Gone in the Shadows

di elefiore
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Non è una cosa facile, vedere un Guardiano ***
Capitolo 2: *** ...soprattutto uno che non vuole essere visto ***
Capitolo 3: *** Esigo una spiegazione. ***
Capitolo 4: *** Una nuova missione ***
Capitolo 5: *** Zera ***



Capitolo 1
*** Non è una cosa facile, vedere un Guardiano ***


Gone in the Shadows
1. Non è una cosa facile, vedere un Guardiano..
Sentii un lieve rumore dietro di me.
Mi fermo: vidi con la coda dell’occhio una sagoma muoversi tra le ombre... ed ecco che una bambina tentò di derubarmi.
Le afferrai un polso ed allontanai l’Occhio dalla sua portata.
”Lasciami andare!”
”Non è per te.”
”Per favore, signore, sono affamata..”
Guardai le sue mani. Piccole e dalle dita sottili: le mani di un ladro.
”Hai talento. Non è una cosa facile… vedere un Guardiano.” dissi -un leggerissimo sorriso mi curvò le labbra- “Soprattutto uno che non desidera essere visto.”
 
Qualcuno mi scosse e disse qualcosa che non capii.
Mi tirò un debole pugno alla spalla
“Svegliati!”
Aprii con fatica gli occhi. Mi faceva un male tremendo la testa.
”Dai, dai! Sono quasi arrivati!”
Era la bambina che aveva tentato di derubarmi, ne ero sicuro.
No, un momento.
”Che ci fai in casa mia?!”
”SHH” mi zittì velocemente coprendomi la bocca “Sono vicini, andiamo via!”
Mi tirò giù dal letto, mi prese per mano e mi portò nel corridoio sotto le scale.
”Ma che succede?!”
”So solo che un uomo ti ha portato qui svenuto, passando dalla finestra.”
In un angolino appena fuori dall’edificio c’era una botola che nemmeno io avevo mai visto.
”Le tue cose sono qui. Presto, prima che ci scoprano!”
Quella bambina.. davvero era riuscita a portar via tutta la mia roba dalla mia stanza senza che me ne accorgessi? Era più abile di quanto avessi sospettato.
Presi tutte le mie cose e in fretta ci allontanammo dall’edificio… o almeno io ci riuscii.
Sentii la bambina gridare ed un uomo, probabilmente una guardia, dire: “Preso, piccoletto! So che sai dov’è quel ladruncolo, dimmelo subito!”
”No, lasciami, non lo so! Aah!”
”Ah non lo sai? Beh, allora…” fece per lasciarla ma, al contrario, la sollevò da terra per il braccio “Non ci casco. So che lo sai!!”
La bambina tentava di divincolarsi, senza successo.
Presi l’arco, una freccia, mirai e..
Morto.
La bambina cadde a terra.
Corsi da lei, alla luce, e la presi in braccio in meno di un attimo per poi tornare tra le ombre, appena in tempo per non essere visto da una guardia…
Ma non avevo fatto in tempo a nascondere il cadavere dell’altra.
”So che sei qui, tra le ombre, ladro!”
Un Guardiano secondo loro si sarebbe dovuto far beccare così, come nulla fosse? Eh, no.
Poggiai la bambina a terra quindi, velocemente, ci spostammo dal Quartiere Sud (dove abitavo) al Quartiere Vecchio.
”Ti lascio qui, devo andare, ma non preoccuparti per me: conosco questo luogo molto bene. Cerca un rifugio, ci rincontreremo, Garrett.. Ah, io sono Erin.”

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Capitolo 2
*** ...soprattutto uno che non vuole essere visto ***


”Credo di aver sentito qualcosa...”
Maledizione. Che diavolo succedeva in quel periodo? O le guardie erano sensibilmente migliorate, o... nah, dovevo essere io. Ero distratto a causa di quella bambina, Erin, era già la terza volta che una dannata guardia mi sentiva camminare. E io non sono il tipo di persona dal passo pesante.
”Devo smettere di saltare ad ogni minimo rumore. Sarà stato qualche topo."
Beh, per fortuna aveva smesso subito di cercarmi.
”AH-AH!! Non mi scappi, ora!!”
Come non detto.
Imprecai e corsi via in velocità, cercando di non attirare altre guardie.
Destra, sinistra, strada chiusa.. ma era una strada che conoscevo bene.
La guardia mi aveva perso di vista, ma mi stava cercando anche tra le ombre.
Tirai fuori l'arco e presi una freccia a corda.
Mirai al soffitto in legno di una casa e scoccai la freccia.
Perfetto.
Afferrai la corda e mi arrampicai, ritirandola una volta salito.
Anche questa volta, nonostante tutto, ero riuscito a fuggire.

”Garrett.”
Sorpreso, mi voltai.
”Come..?!”
”Credevo che saresti rimasto nel Quartiere Vecchio.”
”Ed io lo credevo di te”
Sorrise
”Scherzavo, sapevo che saresti venuto qui.”
Frugò in una piccola borsa
”Guarda cos’ho trovato!” mi porse tre pagnotte calde “ Sono due per te ed una per me perché tu sei grande e io piccola.”
Proprio in quel momento sentii il mio stomaco brontolare.
Ringraziai Erin ed iniziai a mangiare in silenzio.
”Garrett?”
”Mh?”
”Questo è il tuo vero nome o lo usi solo per non far sapere chi sei?”
”No, è quello vero.”
Ripresi a mangiare
”Uhm, Garrett?”
La guardai
 “Hai mai pensato di avere una famiglia?”
Quasi mi strozzai.
Famiglia? IO?
“Non ho bisogno di una famiglia.”
”Ma qualcuno dovrò continuare il tuo lavoro, non puoi vivere per sempre!”
Non che qualcuno potesse darmi motivo per volerlo come successore.
Forse sarebbe stato così, forse i Guardiani sarebbero morti con me.
”Che cos’è quel simbolo? Cosa significa?” disse Erin prendendomi la mano per osservarlo “Una chiave? A cosa serve?”
Le sue mani erano gelide. Solo allora mi accorsi che effettivamente era inverno e faceva molto freddo.
”Dai, mi dici cos’è?”
”È un segno. Significa che sono un Guardiano.”
Studiò il simbolo, incuriosita.
”Anche la prima volta che ci siamo incontrati hai detto di esserlo, ma che cosa vuol dire? Guardiano di cosa?”
”Sei molto curiosa” dissi, ritraendo la mano per poi alzarmi.
”Dove vai?”
”Da qualche parte”
”Perché non me lo dici?”
Altro motivo per cui non voglio figli: troppe domande e troppo rumore.
”Senti, quello che faccio io non-“
All’improvviso mi tornò in mente una scena di quand’ero bambino. Senza accorgermene avevo detto alla bambina le stesse parole che Artemus aveva detto a me: “Non è facile, vedere un Guardiano. Soprattutto uno che non desidera essere visto.”
Ero allora nelle stesse condizioni di questa bambina: rubavo per vivere.
E pensare che ora vivo per rubare.
”Garrett? Qualcosa non va?”
La guardai.
Ma certo, la storia si doveva ripetere. Nel modo “giusto”, però.
Solo ora avevo capito.
Sospirai.
“Hai molto da imparare, Erin, e io posso insegnarti ogni cosa, a suo tempo. Se lo vorrai, potrai conoscere tutto ciò che so ed avere incredibili abilità. Conoscerai tutto sui Guardiani e potrei diventarlo tu stessa.”
I suoi occhi brillavano per l’emozione mentre correva ad abbracciarmi.
”Mi impegnerò per non deluderVi, Maestro! Ve lo prometto!”
Stranamente vedere la bambina così felice mi fece sorridere il cuore. Quando avevo ancora dei sentimenti ero molto simile a lei. Troppo.
Mi abbassai alla sua altezza.
“Sono soltanto Garrett”
Mi diede un bacio sulla guancia e sorrise.
”Quando iniziamo?”

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Capitolo 3
*** Esigo una spiegazione. ***


Erin stava cercando in ogni modo di farmi felice: diceva sempre che ero troppo serio e non sorridevo mai.
A dir la verità, sorridevo senza farmi vedere: la bambina s'impegnava ed aveva talento.
Come me, mi ritrovai a pensare, prima che mi distogliesse dalle mie riflessioni
“G-Garrett?”
“Dimmi pure”
“Chi è quello?” chiese, indicando alle mie spalle.
Mi voltai.
Artemus?! Ma lui...
“So ciò che stai pensando, Garrett. Sono morto... ma non riesco a raggiungere la pace”
“Per quale motivo?”
“I Glifi mi trattengono. Devo distruggerli”
“No.” dissi, guardandolo negli occhi con aria di sfida
Lui scosse il capo.
“Credevo di averti insegnato come si comporta con i Guardiani.”
 “Ho imparato a non fidarmi dei vecchi Guardiani”
“Così come io ho imparato a non fidarmi dei nuovi”
Mi sollevò da terra, prendendomi per il collo.
“Morirai così come sei vissuto, ladro: solo e senza onore”
Gli presi il polso, cercando di allentare la presa.
“C'è molto più onore nella mia morte che nella tua finta vita!” dissi a fatica.
Avevo immaginato molti motivi e modi per morire, ma non per mano di Artemus, o meglio, del suo fantasma.
Lentamente, la mia presa sul suo polso si affievolì e la vista iniziò ad annebbiarsi.
“Addio, Garrett”
Non volevo morire. Non ancora.
Non volevo morire, non ancora...
Non-
 
Qualcuno stava piangendo, potevo sentirlo chiaramente.
Non riuscivo ad aprire gli occhi.
“Piccolina, perché stai piangendo?” chiese una donna.
“I-io... p-per proteggere... una persona... un uomo voleva ucciderla.... volevo solo stordirlo...” balbettò tra i singhiozzi “l'ho ucciso! N-Non volevo... vi prego, signora, non mi denunciate!”
“Lo hai fatto per difesa, piccola, e non volevi. Va tutto bene”
“Ma quella persona, quella che difendevo... è morta!” mormorò, disperata, singhiozzando ancor più di prima.
Poco dopo, con fatica, aprii gli occhi e tossii. Con stupore, la bambina mi corse incontro urlando “Sei vivo!!” e mi abbracciò gettandomi le braccia al collo.
Una fitta al petto mi mozzò il respiro: “P-Piano...”
La bambina disciolse l’abbraccio prima ancora che finissi di parlare, ponendo una breve distanza tra di noi, e abbassò il capo come se l’avessi rimproverata: “Scusa... credevo fossi morto!”
“Lo credevo anch'io” dissi a bassa voce, quasi come se mormorassi tra me e me.
La donna si voltò nella mia direzione e si avvicinò:”Vedo che state bene, ora. La bambina era preoccupata”
Mi alzai lentamente, cercando di non far aumentare il dolore.
Solo allora mi accorsi che i miei vestiti e la faretra erano stati sostituiti da abiti comuni e un piccolo pugnale.
“Siete suo padre, non è vero? Vi somigliate molto”
“No, non è mio padre... però si prende cura di me” intervenne Erin, stupendomi, e la donna sorrise.
”Che uomo gentile ad accogliere una bambina e crescerla come vostra”
“Ed è anche da solo!”
“Solo? E vostra moglie?”
“È morta da qualche mese mentre stava facendo nascere un bambino, però è morto anche lui”
“Oh, mi dispiace”
“Ma lui è forte, non si fa rattristare troppo”
La donna sorrise con dolcezza.
“Ora devo andare. Spero che per voi vada tutto bene, d'ora in poi”
Non appena la donna se ne fu andata, la bambina mi abbracciò ancora.
“Scusa, dovevo inventare qualcosa in fretta per non far capire che eri tu”
“Dove-”
“Lì in fondo,  in un angolo, nell’ombra”
Presi le mie cose  e mi spostai in un vicolo lì dietro per cambiarmi.
Ripensandoci, Erin mi aveva-
Se non fossi stato cinico probabilmente sarei arrossito ma, al contrario, la cosa mi infastidì.
Mi aveva sempre irritato anche solo che qualcuno mi sfiorasse per errore, figurarsi lei che era una bambina e, come se non bastasse, mi aveva addirittura spogliato.
Potevo capire che fosse un’emergenza ma… spogliato? Spogliato?!?!?!
Spogliato!
Con un umore a dir poco pessimo, tornai da lei.
“Ah, Garrett?”
 “Mh?” mugugnai controvoglia
“L'uomo che diceva di essere un fantasma... non lo era. È lì, se vuoi vederlo”
Mi avvicinai. Qualcosa negli abiti di quell'uomo era familiare.
Cercai tra di essi un simbolo che potesse farmi capire chi fosse... e trovai un amuleto pieno di simboli pagani.
Lo strinsi tra le mani e mi alzai di scatto.
“Cos'hai?”
“Ho qualcuno con cui parlare. E a lungo. Tu resta qui.” risposi, e corsi al porto.
 
“Buonasera, cosa ti porta da queste parti?” mi chiese il pagano di guarda.
“Esigo spiegazioni”
“Spiegazioni?”
“Un pagano ha tentato di uccidermi”
Incredulo e visibilmente irritato, la guardia disse:”È una grave accusa, questa”
“Se accuso è perché ne sono convinto”
“Non rompiamo gli accordi”
“Allora questo dove potrei averlo preso?” gli mostrai l'amuleto.
“Potresti benissimo averlo rubato, come qualunque altra cosa, ladro.” disse a denti stretti.
Non dovevo farmi sopraffare dall'ira, mi costrinsi a restare calmo.
“Chiedi al tuo oracolo, allora, e vedrai che dico la verità”
“Come osi?! Non sei degno anche solo di nominarlo!”
Una donna, sciamana, si avvicinò e con voce pacata chiese: “Che succede qui?”
Le rispose la guardia, dal volto scarlatto per l’ira: “Il ladro ci accusa di aver tentato di ucciderlo!
Inoltre dice di controllare nell'Oracolo!”
La donna mi guardò un po’ storto e prese l'amuleto, rigirandolo tra le mani, esaminandolo.
“È falso. L'hai fatto tu? È di ottima fattura, chiunque se non pagano lo crederebbe vero”
“Come puoi dire che sia falso? Quell'uomo aveva i vostri abiti, il vostro amuleto, una bacchetta magica come la vostra...”
“Consulteremo l'Oracolo per capire chi fosse e, soprattutto, se ciò che dici è vero. Ti lasceremo un messaggio qui fuori entro dodici ore”
“Non un minuto di più. Odio aspettare.”
“È una minaccia?”
“No,  un consiglio”

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Capitolo 4
*** Una nuova missione ***


Capitolo 4: Una Nuova Missione

“Garrett, guarda!” disse Erin prima di aprire un passaggio “Porta alla tua casa.. o meglio, davanti alla mia, tra Stonemarket ed il Quartiere Sud. Uso spesso questi passaggi per sfuggire alle guardie, li conosco come le mie mani.”
Interessante. Dovrò scrivermeli.
“Ah, ora che mi ricordo, c’è una persona che vuole incontrarti. Ha un negozio a Stonemarket, vicino a Bertha.”
Ah, lei. Marla.
“Andrò al suo negozio”
“E io? Posso venire o mi devo continuare ad allenare?”
“Come preferisci.”
“Uhm, meglio che stia qui, così cerco qualcosa da mangiare e vedo se c’è qualcuno che ti cerca a casa tua, se no potrai dormire lì.”
Annuii e andai con calma al negozio di Marla.
Appena mi vide, disse di esserne felice.
“Ho visto che ti hanno fatto perdere i sensi, credevo ti avrebbero messo in prigione e mi sono preoccupata..”
“Sono ancora qui.”
E a Pavelock si va una volta sola.
“Stavo pensando, sei sicuro di non aver bisogno di una partner? In passato ero una ladra anch’io, ho esperienza. Non certo quanto te, ma sono abbastanza brava e.. immagino non t’interessi.”
“C’è qualcos’altro che volevi dirmi?”
Abbassò lo sguardo, avvicinandosi, poi lo alzò al mio viso.
“Non troverò mai il coraggio di farlo, un altro giorno.”
“Di cosa stai parlando?”
Si alzò sulle punte per arrivare alla mia altezza e..
e poggiò le labbra sulle mie per un istante che mi sembrò infinito.
Si allontanò mormorando “Volevo farti capire che mi sono innamorata.”
Ero sorpreso.
Confuso.
Mi sfiorai le labbra con le dita, il cuore che batteva a mille per la prima volta.
Era il mio primo bacio... non che mi importasse.
Marla aveva ripreso a sistemare il negozio.
Forse me l’ero immaginato.
No, sentivo sulle labbra una leggerissima traccia del suo rossetto.
Ancora con la mente nella più totale confusione, uscii dal negozio.
Camminai senza meta, non riuscivo a tornare in me stesso.
Marla mi aveva completamente spiazzato. E non era facile spiazzarmi.
Per puro caso posai lo sguardo su un foglio appeso a un muro.
“Garrett, abbiamo esaminato il medaglione. È stata una donna a crearlo, con l’intenzione di farlo indossare a te per controllarti.”
Controllarmi? Una donna?? Con un medaglione?! Dev’essere uno scherzo.
Continuai a leggere
“Non sappiamo il motivo di questo ma, poiché siamo alleati a tempo indeterminato, cercheremo di scoprire di più. Nel frattempo, avrei un favore da chiederti: c’è un luogo a noi sacro occupato dai seguaci del Costruttore. È un luogo molto importante per noi per via di un oggetto che vi si trova, il Cuore della Terra. È una piccola pianta consacrata alla terra, delle dimensioni di un cuore. Le sue foglie sono rosse come il sangue ed ha delle bacche dello stesso colore. Se non riesci a far andar via quei sacrileghi, portaci la pianta. È importante.”
Alzai gli occhi al cielo.
Ovviamente. Ogni cosa ha un prezzo, nessuno avrebbe mai dato qualcosa senza chiedere altro in cambio. Fantastico.
Beh, non potevo rifiutare.. e, non si sa mai, magari avrei potuto “prelevare” qualcosina per me. Più che magari, l’avrei fatto di sicuro. O non sarei stato Garrett, il Maestro Ladro.

 
Angolino dell'autrice
Scusate, scusate, scusate, scusate!!!!!!!
Sono secoli che non aggiorno questa storia, mi dispiace T-T
In ogni caso, anche se il capitolo è corto, spero vi piaccia. Finalmente ho trovato delle idee (strane, ma pur sempre idee)!
Grazie infinite a chi ancora segue questa storia, a chiunque in generale la legga e a chi legge le mie altre storie!
Ciao!
Eleonora

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Capitolo 5
*** Zera ***


Stavo vagando per le strade della città, cercando qualcosa che indicasse il luogo in cui sarei dovuto andare.
Certo che avrebbero anche potuto disturbarsi e dirmi dove diavolo era quel dannato posto, invece che far fare tutto a me..
No, in effetti era la mia essenza trovare le cose nascoste, essendo un ladro.
No, non un ladro. Il ladro. E non modestamente, il Maestro Ladro.
Mi cadde lo sguardo su un simbolo su una parete.
Un momento. Un simbolo pagano messo lì, casualmente vicino alla chiesa di St. Edgar?
No, non credo proprio.
Controllai per bene la parete e notai una pietra un poco sporgente.
La spinsi e si aprì un passaggio nella parete. Vi entrai riassumendo le mie intenzioni ed i miei obiettivi.
Primo: trovare il Cuore della Terra.
Secondo: cacciare i seguaci del Costruttore o rubare la piante.
Terzo: trovare qualcosa d’altro da rubare per riempirmi le tasche, come compenso.
Ovviamente tutto questo evitando di farmi ammazzare.

Il passaggio si richiuse alle mie spalle e mi lasciò in un corridoio di pietra.
Mi tirai indietro, contro il muro, appena in tempo per evitare una freccia che mi avrebbe colpito alla testa, uccidendomi sul colpo. Non poteva essere indirizzata a me.
Guardai dalla parte opposta dell’arciere.
Che cos’è quella.. cosa?
Era uno strano incrocio tra un uomo ed un mostro: il suo volto era sfigurato da molte cicatrici, un occhio completamente bianco e la parte sinistra del viso scorticata. Era a torso nudo, da davanti si vedeva la sua spina dorsale, nel punto in cui il ventre era squarciato, e le sue mani erano nulla più che lunghissimi artigli.
Estrasse la freccia e la tagliò in due semplicemente sfiorandola.
Corse verso l’arciere e con un suono secco di ossa rotte, in un solo colpo, gli tranciò la testa.
Prese a sventrarlo con foga, mangiandone le viscere.
Che scena disgustosa!
Stando molto attento a non fare alcun rumore e a restare nell’ombra, andai nella direzione opposta a lui.
Lo sentii fiutare l’aria e guardare verso di me.
Imprecai mentalmente più volte e mi infilai in un’insenatura completamente oscurata. Quell’essere mi metteva una certa inquietudine.
Mi passò davanti e si fermò. Girò il volto, se così si poteva chiamare, dalla mia parte, scrutò nell’ombra, arrivò a pochi millimetri dal mio viso giusto un istante dopo che avevo iniziato a trattenere il respiro.
Con uno sbuffo, si allontanò per tornare al cadavere.
Molto, molto e dico MOLTO silenziosamente tornai ad andare nella direzione opposta alla sua.
Presi un paio di calici d’oro qua e là e mi fermai ad aprire una porta.
Per poco non morii d’infarto.
Mi sbilanciai all’indietro, evitando per meno di un soffio un colpo d’ascia, caddi e mi rialzai sbattendo con forza la schiena contro la pietra del muro, mi preparai a schivare un possibile futuro attacco e tesi l’orecchio per sentire un qualsiasi rumore.
“Oh per il Grande Ingannatore! Garrett, Sei tu!” sentii sussurrare “Vieni, forza!”
Una mano affusolata si sporse appena dall’ombra.
“Sbrigati!”
Non riconoscevo quella voce, non mi fidavo.
Restando all’erta, entrai in quella stanza completamente buia.
“Cosa ci fai qui, ladro?”
quando i miei occhi si abituarono all’oscurità, distinsi i lineamenti della donna.
Pagana, decisamente pagana.
I suoi capelli erano castani, gli occhi verdi come foglie.
“Chi sei, tu?”
“Il mio nome è Meredith. Sono l’erede di Viktoria.”
Ah, ecco. Però avevo ragione: è pagana. Anche troppo.
“Che ci fai qui?”
“Te l’ho chiesto per prima, ladro.”
“Ho un nome. Comunque, dovresti saperlo bene: mi avete incaricato di trovare quella pianta, il Cuore della Terra, ed è per questo che sono qui.”
Sorpresa, Meredith disse che non era vero.
“Sì, invece! Avete lasciato un messaggio al porto dicendo di cacciare i seguaci del costruttore e, in caso non riuscissi, di rubare la pianta.”
“Non esiste! Non manderei mai qualcuno di diverso da me in questo luogo! Sarebbe una missione suicida per altri venire qui!”
“E perché?”
“Chiunque venga qui e non sia pagano morirebbe, gli Zera sono nati per proteggere il Cuore, solo un pagano può ucciderli o passare inosservato al loro potere.”
“Io sono passato quasi inosservato con quello all’ingresso.” precisai io, un po’ piccato
“Quasi, l’hai detto tu stesso.. ma tu sei un caso particolare, Garrett, è normale che fatichino a notarti.”
“Non ho detto questo. Ho avuto un’ottima dose di fortuna, come sempre, per sfuggirgli.”
La donna mi guardò, come se avesse avuto un’idea.
“Se hai passato lui, forse puoi aiutarmi. Uscendo da questa stanza, vai verso destra, lungo il corridoio, fino a un portone con una scritta d’argento.” mi consegnò una chiave “Una questa per aprirlo e vai nel giardino. Attraversalo completamente ed arriverai ad una statua. Lì devi-” ma s’interruppe.
“Che c’è?”
Mi zittì coprendomi la bocca con una mano.
Passi trascinati, rantoli di morte.
“Corri, Garrett! Lo terrò occupato in modo che perda le tue tracce e non ti segua, dato che nemmeno io con la magia posso impedirglielo, ma devi correre!”
Uno di quegli esseri rivoltanti spalancò la porta.
“ORA!”
Scattai più velocemente che potevo, abbassandomi giusto quanto bastava per evitare gli artigli dello Zera, e arrivai presto al portone, lo aprii e mi chiusi dal’altra parte, poi mi fermai a riprendere fiato.
Non avevo mai corso così a lungo tanto velocemente. Grazie mille, adrenalina.
Con quelle creature c’era da temere per la vita!
Mi guardai intorno. Era un giardino come quelli delle chiese: squadrato, con un porticato tutt’intorno, un pozzo al centro, una statua sul fondo.. e nessuno in vista.
Feci un passo e sentii un click sospetto. Guardai il mio piede.
Prevedo guai. Grossi, enormi, indicibili guai.
Mi abbassai per evitare una trave, andai sull’erba, mi vidi sfrecciare contro degli oggetti – non stetti a guardare cosa fossero - , schivai e misi il piede su un’altra trappola. Imprecai, scattai di lato per evitare dei dardi ed inciampai in qualcosa.
Oh, guarda, un tizio con un Martello. No. FANTASTICO, un cadavere con un Martello. Nulla di buono.
Mi rialzai e tornai sui miei passi verso la statua.
Trovata. Perfetto, ed ora?

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