Dis-moi je t'aime

di Do_Not_Touch_My_Patria
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** _Prologo_ ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo II ***



Capitolo 1
*** _Prologo_ ***


Prologo~












Era il tramonto quando giunse la fine.
Il ragazzo lo fissava sgomento mentre lentamente se ne andava. Non pensava che quell’avventura sarebbe finita così, forse in cuor suo sperava che, nonostante tutto, sarebbe riuscito a rimanere con lui per sempre… Ebbene, sbagliava.
Un calda lacrima gli rigò la guancia mentre un dolcissimo sorriso andò a dipingersi sulle sue labbra.
-Grazie di tutto…Ti amo.-
L’altro ragazzo cercò di afferrarlo ma i suoi sforzi non furono sufficienti.
Si lasciò trascinare dal calore e poi fu il nulla.

 

Sei mesi prima


Ci sono molte teorie riguardo il Paradiso. Alcuni credono nella sua esistenza, altri no.
Alcuni lo immaginano come un luogo di pace eterna, altri come un enorme prato fiorito, altri ancora lo vedono semplicemente come una luccicante città di cristallo.
In verità non esiste un solo Paradiso, ne esistono tanti.
Ogni essere umano degno di vedere aprire i grandi cancelli dorati, accede a un Paradiso personale, creato dagli angeli appositamente per lui.
Sogni mai realizzati, dolci ricordi, vite mai vissute, ogni angelo custode attinge ai sentimenti che risiedono nell’anima del proprio protetto per riuscire a creare il Paradiso perfetto.
Ogni Angelo Custode nasce, cresce e muore con il proprio protetto.
Anche Jehan era nato Angelo Custode.
Non appena aveva disteso le piccole ali bianche e aveva aperto gli occhi su quel minuscolo Mondo laggiù, gli avevano mostrato il piccolo bambino a cui era stato affidato.
Jehan era sicuro che mai avrebbe dimenticato quel momento. Il suo piccolo protetto era appena nato eppure non piangeva, anzi, un enorme sorriso era dipinto sulle sue labbra e le sue piccole manine afferravano tutto quello a cui riuscivano ad arrivare.
Jehan passava le giornate ad osservare quel bambino. Lo guardava mentre dormiva nella culla, piangeva, rideva, reclamava cibo.
Era sempre con lui, in qualsiasi momento della sua ancora breve vita.
Gli anni passavano e come il suo protetto, anche il giovane angelo custode cresceva.
Erano diversi, molto diversi.
Ai lunghi capelli rossicci di Jehan si contrapponeva una zazzera indomabile di riccioli castani. Gli occhi dolci dall’innaturale color verde acqua dell’angelo si perdevano sempre più spesso in quelle pozze ambrate, vispe e allegre.
Jehan era molto alto, forse troppo per la sua essenza, mentre la crescita di Courfeyrac si era fermata un po’ troppo presto.
Erano l’opposto, l’angelo sapeva perfettamente che la loro “relazione” non era come quella dei suoi colleghi: loro assomigliavano al loro protetto, lo plasmavano e lo crescevano come meglio credevano, Jehan invece no. Aveva lasciato una gran libertà al ragazzo sotto la sua protezione. Non aveva interferito nella sua vita per indirizzarlo sulla retta via. Gli aveva lasciato fare i suoi errori e gli aveva fatto conoscere le gioie della vita.
E più Courfeyrac cresceva più il petto di Jehan si riempiva di gioia e uno strano sentimento di cui non comprendeva la natura.
Avrebbe venduto la sua anima inesistente per riuscire a sfiorarlo, tenergli la mano anche solo per un secondo, riuscire a posare le labbra su quelle dolci e carnose dell’altro.
Si era forse innamorato? Quindi anche gli angeli possono amare?
Non vi era una risposta logica a questa domanda. Lui sapeva ciò che provava, e quello era sicuramente amore.

Era una mattina di Novembre quando Jehan si ritrovò a fissare Courfeyrac dormire. Era diventato davvero molto bello. Troppo preso dalle sue fantasie non si accorse che un altro angelo gli si era fatto vicino.
-Jehan, cosa stai facendo? Dovresti essere a stilare il tuo resoconto-.
Una voce dolce lo riportò con i piedi sulle nuvole. Jehan si voltò mostrando un piccolo sorriso alla donna che gli stava davanti.
-Scusa Fantine! Non mi ero accorto che era già ora del rapporto!- Si passò una mano tra i capelli, alzandosi in piedi e stropicciando le lunghe ali bianche.
-Stavi di nuovo fissando il tuo protetto?- Domandò la giovane tentando uno sguardo contrariato ma non riuscendo a trattenere un dolce sorriso.
Il rossore che inondò le guance di Jehan fu una risposta più che sufficiente.
-Lo sai che non dovresti farlo Jehan. Nessun angelo che si è innamorato del proprio protetto ha mai fatto una bella fine. È pericoloso, devi superare questa fase...- sospirò Fantine, preoccupata.
-Come se non ci avessi provato. Non hai idea di quante volte mi sia ripromesso di lasciarmi questo sentimento alle spalle, eppure quegli occhi, quei capelli, quel sorriso, continuano a popolare la mia mente. Non so davvero più cosa fare...-
Nonostante Fantine fosse un angelo di grado superiore, Jehan sapeva che con lei poteva essere sincero. Lei era l’unica a sapere di quei sentimenti che albergavano nel suo cuore. Lei lo stava ad ascoltare mentre lui esaltava quell'amore che aveva covato per così tanti anni. Certo, ogni tanto arrivava quella paternale chilometrica che lo metteva in guardia di tutti i pericoli, ma a quanto pare tutto quello che la donna diceva gli entrava da un orecchio e gli usciva, immediatamente dopo, dall’altro.

Fu quella mattina di Novembre, mentre stava andando a consegnare il suo rapporto, che Jehan passò troppo vicino ai grandi cancelli dorati oltre i quali regnavano gli oscuri esseri dell’Inferno.
Non vi era una grande separazione tra il Paradiso e l’Inferno.
Nessun mondo in mezzo, nessuna grande muraglia, semplicemente un cancello e una sottospecie di ringhiera.
Non era raro vedere un angelo e un demone conversare. A parte la loro indole subdola e malvagia erano dei gradi intrattenitori.
Jehan non si era mai inoltrato così lontano dal suo piccolo angolino d’osservazione, e nemmeno si era accorto di essere così vicino al grande cancello fino a quando una voce non lo chiamò da lontano.
-Ehy! Visetto d'angelo! Io ti conosco! Qui si parla molto di te, sai?-
Jehan si immobilizzò voltandosi lentamente. Un diavolo dai capelli neri e gli occhi verdi e penetranti gli stava facendo segno di avvicinarsi da oltre le sbarre dorate.
Rimase a meditare sul da farsi per qualche istante, poi decise di accettare l’invito dello sconosciuto.
-Come fai a conoscermi? Perché dovrei essere l'argomento del giorno nel girone dei dannati?- Domandò Jehan con un tono un po’ troppo acido per la sua persona. Sapeva esattamente che nonostante molti angeli rivolgessero loro la parola, era meglio evitare la troppa confidenza.
Il demone sorrise maligno, passandosi una mano tra i capelli, spalmandoli, se possibile, ancora di più sul cuoio capelluto

–Sei quello innamorato del suo protetto, no?-
Jehan trasalì a quelle parole. Come faceva questo sconosciuto a sapere del suo segreto più profondo? Che Fantine avesse parlato? E ora che sarebbe successo?
-C-come fai a saperlo?- domandò con un filo di voce, indietreggiando di un passo.
Il diavolo si lasciò scappare una risata profonda che fece venire i brividi al giovane angelo.
-Dovresti stare un po’ più attento a dove confidi i tuoi segreti, angioletto. Noi diavoli abbiamo orecchie ovunque, ricordalo-. Si leccò le labbra con la sua lingua biforcuta, per poi avvicinarsi maggiormente al cancello e posare le mani sulle lunghe sbarre dorate.
-Piccolo angioletto sperduto. Vorresti tanto andare dal tuo amore ma non puoi, dico bene?-
Jehan gli rivolse un’occhiata carica d’odio e fece per andarsene, quando la voce profonda del demone richiamò nuovamente la sua attenzione.
-E se ti dicessi che esiste un modo per raggiungere il tuo amore?-
L’angelo si congelò sul posto spalancando gli occhi. Aveva capito bene?
-Come, scusa?-
-Avanti, mi hai senti benissimo. C’è un modo per andare sulla Terra, anche per gli angeli. Da voi il termine usato è “cadere”-.
Rabbrividì istintivamente al sentir pronunciare quella parola. Loro, gli angeli, non la pronunciavano quasi mai. Cadere era come rinnegare la propria esistenza. Perdere la grazia e tutto quello che loro Padre gli aveva donato creandoli.
Se si decideva di cadere si veniva istantaneamente rinnegato dal Paradiso. Per sempre.
Ma soprattutto, per diventare un Angelo caduto si doveva commettere il crimine più grave che un essere celeste avesse mai potuto compiere. Si doveva uccidere. Un umano o un proprio simile, non aveva importanza la razza, ma in qualche modo ci si doveva macchiare le mani di sangue.
-Si, so cosa vuol dire. E so anche cosa si deve fare per cadere. Non sono un assassino.- sussurò con tono serio.
-Vedo che sei informato nonostante la tua giovane età. E se ti dicessi anche che io posso farti cadere per un periodo limitato senza che tu debba uccidere chicchessia?- Gli occhi vispi del demone notarono subito quel luccichio in quello sguardo dolce.
-Come puoi farlo?- domandò Jehan in risposta, lasciandosi sfuggire una nota di impazienza.
-Posso farlo e basta. Sono un demone, posso stringere patti, avverare desideri. Ma mi serve un pagamento in cambio.-
Jehan esitò un secondo prima di portare a sua volta le mani sulla ringhiera dorata e avvicinarsi maggiormente allo sconosciuto.
–Cosa vuoi in cambio? Mi hanno insegnato a non fidarmi di voi. Dove sta l’inghippo?-
-Come sei diffidente. Perché dovrei truffarti? Ascolta il mio contratto. Ti darò sei mesi di tempo. Se riuscirai a farti dire dal tuo amato la frase “Ti amo” allora potrai rimanere per sempre con lui. Se allo scadere dell’ultimo giorno quelle parole non saranno ancora state pronunciate allora tu tornerai qui e io mi prenderò la tua grazia. Un punto a me e un punto a te.- Una fila di denti bianchi apparve tra quelle labbra velenose.
Nella testa di Jehan i pensieri si rincorrevano veloci. Accettare o non accettare? Poteva essere l’opportunità della sua esistenza, oppure poteva perdere tutto quello che aveva in Paradiso.
Doveva scegliere se seguire il cuore o la ragione.
Ma quegli occhi castani che gli apparirono nella mente pilotarono tranquillamente la decisione.
-Accetto. – Affermò, stendendo una mano oltre il cancello in attesa che l’altro la stringesse.
-Affare fatto allora. A proposito, non mi sono presentato. Che maleducato che sono, non si fanno contratti prima di dire almeno il proprio nome- Con un inchino teatrale afferrò la mano che gli veniva tesa e la baciò galantemente

– Montparnasse, felice di essere al tuo servizio dolce….?-
-Jehan. Mi chiamo Jehan.-
Montparnasse si rialzò, passandosi nuovamente una mano tra i capelli scuri. Con la mano libera afferrò quella dell’angelo, stringendola appena.
Un filo argentato scaturì dal suo corpo e andò ad avvolgersi attorno al polso di Jehan, rimanendo lì come se fosse un semplice braccialetto umano.
-Buona fortuna, Jehan. Non vedo l’ora di poterti avere qui con me-. Sussurò nuovamente il diavolo puntando i suoi occhi in quelli dell’altro.
Poi per Jehan fu il buio.









 

Note:


Salve a tutti, adorati lettori!
Qui è Koori che vi parla!
Mi chiedo per quel motivo Ame mi lasci sempre a scrivere le note di fine capitolo... Cosa c'entro io? Questa storia l'ha scritta lei!
Cioè, sì, insomma, mi sfrutta biecamente...(Bugiarda! Ti sei proposta tu di scriverle! Mi fai passare per una perfida sfruttatrice! Ehi no... aspetta. Io sono una perfida sfruttatrice. Ok, vai pure avanti v.v. By Ame) 
La Mademoiselle chiede scusa se la storia non sarà bella come TAUM, ma ha l'autostima di un criceto in crisi esistenziale quindi leggete questo disclaimer e datele la soddisfazione di farle credere che siete d'accordo con lei.
Io personalmente ho adorato questa storia... <3
Ma chissenefrega delle mie opinioni personali e passiamo a commentare il capitolo! V.V
Beh, questo chiaramente è soltanto il Prologo, ergo non è successo niente di... come dire.... epocale...
Eppure...! Eppure ecco che la nostra trama inizia a delinearsi. 
Ah, Montparnasse... Piccolo diavoletto satanico... Ricordate le sue parole sibilline(?), ticordatele... -suspence-
Jehan sarà riuscito a cadere? Ce la farà a trovare il suo protetto? Questo ed altro nel prossimo capitolo! 
Ok, sembra sempre di più un televendita. Forse è il caso di piantarla qui.
Come al solito i commenti sono sempre bene accetti, siano positivi o critiche costruttive!
Grazie mille a chi ha letto! ~ <3

Au revoir et Vive la France!

Ame&Koori

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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


Capitolo I~










Jehan aprì gli occhi di scatto.
Una forza a lui sconosciuta lo schiacciava contro il terreno. Si alzò a fatica stropicciandosi gli occhi. Che diamine era successo? L'unica cosa che ricordava erano gli occhi verdi di Montparnasse mentre gli stringeva la mano e poi il nulla più totale.
Fece per sistemarsi la tunica bianca quando notò che era sparita lasciando posto a un paio di jeans chiari e un maglione decisamente grande. Allarmato l'angelo si guardó le spalle e notò con tristezza che le sue adorate ali bianche erano sparite.
Poi si illuminò.
Era diventato umano. Montparnasse lo aveva effettivamente mandato sulla Terra... E quella strana forza doveva essere quella che gli umani chiamavano Forza di gravitá.
Dopo un profondo respiro Jehan abbandonò il vicolo dentro il quale si era risvegliato e imboccò una delle strade principali della cittá.
C'era molta gente, decisamente troppa per gli standard del ragazzo, abituato agli immensi spazi del Paradiso. Iniziò a camminare senza una vera e propria meta guardandosi in giro un po' curioso, un po' spaventato. La gente gli sfrecciava vicino ad una velocitá impressionante, cosa avevano tutti da correre?
Fu in quel momento che Jehan capì che nonostante avesse osservato gli umani per tutta la sua esistenza, non sapeva niente del loro stile di vita. Il panico sopraggiunse.
Cosa doveva fare? Dove doveva andare?
Non aveva niente se non quei vestiti e il ricordo del suo protetto piantato nella testa. E se Montparnasse lo avesse mandato in un'altra cittá? Come avrebbe fatto a trovare Courfeyrac?
Il respiro si fece improvvisamente piú veloce, mentre una strana sensazione a lui sconosciuta lo colpì alla testa. Tutto il mondo intorno a lui girava. Si portò istintivamente una mano alla fronte e l'altra alla bocca dello stomaco. Tutta quella gente e quelle paure lo stavano facendo sentire come mai si era sentito. Si appoggió ad un muro quando avvertì il tocco leggero di una mano sulla sua spalla e una voce che gli stava dicendo qualcosa.
Maledetto ronzio nelle orecchie.
Combattendo contro quella sensazione di nausea che lo attanagliava Jehan alzò lo sguardo e incontrò due occhi color cioccolato, decisamente preoccupati. Una fitta al cuore lo sorprese quando si rese conto che erano i suoi occhi.
-Ehy, va tutto bene?- domandò Courfeyrac abbassandosi leggermente per vederlo meglio in volto. L'angelo boccheggió nel tentativo di trovare una risposta a quella domanda, ma la sua mente si rifiutava di collaborare.
Da quanto tempo aveva sognato questo momento? Potersi trovare così vicino al suo protetto, poterlo toccare, poter sentire la sua voce. Non poteva credere che stesse succedendo davvero.
Dopo un attimo di esitazione riuscì a muovere almeno la testa in segno d'assenso. La lingua era completamente impastata e sentiva il volto andare in fiamme.
-Sei sicuro? Non hai una bella cera... Vieni, ti accompagno in un posto meno affollato-.
Jehan sentì il cuore scoppiargli nel petto quando Courfeyrac lo afferrò per la vita e si passó un suo braccio intorno alle spalle per aiutarlo a sorreggersi. Le gambe si fecero improvvisamente molli e nemmeno si rese conto dell'altro ragazzo che lo prese dall'altro lato aiutandolo a stare in piedi. Continuò a fissare Courfeyrac per tutto il tragitto che lo condusse in un parco, su una panchina lontano dal caos della cittá.
Ancora non riusciva a parlare troppo occupato a fissare il ragazzo che gentilmente gli si era inchinato davanti.
-Ti senti meglio?- Domandò mostrando un enorme sorriso che tolse il fiato al giovane angelo.
Jehan degluitì sonoramente riuscendo finalmente a spiccicare parola.
– S-si… Mi sento decisamente meglio. Grazie... – e un piccolo sorriso si dipinse anche sulle sue labbra, mentre le gote si coloravano di un rosso acceso.
Courfeyrac si voltò verso l’amico, e solo in quel momento Jehan si accorse della sua presenza. Era più alto del suo protetto anche se non di troppo. Anche lui aveva una testata di ricci indomabili, ma i suoi erano neri come l’abisso, tremendamente in contrasto con gli occhi azzurri che brillavano poco sotto ad essi. 
-Taire, andresti a prendere qualcosa da bere alla macchinetta laggiù?- gli chiese l’amico porgendogli una moneta e indicandogli le bibite con un cenno della testa.
Il ragazzo si avviò senza nemmeno dare il tempo all’angelo di ribattere.
-Non… Non c’è bisogno che tu faccia questo per me… Ora… Ora sto meglio!- Jehan abbassò lo sguardo imbarazzato per tutte quelle attenzioni. Non credeva di certo che sarebbe stato così semplice incontrare il suo protetto. Questo ragazzo dava decisamente troppa confidenza al suo prossimo.
-Certo che c’è bisogno! Stavi quasi per morire in mezzo alla strada, mica potevo lasciarti lì!- Courfeyrac si alzò passandogli amichevolmente una mano tra i capelli; il suo amico era tornato con una lattina di tè in mano. Gliela porse tentando a sua volta un sorriso.
Jehan l’afferrò ringraziando in un sussurro. Chissà cosa gli aveva portato, non aveva mai bevuto cose umane prima di allora… Anzi, non aveva mai bevuto, punto.
Grantaire diede una piccola pacca sulla spalla dell’amico richiamando la sua attenzione.
-Courf dobbiamo andare, la lezione inizia tra poco.- non ricevette risposta se non un segno d’assenso.
-Mi raccomando, stai qui fino a che non ti sei ripreso completamente e cerca di evitare i luoghi affollati all’ora di punta!-
Il ragazzo passò nuovamente la mano tra i suoi capelli, donandogli una leggera carezza.
Grantaire lo salutò con un cenno del capo, poi insieme si diressero all’uscita del parco lasciando l’angelo seduto su quella panchina a fissare il nulla, con il cuore a mille e nuove speranze nell’anima.
-Hai visto che occhi che aveva?- domandò improvvisamente Courfeyrac varcando il cancello del parco.
-Si, li ho visti. Inumani.- affermò Grantaire velocizzando leggermente il passo
Courfeyrac passò l’intera giornata a pensare a quel colore impossibile e a quello sguardo completamente perso. Forse sarebbe stato meglio se fosse rimasto con lui per il resto della mattinata.

Jehan rimase seduto su quella panchina per ore.
La lattina di tè ancora stretta tra le mani, lo sguardo perso in un punto impreciso del parco e uno strano sorrisetto dipinto sulle labbra. Le gote erano ancora tremendamente rosse, un po’ per l’aria fredda che percepiva sulla sua pelle per la prima volta e un po’ per quell’incontro avvenuto quella mattina.
Ancora non poteva credere a quello che era successo. Tra tutte le persone che avrebbe potuto incontrare proprio il suo Courfeyrac era accorso in suo aiuto.


Erano passati ormai due giorni da quando Jehan era caduto sulla terra e nonostante il primo giorno la fortuna gli fosse stata compagna, successivamente lo aveva completamente abbandonato.
Non aveva più visto Courfeyrac da quel giorno, e come se non bastasse i crampi della fame erano diventati insopportabili così come la tremenda stanchezza e il freddo nelle ossa che non voleva andarsene nemmeno stando tutto il giorno sotto il sole, per quanto il sole di Novembre possa scaldare.
Jehan tentava di ricordare i luoghi dove bazzicava solitamente il suo protetto, ma niente, sembrava che il vuoto più totale si fosse impossessato della sua mente.
Faceva freddo quella sera, più freddo degli altri giorni. Il cielo non era limpido e quei nuvoloni scuri minacciavano pioggia.
L’angelo si era raggomitolato sotto l’albero che gli aveva dato riparo dal vento e dal freddo della notte da quando era arrivato, ma quella sera il vento era troppo forte anche per le sue basse fronde.
Jehan tentò di riscaldarsi con le mani, sfregandosi ripetutamente le braccia e le gambe senza però ottenere alcun risultato.
La gioia che lo aveva colto incontrando Courfeyrac il primo giorno era completamente sparita, una tristezza e una solitudine infinita gli avevano colmato il cuore.
Un angelo non sa piangere, non conosce la tristezza; Jehan quella sera scoprì esattamente cosa volevano dire quelle parole.
Il cielo vide piangere un angelo, e anch’esso si unì al pianto.
Jehan tentò inutilmente di alzarsi e di andare a cercare un riparo per la pioggia, ma le sue forze non erano sufficienti a reggerlo e lentamente si abbandonò al freddo.

-Ah, maledizione! Ha iniziato a piovere!- Courfeyrac si alzò il cappuccio della felpa sulla testa, mentre tratteneva una risata nel vedere Grantaire tentare inutilmente di salvare dall’acqua i fogli da disegno appena comprati.
-Dammi una mano invece di stare lì impalato a guardare!- gli ringhiò contro l’amico mentre si infilava i rotoli di fogli sotto la giacca.
Courfeyrac si lasciò scappare una risata per poi afferrare uno dei due rotoli e infilandoselo a sua volta sotto la felpa.
I due iniziarono a correre verso il Musain, il cafè solito luogo di ritrovo, quando Courf propose di passare per il parco sperando di trovare un po’ di riparo sotto le fronde degli alberi vicino al sentiero.
Grantaire seguì il ragazzo dentro il parco tentando in tutti i modi di salvare quel poco di salvabile che rimaneva, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Si fermò di colpo fissando intensamente il ragazzo seduto a terra avvolto in un maglione che l’artista ricordava più che bene.
-Ehy, Courf… Non è il ragazzo dell’altra volta quello?- domandò, indicandolo con un gesto della testa.
Courfeyrac indietreggiò di qualche passo, affiancandosi all’amico e portando lo sguardo al ragazzo sotto l’albero.
–Oddio, è lui…-
Nel vederlo lì sotto tutto bagnato e infreddolito gli si strinse il cuore.
Si tolse il rotolo di fogli da sotto la felpa e gli si fece vicino, inchinandosi davanti a lui.
 –Ehy! Ehy, stai bene?-
Gli poggiò una mano sulla spalla scuotendolo appena. Non ricevendo risposta lo scosse un po’ più forte per poi poggiargli una mano sul collo nella paura che fosse morto.
Si voltò verso Grantaire che subito notò una scintilla di terrore nello sguardo dell’amico.
-E’ congelato e non si sveglia. Dobbiamo portarlo al Musain subito! Joly saprà cosa fare!-
Courfeyrac afferrò il giovane nello stesso identico modo in cui lo aveva sorretto al loro primo incontro.
Grantaire imprecò e lasciò cadere a terra i suoi fogli nuovi per poi andare ad aiutare l’altro.
In meno di dieci minuti stavano varcando la soglia della saletta sul retro del Musain nel quale avevano appuntamento con gli altri.
-Joly! Abbiamo bisogno di una mano!- Gridò Courfeyrac  posando Jehan su un divanetto.
Il ragazzo accorse insieme al resto del gruppo e senza chiedere spiegazioni afferrò il polso del ragazzo privo di sensi e gli strinse il polso.
Enjolras, il giovane leader, si fece strada tra gli Amis fermandosi accanto al Centro.
 –Chi è?- domandò con il suo solito serio tono di voce.
Courfeyrac scosse appena il capo prima di rispondere
–E’ quel ragazzo che io e Taire abbiamo soccorso due giorni fa. Ricordi? Ve ne avevamo parlato.-
Fece un secondo di pausa poi aggiunse senza distogliere lo sguardo dal giovane medico che continuava a trafficare intorno allo sconosciuto.
 –Non conosco il suo nome-.
Prima che Enjolras avesse il tempo di aggiungere altro, la voce di Joly attirò la loro attenzione.
 –Bisogna togliergli i vestiti bagnati e spostarlo vicino al caminetto. Ha un principio di ipotermia, mi occorrono delle coperte.- sbottò iniziando a togliere il magione completamente zuppo di Jehan.
Grantaire, con l’aiuto di Bahorel e Bossuet afferrarono il divanetto e lo spostarono fino al camino, mettendo abbastanza vicino da fargli arrivare tutto il calore possibile, nel frattempo giunsero Courfeyrac e Combeferre con in braccio una decina di coperte.
Insieme, il Centro e la Guida, avvolsero il giovane con esse, mentre sul viso di Joly apparve un piccolo sorriso segno che il peggio era passato.
 –Ora bisogna solo aspettare che riprenda conoscenza-. 










 
Note:

Bonjour à tous!
Nel caso non ve ne foste accorti, beh... la puntualità non è il nostro forte... xD
Sappiate che il capitolo, in teoria, era già pronto da un pezzo, solo che quando Ame ha aperto il file per le ultime correzioni... metà del testo era scomparsa. Sparita. Puff!
Non vi dico gli strepiti e il nervoso che si è fatta... xDDD
Comunque sia, nonostante tutte le peripezie, eccoci qua con il primo capitolo!
Jehan è finalmente arrivato sulla Terra e... ta-daaaaan! Ecco che ha incontrato il suo Courf! Dai, Montparnasse ha fatto il bravo e lo ha spedito nel posto giusto...
Ma la vita da umano non è facile per chi ha sempre svolazzato beato in Paradiso, e il nosto angioletto se ne sta rendendo conto... Per fortuna che c'è Courf, sembra quasi che i ruoli si siano invertiti e l'Angelo Custode adesso sia lui! xD
Come andrà avanti la storia? Confesso che pure io sono all'oscuro degli sviluppi della trama, ragion per cui... stay tuned! (... Come se non le avessi mai raccontato cosa dovrebbe succedere.. Sono sempre più convinta che soffra di memoria a breve termine =3= by Ame) A Venerdì prossimo -si spera xD- con il capitolo 2! <3

Come al solito grazie mille a chi recensisce, preferisce, segue, legge, spulcia, blablabla la nostra storia. Vi vogliamo bene!!! <3 <3 <3

Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori

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Capitolo 3
*** Capitolo II ***


Capitolo II~












Un piacevole calore invase il corpo di Jehan, e piano piano diventava sempre più forte. Lentamente aprì gli occhi, combattendo contro una forte luce che non riusciva a riconoscere. Sbattè un paio di volte le palpebre prima di riuscire a mettere a fuoco quello gli stava davanti.
Un caminetto? Eppure era più che sicuro che nel parco non vi fossero caminetti. Abbassò lo sguardo e notò che non vi era erba sotto di se, bensì un comodo divanetto e soprattutto era avvolto da coperte.
Si alzò leggermente guardandosi intorno.
Era in una stanzina piena di tavoli e sedie ma non sembrava ci fosse nessun altro. Come diamine c’era arrivato in quel luogo? L’ultima cosa che ricordava di quella sera era il freddo pungente e la pioggia che era iniziata a cadere.
Il suo flusso di pensieri venne però interrotto da una voce che conosceva più che bene.
–Ehy, ti sei svegliato! Come ti senti?-.
Jehan rimase immobile per una frazione di secondo per poi voltarsi verso Courfeyrac che stava in piedi davanti a lui.
-Io e il mio amico dell’altra volta ti abbiamo trovato al parco seduto sotto un albero. Non ti svegliavi così ti abbiamo portato qui, un nostro amico studia medicina, ti abbiamo affidato alle sue cure.- affermò con un enorme sorriso dipinto sulle labbra.
Jehan boccheggiò un paio di volte prima di riuscire a formulare un pensiero compiuto.
 –Sto bene, credo. Io… Grazie. – sussurrò, afferrando le coperte e tirandosele leggermente più su. Solo in quel momento si rese conto che era senza vestiti, le gote si tinsero di rosso, mentre tentava di coprirsi al meglio.
Courfeyrac si sedette al suo fianco continuando a sorridere.
–Abbiamo dovuto toglierti i vestiti perché erano fradici, ora comunque dovrebbero essere asciutti. Sei rimasto privo di sensi per un bel po’- disse, indicando gli indumenti al ragazzo con un cenno del capo.
-Posso sapere il tuo nome? Io sono Courfeyrac! – gli tese la mano puntando i gli occhi in quelli dell’angelo.
Dio, erano meravigliosi. Courfeyrac ancora non riusciva a capire se fossero verdi o azzurri, cambiavano a seconda della luce.
L’angelo afferrò la mano che l’altro gli tendeva e la strinse appena.
 –Io sono Jehan… Solo Jehan-.
Jehan, perché aveva il sentore di conoscere già questo nome? Tutto nel ragazzo che gli stava davanti gli ricordava qualcosa, ma non sapeva dire propriamente che cosa.
Il moro ritrasse la mano poggiandola sul proprio ginocchio.
 –Come mai eri lì fuori con questo tempo? Saresti dovuto andare a casa…- sussurrò tentando di ricatturare lo sguardo di Jehan che a quella domanda l’aveva abbassato immediatamente.
L’angelo si fece leggermente prendere dal panico. Che cosa doveva rispondergli adesso? Non poteva mica dirgli la verità…
-Ecco, io non ho una casa… diciamo che l’ho dovuta abbandonare per colpa di una persona…-. Beh, non era propriamente una bugia.
Courfeyrac sgranò gli occhi a quella confessione.
–Da quanto tempo sei sulla strada?- domanda con un tono di voce chiaramente preoccupato.
-Due giorni, più o meno…- il tono di voce di Jehan è talmente basso che l’altro ragazzo è costretto ad avvicinarsi un po’ per riuscire a capirlo completamente.
Due giorni. Questo vuol dire che il giorno in cui l’ha incontrato per la prima volta era lo stesso in cui era scappato di casa. Se solo fosse rimasto un po’ di più con lui forse l’avrebbe scoperto subito e gli avrebbe evitato quelle due notti al gelo.
Era la prima volta che Courfeyrac si sentiva direttamente colpevole per una cosa successa ad uno sconosciuto. Che poi nemmeno era colpa sua, insomma. Eppure la fragilità e la purezza di quel ragazzo gli erano entrate nel cuore con una facilità impressionante, e ora non poteva mica lasciarlo su una strada.
Courfeyrac allungò una mano e la posò tra i capelli di Jehan, esattamente come aveva fatto quella mattina sulla panchina.
–Puoi venire a stare da me per un po’, se vuoi.-
Probabilmente se Enjolras o Combeferre fossero stati lì lo avrebbero preso da parte e gli avrebbero gridato dietro le peggior cose. Insomma, un ragazzo sano di mente non inviterebbe mai uno sconosciuto a vivere con lui, in tutti i casi. Eppure il Centro sapeva di potersi fidare completamente di quel ragazzo, glielo leggeva negli occhi che era una brava persona.
Jehan alzò di scatto la testa, tornando finalmente ad incontrare quegli occhi cioccolato.
–Come? P-posso, davvero?- e se nella mente di Courfeyrac era anche solo passata di striscio l’idea di ritirare quella proposta, la luce che vide nello sguardo di Jehan bastarono a cancellarla completamente.
-Certo! Dico, non sarai un assassino spero! Io e i miei amici ti aiuteremo a trovare una sistemazione, non preoccuparti.- Il tono di voce allegro che aveva usato nella prima parte di frase si addolcì drasticamente quando arrivò alla fine.
L’avrebbero aiutato sicuramente.
Il cuore di Jehan prese a martellare nel petto ad una velocità impressionante. Courfeyrac gli aveva chiesto di andare a vivere insieme, non ci poteva credere. 
Con tutte le poche forze che gli erano rimaste si gettò in avanti, andando a stringere le braccia intorno al collo dell’altro ragazzo, ringraziandolo ripetutamente.
Courfeyrac scoppiò a ridere e ricambiò la stretta, donandogli qualche pacca sulle spalle nude.
-Ti avviso però, è un po’ piccola casa mia, dovremmo stringerci!-
Jehan nemmeno sentì le sue parole, troppo felice anche solo per pensare. Fu però costretto a rompere l’abbraccio per via di un giramento di testa decisamente troppo forte. Tornò a sedersi normalmente portandosi una mano alla fronte.
Lo sguardo allegro del moro tornò a farsi preoccupato.
–Jehan, tutto bene?-
Fu il suo stomaco a rispondere per lui. Quel rumore simile al tuono tornò a farsi sentire e l’angelo si guardo terrorizzato non capendo di nuovo cosa diamine stesse succedendo.
La voce di Courfeyrac lo riportò con i piedi per terra.
-Da quanto tempo non mangi?-
Da sempre, lui non ha mai mangiato. Ecco un’altra domanda a cui non avrebbe potuto rispondere sinceramente. Mentire per un angelo era come trovare un demone sincero.
 –Ah… Ehm, da un po’… - rispose con un sorrisetto imbarazzato, mentre le gote tornavano a tingersi di un tenero rossore.
Jehan rimase a fissare il moro mentre rideva.
Da vicino era se possibile ancora più bello di quanto non fosse visto dal cielo.
Lo osservò mentre abbandonava il divanetto e andava a frugare all’interno di una borsa, afferrando poi i suoi vestiti mentre tornava indietro.
Insieme al grande maglione e ai jeans chiari gli lanciò in grembo un pacchetto di biscotti.
–Mi spiace, non ho altro con me, ma se ti vesti andiamo a sgranocchiare un boccone da qualche parte!-
Jehan fissò le cose che il ragazzo gli aveva lanciato, poi afferrò i biscotti e se li divorò in un sol boccone.
Bene, dopo questo poteva decisamente dire che mangiare gli piaceva. E anche i biscotti, soprattutto i biscotti.

Quando uscirono dal Musain erano quasi le undici di sera. Jehan era stretto nel suo maglione e Courfeyrac accanto a lui lo guardava con aria curiosa.
Era strano quel ragazzo. A cominciare dagli occhi di quel colore meraviglioso, tremendamente innocenti ma che sembracano nascondere un Mondo, poi quei capelli di un biondo rossatro che parevano morbidi come seta, mollemente abbandonati su una spalla, con alcuni ciuffi a contornargli il viso pallido. Per non parlare di quel maglione di almeno due taglie più grosso che lo faceva ancora più minuto di quanto già non fosse. Continuò a fissarlo in silenzio per un paio di minuti mentre percorrevano le strade deserte di una Parigi notturna quasi alle soglie dell’inverno. Aveva una grazia inumana, il modo in cui camminava non sembrava appartenere ad un ragazzo di vent’anni, sembrava quasi che stesse calpestando un piano di cristallo, le lunghe dita affusolate che tentavano di trovare un po’ di calore rifugiandosi all’interno delle lunghe maniche del maglione e quel sorriso dolce costantemente dipinto sulle labbra.
Come faceva ad essere così tranquillo e felice nella situazione in cui si trovava?
I pensieri del moro vennero interrotti quando i propri occhi incontrarono quelli di Jehan che si era accorto di quello sguardo insistente che lo stava fissando. Courfeyrac notò le gote leggermente arrossate e non riuscì a trattenere un sorriso.
L’angelo abbassà il viso istantaneamente sperando che i capelli potessero in qualche modo farlo sparire.
Nonostante si conoscessero da solo poche ore Courfeyrac, nel vedere quella “fuga” imbarazzata, provò l’irrefrenabile impulso di abbracciarlo o semplicemente di stringere quella manina infreddolita nella sua. Si morse un labbro per trattenere quell’impulso, infilando le proprie mani in tasca.
-Cosa vorresti mangiare?- domandò nel tentativo di rompere quel silenzio imbarazzante  che era caduto tra di loro.
Jehan sembrò pensarci un po’ su. Cosa poteva voler mangiare dato che prima di allora non ne aveva mai avuto bisogno? Cercò di pensare a qualcosa, qualsiasi cosa giusto per non sembrare propriamente un idiota ritardato.
Poi l’illuminazione.
-Andiamo a mangiare un Hambrugghe!- Sapeva che Courfeyrac ne andava ghiotto, ma l’enorme sorriso che gli si era dipinto sulle labbra sparì nell’esatto momento in cui il suo sguardo incontrò il volto del moro. Courfeyrac lo stava guardando come se fosse stato un alieno. Gli occhi spalancati, le sopracciglia inarcate verso l’alto e la bocca leggermente aperta in segno di stupore.
Il panico lo colse. Cosa aveva fatto? Aveva forse detto qualcosa di sbagliato? Che la sua memoria gli avesse giocato un brutto scherzo e in realtà avesse pesantemente insultato il ragazzo che amava?
Poi un terribile pensiero gli apparse nella mente, non è che gli erano riappase le ali o l’aureola? Con la coda dell’occhio si guadò le spalle e niente, tutto regolare.
Sentì l’improvviso impulso di scappare o di sotterrarsi, quando una risata cristallina lo riportò sulla terra. Courfeyrac, rimasto qualche passo indietro rispetto a lui, era piegato in due e con le lacrime agli occhi per via delle troppe risate.
Jehan non capiva il motivo di tutte quelle risa, si avvicinò lentamente al moro, cercando in tutti i modi di nascondere il tremendo imbarazzo.
– C-cosa…? Io…- Non sapeva nemmeno cosa dire.
Courfeyrac si asciugò le lacrime che gli offuscavano la vista tentando di calmarsi, quel poco che bastava per riuscire a parlare.
-Ti conosco da poche ore e già ti adoro. Sei unico!-.
Jehan arrossì di botto, ma questa volta non per imbarazzo. Nuovamente i suoi capelli tornarono a coprirgli il viso, mentre sentiva le orecchie andare letteralmente a fuoco.
Sentiva le budella ingarbugliarsi e la testa farsi improvvisamente leggera. Poteva il suo cuore battere più velocemente? No, probabilmente no.
Riprese a camminare sperando che l’aria fredda della sera riuscisse a fargli passare quel calore improvviso che lo aveva colto, o per lo meno riuscisse in qualche modo a farlo tornare di un colore umano e non rosso scarlatto. Courfeyrac fu costretto ad accelerare il passo per riuscire a raggiungerlo.
–Ehy, non ti sarai offeso vero? Non era mia intenzione…- disse non appena fu al suo fianco, poggiando una mano sul suo braccio.
Jehan sobbalzò appena per quel contatto ma si voltò verso il ragazzo sorridendo.
–N-no, ecco, io… Mi spiace aver detto qualcosa di sbagliato… Non sono molto pratico di… Mh… queste cose, ecco…- si mise a giocherellare nervosamente con una ciocca di capelli, sapendo di aver fatto la sua prima figuraccia con Courfeyrac.
Il moro rimase a fissarlo per qualche attimo, non riuscendo a capire. No, non capiva. Da dove veniva quel ragazzo da non conoscere nemmeno un Hamburger? Era misterioso, e per Courfeyrac che era famoso per riuscire a farsi sempre i fatti degli altri era una cosa che non gli andava giù. Jehan lo incuriosiva terribilmente, voleva sapere tutto di lui. Tutto.
Sospirò appena impostandosi questo nuovo obiettivo come sua unica ragione di vita. Avrebbe imparato a conoscere quel ragazzo dagli occhi meravigliosi.

Jehan addentò il suo hamburger e subito una miriade di sapori esplosero nella sua bocca. Non seppe dire immediatamente se gli piacquero o meno, era… strano. Nuovo. Diede un altro morso, questa volta masticando più lentamente, nel tentativo di capire il contenuto di quello strano panino farcito con mille cose. Tentativo inutile, e forse fu meglio così.
Courfeyrac finì ben presto la sua cena, mentre Jehan voleva assaporarsi quel suo primo pasto per fare in modo di non dimenticarlo mai.
Passarono quasi un’ora seduti a quel tavolino a parlare del più e del meno come amici di vecchia data.
Jehan era felice come mai in vita sua era stato. Adorava sentir parlare Courfeyrac, lo faceva ridere e spesso si perdeva in quegli occhi cioccolato e, senza che se ne rendesse conto, un dolce sorriso spuntava tutte le volte sulle sue labbra.
Ancora non poteva credere di essere seduto davanti al suo protetto a parlare e scherzare.
Se gli Angeli avessero potuto sognare Jehan avrebbe giurato che quello che stava accadendo non era assolutamente reale, eppure era lì.















 
Note:

Rieccoci qui!!!!
Oddio, voglio Jehan. Qualcuno me ne procuri uno, perchè sento di averne un bisogno fisico.
Ma quanto è dolce quel ragazzo? E quanto è tenero Courf? Avventato oltre ogni dire, visto che avrebbe anche potuto portarsi in casa un assassino, ma dai... è Jehan! Come si fa a dire di no a quegli occhioni?
Infatti ecco che il destino dei nostri eroi si intreccia ancor più saldamente.
Personalmente se fossi appena arrivata sulla Terra non assaggerei un Hamburger come prima cosa, ma ci si deve accontentare, specialmente se il proprio protetto è uno come Courfeyrac che vive di cibo-spazzatura...
Povero Jehan, prevedo tempi duri per lui! xD Ma tanto la gioia di essere al fianco del suo amore gli tiene alto il morale, no? ~ <3
Quindi Courf ha ufficialmente invitato Jehan a stare da lui.
Ma che fortuna!
Ora bisogna solo vedere se il nostro caro angioletto saprà approfittarne... ~
Grazie mille come sempre a chi legge/segue/recensisce blablabla, siete fantastici! <3

Au revoir et Vive la France!
Ame&Koori
 

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