When The Sky Turns Into Grey

di Giuggia89
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** When The Sky Turns Into Grey ***
Capitolo 2: *** They Won't leave Me Alone ***
Capitolo 3: *** If I Don't make it Someone else will ***
Capitolo 4: *** Shadows from the past ***
Capitolo 5: *** Too Hard to Break, too Hard to Hold ***
Capitolo 6: *** There's only one way home ***
Capitolo 7: *** Stand and Fight ***



Capitolo 1
*** When The Sky Turns Into Grey ***


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01- When The Sky Turns Into Grey

Faceva freddo. Molto freddo. Il gelo gli entrava nelle ossa ma non voleva, non poteva smettere di camminare.

Insonnia? Era quella la malattia di cui soffriva? Probabilmente così i medici l’avrebbero definita.

Lui preferiva chiamarla con il suo vero nome: sete di vendetta.

Tirò un calcio ad un sassolino che ingombrava il passaggio, e si strinse ancora più forte nell’impermeabile, evidentemente troppo leggero per quella nottata di fine ottobre.

Aveva fatto male i calcoli: faceva più freddo di quanto avesse pensato.

In quel momento sarebbe potuto essere disteso nel suo letto, nella stanza che condivideva con Harry e Blaise a Grimmauld Place, al calduccio, sotto le coperte, a sognare qualcosa che la mattina dopo non si sarebbe ricordato ma che sicuramente gli avrebbe lasciato una sensazione di benessere e felicità…

Ma che diavolo stava dicendo?! Erano mesi che, quando si addormentava, faceva di tutto fuorché sogni dolci e rilassanti.

Incubi. Di questo si trattava. Solamente incubi pieni di sangue e massacri.

E la stessa scena che si ripeteva centinaia di volte, la stessa scena che lo tormentava di giorno, ad ogni ora del giorno, di notte si insinuava anche nei suoi sogni, trasformandoli in incubi spaventosi che non gli permettevano di dormire.

...c’era Lui che compariva in mezzo alla folla.

Vivo di colore, spiccava accanto alle masse informi di corpi che si muovevano, totalmente sbiaditi e privi di importanza…e uccideva…uccideva i suoi genitori senza pietà…e i suoi fratelli…e non risparmiava nessuno.

Erano in guerra, chi non lo sapeva?! E lui, facendo parte di una squadra speciale di Auror, ne era ancora più consapevole.

Ma da quel giorno, tutto era cambiato…

Quanto tempo era passato? Non lo sapeva neanche più…

E anche la guerra, quand’è che era iniziata? Perché era iniziata? Perchè era convinto che non sarebbe mai finita?

Domande…senza risposta. Era inutile porsele. A cosa serviva se non a buttare ancora di più il morale a terra? No, no, non pensarci…

Facile a dirsi…

Scrollò la testa per scacciare via quegli orribili pensieri, e alzò lo sguardo sulla via che stava percorrendo da ormai dieci minuti, deserta.

Saranno state più o meno le tre e mezza di notte e si trovava in un quartiere residenziale babbano vicino alla stazione di King’s Cross.

O meglio: di quel poco che rimaneva della stazione di King’s Cross.

E del poco che rimaneva anche del quartiere residenziale, un tempo neanche tanto lontano uno fra i più rinomati quartieri della città, ridotto a un cumulo di macerie da un gruppo di Mangiamorte.

E tutto per colpa di quell’idiota di Rufus Scrimgeour, quell’incompetente senza cervello del loro attuale Ministro della Magia.

Mandare venti matricole senza nessuna esperienza in un covo di Mangiamorte…da pazzi!

Ovvio che quelli si sarebbero vendicati.

Scosse nuovamente la testa, non trattenendo una risata sommessa, tutto fuorché divertita.

Un rapido incedere di passi alle sue spalle.

Non ebbe il tempo di estrarre la bacchetta che gli furono addosso.

Due lo presero per le braccia, un altro gli sferrò un pugno in pancia, un terzo un calcio agli stinchi.

Colto alla sprovvista cadde sulle ginocchia, accasciandosi al suolo quando il sostegno dei due che lo immobilizzavano venne meno.

Con un braccio si strinse lo stomaco, e sollevò con fatica lo sguardo, cercando di capire cosa stesse accadendo.

C’erano quattro ragazzi che avranno avuto si e no la sua età, forse meno, espressioni strafottenti dipinte sui volti.

Quello che sembrava il capo lo fissava dall’alto in basso con sguardo arrogante.

Era un ragazzotto alto, sui vent’anni, robusto, e lo aveva dimostrato con il pungo che aveva gli aveva sferrato allo stomaco. Sembrava sicuro ma il suo sguardo color del mare tradiva ansia. Sicuramente non era un delinquente di professione.

Ma si sa, la guerra spesso trasforma molti in quello che non avrebbero mai pensato di dover diventare.

“Sembri messo bene mio caro…sgancia tutto quello che hai e ti prometto che ti lasceremo andare senza farti del male…!” Lo minacciò, puntandogli un coltello alla gola, dopo averlo afferrato per i capelli.

Del tutto inaspettatamente, Ron rise, lasciando interdetti tutti i ragazzi.

“Cosa cazzo hai da ridere, piccolo bastardo? Hai capito quello che ti ho detto?! Non costringermi a fare qualcosa che non vorrei fare.” Disse colui che si spacciava per il capo di quei quattro banditelli improvvisati, tirandogli nuovamente una ginocchiata dritta sul naso.

Sembrava un ragazzo di buona famiglia. Probabilmente un tempo abitava in una di quelle case ora ridotte in macerie con i suoi due genitori, magari qualche fratello o sorella, una domestica, e perché no, magari un cane, un gatto…

E, magari, aveva perso tutto a causa dei Mangiamorte…

…Mangiamorte…una parola di cui probabilmente non conosceva neppure il significato, ma che aveva ormai cominciato a temere: vittima di una guerra che non lo riguardava, che non riguardava il suo mondo.

Dopottutto, nelle guerre, le vite innocenti sono spesso quelle più facili da prendere come bersaglio.

Lui non aveva mai creduto una sola volta, in vent’anni di vita, che la vera ragione della guerra di Voldemort contro i babbani potesse essere veramente considerata tale. Tutti potevano dirgli che non era vero, che Voldemort era un pazzo omicida, razzista, che aveva fatto suo il malcontento delle classi nobili di tutti i tempi….ma lui non ci aveva mai creduto.

La vera ragione della guerra, secondo lui, andava cercata dentro l’uomo che bramava potere, seguaci, qualcuno da comandare…e le ragioni di quest’uomo andavano cercate dentro un bambino vissuto in un orfanotrofio, sempre alla ricerca di attenzioni, sempre alla ricerca di affetto, che aveva visto nelle proprie origini famigliari un qualcosa da cui poter trarre tutto questo, mettendosi a capo di una rivolta, mettendosi a capo di un movimento che aveva radici antiche…idee troppo remote per poter essere ancora valide…

Era vero, anche i babbani a loro modo in tempi antichi avevano tentato di ‘bruciare le streghe’. Ridicola come scusa!

Quante volte aveva sentito questa frase uscire dalle labbra convinte di Draco Malfoy, ai tempi della scuola? Con quella smorfia austera e decisa.

E tutte le volte rideva, chiedendogli quante ‘streghe’ i babbani erano veramente riusciti a uccidere in quel modo “Ma non li leggi i libri di storia, Malfoy?!” ridacchiava.

E Draco, offeso e imbronciato rispondeva che si, li leggeva e che forse, e diceva forse, era probabile che non fosse veramente morta nessuna strega vera e propria. Ma era il fatto che quei luridi esseri inferiori avessero anche solo pensato di poterli sfidare ad essere grave di per sé. Non avrebbero mai dovuto provarci, e nessuno di loro avrebbe mai pensato di abbassarsi a combatterli per sterminarli.

E, quando Ron provava solo a ribattere che non erano assolutamente esseri inferiori, allora era il turno di Malfoy di ridere. Era convinto che non ci fosse neanche da discutere: loro potevano con un solo gesto della mano ucciderne cinque insieme, e loro sarebbero dovuti essere almeno in dieci per avere speranze di uccidere uno di loro. Questo li rendeva inferiori “…e anche uno stupido Weasley incapace e ignorante, nonché un po’ ritardato come te fin qui ci dovrebbe arrivare!”

E a quella frase Ron scoppiava nuovamente a ridere, e lasciava cadere il discorso.

Ripensandoci a distanza di tempo, non poteva negare che Malfoy avesse ragione: se avesse voluto avrebbe potuto uccidere quei quattro ragazzi in un nanosecondo senza dar loro il tempo di battere ciglio.

Questo scatenò nuovamente la sua ilarità, e che gli costò nuovamente una ginocchiata in mezzo alle costole .

La cosa aveva del ridicolo. Perché stava li a prenderle allora?

Probabilmente per nessun motivo in particolare…semplicemente era tropo stanco, troppo arrabbiato, troppo…troppo stufo di tutto quello…di quella guerra inutile e senza motivo.

Perché lui combatteva?

Per vendicare la sua famiglia, i suoi fratelli, ok…ma questo valeva ora. Prima che loro venissero uccisi, perché aveva deciso di combattere?

…vallo a sapere cosa la sua testa bacata si era messa in testa di poter fare!

Il grande eroe? Ridicolo…quella era la parte di Harry!

Forse era quello intelligente che risolveva sempre le situazioni?!

Ridicolo pure quello. Non c’era neanche bisogno di dirlo, quella era la parte di Hermione. E lui chi era? Il povero sfigato che segue i due migliori amici e si trova invischiato in qualcosa di più grande di lui.

…e si ritrova a dover vedere i suoi genitori uccisi al matrimonio di suo fratello Bill…e uccisi anche Charlie….e Fred….e George…tutti…non era rimasto più nessuno.

A parte Ginny…lei era sopravissuta per una dannatissima e fottutissima influenza…che l’aveva costretta a restare a casa.

Per questo lei era accanto a lui, sempre, tutti i giorni, ora. Per questo, ogni volta che la vedeva andare in giro con la loro squadra, si mordeva la lingua, la ingoiava e la digeriva per evitare di prenderla in braccio e trascinarla a forza in una stanza, chiudercela dentro e buttare via la chiave.

Si, perché voleva salvare l’unica cosa che gli era rimasta, l’unica parte della sua famiglia che non se n’era andata quel giorno…si, perché l’unico altro componente della famiglia che non era morto fisicamente quel giorno era colui per cui continuava a lottare, era colui che voleva ad ogni costo uccidere, per vendicarsi.

E Ginny voleva la stessa identica cosa…ed era con questa scusa che l’aveva convinto…o meglio, costretto a permetterle di entrare a far parte anche lei del corpo speciale degli Auror. E lui, dopo mille discussioni, litigi, pianti, urla, aveva dovuto cedere. Ormai non era più una bambina…

E neanche lui; erano cresciuti, forse anche troppo presto. E avevano cominciato a lottare.

Lottare per una causa che non sembrava più così chiara…

Sconfiggere il Male? Ma chi era il Male? Tutti in quella guerra stavano uccidendo, chi più, chi meno.

Forse loro, che si presumeva fossero i buoni, non andavano in giro a distruggere interi quartieri residenziali abitati da ignari babbani innocenti. Ma facevano ben altro, come entrare nelle case di presunti seguaci del Signore Oscuro e uccidere tutti…uomini, donne, bambini, vecchi…persino cani, gatti e Elfi Domestici…qualsiasi tipo di creatura vivente. Tutti.

Quindi sicuramente non potevano considerarsi migliori…anzi…

Ma chi poteva dirlo? Ognuno combatteva per i propri ideali e per portare avanti la proprie convinzioni…o almeno questo sperava, perché altrimenti cosa stavano facendo?

Tutta quella situazione era ridicola…

“Frocetto, non so come cazzo fartelo capire! Smettila di ridacchiare e dammi tutto quello che hai, o finisce che con questo coltello di squarto la gola e la facciamo finita!” Era nervoso, si vedeva: la mano tremava e lo sguardo era spaventato, anche se cercava di nasconderlo con voce spavalda e maniere forti.

Ron alzò le mani, continuando a sorridere sotto i baffi.

Povero illuso. Cosa sperava di fare?

“…Calma, calma! Ti do tutto quello che vuoi!” Tenendo lo sguardo sfottente negli occhi azzurri del ragazzo di fronte a lui, Ron cominciò a frugare nelle tasche, facendo finta di cercare il portafoglio o simili. Estrasse invece la bacchetta e con tre mosse fece cadere a terra i quattro ragazzi e poi, con un ultimo tocco, li legò insieme come salami.

Allora cominciò a ridere forte. Sembrava veramente pazzo…lo ammetteva…in quel momento di testa ne aveva poca.

“…Non te l’ha mai detto la mamma che non dovresti prendertela con quelli più grandi di te?” Esclamò Ron, la cui risata si era spenta e ora fissava con sguardo serio e calmo gli occhi del ragazzo.

“Gradissimo figlio di puttana! Sei uno di loro! Sei un lurido bastardo, ecco cosa sei! Tu e tutti voi, tutta la vostra razza! Vigliacchi, ecco cosa siete! Facile parlare quando sventolando un affare di legno puoi mettere al muro quattro ragazzi! Facile…siete dei figli di puttana vigliacchi! Avete attaccato le nostre famiglie di notte, mentre dormivamo tutti…neanche il coraggio di attaccarci frontalmente avete!!!” Urlò il ragazzo, quasi in lacrime, contro Ron.

Era furioso. Qualcosa dentro di lui stava per scoppiare. Non doveva farlo…non doveva! Ma…ma…quel lurido figlio di puttana! Lo stava insultando senza neanche conoscere i fatti! Lo stava insultando senza neanche sapere chi era! Lui sarà anche stato un mago, questo glielo lasciava passare, ma lui con i Mangiamorte non aveva nulla a che fare!! Come volevasi dimostrare, la paura dei babbani verso i maghi si sarebbe sempre tramutata in odio e vendetta…E pensare che lui era uno di quelli che la notte dell’attacco era corso per primo sul posto, uccidendo tanti di quei Mangiamorte da aver perso il conto.

Era lui uno di quelli che aveva permesso a quei ragazzi di sopravvivere…o anche loro sarebbero già cadaveri mezzi decomposti sotterrati fra le macerie.

Non resistette……

“SECTUMSEMPRA!!!” Il petto del ragazzo si squarciò, facendo schizzare fuori un denso fiotto di sangue; parte di questo coprì gli amici del moro, ancora schiacciati contro il suo corpo ormai praticamente morto, a causa del forte impeto e desiderio che Ron aveva messo nel pronunciare l’incantesimo.

Parte invece schizzò proprio su di lui, su quel cappotto aperto, che aveva giudicato un po’ di tempo prima troppo leggero per la stagione. Rimase per un attimo impassibile.

Ma leggendo gli sguardi terrorizzati che aleggiavano sui visi dei ragazzi, pietrificati dalla paura, shockati…realizzò quello che aveva appena fatto: spalancò gli occhi, cadde in ginocchio.

Passò molto tempo prima che le urla atterrite dei ragazzi lo risvegliassero dallo stato di trance in cui era caduto.

In lontananza, tre ombre nere si avvicinavano, volteggiando nell’aria come senza peso.

E con loro si avvicinava anche il senso di oppressione, con loro si allontanava anche la luce della luna, delle stelle, dei pochi lampioni rimasti accesi.

Era probabile che i ragazzi avessero già avuto a che fare con i Dissennatori, per questo ne erano così spaventati. Con tutti i cadaveri che c’erano li intorno, quello probabilmente era stato per parecchio tempo il loro luogo dei divertimenti!

Ron decise che non doveva, non in quel momento, lasciarsi prendere dallo sconforto, ma più si avvicinavano, più era difficile tener fede alla decisione presa.

Immagini orribili si affollarono nella sua mente...cadaveri su cadaveri…dei suoi genitori, dei suoi fratelli…funerali…

E il cadavere del ragazzo li davanti che aveva appena ucciso, senza neanche sapere perché.

Era pazzo! Che i Dissennatori facessero pure quello che volevano di lui…non aveva assolutamente più voglia di vivere, non voleva più fare niente…

Ma una piccola luce si accese nella sua testa…un immagine di Ginny, sorridente…delle cene con tutta la famiglia la vigilia di Natale, i maglioni che sua madre faceva sempre per tutti loro, che ogni anno erano certi di trovare sotto l’albero. E poi vide Hermione…e Harry…e Blaise…e tutti i suoi amici…e sapeva che non poteva lasciarli.

Non poteva lasciare Hermione, che tanto si preoccupava per lui; non poteva lasciare Harry, che aveva già perso troppi amici e troppo persone care; non poteva lasciare Blaise, per cui era stato una giuda ma prima di tutto un amico.

E non poteva assolutamente lasciare Ginny.

E non poteva assolutamente morire lasciando vivere al posto suo quel lurido bastardo che aveva distrutto la sua felicità e la sua famiglia…non poteva…Percy Weasley non poteva sopravvivere dopo aver fatto quello che aveva fatto…

E Ron Weasley non aveva intenzione di lasciare che questo accadesse.

E con le immagini felici della famiglia riunita sotto l’albero di Natale, di Ginny che cammina per casa mostrando a tutti la nuova bambola che Percy le ha regalato, Ron si alzò in piedi ed evocò il più potente e rabbioso Patronus che qualsiasi mago ancora in vita avesse mai evocato, per poi svenire accanto al corpo del ragazzo che aveva, in un momento di debolezza, di pazzia, chiamiamola anche indecisione…un attimo in cui si era dimenticato tutto, si era dimenticato quello per cui lottava e per chi e con chi lottava…ucciso.

Un'altra vittima di quella guerra tanto ingiusta e insensata, quanto inevitabile.

**************

Buonasera. Vi presento la mia storia.

In realtà, vorrei che mi diceste qualcosa voi, non vorrei parlare io, visto che tengo molto a questo mio lavoro che ho cominciato parecchio tempo fa, e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.

Però vi devo qualche chiarificazione, credo: in primis, la storia è ambientata, come avete potuto notare, in un futuro ipotetico, ovviamente non post-settimo libro…al massimo sesto, ma gli eventi dei libri non sono per forza essenziali.

La storia sarà principalmente una Draco/Harry…ho sempre trovato questa coppia molto stimolante perché credo abbiano un po’ quel carattere di amore/odio che è ciò che ci vuole in una bella storia d’amore tormentata! ^-^ Comunque al momento non vi rivelo nulla sulla trama, lo scoprirete solo se vorrete leggerla.

Non sono escluse scene di sesso più o meno esplicite, quindi…io ho avvisato tutti.

Infine…per ora non ho nient’altro da dire.

Solo un enorme ringraziamento a colei che per un lungo periodo mi ha aiutato a creare questa storia, la mia Beta-reader Ichigo! ^-^

Se leggerai, ti ringrazio tantissimo!

A presto

Giuggia

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Capitolo 2
*** They Won't leave Me Alone ***


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02- They won’t leave me alone

 

Erano le tre e mezza di notte e non c’era verso che Harry riuscisse a prendere sonno. Se ne stava disteso sul suo letto nella stanza di Grimmauld Place che condivideva con Ron e Blaise a fissare il soffitto illuminato dalla luce lunare che filtrava dalla finestra.

Nel letto accanto a lui Blaise dormiva profondamente, immerso in chissà quali sogni.

Harry sorrise spontaneamente: se pensava a come lo avevano conosciuto, a come lui aveva trasformato il loro trio in un quintetto…contando anche Ginny ovviamente.

Erano passati poco più di due anni dal loro primo giorno di scuola del settimo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Quante cose erano successe da allora…tante…troppe…quasi da non riuscire a ricordare.

Harry scosse la testa, cercando di scacciare quei pensieri dolorosi dalla mente.

Si voltò verso il letto alla sua destra, che sarebbe dovuto essere occupato dalla sagoma addormentata di Ron, il suo migliore amico di sempre. Ma, come al solito, era inevitabilmente vuoto.

Harry sospirò, pensando a quante volte aveva, negli ultimi mesi, fatto a pugni con Ron, per costringerlo a smettere di rovinarsi la vita, di sporcarsi le mani, ma non c’era stato verso.

Da quando i suoi genitori, Fred e George insieme a Bill, Charlie, le loro mogli…erano stati tutti uccisi da Percy al matrimonio di Bill l’anno prima, Ron era cambiato. Aveva deciso che avrebbe fatto il possibile per ucciderlo, avrebbe venduto persino l’anima al diavolo se fosse servito.

E ogni stramaledettissimo giorno si malediva per essere sopravvissuto, per essere rimasto a piangere le loro morti. E perché anche lui ed Hermione erano scampati alla morte insieme a Ron?! Perché avevano attaccato, perché erano Auror professionisti…addestrati ad uccidere. E Ron si malediva ogni dannatissimo giorno per non aver fatto in modo di usare queste sue ‘capacità’ anche per salvare loro.

Ma era stato un attimo, non avrebbe potuto fare niente comunque: avevano ucciso ed erano scappati. Nient’altro. Erano venuti a disseminare dolore, era venuto a spargere dolore…e poi erano scappati via.

Uccidere. Questo era l’unico pensiero che Ron aveva in testa da quel giorno.

Certo, ognuno di loro voleva vendicarsi, voleva uccidere i Mangiamorte, voleva uccidere Voldemort…chi più di lui poteva capire quello che provava Ron? Ma non era questo. Lo preoccupava perché da quel giorno era totalmente impazzito, aveva cominciato a mettere in discussione tutto. Anche tutti i loro ideali, tutto quello per cui avevano sempre lottato, a mettere in discussione la realtà del Bene e del Male. A porsi domande che Harry aveva sempre pensato potesse porsi solo Malfoy…

E ultimamente aveva cominciato a non distinguere più il bene e il male: l’unica cosa a cui pensava era la vendetta. Contro tutti, contro il mondo…la morte era la sua compagna…la compagna di quelle notti solitarie in cerca di qualche Mangiamorte da uccidere.

E se non uccideva, se non trovava nessuno da uccidere…beh, ripiegava passando il resto della nottata nel letto di qualche sconosciuta, di qualche prostituta…o in qualche bar in compagnia di una bottiglia di Whisky Incendiario.

Non c’era verso di fermarlo. Era ossessionato…

Ed era ossessionato dal proteggere Ginny da qualunque cosa potesse essere pericolosa per lei…anzi, da qualunque cosa in generale.

Ancora Harry si chiedeva come la ragazza avesse fatto a convincerlo a farla diventare un Auror come tutti loro, ma non aveva ancora trovato una risposta. Forse lo aveva convinto che imparando a difendersi sarebbe stata più al sicuro. Non lo sapeva, poteva solo fare congetture. Nessuno dei due ne parlava mai, e quando si toccava l’argomento, tutti e due lo evitavano o uscivano dalla stanza con una scusa.

Ma di sicuro c’era che Ginny avesse dovuto lottare, e anche molto duramente contro suo fratello. Un pomeriggio erano spariti per delle ore, mettendo tutti in allarme; quando erano ricomparsi l’unica cosa che erano riusciti a capire era che Ron dava il permesso a Ginny di tentare l’ammissione per il corpo speciale degli Auror, quello di cui loro quattro facevano già parte da un anno circa.

D’altronde, Ron non le staccava mai gli occhi di dosso e aveva insistito che la mettessero in squadra con loro. Anche se la cosa non era del tutto fattibile, essendo lei una matricola, avevano chiuso tutti un occhio, perché dovevano ammettere che Ron era il miglior Auror di tutto il mondo magico attualmente in circolazione, e acconsentire a quella richiesta era sembrato persino doveroso. Anche se, bisogna aggiungere per dover di cronaca, non è che il ragazzo se ne fosse stato zitto zitto e buono buono ad aspettare…aveva sicuramente smosso le acque in modo non proprio civile, minacciando non poca gente. Ma anche questo glielo avevano lasciato passare.

Cosa si poteva raccontare ancora del loro passato? Tante cose…tutti loro erano cambiati, chi più o chi meno. Dopo che Voldemort era risorto, tante cose erano cambiate.

C’era stato lo scoppio violento, le prime incursioni di Mangiamorte contro i loro nemici, contro paesi babbani, distrutti, popolazione sterminata.

E cosa poteva fare Harry Potter? Intanto doveva finire la scuola.

Durante il sesto anno tutto era filato più o meno liscio…se non si contavano gli attacchi dei Mangiamorte che avevano fatto non poche vittime. Ma era ancora in corso l’organizzazione dei piani di attacco, delle strategie, della ricerca di nuovi seguaci…era stato un anno piuttosto tranquillo.

Si era divertito, nonostante tutto: il peso del Mondo continuava a gravare su di lui, ma prima doveva finire la scuola, no? Imparare il più possibile…

…e poi era stato tentato l’attacco a Hogwarts…qualcuno era morto, qualcheduno ferito…ma si erano ritirati in piedi.

Silente aveva voluto che la scuola rimanesse aperta sotto la sua protezione.

E poi c’erano i sospetti, le paure, ma la scuola aveva riaperto. E il trio non aveva abbandonato il preside.

E neanche molti altri studenti l’avevano fatto: erano tornati a scuola. Meno numerosi, ma uniti da qualcosa di più forte come la consapevolezza di essere lì, di essere accanto a Silente e di voler imparare per poi lottare, non chiudersi in casa come conigli fino a guerra finita. Non potevano farlo.

I genitori di Hermione si erano fortemente opposti al suo ritorno a scuola, ma la ragazza aveva tenuto fede alle sue idee, aveva motivato le sue scelte, la sua voglia di stare vicino agli amici di sempre e di crescere, di lottare con loro, non di scappare.

E la scuola era cominciata nuovamente.

Cosa era successo poi?

Chi può dirlo? All’inizio sembrava quasi un miracolo, un segno di una fine vicina.

Fforse il fallimento dell’attacco a Hogwarts aveva scoraggiato il Signore Oscuro e i suoi seguaci: questo era quello che si pensava.

Gli attacchi erano cessati.

Che stupidi, a ripensarci ora a due anni di distanza, che erano stati. Come avevano potuto non capire che quella temporanea calma era solo quella che si può percepire nell’aria prima della tempesta?

Illusi, ingenui.

E Silente…Silente era morto. Per colpa sua, come al solito. Stupido, troppo stupido. Perché, perché si fidava così tanto delle persone?!

L’amore l’aveva reso cieco.

Basta….faceva male pensarci. Non doveva più pensarci. Lo stomaco gli bruciava, la gola gli pareva aver preso fuoco, gli occhi cominciavano a pizzicargli. Dolore. Rimorso. Ma anche rabbia, delusione.

Tutti sentimenti che si mischiavano al rimpianto.

Ma era stato un anno sereno, la minaccia di Voldemort era sembrata sempre più lontana, gli attacchi erano rari e scoordinati: sembrava che l’organizzazione fosse caduta…ma che idioti!

Voldemort non era rinato per essere sconfitto alla prima battaglia!

Ma, come avrebbe dovuto immaginare, stava lavorando sotto terra, stava strisciando come sono soliti fare i serpenti, stava cercando di creare attorno a Harry un vuoto. Stava facendo in modo che si scavasse la fossa con le proprie mani.

Furbo…qualcuno l’avrebbe mai potuto negare?! Era un abile ammaliatore, un abile attore: fingere la sconfitta, per poi attaccare alle spalle.

Eccome se gliel’aveva fatta. Eccome. E, come al solito, lui era stato l’ultimo ad accorgersene.

Tutti lo sapevano, tutti glielo dicevano…ma quando mai lui ascoltava gli altri?! E, come spesso era accaduto anche in passato, qualcuno ci aveva rimesso la vita a causa della sua stupidità, del suo rifiuto di ascoltare.

E poi…Avevano finito la scuola. Giusto in tempo, perché l’anno dopo non avrebbe più riaperto. Tuttora rimaneva chiusa. Morto Silente, morto tutto…la sicurezza della scuola non era più considerata adeguata per poter ospitare dei ragazzi in un periodo pericoloso come quello.

E si erano arruolati nel corpo speciale degli Auror, avevano imparato a lottare, ad uccidere.

Lui e Ron non avrebbero voluto che anche Hermione si unisse a loro, ma chi riusciva a convincerla quella testa dura?! Non li aveva ascoltati neanche per un istante. Come poteva biasimarla? D’altronde era quello che aveva sempre fatto lui.

E la guerra continuava. Morti ovunque. Ma quello era normale: la guerra è la guerra.

Il problema era che anche loro erano diventati degli assassini. Lui lo era diventato. Lui che non era riuscito ad uccidere Bellatrix perché il suo animo da Boy Scout del cazzo glielo aveva impedito quella notte, al Ministero della Magia, durante il suo quinto anno.

...non che sarebbe cambiato nulla...stava il fatto che ora uccidere non gli faceva praticamente più effetto. Anzi…godeva ogni volta che riusciva a fare fuori un Mangiamorte. Non era ai livelli di Ron, ma continuando così ci sarebbe arrivato neanche tanto tardi.

E così, fra imboscate, soffiate, attacchi, la vita di tutti i giorni andava avanti…con Ron ed Hermione che battibeccavano sempre, Ron che rimproverava Ginny e non la mollava un attimo, Blaise che passava le giornate a struggersi d’amore per la rossa, che sembrava vivere su un altro pianeta e non accorgersene.

E lui…lui che sperava che quel calvario finisse presto…sperava di poter svolgere il suo compito nel minor tempo possibile: uccidere Voldemort.

E poi la pace sarebbe tornata nella sua anima e avrebbe finalmente potuto cominciare una nuova vita con i suoi amici di sempre. Tornare a essere tranquillo come era sempre stato prima di tutto quello. Ma lo era mai stato, in realtà? Non ci credeva realmente, si prendeva solo gioco di se stesso.

Ma avrebbe dovuto trovare qualcos’altro per cui vivere, diverso dal costante pensiero che un pazzo omicida là fuori stava mettendo sottosopra tutto il mondo, magico e non, seminando terrore e distruzione solo per colpa sua, al solo scopo di cercare lui, di avere lui…unicamente per uccidere lui. Non riusciva a vivere con questo pensiero.

Ma sapeva che l’avrebbe preceduto. Doveva anticiparlo: compiere il suo dovere e restituire a tutti una vita tranquilla, restituire ai babbani la loro vita al di fuori di tutte quelle stranezze e quelle morti, quella guerra di cui non conoscevano nemmeno le origini e le motivazioni, né il perché li coinvolgeva. Lo doveva loro, punto.

Questo era quello per cui lottava…

Ognuno di loro aveva qualcosa per cui lottare.

Ron e Ginny per la loro famiglia…

Hermione per Ron…

E Blaise…Blaise per riscattarsi…per dimostrare che un cognome non sempre fa di una persona quello che è. Che non per forza uno Zabini deve essere un Mangiamorte.

E Draco? per cosa lottava?!

Se l’era sempre chiesto.

Non poteva fare a meno di chiederselo tutti i giorni, quando era in giro in pattuglia, quando uccideva qualche Mangiamorte si chiedeva sempre dove fosse lui, che fine avesse fatto.

E si chiedeva perché avesse fatto tutto quello. In cosa credeva? Per cosa lottava?

Per la sua famiglia?

…non poteva biasimarlo certo…al posto suo, Harry non poteva essere sicuro che non si sarebbe comportato nello stesso modo.

Poteva solo sperare in una cosa: che stesse bene. Per il resto, non voleva più avere niente a che fare con lui. Lo odiava, quello era il sentimento che provava. Non c’era altro, non c’era mai stato altro. Non avrebbe mai ammesso che ci fosse stato dell’altro

Tutti combattevano per qualcosa, giusto o sbagliato che fosse.

Ma come tutto nella vita, quelli erano sono punti di vista.

 

***********************

 

Secondo Capitolo. Per molto tempo sono stata indecisa se questo capitolo dovesse esistere o essere integrato alla storia perché, sostanzialmente inutile. Diciamo che, in realtà, potrebbe fare ancora parte del primo, potrebbe essere ancora una introduzione. L’ho voluto comunque pubblicare perché in fondo può essere utile per concludere la “presentazione” più o meno. Per dare un quadro un po’ più ampio.

In ogni caso è corto. Quindi…

Nel prossimo capitolo comincerà la storia vera e propria. Basta monologhi interiori e riflessioni!^-^ Spero vi piaccia comunque anche questo piccolo intermezzo…!^-^

Mi farebbe molto piacere mi faceste sapere cosa ne pensate! ^-^

Grazie mille

Alla prossima!

 

Ringraziamenti:

 

_Light_: Ti ringrazio immensamente, davvero. Il tuo commento così approfondito mi ha veramente molto aiutato, mi ha tirato su il morale e mi ha dato nuova ispirazione! ^-^Sono molto molto contenta che ti piaccia come scrivo…e soprattutto che il lavoro risulti fluido, perché è proprio su ciò che ho lavorato per parecchio tempo…^-^ Comunque…Per il personaggio di Ginny…mi fa piacere. Io sostanzialmente non sopporto il personaggio di Ginny, nelle fic ancor meno. E quindi mi sono creata una mia Ginny…^_^ E, dopo averla creata e fatta maturare in un altro mio scritto, ho sfruttato tutto il lavoro per riportarla qui. La considero in molti modi il mio alter ego! XD Quindi mi ha fatto piacere tu l’abbia notata subito, nonostante non compaia quasi per nulla! XD Per la caratterizzazione…è una delle cose a cui tengo di più, in un racconto. Mi piace esplorare la psiche dei personaggi e descrivere come determinate cose o determinate azioni hanno influito su di loro…in ogni caso, credo tu sia stata troppo buona, ma l’ho veramente apprezzato! XD Questo capitolo è un po’ così, per lo più inutile, a mi andava comunque di pubblicarlo…nel prossimo comincerà a svilupparsi la trama e compariranno anche tutti gli altri personaggi…XD Ancora grazie mille…spero di risentirti presto! Bacioni….Ps: mi sono dilungata enormemente…….ahah scusa!

 

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Capitolo 3
*** If I Don't make it Someone else will ***


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03- If I don’t make it, someone else will

Notte. L’allarme li aveva colti preparati, come sempre, e li aveva costretti ad abbandonare i loro sogni, i loro incubi o la loro veglia per chiamarli a svolgere il proprio lavoro.

In un tempo calcolato di non più di dieci minuti (un solo minuto di ritardo sarebbe potuto essere, in alcuni casi, fatale) si erano ritrovati tutti e quattro nella Sala Comune del Nuovo Quartier Generale per l’addestramento del copro speciale degli Auror, al quale appartenevano.

Erano svegli, pronti, divisa indossata e occhi vigili e attenti a tutto.

Nella Sala li attendeva il Generale Lew Nixon e gli altri loro cinque compagni, Luna Lovegood, Neville Paciock, Vanilla Sky, Lucilla Saint James, Rodolphus McLiar e il loro Caposquadra Marius Fletcher, tutti pronti ad intervenire.

Quando furono tutti riuniti, Nixon parlò, la voce nervosa e severa rimbombò nel vuoto della Sala.

“Ci è giunta notizia di un attacco di Dissennatori in Swinton Street ai danni di quattro ragazzi presumibilmente babbani e un mago, non ancora identificato, che pare possa essere un Auror.” E lanciò un occhiata a Harry, facendo intendere che la mancanza di Ron nel loro quartetto non faceva presagire nulla di buono.

Delle ‘scappatelle’ notturne di Ron, così le chiamavano, ne erano tutti a conoscenza. Ed era capitato già molte volte che si fosse cacciato in qualche guaio. E quando c’era di mezzo lui c’era da aspettarsi poco di buono.

“Voglio che vi rechiate immediatamente nel luogo dell’attacco. E voglio immediatamente un resoconto da parte tua, Vanilla: nel caso ci fossero problemi, contatterò immediatamente il Signor Rubens e vi manderemo in soccorso quante più squadre di Auror possibile. Capito, signor Fletcher?” Scoccò un occhiata di rimprovero a Marius, il loro Caposquadra, che annuì abbassando lo sguardo. “Non cerchiamo di fare gli eroi  come al solito.”

Marius Fletcher era un tipo in gamba, lo ammiravano tutti all’interno della squadra, e anche al di fuori. Bello, con il corpo statuario sempre abbronzato, anche a Gennaio, i lunghi riccioli biondi che cadevano a stuzzicare la punta del naso, che spesso si contorceva in quella smorfia buffa che lo caratterizzava, con quegli occhi di un blu tanto scuro da poter sembrare nero. Aveva quasi raggiunto la soglia dei quaranta, ma sembrava essere ancora un bambino un po’ troppo impulsivo. Tutto d’un pezzo e convinto di quello che faceva, sosteneva le sue idee sempre con determinazione e a volte, forse, con fin troppo furore…e spesso il suo orgoglio lo metteva in seri guai. Non a caso andava perfettamente d’accordo con Ron.

“Non si preoccupi! Ragazzi, al mio tre bacchette pronte e ci smaterializziamo in Swinton Street!” Tutti annuirono, estraendo le bacchette.

Con ancora l’eco del ‘tre’ nelle orecchie, i dieci compagni si ritrovarono a destinazione, nella via deserta e fredda, circondati da macerie e cadaveri sepolti sotto di esse.

Poco lontano, riuscirono ad intravedere le sagome di alcune figure stese a terra.

Avvicinandosi, si trovarono davanti una scena decisamente macabra: quello che riconobbero essere Ron era disteso per terra, rannicchiato su se stesso e coperto di sangue. Poco distante da lui solo alcuni passi, giacevano quattro ragazzi legati da un incantesimo con una stretta corda. Uno di questi giaceva riverso su se stesso, con il petto squarciato, il sangue ancora caldo che si era riversato sui suoi compagni di prigionia impregnava l’aria con l’odore della morte.

Harry rabbrividì e, seppur con riluttanza, si avvicinò ai tre ragazzi, semi incoscienti.

Neville lo seguì, e cominciò ad esaminare il cadavere: il suo ruolo, come per tacito accordo, era solitamente quello di ‘medico legale’, o qualcosa del genere. Ma non si lamentava, l’aveva scelto lui: meglio studiare i cadaveri altrui che rischiare di diventarlo lui stesso. Non che non combattesse, anzi…ma gli piaceva pensarla in questo modo.

“Sono svenuti.” Appurò Harry, che si alzò, e si guardò intorno, notando che Ginny, Blaise e Marius avevano appena concluso il giro di ricognizione, decretando che nei dintorni non c’era alcun tipo di essere che avesse una parvenza di vita, se non si contavano gli animali che girovagavano a far banchetto.

Hermione, che si era subito buttata per terra accanto a Ron, annuì, accarezzando la testa del ragazzo, che aiutò ad alzarsi.

“Non ti preoccupare, piccola! Ce la faccio da solo.” Dichiarò Ron, con voce roca.

Vanilla, che volteggiava a qualche metro da terra, con le gambe incrociate, chiuse gli occhi ed inviò un messaggio mentale a Nixon, come aveva richiesto.

Lucilla e Marius invece avevano semplicemente fatto da pali, e ora aspettavano che Neville dicesse qualcosa, prima di poter tornare al quartier generale.

“Morto. Sectumsempra. Uno dei tuoi incantesimi preferiti, se non sbaglio…?” Neville si rialzò, e sibilò quelle parole con amarezza, mentre si spolverava i pantaloni della divisa, per poi incontrare gli occhi di Ron, con sguardo furioso.

Che si odiassero, era noto a tutti: Neville non sopportava come si comportava Ron, quello che faceva. Non tollerava che fosse permesso ad un assassino del genere di continuare a far parte di una squadra.

Ron era un vendicatore solitario.

I membri di una squadra agiscono sempre cercando di non fare nulla che possa mettere in pericolo il resto del gruppo; ognuno dei componenti sa bene che un errore potrebbe essere fatale per tutti gli altri.

Ron invece faceva l’esatto contrario: ogni stramaledettisima volta metteva in pericolo le vite di tutto il suo gruppo. Questo era intollerabile! E Neville non lo sopportava. Non sopportava quel suo atteggiamento da grand’uomo, non tollerava quel suo menefreghismo nei confronti degli altri, non sopportava che tutte le volte gliela facessero passare liscia perché si presumeva che fosse il miglior Auror dai tempi di Saltrix Monster Lucillanimus, non lo sopportava: gli dava sui nervi.

E lo avrebbe volentieri preso a pungi, se gliene fosse mai stata offerta l’occasione.

Ma si tratteneva.

Ron scoppiò a ridere, una risata nervosa e isterica, di quelle che sapeva Neville non sopportava.

“Ma bravo Dottor Paciock! Che intuito!”

“Hai una gran bella faccia tosta! Hai ucciso un babbano indifeso senza alcuna pietà e senza alcun motivo, e hai il coraggio anche di ridere in faccia a me?!” Rispose, adirato.

“Si, giudice caro. Chiamasi ‘legittima difesa’: mi ha aggredito, io ho risposto al fuoco!”Rispose, acido e ironico.

“Con cosa ti ha aggredito, con questo forse?!” Mostrò il coltello dal manico insanguinato che il ragazzo teneva in mano fino a qualche istante prima. “Non farmi ridere! Cosa mai ti avrebbe potuto fare?! Sei un lurido, vigliacco assassino e…”

“Basta ragazzi, ne discuterete più tardi. Non è né il momento, né il luogo: è rischioso rimanere qui. Al mio tre, tutti al Quartier Generale.” Sentenziò Marius, dando un taglio a una delle ormai quotidiane litigate fra i due ragazzi. E poi aveva un brutto presentimento. Quel posto non gli piaceva per niente, gli faceva venire i brividi.

Neville e Ron, pur continuando a squadrarsi poco simpaticamente, per usare un eufemismo, annuirono, e dopo pochi istanti si ritrovarono nella Sala Comune del Quartier Generale da dove si erano smaterializzati pochi attimi prima.

Era ridicolo ritrovare, ogni volta che tornavano da una ‘missione improvvisa’ dopo un allarme, tutto l’intero Ministero della Magia riunito in quella sala, che spesso era adibita anche a palestra nei grandi tornei interni.

Fosse morto un gatto o ci fosse stata la catastrofe più disastrosa di tutte, ogni volta erano tutti lì , con le stesse espressioni fintamente preoccupate, con la stessa aria impettita …ma come facevano a farsi comandare da tali incapaci? I loro modi facevano rimpiangere la mancata tempestività di Caramell, che, sebbene inutile e scarsamente produttiva, si rivelava più efficace degli ordini impartiti da Scrimgeour, emanati al solo scopo di dimostrare all’opinione pubblica quanto il Ministero fosse puntuale e rigoroso, ma spesso totalmente inutili e persino contro produttivi.

Neville lasciò che gli ‘ostaggi’ venissero posati inavvertitamente proprio sotto il naso di costui dal suo incantesimo di Levitazione…ma guarda che disdetta!

Il Ministro arricciò il naso, nauseato, ma li sorpassò con un lungo passo, seguito dal Direttore dell’ufficio perla Difesa Magica nonché capo Supremo del Corpo degli Auror il signor Rolf Rubens, e qualche tirapiedi di poco conto.

Impeccabile come al solito, il Primo Ministro esternava la sua solita aria onnisciente. Seguivano poi i vari Generali, compreso Nixon, e qualche Auror accorso lì alla notizia.

“Ehm, ehm…ecco! Bentornati! Fletcher, potrebbe per favore renderci partecipi di quanto accaduto? C’era qualche ferito? Mi sono giunte notizie di un morto…c’era qualche Dissennatore o Mangiamorte nelle vicinanze?!” Chiese Rubens, avvicinandosi ai ragazzi, che sbuffarono, mentre Marius faceva un passo avanti.

“Nessun ferito, Signore. Abbiamo un morto però. Le modalità della vicenda sono ancora tutte da chiarire, ma sulla scena del crimine era presente uno di noi, l’Auror Weasley, che credo potrà fare luce sulla faccenda. Per quanto riguarda il secondo punto: non c’era anima viva nelle vicinanze. E neanche qualche anima non-morta, a dirla tutta. Era deserto.” Rispose, trattenendosi dal mandare a quel paese il Ministro della Magia, che in quel momento stava girando attorno ai tre ragazzi che giacevano ancora legati per terra, che cominciavano a svegliarsi.

“Bene, molte grazie. Allora, Weasley, ci vuole illuminare lei sull’accaduto?!” Chiese il Ministro, con un tono di voce cha lasciava trasparire della chiara ironia, come se già fosse a conoscenza dell’ovvia risposta, fermandosi un secondo e volgendo altrove l’attenzione concentrata fino a poco prima sui ragazzi ai suoi piedi, che seguivano la scena totalmente basiti.

Ron ridacchiò: il solito tono che tutti usavano con lui. Patetico.

A che pro domandare, quando già tutti sapevano la risposta?

Tanto valeva evitargli quell’inutile spreco di fiato.

Sbuffando impercettibilmente e scostando una ciocca ribelle dal viso, fece un passo avanti e prese il posto di Marius.

“Cosa vuole che le dica Ministro? Ho ucciso quel ragazzo perché mi stava antipatico! Parlava troppo e si atteggiava da grand’uomo. Cosa mi farà ora? Mi sculaccerà?!” Sorrise, sfidandolo.

“Il suo solito senso dell’umorismo, Signor Weasley!” Ridacchiò nervosamente l’uomo, fissandolo con sguardo truce. “Ci racconti esattamente quello che è successo, battute a parte!” Lo intimò.

“E va bene, se proprio insiste. Anche se non so se riuscirò a fare a meno delle battute.” Quanto gli dava sui nervi quell’uomo! Ostentava onniscienza artificiosa, per mascherare la propria inettitudine. Era un essere inutile; l’unica cosa che sapeva fare era parlare tanto e fare errori strategici uno di fila all’altro, dando la colpa a loro. “Vede, facevo la mia solita passeggiatina notturna, quando mi ritrovo questi quattro ragazzi addosso che mi vogliono derubare. Ora, capisce, mi sono dovuto difendere! E poi, sa come vanno queste cose. Quello ha cominciato ad insultare un po’ troppo e io mi sono lasciato prendere la mano. E poi sono arrivati i Dissennatori, che ho cacciato via a suon di pedate. Questo è quanto!” Fece un passo indietro con un inchino, seppur non molto fermo, visto lo stato di precarietà fisica in cui si trovava.

Per lui il discorso era chiuso.

Ma per Scrimgeour evidentemente No.

“Weasley, mi fa veramente morire dalle risate a volte! Mi vuol far credere che un Auror del suo livello ha ucciso un ragazzo babbano solo perché l’ha provocata?’” La risata echeggiò in tutta la sala, ma non fu seguita da altro.

Solo il silenzio e lo sguardo a dir poco furioso del Ministro quando si accorse che, a quanto pareva, Weasley non sembrava stare scherzando.

“Bene. Molto bene. Voi tre? Chi siete? Confermate quello che ha detto?” Di chi fossero in realtà non gli importava granché: la cosa che più gli premeva in quel momento era salvarsi il culo. Perché se non fosse riuscito a dimostrare il contrario, ci sarebbe finito lui nella merda con la stampa, ci avrebbe rimesso lui.  Non Weasley.

O meglio, Weasley ci avrebbe rimesso, certo, ma era lui che avrebbe dovuto vedersela con la gente che gli avrebbe chiesto cosa ci facesse un pazzo assassino fra le file dei suoi migliori uomini. No, non poteva permetterlo.

I ragazzi però, con suo enorme disappunto, annuirono, non riuscendo a proferire una parola.

Silenzio. Durante il quale il Ministro continuò a tormentarsi le mani mentre Ron fissava il suo volto con soddisfazione: era nei guai, ma cosa gliene importava? Se poteva portare con se anche quel figlio di puttana di Scrimgeour, il gioco valeva la candela.

“Bene. Molto bene.” Non sapeva più che inventarsi. “Credo che questa sarà una cosa da mettere ben in chiaro. Nel frattempo: Signor Paciock, cosa ci dice del ragazzo morto?” Chiese.

Ovviamente, con l’espressione ‘una cosa da mettere ben in chiaro’ intendeva ‘una cosa da seppellire al più presto e senza scandali’.

Neville fece un passo avanti, orgoglioso. Non che Scrimgeour gli stesse simpatico, anzi, lo odiava più di ogni cosa al mondo. Ma odiava moltissimo anche Ron: due piccioni con una fava insomma!

“Signor Ministro, il ragazzo, da quello che ho potuto appurare ad un primo esame, sembra essere stato sventrato da un incantesimo ‘Sectumsempra’. Tipico, direi…” Aggiunse, per punzecchiare Ron. “A parte questo, niente di particolare.”

“Dove si trova ora il cadavere?” Chiese Rubens.

“Dove è stato trovato, Signore.”

Il Ministro lanciò un occhiataccia a Rubens, facendogli capire che non aveva gradito l’interruzione.

“Dicevamo: aveva armi addosso? Qualche segno di colluttazione, qualcosa di simile? Era ubriaco, drogato?!” Si stava arrampicando sui vetri cercando di trovare un appiglio, prima o poi.

 “Si signore: un coltello. Altro non ho trovato. Non posso dire se potesse ubriaco o drogato o quant’altro: ci vorrebbe un esame più accurato. Credo comunque di no, Signore.” Si che li odiava tutti e due, ma detestava anche dover mentire. E comunque non gli sarebbe piaciuto, nonostante tutto, vedere Ron finire ad Azkaban…

…a dir la verità non ne era proprio sicuro.

“Perfetto: questo dimostra la teoria di autodifesa del signor Weasley. E anche i tre ragazzi qui presenti hanno confermato quello che ha detto il signor Weasley, cioè che lo hanno attaccato. Quindi, tutto a posto. Credo che ci siano prove sufficienti per scagionarla. Solo uno spiacevole incidente!”

“A dir la verità noi non abbiamo mai detto niente del genere! Abbiamo solo annuito quando ci ha chiesto se l’ha ucciso solo perché l’aveva provocato!” Ribatte uno dei ragazzi, facendosi coraggio, con rabbia.

“Sorvolando sul fatto che avreste dovuto ascoltare con più attenzione il discorso, che si riferiva proprio a quello. Ma anche se fosse rivolto solo a quella frase, non avete comunque negato che il signor Weasley è stato provocato, quindi…” Rispose sventolando una mano ostentando un cipiglio annoiato.

“Ma…!?” Provò un secondo.

“Niente ‘ma’! Non vi preoccupate di niente. Giustizia è stata fatta. Qualcuno dia loro un pasto caldo, dei vestiti e poi riportateli da dove sono venuti. Se fanno troppa opposizione, vi autorizzo ad usare l’Oblivium. Detto questo, se volete scusarmi, mi congedo e torno alle mie faccende.”

“Si, dormire!” Sibilò fra i denti Ron.

“Diceva qualcosa, signor Weasley?!” Chiese il Ministro, che in realtà aveva sentito benissimo.

“No, signore, niente…le auguro una buona giornata!” Sorrise, con una tipica espressione falsa.

Ma il Ministro ci era abituato. Sorrise anche lui con espressione di finta cordialità, e uscì dalla stanza, seguito da alcuni dei suoi tirapiedi e dal signor Rubens. Poco dopo, anche gli Auror che erano rimasti ad osservare la scena, uscirono lentamente dalla stanza, portando con loro i tre ragazzi, decisamente scossi dall’accaduto.

Seguirono i Generali, Nixon compreso, che lanciò un occhiata di rammarico a Ron prima di chiudersi la porta alle spalle, lasciando la sua squadra migliore alle prese con se stessa.

“Che essere immondo che è quel figlio di buona donna di Scrimgeour.” Sibilò Rodolphus fra i denti.

Ginny lo fissò per un istante e ridacchiò: era strano sentire Rodolphus parlare male di qualcuno. Era un tipo calmo, imperscrutabile, che non lasciava mai trasparire niente. Il tipico ragazzo pacato e studioso, nonché pieno di mistero e di fascino, con quei suoi sorrisi enigmatici che era raro riuscire a comprendere. E quegli occhi color giada che contrastavano vistosamente con i capelli amaranto, un colore decisamente poco consono…occhi profondi e cupi, pieni di dolcezza ma che sapevano trasformarsi anche in dardi di fuoco al momento giusto.

Era stato, per un periodo neanche tanto breve, quasi sette o otto mesi, il ragazzo di Harry.

Quando lo aveva scoperto Ginny era rimasta a bocca aperta e non aveva potuto fare a meno di ridere per ore. Erano così simili, infondo. Sembravano portare la maschera degli eroi buoni, ma quando la toglievano, si stentava a capire chi erano veramente.

Ma se ripensava a Malfoy…quello era stato il culmine del paradossale!

Scosse la testa, continuando a sorridere.

“A chi lo dici? Per salvarsi la pelle ha deciso di non mandare il nostro assassino di professione in prigione. Cavolo Weasley, anche questa volta l’hai fatta franca!”  Vanilla gli tirò un pugnetto sulla spalla.

“Eh già! Tutto merito del nostro Paciock, qui, che ha deciso che un po’ gli spiaceva di vedermi finire ad Azkaban così presto! Non ti sforzare così tanto la prossima volta, eh?” Lo prese in giro Ron.

“Sei un lurido verme assassino, punto. L’ho fatto solo perché io sono onesto e non dico cazzate se non ho le prove che siano vere. E fino a prova contraria quello che ha detto Scrimgeour può anche essere la verità. Nonostante, conoscendoti, ne dubito fortemente.”

“Bene, perfetto, allora Peace and Love!” Ron sorrise e fece il verso a Neville, prima di essere interrotto da Harry.

“Come siamo passati dai Mangiamorte ai babbani, Ron?” Chiese, duro, piazzandoglisi davanti con le mani ai fianchi.

“Capita, sai: nella foga del momento.” Rispose Ron, mantenendo il sorrisino di sfida.

“Ron, non sto scherzando…” Lo ammonì.

Un attimo di silenzio.

“Che cazzo vuoi che ti dica, eh?! San Potter, lo so anche io che ho fatto una cretinata! E credi che non mi senta in colpa? Ma quello mi ha paragonato a Loro! Capisci? Ha detto che ero un lurido pezzo di merda come quelli che avevano ucciso tutti i suoi genitori e la sua famiglia attaccando in piena notte il loro quartiere! Come credi che mi sia sentito?! Lo so, non ci sono scuse, mi sento male di mio: non avrei dovuto farlo. Ma che ci posso fare? E’ successo. Come vedi non ho neanche cercato di discolparmi: è stato Scrimgeour, ha fatto tutto da solo. Chiuso l’argomento, ora, per favore, non parliamone più. Buona notte!”

E senza lasciare a nessuno il tempo di ribattere, uscì dalla Sala sbattendo la porta.

**************

Finalmente sono riuscita a presentarvi i personaggi! ^-^ Più o meno…al momento mi sembra di parlare da sola in realtà, visto che c’è solo un'unica anima buona che è stata così gentile da commentare i miei capitoli…XD Che però ringrazio vivamente, ma ci penserò dopo…! Allora…non c’è molto da dire, finché non mi dite qualcosa voi lettori (e lo so che qualcuno c’è! Ahah)…quindi…

Come avete potuto notare gli avvenimenti dei libri sono un po’ modificati.

Scrimgeour non ci fa una bella figura, ma voglio rappresentarlo proprio come l’idiota che secondo me è…

Infine….il rapporto contrastato tra Neville e Ron mi piace molto perchè mi da la possibilità di mettere a confronto due stili di vita completamente diversi.

Per Vanilla che ‘galleggia’ a mezz’aria non vi preoccupate, non sono impazzita, ho delle spiegazioni! XD

Spero di sentire altri pareri…Grazie comunque a chi legge!

Giuggia

Ringraziamenti:

_Light_: al momento sto pubblicando praticamente solo per te, visto che sei l’unica anima buona che è stata così gentile da dirmi cosa ne pensa del mio lavoro…XD Comunque…figurati, io AMO le recensioni lunghe, piene di domande, apprezzamenti, critiche e ipotesi! XDXD Sisi! Comunque…tornando a noi. Come bene avevi supposto, non ti posso dire proprio nulla sul passato di Harry e Draco, anche perché è una delle parti fondamentali su cui si basa la trama! Cioè…si scoprirà poco a poco quello che è successo fra di loro nel passato. Però ti posso tranquillamente dire che Si, sono stati insieme, se così si può dire. Ma non è così semplice….XD Alcuni indizi di quello che è successo realmente ci sono già, e anche abbastanza espliciti, anche se non nei particolari.

Comunque nel prossimo capitolo comparirà già Draco, quindi qualche informazione in più (???) si potrà estrapolare! XD Ok, basta dire stupidate…XD Sto divagando! Fammi sapere cosa ne pensi anche di questo capitolo!! ^-^ Grazie mille millissime per i complimenti! Alla prossima!! ^_-

 

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Capitolo 4
*** Shadows from the past ***


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04- Shadows from the past

 

“Perché lo hai aggredito così?!” Lo rimproverò Hermione, voltandosi di scatto. “Peggiori solo le cose.”

“E cosa dovrei fare, Herm? Vedere il mio migliore amico che si rovina la vita?” Rispose a tono lui, scocciato.

“La vita di tutti noi è già rovinata. Sarebbe meglio evitare di soffiare su un fuoco già fin troppo acceso. Il senso di colpa lo starà già attanagliando, anche se non fossi intervenuto.”

“Herm, mi spieghi perché stai dalla sua parte? Cavolo, come diavolo fai a non capire che si sta scavando la fossa da solo?!” Sbottò, mentre camminava avanti e indietro davanti alla ragazza, nervoso.

“Basta ragazzi, lo sappiamo com’è Ron.” Si intromise pacatamente Marius.

“Si, lo sappiamo! E’ un assassino e non va assecondato!” Rispose duro Paciock, che non sopportava che tutti la dessero sempre vinta al rosso.

“Nev, siamo tutti assassini, qui.” Luna cercò il suo sguardo, ma non lo trovò.

“Si, ma non andiamo in giro la notte ad uccidere babbani per divertimento!”

“Non credo l’abbia fatto ‘per divertimento, come dici tu ma per rabbia. Lui è semplicemente meno forte di noi: quante volte mi è capitato di voler uccidere qualcuno? Ma la mia forza di volontà insieme alla mia morale me lo ha impedito. Ma Ron la capacità di distinguere il bene dal male l’ha persa molto tempo fa. Non bisogna per questo scusare il suo comportamento, ma non si può neanche condannare. Bisogna solo cercare di aiutarlo a ritrovare l’anima buona, l’anima che è stata sepolta dentro di lui ma che può essere risvegliata.” Spiegò calmo Rodolphus, che si era accomodato su una panca poco distante.

“Esattamente quello che intendevo io!” Annuì Hermione vigorosamente.

“L’omicidio di persone innocenti, o comunque disarmate e indifese non dovrebbe essere tollerato in nessun caso! E ancor meno da un Auror. Una persona del genere dovrebbe essere rinchiusa ad Azkaban insieme a quelli del suo livello: i Mangiamorte.” Sbottò Neville, che stava diventando paonazzo, come spesso succedeva quando discuteva di un argomento che gli stava molto a cuore.

“Neville!!” Lo fulminò Luna, scandalizzata. “Tieni presente che spesso quello che ci è ordinato di fare non si discosta molto da questo genere di cose! Non siamo noi che abbiamo dovuto uccidere intere famiglie di PRESUNTI servitori dell’Oscuro, compresi donne e bambini innegabilmente innocenti?! Non mi sembra che tu abbia mai avuto qualcosa in contrario! Ma magari era solo una mia impressione…?”

Neville abbassò lo sguardo e non rispose.

“Visto che sei tanto determinato a spedire Ron ad Azkaban, perché non hai testimoniato contro di lui?” Chiese Lucilla, tagliente e diretta come al suo solito.

Una ragazza magra, quasi scheletrica, pallida e dai tratti felini, era solita muoversi a scatti nervosi, come se avesse sempre qualcuno alle spalle, come se si sentisse sempre in pericolo.

“Avrei potuto, ma non l’ho fatto: come ho detto a Ron, io non sono il tipo che mente perchè può trarne profitto. Mi sono limitato ad esporre i fatti, e ‘i giudici’ hanno deciso di conseguenza. Tutto qui.” Rispose, convinto, senza lasciarsi intimidire. La conosceva troppo bene per cascare nei suoi tranelli, che ricorrevano spesso nelle cosiddette ‘frecciatine’. E le sue capacità le consentivano sempre di colpire nel punto giusto.

Per parecchi minuti, nessuno parlò. Nessuno aveva più niente da dire.

“Io direi che torno volentieri a casa a dormire. Voi?” Ginny fu la prima a parlare, volgendo uno sguardo verso Blaise, seduto sulla panca di fronte a lei, accanto a Rodolphus.

“Io vengo con te. Queste sveglie in piena notte mi scombussolano…” Blaise sorrise e si alzò. Anche Hermione e Harry si unirono, legati fra loro da un sottile filo di tensione.

“Io penso resterò qui ad allenarmi un po’…” Lucilla scosse la testa e lanciò un occhiata a Marius che annuì.

Lucilla non si poteva definire una ragazza bella: era un tipo normale, né più né meno. Ma aveva carattere, questo si. E i suoi occhi erano gli occhi più vivi, più attenti e più scaltri, che Marius potesse dire di aver mai visto in vita sua: il colore blu, profondo e immenso, rispecchiava il colore del cielo notturno.

Il viso dai tratti sfuggenti aveva per cornice una massa sbarazzina di capelli neri e ricci particolarmente lunghi: aveva sempre pensato che la ragazza semplicemente si dimenticasse di tagliarli, e non che volesse realmente portarli così.

E se c’era una cosa che non le mancava, erano i muscoli: era più forte di molti di loro, uomini compresi. E pensare che a vederla si sarebbe detto l’esatto contrario, considerata la scarsa massa corporea. Faceva paura, a volte, pensare a quanti uomini mediamente addestrati ci volessero per poter sperare di batterla in un corpo a corpo.

Ma questo era dovuto al fatto che si allenava anche il doppio di tutti loro messi insieme, in effetti.

“Bene.”

Marius e Lucilla uscirono dalla stanza e Rodolphus, Luna e Neville fecero lo stesso.

Vanilla, invece, salì le scale che occupavano la parete a Nord dell’edificio, per salire ai dormitori.

“Di tornare a casa ora non ho per niente voglia!” Strizzò l’occhio e, con un incantesimo e una parola d’ordine, sparì dietro la porta.

I quattro ragazzi rimasti, invece, tornarono a casa.

Nel suo letto, che faceva finta di dormire, trovarono Ron.

Harry non aveva né la voglia ne la forza di discutere con lui, quindi fece finta di essersi bevuto la balla che il ragazzo stesse dormendo.

All’alba delle cinque di mattina, ora cui di solito si svegliavano, scivolò sotto le coperte, alla ricerca di un po’ di riposo che, puntualmente, non riuscì a trovare.

 

***************

 

“Cavolo com’è tardi!” Ginny saltò su dal letto. Il sole tiepido invernale che entrava dalle finestre lasciava presagire che non fosse molto presto.

Hermione, nel letto accanto al suo, era sveglia e fissava il soffitto.

“Da quanto sei sveglia? Perché non hai svegliato anche me? E’ tardi!” Mugugnò, mettendosi a sedere e infilando i piedi nelle pantofole rosa, strofinando gli occhi addormentati.

“Non è tanto tardi, sono le nove e mezza e ci hanno dato la mattinata libera. Quindi dobbiamo semplicemente presentarci in palestra alle dieci e mezza. È ancora presto…” Rispose, con voce stanca, riprendendosi dalla trance in cui sembrava caduta e sorridendo all’amica.

“Non sono abituata a svegliarmi con tutta questa luce…” Afferrò la bacchetta e fece in modo che le tende si chiudessero con un incantesimo. “Mi da fastidio!”

“In effetti la pigrona di famiglia sono io!” Sorrise Hermione, alzandosi e aprendo nuovamente le tende, che si affacciavano su una via babbana semi deserta, eccezion fatta per qualche mamma con i figli e qualche macchina di passaggio. Le foglie secche cominciavano a ingombrare i lati della strada, gli alberi avevano quei bei colori, forse un po’ cupi, ma tanto nostalgici dell’autunno, e una leggera pioggerellina bagnava con dolcezza il terreno ormai sterile, che sarebbe rifiorito a primavera in tutto il suo splendore.

Hermione sospirò: sarebbe stato bello se, con l’arrivo della nuova stagione, fosse giunta anche per loro una nuova vita. Ma ormai era tanto che non ci sperava più. Erano già passate due primavere, e nulla era cambiato…perché sarebbe dovuto cambiare proprio durante quella?

Cinismo. Era una caratteristica che aveva acquisito, e che aveva soppiantato la sua normale fiducia nelle sue capacità e in quelle degli altri. Non le piaceva, ma non riusciva a farne a meno.

Si voltò, scrollando la testa per scacciare quei pensieri inutili e distruttivi.

Ginny era già corsa in bagno: era la prima cosa che faceva appena si alzava, tutte le mattine.

Abilità acquisita durante i lunghi anni in casa Weasley, dove le lotte per il bagno mattutine erano qualcosa di ordinario. E Ginny non riusciva a togliersi quell’abitudine di correre per arrivare prima, nonostante fosse inutile, visto che erano in cinque in una casa con tre bagni.

A dir la verità c’erano anche parecchie stanze da letto vuote nel resto della casa, ma loro avevano optato per dormire insieme: era triste e un po’ spaventoso dormire da soli in una stanza così grande in una casa dove ti perdevi se giravi l’angolo sbagliato.

Hermione sorrise, e afferrò dalla sedia la divisa da Auror e si diresse con calma verso un altro bagno libero.

Dopo una mezz’ora erano tutti e cinque in cucina, a fare colazione, immersi in un silenzio rilassato, e ancora un po’ addormentato: ma la tensione ormai era passata.

Blaise, il cuoco di casa, servì le uova con la pancetta a chi le accettò, mentre Ginny afferrò la scatola di cereali, che aggiunse al latte che fumava nella sua tazza.

“Se non ho capito male, abbiamo il turno ad Hogsmeade oggi pomeriggio dalle due alle sei, giusto?” Domandò Harry, per chiedere conferma, ma soprattutto perché il silenzio, la mattina, gli dava sui nervi.

“Si.” Hermione parlava a monosillabi. Nonostante non ce l’avesse più con lui, tenere il broncio a Harry era una delle sue attività preferite.

“Smettila: non ci casco più. Lo so che non sei arrabbiata con me!” Harry le fece l’occhiolino, Hermione fece una smorfia e il resto dei presenti scoppiò a ridere.

Tutti abbastanza rilassati, si presentarono in palestra con un leggero anticipo, ma vi trovarono già Vanilla e Luna, che chiacchieravano amabilmente facendo un po’ di riscaldamento.

“Come va, mie care?” Ron, che era considerato il Latin Lover più quotato del mondo magico, non risparmiò alle compagne uno dei suoi sorrisi ormai famosi, per cui molte ragazze avrebbero pagato a suon di galeoni.

Si accomodò con loro, mentre Ginny, Blaise e Hermione optarono per una corsa all’esterno e Harry per un tuffo nella piscina, deserta, al piano inferiore, e Luna decise di seguirlo.

“Io bene…tu cosa mi racconti, caro rubacuori?” Sorrise Vanilla mentre, sempre a mezz’aria, faceva esercizi di stretching per i muscoli del torace e dell’addome.

“Tu con i piedi per terra mai, eh?” Ron, prendendola in giro, cominciò a fare esercizi in piedi, in modo da poter mantenere il viso all’altezza di quello della ragazza.

Vanilla rise e distese le gambe, poggiandosi a terra e andando ad afferrare la bottiglietta d’acqua sulla panca lì a fianco.

“In effetti non mi piace più di tanto. Mi trovo più a mio agio sospesa in aria.” Sorrise, sorseggiando dalla bottiglia.

“E’ strano, hai moltissimi poteri paranormali, se così vogliamo chiamarli, ma questo è l’unico che esterni. Mi chiedevo come mai.” Scosse le spalle, continuando ad esercitarsi mentre Vanilla si sedeva sulla panca ad osservarlo.

“Non saprei risponderti: non c’è un motivo particolare. Se devo muovere gli oggetti, lo faccio normalmente, se invio un messaggio mentale non si può vedere. Per il resto: odio leggere i pensieri della gente, lo trovo sleale. E l’idea di cambiare il mio corpo non mi ha mai attirato granché: io sono così e così voglio restare.”

“Forse perché sei già bella al naturale.” Sorrise Ron.

“Smettila di fare il galante, con me non attacca!” Gli fece una linguaccia.

“Non facevo il galante! Era una considerazione oggettiva! Comunque…”

“Comunque cosa? Sappi che non ho mai avuto intenzione di venire a letto con te e mai ci verrò!” Alzò un sopracciglio, in segno di sfida.

“Ah, la metti così! Guarda che io non volevo mica dire questo! Sempre a leggere significati maliziosi o proposte indecenti in mezzo a mie semplici considerazioni gentili.” Mise le mani sui fianchi, voltandosi verso di lei.

“Weasley, la smetta di provarci con me e si impegni invece con gli esercizi.” Lo rimproverò, alzandosi nuovamente a mezz’aria e, posizionandosi a gambe incrociate proprio sopra la sua testa, gli tirò uno scappellotto dietro al collo. Subito si alzò di qualche metro, in modo che il ragazzo non potesse raggiungerla per fargliela pagare.

“Così non vale! Non puoi scappare dove non ti posso prendere!” Sbuffò. “Sei sleale…”

“Smettila e lavora, scansafatiche!”

Ron rise, e ricominciò gli esercizi. Con Vanilla non c’era niente da fare, l’aveva sempre vinta lei.

Era una ragazza carina, una delle poche con cui non era stato a letto e una delle pochissime che erano capaci di farlo ridere e divertire genuinamente, in modo semplice.

Era solare, simpatica, estroversa e molto intuitiva.

Aveva doti decisamente poco consone come, per l’appunto, la levitazione, la capacità di leggere nel pensiero -in modo molto più profondo e difficile da eludere di come ci riusciva un normale Legimens-, poi varie capacità telepatiche e telecinetiche di cui sapeva poco anche lui, ma una fra queste era il potere di muovere gli oggetti con il pensiero. Tutte queste doti le aveva ereditate dal padre, mentre il fatto di essere una Metamorphomago da sua madre, entrambi morti durante un attacco a Diagon Alley due anni prima.

Aveva una sorella, una Maganò, che viveva in sud Africa e faceva la missionaria.

Ogni tanto, passava a trovarli.

Ron si era domandato spesso come facevano ad essere sorelle: una era bassa, un po’ tozza forse, con i corti capelli castani ricci, e un carattere chiuso e poco socievole; l’altra era bella, non si poteva negare, i lunghi capelli lisci e biondi le arrivavano fino al fondoschiena, una pelle liscia e bianca, il fisico affusolato e sensuale. L’unica cosa che le accomunava erano gli intensi occhi viola.

Era un colore semplicemente molto raro, eppure tutte e due avevano gli occhi di quel colore, che però spiccavano molto di più sul visino magro e allegro di Vanilla.

Quel colore così lucente le brillava negli occhi vivi, dalle espressioni spesso ancora infantili, e mai si spegneva.

Ron aveva una forte dedizione per la ragazza: erano molto amici, questo non lo poteva negare. Ma nulla di più erano, e nulla di più mai sarebbero potuti diventare. Tanto più che la ragazza era già da un bel po’ di tempo innamorata persa di Rodolphus, e che Ron non aveva il tempo, la forza e la voglia di cominciare un qualsiasi tipo di rapporto con nessuno.

Ma si volevano molto bene, si conoscevano molto bene, si trovavano bene assieme, si divertivano.

E lui stava bene con lei perché non faceva mai domande, non pretendeva mai risposte: non voleva mai niente di cambio se non un sorriso sincero e felice. Era generosa…lo era eccome. E compensava bene il suo egoismo. Ma quando era con lei, era diverso anche lui: lei lo cambiava, lo rendeva più generoso, più buono. Era una gran bella medicina per la sua anima distrutta, persa. Lei sapeva come riportalo sulla retta via, senza mai essere insistente, parlando dolcemente e non credendosi autorizzata a rimproverarlo perché si supponeva fossero amici, come di solito tutti facevano con lui. Tutti si sentivano autorizzati a dargli contro.

E parlavano di tutto, e stavano bene: nessuno pretendeva nulla. Era bello, era rilassante, era naturale, era…una vera amicizia.

 

******************

 

Due in punto. L’intera squadra si materializzò nella piazza centrale di Hogsmeade.

“Ben arrivati, sfaticati! Noi siamo qui da stamattina alle sei! Era l’ora che qualcuno venisse a darci un cambio!” Con le mani in tasca e l’aria furba il capo della squadra C degli Auror Speciali si avvicinò a Marius, battendogli una pacca sulla spalla.

Lucilla lo incenerì con lo sguardo “Taci.” Sbottò.

La Signorina Saint James sembra di cattivo umore stamani! È meglio se noi sloggiamo.” Fece un inchino e con un sonoro ‘poff’ scomparve nel nulla, seguito dai suoi compagni di squadra.

“Io odio quei grandissimi stronzi raccomandati!” Sibilò Lucilla fra i denti.

“Non ce n’eravamo accorti.” La prese in giro Harry, dandole una pacca sulla spalla e superandola.

“Cosa si fa?” Sbuffò Vanilla, cominciando a svolazzare a mezz’aria sopra la testa di Ron, con fare annoiato.

“Io direi che dovremmo lavorare…” Marius le scoccò un occhiata sbieca.

Vanilla si riappoggiò a terra sbuffando “E va bene! Allora io vado a lavorare ai ‘Tre Manici di Scopa’!” E cominciò a correre in quella direzione.

“Uffa! Ma perché i posti più belli se li becca sempre lei?!” Sbuffò Ginny. “Io mi rifiuto di passare le prossime due ore alla Testa di Porco!!”

“Non ti preoccupare, ci andiamo io e Lucilla lì. Tu puoi andare da Madama Piediburro con Blaise.” Marius le fece l’occhiolino e, mentre Blaise diventava rosso porpora, Ginny gli faceva una linguaccia.

“Noi andiamo a fare un giro nei dintorni di Mielandia.” Affermò Rodolphus accennando a se stesso, a Neville e a Luna, che annuirono.

“Io ed Hermione andiamo verso la Stamberga Strillante.” Harry scosse le spalle, rivolgendosi all’amica con fare interrogativo e ricevendo consenso.

“Beh, mi toccherà andare a ripescare Vanilla prima che mi affoghi nella burrobirra!” Ron si mise le mani dietro alla nuca e si incamminò con passo strascicato verso il locale.

Il gruppo si divise, non senza aver prima concordato che, in caso di bisogno - quindi che nessuno cercasse di fare l’eroe -, avrebbero contattato Vanilla.

“Allora Harry, come te la passi?” Hermione lo prese a braccetto, aggrappandosi a lui anche per cercare un po’ di calore: faceva veramente freddo, e lei aveva ancora la divisa estiva con sopra un leggero cappotto nero.

Harry gli scoccò un occhiata interrogativa: che diavolo gli andava a chiedere?!

“E dai! Certo che sei proprio un vecchio orso. Si fa per parlare! Le solite cose: ‘Come va?’ ‘Bene grazie.’ ‘Cosa fai di bello?’ ‘Il solito: sai, ho una vita un po’ monotona!’ Insomma! Se no qui il tempo non passa più!!” Sbuffò, rimproverandolo.

Harry ridacchiò. “Io sto bene. Sai, la mia vita è un po’ monotona: vivo con quattro rompipalle nella casa del mio padrino, ho un lavoro stressante che mi costringe ad andare in giro e fermare ogni persona che incontro per controllare che non sia sotto Imperius, ecc, ecc…ma per il resto, fra una carneficina e l’altra, trovo persino lo spazio per giocare a scacchi col mio migliore amico. Insomma, una bella vita. Non mi lamento.”

“Smettila di prendermi in giro.” Gli pizzicò il braccio.

Harry scoppiò a ridere. “E smettila, cosa vuoi che ti dica? Parliamo di te invece! Sono sicuro che hai un bel po’ di cose da raccontarmi…” Le lanciò uno sguardo complice. “…riguardo ad un rosso di nostra conoscenza!”

Hermione arrossì e abbassò lo sguardo “Smettila! Ti diverte rigirare il dito nella piaga?” Si imbronciò.

“Dai! Lo conosci da 10 anni e più, dovresti aver capito che è una testa di cavolo. E dovresti anche aver imparato come prenderlo! Se le cose non gliele metti davanti al naso, lui non ci arriva! Devi arrivare a conclusioni drastiche: tendergli un agguato in corridoio e baciarlo in modo appassionato -e qui lascio a tua discrezione quanto appassionato- o non capirà mai. Neanche se glielo scrivi a caratteri cubitali su una pergamena che gli piazzi sul cuscino! I rimedi estremi, sono l’unica soluzione. Quel ragazzo è troppo ritardato!”

“Ma Harry non è poi così facile!” Piagnucolò “E poi, lui è innamorato di un’altra! Ricambiato, per giunta. E sorvoliamo su quanto mi fa soffrire quando parla delle mille ragazze che si è portato a letto la sera precedente.”

“Ancora con la storia di Vanilla! Quando lo capirai che fra loro non c’è niente?! Tanto più che se c’è un amore impossibile è proprio quello di quella poveretta per Rodolphus!”

“Smettila, non riesci a convincermi comunque!” Incrociò le braccia al petto.

“Ma certo che sei proprio testarda. Ron in fondo ti ama! E te lo dice uno che ha passato sei anni in camera con lui che lo teneva sveglio tutte le notti a parlargli di ‘ma quanto amo Hermione’ ‘ma quanto è bella quella ragazza’!! una vera noia.” Sbuffò.

“Certo, forse un tempo, ma oram…HARRY!!!” Non riuscì a finire la frase.

Davanti a loro una nera figura incappucciata si era appena materializzata. La gente intorno a loro cominciò ad urlare.

Volarono incantesimi dalla bacchetta della figura appena comparsa, che cercava di aprirsi un varco tra la folla che aveva scelto quel sabato pomeriggio per fare alcune compere. Harry estrasse la bacchetta, mentre inviava un messaggio mentale a Vanilla.

Hermione aveva fatto lo stesso, e stava cercando di individuare la posizione della figura per poterla colpire.

Ce l’aveva sotto tiro quando questa sparì all’improvviso, cogliendola impreparata.

Sia lei che Harry si guardarono intorno, spaesati, mentre la folla si diradava, i corpi svenuti a terra erano stati o abbandonati o erano attorniati da qualche amico o parente che cercava di rianimarli o comunque portarli via in qualche modo da quell’orribile e pericoloso scenario.

A Harry gelò il sangue nelle vene quando si sentì afferrare la gola da dietro, la bacchetta puntata nel fianco.

Hermione tentò un salvataggio improvvisato, ma la voce della figura la bloccò sul posto, pietrificandola.

“Non fare un passo Granger o il tuo amichetto finisce dritto dritto all’altro mondo…” Roca, stanca, ma sicura. Acida e strascicata. Troppo famigliare.

Harry sgranò gli occhi, incapace di reagire.

In quel momento dietro di loro apparvero anche i loro compagni che, visualizzata la situazione, tentarono di fare qualcosa, ma furono fermati da un cenno di Hermione e dalla minaccia della figura contro Harry.

“Malfoy?” Sibilò, incredula.

Non avevano più sue notizie da…due, tre anni. Non sapevano se era vivo o se era morto, non ne sapevano più niente. E ora, si presentava li, così, da solo, apparentemente non molto in salute. Era…strano.

“Ma brava Granger! Vedo che non dimentichi i vecchi amici. …Non fate un passo o il vostro Bambino Sopravvissuto non sopravvivrà ancora a lungo.” Si rivolse con tono duro e minaccioso a Marius e Lucilla, che stavano avanzando verso di lui cercando di non farsi notare, mentre Neville e Ginny soccorrevano i, per fortuna pochi, feriti.

Ron e Vanilla controllavano la situazione intorno: era da solo?

Non era possibile: era una trappola!

“Cosa ci fai qui…da solo?” Chiese Hermione, scettica, avvicinandosi di poco.

“Molla la bacchetta Granger e sarò lietissimo di informarti dei miei piani!” Strinse ancora di più il braccio attorno al collo di Harry, che già respirava a fatica.

Hermione, seppur riluttante, lo fece.

“Anche voi!” Si rivolse agli altri ragazzi.

Non mossero un muscolo.

“Volete proprio vederlo morire, eh?!” Sbottò, aumentando la pressione della bacchetta contro il fianco del ragazzo, che emise un gemito soffocato e si contorse convulsamente.

Tentennando, obbedirono, con gli occhi sempre puntati sulla figura dal lungo mantello nero, il cui cappuccio era stato scostato per farsi riconoscere.

Gli occhi erano stanchi, l’espressione rassegnata, ma lo sguardo rimaneva di ghiaccio, pieno di cattiveria.

“Bene, bravi, vedo che non siete poi così ritardati come mi ricordavo. In particolare Lenticchia. Ti sei fatto una ragazza? Finalmente hai rinunciato a correre dietro a castoro-Granger?! Devo ammettere che la nuova è molto più carina!” Ron non si scompose, mentre Hermione strinse i pungi, trattenendosi dal saltargli addosso e prenderlo a schiaffi. Lo aveva sempre voluto fare.

Malfoy ridacchiò “Poverina, non l’hai ancora digerita, neh?! Lenticchia ti ha tradito: mi dispiace!”

“Taci Malfoy! Dicci perché sei qui, oppure lasciaci in pace! Porca puttana, non è una divertente rimpatriata fra vecchi alunni! Cosa vuoi?!” Sbottò Neville, facendo un passo avanti.

“Paciock, mi sorprende questo tono da un rammollito rimbecillito come te!”

Silenzio. Solo sguardi truci fendevano l’aria.

“E va bene, vi dirò perché sono qui.” Ci fu una lunga pausa, durante la quale Draco deglutì più volte a vuoto.

“Voglio il vostro aiuto.” Terminò la frase con un enorme sforzo.

Ci furono parecchi minuti di silenzio: tutti dovevano assimilare il significato della frase.

Ron poi scoppiò a ridere. “Vieni qui, ci insulti, ci minacci, tieni in ostaggio un nostro amico e compagno, e poi pretendi il nostro aiuto?!? Sei veramente ridicolo Malfoy. Speravo che col tempo il tuo unico neurone cominciasse a funzionare meglio, ma evidentemente si è proprio fuso e non ti è rimasto neppure quello!” Scosse la testa.

“Fottiti Weasley: nessuno ti ha chiesto un parere!” Ribatté.

 “Tanto per cominciare, vedi di moderare il tono! Qui sei tu quello che chiede, non noi.”

“Si, ma sono io quello che ha l’ostaggio!” Reagì, minacciandolo acidamente.

Ron strinse i pugni. “Feccia eri, feccia rimani. Noi non aiutiamo proprio nessuno!” Sputò a pochi millimetri dall’orlo della sua tunica nera.

“Come non detto. Io ci ho provato.” Cercò di incamminarsi all’indietro, verso la Stamberga Strillante, ma barcollava e riusciva a reggere poco il peso oltre che suo anche di Harry, che ovviamente non faceva niente per rendergli più facile il compito.

Lo fissavano con sguardi straniti, non sapendo bene cosa dovevano fare.

Un piede messo male e cadde rovinosamente a terra, trascinando Harry con lui.

Gli Auror non si fecero pregare: avevano implorato perché succedesse qualcosa del genere, ed era successo. Quella era la loro giornata fortunata.

Si fiondarono  sulle bacchette e cominciarono a lanciargli incantesimi tutto intorno, cercando di non colpire Harry.

“Porca…!” Imprecò fra sé.

Si alzò sulle ginocchia. Un incantesimo ustionante lanciato da Lucilla lo sfiorò sulla spalla, un Sectumsempra di Ron gli passò a un millimetro dalla gamba destra, non lasciandolo del tutto illeso.

Arrancò di pochi passi, e afferrò la mano di Harry, ancora disteso a terra.

E sparirono con un forte ‘poff’.

“MERDA!” Ron si buttò a terra, con un tonfo.

Erano stati pochi secondi: e in quei pochi secondi era successo il finimondo. E non era riuscito, nuovamente, a salvare chi amava. Harry era stato portato via da Malfoy. Chissà dove e chissà per quale motivazione.

Ma non fecero neanche a tempo a realizzare quello che era successo che un secondo dopo si scatenò un inferno ancora peggiore: una massa informe di mantelli neri si materializzò nella via, scatenando un vero e proprio putiferio: urla, pianti, grida di aiuto, incantesimi.

In disparte, due figure assistevano alla scena, parlottando fra loro concitatamente.

“Non c’è! Dove diavolo è finito?! Deve essersi smaterializzato di nuovo! Ma lo troveremo! Dio se lo troveremo!! E gliela farò pagare per aver osato sfidare la mia autorità e avermi disonorato davanti al nostro Signore!!” Strinse in pungi in un gesto convulso.

“Lo troveremo, Lucius, lo troveremo: e gliela faremo pagare.” Negli occhi di Bellatrix fece capolino un brillio insano, pericolosamente spaventoso.

 

***************

 

Ed ecco che ha fatto la sua comparsa Draco…^-^ Siamo tutti molto felici, vero? ^-^ Finalmente stiamo entrando nel vivo della storia…Spero questo capitolo vi sia piaciuto…
Volevo comunque specificare una cosa: i protagonisti sono Draco e Harry….gli altri sono comunque abbastanza secondari…compreso Ron. So che ho iniziato la storia proprio con lui, e non dico che non sia importante…ma rimane il fatto che comunque né lui né nessuno degli altri sono i protagonisti veri e propri.

Fine parentesi.

Spero comunque che la piccola presentazione che ho fatto di alcuni dei nuovi personaggi possa essere stata utile e piacevole…tengo molto ad ognuno di loro.

Fatemi sapere…^-^

Bacioni a tutti e alla prossima

 

Giuggia

 

Ringraziamenti:

 

Fanny80: in realtà lo immaginavo che i primi capitoli fossero un po’ troppo introduttivi per venire commentati…^-^ Comunque…in primis, grazie mille per i complimenti e per il sostegno! ^^ Secondo…Io sto dalla parte di Ron, perché mi ci sono affezionata mentre lo ‘creavo’, ma ho ‘creato’ anche Neville, così ognun può avere il proprio punto di vista! ^-^ E comunque l’idea di un Neville un po’ più…come dire…forte, mi è sempre piaciuta. Mi fa sempre pena poverino, che fa sempre la parte dello sfigato quando invece è un ragazzo molto intelligente! Draco e Harry…come vedi è comparso anche Dracuccio in questo capitolo! XD Spero ti piaccia….fammi sapere! ^_- Bacioni alla prossima

 

Emanuela_smile: non lo fai praticamente mai?? Oddio, mi sento profondamente onorata!!! ^//^ Non sai mai cosa dire? Mi hai detto un sacco di cose carine! Cioè…per me una recensione è utile quando fa capire allo scrittore/scrittrice che chi legge ha percepito o meno quello che voleva comunicare…ed è esattamente quello che hai fatto tu! Infatti era proprio quello che hai descritto il contrasto che volevo che apparisse fra Ron e Neville! Anche perché volevo che chiunque leggesse potesse ‘immedesimarsi’ nella visione di uno o dell’altro, senza dover per forza dare io un punto di vista solo da seguire. Gli altri personaggi…in questo capitolo appaiono un po’ di più. Non sono certo i protagonisti, ma spero di riuscire a crearne dei bei personaggi. Amo cercare di rendere ‘realisitici’ al massimo i sentimenti e i caratteri dei miei personaggi, sperando che traspariscano…^-^

Infine per Draco e Harry…ecco che è comparso il nostro Dracuccio! Insieme ad un bel po’ di mistero! XD Ora però sto zitta…scusa, ho il difetto di parlare troppo!Ma più che altro è che mi sono sentita molto onorata, visto che dici che non commenti quasi mai…^-^ Spero di risentirmi! Comunque sarò contenta di sapere che continui a leggere la storia! Grazie ancora…alla prossima

 

_Light_: …tanto mi sa che riguardo a Draco e a Harry mi chiederai in questo capitolo…XD In primis di risponderò alle cose che riguardano Harry…vedi, io non sopporto il ruolo di perenne eroe che il povero Harry deve trovarsi a ricoprire. Cioè…lui è già il Bambino Sopravvissuto, colui che dovrà affrontare Voldemort, è uno dei maghi più famosi della storia. Perché bisogna continuare a ricoprirlo di altre cariche? Comunque…Quella di Ron non è proprio un usurpazione…non ho mai detto che sia più bravo in senso stretto, in senso, diciamo, ‘tecnico’…ma quello che ha passato l’ha fatto diventare molto vendicativo, molto preciso, a volte un po’ avventato, ma pur sempre molto acuto e pronto a rischiare la sua vita. Harry è più prudente, ha un altro compito da svolgere, non è il fatto di essere un Auror, la sua priorità…Comunque questa è la mia visione delle cose, non sto cercando di convincerti ma solo spiegarti come ho impostato questa cosa nella storia! ^-^ Inoltre, piccolo appunto, Harry non può essere i capo della squadra degli Auror perché ci vuole una persona più esperta e più vecchia, del mestiere insomma…e qui entra in gioco il bel Marius…^-^ Che coordina un po’ tutto…Comunque anche Harry ha un bel caratterino, e uscirà fuori…ma è un po’ più chiuso e un po’ più buono come personaggio! Ron…sono molto molto contenta che abbia suscitato molte reazioni, positive e non…e anche per Neville. La squadra degli Auror…beh, esatto, sono e devono essere dei professionisti! ^-^ Quindi…gli altri personaggi li ho un po’ presentati qui…forse ho anche un po’ esagerato nella dovizia di particolari, ma ci tenevo…XD Infine…mi dispiace che la fine dello scorso capitolo non ti sia piaciuto. Si, effettivamente poteva risultare un po’ troppo ‘teatrale’ però…non lo so, mi piace lasciare una frase in sospeso alla fine di un capitolo per poi lasciare che le conseguenze e le reazioni, nonché i commenti si sviluppino in quello dopo. Però starò più attenta a rendere le cose un po’ meno teatrali e melodrammatiche…^-^ anche se non sono sicura di riuscirci, ci proverò! Grazie grazie per il consiglio…^-^

Infine, dopo tutto questo discorso chilometrico (a volte risulto veramente molto molto logorroica, ma mi piace molto rispondere ai commenti e interagire…!XD)…beh…oddio, mi sento onorata di essere l’unica ragione per cui accendi il pc! XDXD ahah…Così però mi fai sentire importante!!! ^//^ grazie mille, spero di non deluderti…! Bacioni alla prossima! ^-^

 

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Capitolo 5
*** Too Hard to Break, too Hard to Hold ***


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05- Too Hard to Break, too Hard Hold

 

Si trovò disteso a terra con un gran male al sedere a causa della rovinosa caduta.

Si guardò intorno ancora un po’ intontito, massaggiandosi il fondoschiena con aria spaesata.

Era al centro di una piccola radura in mezzo ad un folto bosco, di cui non si vedeva la fine.

La cosa certa era che faceva molto ma molto freddo, e che intorno si potevano osservare le cime di montagne innevate.

Harry realizzò finalmente in che situazione di merda si trovava: in mezzo a delle montagne di chissà quale luogo del mondo -per quel che ne sapeva potevano essere finiti anche in Canada- rapito da Malfoy per non si sa bene quale motivo, e non si poteva sperare di incontrare qualcuno nel raggio di chilometri.

Sgranò gli occhi, analizzando più approfonditamente, con una smorfia, la situazione a dir poco incasinata in cui si trovava. Un gemito dietro di lui però lo riscosse dai suoi pensieri.

Realizzò che, effettivamente, Malfoy era lì con lui.

Scattò in piedi, afferrando la bacchetta…che però si accorse di non avere.

Draco, steso a terra a pancia in su a pochi metri da lui scoppiò a ridere osservando l’espressione affranta e contrariata, nonché immensamente stupefatta di Harry, che osservava la propria mano destra con sguardo corrucciato.

“Stupido si, ma rincretinito del tutto no.” Ridacchiò, alzandosi in piedi a fatica e mostrando a Harry la sua bacchetta.

Harry rivolse unocchiata truce al biondino, mentre il suo cervello elaborava un modo per riprendersi la bacchetta e scappare.

Accio Bacchetta!!” Sbottò.

Ma Draco la trattenne saldamente, ridacchiando.

“Ritenta Potter, magari sarai più fortunato!” Lo schernì, mettendosi a giocherellare con la bacchetta del ragazzo mentre teneva la sua puntata sul suo ostaggio.

‘E ora cosa faccio?’

Poi gli venne un idea. Come se fosse stato ovvio…

Pensò intensamente a Hogsmeade, tentando di smaterializzarsi.

Ma non ci riuscì: era come se qualcosa glielo impedisse.

Spalancò gli occhi, fissando inorridito il suo carceriere a pochi passi di distanza, che ridacchiava divertito.

“Ripeto Potter: stupido si, ma rincretinito del tutto no! Qual è la prima cosa che si fa ad un ostaggio? Gli si fa un incantesimo per impedirgli di Smaterializzarsi! Se no che ostaggio sarebbe?” Lo prese in giro.

Harry era irritato, molto irritato.

Con un balzo felino gli fu addosso, ma Draco fu più veloce di lui, e lo respinse con uno scudo difensivo.
Harry venne scagliato qualche metro più in là, dove atterrò con un tonfo, a pochissimi benedetti centimetri dal tronco di un albero bello grosso che non appariva molto soffice.

“Come ho già detto Potter, è inutile metterti contro di me. Tanto più senza bacchetta.”

Sembrò essere però distratto improvvisamente da qualcosa, e osservò con sguardo preoccupato il cielo, che si stava già oscurando.

Harry non sapeva cosa fare, era nel panico più totale. Ogni tentativo era fallito, e lui aveva esaurito le idee.

Draco fece una smorfia. “Alzati Potter, non possiamo stare qui.” Zoppicò verso il folto del bosco, ma Harry non si mosse.

“Potter, ti prego. Non ho energie per mettermi pure a trascinarti!” Sbottò.

“E allora lasciami qui! Col cazzo che collaboro con te!” Rispose a tono, alzandosi in piedi a fatica e appoggiandosi al tronco con le braccia incrociate.

“Non fare il bambino! Da un momento all’altro potemmo ritrovarci circondati da una decina di Mangiamorte. E ti ricordo che sei anche disarmato.”

“Ma guarda! Malfoy che scappa dai mangiamorte. Questa è bella! Da prima pagina.” Scoppiò a ridere.

Draco lo trapassò con lo sguardo, senza ribattere.

Quando Harry esaurì il momento di ilarità, andò a incrociare lo sguardo con quello del nemico.

“Dove diavolo vuoi andare conciato così?”

“Non sono affari suoi! Tu seguimi e basta!”

“E perché dovrei scusa!?”

Draco si trattenne a stento dall’urlargli contro che era un inetto, un cretino, un rimbambito, e invece mormorò. “Wingardium Leviosa!

E Harry si ritrovò, senza volerlo, a svolazzare impaurito e sconcertato a circa due metri d’altezza.

“Contento Potter? Per colpa tua, la nostra situazione peggiora di minuto in minuto! Più uso la magia, più è facile che ci rintraccino! Sei una testa di cazzo senza speranza.” Sbuffò, e cominciò ad inoltrarsi nel bosco, trascinandosi dietro un Harry svolazzate, non curandosi di fare in modo che il ragazzo non prendesse i rami in piena faccia.

“BASTARDO! Mettimi giù!!! Subi…ahia!! …anf…ahsubiahia!!” Aveva già preso in pieno due o tre rami e, oltre ai lividi che sicuramente sarebbero comparsi su tutto il suo corpo di li a qualche ora, era anche pieno graffi e graffietti di ogni tipo che non gli facevano certo piacere.

All’improvviso Draco si bloccò, prima che Harry, a pochi pericolosi centimetri dall’ennesimo ramo di quercia, potesse ricominciare a urlare.

“TACI! Io ti faccio scendere se mi prometti che la smetti di lagnarti e mi segui senza fare storie!” Sbottò.

Harry annuì: tutto, pur di rimettere i piedi a terra!

Draco spezzò il filo dell’incantesimo, e Harry cadde rovinosamente.

Sputacchiando si rialzò in piedi, scrollandosi di dosso il terriccio bagnato.

Però rimase in silenzio e cominciò a seguire Draco: non aveva molte altre opzioni in fondo.

Un secondo dopo aver iniziato a  camminare dietro di lui, si ritrovò le mani legate da due corde ben strette.

“Cosa significa?!” Chiese, scocciato.

“Non mi fido certo di te. Oltre a scappare, potresti benissimo decidere di aggredirmi nuovamente, e non aspiro ad altri imprevisti, quindi mi metto ai ripari. Senza poter usare le mani potrai fare molti meno guai.” Sbuffò, scostando un ramo che ostruiva il passaggio, per poi lasciarlo andare in modo che andasse a colpire Harry, che passava dietro di lui.

“AHIA! Ma la smetti? E’ così divertente?!” Inciampando senza però cadere, e arrancando dietro di lui -camminare con le mani legate era molto più difficile di quanto avrebbe mai immaginato- , notò che il ragazzo biondo sembrava estremamente preoccupato.

“Ora taci Potter, la tua voce mi irrita. E devo concentrarmi su dove stiamo andando. Non voglio né perdermi, ne tanto meno venire catturato per colpa tua, e quindi stai zitto.” Lo mise a tacere con un gesto della mano, mentre tendeva l’orecchio verso la direzione da cui erano venuti.

In lontananza, si sentirono dei sonori colpi secchi consecutivi e poi delle voci.

“Maledizione!” Sibilò fra i denti, afferrando Harry per l’impermeabile della divisa e trascinandolo con sé poco più in là, un po’ fuori dal sentiero principale, e gli tappò la bocca con la mano.

“Non fiatare! Se ci scoprono per colpa tua, ti faccio fuori io con le mie stesse mani prima che abbiamo l’onore quei figli di puttana!”

Harry non ribatté: era confuso. A chi si riferiva?! Ai Mangiamorte?

Ma non poteva parlare seriamente! Era a dir poco ridicolo. E poi…non ci capiva niente! Ma, per ora, era meglio fare come diceva lui.

Si accucciarono dietro ad una grande roccia ricoperta di muschio.

“Per di qui! E’ stato fatto un incantesimo da poco: sento l’energia…qui è caduto qualcuno. Walden, cosa ne pensi? Sembra quasi che il nostro caro Draco non sia da solo!” Una voce conosciuta giunse sino alle orecchie dei ragazzi.

Erano lontani, ma non abbastanza per non capire quello che qualche decina di metri più in la stava accadendo.

“Si, Lucius, sembrano le impronte di due persone. Però finiscono qui. Portano all’interno del bosco.” McNair, interpellato da Lucius, cominciò ad addentrarsi nella direzione dove le impronte sembravano continuare, dirigendosi esattamente verso il punto in cui erano nascosti i due ragazzi.

“Merda merda merda!” Imprecò in un sussurrò Draco, afferrando nuovamente Harry per attirarlo più vicino a sé e quindi schiacciarlo più verso il masso, per impedirgli di muoversi.

Walden e Lucius, seguiti da altri cinque o sei Mangiamorte, si avvicinarono alla roccia dietro la quale i due ragazzi si erano nascosti.

“Devono essere qui, da qualche parte…” Asserì Walden, annusando l’aria.

“Dracoooo! Vieni fuoriiii! Il tuo papà vorrebbe farti un bel discorsetto!” Lucius si guardava intorno con sospetto e con aria cattiva sul volto. “Quello che hai fatto è stato a dir poco deplorevole, lo sai. Ma ti posso perdonare. Sono sempre stato indulgente con te, forse fin troppo. E anche questa volta te la caverai con poco. Però se scappi peggiori la tua situazione. Smettila di nasconderti come un cane e vieni ad affrontare tuo padre come un vero uomo!” Annunciò, sprezzante e adirato.

Era in piedi davanti al masso dietro il quale si nascondevano i due ragazzi.

Harry non riusciva neanche più a respirare.

Perché Draco non si muoveva? Perché non faceva qualcosa? Qualunque cosa!

No, aspetta: forse era meglio che non facesse niente, perché effettivamente la sua mente malata avrebbe potuto elaborare come ‘brillante idea’ quella di consegnarlo come preda al padre in segno del pentimento per qualunque cosa avesse fatto, per ricevere un qualsivoglia tipo di sconto della qualsivoglia pena. No, No, No. Era meglio che non facesse niente.

Sentiva il suo fiato corto sul collo: erano appiccicati, incollati al masso dietro il quale Lucius Malfoy si stagliava, quasi parte di esso da quanto vi erano schiacciati contro.

Harry chiuse gli occhi e pregò che quel cretino di Malfoy Junior si decidesse a fare qualcosa. Era una tortura per il suo povero cuore tutta quell’orribile ansia: non era abituato a nascondersi, e la cosa era seriamente spiacevole.

Ma poi finalmente le preghiere di Harry furono esaudite.

E nell’esatto istante in cui la testa di Lucius Malfoy si sporse oltre il bordo del masso…

…Draco decise di smaterializzarsi con un sonoro ‘poff’.

“MALEDIZIONE!! Ce l’avevamo a portata di mano! C’eravamo quasi! Odio quel ragazzo! Se lo prendo…! Se lo prendo giuro che lo scortico vivo e con la pelle mi ci faccio un paio di scarpe!” Era veramente furioso.

“Calmo Lucius. Lo prenderemo, te lo prometto!” Bellatrix gli arrivò alle spalle. “Non può scappare per sempre. E’ giovane e inesperto. Farà di sicuro qualche passo falso.” Lo rassicurò.

E con un sonoro ‘poff’ anche la squadra di Mangiamorte di smaterializzò.

 

**************

 

La caduta, seppur migliore della precedente, non fu del tutto confortevole.

“Ahia! Malfoy, non pesi poco. Spostati immediatamente dalla mia gamba!” Grugnì Harry, che non riusciva a muoversi anche a causa delle mani ancora legate.

“Non mi dare ordini.” Draco si alzò con calma, guardandosi attorno furtivo.

Erano in un vicolo cieco e decisamente poco lindo, di un qualche paesino di montagna, a giudicare dalla fattezza delle case che li circondavano. E dal gelo che ancora gli stringeva le ossa in una morsa.

E non sembrava per niente una cittadella magica.

“Dove siamo?” Chiese Harry, dopo essersi finalmente riuscito ad alzarsi.

“In Svizzera.” Rispose solo, continuando a scrutare l’entrata del vicolo con nervosismo, come se aspettasse qualcosa.

“SVIZZERA?”

Stava scherzando. Non lo aveva portato in Svizzera veramente. Si divertiva a metterlo a disagio, a farlo arrabbiare.

Vero?

“Si, Svizzera. Problemi?”

“Ma cosa ti salta in mente?” Non ci voleva credere.

“Di cosa ti lamenti? Avrei anche potuto portarti in Canada, se avessi voluto. Siamo in Svizzera perché in mezzo a queste montagne ho un nascondiglio. E anche perché ci vuole più tempo per rintracciare la scia magica di un viaggio più lontano. E noi abbiamo bisogno di vantaggio.”

“Tu hai bisogno di vantaggio! Io ho solo bisogno di una cioccolata calda e di un maglione! Sto congelando!” Sbottò Harry, dicendo le prime cose che gli passavano per la testa. Tanto per lamentarsi.

“Piantala di fare il bambino. Ora taci.”

Due figure erano appena entrate nel vicolo, e si stavano dirigendo, parlando fra loro concitatamente, verso l’ingresso di quello che sembrava un bar come molti altri, dove la gente si riuniva la sera per fare quattro chiacchiere davanti ad una birra o ad un caffé.

Stupeficium!

I due si ritrovarono schiantati a terra, a pochi metri di distanza.

“Posso chiederti perché li hai schiantati, se è lecito? Cosa ti hanno fatto?” Inveì contro di lui Harry, sconcertato.

“Niente di particolare, ma abbiamo bisogno di soldi se vogliamo sopravvivere.”

Li raggiunse e li spogliò dei loro averi: portafoglio, orologio, e tutto ciò che trovò nelle tasche delle loro pesanti giacche.

Harry lo guardava sconcertato.

Draco lanciò ai suoi piedi la giacca di uno dei due uomini, e l’altra la prese per se.

“Ecco la tua giacca, così la pianti di piagnucolare. Ora seguimi.”

Harry rimase fermo immobile. “Scusa, ma come diavolo me la metto?!” Sbottò, allungando le mani per far notare al ragazzo che erano ancora legate.

Il biondo lo squadrò da capo a piedi con aria annoiata, lasciando che Harry cocesse ancora per qualche minuto nel proprio brodo, poi si avvicinò e cominciò a slegargli le mani.

“Grazie....gentile da parte tua cercare di mantenere vivo il tuo ostaggio ancora per qualche ora.” Esclamò ostile, storcendo il naso.

“Lo so, sono un anima molto caritatevole. Però prova solo a tentare di scappare o fare qualunque altra cosa che io non vorrei che tu facessi e che quella tua mente malata ti suggerisce, e non esiterò un secondo a rilegarti e a farti congelare lentamente. E ora muoviti, dobbiamo allontanarci da qui.” Disse, rapido.

Harry, nonostante non volesse, si ritrovò ad ubbidire: infondo, non aveva molte possibilità. E non voleva congelare.

“Scusa, ma non pensi che girare con una persona legata in mezzo alla gente desterebbe qualche sospetto?” Affermò Harry, dal momento che Draco stava cominciando a rilegare i suoi polsi.

Ci pensò su un attimo, e poi sbuffò, contrariato.

“Prova a fare una mossa falsa, e saprai cosa significa fare arrabbiare un Mangiamorte.” Lo minacciò.

“Ho capito, non c’è bisogno che tu me lo ripeta ogni cinque secondi! Non sono mica deficiente!”

“Ah no?”

Harry lo fulminò, ma Draco non ci fece caso, e riprese a camminare verso l’uscita del vicolo.

Harry, non potendo fare molto altro, decise che per il momento, finché per lo meno non gli veniva un idea, era meglio seguirlo.

 

****************

 

Nulla di che. Speravate di scoprire qualcosa, vero? XD Ihih! Invece no…XD A parte le stupidate…Come vedete, il nostro Draco sa il fatto suo! ^_- Al momento non ho nulla da specificare…credo sia tutto abbastanza chiaro, visto che le cose che accadono in questo capitolo sono abbastanza lineari…i commenti sui due fuggiaschi li voglio da voi! ^-^ A me piacciono un sacco, ma sono di parte! ^^” Comunque…la mia beta-reader, nonostante siano passati quasi due anni, non mi h abbandonato, il che significa che presto potrò cominciare a scrivere anche i nuovi capitoli che non ho ancora scritto…^-^ Yuppi! Da sola non ce l’avrei mai fatta…U.U

Ah, volevo precisare che ho cambiato il raiting della storia perché mi sembrava più adatto il rosso, contando che ho in programma qualche lemon…spero a nessuno dia fastidio…Però meglio avvertire prima!

Salutoni, alla prossima!!

 

Giuggia!!

 

Ringraziamenti:

 

_Light_: ahah questi capitoli sono già scritti da quasi due anni, quindi…non inizio proprio nulla! XD Comunque…beh…mettiamola così…come vedi ho postato veramente presto (uhm…solo perché te lo meriti, visti i lunghissimi commenti che mi lasci!!!), ma potrebbe non continuare a essere così perché se esaurisco i capitoli già scritti, non sarò mai così veloce a postare, contando che devono sicuramente passare prima dalla supervisione della mia amata beta-reader! ^-^ Ma per ora mi sento brava…^-^ Comunque…Torniamo a noi! Vanilla non è perfetta. E’ solo quella ‘buona’ e ‘tranquilla’ del gruppo. Quella razionale, in un certo senso. Potrebbe sembrarlo Hermione, di prim’occhio, ma non è così…In ogni caso, avrai modo di conoscere anche lei. Spero per lo meno…XD Dipende da cosa avrà voglia di fare…mica dipende da me! XD Ok, a parte le stupidate. Sono molto contenta di tutta la tua ammirazione per i miei personaggi…saltellavo mentre leggevo! XD Rodolphus…beh…diciamo che quello che hai percepito è giusto. Però per ora non ho avuto né la voglia, né il tempo, né l’occasione per parlare di lui. Tutto a tempo debito! Non potevo dilungarmi su tutti i nuovi personaggi in un capitolo! XD E anche su Marius ci hai azzeccato! Ha molto di James…anche se forse più di Sirius. Tranquilla comunque, mica scompariranno! Anzi…marginali si, ma sempre tra virgolette! Sono comunque protagonisti anche loro! ^-^ in questo capitolo non sono comparsi, ma nel prossimo già tornano e poi cominceranno ad avere un ruolo più importante più avanti (tra loro però continuerà a spiccare Ron –ed Hermione con lui- e probabilmente anche Ginny). Passiamo ai due cucciolini dolci (?????)…ehm…^//^ Tu mi stai facendo arrossire! Cioè…in realtà mi  preso un attacco di cuore quando ho letto “che Draco è il più perfetto Draco che io abbia mai letto e che mi sono emozionata al solo sentirlo parlare” ….cioè…dopo questo, penso che chiunque sverrebbe! XD Tutte le sensazioni che tu ti sei chiesta Harry (e anche Draco) provasse…beh…mi sembrava prematuro descriverle. Come anche in questo capitolo. Diciamo che, per spiegarti un po’ la situazione, Draco al momento ha altro a cui pensare e Harry…beh…non sa ancora cosa pensare. Quindi…cerca di non pensarci. In fondo, non sono in una situazione in cui hanno molto tempo per pensare! Sono comunque in fuga! XD …Sono sorpresa che ti sorprenda il fatto che fuggano anche dai Mangiamorte! Boh…a me piaceva l’idea di tutto questo giro di inseguimenti! Contando che comunque…va beh sto zitta…XD Aspetterò un altro tuo spero chilometrico commento!!! Si, effettivamente non ho mai ricevuto recensioni così lunghe, e la cosa mi lusinga alquanto! Eheh…U.U Bacissimi e alla prossima!! …e ancora grazie grazie grazie!!! ^-^

 

Emanuela_smile: Draco realistico? Che bello! Cioè…è bello sentirsi dire che i tuoi personaggi sono ben riusciti e che sono usciti come volevo…beh…I love it! ^-^ Harry effettivamente non si è ancora visto molto ma tranquilla, avremo un sacco di opportunità di analizzarlo a fondo, d’ora in avanti! I miei nuovi personaggi sembrano piacere, il che mi mette di buon umore! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo un po’ così…contenta di vedere il nostro Harry in balia di Malfoy? ^_- Grazie mille, alla prossima!!

 

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Capitolo 6
*** There's only one way home ***


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06-There’s only one way home

 

“Non è possibile che Vanilla non riesca a contattarlo. Non ci credo! Perché?” Ron camminava avanti e indietro per la stanza senza fermarsi, cercando di farsi venire un idea.

“Non sappiamo cosa fare. E’ molto probabile che non riesca a contattarlo perché si sono smaterializzati fuori dal possibile raggio d’azione di Vanilla. O almeno questo è quello che dice lei, non so.” Hermione posò una mano sulla spalla del ragazzo per calmarlo.

“Perché siete tutti così calmi? Il mio migliore amico è stato rapito! Il vostro amico, il nostro compagno è stato rapito! Da un Mangiamorte, da Malfoy. Se non riesce a contattarlo è perché l’hanno già fatto fuori, ecco perché!” Sbottò, scostando Hermione violentemente.

“Non essere tragico. Harry si sa difendere, non  può essere stato ucciso in meno di ventiquattro ore contando che prima avrebbero comunque dovuto portarlo da Voldemort”. Affermò Marius.

“E poi ci sarebbero i Mangiamorte a festeggiare per le strade se realmente fosse morto.” Specificò Neville con il solito tono sarcastico che lo contraddistingueva.

“Non sei spiritoso. Dov’è finita Lucilla? Non doveva tornare appena aveva notizie?”

“Evidentemente non ha ancora raccolto informazioni sufficienti.”

Neville era preoccupato tanto quanto Ron, ma in quel momento non sopportava il comportamento infantile ed esagitato di Ron, che non migliorava certo la situazione ma contribuiva solo a creare più ansia.

Calò il silenzio per alcuni minuti.

Solo i passi di Ron, che continuava a ripercorrere il perimetro della stanza, rimbombavano in modo angoscioso.

La porta venne sbattuta improvvisamente, e tutti volsero in quella direzione la propria attenzione, compreso Ron, che si fermò di scatto.

Lucilla, Luna e Ginny entrarono con espressioni preoccupate ed ansiose nella stanza.

La prima a parlare fu Ginny: “Siamo state all’ufficio di Regolamentazione della Smaterializzazione.”

“E allora?” Ron non riusciva più a sopportare tutta quell’ansia.

“Non hanno identificato nessuna Smaterializzazione di Harry.” Asserì Lucilla, asciutta come al suo solito.

Tutti attendevano che venisse detto qualcos’altro.

“Ma ci sono state parecchie Smaterializzazioni di persone non identificate, quasi sicuramente Mangiamorte. Sono pochi quelli non registrati, e comunque non si muovono in massa verso uno stesso luogo.” Continuò Ginny.

“Nessuno qui sta arrivando al punto: dove è finito Harry?” Si spazientì Marius, facendo un passo avanti verso le ragazze.

Le tre ragazze si scambiarono uno sguardo titubante fra di loro.

“In Svizzera. Secondo le nostre fonti è molto probabile che sia in Svizzera.” Concluse Luna.

Calò il silenzio.

“In Svizzera?” Chiese Hermione, leggermente sorpresa.

“Beh…se fosse finito in Canada sarebbe stato peggio, no?” Sorrise Lucilla, che a causa di ciò si beccò un’occhiata poco amichevole da parte di Ron.

“Cosa stiamo aspettando? Andiamo in Svizzera!” Proruppe il rosso, che aveva poca voglia di stare ancora lì ad aspettare.

Marius gli rivolse uno sguardo compassionevole.

“Non possiamo, Ron.” Asserì.

“Cosa significa che non possiamo?” Si unì Hermione.

“Che siamo in guerra, e per questo genere di spostamenti inter-stato ci vuole l’approvazione del Ministero della Magia. E, per quanto potremmo essere convincenti, non avendo alcuna prova che Harry si trovi lì, non ce lo daranno mai.” Spiegò Vanilla, appena entrata nella Sala per unirsi al resto del suo gruppo.

Marius annuì, supportando la sua tesi.

“Questo non è possibile. Scusa, ma loro ci sono andati!” Ron stava assumendo un atteggiamento infantile.

“Loro non fanno parte di un corpo speciale di Auror che è al servizio dello Stato e che deve curarsi di combattere i Mangiamorte e di mantenere l’ordine.” Rispose secco Neville.

“Questa volta, sono d’accordo con Ron. Harry Potter è stato rapito e non ci danno il permesso di cercarlo? Scusa Marius, ma è ridicolo. Andiamo a parlare con il Ministro!” Si intromise Hermione.

“E’ quello che ho appena fatto. E quello che vi ho riferito, è quello che mi ha risposto. Non abbiamo in mano prove sufficienti per dimostrare che si trova lì. E noi attualmente serviamo in patria. Scrimgeour si rifiuta di mandarci a cercarlo.” Spiegò Vanilla, che fissava la faccia sconvolta di Ron con espressione comprensiva e compassionevole.

Gli voleva troppo bene, per vederlo soffrire così.

Capiva benissimo i suoi sentimenti: il suo migliore amico era stato rapito. Da un Mangiamorte. In particolare da Malfoy. Non poteva non essere in pena.

Soprattutto visto che era da quasi dodici ore che non avevano nessun tipo di notizia. E, come tutti loro, temeva che potesse accadere il peggio. D’altronde, si trattava di Harry Potter.

“Non riesco a capire: cosa dovremmo fare secondo lui?” Ron era quasi disperato.

“Aspettare, credo.” Luna scosse le spalle.

“Non ha senso. Io me ne frego! Non resterò qui ad aspettare che lo uccidano! O meglio, non starò qui ad aspettare che quello stronzo di Malfoy lo inganni di nuovo.” Ron si avviò a grandi passi fuori dalla stanza.

Ma Vanilla lo raggiunse prima che potesse uscirne.

“Ron, non è il caso. Odio ammetterlo, ma il Ministro a ragione. Noi serviamo qui. Non ha senso inseguire il nulla. Non sappiamo dove sia! In Svizzera, va bene, ma dove? Da quando è stata registratala Smaterializzazione, sono passate più di nove ore. Non servirebbe a niente. Dobbiamo solo sperare che succeda qualcos’altro. Che Harry trovi il modo di contattarci, di farci sapere dove si trova. Allora, al diavolo il Ministro, avrebbe un senso cercarlo.” Con una mano sulla spalla del ragazzo, Vanilla aveva cercato di spiegargli come stavano realmente le cose, di farlo ragionare. Non voleva che si mettesse nuovamente nei guai con il Ministero. Non di nuovo. Non avrebbe sempre potuto andargli bene.

Ron cercò il suo sguardo, e capì che, in fondo, aveva ragione.

Le sorrise, e sospirò: “Non c’è molto da fare, lo so, ma non riesco a stare qui con le mani in mano. Devo fare qualcosa!”

“Per questo ho io la soluzione: c’è appena stato un attacco a Diagon Alley. Dobbiamo andare.”

Rodolphus entrò correndo nella stanza, con il fiato corto.

Marius lo fissò per un attimo, e poi afferrò la Passaporta che il ragazzo gli tendeva.

Dopo pochi istanti, furono tutti troppo impegnati nella battaglia per pensare a Harry.

 

*********

 

“Mi spieghi dove stiamo andando? Sono ORE che camminiamo!” Si lagnò Harry per la millesima volta da quando avevano lasciato il paesino di montagna, dopo essersi ben riforniti di provviste.

“Potter, la vuoi smettere di rompere? La tua voce mi irrita profondamente.” Draco sbuffò, scostando l’ennesimo ramo che ostacolava loro il cammino.

“Vorrei solo sapere dove mi stai portando!”

“Sei un ostaggio, devi solo tacere e seguirmi.”

“Sono stanco, ho fame, è buio!”

“Sei proprio una femminuccia!”

“Sarà, ma non ti dispiaceva, un tempo, la mia compagnia…” Lo punzecchiò Harry, senza pensarci. Ma le parole gli morirono in gola, al ricordo.

Draco si fermò di scatto, e il moro andò a sbattergli contro.

“Forse un tempo non mi dispiaceva. Al momento però, ne farei volentieri a meno.” Rispose, acido e decisamente scocciato.

Poi riprese il cammino, e Harry lo seguì.

Per parecchio tempo, nessuno dei due parlò più. Harry era perso nei suoi pensieri, e aveva smesso di lamentarsi. Il che aveva reso particolarmente felice il compagno di viaggio.

Finalmente, quando oramai era notte inoltrata, arrivarono in una radura.

Nascosta dagli alberi, celata tra di essi, Harry poté notare una piccola casupola di legno e pietre all’apparenza abbandonata.

Draco si fermò. “Siamo arrivati. Felice?”

“Era l’ora!” Si avvicinarono alla casetta.

Arrivati davanti alla piccola porta in legno, Draco la aprì: l’interno era quasi più piccolo di come appariva da fuori.

Un letto con qualche coperta dall’aria poco sana, un divano che aveva visto tempi migliori e una piccola stufa, erano l’unico arredamento della stanza.

Il restante spazio al centro della stanza era occupato da un tavolino e qualche sedia, tanto che non sembrava esserci molto posto per qualcuno che avesse voluto alloggiarci.

“Accogliente.” Ironizzò Harry, avanzando qualche passo dalla soglia.

“Il signor Potter non gradisce? Se preferisce dormire fra gli alberi, faccia pure. Questo è il massimo che la casa può offrire. Siamo spiacenti, ma di camere in Hotel da cinque stelle non ne erano rimaste.” Rispose Draco con tono scocciato.

“Mi dispiace, ma quello che è abituato a quel genere di cose non sono io, ma tu.”

Draco fece una smorfia, mentre Harry si buttava disteso sul divano.

“Ci vuole del legno per la stufa, se vogliamo accenderla per non morire congelati.” Affermò, pratico.

“E come diavolo facciamo a prenderla?!” Draco sembrava spaesato.

“Siamo in un bosco. Ci sono degli alberi. Secondo te?” Rispose con tono derisorio.

“Vai a prenderla, allora, visto che sembri tanto esperto!”

“Non hai paura che io possa scappare?” Lo provocò. Era troppo stanco, e l’idea di far lavorare Malfoy gli sembrava ottima.

Draco ci pensò un po’ su e appurò che, effettivamente, era meglio che andasse lui.

“Non ti muovere, o ti uccido.” Aggiunto questo, uscì.

Harry, rimasto da solo, si lasciò andare sul divano, chiudendo gli occhi e accucciandosi in cerca di calore. Di toccare le coperte che erano sul letto ammuffito, non se la sentiva proprio.

Grazie al cielo, avevano preso le giacche di quegli uomini, o a quest’ora sarebbe già morto per assideramento.

Era stanchissimo.

I pensieri nella sua mente divennero confusi, e il sonno prese il sopravvento.

 

***********

 

-Ma chi me lo ha fatto fare di ribellarmi?- pensò Draco, ma subito si maledì per quel pensiero.

No, non poteva dire una cosa del genere. Sua madre…no, non doveva pensarci. Faceva troppo male il ricordo.

E, al momento, non solo quello faceva male.

Aveva finto che non fosse nulla per tutto il giorno. Non poteva fermarsi, doveva scappare.

Ma la sua gamba non era certo nelle migliori condizioni. E la sua spalla forse era messa anche peggio. Ma cosa poteva fare? Non poteva usare la magia, altrimenti un giorno intero di cammino si sarebbe rivelato completamente inutile. E poi non avrebbe risolto granché. Gli incantesimi curativi non erano mai stati il suo forte, avrebbe combinato un disastro. Se solo avesse avuto qualche ingrediente per preparare una pozione…

“Argh!” Inciampò in un sasso, che non aveva visto a causa del buio.

Lo maledisse per parecchio tempo, prima di riprendersi e ricominciare a raccogliere i rami secchi che trovava.

Che cosa gli toccava fare. A lui. Non avrebbe mai pensato che sarebbe potuta accadere una cosa simile.

Grazie al cielo comunque, avevano trovato un posto dove rifugiarsi.

Non voleva dirlo ad Harry, ma lui non sapeva proprio dove stavano andando, ma gli aveva fatto credere il contrario. Mica poteva ammettere di non avere idea di dove rifugiarsi!

Ma, per fortuna, da qualche parte erano arrivati, anche se non avrebbero potuto rimanervi per molto. Questo però era un altro problema, e ci avrebbe pensato l’indomani.

Al momento, l’unica cosa che doveva fare, era raccogliere della legna, trovare il modo di accedere un fuoco senza la magia –cosa particolarmente ardua, dal suo punto di vista-, riscaldare la casa in modo da non congelare nel sonno, trovare qualcosa con cui fasciarsi la gamba e la spalla e magari, se proprio non dispiaceva, anche un qualcosa che potesse servire ad attenuare il dolore. Ed evitare una emorragia. E un infezione.

Forse, pretendeva un po’ troppo. Forse.

Era meglio pensare ad una cosa alla volta.

Ad esempio: da dove diavolo gli era venuta quella stupida idea di trascinarsi dietro Potter?

Come sperava che gli Auror lo avrebbero aiutato, non si sa.

Oramai però era fatta. E si ritrovava in mezzo alle montagne Svizzere con alle calcagna Mangiamorte e Auror e in compagnia di Potter.

Doveva ammetterlo, gli aveva fatto male, rivederlo, dopo tutti quegli anni.

Era stata tutta colpa sua, certo. Avrebbe dovuto scegliere prima: o Potter, o Voldemort.

E invece, aveva tenuto un piede in due scarpe, e alla fine, aveva perso Potter e aveva guadagnato un Marchio. E nessuna delle due cose era ciò che voleva veramente.

Al tempo, la causa di Voldemort, di suo padre, era la sua vita. E lo era stata in tutti quegli anni.

Alla fine, non si poteva dire che si fosse del tutto pentito delle scelte che aveva fatto. Solo, forse avrebbe dovuto scegliere prima che fossero gli eventi a decidere per lui. Questo solo, si rimproverava. Si era rimproverato, per lo meno, in quegli anni.

Al momento, se avesse potuto tornare indietro, avrebbe fatto una scelta diversa, totalmente diversa, da quella che invece avrebbe forse fatto allora. Ora, aveva capito. Aveva capito che tutta la storia di Voldemort, di suo padre, di tutte le famiglie devote al Signore Oscuro, erano tutte balle.

Inseguivano un ideale così…effimero, privo di radici, privo di senso reale.

Era solo un modo per, in un certo senso, dimostrare che valevano qualcosa, dimostrare di avere potere.

Ma alla fine, erano dei burattini in mano ad un pazzo.

Ed erano diventati, con lui, tutti pazzi.

Come aveva potuto? Come aveva potuto suo padre fare una cosa del genere?

No, non ci voleva pensare…

“Argh!”

Si accasciò a terra, i rami secchi che aveva in grembo caddero sparpagliati attorno.

La mano si chiuse sull’avambraccio.

Bruciava.

La pelle bruciava.

Il suo corpo bruciava.

Doveva andare. Lo stava chiamando. Doveva andare e tutto ciò sarebbe finito.

Ma non poteva. Stava scappando. Doveva scappare.

Doveva scappare da quel mondo, da quell’orrore. Da suo padre.

Dal ricordo di sua madre. Che veniva uccisa. Davanti ai suoi occhi.

Senza che lui potesse fare nulla.

 

**************

 

Sono rimasta un po’ delusa perché sembra che lo scorso capitolo non sia piaciuto a nessuno! ç_ç Uff…cioè…in realtà non è che io voglia per forza che sia piaciuto, anzi, non mi dispiacerebbe per nulla sapere, nel caso contrario, i difetti che ha la mia storia…in tutto! Trama, modo di scrivere, tipologia…non lo so. Qualcosa! Dico, nessuno la leggesse…e va beh…però non è vero che nessuno la legge!! E allora mi deprimo perché penso “è così banale o mediocre da non suscitare nessuna reazione?”…non lo so, può essere! …Sarebbe comunque carino saperlo! Uff…ok, forse una persona non dovrebbe reagire così male alla mancanza di commenti…anche perché ci sono stati periodi in cui pubblicavo in cui c’ero più che abituata…ma me la prendo così a cuore perché ci tengo così tanto…! E’ la prima storia realmente seria che provo a scrivere…mah…va beh…la pianto, promesso. Tanto, finché ho i capitoli già scritti, non mi costa nulla pubblicare…boh…prima o poi finiranno! ç_ç Uff…ora la pianto…

Non ho la necessità di dire nulla sul capitolo al momento perché sono troppo depressa…

Alla prossima

 

Giuggia

 

Ps: per ora ho preso la decisione di rimettere e lasciare il raiting arancione perchè il rosso mi è sembrato eccessivo, anche se per ora in vista del futuro non so, ma ci penserò....

 

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Capitolo 7
*** Stand and Fight ***


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07- Stand and Fight

 

Fu svegliato dalla luce che proveniva dalla finestrella malmessa e dal rumore di stoviglie che cozzavano tra loro.

“Finalmente il principino si degna di svegliarsi. Era anche l’ora! Se non gli dispiace, pretenderei anche che mi venisse a dare una mano, se non vuole morire di fame.” Il ragazzo non fece in tempo a risvegliarsi completamente, che la voce del suo attuale coinquilino nonché rapitore gli ferì le orecchie. Se un buon giorno si vedeva dal mattino, quella si prospettava essere una pessima giornata.

“Non sei proprio in grado di fare niente da solo, eh?” Si alzò sbuffando, e si avvicinò alla stufa. Sopra di essa il ragazzo aveva posato un pentolino, colmo di latte da scaldare, ma non sembrava convinto di quello che stava facendo.

“Taci e dimmi: secondo te quanto ci deve stare per scaldarsi?” Chiese, irritato.

Harry alzò un sopracciglio. “Mi prendi in giro?”

L’occhiataccia di Malfoy gli fece capire che non era proprio in vena di scherzare.

“Io direi che è caldo quando è caldo!”

Draco storse il naso.

Harry sbuffò e infilò un dito nel pentolino.

“AHI! E’ bollente!” Cominciò a sventolare la mano, il dito dolente.

“Ottimo metodo.” Draco tolse il pentolino dalla stufa e versò il latte dentro due tazze dall’aria poco sana che aveva trovato sulla piccola mensola sopra la stufa.

Harry lo fulminò con lo sguardo e Draco ridacchiò.

Si tolse la giacca. “Fa caldo. Sei riuscito ad accendere la stufa, alla fine. Per fortuna. Avevo già preparato il testamento nel caso fossi morto assiderato.”

“Smettila di sfottere Potter e pensa a mangiare. Poi ci dovremo rimettere in cammino.”

“Cosa? E perché?” Era sorpreso.

“Ma ci sei o ci fai? Ci stanno rincorrendo una decina e più di Mangiamorte che mi vogliono morto e che, a pensarci, vogliono morto pure te! Secondo te perché dobbiamo rimetterci in cammino?!” La stupidità di Potter lo irritava. Poteva essere veramente ingenuo, quando ci si metteva. Lo aveva dimostrato spesso.

“Ma scusa, come diavolo faranno a trovarci? Non hai più fatto incantesimi, da quando abbiamo lasciato il villaggio.”

“E per fortuna, o sarebbero già qui! Ci sono altri tipi di tracce, mio caro. Come credi che i babbani facciano a trovare i loro fuggitivi? Mica fanno magie, quelli…”

Harry pareva ancora perplesso.

“E in più, loro hanno anche l’aiuto della magia.” Concluse Draco. “Ci vuole molto più tempo, rispetto a rintracciare un incantesimo, o a seguire una scia magica, ma è comunque possibile.”

“Scusa, ma questo significa che dovrai…dovremo, scappare per sempre?” Era terrorizzato all’idea.

“Non so…forse si, forse No. Le tracce si possono far perdere. Anche con l’aiuto di pozioni. Non so. Al momento però, al di là di non aver quel genere di pozioni a portata di mano, non servirebbero comunque. Siamo particolarmente rintracciabili, ci sono troppi pochi chilometri di distanza tra noi e l’ultima magia che ho fatto.”

Harry ci rifletté un attimo.

“Ok, ho capito.” Si rassegnò, e cominciò a bere il suo latte, mentre rosicchiava qualche dolcetto, tipico svizzero probabilmente, di dubbia provenienza, ma comunque piacevoli.

Draco, che nel frattempo aveva finito, cominciò a spegnere la stufa, non senza bruciacchiarsi un poco.

Harry intanto rimuginava sulla sua situazione.

Doveva riuscire a scappare in qualche modo! Ci doveva pur essere una soluzione. Non poteva smaterializzarsi, non poteva contattare Vanilla perché era troppo lontano dal raggio d’azione dei suoi poteri, non poteva usare la magia, perché Draco aveva la sua bacchetta.

E non poteva neanche sperare di usare la magia senza la bacchetta, perché era sempre stato una vera frana in quel tipo di incantesimi. E poi, era certo che Draco avesse già pensato anche a questo tipo di eventualità.

E quindi…cosa poteva fare?

Quella situazione lo metteva a disagio. All’inizio aveva cercato di non farci caso, di non dargli peso, convinto che tutto sarebbe finito al più presto e che tutto sarebbe tornato come prima.

Ma la presenza di Malfoy, di Draco, lo faceva stare male. Brutti ricordi tornavano a galla.

E, con essi, anche sentimenti. Sentimenti che credeva di non poter più provare, dopo quello che era successo, dopo quello che lui gli aveva fatto, dopo che gli aveva mentito, lo aveva usato, lo aveva tradito.

Ma, suo malgrado, dopo l’odio, il rimorso, la rabbia, il dolore che aveva provato in tutti quegli anni, appena lo aveva rivisto, tutto era tornato come niente fosse successo. Come all’inizio di tutta quella storia. Quando c’erano solo loro due e nient’altro.

“Potter, ti muovi? Cosa devo fare perché tu la smetta di stare lì seduto a fissare il vuoto, prenda quel tuo bel culetto e lo convinca ad uscire di qui?!” Draco, fermo davanti alla porta, era nervoso. E pallido. E zoppicava ancora. Non aveva per niente una bella cera, in effetti.

Harry era un po’ preoccupato, ma non lo diede comunque a vedere.

Si alzò, prese la giacca e raggiunse il ragazzo sulla soglia.

“Ehi, dove credi di andare?” Sventolò davanti al viso del moro una piccola cordicella.

Sbuffando, Harry tese i polsi, che vennero saldamente legati dal suo rapitore, che subito dopo lo spinse fuori.

Con un sospiro, Draco si fece forza, cercando di non pensare alle fitte angoscianti che la gamba e la spalla gli procuravano. E riprese il cammino dentro la foresta. E Harry non poté fare altro che seguirlo.

 

****************

 

“Sono passati di qui, ne sono sicuro. E credo fermamente che siano diretti verso sud, verso l’Italia.” McNair era accucciato a terra, ad esaminare le tracce.

“Chi credi che possa essere il suo accompagnatore, Walden?” Chiese Lucius, scrutando la foresta di fronte a loro.

“Non ne ho idea. E’ sicuramente un maschio: le impronte sono profonde e grandi. Ma non posso dirti di più. Non riesco a capire neanche se è un mago o un babbano.” Rispose, alzandosi.

“Si è trovato un compagno, ma che bravo il mio figlioletto. Certe abitudini non le ha proprio perse.” Esclamò amaramente, storcendo la bocca in una smorfia di disapprovazione.

“Comunque credo che sia ferito. Alla gamba. Ci sono alcune tracce di sangue un giro.”

“Questa notizia mi allieta. Significa che il mio colpo è andato a segno. Comunque, miei fidati, è meglio se ci muoviamo. Non vorrei che guadagnassero troppo vantaggio.”

“Non vorrei intromettermi signore, ma credo che la cosa migliore sia evitare di usare troppi incantesimi. Non credo che una smaterializzazione di massa come la nostra possa essere passata inosservata al Ministero. E’ probabile che ci siano degli Auror al nostro inseguimento, signore.”

“Weasley, non ti intromettere! Nessuno ti ha interpellato.” Ripose acida e secca Bellatrix.

“No, Bellatrix, ha ragione. O meglio, avrebbe ragione. Ma al momento credo che il nostro Ministro sia troppo impegnato in affari burocratici e in conferenze stampa in riguardo all’ultimo attacco a Hogsmeade. Sono sicuro che non abbia proprio tempo per occuparsi di noi.” Ridacchiò sotto i baffi Lucius.

Bellatrix scoppiò a ridere, così come gli altri presenti.

“Bene, ora basta parlare. Dobbiamo trovare mio figlio al più presto.”

*******************

 

“Non possiamo permettere che si diffonda la notizia. Si creerebbe il panico. No, niente da fare.” Affermò il Primo Ministro.

“Siamo d’accordo con lei, onorevole. Ma se non ci permette di cercarlo, e la cosa dovesse finire male, la comunità Magica cosa potrebbe pensare di lei? Che, solo perché le sembrava troppo rischioso, non ha permesso ad una sua squadra di Auror volenterosi di mettersi sulle tracce di Harry Potter. Che, le ricordo, è l’unico che potrebbe salvarci. Che ci deve salvare. Veda un po’ lei, se non le sembra quantomeno controproduttivo non andare a cercare colui che è l’unica nostra possibilità di vittoria e di salvezza, senza il quale la nostra comunità è persa, distrutta.” Ron, colpì la scrivania del Ministro con forza e rabbia. Ma rimase per lo più calmo. Cercava di mantenere il controllo. Doveva mantenerlo. E doveva convincere il Primo Ministro.

Scrimgeour ci pensò un po’. Rimase in silenzio, valutando le varie opzioni con i loro pro e i loro contro. Non che Weasley non avesse ragione, ma, semplicemente, aveva paura a lasciare che i migliori Auror del paese si perdessero chissà dove alla ricerca di qualcosa di cui non si conosceva l’esatta ubicazione. Anzi, di probabilmente introvabile. Però, era anche vero che Harry Potter era Harry Potter, e che senza di lui, c’era veramente poco da fare. Se in più la gente fosse venuta a saperlo si sarebbe scatenato l’inferno.

Non c’era niente da fare. Doveva per forza dare loro il permesso. Almeno, nessuno avrebbe potuto rinfacciargli in futuro di non averci almeno provato.

“E va bene, signor Weasley, mi ha convinto.”

Tutti i presenti esultarono.

Hermione saltò al collo dell’amico, che sfoggiò un sorriso a trentadue denti.

“Ha fatto la scelta giusta, Ministro.” Sentenziò Marius.

“Non la deluderemo.” Aggiunse Lucilla.

“Lo spero. Ecco i vostri permessi. Dovete andare all’ufficio per la regolamentazione della Smaterializzazione e mostrare questi. Così vi sarà permesso di Smaterializzarvi ovunque crediate opportuno. Ma mi raccomando, fate attenzione. E contattatami spesso. Voglio notizie, aggiornamenti. Qualsiasi cosa succeda, voglio esserne informato. Ora, andate.”

Vanilla afferrò i documenti, e la squadra uscì dalla stanza.

“Allora?” Chiese Rubens, il Capo del Corpo speciale degli Auror, appena la porta fu richiusa alle loro spalle.

“Abbiamo ottenuto il permesso!” Esultò Hermione.

“Ben fatto. Perfetto. Allora, voi non vi preoccupate, datemi i documenti, vado io per voi all’Ufficio per la regolamentazione della Smaterializzazione. Voi andate pure a cambiarvi e a preparare uno zaino per il viaggio. Vi aspetta una lunga camminata, credo. Le ultime notizie che mi sono arrivate parlano di un avvistamento di Mangiamorte sulle Alpi al confine con l’Italia, vicino ad un paesino chiamato Maigiaive. E li c’è da camminare. E fa freddo. Quindi portatevi qualcosa di pesate.”

“Grazie mille Rubens. Allora noi partiamo subito. Ragazzi, vi voglio tutti tra mezz’ora in Sala Grande. Non un minuto in ritardo. Hanno già troppo vantaggio. Muoversi!” Marius diede l’ordine, nessuno si fece pregare per obbedire.

 

*****************

 

L’aria cominciava a farsi più fredda, e il sole iniziava a tramontare, in lontananza.

Camminavano da anni, secoli, millenni. Non ne poteva veramente più. Avevano percorso chilometri. E per di più, del tutto in silenzio. Niente da ridire, gli andava più che bene, ma l’atmosfera era inquietante.

Dopo più di mezza giornata passata in mezzo a boschi fitti e bui, erano arrivati in una vasta radura che cominciava a salire dolcemente verso la vetta innevata di un monte particolarmente alto.

Harry sperava proprio di non dover arrivare fino alla cima. Già aveva freddo, la neve proprio non faceva per lui.

Inoltre, aveva una gran fame. Avevano mangiato una porzione a testa di carne in scatola, dopo vari sforzi per aprirla. Ma non è che lo avesse sfamato più di tanto. Stava spendendo troppo energie con quel cammino. Non ce la faceva più.

Se poi si doveva parlare di Draco: il ragazzo stava sempre peggio. Era sempre più pallido, sempre più stanco, sempre più lento nel camminare, sempre più zoppicante. Ma continuava a camminare. Non si sarebbe fermato neppure a pagarlo.

E nel momento in cui Harry gli aveva domandato cosa avesse, se stesse male o se avesse bisogno d’aiuto, l’unica cosa che si era sentito rispondere con tono scontroso era un “Fatti i cazzi tuoi e continua a camminare.”

“Malfoy…non è che potremmo fermaci un po’?” Lui ci provava. Non si sa mai che prima o poi cedesse.

“Taci e continua a camminare, femminuccia.”

Cominciava a stufarsi di questo comportamento dispotico.

“Ho fame.”

“Tira la coda al cane!”

“La smetti di fare lo scontroso incazzato con il mondo? Non ti ho fatto niente. Fino a prova contraria al massimo potrei essere io quello incazzato. E comunque, ho solo detto che sono stanco. E anche tu non mi sembri così in piena forma! Sembri un cadavere ambulante.” Sbottò.

“Senti, se veramente noioso lo sai? Appena troviamo un rifugio o qualcosa del genere, ci fermiamo. Fino ad allora, continuiamo a camminare.”

“E se non ne troviamo?”

“Continuiamo a camminare.”

“Fino alla morte?” Chiese, con tono ironico e derisorio.

“Esatto, fino alla morte.” Ripose con il tono di chi vuole che si chiuda il discorso.

E Harry non se lo fece ripetere due volte.

Camminarono ancora per un po’, in silenzio.

Ad un certo punto poi, quando il sole era già calato da un bel po’ e solo la luna illuminava il loro sentiero, Harry notò in lontananza una grotta, o qualcosa che gli sembrava tale.

“Draco! C’è una grotta! Ci possiamo fermare?” Il suo tono era quasi implorante. Oramai, era veramente allo stremo delle forze.

“Va bene.” Rispose solamente.

Era un piccola insenatura nella roccia, alta poco più di loro, stretta e lunga.

Era buia e non se ne vedeva la fine.

Draco fece per togliersi lo zaino con le provviste, ma cadde rovinosamente a terra insieme ad esso.

“Che succede?” Harry si accucciò velocemente accanto a lui, preoccupato.

Con le mani ancora legate gli sfiorò la fronte, imperlata di sudore freddo.

Il ragazzo tremava, e la sua pelle era bollente.

“Hai la febbre.”

“Non l’avrei mai…mai detto.” Cercò di mettersi a sedere, ma le forze gli mancarono.

“Slegami, che ti aiuto.”

“Non ci penso neanche. Tu vuoi solo fregarmi la bacchetta, uccidermi e scappare! Per il cavolo che ti slego! Aiutami ad alzarmi.”

“Ma non ci riesco, con le mani legate!”

“Piantala di inventare scuse. Aiutami!” Sbottò, in preda alla febbre, che lo stava facendo impazzire.

Harry non poté fare a meno di aiutarlo.

Draco prese dallo zaino una torcia e con essa illuminò la caverna.

Era vuota. Si abbassava sempre di più verso il fondo, dove si trovavano delle pietre ammassate, e niente più. Nessun animale, nessun segno di vita.

“Bene, è perfetta. Potter, vai a prendere della legna.”

Harry lo guardò male.

“Come credi che ci possa riuscire?”

“Ci sono degli arbusti secchi qui fuori. Non lamentarti e vai a prenderli.”

Draco si diresse barcollando verso il fondo della caverna, e si buttò per terra, privo di forze.

Harry provò troppa pena per pensare di ribattere e fece quello che gli era stato ordinato.

Tornato nella caverna, accese come meglio poteva un fuocherello con i fiammiferi che trovò dentro lo zaino e, prese le coperte, creò una specie di giaciglio vicino al fuoco dove far distendere il ragazzo.

Draco non si fece pregare e si accucciò volentieri fra le coperte.

“Ora, mi vuoi dire che cos’hai? Fammi vedere la gamba.”

“Non provare a toccarmi o ti uccido.” Ringhiò.

“Sei mezzo morto e hai ancora il coraggio di minacciare?” Harry non gli diede retta, prese la gamba, scoprì la ferita.

Quello che si vide comparire davanti non fu certo un bello spettacolo: avvolta in un panno grezzo intriso di sangue stava una ferita particolarmente profonda, il cui colore giallo bluastro lasciava intendere che fosse infettata.

“Lasciami stare ti ho detto!” Tirò via la gamba il ragazzo.

“Sei proprio una testa dura! Se non facciamo qualcosa, potrebbe peggiorare e incancrenirsi e potresti perdere la gamba.”

“Che esagerato! E’ una ferita da nulla. Lascia stare.”

“Mi hai rotto veramente! Fai come vuoi, muori pure, ma poi non venire a dare la colpa a me!” Si alzò di scatto e uscì fuori dalla grotta a lunghi passi.

“Ecco! Vattene! Lasciami morire in pace.” Rispose con astio.

E mentre Harry, poco lontano, stava seduto su una roccia a pensare al da farsi, il Marchio Nero di Draco cominciò nuovamente a bruciare. E il dolore, troppo da sopportare oramai, gli fece perdere i sensi.

 

**********************

 

Scusate il ritardo nella pubblicazione, ma questo è l’ultimo capitolo già scritto, e visto che sto scrivendo a rilento causa maturità incombente, simulazione di terza prova ancora più incombente, e beta reader rintracciata dopo due anni che, pur essendo disposta a perdonarmi per la mia assenza, ha dei problemi pure lei…beh…risolto il mistero! XD In più c’è anche il fatto che sto portando avanti la mia vecchia storia…E una relazione amorosa disastrata e a distanza…indi per cui…diciamo che penso possiate perdonarmi…vero?? ^-^ Comunque…questo capitolo mi piace particolarmente…e preannuncio già che il prossimo sarà totalmente incentrato su Draco e Harry e si scoprirà qualcosa di più del loro passato…diciamo gran parte…! E poi…ci sarà sicuramente una lemon…anche se devo decidere quanto lemon sarà…probabilmente non in modo così eccessivo da costringermi a mettere il raiting rosso…fondamentalmente, non mi reputo una scrittrice di quel genere di lemon! ^-^ Non lo so…mi concentro più sui sentimenti che sulle azioni…^-^ Comunque…uhm…sto divagando.

Ringrazio veramente coloro che hanno risposto così gentilmente al mio appello disperato…e spero che chiunque legga abbia voglia di darmi il proprio parere, che è per me così importante…soprattutto in questa fase in cui devo ricominciare a prendere in mano la storia…^_- Ok…finito lo sproloquio! Fatemi sapere….

Grazie mille

 

Giuggia

 

Ringraziamenti:

 

_Light_: primo…il quinto capitolo te l’ho mandato per e-mail, ma non so se l’hai ricevuto!! Se no lasciamo pure un e-mail o qualcosa del genere, che te lo mando volentieri perché sinceramente non so come mai sia rimasto il raiting rosso solo sul quinto capitolo…è strano! O.o Comunque non avrei mai detto avessi solo 17! Ti facevo molto più grande! Forse per la tua formalità…XD Boh…comunque…passando alla storia…che bello! Mi fa così piacere quello che mi dici…ç_ç Piango! Comunque, riguardo a Ron…per quanto sia impulsivo ecc, non può partire a caso per un luogo che non sa perdendo il lavoro e abbandonando gli amici, ecc…comunque come vedi si è subito fatto valere in questo capitolo! In modo più redditizio…Beh…lui non tratta male Herm. Le vuole bene, come le ha sempre voluto, ma è vero che non la considera tanto. Non la ‘vede’ se non come una figura sempre presente di amica. Semplicemente. Riguardo al senso d’orientamento di Draco…beh…diciamo che aveva una vaga idea che da quelle parti ci fosse una casetta ma non sapeva di preciso dove fosse…^-^ Draco non si è fatto male nel quinto capitolo, ma all’inizio…si è ferito durate lo scontro con gli Auror, che lo hanno attaccato…^-^ In ogni caso la tua visione sdolcinata non è proprio lontana dal reale di quello che in un certo senso succederà nel prossimo capitolo! XD ….hihi….Riguardo a Narcissa…tranquilla, comparirà poco e niente. Anzi, probabilmente non comparirà proprio! ^-^ Bacionissimi e grazie mille…alla prossima!! ^-^

 

Misha: grazie mille, mi ha fatto molto piacere!!! Per la lemon, come già scritto sopra, ci si dovrebbe arrivare al prossimo capitolo…^-^ Comunque…grazie per  complimenti per tutto…^-^ Seguirò i tuoi consigli…^-^ Fammi sapere…bacissimi alla prossima!^-^

 

Paddy82: grazie mille, mi ha fatto piacere il tuo commento e le tue impressioni…^-^ Allora…riguardo ai primi capitoli…si lo so, erano un po’ pesanti, ma volevo dare una piccola introduzione alla storia…non mi piace l’idea di iniziare in ‘media-res’…per usare termini aulici! XD Sono contenta che ora la cosa sia migliorata e sia più fluida…riguardo invece al ‘panegirico’ di Ron…non so, in realtà non volevo dare questa impressione…vedi, il fatto è che Ron è un personaggio che nei miei scritti ho sempre messo da parte, non l’ho mai considerato e mai analizzato, mentre suo Draco ho scritto fior e fior di pagine! XD per me è più facile delineare Draco, perché l’ho già ‘disintegrato’ nella sua interiorità in molti dei miei altri lavori, e ho la possibilità di sfruttare tutto quel lavoro che ha portato ha costruire il mio Draco nella mia testa per riuscire a descriverlo più facilmente. Così come per Harry, anche se il lavoro per lui è un po’ più complicato e non del tutto finito…XD Per Ron invece, non avendo ancora un idea ben precisa, ho dovuto fare un lavoro più ‘costruttivo’…^^” Mi dispiace se è risultato pesante, ma credo servirà nel futuro della storia…^-^ Anche perché non mi andava di relegare i personaggi secondari solo a personaggi secondari…volevo approfondirli un po’ di più…e Ron era quello che più mi dava l’opportunità di analizzare tutta la situazione anche della guerra più da vicino…^-^ Comunque…beh…spero chela storia ti piaccia e continui a piacerti, anche perché credo che d’ora in poi sarà facilmente più scorrevole!! Sarò comunque molto lieta di ricevere qualsivoglia commento/critica o consiglio su qualunque cosa e di cercare di modificare il mio lavoro o spiegare le mie motivazioni! ^-^ grazie mille ancora…anche per le gocciole…XD Smack smack, alla prossima!! ^_-

 

Emanuela_smile: grazie mille mille per la tua gentilezza nel mandarmi il commento via mail! E’ stato molto apprezzato…e sono veramente contenta che la mia storia ti piaccia così tanto!!! Fammi sapere cosa ne pensi anche di questo nuovo capitolo se ti va…^-^ grazie grazie mille alla prossima!! ^-^

 

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