sue piccole scuse.
«Senza offesa, ma preferirei che la veda un... vero
esperto» disse con un
sorriso.
«Beh, è ovvio!» fece Jason, un
po’ imbarazzato. «Comunque...
mi chiamo Jason Swan. Scrivo per il giornale
dell’Università...».
Il ragazzo porse la mano a Tru. «Piacere!».
Tru sorrise e gli strinse la mano. «Tru Davies, sorella di
Harrison...».
«Oh, lo so...» disse lui.
Nessuno parlava più.
Jason si mise le mani in tasca e rimase a guardare Tru negli
occhi.
«Jason...» disse Every a bassa voce.
Il ragazzo fece finta di non sentirla e continuò a fissare
Tru, sorridendo.
«E’
già impegnata!»
aggiunse Every.
Jason cercò si mantenere il sorriso, ma poi si
voltò. «Ok...
Questa è stata... la peggior figura della mia
vita!!» commentò.
Tru si mise a ridere con Every.
«Ma quindi cosa si fa oggi?» chiese Tyler.
«Emh... stiamo a casa mia!» spiegò
Harrison. «Ho appena
finito di arredare l’appartamento ed è... ora di
inaugurarlo!».
«Ok!» dissero Tyler e Jason.
«E noi potremo avere tutto il tempo per noi...»
aggiunse
Harrison a Every.
«Va bene...» fece lei, sorridendo.
Harrison si avvicinò per baciarla, ma lei si
spostò. «Però
lo zaino me lo porti tu di sopra...».
Detto questo, sorrise e se ne andò verso
l’appartamento.
Jason e Tyler la seguirono.
«Harrison...» lo fermò Tru, parlando a
bassa voce.
«Cosa c’è?» chiese lui.
«Ti lascio il compito di tenere sotto controllo la
situazione...» spiegò lei. «Davis non si
sente sicuro a gestire la cosa da solo
al concorso! Ora è tutto nelle tue mani!».
Il tono di Tru era severo.
Harrison era preoccupato. «Ora che ho scoperto di non avere
il potere, mi ritrovo lo stesso a dover salvare le vite...».
«Fratellino...» disse Tru.
«Stavo scherzando!» fece lui.
Tru lo guardò negli occhi per qualche secondo: stava
cercando di nascondere la sua preoccupazione dietro qualche battuta e
qualche
sorriso.
«Ricorda...»
riprese
Tru. «Non dovete utilizzare l’auto! E’
essenziale che non lo facciate!! Hai
capito?».
Harrison annuì.
Tru lo baciò sulla guancia. «Buona fortuna,
fratellino!».
Ore 11.48
«Grazie per essere venuto a
prendermi da Harrison...» disse Tru a Jensen. «Devo
portare la mia auto a
riparare...».
Tru e Jensen erano appena entrati
nella palestra, già piena di gente seduta ad ascoltare la
Lettura di Poesie,
iniziata da poco meno di 50 minuti.
«Dove saranno Davis e Carrie?»
chiese Tru.
«Non lo so...» rispose Jensen.
«Credo si siano seduti nelle le prime file! Sono arrivati
presto...».
Tru e Jensen guardarono in giro:
non era molta la gente in piedi. Erano quasi tutti seduti ad ascoltare
le
poesie.
Tra la gente in piedi, però, Tru
notò l’unica persona che non voleva vedere: Jack
Harper.
«Non... Non devi andare a preparare
le tue cose?» chiese a Jensen senza distogliere lo sguardo da
Jack.
«Sì, hai ragione!» fece Jensen.
«Ora vado subito...».
«Buona fortuna!» disse Tru,
distaccata. Era troppo impegnata a seguire Jack con lo sguardo, a
qualche metro
di distanza da lei che cercava da bere sul bancone del ristoro.
Jensen lasciò Tru, che subito non
perse tempo: a passo svelto si diresse da Jack.
Con la sua camminata non ci mise
molto a raggiungerlo.
«Vattene!» gli disse, a bassa
voce, appena lo raggiunse.
«Ah, Tru! Eccoti finalmente!»
fece Jack, sorridendo.
«Ti ho detto di andartene...».
«Oh, non credo proprio!» rispose
Jack. «Questa volta più delle altre...».
Il terrore pervase gli occhi di
Tru.
«Sì, Tru...» continuò
l’uomo.
«Non so se riesco a lasciartelo fare. Non di
nuovo...».
«Tu... tu osa fare qualcosa a
Harrison e le uniche conseguenze gravi saranno per te!».
Jack rimase fermo per qualche
secondo: Harrison? Lui non voleva fare nulla a Harrison: non era morto
nel
giorno 1, a differenza di Tyler.
L’uomo non ci mise molto a
capire: Tru non sapeva chi era morto, o almeno, non di preciso. Sapeva
che
c’era stato un incidente e che era successo qualcosa a
qualcuno, ma
evidentemente lei credeva fosse morto Harrison.
«Che c’è?» disse Tru.
«Paura di
perdere ancora?».
«Oh, no, mia cara!» rispose Jack,
prontamente. «Con Jensen sei solamente stata fortunata, ma
questa volta chi
vuoi salvare è lontano dalla scena del crimine... Come farai
a controllarne due
a distanza? Mmm... questa volta la vedo difficile!».
«Se credi che non possa farcela,
ti stai sbagliando!» esclamò Tru.
«Ma non vedi che hai l’Universo
intero contro, Tru!» fece Jack.
Quelle parole sembrarono colpire
Tru nel cuore: erano tanto inaspettate quanto vere.
«Harrison, Luc, Jensen,
addirittura tu…» continuava l’uomo.
«Se questi non li chiami segnali, come li
chiami?».
Tru non rispose. Non poteva dire
che Jack non avesse ragione: quattro persone, tra le quali lei, nelle
ultimi 2
erano morte.
«Di tutte quelle che mi hanno
chiesto aiuto, ho perso solo Luc, e a causa tua...» fece Tru,
con la rabbia che
rinasceva.
«Ma è il Destino stesso che ti
sta dicendo di fermarti! Non puoi vincere! Quante persone devono ancora
morire
prima che tu lo capisca?!» aggiunse Jack.
Tru era rimasta veramente
sconvolta dalle parole pronunciate dalla sua nemesi.
«Io non voglio che ti accada
nulla, credimi Tru... Ma questa battaglia è fuori dalla tua
portata!».
«E per te no?» chiese Tru, in
aria di sfida.
Jack si mise a ridere. «Ti è così
difficile da capire, Tru?! Tu non stai lottando contro di me... Stai
lottando
contro ciò che è prestabilito!». Jack
le si avvicinò e abbassò la voce, ma il
suo tono rimase comunque severo. «Stai lottando contro il
Destino!».
«Quindi vuoi dire che è già
prestabilito che io perda?» domandò lei.
Jack non rispose.
Tra i due vi fu silenzio per
qualche secondo.
«Sei sicura di quello che è
accadendo, Tru?» chiese Jack, all’improvviso.
Tru rimase confusa per qualche
secondo. «Cosa vuoi dire?».
Jack non rispose. Non sapeva il
perché, ma sentiva che doveva aiutare Tru in qualche modo.
Non voleva dirle che
era morto Tyler, non poteva, avrebbe rovinato tutto. Eppure sentiva il
bisogno
di darle un indizio, un qualcosa che la potesse mettere in guardia.
Una strana sensazione si era
creata in lui: dopo quello che gli era accaduto quando aveva ricevuto
il
potere, era certo di essere dalla parte giusta.
Ma ora che aveva incontrato la
sua rivale, ora che aveva di fronte tutto ciò che cercava di
lottare, essa era
riuscita a insinuare il lui il dubbio. Un piccolo, atroce dubbio che
cominciava
a logorarlo dall’interno.
Un applauso si levò dagli
spettatori della competizione.
«E ora decretiamo la sezione di
Lettura di Poesie terminata...» disse la voce del
presentatore. «Ora se volete
accomodarvi, il bancone del ristoro è alla vostra
sinistra!».
Dopo un breve applauso, la gente
cominciò ad alzarsi.
Jack si allontanò di qualche passo
da Tru.
«Cosa vuoi dire, Jack? Che cosa
sta succedendo?».
«Sei sicura di quello che è
accaduto?» fece lui, nuovamente.
Detto questo, la gente cominciò
ad arrivare e di due si ritrovarono divisi.
Tru era rimasta molto confusa:
cosa voleva dire Jack?
Davis uscì dal bagno. Non si aspettava
di trovare qualcuno nelle toilette, invece vide Jack.
«Come mai sapevo che ti avrei
visto, oggi?» chiese, dirigendosi a lavarsi le mani.
«Riesci a prevedere le mie mosse
senza rivivere le giornate! Beh... stiamo facendo progressi,
Davis!» disse
Jack, avvicinandosi. «Peccato che tu non possa fare altri
progressi...».
«Se pensi che solo Tru può
tenerti testa, stai errando!» disse Davis, in aria di sfida.
Chiuse l’acqua.
«Ah, davvero? E come mai è qui
ora?» chiese Jack, con un sorriso beffardo sul viso.
Davis era rimasto senza parole.
«Sarà venuta a dirmi qualcosa di
più sulla persona che tu vuoi uccidere oggi!».
«Secondo me è venuta perché non
si fida ancora di te...» disse Jack.
Di nuovo, le parole di Jack
colpirono nel segno.
«Come dicevo prima...» aggiunse
Jack. «Non puoi fare molti progressi nel rivivere le
giornate. E quindi non ti
potrai neanche ricordare il... discorso che abbiamo avuto io e te,
ieri!».
Davis cercava in tutti i modi di
tenere testa a Jack, ma era molto difficile. «E di cosa
avremmo parlato?»
chiese.
Jack sorrise. «E’ interessante
vedere come alcune circostanze possono cambiare
l’atteggiamento di alcune
persone...».
Davis era confuso.
«Vedi...» continuò Jack.
«Ieri...
Sarà che non sei nel tuo ambiente di lavoro o forse
è il fatto che non ti abbia
preso così alla sprovvista, ma credo che oggi sarai meno
incline a cercare di
capire quello che sto per dirti...».
Davis non rispose. Le parole di
Jack aveva insinuato il lui il dubbio: meno incline a capire le sue
parole?
«Di cosa abbiamo parlato?» chiese
Davis, guardandolo negli occhi, cercando di reggere una maschera
impassibile
sul suo volto.
«Oh, abbiamo avuto una
discussione molto interessante io e te, ieri!»
spiegò Jack. «Abbiamo parlato
del fatto che Tru sta lentamente scivolando verso un gigantesco buco
nero che
inghiottirà tutti quanti... se non si ferma!».
«Tru non si fermerà e di certo
non sarò io a dirle di farlo!» fece Davis, fermo
sulla sua posizione.
«Il fatto... sì, il fatto è che
ieri... avevi detto l’opposto!» mentì
Jack.
Davis rimase immobile. «Stai
mentendo!».
«So che è più facile pensare
così, ma... no!» disse Jack. «Ieri mi
hai dato il tuo appoggio!
Davis si voltò, per evitare
qualsiasi tipo di contatto visivo con Jack. «Non... non
è vero!».
«Sì, Davis...» ripeté Jack.
Davis fece un lungo respiro: non
poteva essere vero.
«Davis...» riprese Jack. «Vuoi
dirmi che sei sempre d’accordo con Tru?».
L’uomo non rispose. Jack aveva
ragione: negli ultimi tempi Tru e lui si erano trovati più
volte in disaccordo.
«Vedi il corso della vita come
quello di un fiume...» disse Jack.
Davis non capiva dove stava
andando a parare.
«Ogni volta che Tru salva qualcuno,
devi questo corso! E lo sta facendo di continuo!».
Davis cominciava a capire il
ragionamento di Jack. «E... e cosa accade... se... se il
corso viene deviato?»
chiese.
Jack fu sorpreso: Davis stava
realmente entrando nella sua ottica. Fece un sorriso e rispose.
«Accade... che
il fiume non sfocerà nello stesso mare!».
Davis rifletté: Jack stava
facendo uscire tutto quello che lui aveva cercato di reprimere per anni.
«Il fiume sta già scorrendo
altrove e, a mio parere, stanno nascondo troppi Jensen... E ti
assicuro, quelle
sono le deviazioni più pericolose!».
Davis si voltò di scatto e guardò
negli occhi Jack.
«Se Tru non avesse fatto nulla,
lui sarebbe morto! Ha salvato una vita! Una vita!!»
urlò Davis.
«La tua bontà d’animo sta
offuscando la tua ragione, Davis!».
Tra i due vi fu ancora uno
scambio di sguardi.
«Io ti ho detto cosa sta
succedendo: ti ho detto che Tru sta modificando irreparabilmente il
Destino e
che questo ci sta facendo cadere nel baratro più oscuro che
esista...».
«Come fai a sapere che Tru non
stia facendo del bene!?» chiese Davis.
«E tu come fai ad essere certo
che lo stia facendo?» rispose Jack. «Quello che
so... è che se il Destino ha
scritto la storia, non trovo nessun motivo valido per tentare di
riscriverla!».
Davis stava quasi ansimando:
tutte le sue certezza si stavano sgretolando tanto velocemente che
avrebbe
fatto molta fatica a ricostruirle.
«Io il mo dovere l’ho fatto...»
disse Jack. «Ora sta a te, Davis...».
L’uomo era spaventato.
«Conto su di te...» aggiunse
Jack, prima di uscire dal bagno.
Quando la porta si chiuse, Davis
prese ad ansimare più velocemente. Si appoggiò al
lavandino e accese l’acqua
fredda.
Ne prese un po’ sulle sue mani e
si sciacquò la faccia, sperando che con essa tutti i dubbi
che gli aveva
gettato addosso Jack sparissero.
Non era così.
In quel momento gli fu quasi
chiaro quello che doveva fare: seguire Jack.
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Allora? Piaciuto?
Lo so, è un po’ lunghetto, ma per
me scrivere questo capitolo è stato fantastico!! Davvero!!
Esplora molto la personalità dei
personaggi e la loro posizione in questa battaglia. Tutte le
convinzioni si
ribaltano e molti pensano di stare sbagliando.
Mi è piaciuto specialmente
sviluppare il personaggio di Davis: da ometto tranquillo e
“schiavo” delle idee
di Tru, sta cominciando a sviluppare delle sue idee sulla faccenda e a
capire
che forse si trova sul lato sbagliato del campo.
Riguardo a Jack... Beh, il mentire a Davis per far vacillare le sue
convinzioni è stato molto bastardo, lo ammetto! E' un colpo
basso, sì, ma la lotta sta diventando davvero dura: ora Tru
vuole salvare un'altra persona che non le ha chiesto aiuto... Jack si
è ritrovato alle strette!
Voi
cosa pensavate di personaggi
in generale negli episodi che hanno mandato in onda? Mi piacerebbe
molto saperlo...
Grazie
1000000000!
Al prossimo capitolo!
Ciao ciao!
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