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di Persefone3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo I ***
Capitolo 2: *** Capitolo II ***
Capitolo 3: *** Capitolo III ***
Capitolo 4: *** Capitolo IV ***
Capitolo 5: *** Capitolo V ***
Capitolo 6: *** Capitolo VI ***
Capitolo 7: *** Capitolo VII ***
Capitolo 8: *** Capitolo VIII ***
Capitolo 9: *** Capitolo IX ***
Capitolo 10: *** Capitolo X ***
Capitolo 11: *** Capitolo XI ***
Capitolo 12: *** Capitolo XII ***



Capitolo 1
*** Capitolo I ***


I.
Era un tranquillo venerdì mattina al Lightman Group, come tanti altri. La Dottoressa Foster era seduta alla sua scrivania, immersa in quelle carte che il suo socio si rifiutava categoricamente di sbrigare. Mentre stava controllando l’ennesimo fascicolo a Gillian venne in mente quella scena avvenuta quasi un mese prima.
Erano le 7:30 di mattina, lei e Cal erano in cucina. Lui le stava preparando la colazione, o qualcosa che avrebbe dovuto assomigliargli.

- Cosa fai? – disse Gillian ridendo
- Cerco di scaldarti due fette di pane, ma la tua presenza mi distrae …. - disse allusivo
- Ma le stai bruciando! Aspetta, faccio io!
- Oh no! – l’allarme antincendio cominciò a suonare – smettila stupido coso! – Cal arrotolò un giornale e lo ruppe.
- Sei sicuro che Emily non debba venire questa mattina?
- Sono sicuro …. Ieri non mi ha detto che sarebbe passata – la attirò a sé e la baciò
- Dovremmo dirglielo prima o poi, non mi va che pensi che facciamo le cose alle sue spalle né tantomeno che ci sorprenda come due ragazzini. E poi se vogliamo …. - Gillian non fece in tempo a finire che Cal la baciò di nuovo.
- Hai ragione amore, le parlerò di noi …. – continuò a baciarla
 
Si sentì la porta dell’ingresso spalancarsi.

- Papààààà!!! Sono io!
I due fecero appena in tempo a ricomporsi che Emily piombò in cucina.

- Scusa papà, ma ho dimenticato il libro di …. – in quel momento si accorse della presenza di un’altra persona – Gillian!!! Cosa ci fai qui a quest’ora? – era sorpresa.
- Ciao Emily, ecco io …. – guardò Cal in cerca di aiuto
- Stavamo parlando di un caso molto intricato – cercò di tamponare Cal, sperando di depistare Emily
- Capisco …. – fece Emily poco convinta
- Andò nella sua stanza a prendere ciò che le serviva. Cal e Gillian si guardarono, sperando nello scampato pericolo. Emily, però, tornò all’attacco. C’era qualcosa che non le tornava.

- Scusate, ma …. Non è un po’ presto??? Cioè non sono neanche le otto del mattino …. – in quel momento Emily capì – Gillian, tu per caso hai dormito qui???? – le disse sorridendo.
Gillian si sentì morire, Emily aveva capito tutto, ne era sicura.

- Emily veramente …. – Gillian tentennò
- Sai ieri sera – intervenne Cal – abbiamo lavorato fino a tardi ad un caso molto complicato. Eravamo stanchi e non volevo che Gillian guidasse tardi e allora le ho proposto di fermarsi …
Emily si stava divertendo un mondo a vedere quei due così. Lei non aveva nulla in contrario a che stessero insieme, ma la loro espressione di imbarazzo era troppo divertente.

- Uhm sarà … a me sembra strano comunque … oddio quanto è tardi!! Io devo scappare! Ciao piccioncini!!!
- Oddio Cal, l’ha capito …
- Em, aspettami un momento – la seguì
Emily si fermò davanti alla porta

- Papà sto facendo tardi ….
- Si un momento … ok Gillian ha dormito qui e ….
- Papà non ti devi mica giustificare, lo sai che io non ho niente in contrario
- Si, in teoria, ma in pratica?
- Anche papà! Insomma sono felice di vederti con lei, te l’ho già detto!
- E se lei venisse … diciamo …. Non sporadicamente ma permanentemente?
Papà non ti sto seguendo, vuoi parlare chiaro?
- Come era difficile dire certe cose ai figli, pensò Cal.

- Insomma se si trasferisse da noi?
Il viso di Emily si illuminò

- Non avrei nulla in contrario, anzi sarei più tranquilla! Saprei che quando non ci sono non sei nei guai!
- Emily!! Ora vai, ne riparliamo quando torni da scuola!
Cal tornò in cucina

- Allora, cosa ha detto? – chiese Gillian preoccupata
- Mi ha confermato che non ha nulla in contrario – le disse ridendo – ne riparliamo quando torna
Si misero a ridere insieme di gusto.
 
Ripensando a quella mattina, a Gillian scappò una risata. Quel week-end, finalmente, si sarebbe trasferita da Cal. In ufficio non avevano ancora detto niente, ma queste in fondo erano cose loro e non dovevano essere di dominio pubblico. Sarebbe andata via verso l’ora di pranzo per preparare le ultime cose ed aspettare il camion del trasloco. In ufficio facevano finta di niente, ma in realtà erano tutti e due molto impazienti.
All’improvviso la sua porta sbatté violentemente facendola trasalire.

- Cosa ti sei messa in testa Gillian? – Zoe era entrata come una furia
- Zoe, non capisco di cosa parli – disse Gillian dopo un primo momento di sbigottimento.
- Ascolta, non mi interessa se ora state insieme, non voglio che ti intrometta in faccende che non ti riguardano
Tutte le persone che erano nei corridoi non poterono fare a meno di sentire. Gillian si alzò per chiudere la porta.

- Zoe ti prego di abbassare la voce e calmati
- Io la voce non la abbasso e non mi calmo. Cal può fare della sua vita quello che vuole, ma non deve coinvolgere Emily!
- Scusami, ma perché ne parli con me e non con Cal?
- Perché il problema sei tu!
 
Il Dottor Cal Lightman stava entrando nei corridoi quando vide Torres e Locker che se la ridevano.

- Ria credo che tu abbia ragione, Lightman e Foster stanno insieme!
 Lightman li guardò incredulo, come diavolo facevano a saperlo? Questa volta il licenziamento non glielo avrebbe tolto nessuno! Decise di appartarsi per sentire i dettagli.

- Eli, lo sai che ho sempre ragione. Ma perché me lo dici?
- Ti sei appena persa una sfuriata di Zoe nei corridoi sulla porta di Gillian. Sembrava un toro che vede rosso!
Porca puttana!! Fu questo il pensiero di Cal. Doveva andare a vedere. Prima di dirigersi nell’ufficio della sua collega apostrofò i due dipendenti:
- Con voi facciamo i conti dopo! – si diresse nell’ufficio di Gillian

 - Senti, mettiamo bene in chiaro una cosa: la madre di Emily sono io! Sei pregata di non immischiarti in faccende che non ti riguardano!

 - Lo so bene che Emily è tua figlia, non mi ha neanche mai sfiorato l’idea di mettere in discussione il tuo ruolo!

 - A me non sembra proprio …

 
 Lightman entrò in quel momento e vide le due donne fronteggiarsi. Si trovò tra due fuochi.

- Cosa sta succedendo? – disse cercando di tastare la situazione
- Puoi dire alla tua fidanzata di non intromettersi quando si tratta di nostra figlia?
- Zoe io non mi sto intromettendo! Cal diglielo anche tu! Cosa stai dicendo?
- Sto dicendo che Emily ha una madre e che certe domande dovrebbe farle a me e non a te!
- Ma guarda che io non intendevo scavalcarti. Ho solo visto che aveva una preoccupazione e le ho solo chiesto se voleva parlarne, tutto qui!
- Te lo ripeto, devi stare al tuo posto! Se e quando avrai un figlio, sempre se mai lo avrai, farai come credi. Ma fino ad allora no!!
Gillian rimase spiazzata. Sentì la testa girarle per un momento, una frazione di secondo.

- Zoe, ora basta! Non parlarle in questo modo! – Cal sapeva quanto fosse delicato l’argomento per Foster.
- Con te facciamo i conti dopo! – disse Zoe rivolta al suo ex marito e poi uscì lasciandoli basiti.
- Grazie Cal, almeno potevi dire qualcosa ….
- Gill quando Zoe fa così non la si può arginare
- Bene, vedo che la difendi pure!! – disse piccata
- Ma cosa stai dicendo??
-Lascia perdere …
- Non la volevo difendere!! Ma di cosa stava parlando????
- L’altro giorno, ho visto Emily pensierosa, le ho solo chiesto se era tutto a posto e lei mi ha raccontato cosa la preoccupava
- Ah e cosa era?
- Cal! Non cambiare discorso, potevi difendermi!
- Su amore, non roviniamoci la giornata
- Più facile a dirsi che a farsi.
Cal si avvicinò e le diede un bacio

- Cosa fai? – lo scostò
- Ormai lo sanno tutti ….
- E come hanno fatto???? –  disse allarmata
- Zoe lo ha gridato ai quattro venti …
- Oh no!
- Vero ragazzi?? – aprì la porta facendo ruzzolare Eli e Ria – Vi devo proprio licenziare?
- No no, ce ne andiamo via subito! – Eli spinse fuori Ria
 Cal richiuse la porta e guardò Gillian, circondandole la vita

- Non vedo l’ora che arrivi stasera

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Capitolo 2
*** Capitolo II ***


Carissimi, a voi il secondo capitolo!!!! Vediamo un po' come va questo famoso trasloco :). recensioni, dubbi, ansie e curiosità sarnno soddisfatte!!! Grazie e buona lettura! Persefone
 
II.
Arrivò l’ora di pranzo.
- Tesoro, andiamo a mangiarci un boccone?
- Mi piacerebbe, ma devo finire qui e poi devo scappare
- Che devi fare di bello?? – si sedette sulla scrivania
- Vediamo, finire di fare gli scatoloni, aspettare il camion del trasloco
- E dove te ne vai di bello?
- Mah sai da uno che conosco….
- E chi sarebbe??
- Questo non te lo posso dire…
- Per che ora ti aspetto? -  le sussurrò dolcemente
- Verso le 16 spero di essere da te
- Non vedo l’ora
- Di avere il salone invaso?
- Perché no? – la baciò sulla guancia – a dopo allora!
 
Tornata a casa Gillian si era messa all’opera. Aveva appena finito di sistemare gli ultimi scatoloni e li stava dando al fattorino. La casa era ormai vuota, guardò quelle stanze per l’ultima volta. Stava chiudendo un capitolo della sua vita e si stava dirigendo verso il futuro. Cal aveva già provveduto a farle una copia delle chiavi e si era raccomandato mille volte di chiamarlo se ci fossero stati problemi o intoppi di varia natura.
Giunta davanti al campanello, il cuore le batteva forte come la prima notte che avevano dormito insieme in quella casa. La prima volta che avevano fatto l’amore a Philadelphia era stato bellissimo, ma le era sembrato un sogno ovattato. Della prima notte a DC, invece, ricordava la foga dei baci e delle carezze, l’ansia e la frenesia di divenire una sola anima e un solo corpo, di come lui l’aveva stretta con passione e mai lasciata, di come l’imbarazzo si era sciolto in un istante per lasciare spazio alla loro passione. Con le mani intrecciate si erano amati a lungo e a fondo senza paura, salvo quella che la magia avrebbe potuto infrangersi il giorno dopo o contro la realtà della quotidianità. Ma questo non era successo e il grande passo di quel finesettimana ne era la prova. Mentre Gill ripensava a tutte quelle emozioni, arrivò il furgone con le sue cose. Suonò.
- Eccoti qua amore, che bello vederti! – la baciò – benvenuta a casa piccola – la fece entrare

Gillian vide che Cal aveva cercato di organizzare gli spazi per farle posto, in qualche modo. Cal poi mise subito in riga i fattorini.

- Forza ragazzi, cerchiamo di finire presto!

I fattorini fecero avanti e indietro per circa un’ora, portando dentro una infinità di scatoloni, sotto la direzione di uno sbigottito dottor Lightman.

- Ma quanti eravate in quella casa? Mettiamo bene le cose in chiaro: io voglio solo te, gli altri alzino i tacchi e se ne facciano una ragione. Sei solo mia e non voglio condividerti con nessuno!

Gillian esplose a ridere, il suo compagno aveva un romanticismo davvero sui generis alle volte
- Ne resteranno delusi…..
- Fatti loro!!

Quando i fattorini se ne andarono e li lasciarono soli, Cal la attirò a sé in maniera suadente.
- Ora che non ci sono più scocciatori in giro, perché non andiamo su e ci divertiamo un po’? – cominciò a sedurla
- Cos’è, vuoi farti perdonare per oggi? – stava cercando di opporre una benevola resistenza
- No, voglio darti il benvenuto a casa a modo mio – la baciò e le passò una mano lungo la schiena, provocandole un fremito.
- Oh Cal – Gillian appoggiò la fronte alla spalla dell’uomo. Si lasciò vincere dalle sue richieste senza proteste. Non riusciva a dirgli di no.
Sdraiati e nudi in quello che ormai era il loro letto, si stavano abbracciando felici in quella che ormai era la loro camera.
- Lo sai che questa stanza non è la stessa quando non ci sei?
- Ah si?? Ti mancano le mie cose disseminate in giro? – si misero a ridere – Cal – si tirò su dal letto – ora devo proprio cominciare a mettere un po’ a posto. Il tuo salone non può assomigliare ad un campo di battaglia ed io ho bisogno dei miei vestiti!
- E che ci devi fare? Sei tanto bella nuda!
- Ahh allora che faccio, vengo in ufficio così?
- Non ci provare nemmeno se non vuoi che prenda a calci nel sedere un congruo numero di bipedi di sesso maschile! – le si avvicinò e la fece sdraiare di nuovo accanto a sé.

Gillian era lusingata dai complimenti e dagli apprezzamenti con cui Cal aveva preso ad inondarla.
- Muoviamoci! – si alzò di scatto
Per la seconda volta avvertì un forte capogiro, tanto che ricadde seduta sul letto
- Amore che succede? – disse Cal che nel frattempo si era messo a sedere
- Niente, credo solo di essermi alzata troppo in fretta
- Sei sicura? – le si era avvicinato ancora di più e le stava sollevando il mento per scrutarla meglio
- Si tranquillo, è già passato ed ora diamoci da fare che poi ti preparo una cena con i fiocchi.

Cal vide Gillian alzarsi dal letto e fargli cenno di seguirla ammiccando, era ora di dedicarsi agli scatoloni, purtroppo. Alla fine della giornata, avevano messo a posto buona parte degli effetti di Gillian.
Quella stessa sera Foster era sdraiata nel letto. Cal dormiva lì accanto, ne sentiva il respiro regolare. Un suo braccio la circondava, era strano ma da quando stavano insieme lui non voleva mai lasciarla. Lei invece non riusciva a dormire. Era irrequieta e non sapeva il perché. Era felicissima di come le cose stavano andando con Cal e del trasloco. Poggiò una mano sul braccio dell’uomo e si girò ad osservarlo mentre dormiva. Vederlo così, senza la sua maschera cinica e arrogante, seguire con lo sguardo il profilo del suo viso apertamente senza avere paura di essere scoperta e perdersi tra quelle braccia e quei respiri …. No, non era lui la causa della sua inquietudine, lo aveva fortemente voluto quel rapporto e lo voleva senza alcun dubbio. Si alzò per andare in bagno.
- Amore che succede? – chiese Cal nel sonno
- Non ti preoccupare e dormi, io torno subito

Gillian accese la luce del bagno e chiuse la porta per non disturbare ulteriormente il sonno dell’uomo. Appoggiò le braccia al lavandino e si guardò allo specchio.
Cos’hai Gillian? Che ti prende? Non hai motivo per non dormire. Lo so, eppure eccomi qua in preda all’insonnia. Un altro capogiro molto forte. Stava per chiamare Cal, ma no lo fece. Barcollando tornò al letto, domani sicuramente sarebbe passato.

Quel week-end trascorse nel massimo della serenità. Cal e Gill erano immersi in una quotidianità fatta di dolcezza e premure, di giorni e notti consumate insieme. Non era mancata Emily che doveva passare il finesettimana dal padre.
- Gillian … - disse la ragazzina una sera
- Dimmi Emily
- Mi dispiace se ti ho messa in imbarazzo
- Cosa?
- Si insomma quello che ha fatto la mamma
- Non preoccuparti, tu non c’entri nulla
- Ma mi dispiace lo stesso, non volevo crearti problemi
- Non ci pensare! – Gill si sentiva stanchissima e non sapeva perché – ti va di aiutarmi con la cena?

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Capitolo 3
*** Capitolo III ***


Carissimi, a voi il terzo capitolo, dove scopriremo qualcosa in più.......per ansie, dubbi, recensioni e chiarimenti, sono compe sempre a vostra disposizione! Persefone

III.
Erano passati alcuni giorni e Gillian aveva cominciato a sentirsi uno straccio e non ne capiva il motivo. Era pervasa da una stanchezza inenarrabile. Ormai i loro dipendenti si erano abituati a vederli andare e venire insieme. Cal fulminava Ria e Eli se solo avessero osato guardarli in modo diverso. Sola alla sua scrivania stava lavorando le ultime pratiche. Alzò gli occhi dal pc e le capitò sotto mano il calendario. Si sentì attraversare da un brivido.
Lightman sentì bussare alla porta.

- Avanti! – vide avanzare Gillian – Amore, lo sai che non hai bisogno di bussare – le sorrise  e la fece sedere sul divano
- Cal ascolta, mi allontano un momento, mi trovi sul cellulare se hai bisogno di me.
- Dove vai di bello? A infrangere cuori? Ma … ti senti bene? Sei così pallida
- Tranquillo, devo solo fare una commissione
- Ho capito. Non mi aspettare per cena. Ti ricordi che stasera porto Em a quel concerto?
- Ah già, me lo avevi detto – si alzò – non fate tardi però – lo baciò.

Il resto del pomeriggio Gillian lo passò nel dubbio e nell’incredulità. Aveva fatto la sua commissione e stava aspettando il momento giusto per darsi una risposta. Era uscita con Cal dopo l’ufficio e si stavano dirigendo a casa con la macchina. La donna stringeva forte a sé la borsa, era tutto lì dentro.

- Amore ti accompagno a casa e poi scappo a prendere Emily
- Si non ti preoccupare, dalle un bacio da parte mia e divertitevi!
- Tu invece riposati che hai un musetto stanco

Cal fermò la macchina e la fece scendere. Attese che entrasse in casa per ripartire. Gillian, invece, dietro le tende dell’ingresso, aspettò che girasse l’angolo per mettere in atto ciò che aveva in mente.
Salì in camera da letto, si tolse i vestiti e li gettò sulla sedia. Era molto irrequieta. Si mise una tuta ed aprì la borsa. Prese il pacchetto bianco e tolse l’involucro della farmacia. Era giunto il momento della verità.
Davanti al lavandino del bagno guardava nervosamente il test di gravidanza che aveva appena fatto. Le sembrava assurdo, ma il suo ciclo era in ritardo. Stava cercando di capire come poteva essere accaduto. Le sembrava una cosa impossibile: non erano più giovanissimi e poi Cal aveva già  una figlia. Lei, invece, aveva quasi rinunciato del tutto all’idea della maternità. E poi come l’avrebbero presa i loro ex coniugi, i loro dipendenti e Emily cosa avrebbe pensato? E Cal come l’avrebbe presa? Ciò avrebbe ingarbugliato il loro rapporto o quello con sua figlia?
La testa di Gillian era frastornata da tutte queste domande, a cui ovviamente non poteva dare risposta da sola. Guardò l’orologio. Era il momento della verità. Prese lo stick con mani tremanti: positivo. Era incinta.
Si sedette sbalordita sul water. Sentiva dentro un misto strano di emozioni. Il primo gesto istintivo che fece fu quello di poggiare entrambe le mani sul ventre. Lì stava crescendo il suo bambino … o la sua bambina. Le si riempirono gli occhi di lacrime di gioia e poi di paura. Cosa doveva fare ora? Avrebbe avuto un figlio da Cal e questa era l’unica certezza. Le girava la testa ed ebbe un nuovo moto di nausea. Prima di parlarne con lui però voleva esserne sicura. Doveva fissare un appuntamento con il suo medico.
 
Quando Cal rientrò Gillian fece finta di dormire. L’uomo stava cercando di fare il più piano possibile per non svegliarla. Non era riuscita a chiudere occhio da quando si era sdraiata un po’ per la nausea, un po’ per l’emozione. Cal fece inavvertitamente rumore con una sedia.

- Porc…! – poi si voltò verso Gillian
- Cal .. – fece finta di svegliarsi
- Amore scusami, sono un disastro … non volevo svegliarti – le accarezzò i capelli
- Figurati … - fece finta di riaddormentarsi

Cal si sdraiò accanto a lei, ma Gillian si scostò leggermente. L’uomo non poté fare a meno di notare il gesto. Cosa le era successo quella sera? Cal si rimproverò per l’esagerazione e decise di non farci caso. Dagli occhi di una Gillian, sempre girata, cominciarono a spuntare delle lacrime: avrebbe voluto rifugiarsi tra le sue braccia, avrebbe voluto che le dicesse che sarebbe andato tutto bene, ma aveva troppa paura della reazione che avrebbe potuto avere alla novità.
La mattina dopo Cal notò una certa freddezza da parte della sua donna e non riusciva a capirne il motivo. Mentre facevano colazione le chiese:

- Amore, sei strana questa mattina – inclinò la testa nel vano tentativo di leggerla.
- No Cal, sto bene – cercò di sorridere
- Ne sei sicura? – Cal sapeva che non doveva insistere troppo, o si sarebbe ulteriormente chiusa.
- Andiamo altrimenti arriviamo in ritardi
- Come vuoi

A metà mattinata Gillian raccolse il coraggio e fissò l’appuntamento con il medico.

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Capitolo 4
*** Capitolo IV ***


 
Carissimi, a voi il quarto capitolo, dove ne vedremo delle belle!! Per ansie dubbi e curiosità, sempre qui per voi! Persefone

IV.
Ria era immersa nelle complicate trame dell’ultimo caso a cui stava lavorando. Andò in bagno. Mentre si sciacquava la faccia sentì che qualcuno non si sentiva bene. Si aprì una delle porte ed uscì una pallidissima Gillian.

- Foster! Gillian  … tutto bene?
- Si Ria grazie – si mise una mano sulla testa, aveva un altro capogiro
- Ne sei sicura? Cioè a vederti non mi sembra
- Infatti … - tornò indietro per dare ancora una volta di stomaco. Le nausee quel pomeriggio la stava affliggendo.

Dopo l’ennesimo conato Gillian si appoggiò alla parete. Ria  non poté fare a meno di avvicinarsi

- Ne sei sicura?
- Oh Ria …
- Cos’hai? Sei pallida e non ti reggi in piedi. Vado a chiamare Lightman – Gillian la fermò immediatamente
- No Ria, ti prego, ora mi passa, non lo chiamare
- Perché? Cosa sta succedendo?
Gillian aveva bisogno di parlare con qualcuno. Fu in quel momento che sentì netta la mancanza della sua amica Anna. Ma non riusciva a tenersi tutto dentro.

- Ria io …
- Gillian noi non siamo in una forte confidenza, è vero, ma voglio che tu sappia che per qualunque cosa io sono qui, se lo vuoi
- Grazie sei molto carina – sorrise debolmente
- Allora io vado
- No aspetta … io ho una cosa dentro e non so proprio con chi confidarmi, ma …
- Gillian non sei obbligata te lo ripeto, sappi solo che ci sono
- Ria ho scoperto da pochissimo che aspetto un bambino
- Ma è meraviglioso! – la abbracciò – ma perché sei così spaventata? Lui … lui lo sa, vero?
- Veramente no … non gli ho ancora detto niente – abbassò gli occhi – sto aspettando di fare la prima visita per dirglielo
- Gillian perdonami, ma glielo devi dire. Lo so che non sono affari miei, ma devi farlo. Non puoi tenerti tutto dentro. È una cosa che devi condividere con il padre
Gillian le sorrise

- Hai ragione, e la psicologa sono io e dovrei saperlo. Ma ho un sacco di pensieri: mi preoccupo per la mia età … la nostra età e le implicazioni che questa gravidanza comporterebbe
- Gillian le risposte a queste domande le troverete solo insieme, quindi parlane con lui il prima possibile
- Ora vai e non preoccuparti … grazie comunque e ti prego di non farne parola con nessuno, anche perché non sono neanche al terzo mese
Mentre tornavano a casa Gillian stava pensando ad una maniera per dire a Cal della gravidanza. Una volta giunti a casa prese il coraggio a due mani: doveva parlagliene.

- Cal, posso parlarti un momento?
- Certamente
- Sediamoci sul divano, ti va?
- Ok, ma mi devo preoccupare?
- Gillian prese un bel respiro e si preparò a dargli la notizia

- Ascolta io….
In quel momento suonò il campanello.

- Chi può essere a quest’ora? – disse Cal
- Non saprei
- Vado a vedere chi è. Me ne libero in un momento e torno subito da te – disse l’uomo alzandosi e dirigendosi verso la porta

Walloski quella sera si sentiva sola. Chi meglio di Cal Lightman poteva farle un po’ di compagnia? Indossava un vestitino di quelli che gli piacevano, tanto per rendere la cosa un po’ più pepata. Non appena Cal aprì la porta, gli gettò le braccia al collo e lo baciò.
Cal rimase di sasso. Che diavolo ci faceva qui? Ma soprattutto cosa diavolo stava facendo?

- Amore, chi è alla porta? – disse Gillian in tono sospettoso, dato il troppo silenzio

Cal riuscì appena in tempo a staccare le sue labbra da quelle di Walloski, ma non le braccia, che Gill comparve sulla porta. La scena non era molto edificante. Dal canto suo Walloski rimase molto stupita non solo dal fatto che Foster fosse in casa dell’uomo a quell’ora, ma che lo avesse addirittura chiamato amore. Lo scienziato si vide perso per un momento.

- Amore, non è come sembra – cercò di tirarsi fuori dall’impasse
- Ah no?? E come dovrebbe essere allora? Sono molto curiosa di saperlo …

Nel frattempo era riuscito a divincolarsi e si stava avvicinando a Gillian. La detective, ancora sbigottita, riuscì a dire:

- Cal, ma allora voi due … - disse allusiva
- Beh effettivamente …. – si rivolse verso la sua compagna – Gill scusami tanto, ma devo chiarire delle cose in sospeso. Potrei raggiungerti dentro tra un istante?
- Va bene … o meglio non va affatto bene. Ce la vediamo dopo a quattr’occhi noi due – rientrando sbatté forte la porta.
E ora che cazzo le dico? Cosa cazzo posso dirle? Calma Cal, un problema alla volta. Ora occupiamoci di Walloski. Fu però la detective a rompere il momento di imbarazzo.

- Scusami, pensavo fossi solo … non immaginavo questo cambiamento nella tua vita in così poco tempo – disse un po’ infastidita.
- Hai ragione. È che è un po’ che stiamo insieme e così abbiamo deciso anche di vivere insieme.
- Ma davvero?? E io che credevo che questo genere di cose non ti si addicesse…
- Neanche io lo credevo, ma come vedi … e ora scusami, ma adesso devo rientrare e spiegare alla donna che amo cosa ci facevo con le braccia di un’altra al collo
- Auguri allora, e se ti trovi sbattuto fuori casa, passa da me che ti devo un favore.
- Spero davvero non ce ne sia bisogno! Comunque grazie.

Non appena Walloski fu andata via, Cal si ritrovò a fissare la porta d’ingresso. Ebbe paura di rientrare. La donna lo stava aspettando seduta al divano con le braccia conserte e il tacco che tambureggiava sul parquet del salotto.
Povero me, è davvero furiosa! Pensò l’uomo mettendosi una mano tra i capelli.

- Amore mio
- Ah sono il tuo amore adesso?? Cosa diavolo stavate facendo?
- Nulla!
- Ma come nulla? Le sue braccia intorno al tuo collo sarebbero nulla? Già non mi era molto simpatica ed ora meno che mai! Vuoi parlare, dì qualcosa!
- Tesoro è che non le avevo detto di noi … in maniera esplicita …
- Noto con piacere che ti sei tenuto una via di fuga aperta per qualunque evenienza!
- Ma no, non è così! – l’uomo cercò di allungare un braccio verso di lei che lo rifiutò bruscamente.
- Quella donna è così importante per te da non essere riuscito a tagliare i ponti con il passato?
- No allora, chiariamo subito. Io per lei non provo nulla
- Strano, lei non sembrava dello stesso avviso …
- Gill piantala di essere sarcastica e lascia che ti spieghi

Gillian attendeva una risposta e Cal non sapeva da dove cominciare.

- Ti è caduta la lingua o quella ti ha annebbiato il cervello?
- Ok Walloski stava flirtando con me, non lo posso negare – e per fortuna non ha visto il bacio pensò – ma ti ripeto che tra noi non c’è niente, fa parte del passato! Tu stessa mi hai detto che non si può essere gelosi del passato!
- Si ma qui il passato sembra ben radicato nel presente
- Le ho detto di noi! Non tornerà più te lo assicuro!
- Davvero?
- La cosa è sta imbarazzante lo so, ma non può cancellare di colpo tutto no? – si sedette accanto a lei
- Va bene, andiamo a dormire, ma non credere che finisca così in cavalleria … quella è kriptonite per te!!
- Ma solo tu sei la mia Lois … - disse in tono canzonatorio – prima di questo piccolo incidente stavi per dirmi qualcosa …

L’ultima cosa di cui Gillian voleva parlare in quel momento era il bambino.

- Non mi ricordo, forse una stupidaggine
- Dal tono della tua voce non sembrava …
- Cal proprio non mi ricordo! Io vado a dormire

C’era qualcosa che non andava nel comportamento di Gillian. Qualcosa la preoccupava e non voleva parlarne con lui. Cal capì che non avrebbe ottenuto nulla per quella sera e decise di soprassedere. Una volta coricati, Gill rimase dalla sua parte e Cal la cercò inutilmente. L’uomo, ad un certo punto, si girò a fissarle la schiena. Era la prima volta che la sentiva così distante.
- Dormi?
La donna non rispose e si poggiò le mani in grembo. Cal le diede un bacio sulla nuca.
- Buonanotte amore mio – si girò dall’altra parte e cercò di dormire.

La mattina dopo la tensione tra i due non si era minimamente attenuata, cosa che infastidiva alquanto Cal. Lo scienziato stava nervosamente cercando un foglio sul mobiletto del telefono quando, dopo un gesto maldestro, fece cadere per terra l’agenda di Gillian posata sul tavolinetto lì vicino.
- Dannazione, Gillian mi ucciderà definitivamente …
Mentre la stava raccogliendo, scivolò fuori un bigliettino su cui era appuntata una visita medica. Cal impallidì. Doveva parlare assolutamente con Gillian.

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Capitolo 5
*** Capitolo V ***


 
Carissimi a voi il quinto capitolo, riuscirà Gillian a dire a Cal la verità? Leggete e lo scoprirete!! Come sempre per ansie, dubbi e recensioni sono sempre a vostra disposizione. Buona Lettura!! Persefone

V.
 
Entrò in cucina e la affrontò direttamente.

- Gillian che vuol dire Saint Margaret Hospital ore 18?
- Cosa stai blaterando? – stava facendo finta di non capire

Cal le mostro il bigliettino con l’appunto.

- Hai frugato tra le mie cose! Cosa speravi di dimostrare che anche io avessi le mie vie di fuga?
- Assolutamente no! L’ho trovato per caso, ho accidentalmente rovesciato la tua agenda. Cosa sta succedendo?
- Accidentalmente … dovrei crederci???

Gillian capì che non poteva più rimandare ormai. Abbassò lo sguardo. Cal la incalzò.

- Perché hai un appuntamento in ospedale ed io non ne so niente?
- È … una visita di controllo
- Balle. Non saprò leggerti ma non sono mica scemo! Sono alcuni giorni che sei strana. Non mi parli e a stento mi guardi. Se solo ti sfioro mi respingi come se non volessi avere nessun contatto con me … ed è evidente che non puoi avercela solo per quello che è successo ieri sera. Per cui ti chiedo di nuovo, che diavolo sta succedendo? Tesoro – le sollevò il mento – ti prego, non nascondermi le cose …

Gillian sapeva che quando Cal passava da “Amore” a “Tesoro” in quei momenti, il compagno focoso lasciava il posto all’amico, razionale e comprensivo nella maggior parte dei casi. Non riuscì più a trattenere le lacrime e si sedette sul divano.

- Cal te lo devo dire … io … io …
A quelle parole il cuore dello scienziato si fermò e la sua testa proiettò tutta una serie di alternative apocalittiche. Nella sua testa frullavano scene del tipo:
1) “Cal te lo devo dire … io … io … mi sono innamorata di un dottore e quello era il nostro appuntamento segreto”
oppure
2) “Cal te lo devo dire … io … io … sospetto di avere una malattia rara”
 fino ad arrivare a
3) “Cal te lo devo dire … io … io … mi vedo con Burns, ora è in ospedale, ma mi ha chiesto di rivederci”
 

- Insomma credo di essere incinta – disse la donna

Cal non capì se la frase fosse solo nella sua testa o se Foster l’avesse davvero pronunciata.

- Cosa??? Lo credi o lo sai? – dovette sedersi anche lui
- Ho fatto il test l’altro giorno
- Ma come è potuto succedere? – questo spiegava il comportamento della donna
- Secondo te???
- Scusa, è una domanda idiota lo so. Era questo che volevi dirmi ieri sera?

Gillian assentì con la testa.

- Quello è un appuntamento per farmi visitare
- Perché non mi hai detto niente?

Gillian non riusciva a dire altro. Cal capì quale poteva essere lo stato d’animo della donna e le si avvicinò per prenderle una mano.

- Gill perché non mi hai detto niente?
- Perché … prima volevo esserne sicura e poi volevo del tempo per pensare
- Pensare a cosa? – Cal realizzò il senso di quella frase – starai scherzando vero? Non … non lo vuoi? Non ci credo … ammetto che la nostra relazione presenta dei risvolti complessi, ma … non vuoi un figlio da me? – abbassò lo sguardo
- Non è questo il problema
- E allora cosa c’è che non va?
- Mi preoccupo per la mia età. Non sono più giovanissima e la gravidanza potrebbe essere a rischio. E poi tu hai già una figlia …
- Cosa c’entra Emily?
- Ma non lo capisci che non voglio metterti in difficoltà? Due figli da due donne diverse, come pensi che la prenderà? Temerà che voglia portargli via suo padre o che farò delle discriminanti tra lei e mio figlio. E io questo non lo voglio. Lo sai che le voglio bene anche io. E poi mi tormenta l’idea di che madre potrò essere, se ne sarò all’altezza, e mi spaventa il paragone ….
- Quale paragone?
- Con Zoe, lei è riuscita a conciliare lavoro e famiglia in maniera egregia, ma io ci riuscirò? E tu cosa penserai di me? Mi guarderai sempre con gli stessi occhi?
- Basta pensare! – la abbracciò – basta dottoressa Foster – le asciugò le lacrime – è la cosa più bella che potesse capitarci! E tu sarai una mamma meravigliosa, io non ho dubbi in proposito. E non pensare che io possa fare dei paragoni. Per quanto riguarda Emily, hai ragione e dovremmo dirglielo. Credo, invece, che sarà contenta di avere una sorella o un fratello, ed io farò di tutto affinché questo possa realizzarsi. Senti, domani posso venire con te?
- Certo! – poggiò la testa sulla sua spalla – scusami ma ho paura e invece dovrei essere felice
- Smettila e vieni qua – la strinse ancora di più.

Si  alzarono dal divano.

- Non piangere più, andrà tutto bene. Ascolta non c’è molto lavoro in questo periodo, prendiamoci un giorno per noi, stiamo un po’ insieme. Sai ti ho sentita così lontana in questi giorni come mai prima e la cosa non mi è piaciuta.
- Scusami, io non volevo ferirti
- Ti manca Anna, vero?
- Già mi sarebbe piaciuto condividere questa cosa anche con lei e sono sicura che mi avrebbe strigliato per benino per averti tenuto allo scuro di tutto – accennò un sorriso
- Ma allora tifava un po’ per me ….
- A questa tua curiosità non rispondo!

Dopo cena si stavano rilassando sul divano. Gillian ebbe un lieve giramento di testa, la giornata l'aveva un po' stancata anche a causa di tutte le forti emozioni che aveva provato.

- Andiamo a dormire tesoro – la fece appoggiare a sé e si diressero in camera d letto.

Aiutò Gillian a sdraiarsi e si preparò per la notte. Quando si fu  coricato anche lui, sentì finalmente la donna scivolare tra le sue braccia.

- Ehi non riesci a dormire? – un bacio sulla fronte
- No in effetti, stringimi forte per favore

Cal lo fece e allo stesso tempo le rimboccò le coperte, accarezzandole la testa. Gillian era su un fianco rivolta verso di lui. Era riuscito a trattenersi per tutto il giorno, ma ora non riuscì a non farlo: le passò una mano sul ventre. Gill trasalì.

- Scusami ma non ho saputo resistere

La donna riprese la sua mano  e la rimise dove lui l’aveva accarezzata.

- Vuole sentire anche il suo papà, e poi suppongo che mi ci dovrò abituare …

Si addormentarono così stretti l’uno all’altra, con un pizzico di paura ma con tanta emozione per ciò che stava per avvenire.

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Capitolo 6
*** Capitolo VI ***


Carissimi, a voi il sesto capitolo!  come prenderà Emily la notizia? lo scoprirete solo leggendo!! Buona lettura Persefone p.s come sempre dubbi, ansie e traumi saranno da me fugati

VI.
 
Seduti nella sala d’aspetto del St Margaret Hospital attendevano il loro turno. Entrambi avevano timore anche solo ad accarezzare l’idea che fosse proprio tutto vero.

- Foster? – chiamò l’infermiera
- Eccomi, mi aspetti qui?
- Certo – le baciò la mano
La vide allontanarsi nel corridoio e poi tornò a sedersi. Stava per diventare padre per la seconda volta. Ripensò al giorno in cui l’ostetrica gli avevo messo in braccio Emily appena nata. Aveva provato un’emozione immensa di totalità. Ed ora stava per succedere di nuovo. Con timore pensò alla reazione che avrebbe potuto avere Emily. Doveva parlarle il prima possibile.
Gli tornarono in mente gli occhi di Gillian, sarebbe stata una madre eccezionale, ne era sicuro. E lui? Lui sarebbe riuscito a gestire il tutto?
Rimase lì seduto a pensare per quello che credeva fosse un’era geologica. Poi ad un certo punto riconobbe il passo della sua donna. La vide comparire nel corridoio. Una volta che le fu davanti le chiese con tono impaziente:

- Allora?
- Il medico mi ha confermato la gravidanza, sono di 6 settimane. Mi ha segnato le analisi di routine.
- Ma è bellissimo!! Sono davvero felice – la abbracciò.
- Allora se non hai cambiato idea, ci imbarchiamo in quest’avventura?
- Certo! Anzi, non vedo l’ora!
- Il medico mi ha solo detto di non fare sforzi e di non sollevare pesi, ma tanto lo sai meglio di me come vanno queste cose!
- Bene è esattamente quello che faremo!
- Cal, sei sicuro che sia la cosa giusta?
- Gillian ci amiamo e quello che ci sta per succedere ce lo dobbiamo godere fino in fondo
- Ok – lo prese per mano – se mi resterai accanto, io non avrò paura
 - Non succederà
Uscirono dall’ospedale. Giunti alla macchina si avviarono verso casa.

- Mangiamo strada facendo?
- Io sarei un po’ stanca, ti spiace se andiamo a casa?
- Assolutamente no. Ti preparo qualcosa mentre ti sdrai un po’.
Una volta rientrati, mentre Gillian si sdraiava Cal decise di ordinare due pizze. Seduti sul divano consumavano la loro cena in silenzio. Entrambi volevano parlare del bambino ma non osavano farlo per primi. Fu Gillian a rompere il ghiaccio.

- Mi sembra ancora tutto così strano … in ufficio come facciamo?
- Aspettiamo questi primi tre mesi che sono i più delicati e poi se ne accorgeranno da soli
Lasciarono sul tavolo i cartoni della pizza e cominciarono a parlare e a confidarsi le loro paure e i loro sogni. Si addormentarono così: in un solido abbraccio a tre molto coinvolgente.
Quel pomeriggio Cal era andato a prendere Emily all’aeroporto di ritorno da Chicago. Aveva deciso di metterla al corrente delle novità mentre Gill li aspettava a casa.

- Papà eccomi! Non c’era bisogno che mi venissi a prendere!
- Non c’era molto lavoro oggi e quindi ho staccato prima
Salirono in macchina. Cal non riusciva a trovare le parole per cominciare il discorso.

- Papà perché sei così silenzioso? Non dirmi che avete già litigato e Gill già non ti sopporta più? – disse ironica
- Non essere impertinente!
- Allora come mai sei così taciturno?
- Ecco …. Cosa penseresti se …. Diciamo …. Non so ….. se … insomma cosa ne diresti se si ventilasse l’idea di  avere … ecco un compagno di avventure???
- Papà fammi capire bene, tu e Gillian state pensando di avere un figlio?
- Non è che ci stiamo proprio pensando …
- Ohh, non dirmi che ci stai pensando tu? E Gillian cosa ne pensa?
- Tu che ne pensi?
- A dir la verità non mi dispiacerebbe affatto … almeno condividerei le tue stranezze con qualcuno!
- Emily, ti prego, sto parlando seriamente!
- Anche io!
- Insomma non voglio che ci siano incomprensioni e voglio che tu sappia che per te ci sarò sempre.
- Papà lo so! Non ho mai avuto questo dubbio! Ti ripeto io ne sarei felice … ora però devi solo dirlo a Gillian … - sorrise
- Em, ti dico questo perché in realtà non stiamo parlando di un’ipotesi … Gillian ed io aspettiamo un bambino, ora …
Emily rimase sorpresa.

- Ah non avete perso tempo vedo … fermati qui per favore. Torno subito
- Em aspetta non prenderla così, parliamone con calma
- Gillian è a casa vero?
- Si ma non prendertela con lei, possiamo affrontare la cosa serenamente noi tre insieme, parlarne
- Parlare di cosa? Senti, accosta qui un momento e aspettami in macchina
- Emily …
 - Fidati di me! Torno non scappo da nessuna parte

Cal non seppe come reagire. Gillian gli diceva sempre di fidarsi di Emily e questa volta decise di farlo.

- Emily, mi fido di te, non farmene pentire
La ragazza uscì dalla macchina e Cal la vide sparire nel mall. Furono 10 minuti interminabili. Emily ricomparve apparentemente come quando era entrata. Risalì in macchina.

- Andiamo
- Emily tutto bene?
- Papà metti in moto e andiamo – disse energica
- Ok tesoro – era preoccupato
Cal ripartì e fino a casa non si scambiarono una parola. Gillian si stava tenendo occupata nell’attesa che i due tornassero. Sentì la porta aprirsi.

- Gillian, siamo noi! – disse Cal
La donna si avvicinò all’ingresso. Emily  prese lo zaino e la valigia e schizzò di sopra nella sua stanza.

- Voi aspettatemi in salotto – disse dalle scale

Gillian guardò Cal. Era preoccupato, segno che nel tragitto le cose non erano andate come previsto.

- Non l’ha presa bene vero?
- Non lo so, all’inizio sembrava contenta all’idea ma poi quando le ho detto che il bambino c’era veramente, mi ha chiesto di fermarci. È sparita in un mall per 10 minuti e poi siamo ripartiti. Non so cosa abbia in mente
- Accidenti, per il momento non possiamo fare altro che aspettarla

Si sedettero sul divano. Dopo due minuti furono raggiunti da Emily. Fu Cal il primo a parlare.

- Emily, ti prego, noi, Gillian ed io, non avevamo nessuna intenzione di ferirti
- Tuo padre ha ragione, non volevamo agire alle tue spalle è successo, neanche noi ce lo aspettavamo …
- Basta! Ora se permettete vorrei dire una cosa io – estrasse un pacchettino dalla tasca della felpa e lo porse a Gillian.
La donna lo aprì e vi trovò un ciuccio verde.

- Io sono contenta di questa nuova nascita e sono sicura che le cose andranno per il meglio.
Cal si alzò ed abbracciò sua figlia

- Ti voglio bene Emily
- Anche io papà – lo strinse forte. Poi si diresse verso Gillian e abbracciò anche lei.
- Grazie Emily – disse la donna stringendola – sono sicura che gli piacerà tantissimo!  -
- Posso fare una carezza?
- Ma certo!!
Emily si inginocchiò e posò una mano sulla pancia.

- Ciao piccolo o piccola, io sono tua sorella. Non abbiamo la stessa mamma ma non importa, abbiamo lo stesso papà. Col tempo imparerai a conoscerci. Ti aspettiamo.
Ora sarebbero stati per sempre una famiglia, particolare, ma pur sempre una famiglia.

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Capitolo 7
*** Capitolo VII ***


Carissimi, lo zucchero è agli sgoccioli e la nostra storia sta per prendere una piega molto particolare...........Buona lettura! per ansie e dubbi sono qui! Persefone

VII.
- Pronto?
- Gillian …
- A …Alec?
- Si sono io …

Gillian era sola in casa quel pomeriggio e Alec era l’ultima persona che si aspettava di sentire.

- Cosa vuoi? Sono anni che non ci sentiamo
- Lo so, ma ho bisogno di parlare con te
- Sinceramente non so proprio di cosa possiamo parlare
- Gillian ti prego … possiamo vederci tra mezz’ora in un bar?

La donna non sapeva cosa fare, ma la voce dell’uomo denotava una forte tensione.

- Va bene, sentiamo un po’ cosa hai da dirmi. Al Cup Cafè?
- Ci vediamo lì

Esattamente all’ora prestabilita, Gillian si trovava nella caffetteria decisa, davanti ad una tazza di caffè. Era ormai al quarto mese e aveva superato la fase più delicata della gravidanza. Indossava un comodo soprabito, non voleva che Alec sospettasse nulla, anche se ormai un po’ di pancia cominciava a farsi vedere. Il suo ex marito arrivò con cinque minuti di ritardo. Gillian era sorpresa: l’uomo si presentava alquanto trasandato. Strano, pensò, non è da lui. Alec si sedette di fronte alla donna ed ordinò un cappuccino.

- Grazie di essere venuta
- Allora? Cosa volevi dirmi?
- Come stai? Come te la passi?

Gillian capì che stava prendendo tempo. Decise di assecondarlo per il momento.

- Tutto bene, non mi posso lamentare. E tu?
- Abbastanza. Stai con qualcuno?
- Alec … non credo che …
- Sono solo curioso – accennò un lieve sorriso
- Si … ho una relazione con un uomo
- Ohhh e chi è? Cosa fa?
- Senti non voglio parlarti di queste cose, quindi torniamo al punto. Perché hai voluto vedermi?
- Sono in un brutto guaio
- Cosa è successo?
- Sai da quando abbiamo divorziato ho passato un periodo burrascoso. Non sono riuscito a disintossicarmi del tutto. Ogni tanto ci ricasco.
- Cosa?
- Già non ne sono uscito ancora del tutto
- Perché mi stai dicendo tutto questo?
- Ho un grosso debito con uno spacciatore. Non ho tutti i soldi che gli devo in questo momento, mi occorre un prestito …
- Stai scherzando spero?
- Gillian, non so di chi altro fidarmi, ho solo te …
- Smettila, non ho alcuna intenzione di aiutarti in questo modo. Solo quando deciderai di venirne fuori definitivamente potrai chiedermi aiuto. Solo in questo modo, non ti asseconderò su questa strada suicida!

Si alzò e stava per andarsene

- Gillian ti prego, ho bisogno di te ….
- Alec hai bisogno di aiuto, ma non nel modo in cui credi tu – uscì dal caffè e tornò a casa.

Decise di non dire niente a Cal, era stata davvero una cosa stupida andare a quell’incontro. Per cercare di dimenticare quella surreale situazione, Gillian si concentrò sull’ecografia fissata per il giorno dopo.
Seduto accanto alla sua compagna, Cal era impaziente. La dottoressa Cooper stava controllando le analisi che Gillian le aveva dato.


- Bene, Gillian. È tutto nella norma. Le analisi sono davvero buone e la gestazione procede nella norma. Vieni ora facciamo l’ecografia.

La dottoressa Cooper fece accomodare Gillian sul lettino e invitò Cal ad avvicinarsi per seguire l’ecografia.

- Bene questo è il cuoricino
- Cal senti come batte forte!!
- Già tesoro, lo sento bene – nella penombra dello studio gli vennero gli occhi lucidi.
- Ed ora – proseguì la dottoressa – vediamo chi abbiamo di fronte

Il feto era abbastanza vivace e la dottoressa impiegò un po’ di tempo per posizionarsi correttamente.

- Ohhhh sembra proprio che qui ci sia una bella bambina che vi saluta!
- È una femmina! – Gillian, sorridendo, si girò verso Cal che si avvicinò ancora al monitor per guardare meglio.
- Avete già qualche nome in testa?
- Non ancora – disse Cal mentre continuava a fissare lo schermo
- Gillian puoi rivestirti, qui abbiamo finito

Avevano appena finito di cenare in un lussuoso ristorante per festeggiare. Cal la stava guardando, era proprio radiosa in quel periodo.

- Sei proprio bella sai … - le accarezzò una guancia
-  Allora come vorresti chiamarla?
- Mah non saprei …
- Dimmi la verità, sotto sotto speravi che fosse maschio – appoggiò il mento alla mano piegata sul tavolo.
- Be’ lo ammetto, non mi sarebbe dispiaciuto, ma evidentemente il mio destino è quello di essere circondato da donne bellissime … e tu hai qualche idea?
- Si … mi piacerebbe chiamarla Anna … ovviamente se tu non hai niente in contrario …
- Uhm, Anna – Cal sapeva che Gillian stava pensando alla sua amica – non è male sai
- Ascolta è il caso che cominciamo a prendere qualcosa e a organizzare la casa
- Che ne dici della prossima settimana?
- Si, si può fare
- Ho parlato con Emily, dato che tra poco si trasferirà al college mi ha detto che cede volentieri la sua stanza
- Davvero? Ascolta credo che sia importante che Emily continui ad avere una stanza tutta sua, per farle capire che non c’è sovrapposizione e che per lei ci sarà sempre posto. In attesa di sistemare le cose per bene, possiamo    temporaneamente usare la sua stanza. Che ne dici?
- Mi pare giusto. E grazie
- Di cosa?
- Del tuo essere così accogliente
- Cal non potrei mai chiederti di scegliere tra me, tra noi e lei, facciamo tutte parte della tua vita. E lei c’era prima di noi. Te l’ho detto le voglio bene anche io e sono felice che i nostri rapporti siano sereni. Ci tengo a che le cose   funzionino nel modo giusto.

Cal le strinse forte entrambe le mani ancora una volta. Sapeva che le scelte che avevano fatto le avrebbero affrontate insieme.  

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Capitolo 8
*** Capitolo VIII ***


 
Carissimi, a voi l'ottavo capitolo!!! ancora un po' di ironia prima della svolta........ Buona lettura, Persefone

VIII.
- È quella la donna?
- Si è lei
- Bene, fotografala e poi attendiamo sviluppi

Gillian era al mall con il carrello pieno di cose per la bambina. Stava scegliendo alcune tutine, quando si sentì tirare.

- Alec! Che cosa ci fai qui? Mi stai seguendo?
- No, sono qui per caso. Ci hai ripensato? – in quel momento vide il contenuto del carrello.
- Ma tu … tu sei incinta? Aspetti un bambino da quell’uomo? – non poté non notare anche la pancia.
- Si – si chiuse il soprabito
- Sei sicura di non volermi aiutare?

In quel momento sopraggiunse Cal con le braccia piene di cose. Vide accanto a Gillian, troppo vicino, il suo ex marito e le stava parlando con un’espressione estremamente concitata. Cosa stava succedendo? Si avvicinò facendo finta di niente.

- Cal non ti sembra un po’ presto per i pannolini?
- Dici? È meglio essere preparati! Emily ne consumava quantità industriali!
- Ho capito, ma i pannolini di quattro mesi?
- Forse hai ragione …
- Ciao Cal! – intervenne Alec
- Alec, non ti avevo visto! Cosa ci fai qui?
- Ho incontrato Gillian per caso e volevo salutarla. Tu come stai? Noto con piacere che sei sempre un buon amico per Gillian. Ti ha detto che ci siamo visti un paio di giorni fa?

Cal guardò Gillian interrogativo e la donna abbassò lo sguardo. Poi Alec si rivolse proprio a lei.

- Strano che ti accompagni Cal, non dovresti farle con il padre del bambino queste cose?

Cal rimase sbigottito, mentre Gillian si portò una mano sulla fronte.

- Alec … veramente …. Il padre della bambina … sarei io …
- Oh, così è lui l’uomo con cui hai una relazione
- Io e Gillian stiamo insieme da un po’ ormai. Non lo sapevi?

Cal non poté non notare la classica microespressione del porca puttana sul viso di Alec. Guardò ancora Gillian interrogativa.

- Be’ allora vi lascio alle vostre cose. Gillian mi raccomando … - le diede un bacio sulla guancia e si allontanò.

Una volta soli Cal pretese delle spiegazioni.

- Perché si stava raccomandando? E perché vi siete visti e non mi hai detto niente?
- Ecco …
- E poi fammi capire bene … mi fai una scenata pazzesca per la Walloski perché non sa niente di noi e poi il tuo ex marito è completamente allo scuro della nostra relazione, facendomi fare la figura del cretino?

Gillian si mise sulla difensiva.

- Almeno lui non mi ha messo le mani intorno al collo … né tanto meno la lingua in bocca!

Cal si fermò di colpo: ma allora quella sera aveva visto proprio tutto!

- Lasciamo stare quel che è stato, cosa voleva?
- Ma niente – si avvicinò all’uomo – non roviniamoci la giornata
- Va bene – la baciò – andiamo?

Cal aveva detto alla donna di aspettarlo in macchina mentre lui pagava e caricava la macchina. Mentre si dirigeva in macchina, fu fermato da Alec.

- Cal …
- Ehi, cosa vuoi ancora?
- Ho bisogno di parlarti
- Con me?
- Si da soli. Quando possiamo vederci?
- Riaccompagno Gillian a casa e poi ci vediamo nel mio ufficio, diciamo tra tre quarti d’ora?
- Ci conto.

Seduto alla sua scrivania con le gambe allungate, pensava alla strana richiesta di Alec. Cosa diavolo voleva? Perché era tornato? Perché voleva parlare con lui? Squillò il telefono.

- Pronto? Amore! Si sono qui. No, tranquilla, arrivo per cena. Ci vediamo a casa.

Sentì bussare. Entrò Alec e Cal lo fece accomodare sulla sedia di fronte a lui.

- Grazie dell’incontro
- Veniamo al sodo se non ti dispiace
- Così alla fine te la sei presa eh ….
- Scusami? – disse Cal spalancando gli occhi
- Gillian … che siate finiti insieme, la cosa non mi sorprende affatto
- Alec voglio essere chiaro. Io e Gillian stiamo insieme da poco meno di un anno. Non c’è mai stato niente tra noi finché è stata sposata con te. Io non l’ho mai toccata prima.
- Lo so bene. Non ho mai avuto dubbi su questo
- E allora cosa volevi dire?
- Be’ ho capito subito che c’era qualcosa di speciale fra voi due. Da quando ti ha conosciuto, ho capito che sarebbe stata una questione di tempo. Lei parlava sempre di te, continuamente. E se ho ricominciato a farmi è stata anche un po’ colpa tua.
- Ma fammi il piacere!
- Si Cal, la vostra complicità mi torturava. Lei ti guardava in quel modo con cui prima guardava me. Pensavo che, dopo il tuo divorzio, la situazione degenerasse velocemente. E invece no. O meglio non subito. Non ho mai digerito che lavorasse con te, ma non ho potuto evitarlo. Più passava il tempo con te e più mi sentivo inadeguato. Non ho retto più ed ho ricominciato con la cocaina. È stato il colpo di grazia per me. Ha resistito un po’ e poi è corsa tra le tue braccia. E ora le hai regalato la maternità, cosa che io non sono mai riuscito a fare. Non potevo competere in niente….
- Le cose non sono proprio andate così. Comunque non credo tu sia qui per dirmi queste cose. Cosa volevi da Gillian?
- Allora, ho un grosso debito con uno spacciatore. Mi servono soldi e ho chiesto a Gillian di prestarmeli.
- Lei cosa ti ha risposto?
- Che non mi avrebbe aiutato su questa strada suicida. Cal lo sai meglio di me come vanno queste cose. Ti prego di convincerla ad aiutarmi …
- Fammi capire, dovrei farle pressioni per aiutarti? Ma come ti viene in mente? Senti per chiederlo a me devi essere proprio disperato. Ho un amico nel FBI, posso chiedere a lui …
- Uffa, non solo mi porti via mia moglie, ma non vuoi neanche pagare qualche pegno!
- Ehi! Io non ti ho portato via proprio niente! Non ti permetto di parlare così! Se Gill ti ha risposto così avrà avuto le sue validissime ragioni e io non intercederò per te!
- Cal la cosa è più seria di quanto credi e le conseguenze imprevedibili
- È una minaccia? Non ti consiglio di farmi venire questo dubbio. Gillian è in un momento delicato e deve stare tranquilla! Lasciala fuori dai tuoi casini, siamo intesi? Alec guardami, non sto scherzando! Se succede qualcosa a lei o alla mia bambina, ti riterrò moralmente e materialmente responsabile! Se vuoi un aiuto serio non ci sono problemi, in caso contrario levati di torno!
- Va bene, me ne vado! Ma non finisce qui!

Alec se ne andò sbattendo la porta. Cal tornò a casa e di quella conversazione se ne dimenticò. Niente però succede per caso e questo lo avrebbe appurato presto.

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Capitolo 9
*** Capitolo IX ***


 
Carissimi, ecco il nono capitolo ...... non vi anticipo nulla per non rovinarvi la sorpresa!! Buona lettura Persefone
IX.
Quella mattina Gillian era in casa. Ormai la sua pancia era cresciuta fino al nono mese. La scadenza per il parto era fissata a giorni e la cosa lo spaventava un po’. Ormai si sentiva alquanto goffa. La sera prima si stava specchiando nuda in bagno. Cal era entrato in quel momento e si risvegliò in lui qualcosa che fino a quel momento era riuscito a dominare. La abbracciò da dietro.

- Lo sai, in questo momento vorrei che Anna dormisse nel suo lettino e io vorrei dedicarmi a te … mi manchi …
- Dai che manca poco … prometto che mi farò perdonare …. Mi manchi anche tu – si girò e lo baciò appassionatamente.

La bambina era un po’ irrequieta. Durante  l’ultima visita la dottoressa Cooper le aveva detto che il feto era in posizione e che ormai bisognava solo aspettare. Gillian stava finendo di preparare la borsa per l’ospedale con i suoi cambi e quelli della bambina. Prese il ciuccio, regalato da Emily, e lo mise con le cose della bambina. Aveva appena finito che sentì la porta suonare. Andò ad aprire e si ritrovò due uomini davanti.

- La dottoressa Foster?
- Si sono io … – l’uomo estrasse una pistola
- Ora lei viene con noi
- Vi prego, ci deve essere un errore, io non …. – si portò le mani sul pancione
- Io non credo proprio … ora ci segua senza fare resistenza e le assicuro che non le succederà niente.

Era stato Cal ad insistere perché Gillian andasse in maternità. Preferiva saperla a casa che immersa nello stress dell’ufficio. Eppure percepiva nettamente la sua mancanza. Quella mattina era stato molto indaffarato, ma ora che aveva cinque minuti di pausa voleva sentirla. Compose il numero del cellulare. Staccato. Provò a casa. Non rispose nessuno. Strano, pensò, di solito quando esce mi avverte. La cosa lo insospettì alquanto. Bussarono.

- Dottor Lightman, l’aspettano in laboratorio.
- Sara, ha chiamato per caso la Dottoressa Foster?
- No, non mi pare
- Ascolta, prova a richiamarla per favore e poi passamela
- Certo

Cal si alzò dalla scrivania e si diresse in laboratorio. Dopo un’ora e mezza ne uscì per dirigersi da Sara.

- Sara, allora?
- Ho provato a chiamarla più volte sia a casa che sul cellulare, ma niente
- È veramente strano e comincio a preoccuparmi

Provò ancora: niente. Eli lo raggiunse per aggiornarlo sul caso che stavano seguendo. Il cellulare di Cal suonò. Fece cenno ad Eli di aspettare.

- Gillian è più di un’ora che ti cerco! Ma dove eri?
- Dottor Lightman – era la voce di un uomo. A Cal si gelò il sangue nelle vene.
- Chi sei? Perché hai il cellulare di Gillian? Lei dov’è?
- Quante domande! Non si preoccupi lei è qui con me e sta bene per il momento
- Fammi parlare con lei!
- Quanta fretta c’è tempo …
- Chi sei? Cosa vuoi da noi?
- Forse il nostro caro amico Alec, ti può aiutare. A presto caro Dottor Lightman, ci sentiamo presto
- No, no aspetta!! – troppo tardi. Cal era impallidito.
- Lightman, che succede? – disse un esterrefatto Locker
- Chiama Torres e venite tutti e due nel mio ufficio tra 10 minuti. Sara non ci sono per nessuno e per nessun motivo, mi raccomando. Locker rintraccia l’ex marito di Gillian e fallo venire qui. Se ci parlo io non rispondo di me!
- Che gli dico per convincerlo a venire?
- Che ho deciso di aiutarlo, poi ti spiego. Ancora sei qui? Muoviti! La situazione è seria!

Cal  tirò fuori il cellulare. Sapevo che una sola persona poteva aiutarlo. Compose il numero.

- Reynolds  
- Ben, sono Cal
- Cal dimmi, cosa è successo?
- Si tratta di Gillian …… ho bisogno di aiuto … è stata presa da non so chi e non so per quale motivo …
- Stai scherzando? Nelle sue condizioni?
- No e sono preoccupato. Mi puoi dare una mano?   
- Arrivo immediatamente

Cal seduto con la testa tra le mani, sentiva una rabbia furente montare contro Alec.
Gillian era terrorizzata. Cosa volevano quelle persone da lei? Cercò di stabilire un contatto almeno con chi la sorvegliava. Era un ragazzo giovane e terrorizzato, poteva fare pressione su di lui.

- Posso avere un bicchiere d’acqua per favore?
- No
- Andiamo un bicchiere, non le vedi le mie condizioni?
- Uhm, girati e aspettami. Non fare scherzi!

Il tizio uscì dalla stanza e tornò pochi minuti dopo con l’acqua.

- Ecco tieni – le porse il bicchiere
- Grazie – bevve – cosa volete da me?
- È vero che quello con cui stai smaschera i bugiardi?
- Si – stava deviando il discorso, era teso – volendo semplificare. Ma non mi hai risposto. Perché sono qui?
- Io ….
- Me la merito una spiegazione no?

Il ragazzo stava per rispondere, quando la porta si aprì. Entrò un uomo ben vestito, seguito da altri due scagnozzi.

- Dottoressa Foster, si sente bene?
- Si, con chi ho il piacere di parlare?
- Giusto prima le presentazioni. Mi chiamo Smokey e sono un grande amico di una persona che era a te molto vicina
- Chi sarebbe?
- Come dicevo a Lightman tutto a suo tempo.

Cal camminava nervosamente nel suo ufficio. Si sentiva come un leone in gabbia. Entrò Loker seguito da Reynolds.

- Ben, grazie di essere venuto
- Figurati, allora cosa sappiamo?
- Sappiamo che Gill è in mano a ignoti che hanno a che fare con Alec. Loker, lo avete trovato quel bastardo?
- No. Ho chiamato il dipartimento di Stato: è stato sospeso tre mesi fa. Ho chiesto se potevano fornirmi dei recapiti. Non risponde, sembra sparito nel nulla
- Cosa c’entra Alec in questa faccenda? – chiese Ben
- Ha un debito di gioco credo. Alcuni mesi fa ha chiesto prima a Gillian e poi a me un grosso prestito, che ovviamente gli abbiamo rifiutato.
- Va bene ma perché coinvolgere Gillian? E nel suo stato poi!
- Forse per avere la nostra massima attenzione

In quel momento suonò il cellulare di Cal.

- Lightman
- Cal … – era la voce di Gillian
- Gillian, amore mio, come stai? Come state?
- Tutto bene per il momento, ma la bambina è irrequieta e io ho paura ma…. – non terminò la frase
- Gillian, pronto??
- Dottor Lightman, sono Smokey e sono in compagnia della sua bella compagna come sa
- Lasciala stare! Parliamo noi
- Non le farò del male per ora. Lo sa, peccato per quel pancione, mi ci sarei davvero divertito con lei – sghignazzò in maniera inquietante
- Smettila! Non osare parlare di lei in questo modo! Cosa vuoi da noi?
- Le propongo uno scambio caro dottore. Lei trova Alec e me lo porta e io le ridarò la sua Gillian. Ha 48 ore, poi comincerò a diventare cattivo e non sarà una cosa piacevole per la sua bella. Usiamo il numero di Gillian per le comunicazioni. Non provi ad intercettare le chiamate o a chiamare la polizia o sarò costretto a fare cose cattive alla sua signora, siamo intesi? – riattaccò.

Smokey diede il telefono al suo scagnozzo e si sedette.

- Lo sai, Alec mi ha detto tante cose di te …
- Ma davvero? - risppose Gillian
- Si e vedendoti capisco perché quei due si siano innamorati di te – le passò una mano tra i capelli – hanno proprio un buon profumo sai…. Come dicevo a Lightman in altre circostanze mi sarei fatto volentieri un giretto con te. Ora devo andare, ma non temere, ci rivedremo presto

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Capitolo 10
*** Capitolo X ***


Carissimi a voi il decimo capitolo: cominciamo a scoprire chi è questo Smokey, buona lettura!!!

X.
Lightman era rimasto come inebetito dalla fine della telefonata. Dal tono della voce di Gillian aveva capito che era molto spaventata e preoccupata e lui doveva stare ai comodi di un bastardo. Si diresse verso la sua scrivania e prese il fascicolo su Alec.

- Ben, abbiamo la targa della macchina di Alec. Puoi fare delle ricerche? Magari non servirà a niente ma almeno cominciamo a fare qualcosa.
- Mi attivo subito – uscì dalla stanza
- Loker, tu e Torres analizzate l’audio della telefonata 

Ben rientrò dopo pochi minuti.

- Ho allertato tutti, se hanno segnalazioni ci avvertiranno. Sto aspettando un rapporto su questo Smokey. A te dice niente?
- No, quel buono a nulla di Alec non ci ha detto niente, non ha fatto alcun nome.

A Ben suonò il cellulare

- Pronto? Bene, mi mandi tutto qui al Lightman Group – riattaccò – Cal, la centrale mi ha mandato il fascicolo di Smokey. Me lo faccio stampare.
- Bene, io vado in laboratorio. Raggiungimi lì.

Cal raggiunse Ria e Ely in laboratorio.

- Allora?
- A parte il terrore di Gillian, Smokey sembra un tipo molto calmo e controllato
- E la cosa non mi piace per niente – disse Cal

Entrò Ben e disse:

- Allora Smokey è uno spacciatore molto in vista qui a DC. Controlla le maggiori piazze di spaccio, ma più che dei poveracci, è lo spacciatore dei benestanti. Per questo non siamo mai riusciti a prenderlo con le mani nel sacco. A quanto pare se salta lui, saltano molto nomi eccellenti. Le poche volte che è stato fermato è stato rilasciato subito.
- Dannazione – imprecò Cal
- La buona notizia è che la stradale mi ha inviato questa foto – la mostrò agli altri.
- È la macchina di Alec – disse Ria
- Esatto. È stata scattata un paio di giorni fa
- Si ma ora potrebbe essere ovunque – disse Loker
- Se uno come Smokey ti da la caccia, sarà difficile lasciare la città senza essere notati – disse Be
- Ma anche rimanere in città può essere pericoloso … aggiunse Ria
- Ascolta Ben – disse Cal – se è passato di lì, sicuramente avrà avuto qualche motivo, prova a fare qualche domanda in giro
- Vado subito – l’agente uscì
- Voi leggete il fascicolo – disse Lightman ai suoi collaboratori.

Nel tardo pomeriggio non erano ancora riusciti a tirare fuori un ragno dal buco e Ben non si era ancora fatto sentire. Cal era nel suo ufficio e non riusciva a darsi pace: sapere Gillian in quella situazione lo tormentava come non mai. Suonò per l’ennesima volta il suo telefono.

- Ben, novità?
- Mi sono fatto un giro in zona, un barista mi ha detto di aver visto un uomo molto simile ad Alec uscire da uno squallido motel. Vado a vedere e ti richiamo
- Ok
- Tu come stai? Veramente intendo ….
- Io …ho molta pura, sono in ansia e sono teso da morire come una corda
- Perché non te ne vai un paio d’ore a casa?
- Non ci penso proprio – e riattaccò.

In quel momento entrò Emily.

- Papà, che succede? Perché Gill non è in casa e tu sei ancora qui?
- Emily è successa una cosa spiacevole …
- Che vuol dire? Dov’è Gillian?
- Non lo so
- Che vuol dire non lo so?
- Che qualcuno l’ha prelevato con la forza
- Ma che stai dicendo
- Ascoltami, ho bisogno che tu mi faccia un favore. Chiama tua madre e fatti venire a prendere
- Non ci penso proprio, resto qui con te! Hai mangiato qualcosa?
- No ….
- Vado a prenderti un po’ di thailandese

Emily tornò dopo un paio di minuti con la cena

- Ed ora mangia
- Em, ti prego …
- Papà io non ci penso proprio a lasciarti da solo in questo momento. E poi qui è più sicuro che a casa!
- Va bene, va bene

Nella sua prigione Gillian si sdraiò sul materasso che le avevano dato. Per darsi coraggio si immaginò a casa, circondata dalle attenzioni di Cal ed Emily. In quegli ultimi giorni erano diventati ancora più premurosi. E poi pensò alla bambina che aveva in grembo. Amore di mamma, le disse, ne verremo fuori, non temere, non permetterò che ti succeda qualcosa.
Il cellulare di Cal squillò ancora quel giorno. L’uomo si tirò su dal divano come una molla. Emily si era appisolata accanto a lui. Prese il telefono ed uscì dalla stanza per non disturbarla. Si sedette alla sua scrivania e rispose.

- Ben?
- Ho individuato Alec. È qui in un motel
- Sei sicuro?
- Si l’ho visto entrare. Aspetto di vedere come è qui la situazione. Lo porto da te
- Non vedo l’ora

Andò in laboratorio dove Ria e Eli erano rimasti.

- Ragazzi, Ben ha trovato Alec e lo sta portando qui. Preparate la stanza di vetro.

Cal si diresse nel suo ufficio. Sapeva che se avesse visto Alec in quelle condizioni, lo avrebbe ridotto talmente male che non sarebbe riuscito a carpire le informazioni necessarie per salvare Gillian. Entrò nel bagno per sciacquarsi il viso. Quello stronzo aveva davvero oltrepassato ogni ragionevole limite. Come si poteva fare una porcata del genere ad una persona in generale e a Gillian in particolare? Si asciugò il viso. Era pronto ad andare in scena.
Ben aveva visto Alec entrare nel Motel e non uscirne più. Decise di agire e sorprenderlo nel sonno, o almeno era quello che sperava. Uscì dalla macchina e caricò la pistola, meglio essere prudenti. Entrò nel motel e si diresse verso la reception. Porse all’impiegato della hall una foto di Alec.

- Conosci quest’uomo?
- E a te che te frega?
- Abbastanza. Allora, sta qui vero? Che camera?
- Non mi sembra, qui passa tanta gente …
- Ascoltami bene, l’ho visto entrare più di un’ora fa – mostrò il distintivo – dimmi in che camera è o chiamo i miei per buttare giù tutte le porte, una ad una. Scegli o ti sputtano o mi dai il passepartout e me la vedo io con discrezione
- Camera 302, terzo piano, sulla sinistra
- Bravo, vedo che sai cosa ti conviene

Ben andò verso le scale. Aveva bloccato l’ascensore per impedire ad Alec di usarlo. Arrivato al piano vide che non c’era nessuno nei corridoi. Meglio, poteva agire con calma. Usò il passepartout per entrare nella camera 302. Era completamente buia. Estrasse la pistola. Avanzò verso la parte della stanza dove c’era il letto. All’improvviso vide qualcuno muoversi nell’ombra.

- Alec, sono l’agente del FBI Benjamin Reynolds. Vieni avanti con le mani alzate

Nessuna risposta. Fece un altro passo in avanti. Fu allora che Alec venne fuori con una pistola in mano e tutto tremante. Ben capì  che non solo era strafatto ma anche molto spaventato.

- Alec, non fare stronzate
- Vattene o sparo!
- Non fare stronzate! Posa quell’arma e vieni con me

Alec lasciò partire un colpo: Ben si gettò di lato per evitare la traiettoria della pallottola.

- Piantala e arrenditi! – fece partire un colpo intimidatorio

Alec era talmente nervoso che fece cadere la sua arma. Ben ne approfittò  per assalirlo.. gli assestò un colpo allo stomaco, lo bloccò e lo ammanettò.

- Stai fermo ora! – prese il telefono – Cal l’ho trovato e lo sto portando da te, non farmene pentire

Rimise il telefonino in tasca e tirò su Alec.

- Bene, c’è una persona che ti sta aspettando e non credo sarà molto tenero con te dopo quello che hai combinato

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Capitolo 11
*** Capitolo XI ***


 
Buona letturaaaaaaaa!!!!!!

XI.
Nel tragitto fino al Lightman Group, Alec non aprì bocca. Ben, dal canto suo, non aveva proprio nulla da dire. Entrò negli uffici e si diresse verso il laboratorio.

- Ria, Eli, ecco il vostro uomo. Cal dov’è?
- È nel suo ufficio  - disse Eli
- Alec, lei mi segua – disse Ria
- Eli, come sta Cal? – chiese Ben
- Non lo so, si è chiuso nella sua stanza con Emily
- Non è un buon segno
- Decisamente no
- Vado ad avvertirlo

Ben percorse il corridoio che dal laboratorio portava all’ufficio di Lightman. Entrò. Lo trovò nella sua posa preferita: seduto dietro la scrivania con le gambe sul tavolo ed un bicchiere di scotch in mano

- Spero sia il primo Cal. Servi lucido. Alec è in laboratorio
- Lo sai, è da più di mezz’ora che ho questo bicchiere in mano. Non ne ho toccato neanche un goccio. Non voglio dare alibi a quel farabutto
- Bene, allora andiamo
- Un momento solo

Cal si alzò ed andò nella stanza accanto. Emily dormiva ancora. Le fece una carezza e chiuse la porta.

- Andiamo da quel figlio di puttana

Si avviarono verso i laboratori. Entrarono e Ben si sedette accanto a Torres e Loker. Dall’altra parte Alec era seduto.

- Cosa ha fatto fin ora? – chiese Cal
- Niente, si è seduto e no ha aperto bocca
- Vediamo di farlo cantare allora

Cal entrò nella sala di vetro. Alec non ebbe neanche il coraggio di alzare lo sguardo. Il primo istinto di light man fu quello di tirargli un pugno in piena faccia, ma questo avrebbe significato compromettere la possibilità di leggere le sue microespressioni. Sarebbe stata l’extrema ratio.

- Allora Alec, chi è questo Smokey?
- Ecco io …
- Intendiamoci subito. Ho bisogno di ritrovare la mia donna. Quindi ora mi dirai tutto quello che sai
- Cal io so pochissimo

Cal sfanculò i buoni propositi e la scienza. Il tavolo che li separava fu spazzato via. Cal afferrò Alec per la collottola e lo scaraventò contro la parete. Ben, dall’altra parte, scattò in piedi e si catapultò nella’altra sala per separarli. Cal stava scuotendo violentemente Alec.

- Brutto pezzo di merda, stammi a sentire! Gillian è al nono mese di gravidanza, è stata rapita per colpa tua e sta rischiando la vita. Ora vuota il sacco!!

In quel momento entrò Ben per separarli.

- Cal calmati per la miseria! – disse il poliziotto
- Gillian non se la meritava una cosa così!
- Neanche io mi merito quello che mi è successo! È bastata una debolezza per farmi lasciare da mia moglie!
- Allora ti volevi vendicare? Non le hai fatto abbastanza male? – si avventò nuovamente contro l’uomo. Ben lo afferrò ancora una volta
- No Cal, non perdiamo la calma!
- Come faccio? Ha messo a repentaglio la mia famiglia, cosa dovrei fare dirgli grazie tante?
- Non sto dicendo questo! Ma così non aiuti Gillian

Quelle parole sembravano aver fatto breccia. Cal si allontanò dai due per un momento.

- Torno subito – disse ed uscì

Ben prese Alec da una parte.

- Alec, vediamo di collaborare, va bene?
- Io a lui un favore non lo faccio!
- Non ti interessa neanche di Gillian? Lei non si merita questo santo cielo! E Cal non si fermerà, la troverà con o senza il tuo aiuto, quindi vedi di riscattarti almeno!

Cal rientrò dopo pochi minuti, era andato a prendere un po’ d’aria pulita, lontano da quello che riteneva un perfetto idiota.

- Allora Alec? Se non lo vuoi fare per noi, fallo almeno per te stesso …. – attaccò Lightman
- Cosa vuoi sapere?
- Chi è questo Smokey?
- È uno spietato spacciatore. L’ho conosciuto una sera a casa di un amico comune. Le prime volte mi dava la roba gratis, per farmi entrare nel suo giro. Poi ha alzato sempre più la posta, per spremermi …  e ci è riuscito alla grande
- Perché hai coinvolto Gillian?
- Gli ho parlato di lei per caso. Ha saputo che ero stato sposato. Ma non pensavo che le potesse fare qualcosa di male … mi dispiace
- Ahhhh mi dispiace, dovevi pensarci prima! Lo sai che potrebbe partorire a momenti?
- La smetti di sbattermi in faccia la vostra vita?
- Guarda che sei tu che sei piombato nella nostra vita!
- Quando ho chiamato Gill la prima volta, non sapevo né di voi né della gravidanza. Mi avranno pedinato e poi avranno seguito lei a casa sua
- Mi pare ovvio visto che l’hanno prelevata da lì! Hai messo a repentaglio la mia compagnia e le mie figlie indicandogli dove abitiamo
- Immagino quanto vi divertirete in quella casa e quanto vi siate divertiti anche in passato, magari alle mie spalle …

Cal lo afferrò nuovamente per la giacca.

- Brutto pezzo di merda, ti ho già detto, e non te lo voglio più ripetere, che Gillian ed io non abbiamo fatto niente alle tue spalle. Se hai problemi al riguardo ce la vediamo tra di noi e lei la lasci fuori! – lo scosse – chiaro?
- Lo sai, non ti ho detto una cosa l’ultima volta che ci siamo visti. Io avevo notato non solo come lei guardava te, ma anche come tu guardavi lei. Non credere che non me ne sia mai accorto di quanto ti piaceva. E ora vuoi recitare la parte dell’eroe, eh?

Ben si frappose nuovamente tra i due. Anche Ria e Eli capirono che la situazione stava degenerando

- Dottor Lightman, può venire un momento? – lo chiamò Ria con l’interfono
- Arrivo Torres – lasciò Alec – Ben, vieni con me

I due lasciarono Alec da solo e raggiunsero gli altri. Fu ria a parlare.

- Cal che succede?
- Cosa intendi Torres?

La donna mostrò uno zoom del volto dell’uomo durante l’interrogatorio, visibilmente alterato.

- E allora? Sono bello, lo so, ma sono impegnato …
- Cal non ti controlli, sei troppo coinvolto
- Torres ha ragione Cal – intervenne Ben
- Ah ma che bravi – disse Cal – Se ora volete un parere scientifico, vi dico che non sta mentendo. È vero che non sa dove siano
- Allora che facciamo? – chiese Eli
- Io lo consegno a Smokey. In fondo rivoglio solo Gillian
- Cal, stai scherzando spero! Lo sai che non posso permetterlo!
- Certo che lo so maledizione! L’unica cosa da fare è tendere una trappola a quel bastardo inscenando lo scambio.
- Lo diciamo ad Alec? – chiese Ria
- A grandi linee, non voglio che si tradisca – rispose Ben
- Allora chiamo Smokey – disse Cal

Gillian si svegliò di soprassalto. Aveva sognato di trovarsi nel suo letto tra le braccia di Cal. Ad un certo punto, però, era diventato tutto buio e si era ritrovata sola. Si asciugò il viso con un lembo del lenzuolo che la copriva. Fu proprio in quel momento che sentì come una lievissima fitta. Oddio le contrazioni ora proprio no! Dopo averle monitorate per un paio di ore si rese conto che era un falso allarme: era chiaro però che Anna poteva nascere in qualsiasi momento.

- Senti Alec io chiamo Smokey per accordarmi sullo scambio – disse Cal
- Cal, quello mi ammazza!
- Oh certo melio che sia Gillian a rimetterci le penne?
- Certo che no, ma….
- Tranquillo non sono così stronzo: Reynolds ci darà una mano

Compose il numero di Gillian, fu Smokey a rispondere

- Dottor Lightman, se mi chiama suppongo abbia trovato Alec
- Infatti è così. È qui davanti a me. Io le porto Alec, lei mi ridà Gillian
- Certo, erano questi i patti
- Dove ci vediamo?
- Davanti alla vecchia fabbrica di cemento, tra 2 ore
- Prima di attaccare fammi parlare con lei

Cal sentì che Smokey stava camminando e dopo alcuni minuti lo sentì dire:

- Dottoressa qualcuno la desidera
- Pronto? – la voce della donna tremava
- Amore mio …. Come stai????
- Cal che bello sentirti – disse tra i singhiozzi – dimmi che andrà tutto bene

Lo scienziato capì che la donna era molto spaventata

- Tesoro, stai calma, andrà tutto bene. La bambina?
- Per ora è tutto sotto controllo, anche se …
- Anche se? …. Pronto!!!!!!
- Mi dispiace tempo scaduto – Smokey stava parlando
- Per favore …
- Allora ci vediamo dove stabilito – riattaccò

Davanti alla vecchia fabbrica di cemento Cal, Alec e Ben stavano aspettando. Arrivò un furgone nero. Uscirono tre persone

- Chi di voi è Smokey? – chiese Cal
- Io – si fece avanti un uomo che non riuscirono a vedere - lei invece è il Dottor Lightman. La Dottoressa Foster è nel furgone. Una volta avvenuto lo scambio, ci allontaneremo e poi lei potrà andare dalla sua donna
- Ecco Alec allora
- Bene caro Alec, avanza

Alec iniziò ad avanzare. Al Lightman Group aveva detto ad Alec cosa avrebbe dovuto fare: seguire alla lettera le direttive dei sequestratori. Quando sarebbe arrivato loro vicino si sarebbe dovuto buttare a terra per permettere ai tiratori scelti di tenere sotto tiro i malviventi. Arrivato alla distanza concordata, Alec fece quanto gli era stato detto. L’agguato si consumò in un lampo. I tre furono circondati immediatamente, atterrati e disarmati. Nella confusione Cal, corse verso il furgone per andare a prendere Gillian. Aprì lo portellone posteriore del camion come una furia.

- Gillian!! Amore sono io!!

Sopraggiunse Ben con una torcia. Illuminò l’interno: vuoto. Suonò il cellulare di Cal

- Non avrai pensato che io sia così ingenuo da cadere in una così rozza e misera trappola, vero?
- Bastardo!! Lasciala!!
- Avevo detto niente polizia!
- Dimmi dov’è!!
- Questo sta e te scoprirlo se ci riesci. Sappi che tra poco sarà sola e legata
- Io la troverò! Ho tre dei tuoi uomini e stai certo che mi farò dire tutto quello che mi serve
- Non parleranno mai – riattaccò

Smokey riponeva tutta la sua fiducia nell’aver comprato il silenzio dei suoi uomini, ma non sapeva che a Cal non servivano le parole.

- Ben, portiamo tutti al Lightman Group, dobbiamo interrogarli
- Con molto piacere

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Capitolo 12
*** Capitolo XII ***


Carissimi, scusate l'attesa ma complice un blocco e un po' di casini non sono riuscita a combinare granchè ...... spero vi piaccia!! Buona lettura Persefone

XII.
Cal stava facendo cuocere i malcapitati nel cubo.

- Non diranno una parola – disse Ben
- Non fa niente, lo sai che non faccio affidamento sulle parole!
- Lo so, ma c’è tanto in ballo, soprattutto per te ..
- La troverò Ben, fosse l’ultima cosa che faccio in vita mia
- Bene, allora andiamo
I due entrarono nella sala degli interogatori.
 
Nel frattempo, Gillian si interrogava se sarebbe stata in grado di partorire da sola. Sentiva che il suo fisico si stava preparando all’evento. Decise di rilassarsi come le avevano insegnato al corso. La porta della stanza in cui era rinchiusa si spalancò ed entrò Smokey.

- Cara Dottoressa Foster, il suo dottorino è davvero un personaggio … lo sa che ha cercato di incastrarmi?
- Cosa sta dicendo?
- Insieme ad Alec e ad un agente del FBI …. Reynolds mi pare si chiami, ed io questo non lo posso tollelare …
- Cosa ha fatto a Cal – disse la donna allarmata
- Nulla mia cara. Perché disturbarmi con lui, quando ho qui te? – le si avvicinò
- Non capisco
- So che la gravidanza è agli sgoccioli, dolcezza, potresti partorire in qualsiasi momento. E credo proprio che questo stress stia accelerando le cose
- La prego …
- Non sono un santo, non ho bisogno di preghiere. Ti lascio un po’ di viveri – posò sul tavolo un vassoio – io lascio lo stabile tra un’oretta e ti lascio qui. La tua unica speranza è di riuscire a cavartela fino all’arrivo bel principe    azzurro – rise sguaiatamente
- Non puoi fare una cosa del genere! La mia bambina non ha colpe!
- Ma suo padre si! E questo è più che sufficiente!

Uscì dalla stanza lasciando Gillian nello sgomento.
 
Cal era al limite. Non dormiva da 48 ore, ma il pensiero di Gill in quella situazione gli conferiva una determinazione senza precedenti. Sapeva che gli uomini di Smokey non avrebbero collaborato e, probabilmente, il loro capo non aveva dato loro neanche tutti i dettagli del piano. Era furbo, ma Cal doveva ricostruire l’intero puzzle. Per usare la sua scienza doveva essere lucido così da non incappare in falsi positivi o in un eccessivo coinvolgimento emotivo. Qualsiasi errore di giudizio poteva essere fatale. Nessun altro però poteva fare il suo lavoro. Mise quindi da parte le sue insicurezze e riunì a sé i suoi fedeli collaboratori.

- Torres, Locker, ve la sentite di mandare avanti un interrogatorio? Devono pensare che sia finito e che non sia in grado di continuare. Ma voi sapete bene che osservandoli senza essere coinvolto potrò capire di più
- Io sono pronta – disse Ria
- Ed anche io – le fece eco Eli
- Bene allora che lo spettacolo abbia inizio

Ria prese una cartellina e si avvicinò all’entrata del cubo di vetro. Aspettava un cenno di Lightman per iniziare. Eli tarò tutti gli strumenti e fece cenno allo scienziato che anche lui era pronto.

- Ben, che mi dici? – disse Cal
- Ho tutte le pattuglie fuori, aspettano solo nostre direttive

Ria entrò nell’altra stanza, sapeva quello che doveva fare. Si mostrò leggermente nervosa, quel che bastava per far credere a quei delinquenti di essere in vantaggio.

- Che vuoi tu? Il più grande esperto mondiale di menzogne non ci interroga? Come mai? Ha paura forse?
- Il Dottor Lightman in questo momento è occupato
- La sua bella è nei guai e lui è occupato?

Cal da dietro il vetro osservava tutto. Doveva trovare il soggetto giusto, quello che sarebbe crollato più facilmente.

- Locker che mi dici di quello che sta parlando?
- È molto agitato e nervoso. Crede che l’attacco sia la migliore difesa

Cal aveva dato a Ria un auricolare pria di entrare, per poterla indirizzare durante l’interrogatorio.

- Ria potrebbe essere il nostro uomo, insisti – disse Cal
- Bene Rick – disse Ria – può aspettare nell’altra sala, Bob tu invece te ne stai qui ad aspettare ancora un po’

Si alzò ed uscì dalla stanza, raggiungendo gli altri.

- Bene Torres, lasciamolo cuocere ancora un po’ questo stronzetto
- Punto dritta alla meta o ci giro attorno
- Ora ci vado a parlare io. Lo indurrò a dirmi tutto quello che mi serve

Lightman si apprestò alla porta della stanza di vetro, sperando di apparire il più calmo possibile.

- Dunque Bob, lo sai chi sono io?
- Cal Lightman
- Bene, vedo che la mia fama mi precede
- Non ti illudere, da me non otterrai nulla!
- Non fa niente non faccio affidamento sulle parole. Statisticamente, in media, una persona dice tre bugie ogni 10 minuti di conversazione. E ti assicuro che parlo di gente normale.

Bob lo guardò dritto negli occhi e Lightman si sedette sulla sedia davanti a lui

- Allora, sono andati in un altro stato?
- Si
- Hai accennato un no con la testa. Il cervello non riesce a tenere in sincro parole e corpo, ergo sono ancora in città
- La zona è vicino alla grande fabbrica?
- No
- Ora mi hai detto la verità

Il fascicolo che Ben gli aveva consegnato su Smokey lo aveva letto e riletto. Lo aveva quasi imparato a memoria. Tutte le segnalazioni su Smokey erano sparse un po’ in tutta la città, non sembrava avesse una “zona di competenza”. Le poche volte che era stato fermato aveva sempre chiamato lo stesso avvocato. Ben aveva fatto controllare la situazione patrimoniale di quest’ultimo. Risultava pulito, oalmeno non erano stati trovati a suo carico irregolarità. Dai rapporti però Cal avevaintuito che l’avvocato Ridley non era un semolice complice, ma la mente della banda: Smokey e Ridley erano in società. L’avvocato era la testa mente lo spacciatore il braccio armato. Ridley risultava collegato a moltissime società e a moltissimi capannoni. Sicuramente Gillian si trovava in uno di essi. Lightman quindi cominciò a giocare le sue carte.

- Tu conosci un certo Arthur Ridley?
- Non lo conosco … - scrollò una spalla
- Il movimento della tua spalla mi dice che stai mentendo. Secondo me lo conosci benne, ecccome!
- Forse l’avrò sentito nominare qualche volta…
- È collegato a molti cantieri della città
- E allora? – Cal notò un’espressione di rabbia mal celata: aveva imboccato la strada giusta
- Cantieri fermi o comunque fuori mano. Per me è in uno di essi che il tuo capo si sta nascondendo
- Stai tirando ad indovinare! – Cal vide che la rabbia dell’uomo stava montando

Dalle cartellina che Ria aveva lasciato sul tavolo tirò fuori un foglio e proseguì:

- Questi sono tutti i cantieri di Ridley … secondo me il cantiere è grande e fuori mano. Questo per esempio, sarebbe l’idelae per un’azione come la vostra – gli mostrò una foto
- La verità caro Lightman è che brancoli nel buio! – Cal vide un lieve accenno di sorriso sul volto dell’uomo
- Hai ragione, questo cantiere sarebbe stato una scelta troppo prevedibile in effetti …
- Io non ho detto questo!
- Ma il sorriso di trionfo sul tuo viso si! Quindi non è il luogo giusto

Cal aveva passato tutto il pomeriggio a riascoltare le telefonate che aveva ricevuto da Smokey. In una di queste aveva notato un suono particoare. Locker aveva fatto l’impossibile per cercare di individuare e decodificare quel suono. Ben aveva mandato tutto il materiale alla centrale e dopo un paio d’ore erano riusciti a capire di che suono si trattasse: un aereo in fase di atterraggio. Ne avevano, quindi, dedotto che lì vicino doveva esserci un aeroporto o comunque delle piste. Sulla lista erano tre i luoghi che rispondevano a quelle caratteristiche. Ben gli aveva detto che non avrebbero potuto controllarli tutti: dovevano sapere esattamente il luogo per non mettere a rischio l’incolumità di Gillian. Lightman stava per spostare la conversazione nel suo snodo più delicato: aveva una mezza idea ma voleva esserne stra-sicuro

- Allora, io voglio solo sapere dove si trova il tuo capo
- Te lo ripeto per l’ennesima volta, non te lo dirò!

Cal mise sotto al viso dell’uomo le foto di Gillian

- Io la devo trovare e la troverò, e tu mi dirai tutto volente o nolente
 - Mi se poi sopra le tre foto dei tre luoghi sospetti e si mise ad osservarlo.

Forza figlio di puttana, quale è il posto? Questo pensava Cal. E poi fu un attimo. Lo scienziato vide sul volto dell’uomo la conferma che cercava. Il posto era il numero tre. Schizzò fuori della stanza.

- Ben il posto è il numero tre!
- A tutte le unità convergere sul luogo tre, non intervenite finché non arriviamo.

Ben e Cal volarono in auto per raggiungere le pattuglie.

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