Il segreto di Mephisto

di Astrea_Shinsengumi
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1- Sospensione ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2- Mephisto Pheles ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3- I diari ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4- Perchè...sei qui?! ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6- Da sola con te? MAI! ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6- Nonna...! ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Una pioggia leggera scendeva dal cielo creando melodie  che le goccie producevano infrangendosi contro i vetri o il soffitto dell’edificio.
Era il 23 Settembre e la scuola pululava di ragazzi di tutte le età in uniformi. Le ragazze ridacchiavano e sparlavano come erano solite fare appena cominciata la scuola. I ragazzi, sempre più stupidi a parer mio, correvano dietro alle più belle delle loro classi sbavandogli letteralmente sulle scarpe.
La True Cross Academy era una delle scuole più prestigiose e costose del mondo. Era conosciuta in tutti i continenti per i suoi ottimi insegnanti e per la disciplina, che all’interno dell’istituto era sacra.
Solo le famiglie più agiate e ricche avevano la possibilità di entrare in questa scuola anche se prima dell’inizio della scuola, i direttori e i professori preparano un test per stabilire se gli alunni sono in grado di passare all’anno successivo e soprattutto in quale sezione.
Nella scuola i più intelligenti si trovavano in vetta alla classe A e così a susseguirsi fino alla M. Erano classi formate per lo più da 13 o 14 alunni ma quella meno numerosa era la mia. Appunto la prestigiosa classe A, formata solo da 10 elementi.
Spesso questi esami di ammissione venivano truccati, corrompendo i professori dai stessi genitori dell’alunno facendogli proseguire gli studi con i minimi voti.
Mi istigano alla violenza ogni volta che vedo ragazzi che fanno a botte con i più piccoli o i più deboli chiedendo loro dei soldi ma non per mancanza…ma per semplice divertimento!
Parlando di altro, la scuola era situata in alto ad un monte ed era estremamente grande, una specie di sistema di castelli, più o meno una ventina.
Quello che vedevo ogni giorno mi faceva gelare le vene.
Davanti all’enorme cancello vi era una statua dorata in cui era raffigurato il Preside della Cross.
Ah, già…il preside…come descriverlo?! Un uomo alto 1.95, estremamente preciso, didito alla salute e all’apprendimento degli alunni. Aggettivi piuttosto normali per descrivere una persona –normale- no?!
Normale, ecco! No, lui non era affatto normale! I capelli erano corti e due ciuffi lunghi fino alla mascella scendevano ai lati del viso e un curioso ciuffino a girandola era sospeso in aria sulla sua testa…viola!!!
Oh, ma questa era la cosa più normale che potesse esserci in lui. Viola, un colore comune. Tutti si tingerebbero i capelli di viola, no, tanto per cambiare. Ma quello che mi insospettì di più era il pizzetto, del medesimo colore. Chi si farebbe tingere anche il pizzo?!
Indossava sempre un cappello a cilindro che andava a coprirgli il ciuffo, un gilè bianco coperto solo da un lungo mantello bianco e rosa, oh, ma non è finita qui. I pantaloni a palloncino con sotto delle CLASSICHE calse rosa (inoltre, a mio parere, da donna) gli davano un aspetto da clawn e un paio di stivali fino al ginocchio di un rosato più scuro. E a contornare il tutto un “bellissimo” foulard rosa a puà.
Come se non bastasse, andava in giro con un fottuto ombrello rosa che come manico aveva 4 palle di gelato colorate dei loro gusti.
Ecco, descritto così sembra il classico pazzoide, travestito e gay che tutti immaginano…beh, oltre a essere pazzo,gay e travestito…era anche un mostro!!!
Mi stavo ancora chiedendo come gli altri non riescano a notare quelle fottute orecchie a punta e quei canini aguzzi che gli spuntavano ogni volta che sorrideva. Cosa credevate?! Che era tutti i giorni Halloween, per lui?!
Ok, Astrea, Respira-Inspira, Respira-Inspira. Ok! Ah…già! Ancora non mi sono presentata. Il mio nome è Astrea, Astrea Shinsengumi e faccio parte dell’imponente famiglia degli Heiwa, ormai da generazioni, eredi dei possedimenti dell’imperatore del Giappone, Shinsengumi Kaito III.
Riguardo il mio aspetto fisico, beh…mi dicono che sono la classica ragazza strafottente e priva di scrupoli...vengo rimproverata spesso per la mia sfacciataggine nel dire le cose come stanno a modo mio. Sono alta 1, 65 e peso 50 per colpa di quella fottutissima dieta che mi hanno costretta a fare per partecipare alle sfilate e alle foto negli eventi più strani e complessi. Ho i capelli lunghi fino alle spalle e di un marrone chiaro e occhi marroni, quasi neri.
Il mio quoziente intellettivo è pari a 115-120. Data la mia tenera età di 16 anni sono sicura che arriverò al livello di Einstein un giorno.
Frequento questa dannatissima scuola ma non ho ripreso affatto dalla mia famiglia tranne che per l’orgoglio e la voglia di scoprire. Per il resto sono una ragazza che ama azzuffarsi e far sentire la sua anche se non ne ha il potere o il diritto.
Per la mia carica sono molto ricercata da tutti nell’ intero istituto e mi hanno eletta (contro il mio volere) Rappresentante del Consiglio Studentesco della True Cross Academy. Ruolo che ogni ragazzo e ragazza vorrebbero possere ma che io restituirei se solo mi si presentasse l'occasione. Ogni giorno vengo sommersa da inviti, richieste e offerte di lavoro da ogni alunno, genitore e capo d’azienda a cui l’istituto da sbocco.
Per fortuna, ad aiutarmi in queste faccende, ci sono i miei migliori amici:
Okami Ryuuji: Okami è il primo dei miei due migliori amici. Siamo insieme da quando eravamo nati grazie al rapporto tra i miei genitori e i suoi. È un po’ più alto di me, circa 1,75 e ha i capelli corti di un nero pece con due occhi gelidi e di cristallo. È molto bello ma anche lui attacca briga quasi sempre. Il suo quoziente intellettivo è poco più basso del mio, infatti mi è secondo, ed è di circa 105-110. Ha 16 anni come me ed è nella mia stessa classe. La A.
La famiglia Ryuuji è discendente della famiglia guardiana della famiglia Kirigakure, la più forte famiglia di artisti e combattenti di Katana di tutto il mondo antico.
Kuro Shizaya: Kuro è l’altro mio migliore amico. Anche con lui ho condiviso la mia infanzia ma di ricordi ne ho familiari dai 7 anni in poi. È circa uguale a me, di altezza, forse qualche centimetro in più…1,68-1,70…non lo so. Ha i capelli marroni e due occhi castani e dolci anche se ha un caratterino da strapazzare. Il suo quoziente intellettivo è molto più basso del mio ma molto più alto degli altri, 105 QI. È il 3° nella classifica della scuola e ha 16 anni e frequenta appunto la mia stessa classe.
La famiglia di Shizaya è discendente della famiglia di amministratori che servivano la mia casata, la Shinsengumi.
Mai Wakawa: Mai è la mia migliore amica. L’ho incontrata il giorno del primo mio esame all’Accademia e la notai subito perché fu l’unica ad essere bocciata. Mi raccontò di come tutti gli insegnanti le avessero chiesto di dare una certa somma per poter passare avanti ma lei, non considerandosi alla pari con gli altri era rimasta indietro. Ma la scoperta scioccante fu che molti della sua classe pagarono quella somma e infatti, a l'ennesima bocciatura quelli andarono in fallimento mentre Mai continuò la sua ascesa all'apprendimento. È una famosa ballerina giapponese conosciuta in tutto il Giappone e continente, non per questo la sua famiglia discende dalla prestigiosa scuola di Nihon Buyo dei Wakawa. È una ragazza molto bella, poco più bassa di me, 1.55-1.56, e ha lunghi capelli dorati che lega solo quando studia o resta a casa da sola. I suoi occhi sono di un verde acceso e ha un visino davvero da spupacchiare. Ha 14 anni ma ha un quoziente intellettivo di 85, appena sufficiente per quella scuola e infatti si trova nell'ultima classe, la M.
Kazumi Hijirigawa: Kazumi è l’altra mia amica. Kazumi l’ho incontrata insieme a Mai mentre cercava di scappare dalle prese in giro delle altre ragazzine. L’ho difesa parecchie volte essendo un po’ cicciottella ma non l’ho mai criticata per questo. La sua famiglia discende dalla Scuola Mondiale di Karate Hijirigawa infatti, dopo aver ottenuto tale conoscenze per lottare si è buttata nella mischia di chi Spaccia e Rivende ma con l’aiuto di Kuro, innamoratasi dopo, esce dal giro e insegue il nostro gruppo. Ha lunghi capelli neri e due occhi ambrati, è molto carina e se facesse più attività fisica diventerebbe meravigliosa, è estremamente bassa, circa 1,43 e ha 15 anni con un QI di 90 trovandosi nella classifica della classe F.
Siamo proprio un bel gruppo, non c’è che dire. Beh…finchè nella mia vita non è entrato quella specie di clown e per la mia FOTTUTISSIMA testardaggine!

Angolino Buco Infernale dell'Autrice:
Ohayo, Minna-san *-* Ho deciso di cominciare questa storia perchè non avevo nulla da fare :3 Astrea è davvero dolce, vero?! *--* Questo è un semplice prologo per vedere cosa ne pensate. Non picchiatemi se fa troppo schifo T.T è la mia prima storia.
Ho deciso di aggiungere anche due personaggi di Kuroshitsuji (non so se conosciete quel dannato figo della Madonna di Sebastian *--*) che sono Ciel, Sebastian e Claude :) Ma saranno solo comparse.
Spero che i personaggi vi piacciano e scusate per la mia insolenza nel descrivere Astrea ma quella ragazza la devo rendere antipatica ahaha Sono gelosa di lei °-°
Astrea: Se ti impegnassi un po' di più a scuola capiresti che superare gli anni senza debiti è più rilassante.
Autrice: M-Ma...ma...tu sei solo un personaggio creato da me...
Astrea: Cioè una persona a cui vorresti omigliare...beh, ovvio...chi non vorrebbe essere me *aura di superiorità*
Autrice: Sta zitta, torna alla tua storia e non rompere a me o ti trasformerò in un troll u.u
Astrea: *sparisce*
Mi piacerebbe inoltre sapere da voi che personaggi vi piacciono di più tra le descrizioni *-* Beh, spero che mi farete sentire il vostro parere ;) Alla prossima :D

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Capitolo 2
*** Capitolo 1- Sospensione ***


Stavo camminando tranquillamente per il corridoio quando sentii vari rumori provenire dal bagno maschile.
Con uno sbuffo e sistemandomi la cartella alle spalle, sembrando più minacciosa, aprii di scatto la porta del bagno e feci saltare i tre ragazzi all’interno.
“Le lezioni sono cominciate cosa diamine sta-!” mi bloccai. Poco distante da me vi era un ragazzino dai capelli blu e gli occhi del medesimo colore che tossiva acqua per terra e dalla vicinanza alla tazza del water non prometteva nulla di buono.
Un altro ragazzo, forse più grande di lui, era disteso contro il muro con la testa che ciondolava da un lato. Era un ragazzo molto attraente dai capelli corvini, mi resi conto di averlo già conosciuto.
“Che cazzo sta succedendo qui!?” chiesi furiosa avvicinandomi e spostando con una spallata uno dei tre energumeri che erano intorno al ragazzino.
“Ti senti bene?” gli chiesi facendolo alzare e facendogli circondare, con il suo braccio, le mie spalle. “Adesso andiamo dal preside insieme, ok? Ce la fai a stare in piedi?” chiesi preoccupata ma il ragazzino annuì flebilmente e si avvicinò velocemente al compagno a terra.
Il corvino, risvegliatosi, abbracciò di slancio il più piccolo e cercò di mettersi in piedi.
“Razza di schifosi, osate farlo anche davanti a noi?!” ruggì un ragazzaccio dai capelli ritti sulla testa a mo’ di spazzola al contrario.
Mi girai e con uno sguardo di ghiaccio li fulminai tutti e tre sul posto. “Cosa?! Conosco questi ragazzi e ancora continuate a perseguitarli. L’omosessualità è una libera scelta. Almeno loro hanno trovato l’anima gemella. A voi, anche se eravate froci, non vi si inculava nessuno” ruggii ancor più in collera di prima.
“S-Shinsengumi-san?” chiese il ragazzo dai capelli neri che aveva aperto momentaneamente gli occhi cremisi.
“Si. Tu sei Sebastian Michaelis vero? Tutto bene?” chiesi non osando distogliere lo sguardo dai tre ragazzi davanti a me.
“S-Si, ma…” tossì e la mia voglia di girarmi fu troppa. “Tutto be-?!” non feci nemmeno in tempo a terminare la frase che una forte gomitata allo stomaco mi fece ruzzolare sul pavimento sputando saliva e sentendo l’amaro del sangue in bocca.
“Così impari a cucirti la bocca, cagna!” ridacchiò il ragazzino scrocchiandosi le mani.
Mi rialzai a fatica e presi un asse della porta che era stata scardinata prima. “Ci divertiamo?” chiesi con un ghigno.
Uno dei tre si lanciò verso di me ma riuscì a spostarmi, baccandomi però una forte gomitata, e con un calcio, al suo molle didietro, lo mandai a faccia in avanti contro il lavandino che si sporcò di sangue.
Sbattei l’asse di ferro a terra rompendo una mattonella e guardai gli altri due  che fissavano la scena inorriditi. “Ah, con questo rischio di uccidervi” lanciai la spranga a Sebastian e lo guardai di sottecchi. “Andate a cambiarvi e non fate parola di questo, va bene?”
“M-Ma…dobbiamo avvertire il preside, da sola non ce la farai mai a-!”
“ZITTO! SPARISCI!” urlai guardandolo decisa.
Sebastian annuì e con il ragazzino in braccio scomparì oltre la soglia della stanza.
“Bah…sei proprio stupida. Siamo due contro una. Che pensi di fare?” domandò il secondo ragazzone dai capelli a caschetto.
“Tsk…mi limiterò a disintegrarvi le palle, maiali” ringhiai lanciandomi con un pugno contro il ragazzo più vicino colpendolo successivamente con una gomitata.
Il piccolo suino cadde a terra gemendo di dolore e con un calcio ben assestato lo mandai contro la colonna di ferro del bagno.
L’altro ragazzo-suino si era ritrovato a terra, non sapeva neppure lui come, e tremava di paura.
“Tranquillo, schifoso, farà più male a me che a te” mi sistemai in piedi tra le sue gampe grassoccie e gli impedii di richiuderle. “Benvenuto alla resa dei conti” ghignai maligna alzando il piede e colpendolo con forza alle parti intime facendolo urlare.
Lo colpì due volte, tre, quattro e infine un calcio a rovesciata sul viso, facendolo svenire. Senza accorgermene erano passati già 25 minuti e infatti la campanella suonò e l’enorme bagno, oltre ad essere riempito da pezzi di gesso e sangue, si riempì rapidamente di ragazzi di ogni età che fissavano la scena spaventati e ammirati.
 
“-George Ward: Due denti rotti e naso rotto.
-Duncan Dayne: due costole rotte
-Philip Sandston: una costola rotta, due denti scheggiati, naso rotto e testicoli schiacciati. Due di loro dovranno richiedere un intervento chilurgico, lo sai questo, Signorina Shinsengumi?” domandò, come sempre schietta, la vicepreside Mariottini.
“Tsk…perché sono chiamata in causa solo io?! Non sono la sola ad aver agito! Loro mi hanno colpita allo stomaco!” obbiettai stringendo la stoffa della gonna non osando alzarmi.
“E tu li hai pestati a sangue! Ti sembra modo di comportarsi questo?!” urlò la vice sbraitando poi parole sconnesse che non afferrai a pieno.
“Su,su, Angela. Sono sicuro che la nostra allieva l’abbia fatto per una buona ragione,vero?” cercò di calmarla il Professor Claude Faustus, nonché il mio professore di Latino preferito.
“Ovvio che ce l’ho! Hanno cercato di affogare nel gabinetto Ciel Phantomhive e hanno picchiato Sebastian Michaelis! Se non fossi intervenuta, lor-!”
“Potevi chiamare un insegnante o perlomeno qualcuno con più responsabilità di lei, Shinsengumi” mi rimproverò la mia professoressa di Italiano che continuava a rosicchiarsi le unghie con un ghigno malvagio sulle labbra.
Non stavo gradendo quella situazione. Non sopportavo l’idea che qualcuno mi comandasse così a bacchetta.
La porta si spalancò di colpo e una figura bianca e rosata entrò con un gran sorriso. “Buongiorno a tutti <3”
Mi girai piano fissando gli occhi meravigliati del preside. “Tsk…pagliaccio” mormorai non facendomi sentire da nessuno tranne che dal professor Faustus che mi era accanto e che ridacchiò.
“Bene io me ne vado. Ciao ciao!” salutai con la mano dirigendomi verso la porta.
Non ne sapevo il motivo ma stare nella stanza con quel cretino, ne ero certa, avrebbe provocato danni seri alla mia intellettualità.
“Aspetti, Signorina. Non abbiamo terminato”
“Si fotta” mormorai troppo forte e prima che potessi scusarmi o fare altro la vicepreside diventò paonazza di rabbia.
“COME SI PERMETTE, LEI?! È UFFICIALMENTE SOSPESA SIGNORINA SHINSENGUMI! SO-SPE-SA!” gridò con tutto il fiato che aveva in gola facendo saltare tutti in quella stanza, perfino il preside.
“C-cosa? M-Ma…ma non può…non per una cosa del genere!” provai a dissuaderla ma questa sbattè un piede sul pavimento avvicinandosi a grandi falcate accanto al Preside che teneva lo sguardo fisso su di me con una specie di sorrisetto.
“Preside Pheles, richiedo che la Signorina Astrea Shinsengumi venga sospesa per un mese” sancì la donna amareggiata dal mio comportamento, picchiettando il tacco sulle mattonelle.
Il professor Faustus scosse la testa in disappunto. “Un mese per una cosa del genere. Ma no. Massimo 3 giorni, dai…” cercò di convincere gli altri, Claude.
Sorrisi felice del suo intervento e sospirai. “C-Cosa!? Cos’ha in testa, Mr. Faustus? No, no, assolutamente no! Pensi ai suoi figli piuttosto che aiutare una giovane ribelle per cui ha una cotta”
In quel momento esplosi. Non so di cosa, gioia, panico, odio, rabbia…non lo so. “MA FATTELA NA SCOPATA!” gridai con tutto l’affetto di cui ero capace.
La risata che scoppiò fu solo quella del Preside Pheles che si piegò in due facendo cascare a terra il vistoso cappello bianco e facendo sbucare il curioso ciuffo violetto. “AHAHAHA”
Arrossii fino alla punta dei capelli girandomi intorno e vedendo Claude ridere sotto i baffi ma non dandolo a vedere troppo.
“M-Ma…s-signor Pheles…caspiterina, richiedo che questa ragazza venga letteralmente buttata fuori”
“Susu, non fare la preziosa Angela. Una settimana penso che sia più che sufficiente” disse Pheles dopo essersi calmato un po’ ma qualche risatina echeggiava ancora.
“Ma su, Mephisto. Come faremo a stare senza il senso dell’umorismo di Astrea nella scuola. E poi è la Presidentessa del Consiglio Studentesco. 3 giorni o non se ne fa nulla. Chi è con me?” chiese Claude sistemandosi gli occhiali e alzando la mano destra.
Tutti i professori, tranne la Mulinari e quella di Italiano alzarono le mani. Persino lo stesso Mephisto alzò la sua mano guantata di viola ridacchiando appena.
“Bene, allora che tre giorni siano” annuì Pheles battendo le mani e facendo svolazzare il suo mantello, dirigendosi verso il suo ufficio.
“Shinsengumi, seguimi” gli mormorò scomparendo oltre l’uscio.
Con un ultimo sguardo di ringraziamento a tutti e un’ultima linguaccia alla Mulinari sorpassai l’uscio della sala professori dirigendomi insieme al Preside nel suo ufficio.





Angolo dell'Autrice:
Ciao a tutti :D Ho deciso di postare il vero e proprio capitolo per dare un'idea della vera Astrea :D Allora, quindi come vi sembra quella testona di una Presidentessa? E poi Claude :Q____ Va beh...non divago con queste stupidaggini. Spero vi sia piaciuto e fatemi sentire ancora il vostro parere.
Ringrazio molto FullmetalBlue13 che con i suoi consigli mi ha aiutato molto :) e anche I Fratelli Heiwa per aver commentato e criticato la mia storia :') Grazie mille :D
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2- Mephisto Pheles ***


Entrai nell’ufficio, un po’ titubante e presi a guardarmi intorno. C’erano davvero molti libri in quella stanza.
L’interno era vuoto però. Chissà dov’era finito. Era rimasto solo il cappello e la lunga giacca bianca sulla scrivania.
Tutto era dannatamente in ordine. Mi avvicinai cautamente alla scrivania e vidi una foto, una stranissima foto che raffigurava Mephisto con un altro ragazzo a testa in giù, dalle stesse orecchie a punta ma dai capelli verdi e uno strano ciuffo a punta sulla testa.
Sfiorai i visi di entrambi ma qualcosa catturò la mia attenzione. Uno scaffale dietro la poltrona erano pieno di strani libri, vecchi forse.
Con una voglia irresistibile di poterli anche solo sfogliare mi avvicinai con cautela e sfiorai con la punta le parole incise in oro sulla copertina: 1500-0 a.C
“Ti piace quel genere?” la voce dell’uomo mi fece spaventare al tal punto che tirai un urletto e lo guardai guardinga.
“N-No. Per niente” mormorai arrossendo, colta in fragrante.
Mi sorrise sghembo e poi passò velocemente dall’altra parte della scrivania armeggiando con un mobile.
“Gradisci una tazza di tè?” mi chiese gentilmente prendendo due tazze e una teiera. Preferii non chiedere con cosa avrebbe riscaldato la teiera in quell'ufficio...
“No. Se mi ha chiamato qui solo per questo allora…mi scusi ma me ne vado. Ho cose più importanti da fare” sussurrai stanca della giornata e di tutto il resto, alzandomi dalla mia scomoda posizione, in ginocchio.
Mephisto alzò gli occhi sulla mia figura ed esitò un attimo poi allontanò le mani dalla teiera che sistemò su un ripiano dietro di se.
“Come lo sai?” mi chiese aggirando nuovamente la scrivania.
Mi paralizzai…a cosa diavolo si stava riferendo?!  “No-non so di cosa lei stia parlando” balbettai maledicendomi per non aver mantenuto la voce ferma e fiera come ero solita fare.
“Oh, non mentire.” Sospirò lui ridacchiando e avvicinandosi davanti a me.
Mi superava di ben 30 centimetri e in quella posizione risultava essere ancor più minaccioso. Ogni traccia di ribrezzo verso di lui scivolò via dal mio corpo e dalla mia mente occupandola solo con il timore. “N-non sto mentendo. Non capisco a cosa andiate a parare…” deglutì rumorosamente appena lui mi sfiorò il mento con un dito.
“Come sai che…” si abbassò fino a sfiorare la mia guancia destra con la sua, sfiorandomi l’orecchio con le labbra.
“M-mi dispiace…io-!” mi bloccai quando la sua risatina gutturale riempì le mie membra. Si alzò allontanandosi di un passo. “Stavi tremando, Shinsengumi. Volevo solo chiederti come sapevi dei tuoi impegni se sei stata tutto il giorno nella sala professori” ghignò maligno.
Una goccia di sudore scese lungo la mia tempia mentre il mio occhio destro non smetteva di picchiettare per i nervi. “C-Capisco. Sono stata avvertita dai miei genitori già due giorni fa di aver affari famigliari. Perciò…mi scusi” con riverenza mi dileguai il prima possibile.
 
“Astreaaa!!! Che cazzo significa che te ne vai per 3 giorni?”
“Proprio come ho detto. Non ci sarò per tre gioni...forse una settimana, chissà” dissi semplicemente rispondendo all’inutile domanda di Kazumi.
“Dove vai quest’anno? In Francia? Di nuovo in Italia?” chiese annoiata Mai girandosi verso di me con uno strano sorriso. “Mancherai molto al professor Faustus” arrossii di colpo alla sua frecciatina.
“Zitta. Sono affari miei dove vado e non fare simili affermazioni con me” borbottai sistemandomi la cartella sulle spalle.
“Non dire stronzate, Astrea. Lo sappiamo tutti che sei stata sospesa” intervennero Okami e Kuro insieme facendomi cadere con le gambe all’aria. Come al solito rovinavano tutto!
“Cazzo, Kuro, Okami! Siete sempre i soliti dannazione” sbuffai incrociando le braccia al petto mentre i due mi abbracciavano.
“Dai non te la prendere. Dopotutto, tutti gli anni ti fai sospendere no?!” ridacchiò Kuro stringendomi la spalla sinistra e guardandomi con un moto di compassione. “Anche se questo…sarà il nostro ultimo anno” sospirò infine guardando l’enorme cielo azzurro privo di nuvole.
“Già…ed è l’ultima possibilità che ho per prendere quelle cose” ringhiai guardando la punta del castello. Un forte vento prese a tirare e mentre le gonne delle mie compagne svolazzavano mostrando le loro mutandine e le risate di Kuro e Okami riempivano l’aria, io guardavo la finestra dell’ufficio del preside riparandomi la vista con un braccio mentre i miei capelli venivano cullati dal vento. “Ci riuscirò, Mephisto. Ti smaschererò. Sia l’ultima cosa che faccio”

°°°°°°°POV MEPHISTO°°°°°°°°°°
Dalla finestra più alta guardavo i vari studenti uscire dal cancello soffermandosi a guardare con ammirazione l’enorme statua che mi raffigurava. Ma poco mi importava di quegli inetti. Quello che preferivo guardare erano gli occhi di lei. Freddi quando si trattava di me e dannatamente scuri, pieni di curiosità.
Amavo guardarla ogni volta che si soffermava a volgere lo sguardo dalla mia parte. Ripeteva, ad ogni inizio anno, che mi avrebbe smascherato…questo sarebbe stato il suo ultimo anno…la sua ultima occasione.
“Beh…credo proprio di dover lasciar il turno a lei in questo momento” mi girai verso la scacchiera e presi il re tra le dita mettendolo al centro, proprio di fronte alla regina.
“Quindi Astrea. Chi vincerà questa partita?” ghignai guardando in basso e notando di nuovo lo sguardo risoluto di lei e i mori capelli lisci che fluttuavano nel vento.
“Ci riuscirai Astrea. Riuscirai a smascherarmi?” mormorai prima di chiudere le tende inondando la stanza di un tetro buio.

°°°°°°°°°POV Astrea°°°°°°°°°°°°
“Sei stata brava Astri-chan. Quest’anno hai azzeccato proprio bene i giorni per la tua sospensione” battè le mani mia madre coperte dalla nobile stoffa bianca.
“B-BRAVA?! Stai scherzando, cara?! Dannazione, Astrea! Perché devi farti sospendere almeno una volta ogni anno. Non ti stufi mai?! Ci ha chiamato la tua preside urlandone di tutti i colori. Che cosa ti è saltato in mente, èh?!” sbraitò mio padre gesticolando come un matto.
Accanto a me passò mio fratello che mi scompigliò i capelli. “Papà a ragione, Astri-chan. Dovresti stare più attenta a queste cose. Influirà sul tuo curriculum.” Mi rimproverò.
Ah, già. Eccolo! Il rampollo degli Shinsengumi. La persona che porta fierezza nella villa. Già, il mio fratellino di appena 13 anni ha passato un anno facendo due esami in più e passando direttamente alla classe 4° nella Classe A. Ha un quoziente intellettivo davvero grandioso per la sua età. Un bel 98.
“Tsk…sta zitto asino!”
“Ho un quoziente intellettivo maggiore della tua migliore amica che si trova al quarto anno…scegli con cura le tue parole” ghigna divertito il mio dolce fratellino.
“Non ti stai confrontando con Mai o Kazumi al momento, Takagi. Ma con me. Perciò non trovare scappatoie. Per me rimani sempre e comunque un povero asinello…o una pecora, a te la scelta” mormoro portando la tazza del tè alle labbra.
“Se non la smetti dico a mamma e papà del professor Faustus.” Sussurra facendomi sputare sul tavolo l’intera tazza di tè.
“Piccolo bastardo ricattatore…e poi chi ti ha riferito questa stronzata?!” ringhio mentre mio padre mi sbraita contro parole sconnesse tra loro.
“Stronzata, quale stronzata? Io ho solo nominato il Professor Faustus” ridacchia sventolando una mano con fare saccente e avviandosi verso la sua camera.
“Ti sgozzo, ignorante” gli grido dietro prima che possa svanire dietro l’angolo. Sospiro pesantemente e finalmente rivolgo la mia attenzione verso i miei genitori.
“Mamma, Papà…a che ora dovremmo partire domani?” chiedo speranzosa.
“Mhh, verso le 10. Perché me lo domandi, cara?” chiese mia madre con il suo solito fare calmo ma invasivo.
“Oh, ecco. Dovrei fare una tappa. Alla mia scuola. Ci rivedremo alle 10 a casa, tanto partiamo con l’elicottero, no?” domando alzandomi dalla tavolata e dirigendomi verso la biblioteca per leggere un libro. E senza aspettare una risposta, scomparii dalla loro vista.




Angolino Fossa di quella pazza dell'Autrice:
Ciao a tutti ^^ Eccomi di nuovo con un'altro capitolo :D Non so, mi sembra un po' meno articolato rispetto al primo, non trovate?! Bah...
L'ho postato alla svelta anche perchè devo scappare ad una festa e devo ancora truccarmi, vestirmi e lisciarmi la mia "criniera".
Astrea: Impara a regolarti con il tempo. Ormai hai preso l'abitudine di ritardare a scuola e lo fai anche quando devi uscire...
Autrice: T.T perchè devo farmi rimproverare da te? Uffa...
Astrea: Soffri di forte depressione, è per questo che parli con un personaggio...per lo più inventato da te u.u
Mephisto: Buongiorno
Autrice e Astrea: *Shock* Sono le 20:00 di sera!!!
Mephisto: Ah, già...beh...IO SONO IL RE DEL TEMPO E SE VOGLIO CHE SIA MATTINO ALLORA LO SARA' !!!
Autrice e Astrea: *Annuiscono* Si, certo...tutto quello che vuoi * si allontanano lentamente*
Beh...dopo questo piccolo sclero...alla prossima lettori e grazie per le recensioni (Ormai FullmetalBlue13 è diventata la mia recensitrice (?) personale per il mio miglioramento ahahah)
Ciao Ciao :D
 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3- I diari ***


Entrai lentamente nell’edificio con sguardo freddo e calcolatorio. Da come mi aveva riferito la segretaria, Mephisto era andato in vacanza lasciando nelle mani della vicipreside tutti i poveri studenti. In quel momento pensaii che forse Mephisto era il preside più magnanimo di tutti.
Entrai nell’ufficio dirigendomi verso lo scaffale che avevo adocchiato il giorno prima e mi piegai.
I libri erano molti ma preferii prendere i primi due, il 17 e il 18, e gli ultimi due che erano lì.
Quando li presi in mano notai con meraviglia che quelli non erano semplici libri, ma veri e propri diari scritti forse proprio da Mephisto. Tutti però…possedevano un lucchetto ma la chiave non vi era da nessuna parte.
Poggiai i 6 diari dentro la borsa che mi ero portata e passai a vedere se trovavo una chiave. Rovistai su tutta la scrivania aprì 4-5 cassetti ma ancora nessuna chiave.
Vidi un ritratto che giorni prima non avevo mai notato così tanto. Mi avvicinai e presa da uno strano istinto lo spostai notando che dietro vi era una specie di porticina larga e lunga circa 50 cm.
Allungai la mano e toccai la maniglia. Una strana elettricità mi attraversò il braccio e come un lampo spalancai la porticina che rivelava solamente un piccolo libro ma senza chiusure…o così credevo.
“Che cosa può esserci qui dentro di così importante da chiuderlo in una specie di cassaforte con la scossa?” mi chiesi ad alta voce.
Decisi di aprirlo ma appena toccai la copertina e cercai di tirarla, sfogliando, questa non si mosse di un millimetro. La guardai stupita. Presi a cercare di aprire le pagine di quel maledetto libro ma queste sembravano come incollate tutte insieme.
“C-Che sia una cosa finta?” ragionai girandomela tra le dita quando dietro notai una specie di lente di ingrandimento a cupola e all’interno vi era scritto:
“Quando nasce ha quattro zampe, quanto cresce 2, quando invecchia 3. Chi è?” rimasi spiazzata a quel rompicapo e prima che vi potessi rispondere sentii dei passi veloci raggiungere l’ufficio e l’unica cosa che fui in grado di fare fu quella di prendere di corsa la borsa con i libri e nascondermi dietro alla porta che mi venne lanciata contro coprendomi.
“Guarda te se deve venirmi a rompere anche quel razza di buono a nulla di Faustus. Tsk! Non ci posso credere che quel malato di Mephisto mi abbia lasciato l’intera scuola tra le mani. IIIIIIH che nervi!!!” borbottò esasperata una donna che identificai come la Mariottini.
Con la stessa furia si richiuse la porta alle spalle uscendo mentre foglie svolazzavano a destra e sinistra. Ridacchiai vedendola in difficoltà da dentro l’ufficio e mettendo tutto in ordine presi di nuovo la borsa e mi defilai velocemente. Dall’ufficio, dall’edificio, dal cancello.
 
“YATTAAA!” esultai nella mia lingua madre girando come una trottola per le strade di Parigi. “Ah, Paris, le ville de l’amour”
Guardai l’enorme albergo a 6 stelle e entrai insieme ai miei genitori e a mio fratello che mi guadava lo zaino incuriosito. “Lo sai che questo si chiama furto, vero?” disse irritato prendendo tra le dita un diario che risaliva all’1800 dopo Cristo.
“Tsk, è solo un prestito” lo rimbeccai sottraendogli dalle mani il libro. “Dovresti farti gli affari tuoi, Taki” lo rimproverai poi guardandolo fissare il retro della copertina di uno dei diari.
“Figo questo indovinello. Posso?” chiese allungando la mano e sfiorando la superficie liscia del vetro della lente. “Davvero fantastico, chissà quanto ci avrà impiegato a fare questo?! Sono sicuro che ha collegato il tasto della risposta esatta al libro così che, se la dai giusta, questo si scalda separando le pagine dalla colla. Si, dev’essere così” dichiarò mio fratello sedendosi alla scrivania e prendendo vari fogli.
“O-Ohi, che fai?” chiesi preoccupata che potesse rovinarlo o peggio, bruciarlo.
“Voglio aiutarti. Non sono minimamente interessato al contenuto ma questo meccanismo, beh…mi affascina” disse con uno sguardo folle negli occhi.
“Siii, okkk” annuii poco convinta della sanità mentale che presentava mio fratello in quel momento ma non me ne curai.
Appena avvistai il mio letto nella stanza accanto a quella di mio fratello sbuffai. Come al solito era un letto matrimoniale a cerchio. I miei dicevano che si dormiva meglio ma mi trovavo maledettamente scomoda.
La grosso vetrata metteva in mostra l’intera Torre Eiffel e proprio fuori al nostro balcone vi era una piscina con idromassaggio.
“Bah, accettabile” mormorai vedendo la mia cameriera mettere in ordine i vestiti che mi ero portata da Okkaido.
“Petra, dopo aver riordinato i vestiti nelle stampelle puoi anche andare. Il viaggio è stato lungo e dovresti riposare.” Gli sorrisi gentile mentre lei, co riverenza si inchinò e mettendo apposto gli ultimi 7 vestiti si dileguò.
Con un sospiro tirai fuori dalla cartella i 6 libri che mi ero trascinata dietro e li guardai.
Non ero riuscita a trovare la chiave per aprire quei dannati lucchetti e avevo provato presino ad aprirli con una forcina ma niente.
Annoiata accesi il mio cellulare che prese a vibrare come un matto. Chiamate, Messaggi, Notifiche su Facebook, Messaggi WhatsApp…quel telefono doveva essersi impallato solo a causa delle 67 chiamate perse e dei 200 messaggi WhatsApp.
Sospirai cominciando a leggere ogni tipo di notifica Facebook. Ignorai le richieste giochi, messaggi di amici che mi hanno contattata e richieste di amicizia appartenenti ai ragazzi entrati nell’accademia.
Riguardo WhatsApp ignorai i 3 gruppi ai quali mi avevano aggiunto riguardanti la mia scuola e gli unici messaggi furono quelli dei miei 4 migliori amici che mi auguravano buon viaggio e buon divertimento.
Le chiamate e messaggi, per lo più appartenerono a diversi agenti di lavoro e agenzie e anche hai miei sfilatori e amici. Cominciai a leggere e cancellare finchè non arrivò un messaggio in quel preciso istante. O meglio, IL messaggio.
Messaggio: Per aprire i miei diari devi usare la chiave che trovi sul retro <3 Aspetto con ansia che questi tre giorni della tua sospensione passino in fretta.
-Preside Pheles-
Mi si gelò il sangue. Come sapeva Mephisto il mio numero. Poi ragionai su tutti i miei datori di lavoro e le agenzie.
Senza perder altro tempo mi buttai di capofitto sui diari girandoli tra le mani e notando appunto un piccolo spacco nel primo dal quale tirai fuori (con una pinzetta) una microscopica chiave che aprì tutti i diari.
Quello che mi chiesi oltre a tutto fu come Mephisto sapeva che avevo preso i diari se era in vacanza. Bah, gli avranno detto che erano spariti e avrebbe collegato la mia curiosità con il prenderli in prestito.
Va beh, pensando ad altro cominciai a leggere il primo bloccandomi subito dopo però.
“Anno 0…Cooosa?!” sbarrai gli occhi. L’intero libricino era stato scritto fino all’anno 1200 d.C ma era in lingua volgare.
Presi la matita e cominciai a rosicchiarla. Quelle pagine erano talmente consumate che era quasi impossibile credere che fossero state realmente scritte da Mephisto. Dannazione, avevano 2000 anni…se non di più.
“Ero con mio fratello, Amaimon. La foresta diventava via via più luciente, segno che eravamo vicini alla fine. Era finalmente giunto l’anno 0. L’anno in cui nacque Gesù. L’anno in cui i romani cominciarono a diventare sospettosi sull’esistenza del messia. L’ennesimo anno da cui noi demoni dovevamo fuggire dalla vita sociale con gli umani perché ritenuti esseri da punire.
Il paese in cui ci fermammo io ed Amaimon era davvero povero di qualsiasi cosa.
Vivevano nella povertà, ognuno se la cava da sé. Spesso gli esseri umani invocavano Demoni come se potessero aiutarli. Molta popolazione decimò con la comparsa di questo nuovo culto, immesso da quell’imbecille di mio fratello….”

Mi stropicciai gli occhi, era notte inoltrata e avevo tradotto molto di quel libro e ogni tanto pronunciavo qualche frase ad alta voce per non perdere il segno. Quel diario era... ma ancora non riuscivo a credere…ancora non riuscivo a credere che il Preside della mia scuola fosse giunto fino alla mia era perciò o si era inventato tutto o era tutto vero.
“…io Samael,ovvero Mephisto Pheles, Re del Tempo, mi rifiuto di vivere in quest’epoca” lasciai cadere il diario dalle mani e mi buttai di schiena sul letto, esausta di tutto e tutti.
Senza che potessi accorgermene chiusi gli occhi e mi addormentai beata con centinaia di fogli, libri e diari sparsi in giro per la mia enorme camera da letto.
 
La stanza era silenziosa: l’unico rumore che si sentiva era il ticchettio dell’orologio. Le pareti color crema e rosa erano lievemente illuminati dalla luce lunare. Ero seduto sulla mia poltrona di pelle rosa a guardare la magnifica torre Eiffel che si stagliava in tutta la sua bellezza davanti alla mia villa. Con le gambe incrociate e un ghigno sul viso sorseggiavo il mio tè serale. La lancetta dei secondi dell’orologio a forma di gatto si fermò sul numero dieci: erano le undici e mezza. Inviai il messaggio con il mio decoratissimo cellulare rosa e mi alzai, posando la tazza sulla scrivania e mi avviai verso la porta indossando il mio cilindro e sistemandomelo bene.
“Quindi, Astrea. È ora di scoprire la verità” mormorai all’oscurità svanendo oltre la soglia diretto da l’unica persona che potesse aiutarmi a portare avanti il piano.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4- Perchè...sei qui?! ***


Parigi era una città meravigliosa. Ristoranti di lusso ovunque, strade e piazze super popolate e gente piuttosto socievole e dolce. Era tutto dannatamente perfetto…
“Sai, ho scoperto che il meccanismo che dovrebbe in realtà sbloccare il libro non esiste. Ho controllato ogni centimentro di quel manoscritto ma non ho trovato nulla. Non riesco a capire come fare ad aprirlo oppure cosa fare dopo aver risolto il quiz."
“Bah, io diventerò matta. È da stamattina che ci penso continuamente. Non riesco a trovare la soluzione logica…eppure mi pare di averlo già sentito, questo indovinello” cominciai a mangiare il mio cornetto pensando a una soluzione più o meno coerente da mettere in atto.
“Quando nasce ha 4 zampe, quando cresce ne ha due e quando invecchia ne ha tre…che cosa può essere? Non può essere un animale…se non una scimmia…ma la terza gamba cosa c’entra?!” chiese mio fratello guardando un albero.
Dopo circa 2 ore di Shopping estremo e regali per amici ci eravamo finalmente decisi a sostare in un parco per qualche minuto.
Con lo sguardo andai a scrutare un bambino che gattonava verso la mamma con un ciuccio in bocca e quando arrivò a destinazione questa lo alzò in braccio cominciando a sbaciucchiarlo dappertutto. Mi uscì un risolino guardando due anziani camminare insieme stringendo tra le mani due bastoni.
Un flash... neonato: 4 gambe
adulto: 2
vecchio:2…ma…e se...?!
“Takagi! E se la risposta al quisito fosse l’uomo?!”
Takagi mi guardò con aria confusa e stupita allo stesso tempo. “L’uomo? E dove le vedi le tre gambe?? a quando invecchia?” chiese sbuffando.
E gli indicai i due vecchietti che ora ridevano e scherzavano con i propri nipoti. “E se la terza gamba fosse il bastone?” gli chiesi, ragionando bene sulla risposta.
“Ecco…ora ricordo!” eclamò mio fratello battendosi un pugno sul palmo della mano ed alzandosi di colpo. “Quell’indovinello era l’enigma che fece la Sfinge a Edipo. Ti ricordi? L’abbiamo anche scritto tre volte su Wikipedia” Takagi mi rivolse uno splendido sorriso e mi prese per il polso. “A-Aspetta Taki, dobbiamo avvertire mamma e papà” esclamai facendolo bloccare e girare intorno. “Eccoli li giù!” disse poi correndo verso di loro e trascinandomi letteralmente per tutto il parco.
Il cellulare prese a vibrare e a vociare messaggi così lo presi e digitai la mia password: Dango *-*
Mio fratello stava convincendo i miei a ritornare a casa mentre io aprivo il messaggio.
Aveva risposto! Aveva risposto al messaggio che gli avevo mandato quella mattina----> Come fa ad avere il mio numero?
“Oh, non c’è bisogno che tu lo sappia. Sai già troppe cose Signorina Shinsengumi. La chiamerò a breve. Discuteremo di cose importanti. Alla prossima –con il cuoricino-“
Mi venne un altro tic all’occhio destro e stavo per disintegrare il mio cellulare. “Che diavolo vuole, ‘sto deficiente!” eclamai ad alta voce facendo girare tutta la mia famiglia verso di me. Io, imbarazzata, presi a agitare le mani dicendogli che non era successo nulla.
Mia madre mi si avvicinò facendo svolazzare il vestito verde. “Andiamo, cara. Dobbiamo assolutamente visitare la Cattedrale di Lourdes.”
Rabbrividii internamente. Non ero mai stata credente e ogni volta che entravo in una chiesa mi veniva il mal di stomaco. Non era una cosa volontaria, anzi, adoravo vedere gli affresci ma era come se la chiesa volesse tenermi fuori.
“C-Certo, andiamo” annuì poco convinta avanzando di un passo. In quel preciso istante il mio cellulare prese a suonare incessantemente. Lo presi velocemente ma mi bloccai appena mi resi conto di chi mi stesse chiamando. Il display segnalava: Mephisto Pheles.
Esitai un momento, poi risposti scuotendo il capo con superiorità. “Chi rompe?” risposi 'dolcemente'.
< Signorina Shinsengumi, che piacere riascoltare la sua dolce voce > rispose la voce dall’altro lato dell’autoparlante, quell’insopportabile voce! Eppure qualcosa mi si bloccò…doveva essere assolutamente il sangue che mi defluì fino alle guancie.
< P-Preside Pheles, c-che sorpresa…perché mai mi ha chiamata? > Dannazione! Dove era andato a finire tutto il mio orgoglio?!
< Sembri agitata, Astrea. Qualcosa non va? > ridacchiò la sua voce. Un brivido si fece strada lungo la mia spina dorsale fino a farmi fremere.
< N-NO!... > esclamai finalmente decisa. < …mi ha preso in un momento critico. Sto attraversando un tunnel. > Conclusi sospirando.
“Astrea…chi è al telefono?” chiese gentile mia madre. Io la ignorai bellamente ma il cellulare mi si attaccò da solo.
Guardai lo sfondo e vidi che era stato lui a riagganciare. “Come si permette?! Prima mi chiama e poi riaggancia mentre sto parlando?! Non posso accettarlo…” ringhiai digitando il suo numero e chiamandolo.
Una suoneria stile Circo prese a suonare dietro di me ma non ci feci caso. Sentendomi osservata alzai lo sguardo e vidi la bocca di mia madre aprirsi in un magnifico sorriso, forse inquietante...ma la cosa strana era che guardava alle mie spalle.
Mephisto rispose: < Buondì >
“Buondì”
Tremai. Ok, o avevo problemi di udito e ci sentivo doppio…oppure…
Girai il viso verso la figura alle mie spalle e la cosa che notai per prima furono gli affilati denti che ghignavano malignamente.
Con un urletto spaventato arretrai velocemente rischiando di far cadere il cellulare dalle mie mani.
“Signor Pheles, che sorpresa. Cosa la porta qui? Non ci stava mica seguendo?!” ridacchiò mia madre con ironia facendomi però tremare di paura e ribrezzo. “Nooo, ci ha trovati per puro caso in Francia, mamma…” pensai.
Ricevetti un pugnetto da mio fratello minore che guardò Mephisto con uno sguardo assottigliato.
“Assolutamente. Sono venuto a sapere dalla stessa Astrea che partivate nel mio stesso giorno qui a Parigi e allora mi sono chiesto: perché non trascorrere la giornata insieme?! Ho deciso di chiamare la Signorina Shinsengumi per sapere dove eravate esattamente e per mia fortuna giravo proprio qui intorno. Strano scherzo del destino, èh?”
“Si…destino” annuì mio fratello con uno sguardo, se possibile, ancor più minaccioso. “Si è chiesto se la sua presenza arreccasse fastidio?”
“TAKAGI” lo rimproverò papà guardandolo male. Io mi illuminai battendogli il cinque da dietro la schiena.
“Se creo fastidio posso anche lasciarvi alla vostra allegra passeggiata” disse guardando, minaccioso, mio fratello.
“Non ti azzardare a sfiorarlo che ti spello vivo, BigBabol gigante” pensai minacciosa serrando la mia mano a pugno e avanzando di un passo, facendo concentrare il suo sguardo su di me.
“Se vuole unirsi a noi ci farebbe un gran piacere” disse fiero e radioso mio padre, cambiando subito atteggiamento.
“è in compagnia di qualche giovane ragazza, Signor Pheles?” chiese ridacchiando mia madre con fare invasivo.
Ora che lo notavo bene, Mephisto non stava male. Aveva un lungo giaccone bianco latte e dei pantaloni lunghi del medesimo colore. Una strana spilla blu e rossa era attaccata vicino alle rifiniture dorate e quel dannatissimo foulard rosa sempre intorno al collo.
“Oh, no. Il mio cuore è impegnato anche se la mia lei ancora non mi nota” disse lui posandosi una mano sul cuore con fare teatrale e abbassando la testa con un sorrisetto malizioso.
“Tsk…strano che non vi abbia notato. Sa, non sfugge proprio alla vista. Quale essere UMANO indosserebbe dei pantaloncini con calze rosa e un foulard a puà del medesimo colore?!” sbuffai acida calcando sulla parola ‘umano’ guardandolo con odio. Mia madre si rabbuiò, mio padre divenne rosso di rabbia e mio fratello prese a sghignazzare sotto i baffi.
“Astrea non mancare di rispetto a chi è più grande di te” mi rimproverò con voce ferma mio padre. “Chiedi scusa!” mi ordinò.
Sorrisi malignamente e con finto pentimento imitai un inchino. “Mi scusi, Preside Pheles, per aver calcato così tanto l’evidenza. La prossima volta sarò meno diretta”
Credo che se i sguardi dei miei genitori potessero dar fuoco allora in quel momento sarei già stata polverizzata.
Ma quello che prese in contropiede tutti, molto più me però, fu Mephisto che aveva cominciato a ridacchiare.
“Davvero simpatica, Signorina Shinsengumi. Mancherà sicuramente il suo senso dell’umorismo alla scuola.”
I miei genitori sorrisero un po’ e invitarono il preside a seguirli per andare a visitare Lourdes. Io e Takagi ci tenevamo a debita distanza da Mephisto ma, temendo un suo attacco, controllavamo che i nostri genitori non si avvicinassero troppo.
Con sguardo fiero io e Takagi passammo in mezzo ai nostri genitori distanziandoli abbastanza e prendemmo a camminare avanti.
Feci l’errore di voltarmi ed incontrare quegli occhi verdi, le cui iridi si erano allungate più del normale, dandogli un aspetto davvero spaventoso.




Angolino dell'Autrice:
Eccomi tornata T.T scusate l'assenza miei cari lettori ma il Latino mi sta uccidendo e in più la mia brutta scuola mi sta stracaricando di compiti U.U Sono riuscita a pubblicare questo capitolo e quindi ho deciso che "se e dico se" riesco a gestire i compiti pubblicherò un capitolo ogni 2 o 3 settimane ^^
La comparsa di Mephisto ha sorpreso tutti... e Astrea come si troverà a contatto con il Preside della True Cross Academy?
Beh...non vi voglio annoiare ed inoltre...devo correre a finire LETTERATURAAA D: 
Alla prossima ;)

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Capitolo 6
*** Capitolo 6- Da sola con te? MAI! ***


Con le cuffie nelle orecchie e il volume al massimo ogni rumore fuori dal mio paradiso era nulla. Mi ero semplicemente seduta su una panchina. Mia madre si era portata dietro Takagi per comprargli qualche capo di abbigliamento adatto al suo “stile” mentre mio padre era andato ad osservare affreschi nella cattedrale lì vicino.
Mephisto? Chi l’aveva più visto. Ormai il mondo intorno a me non esist-…
“Potresti anche degnarti di guardarmi” disse irritato l’uomo dai canini aguzzi togliendomi una cuffia e sussurrandomi le parole nell’orecchio.
Disturbata lo scostai malamente alzandomi e togliendomele entrambe. “Non avete nulla da fare che rompere l’anima a me?” gli domandai sarcastica. Non sapevo il perché ma continuavo ancora a dargli del lei. Dopotutto, lui era sempre il mio preside.
“Purtroppo non mi interessano cose frivole come disegni fatti 200 anni fa e riguardo le spese, non credo di essere nelle condizioni di consigliare capi d’abbigliamento. Tuo fratello non capirebbe mai la mia arte nel vestire”
“Credo che nessun essere sulla faccia della terra capirebbe la sua arte, preside” ironizzai cominciando a scrivere sul mio cellulare.
Mephisto non osò parlare, e non riuscii a capirne il motivo. Di solito era sempre con la battuta pronta e invece, in quel momento, non fiatava.
Alzai lo sguardo e notai con orrore che mi fissava. “Che vuoi?!” ecco…avevo perso la mia educazione.
Mephisto ridacchiò alzandosi dalla panchina e avvicinandosi a me. Spaventata arretrai di un passo finendo contro un’albero mentre l’espressione di Mephisto cambiava da curioso a sfacciato. “Hai paura, per caso?” chiese con un tono di voce decisamente minaccioso.
“P-Paura? I-Io?! Ovvio che…no” sospirai all’ultimo non credendo nemmeno un po’ alle mie parole e penso che non ci credette nemmeno Mephisto.
“Allora perché tremi?” chiese ancora vedendomi stringere convulsamente il cellulare tra le mani. “Voglio solamente chiederti una cosa…” fece un passo avanti, un altro e un altro ancora e ad ogni movimento il mio cuore accellerava i suoi battiti, sentivo un eccessivo calore al viso e cominciava a farmi male lo stomaco. Che fosse la tenzione?  “Quanti dei miei diari hai preso, mia cara?” rabbrividii appena il preside mi sfiorò i capelli arrotolando una ciocca tra le dita.
“S-Solo 6…” Mephisto sgranò gli occhi e si distanziò rapidamente.
“Oh, di quale scaffale?” il suo tono aveva assunto una tonalità curiosa.
“Dallo scaffale…”deglutii. “…che mi aveva visto adocchiare due giorni fa” conclusi guardandolo negli occhi. Mi superava con la sua altezza e questo rendeva tutto più difficile.
“E ti è capitato di toccare altro oltre a quelli?”
Ci pensai su. Cosa voleva sapere esattamente? Beh, dopotutto le cose sono le sue. Mi pare giusto che voglia sapere cosa ho preso. Ripensai allo strano libro e all’indovinello che aspettava solo di essere pronunciato. Dovevo dirglielo? Che avevo trovato anche un altro libro, nascosto dietro un quadro? Ma se glielo avessi detto…lo avrebbe sicuramente rivoluto indietro, altrimenti perché l’avrebbe nascosto?
“N-no. Solo quelli” il suo sguardo si fece affilato e il ghigno di prima sparì in un istante lasciando posto a un lieve ringhio che fece scattare un’allarme nella mia testa. Lo sapeva!
“Mi stai forse mentendo? ” domandò facendo scorrere un dito sulle mie spalle e passando per tutto il mio braccio. “Sei davvero sicura di quello che stai affermando?” chiese ancora stringendomi il polso nel quale reggevo il cellulare.
Prima avevo solamente fatto finta di vedere i messaggi, in realtà stavo scrivendo la soluzione dell’enigma…che lui se ne fosse accorto?!
“Sai, Shinsengumi, la curiosità uccide il gatto.” Mormorò saccente facendo l’ennesimo passo avanti, sentii la sua mano risalire e bloccarsi sull’oggetto a me più prezioso.
Mephisto si impietrì appena sfiorò l’oggetto al mio polso e io, come scossa, schiaffeggiai la sua mano spingendolo lontano da me. “Non si azzardi” gli sibilai contro circondandomi il polso con la mano, con fare protettivo.
Mephisto era esterefatto. Era chiaro. Ma nessuno e ripeto NESSUNO deveva solo pensare di toccare il mio amato bracciale.
“è un oggetto prezioso per te, èh?” mi domandò con il suo solito sorriso sprezzante e maligno. Ma in quel momento ero troppo distratta per dargli troppo peso e rispondergli con superiorità.
“Si. Molto.” Risposi solamente abbassando lo sguardo. “Me lo diede mia nonna prima di morire” rivelai scostandomi una manica e rivelando il bracciale argentato con tre pietruzze incastonate all’interno, a circa 3 centimetri l’una dall’altra.
Mephisto curvò la testa, confuso e con un sorriso mal celato tesi il braccio. “Quella rossa è rubino…mia nonna mi disse che il rubino è la pietra che dona forza e vitalità. Poi c’è lo zaffiro, questo è in grado di calmare dagli scatti d’ira…” ridacchiai. Troppe volte avevo perso la calma ma non mi aveva mai impedito nulla. “e questa, l’ultima, è il diamante. Mia nonna mi raccontava che il diamante sono le cosiddette –lacrime degli dei- e mi disse che sono in grado di preservare la forza e svelano le verità” alzai nuovamente lo sguardo, una volta terminato di parlare, e incontrai i suoi occhi verdi.
“E tu ci credi?” mi chiese. Eravamo vicini. Troppo…vicini.
“Io…”
Il grido di mio fratello si udì fino dall’altra parte della Francia vedendo che aveva dato libero sfogo al suo lato guerriero.
Con un balzo cercò di lanciare un calcio a Mephisto ma questo si tirò immediatamente indietro.
“Takagi, calmo” dissi dandogli leggere pacche sulla testolina.
Takagi si girò verso di me con una faccia sconvolta. “EEEEEH?! Cosa le hai fatto, maledetto! Sicuramente il lavaggio del cervello!” gli abbaiò contro per poi girarsi verso di me scuotendomi vigorosamente. “Astrea, riprenditi. Questa non sei tu!” urlava.
Tutti gli sguardi si posarono su di noi e arrossii vistosamente. “Sta fermo, cretino. Non mi ha fatto nulla!” mi adirai spingendolo indietro per il colletto della maglia.
In realtà Mephisto non era una così cattiva persona. Sapeva parlare di cose serie quando voleva…
Scossi la testa con forza sbattendomi le mani sulle guance dandomi mentalmente della stupida.
“Dannazione,è un demone! Quello che fanno i demoni è ingannare!”
Gli lanciai lo sguardo più intrepido che mi riuscisse in quell’occasione e a testa alta presi a camminare verso i miei genitori. “Anche quello che cerco io…è prezioso per me, quindi…ti prego di non leggerlo” mi girai e in quell’istante riuscii a scorgere un attimo di insicurezza e paura in quegl’occhi demoniaci.
"Cos'è quell'espressione Mephisto? Cosa mi nascondi?"

Camminavamo fuori alla cattedrale ma prima di entrare mi bloccai di colpo e vidi come Mephisto guardava l’enorme scritta in Latino nella lunga pietra.
“Che c’è? Non può entrare lei?” ghignai ma ricevetti solo uno sguardo annoiato e una risata da parte sua.
“Perché non dovrei entrare, Signorina Shinsengumi?” chiese sfacciato scendendo lentamente le scale con le mani unite dietro la schiena.
“Tsk…bastardo” mormorai scendendo anch’io le scale ma come appoggiai male il piede presi una storta che mi fece balzare in avanti.
Prima che potessi cadere al mio lato una stretta salda mi circondò la vita. Avevo talmente stretto gli occhi che non riuscivo a distinguere nemmeno la luce del sole.
Pensai di essere stata presa da Mephisto ma quando aprii gli occhi mi ritrovai un ragazzo dagli occhi verdi e i capelli divisi in verde chiaro alla cima che andava scurendosi verso il basso. Un curioso ciuffo a punta era situato proprio al centro della testa. Era quasi carino, a pensarci bene. Ma in quel momento ero troppo scioccata per farci caso.
“T-Tu chi sei?” gli chiesi impaurita mentre questo rafforzava la presa, avvicinando il suo viso al mio. Chiusi istintivamente gli occhi voltando il viso dall’altra parte.
“Caramelle…”
Spostai il mio sguardo su quello del ragazzo verde. Aveva gli occhi marcati da profonde occhiaie, proprio come Mephisto. “Cosa?” chiesi.
“Hai delle caramelle, lo sento…” mormorò stingendomi ancora di più.
“Si, ne ho un sacchetto…le vuoi?” gli chiesi, preoccupata per la mia incolumità.
Mi voltai verso le scale e notai che Mephisto era scomparso. “Quel deficiente…” mormorai stringendo i denti fino a farli scriccchiolare.
Con uno scatto mi liberai dalla presa del ragazzo che si era fatta più lenta e presi a frugare nel mio giaccone. Quando trovai ciò che cercavo gli tesi i dolciumi nel sacchetto. “Ecco prendile tutte” dissi scuoendo il sacchettino.
“Posso?” chiese con fare mite e traquillo. Come se quella situazione fosse la più normale possibile. Un ragazzo ti prende prima di cadere, ti stringe come se volesse stuprarti e poi ti chiede delle caramelle, certo tutto quadrava.
“Grazie” disse poi sfilandomi i dolci dalla mano e buttarseli tutti in bocca.
Ero stata così ceca che non avevo notato nemmeno la cosa più importante. Quello strano tipo…aveva le stesse orecchie di Mephisto e i stessi canini accuminati.
Feci un passo indietro e lui mi guardò leggermente accigliato. “Tu sei la ragazza su cui mio fratello sta cecando informazioni, non è vero?” chiese dannatamente serio. Al suo fianco vidi quei piccoli esserini neri che trovavo sempre intorno ai cadaveri dei miei micetti e alla spazzatura.
“T-Tuo fratello? E-E chi è?” gli chiesi, facendo un altro passo indietro.
“Curioso…” asserì mordicchiandosi un’unghia estremamente lunga.
“C-Cosa?! S-scusami ma devo proprio rientrare” proferii a voce bassa, dirigendomi con velocità verso l’entrata della chiesa ma senza preavviso mi sentii sollevare verso l’alto. Urlai forte ma nessuno riuscì a vedermi o anche solo a sentirmi.
Mi strinsi istintivamente alla maglia del ragazzo-demone e presi a tremare “Riportami giù, per favore…” lo implorai spaventata stringendomi ancora di più a lui quando non sentii più il suo braccio tenermi.
“Potresti portarmi a vedere dove sono i negozi di dolci? Prima ho chiesto in giro ma l’unica cosa che mi hanno saputo rispondere è stata: ‘Je suis desolè, je ne parle pas Japonais’…” si grattò maldestramente la testa mentre un risolino isterico salì alla mia bocca.
“E c-c’era b-bisogno di trascinarmi fino qui sopra per dirmelo?” gli domandai, stupita e aggrassiva.
“Aniue ci avrebbe visto…Aniue mi ha dato una missione e non mi permette di avvicinarmi a te” annuì il demone verde.
Io guardai giù in basso e vidi la figura di Mephisto, davanti alla chiesa, girarsi intorno con fare annoiato.
“Brutto cretino…ha osato venirmi a cercare…dopo avermi abbandonata?! Fottiti!” pensai prendendo il ragazzo per il polso e avanzando velocemente dalla parte opposta.
“Ti comprerò tutte le caramelle che vuoi se mi porti via da qui senza farm- AHHHH” urlai appena sentii il vuoto sotto i piedi e alzai lo sguardo incrociando quello luccicante del verde. “Arigatou, One-san” saltellò di abitazioni ad abitatione mentre io gli circondavo il collo con le braccia chiudendo gli occhi ogni volta che saltava da una parte all’altra.
“perché mai mi avrà chiamata One-san?” mi chiesi guardandomi alle spalle e vedendo la figura della cattedrale diventare sempre più piccola.


Pozza dell'Autrice:
Siii :D Sono riuscita ad aggiornare prima di quanto pensassi *-* E da qua inizia la vera storia *-* Si comincerà a conoscere la storia della nostra protagonista *--* 
Il prossimo capitolo sarà estremamente lungo ^^ Lo sto ancora scrivendo e sono sicura di finirlo entro Mercoledì e Giovedì :D
Ringrazio tutti i recensori e tutti quelli che seguono questa storia :3 Mi fa davvero piacere sentire le vostre opinioni.
Domanda del capitolo: Che ne pensate di Astrea e Mephisto in quell'attimo di serietà? E alla scena Amaimon/Astrea?
Anteprima Capitolo 6: "Aniue mi ha vietato di dire questo..."
"Non sono la tua famiglia!"
"Mephisto...grazie..."
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6- Nonna...! ***


Canzone del Capitolo *Parte ***: Kalafina-Kara No Kyoukai

Mephisto...Mephisto...Mephisto era un cretino!!!
Strinsi istintivamente i pugni girandomi intorno e guardando il giovane che si prodigava a prendere sacchetti stracolmi di caramelle. 
"Ho capito che ti ho detto di prendere tutte le caramelle che volevi...MA NON FINO A QUESTO PUNTO" indicai scioccata gli innumerevoli pacchetti sul bancone che il cassiere si apprestava a pesare anch'esso esterefatto.
"Solo altri 7 tipi e poi basta" lo sguardo di quel demone mi faceva rimanere sbigottita ogni volta. Avevo visto uno sguardo adorante quando si parlava di caramelle. Era come se quelle schifezze fossero la cosa a cui teneva di più al mondo.
"ASSOLUTAMENTE NO!" esclamai prendendolo per il colletto e tirandomelo dietro andando a pagare alla cassa. 
Il ragazzo mi chiese in francese e in tono preoccupato: "Ma non le mangerete solo voi due, vero?"
"E anche se fosse?!" dissi irritata prendendo la grossa busta e uscendo dall'enorme caseificio di caramelle. Mentre camminavo mi guardai un momento alle spalle e vidi il ragazzo fissare incessantemente la busta.
Appena trovammo una panchina mi accomodai lasciando la presa sul demone che si mise a sedere a gambe incrociate davanti a me.
"Sei parecchio interessato hai dolci, ma non rischi di farti venire il diabete?" chiesi prendendo il primo bon bon alla crema in un sacchetto pieno di zucchero a velo.
"Diabete?" chiese guardando adorante il pasticcino nella mia mano. Presi a ridere quando mossi la mia mano da destra verso sinistra e all'incontrario osservando come la sua testa seguisse il dolce.
"Tieni dai...strafogati" scherzai lanciandogli la busta che prese al volo.
Non osservai come si metteva interi sacchetti in bocca e tirava fuori dalla bocca solo le cartacce. La mia mente era altrove...
"quindi...per favore, non leggerlo" 
"Tsk...dannato meringa-preside" ringhiai battendo un pugno sull'asse di legno della panchina. L'essere alzò lo sguardo e alzandosi mi tese un suo lecca-lecca. Io lo guardai confusa e notai quanto il suo sguardo fosse privo di emozione.
"Grazie..." mossi la mano facendogli cenno di dirmi il suo nome.
"Amaimon..." rispose solamente osservandomi.
"Amaimon..."sorrisi leccando la girandola multicolore. "Dimmi Amaimon, in che consiste la tua missione?" chiesi guardando gli uccelli sopra dei rami, per niente interessata.
"La mia missione...mmmh...Aniue non mi ha vietato di parlare di questo" disse Amaimon mettendosi in ginocchio sempre davanti a me. "Comunque devo recuperare un oggetto rubato"
"Scusami...ma chi è questo Aniue di cui parli tanto?" adesso si che mi stavo interessando. Aniue...prima aveva detto che ci avrebbe visti se non mi avesse trascinata sul tetto. Ma allora, si trovava tra la folla?
"Mi dispiace, One-chan, non posso dirlo. Me lo ha severamente vietato. Se spifferassi qualcosa mi punirebbe" il suo sguardo si era fatto debole e intimorito.
"Punire? E come?" chiesi alzandomi le maniche della camicia e contemplando i suoi strambi capelli. Ora che notavo bene, tutti intorno a noi ci guardavano e ridevano per qualche motivo. Beh, a chi non verrebbe da ridere vedendo un ragazzo con i capelli da broccolo?
"Mio fratello ha molti metodi. Lo temono tutti. Lui è forte" uno scatto. Non riuscì a capire perchè ma una foto nella mia mente era flesciata davanti ai miei occhi. Eppure avevo visto chiaramente 5-6 spranghe appuntite penetrate nella carne di quel demone.
Abbassai lo sguardo e mi accorsi che aveva appoggiato la sua testa sulle mie gambe osservando incuriosito il mio bracciale. "Sta perdendo forza, One-chan. Tra poco vedrai tutto" mormorò prima di tirarmi giù e facendomi distendere sull'erba con poca grazia.
Mi spaventai appena ma nel momento in cui si acquattò contro le mie gambe mi sentii sollevata. Sentivo uno strano calore propagarsi nel mio petto. "Se Aniue venisse a scoprire che sono stato con te mi punirebbe severamente."
Perchè, non riuscivo a capire il motivo di quella strana sensazione. Eppure stavo bene, quel momento stavo bene.
"One-chan...resterai con me tutto il giorno a giocare?" chiese il ragazzo alzando un braccio davanti a se e fissandosi le unghie leccate di nero ed estremamente lunghe.
"Non posso, Amaimon. Devo ritornare dalla mia famiglia-"
La mano di Amaimon si chiuse di scatto e tirò un pugno contro il terreno. La terra sotto i miei piedi prese a tremare ma durò solo pochi secondi tanto che pensai di essermelo immaginato.
"Loro non sono la tua famiglia" disse stizzito. Io, colta alla sprovvista dopo quel lieve tremore, mi misi a sedere guardando il viso contratto dal fastidio di Amaimon.
"Ovvio che loro sono la mia famiglia! Chi altri dovreb-" mi sentii spintonata verso il basso così velocemente che tenni gli occhi aperti, spalancati per il terrore. Gli occhi verdi del demone brillavano di determinazione e in quella scomoda posizione non potei fare a meno di arrossire.
"Tsk...nostro padre è-" prima che potesse terminare quella curiosa frase, vidi una mano coperta da un guanto viola posarsi sulla spalla di Amaimon per poi spintonarlo via da me.
Ruzzolò per circa un metro rotolando fino a scontrarsi con un albero. "Che ragazzo ipocrita...pensavo-"
Non riuscii a sentire altre parole. Tutti i rumori giungevano ovattati alle mie orecchie. La vista si era improvvisamente annebbiata, i colori e le figure erano diventate meno chiare e più confuse. Aprii la bocca ma da essa non venne fuori nessun suono.
"No-Non riesco...nemmeno a parlare" mi sentivo stanca e triste. "Perchè? Perchè...mi sta succedendo questo? Chi ha spostato Amaimon?" continuai a formularmi domande di cui non riuscivo a dar voce.
Distinguevo colori tra il bianco e il rosa e mi venne in mente una sola persona. "Mephisto! Si...dev'essere assolutamente Mephisto" esclamai nella mia mente.
Di colpo, fu come se la luce si spegnesse. Tutto intorno a me si fece buio. 
***Presi a cercare di muovere qualche dito e quando mi riuscì mi alzai in ginocchio per poi muovere le mani davanti a me. Distinguevo chiaramente le mie forme e i miei colori eppure tutto intorno a me...era nero.
Un'improvviso calore mi fece sospirare. Tirai velocemente le maniche della maglia fino sopra al gomito e osservai,con orrore,i lunghi artigli neri. "C-Cosa?!" 
Incredula toccai un artiglio con le dita e rabbrividii quando scoprii che era vero. "N-Non è possibile...che cazzo sta succedendo?" scossi la testa finendo di nuovo con sedere per terra.
Un bagliore blu. 
Sgranai gli occhi quando notai che qualcosa nella stanza produceva una luce blu. La cosa strana era che proveniva da me.
Mi alzai in piedi e in quel momento presi completamente a fuoco. Bruciava...ma non bruciavo fuori ma all'interno, sembrava come se il sangue ribollisse.
Presi ad urlare forte e a coprirmi le orecchie con le mani. Sentivo il cervello pulsare e presi a stringere con forza i lati della testa penetrando la carne con gli artigli. 
Una goccia di liquido rosso cadde davanti ai miei occhi ma quando toccò il suolo, questa si oscurò diventando nero come la pece. Poi se ne aggiunsero altre. Due,tre,quattro...quattordici, quindici...
Eppure contare le goccie che cadevano a terra mi distraevano dal dolore. Presi a contarne sempre di più finchè una piccola finestrella irradiò luce in quella stanza buia e vuota.
Alzai gli occhi e sentii chiaramente un liquido scorrermi tra gli occhi e lungo il naso. Sentii distintamente il sapore ferroso del sangue in bocca. E in quell'istante tutto il dolore scomparve. Nell'istante in cui mi alzai in piedi il dolore dentro di me cessò.
Presi ad avanzare verso la finestrella e quando mi ci trovai dinanzi sgranai i miei grandi occhi marroni. In essi ardeva un fuoco che non distinsi bene. Avevo la bocca spalancata di sorpresa e si scorgevano due incisivi e due canini dannatamente aguzzi. 
Poco sopra la fronte, coperta da un ciuffo di capelli castani, si scorgevano due piccole fiammelle che ondeggiavano come se avessero vita propria. Alle mie spalle vidi agitarsi quella che sembrava essere una coda con uno strano cespo sulla sommità.
Tirai un pugno alla finestra ma questa fu come argento liquido. Prese ad inglobarmi la mano e spaventata presi a dimenarmi conforza urlando e spingendomi indietro ma era tutto inutile.
Esplosi nuovamente in una coltre di fiamme blu che presero a diventare sempre più alte. La finestra mi rigettò all'indietro e fissai il mio polso.
Con un'orrenda visione ricordai di non aver il bracciale al polso da quando mi ero ritrovata in quella stanza. 
Mi girai intorno in cerca di qualche uscita ma tutto intorno a me era scuro. Mi acquattai stringendomi le ginocchia al petto e prendendo a piangere silenziosamente.
"Q-Qualcuno...mi salvi..." mormorai in preda alla disperazione più totale.
"Fai parte della famiglia Shinsengumi, Signorina! Questo non è un comportamento adatto" mi rimproverò una voce.
Con la vista smorta e con le lacrime che continuavano a scorrere lungo le mie guancie mischiandosi al sangue fresco, guardai la figura sbrilluccicante davanti a me e sgranai gli occhi.
"N-Nonna?" chiesi alzandomi in piedi e muovendo qualche passo verso la figura lucente ma trasparente.
"Piccola mia. Non ho potuto fare molto, vero?" rise la nonna prendendo a passarsi una mano sull'altra, cosa che faceva ogni qualvolta fosse nervosa.
"N-Nonna?! Cosa stai dicendo? Che significa tutto questo?" una strana pressione mi fece cadere con la faccia a terra.
"Mia cara ragazza. La nonna ha fatto tutto il possibile per proteggerti"
"COSA CAZZO STAI FARFUGLIANDO, DANNAZIONE! NON CI CAPISCO NULLA! PERCHE' MI SENTO COSI' LASCIATA DA PARTE" urlai esasperata da tutto quello. Mi sentivo inutile e disadattata. 
"Ti voglio bene cara. Ho pregato Mephisto di lasciarti stare ma non mi ha dato ascolto" la nonna prese a diventare sempre meno chiara fino quasi ad essere solo un piccolo puntino trasparente.
"Nonna...no, non mi lasciare!" esclamai impaurita prendendo a dimenarmi come una matta. Il peso sopra di me parve fare più pressione ad ogni mio movimento.
Il piccolo puntino prese a vorticare fino a formare un'altra apertura nel vuoto e distinsi chiaramente due figure dinanzi a me che mi guardavano.
Una la riconobbi subito, era Mephisto e mi guardava con uno sguardo annoiato. Mentre quella che occupava tutto il campo visivo era una giovane ragazza, forse sulla ventina d'anni che teneva una spada davanti a se. Aveva capelli rossi con qualche ciocca gialla e due occhi viola e magnetici.
Era così vicina alla finestra che pensai potesse entrare in quella buia stanza. Tesi una mano e realizzai, stupita, che una mano artigliata era andata a posarsi sul viso della giovane dai capelli rossi.
Questa parve infastidirsi del gesto e si scostò brutalmente. Si preparò per dare un calcio verso di me quando Mephisto la scostò con gentilezza e, una volta avvicinato, tese davanti allo squarcio davanti a me quello che sembrava essere il mio bracciare.
Scostai i miei occhi dalla finestrella al mio polso per poi ripuntarlo sullo schermo. "Che gioco è?" 
Vidi la mano di Mephisto prendermi il polso e agganciarmi il bracciale. La vista mi si oscurò nuovamente e priva di forze caddi con la testa a terra.


Angolo dell'Autrice
Ciao Ragazzi :D Sii, sto dando libero sfogo alla mia immaginazione :3 Ho cominciato anche a programmare un bel finale ma ce ne vorranno di capitoli prima che arrivi. *--* Vi è piaciuto questo capitolo? Un po' lunghino ma dovevo mettere ogni dettaglio, la vera natura di Astrea sta venendo a galla :D Daiii, ditemi ditemi, che ne pensate??? Avete capito chi è la ragazza dai capelli rossi ;) Beh, ora corro a proseguire il racconto così da stabilire il vero inizio :D
Mephisto: Dewa, Cominciamo >:D
Autrice: *Da un'ombrellata sulla testa di Mephisto* RITORNA AL TUO POSTO!
Domanda del Capitolo: Avete capito chi è la rossa nella finestrella? 
Anteprima Capitolo 7: "Eccoci qui, Mademoiselle"
"Sapevo di non dovermi fidare! Lo sapevo!"
"Che cosa...mi è preso?"

Alla prossima :D
 

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